Bravery

di Esse_Edward
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back ***
Capitolo 2: *** I'm Harry ***
Capitolo 3: *** Nothing ***
Capitolo 4: *** Lost ***



Capitolo 1
*** Back ***


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Liam chiuse gli occhi, bagnandosi il viso di lacrime calde,salate e piene di dolore.
Il suo corpo era inerme a terra, senza forza di rialzarsi. Come tutte le volte.
Strinse gli occhi per cercare di placare il dolore,ma quello che si ritrovò fu solo delle altre lacrime che gli ricadevano traditrici sul viso.
Jason era ormai distante da lui, gli studenti fingevano che non fosse successo nulla, i professori se ne infischiavano.
E Liam pianse in silenzio cercando di alzarsi su.
Odiava la sua vita, odiava essere solo, odiava subire e non essere amato.
Odiava se stesso.
Si appoggiò una mano sul fianco e vide del sangue, così si apprestò a tenersi in piedi ed andare nei bagni della scuola.
Il suo rifugio.
A Liam non importa di morire dissanguato, era già morto per tutte le volte che doveva subire minacce e abusi da parte dei bulli.
Con il getto di acqua fredda si tamponò sulla ferita fresca di qualche minuto prima e strinse forte le labbra per il dolore.
Va tutto bene, pensò.
Ormai questa era la sua frase preferita, quella che usava spesso e con la quale evitava tutti.
Perché lui era Liam James Payne, lo sfigato senza un briciolo di amici, chi mai si sarebbe preoccupato se fosse morto ?
Liam si diresse a casa sua, da sua madre, al sicuro.
Ma la verità era che non si sarebbe mai sentito al sicuro veramente.
Era stufo di sentirsi solo.
Era stufo di essere picchiato e di venir minacciato.
La sua vita era un completo schifo.
Era stufo di tutto.
Entrò dentro casa nascondendo con la mano la macchia di sangue sul fianco e salì subito le scale per andare in camera sua.
Chiuse a chiave ed appoggiò a terra lo zaino, estraendone prima l’occorrente.
Spense la luce e si sedette sul letto tenendo gli occhi chiusi.
Non voleva guardare.
Aveva giurato di non farlo più, ma il dolore che provava era troppo anche per lui.
E sapeva che non sarebbe riuscito a reggere tutto questo per molto altro tempo ancora.
Liam serrò gli occhi e segnò per una decina di volte la lama nella carne, facendone uscire così il sangue.
Era stufo.
Si lasciò scivolare nel letto iniziando a piangere silenziosamente.
Lasciò cadere la lama a terra e si apprestò a coprire il braccio tirando giù la manica della felpa.
Non aveva mai avuto il coraggio di guardare, sapeva di star distruggendo la sua vita.
E questo lo feriva ancora di più.
Gli occhi di Liam si aprirono di scatto appena qualcuno busso delicatamente alla porta.
- Tesoro, la cena è pronta – annunciò con gran premura la madre, allontanandosi poco dopo dalla porta.
Liam si passò una mano sul viso e sospirò.
Non era pronto per fingere ancora, non era pronto per ricominciare a mentire ancora.
Avrebbe voluto sprofondare, non essere mai esistito, morire.
Ed invece si calò il suo solito sorriso tirato e finto in volto e scese giù.
Va tutto bene, si continuava a ripetere.


