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di funny_orange18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Voli pindarici ***
Capitolo 2: *** Revival ***
Capitolo 3: *** XOXO Jackson ***
Capitolo 4: *** Questioni da alfa ***
Capitolo 5: *** Deja-vu ***
Capitolo 6: *** Massimo danno, minimo sforzo. ***
Capitolo 7: *** < Dobbiamo parlare > ***
Capitolo 8: *** Mi fai davvero schifo ***
Capitolo 9: *** Dovresti cambiare il colore dell'auto ***
Capitolo 10: *** Mid-spring full moon ***
Capitolo 11: *** Sangue Nero ***
Capitolo 12: *** Assolutamente Perfetto! ***



Capitolo 1
*** Voli pindarici ***


 La pioggia cadeva pigra dal cielo plumbeo, ma a Beacon Hills si respirava aria di cambiamento.
La scuola stava per riaprire i battenti, come al solito c'era chi si affrettava a finire gli ultimi compiti per le vacanze e chi si godeva gli ultimi giorni di relax.
Tutti guardavano al giorno del rientro come a un qualcosa di familiare ma in continuo mutamento, sempre nuovo. Anche se spesso era noioso più che altro. Almeno c'era qualcosa da fare.
Per tutti quella stagione portava calma, serenità. Anche una certa malinconia a seconda delle giornate. 
Ma non per Derek Hale. Aveva come una strana sensazione quell'inverno, una sensazione che non sapeva spiegare... 
Avvertiva il cambiamento nell'aria, ma non sapeva se fosse positivo o se qualcosa di brutto stesse per accadere.
Fissava insistentemente le gocce d'acqua che cadevano sui vetri di casa mentre un mucchio di idee gli si affollavano in mente. 
A cosa poteva essere dovuta la sua sensazione? Soprattutto era frutto della sua immaginazione o anche altri avvertivano qualcosa di inconsueto? O forse stava solo esagerando?
 D'altronde lo stress degli ultimi tempi lo aveva provato molto e adesso avvertiva cose che nemmeno esistevano.
Una mano si poggiò sulla spalla di Derek che sobbalzò leggermente
“A cosa stai pensando...? sei strano da stamattina...” domandò Cora premurosa
“Ho una strana sensazione.... Ma non è nulla, lascia stare.”
Cora riflettè un momento e aggiunse
“In effetti c'è qualcosa di strano, mi sembre di sentire...”
“Un odore nuovo?” interruppe Peter facendo capolino dal divano sul quale era stravaccato
“Si!” esclamò la ragazza “Ma c'è qualcosa di familiare...”
“ È odore di Alfa... Femmina probabilemente.”
“Credi possa essere Kali? Di nuovo?”
Peter ci pensò un po', inspirò profondamente e scuotendo la testa disse di no.
“In effetti somiglia.... ma no, non è Kali. E Derek,” soggiunse rivolgendosi al nipote
“non ti sembra ci sia qualcos'altro? O meglio, qualcun altro? Avverto un altro odore nelle vicinanze, lo conosco ma non riesco ad associarlo a nessun volto...”
Derek fissava ancora l'esterno, sembrava fosse assente mentre invece ascoltava tutto, rifletteva, associava. Ricordava.
“Derek...?” insistette Cora “Tu sai chi è?”
Il fratello non le rispose. Continuava a pensare senza riuscire a ricordare. La cosa lo infastidiva davvero tanto, se solo fosse riuscito a concentrarsi un po' di più...
“Allora?!” Cora iniziava a spazientirsi.
Derek aggrottò la fronte infastidito e le fece segno di tacere con la mano voltando di scatto la testa verso la sorella, senza guardarla.
Cora si voltò verso Peter con gli occhi sgranati in cerca di sostegno, ma lo zio le rispose con una scrollatina delle spalle dopo la quale si risistemò sul divano a riposare. 
La ragazza ruotò gli occhi scocciata e andò a sedersi su una sedia incrociando gambe e braccia, per un po' fissò il vuoto per poi alzare lo sguardo sul fratello ancora assorto nei suoi voli pindarici. 
D'improviso Derek spalancò gli occhi, si voltò verso la sorella e lo zio ed esclamò: 
" Ci sono!" Peter si alzò di scatto curioso mentre Cora non distoglieva lo sguardo dal fratello che proseguì "Ho capito chi è il secondo."


