Se non è amore

di Pando91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ravvicinato ***
Capitolo 2: *** Un week end da .. studio! (1) ***
Capitolo 3: *** Un weekend da .. studio (2) ***
Capitolo 4: *** Remember when .. ***
Capitolo 5: *** Painted in red ***
Capitolo 6: *** Hopeless ***
Capitolo 7: *** The secret! ***
Capitolo 8: *** Lo voglio. ***
Capitolo 9: *** Let me love you .. ***
Capitolo 10: *** Consapevolezze ***
Capitolo 11: *** Non insistere, capiscimi ***
Capitolo 12: *** Sorpr .. esa!! ***
Capitolo 13: *** Cancellare. ***
Capitolo 14: *** I test della vita. ***
Capitolo 15: *** Sono confusa. ***
Capitolo 16: *** Il vuoto. ***
Capitolo 17: *** Se questo non è amore ***
Capitolo 18: *** Respiri. ***
Capitolo 19: *** Non mollare ***
Capitolo 20: *** Whats App? ***
Capitolo 21: *** Il ballo ***
Capitolo 22: *** Suo padre ***
Capitolo 23: *** Tornare indietro ***
Capitolo 24: *** L' inevitabile. ***



Capitolo 1
*** Incontro ravvicinato ***


“ Non capisco decisamente perché l’ hai fatta venire con noi, Quinn ”
 
Quinn alzò gli occhi al cielo, ripetendo la stessa risposta alla stessa domanda che le avevo posto decine di volte, quella mattina.
 
“ Te l’ ho già detto, si è comportata bene con me, non vedo cosa ci sia che non va. Era sola e le ho detto che poteva unirsi a noi ”
 
“ Ma che buona samaritana che sei, Quinnie ”
 
Lei sbuffò, e io ritornai a fissare la ragazza bionda che, quel giorno, era una new entry nel gruppo.
Non era poi tanto male in realtà: aveva gli occhi azzurri, capelli biondi ovviamente legati in una coda severa, un corpo decisamente lusinghiero e un bellissimo sorriso. Faceva parte anche lei dei Cheerios.
Tutto questo però, non toglieva il fatto che Quinn doveva chiedermi il permesso prima di farla unire a noi, dal momento in cui ero io a prendere le decisioni importanti.
 
“ E’ solo per oggi ”
 
Mi continuava a ripetere.
Ma sempre più infastidita, sia da quella presenza, sia dalla compagnia della Berry che mi stava stonando i timpani su quanto avesse voluto avere un assolo tutto suo alle nazionali, mi alzai, buttando nel cestino ciò che era rimasto nel mio piatto.
Prima di andar via del tutto, sentì questa nuova ragazza, Brittany era il suo nome, parlare di folletti.
Sbuffai sonoramente e mi precipitai fuori dalla mensa, per andare a rifugiarmi per pochi minuti prima che le lezioni ricominciassero, nell’ aula canto del Glee.
Almeno lì nessuno, a parte i membri del gruppo, osavano entrare, tutti con la paura che se solo li avessero visti accennare un passo dentro, sarebbero stati vittima di granitate.
Misi l’ mp3 alle orecchie e mi congedai dal mondo, chiudendo gli occhi, rilassandomi.
Pace, era quello che mi serviva, un po’ di pace, soprattutto perché i progetti e i problemi che dovevo affrontare mi affollavano la mente: Nazionali col Glee e con le Cheerios, diploma, scelta post scolastica, che ancora mi attanagliava, e decisioni forti da prendere.
Ma come avrei fatto?
Non sapevo se sarebbe stato meglio andare a Louisville o a New York, o restare a Lima, anche se quella era sicuramente l’ ultima idea che mi sarebbe venuta.
E quei minuti, con la mia musica preferita alle orecchie, mi allontanavano un attimo da tutti quei pensieri.
Non sapevo in realtà quanto fosse passato, quando sentì in lontananza il suono soffocato della campanella, che decretava l’ inizio delle lezioni.
Mi ricordai che oggi dopo pranzo dovevamo vederci qui, dov’ ero già, prima di seguire Schuester per la lezione di spagnolo: a quanto pareva ci doveva dare una buona notizia.
Era l’ occasione per capire se la giornata sarebbe andata in peggio o in meglio.
Piano piano l’ aula si riempì, Quinn mi si sedette vicina, senza dire niente.
Io incrociai le braccia, in attesa del professore, ma quando arrivò, non lo fece solo.
Non ci credevo, ancora.
 
“ Allora ragazzi, prima di andare a lezione, sono lieto di presentarvi il nuovo membro del Glee, che ci aiuterà a vincere le Nazionali, Brittany S. Pierce! ”
 
Lei fece uno strano inchino, tutti applaudirono andando ad accogliere la nuova arrivata. Quinn mi guardò con aria consapevole, e capì che doveva essere stata proprio lei a presentarla a Schuester.
Opera buona, Quinn era per le cause perse.
Battei le mani poche volte, in modo silenzioso e lasciai che il resto del Glee si risedette sulle sedie.
 
“ Grazie mille, sono contenta di far parte di questo gruppo ”
 
Il suo sorriso si aprì letteralmente. Fui un attimo folgorata da quell’ espressione viva, serena e quasi innocente.
Mi ripresi subito dopo. 
Poi lei mi guardò. Fece solo quello, per pochi secondi, come immobile.
Io mi sentì così a disagio che abbassai lo sguardo. IO, che abbassavo lo sguardo.
Ok, Santana, reagisci.
 
“ Se non ci sono altre notizie così importanti da dire, io andrei ”
 
Dissi quella frase in modo ironico, e vidi nei suoi occhi una velatura strana.
Mi alzai, ma il professore mi bloccò sul posto.
 
“ Santana, prima si esibisce e poi andiamo a lezione. Siediti per favore ”
 
Mi passai una mano sul viso, e mi feci forza e pressione per posare di nuovo il sedere su quella sedia di plastica.
L’ avevo già vista ballare, nelle coreografie della Sylvester: si, era brava, dovevo ammetterlo, ma niente di così eccezionale.
Così, in attesa di andarmene, sentì la musica partire, e soprattutto vidi Brittany cominciare a ballare.
Ok, dovevo aver preso un granchio.
Sotto “ I’ m a slave for you “, scatenava i fianchi, si passava le mani tra i capelli, tremendamente sensuale.
Cantava e ballava contemporaneamente, come se lo sforzo fosse minimo, quando invece si dimenava selvaggia sul pianoforte, mostrando a noi il suo sedere sodo, portandosi una mano sulla coscia.
Ok, doveva essersi qualcosa che non andava, perché mi sentì così infuocata che quasi non riuscivo a deglutire.
Ero attirata prepotentemente da quella figura, che prima sembrava l’ innocenza in persona, e che invece adesso quasi appariva come una gatta sensuale.
Mi guardò un secondo, con uno sguardo che di semplice non aveva niente.
Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso e quando sembrò venire verso di me, trattenni il respiro.
Ma invece, si sedette su Artie, con cui doveva aver fatto conoscenza a mensa, sbatté due o tre volte la testa, e poi la musica finì.
Mi ci vollero attimi per capire cosa fosse successo.
Mi ci vollero attimi per capire come mai stessi in quel modo, e perché.
No in realtà il perché ancora non lo sapevo.
Questa volta mi passai la mano nei capelli e cercai di non far notare a nessuno lo stato di bramosia in cui mi trovavo.
Era eccitazione quella che provavo?
Lei sorrise ancora, tutti si congratularono per la sua performance e io invece rimasi zitta nel mio cantuccio, senza dire né fare niente.
Quella giornata, non potevo solo che peggiorare.
 
 
Dopo un allenamento decisamente impegnativo della Sylvester e dopo essermi rinfrescata dopo la doccia tranquillizzante degli spogliatoi, mi trascinavo stanca verso la mia macchina, una delle poche rimaste nel parcheggio della scuola.
 
“ Ehy. Santana! “
 
Riconobbi la sua voce e mi immobilizzai con la mano per aria, stretta alle chiavi con cui stavo per aprire la portiera.
Mi girai lentamente: ora cosa voleva?
Il mio sguardo non doveva essere dei migliori, ma lei mi corse incontro e mi si fermò davanti.
 
“ Dimmi ”
 
Fu l’ unica cosa che dissi, mentre osservavo il suo corpo fasciato da jeans chiari e una t - shirt colorata.
Poi ritornai sul suo viso, paurosa di una nuova attrazione.
Lei sembrò imbarazzata, o almeno il suo faccino mi trasmetteva quella sensazione.
 
“ Volevo chiederti … si insomma .. se era un problema che io stessi con voi in gruppo ecco ”
 
La voce che girava su di Brittany per l’ intera scuola era che era stupida, che viveva in un mondo tutto suo e che addirittura doveva portarsi una mappa con sé per ricordarsi orario e posizione delle aule.
Ma forse si sbagliavano, o forse no.
Era stata abbastanza sciocca da importunarmi dopo gli allenamenti, cosa che non faceva neanche Quinn, vista la mia frustrazione causata dagli urli della Sylvester, ma anche abbastanza intuitiva da capire che non mi andasse giù la sua presenza.
Ora, la risposta più gettonata e che riportava la solita me sulla via dell’ aggressività le avrebbe risposto un “ si ” secco, apostrofato da due o tre insulti, ma ad essere del tutto sincera, quel giorno non ne avevo né voglia e poi non sembrava neanche meritarselo.
 
“ Nessun problema ”
 
Certo non le risposi in modo carino e cordiale, ma quello che il massimo che potevo fare.
I suoi occhi si illuminarono, nonostante la mia risposta fredda.
 
“ Oh meno male, perché mi sembrava di darti fastidio ”
 
Riuscì a farle un sorrisetto che le voleva far capire che aveva sbagliato pensiero, nonostante poi sostanzialmente non fosse così.
Saltellò un poco sul posto, ancora sorridendo.
Ma dove la trovava la forza di farlo dopo due ore di allenamento massacrante?
A quel punto, visto che non c’ era più niente da dire, mi girai verso la macchina, aprì la portiera e posai il borsone delle Cheerios nei posti liberi dietro.
Ma sentì la sua presenza ancora alle mie spalle, così, quasi sbuffando, ma cercando di non farmi sentire, mi voltai di nuovo verso di lei.
Lei mi guardò un attimo, e non capivo il perché.
Poi sembrò riscuotersi e scosse il capo.
 
“ Che c’ è ? ”
 
Quella bionda cominciava ad infastidirmi. Dopo le mie risposte sarebbe dovuta andarsene a gambe levate, ringraziando l’ universo per il mio comportamento quasi gentile.
Il mio tono doveva sicuramente essere sembrato piuttosto aggressivo, visto il suo sguardo un po’ tremolante.
Pensai che probabilmente non era abituata a sentirsi rispondere male.
 
“ Oh si scusa .. no niente, vado a casa. A domani allora ”
 
Mentre mi rispondeva, giocò da sola con le sue mani, mi rivolse uno dei suoi sorrisi vivi, alzò la mano e poi si incamminò verso la strada.
Notai che la mia macchina era ormai l’ unica rimasta nel parcheggio.
Non le risposi, salì sull’ auto, misi in moto e accesi lo stereo, tendendolo però basso: avevo la testa che mi scoppiava.
Mentre uscivo dal cortile del McKinley, notai Brittany camminare sul marciapiede.
Pensai che dovesse tornare a casa da sola, e feci forza su me stessa per non fermarmi e continuare veloce fino a casa: avevo ancora tutta biologia da studiare.
La superai, andando piano, ma alla fine, sbuffando, pigiai il freno fino a fermarmi, lasciando il motore acceso.
Aprì il finestrino e aspettai che raggiungesse il punto dove mi ero bloccata.
Quando mi notò, fece un’ espressione confusa: figurati quanto la fossi io per quel gesto che stavo per compiere.
 
“ Vai a casa a piedi? ”
 
Lo so, era una domanda decisamente retorica, ma in qualche modo dove introdurre il discorso.
 
“ Si ma non è troppo lontana, 20 minuti e ci sono ”
 
La guardai un attimo.
 
“ Sali ”
 
Lei continuò a guardarmi confusa, ma dopo poco capì di dover fare ciò che avevo detto.
Salì in auto, con un sorriso spontaneo sulle labbra.
 
“ Dammi delle indicazioni, se non so dove andare ”
 
“ Si adesso devi andare sempre dritta ”
 
Non la guardai per tutto il tempo, mentre mi dava le indicazioni per casa sua.
Scoprì essere poco distante dalla mia.
Mi fermai sul vialetto e aspettai che scendesse dalla macchina.
 
“ Non dirlo a nessuno per favore ”
 
Le feci prima di scendere, massaggiandomi le tempie per la stanchezza e il mal di testa.

“ Io .. oh ok .. grazie comunque ”
 
Scese dall’ auto, poi si affacciò al mio finestrino, come in attesa di un saluto, o di una risposta.
 
“ Si si .. ciao ”
 
Le dissi scorbutica, per poi farle cenno di spostarsi per ripartire.
Cercai di non pensare a quello che era appena successo, che per me era sicuramente strano, poi rivolsi il mio sguardo allo specchietto che mi mostrava l’ immagine di una Brittany saltellante che entrava in casa.
Quai sorrisi, veramente, senza farlo apposta.
Quando me ne accorsi riflessa anch’ io nello specchio, rimisi addosso la mia maschera scorbutica e fredda.
Parcheggiai, arrivata a casa, entrai, salutai mia mamma freddamente, che cercava di capire come fosse andata a scuola, e mi rintanai in camera, stremata.
Volevo solo che quella giornata finisse in fretta.
 
 
 
  ANGOLO DELL' AUTRICE

Buongiorno a tutti!
Ok, non dovrei farlo, non dovrei mettere una nuova fan fic quando ne ho già una in sospeso che arriverà tra oggi e domani, ma mi è venuta lì idea e non l' ho potuta sopprimere. 
Unica difficoltà per me è rendere Santana con la sua inguaribile strafottenza, aggressività e dose di insulti, spero di poter essere ad un livello tale da renderla verosimile!
Spero vi sia piaciuta e ringrazio anticipatamente colore che leggeranno almeno la mia fan fic e la recensiranno!
Ah, mi sono creata un profilo su Facebook per Efp, così chi volesse contattarmi, chiedermi qualcosa, recensirmi lì, può aggiungermi :) www.facebook.com/giulia.efp
Al prossimo capitolo
Giulia!
 
 

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Capitolo 2
*** Un week end da .. studio! (1) ***


Ecco a voi il secondo capitolo :D




Week end da .. studio!



Il giorno dopo, quando arrivai a scuola, trovai come al solito Quinn e Sugar ad aspettarmi all’ ingresso.
Da lontano, mentre mi avvicinavo, potei notare che a parlare con loro c’ era anche Brittany.
Cercai di non considerarla troppo, quando salutai tutte. La vidi farmi un sorriso, a cui io però non risposi.
La sua presenza mi faceva sentire particolarmente a disagio, e mi congratulai con me stessa per averle dato il lascia passare al nostro gruppo, ovviamente con ironia.
Scossi la testa da sola, aprì il mio armadietto, presi i libri che mi servivano e cominciai a dirigermi verso l’ aula di Biologia: avevo un test da completare.
 
--
 
A mensa ci ritrovammo di nuovo tutti insieme a parlare. Io ero più persa nei miei pensieri.
Costantemente sentivo lo sguardo di Brittany su di me, e ogni volta che incrociavo i suoi occhi, che lei puntualmente non distoglieva dai miei, mi infastidivo sempre di più
Ma cos’ aveva da guardare? Prima o poi mi ripromisi di chiederglielo.
Poi Quinn se ne uscì con una proposta che mi fece finalmente tornare tra loro.
 
“ Ragazzi, che ne dite di studiare tutti insieme questo week end? I miei non ci sono e ho casa libera ”
 
La amai prepotentemente in quel momento, ma soprattutto amai lo sguardo furbo di Puck che annuiva con felicità per la proposta: ovviamente il suo entusiasmo non riguardava lo studio.
Quasi tutti annuirono, felici di poter stare insieme, senza genitori di mezzo.
Rachel batteva le mani soddisfatta.
“ Ok allora porto tutta la compilation di Barbra, senza di quella non riesco a concentrarmi ”
 
“ Non ci provare, Hobbit ”
 
Era forse la prima frase che usciva dalla mia bocca quella mattina.
La Nanasi rabbuiò e io mi sentì soddisfatta di me stessa.
Poi mi rivolsi a Quinn.
 
“ E comunque, per una volta hai avuto un’ idea niente male Fabray ”
 
Lei rise, quasi sbuffando.
Girai di nuovo la testa, sentendomi osservata, e notai che Brittany mi fissava ancora, questa volta incuriosita.
Almeno aveva una ragione per farlo.
Mi alzai, richiamai Puck alla mia attenzione e uscì con lui dalla mensa.
Parlammo fitti per diversi minuti, mettendoci d’ accordo per quali tipi di alcool portare, constatando che molti lì dentro non erano neanche in grado di contraddistinguere una Birra dal Gin.
Poi, quando lo salutai, andai in bagno, poco distante dalla mensa.
Mi sciacquai la faccia e mi uscì fuori il sorriso più beffardo che potessi mettere su. Sentì la porta aprirsi e poi richiudersi, ma non feci caso a chi entrò, considerando che nessuno osava rivolgermi la parola.
 
“ Ciao ”
 
Sentì la sua voce e mi trovai ad alzare gli occhi al cielo. Non la calcolai, mentre aprì il rubinetto per lavarsi le mani.
Prima di andarmene, alzai lo sguardo per osservarla.
Dovetti ammettere a me stessa, che era bella.
Ma dopotutto questo non cambiava le cose, mi irritava e questo mi bastava per starle lontana.
Quando feci per uscire dal bagno, udì di nuovo la sua voce.
 
“ Perché chiami Rachel Hobbit? ”
 
Ok forse quella era la domanda più assurda che mi avessero mai rivolto.
 
“ Ha recitato nel Signore degli Anelli? Perché non me la ricordo! ”
 
Altra domanda e questa volta mi girai verso di lei, per osservarla.
Aveva lo sguardo pensieroso, mentre si asciugava le mani. Cercai di capire se mi stesse prendendo in giro, ma sembrava più seria del solito.
E capì che non era uno scherzo.
 
“ E’ per prenderla in giro ”
 
Fu l’ unica frase che riuscì a formulare.
Ma lei non era ancora soddisfatta.
 
“ Perché è bassa? ”
 
Io annuì piano, e poi tentai di mettere fine a quella conversazione assurda.
 
“ Si, perché è bassa ”
 
“ Beh allora speriamo solo che non abbia i peli sui piedi, gli Hobbit ne sono pieni, Potremmo controllare se ti va ”
 
Cadde per un attimo il silenzio, poi risi.
Scoppiai in una risata che non era da me, constatando che lei invece era ancora seria e non capiva il perché fossi così divertita dalla cosa.
Ma comunque, mise su un sorriso tremendamente carino, che potei notare.
E poi mi accorsi che mi aveva fatto la proposta di controllare i piedi di Rachel, insomma mi aveva chiesto di fare qualcosa con lei.
Lì per lì non la trovai una cosa strana, ma comunque volli tagliare corto, nonostante mi avesse messo un po’ di buon’ umore.
 
“ Un giorno potremmo farlo ”
 
Buttai lì quell’ invito che sapevo non avrei mantenuto, come facevo sempre.
Con sveltezza, scappai da quella situazione decisamente compromettente, considerando che nessuno mi sentiva mai ridere, se non dopo aver preso di mira qualcuno.
Uscì dal bagno, con un mezzo sorrisetto sulle labbra che mi decisi poco dopo a far sparire.
Quando mi girai, Brittany era attaccata al suo armadietto, cercando di aprirlo.
Scossi la testa e tornai da Quinn e Sugar, che aspettavano impazienti l’ inizio del Glee.
 
 
“ Fabray allora, chi viene a questo divertentissimo week end studio? ”
 
Eravamo negli spogliatoi e già tutti se ne erano andati e stavo interrogando Quinn per sapere in quanti potessimo essere quel fine settimana, così io e Puck potevamo fornirci quanto alcool bastasse.
 
“ Tutti .. ah no a parte Brittany che non può, ma tanto non ti importa ”
 
Rimasi un attimo silenziosa a quell’ affermazione: quasi non mi sarebbe dispiaciuto fosse venuta anche lei. Quella ragazza era strana forte, ma in mezzo a tutti quei rimbambiti mi sarei potuta un po’ divertire.
 
“ Chi se ne frega della bionda, ti ricordo che l’ hai voluta te nel gruppo ”
 
Risposi prontamente, tenendomi sulla difensiva.
 
“ Non capisco perché tutto questo astio .. non ti basta sfogarti sulla Berry? ”
 
“ E’ strana e mi dà fastidio ok? Comunque chi siamo? ”
 
Lei sbuffò, quando notò che cambiai argomento.
 
“ Quelli del Glee, chi vuoi che siamo? ”
 
“ Ok ok Fabray ”
 
Probabilmente intuì qualcosa dal mio sorrisetto, perché cominciò ad indagare.
Quella ragazza mi conosceva fin troppo bene.
 
“ Che stai combinando? Si tratterà di un week end tranquillo San, dove la parola chiave è .. ”
 
Ma non la feci finire.
 
“ Week end, la parola chiave è week end Quinnie ”
 
E lì capì subito cosa avevo intenzione di fare.
 
“ No Lopez, è TRANQUILLO, non voglio casini, te e Puck non fate che crearne ”
 
Sbuffai, ma sapevo già che tanto l’ avrei convinta.
 
“ Che noia Fabray, per una volta che uno si può un po’ divertire! ”
 
“ NO San, niente da fare ”
 
Me lo disse con tono perentorio, ma poi la fregai.
 
“ Almeno due birrette? Dai non c’ è niente di male, rinfrescano con questo caldo ”
 
“ Siamo a maggio Santana ”
 
“ E dai Quinn ”
 
Probabilmente l’ aver usato il suo nome fu la tecnica giusta, perché abbassò le armi e acconsentì almeno alle birre.
Magari io e Puck le avremmo un po’ corrette, solo questo.
 
“ Prima o poi mi manderai in manicomio ”
 
“ Naa ”
 
Mi alzai, presi il borsone e uscì dallo spogliatoio, lasciando Quinn dentro: doveva vedersi poco dopo con quello stupido club su Dio, non capivo affatto cosa ci trovasse. L’ avevo frequentato per poco, al primo anno, poi avevo lasciato perdere e avevo fatto la cosa migliore.
Misi in moto la macchina e uscì dal parcheggio, giusto in tempo per notare che di nuovo Brittany se la stava facendo a piedi per andare a casa.
Questa volta non ci misi molto a fermare l’ auto per farla salire.
 
“ Non farci l’ abitudine biondina, in questi giorni mi sento buona ”
 
Lei mise semplicemente su il suo solito sorriso.
 
“ Allora, hai controllato i piedi della Berry? ”
 
Lei scosse la testa.
 
“ No, dobbiamo farlo insieme, tipo missione segreta ”
 
“ Oh, capisco ”
 
Ecco, anche quello era vero e la sua memoria funzionava alla perfezione, e avrei scommesso qualsiasi cosa che mi avrebbe veramente aspettato per farlo.
 
“ Beh dai, questo week end controlleremo”
 
E non seppi perché ma quella promessa la sentì vera anche per me.
Poi però mi ricordai che lei non ci sarebbe stata quel week end.
 
“ Ah ma tu non ci sei .. beh troveremo il modo ”
 
Cercai comunque di sembrare distaccata e fredda, soprattutto indifferente per il fatto che non venisse da Quinn, quel fine settimana.
Lei annuì, e sembrava dispiaciuta.
 
“ A domani ”
 
Mi sussurrò e poi scappò via, entrando frettolosamente in casa.
Si, era davvero strana.
 
 
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Sabato arrivò ben presto. Tra i preparativi e l’ effettiva mole di studio che si era aggiunta causa esami.
Arrivammo da Quinn nel pomeriggio: Io e Puck lasciammo da bere in macchina, l’ avremmo tirato fuori la sera.
La Berryera decisa ad aprire i libri subito, senza neanche darci il tempo di sedere.
Io mi appropriai del divano: ero abituata a studiare sul morbido.
Allungai le gambe, quando la Nana cercò di soffiarmi il posto.
 
“ Santana sei incorreggibile ”
 
Sbuffò ma comunque rinunciò a sedersi vicina a me: si cercò uno spazio sul tavolo in salotto, dove già tutti avevano aperto i libri.
Quinn, era seduta a gambe incrociate sulla sedia a dondolo, lì vicina.
Kurt e Blaine, erano sdraiati praticamente di fronte a me, sul tappeto circolare messo sotto il divano.
Sam e Puck, che facevano finta di studiare, si tiravano dal un lato all’ altro del tavolo piccole palle di carte.
Finn si era già addormentato sui libri, e Rachel, vicina a lui, cercava di svegliarlo, ma dopo un po’ vi rinunciò.
Li guardai per poco, sbuffando, per tornare a storia, materia che per fortuna non mi dispiaceva.
Il silenzio si accasciò su di noi, facendosi leggero e a volte frastagliato.
Ad un certo punto vidi la Nana alzarsi, e prendere qualcosa dalla borsa.
Capì subito cosa aveva intenzione di fare quando si avvicinò allo stereo.
 
“ Non ti osare Berry ”
 
Colpevole, con in mano il cd della sua tanto amata Barbra, si fermò all’ istante.
 
“ Dai Santana, non puoi farti i fatti tuoi per una volta? ”
 
Io feci un ghigno malefico.
 
“ No, se posso divertirmi! ”
 
Presi il primo cuscino che trovai e glielo lanciai dritto in viso.
Finn si svegliò, il vecchio silenzio questa volta interrotto dall’ indignazione della Berry.
Tutti guardavano la scena divertiti, aspettando una reazione decisiva dell’ Hobbit.
Lei però si tornò a sedere vicino al suo ragazzo, senza dire una parola.
 
“ Posso andarmi a prendere un po’ d’ acqua Quinn ”
 
“ Certo ”
 
Quinn le sorrise e vidi la moretta andare in cucina.
Continuai a studiare, sottolineando con amarezza le parole del libro che spiegavano i morti causati dal Nazismo.
Poi mi ritrovai ad urlare, ad urlare si.
Acqua ghiacciata mi si era infilata nella maglietta, facendomi venire dei brividi pazzeschi.
Era una sensazione decisamente brutta.
Mi girai e potei notare lo sguardo trionfale della Berry, che appoggiava sul tavolo il bicchiere che prima era pieno d’ acqua.
 Mi alzai e la vidi indietreggiare: avevo sicuramente lo sguardo più pericoloso che lei avesse mai incontrato.
La inchiodai al tavolo, mentre lei cercava di ribellarsi.
 
“ Puck, vai a prendere una bottiglia d’ acqua ”
 
La Nanacercò in tutti i modi di divincolarsi, ma non ci riuscì.
 
“ Aiuto! ”
 
Io risi per quella richiesta, perché nessuno si era ancora mosso,  soprattutto nessuno aveva intenzione di mettersi contro di me.
 
“ Te la sei cercata Rach ”
 
Fu l’ unica osservazione di Kurt, che rideva insieme a Blaine di tutta quella situazione.
 
“ Puck ti prego! ”
 
Gli fece quando tornò con la bottiglia in mano.
Lui alzò le mani come a dire che non c’ entrava nulla.
 
“ Poca Santana, io te ne ho versata poca ”
 
“ Oh ma lo sai che io sono malefica, e se non faccio le cose in grande non mi diverto ”
 
Lei sbuffò, cercando ancora di dimenarsi, ma il tavolo non le permetteva di fuggire.
 
“ Santana, per favore fatelo fuori, la casa deve rimanere intatta ”
 
Quinn si limitò a dire quello.
Io chiamai Puck ad aiutarmi per portare fuori Rachel.
Con facilità, prese in braccio la Nana, io aprì la porta e la portammo fuori.
L’ aria era calda, nonostante tirasse un venticello fresco.
 
“ Dai ragazzi, è scortese intrappolarmi così! ”
 
Rachel tentava ancora di divincolarsi dalla presa però ferrea di Puck.
A quel punto, vidi Finn uscire in giardino.
 
“ Finn, aiutami ”
 
Ma mentre Finn cominciava a venire a passo svelto verso di noi, l’ Hobbit era già stata bagnata da capo a piedi.
Non riuscì a svuotare del tutto la bottiglia su di lei, perché il bamboccione arrivò a liberarla.
 
“ Sono fradicia ”
 
“ Beh, te lo sei meritato Nanerottolo ”
 
Vidi dalla porta tutti i nostri amici guardare la scena, ridendo.
Rachel fece per entrare in casa, ma Quinn le si parò davanti facendo un segno negativo col dito.
 
“ No, no, prima ti asciughi, poi entri ”
 
Lei sbuffò, si andò a sedere su di una panchina che c’ era nel grande giardino dei Fabray, e cominciò a strofinarsi gli indumenti bagnati.
Si tolse il golfino, e incrociò le braccia.
Non poteì fare a meno di sorridere maligna, davanti a quella scena.
Così imparava: nessuno la faceva a Santana Lopez.
Ma un urlo poco distante mi fece togliere la concentrazione da quella scena.
Mi girai e vidi che Puck aveva recuperato la bottiglia mezza vuota e aveva lavato Finn. E di lì, non ci fu più verso di aprire un libro per un bel po’ di tempo.
Finì fradicia anche io, mentre tutti si colpivano a suon di spruzzate.
 
“ Non ci provare, Bocca da Trota ”
 
Ma manco gli avessi detto di farlo, Sam mi prese in braccio, portò la mia testa sotto la mano ferma di Rachel, e sentì i miei capelli diventare gelidi e bagnati.
Mi divincolai e quasi caddi.
Cominciai a rincorrere quella Nana, ero sicuramente più veloce di lei.
Ma qualcosa mi distrasse: una figura bionda stava varcando il vialetto e ci stava raggiungendo.
Brittany. Mi fermai un attimo, ricordando che non sarebbe dovuta essere lì.
 
“ Britt!! Meno male che alla fine i tuoi ti hanno fatta venire! ”
 
Quinn abbracciò la bionda, che confusa stava cercando di capire cosa fosse successo.
 
“ Oh, battaglia d’ acqua ”
 
Le spiegò la mia amica quando notò le nostre condizioni.
La osservai per un attimo, poi trovò il mio sguardo e io mi girai subito, per continuare a rincorrere l’ Hobbit.
 
“ Posso giocare anche io? ”
 
Disse Brittany’, probabilmente in modo innocente.
 
Noi tutti ci guardammo, qualcuno le tolse lo zaino che aveva sulle spalle annuendo, e poi bottigliate d’ acqua finirono addosso alla bionda, incredula.
Tutti risero, lei stessa capì e dai movimenti sembrava essersi data della stupida da sola.
I miei occhi invece in quel momento, andarono a finire sulla maglietta bianca bagnata, che si fece trasparente sul suo petto, coperto da un reggiseno bianco, e il suo addome.
Aveva veramente un fisico bellissimo.
Notai a non essere l’ unica a guardarla, oltre a me tutti i ragazzi la stavano osservando.
 
“ Beh il gioco è finito, è ora di tornare a studiare ”
 
E la Nana, per una volta, mi salvò dall’ imbarazzo.


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Angolo dell' autrice:

Ecco a voi il secondo capitolo di questa nuova storia.
Ovviamente non voglio che le cose vadano troppo in fretta, questo è solo l' inizio :D
Spero potrà piacervi, e ringrazioe le persone che preferiscono, seguono, ricordano, leggono e recensiscono quello che scrivo!! :D

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Grazie ancora :D

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Capitolo 3
*** Un weekend da .. studio (2) ***


Ok, scrivo subito che mi dispiace per l' immenso ritardo, e che purtroppo sono stata talmente tanto impegnata da non trovare del tempo per scrivere.
Ma ora mi sto rimettendo in pari, spero che questo capitolo vi piaccia.
Può sembrarvi che tutto stai andando troppo di fretta e lo capisco, ma voglio dirvi che ciò che scrivo si basa su di una storia realamente accaduta, anche se ovviamente messa nel contesto di Glee, e quindi mi devo attenere agli accadimenti.
A voi il capitolo, spero vi possa piacere!




Osservai quella bionda incuriosita, senza che lei potesse notarlo, per l’ intera serata. C’ era qualcosa in lei, qualcosa di diverso. Non sapevo cosa fosse, ma più la guardavo, più cresceva questa sensazione dentro di me.
Decisi di lasciarci perdere, che non sarei andata a capo di quel mistero tanto presto e soprattutto decisi che era il momento giusto per prendere da bere.
Eravamo seduti nel salotto a riguardare vecchi filmati del Glee Club che Artie aveva prontamente girato: non mi scesero lacrime, non me lo sarei mai potuta permettere, ma nonostante facessi la stronza e tendessi a insultare tutti i ragazzi del Glee, ero cosciente che erano stati loro la mia vita da quando avevo cominciato a esprimere ciò che ero in realtà.
Cantare, avevo scoperto, mi faceva sentire rilassata e me stessa, anche se a volte denudarmi di fronte a loro, sentimentalmente, mi rendeva nervosa e debole. Ma in quei momenti, nessuno era lì a prendermi in giro, o a ridere di me, loro erano lì con me, e sapevo che mi avrebbero sempre sostenuto.
La maschera che indossavo, in quei pochi istanti cadeva a terra, lasciando che i miei veri sentimenti venissero a galla.
Era confortante sapere di poter essere anche un’ altra persona oltre alla Santana Lopez stronza e manipolatrice. Anche solo per poco.
Il mio sguardo ricadde di nuovo su Brittany, che divertita guardava i filmati senza sembrare annoiata o fuori luogo. Mi venne quasi il pensiero che sembrava essere stata sempre tra noi.
Ad un certo punto, forse sentendosi osservata, si voltò verso di me. Mi fece un sorriso che io non ricambiai, e tornai a puntare gli occhi fissi sulla televisione. Mi maledissi per essermi fatta beccare, e non aspettai ulteriori indugi.
Mi alzai dalla sedia e fece un cenno a Puck di seguirmi, eccitato come un bambino.
 
“ Ragazzi, chi vuole una bella birra fresca? ”
 
Quasi tutti alla proposta si fecero curiosi, per la mia improvvisa gentilezza, ma probabilmente decisero di lasciar perdere. La risposta fu positiva, anche se lo sguardo di Quinn mi trapassò da una parte all’ altra. Comunque, lo lasciai dietro alla porta, mentre andavo a recuperare le bottiglie con Puck.
Ci sarebbe stato da divertirsi.

 
 
Due ore dopo, quasi tutti barcollavano per la casa, Quinn compresa, che forse aveva deciso non sarebbe poi stato tanto male bere due gocce di un’ improbabile birra.
Io, che ero abituata a bere frequentemente, mi scolai più di 4 bottiglie di birra mischiate con gin, una cosa vomitevole ma che mi fece il giusto effetto.
Accendemmo la musica e inventammo una discoteca in casa di Quinn, che per fortuna era isolata.
Stavo ridendo come una matta, mentre Puck si strusciava su di me, cercando di essere sensuale.
Ma l’ unica cosa che riuscivo a vedere erano le sue movenze goffe e i suoi sguardi buffi.
Mercedes e Sam ballavano abbracciati sotto la musica, che ritmata era decisamente in contrasto coi loro movimenti.
Rachel stava cercando di coinvolgere Kurt in un discorso su quanto fosse importante sapere tutto di Barbra nella vita anche solo perché lei lo faceva, ma lui era troppo impegnato a guardare un Blaine sculettante agitarsi in piedi sul divano, manco fosse sul cubo.
Finn era già collassato sui gradini della scala che portava alle camere.
Gli altri girovagavano per la casa, ma era talmente tutto confuso che non feci molto caso a quello che stava succedendo.
Quando però una chioma bionda mi passò accanto, sentì girare ancora di più la testa di quanto già mi stesse accadendo.
Mi voltai e vidi Brittany ballare.
Vidi Brittany muoversi seducente, portandosi le mani tra i capelli, mentre più scatenata di quanto potessi immaginare, mi rivolgeva uno sguardo di fuoco, o almeno così mi sembrò, da ubriaca.
Qualcosa dentro di me si mosse: le mani cominciarono a formicolarmi e mi sentì eccitata.
Io, eccitata, per una biondina che scatenava il culo in mezzo a una mandria di ragazzi ubriachi.
Puck continuava a strusciarsi su di me. Aggressiva lo respinsi, con la bocca mezza aperta, continuando a guardare esterrefatta la bionda che mi stava facendo un attentato alle mie parti basse. Non mi era mai successo. Ma in quel momento non mi importava, in quel momento l’ importante era andare là a rendere pacifici i miei sensi.
Avevo una voglia di baciarla estrema, e in realtà la pensai come una cosa molto naturale. Quando un ragazzo mi eccitava cercavo in tutti i modi di conquistarlo, e ci voleva ben poco a farlo capitolare, avrei fatto la stessa cosa con lei. E da ubriache sarebbe stato ancora tutto più facile, soprattutto l’ indomani non ci sarebbe stato imbarazzo considerando che conciata com’ ero non mi sarei ricordata ben molto di quella serata.
Mi avvicinai a lei, che in piedi su di una poltrona mi continuava a fissare. Non so se lo faceva apposta ma il suo sguardo era provocante quanto il mio era assetato di lei.
Le presi la mano, vogliosa di avere un contatto, e sentì ancora quella sensazione strana che mi aveva dato anche solo nel guardarla: ma da ubriaca, la esclusi, anche se più forte del normale.
La feci scendere dalla poltrona, lei barcollò un attimo ma riuscì a rimanere in piedi. Volevo eliminare le distanze e non me ne fregava niente del fatto che gli altri ci potessero guardare, i miei sensi erano meno sviluppati per quello, sentivo soltanto la sua mano nella mia e quel profumo di birra e gin del suo alito arrivarmi alle narici.
Mi avvicinai, volevo farlo in fretta, avevo voglia di lei come mai avevo voluto nessuno nella mia vita.
Ma quando tra di noi non c’ erano che pochi centimetri di distanza, lei scappò via. Mi sorrise, e scappò via.
All’ inizio non capì cosa fosse successo, mi guardai intorno e notai che nessuno si era accorto di niente, tutti troppo intenti ad assecondare la loro ubriachezza. Poi nella mia mente si formò il pensiero che lei volesse giocare.
 
Stava giocando con me.
 
La vidi scappare per le scale, ancora barcollante, cercando di evitare di schiacciare Finn.
Ridendo la seguì: correre mi rese ancora tutto più confuso, tutto più buio, ma riuscì comunque a raggiungerla, o meglio a capire dove fosse.
Si stava nascondendo dietro la porta del bagno, sentivo la sua risata risuonare nella stanza. Sorrisi di rimando al buio.
Entrai dentro, ma quasi inciampai nel tappeto che c’ era davanti, e lei riuscì di nuovo a sfuggirmi.
Continuai a rincorrerla, riconoscendo la sua risata e soltanto quella, in mezzo al casino della musica e al buio frammentato della casa. Non ero stanca, lei era veloce, ma io non potevo che esserla altrettanto, con tutti gli allenamenti della Sylvester. Ad un certo punto la sua risata svanì e mi chiesi dove potesse essere: quella casa era anche troppo grande per i miei gusti. Poi sentì una presenza alle mie spalle, mi girai agitata e col fiatone, notando Brittany dietro di me, con un sorriso gigante sulle labbra.
La afferrai, così da tenerla vicina a me, e piano piano la feci appoggiare alla parete del corridoio in cui ci trovavamo. I nostri respiri pieni ed affannati si mescolavano tra di loro, con così tanta eccitazione da farmi male. Tutto quel rincorrersi e sfuggirsi aveva fatto aumentare la voglia che avevo di baciarla. E non sprecai l’ occasione. Non potevo certo permettermelo. Mi alzai un pochino sulle punte dei piedi, cosciente del fatto che Brittany fosse più alta di me. Feci un respiro profondo prima di unire le mie labbra alle sue: l’ ultima cosa che notai prima di quel gesto fu il suo sguardo confuso, sorpreso ma totalmente compiaciuto.
Sentire il suo sapore mi fece evaporare, mi sentivo leggera e allo stesso temo eccitata. Avrei voluto di più, anche se non avevo mai provato una cosa del genere per una ragazza, avrei voluto di più. Volevo che le sue mani tracciassero una via sul mio corpo, volevo il suo collo sulla mia bocca, le mie mani sul suo sedere sodo. Volevo contatto, contatto instancabile. Niente di tutto quello che stavo sentendo mi aveva mai sfiorato con Puck.
Mi sentivo più viva che mai, quando decidi di insistere, decisi di far protagonista la mia lingua che languida si andò ad insinuare tra i suoi denti, tra le sue labbra, prima di leccarle appena sensualmente. La sentì trattenere il fiato, mentre le nostre due lingue giocavano danzando tra di loro, si scontravano in un ballo infuocato, così prepotente e al tempo stesso morbido. Portai le mie mani ai suoi capelli mentre lei smise di intrecciare la sua lingua sulla mia, adesso eccitata quanto me, e cominciò ad ispezionarmi con lentezza il collo, graffiandolo con i denti e tempestandolo di umidità lasciva con la lingua. Ero annebbiata e sapevo che non era dovuto dall’ alcool ma dall’ effetto che quella biondina mi stava facendo. Stavo letteralmente impazzendo.
E ancora di più, dovetti stringere le gambe per darmi un po’ di sollievo, quando cominciò a succhiare la mia pelle ambrata. Andai a fuoco completamente, la mia testa girava e non resistetti più: le mie mani caddero a stringere il suo sedere sodo. Quel contatto mi fece sentire ancora più eccitata. Stavo ansimando sotto il suo tocco sul mio collo, mentre mi resi conto che quando afferrai le sue natiche sentì un gemito frustrato uscirle dalla bocca. Eppure sembrava così innocente, con quella maglietta bagnata e le sue uscite stravaganti.
Ma era lì, a rendermi incapace di intendere e di volere.
Quando si staccò dal mio collo, prese a baciarmi il viso, per poi finire di nuovo sulle labbra, insinuando la sua lingua nella mia bocca che fremeva per quel contatto. Le sue mani mi tolsero l’ elastico dai capelli, sciogliendomi la coda che tenevo sempre. Mi sentì più libera e selvaggia sotto quel tocco. Poi, mi accarezzarono piano le braccia, per poi finire al mio busto: in poco tempo stringevano i miei seni da sopra la maglietta a maniche corte.
Non ce la facevo più.
Il sentimento che provavo era pura frustrazione perché non volevo limitarmi e andare al sodo: volevo vedere come sarebbe stato e non volevo il giorno dopo pentirmi di non averlo fatto. Ma il giorno dopo forse, non mi sarei proprio posta quel problema.
Quando le mie mani stavano con coraggio per prendere la decisione di approfondire il contatto, sentimmo una voce in lontananza che ci fece allontanare all’ improvviso.
Tutto il mio corpo pulsava, mentre lo sguardo mio e di Brittany si concentrava sulla figura di Quinn, che ubriaca cercava qualcuno a cui aggrapparsi. Le mie labbra rivolevano le sue sulle mie, il corpo voleva ancora sentire le sue mani addosso, ma non poteva più succedere ora.
 
“ Ragazze, cosa state facendo? ”
 
Ma non avemmo neanche il tempo per rispondere, perché fortunatamente Quinn scappò in bagno presa da un conato troppo forte di vomito. La sentì vomitare e mi decisi a non lasciarla sola.
Ma prima che io mi avviassi verso la stanza, senza neanche fare un cenno a Brittany, lei mi bloccò la mano.
Mi voltai verso di lei, con la voglia di averla attaccata a me. Ma sentivo che l’ effetto dell’ alcool stava passando e questo mi permetteva dopotutto di essere più lucida. Ancora non avevo in mente di cosa fosse successo realmente.
 
“ E’ stato bellissimo Santana ”
 
L’ aveva detto in modo dolce, con fare sognante, ed era stata diretta e pura, come io mai sarei stata in grado di essere e di fare.
 
“ Non succederà più ”
 
Fu l’ unica cosa che riuscì a dire, prima di dirigermi verso il bagno, allontanandomi da lei, che aveva su di sé uno sguardo deluso. Non poteva certo credere che Santana Lopez si aprisse così, in un istante, o che non lo facesse mai.
Mi sentivo confusa, e mentre aiutavo Quinn a pulirsi, pensai che una dormita mi avrebbe fatto decisamente bene. 




Angolo dell' autrice:

Allora, cosa ne pensate?
Spero vivamente che vi sia piaciuto, ci tengo a sapere cosa ne pensate, quindi spero possiate lasciarmi una recensione. Questa fan fic è meno dolorosa dell' altra che sto scrivendo, quindi sto affrontando qualcosa di nuovo :) 
spero l' esperimento sia venuto bene!!
Ringrazio tantissimo TUTTI, vi auguro una buona giornata, al prossimo capitolo!! 

Per aggiungermi su FB, questo è il link, incaso voleste chiedermi qualcosa o per fare due chiacchiere: 
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Giulia :D 

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Capitolo 4
*** Remember when .. ***


Oook, questo sarà un capitolo moolto lungo, per farmi perdonare. Mamma mia, ci ho messo tutta la giornata, tra palestra e università a scriverlo! 
A voi la lettura, Giulia!


 
REMEMBER WHEN...


Quando mi svegliai la mattina dopo, mi ritrovai la faccia attaccata a qualcosa di fresco. Addosso a me sentivo la pesantezza di un altro corpo, che finché non aprì gli occhi non capì bene di chi fosse.
Cercai di mettere a fuoco la stanza in cui mi trovavo e la prima cosa che vidi fu una chioma bionda ondeggiare sotto il mio mento. Poi riconobbi il suo profumo, nonostante tutto, e compresi di aver addosso Quinn e poco dopo mi accorsi anche di trovarmi nel bagno al piano di sopra.
Cercai di fare mente locale, di capire cosa fosse successo del tutto, ma l’ ultima cosa che ricordavo, era la sensazione di qualcosa che mi sfuggiva, e in principio Puck che si strusciava su di me. Da lì in poi, buio totale. Sperai solamente che Quinn ricordasse più di me alcuni eventi della sera prima.
Sentì il suo corpo muoversi e intuì che si fosse svegliata. In più, attaccato a noi avevamo il water, che stavo collegando con la cosa fresca di prima. Che schifo.
Sentì tutti i muscoli indolenziti, mentre la mia amica, per niente sveglia dopotutto, riacquistava la maggior parte dei sensi.
 
“ Che puzza ” fu la prima cosa che le sentì dire, con la bocca impastata e la voce rauca e da sonno: doveva aver urlato parecchio.
 
Quando cercò di mettersi in piedi, barcollò un attimo. Poi notò qualcosa di estremamente disgustoso nel water perché si affrettò a tirare l’ acqua.
Mi tirai su lentamente, con la testa che mi scoppiava e nessuna voglia di parlare. La mia schiena mi stava urlando diversi insulti che cercai di ignorare, nonostante il male alla spina dorsale.
Mai più. O almeno, era quello che mi ripetevo dopo ogni serata di quel genere.
Ma non mi era mai capitato di non ricordare cosa fosse successo. Quello mi spaventava di più. Sperai di non aver fatto qualche sciocchezza, cosa che davo per scontato.
Sbuffai un attimo guardando la mia figura allo specchio: ero bianca come un cencio per quanto me lo permettesse la mia pelle scura, avevo i capelli completamente in disordine – dov’ era finita la cosa che mi ero fatta? E l’ elastico? – e i vestiti assolutamente stropicciati. I miei piedi erano nudi e sbuffai di nuovo al pensiero di dover girare quella casa per ritrovarle.
Poi guardai Quinn, che era praticamente nella stessa situazione. Ci sfiorammo un attimo con lo sguardo .. e poi scoppiammo a ridere: non potevamo fare altro.
 
--
 
Cercammo di essere quasi presentabili quando decidemmo con coraggio di perlustrare la casa. Erano le 8 di mattina e immaginai gli altri fossero ancora a dormire. Per il corridoio ritrovai il mio elastico, così riuscì a farmi la coda. Avrei voluto tanto avere i ricordi di quello che era successo, lo volevo fortemente.

“ Meno male che non dovevi bere tu ” furono le prime parole che rivolsi a Quinn, spaurita più che mai dalle condizioni della casa.
 
“ Sta zitta! ”
 
E io feci un ghigno tra me e me.
 
“ E tu cosa ci facevi nel corridoio con Brittany? Spero vivamente non la stessi insultando quella povera ragazza ”
 
Io e Brittany, nel corridoio? Ma nessun ricordo sfiorava la mia mente.
 
“ Non mi ricordo niente di ieri, e se l’ ho insultata sicuramente se l’ è meritato ”
 
Lei mi guardò male ma non disse più nulla.
Controllammo le stanze da letto, cercando di capire i danni, ma al piano di sopra tutto sembrava a posto, e ci accorgemmo che nessuno era riuscito a raggiungere le proprie stanze.
Quando fummo al piano di sotto, lo sguardo di Quinn si pietrificò e si rimpì di orrore.
 