2013

Erano le cinque di mattina quando il citofono iniziò a suonare senza tregua, facendo venire il mal di testa al povero Harry.
Il riccio si alzò mugolando dal letto, stropicciandosi gli occhi ancora assonnati.
Sua madre lo avrebbe ucciso se solo fosse stata lì.
Si infilò le pantofole e scese al piano di sotto, sbadigliando.
Controllò l’ora e sbuffò.
Perché era venuto così presto ?
Aprì la porta svogliatamente, dando sempre un’occhiata dietro per vedere se Gemma era sveglia – Ciao – sbiascicò, facendo accomodare l’amico.
Liam gli sorrise, portando dentro casa le valigie che aveva portato con se ed appoggiandole sul pianerottolo.
Gli era mancano tornare da Harry.
Gli era mancato vederlo tutti i giorni ed abbracciarlo forte.
Perché tutto si era complicato ?
Liam si avvicinò cautamente e lo abbracciò, tenendolo stretto fra le braccia – Sono contento di rivederti, Harry – ammise.
Il fatto di essere lì stava a significare un gran sacrificio per lui.
Non vedeva Liam da più di tre anni, non aveva più avuto sue notizie, ed ora lo stava tenendo stretto fra le braccia.
Allentò un po’ la presa cercando di essere il più indifferente possibile, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli del castano si addolcì.
Lui rimaneva pur sempre il suo migliore amico, non poteva farci nulla.
Ma le cose erano ormai andate avanti, ognuno aveva ormai una sua vita.
Tutti tranne lui.
Il suo mondo sembrava essersi fermato a quel lontano ottobre di tre anni fa, quando ancora qualcosa di equilibrato sembrava esserci.
- Ti dispiace se vado a dormire subito? Sistemerò domani – domandò cauto Liam, tenendo gli occhi bassi come se avesse paura.
Paura del suo migliore amico.
Harry lo guardò un’ultima volta prima di annuire – I-io vado a fare una telefonata – e se la svignò.
Com’era possibile che dopo tutto questo tempo non si sentisse bene nemmeno con il suo migliore amico?
Dannazione, pensò.
Harry prese goffamente il telefono, digitò il numero che aveva già in mente ed attese con l’ansia nel petto.
- Pronto, chi parla? – domandò la voce assonnata e goffa di Louis dall’altro lato del ricevitore.
Harry si voltò per controllare dove fosse Liam e, appena vide di avere campo libero, si rigirò e si guardò allo specchio.
- Sono Harry -
A Louis si mozzò il fiato in gola. Perché lo stava chiamando? Voleva dire che..
- è arrivato prima del previsto Lou – fece una pausa – che facciamo? -
- Quanto resterà ? – domandò pacato, come sempre.
- Una settimana – disse l’altro.
Entrambi restarono in silenzio, senza dire una parola per un po’.
Come poteva l’arrivo di una persona rendere tutto così dannatamente complicato?
Louis rise – Non facciamo nulla, logico -
- Ma..-
- Zayn non lo verrà a sapere Haz, non preoccuparti -
Harry sospirò e chiuse la chiamata, portandosi una mano sulla faccia tanto per schiarirsi le idee.
Non voleva che Zayn soffrisse, non voleva che Liam soffrisse.
Allora perché stava così male all’idea di separarli, di nuovo?
Harry ritornò in camera sua molto tranquillamente, non sapendo che, qualche stanza più giù, un Liam abbattuto e con il capo chino aveva udito tutto.

Spazio Autrice

Ringrazio prima di tutto Jens Efp per il banner, che è veramente bellissimo. 
Poi, passando alla storia. 
Non so come mi sia venuta l'idea di questa FF sugli ziam.
Io non li shippo nemmeno lol 
lasciate una recensione e contattatemi per qualcunque cosa qui 
Caroline

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Capitolo 2
*** I'm Harry ***


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- Sei sicuro di voler rimanere a casa? – domandò con premura Karen, prendendo la borsa e le chiavi.
Liam la guardò dolcemente, come a rassicurarla, ed annuì.
- Forse è meglio, non mi sento molto bene –
Karen annuì convinta e si diresse verso la porta di casa – Ah, prima che me ne dimentichi – si voltò – passa in farmacia più tardi, ho prenotato delle medicine – sorrise ed uscì di casa.
Liam si guardò in torno, sperduto nella sua stessa casa.
C’era silenzio, forse anche troppo. C’era così tanto silenzio che si sarebbero potuti sentire perfino i pensieri.
Andò verso la finestra ed osservò il paesaggio. C’era nebbia ovunque.
L’umidità di Wolverhampton era una delle tante cose che Liam odiava.
Si toccò delicatamente sul fianco destro e controllò la garza.
La cicatrice si stava ancora cicatrizzando, ma il dolore era atroce.
Liam andò in camera sua, indossò la prima felpa ed il primo paio di pantaloni che trovò ed uscì di casa.
Stare là dentro non avrebbe di sicuro portato a nulla di buono e lo sapeva bene.
Alzò la manica della maglia e controllò i segni.
Erano ovunque.
Sul polso, sul braccio, sul palmo della mano e sulle dita.
E nessuno si era accorto di nulla.
Se la ritirò giù e camminò a passo svelto verso la farmacia, intenzionato più che mai a sentirsi al riparo.
Le porte scorrevoli del negozio lo lasciarono passare e Liam, senza pensarci due volte, si avventurò per lo scompartimento di medicinali cercando quello giusto.
Iniziò a cercare gli antidolorifici un po’ dappertutto, ma finì solo per rovesciarsene abbondanti addosso.
Liam finii a terra, massaggiandosi il fianco dolorante che gli provocò una smorfia di dolore in volto.
- Ehi, ti sei fatto male ? – domandò una voce roca e dura davanti a lui.
Alzò su lo sguardo ed incontrò due occhi color smeraldo misti ad acqua marina che lo scrutavano dall’alto.
- No, sto bene – si apprestò a dire alla svelta.
Perché aveva paura? Non gli aveva fatto nulla.
Si tirò su ed afferrò alla svelta la prima scatola di medicinali che trovò sullo scaffale e, a testa bassa, si allontanò lasciando lì davanti a sé il ragazzo dai capelli ricci.
Andò verso la cassa e tirò fuori i dollari che la madre gli aveva lasciato.
Per poco non gli venne un colpo quando notò il ragazzo di prima guardarlo da poco vicino.
- Sei sicuro di stare bene? Stai sanguinando –
Liam si voltò spaesato.
Che cosa voleva quel ragazzo da lui ?
E perché non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia?
Si maledisse mentalmente per la sua bassa autostima.
- Sono caduto -
- A me sembra più un taglio – disse – come se qualcuno ti avesse colpito -
Liam iniziò a sudare freddo.
Non voleva parlare con nessuno, il suo guscio era il suo mondo. Ma per quanto ancora?
- Va tutto bene -
- Tu dove abiti ? – domandò ancora, non curandosi del disagio dell’altro.
Liam posò i soldi nel recipiente ed aspettò di ricevere il sacchetto contenente le medicine che aveva preso.
- M-mi dispiace devo andare -
Si diresse verso l’uscita ed oltrepassò la porta magnetica con un il sottofondo di una voce dietro di lui che diceva – Mi chiamo Harry comunque! – e lasciò quel luogo.
Si appoggiò al muro e sospirò amaramente.
Perché si era comportato in quel modo? Quel ragazzo era l’unico che gli avesse rivolto la parola in quindici anni e mezzo di vita.
Ed lui l’aveva ignorato per paura.
Liam si incamminò verso casa, continuando a ripetersi dentro la testa il nome ‘Harry’.