Note autrice:
Salve! Questa è la mia prima FF dopo un lungo periodo di inattività... Ho mantenuto ambientazione e personaggi della serie aggiungendo e togliendo qua e la qualcuno. 
Spero vi piaccia!

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Capitolo 2
*** Revival ***


“Ma perchè dobbiamo uscire quando piove?”
“Vuoi o no affinare le capacità che hai acquisito diventando un mannaro?”
“Si ma non credevo che questo implicasse uscire mentre diluvia!”
“Smettila di piagnucolare, Jackie, e cerca di concentrarti...” sbottò un po' socciata la ragazza
“NON CHIAMARMI IN QUEL MODO!” gridò furibondo Jackson.
Anne lo fulminò con lo sguardo ma fece finta di niente tornando a gridare quanto gli desse fastidio. 
A quel punto la ragazza gli diede uno schiaffo e afferrandolo con forza per la maglia gli sibilò:
“Finiscila immediatamente. I capricci li fai a casa, non mentre ti alleni. Ti è chiaro?”
Jackson non l'aveva mai vista così. Doveva aver esagerato davvero tanto poiché non aveva mai regaito in quel modo prima. E sopratutto non aveva mai mostrato i suoi occhi rossi da alfa. Almeno non per intimidirlo. O 
magari c'era dell'altro...
I suoi occhi verdi erano diventati d'un tratto rosso fiammeggiante, ed erano rimasti tali fino a che non aveva lasciato andare il ragazzo visibilmente preoccupato.
Sedutasi sul marciapede fece sedere Jackson al suo fianco e iniziò a spiegargli:
“Lo sai già, avvertire odori e rumori sotto la pioggia diventa più difficle...” sospirò poi proseguì
“Lo so che è noioso... ma devi, anzi dobbiamo farlo...”
“Non te l'ho mai chiesto ma chi ti ha insegnato tutte queste cose?”
Anne sorrise al ricordo di quei momenti e con un tono pieno di nostalgia raccontò:
“Mia madre ha iniziato a farmi esercitare in questo modo quando avevo 3 anni. Facevo davvero schifo! Mi rimbeccava sempre! Figurati se una bambina di 3 anni riusciva a prestare attenzione per più di 2 
minuti.” risero qualche istante e poi continuò:
“Mio padre e mio zio invece mi insegnavano a combattere. Con loro credo di aver iniziato a....” si fermò pensandoci su un attimo
“Hanno iniziato per gioco quando ho imparato a camminare. Non hanno perso un istante... Hanno iniziato a fare seriamente intorno ai 5 anni. Avendo sempre i cacciatori alle calcagna dovevo imparare 
da subito a sentirli, riconoscerli e difendermi anche da sola. Quando sono morti ho iniziato ad esercitarmi per conto mio.” 
Il suo viso si rabbuiò “Poi sei apparso tu ed ora posso trasmetterti la mia conoscenza.” 
Sorridendo fece segno a Jackson che il momento del revival era finito e lui, obbediente, iniziò ad ascoltare i rumori elencando ad Anne tutto ciò che sentiva. 
Quando la ragazza ritenne che potesse andare bene passarono agli odori. In quel frangente era davvero brava, altrettanto non si poteva dire di Jackson.
“Okay okay basta così. Per oggi.” disse stropicciandosi gli occhi 
“Come sono andato...?”
“Migliori ogni volta, i miei complimenti.”
Dopo una piccola danza della vittoria, Jackson prese Anne per mano e la condusse alla macchina.
“Mi dispiace per la tua Porche.... Ogni volta te la faccio sporcare...”
“E ogni volta mi diverto a lavarla con te”
“Ti diverti a guardarmi mentre la lavo vorrai dire! Non alzi mai un dito!”
“Come osi parlarmi così?” le disse ridendo. La prese per i fianchi e la strinse a sé. Poi le sussurrò in un orecchio
“Non ti azzardare mai e dico mai più a darmi dello sfaticato” le mordicchiò il lobo mentre lei gli metteva dolcemente le braccia intorno al collo. Gli rispose anche lei in un sussurro
“Certo capo...” 
Si scambiarono uno sguardo intenso e si persero in un bacio altrettanto intenso e romantico. Anne lo interruppe metendogli un dito sulle labbra:
“Torniamo a casa o ci ammaleremo davvero questa volta.”