“ Oh porca puttana ”
 
E lei non era una che diceva parolacce frequentemente.
Il divano era sottosopra, i cuscini erano sparsi per il salotto. Per le scale trovammo Finn che con la bocca aperta dormiva con tranquillità. La sua immagine della sera prima mi arrivò, mentre lo scavalcavo per salire si sopra.
E una parte l’ avevo ricollegata, ma non sapevo il perché dovessi raggiungere il piano superiore.
Kurt e Blaine erano sdraiati sul divano, accoccolati l’ uno sull’ altro.
Artie era ancora sulla carrozzella che dormiva contro il muro.
Sam e Mercedes erano sdraiati per terra: alcuni cuscini erano sotto i loro corpi senza nessun senso e infine sulla poltrona c’ era Brittany. Era rannicchiata a sé, come se dovesse stringere qualcosa, e il suo sguardo era così dolce che mi fece un attimo capitolare. Ma niente mi ricordava di lei, della sera precedente. Niente. Sbuffai un attimo.
Per terra c’ era il finimondo. I vari tappeti erano finiti dappertutto, bicchieri e bottiglie vuoti erano in qualsiasi posto: dentro il vaso, dentro una zuppiera dell’ 800, uno era ancora in ano ad Artie e gli altri erano sparsi qua e là. Sul pavimento c’ erano macchie di alcool e un tappeto era completamente ricoperto di Gin e birra. Il puzzo che c’ era nel salotto era estremamente forte e rivoltante: per fortuna nessuno aveva vomito.
Quinn era paralizzata.

“ Ok, adesso calmati. Abbiamo tutto il tempo per pulire, i tuoi arrivano domani no? Vedrai ”
 
Se mi sentivo in colpa? Un po’ forse si, ma dopotutto anche lei poi si era data al divertimento alcolico, nonostante non volesse.
Mi rammentai che all’ appello mancavano Puck e Rachel.
 
“ E’ tutta colpa tua e di Puck, razza di deficienti! ”
 
Sbuffai rumorosamente e lo sguardo che mi rivolse fu forse il più adirato che le avessi mai visto rivolgermi.
 
“ I miei mi ammazzano ” continuò.
 
Ok adesso la faceva troppo drammatica.
 
“ Non ti ammazza nessuno, perché quando arriveranno sarà tutto a posto ”
 
Ma non mi calcolò. Prese e si diresse verso la cucina, speranzosa di trovare almeno quella a posto.
Il suo desiderio non fu accontentato, ma comunque la situazione era meno grave: patatine e salatini erano sparsi per tutto il tavolo e sul pavimento bianco, dove Puck dormiva russando. La maggior parte dei bicchieri e delle bottiglie erano nel lavandino.
 
“ Poteva andare peggio ”
 
Io sorrisi, un po’ sollevata.
 
“ Visto? ”
 
Ma lei si girò e mi guardò in cagnesco: sarebbe stata una giornata lunga.
Poi aprì il frigorifero e ne estrasse del latte.
Sentì’ ad un tratto la mia pancia brontolare. Effettivamente avevo un po’ di fame. Ma io non ero stata male come lei, che intuì avesse vomitato tutta la notte.
 
“ Come diavolo fai a mangiare dopo la notte che hai passato? ”
 
“ Non ho più niente nello stomaco, ho fame ”
 
Fu l’ unica cosa che mi disse. Ci preparammo da mangiare senza aspettare gli altri, avevo bisogno di tranquillità. Per quanto non avessi rigettato niente, la mia testa sembrava bombardata continuamente. Assaporai i cereali nel latte come se non avessi mai mangiato niente nella mia vita. Adoravo la colazione mattutina post sbornia, sempre se il mio stomaco me lo permetteva.
Poi, stavamo silenziosamente per finire, quando sentimmo un tonfo sordo e un “ Ahi ” in lontananza provenire dal salotto. Quinn alzò gli occhi al cielo ma si diresse comunque verso l’ altra stanza. Io la seguì.
Trovammo per terra la Nana, che effettivamente sembrava scomparsa, tiare dei piccoli pugni a Finn, che però non voleva svegliarsi. Quando si accorse della nostra presenza le si illuminarono gli occhi.
 
“ Oh siete già sveglie. Io stavo scendendo dalle scale e sono inciampata in Finn, che non vuole svegliarsi, accidenti ”
 
Risi forte, maledicendomi per essermi persa quello spettacolo. Avrei potuto prenderla in giro per mesi.
Lei si alzò e mi guardò di traverso, cercando di mostrarsi un uno stato dignitosa, ma era messa male un po’ come tutti.
 
“ Nana, dove hai dormito? Mancavi solo tu all’ appello ” le feci, indicando il gruppo di ragazzi che ancora dormiva.
 
Nonostante il soprannome, mi rispose. Ma sembrava imbarazzata.
“ Beh ieri non ero molto in me, e dopo un po’ tutti dormivano, così ho girato per la casa e mi sono addormentata dentro la vasca del bagno piccolo. Non so bene la dinamica, ma mi sono ritrovata lì sta mattina”
 
Scossi la testa divertita. Quinn non sembrò apprezzare, e ritornò il silenzio. Non avevo voglia si subirmi l’ ira della mia amica, e in quel momento sapevo di non essere totalmente nel giusto: ero stronza, ma non scema.
 
“ Finn, amore, svegliati ”
 
La Nanacercava ancora di svegliare il Gigante buono, ma non c’ era verso. Poi mi venne un’ idea.
 
“ So io come far svegliare sti babbuini ”
 
Aprì la porta della casa, raggiunsi con difficoltà lo stereo e impostai il volume massimo. Con velocità schiacciai Play e raggiunsi l’ entrata, accompagnata da Quinn e Rachel, che comunque non sembravano propense a subirsi l’ alto volume dello stereo. Io stessa non volevo subire quel supplizio.
Dal giardino la musica era lo stesso forte e aspettammo che qualcuno si decidesse a spegnerla. E quando non sentimmo più quel rumore infernale che la mia testa stava rifiutando, di seguitò una voce flebile ma impastata cercò di capire cosa stesse succedendo.
Entrammo e tutti si stavano muovendo confusi. Trovai Brittany in piedi vicino ad Arti, che studiava la sua posizione. Gli tolse il bicchiere dalla mano e gli rimise a posto gli occhiali, levandolo da quella posizione.
Quando incrociò i suoi occhi, i suoi si dilatarono per poco, e mi fece un sorriso lieve.
Cosa avevo fatto a quella ragazza?
 
--
 
Prima che tutti si svegliassero pienamente passò più di un’ ora.
Ero riuscita a battere il record di battute per ognuno di loro, viste le condizioni in si trovavano. Brittany, che non era stata una mia mira, mi guardava in modo strano. Non capivo il perché e prima o poi avrei voluto scoprirlo.
Ci mettemmo tutti di fuori in giardino, sedendoci all’ aria fresca, in modo dal riprenderci del tutto, anche perché avremmo dovuto ripulire tutto e studiare.
Mentre in silenzio stavamo sdraiati per terra, Brittany mi si avvicinò.
 
“ Alla fine hai trovato l’ elastico, ieri quando sei andata ad aiutare Quinn lo volevo recuperare ma ero ancora troppo fuori ”
 
Io, che avevo gli occhi chiusi, cercai di non sembrare troppo indispettita dall’ interruzione del mio lieve sonnellino, e li aprì un attimo.
 
“ L’ ho ritrovato in corridoio, grazie ”
 
Sussurravamo piano, considerando che quasi tutti erano in dormiveglia. Girai la testa e richiusi gli occhi, sperando che non mi disturbasse oltre.
 
“ Senti, lo so che hai detto che non sarebbe più successo ma - ”
 
Cosa non sarebbe più successo? La interruppi: sapevo di aver fatto qualcosa.
 
“ Perché, che cos’ è successo? ”
 
Ma sinceramente avrei voluto non sapere la risposta. Lei sembrava stordita e dispiaciuta.
 
“ Tu non .. ”
 
Scossi la testa.
 
“ Non ricordo niente di ieri sinceramente. Non so come mai il mio elastico si trovasse nel corridoio e non so cosa ti ho detto ”
 
Avevo paura a richiederglielo. L’ avevo trovata strana da quando si era svegliata nei miei confronti, ma non avevo idea di cosa avessi potuto farle.
 
“ Vuoi dirmelo? ”
Era una richiesta, non un obbligo, forse se non me l’ avesse mai detto sarebbe stato meglio per me, anche se non sapevo niente.
 
“ Non ha importanza ”
 
Stava eludendo anche lei. Ma non feci altre domande. Rimase di fianco a me, anche lei con gli occhi chiusi, ma con lo sguardo che sembrava triste. Cercai di non farci caso.
Quando rientrammo in casa, decidemmo che era arrivato il momento di darsi da fare.
La Nanacominciò a dare le sue opinioni.
 
“ Dovremmo dividerci i compiti. Chi vuole fare la cucina? ”
 
E così si continuò per quella via, e dovetti ammettere che la Nanerottola aveva ragione: dovevamo sapere da dove iniziare e dove finire.
Io mi ritrovai a dover pulire la cucina, aiutata da Puck che ancora sbronzo, faceva fatica a non farsi cadere le cose tra le mani.
 
“ Fai attenzione, porca miseria! ”
 
Gli dissi per l’ ennesima volta, quando un’ altra posata della cena della sera prima cadde per terra, la dovetti raccogliere e rilavare, considerata la sporcizia che ancora non avevamo tolto dal pavimento. Quello sarebbe stato l’ ultimo step.
Ma Puck si mise semplicemente a ridere, e decisi a quel punto di fare a meno di lui.
 
“ Siediti e non fiatare, se no la forchetta te la infilzo da qualche parte ”
 
Lui rise ancora più forte e si sedette sulla prima sedia che trovò. Iniziò a giocare con due arachidi che erano sparsi per il tavolo. Alzai gli occhi al cielo, maledicendomi per essermi offerta per fare la cucina, che pensavo essere quella meno impegnativa. Poi sentì entrare qualcuno: sperai fosse Quinn, anche se non era di buon’ umore potevo sempre sfogarmi di quanto fosse inetto Puck.
 
“ Posso aiutarti se vuoi, io di là ho finito ”
 
Ma quella voce non era certamente della mia amica.
Brittany, con lo straccio in mano, mi sorrise avvicinandosi al lavabo. Io annuì piano, passandole la forchetta che avevo rilavato. Lei la asciugò. Passammo in silenzio non so quanto tempo, impegnate a guardarci più che a trovare qualcosa da dire. Pensavo sarebbe stato peggio in realtà, invece si rivelò essere rilassante.
Ad un certo punto la vidi voltarsi verso il tavolo, poi ritornare con lo sguardo sul piatto che stava asciugando, con un sorriso. A quel punto mi girai e poi notare che Puck era caduto in un sonno profondo, con la testa appoggiata al tavolo.
Scossi la testa e sorrisi anche io.
 
“ E’ sempre così? ”
 
Non mi servì chiedere accertamenti sul tipo di domanda.
 
“ Non sempre, anche se la maggior parte delle volte si comporta da bambino immaturo .. ma in realtà non lo è ”
 
Continuai a lavare gli ultimi pezzi: finalmente stavamo per finire. Lei non disse più niente, e io neanche. Avevo ancora quella sensazione strana, che non sapevo definire, e quella piccola paura di sapere cosa fosse successo.
Ma non mi esposi. Quando arrivai all’ ultimo accessorio da tavola che c’ era nel lavandino avrei voluto esultare.
 
“ Abbiamo finito? ”
 
Mi chiese Brittany felice quanto me.
 
“ Si, finalmente! ”
 
Poi guardai il tavolo e con orrore mi accorsi di quanto fosse sporco. Sbuffai un attimo, prima di recuperare la spugna ancora piena di schiuma.
Ma la biondina mi anticipò. Allungò le mani per farsi passare la spugna.
 
“ Tranquilla, faccio io. Solo devi svegliare Puck ”
 
Io la guardai un attimo stranita, lei mi fece un’ espressione dolce e io abbassai gli occhi.
 
“ Grazie ”
 
Presi la testa del mio amico e lo schiaffeggiai piano.
 
“ Mmmm ”
 
Gli feci aprire gli occhi in modo che mi vedesse e capisse il mio tono perentorio.
 
“ Vai a dormire di là ”
 
Lui non se lo fece ripetere due volte e scappò in salotto. Gli altri avevano probabilmente già finito.
Mi sedetti al suo posto: non volevo comunque lasciarla da sola, già che mi faceva un favore che neanche le avevo chiesto.
 
“ Mi astengo dal fare la cucina sia oggi a pranzo che a cena, e te con me, sarà un ordine ”
 
Questo era il favore che ricambiavo. Dovevamo stare ancora un giorno lì e l’ indomani andare a scuola tutti insieme, non avevo intenzione di sbattermi ancora molto, soprattutto quando eravamo in cinquantamila.
 
“ Ma non fa niente, non mi pesa ”
 
Fece spallucce e continuò a pulire il tavolo.
 
“ Sei gentile comunque ” mi disse ancora e mi strappò una risata.

“ Credo che tu sia la prima se non unica persona che mi abbia mai definito così ”
 
Lei mi sorrise, questa volta asciugandolo.
 
“ C’ è sempre una prima volta ”
 
Ma in lei sembrava esserci un’ espressione diversa, sembrava volesse intendere anche un’ altra cosa. Lì mi decisi ad insistere.
 
“ Senti, mi dici che cosa – “
 
Ma venni interrotta dalla voce della Nana che aveva cominciato a cantare. Brittany con velocità finì di pulire il tavolo e entusiasta mi prese la mano e mi portò di là in salotto.
A quel contatto, sentì una strana fitta allo stomaco, ma decisi di ignorarla. Le lasciai forse un po’ aggressivamente la mano e mi andai a sedere sul divano, facendo finta di ascoltare Rachel cantare. Che cavolo mi stava succedendo? Ma scacciai quei pensieri e mi portai più comoda mettendo i piedi sotto la coscia di Quinn che era vicina a me. Il salotto era diventato uno specchio, mancava soltanto il pavimento della cucina, ma lasciai cadere la questione lì.
Ci aspettava un pomeriggio pieno di studio.
 
---
 
La giornata passò velocemente e ci ritrovammo la sera stanchi e sfaticati, sia per lo studio sia per la notte prima.
Tutti, dopo aver mangiato una pizza, decidemmo che sarebbe stato meglio andare a letto, l’ indomani avremmo avuto scuola e un po’ di riposo ci serviva.
Ci salutammo e io finì sdraiata sul letto, dopo essermi lavata i denti, in un batter d’ occhio.
Eppure non riuscivo a prendere bene sonno, anche se il letto che avevo prenotato solo per me era di una comodità infinita.
Quando stavo finalmente per prendere sonno, sentì bussare alla porta. Non capivo chi potesse essere, ma il fatto che mi avesse svegliato non mi rese poi così simpatica.
Quando andai ad aprire e trovai una Brittany agitata fuori dalla mia porta avrei voluto teatralmente poggiarmi le mani sul viso, invece cercai di stare calma. Ero stanca e, dopo aver capito cosa voleva, mi sarei di nuovo rimessa nel letto.
“ E’ arrivato il momento ”
 
Saltellò un attimo. Il momento? Quale momento? Dovette notare con delusione il mio sguardo confuso, perché mi spiegò cosa fosse venuta a fare.
 
“ Rachel dormirà, possiamo guardare se anche i piedi sono da Hobbit. Insomma, se non lo sono, si potrebbe pensare che è un incrocio tra una creatura umana e appunto un Hobbit, oppure solo un essere umano. Questa è la nostra occasione per controllare ”
 
Batté piano le mani, e io mi ritrovai un attimo con la bocca spalancata. Ma poi mi ripresi e scoppiai piano a ridere. Con lei mi capitava anche troppo spesso.
 
“ Cioè noi dovremmo intrufolarci della camera dell’ Hobbit e di Bietolone a vederle i piedi? ”
 
Lei annuì felice, io invece ero completamente stralunata. Non sapevo che fare, ma immaginai che non si sarebbe arresa facilmente.
 
“ Ok va bene, andiamo ”
 
Mi fece segno di fare piano mentre chiudevo la porta nella mia stanza: sperai con tutte le mie forza che nessuno ci beccasse insieme, le domande sarebbero state troppe e le risposte invece troppo assurde.
 
“ Piano ”
 
E me lo disse diverse volte prima di trovarsi davanti alla camera dei due malcapitati: non dovevamo farci scoprire.
Un’ altra speranza era che a Rachel spuntasse uno dei due piedi fuori dalle coperte.
Silenziosamente, aprimmo la porta e ci accovacciammo in modo da non farci vedere. Tutto quello che stava succedendo era assurdo. Come avevo fatto a farmi mettere in mezzo quella situazione? Ma Brittany sembrava troppo euforica e motivata per anche solo pensare che tutto quello fosse strano. Quando fummo a pochi centimetri dal letto poi notare, come avevo sperato, che la Berry aveva un piede nudo fuori dal lenzuolo. Fu facile quindi vedere che non aveva nessun tipo di pelo strano come già sapevo.
Lei si mise una mano davanti alla bocca alla scoperta e quasi cadde all’ indietro. Vidi Rachel muoversi e, mentre ridendo uscivamo dalla stanza, sperai non ci vedesse. Corremmo per il corridoio come due ladre fino ad arrivare davanti alla mia camera e ci appoggiammo alla porta, ancora scosse da piccole risate. La pancia mi faceva male: erano secoli che non ridevo così, mi ritrovai a pensare.
C’ era buio e una sua mano finì per caso sulla mia e quando mi girai verso di lei il suo sguardo era scintillante e così puro che quasi mi sentì nuda di fronte a lei. Provai una sensazione così forte da farmi star male, ero così attratta dalle sue labbra e dal suo corpo. Un pensiero strano passò nella mia mente, il pensiero di baciarla.
E poi, d’ un tratto, tutto tornò alla mia mente.
Quella sensazione mi ricordò lei sulla poltrona mentre dondolava sensuale, io che mi avvicinavo, poi la rincorrevo scavalcando Finn. Poi il bagno, il corridoio, le sue labbra sulle mie. Le sue sul mio collo – ma non avevo nessun segno – e le mia mani sul suo sedere. Le sue sul mio seno. E poi Quinn che ci stava chiedendo cosa succedesse, poi Brittany che mi diceva che era stato bellissimo e il mio “ Non succederà più ”.
In quel momento tutto mi sembrò chiaro e limpido. Una sensazione di nausea si fece prepotente in me e mi staccai velocemente da lei, come scottata. Lei non capì, ma poi forse sembrò arrivarci perché ebbe uno sguardo consapevole: non era poi così stupida.
 
“ Io .. tu ”
 
Oh si, non potevo far altro che balbettare. Non capivo, come potevo averla voluta così tanto? Mi sentivo schifata da me stessa.
Una ragazza?
Lei?
Perché?
Non riuscivo a capire, troppe domande si facevano largo nella mia mente. Avrei preferito non ricordare, se farlo avrebbe voluto dire andare incontro a quella confusione. Era impossibile che mi piacesse quella ragazza.
 
“ Ti ricordi ”
 
Annuì.
 
“ Mi ricordo ”
Non mi sentivo nauseata nei suoi confronti ma nei miei. No, non volevo succedesse ancora, non l’ avrei mai permesso, anche fossi stata la ragazza più ubriaca su tutto il pianeta.
 
“ Senti, non è successo niente insomma .. anche per me è stato strano, ma fa niente ”
 
Mi alzai in piedi di scatto e lei preoccupata mi seguì: lo sapeva già che stavo per dire qualcosa che non le sarebbe piaciuto.
 
“ Quello che ti ho detto è vero, non succederà più. Ora vado a dormire ”
 
Non le lasciai neanche il tempo di rispondere, che mi ero già chiusa nella mia camera.
Tutto sarebbe passato, anche quella sensazione.
Niente sarebbe cambiato.
Ma non sapevo che mi stavo illudendo, che mi stavo raccontando una marea di frottole.
Tutto sarebbe stato diverso, io per prima


 
 
ANGOLO AUTRICE:
 
Spero innanzitutto che vi sia piaciuto .. si stanno un attimo chiarendo le cose ( magari ) ma sarà veramente una storia con alti e bassi frequenti, preparatevi!
Ringrazio ovvimanete tutti e vi spingo a dirvi cosa ne pensate, sono sempre importanti per me le recensioni, mi fanno capire se sto andando bene!
Grazie quindi a chi preferisce/legge/ricorda/segue/recensisce la mia fan fiction, mi fate sempre un gran piacere!!
Al prossimo con furore!|

 
Per aggiungermi su FB, questo è il link, incaso voleste chiedermi qualcosa o per fare due chiacchiere: 
http://www.facebook.com/giulia.efp . 

GIULIA

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Capitolo 5
*** Painted in red ***


Nella speranza che vi possa piacere, BUONA LETTURA :D


PAINTED IN RED


Evitai di pensare all' accauto. Non mi fu particolarmente semplice, ma nel resto del tempo che mi rimaneva per dormire, evitai di rotolarmi nelle lenzuola alla ricerca di una soluzione o di un pensiero positivo che in quel momento non mi sfiorava per niente la mente.
Grazie anche alle poche ore di sonno della serata prima, riuscì ad addormentarmi senza troppi problemi, nonostante le domande che mi frullavano per la testa. 
Fu rigenerativo. 
 
---
 
La mattina dopo, a casa di Quinn e a scuola, evitai, oltre che le pippe mentali, anche Brittany. Non avevo per niente voglia di affrontare l' argomento. Insomma, non sapevo come e perché fosse successo. Avevo sempre provato una forte attrazione per i ragazzi, anche se puntualmente non mi ero mai innamorata di nessuno. Ma in realtà era perché non l' avevo mai voluto. Mi bastava fare sesso, questo appagava i miei sensi e mi rendeva a mio avviso più forte. Se i sentimenti non c' erano, dopotutto, non rischiavo di soffrire. Il mio scudo mi aveva protetto e avrebbe continuato a farlo. L' innamoramento non faceva per me. 
Quindi al massimo per Brittany potevo provare attrazione: ma anche quello ero fondamentalmente strano. Non mi era mai capitato di aver voglia di baciare una ragazza, non avevo mai avuto voglia in sè di una ragazza. Eppure con lei era diverso. Forse avrei dovuto un attimo scollegare il cervello. Ma non lo feci: la paura ti paralizza, quando capisci che se solo facessi quel passo tutto sarebbe più chiaro. 
Lasciai che lo scudo mi coprisse ancora, felice di non dovermi mostrare per quella che ero. 
 
---
 
In realtà, non la vidi poi praticamente per tutta la giornata. Di sfuggita, soltanto in mensa, ma io dovevo assolutamente finire di studiare per il test che avremmo avuto dopo, e non mangiai quasi niente. In quel momento, i nostri occhi si incrociarono e per pochi secondi riprovai quella sensazione di disgusto, ripensando a quello che era successo. Fu lì che mi alzai, congedandomi. 
Gli allenamenti con la Sylvester furono più duri del solito e quando restai da sola nello spogliatoio ringraziai di avere un po' di tempo per me stessa. Mi spogliai e mi misi sotto il getto caldo d' acqua della doccia. Fu estremamente rilassante e mi sentì del tutto stordita quando presi l'asciugamano per coprirmi e uscire fuori dal box doccia. Mi rivestì lentamente. Un po' annebbiata dal vapore dell' acqua calda che stentava ad andarsene, ritornai con la mente a quella sera, e a quei baci. La sensazione di nausea si impossessò di nuovo, ma fu fugace e veloce, e se andò presto. Mi ritrovai eccitata al pensiero di poter di nuovo sfiorare quelle labbra. Scossi la testa, scacciando quel tormento, presi la mia roba e tornai a casa.
Per la strada vidi Brittany camminare velocemente: quella volta non mi fermai. 
 
---
 
Era passata una settimana da quando presi coscienza di quello che era successo con Brittany, e da quel giorno ancora non ci eravamo rivolte la parola. La vidi poco, nonostante ormai già tutti nel gruppo l' amassero. Ogni volta, in mensa, sentivo il suo sguardo su di me che non cessava di scrutarmi anche se alzavo gli occhi, per farle capire che doveva smetterla. Mi infastidiva e mi rendeva instabile. Non mi piaceva sentirmi osservata. E in più non aveva senso: cosa voleva da me? Che le sorridessi e facessi come se niente fosse successo? Santana Lopez non lo avrebbe mai permesso. Sospirai e ricominciai a mangiare. 
 
" Ragazzi, domani sera usciamo? "
 
Quinn fece la solita proposta del venerdì e tutti furono d' accordo.
 
" Mi hanno detto che hanno aperto un nuovo pub, possiamo provare "
 
Bocca da Trota fece un sorriso e tutti gli altri annuirono.
 
" Almeno facciamo qualcosa di diverso "
 
In tutto quel trambusto di chiacchiere Brittany, che sfortunatamente era seduta di fronte a me, continuava a posare lo sguardo su di me. Sbottai a bassa voce e per la prima volta da una settimana le rivolsi la parola.
 
" Che hai da fissare tutto il tempo? "
 
Cercai di non farmi sentire dagli altri: un po' per non metterla in imbarazzo e un po' perché non volevo domande insensate. 
Le sue guance diventarono porpora e si sorprese a vedermi rivolta verso di lei. E nonostante gli avessi porso la domanda con arroganza, lei mi rispose con un sorriso.
 
" Niente .. è solo che sei bella "
 
Cercai di rispondere qualcosa, ma non ci riuscì. Finì col rimanere con la bocca aperta, decisamente stranita dalla risposta che non mi aspettavo. 
Lei mi continuava a guardare, poi scossi la testa. 
 
" Santana, che hai? " 
 
Rivolsi uno sguardo truce a Sam.
 
" Bocca di Trota, fatti gli affari tuoi "
 
E lui si zittì. Gli altri non si erano accorti di nulla. Allora Brittany mi sorrise di nuovo e io scostai definitivamente gli occhi dai suoi: tutto quello continuava a non aver senso. 
 
----
 
" Santana vacci piano, non ti è bastato sabato scorso? "
 
Quinn cercava di non farmi bere troppo, mentre io già ordinavo un altro bicchierino di Sambuca, che trangugiai in pochi attimi. 
Il bruciore che di solito si impossessava di me ai primi sorsi era già sparito. 
 
" Oh Quinnie, a me non basta mai, lo sai "
 
Risi da sola, già un po' brilla dopo quattro bicchieri bevuti nel giro di un' ora. Conciati più o meno come me c' erano Puck e Sam, che stavano parlando animatamente sotto lo sguardo stizzito di Mercedes. 
Brittany, che era vicino a loro, continuava a ridere. Qualche volta si girava nella mia direzione, ma in quelle situazioni distoglieva lo sguardo in pochi secondi. 
 
" Poi hai scoperto che è successo con Brittany? "
 
Quinn se ne uscì con la domanda del secolo. Anche da ubriaca, riuscì a mantenere lo sguardo pulito e saldo su di lei e a non tremare per l' agitazione. Mi feci i complimenti da sola.
 
" Non si ricorda niente neanche lei "
 
Dovetti dire una bugia e sperai che Quinn e Brittany non fossero così amiche da confidarsi: anche se, non sapevo perché, ma avevo come la sensazione che la biondina non avrebbe detto niente a nessuno. 
Su di un piccolo palco la Nana si stava esibendo: era forse l' unico pub che faceva Karaoke, mi sarei dovuta ricordare di ficcare una pallina da tennis in bocca a Sam, prima che iniziasse a proporre qualcosa. 
Dovevo ammettere che non era male, ma considerando che era già alla quarta canzone, mi stavo oltre modo stufando. 
 
" Fa scendere dal palco la Nana da giardino, non ho più voglia di sentire la sua voce "
 
Mi rivolsi a Finn che era seduto vicino a me e nel mentre ordinai un altro bicchierino che mi decisi dovesse essere l' ultimo della serata. 
 
" Santana, smettila di chiamare Rachel in quel modo "
 
Io gli rivolsi uno sguardo si ghiaccio: da ubriaca mi resi conto di essere ancora più aggressiva.
 
" Vedi di non dirmi cosa fare o non fare, Bietolone "
 
Lui fece per rispondermi ma Quinn lo fermò scuotendo la testa. 
Mi lasciarono bere in pace, finchè non sentì il bisogno di andare in bagno. Barcollavo non poco, ma riuscì a raggiungere il mio obiettivo senza l' aiuto di nessuno.
Quando entrai nella stanza, vidi che Brittany si stava scicquando il viso: mi detestai per non aver notato non ci fosse dai tavolini. 
Non avevo voglia di affrontarla, così cercai in poco tempo di raggiungere una delle porte che stavano di fronte ai lavandini. 
Ad un certo punto però, sfortuna volle che inciampai nei miei stessi piedi, nonostante la concentrazione che ci stavo mettendo nel camminare correttamente. Lei con agilità riuscì a non farmi cadere, e finì attaccata alla porta che avevo puntato poco prima. Il suo fiato era sul mio, ma si staccò, cercando di riprendersi dalla paura di vedermi per terra: capirai, io mi sarei fatto due risate.
 
" Non dovresti bere così ogni volta "
 
Sbuffai per la predica: non poteva stare zitta?
 
" Faccio quello che voglio "
 
Sbottai insofferente. Non avevo motivo di trattarla male, dopotutto ero io che l' avevo spinta nel corridoio, che l' avevo appiccicata al muro per poterla baciare e sfiorare. No, non era giusto risponderle male, ma sentì che l' avrei continuato a fare.
A quei ricordi, l' alcool azzerrò il mio buon senso e mi fece sentire eccitata. Così eccitata da volerlo rifare, da voler ribaciare quelle labbra, così morbide e deliziose. Leccai le mie, probabilmente senza farlo effettivamente a posta, ma lei se ne accorse e vidi i suoi occhi dilatarsi per un momento. 
 
" Perché mi devi trattare male? "
 
Lei abbassò lo sguardo su suoi piedi. Io ci pensai un attimo: trattavo male tutti, anche Quinn, che era la persona di cui mi potevo fidare. Ero fatta così, semplicemente. 
Era a pochi centimetri da me e quella sua uscita mi fece tremare: il suo tono un po' basso mi rese ancora più vogliosa di prendere quelle labbra e farle mie. Poteva entrare chiunque in quel bagno, ma non me ne fregava decisamente niente in quel momento. 
Ancora un po' instabile, resistetti in piedi e le posai una mano sotto al mento: le feci così alzare il capo costringendola a guardarmi. 
Penso avesse lo sgurdo più dolce che avessi mai visto. Oh si. 
 
" Io tratto male tutti Brittany, sono fatta così "
 
Lei mi scrutò un attimo, immobile. Sentì il suo respiro aumentare quando si accorse che ero a pochi centimetri da lei. Il mio cuore prese a battere velocemente, con la voglia di averla. Mi avvicinai ancora di più e chiusi gli occhi. Non vedevo l' ora di sentire le sue labbra sulle mie. Ma quando mi sporsi un po' più in là, quel tanto da sfiorarla, non la trovai. Sentì solo un' altra domanda.
 
" Poi mi dirai ancora che non succederà più? "
 
Decisi di essere chiara e da ubriaca tutto era più facile da dire.
 
" Probabile. Ripeto, sono così Brittany "
 
E questa volta, forse con aggressività, ma con tutta la voglia del mondo, senza lasciarle il tempo di rispondere o di decidere cosa fare, la baciai. 
Sentì il sapore di Sambuca mischiato al suo: in poco tempo la sua lingua combatteva con la mia, mentre lei non mi rifiutò. Si avvinghiò a me, e sentì la sua frustrazione, la voglia di avermi tanto quanto la mia. Quella settimana passata senza parole sembrava averci logorato, e adesso volevamo ancora di più non cancellare ciò che stava succedendo. Le passai le mani sulla schiena, fasciata da un vestitino azzurro. Le passai sulle spalle, poi sul collo e poi ancora ritornai alla sua schiena. Lei mi fece tremare quando le sue finirono sul mio ventre, ma con dolcezza, diversamente da come io la stavo sfiorando. E probabilmente se ne accorse, perché dopo un po' si staccò da me, un po' sgomenta. Rischiai di cadere di nuovo ma questa volta mi tenni io alla maniglia della porta, aggrappandomi al primo appiglio che trovavo. Col fiato ansimante, mi resi conto di volerlo fare ancora, perché mi faceva sentire viva ed eccitata, come non la ero da tempo. 
Ma ero anche ubriaca. E i miei sensi erano alterati, e tutto mi sembrava più bello, di questo ero sicura. 
Il giorno dopo avrei di nuovo avuto i miei dubbi. 
Di nuovo mi farei fatta talmente tante pippe mentali da non capirci niente.
Di nuovo sarei stata disgustata da me stessa. 
Ma come potevo avere sentimenti così contrastanti quando non ero ubriaca? 
E come potevo invece essere così sicura dal da farsi quando la ero?
L' impressione che mi stavo facendo era che stavo nascondendo a me stessa qualcosa. E questo qualcosa doveva farmi male, se volevo così sotterrarlo. 
Lei mi guardò con un' espressione che non riuscì a decifrare. 
 
" Ti aspetto qui " 
 
Appoggiata al lavandino cercava di far finta che niente fosse successo. Quando uscì dalla porta a cui prima ero attaccata, lei era ancora lì, come mi aveva detto. Fossi stata io sarei scappata a gambe levate: aveva un cuore nobile la biondina. 
 
" Non .. "
 
Ma lei mi interruppe.
 
" Non succederà più, lo so "
 
Si, lei avrei detto proprio quello. Ma poi, quando stavamo uscendo, io ancora traballante, cominciai a pensare che quella frase era solo lo scudo, era la mia protezione, il modo pero coprirmi. Autoconvincimento. 
Ritornammo ai nostri posti, Quinn mi guardò male, scoprendoci di nuovo insieme e guardando Brittany, che non aveva uno sguardo troppo felice. 
Decise di non chiedermi niente ed io, ancora stordita, cercai di rilassarmi.
Inutile dire che fu un tentativo mancato. 
 
---
 
Quando uscì dal pub, presi una boccata d' aria fresca e ne fui contenta. Non ero ancora del tutto a posto e se mi avesse beccato la polizia a guidare la macchina mi avrebbe tolto la patente senz' altro.
Sentì da lontano gli altri parlare, cercando di mettersi d' accordo. Io volevo solo andarmene a casa. Dormire e passarmi la domenica tranquilla.
 
" Io vado signori "
 
Strasciavo ancora un po' le parole, me ne resi conto.
 
" Tu non vai da nessuna parte, non puoi guidare così. Brittany allora l' accompagni tu? "
 
Lei sembrò un attimo pensarci. Io anticipai la scelta.
 
" Ce la faccio a tornare a casa da sola, non sono così ubriaca "
 
Cominciavo a spazientarmi.
 
" Vuoi perdere la patente Lopez? "
 
E io non potevo che rispondere di no.
Scossi la testa. Quinn quella sera avrebbe deciso per me.
Notai il suo sguardo supplichevole quando rifece la proposta a Brittany. Ma perché il destino mi faceva sempre stare a contatto con lei? 
Continuai, imperterrita, a trovare scuse.
 
" Nessuno guida la mia macchina, Quinnie, lo sai "
 
Masticai le parole, sperando che la mia amica lasciasse perdere: tutto fiato sprecato.
 
" Dovevi pensarci prima di bere "
 
Cercai in tutti i modi di farle cambiare idea, ma fu praticamente impossibile, e mi resi conto che no, non potevo rischiare di perdere la patente. I miei mi avrebbero uccisa.
Sentì alla fine Brittany parlare.
 
" Ok l' accompagno, tanto abito a pochi minuti da casa sua "
 
Quinn la ringraziò. Tutti si salutarono, nel mentre io cercavo di fare la scocciata. L' alcool mi rendeva decisamente più orgogliosa.
 
" Ciao Ubriacona "
 
Puck mi lasciò uno schiaffetto sul sedere. Io sbuffai e senza dire niente mi avvicinai alla macchina, aspettando Brittany. 
 
" Fai attenzione "
 
Il mio tono voleva sembrare minaccioso, mentre le lasciavo le chiavi in mano.
 
" Sali " mi disse soltanto, ma potei scorgere un sorrisetto. 
 
---
 
In realtà non era poi così male a guidare. Andava piano ed aveva una guida sicura. Ogni tanto mi guardava, ma lo notavo soltanto dalla sua ombra sul mio finestrino. 
 
" Non mi sembra il caso di tenere il broncio Santana "
 
Quando mi girai a osservare il suo viso, notai la bocca distesa in un' espressione dolce: non voleva farmi la predica.
 
" Quinn non si fida di me " mi lamentai, consapevole del fatto che avesse totalmente ragione. Ma ero ancora un po' ubriaca e forse alla ricerca di attenzioni.
 
Lei rise. La sua risata aveva un non so che di morbido e vellutato, anche la sua voce era così viva. I miei pensieri erano malati, invece. 
 
" Chissà perché .. "
 
Mi rispose, e poi rimase su di noi il silenzio. Ad un certo punto, vidi la sua mano cercare di accendere la radio.
 
" Faccio io "
 
Tolsi la sua mano dallo stereo e a quel contatto sentì la sensazione di lei e delle sue dita su di me. Rabbrividì un attimo: maledetto alcool.
La musica si impossessò dell' abitacolo. Canticchiai un po', cercando di non darlo troppo a vedere. Mi piaceva quella canzone " Painted in red ", amavo cantarla. La rimisa da capo, e cominciai a non farci più caso a lei: mi sentivo cullata dai sedili della mia auto e dalla tranquillità che emanava Brittany. Mi lasciai andare.
 
 
And I’m alright
Standing in the streetlights here
Is this meant for me
My time on the outside is over
 
We don’t know how you’re spending
all of your days
Knowing that love isn’t here
You see the pictures
But you don’t know their names
Cause love isn’t here
 
Non la vidi neanche girarsi verso di me, guardarmi con un sorriso e alzare il volume. Sentì soltanto la sua voce raggiungere la mia, così velluata, ancora e ancora. Si lasciò andare. 
 
And I can’t do this by myself
All of these problems, they’re all in your head
And I can’t be somebody else
You took something perfect
And painted it red 
 
E poi non cantai più. Lasciai a lei la strofa successiva, che un po' guardava la strada e un po' sembrava dedicarmi quelle poche parole. 
 
No sympathy 
When shouting out is all you know
Behind your lies
I can see the secrets you don’t show
 
E poi, eliminò il contatto visivo, ritornado a guardare fissa la strada. La magia che sembrò essersi creata in quei pochi minuti era come scomparsa. Non ci capì ancora molto, nel buio dell' abitacolo, con le poche luci che illuminavano la strada, ma la musica continuò a suonare e noi due restammo in silenzio, finché la macchina non si fermò. Brittany fece un parcheggio che mi risultò perfetto e poi scese dalla macchina. Non capivo cosa potesse provare, perché si fosse interrotta in un momento che da ubriaca per me era perfetta. Avrei voluto continuare per ore. Ma lei non era del mio parere. 
Non aprì subito la portiera, volevo stare un attimino di più lì, con il suo profumo che aleggiava nell' aria, pensando che se ne fosse andata senza neanche salutarmi: ma non l' avrebbe mai fatto. Brittany non amava lasciare le questioni a metà, quella fu una delle cose che capì subito di lei.
 
" Ti aiuto? " aprì la portiera al posto mio, pensando non ce la facessi. 
 
Scossi la testa e riuscì a mettermi in piedi senza particolari problemi: la sbronza doveva essermi passata quasi del tutto. 
Quella persona nell' abitacolo ero io? 
 
" Come torni a casa? "
 
Lei mi guardò un po' meglio e poi mi rispose.
 
" A piedi, sono due minuti da qua "
 
Annuì: avrei voluto accompagnarla, ma il mio orgoglio non mi permetteva di farlo. 
 
" Io vado, ciao " le dissi frettolosa, con tutta la voglia di togliermi da quel momento imbarazzante: i saluti mi spaventavano.
 
" Ciao " mi sussurrò piano, quando prese il marciapiede che portava verso casa sua.
 
Volevo ringraziarla, ma non me la sentivo. Era difficile farlo, non mi volevo esporre e di lei non mi importava e lì resuscitò quella sensazione di nausea che avevo al solo pensiero dell' intimità che ci aveva sfiorato. 
Prepotente si impossessò di me. Quando girai la chiave nella toppa e aprì la porta, mi girai un attimo, cercando di capire se fosse ancora lì vicino. 
Ma non la trovai, la sua ombra era già sparita. 
Di quella sera mi restava soltanto un grazie non detto. 


ANGOLO AUTRICE:

Bonaseeera! 
Ritorno con un altro capitolo, spero vi faccia piacere che per farmi perdonare sto facendo di tutto per pubblicare il prima possibile! Oh yes! 
Questo capitolo è stata una sorpresa unica per me, mentre lo scrivevo, e spero possa essere stato bello anche per voi!
Sono sempre stra contenta se mi fate sapere cosa ne pensate, mi serve veramente sapere se sto facendo un buon lavoro o no, insomma ho voglia di migliorare e voi mi potreste aiutare a farlo! 
Bando alle ciance, vi ringrazio e vado a letto, all right? 
Grazie, grazie, grazie, a TUTTI!

Se volete contattarmi per qualsiasi cosa, questo è il mio profilo: 
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Giulia e buona notte!

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Capitolo 6
*** Hopeless ***


Non sapevo cosa fare. Per la seconda volta nel giro di una settimana quella biondina faceva di me una persona diversa. Non mi capivo e non riuscivo a trovare un pensiero razionale quando andavo a ripescare i momenti passati con lei.
Stavo sbagliando? 
La nausea che mi prendeva ogni volta e non mi lasciava andare per un po' era perché non volevo accettare tutto ciò?
Perché non era normale che mi potesse piacere una ragazza?
Perché non volevo scoprirmi?
Troppe domande, e a nessuna di queste una risposta. Sbuffai, maledicendo l' Universo per avermi fatto incontrare Brittany Pierce. Buttai la sigaretta lì vicino, spegnendola con un gesto del piede: a volte mi faceva bene, mi rendeva per poco leggera. 
Non sapevo che decisione prendere. Ero fuori da casa sua. Si, stavo cercando di scegliere. 
Erano due i comportamenti che potevo adottare: stronza agguerrita e indifferente, ovvero colei che ero per la maggior parte del tempo o la piccola Santana che io stessa conoscevo ma a cui non permettevo di mostrarsi. 
Tutto questo per una biondina. 
Non provavo niente per lei, ma già il fatto di sentirmi vulnerabile mi rendeva agitata. Nessuno era mai riuscito a smovermi così. Sbuffai ancora, ma non seppi cosa fare. 
Sperai diverse volte che uscisse, in modo da finalmente affrontare il discorso, ma non successe. Dopotutto io non sapevo niente di quella ragazza: a quello non avevo mai pensato.
Presi un respiro e mi avvicinai alla sua porta di casa, dove l' avevo lasciata le due volte in cui l' avevo riaccompagnata.
Portai un dito al citofono. Stavo per suonare quando un dubbio si insinuava in me: mi stavo mostrando debole di fronte ad una ragazza che manco sapevo chi fosse, con cui mi ero baciata due volte, che non mi conosceva e sostanzialmente non faceva parte della mia vita.
La Santana stronza arrogante e indifferente si fece totalmente largo in me, riempiedomi di medicina per la paura.
Suonai questa volta, ma l' obiettivo che avevo era considerevolmente diverso.
Arrivò lei ad aprirmi e quando mi vide potei notare un sguardo sorpreso ma raggiante. 
 
" Ciao "
 
Mi sforzai per non farle un sorriso. Dovevo attaccare.
 
" Ciao, ti devo parlare. Esci con me un attimo "
 
Il mio tono era perentorio e il piccolo sorriso che le era nato sul viso si spense in un istante. Annuì piano e mi seguì vicina alla macchina.
Mi appoggiai alla mia auto e sentì per un momento il bisogno di stare in silenzio: nel mentre mi accesi una sigaretta, aspirandone l' odore acre.
Lei continuò a fissarmi, permettendomi di tenerla sotto tiro.
 
" Quello che è successo non ha senso, non credi anche tu? "
 
Stronza e indifferente, stronza e indifferente.
Era un mantra.
Feci un sorrisetto arrogante, aspettando una sua risposta che però non arrivò. Di lei notai solo lo sguardo basso.
 
" Spero che tu non abbia detto niente a nessuno "
 
Il pensiero che si potesse essere confidata con qualcuno mi faceva girare la testa: nessuno doveva sapere. Un senso di vergogna mi attraversò per un attimo. 
 
" No "
 
Fu la sua unica risposta. 
 
" A parte a Lord Tabbinton, ma perché io e lui ci confidiamo sempre "
 
Aggiunse.
 
" Lord chi? "
 
A volte se ne usciva con delle frasi che a stento riuscivo a capire.
 
" E' il mio gatto, ma gli ho fatto promettere di non dirlo nessuno "
 
Beh, effettivamente il gatto non l' avevo considerato, tra la marmaglia di amici che aveva. 
Sospirai di sollievo.
 
" Passi per Lord .. qualcosa, ma non devi dirlo a nessuno Brittany, capito? Ne va della mia reputazione "
 
Lei annuì, sembrando un po' triste.
 
" Non dirò niente a nessuno "
 
Continuò a guardare per terra.
 
" Brava, e fai bene. Non sarebbe una bella cosa per nessuna delle due. Girerebbero voci ingiuste e senza senso, per una cosa che non ha neanche importanza. Non mi sembra il caso "
 
Mi resi conto che per quanto mi sforzassi comunque non riuscivo ad essere nella mia totalità la Santana stronza. Questa ragazza e i soi occhi azzurri mi facevano un effetto sconosciuto.
Finì la sigaretta e la buttai per terra sotto il suo sguardo. Non mi rispose subito, forse ci mise un po' ad elaborare la risposta. O forse era veramente stupida. 
 
" E' vero, e poi immagino che la paura sia troppo forte, per andare avanti no? "
 
No, decisamente la mia seconda opinione venne spiazzata via da una risposta così sincera e vera che mi fece quasi tremare. 
Paura, fottutissima paura. Aveva ragione: avevo paura per tutta quella situazione che un minimo doveva importarmi, considerando di essermi andata a cercare io Brittany a casa sua. Ma questo sicuramente non mi avrebbe fermata: il fatto di averla tra le amicizie comuni mi rendeva il tutto un po' più difficile, ma ero Santana Lopez, e non mi facevo scalfire da niente.
 
" Io non ho paura, Biondina. Solo non voglio dovermi vergognare di parlare con te, perché sei andata a dire qualcosa a qualcuno, non credi? "
 
Eccomi di nuovo. La vidi chiudere piano gli occhi, cercando forse di trattenere le lacrime. 
Entrai in macchina, senza neanche darle il tempo di rispondere. 
Con un ghigno sul viso, la salutai.
 
" Ci si vede a scuola " e andai via. 
 
Tirai un sospiro di sollievo mentre la mia auto si allontanava da quell' immagine triste di Brittany. 
Sarebbe stato difficile, non avevo dubbi. 
 
---
 
 
Silenzio. Qella era la strategia più facile. Non volevo nè insultarla, nè renderle la vita un inferno, ne avevo già di persone da prendere di mira che la metà bastavano. 
Il silenzio era l' arma migliore. Nessuno si sarebbe accorto di niente, tanto meno Quinn che era diventata un po' troppo scrupolosa nel parlare di me e Brittany, quasi fossimo collegate in qualche modo. Nessuno doveve dubitare, e non sarebbe successo. 
Non avevo ancora in mente quali potessero essere le conseguenze che qualcuno fosse venuto a saperlo, ma secondo l' esperienza di Kurt, non era niente di buono. 
E io non potevo permetterlo. Oltretutto tra di noi non c' era niente, niente. 
Lei smise di guardarmi. Non sentivo più i suoi occhi su di me, in mensa, come se per tacito accordo mi stesse evitando. 
Sicuramente mi semplificava la vita. 
Il silenzio, era facile da mantenere. Un " Ciao " la mattina, che la maggior parte delle volte era rivolto a tutti e nessun più contatto. 
Questo era il piano. 
Un' altra parte del piano era che non dovevo più bere in sua presenza, mai più. Quando ero ubriaca non mi contenevo di certo, come avevo potuto notare. Non ne conoscevo il motivo e sicuramente non avrei voluto saperlo. Ecco tutto.
Semplice, reale e facile. 
Ma c' era decisamente qualcosa che non andava in me. Non mi sentivo .. soddisfatta? 
Non avrei saputo interpretare al meglio i miei sentimenti, considerando il fatto che mai mi ero messa a decifrarli, ma sapevo fosse nei confronti di Brittany. 
Non volevo sapere neanche quello. Negazione. 
E avrei continuato così. 
 
---
 
Era un altro venerdì sera, ed eravamo di nuovo tutti insieme. Questa volta però, mi ero ripromessa di non ubriacarmi. L' estate si stava avvicinando e sentio quel profumo che prometteva grandi emozioni: feste, alcool e vita. Nonostante i diplomi, nonostante lo studio e i mille pensieri, il mio cuore perdeva un battito al pensiero di passare un' estate a Lima, l' ultima probabilmente. O almeno, l' ultima da vera adolescente senza particolari responsabilità. Non avrei mai perso la mia vena festaiola. 
Alla festa del diploma, lì avrei dato sicuramente il mio meglio. Quindi avevo deciso di tenermi alla larga dall' alcool e da sbronze per un po'. 
E Quinn era totalmente d' accordo. 
Sorseggiai il mio analcolico alla frutta mentre Puck stava discutendo sulla sua media scolastica.
 