2013

La mattina era sempre un gran problema svegliarsi per Zayn Malik, soprattutto in una giornata di sole come quella.
- Dannazione, chi ha comprato questa dannata sveglia? – protestò prendendola in mano e scaraventandola contro il muro, rompendola per la millesima volta.
Louis entrò dentro la stanza con tranquillità, continuando a mangiare nella sua ciotola di cereali misti a latte – Sei stato tu – disse – ti piaceva, dicevi -
- Potevi anche avvertirmi che sarebbe stata così snervante -
- Non ricordi più che la usavi tu stesso per andare da Liam ? – domandò il castano, sicuro di aver toccato un tasto dolente.
Zayn si tirò su a sedere, puntò i suoi occhi nocciola nel mare blu dell’altro e sospirò  - Tieni Liam fuori da questa conversazione -
Si alzò dal letto ed andò verso la finestra, accendendosi una sigaretta di prima mattina.
Gli piaceva svegliarsi sentendo la nicotina dentro i polmoni, lo faceva rilassare.
E, per un po’, gli faceva dimenticare perfino i mille problemi che aveva.
- Da quanto tempo è che non lo senti ? -
Zayn serrò la mascella – Minchia Lou, oggi per caso è la giornata dedicata a quel frogio? – rise.
Louis gli tirò un cuscino in faccia, colpendolo in pieno viso – Coglione, lo sei anche tu -
Gli andò vicino, lo strattonò per il colletto della polo e lo sbatté al muro con tutta la forza che aveva.
- Stammi bene a sentire amico, a me piacciono le femmine. Hai capito? – ringhiò.
Il ragazzo schiacciato al muro lo guardò in modo truce in volto – Allora come mai te lo inculavi tre anni fa ? -
A che razza di gioco stava giocando?
Liam era morto, sepolto, estinto anni luce per lui.
Con il tempo il suo cervello aveva capito che andava bene così perché per quelli come loro non c’erano speranze.
Aspirò un altro po’ di fumo e lo rilasciò sul volto dell’amico – Chiamala pure noia – e si allontanò.
Zayn prese una maglietta pulita, dei boxer, i soliti pantaloni attillati neri e le solite blazer blu che tanto amava.
Uscì dalla stanza non curandosi dell’amico ancora al muro e si rintanò in bagno, pronto come non mai a farsi una doccia fredda di prima mattina.
Louis riprese fiato ed andò in cucina, dove posò nel lavello la ciotola ormai finita di cereali.
Dopo nemmeno una manciata di minuti la figura slanciata e ricoperta di tatuaggi di Zayn fece capolino dentro la stanza, sorridendo.
- Stavo pensando una cosa – disse – potremo chiamare Harry ed andare da lui questa sera -
Il castano deglutì rumorosamente – Non sappiamo se sia già impegnato -
- Oh andiamo Lou, che programmi vuoi che abbia? Se non sta scopando con te non vedo quale altro impegno possa avere -
Louis iniziò a sudare freddo quando vide l’amico portarsi all’orecchio il telefono ed aprire bocca per parlare.
Pensò a Liam, alla sua fragilità.
Avrebbe sopportato tutto quel dolore? Avrebbe sopportato il dolore di rivedere la persona che aveva segnato la sua stessa rovina?
Zayn riattaccò la telefonata e diede una pacca rassicurante nella spalla all’altro – Vado al lavoro, ci vediamo stasera a casa di Harry -
E, non appena sentì la porta sbattere ed il chiaro segno che in casa non ci fosse più nessuno, Louis sbuffò portandosi le mani alla faccia.