Salirono a bordo della nuova Porche bianca di Jackson regalatagli dai genitori in occasione del suo ultimo compleanno, al quale aveva partecipato anche Anne.
I due si erano conosciuti durante una notte di luna piena. Lei passeggiava da sola nelle campagne intorno a Londra, lui cercava invano di controllare la sua trasformazione.
Subito si erano scambiati per nemici, avevano iniziato a lottare e il poco esperto Jackson aveva la peggio. Dopo un po' Anne si rese conto della situazione del ragazzo e tentò di aiutarlo. Lo portò a casa sua, gli
 medicò le ferite con delle bende imbevute di un infuso insegnatole dalla nonna. Quella miscela di erbe aiutava la guarigione, ed essendo lei un'alfa aveva causato non pochi danni a Jackson.
I genitori di lui erano fuori per lavoro quindi ebbero tutto il tempo per raccontarsi le loro storie, divertirsi. Innamorarsi.
Rimasta orfana da poco più di due mesi, Anne era stata ospitata in casa Whittemore con calore, e quando l'amore dei due ragazzi fu chiaro anche per i genitori del ragazzo, questi furono ancora più 
lieti di averla in casa.
Così aveva iniziato ad allenare Jackson, o Jackie come lo chiamava lei, con il puro scopo di infastidirlo.
Da pochissimo i Whittemore erano dovuti tornare a Beacon Hills per motivi di lavoro, nessuno era stato informato del loro ritorno talmente questo era stato rapido e inaspettato. Ovviamente Anne li seguì.
Erano arrivati nella notte, ma la mattina seguente i ragazzi erano già soli causa lavoro dei genitori Whittemore. Ormai ci avevano fatto l'abitudine e nemmeno ci facevano più caso.
Anne sapeva degli Hale, e non a caso aveva scelto una strada a pochi isolati da casa loro per allenarsi con Jackson. Dopo colazione lo aveva distrutto con un combattimento in una stanza adibita a palestra che 
avevano in casa, giusto il tempo di un frugale pranzo e via di nuovo ad affinare i sensi. Lei gli aveva sentiti, sapeva che il suo odore era giunto anche a loro e probabilmente avevano riconosciuto quello di Jackson. 
Lo aveva fatto apposta perchè sapessero che c'erano.
Giunti a casa erano quasi le 19, si fiondarono in casa, corsero al piano di sopra in camera di Jackson, aveva anche il bagno con la doccia e decisamente gliene 
serviva una. Anne arrivò per prima guadagnandosi il diritto di fare la doccia prima di Jackson, lui la fissava di nascosto – ma neanche tanto di nascosto, la ragazza sapeva di essere guardata – 
mentre indugiava nello sfilarsi di dosso i vestiti.
Entrò nella doccia e lasciò scorrere l'acqua fredda sul suo corpo snello e atletico, non era tanto alta, circa un metro e sessanta, ma le piaceva così. Per fortuna gli anni di kickboxing non 
l'avevano resa tanto muscolosa, ma solo più forte. La pelle chiara sembrava ancora più bianca sotto quel getto gelato, i capelli biondi e liscissimi le si incollavano addosso. 
Jackson si era imbambolato a fissare il soffitto pensando se farlo o no; lanciò uno sguardo veloce al bagno, si rizzò a sedere sul letto ed estrasse da un cassetto del comodino un preservativo. Si affrettò a 
togliersi i vestiti bagnati di pioggia stringendo il pacchettino quadrato tra i denti ed entrò in doccia con Anne che sul momento non era riuscita a capire cosa ci faccesse lui li dentro.
Iniziarono a baciarsi con passione crescente finché lei non aprì il preservativo coi denti e diedero il via alle danze.
Qualcun altro era insieme a loro, nell'ombra, nascosto dietro una siepe. Li aveva seguiti fino a casa e, mentre la pioggia si infittiva, decise che era ora di tornare.
Percorse rapidamente la strada al contrario, salì veloce le scale – meno male che il portone era aperto – ed entrò in casa.
“Quindi cos'hai scoperto? Ti sembra davvero lei?”
“Si.” rispose con tono asciutto lo stalker
“E da cosa lo avresti capito?” si deduceva dal tono che l'interlocutore era curioso
“Una cosa sola, è identica a sua madre.”