" Sono nei casini, non so come fare a recuperare. La prof di geografia sta facendo di tutto per mettermi i bastoni tra le ruote "
 
" Se avessi studiato prima questo non sarebbe successo, Testone "
 
Quinn lo rimproverò, ma con un pizzico di dolcezza che non mancai di notare.
Sorrisi. Lui invece sbuffò, già un po' ubriaco, ma con un' evidente ciucca triste.
 
" Beh io non mi diplomo "
 
Brittany se ne uscì con quella frase e mi spiazzò non poco. Soprattutto perché l' aveva detto con disinvoltura, come se fosse una cosa normale.
 
" Come non ti diplomi! "
 
Fu Rachel ad intromettersi nel discorso.
La Biondina scosse le spalle.
 
" No, ho una media bassissima e mi hanno già detto che devo ripetere l' anno "
 
" E non c' è alternativa? "
 
Quinn sembrò preoccupata, anzi tutti sembravano sconvolti dalla notizia. Dopotutto erano cose che accadevano, mi dissi.
 
" Nessuna, ma va bene. Prossimo anno recupero, tanto non avrei saputo cosa fare ora "
 
La guardai stralunata. Lei si voltò verso di me, mi restituì lo sguardo e poi continuò a discutere con Brittany.
 
" Dai, non mi puoi dire che non c' è soluzione. Manca un mese, mi vuoi dire che nessuno ti può dare un' opportunità? Noi potremmo aiutarti "
 
Quinn era un' inguaribile ottimista, e le volevo fondalmente bene soprattutto per questo. Lei ti sapeva dare una seconda opinione e la sua era sempre la più giusta. Dovevo ammetterlo, non c' era nessuna migliore di lei in quel campo.
 
" Non lo so, in realtà non ho neanche chiesto. Ma è tardi credo .. "
 
Il viso di Rachel si illuminò.
 
" Secondo me sei ancora in tempo, e poi piuttosto ci inventiamo qualcosa. Ho due padri gay, piuttosto faccio parlare loro con Figgins, potrei accusarlo di omofobia se anche solo rifiutasse e .. "
 
Continuò il suo monologo sotto lo sguardo compiaciuto di Brittany, che le sembrava grata anche solo per la fatica che stava facendo, insieme a Quinn, per trovarle una soluzione. Apprezzai la Nana, in quel conteste, e mi pesava ammetterlo.
Tutti parevano decisamente risoluti e sicuri che la situazione poteva essere migliorata. E dopo un po' cominciò a crederci anche la Biondina. 
 
" Io posso aiutare te e Puck di geografia, ho una memoria infallibile e varie tecniche per memorizzare eccezionali "
 
La Nana a quell' affermazione gonfiò il petto, orgogliosa di se stessa.
 
" Io amo la lettueratura inglese e ho il massimo in matematica " 
 
Mercedes fece un sorriso da crocerossina. Brittany battè le mani. 
 
" E io posso aiutarti di Scienze .. e Santana in spagnolo, no? "
 
Lì mi sentì gelare: maledetta Fabray. Avevo gli sguardi addosso di tutti, tranne quello della Biondina che continuava a fissare il suo bicchiere.
Non sapevo cosa fare: non volevo sinceramente prendermi un impegno con lei quando neanche una settimana prima le avevo detto determinate cose. 
Non volevo averla tra i piedi, rischiare qualcosa, e in più quel sentimento strano che non riconoscevo mi faceva sentire ancora di più insicura. 
Ma dovevo trovare una risposta, e subito. Decisi di stare sul vago.
 
" Non lo so, ho un po' di cose da fare, con le Cheerios e tutto, non avrei il tempo "
 
Vidi lo sguardo deluso di Brittany attraversarle gli occhi. Lo ignorai. 
 
" Avanti Santana, non fare la preziosa. Siamo una squadra "
 
Avrei voluto ammazzare Puck, in quel momento. Sentivo di non potermi sbilanciare troppo nè in negativo nè in positivo. 
Continuavo ad avere il loro sguardi addosso.
 
" Tanto Figgins non le darà mai il permesso di recuperare, è impossibile, è praticamente finito l' anno "
 
Quasi tutti sbuffarono, per il mio pessimismo dirompente. Fosse stata un' altra persona, l' avrei fatto. Ma proprio lei.
Quinn non demorse, doveva essersi accorta che qualcosa non andava.  
 
" Beh se dice di si sei dentro o no? Aiuterai Brittany in spagnolo? "
 
Sbuffai sonoramente, poco compiaciuta dalla cosa.
 
" E va bene, ma quando e dove voglio io. Ho una mia vita " sbottai, in preda ad un esaurimento.
 
Vidi Brittany alzare il capo, sorridermi quasi e poi tornare a chiacchierare con gli altri.
Egoisticamente sperai che Figgins mi togliesse il problema di torno: volevo solo silenzio. 
 
---
 
Eravamo in macchina da sole. 
Finiva sempre così alla fine. Visto che abitavamo vicine, chi dovevamo accompagnare a casa Brittany ero sempre io. E non poteva andare diversamente, considerando che quasi tutti erano lontani e non avrebbe avuto senso rifiutare. 
Sbuffai entrando in macchina e mi resi conto che lo facevo ogni giorno sempre più spesso: mi sarei dovuta controllare.
Aggiustai lo specchietto per uscire dal parcheggio e imboccai la strada per casa. 
Lei era seduta composta e in silenzio guardava Lima, che nella notte sembrava più spenta che mai.
Poi parlò.
 
" Se non ti va non sei obbligata. Tanto non penso che Figgins mi darà un' altra opportunità "
 
Cercai di non guardarla, osservando la strada davanti a noi. 
 
" No, non mi va, ma conoscendo gli altri mi darebbero troppe colpe se non ti aiutassi e non ho voglia di sentirmi replicare niente in quest' ultimo periodo "
 
Vidi il suo profilo contrarsi. 
 
" Allora sarò io a non volere il tuo aiuto "
 
Quella sua frase mi spiazzò non poco: forse mi sbagliavo a pensare di avere completamente la situazione in pugno. 
Soprattutto, mi rese irritata. Ancora grazie che sprecavo il mio tempo per lei, e lei lo rifiutava.
 
" E invece lo riceverai, punto e basta. Non ho voglia di grane Brittany "
 
Lei scosse le spalle.
 
" Troverò un insegnante di sostegno, mi farò aiutare da Shue, in qualche modo farò "
 
Brittany era decisa: probabilmente si stava stancando di essere trattata nel peggior modo possibile. Dopotutto non aveva tutti i torti. Ma non volevo lasciarla vincere, non ne avevo nessuan intenzione. Non replicai più, tenendomi in riserva l' ultima parola quando avrei accostato fuori da casa sua. 
Mi fermai sulla strada deserta, quando vidi la villa a pochi passi. 
 
" Grazie del passaggio "
 
Lei fece per uscire, aprendo la portiera, ma la bloccai afferrandole il polso. Lei sorpresa si voltò verso di me, con lo sguardo anche un po' preoccupato.
 
" Se Figgins ti darà il permesso, avrai il mio aiuto. Non puoi avere di meglio, volente o nolente "
 
La lasciai e lei mi guardò un attimo fissa. Poi, senza dire niente, scese e raggiunse veloce la porta di casa. 
Appoggiai il capo sul volante, sconfitta. Volevo che tutto non fosse successo, che ogni cosa fosse ancora al suo posto: la mia testardaggine, il mio carattere spinoso, le mie battute perfide. Ed era ancora tutto lì, ma non se si trattava di Brittany. 
Cosa mi stava succedendo? 
 
---
 
La frustrazione per quel rapporto che non capivo mi faceva dannare. 
Continuavo a farmi domande su domande, senza ovviamente avere una risposta vera, e il fatto di non poter almeno condividere tutto quel casino con qualcuno permetteva a me stessa di coprire i miei sentimenti. Di negarli almeno, in caso ci fossero stati. 
Così, avevo deciso di non pensare. Prima di prendere quella decisione, pensai un ultima volta a quello che stava succedendo, e mi resi conto che facevo una scelta ogni due per tre, senza mai portarla a termine. 
In quel momento però, sentì forte quel pensiero, che mia mamma mi aveva trasmesso fin da quando ero piccola: niente ti accade nella vita che sia più grosso delle tue spalle. 
Ed era vero, mi resi estremamente conto che mi stavo facendo idee strane quando invece potevo godermi rilassata quell' ultimo mese di scuola, che avevo terminato alla grande. Niente pensieri, niente di niente. Tutto era alla mia portata, e avevo convenuto con me stessa che Brittany era di passaggio e che era solamente un' esperienza in più a cui poteva mettere un segno del liceo. 
Punto e basta. Con questo pensiero positivo varcò la soglia della scuola con il suo solito fare trionfale, e quel ghigno malefico che faceva arretrare diverse persone.
Da lontano, vide il gruppo dei suoi amici congratularsi con Brittany, esultando. 
Quando si avvicinò, molto la attrassero a quel connubio di parole, gridolini e odore di speranza.
Spuntò la Nana da un angolo tutta eccitata e mi diede la notizia.
 
" Figgins ha dato a Brittany un' ultima possibilità! "
 
Rimasi con la bocca mezza aperta, mentre la Biondina mi guardava con uno sguardo dolce e felice. 
Ok, ci avrei dovuto lavorare un po', a quel pensiero positivo. 


ANGOLO AUTRICE:

Hola! 
Sono tornata con un altro capitolo, che spero possa piacervi :) 
mi rendo conto che questa fan fic non è molto seguita, forse per la storia in sè, che non sembra molto originale, o non lo so, forse come scrivo, o com' è andato tutto veloce.
Insomma, sto capendo se continuarla o no, anche se lasciare le fan fic a metà penso sia un' opzione veramente orribile. 
Ogni storia deve avere la sua fine. 
So, se volete darmi dei consigli, farmi sapere se vi sta prendendo o no, se devo modificare qualcosa, se il tema è trito e ritrito, insomma, fatevi sentire!! Almeno so il perché e posso migliorare. Così continuo a restare mediocre, e non mi va. 
Comunque ringrazioe veramente TUTTI, un bacione, Giulia! 


Se volete contattarmi per qualsiasi cosa, questo è il mio profilo: http://www.facebook.com/giulia.efp !

 

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Capitolo 7
*** The secret! ***


THE SECRET


Ho sempre creduto alla forza d' attrazione e all' Universo. 
Almeno, mia madre mi aveva sempre detto due cose, e io ci avevo sempre immensamente creduto: la prima era che se volevi una cosa, e la volevi fortemente, l' Universo cospirava affinchè quella arrivasse il prima possibile. Come se ti vedesse da lassù e ti selezionasse: ok allora quella ragazza è .. Santana Lopez .. vediamo l' ordine che ha fatto. L' Universo scrutava ciò che volevi ( per esempio: voglio che quella verifica vada bene ) e poi puff, lo faceva accadere. Soltanto perché pensavi a quella cosa e facevi quel determinato ordine, l' Universo, il mondo, Dio, chiamatelo come volete, non poteva certo fare a meno di non ascoltarti. 
La seconda era che, potevi anche volerlo con tutto il tuo cuore, ma se non facevi delle azioni, quel tuo ordine sarebbe rimasto lì dov' era.
Mia madre però mi aveva detto anche una terza cosa: quel procedimento funzionava anche in negativo. Mi aveva sempre spiegato che il nostro cervello non riconosce il comando NON, quindi gli ordini che facevi all' Universo col NON, inconsciamente ti arrivavano lo stesso. Mi aveva detto di provare per credere. Ed io ero andata scuola e quel giorno la mia professoressa aveva deciso di interrogare. Ho desiderato che NON interrogasse me, e dando ragione a mia madre, scelse tra i nomi Santana Lopez. 
Da quel momento, da quando mia madre si decise a confessarmi il segreto che le aveva fatto ottenere il successo nella vita, la mia cambiò. 
Insomma, quando hai pensieri positivi, inizi a pensare che tutto andrà bene e ad utilizzare la tua mente al meglio, quello non poteva che rendere la tua vita migliore. Questione di scelte. E ho sempre considerato che fosse quello il punto chiave, la me stessa vincente: se credevi fortemente in qualcosa, per forza ti arrivava. 
E io quel giornio, mi ero scordata tutte le regole del NON. 
Si, me le ero praticamente perse per strada. 
Non volevo assolutamente fare lezione a Brittany.
Non volevo che lei mi chiamasse per capire se fossi disposta a farla.
O peggio ancora non volevo che potesse venire sotto casa mia a farmi quella richiesta. 
Io avevo chiesto all' Universo, e lui ti ascolta, e lui ti dà.
Avevo ordinato, e mi era arrivata proprio Brittany a suonare alla porta. Quando vidi il suo viso un po' sorridente un po' imbarazzato, tutto quello che pensai fu che avevo fatto male il mio ordine, che quello che non volevo mi era presentato nel più piccolo lasso di tempo che mi potessi mai immaginare.
Risi quasi di me stessa, quando la salutai.
 
" Ciao Brittany " le dissi, e lei mi sorrise questa volta con più impeto. Forse il mio sguardo sbigottito non era il mio solito che doveva incutere timore.
 
" Ciao! " e poi fece una pausa. " Senti mi chiedevo se fossi disposta a darmi quelle lezioni ecco .. " 
 
Io probabilmente non feci la faccia più felice al mondo, perché lei non mi fece neanche rispondere.
 
" Cioè .. se non vuoi non fa niente, me lo può insegnare anche Lord Tubbinton, l' altra volta mi ha confessato che mentre ero via per l' estate, ha avuto dei traffici illegali in Spagna, e così l' ha dovuto imparare "
 
Alzai il sopracciglio. Lei tentò di ricominciare non trovando in me una risposta, ma io la bloccai facendole gesto con la mano di non parlare di nuovo.
 
" Di a Lord Tubbinton che sarà per un' altra volta. Entra "
 
Eravamo sole in casa e fui grata di ciò: presentare a mia madre Brittany avrebbe voluto dire perdere il doppio del tempo di quella missione, considerando la sua gentilezza e la bonorietà della bionda.
Salimmo in camera. 
Lei aveva con sè tutto il materiale, la feci sedere sul letto e lei si guardò intorno.
 
" Ti piace il nero? "
 
Alzai gli occhi per un attimo poi li rimisi sul libro di spagnolo.
 
" Da cosa lo deduci? "
 
Voleva essere una battuta, lo giuro, ma capì che Brittany non dovette afferrarlo perché cominciò ad elencare tutte le cose che avevo in camera di quel colore, velocemente. La fermai di nuovo. 
 
" Era una battuta Brittany "
 
Lei aprì le labbra in una piccola " O ", arrossì un attimo e imbarazzata si scusò. Io scrollai le spalle.
 
" Allora da dove vuoi cominciare? "
 
Presi a sfogliare il libro, passando su cose che sapevo da quando ero nata.
 
" Dall' inizio .. ? "
 
Oh si, fu una domanda, mista a dubbio, ma fu una domanda.
 
" Tutto il programma? "
 
Sgranai per un attimo gli occhi: non ce l' avremmo mai fatta, non se ci fossimo solo viste una volta la settimana, non con la lentezza di Brittany, non con tutte quelle cose da fare.
 
" Tutto " qui rispose sicura con un sorriso: e mi chiesi cos' avesse da ridere.
 
Tentai di recuperare il buon senso.
 
" Qualcosa avrai pur studiato no? "
 
Lei sembrò di nuovo in imbarazzo. 
 
" Letto? "
 
Tentai ancora, cercando un assenso, ma da lei non venne risposta.
 
" Almeno aperto il libro e guardato? "
 
Qui si illuminò.
 
" Oh si le immagini le so tutte, sono così carine. Soprattutte quelle a pagina 13, dove ci sono tutti gli amici di Lord T. "
 
Prima o poi avrei fatto fuori quel gatto, lo giurai a me stessa.
Cercai di non prendermela troppo, di calmarmi: dopotutto se lei non passava l' anno erano solo fatti suoi.
 
" Dunque .. quando hai l' esame? "
 
Lei prese il diario in cerca della data, ma continuava a sfogliarlo senza meta.
La vidi agitata.
 
" Brittany, vuoi che ci guardi io? "
 
Lei annuì vigorosamente: sembrava fosse da tanto in attesa di quella proposta.
 
" Faccio confusione col calendario .. scusa " 
 
Mise su un broncio che avrebbe fatto intenerire i più e lo ammisi, anche io restai un attimo a guardarla, senza più quello sguardo scocciato.
 
" Comunque l' ho scritto da qualche parte intorno alla fine di Maggio credo .. siamo a Maggio no? Si dovrebbe essere alla fine di Maggio .. "
 
Sembrava stesse parlando più con se stessa che con me. Sfogliai il diario e finalmente trovai la data. 
Avevamo SOLO tre settimane. 
Solo tre settimane perché lei imparasse lo spagnolo. Cominciai a ridere, sconfitta.
 
" Ho scritto qualcosa di sbagliato? "
 
Prese il diario, lesse e probabilmente non trovò nessun errore, perché mi guardò decisamente confusa.
 
" Brittany, non ce la faremo mai lo sai? "
 
Lei abbassò gli occhi, scoraggiata dalle mie parole e dalle mie risate.
 
" Ok allora non fa niente, verrò bocciata "
 
E sapevo che non aveva detto quelle parole per attirare la mia attenzione, era troppo genuina, ma le aveva dette perché ci credeva, e perché forse credeva in me. Cominciò a recuperare le sue cose. Io non seppi cosa fare, ma poi il mio cuore decise per me.
 
" Fermati un attimo "
 
Mi alzai e la bloccai un attimo, cercando di non toccarla poi troppo.
 
" Senti, abbiamo poco tempo, vuol dire che dobbiamo impegnarci tanto, devi stare tante ore a studiare e devi fare quello che ti dico, sei disposta a farlo? "
 
" Si " disse con forza.
 
" Sei sicura Brittany? Ti assicuro che non sarà per niente facile "
 
Lei fece uno sguardo convinto .. che convinse anche me.
 
" Giuro che ci metterò tutta me stessa, a costo di richiamare tutti i folletti e le fatine in mio aiuto "
 
Tralasciai l' ultimo dettaglio, sospirai e la feci risedere.
 
" Bene, si comincia "
 
----
 
Scoprì non essere poi così male. Insomma, se ci si metteva, se si concentrava, se stava seduta e non si agitava, i risultati potevano essere buoni. 
Si, utilizzavamo un sacco di tempo. Ma dopo due ore eravamo anche riuscite a superare la famosa pagina 13, su cui lei cercò di restare più tempo possibile, per non far offendere gli amici del suo gatto. Quando la oltrepassammo, li salutò dispiaciuta. E lì mi fece sorridere, perché tutto ciò che diceva, tutto ciò a cui pensava, sapevo essere verità. Non avevo mai sinceramente trovato nessuno di così puro di cuore e così tranquillo nell' esprimere la sua opinione, anche se folle. I suoi occhi erano magnetici e mi ritrovai a volte a fissarli. Il suo corpo mi provocò in realtà diversi brividi e per un attimo mi congratulai con me stessa per aver baciato una ragazza così bella. Poi mi riscossi dai miei pensieri. Tutto quello era un altro affare e doveva rimanere fuori. 
 
" Abbiamo finito per oggi "
 
Quando richiusi il libro, Brittany era sdraiata sul letto, che ripeteva i numeri ad alta voce.
 
" Brittany, sei con me? "
 
Lei si riscosse un attimo, mi sorrise e mi fece segno di si con la testa.
 
" A casa completerai gli esercizi, in caso avessi dei dubbi mi chiami ok? " 
 
Lei annuì con forza, poi sul suo viso passò un' espressione di conflitto.
 
" Brittany cosa c' è? "
 
Notai che le piaceva un sacco essere chiamata per nome.
 
"  Come ti chiamo? Nel senso ti lancio un urlo oppure posso avere il tuo numero? "
 
Quella volta risi, per la sua ingenuità, per i suoi soliti dubbi, per le espressioni che faceva .. insomma risi, una risata vera.
Poi scrissi su di un foglio il numero e glielo diedi.
 
" Chiama sul cellulare, se urlassi rischieresti di disturbare il vicinato, non credi? "
 
" Si hai ragione "
 
Saltellò verso di me e prese il biglietto. Poi rimase un attimo di fronte a me. Io sentì il suo profumo arrivarmi al naso: era una fragranza così potente che mi fece un attimo barcollare.
Chiusi per un millesimo di secondo gli occhi, sperando che si allontanasse, che lasciasse la mia stanza, cosicchè le mie sensazioni e i miei sensi potessero ritornare allo stato normale di dormiveglia.
Poi fece una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi abbracciò. Mi strinse forte e il suo profumo mi investì ancora più forte. Rimasi rigida e non la abbracciai di rimando, aspettai solo che si staccasse da me, per lasciarmi respirare di nuovo. Di fronte a quella ragazza tutte le mie credenze cadevano. 
Pensiero positivo, pensiero positivo. 
Quando mi lasciò, fui contenta di vederla prendere la roba e scappare via, senza che neanche l' accompagnassi alla porta. Prima di andarsene del tutto, mi sorrise appena e poi non la vidi più.
E io, da sola, nella mia camera nera, sperai che quell' azzurro degli occhi di Brittany mi ricomparisse davanti, a dar luce a ciò che avevo intorno.
Non potevo scappare dalle mie sensazioni, ma comunque potevo arginarle. 
Avrei pensato che tutto sarebbe andato bene e che MAI sarebbe successo ancora qualcosa con la Biondina. Fu quel MAI a fregarmi.
 
---
 
Quando arrivai a scuola trovai Quinn e Brittany parlottare tra loro davanti all’ armadietto della seconda. Cercai di capire cosa dicessero senza farmi notare. 
 
“ Ieri ho fatto spagnolo con Santana, è stata fantastica! ”
 
Sorrisi da sola, senza sapere bene perché, ma quel complimento mi fece piacere.
 
“ Fantastica? ”
 
Quinn sembrò un po’ combattuta e stralunata. 
 
“ Si .. insomma all’ inizio si vedeva che non ne aveva molta voglia, poi però è cambiata! Tra l’ altro ci dobbiamo vedere più spesso perché abbiamo tanto da studiare e non posso permettermi pause, mi ha dato i compiti anche .. spero solo di averli fatti giusti ”
 
Ero compiaciuta dall’ entusiasmo di Brittany e dal fatto che fossi stata io a crearlo. Non avevo mai sentito una sensazione simile.
Quinn rimase un attimo zitta stordita dalle parole veloci della bionda.
Poi vidi quest’ ultima imbarazzarsi un attimo. Temevo avrebbe potuto dire dell’ abbraccio, e speravo potesse tenerselo per sé, infatti sembrava combattuta su come continuare quel racconto.
 
“ Si insomma .. poi quando ci siamo salutate .. ”
 
Ma lì interruppi le sue parole, salutando. Brittany si riprese un attimo e lasciò cadere il discorso, ed era quello che volevo. 
 
“ Ragazze .. ”
 
Quello fu il mio saluto e nel mentre cominciammo ad avviarci verso l’ aula di biologia. 
Vidi nello sguardo di Quinn parecchi interrogativi, che sperai si tenesse per sé. 
Ma se speri, muori schiacciato, come acino d’ uva, diceva il maestro Miaghi in Karate Kid.  
 
---
 
“ Santana ”
 
Quando risposi al cellulare, capì che la cosa sembrava seria.
 
“ Fabray, dimmi pure ”
 
La mia voce era tranquilla e leggera, ed effettivamente fui molto convincente. 
 
“ Allora .. come va? “
 
Prendeva tempo la Signorina .. ma io non ne avevo da sprecarne, considerando che di lì a poco sarebbe dovuta andare da Brittany per la lezione di spagnolo. La voglia era poca, ma si rese conto che aiutare la Biondina la faceva sentire soddisfatta, sensazione che non aveva mai provato prima. Santana Lopez, a cui piaceva aiutare le persone, sembrava quasi un’ utopia. Ma ulteriormente pensai che forse non era un sentimento generale, ma solo nei confronti della ragazza. Scosse la testa da sola, mentre al telefono cercava di intavolare un discorso con Quinn.
 
“ Fabray sputa il rospo, non ho tempo da perdere ”
 
Quinn sbuffò. 
 
“ Gentile come sempre eh Lopez ”
 
“ Il mio più grande pregio ”
 
Risi tra me e me, sentendo dalla cornetta uno sbuffo, questa volta divertito, della mia amica. 
 
“ Niente, volevo chiederti come stessero andando le lezioni con Brittany ”
 
Eccola lì, arrivare dove stavo aspettando che giungesse.
 
“ Quella ragazza non ha studiato niente, non ce la farà se non si impegnerà a dovere. Per fortuna di ritrova un’ insegnante come me ”
 
Mi lamentai e poi mi adulai, le cose che sapevo fare meglio. 
 
“ Sta mattina mi sembrava motivava ed entusiasta ”
 
Cercava di indagare, ma dove voleva arrivare?  
 
“ Te l’ ho detto, con un’ insegnante come me, non può essere altrimenti ”
 
Potei immaginare la faccia di Quinn esasperata. 
 
“ Santana ..” e nel suo tono c’ era rimprovero.
 
“ Dimmi Quinnie ”
 
La presi in giro.
 
“ Non è che … ti stai affezionando a Brittany, dopotutto? ”
 
Mi strozzai per un secondo con l’ acuqa che stavo mandando giù, aspettando che parlasse Quinn.
Tossì piano. 
Colta nel vivo, e Quinn mi conosceva troppo bene per non averlo capito.
 
" Soltanto perché mi avete obbligata a darle lezioni questo non vuol dire che mi ci debba affezionare "
 
" Ok, ok non ti scaldare! "
 
Alzai gli occhi al cielo e poi, guardando l' ora, mi accorsi di dover andare. Liquidai Quinn con un ciao, a cui lei rispose con " Se solo ti aprissi un po' " e prima che potesse continuare chiusi la chiamata. 
Io e i sentimenti non andavamo d' accordo.
Presi i libri di spagnolo, gli appunti e il diario e in due minuti fui davanti a casa di Brittany. 
Suonai, e dopo pochi secondi vidi la Biondina aprirmi la porta con un sorriso a trentacinque denti. Io, dopo la conversazione con Quinn, non avevo certo voglia di troppe moine. La salutai fredda ed entrai. 
Nell' atrio, ci raggiunse la mamma di Brittany, che era praticamente uguale alla figlia, con lo stesso sorriso, ma sicuramente meno disincantata. 
 
" Buongiorno signora, piacere di conoscerla "
 
" Piacere, chiamami Elizabeth "
 
Le strinsi la mano, educatamente, e lei ricambiò.
 
" Brittany mi ha parlato di te, le insegni spagnolo giusto? "
 
Annuì. " Si, abbiamo una grande montagna da scalare " 
Fui più gentile del solito, perchè la mamma di Brittany non sembrava poi troppo convinta.
 
" Prendo qualcosa in cucina e arrivo "
 
La Biondina saltellò fino alla cucina, lasciandomi con sua madre, che dopo poco mi si avvicinò.
 
" Senti Santana, non voglio essere cattiva, ma tutto questo progetto mi sembra assurdo. Brittany non ce la farà mai, è troppo lenta e a molte cose .. semplicemente non riesce ad arrivarci. Insomma, capisci quello che intendo? "
 
Sbarrai un attimo gli occhi quando Elizabeth cominciò a farmi quel discorso: mi chiesi con una madre come quella come Brittany facesse a credere in se stessa, se era sempre giustificata dal fatto di non essere abbastanza intellingente per fare qualcosa.
Trovavo la Biondina cona una marcia in più, solo utilizzata male.
 
" Non crede che sua figlia possa farcela? Brittany non è stupida "
 
La stavo difendendo, e non me lo sarei mai immaginata da me stessa. Stavo difendendo Brittany. La persona che più avrei voluto evitare, odiare, la persona che più mi metteva dubbi e mi faceva sentire confusa. La persona che parlava col suo gatto, pensando potesse capirla, e che credeva nelle fate. 
La stava difendendo. E purtroppo per lei, si sentì bene a farlo. 
 
" Non mi fraintedere, lo so che non è stupida .. solo non voglio che si illuda "
 
Non la guardai per un attimo, sperando che Brittany interrompesse quella conversazione al più presto.
 
" Aiuterò Brittany e farò di tutto per farle passare quel benedetto esame. Se lo merita "
 
Queste furono le mie ultime parole, poco razionali, che uscirono dalle mie labbra, prima che la Biondina non tornò da noi con un piatto pieno di leccornie.
 
" Andiamo? " chiese con il sorriso sul viso. 
 
Mi fece tenerezza. Il segreto di Brittany era che se qualcuno credeva in lei, lei non poteva far altro che credere in se stessa. Matematica. 
Le feci uno sguardo confortante che non riservavo praticamente a nessuno dei miei amici, e decisi che con lei sarei stata severa si, ma che avrei dato veramente il massimo. 
Mentre salivamo le scale e lei mi raccontava di come Lord Tubbinton fosse stato male quel mattino, io pensavo che le avrei parlato del mio segreto, e che se lo volevamo insieme, tutto poteva accadere


ANGOLO DELLA SCRITTRICE:

Un altro capitolo aggiunto. Spero vi possa piacere, è un po' di passaggio, ma questo a volte è necessario :)
fatemi sapere cosa ne pensate!
Ringrazio tutti tutti per le recensioni, per aver anche solo letto o preferito .. insomma, A TUTTI GRAZIE!
Se volete contattarmi per qualsiasi cosa, questo è il mio profilo: http://www.facebook.com/giulia.efp !

Un bacione, Giulia!!

 

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Capitolo 8
*** Lo voglio. ***


Scusate per il ritardo, sono terribile lo so.
Buona lettura, Giulia.


LO VOGLIO



Se ogni persona al mondo sapesse che sensazione ti dà aiutare il prossimo, senza per forza volere qualche cosa in cambio, tutti lo farebbero. Ne sono certa, e lo sapevo perché era quello che mi stava dando aiutare Brittany. Ormai ci vedevamo ogni giorno. Era diventata un’ abitudine e lei ne aveva sinceramente bisogno. Dopo due settimane, sentivo dentro di me una sensazione di gratitudine mai provata.
Mai.
Non sapevo come fosse possibile: mi sentivo sempre la stessa stronza, ma qualcosa era cambiato. Piano piano mi stavo rendendo conto che in realtà la volevo fare la stronza, che era un atteggiamento per allontanare quelle persone che avrebbero potuto rendermi migliore.
Non successe tutto insieme, non fu un cambiamento istantaneo, non diventai la persona più buona del mondo, che non si prendeva gioco delle persone insultandole.
No, decisamente.
Ma io, dentro me stessa, sapevo che qualcosa si stava modificando: semplicemente non avevo ancora voglia di dirlo al mondo interno.
Unica eccezione era Brittany, con cui condividevo diverse ore della giornata. Spagnolo era sicuramente la materia principale, ma molte volte mi ritrovai ad aiutarla anche in altri ragionamenti, con cui aveva un po’ di difficoltà.
Brittany non era stupida, le persone intorno a lei l’ avevano resa tale.
Brittany era speciale.
Nonostante i diversi sentimenti che provavo per lei di odio e “ amore ”, non potevo non ammettere che avesse addirittura qualcosa in più di tanti altri che avevo da sempre considerato intelligenti.
Era un modo tutto suo di porsi, così strambo a volte, ma così profondo al contempo. No, decisamente non avevo mai trovato prima una persona del genere. E un giorno, a fine settimana, mentre stava facendo il solito test, sdraiata sul letto, riuscì anche a sorridere pensando a quanto fosse così diversa.
E a quanto fosse bella.
Aveva la matita tra i denti e quello sguardo concentrato di chi ce la sta mettendo tutta. Stava finendo di mettere, al posto delle crocette, dei cuori sulle risposte che lei riteneva giuste, e non vedevo l’ ora di correggere quel compito, che sperai per entrambe fosse andato bene.
Ecco, cosa stavo imparando di nuovo: ad essere felice per i risultati che altre persone ottenevano.
Mi chiesi molte volte se quel discorso fosse rilegato solo a Brittany, e che se fosse successo al di fuori di quelle quattro mura, sarebbe stato diverso.
Non mi diedi mai una risposta in realtà, andava bene così.
Quella sensazione di nausea che mi aveva colto nei miei scorsi incontri-scontri con Brittany sembrava essersi dileguata. E ringraziai il cielo che fosse così: non se la meritava. Certo, tra di noi non era più successo niente di fisico.
Niente se non sfioramenti di mani accidentali e piccoli baci sulla guancia che si osava a darmi a fine recupero.
Ed era sempre bello sentire la sensazione delle sue labbra sulle mie guance, che in pochi secondi di pitturavano di rosso.
Si, arrossivo.
Non mi sconvolse tanto il fatto che diventavo sempre di un colorito rossastro, quanto la sensazione che sentivo ogni volta, come se un fuoco tentasse di uscire, scoprendo tutti i miei nervi. Il minimo contatto con lei mi rendeva nervosa e debole, e questi pensieri non mi rendevano felice nei suoi confronti.
Non pensavo fosse amore, semplicemente non sapevo cosa fosse, e le non - risposte mi davano fastidio. Dovevo sempre trovare un perché.
La vidi fare un sorriso quando velocemente si alzò dalla posizione che aveva assunto e mi consegnò il compito.
Io lo presi e mi misi sulla scrivania. Cominciai a correggerlo.
Sentivo Brittany andare avanti e indietro, e mi sentì in dovere di tranquillizzarla. Mi voltai e le rivolsi uno sguardo dolce.
Eh già, ma come facevo a non abbattere il più del necessario il mio solito muro se era così agitata e aveva lo sguardo afflitto?
 
“ Brittany, stai tranquilla. Andrà bene. E se non andrà bene ci metteremo ancora più impegno ”
 
Lei mi guardò un attimo e sembrò rassicurarsi veramente, come se le mie parole potessero avere un effetto magico su di lei.
Non la sentì più fiatare finché non finì di averlo corretto. Prima di girarmi a darglielo, sorrisi soddisfatta, sfogando un attimo quella smorfia isterica: ero felice. Ero dannatamente felice per il risultato ottenuto.
Quando riuscì a ristabilire il mio sguardo normale, le dissi che avevo finito.
Lei me lo strappò dalle mani con fretta, per vedere il voto.
Spalancò gli occhi, mandò in aria il foglio e cominciò a saltellare urlando per la contentezza: cosa poteva creare un semplice test, che dopotutto non valeva niente, in una ragazza che non aveva mai creduto in se stessa. Cominciai a ridere, decidendomi per una volta di lasciarmi andare. Il muro venne abbattuto in poco tempo e quasi mi congratulai con me stessa per i risultati che io stessa stavo ottenendo.
Crescere stava diventando qualcosa di bello.
 
“ Oh mio dio, A -, sono stata brava vero? A - ! ”
 
Continuai a ridere con lei, mentre la guardavo prendere Lord T. in braccio, facendolo volare. Io ero ancora seduta sulla sedia della scrivania. Fece una danza tutta sua, ma ad un certo punto smise di urlare, guardandomi.
Aveva uno sguardo strano in realtà, che in quel momento non decifrai.
 
“ Tu stai ridendo .. ”
 
Era uno sguardo pieno di .. non seppi dargli un nome, ma quando mi guardò in quel modo, capì quanto fossi forse stata stronza con lei inizialmente.
 
“ Tu stai ridendo .. con me ”
 
Allora si mise a ridere anche lei, più forte, tanto da sembrare una pazza posseduta. Io la seguì, mentre lei si avvicinò pericolosamente a me.
Prese le mie mani tra le sue, e mi fece alzare dalla sedia. A quel contatto alcuni brividi mi attraversarono la spina dorsale, rendendomi un attimo sorpresa quanto un tocco così piccolo potesse farmi sentire bene.
Nel silenzio più assoluto, mi trascinò con lei fino al bordo del letto. E l’ atmosfera cambiò, di nuovo. C’ era qualcosa nell’ aria, qualcosa di nuovo. Oltre la felicità, ora un sentimento sconosciuto si faceva vivo, mostrandosi partecipe nelle nostre vite.
Non sapevo cosa fare.
Lei mi guardava con uno sguardo profondo. Eravamo in piedi, ancora le sue mani nelle mie, e lei penetrava il mio cuore con i suoi occhi azzurro mare.
E la mia gola si seccò, in poco tempo.
Le mie mani divennero fredde, il mio cuore batteva forte.
Cosa stava succedendo?
Stavamo immobili.
Il silenzio aleggiava nella stanza, ma non era pesante, era un silenzio di attesa. Poi lei finalmente, per la mia sanità mentale, si mosse.
Si girò, mi fece voltare con lei e sentivo i polpacci toccare il materasso. Ma non mi fece sedere, anzi, tenendomi ancora le mani, si inginocchiò di fronte a me.
Cominciavo veramente a non capirci più niente, ma il mio cervello non riusciva a seguire le sensazioni che provavo e i battiti del mio cuore.
Che stranezza era quella?
 
“ Grazie ”
 
Mi sussurrò guardandomi negli occhi, senza aggiungere nient’ altro.
Io non sapevo cosa fare, le risposi con un sorriso.
Ma poi continuò. Ero immobile e trattenevo il respiro e tutto ciò che riuscivo a pensare era che i suoi occhi erano bellissimi, le sue mani calde e il suo sorriso magnifico. E tutto ciò che riuscì a sentire fu il suo respiro che prese prima di parlare, fu il mio che trattenni mentre si accingeva a parlare, fu quel silenzio che di silenzio non si trattava.
 
“ Ecco … tra di noi non è stato tutto facile. Abbiamo iniziato male, anche se quello che ci è successo l’ ho desiderato. Ma sono pronta a rimanere tua amica per il resto della mia vita, se solo tu lo vuoi. La mia amica che mi sta aiutando con lo spagnolo, e che crede in me così tanto da seguirmi ogni giorno. Vuoi esserlo San? ”
 
Sentivo una sensazione strana, dopo quelle parole. Mi stava facendo una proposta, si era messa in ginocchio e mi aveva fatto la proposta di rimanere amiche. La parte razionale di me avrebbe voluto scoppiare in una risata, togliere le mani da quelle di Brittany e andarmene da quella stanza. Il mio cuore, sussurrava o meglio urlava ben altre cose.
Sentì la mia bocca aperta, e quando me ne accorsi la richiusi.
Non sapevo cosa risponderle.
Insomma, nessuno mi aveva mai chiesto di essere sua amica in quel modo. Tentennai un attimo. I suoi pollici cominciarono a tracciare motivi strani sul palmo delle mie mani, e quella dolcezza mi fece capitolare, perché Brittany stava cercando di tranquillizzarmi. Capì che mi conosceva più di quanto mi sarei mai aspettata.
E così lo dissi.
Lo dissi con un tremore alla voce, che nessuno aveva mai sentito dalla stronza Santana.
Ma non ero più quella persona lì, non più. Ma solo io e Brittany ne eravamo a conoscenza.
 
“ Lo voglio ”
 
E non mi sentì ridicola a dire quelle parole, non mi sentì imbarazzata, perché effettivamente era quello che volevo.
Lei continuò a fissare i suoi pollici sulle mie mani, sorridendo. Quando alzò lo sguardo, capì che non aveva nessuna intenzione di mollare la presa. E mi sentì grata ancora di più, perché le sue mani nelle mie mi davano tranquillità, mi facevano sentire libera. Era una sensazione che mai avrei potuto spiegare. E solo allora consapevolizzai il soprannome che mi diede: San. Solo Quinn e Puck mi chiamavano così, ma succedeva comunque raramente. Quando uscì dalle sue labbra però, sembrò avere tutt’ altro significato.
Sembrò avere un altro suono.
Mentre stavo riflettendo, o almeno ci provavo, a quel soprannome, Brittany si era mossa e si era messa in piedi e mi ero accorta che le mie dita questa volta erano incrociate con le sue.
Non avevamo mai avuto un contatto simile: poteva sembrare semplice, ma per me, lasciarmi fare quello, era un vero passo avanti.
Lei mi fece il sorriso più bello del mondo quando alzai lo sguardo su di lei, che era così vicina da poter vedere ogni sfumatura dei suoi occhi. Avevo paura di cosa avrebbe potuto fare. Non volevo che mi baciasse. Non ero pronta. Non la ero decisamente. E non sapevo cosa provavo, e io non avevo mai amato nessuno. Quindi non amavo neanche Brittany. Cercai di ricostruire quel muro duro di prima, ma fu più difficile di quanto pensassi.
Ma lei non mi baciò. Non lo fece. Non lo fece perché mi conosceva veramente.
 
“ Britt .. ”
 
Mi uscì così: non era una preghiera, non era una domanda, non era niente, solo un sussurro che fece brillare gli occhi della bionda. Questa volta il suo sorriso si fece più ampio, per poi ritornare come prima: non era contenuto, era consapevole.
Era maturo.
Non saprei come descrivere la sensazione che quello sguardo mi dava, ma quando sentì che alzava le nostre mani verso l’ alto, ancora incrociate, per poi baciarle dolcemente, il mio cuore subì un tonfo. Le sue labbra a contatto con la mia pelle mi resero instabile
C’ era così tanto da capire, il mio cervello non rispondeva più.
Il mio cuore sembrava voler sprofondare nel mio stomaco, ma la velocità con cui batteva fu quello che mi spaventò di più.
Lei riusciva a farmi un effetto che nessuno mi aveva mai fatto provare.
Continuò a baciare le mie mani con baci leggeri, niente che volesse essere eccitante o sessualmente erotico. Voleva soltanto darmi dolcezza.
La dolcezza che da tanto nessuno mi dava, perché io non volevo, o perché nessuno sapeva come fare a donarmela.
Non so quanto tempo passò. A me sembrarono decenni, quando Brittany smise di baciarmi le mani e riposò lo sguardo sul mio viso, che sapevo essere sconvolto.
 
“ Grazie per avermelo lasciato fare ”
 
Mi sorrise ancora e avrei voluto lo facesse sempre in quel modo, così lontano dalla sua spensieratezza ma così femminile, così vivo, così profondo.
Mi ringraziava ancora: non sapeva che avrei dovuto ringraziarla io, per quello che mi stava facendo.
Quando piano mi lasciò le mani, che mi accorsi tenere strette alle mie, mi sentì troppo libera. Nel senso che sentì mancarmi qualcosa, come se avessi avuto da sempre quel tocco sul mio corpo.
Restai un attimo ancora immobile, senza sapere cosa dire. Ed effettivamente non dissi più niente a riguardo, l’ ultima cosa che disse lei fu:
 
“ Ovviamente una promessa è tale, San. Non scordarlo mai ”
 
E sembrò solo un rinnovare quello che c’ era appena stato.
Io annuì piano.
 
“ Le mie promesse valgono ”
 
Sussurrai piano, ancora sconvolta. E poi stemperai, la cosa che sapevo meglio fare.
 
“ Ovviamente te lo devi meritare ”
 
E le sorrisi.
Lei mi abbracciò veloce, senza che io potessi fare niente per fermarla.
E mi piacque quell’ abbraccio. Fu uno dei più veri che io ricevetti nella mia vita.
Avrei voluto scappare, prendere la mia roba e scappare.
La vecchia Santana l’ avrebbe fatto.
E un po’ di quella ragazza lì c’ era ancora in me, ma semplicemente la esclusi dalla mia vita con Brittany.
Al di fuori, per ora, sarei rimasta sempre la stessa.
Quel giorno lì come il resto degli altri non scappai, e se in futuro lo feci, tornai sempre indietro. 


ANGOLO AUTRICE.

Come ho detto all' inizio, sono in un ritardo colossale. 
E le motivazioni potrebbero essere tante, ma non vi servono a niente. La mia vecchia fan fic iniziale è finita, quindi per ora mi dedicherò completamente a questa, che adoro scrivere perché le crescite che sto facendo io nella mia vita sto cercando di farle fare anche a Santana. Amarsi e amare gli altri è una delle cose più importanti nella nostra vita, è giusto viverci le emozioni. 
Quindi Santana sta crescendo, e spero che vi piaccia.
Mi scuso ancora, e ringrazio TUTTI colo che seguono in toto la mia storia! 
Buona notte e al prossimo capitolo, che spero vivamente arrivi presto. 
Giulia :) 

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Capitolo 9
*** Let me love you .. ***


Mi girai e rigirai tra le coperte. Non riuscivo a dormire, era una sensazione strana. Di solito mi buttavo nel letto, stanca della scuola e degli allenamenti  strazianti della Sylvester, e cadevo in un sonno profondo. Succedeva sempre così.
Quella notte, non riuscivo a prendere sonno. Non avevo brutti pensieri, tanto meno mi era successo qualcosa di negativo durante la giornata, ma mi ritrovai più e più volte a pensare agli occhi di Brittany, al suo modo di fare, al suo sorriso luminoso. Mi sentivo una scema: perché continuavo a pensare a quello che era successo dopo il test? Era una cazzata: sfioramento di mani e un abbraccio, niente di più, ma il mio cuore sembrava avere una seconda opinione a proposito.
Mi chiedevo chi mai gliel’ avesse chiesta, comunque. Continuai sbuffando a rigirarmi. Odiavo non riuscire a dormire, lo odiavo. E di nuovo, mentre richiudevo gli occhi, che continuavano a spalancarsi, le mani di Brittany si riappropriavano dei miei pensieri, e senza farlo apposta, mi accorsi di sorridere. Sentì una stretta allo stomaco, ormai fin troppo conosciuta, visto che si faceva spesso presente quando ero con lei. Frustrazione. Non sapevo cosa fare.
E in quel momento, mentre l’ immagine delle mie mani strette nelle sue mi lasciò andare, decisi di fare qualcosa che andava contro ciò che stavo facendo per crescere. Lo feci e asta, avevo voglia di liberare la mente, di allontanare quei pensieri troppo intimi, troppo profondi per i miei gusti.
Schiacciai dei tasti sul cellulare, avviai la chiamata.
Una voce maschile avvolse il silenzio della mia camera: i miei erano fuori e avevo la casa libera. Spensi la chiamata e mi ributtai sul letto: smisi di volermi migliore per quella notte.
 
Quando entrai a scuola, quella mattina, le sensazioni che avevo erano contrastanti. Decisi ancora di rimandare quei pensieri, quelle emozioni: a scuola rimanevo la stronza di turno.
Mi avvicinai al gruppetto che mi stava aspettando vicino all’ armadietto di Quinn.

“ Ragazze ”

Salutai con un cenno, accostandomi a loro.

“ Santana hai delle occhiaie paurose “

La Berry di certo non aveva ancora capito che la mattina non era il momento migliore per far sentire la sua voce.

“ Nana, nessuno ti ha detto di parlare “

Notai che Brittany mi guardò un attimo, pensierosa. Furono pochi secondi, il tempo di spostare il mio sguardo sulle altre e sulla Nanetta, che dopo le mie parole aveva uno sguardo sconfitto.

“ Rachel ha ragione, sembra che tu non abbia chiuso occhio ”

Questa volta fu Brittany a parlare. Mi girai verso di lei, che era appoggiata ad uno degli armadietti vicino a quello di Quinn. Io non risposi, non volevo certo parlarle male. Ma qualcun’ altro aveva sentito la frase della biondina.

“ Eh già San, hai gli occhi stanchi .. chissà perché “

Puck e il suo ghigno malizioso incontrarono una mia smorfia che non aveva nulla di positivo. Sentì una sua mano appoggiarsi sul mio sedere piano. Volevo sprofondare, ma lo lasciai fare: dopotutto Santana Lopez non poteva voler altro, in quel momento.

“ Già .. chissà perché ”

Risposi maliziosa, lasciando intendere ciò che era successo. Proprio in quel momento suonò la campanella e io ringraziai il cielo per quel salvataggio. L’ ultima cosa che vidi, prima di entrare in classe, fu lo sguardo stranito di Brittany: il suo solito sorriso smagliante fu sostituito da una smorfia che sembrava di dolore.

Il pomeriggio, ero di nuovo da lei. Mi sentivo agitata e per niente a mio agio, eppure continuavo a ripetermi che non era successo niente, che tutto era a posto, che dopotutto non avevo niente a che fare con quelle dannate sensazioni. Presi un respiro profondo, quando salì le scale di casa Pierce, indirizzata dalla madre di Brittany che ormai sapeva perfettamente le nostre abitudini.
Quando entrai, notai Brittany sdraiata sul letto, a leggere un libro. Aveva le gambe scoperte, con soltanto dei piccoli pantaloncini: l’ estate stava arrivando. Una t – shirt leggera le avvolgeva la vita, lasciando una spalla nuda. Sentì una strana sensazione: mi sentì avvampare. Oh si, era decisamente quello che sentivo: fuoco. Cercai di non indugiare troppo sul suo corpo perfetto, considerando il pulsare incontrollato del mio cuore e l’ aumentare della mia eccitazione. Mai avevo dato libertà a tutto ciò, mai. Ero affascinata e mi sentivo male al sol pensiero di poter toccare quella pelle candida. E soprattutto al pensiero di averla già toccata, anche se i ricordi erano sfumati. Mi controllai, presi un altro respiro e aspettai che lei appoggiasse il libro sul letto, per concedermi uno dei suoi sorrisi luminosi. Ma non lo fece. Così la anticipai io.