SPAZIO AUTRICE



Come vedete sono riuscita ad aggiornare prima, voilà!
Che ve ne pare del capitolo? 
da quello che si può capire Zayn è scontroso, freddo, non accetta la sua sessualità e se l'argomento 'Liam' per lui sembra un tabù. 
Poi abbiamo Louis che cerca di farlo ragionare inutilmente e poi nella parte precedente abbiamo il primo incontro tra Haz e Liam:) 
Più avanti capirete di può e comprenderete anche che il comportamento di Zayn non è stato sempre così. 
Per qualunque informazione/sfogo/se siete in cerca di amicizie e via dicendo mi trovate sempre qui 
Caroline


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Capitolo 3
*** Nothing ***


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Liam si tirò su il cappuccio della felpa ormai sbiadita di un colore indecifrabile e, molto lentamente, entrò nel negozio.
Faceva caldo, a differenza di fuori.
Ma lui non era di certo quel tipo di persona che si lamentava per le varie temperature.
Lui c’era abituato.
Era abituato al sangue freddo, alla mancanza di ossigeno, alla vista annebbiata ed ai mille spasmi di ogni volta a causa del dolore.
Andò nello scaffale riguardante gli antidolorifici e si guardò intorno come spaesato.
Cercava Harry.
Cercava il ragazzo gentile di ieri per chiedergli scusa del suo comportamento da stupido.
Ma poi si guardò disorientato.
L’apparenza nelle persone inganna nella maggior parte dei casi. E se fosse così?
Liam si infilò le mani in tasca ed iniziò a camminare verso la porta finché non si sentì chiamare.
- Ehi, ciao – sobbalzò, preso dalla paura.
Il cuore gli batteva forte.
Gli aveva rivolto la parola. Due volte.
Harry lo guardava sorridendo con due pacchi di medicine sulle mani, aspettando una risposta.
Che non arrivò.
Le parole gli morirono in gola, pronto ad esplodere da un momento all’altro.
- Mi fa piacere rivederti – sorrise ancora – come va la ferita? -
Liam corrugò la fronte non collegando la parola ‘ferita’ ad un possibile taglio.
Ma appena abbassò lo sguardo notò il suo fianco sinistro e ci posò sopra la mano in modo possessivo.
- S-Sto bene -
Harry si guardò attorno – Mi fa piacere – disse – ti andrebbe di prendere un caffè insieme?-
Liam guardò la porta dietro di lui e fece un passo indietro pronto a scappare, ma poi riguardò il ragazzo sentendosi in colpa.
Perché doveva essere così?
Perché doveva sempre essere il debole di turno? Quello rammollito che dice due parole in croce?
Aveva paura.
- Io non so..mia madre potrebbe essere in pensiero per me –
Harry sorrise – è solo per conoscerci meglio. Un caffè -
E non seppe neppure perché annuì a quella proposta fatta puntualmente da un ragazzo conosciuto il giorno prima.
Liam non lo sapeva.
Ma il sorriso di quel ragazzo era così contagioso e sincero che era capace di convincere persino un cieco.
Harry sparì dietro l’angolo posando gli scatoloni, tornò all’entrata, salutò il capo ed uscì fuori.
Stranamente la temperatura si era alzata, portando in cielo un tempo assai decente con tanto di sole nascosto dietro le nuvole.
- Ieri sei andato via spaventato e non mi hai nemmeno detto come ti chiami – ridacchiò
- Liam. Mi chiamo Liam – e si sentì sollevato da questa cosa.
Starbucks quel giorno era pieno di gente, così Harry allungò di più il passo ed entrò senza pensieri dentro un bar anonimo proprio di fronte ad un vicolo.
Il castano rabbrividì.
- Due caffè per favore -
Harry si mise seduto ed aspettò che Liam fece lo stesso, trovandolo molto disorientato.
Ma non era così facile.
Liam si voltò verso la grande vetrata ed osservò con paura e timore il vicolo di fronte.
Perché ci stava pensando ancora? Era passato, no?