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Capitolo 3
*** XOXO Jackson ***


Sotto una pioggia torrenziale qual'è il miglior rifugio se non un grande, meraviglioso, super fornitissimo di tutte le novità del momento negozio di vestiti? 
Da svaligiare in compagnia  di un'amica e di due fidati porta borse.
Lydia trotterellava felice tra una fila di appendiabiti e l'altra,prendendo almeno due capi per ognuno di quelli che esaminava, Allison e Scott passeggiavano 
sereni mano nella mano senza quasi guardare l'infinità di abiti che li circondava.
“Ehi Stiles attento al pa-” gridò Scott guardando il suo amico mentre ruzzolava per terra “-vimento bagnato.”
“Credo se ne sia accorto da solo.” disse Allison inclinando la testa per guardare meglio 
“Credi che riuscirà ad alzarsi da solo?”
Il poveretto continuava a scivolare e cadere in tutte le maniere più bizzare possibili e anche quando riusciva a mettersi in piedi finiva di nuovo sul pavimento.
Allison rise fino a farsi venire il mal di pancia mentre Scott cercava di trattenersi
“Vai ad aiutarlo ti prego! Non riesco a smettere di ridere!”
Così finalmente Stiles riuscì a mettersi in piedi grazie all'aiuto del suo amico, raccolse i vestiti che aveva sparso per il pavimento – vestiti che Lydia gli 
aveva dato da portare appresso per lei - e ne diede un po' a Scott
“Mi sembrava quella volta che siamo andati a pattinare, ti ricordi?” 
“Come potrei?? Hai avuto lividi per non so quanto tempo!”
I due ragazzi scoppiarono a ridere, di nuovo, mentre Allison li raggiungeva.
Seguirono Lydia a zonzo per il negozio finchè i ragazzi non furono quasi sepolti dai vestiti, la testa di Stiles fece capolino ogni da dietro una pila di
 tulle di mille colori ed esclamò:
“Ora che abbiamo tra le braccia metà del negozio non credi sia il caso di andare a provare qualche vestito?”
Lydia parve pensarci su un attimo, diede una rapida occhiata all'orologio e rispose
“Buona idea, sta diventando tardi. Ma Allison non hai preso niente?”
La cacciatrice impietrita all'idea di dover fare l'ennesimo giro del negozio spalancò gli occhi e balbettò:
“Ho....Visto qualche vestito carino tra... i tuoi penso che ne proverò qualcuno dopo che lo avrai indossato tu, tranquilla.” 
I due ragazzi che erano preoccupati di dover portare un'altra montagna di vestiti tirarono un sospiro di sollievo.
“Uh! Okay!” esclamò Lydia contenta avviandosi a passo svelto verso i camerini.
Stiles la seguì come un cagnolino fedele mentre squillava il telefono di Scott, tenuto prontamente vicino all'orecchio del ragazzo da Allison. 
Dopo una conversazione di pochi secondi e composrta prevalentemente di mono e bisillabi, la coppietta raggiunse gli altri due in camerino in tutta fretta. 
Giunti li il mannaro annunciò un po', preoccupato:
“Era Derek, non mi ha detto di cosa si  tratta ma ha detto che ci vuole vedere tutti, adesso.”
Lydia buttò indietro la testa accompagnandola con un gesto teatrale della mano e voltandosi disse: 
“Ci mancava solo più questa! Dì al tuo amico lupacchiotto che qui stiamo scegliendo il vestito bel il ballo invernale! Non può aspettare?”
“L'ho sentito davvero preoccupato, ci torneremo qua! Promesso!”
Di malavoglia lasciò tutti i vestiti e seguì i ragazzi a casa dell'alfa.
Isaac era già arrivato quando giunsero i quattro amici:
“Spero sia importante, hai nterrotto il mio shopping del venerdì.” disse Lydia scocciata
Derek la guardò malamente. Stiles se ne accorse e andò subito a sedersi vicino a lui mettendogli una mano sulla spalla. L'alfa gli posò, invece, una mano
 sulla gamba sorridendogli con dolcezza e bisbigliandogli “Grazie.”
Quando tutti si furono accomodati, Peter prese la parola e raccontò ai giovani le loro recenti scoperte:
“Poco più di un'ora fa abbiamo fiutato qualcuno, una nuova alfa. Però non è da sola in città, è insieme a qualcuno che già conoscete e che in passato ci 
ha causato qualche problema.” Si voltò verso Lydia e proseguì:
“Jackson. Voi ne sapevate qualcosa? Eravate stati informati del suo ritorno?”
Tutti risposero a turno di no e si voltarono verso Lydia che, attonita fissava ancora Peter.
“No, non mi ha detto nulla del suo ritorno.” biascicò triste.
Peter proseguì:
“E dopo aver appurato questo passiamo oltre. Non sappiamo chi sia questa alfa...”
Un telefono vibrò segnalando un messagio, sconosciuto. Lo aprì e lo lesse dubbiosa 
“...dobbiamo fare davvero molta attenzione e stare allerta.” diceva intanto Peter ma Lydia pensava ad altro.
< Ciao, come va? Probabilmente i tuoi amici ti avranno già detto che sono qua in giro. I miei sono tornati per lavoro così in fretta che non ho avuto 
nemmeno tempo per avvertirti. Se la cosa non ti scoccia, che ne diresti di vederci? Ho una persona da presentarti :) credo (spero) andrete d'accordo. 
Fammi sapere quando e dove vuoi che ci vediamo. Sempre se ti va. XOXO Jackson 
P.S. Se non ti va di venire da sola porta gli altri, ho piacere di rivedere tutto il branco ;) >
“Fermo fermo fermo Isaac. Le domande gliele farai dopo.” interruppe Lydia.
Tutti la guardavano curiosi
“Jackson mi ha appena detto che mi vuole incontrare. Ha qualcuno da presentarmi.”