“ Ciao “ la salutai senza guardarla, andando a posare la mia roba sulla sedia.

“ Non riesco a capire questo libro, non credo sia scritto in inglese! “

Sembrava decisamente confusa. Sorrisi un attimo, poi mi avvicinai al letto, cercando però di mantenere delle distanze adeguate, causa i miei fottuti ormoni. Ma come poteva piacermi cosi tanto una donna?

“ Vieni, guarda. Secondo me è scritto in codice .. “

Sapevo già avrei trovato qualche sorpresa: Brittany a volte era nel suo mondo e non poneva l’ attenzione su cose scontate.
Mi sedetti vicina a lei, non troppo però. Mi affacciai e non potei trattenere una risata: Brittany mi guardò per la prima volta da quando ero entrata nella stanza. Ingoiai a vuoto. Quanto ero debole. Piano le presi il libro dalle mani, e glielo girai nel verso giusto.

“ Britt, lo stavi leggendo al contrario “

E non riuscì a trattenermi dal ridere di nuovo. Lei mi seguì, anche se poi fece la sua solita faccia offesa.

“ E’ ovvio che abbia sbagliato, non c’ è la copertina, deve avermela rubata Lord Tub “

Scrollò le spalle e richiuse il libro, che non riuscì ad identificare quale fosse. Cadde il silenzio nella stanza, e non potevo far a meno di inebriarmi del suo profumo. Alla fine mi ero sdraiata anche io. Sentì un attimo di sonnolenza appropriarsi di me, dovuta al poco sonno della notte scorsa e a quell’ ambiente così familiare, a quel caldo tiepido, che ti coccolava, al senso di tranquillità che Brittany emanava. Mi resi conto di chiudere gli occhi diverse volte, per poi riaprirli, spaventata, visto che avevamo del lavoro da fare. La biondina continuava a non parlare, ma la vidi ad un certo punto avvicinarsi verso di me. Io, assonnata, sentì delle dita che mi sfioravano  capelli, che avevo lasciato liberi, e una braccio ad avvolgermi. Dopo poco, cullata dal suo abbraccio, crollai in un sonno profondo.

-----

“ San .. “

Sentì il mio nome sussurrato più e più volte con una dolcezza che poco mi era stata riservata. Volevo riaprire gli occhi, ma se l’ avessi fatto quel sussurro si sarebbe spento, e non volevo. Volevo restare così per l’ eternità, mi sentivo così bene.

“ San .. svegliati .. “

Mi resi conto che non potevo continuare a non far finta di niente. Quando aprì gli occhi, vidi su di me il viso di Brittany, che mi stava accarezzando piano per farmi svegliare. Eravamo nella stessa posizione di quando mi ero finalmente addormentata.

“ Ehi “

Fu la mia prima parola. Le sorrisi e rimasi un attimo in silenzio, con il suo sguardo su di me, così vero e senza veli. Quello che mi piaceva di Brittany, era che capivo sempre quello che volesse dirmi, ciò che provava, le sue confusione. Per me era un libro aperto, e quello sguardo maturo, che mi aveva dedicato quel giorno, quando mi aveva fatto la proposta, si era rifatto vivo, facendomi rabbrividire. Lei però interpretò male quella reazione.

“ Hai freddo? “

Io scossi la testa, troppo persa nei suoi occhi e nei miei pensieri. Quanto avrei voluto baciarla. Si, lo stavo ammettendo a me stessa: volevo baciarla. Era un desiderio che provavo da sempre, anche quando all’ inizio non era la mia persona preferita. E l’ avrei fatto, se solo non avessi provato una fottuta paura. Non tanto di un rifiuto, quanto di farle capire cosa mi stava succedendo. Una donna.
Cercai di tirarmi su, evitando il contatto visivo: se l’ avessi guardata ancora per un po’, probabilmente anche la paura sarebbe andata a farsi fottere.

“ Che ore sono? “

Lei si posizionò seduta, imitandomi. Quel contatto mi mancò come non mai. Cercai di ravvivarmi i capelli.

“ Sono le 7 e mezza San “

Fece un sorriso comprensivo. Probabilmente sapeva mi sarei arrabbiata. E quella fu effettivamente la mia reazione.

“ Che cosa? Ho dormito 3 ore? E perché non mi hai svegliata? Abbiamo perso una giornata intera di studio! Merda! “

Scesi giù dal letto, andando da un lato all’ altro della stanza. Che stupida! Ma Brittany non sembrava così dispiaciuta.

“ Mi dispiaceva svegliarti, eri tanto bella, avevi uno sguardo tranquillo “

Mi fermai un attimo, pesando le sue parole. Ma poi decisi deliberatamente di ignorarle, anche se si, provai di nuovo il desiderio di baciarla.

“ E cos’ hai fatto tutto questo tempo? “

Lei scrollò le spalle.

“ Ti ho un po’ guardata, poi ho letto il libro di prima, poi ti ho guardata di nuovo, e poi ho finito di leggere il libro. Era bello, parlava della storia della Spagna. C’ erano anche le immagini “

Diceva tutto ciò come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Mi aveva guardata. Mi sentì un attimo vulnerabile: mi aveva avuta tra le braccia tutto il tempo. Lei intanto sembrava soddisfatta del suo operato. Se ne stava seduta tranquilla, come se di lì a pochi giorni non sarebbe arrivato il momento di mettersi alla prova, di passare un esame importante. Lei era lì, che giocava con le calze e aspettava una mia risposta. Lei era lì e mi aveva guardata.
Ero fottuta.

-----

Dovevo trovare una soluzione per recuperare la giornata persa, così invitai Brittany la sera da me, avremmo mangiato, poi ci saremmo messe sotto e avrebbe dormito da me, così potevamo avere più ore di lavoro, considerando le regole ferree di casa Pierce. Per fortuna i miei genitori non c’ erano, così potevo stare tranquilla.
Per mezzanotte, mi ritrovai con le ultime pagine del libro grammaticale di spagnolo sulle gambe, seduta sul letto, una penna nella mano e Brittany di fronte a me che rispondeva alle mie domande del rituale di ripasso. E lei ce la stava facendo: era diventata brava, ci aveva messo un impegno straordinario, e l’ apprezzavo. Si meritava di passare l’ anno, per tutto quello che stava facendo. Avevo sentito anche gli altri, per capire a che punto fosse, e tutti mi avevano detto che credevano nella riuscita dell’ esame. Ero contenta.

“ Brava Britt, sei andata benissimo “

Lei fece un sorriso enorme e portò in alto la mano, segnando la V di vittoria. Io chiusi il libro, con il pensiero che in quell’ ultima settimana ci saremmo dedicati a concludere la letteratura spagnola.
La vidi fare uno sbadiglio pesante, e addolcita le proposi di andare a dormire. Lei entrò nel bagno e ne uscì dopo poco, con il pigiama estivo. Deglutì un attimo, ricordandomi di quelle sensazione nervose che mi dava Brittany. La vidi infilarsi nel letto, coprendosi solo con le lenzuola, aspettando che io mi lavassi i denti.
Quando timorosa la imitai, cercai di starle il più lontana possibile. Spensi l’ abat jour e ci demmo la buona notte. Era facile capire quanto non sarei riuscita a dormire neanche  quella notte. Il fatto oltretutto di avere fatto il sonnellino pomeridiano, mi rendeva più sveglia che mai.
Sentivo il respiro di Brittany infrangersi nel silenzio della stanza. Pensai fosse già caduta nel mondo dei sogni, così quando la sentì parlare, mi spaventai.

“ Come mai eri così stanca oggi? “

Di nuovo la stessa domanda che quella mattina aveva sottointeso. Non sapevo come risponderle. Non volevo dirle di Puck e non sapevo neanche il perché. O forse si, ma non ci avrei pensato, non quella sera, non lì con lei.

“ Pensieri “

Lei sembrò accettare quella risposta. Riprese il discorso solo dopo minuti di silenzio.

“ E cos’ è successo con Noah? “

Sentire il nome di Puck mi fece sentire male. Cos’ avrei dovuto dirle? In quel momento, il pensiero di aver fatto sesso con lui, tra quelle lenzuola in cui avrebbe dormito Brittany, mi fece venire la nausea. Non avevo voluto tempo di cambiarle, cretina!

“ Niente “

Lei questa volta rispose subito. Avrei voluto semplicemente che lasciasse perdere.

“ San, a me puoi dire tutto lo sai “

Mi si strinse lo stomaco, attanagliata da un senso di colpa che non avrebbe neanche dovuto far parte di me. Optai quindi per la verità.

“ Sono andata a letto con lui ieri sera “

E sembrava una cosa stupida, non sapevo perché mi facesse quell’ effetto, ma mi sentì come se l’ avessi tradita. Insomma, come se avessi fatto qualcosa che non dovevo fare. Ma non era vero, razionalmente capivo che non avrei dovuto farmi tutti quei problemi. Razionalmente.

“ Ah .. “

Fu l’ unica risposta che uscì dalle labbra di Brittany. Volevo rimediare in qualche modo, ma non sapevo come fare.

“ Si, ma non è niente. Cioè non è importante lui per me “

Mi stavo decisamente giustificando.

“ E perché l’ hai fatto? “

E lì riconobbi l’ innocenza che caratterizzava la biondina.

“ Perché mi andava, tutto qua. Non è importante. Non sempre si fanno le cose perché si prova amore, Britt “

“ Ho capito “

Sentì muovere la sua testa sul cuscino, come ad annuire. Chissà se aveva realmente capito.

“ E perché lui può averti in quel modo, e io invece posso a malapena sfiorarti? “

Rimasi un attimo sospesa in quella domanda. Era arrivato quel momento in cui avrei dovuto soltanto liberarmi della verità che sentivo dentro, dirle che effettivamente c’ era qualcosa, in quel patto di amicizia, in quelle serate da ubriaca, in noi due, che non quadrava. Dirle che aveva ragione, che lei non mi poteva sfiorare perché avevo paura che il suo tocco mi rendesse viva. Puck era soltanto un caro amico con cui condividevo del sesso, con lei era tutto così diverso, tutto così sentito.
Era quello il momento. Ma in tutto ciò, riuscì a dire soltanto poche parole.

“ Io ..  non ti ho mai detto di non toccarmi “

Lei si girò verso di me e vidi il sguardo ardere. Non voleva essere una cosa erotica, no, decisamente.

“ Non mi sembrava ti piacesse il contatto fisico San “

“  Non con te ..  “

Fu poco più di un sussurro il mio e sperai con tutto il cuore non l’ avesse sentito. Per me era quasi una dichiarazione, era la mia verità. Mi sentì debole e stupida: faceva così male aprirsi alle persone?
Lei non rispose e quello mi fece sentire ancora peggio. O forse semplicemente non aveva sentito. Io decisi di rimanere zitta, maledicendomi per la paura, maledicendo chi aveva fatto entrare nella mia vita Brittany.
Mi girai dall’ altra parte, cercando di non agitarmi e di dormire. Lei non diceva niente. Poi la sentì muoversi. Sentì il suo corpo più vicino al mio. Il cuore cominciò a battermi forte nel petto. Cercando di sincronizzare i battiti del mio cuore al mio respiro, ma non era mai stato così difficile farlo. Anche fare respiri profondi non mi aiutava. Sentì piano, le sue dita sfiorarmi la mia pancia piatta, irrigidita e pulsante. Non riuscì a molto a trattenermi a quel tocco. Scalò i miei addominali, riscendendo poi piano. Mi toccò piano sulle braccia, sempre con la stessa mano, passando piano le dita sull’ avambraccio. Ebbi un tremito di piacere e la pelle d’ oca mi ricopri tutto il corpo. Mi prese le mani, le intrecciò piano tra le sue, per poi rilasciarle ancora. Il mio respiro non si era placato affatto, anzi sentivo di volerla prepotentemente, di volere ancora di più il suo tocco su di me. La sua mano risalì fino ad arrivare al mio collo, per poi lasciarmi lievi carezze sul viso. A quel contatto chiusi piano gli occhi, ridestata da quelle dita leggere. Poi andrò a infilarsi nei miei capelli, rendendomi incapace di proferire parola: erano il mio punto debole.
Avrei dovuto fermarla, l’ avrei dovuto fare. Ma non riuscì più a controllarmi, quando la sentì avvinghiarsi a me, stretta. La guardai fissa negli occhi, e poi mi avvicinai. Volevo baciarla. Era tutto il giorno che lo volevo, e ora più che mai. Lei aspettò le mie labbra, o così mi sembrò. Ma all’ ultimo, quando stavo veramente per fare quello che desideravo da un bel po’, lei schivò il mio bacio e sentì il suo respiro sul mio collo, e poi le sue labbra. Cominciò a succhiare dolcemente un po’ della mia pelle, di tanto in tanto passandoci la lingua. Fu un tocco lieve, non mi fece male. A quel punto però, sentì il mio sesso pulsare pesantemente. Cominciai ad ansimare senza ritegno, soltanto per un fottutissimo succhiotto. Ma era così eccitante e lei voleva quel risultato, visto che le sue mani si muovevano piano sui miei fianchi. Mi voleva anche lei. Non so quanto durò quel contatto, so solo che quando rilasciò la mia pelle, restando a pochi centimetri dalla sua creazione, continuai a sentire il suo respiro cado avvolgere il mio collo. Le sfiorai piano la schiena, e sentendo l’ assenza del reggiseno mi sentì ancora di più travolgere da quella dannata eccitazione.
Quando stavo per infilare la mia mano sotto la sua t – shirt, sentì un gemito da parte sua, e il suo braccio che fermò quel contatto. Io lasciai che lei tirasse indietro la mia mano, per poi baciarla. E tutto finì. Quell’ attimo che mi sembrò infinito si concluse.
Lei appoggiò la testa sul mio petto, piano e io la lasciai fare. Incrociai le gambe con le sue, e come se avessimo sempre dormito così, in un mutuo accordo, finimmo per addormentarci.
E io ritornai per un po’ a respirare.  


Angolo della scrittrice:

Eccomi qui con il nuovo capitolo :D 
spero sinceramente che vi piaccia, per me è stata una sfida!
Insomma, non c' è molto da dire se non GRAZIE a tutti coloro che seguono/recensiscono/preferiscono/ricordano questa storia :) !! 


Se volete contattarmi per qualsiasi cosa, questo è il mio profilo: http://www.facebook.com/giulia.efp !

Un bacione a tutti, GIULIA!!
S
 

 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Consapevolezze ***


CONSAPEVOLEZZE

 

Quando la lieve luce del mattino fece brezza tra le tende delle finestre, cercai con calma di aprire gli occhi. La sveglia non aveva ancora suonato, e non sapevo quanto mancasse all’ ora di alzarsi. Sentivo un peso addosso a me e non realizzai subito di chi fosse. Quando girai la testa, vidi dei capelli biondi cospargermi la spalla. Sgranai per un attimo gli occhi, al ricordo della sera prima. Portai la mano libera – l’ altra era intrappolata sotto il corso della biondina – sul collo, come a confermare quello che era successo, ma non sentì nulla, nulla di diverso per lo meno. Mi domandai se fosse veramente accaduto o se fosse stato tutto nella mia mente pervertita e bisognosa di attenzioni.
Se tutto quello fosse stato vero, il primo pensiero razionale che feci, fu che avrei avuto un grosso problema. In qualche modo Brittany doveva aver capito che mi piaceva, anche solo fisicamente, e questo complicava le cose.
Quello fu il mio primo pensiero razionale.
Ma il cuore non ci mise molto ad entrare in funzione: lui aveva queste manie di protagonismo. E così cominciai a sentire la famosa stretta allo stomaco e un piccolo sorriso mi solcò il viso: se veramente era successo, ne sarei stata contenta. Un senso di pace si appropriò di me, mentre spostavo i capelli di Brittany dal suo viso, per poterla osservare meglio. Doveva proprio essere diversa. Insomma così diversa da tirarmi nella sua innocente rete e farmi sua. Sentì una piccola scossa quando la sua mano, lasciata sul mio fianco, sostò sulla mia pancia, senza probabilmente una meta, inconscia. Cercai di non fare movimenti bruschi e ricordandomi della sera prima, perché comunque qualcosa era successo, per forza, mi arrivò il pensiero che non volevo quel tipo di rapporto con lei. Non si meritava un po’ di sesso e basta. E io non lo volevo da lei. Decisamente. E questo mi spaventò un attimo. Ritirai la mano, e cercai di spostare lentamente il suo corpo dal mio. Ma la reazione fu opposta: Brittany si strinse ancora di più a me, come se non volesse perdermi. E lì non me ne fregò più niente: la abbracciai piano e restai ferma, cominciando a respirare al suo ritmo.
Dopo pochi secondi, il suono della sveglia riempì la stanza. Maledissi mentalmente quel’ aggeggio infernale, che dopo due o tre trilli smise di suonare. Richiusi gli occhi velocemente, non volevo che mi beccasse sveglia a guardarla sognante.

“ Mmmm “

Furono i primi gemiti di Brittany. Non mi mosse dalla sua posizione e dopo che ebbi aperto di nuovo gli occhi, la trovai a guardarmi con i suoi occhi azzurri e non potei fare a meno di pensare a quanto fosse bella. Mi sorrise e finì completamente sopra di me. Era una situazione così intima. Di solito, dopo aver fatto sesso o comunque in generale aver dormito con qualcuno, ognuno si trovava ai lati del letto, perché era quello che io volevo. Con lei fu più naturale sorriderle e lasciarla fare.

“ Ops .. “

E lì rise. Non capì, ma quando mi sfiorò il collo dove la sera prima aveva appoggiato le sue labbra, capì che era successo. Non risposi, un po’ confusa all’ inizio, e poi non avrei saputo che dire.

“ Scusa, non volevo lasciarti il segno, soltanto che hai un gusto delizioso “

Quelle erano quelle frasi tipiche di Brittany che avrebbero fatto arrossire chiunque. Lei e la verità erano amici
profondi. Scossi la testa e le dissi le mie prime parole della giornata.

“ Non fa niente “

Fu un sussurro, ma lei capì e restò un attimo appoggiata sul mio petto, con gli occhi chiusi. Presi, quasi inconsciamente, ad accarezzarle la schiena. Era rilassante. La vidi fare un sorriso e stringermi di più.

“ Britt, dobbiamo svegliarci “

Per pochi istanti continuò a godermi il tocco, poi annuì e si alzò dal mio corpo.
Perdita, ecco quello che provai, e fu così strano. Nessuno mi aveva mai dormito addosso, meno che mai gli avevo fatto delle coccole – cos’ erano? – prima di alzarsi. Non era da Santana Lopez, e neanche sentire
quelle sensazioni così profonde da farmi star male.

“ Uff fa più freddo senza di te “ aggiunse prima di rifugiarsi nel bagno.

Mi misi una mano sugli occhi, cercando di non pensare.

Quella sarebbe stata la mia parola chiave della giornata.


----


Entrammo in macchina dopo esserci preparate ed aver fatto una colazione abbondante: le piaceva mangiare al mattino, io invece lo odiavo. Mi rendeva più gonfia. Decisi di mettere qualcosa in bocca soltanto perché non la smetteva di guardarmi come se fossi un’ aliena con uno sguardo dispiaciuto.
Prima di partire, mi controllai com’ ero solita fare e il mio sguardo guizzò sul mio collo. Una macchia rossastra,
neanche troppo piccola, si fece notare in tutto il suo splendore.

“ Merda! “ esclamai ad alta voce. 

“ Aspettami qua “

Le dissi e mi diressi di nuovo in casa. Mi chiesi mille volte come avessi fatto a non notarlo in bagno, allo specchio. Presi un foulard che potesse abbinarsi alla divisa, lo misi e scesi le scale velocemente.
Rientrai in macchina e quando Brittany mi vide, fece uno sguardo tra il sorpreso e il dispiaciuto.

“ Senti San .. “

E quello fu un inizio che non mi piacque particolarmente: certo non era giusto evitare di parlare di quello che era successo, però non mi sentivo ancora pronta. Mi chiesi quando mi sarei mai sentita, pronta.

“ Dimmi “ lo dissi con calma, mentre facevo una curva: prima arrivavamo, prima si chiudeva il discorso.

“ Farai ancora quelle cose con Noah? “

Lo chiese con riluttanza, come se avesse paura della risposta. Io la guardai un attimo poi ritornai a concentrami sulla strada. Avrei voluto tanto dirle che non me ne fregava niente di Puck, che volevo essere di nuovo toccata come aveva fatto lei, con dolcezza e bramosia insieme. Ma ovviamente non lo feci.

“ Probabilmente .. “

Non sembrai molto convinta.

“ E perché? “

Forse il discorso di ieri non aveva sortito gli effetti desiderati.

“ Te l’ ho detto .. soltanto perché non lo amo non vuol dire che io non possa fare niente con lui “

 “ Quindi anche noi possiamo rifarlo .. insomma tu non mi ami, quindi sei libera di farlo, giusto? “

Mi sorpresi un attimo per quelle parole. Mi stava chiedendo semplicemente di rifarlo. Ma cosa poi? Sfiorarci? Non sapevo cosa rispondere e mi venne in mente la cosa più scontata.

“ Le amiche non fanno queste cose. E’ successo, questo non vuol dire che debba succedere ancora “

Mi stavo difendendo, stavo difendendo i miei sentimenti da quella persona così meravigliosa che mi stava facendo sua soltanto con piccole carezze e parole.

“ Noah è tuo amico. O sbaglio? “

Oh si, aveva capito tutto. Mi sentì un attimo scoperta, perché il suo discorso, anche se preso alla lontana, funzionava.

“ Puck .. è mio amico “

E questo le sembrò bastare perché non disse niente finché non arrivammo a scuola. Io mi sentivo a disagio, con la voglia di scappare da quella situazione così ingarbugliata. Ma poi mi giravo, la osservavo ed era più forte di me non sorridere. Dovevo solo dirle di si, che si poteva rifare, che mi avrebbe potuto fare di tutto. E purtroppo il mio cuore non esagerava. Ma ora, in quella scuola, con i pensieri degli altri, mi tornò quella famosa nausea di paura, di colpa, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato.

Ma di sbagliato c’ era soltanto la mia testa.

Scesi dalla macchina, un po’ confusa e Brittany fu subito al mio fianco. Gli altri ci guardarono senza stupirsi, dopotutto non era la prima volta che accompagnavo la biondina a scuola. Tutti sapevano che abitavamo vicine e questo non destava sospetti.
Misi su il mio solito sguardo alla Santana Lopez quando aprimmo le porte della scuola. Sculettai un attimo e vidi Brittany abbassare gli occhi, ma la lasciai stare: non poteva pretendere che io a scuola fossi la persona che ero con lei.
Mi avvicinai agli armadietti, dove le altre stavano chiacchierando. Cominciai subito con la mia solita dose di felicità.

“ Ehi Berry, sta mattina ti sei vestita al buio? “

Ed ero stata anche carina.

“ Ciao Santana “

Rispose e non mi guardò. Sentì Brittany irrigidirsi vicino a me, cercai di non farci caso.

“ Quando la smetterai un po’? “

Quinn sbuffò e incrociò le braccia.

“ Quando mi pare, Quinnie. Non è colpa mia se la Nana qui davanti non ha gusto nel vestire e ogni giorno mi dà modo di prenderla in giro. Guardala, sembra che abbia addosso un sacco della sp.. “

Ma non riuscì a finire: incredibilmente Brittany mi prese la mano e mi trascinò via, e quando dico trascinò, intendo che con forse mi trasportò negli spogliatoi, dove non ci poteva essere nessuno a quell’ ora. La lasciai fare, confusa, per non creare casino.

“ Cosa.. ? “

Quando ci fermammo, arrivate alla mente, lei non mi guardò ma cominciò a parlare.

“ Perché fai così? “

“ Così come? “

Lei incrociò le braccia, ma continuò a non guardarmi.

“ Perché fai la cattiva? Rachel non ti fa mai niente e tu la prendi sempre in giro. Perché? “

Sembrava lo volesse sapere veramente. Stava difendendo la Nana e lo facevo perché le voleva bene. Ma io non potevo farci niente. O forse si, ma non lo volevo. Brittany comunque non mi aveva mai parlato in quel modo.

“ Brittany .. io sono così “

Abbassai lo sguardo anche io sui miei piedi.

“ Non è vero, non è vero “

Mi raggiunse in un passo e si appiattì su di me, questa volta fissandomi con intensità. Avrei voluto fuggire, ma non lo feci. Il suo profumo inebriò i miei sensi, e nonostante la predica feci fatica ad ascoltarla.

“ Tu non sei così. La Santana che conosco io è diversa. Perché vuoi mostrare la tua parte più brutta? “

Non risposi. Non potevo scoprirmi, io non volevo farlo, era così difficile capirlo?

“ Io lo so che hai paura San, ma io ci sono a fianco a te. Ho promesso che ci sarei stata e voglio esserci “

Finì per guardarla negli occhi, perché aveva capito tutto. Tutto. E io cercavo di nascondermi da lei, ma lei non era stupida, lei era speciale.

“ Io non sono pronta a essere me stessa. Non voglio “

Lei scosse la testa.

“ Ma sei così bella quando sei te stessa, più di questa Santana falsa che va con qualcuno anche se non lo ama “

E mi colpì sul vivo. Mi stava facendo sentire importante e non allo stesso tempo. Aveva uno sguardo così disperatamente preoccupato, ma dall’ altro lato mi sembrava decisa a cambiare ciò che ero. Sicuramente non le andavo bene così.

“ Mi dispiace, questo è quello che posso darti ora. Se ti va bene ok, se no non so cosa dirti Britt “

Non lo dissi arrabbiata, né tanto meno con un tono forte: mi sentivo più .. distrutta. Era il muro che mi ero creata, che piano piano si stava sgretolando. E lei forse capì, in quel momento, forse capì che ci sarebbe voluto più tempo, che non era giusto che mi facesse pressione, che avrei deciso io quando fossi realmente pronta.
Mi prese piano la mano, me la strinse nella sua e avvicinò il suo viso al mio. Strofinò il suo naso contro la punta del mio, delicatamente. Appoggiò la sua fronte alla mia e respirò piano.

“ Credo che ammetterlo sia già un passo avanti “

Mi sorrise e poi si staccò, controvoglia.
Com’ era possibile che quella ragazza dai capelli oro e dagli occhi color cielo potesse farmi quel fottuto effetto? Potesse farmi cambiare idea, potesse prendermi e stropicciarmi come se fosse la cosa più naturale del mondo? Come poteva essere che stava piano piano scalfendo il mio muro solido?
Io non dissi più niente, così poco lucida dopo quel contatto avvicinato. Mi portò con sé fino alla porta, poi mi lasciò la mano, capendo che non l’ avrei più poteva avere con me, finché non avrei deciso.

Quando ritornai tra la gente, nei corridoio, dove tutti stavano preparandosi per le lezioni, pensai che quella mano, tra mille, era l’ unica che avrei mai voluto veramente avere.


ANGOLO AUTRICE.

Non so cosa sia sta schifezza, ma questo è uscito! Insomma, come si è capito non mi convince particolarmente, aspetto solo di sapere da voi se avete avuto la mia stessa sensazione.
Beh comunque, vi voglio veramente ringraziare di cuore, TUTTI, nessuno escluso! 
Al di là delle mie convinzioni, spero vi possa piacere questo capitolo. 
Un bacione, Giulia! 


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Capitolo 11
*** Non insistere, capiscimi ***


Anticipo le scuse per possibili Orrori ortografici, ero di corsa e volevo lasciarvi il capitolo prima di andare in palestra!
Buona lettura.



NON INSISTERE, CAPISCIMI




C’ erano molti motivi per cui non avevo mai partecipato agli appuntamenti serali del Glee, uno tra questi era che non potevo sopportare la vista troppo ravvicinata della Berry, che in quel momento si stava esibendo in uno dei suoi tanti assoli di Barbra.
Sbuffai un attimo e mi chiesi perché avessi accettato quell’ invito. Il mio sguardo non poté che cadere sui lineamenti dolci della bionda che avevo accanto e capì: l’ avevo fatto perché per lei era importante. Aveva insistito talmente tanto che non avrei veramente potuto rifiutare. Ci teneva a contribuire al Glee con la sua danza e per lei sarebbe stato sconveniente non andare alla solita cena settimanale. Fino a quel giorno c’ era andata senza chiedermi niente: sapeva che non amavo affatto la loro compagnia, o in realtà sapeva che era troppo per me ammettere che invece mi faceva piacere.
Si insomma, erano tutti strani e alcune persone proprio non le sopportavo, però capì che facevamo tutti parte di una grande famiglia, eravamo speciali. Ma quello era troppo per me, ammetterlo intendo.
E così, quando mi aveva praticamente tampinato di richieste per ben tre giorni, alla fine ci ero caduta ed avevo accettato.
Quando mi presentai davanti alla porta di casa di Kurt ( era il suo turno ), prima di bussare, Brittany mi prese la mano. Rabbrividì un attimo a quel tocco leggero.

“ Vedrai che ti divertirai “ mi disse, sorridendo.

Quando si decise a suonare il campanello, mi lasciò la mano, come ormai faceva da tempo.
Era diventata quasi un’ abitudine: mi prendeva la mano quando eravamo sole, e quello era il massimo contatto che avevamo avuto dopo quella notte. Era liberatorio. Mi sentivo leggera quando intrecciava le sue dita con le mie, e io glielo lasciavo fare con tranquillità. All’ inizio, quando ancora non era diventata un’ abitudine, mi afferrava la mano e poi mi lanciava uno sguardo indagatore, cercando di capire se lo volessi. E quando capì che effettivamente non avrei rifiutato quel conforto, lei si decise a farlo quando voleva. Ed era bello, rassicurante. Al di fuori del nostro mondo, ero sicura che la gente non avrebbe capito. Non avrebbe capito che era semplicemente un gesto di affetto, ci avrebbero additato e prese di mira. Ma all’ interno di una camera, quattro mura, e il conforto del suo profumo, sembrava tutto così reale, e possibile.
Così mentre faceva i compiti, che ormai variavano, anche se ci concentravamo sempre sulla letteratura spagnola, si avvicinava e mi stringeva la mano, sedute sul letto con la schiena attaccata alla spalliera. E io mi rilassavo. Il momento dei compiti quindi era diventato piacevole.
Oppure quando guardavamo un film, dandoci un attimo di tregua, e lei si accoccolava su di me. Intrecciava le sue dita con le mie e il mio cuore instancabile cominciava a battere così forte e velocemente che avevo avuto sempre paura potesse sentire tutto quel rumore, quel mio affanno. Prendevo dei respiri profondi, che però servivano a poco, ma lei non sembrava farci caso. E io dopo un po’ mi tranquillizzavo, il battito del mio cuore diventava regolare, ma le emozioni, non mi lasciavano mai.
E avevo accettato tutto quello. Era stato impegnativo all’ inizio, ma piano piano stavo capendo che se mi faceva stare bene, allora era ingiusto che io non mi permettessi di vivere tutto quello. Non avevo mai provato sensazioni di quel genere, con nessuno. Ed ero veramente felice che fosse stata lei a farmele scoprire.
Quindi si, sostanzialmente era stato facile farmi convincere da quell’ angelo, anche se sapeva quanto mi costava mettere da parte l’ orgoglio.
Quando Blaine aprì la porta, fece uno sguardo sorpreso.

“ Pettirosso, non fare quella faccia. Sono stata obbligata e non avevo niente da fare “

Vidi Brittany scuotere la testa, e poi lui ci fece entrare.
E così era per quello che mi ritrovavo proprio sul divano di casa di Kurt, con un pacchetto di pop corn tra le mani, e Brittany vicino a me, che però non mi degnava di particolari attenzioni. Sembrava più interessata ad ascoltare quello che aveva da dirle Bocca di Trota, libero per l’ assenza di Mercedes. Sbuffai varie volte, lei si girava, mi faceva un sorriso e poi ogni due per tre la sentivo ridere forte.
Mi maledissi per aver accettato. Avevo pensato che lei sarebbe stata sempre con me. Si, era egoista come pensiero. E invece mi ritrovavo a parlare con Puck e a discutere con lui, che mi stava rifilando uno dei suoi amici.

“ Senti, non mi piace ok? Ci vuole poco a capirlo, diglielo e basta “

Lui sbuffò.

“ Ma San, poco tempo fa avevo detto che saresti uscita con lui, cos’ è cambiato? “

E quando usava quel soprannome, voleva dire che ci teneva veramente.

“ Bhe, ora sono impegnata con la scuola, i Cheerios, devo seguire Brittany e ho altro a cui pensare, tipo prendere questo dannato diploma. E dovresti pensarci anche tu “

Lui sembrò evitare la mia ultima frase.

“ Anche prima avevi tutti questi impegni. Dai San, concedigli un appuntamento, mica tanto. Mi sta facendo una testa così. E poi è un bel ragazzo “

Sbuffai un attimo, pensandoci su.
Cos’ era cambiato?
L’ idea di uscire con quel ragazzo, Mark si chiamava, un po’ di tempo fa mi avrebbe reso particolarmente eccitata. Appuntamento, e poi sesso. Meglio di così. Eppure in quel momento niente mi attraeva. Non mi scatenava nessuna emozione il pensiero di uscire con quel ragazzo. Forse avrei potuto farlo per Puck, così si sarebbe messo il cuore in pace e io me lo sarei tolto dalle scatole.

“ Chi deve uscire con chi? “

La voce di Brittany si insinuò tra i miei pensieri e mi girai di scatto verso il suo viso.

“ Niente”

Non avevo voglia di metterla in mezzo in tutto quello. Non sapevo perché, ma mi sembrava poco rispettoso. Ma Puck non accontentò i miei desideri.

“ Ecco Brittany, diglielo. C’ è questo ragazzo, Mark, che vuole uscire con lei da secoli. Una volta gli aveva detto che si sarebbero visti, poi gli ha dato buca e continua ad insistere. Diglielo anche te che dovrebbe concedergli almeno un appuntamento “

Mi massaggiai la tempia, stanca di tutte quelle parole.
Vidi nello sguardo di Brittany passare fuggevole un’ emozione che feci fatica a capire.

“ Oh .. beh San, forse .. forse è giusto che tu vada “

Ma sembrava titubante: nella sua voce non c’ era niente di sicuro od entusiasta. Pensai che per lei fosse difficile dire quelle parole. Dopo Puck io non ero più stata con nessun altro e non ne avevo nemmeno le intenzioni: avevo perso la voglia di portarmi a letto il primo che capitava, ero troppo indaffarata a capire cosa provavo per Brittany, o comunque ero troppo assorbita da lei stessa. Non mi importava altro, ed era duro ammetterlo.

“ Oh va bene .. dammi il suo numero così poi lo chiamo “

Sbottai, e Puck eccitato tirò fuori il telefono e mi dettò il numero di cellulare.
In tutto questo, lo sguardo di Brittany mi sembrava mi perforasse e mi entrasse dentro e non era piacevole. Non era piacevole perché sentivo che c’ era qualcosa che non andava. Così, quando Puck scappò via, probabilmente per avvisare il ragazzo, saltellando, l’ unica cosa che mi venne in mente di fare fu cercare la sua mano, ed afferrargliela. Sentì un sussulto da parte sua: mai ero stata io a fare quel gesto per prima, troppo intimidita da quella dolcezza che sentivo non far parte di me. Ma in quel momento, capì che ne aveva bisogno. Mi rilassai subito, anche se avevo paura che qualcuno se ne accorgesse, ma eravamo troppo vicine per rendere visibile quella stretta.
Quando mi girai, la vidi sorridermi e non potei fare a meno di ricambiare. Ma subito dopo, sentì un altro sguardo su di noi e vidi Quinn che ci fissava. E probabilmente lo stava facendo da un po’, perché sembrava quasi incantata. Mi agitai un attimo e mi alzai, lasciandole bruscamente la mano, dicendole che sarei andata a versarmi da bere. La lasciai alla compagnia di Bocca da Trota, che sembrava avesse ricominciato con la maratona delle imitazioni. Fosse stato almeno bravo.
Mentre mi stavo versando un po’ di analcolico alla frutta, mi si affiancò Quinn. Tremai un attimo.

“ Vedo che ormai te e Brittany siete una cosa sola “

Mi irrigidì un attimo, a quell’ espressione.

“ Fabray, non sai cosa stai dicendo “

Cercai di suonare il più tranquilla e rilassata possibile.

“ Oh si che lo so invece .. da quando prendi a mano di una tua amica, in pubblico? “

Deglutì un attimo, nascondendo il viso nel bicchiere di plastica.

“ Sta zitta Quinn “

“ Guarda che secondo me è una cosa bellissima. Si insomma, se finalmente hai trovato qualcuno che ti tiri fuori qualcosa di bello, è straordinario. Io dopotutto non ci sono riuscita “

Cercai di capire un attimo cosa volesse intendere: era contenta perché qualcuno mi aveva fatto esprimere ciò che ho dentro. Non del tutto magari.

“ Io.. “

Restai un attimo inibita da quelle parole.

“ Beh io torno di là “

Disse soltanto, e poi si allontanò da me. Rimasi un attimo confusa, finì l’ analcolico che avevo nel bicchiere e andai in bagno, a rinfrescarmi.
Ripensai a Puck, e a quello che aveva detto. E una domanda mi colpi: cos’ è cambiato?
Ed era incredibile come fosse strano ammettere che prima non c’ era Brittany, o almeno c’ era, ma non in quel modo. Mi aveva assorbito, e dentro provavo sentimenti attorcigliati tra loro, che prima o poi, si sarebbero rimessi al loro posto. Solo in quel momento, tutto sarebbe andato bene e io avrei capito veramente.
Cos’ è cambiato?


----
 
Stavamo tornando a casa e Brittany mi stava raccontando noncurante delle chiacchierate con Bocca da Trota. Era difficile ascoltarla perché dentro di me un sentimento, propriamente detto gelosia, si stava facendo spazio, e non volevo che accadesse. Cercai più volte di non dargli adito. Ma non era facile, quando lei per tutto il viaggio non fece altro.

“ San, ma mi stai ascoltando? “

“ No “ risposi subito, senza pensarci. Mi morsi subito la lingua.

“ E perché no? “

Sembrava confusa. E io per la prima volta decisi di essere sincera. Nel mentre, eravamo arrivate di fronte a casa sua.

“ Perché Bocca da Trota non mi sta simpatico e tu non hai fatto altro che parlare di lui “

Lei abbassò lo sguardo sui suoi piedi e le sentì emanare un leggero “ Oh “

“ E perché non ti sta simpatico? “

“ Perché no , non c’ è un motivo “ le mezze verità non facevano mai male.

“ Non è vero, ci dev’ essere per forza un motivo “

Strinsi forte il volante, mentre lei insisteva ancora.

“ Tu e Puck mi avete stancato stasera: se non voglio fare una cosa non la faccio, se mi sta antipatica una persona non deve per forza esserci un motivo, punto “

Sbuffai arrabbiata. Non sapevo perché mi stessi alterando in quel modo, ma sentivo il bisogno di sfogarmi. Dopo pochi secondi di silenzio mi resi conto di non averle risposto nel migliore dei modi.

“ Scusami, sarà la stanchezza, non volevo risponderti male “

Lei sembrò comunque non farci caso: sapeva quando avevo bisogno di silenzio.

“ Ci uscirai con quel Mark? “

Usò lo stesso tono con cui mi chiese se avrei rivisto di nuovo Puck. Mi dispiaceva, sentirla così inerme.

“ Non lo so, non credo comunque, non ho neanche il tempo di lavarmi tra poco, con tutti gli impegni che ho “

Cercai la prima scusa. Non volevo dirle dichiaratamente che non ci sarei uscita. Non perché volevo che lei fosse gelosa, ma perché sarebbe stato stupido che io dicessi di no ad un invito del genere.

“ Beh, puoi smetterla di darmi lezione, questo ti lascerebbe più tempo. Non sei obbligata, manca poco all’ esame, hai fatto il tuo dovere “

E si offese. Si offese come mai l’ avevo vista. Probabilmente aveva sentito un tono stufo, e non le era piaciuto.
E così, velocemente, scese dalla macchina e mi lasciò dentro, senza dire più una parola. Istintivamente, la seguì: non volevo certo chiudere la serata in quel modo.

“ Britt aspetta “

La presi per la mano, cercando di non fare troppo rumore: non volevo che i suoi si svegliassero.

“ Che c’ è? “

Cercai di tranquillizzarmi un attimo, prima di rispondere.
Lei avevo uno sguardo arrabbiato, ma sapeva che stava esagerando.

“ Per me non è più un dovere da tanto. Se ti aiuto è perché ci tengo che tu passi quell’ esame e perché so che puoi farcela “

“ Solo per quello? “

Mi chiese lei. Eravamo arrivate al punto del non ritorno: probabilmente lei non riusciva a mantenere tutto dentro e per invece il problema era proprio quello.

“ Senti Britt .. lo sai come sono, mi ci vuole tempo. Non so neanche cosa provo, cosa c’ è tra noi, è così difficile e incasinato “

“ Non è così che descriverei il nostro rapporto “

Mi lasciò andare la mano che tenevo ancora stretta. Ero in difficoltà, mi sentivo mancare quel contatto, come se mi mancasse l’ aria. E non sapevo cosa fare, cosa dire. Mi misi una mano tra i capelli, sconsolata. Perché cazzo doveva essere così difficile?
Lei si girò e fece due passi per entrare in casa, ma la formai di nuovo.

“ Senti non insistere ti prego .. giuro che prima o poi ci riuscirò. Riuscirò a dirti quello che provo. Ma IO mi sento incasinata, e non so come altro spiegarti quello che succede ogni volta che mi sei accanto. Io ..  “

Sbuffai ancora, in completa difficoltà. Ma vidi in lei questa volta uno sguardo più dolce.

“ Devi semplicemente ascoltare il tuo cuore San .. non c’ è cosa più bella “

E io la guardai ancora, ma senza dire più niente. Mi sentivo speciale: e mi sentivo in quel modo perché sapevo quello che lei provava per me, quello che voleva che io imparassi, soltanto per farmi stare meglio. Mi sentivo speciale perché sapevo che mi avrebbe aspettata, anche se ci sarebbero stati quei momenti in cui avrebbe insistito, forse troppo stanca di combattere contro il mio cervello che poche volte lasciava spazio ai miei sentimenti. Mi sentivo speciale perché anche solo tenerle la mano, anche solo una coccola, una carezza, mi facevano provare quella sensazione di essere il centro del suo mondo. Mi sentivo speciale perché lei, mi rendeva speciale, e nessun altro.

“ Scusami per aver insistito .. a volte mi comporto come una stupida “

Scossi la testa piano, mentre lei abbassava lo sguardo imbarazzata.

“ No Britt, è colpa mia, se solo mi lasciassi più andare tutto ciò non accadrebbe. E non sei una stupida, anzi penso che tu sia una delle persone più mature che io abbia mai conosciuto “

Le sorrisi piano, prendendole anche l’ altra mano. E continuai a parlare.

“ E non vedo l’ ora che tu passi quell’ esame. E sono sicura che succederà, perché te lo meriti e perché obiettivamente io sono una grande insegnante “

E lei rise. E lì mi ricordai le risate che per tutta la serata la avevano scossa.

“ Riguardo a Sam .. mi sta antipatico perché lui riesce a farti ridere come io non riesco “

E mi ero scoperta, e mi sentì quasi nuda. Era una sensazione strana, ma nel contempo mi sentivo più libera di quel peso. Lasciare andare, era quello che dovevo fare, lasciar andare i pensieri e le emozioni.

“ Santana Lopez è .. gelosa! “

E rise ancora, giocando con le mie dita.

“ Mai “

Le risposi, ma oramai stavamo scherzando. E si, mi sentivo più libera.

“ E comunque ci credo, Sam è simpatico, tu no “

E mi fece la linguaccia. E io risi e poi, per istinto probabilmente, la abbracciai. Stemmo un attimo così, respirandoci, con il silenzio della notte di maggio. Quando mi staccai da quel contatto così caldo, così vero, ci fermammo a metà strada, ancora mezze abbracciate.
Ci guardammo ancora, e dopo pochi secondi il mio sguardo cadde inconsapevole sulle sue labbra morbide. Di nuovo, quella voglia di baciarla di impossessò di me e fece crescere un fuoco dentro. Le volevo: volevo le sue labbra sulle mie, volevo sentire cos’ avrei provato. Volevo capire cosa mi spingesse così tanto a precipitarmi su di lei, quando ero ubriaca. Passò le mie mani sui suoi fianchi. Cominciai ad accarezzarle la schiena dolcemente. Lei sospirò piano e chiuse gli occhi. Mi sembrò un acconsentire, mi sembrò un gesto per farmi capire che potevo farlo, potevo baciarla. Mi avvicinai piano, un po’ timorosa. Sentivo il suo respiro veloce sul mio, così caldo e buono. Il suo profumo inebriò i miei sensi, quando poggiai le labbra sul suo collo. Pensai che quell’ odore della sua pelle mai l’ avrei scordato. Poi salì e lasciai un bacio veloce sul mento. Ero così vicina che quasi non mi sembrava vero. Dopo poco, decisi di farlo, decisi di prendere le sue labbra tra le mie, mentre le mie mani continuavano imperterrite a solcarle la schiena. Ma quando mi sentì pronta e cercai di annullare le distanza, lei mi bloccò. Mi stupì così tanto, che mi immobilizzai. Pensavo che lo volesse. Perché per me era il desiderio più forte che provavo in quel momento. Aprì gli occhi e mi guardò fissa.

“ Voglio che tu sia pronta .. insomma so che per te è complicato “

E sospirai: forse aveva ragione, avevo bisogno di metabolizzare del tutto ciò che eravamo. Trattenei uno sbuffo, perché c’ ero andata talmente vicina, e lo volevo così tanto, che ero dispiaciuta. Ma capivo i suoi sentimenti: voleva essere tranquilla che io fossi veramente pronta.
Così le diedi un bacio sulla guancia, prima di annuire.

“ Hai ragione “

Le sorrisi e piano ci allontanammo. Fu una sensazione spiacevole.

“ Buona notte San “

E lei ricambiò il bacio e poi si girò, per avvicinarsi alla porta di casa sua. Come sempre aspettai che entrasse, poi mi diressi un po’ sconfitta in macchina.
Era tutta colpa mia .. se solo fossi più coraggiosa e leale con me stessa, ora non saremmo a questi punti. Calciai piano un pietrolino e rimasi pochi secondi ferma. Mi godetti per un attimo la brezza di quella notte di maggio. Non vedevo l’ ora che arrivasse l’ estate. Inspirai e poi ripresi a camminare.
Stupida Santana.

--

BRITTANY.

Quando entrai in casa e mi richiusi la porta alle spalle, feci fatica a trattenere un sorriso. Mi accovacciai per terra, con le mani sul viso. Avrei voluto urlare, ma ovviamente non potevo farlo: avrei svegliato tutta la casa e Lord T. non ne sarebbe stato entusiasta. Mi rimisi in piedi e osservai dalla finestra Santana: la vidi fermarmi un attimo, con gli occhi verso il cielo.
Quanto avrei voluto andare lì a baciarla. Ma non potevo, non potevo perché non sarebbe stata ancora pronta. Raccontavo tutto alle mie Fatine e loro erano d’ accordo con me. Perfino Lord T. mi aveva fatto capire di aspettare. Ma era così prepotente la voglia in me di prenderla e posare le mie labbra sulle sue. Mi sentì tremare le gambe anche solo al pensiero di avere un contatto così diretto con lei. E lei lo voleva. Sapevo quanto fosse difficile per lei, e probabilmente le mie insistenze non le facevano bene.
Ma come facevo a starle lontana? Era impossibile. Mi chiese se potesse avere dentro di sé una specie di calamita .. però poi mi venne in mente che le calamite attraevano il metallo, e io ero fatta di ossa, e quindi non poteva essere una spiegazione plausibile.
Sapevo soltanto che non potevo farcela senza di lei. Era così cambiata da quando l’ avevo conosciuta la prima volta che non mi sarei certo aspettata comportamenti del genere. Né tantomeno di innamorarmi di lei, perché io ero sicura di amarla. E non mi importava fosse una donna, affatto. Anzi immaginai i suoi baci ancora più dolci. Sorrisi tra me e me, pensando ancora a quello che mi era sfuggito poco fa. Forse non avrei dovuto allontanarla, in fondo lei si era avvicinata, lei lo voleva, lei aveva deciso. Magari era pronta, come facevo a saperlo io? Sbuffai e mi diressi per le scale. Feci piano, ma quando misi piede sul primo gradino, mi resi conto di aver fatto come lei: avevo pensato. E io non potevo pensare, quando lei dava ancora soltanto a quello. Ero io che dovevo utilizzare il cuore. Dannata me. Corsi verso la porta, sperando di non aver perso quell’ opportunità.

--

SANTANA.

Stavo per infilarmi nella macchina, per coprire quei pochi metri di distanza che dividevamo casa mia da quella di Brittany, che sentì il mio nome.

“ San “

Non lo urlò, però sentivo la sua voce agitata. Chiusi la portiera che avevo aperto e mi diressi verso di lei. Cosa poteva essere successo? Quando mi si avvicinò, era affannata più per l’ agitazione che per la piccola corsa.