- Liam – lo richiamò alla realtà il riccio, facendolo sussultare.
- Va tutto bene? –
- S-scusa -
Il cameriere lasciò sopra il tavolino due caffè fumanti mentre Harry gli sorrideva raggiante.
E Liam ancora non capiva come faceva un ragazzo così minuti a sorridere così tante volte nell’arco di pochi secondi.
- Allora – incominciò – sei nuovo di qui? Non ti ho mai visto -
- No, io vivo qui da sempre – sussurrò – Non esco molto spesso -
- Accidenti, questo caffè è bollente – borbottò il riccio facendo una smorfia con la faccia.
Liam restava ogni secondo di più ammaliato da quel ragazzo che lavorava nella farmacia sotto casa.
Era così solare, spigliato, sorridente e senza peli sulla lingua. E gli stava parlando.
- Non hai amici? -
Abbassò lo sguardo imbarazzato fissando il suo caffè ancora pieno ma, appena lo rialzò per rispondere, per poco non gli venne un colpo.
Dalla porta del bar era appena entrato un ragazzo.
Il più bello che avesse mai visto.
Fissò attentamente lo spostamento di quel ragazzo con la pelle ambrata, i capelli in alto laccati di neri ed i rayban agli occhi anche se non c’era un filo di sole.
Lo guardò aggirarsi tra i tavoli agilmente ed appena notò che era diretto proprio al loro tavolo decise di distogliere lo sguardo puntando di nuovo la sua attenzione su di Harry.
- Harry -
Ed il riccio, che fino a quel momento aveva guardato Liam sorridendo, si ritrovò a spostare la sua attenzione altrove.
Si alzò dalla sedia appena lo vide avvicinarsi e gli andò incontro abbracciandolo con qualche pacca sulle spalle.
- Pensavo non arrivassi più -
- Jason mi ha trattenuto più del previsto – e Liam impallidì improvvisamente.
Non poteva essere. Perché il destino era crudele con lui?
Harry si voltò verso il ragazzo al tavolo che nel frattempo aveva abbassato il capo e sorrise.
- Che maleducato. Zayn, ti presento Liam. È un mio amico -
Il moro lo squadrò per bene togliendosi gli occhiali da sole che gli coprivano il viso.
I suoi occhi ambrati incontravano per la prima volta il cioccolato fondente dell’altro e Zayn non poté fare a meno di pensare a quanto assomigliasse ad un angelo.
- Mm, ciao – lo salutò con poca enfasi.
- Vuoi sederti? Stavamo prendendo un caffè -
Liam si tirò su titubante sotto lo sguardo curioso dei due ragazzi – Harry mi dispiace, io devo proprio andare a casa -
Appoggiò in modo giusto la sedia e si tirò su il cappuccio, come tutto ebbe inizio.
Harry lo guardava dispiaciuto, guardando poi Zayn che a sua volta guardava Liam.
- Devo andare anche io mi dispiace, passo da te questo pomeriggio –
Zayn camminava a passò felpato nella direzione di Liam, che a sua volta aumentava di passo.
Non voleva essere lì. Doveva andare a casa.
E se Jason fosse arrivato? Lui sarebbe morto.
No, lui era morto già molto tempo prima.
- E così tu e Harry siete amici -
- Non siamo amici, lo conosco da ieri -
- Se lo si conosce bene è una gran seccatura. Non la smette di ridere e sorridere anche se la sua vita fa schifo -
E Liam si bloccò interessato ma al tempo stesso preoccupato.
- Che ha? -
- I suoi genitori. Sono morti dieci anni fa -
Zayn lo guardò un’ultima volta, poi alzò gli occhi al cielo come per chiedere scusa di qualche reato e si allontanò allungando il passo verso dei ragazzi che stavano venendo nella loro direzione.
Liam lo vide, vide Jason. E vide anche Zayn, che sorrideva e scherzava come se non lo conoscesse.
E si sentì solo, di nuovo.
- Ciao Liam -
Jason lo salutò languidamente, prima di scagliarsi su di lui con tutta la cattiveria che ci potesse essere, sotto gli occhi di tutti e soprattutto sotto quelli di Zayn.
E poi il buio.