L'orologio della Porche segnava le 21.02. Il motore si spense e Jackson trattenne un momento Anne dall'aprire la portiera.
“Sei davvero sicura di volerlo fare?” 
“Jackson sono i tuoi amici, ovvio che voglio farlo.” gli strinse una mano con dolcezza guardandolo fisso negli occhi
“Andrà tutto bene, fidati di Annie.” Le schioccò un  bacio sulla guancia e scesero dall'auto. Premuto il tasto di per chiudere le porte, entrarono nel
pub dove si erano dati appuntamento alle 21 con Lydia e presero posto. Erano i primi. Sedendosi Jackson disse:
“Non sono lontani.”
“Uh! Riconosci l'odore di qualcuno?”
“No, il rumore del motore della Jeep sgangherata di Stiles.”
Anne rise scuotendo la testa, gli prese una mano e lo rassicurò
“Sei più teso tu di me, tranquillo. Andrà tutto bene.”
Come previsto pochi istanti dopo arrivarono Stiles, Scott,  Allison e Lydia a bordo della Jeep, seguiti da Derek, Peter, Isaac e Cora nell'altra.
Quando Anne e Jackson si resero conto che erano venuti tutti insieme, una cameriera grassoccia e dai capelli neri avvolti in una retina si avvicinò al 
loro tavolo e domandò:
“Cosa vi porto?”
Jackson fissava un po' sconcertato i ragazzi scendere uno dopo l'altro dalle macchine, non credeva li avrebbe portati davvero TUTTI.
Anne distolse lo sguardo dalla Jeep e rivolgendosi alla cameriera disse:
“Credo ci servirà un tavolo più grande.””