“ Che succede Britt? “

Glielo chiesi, domandandomi perché fosse in quello stato.

“ Sono stata una stupida San, ho fatto proprio come te. Ho pensato. Prima ti ho dato un consiglio e non so neanche seguirlo io. Cioè, sono stata una stupida perché avevo così vogli- “

Ma non la feci finire: quel fiume di parole mi fece capire di quanto si fosse pentita di ciò che era successo poco prima. E la voglia che mi aveva attanagliata poco fa era ancora dentro di me, quindi non me lo feci ripetere una volta in più: la presi e semplicemente a baciai. La baciai come se fosse la cosa più bella al mondo. Le sue labbra sulle mie mi sembrarono perfette, il ritmo del bacio, all’ inizio leggero e timido, si fece più affannato. Misi le mie mani sulla sua schiena e lei le intrecciò sopra la mia testa, dopo aver riottenuto la mobilità degli arti, essendo rimasta sorpresa. Sentì un calore, sentì felicità e quel bacio era veramente quello che avevo sempre voluto. Capì subito che era giusto che succedesse, che pronta o meno, lo volevo troppo e questo bastava. Lei mise una mano nei miei capelli, lasciati liberi. Quel gesto mi fece sentire eccitata, non sapevo come, ma quel piacere si faceva sempre più opprimente. Così, senza preavviso, insinuai la lingua fra le sue labbra, e dopo un suo gemito, lei la accolse tramante. Sentire il suo sapore, era emozionante. Sapeva di buono, e tutto di lei aveva un buon’ odore. Sarei stata a baciarla per ore. Il mio stomaco faceva a botte con la mia pancia, e quasi mi fece male. Qual’ era il mio problema? Il mio problema era che pensai non ci fosse niente di più bello. E mai lo avevo pensato, neanche del sesso.
Le nostre lingue lottarono in un duello frammentato, ma così dolce e sensuale che dovetti trattenermi da prenderla e infilarla in macchina con me: non sapevo niente del sesso tra donne, ma se un solo bacio era così, chissà cosa potevo aspettarmi. Feci un passo e la feci aderire all’ auto. Non resistetti più e così infilai le mani sotto la sua maglietta. Sentire la sua pelle mi fece tremare. La sfiorai con le dita, cercando di non sembrare troppo vogliosa. Quando smisi il bacio, in mancanza di ossigeno, posai le mie labbra sul suo collo, pronta a inebriarmi della sua bellezza. La baciai piano, dolcemente.

“ San .. “

“ Mmmh “

Non avevo voglia di interrompere quel contatto, anche se sapevo che prima o poi sarebbe successo. Mi chiesi se avrei avuto mai il coraggio di rifarlo. Non mi risposi.
Brittany mi prese il viso e mi guardò dritta negli occhi.

“ Buona notte “

Mi baciò ancora, teneri baci appena sfiorati. Avrei voluto di nuovo approfondire quel contatto, ma sapevo che ci sarei dovuta andare piano: ancora non avevo compreso quello che era successo.

“ Buona notte “

Strofinai il mio naso con il suo prima di liberarla dalla presa. Lei si diresse verso casa, continuando a guardarmi. Le sorrisi, appoggiata alla portiera della mia macchina. Quando entrò definitivamente, partì per la mia destinazione.
Mi fermai davanti a casa mia. Restai un attimo in auto. Ancora non potevo crederci ma l’ unico sentimento che avevo in quel momento era pienezza, e una sensazione viva. Mi passai una mano tra i capelli e poi mi toccai le labbra: pulsavano ancora, o almeno quella era la mia impressione. Sorrisi sulle mie dita e dopo poco scesi dalla macchina.
Tutto ciò che volevo in quel momento, era riavere Brittany nella mia auto, mentre andavamo a scuola. L’ unica cosa che volevo era rivederla. 


ANGOLO AUTRICE.

Ce l' ho fatta .. probabilmente sono in un ritardo colossale e mi dispiace tantissimo, veramente. Solo che perdo la cognizione del tempo. Ho appena finito 6 esami e mi dovevo riprendere!! 
Spero che questo capitolo vi piaccia, si muove qualcosa e questo è positivo. Questa fan fic sta diventando più lunga di quanto immaginassi, mi sembra di avere ancora un sacco di cose da scrivere, spero solo non vi stai annoiando!!
RINGRAZIO tutti, come sempre, coloro che leggono/recensiscono/ricordano/preferiscono/seguono. Mi fa un sacco piacere! Per chi è un po' timido, o viene preso dalla pigrizia, lasciatemi anche solo due paroline, mi fa piacere sapere cosa ne pensante!! 

L' altro giorno ho postato una One Shot, per chi volesse leggerla, questo è il link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1597437&i=1 . Ovviamente è una Brittana. 

Invece per contattarmi, questo è il mio profilo:
 http://www.facebook.com/giulia.efp !

Grazie ancora a tutti, un bacio, Giulia ;) 

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Capitolo 12
*** Sorpr .. esa!! ***


BUONASERA A TUTTI.

Ecco un nuovo capitolo, spero vi possa piacere. Buona lettura a tutti :)

 

SORPR .. ESA!!



Quando mi alzai, quel mattino, fu mia madre a svegliarmi.

“ Santana, muoviti, è tardissimo e Brittany è qua sotto che ti aspetta! “

Le prime due parole che mi colpirono con violenza furono: tardissimo e Brittany.
Ci misi un po’ per ricollegarle e dopo poco mi accorsi dell’ intera frase.

“ Brittany è qua sotto che ti aspetta “

“ Cazzo “

Scesi dal letto nel giro di pochi secondi, maledicendo la sveglia per non aver suonato. Ero in fottuto ritardo e Brittany mi stava aspettando sotto casa. Probabilmente non avendomi vista arrivare mi aveva raggiunta. Trovai il cellulare sotto le coperte, lo guardai e trovai due chiamate senza risposta proprio della bionda. Mi chiesi più volte come non avessi fatto a sentire niente. Mi infilai velocemente le scarpe, andai in bagno a lavarmi faccia e denti, e senza neanche truccarmi scesi le scale. Quasi mi inciampai e ringrazia l’ Universo per non averlo permesso.
Con un fiatone allucinante, scavalcai mia madre che si era inginocchiata per allacciarsi la scarpa, la salutai e mi diressi dalla macchina, su cui appoggiata c’ era Brittany che guardava il telefono.
Appena si accorse della mia presenza, mi sorrise. Non potei trattenermi dal pensare a quanto fosse dannatamente bella. Bella e nient’ altro. Soltanto così perfetta da fare quasi male. E non mi trattenei dal fare quei pensieri, ero ancora reduce da una notte senza sonno, a causa di quel bacio.

Quel bacio.

Ci guardammo un attimo, senza sapere bene cosa fare. Lei mise il cellulare nella tasca del giacchino che indossava e continuò a sorridermi.

“ Santana andate che siete in ritardo!! “

La voce di mia mamma mi ripercosse brutalmente. Scattai verso la portiera e così fece lei. Sbuffai mettendo in moto, per poi prende la strada principale.

“ Buongiorno! “

La sua voce fu come un toccasana e riuscì a liberarmi di un po’ di tensione accumulata per la preparazione.

“ ‘giorno “

Lo dissi carinamente, senza guardarla.

“ Dormito bene? “

Dovevo stare calma. Era come sempre, come ogni mattina. Eppure, fosse stato come ogni mattina, non avrei ripensato alla sera prima, a quel bacio, a cioè che era successo. Fosse stato come sempre, le avrei risposto che avevo dormito bene, o che avevo fatto un incubo strano, o che avevo passato la notte a parlare con Quinn.
Ma non era come le altre mattine, perché quello che era successo la sera prima cambiava tutto. Rimasi sorpresa di me stessa, a scoprirmi tranquilla. Durante la nottata avevo fatto mille pensieri, a come affrontarla, a come dirle che non doveva più riaccadere, che era stato uno sbaglio.

Ma adesso che ero lì, in quel momento, non me ne fregava un fico secco. Niente di niente. Perché io volevo rifarlo, ancora e ancora. Volevo di nuovo sentire le sue labbra sulle mie, tutto ciò che mi scatenava dentro, volevo risentirmi viva.
Quindi avevo deciso, per quel giorno, di mettere da parte ogni promessa che mi ero fatta la notte. Il passato non si poteva cambiare, e mi decisi a credere che era successo in qualche modo l’ avevo voluto ( il che era ovvio ) e che quindi anche quel muro, che piano piano sembrava andarsi a far benedire, si stava facendo da parte.
Quindi si, quella mattina ero tranquilla.

“ Un po’ di pensieri, ma tutto bene. Tu? “

Scrollò le spalle. Sentivo il suo sguardo completamente su di me, avvolgermi. Sul mio corpo. Mi sentì un attimo di nuovo nuda. Ma probabilmente per Brittany ero sempre stata un libro aperto.

“ Vale lo stesso per me. Questa mattina mia madre mi ha detto che ieri sera ha chiamato Mr. Shue, avvisando che avevano fissato la data del mio esame speciale “

Per un secondo si insinuò in me una sensazione di ansia. Agitazione. La vidi guardare fuori dal finestrino. Non riuscivo ancora a intuire bene cosa provasse. Brittany era ingenua, ma capiva la realtà. Mi levai di dosso quella sensazione spiacevole, dicendomi che non ero io ad affrontare quell’ esame e che dovevo essere lì per tranquillizzarla, non per renderle la vita difficile.

“ Quando è? “

La guardai per un attimo. Si girò vero di me e poi parlò.

“ Mercoledì prossimo “

Respirai profondamente. Mercoledì era vicino, mancava esattamente una settimana. Avrebbe dovuto ripassare tutto e noi non avevamo ancora finito il programma di letteratura spagnola. Mancava poco, ma ancora non era concluso.

“ Mr Shue ha detto la modalità? “

Lei annuì.

“ Ha detto che mercoledì effettuerò una prova scritta di tutte le materie del mio corso, e che il giorno dopo invece mi aspettava l’ esame orale. Ha detto che è meglio se mi preparo un argomento a scelta per ogni materia, per ogni eventualità. Poi ha aggiunto che ho fatto bene a prendere quella decisione e che era fiero di me “

Brittany mi diceva tutto come se l’ avesse imparato a memoria.

“ Lo sai che ce la puoi fare vero? “

Una domanda retorica. Non sapevo che altro dire, e volevo soltanto che quel musetto dispiaciuto sparisse.
Incosciente, le afferrai la mano. Lei fissò un attimo quell’ intreccio e poi sospirò, speranzosa.

“ Tu ci sarai vero San? “

Feci una piccola risata, timida.

“ Certo Britt. Entro domani ci mettiamo sotto e finiamo spagnolo, poi ripassiamo tutte le altre materie. Sarà facile. Ti sei preparata tanto. “

Cercai di guardarla negli occhi, facendo attenzione alla strada. Volevo che fosse sicura della mia presenza.

“ E mercoledì? Ci sarai mercoledì? “

Sembrava essere un po’ in ansia. Misi la freccia e accostai un attimo. avevo bisogno di trovare il suo sguardo. Le afferrai entrambe le mani.

“ Io ci sarò Brittany, ma ascolta .. “ le accarezzai la guancia “ tu puoi farcela anche da sola. Ricordi? L’ importante è che tu creda di potercela fare, e tutto il resto scompare. È facile Britt, tu passerai quell’ esame. E se non dovesse succedere, andrò a prendere a calci in culo il responsabile “

Le strappai una mezza risata, poi per sbaglio m cadde l’ occhio sull’ orologio della macchina.
Porca .. eravamo in un fottuto ritardo. Aspettai che mi desse la conferma di stare meglio, in quel momento non mi importava d’ altro.

“ Grazie San “

Le sorrise e ripresi a guidare, questa volta con velocità.
Sentì una piccola voce, e un piccolo omino che stavano cercando di sollevare il muro, che si stavano districando tra le mie parole di conforto, provando a liberarsi da quel cambiamento. Trattenni un respiro, per un attimo, ma quando rilasciai l’ aria, quella vocina e quell’ omino era scomparso, e vicino a me però, Brittany c’ era ancora.

--

“ Ok, abbiamo finito “

Brittany si stirò, chiudendo definitivamente il libro di letteratura spagnola

“ Perfetto. Come ti sei messa d’ accordo con gli altri? “

“ Domani tutti verranno qua, tanto i miei non ci sono e facciamo un mini test, con possibili domande che potrebbero farmi. Shuester ha dato qualche suggerimento “

Le sorrisi, sapendo quel particolare, visto che avevo chiesto io al professore di poter dare due dritte ai ragazzi per aiutare Brittany.

“ Allora preparati, domani interrogazione “

Lei scosse un attimo le spalle, si alzò, e posò il libro sulla scrivania.

“ Già “

Mi dispiaceva vederla così poco entusiasta, anche se capivo benissimo la sua preoccupazione. Così decisi che quella sera avrebbe dovuto fare qualcosa. Il sabato sera si doveva uscire, staccare la testa.

“ Bene, ora ti fai una doccia, e mi raggiungi tra due ore. Ti porto in un posto! “

I suoi occhi sembrarono riaccendersi.

“ In un posto? “

Annuì.

“ Si, una cosa tra me e te, ok? “

Per un attimo riconobbi il suo solito sorriso.

“ Tra due ore sarò lì “

Presi la mia roba e mi avviai verso casa.
 
--

Dopo due ore e un minuti, Brittany era puntuale sotto casa mia. Quando scesi a salutarla, riconobbi la bambina che mi aveva lasciato pochi giorni prima. La vidi saltellare qua e là, mentre mi aspettava. Ero così orgogliosa che stesse così per una mia proposta. Quanto era stupido.

“ Andiamo “

Salimmo in macchina, come sempre e partimmo.

“ Dove andiamo? “

Sorrisi.

“ Britt è una sorpresa “

Lei sbuffò, piano.

“ Dammi almeno qualche indizio. L’ iniziale del nome “

Mi girai un attimo, non capendo.

“ Quale nome? “

Lei sembrò pi confusa di me.

“ Il nome del posto! “

Scrollai le spalle.

“ Non ha un nome “

Lei sembrò continuare a pensare.

“ Tutto ha un nome, quindi il tuo posto deve avere un nome “

Scossi la testa, ridendo.

“ Ok, comincia con la S “

Non avevo mai dato un nome a quel posto.
Si mordicchiò piano il labbro, pensando a quale potesse essere.

“ La seconda lettera? “

Ci provò ancora.

“ Britt .. “ ma poi le risposi “ O “

“ Mmmm So .. Solten Valley .. no scherzo, non esiste. So- .. so- “

Ma sembrava proprio non arrivarci, e dopo altri minuti di concentrazione mi chiese la terza lettera, implorandomi.
L’ accontentai, non avevo ancora capito il gioco che stavo facendo.

“ R “

“ Erre! “

Esclamò, come se avesse trovato una risposta. Ma non mi fidai molto, perché continuò a rimuginarci sopra.

“ Britt non puoi aspettare di arrivare? “

“ Ma così è più divertente San “

E se era divertente, allora gliel’ avrei lasciato fare. Era da un po’ che non vedevo quello sguardo trasognato, e il suo modo di pensare tutto suo.

“ Sor .. uff non mi viene in mente niente. Che posto strano San! .. Soro-, sori-, mm no, non c’ è niente, Sora- .. Soru- .. uff “

E sbuffò ancora. Risi del suo essere così buffa.

“ Che ridi? È frustrante! “

“ Aspetta di arrivare Britt .. “

“ La quarta, ti giuro che è l’ ultima San, giuro. La quarta lettera e poi non ti stresso più “

Finsi di pensarci, e poi risposi che la quarta lettera era la P.

“ Ma io lo conosco San? “

“ Mmmm non lo so Britt “

“ Così non vale, è troppo difficile. Sorp .. “

Risi tra me e me, guardandola. Così intenta, con le guance rosse, il vestito estivo che le arrivava quasi sulle ginocchia, le spalline ridicole, i capelli lasciati lisci, i suoi occhi e quelle piccole lentiggini, era di una bellezza infinta. Mi scoprì ad amare tutto di lei. Tutto. Era incredibile. Amare nel senso che mi piaceva veramente ogni cosa, non amare nel senso vero della parola. Non esageriamo. Però quel suo modo di fare, quel suo cipiglio pensieroso, le labbra arricciate e a volte nascoste dai suoi denti, mi fecero venire una gran voglia di baciarla. Mi sentì prender fuoco le guance, ma per fortuna lei non se ne accorse. Ritornai alla mia guida, mentre cominciai a percorrere una strada meno pulita e più frastagliata.

“ Siamo quasi arrivati “

La avvertì.

“ Dai San, ti prego, prima di arrivare, lasciamelo indovinare, ti prego. Faccio tutto quello che vuoi “

Risi, e soprattutto quando mi resi conto dell’ ultima frase cercai di non guardarla.

“ Ma è così importante Britt? “

“ Si lo è “

“ Allora la quinta lettera è un’ altra R “

Si mosse un attimo sul sedile, agitandosi. Non guardava davanti a sé e cercava solamente di capire quale fosse il luogo. Se solo avesse guardato, avrebbe intuito che non c’ era nome per quel posto e che forse non c’ era mai stata.

“ Sorpr .. “

Ci riprovò ancora per pochi minuti.

“ Trovato!! “

Si agitò, e io mi presi un colpo al cuore.

“ No, non è vero “

E ricominciò a pensare. Ma da quel momento in poi, non potè fare a meno di guardare di fronte a sé.

“ Wow “

Eravamo arrivate.

“ SORPResa, Britt “

Lei si girò verso di me, e poi si rigirò davanti a sé. Uscì dalla macchina senza dire niente e io le seguì.
Di fronte a noi, c’ era Lima. C’ era Lima nella sua bellezza, sotto le luci del tramonto.
Non parlò ancora per un po’, e mi sentì felice di aver condiviso con lei quel mio angolo di paradiso. Solo dopo altri secondi, parlò.

“ Mi hai fregata “

Non capì.

“ Era sorpresa la parola, non è un vero nome “

Risi da sola.

“ Tanto non avrei saputo che nome dargli .. è stato un piccolo scherzo “

Scrollai le spalle.

“ E io che mi affannavo a cercare la risposta “

Si vedeva che stava giocando.

“ Mi dispiace, a volte sono una stronza “

Continuammo a far finta di parlare seriamente, appoggiate entrambe al muso della mia macchina, continuando a fissare quello spettacolo.
Poi, restammo in silenzio.
Sentì una forte vibrazione e tutte le mie viscere si rivoltarono quando lei posò il suo sguardo su di me. Dal basso in alto, con un qualcosa che sembrava quasi devozione. Cercai di non farci caso. Eppure era così strana. La sentì avvicinarsi. Avevo paura a fare qualsiasi gesto, qualsiasi. Avevo paura di rovinare quel momento, mi sentivo impacciata come mai mi ero ritrovata ad essere e non sapevo come muovermi.
Cercai di abbassare lo sguardo più volte, mentre sentivo che la mano di Brittany si poggiava sul mio braccio e cominciava a far scivolare le sue dita sul tessuto della mia giacca di pelle. Rabbrividì, ma tentai di non farlo vedere. I risultati furono scarsi.

“ San .. “

Lo disse piano, mentre cercava di avvicinarsi ancora di più, con calma, forse con qualche timore di troppo. Probabilmente non sapeva quale reazione avrei avuto.
Dopo pochi secondi, la sua mano fu sulla mia spalla e poi sul mio collo. E lì non ce la feci più e la guardai. Posai il suo sguardo sul suo, che notai ardere di luce propria.
Piano, Lima scomparve e davanti a me ci fu il viso più bello che io avessi mai visto. Eravamo ancora a distanza di sicurezza. Mi accarezzò una guancia, e l’ altra mano si intrecciò alla mia.
Probabilmente stava cercando la sicurezza nel mio sguardo: ma io non pensavo in quel momento, io mi sentì di volere le sue labbra sulle mie e basta.

“ Britt .. se vuoi “

E non mi fece neanche finire la frase. Con delicatezza, la sua bocca si appropriò della mia. Il suo gusto mi fece girare la testa. Mi appoggiai del tutto sulla macchina e mi portai le mie mani, una liberatasi dalla sua, lungo i suoi fianchi. Strinsi piano. Fu un bacio lento, ma così profondo che non servì un contatto più intimo per farmi sentire viva. Bastava il suo profumo e la sua voglia di vivere. Bastavano i suoi occhi pieni di gioia e il suo sguardo maturo.
Quando quel contattò più intimo arrivò, lo senti comunque tutto il mio corpo. Mi sentì così male, e nel contempo così bene, che sganciai la mente e diedi possibilità al cuore di battere all’ impazzata.

Bum. Bum. Bum. Bum.

La velocità aumentava sempre di più, senza che quasi me ne accorgessi. Sentivo solo la sua lingua che sovrastava la mia, per poi invertirsi i ruoli. Tutto questo in pochi secondi, e il ritmo continuava ad accelerare. Mi ritrovai quasi ad ansimare. Mi strinsi di più al suo corpo e ripensai a quel giorno in cui avevo visto le sue gambe mezze nude, mentre sul letto stava facendo un test, e alla sensazione che avevo provato. In confronto a quella che stava sentendo in quel momento, quel giorno fu nulla.
Uno stato di black out colpì il mio cervello, e mi sentì fluttuare nell’ aria. Ma in quell’ aria c’ era un corpo perfetto, intorno alle mie mani c’ erano i suoi fianchi. Strinsi ancora di più, cominciando a muovere lentamente le mani, su e giù per la schiena. Lei si dedicò in men che non si dicesse al mio ventre. Aprì la zip del mio giacchino e intrufolò le mani sulla mia t shirt. Non andò avanti, piazzò le sue mani lì, premendo le sue dita man mano più forte.
In quel momento, non respiravo più. Ero in apnea. E mi sentivo libera tra le sue braccia, libera era il termine esatto.
Una mia mano, a poco a poco, salì e si incastrò nei suoi capelli. Volevo approfondire ancora di più quel contatto.
Ma poi, come nei migliori film, il tempo si fermò e la realtà ritornò a farsi viva a causa di un maledetto squillo di un maledetto cellulare.
Brittany si staccò da me, piano.

“ Dovresti rispondere “

Avrei voluto lasciar perdere, ma lei aveva l’ idea che bisognasse sempre rispondere, “non si sa mai cosa può succedere”.
Quasi sbuffai, ma mi trattenni. Non guardai neanche chi fosse.

“ Pronto “

Il mio tono non era dei migliori. Brittany, che era ancora contro il mio corpo, mi rimproverò con lo sguardo, e potei anche notare però un lieve sorriso.

“ Buonasera Santana “

Alzai gli occhi al cielo, nel sentire la voce di Quinn perforarmi l’ orecchio.

“ Cosa vuoi? “

“ Quanta gentilezza “

Brittany mi tirò una lieve pacca sulla spalla. Poi cominciò a giocare con i miei capelli. Era strano lasciarsi fare tutto ciò, io che odiavo il contatto troppo ristretto, se non per del sano sesso.

“ Avanti Fabray, muoviti. “

“ Va bene. Volevo solo dirti che domani siamo da Brittany, per farle il test finale “

Annuì da sola.

“ Brittany è qua con me, quindi lo so “

Risposi ancora un po’ acida. Lei, fece segno con la mano ed un sorriso, interrompendo quel ciondolare.

“ E ti saluta “

Alzai gli occhi al cielo.

“ Ah siete insieme? Da sole? “

Avevo un tono inquisitorio.

“ Fabray, se non hai altro da dirmi ci vediamo domani “

“ E dove siete? “

“ Ciao Quinnie “

Brittany mi prese il telefono e se lo mise all’ orecchio.

“ Ciao Quinn .. si ci vediamo domani .. sono prontissima! Si, sono con San perché mi ha portato-  “

Ma non le feci continuare la frase, le rubai il mio cellulare, risalutai Quinn e senza troppi convenevoli chiusi la chiamata.
Lei mise su il broncio. Incrociò le braccia, ma non si staccò da me.

“ Perché l’ hai fatto? “

Non potei evitare di sorridere a quella visione.

“ Perché Quinn ancora non sa niente! “

“ Su cosa? “

“ Su noi due Britt “

Poi mi venne un’ idea e ebbi il timore di farle quella domanda.

“ Non le hai detto di ieri, vero? “

Lei scosse la testa.

“ Certo che no .. so che è tra noi. E poi lei è la tua migliore amica e merita che sia tu a dirglielo. Se vorrai farlo “

Tentennai un attimo.

“ Io non so ancora niente di tutto ciò Britt, non so come chiamarlo e trovo che sia meglio tenerlo per noi, ecco tutto. Poi magari non è niente “

Forse l’ ultima frase avrei potuto evitarmela.
Decisamente avrei voluto farlo, visto che pochi secondi dopo ritrovai il mio corpo libero dal suo peso e il sguardo triste.

“ Giusto .. poi magari non è niente “

Tentò di andare verso la macchina, ma la trattenni. Nel suo sguardo non c’ era rabbia, sicuramente però c’ era dispiacere.

“ Non sto dicendo che lo è, ma per me è la prima volta Britt, lo sai. Quindi ho bisogno di andarci piano “

“ Ma io lo capisco, giuro. Ma mi piace tanto baciarti, e vorrei soltanto accadesse più spesso “

Rimasi un attimo basita da quella verità buttata in faccia. Era proprio lei, la mia Britt.

“ Vieni qui “

Senza alcun timore, la riavvicinai a me e la baciai. Non come prima, ma volevo farle capire che per me non era niente. Fu breve.

“ Ora andiamo, domani ti aspetta una giornata intensa. Ora concentrati solo sull’ esame, di me e te ne parleremo appena è finito tutto “

Lei annuì piano.
Facemmo il viaggio in macchina in un bellissimo silenzio, senza interruzioni o altro. La sua mano nella mia. Trovai sempre i suoi occhi posati su di me, quando mi giravo a osservarla.
La lasciai a casa sua, con un bacio veloce.
Quando arrivai nel vialetto, parcheggiai. Vidi davanti alla porta di casa mia una figura. Più mi avvicinavo, più riconoscevo i suoi lineamenti e i suoi capelli biondi corti furono decisivi: Quinn mi stava aspettando, braccia incrociate, sguardo furbo e ghigno.

“ Noi due dobbiamo parlare “


ANGOLO AUTRICE:

Boooonasera!!!
Ecco un altro aggiornamento per voi!
Ovviamente spero di aver fatto un buon lavoro!
Ringrazio TUTTI, tutte le persone che si sono appassionate in un modo o nell' altro a questa storia. Io stessa la sto amando sempre di più.
Ditemi tutto quello che volete, e soprattutto se avete dubbi, delucidazioni o pensate che io potrei modificare qualcosa, scrivetemi :)

Se volete contattarmi per qualsiasi cosa, questo è il mio profilo: http://www.facebook.com/giulia.efp !

GRAZIE ANCORA A TUTTI, Giulia! :)

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Capitolo 13
*** Cancellare. ***


Buonasera!!! Con un meraviglioso anticipo ( perchè di solito sono sempre in ritardo ), questo è un altro capitolo, tutto per voi.
Mi scuso per eventuali errori. Buona lettura!!




CANCELLARE




Mi sentì un attimo ghiacciare. Vidi il suo sguardo indagatore. Senza dire niente, aprì la porta e la lasciai seguirmi per le scale di casa mia. Finimmo in camera in pochi secondi. Mi sedetti piano sul letto, lei invece si sistemò sulla sedia della scrivania, in modo da potermi guardare fermamente negli occhi, ma senza essere troppo vicina. Mi conosceva bene e sapeva che quando dovevo affrontare le cose, per me diventata tutto più difficile. Quindi avrei avuto bisogno di spazio.
Avevo paura. Non tanto di Quinn, non di dire alla mia migliore amica quello che mi stava accadendo e che mi era successo, ma più che altro di rivelarlo a me stessa. La me stessa che ancora faceva fatica a capirci qualcosa.

“ Parla “

Lei incrociò le braccia e si sposto ritmicamente verso destra e sinistra, senza stare ferma. Probabilmente era più agitata di me.

“ Non so cosa dirti Quinn “

Resistetti per un attimo, o almeno cercai di farlo. Il calore che avevo sentito quando avevo baciato Brittany, la sensazione di pienezza e felicità provata, era un attimo scomparsa sotto una nebbia. Stavo consapevolizzando. E per fortuna lì con me c’ era Quinn.

“ Non farti pregare, San “

Sentendo il mio soprannome, non potei fare a meno di raccontarle tutto. Tutto dal principio. Non omisi niente. Sapevo che Quinn non mi avrebbe mai giudicata, bensì ma mi sarebbe stata vicina.
Misi a fuoco tutto quello che era successo, e questa volta sembrò tutto più complicato e sporco. Prepotente, quella sensazione di nausea si impossessò di me, ancora, ed era frustrante capire quanto la mia crescita di fosse limitata a nascondere tutto sotto ad un metaforico letto. Vomitai fuori tutti i sentimenti che avevo provato, quella dannata attrazione che sentivo quando mi era accanto, la sua richiesta di amicizia, quanto seriamente mi fossi attaccata ad una ragazza, ma non come succede con le amiche.
Quando finì il racconto, mi sentì improvvisamente vuota. Vuota di pensieri, di sensazioni. Soltanto quella dannata nausea, che sovrastava ogni mia connessione con il mondo esterno, costretta con Quinn in quella camera.

“ Esci con me “

Non aggiunse molto altro, ma probabilmente mi vide senza respiro. Mi prese la mano e io glielo lasciai fare. Per fortuna in casa mia non c’ era nessuno: non avrei sopportato di vedere mia madre, e di sentirla chiedere cosa stesse succedendo.

“ Qua si sta meglio “

Si sdraiammo sulle sdraio di plastica che mia madre aveva cominciato a cospargere per il giardino con l’ imminente arrivo dell’ estate. Emanai un respiro, guardando in alto. Non volevo concentrarmi su niente.

“ Dimmi cosa senti San “

Ma non sapevo cosa sentivo, ero talmente confusa, e vuota, che ogni cosa intorno a me pareva sfocata. Non ero ancora pronta.
Cazzo.

“ Non lo so “

Ma la vidi scuotere la testa.

“ Tu lo sai Santana, devi solo dirlo a te stessa “

“ Quinn, ti è mai capitato di provare una nausea strana? Una di quelle che sembra non passare mai e che ti viene soltanto quando fai determinati pensieri? Che ti fa sentire da schifo, sbagliata? “

La vidi guardarmi un attimo, con la cosa dell’ occhio. Non potei vedere bene la sua espressione.

“ Mi è successo. Mi è successo quando ho tradito Finn con Puck. Credo che quella di chiami colpa Santana “

Chiusi un attimo gli occhi. Poi li riaprì, ma quella sensazione non smetteva di far parte di me.

“ Allora io mi sento in colpa, Q. Mi sento in colpa quando la tocco, quando la bacio, o anche solo quando la sfioro, per caso. Ma soprattutto quella nausea mi prende quando penso a quello che sto provando per lei. Quando penso a quanto sia bello e sorprendente. Quando penso che tutto quello è riferito ad una ragazza. In quei momenti, mi sento uno schifo, mi sento in colpa. “

Mi passai una mano tra i capelli, sconfitta. Perché sapevo che avrei potuto vincere contro tutto quello, ma in quel momento la mia forza di volontà era andata a farsi fottere.

“ Ti vergogni di quello che provi? “

“ Ogni momento “

Mi stavo aprendo come mai avevo fatto con nessuno. E molte volte mi ero ripromessa di non farmi mai vedere così debole. Ma lei era Quinn, sapevo di potermi fidare. E io ero un essere umano, e anche grazie a Brittany, avevo accettato che succede, in alcuni casi, di aver bisogno di qualcuno.

“ E perché? “

Avevo paura di dire quello che stavo rivelando. Perché cavolo doveva essere così difficile?

“ Perché se mi piace Brittany, vuol dire che sono lesbica. E io non voglio essere lesbica Q., voglio essere normale “

“ Tu sei normale San “

Sbuffai.

“ E’ troppo facile dirlo quando non ci sei dentro “

Pensai ad un possibile futuro e continuai a parlare.

“ Sai cosa vuol dire? Vuol dire che devo dirlo alla mia famiglia, in primis. Poi lo saprà tutta la scuola, verrò giudicata da tutti. Anche il solo pensiero che possano sapere una cosa del genere mi fa sentire nuda. Vuol dire che, se mai avrò figli, loro verranno giudicati come me. E vuol dire che per averli avrò difficoltà. E tante cose che io non voglio affrontare! “

Sbottai vivacemente. Perché doveva essere così difficile? Perché non potevo essere normale?

“ E non devi farlo San. Non ora per lo meno. Perché ti preoccupi adesso di cose che verranno dopo? E come fai a essere sicura di essere lesbica? “

“ Quella parola mi fa venire i brividi “

Ed era vero, soprattutto perché la sentì da un’ altra persona.

“ Possiamo coniarne una nuova “

Cercò di scherzare Quinn. Poi aspettò che io risposi alle domande precedenti.

“ Perché è l’ unico sentimento che ho mai provato per qualcuno. E quel qualcuno è Brittany “

Lei sembrò arrivarci in ritardo. Probabilmente non aveva mai veramente collegato, come io non volevo fare.

“ Tu .. la ami? “

Il suo sguardo si accese, improvvisamente.

“ Credo si possa dire così “

E finalmente lo ammisi. Esplose dentro di me la nausea che sembrava essersi placata, feroce. Feci una faccia schifata.

“ E perché stai qua a farti domande? Sei andata a letto con chissà quanti ragazzi, cazzo, e per nessuno hai mai provato niente. Ora che invece sei innamorata ti fai tutti questi problemi? Ma cosa te ne frega che sia una ragazza?? Tu la ami San, e a questo non c’ è rimedio “

Era concitata e si vedeva che fosse entusiasta per me.

“ Io non sono normale Quinn “

“ Non è vero “ sputò fuori “ Tu sei la persona più normale del mondo perché AMI. Prima non la eri! “

Saltò su in piedi, guardandomi dall’ alto.

“ Si, ma mi sono innamorata di una ragazza “

Lei sbuffò, e questa volta più che comprensiva, sembrava guerrigliera.

“ Per quanto ancora vuoi darti questa giustificazione? La cosa che ti fa più paura è che tu la ami, non che sia una ragazza “

Borbottai, distesa sulla sdraio. Presi una sigaretta dal pacchetto, la accesi e cominciai a fumare.

“ Sono confusa! “

Scrollai le spalle, ma non seppi come mai, dopo quelle parole di Quinn mi sentì un po’ più leggera.

“ Meglio confusa che apatica! “ mi rubò la sigaretta, facendo un tiro.

“ Ora andiamo a nanna, che domani sarà una giornata impegnativa. Ovviamente dormo da te “

Mi alzai dalla sdraio e mi trascinai dentro, con una Quinn saltellante.
Domani è un altro giorno, continuai a ripetermi.

--

Preparammo a Brittany un test con domande a crocetta per ogni materia. Li avevamo più o meno creati grazie a Mr Shue e al suo aiuto: anche lui teneva alla biondina. Per lei sarebbe stata sicuramente una giornata stressante.
Lì, davanti a tutti, mi sentì quasi legata.
Ero arrivata insieme a Quinn, che aveva dormito da me, quindi ci eravamo salutate freddamente, ed in realtà era il comportamento che mi ero imposta di adottare dopo la sera precedente. Dovevo capirci qualcosa, qualcosa di concreto. Dovevo risolvere quel casino che avevo in testa, che mi faceva stare così male. Sapevo che non sarei stata la persona migliore del mondo, ma a mio modo lo facevo anche per lei.
Dopo pochi secondi, inoltre, arrivarono anche gli altri, quindi anche se Quinn stava facendo finta di guardare la casa, non ebbi un momento con lei, e questo mi rese più facile il compito.
La vidi guardarmi parecchie volte durante la mattinata. Non ci rivolgemmo la parola, se non quando le diedi il mio test di letteratura spagnola.
Si specchiò nei miei occhi. Vidi l’ ansia nel suo sguardo e un po’ di incomprensione. Anche quando eravamo in compagnia degli altri, non ero così scostante.
Mi sorrise piano e cominciò a compilarlo, seduta al tavolo della cucina. Noi stavamo in silenzio, ma dopo un po’ quella tattica non funzionò perché la vidi agitarsi ancora di più per i nostri sguardi su di lei. Consigliai a tutti di andare in giardino. Brittany non avrebbe mai copiato. Mi lanciò questa volta uno sguardo di ringraziamento.
Ogni volta, quando finiva il compito, ce lo consegnava e noi le davamo il successivo. Non volli sapere i primi risultati, e in realtà nessuno disse niente. Quando ebbe concluso l’ ultimo, lo consegnò e si sedette vicino a me sul prato.
Mercedes cominciò a correggerlo, con l’ aiuto di Quinn. Non la guardai, ma poi non resistetti e le lanciai uno sguardo vacuo. Non riuscì a trattenermi.

“ Com’ è andata? “

“ Credo bene “

Nel suo sguardo c’ era gratitudine. Mi chiesi come potevo permettermi di trattarla freddamente proprio durante quel periodo che l’ avrebbe messa a dura prova. La guardai alla luce del sole, mentre strappava da terra qualche filo d’ erba, e mi resi conto di quanto fosse bella, ogni giorno di più.
Ma come una reazione a catena, quel pensiero scatenò la tipica nausea, così allontanai i miei occhi dal suo viso e mi alzai, come scottata. Lei non capì.
Andai a prendere un bicchiere d’ acqua, avevo bisogno di una pausa a tutto quello star male.

“ Che ti succede San? “

La sua voce debole mi colpì dritto allo stomaco: mi aveva seguito. Avrei preferito fosse rimasta sul prato.

“ Niente “

Non la guardai questa volta, girata verso il lavandino dove stavo per appoggiare il bicchiere.

“ Non è vero. Ormai ti conosco “

Appoggiai le mani sul bordo.

“ Ora pensa all’ esame, Britt. Te l’ ho già detto ieri, pensa a sto benedetto esame “

“ Ma .. “

Sentì la sua voce sempre più tremolante. Probabilmente non capiva quel cambio repentino. Non lo capivo nemmeno io, ne avevo solo bisogno.

“ Pronti! “

Per fortuna Bocca da Trota entrò in cucina. Vidi il suo sguardo confuso, io mi girai, e li oltrepassai. Vidi soltanto Brittany e Sam seguirmi.
Entrarono tutti in salotto per i risultati. Si scoprì essere andata molto bene, man mano che ognuno commentava il proprio test. Unica pecca fu matematica, in cui raggiunse a malapena un punteggio sufficiente. Brittany me l’ aveva sempre detto: non la capiva, non capiva in numeri, le stavano antipatici.

“ Santana? “

Presi il mio test e senza guardarla glielo diedi.

“ Tutto giusto “ mormorai senza troppa convinzione.

Dentro di me ero contenta: mi sentivo di aver dato il 100 per 100, aiutandola, e il risultato era ottimo. Mi sentì comunque soddisfatta.
Brittany continuava a fissarmi, ma io rifiutavo ogni volta di voltarmi verso di lei. Nonostante i test fossero andati bene, lei non ne sembrava molto contenta, e anche gli altri se ne accorsero.

“ Britt, non sei contenta? “

Sam le fece la domanda. Mi girai verso di lui, che aveva assunto uno sguardo preoccupato. Cosa stava succedendo tra quei due?

“ Si certo. Vorrei che andasse così bene anche all’ esame però “

Mi si strinse un po’ il cuore a sentire la sua voce timorosa. Ma dovevo essere fredda, distaccata.

“ Vedrai che sarà così. Sei stata brava e ti sei impegnata tanto. Ora lavoriamo sulla matematica, e sarai perfetta “

Sam sporse la mano per batterle il cinque, e lei un po’ rincuorata, gli dedicò un sorriso e gli tirò lo schiaffo sulla mano, tipico di quel gesto.

“ Mettiamoci al lavoro “

Avrei voluto essere io al posto di Sam in quel momento. Ma ogni secondo mi ricordavo del mio piano, e non poteva far altro che accettarlo.

--

Passammo la giornata insieme, ognuno ad aiutare Brittany nelle cose che venivano a loro più a facili, e a lei più difficili. C’ era chi aveva capito più una cosa, chi l’ altra, quindi ci compensavamo. Fu dopotutto una giornata rilassante per tutti, tranne che per la bionda. Potevo osservare le sue spalle tese, e lo sguardo poco sereno.
Quando la giornata portò al termine, gli altri cominciarono ad andare. Andai dall’ attaccapanni per prendere il giacchettino che mi portavo dietro in caso il tempo peggiorasse all’ improvviso. Lì sentì delle voci.

“ Britt vedrai che andrà bene, mi credi? “

Era la voce di Bocca da Trota. Sentì una fitta allo stomaco, e questa volta non era la solita nausea. Quella era stupida gelosia. Restai per un attimo ferma, ad ascoltare.

“ Io ti credo Sam, ma oggi era così strana “

Mi immobilizzai sul posto, più di prima. Stava parlando di me? Stava parlando di me con Sam? Sam quindi sapeva? Brittany non avrebbe dovuto farlo.

“ Magari aveva semplicemente la luna storta “

“ La luna non è mai storta Sam, non può esserlo, è rotonda “

Disse con semplicità. Mi ritrovai a non respirare.

“ Hai ragione. Ma ora pensa al tuo esame, e poi con lei ci chiarirai dopo. Mi raccomando “

Sentì uno strusciare, probabilmente Sam l’ abbracciò. Decisi che avremmo dovuto parlare. La rabbia e la paura si prese possesso di me, scavando in pensieri negativi. Scavando nel mio stomaco.

“ Grazie Sam “

Mi allontanai da quella scena, uscì in giardino. Aspettai che tutti gli altri se ne andassero. Quinn fu l’ ultima. Passò e mi fece l’ occhiolino.
Quando rientrai in casa, lei era in cucina, che rimetteva a posto i piatti asciutti.

“ Perché l’ hai detto a Sam? “

Fui diretta e la spaventai, visto che non aveva notato la mia presenza. Quasi le cadde di mano un piatto, ma aveva dei buoni riflessi e riuscì a riprenderselo.

“ Io ..” ma non la lasciai rispondere, accecata dal rancore.

“ Perché? Ti avevo detto di non dirlo a nessuno, è una cosa privata Brittany! “

Tremavo. Cercai di calmarmi, ma fu più forte di me. Lei mi guardò spaventata e colpevole.

“ Io .. “

Ma continuai ancora.

“ Cosa pensi? Non puoi dire agli altri cose che riguardano anche me. E se per caso Sam lo dicesse a Mercedes, e così via? Eh? Tutti penserebbero che io sia lesbica, per TU, hai spifferato ai quattro venti quello che è successo”

Stavo urlando. Sperai che i suoi genitori non arrivassero di lì a momenti.

“ San, Sam non sa niente di quello che è successo, sa solo che tu mi piaci! “

Ma ero troppo incazzata per crederle, io l’ avevo sentita e quello mi bastava per incriminarla!

“ E perché ti dovrei credere? Dimmelo! Intanto gliel’ hai detto, di lì a dirgli tutto il passo è breve! E io che mi fidavo! “

La vedevo tentennare, probabilmente non sapevo cosa fare. Non riuscivo a perdonarglielo. La mia coda di paglia verso gli altri stava diventando sempre più lunga. Mi passai una mano tra i capelli: mi faceva star male quella situazione. Brittany cercò di avvicinarsi a me, lasciando i piatti sul lavabo. Lo fece piano, mentre andavo da una parta all’ altra della stanza.

“ Ora tu vai là e dici a Sam che è tutto finto, che non abbiamo fatto niente, che non ci siamo mai baciate e che erano solo tue fantasie !

Lei sembrava sconvolta.

“ San lui non sa niente di noi, fidati ti prego, non sa niente! “

Cominciò a pregarmi e quello fu troppo per me.
Senza più dire niente, mi allontanai, con tutte le intenzioni di uscire da quella casa senza mai più farvi ritorno.
Ma lei mi trattenne.

“ Ti prego mi devi credere. Io ti rispetto, non potrei mai dire niente agli altri che tu non voglia. Io non sono così lo sai, ti prego “

Cercai di mandarla via, togliendomi dalla presa, ma lei era incredibilmente più forte di me.

“ Lasciami! “

Lei scosse il capo.

“ Voglio che mi creda, San. Non gli ho detto niente, come posso dimostrartelo? “

Mi fermai un secondo. Non poteva farlo, non poteva dimostrarmi niente. Non volevo neanche che ci provasse.

“ Non mi importa, voglio tornare a casa, lasciami “

Ma questa volta non urlavo più, e il mio respiro era meno affannato.

“ Ti prego, io ti voglio bene, non ti farei mai del male. San ti prego “

E sentì la voce spezzata da un improvviso pianto. Cercai di tranquillizzarmi. Non sapevo cosa pensare, dovevo rimettermi in ordine, dovevo capire.

“ Ora lasciami, devo andare “

E questa volta lei fece quello che le avevo detto. Piano allentò la presa su di me, fino a lascarla. Mi voltai, per guardarla negli occhi. Stava piangendo, e sembrava realmente dispiaciuta. Decisi di restare per un ultima cosa.

“ Sai quanto io ci metta a fidarmi di qualcuno Brittany? “

Lei annuì.

“ Lo so, e mi dispiace, ma so anche che ti amo Santan, io ti amo, ed è tutto così difficile che avevo bisogno di qualcuno “

Mi bloccai di nuovo, sentendo quella dichiarazione. Non doveva dirlo, non in quel momento, così poco aggraziato. Ma era Brittany, e a lei non fregava niente del momento, lei agiva e basta. Ed era anche quello che mi piaceva.

“ Non farlo, non puoi dirmelo così, adesso “

Sbottai, di nuovo infastidita.

“ E’ quello che provo, e non lo puoi cancellare “

Ma questa volta lei sembrava sicura di sé, sicura di quello che stava dicendo.

“ Non .. devo andare “

E scappai via. Scappai letteralmente via. Corsi fino a casa mia. Non piangevo, nessuna lacrima riusciva a liberarsi di me.
Continuavo a non capirci niente. Niente. Mi buttai sul letto e soffocai un grido di frustrazione sul cuscino, poi chiusi gli occhi e mi ripromisi di non aprirli più almeno fino alla mattina seguente.
Avevo solo voglia di dormire .. e di cancellare.


ANGOLO DELL' AUTRICE:

Buonasera! Intanto complimenti se siete riusciti ad arrivare alla fine di questo capitolo!
E' stato abbastanza importante, e determina un lato impegnativo di Santana.
Ringrazio TUTTI, per seguire questa storia, che mano a mano amo sempre i più!!
Alla prossima gente, un bacio, Giulia!!

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Capitolo 14
*** I test della vita. ***


I TEST DELLA VITA





Avevo paura.

Ero seduta sul mio letto, era mattina e la sveglia era appena suonata, anche se io non avevo chiuso occhio per tutta la notte.
Ero stanca, spossata e la voglia di fare l’ esame, in quella giornata, non mi dominava di certo. Troppi pensieri nella testa, troppe idee, troppi folletti che mi ronzavano intorno senza che potessi realmente concentrarmi a fare pensieri positivi.
Mi passai una mano sugli occhi e mi stirai, poi decisi di alzarmi e di farmi una doccia.

Di lì a due ore avrei avuto l’ esame definitivo, per cui avevo studiato come una matta, ma non riuscivo a pensare ad altro che a Santana. A Santana arrabbiata, che se ne andava via da casa mia. A Santana che non mi parlava più da giorni, che aveva detto a Quinn di aiutarmi lei con lo spagnolo per gli ultimi ripassi. Al suo viso contrito, alla mia dichiarazione, forse fuori luogo, ma così sentita. Non faceva che pensare al fatto che avevo rovinato tutto e sorprendentemente dell’ esame non me ne fregava niente.

Uscì dalla doccia mestamente, mi frizionai i capelli e andai in camera per vestirmi. La mia solita divisa da Cheerios. Di lì a pochi giorni la scuola sarebbe finita. Indossai la gonna e dopo essermi asciugata i capelli, mi feci la coda. Mi guardai allo specchio e potei notare delle profonde occhiaie: quella non era stata decisamente una settimana super.

Presi lo zaino, lo misi in spalla e scesi giù. Non riuscì neanche a fare colazione, avevo un misto di agitazione, di tristezza e di nausea per tutto quello che stava succedendo che anche solo il pensiero mi faceva passare la fame.

Non ci capivo più niente. Mi erano sfuggite quelle parole, quel giorno, davanti a lei, senza riuscire a trattenerle, e in quel momento non lo volevo. Volevo soltanto farle capire quanto ci tenessi a lei, che Sam non c’ entrava niente, che non gli avevo detto niente. Ma lei non voleva capire e l’ unica cosa che avrei potuto dirle era la verità, e così avevo fatto. Ma non aveva portato a niente di buono.

Mi mancava così tanto.

Non sapevo come comportarmi: quando ci vedevamo, lei era fredda, non mi rivolgeva la parola. All’ inizio avevo tentato di dirle qualcosa, ma quando capì che aveva bisogno di essere lasciata in pace, allora lo feci. Mercoledì era arrivato in un lampo, e sentì di avere veramente bisogno del suo sostegno. Era una delle poche che credeva fermamente in me, ed era l’ unica che ero riuscita ad allontanare.
Mi chiesi se quel giorno l’ avrei rivista, se mi sarebbe stata accanto, anche se zitta e scostante.
Lo sperai.