2013

- Non posso credere che tu sia qui –
Harry sorrise stringendo l’amico tra le braccia, come un figlio.
- Sono felice di rivederti – sorrise.
Liam prese la tazza di caffè fumante da sopra il piatto e se la portò alle labbra, assaporando il sapore di quel buon liquido che da tanto non sentiva.
Guardò la finestra e notò come Londra fosse nettamente diversa dal paese anonimo in cui era cresciuto.
Ed un po’ ne sentì la mancanza, ma poi pensò al fatto che lì non avrebbe trovato nessuno al suo ritorno.
Perché lui era solo ora.
Come tutto ebbe inizio.
- Liam – lo richiamò alla realtà Harry
- Mm? -
- Non te lo dovrei dire, se Louis lo scopre mi ammazza ma..-
Si schiarii la voce e lo guardò dritto in faccia – questa sera verrà Zayn -
E Liam si sentì mancare per qualche secondo.
Era come tornare indietro.
Zayn sarebbe venuto quella sera. Si sarebbero visti. Lui lo sapeva? Sapeva di quello che pensava?
- Se vuoi puoi rimanere in camera, non ti obbligherò ad incontrarlo. -
Liam annuì poco convinto sul da farsi, gli occhi lucidi ed il sangue gelido lo accompagnarono fino alla sua stanza.

- Dannazione, ma vuoi svegliare tutto il vicinato? – la voce acuta e giovanile di Louis riecheggiava per tutto l’appartamento.
Ridevano come pazzi, Zayn soprattutto, presi dal momento felice di ritrovarsi insieme.
Erano rare quelle volte che erano solo loro tre da soli.
- Volete altra birra? – domandò il riccio alzandosi dal cuscino leopardato dove era seduto.
Louis lo ritirò a sedere per un braccio ed il riccio ricadde sulle sue gambe.
- Siete disgustosamente sdolcinati -
- Ti ricordo che eri così anche tu – lo stuzzicò l’amico.
Zayn rise, forse in preda alla troppa birra o semplicemente alla ‘battuta’ fatta, rise forte.
Si portò la bottiglia alle labbra e continuò a giocherellare con il liquido al suo interno.
- Sei solo un rammollito Tomlinson. Amori del genere sono per sfigati -
- Che bassa autostima che hai di te -
Harry si scansò dal suo Lou appena notò Zayn irrigidirsi.
Ed in quel momento gli venne in mente Liam. A quello che era accaduto. Alla bugia che avevano detto a Zayn.
- Liam è il niente che cammina. Va bene? – si alzò dal posto con la bottiglia ormai finita – dannazione, avrei dovuto lasciarlo lì quel giorno – e sparii dietro la porta.
Louis guardò Harry che nel frattempo aveva il panico stampato in faccia.
Non poteva e non voleva nemmeno capire da cosa fosse alimentato tutto questo odio nei confronti del suo migliore amico. E ripensò al giorno di tre anni fa, quando si erano visti.
Zayn non lo odiava, ne era convinto.
Abbracciò Louis e lo strinse forse verso il suo petto senza permettergli di andare via.
Perché lui era la cosa più bella che fosse mai stata sua.

Zayn camminava ancora per i corridoi di quella casa enorme e passò di fronte alla camera da letto di Harry, appoggiandosi alla colonna della porta.
Perché era tutto così difficile.
Liam era sparito come un fantasma ed ora tutti ne parlavano.
Perché proprio ora? Perché proprio ora che era riuscito a stare bene?
Lo odiava? Certo che no.
Come si fa ad odiare chi un tempo ti ha salvato la vita e l’ha resa migliore?
Ma lui era Zayn Malik, e non lo avrebbe ammesso.
Entrò in cucina con l’intento di prendere un’altra bottiglia di birra, ma ciò che vide lo fece impazzire.
Non era vero.
Era tutto un fottuto sogno.
Era surreale.
Liam appoggiò la sigaretta dentro il portacenere e si voltò disinvolto, incontrando finalmente il suo sguardo in quello di Zayn.
Il tempo sembrava essersi fermato.

SPAZIO AUTRICE



Mi sto velocizzando con i capitoli perché molto presto avrò l'esame e dovrò preparmi benissimo (spero)
nulla, il capitolo è un po' più lungo e finalmente abbiamo la prima volta dove Zayn e Liam si incontrano e nel 2013 la prima volta dove si rivedono. 
Tipo che per scrivere questo capitolo è stato veramente un parto. Non riuscivo a trovare le parole adatte, minchia. 
Mi sono molto ispirata alle canzoni Slave 2 the rhythm di Justin ft Michael Jackson e The Parting Glass di Ed Sheeran.