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Capitolo 4
*** Questioni da alfa ***


La truppa avanzava spedita verso l'ingresso del pub e Jackson si affrettò ad andargli in contro. Lydia apriva la fila e non appena 
si trovò Jackson davanti non gli diede nemmeno il tempo di aprire bocca che già gli aveva tirato uno schiaffo:
“Questo è per non avermi avvisato! E questo per non esserti fatto più sentire.” disse tra i singhiozzi. Jackson le
fermò la mano prima che potesse tirargli il secondo schiaffo e la abbracciò d'improvviso lasciandola di stucco. Dopo qualche istante
lo abbracciò a sua volta calmandosi lentamente:
“Mi sei mancata anche tu.” le disse sciogliendo l'abbraccio e porgendole un fazzoletto. Salutò uno alla volta tutti gli altri e
fece la conoscenza di Cora, era passato davvero molto tempo dall'ultima volta in cui si erano visti. Essenzialmente erano rimasti gli stessi, 
eccezion fatta per i tagli di capelli, ma Lydia gli sembrava ancora più bella. 
Jackson li guidò verso Anne che stava discutendo con la cameriera su dove fosse meglio far sedere dieci persone, e alla fine l'ebbe vinta 
la ragazza per due tavoli uniti in una saletta un po' più tranquilla e appartata vicini alla finestra.
“Anne, questi sono i miei amici.” Glieli presentò uno alla volta ma quando strinse la mano di Isaac ebbe una sorta di
deja-vu e si accorse che accade altrattanto per lui.
Finite le presentazioni la ragazza esclamò soddisfatta:
“Finalmente ho il piacere di conoscervi, Jackson mi ha parlato talmente tanto di voi.”
La cameriera si avvicinò per annunciare che il tavolo scelto era pronto, tutti la seguirono tranne Peter e Derek che sembravano diffidare della ragazza.
Jackson li invitò di nuovo a seguirli ma non ottenne risultati. Anne comprese che aspettavano di parlare con lei e bisbigliò
 all'orecchio del fidanzato di far sedere gli altri, avrebbe fatto in fretta.
Si avvicinò agli Hale con passo deciso ed esordì dicendo:
“Dobbiamo farci sentire da tutto il locale o l'interrogatorio lo facciamo fuori?”
“Mmmm, in effetti fuori non sarebbe male.” rispose Peter mentre Derek già quasi sulla porta aspettava la ragazza e lo zio.
Fuori c'era un vento forte e freddissimo, i capelli di Anne svolazzavano e le finivano in bocca ogni attimo.
“Allora. Cosa volete sapere?”
“Cosa ti ha portato qui?” iniziò Derek con tono duro
“La macchina dei genitori di Jackson.” Peter ridacchiò ammonito dallo sguardo severo di Derek. Lo zio battè un 
colpo di tosse e ritornò serio
“Scherzi a parte, credo dobbiate sapere altro prima di questo. Il mio nome è Anne Nathalie  Mattews. Circa un anno fa, mentre ero a correre, 
i cacciatori hanno teso un'imboscata alla mia famiglia, li hanno chiusi in casa ed hanno dato fuoco all'abitazione. La dinamica dell'accaduto
è simile a quella che ha visto coinvolti i vostri famigliari, mi sono informata sui fatti. Quando Jackson mi ha detto che saremmo
partiti per tornare qui ho visto l'occasione per sapere se, secondo voi poteva essere stato lo stesso autore. I cacciatori, convinti di aver ucciso tutti,
 sono andati via spostandosi in un'altra zona.” 
“Chi ha appiccato l'incendio a casa nostra è morto prima di quello avvenuto a casa tua.”
Anne rimase molto delusa dalla notizia, si aspettava tutt'altra risposta.
“Scusa se mi permetto....” si intomise Peter “Il tuo cognome mi suona familiare, c'era forse un qualche tuo parente famoso o qualcosa di simile?”
“Probabilmente hai sentito parlare di mio padre,Arnold. Si aveva un nome bruttino, lui era in grado di trasformarsi completamente in un 
lupo. Ha fatto un sacco di stupidaggini e disastri sottoforma animale. Se non erro anche una vostra parente era in grado di farlo.”
“Mia madre.” aggiunse Derek
“Forse conoscerete anche mia nonna, Antoinette. Non era una mannara ma era in grado di sfruttare le erbe per curare le ferite, malattie, 
o le intossicazione da aconito.”
“Si ho sentito spesso il suo nome. Ti ha insegnato qualcosa?” proseguì Peter curioso
“Tutto.”