-
 
Quando arrivai a scuola, Quinn si precipitò da me, informandomi che l’ esame era stato spostavo al pomeriggio, perché alcuni professori quella mattina non potevano essere presenti.
La scuola e l’ organizzazione non erano mai andate troppo d’ accordo.

Aspettare ancora sei ore fu una tortura. Avrei fatto l’ esame alle 3.

Santana non si era neanche presentata a scuola. Avevo chiesto a Quinn come mai, e lei mi disse che non stava bene, ma quando lo fece non riuscì a crederle, visto che aveva assunto un’ espressione contrariata. 

Come previsto a pranzo non mangiai niente. Tutti si preoccupavano di farmi almeno assaggiare qualcosa e di convincermi che tutto sarebbe andato bene: io non ne ero molto sicura.

-
 
Entrai nell’ aula con passo un po’ insicuro, dando un buongiorno generale ai professori che avevo davanti, ognuno con la propria prova.

Avrei avuto 45 minuti per ogni materia.

Di Santana nemmeno l’ ombra, né un messaggio di augurio, né un colombo viaggiatore, una lettera, un qualsiasi gesto che mi potesse far capire che stava pensando a me e a quel dannato esame. Niente.

Sarei dovuta stare lì veramente fino a tardi. Mi girai indietro verso i miei amici che erano seduti in fondo all’ aula, come testimoni. Presi un bel respiro e cominciai. Prima però, diedi un’ ultima occhiata alla porta, sperando si aprisse e che dietro ci fosse Santana. Questo però non successe.

-
 
Ero stanca, non avevo idea di come fossero andate le prove e avevo soltanto voglia di andare a casa e mettermi a letto. Salutai gli altri, che mi avevano aspettato fino all’ ultimo. Ero grata di averli vicino a me, erano dei veri amici.
L’ indomani mi avrebbe aspettato la parte orale, che era quella che mi preoccupava di più. e mi preoccupava di più perché non avevo tempo di pensare, e quando non avevo tempo di pensare, dicevo la prima cosa che mi veniva in mente .. e quasi mai era quella giusta.

Come tutta la giornata, quando arrivai a piedi a casa, sperai di trovarmela davanti alla porta, con delle scuse, o con un “ scusami mi ero dimenticata “, che era impossibile, con qualcosa, qualsiasi cosa. Invece lì, trovai soltanto mia madre che agitata mi chiese come fosse andata. Dissi due parole e poi salì in camera. Mi chiamò per la cena poco dopo, ma rifiutai ancora. Mi tuffai nel letto e dopo pochi secondi caddi in un sonno profondo.
 
-

Tic – tic.

Non sapevo se fossi sveglia o meno, ma sentivo quel rumore già da un bel po’. Aprì gli occhi e cercai di capire cosa stesse succedendo. Guardai la sveglia e mi accorsi dell’ ora: erano le 2 di notte. Mi alzai, senza capire bene cosa fare, perché quel dannato rumore non mi faceva dormire.

Tic – tic.

Di nuovo. Girai la testa per la stanza ma non si muove niente, tutto era in ordine e niente poteva creare quel tintinnio.

Tic – tic.

E lì capi. Corsi verso la finestra e la aprì. Una piccola pietra mi colpì la fronte.

“ Ouch “

“ Merda, scusa Britt, non volevo. Merda “

“ Santana! “

Ero incazzata.
Ero incazzata perché mi aveva fatto stare male e poi si faceva viva alle 2 di notte, quando l’ indomani avrei avuto un esame, un esame importante.

“ Ti ho fatto male? “

Sbuffai.

“ Non mi hai fatto niente Santana. Cosa vuoi? “

Lei capì che dovevo essermela presa perché abbassò lo sguardo.
E non parlò.

“ Allora? “

O mi diceva qualcosa, o le avrei volentieri sbattuto la finestra in faccia. Beh forse lentamente, ma l’ avrei fatto.

“ Volevo chiederti scusa Britt, insomma, non mi sono comportata bene. Posso salire un attimo? “

Vidi il suo sguardo speranzoso. E non potei fare a meno di assecondarla.

“ E va bene, Sali “

Prese la scala a pioli, e si arrampicò. Con poca delicatezza cadde sul pavimento.

“ Shhh “

Cercai di fare meno casino: se i miei si fossero svegliati le domande sarebbero state troppe. E io ne avevo già abbastanza di problemi.
Incrociai le braccia e mi sedetti sul letto.

“ Com’ è andato l’ esame? “

Sbuffai ancora.

“ Sei venuta qui per questo? Per chiedermi dell’ esame? “

Avrei voluto schiaffeggiarla per il suo comportamento.
Lei mi si avvicinò e mi prese le mani.

“ Anche, ma anche perché non riesco a stare senza di te, e non sapevo come dirtelo Britt “

E mi baciò. Mi baciò le mani, poi le braccia. Mi fece sdraiare sul letto e mi baciò il ventre, sopra la maglietta. Poi lo sterno, il mento, le guance e quando arrivò alle mie labbra mi sentì scuotere da mille brividi. Sentì la sua lingua infilarsi dentro la mia bocca, vogliosa di un contatto più profondo.
Espirai un gemito di piacere, quando si staccò dalle mie labbra per concentrarmi sul mio collo. Non riuscì a controllarmi più di tanto. Presi la sua maglietta e gliela trascinai via. Il suo corpo attaccato al mio mi fece prendere quasi la scossa.

“ San “

Affannata, cercavo di controllare i miei gemiti mentre la sua lingua ora stava esplorando la mia spalla.

“ Mmm “

Lei sembrava troppo concentrata per darmi ascolto.

“ San “

La ripresi ancora e questa volta stava cercando di togliermi la maglietta. Quando ci riuscì mi guardò piano negli occhi.

“ Dimmi Britt “

“ Tu mi ami? “

E lei mi sorrise, in modo strano però, mi sorrise. Sembrava calma.

“ Britt io non sono lesbica, quindi non posso amarti “

E restai muta, ferma e rigida sotto di lei. Perché mi stava dando quella risposta priva di senso?

“ Britt? “

Mi guardava sopra di me, ma io non riuscivo a rispondere, ero impietrita.

“ Britt? “

Ora sembrava lo stesse quasi urlando.

“ BRITT!!! “

E mi svegliai. Nella stanza mia madre mi stava guardando sconcertata.
Era stato solo un sogno. Ero affannata.

“ Britt, devi alzarti! “

“ Ok mamma “

Riuscì solo a rispondere prima che lei andò giù a preparare la colazione. Mi posai le mani sul viso, mi alzai, e poi andai dalla finestra. Santana non era stata lì, non si era scusata e quello era semplicemente un sogno.
Mi chiesi come avrei fatto ad affrontare quella giornata.
Il sangue mi ribollì quando pensai alla sua lingua sul mio collo.
Era solo un sogno Britt, era solo un sogno.


ANGOLO AUTRICE

Ok non chiedetemi cos' è sto capitolo, perché in realtà non lo so neanche io!
Cioè mi è venuto spontaneo così e l' ho scritto!
Al prossimo capitolo scopriremo come andrà l' esame orale e se Santana si farà viva.
Alla prossima gente, e GRAZIE A TUTTI, veramente!!
Un  bacio, Giulia!

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Capitolo 15
*** Sono confusa. ***


SANTANA
 
Mi alzai con la testa pesante. La sera prima a farmi compagnia era stata la birra mischiata ad un cocktail di cui neanche conoscevo il nome. Sentivo la nausea scavarmi lo stomaco. Cercai di tirarmi su almeno da star seduta, ma ci riuscì a stento. La testa mi girava, ancora. Dovevo aver bevuto veramente tanto, non mi ricordavo neanche come fossi arrivata a casa. Aprì meglio gli occhi, cercando di capire che ore fossero. Ma quando misi a fuoco la stanza, mi resi conto di trovarmi in una camera diversa dalla mia.

“ Buongiorno “

Era la voce di Quinn, e quando ripresi il contatto con il mondo capì di essermi agitata per niente. Non volevo fosse finita come sempre: trovarmi nel letto degli altri ragazzi mi rendeva sempre inquieta.

“ C – cosa ci faccio qui? “

Quinn era davanti a me, con un bicchiere pieno d’ acqua e qualcosa che frizzava al suo interno. Non riuscì subito a capire ciò che le passava per la testa, sapevo soltanto che mi avrebbe fatto una delle sue solite ramanzine. Mi ributtai nel letto, con la testa che ancora mi pulsava. Odiavo i postumi da sbornia.

“ Beh io direi più: grazie Quinn, veramente, per avermi salvata da un brutto ceffo che mi stava sudando addosso “

Sbuffai: eccola che cominciava.

“ Che ci faccio qui? “

Ripetei, adesso più sicura. Chiusi gli occhi un attimo, prima di rifissarli sulla sua figura, che si era avvicinata con il bicchiere. Si sedette sul letto matrimoniale e me lo porse.

“ Bevi “

“ Cos’ è ? “

L’ odore non era per niente convincente.

“ Santana, muoviti e bevi. “

Seguì i suoi ordini perché non avevo la forza di resisterle. Buttai giù tutto di un sorso, cercando di non captare il minimo gusto.
Quinn intanto continuava a fissarmi.

“ Cosa vuoi? “

“ Sei proprio una stupida “

Ripresi di nuovo la scalata verso una posizione decente. Ci riuscì.

“ Non così gentile di prima mattina Q. “

La guardai in cagnesco.

“ Mi dici per favore come mai ho dormito da te? “

Lei sembrò pensarci un attimo poi finalmente rispose.

“ Eri ubriaca marcia. Per fortuna il ragazzo del bar ormai ti conosce troppo bene e mi ha chiamato “ la guardai stralunata “ Si, ti conosco, e quindi per sicurezza gli ho dato il mio numero. Non ti avevo mai vista conciata così. Quando sono arrivata ti ho trovata barcollante, addosso ad un bestione “

“ Io .. ? “

Impaurita, sperai con tutto il cuore di non aver avuto nessun contatto con quell’ uomo. Io non ricordavo niente, ma sapere era un’ altra cosa.

“ Non ci hai fatto niente. Ho chiesto a Nick, che ti ha tenuta d’ occhio tutta la serata “

Annuì.

“ Infatti lo vedevo troppo interessato, pensavo di volesse provare “

Rimanemmo un attimo in silenzio, poi ricominciai a fare domande.

“ E perché non mi hai riportata a casa? “

“ Non volevi, hai detto che non volevi stare sola, che ti mancava Brittany e volevi andare da lei. Per evitare casini ti ho portata qui “

Arrossì un attimo.

“ Ho detto che mi mancava? “

Lei si alzò.

“ Si .. ma potresti almeno ringraziarmi sai? Hai vomitato due o tre volte, e sta notte hai anche russato, così non sono riuscita a chiudere occhio “

“ Io non russo “

Andò verso la porta, la aprì e mi lasciò sola, prima di dire.

“ Oh si, come una trattore. Ora fatti una doccia, ubriacona. Ti aspetto di sotto per la colazione “

Ho detto che mi mancava.
L’ alcool e i suoi effetti negativi. Però era vero. Ogni singola ora, di ogni singolo giorno, da quando non parlavamo più, mi mancava. Era terribile, provavo un vuoto dentro che mai mi aveva sfiorata. Mai. Sentivo di non essermi legata con nessuno come con lei, in tutta la mia vita.
Era così strano.
Non sapevo come comportarmi, e sapevo che andarmi ad ubriacare la sera in cui lei aveva dato l’ esame scritto, non era il miglior atteggiamento da assumere. Ma dovevo capire, e in quei tre giorni non ero arrivata ad una soluzione, se non a quella che mi mancava da morire.
Presi la roba che Quinn mi aveva prestato, poggiata sulla sedia, e andai a farmi una doccia.
Avrei voluto tanto essere là con lei, ma sapevo di non poterlo fare. Avevo fatto un patto con me stessa. Non ero neanche più arrabbiata per la questione di Sam, quella era passata in secondo piano. Ma quelle parole, quelle che non era riuscita a trattenere, quelle mi facevano ancora male, e non sapevo se fosse una cosa positiva o no.
Troppi pensieri. Avrei dovuto scollegare il cervello, per una buona volta, ma sentivo di non poterlo fare, perché se no avrei agito stupidamente. Mi passai le mani sul viso, mentre trovavo conforto nell’ acqua calda, che mi stava ridestando un attimo.
Fu difficile godermi quel relax, così decisi di uscire poco dopo dalla doccia. Mi asciugai i capelli, mi vestì e andai in cucina.
Trovai Quinn a preparare i Pancake.

“ Da quando fai colazione la mattina? “

Lei si girò verso di me, sbuffando.

“ Da quando ho capito che la scuola sta per finire “

“ Intelligente “

Mi porse un piatto con i pancakes, lasciai scivolare dello sciroppo d’ acero sopra e cominciai a mangiare. La nausea era sparita ed era stata sostituita dalla fame.

“ Allora, oggi di degni di venire? “

“ Quinn … “

Dissi solo il suo nome, pensando che questo potesse bastare. A quanto pare non era così.

“ Quinn cosa? “

Non sarebbe stata una cosa poco dolorosa.

“ Non voglio venire, lo sai, abbiamo giù fatto questo discorso “

Lei scosse la testa, imbrattando i suoi pancakes con una quantità spropositata di sciroppo d’ acero.

“ Hai ragione, abbiamo già fatto questo discorso, ieri. Quando mi hai detto che avevi capito che non te ne importava niente e che sarebbe stato meglio per tutte e due “

Non le risposi, lanciandole solo uno sguardo di assenso. Appunto.

“ Certo che poi, sempre IERI, ti ho recuperata ubriaca marcia, e nel mentre mi hai fatto una testa così su quanto fossi stata stronza e quanto ti mancasse Brittany “

Io spalancai la bocca.

“ Quindi si .. abbiamo già fatto questo discorso, ma non sempre è uguale la risposta “

Continuai a guardarla, senza riuscire più a mangiare.

“ Quinn .. cosa ti ho detto precisamente ieri?? “

Lei fece finta di pensarci, facendo rifornimento di pancakes.

“ Vediamo, hai detto che eri stata stronza a non essere andata all’ esame scritto. Che eri stata stronza a comportarti come se non te ne importasse quando invece tenevi a lei più di quanto io potessi immaginare. E che ti mancava. Mi diceva: Quinn, come faccio? Mi manca, non so come fare. Quinn .. “

“ Ok basta “

Aveva imitato la mia voce da ubriaca per l’ ultima brillante frase. Mi passai una mano tra i capelli. Ero nei guai.

“ Quindi tu oggi vieni con me. Se avessi l’ intenzione di rifiutare questo mio invito, te la dovrai vedere con tutto il Glee Club, che ieri tra poco era più dispiaciuto di Brittany, che so che non mangia praticamente niente da quando è successo … quello che è successo e che sta malissimo “

Quelle parole mi facevano star male. Non volevo che lei si sentisse così, non volevo che fosse in quelle condizioni e sapevo quanto potesse essere per lei difficile attraversare tutta quella situazione senza di me. Me lo aveva chiesto più volte di esserci, mi aveva detto più volte che con me sarebbe stato tutto più facile. E io le avevo detto che ci sarei stata.
Volevo esserci, quello era certo, ma incrociare i suoi occhi mi faceva paura. Dopo quello che mi aveva detto, nonostante lei mi avesse cercato più volte, senza che io le rispondessi, non riuscivo ad affrontarla. Era più forte di me.

“ E’ più forte di me Quinn “

Alzai gli occhi su di lei e non avrei mai voluto farlo. Era veramente arrabbiata. Probabilmente teneva a Brittany più di quanto avessi immaginato.

“ Che cosa vuol dire? Cosa è più forte di te? Non esiste! Ma guardati, hai sempre detto a Brittany di credere in se stessa, che se avesse voluto veramente farcela, avrebbe ottenuto tutto quello che voleva, e tu stai qua a sparare ste stronzate “

Smise un attimo di parlare, affannata.

“ Ora tu vieni con me, e basta. Non voglio certo vedere Brittany star male per una fifona “

E lì si chiusero le danze. La seguì verso la macchina, senza dire niente. Il silenzio riempiva pesantemente l’ abitacolo. Forse ce la potevo fare.
Forse.

--

BRITTANY


Arrivai a scuola accompagnata da Sam, mezz’ ora prima che mi cominciasse l’ esame finale.
Avevo paura, una di quelle paure che forse neanche le fatine potevano far scomparire. Avevo paura di non essere promossa.
Avevo paura che lei non si presentasse di nuovo.
Avevo paura di soffrire ancora di più.
Avevo paura che tutto quello che avevo fatto er quell’ esame potesse svanire nel giro di due domande risposte male.
Avevo paura. Paura e lei non c’ era. Di nuovo quel senso di rabbia si impossessò di me, coprendomi di brividi.
Perché lo stava facendo? Perché due parole le avevano creato quella reazione?
Forse avevo sbagliato, forse non era il momento adatto, forse non dovevo dire niente a Sam, ma tutto quello non giustificava quel suo comportamento.
Avrei voluto averla lì davanti, per dirle tutte quelle cose poco carine. Mi riproposi, finito l’ esame, di imbucarmi a casa sua, e di aspettarla lì.

Volevo delle risposte.
Con Sam vicino, mi incamminai verso la porta della scuola. Mi sedetti su di una panchina in pietra, mentre lui andava a capire in che aula dovessi tenere l’ esame.
In quel momento, mi sembrò di non sapere più niente. Nel mio cervello c’ erano farfalle colorate che fluttuavano senza senso, mentre avrei dovuto avere nozioni, parole in un’ altra lingua, accadimenti storici e luoghi sconosciuti.
Niente di tutto quello. Giocai con la gonnellina da Cheerleader, sperando che quella mezz’ ora passasse in fretta e che Sam tornasse presto.
Quando ad un certo punto alzai gli occhi, notando l’ arrivo di una macchina che conoscevo, mi stupì. Il mio cuore prese a battere forte, come quando mi allenavo con la Sylvester. Cercai di riprendere fiato, ma ci riuscì ben poco. Eppure ero seduta. Provai a controllarmi, quando vidi il suo viso, i suoi capelli neri tenuti in una coda severa, i suoi occhi stanchi e scuri. Provai a farlo, ma l mie labbra semravano muoversi da sole, e si muovevano in su, andando a formare un piccolo sorriso sereno.
Ma io ero incavolata. Brittany ce l’ hai con lei, mi dissi.
Ma poi di nuovo ritornai a guardare come camminava, i suoi fianchi ondeggianti, il suo ventre piatto. La vidi gesticolare verso Quinn, che aveva uno sguardo che non riuscì a capire.
Non volevo avvicinarmi, volevo che fosse lei a spiegarmi cosa mai fosse successo. Sentì una scossa elettrica sovrastarmi il corpo quando i suoi occhi si posarono sui miei.
Il suo sguardo sembrava stanco e triste, e a quella vista quasi mossi inconsciamente le gambe, con tutta l’ intenzione di andare verso di loro.
Ma lei subito abbassò gli occhi, provando a non guardarmi. E quello mi disturbò.
Quello mi disturbò enormemente. Scesi da quella panchina di marmo con una strafottenza che mai avevo avuto. Lasciai lo zaino lì, avvicinandomi a lei. Se prima l’ avessi fatto, sarebbe stato un gesto di amore, in quel momento invece c’ era solo frustrazione.

“ Senti io me ne vado “

La sentì dire a Quinn, mentre mi avvicinavo a loro.

“ Cosa .. ? “

Udì domandare la bionda, che lei stessa probabilmente non capiva quel cambiamento improvviso.
Vidi Santana tornare verso lo strada, con un’ andatura che non aveva niente di tranquillo.

“ Ehi! “

Glielo urlai, quando ancora non l’ avevo raggiunta. Non era certo stata un’ esclamazione dolce.

“ Fermati! “

Di nuovo le urlai, e a quel punto lei mi ascoltò. Quando la raggiunsi lei mi dava le spalle, e io non ci vidi più. La strattonai, maldestra. Lei si girò finalmente e vidi da vicino il suo sguardo, che sembrava ferito e colpevole.

“ E’ così che mantieni le promesse? “

Ero rabbiosa, e lei sembrò spaventata da quel mio nuovo comportamento. E’ che .. l’ amavo così tanto, ci tenevo così tanto .. non mi poteva trattare in quel modo.

“ Brittany .. “

Sussurrò lei, e ne mentre mi trascinò in un angolo della strada, guardandosi attorno.

“ Cosa c’ è? Non ti vuoi far vedere da nessuno, Santana? ti vergogni? “

Lei scosse la testa.

“ Brittany lo sai che non è così io .. “

Sbottai di nuovo.

“ No io non so un bel niente!! Mi hai lasciata senza dirmi niente domenica, senza capirci niente. Prima pensavo una cosa, prima mi fai capire una cosa, poi invece ti comporti in maniera pessima. Non sei nemmeno venuta ieri “

Lei abbassò gli occhi, sconvolta.

“ Britt.. mi dispiace “

Ma non volevo ascoltarla, non volevo sentire niente, volevo solo sfogarmi.

“ Ah si? Sai solo dire: Britt, mi dispiace? Mi avevi promesso che ci saresti stata Santana, ti avevo chiesto solo quello. Soltanto la tua presenza, e tu non sei neanche stata capace di farlo! Una – semplice - cosa .. e tu l’ hai buttata nel cesso. Sai quanto sono stata male? Eh? “
La strattonai un attimo, cercando di recuperare il suo sguardo perso nelle sue scarpe.

“ Brittany ero confusa .. “

Questa volta mi guardò.

“ Pensi che io non lo fossi? Pensi che per me non fosse difficile affrontare quella situazione? Ti ho conosciuta, mi hai trattato male fin da subito, senza che io ti avessi fatto niente, Santana niente. Poi, da ubriaca, allora mi saltavi addosso. Pensi che io non potessi essere confusa da quel tuo comportamento? Ma ti ho dato una possibilità Santana. Perché io ci tengo! “

Mi osservò un attimo, gli occhi sgranati.

Poi la sentì, perché non riuscì a vederla del tutto, afferrarmi e senza dolcezza baciarmi. Non riuscì a rifiutarmi, sentire di nuovo le sue labbra sulle mie, il suo profumo, il suo sapore, mi face quasi capitolare. Emisi un gemito di piacere, mentre la sua mano si intrecciava vogliosa di un contatto maggiore ai miei capelli. Le nostre lingue danzarono insieme. La volevo sempre di più, volevo avere qualcosa di pià profondo con lei, volevo averla con me, senza problemi, senza niente. La sentì affannata mentre continuava a scavare dentro di me. La lasciai fare, mentre insolente mi mise una mano sotto la maglietta. Dei brividi violenti attraversarono il mio corpo.
La spinsi via, quando capì che non era giusto tutto quello, che non era in quel modo che le cose si sarebbero aggiustate. Non era giusto che lei la baciasse soltanto perché non riusciva a capire se stessa, i suoi sentimenti. Soltanto perché non era in grado di comunicare con se stessa, di dire a se stessa che poteva viversi le cose come le voleva, senza nessuno che le dicesse cosa fosse bello, giusto o importante fare.

“ No “

Lo sussurrai, mentre lei riprendeva il giusto ritmo del respiro.

“ Non succederà questo, non ritorneremo come prima soltanto perché mi hai baciato. Cos’ era questo? Cosa me ne faccio io di questo? “

“ E’ come mi sento io tutte le volte che ti vedo “

E lì mi scioccò. Mi scioccò perché quel bacio era frustrante, doloroso, non era un bacio d’ amore pieno. Non era pronta e io non potevo più aspettare.

“ Io adesso .. adesso torno dagli altri, saranno già tutti lì per l’ esame “

Non sapevo come comportarmi, cosa dire.

“ Io vorrei poter essere lì con te Britt .. “

Sembrava sincera, e sembrava aver capito quanto mi avesse fatto male.

“ Torna a casa Santana .. posso farcela da sola, come mi hai sempre detto te, basta crederci e tutto andrà bene. “

Mi scostai da lei, lasciandola lì mentre quasi corsi verso scuola. Cercai di fare un sorriso quando incontrai gli occhi degli altri. Salutai i nuovi arrivati e con la coda dell’ occhio vidi la figura di Santana allontanarsi verso il marciapiede.
Per qualche piccolo istante, sperai che non tornasse da me … ma quel giorno, forse per la prima volta, mi avrebbe ascoltato.


ANGOLO AUTRICE:

Buongiorgio a tutti!! Ho aggiornato!
Spero che questo capitolo possa piacervi .. so che c' è sempre questo esame imminente che sembra non arrivare mai, ma non volevo metterlo tutto insieme, perché trovo che sia importante svilupparlo al meglio.
Beh, ringrazio tutte le persone che mi leggono e che mi recensioscono, ve ne sono grata!!!
Un bacione, Giulia!!

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Capitolo 16
*** Il vuoto. ***


IL VUOTO




Presi a camminare, lasciando che la mia mente si svuotasse. Volevo soltanto il vuoto, volevo soltanto cancellare quegli ultimi giorni, settimane, mesi e ritornare ad essere quella stronza che insultava tutti, compresa lei.

Il vuoto.

Seguii le sue istruzioni e presi a camminare. Non sapevo dove stavo andando, perché avevo scollegato la mente, sapevo solo che tutto ciò che sentivo era troppo forte per me e volevo non provare più niente.
Troppi disagi, troppi problemi, troppa poca indifferenza.
Volevo la pace, da tutto, da tutti.
E invece in quel momento, imperversava in me un moto di angoscia, tristezza e amarezza.
Quel vuoto non riusciva ad arrivare, avevo troppo dentro.
E non c’ero abituata, come potevo? Mai avevo provato tutto quel fuoco, mai in tutta la mia vita, neanche quando volevo a tutti costi far vedere alla Sylvester e a tutti quanto valessi.
Camminai ancora, con l’ obiettivo di svuotarmi, passo dopo passo.
E invece, più mi muovevo, più il mio corpo liberava energia e tutte le sensazioni si moltiplicavano.
Rinunciai al vuoto, quando tra quelle emozioni, ne trovai una. Non era più l’amarezza, la tristezza, o la ragazza ad essere stata mandata via, proprio da lei. Quella sensazione, piena, era gratitudine.
Lo trovai assurdo. Ero grata di averla con me. Quella piccola parte di me stava ringraziando l’ Universo, per avermi fatto conoscere quella ragazza bionda, per avermi fatto provare quelle emozioni che ancora non riuscivo a descrivere.

E lì mi fermai.             
                                                                      
Smisi di liberare energia, smisi di moltiplicare le mie sensazioni, smisi di svuotarmi, perché riconoscevo soltanto quell’emozione. Come se in uno schermo nero, avessi cominciato a vedere una piccola lucciola danzante, che cercava di farsi largo.

E lì capii.

Capii, che non potevo lasciarla sola. Non potevo farlo, perché lei era una delle persone più importanti della mia vita e dovevo cominciare a riconoscerlo.
Non potevo farlo perché fondamentalmente non volevo.
Non potevo farlo, perché provavo quella gratitudine di vivere che mai avevo sentito nella mia vita.
Come scavata da quella lucciola bianca, presi a correre.
Tornai indietro, cercando di fare il più in fretta possibile. Capii subito dove mi trovavo, non ero poi così distante. Sapevo che Brittany di lì a poco avrebbe tenuto l’esame, sarebbe entrata in quella stanza e avrebbe concluso quel suo viaggio.
Mi aveva detto di andarmene, ma non era quello che volevo, e sapevo che anche per lei era lo stesso.
Continuai a correre e quando con il fiatone raggiunsi le porte del McKinley mi fermai per pochi secondi, dolorante, per riprendere fiato.
La testa mi scoppiava e sentivo di non volere più il vuoto, mai più. Quelle sensazioni erano troppo belle per essere scacciate via. Il dolore sarebbe passato.
Quando mi avvicinai per entrare, notai Sam seduto su di una panchina. Cercai di non pensare a quello che era successo.

“ Allora? “

Lo guardai, speranzosa.

“ Entra tra poco, è nell’ aula di scienze “

Stavo per entrare, quando mi girai.

“ E tu che ci fai qua? “

Non mi interessava particolarmente, ma non riuscivo a capire. Lui mi sorrise.

“ Quando mi agito ho bisogno di aria, e comunque lei non aveva bisogno di me. Sbrigati. “

Senza neanche rispondergli, entrai nella scuola, percorsi i corridoi vuoti, cercando di fare il più in fretta possibile.

“ Pierce “

Sentii pronunciare il suo nome. Svoltai l’angolo e la vidi alzarsi, la porta dell’aula non chiusa.

“ Britt- “

Lei stranita si voltò, e in coro anche gli altri, compresa Quinn, che erano lì per lei. Mi maledissi per non averla aiutata, per non esserle stata accanto, ma non era certo quello il momento di pensare a ciò che non avevo fatto. Avrei avuto pochi secondi, invece, per rimediare.

“ Pierce, entri pure “

“ Arrivo, mi sto allacciando le scarpe “ mentì un attimo.

Era un segno.
Mi avvicinai a lei. Non sapevo cosa dire, cosa fare, non sapevo come muovermi.
Non sapevo niente. Ma non si trattava di un “niente “ vuoto, ma di uno troppo pieno.
Mi guardò ancora, dandomi la possibilità di parlare.

“ Io credo in te Britt “

Glielo dicevo sempre, quando aveva bisogno di riprendersi, di mettersi in testa che tutto sarebbe andato bene. Era una frase che tranquillizzava e motivava anche me stessa.
Le poggiai una mano sulla guancia, accarezzandola un attimo.

“ Brittany, è il tuo momento “

Mr Shue era sull’ uscio, con il suo solito sorriso rassicurante.
Lei si girò, annuì e ritornò da me. Mi prese la mano e me la baciò.
In quel momento, mi sentii libera. Con le sue labbra su di me, mi sentii libera.
Quando entrò in quella porta, senza dirmi niente, sperai con tutte le forze che andasse bene, che una volta uscita avrebbe dato una risposta positiva.
Mi sedetti accanto a Quinn, che sembrava avere uno sguardo felice. Mi prese la mano e io sospirai.

“ Spaccherà i culi “

Puck se ne uscì con una delle sue solite frasi, prima che tutti ritornassero silenziosi, in attesa.

A me, aspettare, non era mai piaciuto.
 
--
 
Dopo quaranta minuti esatti, stavo attraversando il corridoio a grandi falcate, in ansia. La stavano tenendo veramente tanto. Non avevo idea di come stesse andando.
Sam, che era rientrato pochi minuti prima che lei iniziasse l’ esame, stava cercando di creare un aggeggio per cercare di capire qualcosa di quello che stavano dicendo dentro.
Ma la porta era troppo spessa e niente servì. Lì si che sarebbero servite le Orecchie Oblunghe. Maledetta magia che non esisteva.

“ Il mio orecchio non è abbastanza potente! “

Sbuffo ancora Bocca da Trota.

“ Spostati, provo io. Grazie alla musica e alle canzoni di Barbra ho imparato ad affinare il mio udito “

Spostò poco delicatamente Sam e si chinò, cercando di sentire qualcosa. Anche lei però scosse la testa, delusa.

“ E’ evidente che la divina Barbra non sempre è di aiuto, Nana “

Sputai quelle parole, agitata come non mai.

“ Puoi provare a star ferma? Metti in agitazione chiunque così! “

Sempre la Nana cerco di calmarmi, ma ovviamente non ci riuscì.

“ Non ti distrarre e riattacca quell’orecchio alla porta, magari parlano più ad alta voce. Fai attenzione a non far casino appoggiando la proboscide “

Qualcuno rise, Quinn s’indispettì.

“ Santana! “

Sbuffai.

“ Va bene, va bene, non farci caso Nana, quando sono in ansia divento ancora più stronza del solito “

La bruna, che mi aveva lanciato uno sguardo non proprio felice, sembrò capire e si concentrò sull’ esame.

“ Niente, sono in fondo all’ aula, troppo lontani anche per me “

Ci rinunciò e si andò a sedere.

“ Beh comunque tra poco dovrebbe uscire, non penso la terranno tutto il giorno “

Kurt cercò diplomaticamente di tranquillizzarci.
Continuavo a ripetermi, come un mantra, che tutto sarebbe andato bene.

“ Andrà bene, andrà bene “

Nel mio cervello queste parole rimbombavano sicure.
Puck, che si era attaccato alla porta, incorreggibile, ad un certo punto si alzò di scatto e indietreggiò.

“ Sta uscendo! “

Cominciai a sentire caldo. Agitazione.
Quando la porta si aprì, la figura di Brittany uscì, richiudendola dietro di sé. Non riuscivo a capire dalla sua espressione come fosse andata. Si appoggiò al vetro e tutti aspettammo. La curiosità mi stava uccidendo.
Prima di parlare mi guardò un attimo.

“ A quanto pare .. devo aspettare. Prendono la decisione e mi chiamano “

Il mio petto agitato si sgonfiò per un attimo. Ancora non si sapeva niente. 

“ Come ti sembra sia andata? “

Kurt glielo chiese titubante. Lei scrollò le spalle.

“ Non saprei, ho risposto quasi a tutto “

Tutti ci risedemmo, io avrei voluto abbracciarla, ma non sapevo quanto lei lo volesse.
Così, semplicemente lasciai un posto vuoto vicino a me, sperando che si venisse a sedere proprio lì.

“ Vuoi qualcosa Britt? “

“ No grazie Quinn “

Le sorrise e poi si andò a sedere vicino a lei.
Sprofondai quando la vidi così lontana da me. E così presi coraggio. Avevo voglia di averla vicino a me. Andai da lei, la presi e la portai nel posto in cui ero prima. Lei si fece trascinare, con un sorriso sulle labbra.
Tutti ci guardavano straniti, ma a me non importava niente.
Continuai a tenerle la mano, senza proferire parola.

“ Mi dispiace per prima “

Fu la prima cosa che riuscii a dirle.

“ Anche a me “

Fu la sua unica risposta.
Non so quanto tempo passò, perché sentire la sua mano nella mia, le sue dita intrecciate con le mie, mi faceva sentire in pace.
Non mi serviva nient’altro.

“ Siamo pronti “

Uscì dalla porta il prof di scienze, che richiamò Brittany.

“ Andrà bene “ disse semplicemente lei, poi si alzò e lo raggiunse.

Tutti trattenemmo il respiro e nessuno provò ad ascoltare ciò che dicevano: volevamo soltanto sapere, e presto anche.



ANGOLO AUTRICE:

Buonasera, eccomi qua con uno degli ultimi capitoli di questa storia :)
insomma, Santana sta capendo, ci sta arrivando, e tutto questo è fantastico, non credete?
Dopo tutto quello che sta succedendo tra cast, spoiler falsi, EPICHE dichiarazione da parte di Brittany a .. Lord T., scrivere è l' unica cosa che mi rende vicine a queste due, che sono lontane da troppo tempo!!

Spero vi sia piaciuto il capitolo, e spero che anche per voi sia un modo per evadere da tutto questo!
RINGRAZIO TUTTI coloro che leggono la fan fic, la seguono, la preferiscono e la recensiscono, siete importanti e questo è bellissimo, poter condividere con voi quello che amo fare!!

Un PARTICOLARE ringraziamo a Rosuccia, che mi ha betato il capitolo. Sopportarci/supportarci a vicenda è sempre una gran cosa!

A presto ragazzi, Buona serata, Giulia :D
 

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Capitolo 17
*** Se questo non è amore ***


SE QUESTO NON E' AMORE




“ Mi dispiace Britt “

Alzò lo sguardo su di me, mentre con la mano cercava di accarezzare una papera lì vicina. Eravamo andate al parco, dopo i risultati. Avremmo raggiunto gli altri la sera.

“ Mi sento onorata, me l’avrai già detto una decina di volte “

Feci spallucce.

“ In situazioni diverse però “

Lei si chinò e si sedette sull’ erba secca.

“ Hai ragione .. siediti vicino a me “

Feci quello che mi disse, avevo una voglia matta di starle accanto dopo tutta quella giornata passata. Mi sembrava di essere finita dentro un tritatutto e di esserne uscita a fatica. Per fortuna ero riuscita a non essere divisa in pezzetti.

“ Sai, a volte vorrei essere una papera “

Mi girai verso di lei a guardarla. Aveva lo sguardo pensieroso.

“ Perché? “

Non mi rispose subito, continuò a fissare il volatile, persa. Era normale per lei, si perdeva molto spesso. Mi stupii a pensare che era una parte di lei che mi affascinava terribilmente. Non sapevo mai veramente cosa le girava per la testa, era una continua sorpresa.

Come in quel momento. Lei pensava alle papere.

“ Perché loro girano per il lago, a volte escono, sbattono le ali, vanno un po’ di qua, di là, fanno piccoli paperotti che la seguono
dappertutto. Non hanno particolari pericoli. Hanno la vita facile, no? “

A quel punto si girò verso di me.

“ Immagino di si .. “

Non sapevo che risponderle. Non ne avevo idea. Mi stava parlando di sentimenti, semplicemente omettendoli?
Mi prese la mano nella sua e di nuovo volse lo sguardo verso il piccolo laghetto di fronte a noi.

“ Si, insomma, noi siamo pieni di tutte queste emozioni. E invece loro al massimo provano paura! Lo provano l’amore le papere San? “

Quella non era una domanda facile. Non era una domanda facile perché Brittany mi conosceva, sapeva quando dicevo bugie, riconosceva l’ambiguità nel mio sguardo.

“ Io .. si Britt, credo che ogni essere vivente provi amore .. magari è semplicemente diverso da come lo esprimiamo noi “

Lei sembrò accorgersi della mia sincerità e annuì.

“ Hai ragione San, grazie “

Le strinsi forte la mano che era stretta alla mia. Poggiò il suo capo sulla mia spalla ed io inspirai il suo profumo. Era qualcosa di magnifico. In quel momento, credei di poterci restare per sempre in quella posizione. Ma il tempo scorreva e noi avevamo un appuntamento.

“ Britt .. da quando sei uscita da quell’aula sei un po’ strana .. “

Alzò il capo e mi guardò negli occhi. Non sembrava sorpresa di quella domanda.       
La sua vicinanza mi mandò in confusione in pochi secondi, come una sensazione calda che mi salì fino al cervello. Cercai di contenermi, lei sembrava seria.

“ Sai a cosa ho pensato San, quando sono uscita di lì? “

Scossi la testa: capirla, per quanto fosse diventato facile, a volte mi risultava impegnativo.

Mi sfiorò i capelli con la mano. Chiusi piano gli occhi, pronta a qualsiasi sua risposta. Sentire le sue dita sfiorarmi le ciocche mi fece sentire bene, mi fece sentire amata. Il mio respiro, invece che veloce restò regolare.
Quando aprii di nuovo gli occhi, anche se tolta da una condizione così piacevole, sulle labbra di Brittany era presente un sorriso dolce.

“ Ho pensato che se questo non è amore, allora nessuno ha mai amato, ecco, neanche le papere “

Questa volta trattenni il respiro. Rimase immobile ed io non riuscii a dire niente. Forse non capii pienamente quella frase, o forse la sentii così terribilmente forte che mi sentii per un attimo debole, come schiacciata da un masso enorme.

Persi di vista Brittany, per pochi secondi. Poi ritornai a vedere veramente.

Non credo si aspettasse risposte dopo quell’affermazione, perché mi prese per mano, allontanandoci dal lago e dalle papere. Me la baciò piano e poi aggiunse una cosa, prima di entrare in macchina.

“ Non sono più arrabbiata con te, comunque .. ma penso l’avessi già capito “

Fece una piccola risatina, io accennai un sorriso. Non ci stavo capendo più niente.
Soltanto la guardavo e mi dicevo che non potevo veramente desiderare altro.
 
--
 
Quando arrivammo al locale ed entrammo, una folla di persone ci raggiunse in poco tempo.
La prima che vidi fu Quinn, che saltò velocemente addosso a Brittany.

“ Qua stiamo tutti festeggiando per te Britt, sei stata una grande!! “

Mentre veniva sommersa da tutti complimenti e le congratulazioni, vidi il suo viso alleggerirsi e aprirsi sempre più.

Era luce.

Potevo sentire la sua felicità entrarmi nella pelle. Sentivo quello che lei stava provando ed ero così orgogliosa.
Orgogliosa di quello che aveva fatto, dell’impegno che ci aveva messo, orgogliosa della persona che era. Finii per sedermi su una sedia girevole ad un tavolino, aspettando che gli altri si staccassero dalla mia biondina.

Ripensai agli attimi al lago, pensai che quasi non sembrava che tutto fosse finito. E invece per fortuna Brittany avrebbe passato
l’anno e avrebbe preso il diploma.

Quando era uscita da quella porta, tutti eravamo rimasti in silenzio e la sua espressione era indecifrabile, ancora. Poi, fregandosene dei professori, che dall’aula avrebbero potuto sicuramente sentirla, cominciò a saltellare e ad esultare sul posto.

“ Ce l’ho fatta!!! “

Aveva urlato, saltandomi praticamente addosso. Mi baciò piano la guancia tante di quelle volte che non seppi numerarle, alternando dei ripetuti grazie. Allora avevano cominciato ad urlare anche gli altri, e a quanto pare ne avevano ancora dopo diverse ore.

Quando tutti si furono calmati, riuscimmo ad ordinare dei drink. Volutamente non pensai a quello che Brittany mi aveva detto prima di raggiungere i nostri amici. Per quella sera, insieme a loro, la cancellai totalmente, perché sapevo sarebbe stato impegnativo altrimenti.

La mia bionda non mi era vicina, era seduta una o due sedie più lontane, parlava con Sam, che sembrava ancora più contento di lei stessa. Non sentii quella solita fitta di gelosia e mi sorpresi di me stessa.

“ Beh, abbiamo fatto un buon lavoro, che dici? “

Quinn, seduta alla mia destra, sembrava avere la mia stessa sensazione di orgoglio.

“ E’ soprattutto merito suo .. ci ha creduto davvero “

Lei annuì e sembrò pensierosa.

“ Senti, perché non te la porti via? “

La guardai un attimo stranita.

“ Si insomma, almeno state un po’ insieme .. penso che lei lo vorrebbe “

Ci pensai per poco. Non mi sembrava neanche più strano parlarne con Quinn, quello era sicuramente un gran segno.

“ Magari restiamo ancora un po’, dopotutto la stiamo festeggiando .. è la sua serata, mi dirà lei quando andare “

Le sorrisi, piano. Sperai non facesse nessuna battuta sulla mia accondiscendenza.

“ Però, Santana Lopez sta .. “

La zittii subito.

“ Vedi di non fare la divertente Fabray, che non è di certo il tuo lato migliore “

Lei rise e io di rimando.

“ Dai, adesso vado a insultare un po’ la Nana .. gliel’ho già detto della proboscide? Quando sono ansiosa me ne escono di belle “
Quinn mi guardò male.

“ Santana! “

E io risi di nuovo.
--
 
“ Arrivate “

La serata era finita e io avevo riaccompagnato Brittany a casa, come eravamo solite fare. Spensi la radio, volevo concentrarmi solo su di lei.

“ E’ stata una bella serata, non trovi? “

Annuii piano.

“ Si .. “ e poi aggiunsi “ Sono veramente contenta per te Britt, te lo meriti, seriamente “

Lei si girò verso di me, sorridendomi.

“ Sai che è anche grazie a te? “

Scossi la testa.

“ Decisamente io ho solo peggiorato la situazione “

Ci sfiorammo un attimo con lo sguardo e poi ridemmo.

“ Ma poi ti sei rifatta su “

Alzai le braccia in alto.

“ Ho disubbidito a Brittany Pierce, nessuno avrebbe avuto il coraggio di farlo “

La sua risata coprì il silenzio dell’abitacolo, rendendola più bella. Avrei voluto baciarla, ma pensai che non fosse adatto, e c’era ancora quella frase che mi aveva detto, al lago, che rimbombava nelle mie orecchie.

“ Gli orchetti a volte mi rendono imprevedibile e arrabbiata, non è colpa mia “

Mise su uno dei suoi bronci più adorabili e cedetti allo scherzo.

Sembrarono passare minuti, dopo quelle sue ultime parole. A volte ci guardavamo, a volte distoglievamo semplicemente lo sguardo, oppure ci osservavamo. Nessuna delle due aveva intenzione di salutarsi, ma io per prima non avevo neanche idea di cosa fare.

Quella frase ritornò dritta nella mia mente.

“ Ho pensato che se questo non è amore, allora nessuno ha mai amato, ecco, neanche le papere “

Strinsi un attimo piano il pugno, ma non per la nausea, né per qualche sensazione strana o negativa, ma per un’emozione, che al concepire perfettamente quelle parole, rimbalzò dentro il mio stomaco per arrivare dritta fino al cuore. Non l’aveva neanche sfiorato il cervello.
Lei si accorse che qualcosa non andava.

“ Tutto ok? “

Mi girai verso di lei, con lo sguardo calmo.

“ Stavo ripensando a ciò che mi hai detto al lago “

Sentii le parole uscirmi dalla bocca senza nessun tipo di permesso: no, decisamente non stava parlando il cervello.

“ Oh .. “ disse solamente, giocando con le sue stesse dita. Ed ecco che da ragazza matura, tornava ad essere la bimba insicura.

Avrei voluto sfiorare le sue mani con le mie, ma mi trattenni.

“ Sono parole importanti Britt, non credi? “

Cervello, cervello, cervello. Dove sei?

“ Si certo, molto importanti “

Adesso si fece più sicura, guardandomi direttamente negli occhi.

“ Per entrambe “ aggiunsi io.

“ Per entrambe “ ripeté lei, ma senza meccanicità.

Sentì forse un moto di speranza tornare da lei. Non fermai certo quella sua sensazione.

“ Sai .. le papere potrebbero offendersi “

Cercai di scherzare, ma in realtà mi uscì molto spontanea, quasi come se fossi seria.

“ No, non lo faranno. Sanno che è vero, dopotutto “

Quella risposta mi lasciò piuttosto spiazzata.

“ Beh, l’importante è quello, allora “

Continuai a darle corda. Ma forse non si poteva definire così quello scambio di opinioni, era più un entrarsi dentro senza scoprirsi.

E lo trovai meraviglioso, mi sentii più libera e felice.

“ Ci vediamo domani a scuola Britt “

Era ora di salutarsi. Non volevo lasciare a metà la conversazione, ma il mio cervello, che dopotutto esisteva, e un pochino ritornava a comandarmi, mi consigliò di non esagerare, che i pezzi li avrei uniti pian piano, senza fretta.

Lei lo capì, ed era speciale che lo facesse con così tanta semplicità.

“ Ci vediamo domani, buona notte San “

Aprì la portiera, ma con sicurezza la frenai un attimo. Presi il suo viso tra le mani e le lasciai un bacio sulle labbra. Fu il momento più bello di tutta quella giornata, in realtà fu uno dei momenti più belli della mia vita.
Non avevo mai sentito quel senso di completezza inondarmi, come un fiume in piena, soltanto per un fottutissimo bacio.
Lei sorrise sulle mie labbra, prima che la allontanassi da me.

“ Buona notte Britt “

Mi guardò ancora un attimo prima di scendere dall’auto e di avviarsi verso casa.
E prima di aprire il portone, si girò un’ultima volta per poi scomparire.

In quel momento, pensai che nella mia vita, forse, avrei potuto vivere anche solo di quegli attimi, anche solo di Brittany.


ANGOLO DELLA SCRITTRICE:

Annuncio: sto diventando una bella persona. Ahahah sono riuscita ad aggiornare in veramente poco tempo, e questo perché voi siete tutti fantastici, e anche ste due befane, dopotutto!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, la situazione si sta evolvendo .. capisco sia un po' lenta, però è dovuta .. dopotutto non si cambia da un momento all' altro no? :)

Beh RINGRAZIO TUTTI come sempre, siete meravigliosi!!

E ovviamente ringrazio la mia super-schiava BETA ROSA ahahah, che è la migliore :D

Alla prossima, spero sia presto come questa volta, tempo e testa permettendo!

 GIULIA :D
 
 

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Capitolo 18
*** Respiri. ***



RESPIRI



“ Che succede? ”

Quinn mi guardò stranita quando bussai alla porta di casa sua.

“ Ho bisogno di un consiglio, in fretta “

Entrai e lei scosse la testa: l’avrei fatto, ma semplicemente non sapevo come.

--

“ Sono agitata, mi sento vomitare ogni volta che penso a quelle parole “

Sbuffai e mi passai la mano tra i capelli.

“ San, stai facendo una cosa per te, veramente bella. Non rovinarla ora “

Annuii piano, convincendomi.

“ Allora, ripassiamo il piano. Vai da lei, le dici che hai bisogno di parlarle. Poi la fai uscire, perché le fai capire che non
puoi farlo in casa sua. Quindi entrate in macchina e le dici quello che devi dirle. Facile. “

Ero ansiosa.

“ Sicura che non sia, insomma, troppo poco? Non dovrei vestirmi da figa, andarla a prendere a casa, darle i suoi fiori preferiti e portarla a cena fuori? “

Mi guardò curiosa.

“ Tu lo vuoi fare? “

“ NO! “

Non me ne resi conto, ma lo urlai.
Quinn mi rise tranquillamente in faccia.