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Capitolo 4
*** Lost ***


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2010

Liam entrò dall’uscita d’emergenza, così da non esser visto. Odiava tutti gli sguardi puntati addosso, odiava particolarmente uno sguardo.
La sua faccia era piena di lividi, gli occhi completamente rossi per il pianto ed ogni parte del corpo coperto di sangue, graffi, tagli e acciacchi.
Si alzò il cappuccio in volto e continuò a camminare dritto verso il suo armadietto sperando di non esser visto.
Odiava quella scuola, odiava le persone che ne facevano parte, odiava tutti quanti.
Entrò nell’infermeria e si diresse verso gli armadietti bianchi con la croce rossa stampata sopra.
Si guardò attorno preoccupato e – appena notò che non c’era nessuno nei paraggi – iniziò a prelevare una serie di pasticche da dentro lo scaffale metallico.
Aveva bisogno di quante più pasticche possibili per fare quella cosa.
Ad un trattò sentii dei passi alle sue spalle e si voltò.
L’infermiera lo guardava confusa – Ti serve qualcosa tesoro? – domandò.
Liam si sentii mancare il respiro.
- N-no signorina Mallow. Stavo cercando solo dei cerotti -
Non sapendo cosa dire, e pensando di esser stato scoperto in flagrante, Liam uscì dalla stanza e si diresse verso la sua aula.
I corridoi erano deserti.
Non c’era nessuno ad attenderlo, nessuno che lo aspettava o che lo volesse morto.
Sospirò sollevato e si diresse verso destra.
La lezione di biologia era appena iniziata e c’era un solo posto rimanente.
Zayn Malik.
Non voleva crederci.
Il destino si stava burlando di lui, lo sapeva.
Perché tra tutti proprio vicino a quel tizio doveva sedersi? 
Decise di lasciarsi alle spalle ogni pensiero e si accomodò cercando di mantenere le distanze di sicurezza.
Non gli aveva fatto nulla, ma aveva paura di quel ragazzo.
Lui aveva visto ogni cosa.
Aveva assistito alla sua distruzione il giorno prima.
Aveva visto il modo in cui Jason lo stava facendo a pezzi, eppure non aveva mosso un muscolo.
Anche se non lo conosceva, odiava anche lui.
Zayn si voltò molto lentamente e puntò i suoi occhi sulla figura incurvata di Liam, che stava facendo finta di prendere appunti.
Non voleva guardarlo.
Era un bellissimo ragazzo, sapeva l’effetto che gli avrebbe provocato.
E poi lui l’odiava.
Lo sguardo insistente di Zayn lo stava facendo innervosire.
Smise di scrivere e si voltò a sua volta.
Nessuna espressione, nessuna sorpresa o senso di colpa.
Zayn Malik fissava Liam Payne senza un sentimento in particolare.
Continuarono a scambiarsi sguardi fuggiaschi fino alla fine della lezione ma, appena suonò la campanella, nessuno dei due proferì parola ed uscì fuori.
Liam non capiva veramente cosa passasse per la mente di quel ragazzo.
Adesso che ci stava pensando non l’aveva mai nemmeno visto a scuola.
Si voltò improvvisamente in mezzo al corridoio e restò meravigliato di notare che anche lui si era fermato per guardarlo.
Chi era quel ragazzo?
Perché era in quella scuola se non l’aveva mai visto in vita sua?
Appena notò che Zayn si stava dirigendo verso la sua direzione, Liam riabbassò lo sguardo e continuò a camminare come nulla fosse.
Il passo era accelerato, il respiro irregolare e stava seriamente incominciando ad avere paura.
Quel ragazzo così bello lo faceva agitare, mettendogli tanta ansai addosso.
Liam continuò a camminare facendosi spazio tra i vari studenti appollaiati nei corridoi e cercò di trovare rifugio nel bagno dell’istituto, ma qualcosa lo fermò.
Jason lo stava aspettando.
Come faceva a sapere che sarebbe andato lì?
Zayn.
Era stato lui?
Si voltò raccapricciato e lo vide alle sue spalle, con quel suo solito atteggiamento composto di sempre.
Si sentii in trappola, come chiuso in una gabbia di ferro senza via di uscita.
Ed in quel lasso di tempo in cui venne sbattuto al muro si domandò cosa ci trovasse Harry di ‘rassicurante’ in quel ragazzo.
Jason strinse forte i pugni sopra i suoi esili polsi e sopra le sue cicatrici, prima di iniziare a sbatterlo violentemente.
Un rumore di pastiglie catturò la sua attenzione, però.
No.
Non doveva vederle.
No.