“ E allora va bene così. A Britt non importerà niente di come lo farai, l’ importante è che tu glielo dica. E’ un grande
passo “

Andai avanti e indietro nel vialetto di casa, preparandomi all’incontro. Non avevo dato nessun appuntamento a Brittany, anzi non l’avevo sentita per tutta la giornata, ed effettivamente era strano. Ma comunque la domenica veniva totalmente assorbita dai suoi genitori, dai cartoni animati e dai giochi da tavolo, quindi ci sentivamo sempre poco.

Dall’esame erano passati diversi giorni, e tutto quello che provavo era un senso di leggerezza e pace che mai avevo sentito veramente nella mia vita. Non potei così fare a meno di ammetterlo. Non potevo certo mentire ancora a me stessa. Sarebbe stato troppo .. e non ce la facevo più a mantenere un rapporto normale con lei.

Non era successo più niente tra noi. Dopo il mio comportamento credo che lei avesse bisogno di più sicurezza e non volevo accelerare le cose. Fu veramente difficile trattenermi, anche solo nel darle qualche bacio in più. Il mio cuore scoppiava ogni volta che la vedevo, la sfioravo o semplicemente la guardavo. Ma dopo aver capito che non potevo più farlo, non volevo più negarmi niente, avevo deciso di dirglielo.

Insomma, erano due piccole paroline, ma ogni volta che pensavo di dirle, dentro di me si scatenava l’inferno. Mi sentivo in imbarazzo e tutto ciò che di naturale e spontaneo riservavano queste due parole, diventava rigido e fermo.

Paralisi.                                                                              

Mi paralizzavo anche solo all’ idea. Mi chiesi come avrei fatto quella sera.

Eppure era così vero che provavo quelle cose. E anche la paura di sentire delle emozioni particolari per una ragazza si stava affievolendo. Man mano che i giorni passavano, il mio cervello, più che il mio cuore, stava accettando tutto. Come se avessi mangiato una grande quantità di cibo e la stessi digerendo solo in quella settimana.

Così avevo deciso, non volevo più perdere tempo, non ce la facevo più a tenermi tutto dentro e per la prima volta nella mia vita l’unico mio obiettivo era quello di rendere una persona felice, oltre a me. E quella persona era Brittany.

“ Andrà bene testona “

Sorrisi piano a Quinn, che mi salutò e se ne andò, avvisandomi che se non l’avessi chiamata la sera stessa per aggiornarla, il mattino dopo ne avrei visto delle belle.

Entrai in casa e iniziai a prepararmi. Sperai solo che l’universo mi concedesse quella possibilità, chiedevo solo quello.

--

Presi un rapido respiro e finalmente, dopo una ventina minuti di auto convincimento scesi dalla macchina e mi diressi verso la casa di Britt.

Quando fui davanti al portone, vidi il campanello e cercai di farmi coraggio. Non era niente di che, non sarebbe stato così difficile.

Due parole, solo quelle.

Presi un altro respiro.

No, non potevo farcela. Mi girai per tornare alla macchina, sentendo di avere la possibilità di mettermi in salvo.
Ma dopo pochi passi, sentii dentro la mia testa la voce di Quinn, e soprattutto la reazione che avrebbe avuto se non l’avessi fatto.

“ Maledetta “

Me lo sussurrai, per mettermi forza.

Era arrivato il momento .. sii coraggiosa Santana. Lo stai facendo per tutte e due.

Senza pensarci altrimenti, suonai quel maledetto campanello.
Aspettai davanti a quel portone con il cuore in gola. Di sicuro erano in casa, le luci erano accese e le macchine nel cortile.
Portai il peso da un piede all’altro e mi aggiustai piano i capelli. Respirai ancora.
Non so quanto passò, ma a me sembrarono lunghi minuti.
Quando finalmente la porta si aprì, ebbi un faccia a faccia con il padre di Brittany. Non c’era quasi mai in casa, quindi non mi sarei aspettata di trovarlo lì davanti.

“ Buonasera “

Gli sorrisi, cercando di capire se potessi entrare. Sperai di vedere Britt da lì a poco perché avevo un immenso imbarazzo addosso. Non era la partenza migliore.

Oltretutto il padre di Brittany, ebbe subito uno sguardo di consapevolezza, o così mi sembrò, neanche mi salutò, lasciò la porta aperta e disse:

“ E’ lei! “

Non capii molto, ma nel suo sguardo non c’era segno di sorrisi, sembrava invece disgustato e arrabbiato.
Ancora non avevo collegato.
Ero in ansia, non capivo cosa stesse succedendo. Sentii solo il padre di Brittany ammonirla.

“ Adesso le dici quello che devi dirle e basta così. Muoviti “

“ Papà .. “

“ No, sbrigati, non la voglio vedere in casa mia. Vedi di fare veloce. “

Ad un certo punto sulla soglia apparve Brittany, con lo sguardo più triste e sconvolto che le avessi mai visto. Doveva aver pianto, e io ancora non avevo capito.

“ Britt ma che .. “

Ma lei non mi fece finire di parlare. Richiuse semplicemente la porta.

“ Usciamo “

Si allontanò piano da casa, ma non troppo per non essere in vista. Non ci capivo niente, mi sentivo frustrata. Ma aspettai di sentire da lei ciò a cui non avevo ancora pensato.

“ Mio padre ha scoperto di noi “

Diventai di ghiaccio. Spalancai gli occhi e boccheggiai un attimo. Gli occhi di Brittany si riempirono ancora di più di lacrime, e sembrava molto più adulta del solito. Quella sera non avrei sentito niente riguardo Folletti o Fatine.

Mi sentii fatta di vetro, come se da un momento all’altro mi potessi rompere.

“ Cosa? “

Non era vero, non poteva essere vero.

“ Ha visto dei messaggi sul mio cellulare .. non mi andava più e gli ho chiesto di ripararlo, e non ci ho pensato che
potesse scoprire qualcosa … o reagire così “

Finì la frase con un singhiozzo.

“ Ti ha fatto qualcosa Britt? “

Non conoscevo il padre di Brittany, ma sapevo che non fosse l’uomo più buono del mondo. Cercai di afferrarle la mano, mi faceva male vederla così. Ma lei mi respinse, guardando subito dopo la finestra che dava sul salotto.

“ No .. mi ha solo detto che gli faceva schifo tutto questo e stava per buttarmi fuori di casa, ma mia madre non gliel’ha
permesso “

Ringraziai mentalmente quella donna, ma non potei fare a meno di pensare che fosse stata una stupida a prendersi un marito del genere.

“ Mi dispiace Britt .. ora che si fa? “

Non sapevo come capacitarmene. Non sapevo cosa fare, non sapevo come poter risolvere quella situazione. Non avevo la minima idea di come far andare le cose, ancora. Lei continuò a piangere, io non riuscivo ancora a capirci niente. Lei non mi rispose e io capii.

“ Ti ha detto di non vedermi più? Ti ha detto questo? “

Avrei voluto prenderlo a botte. Andare là, sbattergli la porta dritta in faccia e tirargli tanti di quei pugni da ammazzarlo. Sentii la rabbia prendere il sopravvento, quasi non riuscii a trattenermi. Successe soltanto perché a Brittany non serviva quello. Presi un respiro profondo.

“Si “

Mi rispose, e pianse ancora di più.

“ Ma – ma ..non si può far niente? Niente? “

Lei scosse forte la testa da una parte all’altra, disperata.

“ Niente .. ha spaccato mezza cucina, ho paura San “

Non ce la feci più, non mi importava che quell’uomo potesse vederci. La presi e l’abbracciai forte, e lei dopo una prima resistenza mi lasciò fare.

Sentii il suo profumo, il suo respiro, il contatto con lei, e quelle lacrime che fino a quel momento non si erano fatte vive, presero a scorrermi il viso, veloci e rabbiose.

Sentivo la mia camicia inumidita, dove Brittany aveva appoggiato la testa.

“ Io non so come fare San, non so come fare senza di te. Ma non possiamo vederci lo capisci? Non possiamo più avere
niente a che fare con te “

Tremava tra le mie braccia, mentre rimasi colpita da quelle parole.
L’avrei persa, ancora. Doveva esserci pure qualcosa da fare.

“ Ma tuo padre c’è così poco a casa Britt “

Scosse ancora la testa, mentre la stretta attorno ai miei fianchi aumentò.

“ No .. ha detto che si prende una pausa dal lavoro e che resta qui per rimettermi sulla dritta via “

E pianse, ancora e ancora.
Ero sconvolta. Non avrei mai voluto perderla. Le accarezzai i capelli, piano, cercando di farla calmare, quando la mia mano invece mi urlava di andare su un’altra guancia e molto più duramente.

“ BRITTANY! “

L’ urlo di quell’uomo ci fece rinsavire. Lei tremò ancora ma poi si staccò. Vidi il viso del padre dalla finestra, poi scomparve.

“ Senti ci penso e trovo qualche soluzione, ok? Non posso perderti Britt, lo capisci? E’ troppo per me, sei troppo
importante per me “

Lei tentò si sorridermi, ma era un sorriso sconfitto.

“ Come mai sei venuta San? “

Lì mi ricordai cosa dovessi dirle prima di tutto quel casino, e mi dissi che era il momento di affrontare anche quello.

“ Sono venuta a dirti che ti amo, e che non ti lascio, non lo farò Britt “

Lei spalancò gli occhi, sorpresa. Il suo sorriso lasciò per poco la tristezza iniziale. Le accarezzai il viso. Avevamo poco tempo.

“ Anche io ti amo San “

Sembrava quasi un addio, ma io lo sentii come un inizio, un inizio importante. Avrei trovato una soluzione, sapevo che avrei potuto farlo, per lei, per noi.

Così la afferrai e la baciai. Fu così bello da mozzarmi il fiato.

E poi lei scappò via, richiudendosi la porta alle spalle. Sentii altri urli provenire da quelle pareti, ma decisi di ignorarli. La violenza non sarebbe certo stata una buona soluzione.
Presi in poco tempo il cellulare e chiamai Quinn, come promesso.
Mi sentivo tanto debole quanto forte e nella mia vita mai avrei pensato di trovarmi in una situazione del genere.

“ Allora? “

Mi rispose subito, col tono un po’ agitato.

“ Siamo nella merda Quinn "

E le spiegai tutto.






ANGOLO AUTRICE:

Buonasera, eccomi qua con un altro capitolo. Ce l' ho fatta!
Intanto spero che vi sia piaciuto, ovviamente :)
Vorrei non pensaste di aver un po' esagerato, ma vi assicuro che queste cose succedono, a me è capitato. L' importante è andare avanti.

Oraaa, volevo dirvi che ho scritto una nuova storia, questa volta una Heya .. chi ha voglia di leggerla, qua c' è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1762708&i=1

RINGRAZIO TUTTI quelli che SEGUONO, LEGGONO, PREFERISCONO, RICORDANO, e ovviamente chi RECENSISCE questa storia!!

Alla prossima, e spero ancora che sia di vostro gradimento, in caso contrario, ditemelo pure, accetto tutto u.u
Ringrazio ( purtroppo muahah ) Rosa, la mia Beta, che fa sempre un optimus lavoro!

PS. per contattarmi, farmi qualche domanda, fare due chiacchiere, se volete:

TWITTER: https://twitter.com/GiuliaFaraldi
FACEBOOK: http://www.facebook.com/giulia.efp
ASK:
http://ask.fm/GiuliaYT

GIULIA :D



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Capitolo 19
*** Non mollare ***


 

NON MOLLARE


C’erano poche cose che amavo nella mia vita. Sono sempre stata dell’idea che voler bene a troppe persone fosse un po’ da deboli, infatti, Quinn e Puck erano gli unici a cui mi sarei mai rivolta per qualsiasi tipo di aiuto.

Oppure, che non si poteva voler fare tutto nella vita. Non si poteva amare la danza, il canto, la musica, la scrittura, le lingue e tutte quelle altre capacità con cui la gente si riempieva la giornata.

Non si potevano avere poi così tanti sogni, perché se si spargesse un po’ di energia per ciascuno, senza concentrarsi veramente su quello che ci fa emozionare tanto da sentirci male, avremmo perso numerosi treni.

Sono sempre stata una persona da: o bianco, o nero. Non avevo sfumature e questo mi aveva portato delusioni a volte.

Quindi c’erano poche cose che amavo nella vita.

Una di quelle però, era tutto ciò per cui avrei combattuto nonostante tutto, era la mia famiglia.

La famiglia è grigia, è sfumatura, è pro e contro insieme. Ma se hai qualcuno che veramente ti ama e fa di te una persona buona, niente è meglio di quelle persone che vivono con te ogni giorno.

Mio padre non c’era mai molto in casa a causa del suo lavoro, ma nel weekend mi fermavo a fare due chiacchiere con lui. Il tempo di dirci com’era andata la settimana.

Mamma invece, era a parte. Era grazie a lei se ero diventata la persona che ero, anche se stronza certe volte.

Così determinata e testarda. Così devota a quello che amavo veramente.

Quindi, visto e considerato che non sapevo come muovermi con la situazione di Brittany, decisi. Scesi piano le scale, mio padre era a lavoro, lei era in giardino a occuparsi dei fiori che amava tanto.

La osservai un attimo, prima di andare da lei.

“ Ma’ .. bella giornata eh “

Era difficile, mi sentivo così .. imbarazzata che facevo veramente fatica.

Lei, che era chinata, si mise dritta in piedi. Annuì e mi guardò stranita.

“ Mi devi dire qualcosa? “

Non avevo dubbi, sapeva che c’era qualcosa che non andava.

“ Si, possiamo entrare? “

Lei semplicemente si tolse i guanti da giardinaggio, li appoggiò vicino alla sua piantina e ci incamminammo verso il salotto.

Il cuore mi batteva forte. Conoscevo mia madre, conoscevo ciò che pensava riguardo a quell’argomento, e non ero troppo spaventata per la sua reazione, anche se sapevo che tra il dire e il fare c’era sempre una bella differenza.

Feci un profondo respiro e cercai di parlare, senza pensarci troppo.

“ Io .. vedi c’è questa cosa, ed è difficile per me parlarne, l’ho accettata da poco ma ho bisogno di un aiuto e .. chi meglio di te? “

Mi stavo torturando le mani. Lei era seduta sulla poltrona davanti a me, con un sorriso sincero sul volto. La osservai meglio e potei vedere quanto fosse diventata stanca e come le rughe si fossero impossessate della sua fronte, ma restava sempre bellissima.

Aspettò che continuassi senza dire niente.

“ Vedi .. non so come dirtelo, merda! “

Sentivo il cuore a mille e mi sentii arrossire mentre scattai in piedi, come se mi fossi appena stata scottata sul divano.

“ Santana, le parole! “

Mi rimproverò e io quasi risi. Mi portai una mano tra i capelli, agitata.

Poi sentii le parole uscire dalla sua bocca e rimasi congelata sul posto.

“ Mi amor, so già tutto. Siediti “

Mi fece segno di tornare sul divano.

“ Cosa sai? “

Non volevo cadere nella trappola o fraintendere le sue parole. Mi guardò rattristata.

“ Mi ha chiamato il padre di Brittany due giorni fa “

Sentii gli occhi infiammarsi e cercai di stare calma, ma non ce la feci.

Mi alzai ancora.

“ Come diavolo si è permesso quello stronzo? “

Per quella volta non mi corresse, mi lasciò semplicemente respirare a fondo: mi conosceva come le sue tasche. Strinsi i pugni e poi ritornai nella condizione di prima.

“ Lasciami finire ok? “

Io annuii, ma avrei voluto non sentire quello che stava per dire.

“ Mi ha chiamato, si è presentato, ed era furibondo. Mi ha raccontato quello che aveva scoperto e mi ha detto di tenerti lontana da Brittany. Ha rimesso giù senza che neanche potessi rispondere “

Fu breve e sincera.

“ Perché non me l’hai detto? “

Lei scrollò le spalle.

“ Speravo lo facessi te, prima o poi, e sapevo che questa situazione ti avrebbe messa alle strette “

Sembrava tranquilla. Mi sentii sprofondare nella rabbia: avrei voluto andare là a prendere a pugni quell’uomo, che nella mia vita non stava facendo altro che danni. Aspettai che desse il suo giudizio finale, sapevo avrebbe continuato con il discorso.

“ Mi dispiace, mi amor “

Tremai un attimo, non capendo.

“ Per cosa? “

Lei abbassò un attimo gli occhi.

“ Avrei dovuto capirlo prima e sono stata un po’ cieca in effetti. Si vedeva che Brittany ti rendeva diversa “

Si stava dando la colpa. Ero sorpresa.

“ Non ti crea problemi, questo? “

Mi indicai un attimo e adesso fu lei ad essere sorpresa. Sorrisi piano.

“ Oh, tu crei problemi, di ogni tipo. Prendi in giro le persone, non sei di certo la ragazza più innocente della terra e fin da piccola eri un terremoto, ma non sei TU il problema. Se essere te stessa lo è, mi sa che sei tu a non aver capito veramente tutto ciò “

Abbassai gli occhi. Lei mi stava capendo, lo stava facendo veramente.

“ Mamma, sono lesbica “

E finalmente lo dissi, rincuorata dalle parole di mia madre, lo dissi. Mi sentii svuotare di un peso, che sentivo gravare da un po’ su di me. In quel momento ero così riconoscente a mia madre che quasi l’avrei abbracciata, gesto che non facevo quasi mai. Mi trattenni anche il quel caso.

Lei scosse la testa. Mi venne vicina e feci un po’ di fatica a non allontanarmi.

“ Senti, sono onesta, forse non era la cosa migliore che avrei voluto per te. Insomma, guarda la situazione in cui sei ora .. è complicata e le altre persone rendono tutto complicato. Ma ora non importa, la tua felicità è la mia, e non importa altro. Ok? “

In quel momento, non potei far altro che abbracciarla. La catastrofe totale che avevo immaginato si era rivelata un semplice discorso con un genitore.

Sospirai.

“ L’ho dovuto dire a papà mi amor, sai che non riesco a tenergli nascosto niente. Parlerai con lui nel weekend, ok? “

Non mi sentii tradita, conoscevo il loro rapporto e non potei far altro che annuire.

Poi mi alzai, ancora. Il pensiero del padre di Brittany mi ritornò in mente e il nervoso crebbe.

“ Io non so come fare mamma, quell’uomo ci sta rendendo le cose impossibili. Britt non è neanche venuta a scuola in questi giorni, la sta tenendo chiusa in casa, visto che ormai sa che ha passato l’esame e che qualche assenza non turberà nessuno. So che è viva solo grazie a Quinn che riesce a sentirla perché il padre glielo permette. Non so come fare, lo prenderei a pugni, anzi a calci e gli staccherei quel coso che ha in mezzo alle gambe, tanto non gli serve visto quanto è uom- “

“ Santana!! Per favore, ho capito che non ti piace, ma risparmiami queste descrizioni, ok? Non è il comportamento adatto per risolvere la situazione! “

Cercai di nuovo di calmarmi. Non servì a molto purtroppo. Mia madre si alzò e camminò piano per la stanza.

“ Lo sai che purtroppo non posso far niente, vero? Perché quell’uomo è un padre-padrone e dovrebbe essere la madre di Brittany a fare qualcosa “

Lo immaginavo e aveva ragione.

“ Mi amor, non ti arrabbiare ok? Credo che dovresti aspettare che prendiate il diploma. Mi avevi detto che Brittany aveva in progetto di andare a New York, e sicuramente suo padre non la seguirà fin là. Anche lui ha un lavoro e non può fare ciò che vuole “

Scossi la testa.

“ Resta qua anche tutta l’estate, fa l’insegnante e non c’è scuola. Non ce la faccio a non vederla per così tanto tempo, proprio adesso che avevamo deciso di prenderci sul serio “

Fui sincera. Non serviva a niente proteggersi: avevo bisogno di conforto e mi sentivo debole come mai mi ero sentita. Non era giusta tutta quella situazione, non lo era, e basta.

Guardai in basso, cercando di reprimere le lacrime che minacciavano di uscire.

Perché doveva essere tutto così difficile?

“ Perché a me? “

Ringhiai un attimo a me stessa.

“ Chiediti cosa puoi fare per cambiare la situazione. Trova il modo di vederla. Quei pochi minuti che passerete insieme ti faranno capire che la domanda giusta è: perché non a me? “

“ Ma cosa vuol dire? “

Mi madre sembrò voler lasciare la stanza senza rispondere. Mi sentii confusa. Per fortuna poi si girò e mi guardò.

“ Vuol dire, che dovresti essere a lottare con lei, piuttosto che stare qua a piangerti addosso “ disse dura.

Mi lasciò sola. Lei era così, severa quanto bastava per farti capire le cose. Aspettai pochi secondi in silenzio. Guardai fuori dalla finestra, e ritrovai mia madre in giardino. Distolsi lo sguardo.

Presi il cellulare e digitai dei tasti. Quasi subito sbagliai numero facendo quello di Brittany, l’abitudine faceva i suoi danni, ma mi era stato l’ordine da Quinn di non chiamarla né mandarle messaggi, il padre la controllava sempre.

Il telefono squillò diverse volte e la persona che cercavo rispose.

“ Santana “

Una voce un po’ acuta mi rispose.

“ Devo vederti “

Quando chiusi il telefono, mi sentii pronta per lottare.

--

“ Tu sei tutta matta “

Kurt mi guardò un po’ sconvolto. Avevo dovuto parlarne con lui, da cui sapevo avrei ricevuto soltanto affetto. Era gay, chi meglio di lui mi avrebbe capito?

Quello era tipo ‘il giorno delle rivelazioni’, ma non sarei andata oltre. Quello non mi importava, ero stata sbrigativa e lui mi disse che l’aveva già capito visto che il suo gay-radar non sbagliava mai. Lo lasciai blaterare un attimo sulle sue doti da indovino e poi gli parlai di tutta la situazione col padre di Brittany. Rimase schifato e non riuscì a stare calmo, evidentemente innervosito da tutto quello.

E poi ero arrivata al dunque, gli spiegai perché l’avessi voluto vedere con così tanta fretta.

“ Kurt, che c’è di male? Non ti devi sacrificare troppo, sei perfetto “

Mi squadrò.

“ Ma si vede lontano un miglio che sono gay, scoprirà che è tutta una messa in scena “

Sbuffai.

“ Senti, hai questo viso angelico che piace ai genitori, sei uno studente modello e si, effettivamente è evidente che tu sia gay, ma non tutti colgono le differenze. E sei un ragazzo, questo basterà al padre di Britt “

Incrociò le braccia. Lo vidi sforzarsi a pensare cosa rispondere, probabilmente cercando qualche scusa in più.

“ Ma non è mica stupido, ha scoperto sta cosa da quanto? Quattro giorni e Brittany, senza neanche essere uscita, dovrebbe essersi messa con me? “

Ero pronta anche a quella scusa.

“ Brittany aveva paura, mi ha detto Quinn che ha detto al padre che ero io ad essere ossessionata da lei e che lei non è lesbica. Ha negato. “

Lui sembrò disgustato.

“ Oh avanti, lo so che non ha fatto il gesto d’amore più bello del secolo, ma suo padre tra poco l’ammazzava, questo mi basta come scusa! “

Lo anticipai, visto il suo scetticismo.

Quando Quinn aveva parlato con Brittany, lei, le aveva raccontato tutto dettagliatamente e mi sentii sprofondare quando la mia amica mi avvertì che non mi sarebbe piaciuto quello che stava per dirmi.

Ascoltai il racconto e cercai di non prendere la poltrona e farla volare per la camera. Mi si strinse lo stomaco e quasi vomitai.

Quinn cercò di calmarmi e ce la fece per metà. Ma dopo un attimo di delusione, capii la situazione in cui Brittany si trovava e non potevo che biasimarla. Era lei costretta ad avere in casa un mostro, una madre inetta e a dover sopportare entrambi.

A quanto pareva la madre non la calcolava. Lei si era chiusa in camera e scendeva solo per mangiare. Suo padre faceva finta che non fosse successo niente, ma intanto restava imprigionata in casa sua.

Quindi si, la giustificavo visto che aveva avuto la fetta peggiore della torta.

A quel punto, lui sembrò annuire, probabilmente capendo.

“ Se io comincio ad uscirci, non capisco come tu ci possa guadagnare “

“ Hummel, quando tu porterai fuori Brittany a cena, perché prima o poi tu guadagnerai la fiducia e quindi le permetterà di uscire di nuovo, il massimo sforzo che dovrai fare sarà accompagnarla da me. So che non sarà un percorso facilissimo e che tu e Brittany non siete grandi amici, ma per ora è l’unica idea che mi è venuta in mente “

Lui continuò a guardarmi.

“ Lei non tornerà più a scuola? “

“ A quanto pare lui da lunedì farà da supplente alla prof di storia che deve partorire, fino alla fine della scuola “

Mi guardò scioccato e capii i suoi pensieri: tutto era contro me e Brittany.

Poi bevve il suo ultimo sorso di caffè e mi guardò.

“ Brittany cosa sa di tutto questo? “

Sperai di averlo in pugno.

“ Quinn la informa questa sera, si sentono praticamente sempre “

Lui smise di guardarmi per un attimo, come se fosse in conflitto dentro di lui.

“ Perché proprio me? Puck non andava bene? “

Me lo chiese ma sapeva anche lui che no, Puck non sarebbe andato bene.

“ Perché sei gay e so che non finiresti per innamorarti di Britt, visto che un po’ a contatto dovrai starci e perché mi puoi capire e non so perché, ma so di potermi fidare. Puck è il mio migliore amico, ma è sempre Puck “

E al riguardo non servivano altre parole. Ancora non mi diede una risposta. Mi sporsi di più verso di lui.

“ Senti, so che non abbiamo mai avuto un gran bel rapporto .. in realtà non lo abbiamo proprio avuto, ma in questo momento ho bisogno di aiuto. Capisco se mi dirai di no perché è impegnativo e ti occuperà del tempo, e non posso pretendere nulla da te. Solo se puoi, e vuoi, aiutami “

Non chiedevo mai aiuto a nessuno, almeno per le cose che riguardavano me, quelle importanti. È sempre stata una mia prerogativa farcela da sola, lo sentivo come obbligo. Solo i deboli chiedono aiuto.

Quel giorno essere debole mi servì, per una volta.

“ Se Brittany accetta, la mia risposta è si “

Le parole di Kurt mi riempirono il cuore e il suo sorriso, forse un po’ tirato, ma sincero, mi fecero sentire serena.

--

BRITTANY.
 

Quinn era in camera mia, con un foglietto in mano e tante cose da dirmi. Mi spiegò le intenzioni di Santana e il piano che stava mettendo in atto.

Poi mi diede il biglietto. Restò in silenzio.

Lo aprii quasi tremante, ma velocemente, sperando che nessuno entrasse in quel momento. C’erano scritte soltanto due parole.

Non mollare.

Con le dita tracciai le parole, riconoscendo la sua scrittura.

“ Ci devo pensare “

Fu quello che dissi a Quinn, ma dentro di me la risposta la sapevo già.



ANGOLO AUTRICE:


Buonasera, ecco un altro capitolo :)
insomma, mi sono cercata la via più difficile e spero di riuscire a sostenere questo peso!
Ringrazio tutti, tutti, tutti coloro che seguono la storia, siete tanti e sono contenta :D se avete voglia di farmi anche sapere cosa ne pensate sarei super contenta!!

Ho in corso una storia Heya, in casa foste interessati questo è il link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1762708

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GRAZIE A TUTTI, Giulia :D




 

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Capitolo 20
*** Whats App? ***




“ Come procede? “

“ Sono andato a casa sua, abbiamo fatto i compiti e poi abbiamo guardato un film, suo padre era di sotto, è venuto due o tre volte a controllare “

“ E ti è sembrato di avergli fatto una bella impressione? “

“ Non lo so, insomma, mi ha sorriso e mi ha dato una pacca sulla spalla, facendomi anche piuttosto male “

Kurt si massaggiò piano il punto in cui il padre di Brittany lo aveva toccato.
C’eravamo incontrati a casa mia. Avevo bisogno di un resoconto, sapere come stava lei.

Era straziante. Tutta quella lontananza, era come un pungo in faccia ogni giorno.
Ogni volta che mi alzavo, ogni volta che passavo davanti casa sua, ogni volta che parcheggiavo e lei non c’era a scendere con me dall’auto.

Continui pugni in faccia. E il dolore aumentava sempre di più.

Mi mancava. Mi mancava terribilmente. Erano passate due settimane.

La vedevo a scuola, ma non avevamo lezioni in comune e suo padre le stava sempre attaccato. Ogni volta che entrava da quella porta, speravo potesse essere da sola, speravo di poterla prendere, poterci nascondere in uno stanzino e averla con me, anche solo per pochi secondi.

Poterla guardare veramente negli occhi, senza paura. Poterla stringere tra le mie braccia senza che qualcuno potesse dire niente.

Mi mancava tutto. Non sapevo più cosa fare. Il piano con Kurt stava andando a rilento, anche perché a Brittany non ero concesso ancora uscire e il padre non le permetteva di vedere persone più di tre volte la settimana, se non si trattava di Quinn.

Lui conosceva i suoi genitori e si fidava.

La madre continuava ad ignorare la situazione. Brittany non parlava con loro da quando era successo tutto quel casino.
Mi sentivo profondamente inutile. E sfinita.

La notte dormivo poco, mi giravo e rigiravo, cercando altre soluzioni, provando a far accendere qualche lampadina nel mio cervello.
E invece niente, nessun tipo di risultato.
Riuscivo soltanto a mandarle piccoli e stupidi bigliettini, in cui avrei voluto scriverle così tante cose che li trovavo tremendamente sintetici e apatici.

Lei mi rispondeva, ogni volta che Quinn veniva a casa mia a raccontarmi della sua giornata, leggere un suo foglietto striminzito mi faceva stare meglio.

Mi scriveva cosa le stava succedendo.
MAI, c’erano lamentele o dolore in quello che mi dedicava. Era disposta a combattere, lo era veramente, e quello mi aveva riempito il cuore di gioia.
Ma non mi bastava, non mi bastava più. Era così difficile andare avanti in quel modo. Avevo bisogno di riaverla al mio fianco, da sole, senza nessuno.

“ Lei .. come stava? “

Kurt scosse la testa.

“ Come sempre San .. dice che le manchi, che vorrebbe abbracciarti e tante cose. Ha sempre paura di esagerare perché ha
beccato molte volte suo padre a spiarla, quindi non vuol creare problemi “

“ Quel pezzo di merda! “

Mi alzai dalla sdraio su cui ero seduta. Ormai faceva caldo e fuori si stava bene, soprattutto la sera.

“ Quando vi vedete? “

Lui abbassò lo sguardo.

“ Domani. Gli ho spiegato che avrei voluto chiedere a Brittany di venire al ballo con me, che volevo fare qualcosa di
speciale. Lui ha detto che fino al ballo lei non sarebbe uscita. Così domani vado di nuovo da lei “

Il ballo.

Non mi ricordavo neanche più che si facesse. Il nostro ultimo anno, e ci sarei andata sola. Chiusi un attimo gli occhi, respirando a fatica. Lui si sporse verso di me e mi afferrò la mano.

“ Ho una buona notizia: ho sentito parlare lui e la moglie e a quanto pare forse il giorno del ballo non c’è perché deve
andare a Louisville a firmare delle scartoffie per il trasferimento. Potrebbe essere un’occasione per rivedervi “

Sgranai gli occhi per un attimo. Mi esplose il cuore all’idea di poterla stringere di nuovo. Non avevamo avuto modo di viverci veramente quello che provavamo, per colpa mia, e quello sarebbe stato il giorno giusto per farlo.

Sorrisi e lui mi seguì.

“ Diglielo, dille che verrà con me e con nessun altro “

Lui scosse la testa.

“ Glielo chiederai tu domani! Esistono i cellulari, dovreste smetterla con sti bigliettini! “

“ Ma suo padre ha il suo cellulare, la controlla sempre “

“ Sveglia, non può certo controllare il mio! “

Mi sentii una stupida a non averci mai pensato, troppo presa a complicare le cose piuttosto che renderle più semplici.

Kurt mi guardò con lo sguardo da “ so tutto io “ e gli feci la linguaccia.

“ Allora domani, quando vai da lei, mi avvisi “

“ Come sempre San “

“ Come sempre, Porcellana “

Lui storse il naso ma rimase ancora lì, ad allietarmi la serata.

--

“ Sono da lei. Ora siamo in camera.”

Presi il cellulare, sentendolo vibrare. Ero agitata. Dopo tutto quel tempo potevo almeno sentirla istantaneamente, come se stessimo parlando veramente.

Era stupido come pensiero, ma era la cosa migliore per me in quel momento. Vidi il mio messaggio su Whats App inviato e letto e sospirai.

- Britt? -

- San :) -

Sorrisi come non sorridevo da un po’.

- Come stai? -

- Adesso meglio -

Mi sembrava assurdo, ma in quel momento non seppi che scrivere. Ero così sovraeccitata che tutto mi sembrava senza senso. Così andai al punto.

- Vieni al ballo con me Britt? -

Il cuore mi batteva forte, aspettando la risposta. I secondi mi sembrarono immensi minuti e non c’era ancora scritto niente. Strinsi forte il cellulare.

Poi, ad un certo punto, al posto di una scritta, vidi una foto. Aspettai che si scaricasse e la aprii.

Era lei. Aveva il suo completo da casa con le paperelle sopra, era quello che preferiva, la coda e un sorriso sul volto.

Nelle mani un foglio con su scritto “ SI “.

Se lo teneva vicino alla bocca, come se l’avesse detto lei. Tipico.
Risi di cuore. Non fu come vederla dal vivo, ma sentii che fosse una cosa ancora più intima.

- Mi manchi tanto -

Le scrissi come risposta.
Avevo veramente la sensazione di poterla perdere ogni istante che passava. Lei avrebbe potuto stufarsi di tutto quello. Ma io non avrei mai potuto lasciar perdere.

- Anche tu L. Ti metti quel vestito rosso che mi piace tanto al ballo? -

Sorrisi, ma prima di scriverle mi venne un’idea. Infilai il vestito rosso. Avevo pensato di metterne un altro per il ballo, uno più lungo, ma in quel momento mi importava soltanto di farla felice.

- Ecco un’anteprima -

E le inviai la foto.

- Sei bellissima San -

- Non vedo l’ ora di stringerti -

Posai per un attimo il cellulare sul letto. Ispirai ed espirai. Era così difficile starle lontana.

- Non stare male ok? Questa situazione in qualche modo si risolverà. Io non mollo San, non farlo neanche tu, ti prego -

Mi si strinse il cuore.

- Non lo farei mai, piccola -

- Mi stanno venendo le carie! -

Per un attimo non ricollegai, poi capii.

- Sta zitto Porcellana! -

Scrissi ancora.

- Scusa, era Kurt :D. Ora devo andare, mio padre ci chiama di sotto. Buona notte, fai bei sogni -

Avrei voluto parlare con lei per tutta la sera.

- Ok! Britt, io non ti lascio. Credo che guarderò questa foto per tutta la notte -

Ma non ricevetti più risposta.

Sentii Kurt al telefono, mi chiamò mentre stava tornando a casa. Mi disse che era andata bene, che il padre sembrava essere a posto nei suoi confronti, anche se avrebbe voluto dargli volentieri due o tre pugni, ma per ora cercava un punto d’incontro. Le aveva dato il permesso di andare al ballo con lui e li informò che lui non ci sarebbe stato.

“ Brittany è sempre una buona compagnia comunque.. “

“ Lo so “

Dissi prima di chiudere la chiamata, infilarmi sotto le lenzuola e cercare di dormire. Quella notte fu molto più serena.
 


ANGOLO AUTRICE:

Buongiorno!!
Allora questo è un capitolo di passaggio, quelle due finalmente riescono a sentirsi!
La scuola sta per finire, il ballo si avvicina e mi dispiace toglierle la possibilità di viverselo. Quindi saranno insieme, almeno allora.
So che è stato moooolto sdolcinato, lo so, ma immaginatevi due persone che non si vedono da un pezzo, si amano e sono costrette a non stare insieme. Nonostante Santana possa essere la più stronza al mondo, credo che anche lei cederebbe :)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto .. so che non è la storia più simpatica del mondo ed è anche un po' triste, ma spero di star trattando tutta la situazione bene.
Faatemi sapere che ne pensate, mi fa piacere leggervi :D

P.S Ho cambiato account, ora sono Pando. Tutti mi chiamano così e mi sembrava carino che fosse così anche qua!

Come sempre, per contattarmi, per fare due chiacchiere .. insomma, quello che volete:

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Vi auguro una buona giornata, Pando :D



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Capitolo 21
*** Il ballo ***


Piccoli avvisi:
- Questo capitolo è interamente scritto dal punto di vista di Santana e in seconda persona. Ho voluto fare questo tentativo, spero che possa piacere!
Buona lettura!
Pando

--


IL BALLO



Ti guardi intorno e la cerchi, ma sai che deve ancora arrivare. È come un riflesso continuo. Sposti lo sguardo, e speri di trovarla sempre. Anche se sai che in quella stanza non può esserci, ti viene d’istinto. Ed è una delle cose che provi che più ti piacciono: il fatto di cercarla sempre. E questo perché ti manca in ogni istante.

Questo perché lei è diversa dagli altri, senti che anche solo un suo sguardo può renderti migliore.

E così ti guardi intorno, ora con un sorriso d’attesa.

Kurt ti ha appena detto che sono partiti da casa sua. Suo padre si è messo in viaggio nel primo pomeriggio e dovrebbe rientrare l’indomani.
Sei insolitamente tranquilla e in pace. Perché sai di poterla vedere, finalmente.

Vederla veramente.

Così vaghi per la stanza, per poi tornare all’entrata della vostra scuola, in attesa. Hai messo il vestito rosso. Lei te l’aveva chiesto e tu l’hai accontentata. E ti senti veramente bella con quell’abito.
Cammini avanti e indietro, guardando il cellulare.
Quinn, che dentro parlottava con Puck, esce fuori e ti guarda.

“ Sei proprio cambiata “

La guardi un po’ stralunata, anche se sai che ha ragione.

“ Chi, io? Nah “

E rispondi, semplicemente, facendo la vaga. Tu e i sentimenti comunque avete un rapporto da migliorare. Quinn ti guarda ancora, ma non aggiunge altro, sa che hai capito.

“ Sei agitata? “

Scuoti la testa decisa.

“ Sono solo contenta “

Sorridi ancora di più quando vedi la macchina di Kurt entrare nel parcheggio del Mc Kinley. Il cuore ti batte forte e cerchi di calmarti. Prendi un respiro profondo e Quinn ti lascia sola: sa che ti vuoi godere il momento.

La vedi scendere dall’auto con la sua solita delicatezza e neanche un po’ di goffaggine. Pensi di essere fortunata, perché è davvero la ragazza più bella che tu abbia mai visto.
Ha un abito lungo fino alle ginocchia di un color pesca. Ha le spalline sottili. I capelli sciolti le cadono sulle spalle e tu perdi il respiro e anche il sorriso a guardarla.

Ti stai decisamente godendo lo spettacolo.

Non riesci a staccarle gli occhi di dosso, ancora di più quando si accorge della tua presenza e ti sorride.
Non vuoi entrare in quella dannata sala, con tutta quella gente. Non vuoi ballare in mezzo alla pista, rischiando di sbattere contro qualcuno, dividendo lo spazio con altri.
Non vuoi condividere Brittany con nessuno, vuoi soltanto portarla via da tutti e tenerla con te. Stare abbracciate tutta la sera, anche senza dire niente. Il contatto con lei ti manca da morire.

Ma sai che Brittany ama quegli eventi. Brittany ama ballare e festeggiare. Quindi le concederai qualche ballo. Nessuno si occuperà di voi e a te non frega nulla dei pettegolezzi in quel momento, perché l’unico sguardo che vuoi incontrare è il suo, l’unica mano che vuoi sfiorare è la sua, e tutto il resto non conta.
Chiude la porta dell’auto aspettando che anche Kurt si prepari al meglio, afferra il suo braccio e si incamminano verso l’entrata. Verso di te.
Ad ogni passo il tuo cuore aumenta di un battito. È un sintomo che non controlli. Il tuo stomaco fa diverse capriole, quando abbassa lo sguardo forse intimidita.
E allora lì ti rendi conto che è la prima volta che uscite veramente. Che uscite come Brittany e Santana, due ragazze che si amano, non più due amiche che si vogliono bene.
E quello ti fa gelare per un attimo. Ti chiedi se sarai mai alla sua altezza. Ti chiedi come hai fatto a farle del male, a non starle vicino, perché in questo momento ti viene troppo naturale farlo.
Quando finalmente è a pochi passi, ti avvicini e la raggiungi. Il suo braccio si stacca da quello di Kurt, che vi guarda un attimo, vi saluta e vi avvisa che entra. Credi di non aver compreso bene le sue parole, troppo intenta a memorizzare ogni cosa di lei.
Le afferri la mano e il contatto con lei ti rende febbricitante. Non sei più abituata al suo tocca così delicato e dolce, non sei più abituata al suo calore. Ma ci metti poco per ritrovare lo stesso conforto di prima, quando ancora tutto quello non era successo.

“ Ciao “

Glielo sussurri. La gente accanto a voi vi supera ed entra, ma a te importa solo di guardarla. Non c’è cosa più importante.

“ Ehi straniera “

Ti sorride e il tuo cuore non fa altro che danzare, muoversi velocemente, affannarti il respiro.
Avresti voglia di baciarla, e baciarla ancora. Perché ti ricordi ancora quello che hai provato quando è successo l’ultima volta e senti di volerlo fare per molto tempo ancora.

“ Entriamo? “

Ti chiede. Annuisci, mentre la sua mano s’intreccia delicatamente alla tua e cominciate a camminare piano, dirigendovi verso la sala per il ballo.
Ti sembra di non averla mai lasciata andar via, ti sembra come se niente fosse successo. Nessun padre, nessuna omofobia, nessun casino. Soltanto voi due, con così tante emozioni da non riuscire a parlare.
Incontrate gli altri, salutate, ci fate due chiacchiere e le vostre mani non si separano mai. Tutti ti guardano, un po’ straniti ma non fanno domande.

Hai sempre ritenuto che quelli del Glee club alla fine fossero veramente degli sfigati, ma non avresti mai pensato di ricrederti anche solo per uno sguardo di consenso celato. Non che ti importasse della loro opinione, ma era come se fossero pronti a proteggervi, dopotutto.
Ancora per mano, vi immergete nella folla e sotto una canzone lenta cominciate a ballare. Credi che la cosa più bella sia tenerla stretta a te, con le mani sui suoi fianchi e le sue braccia intorno al tuo collo.

È tutto così libero e ti fa stare talmente bene che potresti esplodere da quanto ti senti piena e viva.
Con quelle settimane passate senza di lei, ti sembra tutto più amplificato, tutto più vero. Non t’importa più di fare la stronza, di sprecare tempo in quel modo.
Vi muovete lente e tu assapori ogni attimo. I vostri sguardi s’incrociano e devi trattenerti dal baciarla, più e più volte.
Mai avevi provato quelle emozioni. Stai in silenzio, semplicemente non vuoi rovinare il momento, interrompere tutti quei discorsi muti che state facendo.

--

È già passata un’ora e tu vuoi già scappare. Vuoi già prendere la tua macchina per andare nel tuo posto preferito e stare lì con lei. È tutto quello che vuoi. Ma avresti aspettato di capire quale fosse il suo momento, di sentirle dire che voleva stare un po’ con te.

E arriva, per fortuna, poco dopo.

“ Andiamo via di qui “

Ti sussurra, avvicinandosi al tuo orecchio. Il desiderio di baciarla aumenta con la sua vicinanza, ma per fortuna ti afferra di nuovo la mano e si sposta tra la folla. Intercetti con lo sguardo Kurt, che capisce e uscite dall’edificio.
Ridi un po’, ubriaca di lei. Così fottutamente assorbita da tutto ciò che è lei, così completa.
Entri nella tua macchina ,lei sale e parti veloce. Ti posa una mano sulla coscia, che resta lì per tutto il tragitto. E ancora non parlate, perché non servono parole, che mai comunque ti hanno resa giustizia.

Quando arrivate, ti fermi e spegni il motore. In lontananza i tipici suoni degli animali che arrivano d’estate fanno da sottofondo e ti senti ancora meglio. Vi guardate per poco, ci vuole un attimo, e le vostre labbra si stanno sfiorando, con calma. La tua mano finisce nei suoi capelli e lei capisce che vuoi approfondire il bacio. Così le vostre lingue si intrecciano, si muovono veloci, poi lente, e tu perdi quasi il fiato alla sensazione che ti attraversa il cuore, che ti attraversa il corpo. È meglio, meglio di quanto ricordavi, meglio di quanto potesse mai essere. Quando vi staccate vi guardate ancora e vi sorridete.
Ti sfiora la guancia con una mano e ti senti quasi in soggezione. Arrossisci e ti chiedi come sia possibile, perché non era praticamente mai successo nella tua vita. Mai ti eri sentita così vulnerabile, così nuda di fronte ad una persona. E nonostante questo ti faccia paura, ami immensamente come ti fa sentire.

“ Mi sei mancata “

Ti sussurra, ancora nel silenzio dell’abitacolo. Le sorridi, ma non rispondi. Vuoi dire troppe cose e non sai da dove cominciare. E tutto d’un tratto ti accorgi che tutto quello che le volevi dire erano pensieri che non avevano senso in quel momento. In quel momento di felicità. Quindi te lo godi e non dici di nuovo niente. Speri solo che lei non se la prenda.

“ Usciamo? “

Glielo proponi e lei annuisce. Vi appoggiate al cofano della macchina, strette l’una all’altra a guardare il cielo.

“ Sei diventata una romanticona Santana Lopez “

Scherza e ti sorprendi per un attimo. Perché ti dispiace, ti sembra così lontano il tempo in cui potevi scherzare e ridere veramente con lei.

“ Credo che Quinn abbia supposto la stessa cosa stasera “

Ti ricordi le parole di Quinn dette prima di entrare nella sala da ballo e ora capisci, forse, un po’ meglio.
Lei ride.

“ Io e Quinn andiamo molto d’accordo “

La guardi per un attimo e ti accorgi di essere gelosa. Gelosa che qualcuno possa averla e che tu debba starle lontano.

“ Vai d’accordo anche con Kurt no? “

Lei annuisce.

“ Si, ma con Quinn .. è diverso “

Questa volta ti prendi un attimo per pesare le sue parole, ma poi senti la sua risata e ti giri.

“ Dovresti vedere la tua faccia “

Ti sposti un attimo e la schiacci contro l’auto. Ti ricorda molto quel giorno passato con lei.

“ Perché che faccia avevo, signorina? “

Lei continua a ridere e ti fa così bene al cuore che vorresti baciarla all’istante.

“ La faccia di una che vuole prendere a pugni qualcuno “

Le afferri il viso e resti un attimo in silenzio.

“ Ti piace prendermi in giro eh? “

Il suo sorriso scompare, il suo sguardo si fa più velato.

“ Mai quanto mi piace baciarti “

Ti anticipa e ti bacia di nuovo. Ed è così bello che vorresti durasse per sempre. Vi staccate affannate, la tua mano che sfiora delicatamente la spallina del vestito e la tira giù. La guardi per cercare di capire se non volesse quel contatto, ma la trovi con gli occhi chiusi e la bocca semi aperta e dentro te senti ardere un fuoco. Allora la tua mano si stringe sul suo fianco e comincia a baciarle il collo. La tua lingua accarezza piccole porzioni di pelle e i tuoi denti la afferrano, per poi lasciarla, con lentezza. La senti sospirare e tra le tue gambe un calore diverso ti avvisa che vorresti fare l’amore con lei per tutta la notte.

Ma nella tua vita non hai mai fatto l’amore, soltanto del sesso. E non hai mai fatto l’amore in vita tua con una ragazza. Questi pensieri t’invadono e s’impossessano di te, mentre stacchi le labbra dal suo corpo e la guardi.

Questa volta ha gli occhi aperti ed una sua mano si posa sul tuo viso.

“ Non vorrei nient’altro ora “

E tu la capisci. I pensieri di prima spariscono dal tuo cervello e ti impegni ad amarla, nient’altro.

--

Siete sdraiate sul cofano, inizia a farsi sentire il fresco delle notti di maggio. Decidete di rivestirvi, restando però strette l’una all’altra.
Chiudi un attimo gli occhi godendoti quella sensazione di serenità che senti pulsare lungo tutto il tuo corpo.

Hai fatto l’amore con lei e tutto quello a cui riesci a pensare è che è stato naturale come bere un bicchiere d’acqua. È stato tutto così spontaneo che le mani si sono trovate da sole, i vostri occhi si sono incrociati nei momenti di pieno amore, le vostre labbra si sono sfiorate quando lo desideravano e tutto era fori dal vostro controllo. Ti stupisci di quanto sei stata dolce, di quanto hai cercato di farla sentire amata .. ma forse fai male perché non vuoi
nessun’altro, solo lei.

Lì, ti torna tutto in mente. Ricordi che non puoi averla, non subito. L’indomani non potrai prenderla per mano e amare quel momento d’imbarazzo in cui afferri le mani pensando a come era stato bello fare l’amore con lei la sera prima.