Andò a cacciare la mano dentro i suoi pantaloni e prese le pasticche sulle mani.
Liam abbassò lo sguardo cercando di trattenere le lacrime. Poi la presa che c’era sui suoi polsi si allentò fino a scomparire proprio.
Guardò Jason poi guardò Zayn, che ora era al suo fianco e lo guardava severo.
- Me ne occupo io di lui -
- Sei sicuro? Fallo soffrire mi raccomando – sogghignò, prima di andarsene assieme al resto del gruppo.
Liam fissava il ragazzo davanti a sé sconvolto in viso.
Che cosa voleva fargli?
Zayn alzò una mano in alto ed automaticamente Liam chiuse gli occhi voltando la faccia di lato, ma ciò che arrivò fu solo un abbraccio rassicurante.
Si sentiva avvampare immediatamente. Che stava facendo?
- Dobbiamo andarcene da qui – gli sussurrò all'orecchio.
Zayn gli prese la mano e, cercando di non essere visto, uscì fuori dalla scuola rifugiandosi in qualche altro posto.
Lo aveva salvato, ma perché?

2013

- Siete due bastardi – ringhiò Zayn prendendo Louis per il colletto della polo.
- Oh, andiamo! L’abbiamo fatto per te, è inutile che ti scaldi tanto – borbottò l’altro, allontanandolo.
- Perché è venuto? A fare cosa poi ? -
Si accese una sigaretta e l’aspirò velocemente, buttando fuori il fumo con rabbia.
- Harry ha detto che voleva prendersi una vacanza. Starà qui solo fino a Domenica, non agitarti -
Zayn si voltò accigliato – Mi prendi per il culo ? Mi agito quanto mi pare e piace. – diede un colpo con il piede alla sedia di fronte a lui.
- Dovresti rilassarti. Si tratta solo di una settimana Malik, e poi se ne va. Provate ad essere amici di nuovo, che ti costa? -
- Noi non siamo mai stati amici, Louis – calzò severamente sul suo nome.
Il castano sbuffò irritato. Poi si alzò da dove era seduto ed aprii la porta.
- Dove stai andando ? -
Si voltò – Mentre tu fai l’asociale e ti isoli io vado al bar a chiacchierare con il mio fidanzato e Liam, se cambi idea ci trovi lì – ed uscì di casa.
Zayn si toccò i capelli agitato e diede un urlo in preda alla rabbia che aveva dentro.
Sarebbe stata la settimana più stressante della sua vita.

- Come sta tua madre, Liam ? – domandò appoggiando i gomiti al tavolo Harry.
Louis era seduto di fianco a lui e di tanto in tanto gli scompigliava i capelli regalandogli qualche innocente bacio sulla tempia.
Liam ridacchiò – Non era molto contenta che venissi a Londra da solo, a dire il vero. Ora che ha aperto una ditta di dolciumi ha bisogno di aiuto, ma alla fine l’ho convinta – sorrise.
Harry strabuzzò gli occhi – Ditta di dolciumi? Cosa?! – poi si voltò verso Louis – ci andiamo, vero ? -
- Wolverhampton non è proprio dietro l’angolo Harry – ridacchiò – ma provvederemo ad andarci qualche volta -
Il riccio sorrise come un bambino piccolo e si buttò tra le braccia dell’altro, stringendolo dolcemente.
Liam si accorse di quanto gli erano mancati tutti quanti.
Forse rivederli non era stata proprio un’ottima idea.
Si alzò dal tavolino nel momento esatto in cui una figura molto familiare varcò l’arco della porta, ma non lo notò.
- Vado a rinfrescarmi, torno subito -
Si diresse verso il bagno ed entrò.
- Dobbiamo parlare -
Liam sobbalzò preso dal panico. Si voltò agilmente ed incontrò proprio gli occhi di chi non avrebbe voluto incontrare.
Indietreggiò fino a toccare il lavandino e sentì i battiti del cuore accelerare.
Non era possibile che dopo tutto quel tempo gli facesse ancora un certo effetto.
E quando Zayn chiuse la porta a chiave si sentì perso. 

SPAZIO AUTRICE

Buonsalve a tutti c: 
Lo so che il capitolo è infinitamente corto ma oggi non è proprio giornata e di conseguenza non mi concentro molto bene.
Per farmi perdonare vi dico già che nel prossimo ci sono colpi di scena ed è più lungo *fa gli occhi dolci*
Cosa ne pensate del capitolo?
Zayn di cosa dovrà parlare? omg
mi spaventa quel ragazzo in questa storia, ma ok ahaha
Per chi voleva sapere per gli esami: domani arriveranno tutti i risultati e speriamo che qualcuno lassù mi aiuti a passare quest'anno. 
 Vi lascio il mio twitter: @Horanmounth_  
Ask: Caroline
Detto questo ci tenevo a dirvi che qualche giorno fa ho pubblicato una nuova FF un po' diversa dalle altre e mi piacerebbe se ci passasse:  Endlessly

 

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