E allora non ti controlli. Le tue lacrime scendono piano e silenziose, ma lei se ne accorge e ti stringe semplicemente.

“ Dobbiamo essere forti “

Pensando che dovresti essere tu ad afferrarla e confortarla. Perché è lei che mangia insulti e buio tutto il giorno, non tu. Ma a quel pensiero le lacrime scendono ancora più forti.

“ Scusa “

Riesci solo a dirle, troppo coinvolta in quel dolore che non era sparito, ma solo nascosto per le poche ore in cui eravate state insieme. Se solo fosse durato un po’ di più, adesso saresti da sola a casa e lei non ti dovrebbe vedere piangere come la persona più debole del mondo.

“ Non ti devi scusare. Con me lo puoi fare San, con me puoi fare quello che vuoi. “

La ringrazi mentalmente, e poi la baci, anche se quel bacio sapeva di lacrime. Lei lava via le lacrime con piccoli baci e ti senti già meglio.

“ Tra una settimana finisce la scuola “

E quel pensiero ti fa ancora più paura. Sei finita nel circolo vizioso di pippe mentali e ora devi condividerle con lei.
Perché quando anche quello finirà, non potrai vederla neanche di sfuggita. Lui sarà sempre lì a controllarla.

E tu?

In quel momento ti senti così incredibilmente inutile che ti dispiace che Brittany sia finita in quel casino a causa tua.

“ Lo so .. troveremo il modo vedrai. Insomma io non rimango a Lima quest’estate ok? Mi voglio trasferire a NY a settembre, quindi dovrò
viaggiare per trovare lavoro e casa. Posso semplicemente dirgli che mi accompagna Kurt. Può essere una soluzione no? “

Annuisci e ti senti stupida perché lei sta facendo la forte per tutte e due.

“ Sarebbe meraviglioso! “

E lo sentivi veramente forte quel sentimento di gratitudine perché lei ti fa sempre vedere il lato più bello della medaglia.

“ La visitiamo insieme, facciamo shopping e ci ingozziamo da morire con quegli hot dog favolosi che fanno là “

“ Britt ma ci sono anche qua! “

Ridi mentre l’ascolti immaginare la nostra possibile vacanza.

“ Lo so, ma là, con te, saranno sicuramente più buoni “

Ti guarda e tu la baci. Assaporare le sue labbra, dopo averla avuta nel modo più bello al mondo, faceva diventare ogni cosa migliore.

“ Però San, devo portarmi dietro Lord T. va bene? Sai com’è, si annoierebbe qua da solo e poi mi porterebbe il muso per l’eternità “

Scuoti la testa mentre senti parlare di quel gatto.

“ Ma è un casino, in albergo non puoi tenere un gatto “

Lei fa spallucce e ti prepari ad una sua tipica spiegazione.

“ Allora affittiamo un appartamento per noi due, così lui può stare. Ti prego San, ci tengo.. “

Ti fa uno dei suoi bronci adorabili e tu cedi.

“ Ok, ma lo sai che non gli sto simpatica, quindi preparati alle conseguenze “

Ride e poi poco dopo diventa seria. Comincia ad accarezzarti i capelli.

“ Sai, tutti i giorni mia madre viene, bussa alla porta e cerca di parlarmi. Ma sono così arrabbiata con lei che non l’ho mai fatta entrare. Oggi, quando mio padre è partito, è riuscita a trattenermi e così l’ho ascoltata. Mi ha detto che se ne era accorta e che quindi non era rimasta sorpresa quando mio padre l’ha scoperto. Mi ha detto che le dispiace per me che sta cercando in tutti i modi di convincerlo a lasciarci in pace ma lui non vuole. Ha detto anche che se questa cosa è veramente importante, può aiutarci quando può “

La guardi un attimo e non sai se rispondere o no. Ancora non avevate parlato dei suoi genitori e ti viene difficile rimanere calma e tranquilla, ma il suo tocco sui tuoi capelli ti aiuta.

“ E tu che hai detto? “

Finalmente esce dalle tue labbra, così insicura di te stessa, dopotutto.

“ Le ho detto che sei anche più importante di Lord T. e insomma, non era mai successo, quindi ha capito “

Fai un sorriso che ti viene spontaneo. E ti dai della stupida per la seconda volta, per aver dubitato di lei. Sembra che voglia aggiungere qualcos’altro e aspetti.

“ Vedi, mi dispiace di aver detto quelle cose a mio padre, quando si è arrabbiato, ma avevo paura e.. “

“ Stai zitta “

Non la fai finire di parlare e semplicemente la baci di nuovo. Poi la tua mano finisce sul suo vestito, ed è di nuovo amore.

--

Quando rientrate in macchina, Brittany afferra il cellulare per vedere se ci sono delle chiamate perse e la vedi allarmata.

“ Che succede? “

Il suo sguardo da tranquillo diventa ansioso e la vedi che cerca di parlare ma non ci riesce.

“ Britt calmati, che succede?“

Si muove agitata sul sedile.

“ Mio padre ..- mia madre mi ha mandato un messaggio, mi ha scritto che mio padre sta tornando a casa e di fare attenzione “

La mani le tremano e ti chiedi cosa le abbia fatto quell’uomo per renderla così. Vorresti ancora e sempre prenderlo a pugni, ma sai che non puoi.

“ Ok, di quanto tempo fa è? “

Lei nota l’ ora e sbianca.

“ T-tre ore fa “

Prendi un respiro profondo e cerchi di capire cosa fare.

“ Scrivi un messaggio a tua madre e chiedile se è tornato “

Ma anche il tuo cellulare squilla e tu lo afferri veloce. È Kurt.

“ Santana, dove siete? Mi ha appena chiamato il padre di Britt dicendomi che era ora di portarla a casa “

Era agitato e lo sentivi dalla sua voce.

“ Dove sei? “

“ Al McKinley. Fate veloce “

“ Arriviamo “

Chiudi la chiamata in fretta e metti in moto. Acceleri per le curve strette della strada che conosci alla perfezione.
Controlli che brittany non stia male, ma il sguardo perso ti dice che ha bisogno di conforto. È impaurita e glielo si legge dagli occhi. Le afferri la mano per un attimo, quando sei in un rettilineo.

“ Britt stai tranquilla, ok? Arriviamo al Mc Kinley e Kurt ti riporta a casa. Lui non verrà a scoprire niente .. ci sei? “

Ma lei continuare non fiatare. Ad un semaforo ti fermi.

“ Guardami! “

Aveva lo sguardo perso nel vuoto, ma poi lo fa, alza gli occhi e ti guarda.

“ Va tutto bene. Ti riporto là e torni a casa. Non c’è nessuno pericolo che ci scopra. Hai capito Britt?

Ma una persona dietro di te suona e tu ricominci ad occuparti della strada. Non sai cosa fare e non manca poco alla scuola. E lei ti preoccupa. Non ti risponde, ma capisci che sta cercando di calmasi e non ce la fa. Ma non puoi permetterti di fermarti.

“ Ascolta .. ti ricordi di New York? Ecco .. raccontami cosa faremo quando ci andremo “

Speri che quello possa funzionare, distrarla dall’ansia che prova. Ma da lei non senti risposta. La guardi ma tieni una velocità troppo alta per soffermarti troppo tempo su di lei.

Poi però, senti un respiro profondo.

“ Noi .. andremo al parco e daremo da mangiare alle papere, sai quanto mi piacciono”

Annuisci e l’assecondi, mentre lei piano piano si calma.

“ Si lo so. E poi? “

Ancora la sproni e lei ti segue.
Ti racconta di come andrete sulla statua della libertà, alle cene romantiche che farete a tutti i regali per Lord T., ai teatri in cui andrete a vedere musical e come avresti provato a cucinare senza riuscirci.

Con calma, riprende a parlare e a pensare come non fosse successo niente. Quando finisce di raccontarti di New York, ti afferra la mano che hai sul cambio e ti fa capire che sta meglio.

“ Grazie “

Ti dice e tu speri solo di arrivare in fretta.

- Dove siete? Sta minacciando di venire qua. Gli ho detto che Brittany era in bagno, fate in fretta! –

Rabbrividisci a leggere quel messaggio ferme all’ultimo semaforo che ci aspettava. Di lì a poco sareste arrivate.
Non riesci a rispondere a Kurt, premi il tasto rosso e ti concentri sulla strada e su Brittany.
Quando arrivi al Mc Kinley, trovi alla macchina di Kurt anche Quinn, e ti senti grata perché ne hai bisogno. Scendete velocemente e li raggiungete.

Non avresti voluto finire la serata così, non volevi salutarla in quel modo frettoloso dopo la serata che avete passato. Prima di salire nella macchina di Kurt, con lui già nel posto del guidatore, si gira verso di te e non fa altro che baciarti. È un bacio così profondo da far male. Dura poco, perché lei ha fretta e tu non puoi trattenerla per uno stupido bacio.

Quando li vedi andare via, provi un senso di perdita così forte che non avevi mai provato.

Guardi Quinn e ti basta poco per piangere. Ti abbraccia e cerca di consolarti, anche se non ci riesce. La inviti a dormire da te, perché hai bisogno di compagnia, di qualcuno che ti stringa, perché non hai più voglia di essere la stronza che non sa accettare aiuto. Hai voglia di solo di sfogare quel dolore.

Quando rientri in auto, senti ancora il suo profumo e quasi ti senti svenire. Quinn ti scuote e tu torni a casa.
Sali in camera tua, con la borsa. La prendi e cerchi il cellulare per avere notizie di Kurt. Ma c’è solo un messaggio dal suo numero.

- Ti amo -

E capisci che nonostante tutto è ancora disposta a lottare.
 

ANGOLO AUTRICE:

Buongiorno a tutti!
Ok questo capitolo è lunghissimo, avrei voluto spezzarlo ma ne sarebbe venuto fuori niente di buono! Quindi, eccolo per voi. Spero che vi sia piaciuto .. ho cominciato a leggere Room 47, che consiglio a tutti, e l' autrice scrive in seconda persona. L' ho trovato diverso, così ho deciso di fare un tentativo. E' arrivato il giorno del ballo ..loro due insieme e la loro prima notte d' amore.
Insomma, so che questo è un periodo no per noi. Volevamo qualcosa che non ci è stato dato e che forse non potremmo più avere, ma dopotutto, resteranno sempre nel nostro cuoricino. Le abbiamo amate e continueremo a farlo, nonostante tutto. Non è certo adesso il tempo per mollare.
Ovviamente grazie alla mia super beta, che è anche compagna di scleri sulla Brittana e tanto altro. Ro, puzzi! Well .. RINGRAZIO TUTTI, chi mi segue, chi legge soltanto, chi preferisce e chi ricorda questa storia .. e ovviamente GRAZIE a chi mi fa sapere cosa ne pensa, è sempre molto importante per me! I feedback non fanno mai male :)

Alla prossima, Pando!


Come sempre, per contattarmi, per fare due chiacchiere .. insomma, quello che volete:

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Capitolo 22
*** Suo padre ***


Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate. Forse continuare a chiedere scusa è poco credibile, ma che ce pozz fa!
Spero di non fare più un ritardo di questo genere!
A voi la lettura, Pando!



Sento una fitta, una fitta di quelle forti che mi avvolge lo stomaco. Si tratta di un dolore ancora sconosciuto, e so il perché.
La vedo andare via, con vicino suo padre, quel mostro che ha reso il nostro amore qualcosa di complicato.
Non piango di solito, non è una mia abitudine, non è quello che faccio quando qualcosa si spezza, ma in quel momento sento che è l’unica cosa al mondo che voglio fare.

Voglio lasciarmi andare, lasciare andare tutto quel dolore che mi sta distruggendo. Così mi copro il viso e sento le lacrime bagnarmi i palmi delle mani. So che attorno a me ci sono delle persone, che potrebbero vedermi, ma sinceramente non me ne frega niente, vorrei soltanto buttarmi sull’erba e piangere fino a non avere più lacrime.

Con la vista offuscata e il cuore al buio, sento solo una mano che mi afferra per il fianco e mi porta via da lì, mi spinge in avanti perché non riesco neanche a camminare come una persona normale, non ce la faccio.
Mi sento così inutile e così dannatamente vigliacca che vorrei, oltre che continuare a piangere, prendermi a schiaffi. Facciamo pochi passi ma lascio le mani sugli occhi, non voglio vedere niente, sapere niente.
Una portiera di una macchina si apre e la persona dietro di me mi ci spinge dentro. Poi anche lei sale e il silenzio piomba su di noi.

“ Qua è meglio “

Una voce maschile mi raggiunge e piano mi giro verso di lui.

“ Kurt “

Ma non mi importa, potrebbe essere chiunque, voglio solo che mi lasci lì a piangere e basta. Lo vedo sorridermi piano e un singhiozzo più violento degli altri mi esce fuori dalle labbra.

“ Sono una persona orribile “

Lui scuote la testa più volte.

“ Sei semplicemente una persona, Santana “

Continuo a piangere, non mi fa sentire meglio, ma quantomeno mi fa sfogare, sperando che forse un giorno possa perdonarmi. Prego che questo succeda.


 
Un giorno prima

“ San sei impazzita? “

Scossi la testa nella sua direzione.

“ Non sono impazzita, Quinn “

Lei girò per la stanza, cercando di calmarsi.

“ Ma non ha senso, avete fatto così tanto fino ad ora e adesso lasci stare? “

Ero seduta sul letto cercavo di assumere uno sguardo normale, quando dentro di me sentivo soltanto una grande nausea.

“ Senti, ma se non la amo più, che senso ha? “

Mi lanciò uno sguardo omicida.

“ Pensi veramente che io creda a questa cazzata? Ti conosco, siamo amiche da una vita, SO che la ami “

Strinsi le spalle. Sapevo che non ci avrebbe creduto, ma almeno ci avevo provato.

“ Ok è una cazzata, ma è quello che lei dovrà sapere. È l’unica cosa da fare “

Mi alzai per andarle incontro.

“ Credi che meriti tutto questo? Una relazione di questo genere? Nascosta, con la paura che suo padre ci scopra? Al ballo per poco non è successo e non voglio più vedere quello sguardo. Ed IO lo causo, quindi non dirmi che cazzo devo fare “

Il mio tono si era alzato, per poi affievolirsi.

“ Lascialo decidere a lei cosa merita o no “

“ Quinn non capisci? Non è salutare, per nessuna delle due. Non so come si potrebbe risolvere. Kurt rimane il suo finto fidanzato per
tutta la vita? Ma che cavolata, non si può, non voglio farle vivere tutto questo, ne ha avuto già abbastanza “


Per l’ennesima volta Quinn scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli, mezza sconvolta.

“ Se sapevi che sarebbe finita così perché allora hai iniziato? “

Mi risedetti sul letto.

“ Speravo di potercela fare, a quanto pare non è così “

Lei sembrò soddisfatta della risposta o comunque sembrava aver capito e quindi restò in silenzio, senza aggiungere nient’altro.

“ Cosa dovrei fare? “

Tirai un sospiro, contenta che Quinn mi volesse aiutare.

“ Devi dirglielo te, Quinn. Non capirà, ma non posso aspettare altri giorni e non posso dirglielo di persona. So che è difficile, mi dispiace, ma deve capire che da parte mia non può avere più niente “

“ Ti odierà, capirà che le sto mentendo, Brittany non è stupida “

“ Beh dovrai essere convincente, per favore, devi costringerla a credere che non la amo più “

Quinn mi guardò ancora con uno sguardo triste. Mi venne vicino, sedendosi vicino a me mi strinse la mano che avevo appoggiato sul lenzuolo.

“ Sei sicura San? Puoi ancora tornare indietro “

Presi un respiro.

“ Sono sicura “

Non era vero. Non ero sicura di niente già da un bel po’ di tempo, tutte le azioni che facevo mi sembravano sempre più confuse, senza senso. Ma lo feci comunque, annuii con una tranquillità nuova e lasciai che Quinn mi salutasse e uscisse dalla mia camera.

Mi sdraiai sul letto, cercando di metabolizzare, anche se ancora non ce la facevo veramente. Nella mia testa ancora c’erano tecniche sul come vederla, alla consegna dei diplomi, visto che suo padre sarebbe stato lì. Mi girai e rigirai, sperando semplicemente di prendere sonno.

Ero così stanca, stanca di inventarmi scuse, stanca di star dietro ad una cosa troppo grande.


L’ amore era troppo grande per me, non ero all’altezza di amarla, tanto meno di averla con me.
Senza accorgermene, mi addormentai. Una volta sveglia sperai soltanto, di non sentire il tipico dolore della consapevolezza, ma sapevo che sarebbe successo.

--

“ Santana, sveglia “

Cercai di divincolarmi da quella mano che voleva che mi svegliassi, sperando che fosse soltanto un sogno. Ma quella voce continuava a darmi fastidio, così mi arresi.

Quando aprii gli occhi, vidi il viso di mia madre un po’ preoccupato, anche se cercava di nascondermelo.

“ E’ il giorno del diploma “

Per un attimo cercai di capire, poi sgranai gli occhi. Era già mattina? Come avevo fatto a dormire così tanto? Il mio stomaco cominciò a brontolare rumorosamente.

“ Fatti una doccia, la colazione è pronta giù. Dai, è un giorno importante “

Mi sorrise e poi mi lasciò lì, sdraiata. Mi alzai, lenta e cominciai a prepararmi. Mi infilai sotto la doccia, ancora intontita. Il getto d’acqua tiepido mi fece increspare per un attimo la pelle. Mi portai i capelli indietro ed evitai di chiudere gli occhi.
Poi, tutti i ricordi del pomeriggio prima presero il sopravvento. Cercai di mandarli via, perché era il giorno del diploma e volevo semplicemente stare tranquilla, con i miei genitori e i miei amici.

Inevitabilmente la consapevolezza di quello che avevo fatto mi prese e chiusi gli occhi velocemente, come se quel gesto potesse cancellare le mie azioni.

Non dovevo pensarci, non dovevo farlo.

Rifiutai tutto ciò che c’era di triste nella mia testa e mi concentrai sui pensieri felici. Quel giorno per una volta avrei pensato a me stessa, solo a me stessa.

--

Quando arrivai a scuola, la maggior parte era già seduta fuori sulle sedie sotto al palco. Cercai di non posare gli occhi su Brittany, e per fortuna non la trovai.

Quinn, Kurt e tutti gli altri del Glee erano seduti vicini, con le loro toghe rosse e un sorriso vivace stampato sul viso. I miei genitori in attesa dell’inizio vennero adescati dai padri di Rachel, così tentai di avvicinarmi agli altri, prendendo un respiro.

Lei non c’era, per quanto potessi notare.

Quinn mi guardò un attimo ma non riuscii, forse per la prima volta, a capire cosa volesse dirmi veramente. D’un tratto mi sentii afferrare da un polso e trascinare verso la macchina.

Lo sapevo chi era, non c’erano altri che avessero il suo profumo. Davanti a me i suoi capelli svolazzavano, seguendo un’avanzata non poi così docile di Brittany. Serrai la mascella, sapevo sarebbe stata una conversazione difficile.

Ma sapevo anche che rivederla mi avrebbe fatto sentire meglio. Il mio cuore aumentò i battiti come quando facemmo per la prima volta l’amore, la sua mano che afferrava il mio polso mi ricordava le dolci carezze che ci eravamo scambiate.
Sarebbe stato difficile.
Mi portò dietro alla macchina del padre, la riconobbi dopo poco.
Quando mi lasciò avrei voluto che continuasse a mantenere il contatto, anche se sapevo quanto fosse incazzata.

Vigliacca, ecco come mi sentivo.

Gli occhi puntati a terra, per non guardarla nonostante la voglia di rivederla di nuovo, di vedere ogni suo dettaglio, era forte.


“ Guardami! “

Era un ordine non urlato, così mi costrinsi a fare ciò che voleva.

“ Che cazzo ti salta in mente? “

Non l’avevo mai vista così arrabbiata: aveva le guance arrossate, gli occhi duri e la bocca mezza aperta in una smorfia di dolore.
Ma non risposi.

“ Santana rispondimi. Perché vuoi mollare tutto ora? E non mi dire la cazzata che ha cercato di propinarmi Quinn perché peggiorerebbe
solo le cose “


“ Quinn ti ha detto la verità, gliel’ho chiesto io di farlo “

Cercai di prendere coraggio, ma sentivo di amarla così tanto anche così da incazzata che feci una fatica immane a non baciarla e basta.

Lei sbuffò, come in preda all’irritazione.

“ Ma smettila San, io non ho bisogno di protezione o altro, ho bisogno di te e basta “

“ E non mi puoi avere, e io non posso avere te, quindi è ora di chiudere questa storia “

Non seppi neanche come riuscì ad uscirmi dalle labbra. Lei sbatté per un attimo le palpebre, poi si riprese.

“ Me l’hai promesso, hai promesso che mi saresti stata vicina. Le promesse si mantengono “

Sembrava volesse appigliarsi a qualsiasi cosa pur di non farmi allontanare. Chiusi gli occhi, pensando a quanto avesse ragione.
Ma io avevo le mie motivazioni, avevo le mie motivazioni. Me lo ripetei come un mantra.

“ Non sempre è così. Ora andiamo che se tuo padre ci vede succede un casino “

Mi girai per andare, cercando di non guardarla più perché sapevo che sarebbe bastato poco per tornare indietro.

“ E’ per questo? Per quello che potrebbe farmi mio padre? “

La guardai per un ultimo istante.

“ E’ perché non ti amo più, Brittany “

E mi allontanai, lasciandola dietro a quella macchina che ci aveva fatto da scudo per un momento.

--

La cerimonia passò in fretta e cercai di mantenermi distante. Sentivo la sofferenza lenire ogni parte del mio corpo.
Avevo preso una decisione e dovevo portarla avanti, lo sapevo.
Quinn mi fu vicino per tutto l’evento come una di quelle amiche con cui non hai bisogno di parlare, perché in fondo capiscono.
Alla fine, quando tutto fu realmente finito, vidi Brittany venir trascinata via dal padre e ricordai che sarebbe stata l’ultima volta.
Una fitta mi fece male e seppi che sarebbe iniziato il dolore.


ANGOLO AUTRICE


Scusate per questo dannato ritardo!
Le cose di evolvono e questa storia è qua finita! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se un po' triste.

RINGRAZIO TUTTE LE PERSONE CHE LEGGONO/SEGUONO/PREFERISCONO/RICORDANO/RECENSISCONO, siete veramente in tanti e mi fa un sacco piacere!

Alla prossima ragazzi, Pando

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Capitolo 23
*** Tornare indietro ***


1 ANNO DOPO

 
Poggiai la valigia sul vialetto e per la prima volta da quando ero arrivata, guardai veramente quella casa.

Era ormai passato un anno da quando avevo lasciato Lima.Un anno dal mio diploma, un anno da tutta quella sofferenza che mi sentivo dentro.

Ero andata semplicemente via. Lo stesso giorno avevo preso le valige ed ero partita. I miei genitori avevano provato più volte a farmi desistere, ma mi videro troppo stanca e dolorante per non lasciarmi andare. Così presi tutte le cose che ritenni importanti ed essenziali, e partii.
Andai dai miei nonni, a Santo Domingo. Dovevo staccare, togliermi da tutto quel casino che mi aveva preso e mai più lasciato.
Dissi che sarei partita soltanto quando ero già in volo. Quinn e Kurt mi chiesero di tornare, che si sarebbe trovata una soluzione, che non potevo lasciare tutto così e andarmene. Mi diedere dell’ immatura, mi dissero che da me non se lo sarebbero aspettato. E invece non era vero. Era solo un tentativo per farmi desistere.

Entrambi sapevano quanto fossi brava ad allontanarmi quando tutto andava male.

Restai dai miei nonni fino a che non mi arrivò una notizia che mi sconvolse, così tornai. Avevo cominciato a fare la cameriera, non avevo trovato di meglio. Poi, grazie ad alcuni agganci di clienti molto espansivi, avevo trovato un locale jazz. Così, avevo cominciato a cantare per le persone che mi guardavano.
Quando succedeva, quando mi trovavo sul palco di fronte a tutte quelle figure, riuscivo a sentire un brivido. Era il brivido dell’ amore, l’ amore per qualcosa che vuoi fare seriamente.

Guardai ancora un po’ quella casa.
Era giugno e faceva un caldo diverso da Santo Domingo. Respirai un po’ d’ aria e decisi di suonare. I miei genitori non sapevano che sarei tornata quel giorno. Alla notizia avevo fatto il più veloce possibile, spiegato ai miei nonni quanto potevo e poi avevo preso l’ aereo.
Quando mia madre aprì la porta e mi vide, non feci neanche in tempo a salutarla che mi stringe in un abbraccio stretto, che quasi mi fece soffocare.

“ Mija! “

“ Mamma .. mi stai strozzando “

Cercai di farla allontanare e, non dopo diversi sforzi, riuscii a tornare a respirare di nuovo.

“ Entra, che ci fai qui? Sono così contenta che tu sia tornata! “

Mi spinse dentro, mi buttò praticamente sul divano e continuò a fare domande. Era agitata, ogni due per tre mi faceva dei grandi sorrisi, tranne quando le spiegai il motivo del mio ritorno. Ma lo capii e io la ringraziai.

Tornare a casa, rivedere i miei genitori, mi fece sentire piena d’ amore.

Durante tutto quell’ anno avevo sperimentato, fatto esperienze, conosciuto gente nuova, ma niente mi aveva fatto perdere quel sentimento non vissuto che avevo per lei.
I miei sogni la ricreavano sempre, come se volessero farmi uno scherzo, nel letto, accanto a me, a guardarmi mentre dormivo.
Ogni volta che mi svegliavo, posavo una mano accanto a me, e ogni volta scoprivo che non c’ era nessuno, che lei non c’ era.
Delusa mi alzavo e mi maledivo per la mia stupidità. Ma non potevo negarlo a lungo: la volevo, la volevo ancora.

Volevo tutto di lei, volevo il suo sorriso, il suo modo di guardare al mondo. Volevo baciarla di nuovo, volevo sentire le sue mani su di me, volevo averla ancora.
Credo che mi maledissi ogni giorno per la scelta che avevo preso un anno fa, di andare via e non tornare.
Mi resi conto che scappare non serviva a niente, anzi forse peggiorava soltanto le cose: cercare di sopprimere qualcosa che vuole esplodere non è il modo migliore per andare avanti.

E così ero tornata.

 
--
 

Presi il cellulare e digitai pochi tasti.

“ Santana, ci siamo sentite due ore fa! “

Alzai gli occhi al cielo.

“ Beh, se ti dispiace così tanto che io ti chiami puoi anche dirlo “

La sentii sbuffare e le mie labbra si distesero in un sorriso per il mio falso vittimismo.

“ Cosa vuoi? “

“ Volevo salutarti “

Ci fu un attimo di silenzio.

“ Hai bevuto? “

Scossi la testa, incredula.

“ No Quinnie, non ho bevuto, è pomeriggio! E comunque sta maglia rosa è orribile “

Aspettai una sua reazione.

“ L’ ho comprata ieri, io la trovo in mio stile in-..ma tu come fai a sapere che ho una maglia rosa? “

Quinn era in camera sua, la schiena rivolta verso la finestra, mentre mi sembrava stesse rimettendo qualcosa a posto. La vidi girarsi con uno sguardo stranito.

Quando mi vide rimase un attimo ferma, poi sparì dalla stanza.

Dopo poco me la ritrovai davanti, fiatone e un sorriso enorme. Mi si buttò addosso.

“ Sei una stronza! Potevi avvisarmi invece di farmi prendere un colpo “

Quando mi liberai dalla sua presa, scossi la testa.

“ Si chiamano sorprese Quinn! Avanti fammi entrare e dammi da bere qualcosa di fresco, che muoio dal caldo! “

Entrammo e facemmo le solite chiacchiere da vecchie amiche che si ritrovano, nonostante ci fossimo sempre sentite durante quell’ anno. Poi arrivò la domanda cruciale.

“ Santana, cosa ci fai qui, seriamente? “

Abbassai per un attimo gli occhi. Avevo ancora difficoltà a parlarne, ma con Quinn probabilmente sarebbe stato più facile. Dopotutto lei mi aveva sempre capita, anche con poche parole. Mi resi conto che ero fortunata ad averla con me.

“ Sono venuta per lui “

E infatti, non ci mise molto a capire di cosa stessi parlando.

“ Come l’ hai saputo? “

Chiusi gli occhi un attimo e i miei ricordi tornarono a quel momento, quel momento che mi fece battere il cuore, quel momento che mi fece tornare a casa.

“ Me l’ ha detto lei “

Quinn sgranò gli occhi sorpresa.

“ Te l’ ha detto lei? “

“ L’ ha fatto “ scrollai le spalle facendo di tutto per sembrare indifferente. Povera illusa.

“ E come ti ha trovata? “

Le sorrisi.

“ Ha chiesto il numero a quella femminuccia di Hummel e lui non ha resistito e gliel’ ha dato “

“ Non sarà stato felice risentirti allora “

Risi un attimo.

“ Decisamente no “

Quinn continuò a guardarmi.

“ Immaginavo che l’ avrebbe fatto prima o poi .. chiamarti intendo, non pensavo ora, in questa situazione “

“ Quinn è proprio per questo che mi ha chiamata “

Lei mi fissò non capendo e io le raccontai la telefonata.

 
“ Nonna, sono tornata “

Chiusi piano la porta e chiamai più di una volta mia nonna: a quanto pare non era in casa. Erano le 20 e avevo una fame pazzesca, ma ero troppo stanca per cucinare veramente qualcosa.
Così mi sdraiai sul divano, tentando di aspettare che i miei nonni tornassero a casa. Gli occhi mi si chiudevano dopo una giornata di lavoro passata a portare ordinazioni a tutti i clienti. Per fortuna quella sera non sarei dovuta andare a cantare, non sarei stata al mio massimo.
Sentii gli occhi pesanti, mi misi comoda e decisi che fare un pisolino non sarebbe poi stata una brutta idea. Appena tolsi le scarpe e mi rannicchiai tranquilla, una vibrazione mi fece spaventare un attimo.

Avevo il cellulare in tasca.

Sbuffai. Chiaramente contrariata e mezza insonnolita presi il telefono e accettai la chiamata, sperando fosse qualcosa di veloce.

“ Pronto? “

Dall’ altro capo del cellulare nessuno rispose.

“ Pronto, chi è ? “

Guardai il numero sul display ma non lo conoscevo. Fu solo quando sentii quella voce che mi diedi un pizzicotto per capire se stessi sognando o meno.

“ San, sono io “

Non servì dire il suo nome, avrei riconosciuto quella voce dappertutto.

“ Britt .. “

Ma non continuai. Non sapevo cosa dire. Un tuffo al cuore. Restai immobile cercando di riprendermi. Mi aveva chiamata, mi aveva chiamata, mi aveva chiamata.

Perché mi aveva chiamata? Cercai di non agitarmi, volevo soltanto sentire ancora quel suono, dire ancora il suo nome. Mi sentii viva.

“Ciao San “

Nel suo tono non c’ era rabbia e provai una fitta di dolore al pensiero di non riuscire a riconoscere cosa pensasse, cosa provasse.

“ C-come stai? “

La sentii fare un sospiro.

“ Possiamo saltare i convenevoli, ti va? So dove sei, con chi e come stai, me l’ ha raccontato Kurt “

“ E’ lui che ti ha dato il mio numero? “

“ Si, ma non arrabbiarti, ho insistito così tanto! Anche Lord T. ha dovuto convincerlo, e alla fine ce l’ abbiamo fatta “

Sorrisi un attimo, al pensiero di quel maledetto gatto. Brittany non sembrava cambiata.

“ Allora dimmi “

Cercai di non andare troppo di fretta, ma non credei fosse proprio una sua prerogativa.

“ Mio padre ha il cancro “

Sgranai un attimo gli occhi, pensando a quell’ uomo che ci aveva così tanto fatto soffrire.

“ Mi dispiace “

Lo dissi, ma senza sentirlo veramente. Una piccola, cieca rabbia fece parte di me per un attimo. Dopotutto era stata causa sua, colpa sua se me ne andai via.

“ Ho bisogno che tu torni San “

Quella frase mi stupì più di tutte. Voleva che io tornassi? Perché?

“ Perché? “

Non riuscivo a capire.

“ Perché lui vuole parlarti “

Questo mi fece ancora più sorprendere. Brittany mi stava chiamando, mi stava chiedendo di tornare, perché suo padre voleva parlarmi.

“ Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo Brittany? “

Risentirla aveva acceso in me speranze sconosciute, mi aveva fatta sentire meglio e mi maledissi per non averla chiamata io molto tempo prima, ma non poteva chiedermi quello.

Ero sicura di amarla ancora, ma non sapevo dove sarei potuta arrivare. La sentì sospirare, probabilmente se lo sarebbe aspettato.

“ Me ne rendo conto, ma mi rendo conto che mi hai lasciata nel bel mezzo di un casino, hai mollato tutto e te ne sei andata dicendomi una bugia, quindi ora
ti chiedo se puoi tornare. Se non riesci a farlo per lui, fallo per me “


La sua voce era dura e ferma. Non l’ avevo mai sentita così sicura, e il suo tono non sembrava ammettere repliche.

“ Io .. “

Non riuscì a parlare perché mi interruppe.

“ Fallo per me San, ti prego “

Abbassai gli occhi e cercai di pensare a cosa fare. Ci pensai davvero, per pochi secondi, ma quell’ ultima frase detta con la tristezza più assoluta, mi fece capire che avrei dovuto farlo. Sarei dovuta tornare.

“ Ci vediamo a Lima allora “

 
--
 

“ Dopo ciò, mi ha chiamato e mi ha urlato addosso, stavo aspettando quella chiamata con paura “

Risi un attimo.

“ Te lo meritavi, e non dire di no “

Kurt aveva raggiunto me e Quinn a casa della bionda, per fare una cena insieme. I genitori, dopo aver capito che avevamo bisogno di un po’ di calma, erano andati a mangiare fuori.

Avevo detto ai miei che non sarei tornata e loro avevano capito.

“ Quando vi vedete ora? “

Scossi la testa.

“ Non lo so e chiamarla, lo devo ammettere, mi rende nervosa “

“ Fallo ora, almeno siamo insieme “

Guardai Quinn per un attimo, mentre pagava il fattorino e portava dentro tre pizze fumanti.

“ Ok si, credo sia meglio se ci siete anche voi “

Presi un respiro, recuperai il numero di Brittany dalla rubrica e attivai la chiamata. Il cuore mi batteva forte, e cercai di non dare a vedere quanto fossi emozionata. Mi sentii una stupida.
Dopo alcuni squilli, la voce di Brittany arrivò a me bassa, come se bisbigliasse, ed effettivamente era così.

“ Aspetta “

Ed aspettai senza rispondere.
Quando sentii di nuovo la sua voce, questa volta aveva un tono normale.

“ Scusa, sono in ospedale e non potevo parlare “


“ Tranquilla. Tuo padre come sta? “

“ Gli hanno dato pochi giorni “

Sentii la sua voce tremare. Quinn e Kurt mi guardavano in attesa, spingendomi ad arrivare al punto. Presi un altro respiro. Perché era diventato così difficile parlare?

“ Cosa devo fare ? “

Lei non rispose subito.

“ Domani lo portiamo a casa. È inutile che continui a stare in ospedale. Puoi venire dopo pranzo? “

Chiusi gli occhi un attimo.

“ Dopo pranzo va bene. Brittany .. perché mi vuole parlare? “

Ancora una pausa.

“ Non è niente di brutto San, stai tranquilla, non ti avrei mai fatta tornare altrimenti “

Aveva un tono freddo, non era più la Brittany di un tempo. Le avevo proprio fatto male. Provai un senso di dolore e mi disgustai per quella scelta presa un anno fa.

Non volevo dirlo di fronte a loro, non avrei voluto farlo, ma dovetti dire quelle parole.

“ Britt, mi dispiace per l’ anno scorso. Io, sono stata una stronza, lo so “

Aspettai che dicesse qualcosa, ma non arrivò nessuna risposta.

“ Ci vediamo domani Santana, dopo pranzo, mi raccomando “

E riagganciò il telefono.
Quinn e Kurt mi guardavano.

“ Non mi ha risposto “

“ Domani parlerete meglio San, è normale che ti sembri un po’ lontana “

Misi un pezzo di pizza in bocca, cercando di gustarlo.

“ Sono una casinista, pezza di stupida che non sono altro “

Mi schiaffeggiai un attimo.

“ Lo sappiamo San. Ora mangia, per favore. E aspetta domani, ok? “

Quinn cercò di non farmici pensare, inutile dire che non dormii per tutta la notte.


ANGOLO AUTRICE:

Buongiorno a tutti.
Credo che tutti noi sappiamo cos' è successo in questi ultimi giorni. Una persona che aveva dato tanto al mondo, è venuta a mancare.
Vorrei condividere con voi tanti miei pensieri, ma questa non è la sede giusta per farlo.
Posso solo dire che provo un dispiacere enorme, ma credo anche che se lui ha fatto quella cosa in quel momento, è perché ne ha avuto bisogno. Sbagliato o meno, dobbiamo accettarlo e continuare ad amare questa persona, che ha dedicato tutto se stesso in ciò in cui credeva.
Scusate per l' OFF TOPIC, ma mi sembrava giusto scrivere due parole su Cory.

So che forse non è il momento più adatto per aggiornare la storia, ma non mi sembrava neanche giusto fare aspettare troppo.
Spero di avervi dato 10 minuti di sollievo.
Ringrazio tutte quelle persone che seguono ancora questa storia, la leggono, la recensiscono, la preferiscono e la ricordano.
Il prossimo sarà l' ultimo capitolo, mi sembra di lasciare andare un pezzo di me :')

Se volete fare due chiacchiere, io ci sono.


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Un abbraccio a tutti, Pando!


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Capitolo 24
*** L' inevitabile. ***


BUONA LETTURA!
Ci vediamo giù.

Quando mi svegliai la mattina, una delle poche cose di cui ero certa, era che avevo paura. Non sapevo il perché e non sapevo neanche come sconfiggere quella sensazione di nervosismo e ansia che mi affliggeva.

Per tutta la mattinata Quinn cercò di tirarmi su di morale. Ci prospettammo diverse cose, pensando a cosa volesse realmente Brittany, a cosa volesse realmente suo padre. Il pensiero di affrontare quell’ uomo, dopo un anno e dopo tutto quello che ci aveva fatto, mi faceva venire voglia di prendere il telefono e dire a Brittany che non sarei andata, che non ce la facevo, che era più forte di me.

Proprio per quello, decisi che l’ avrei fatto.

In quell’ anno lontana da casa avevo capito diverse cose, una di quelle era che nella vita non bisognava mai tirarsi indietro, soprattutto se quello che si perdeva ti faceva star male.

Quindi presi la mia decisione. Arrivai a casa di Brittany attorno alle due. Ci misi un po’ per suonare. La familiarità di quell’ abitazione mi fece quasi venire i brividi.

“ Ehi “

La mia migliore amica era davanti a me, con un sorriso stanco stampato in volto.

“ Sei venuta “

Lo disse come se avesse avuto dei dubbi. Potei capirlo.

“ Sono qua “

Mi resi conto che mi veniva difficile parlare. Averla di fronte a me, di nuovo, mi rese totalmente nel panico.

Era bellissima. Bellissima come sempre, forse anche di più. Sentire il suo profumo mi fece un attimo vacillare. Feci un passo in avanti, mentre lei teneva la porta da una mano e mi fissava. Pensai che anche lei provasse quel dannato bisogno di baciarmi, o lo sperai piuttosto. Sperai tante cose. Il mio corpo mi spinse più avanti e ci ritrovammo a pochi centimetri.

Quanto la amavo. Anche dopo un anno, anche dopo non esserci sentite per niente, anche dopo aver buttato tutto all’ aria. Dopo tutto quel tempo, dopo tutti gli attimi passati senza di lei, nonostante tutto l’ amavo ancora, ancora e ancora. E glielo avrei voluto così tanto dire, che fui felice che cominciasse a parlare lei, perché il mio cuore sembrava volesse esplodere, la mia lingua muoversi velocemente, per poter pronunciare quelle due parole che in quel momento sarebbero state totalmente sbagliate.

“ Entra “

E così feci. Annuì e mi ritrovai in salotto. Non c’ era nessuno e la casa era silenziosa, così silenziosa che ebbi paura di non essere arrivata in tempo.

“ Siediti un attimo “

E feci anche quello. Lei rimase in piedi, come se avesse voluto mantenere le distanze.

“ So che non è facile per te, Santana, e mi rendo conto che quello che ti chiedo potrebbe essere doloroso. Volevo solo che
sapessi che ti sono immensamente grata “

Non sapevo cosa dire. Annuii e basta.

“ Vieni con me “

La seguii per il corridoio principale, per poi salire quattro scalini. Non ero mai stata dove mi stava portando.

Piano, piano cominciai a sentire una voce di donna e immaginai fosse la madre di Brittany. Quando lei aprì la porta, la riconobbi, china su suo marito, mentre gli poggiava sulla fronte un panno bagnato.

Quando mi vide, l’ unica cosa che fece fu quella di abbracciarmi. Mi sorpresi per quel gesto d’ affetto che la madre di Brittany non mi aveva mai riservato, costretta a stare a ciò che decideva il padre.

Riuscii a liberarmi dalla presa solo quando l’ uomo che avevo di fronte si schiarì la voce. Lo guardai per un attimo. Era sdraiato su di un letto, degli aghi collegati alle braccia. Era come stare in una camera d’ ospedale, solo in casa di Brittany. Potei notare il suo colorito bianco latte, le vene in esposizione, le labbra secche e il respiro affannato. Constatai, anche se non ne sapevo niente di medicina, che non gli mancasse molto. Mi trovai a non provare dispiacere e mi feci quasi paura per quel pensiero.

“ Ciao Santana “

Mi sorpresi e mi accorsi di sobbalzare un attimo, a causa del tono tremante ma gentile.

“ Noi usciamo, siamo qui fuori “

Brittany mi mise una mano sulla spalla, prima di uscire dalla stanza insieme a sua madre. Avrei voluto chiederle di restare e aver sentito il suo tocco, dopo quel lungo periodo, mi rese ancora più instabile emotivamente. Presi un respiro e rimasi a pochi passi dalla porta e dal letto.

“ Buongiorno “

Dissi educatamente. Non sapevo dove volesse arrivare.

Sentii il suo respiro pesante, prima di iniziare a parlare. Gli occhi stanchi e delle occhiaie viola, il suo sguardo su di me.

“ Sai Santana, la malattia è una brutta bestia. È una cosa che non puoi controllare “

Prese un respiro profondo e sentii il mio cuore battere forsennato, alla ricerca anche lui di ossigeno.

“ Ma soprattutto, la malattia fa riflettere. È un po’ come se rivalutassi tutto quello che hai detto o fatto nella tua vita, perché sai che dovrai morire “

Si interruppe e guardò la finestra alla sua sinistra.

“ La morte, ti fa guardare alle cose in modo diverso. Ho fatto tanti errori nella mia vita, Santana. Enormi errori, e molte volte li ho lasciati lì, senza alcun motivo per tornare indietro. Tu, sei stata uno di quegli errori “

Durante le sue parole, lo fissai esterrefatta. Stava ammettendo le sue colpe, si stava confessando.

“ Lo so, fa schifo detta così, ma è la verità. Ho sbagliato. Ho proibito a mia figlia di vederti, di parlarti soltanto per una mia idea, soltanto perché la mia fede non mi permetteva di lasciarvi in pace. Ho sbagliato e mi dispiace “

Sentii la mia bocca socchiusa, intanto la sua voce sembrava tremare di più, il suo respiro diventare un affanno. Non doveva essere facile.

“ So che le mie scuse ora non servono più a niente. Ma fammi dire una cosa Santana: siete giovani, avete una lunga vita di fronte a voi e mia figlia .. beh insomma, mia figlia ti ama ancora, ma le ho fatto troppo male per ammetterlo ancora a se stessa. Quindi, se provi ancora qualcosa per lei, ti prego di non smettere di tentare. E’ giusto che lei viva la sua vita, non mi importa con chi, voglio soltanto che lei sia felice. Non sono stato un buon padre, e lei non lo meritava “

Sentii delle piccole gocce salate finirmi sulle labbra. Lo guardai intensamente, mentre la vista piano, piano mi si appannava. Lì capii che stavo piangendo. Stavo piangendo come una bambina. Non sentivo né gratitudine, né pace.

Nonostante le scuse, nonostante quelle parole, che mai mi sarei aspettata, quell’ uomo non si meritava altro che silenzio.

Strinsi forte i pungi, perché mi resi conto che non l’ avevo perdonato, non riuscivo a perdonarlo. E non riuscivo neanche a perdonare me stessa. Non riuscivo a lasciare andare ciò che avevo fatto a Brittany, ciò che avevo fatto a me stessa.
E lì capii. Capii che non dovevo perdonare quell’ uomo, dovevo soltanto vivere in pace.

Dovevo perdonare me stessa.

Perché per tutto quel tempo, mi ero attorniata di rabbia, paura, rancore, vivendo la vita peggiore che mi potessi prospettare.
Presi un respiro profondo e resistei a qualsiasi tentativo di protezione: mi liberai da tutte quelle sensazioni che mi avevano portato avanti fino a quel giorno. Fu un attimo e tutto scomparve. Scomparve perché avevo preso una decisione, la decisione di essere felice.

Sul mio viso sentii apparire il sorriso. Era il sorriso che aspettavo da tanto. Per la prima volta, da quando avevo messo piede in quella stanza, guardai veramente quell’ uomo. Lo vidi debole, senza speranza. Lui aveva un pezzo di me, che ormai stava morendo.

“ La perdono “

Dissi solo quelle due parole, aprii la porta e corsi via. Il mio stomaco si ribaltò e quando non riuscii più a trattenermi, vomitai vicino alla mia macchina. Ero sfatta, completamente assorbita da quelle sensazioni che avevo liberato. Il mio corpo ne aveva risentito.

“ San? “

Sentii quella voce preoccupata, che non ero più abituata ad udire e vomitai ancora. Dopo alcuni minuti, mi appoggiai alla macchina, svuotata da ogni tipo di sensazione.

“ San, stai bene? “

Brittany era di fronte a me, il viso contratto in uno sguardo indeciso.

“ Sto bene. Scusa, devo andare “

Salii in macchina e sparii.

--

Restai due giorni chiusa in casa senza parlare con nessuno. Brittany aveva provato a mandarmi dei messaggi, così come lei, anche Quinn e Kurt. Avevo risposto a tutti e tre, pregandoli di lasciarmi un attimo di tregua, che avevo bisogno di riposo.

Stavo aspettando lei.

Avevo capito, dopo quel giorno, che Brittany avrebbe dovuto prendere una decisione, che non poteva venire da me il primo passo. Le avevo fatto troppo male. Io e suo padre le avevamo portato via la vitalità e l’ energia, la sua luminosità, che un tempo mi facevano brillare gli occhi.

Quindi avrei aspettato, finché non si fosse presentata, finché non si fosse sentita pronta, finché non avesse preso la decisione di starmi accanto, ancora.
 
-

10 anni dopo.

“ Fine? “

Mi chiese mia figlia, seduta sulle mie gambe.

“ Fine. “

“ Nessun drago, nessuna fata, niente di niente? “

Risi rumorosamente.

“ Mmmm beh, forse per un’ altra storia, ok? “

Lei sbuffò, scese dalle mie gambe e si sedette per terra.

“ Mamma? “

“ Dimmi amore “

Mio figlio, accovacciato sul divano, aveva gli occhi che brillavano, di un azzurro vivo.

“ Quella donna bionda poi ritornò da lei? “

Feci un sorriso e mi girai a destra. Di fianco a me, una donna adulta, dagli occhi azzurri e i capelli biondi e lisci come la seta mi guardò e mi strinse la mano.

“ Lo fece. Ritornò. “

E lì sorrisi ancora, osservai ciò che avevo intorno e mi resi conto che era tutto quello che avrei sperato di avere nella mia vita .. forse anche di più.
 

FINE.


Angolo autrice.

Wow, ok. Alla fine ce l' ho fatta. Questa storia è finita. E' sempre strano scrivere la parola fine, perché ciò che ho portato avanti è sempre stato importante per me, dunque se ne va via una periodo, delle sensazioni, e so che può sembrare assurdo ma per me è così.
Avrei tante cose da dirvi, ovviamente, ma credo che io debba dirvi il mio più sincero GRAZIE, per essere stati con me, per avermi seguito, perché so che non è stato facile per nessuno vedere la Brittana rompersi, vedere Cory morire, sentire che comunque qualcosa in cui hai creduto non piò più essere. E può sembrare così irreale, perché dopotutto si tratta di una serie tv, ma non sempre tutto è come sembra, no?
Beh, un ulteriore GRAZIE va alla mia super beta, Rosa, che più che beta ormai è un' amica. Ti voglio bene cara.
Bene, mi sento un po' nostalgica, meglio se me la filo, altrimenti continuo con il monologo e non ne verrebbe niente di buono.
Spero che questo capitolo possa darvi speranza, nonostante tutto e sono sicura, che prima o poi, avremo quello che vogliamo!
Buona vita a tutti ragazzi, e grazie ancora.
Pando.

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