Scott intanto origliava la conversazione dall'interno del pub mentre gli altri raccontavano le loro recenti avventure. Il ragazzo smise di interessarsi 
al discorso quando li sentì rientrare nel locale, aveva ascoltato il cuore della ragazza ed aveva avuto un ritmo regolare: non aveva mentito.
“Scusate per l'attesa,” disse Peter quando raggiunse i ragazzi “questioni da alfa da chiarire.”
Anne prese posto tra Jackson e Scott e rivolgendosi a quest'ultimo disse piano per non farsi sentire dagli altri
“Saresti potuto venire anche tu la fuori, almeno mi avresti fatto qualche domanda delle tante che hai. Tranquillo, avrai tempo per chiedermi tutto.”
Scott si voltò di scatto a guardarla incredulo, come aveva fatto a sapere che li ascoltava? E soprattutto come faceva a sapere che
aveva delle domande da porle?
Un sorriso rassicurane si dipinse sul volto di Anne
“Non sono venuta qui per fare la guerra a nessuno. Avrei voluto delle risposte ma a quanto pare non ho fortuna.”
“C'è qualcuno che ti segue.”
“Cosa?”
“Quando eravate la fuori ho visto qualcuno muoversi tra i cespugli. Sono cacciatori?”
Anne ci pensò su e in effetti aveva avvertito la presenza di qualcun altro più volte durante quel periodo
“No, non credo almeno. Ma deve essere qualcuno della zona a Londra non succedeva.”
Chiusero la conversazione, almeno per quel momento.
Viste le numerose richieste, Anne raccontò nuovamente la sua storia, lasciando i ragazzi un po' stupiti.
“Di che colore hai gli occhi?” chiese Scott togliendosi un peso dallo stomaco
La ragazza indugiò un momento e Jackson le prese una mano
“Mio nonno è stato l'unico a sopravvivere all'incendio, era in una condizione terribile, soffriva moltissimo. Mi ha pregato di
ucciderlo, non voleva più vivere e sentiva che non sarebbe mai riuscito a riprendersi, non riusciva a vedersi senza mia nonna al suo fianco. “ 
Fece una pausa continuando a fissare il bicchiere di birra mezzo vuoto dal quale non aveva staccato un attimo gli occhi.
Chiuse gli occhi, inspirò profondamente e quando li riaprì fece vedere le sue iridi che risplendevano di un blu metallico e intenso.
 “Era lui l'alfa della famiglia, è per lui se ora lo sono anche io.”
Sul tavolo piombò il silenzio e Scott si sentì pervadere da un profondo imbarazzo. Allison gli aveva messo una mano sulla gamba per 
tranquillizzarlo un po'. Stiles e Derek si erano tenuti per mano e fatti piedino per tutto il tempo fino a quel momento, dove Stiles strinse più 
forte la mano dell'alfa.
“Ora sapete davvero tutto di me.” disse Anne con un sorriso rompendo l'atmosfera imbarazzata che si era creata
"Io non ne sarei certa." aggiunse Lydia "Ho ancora qualcosa da chiederti."

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Capitolo 5
*** Deja-vu ***


L'aria si raggelò di nuovo mentre le ragazze si scrutavano dubbiose “Che numero hai di piede?”
Tutti la fissarono sconcertati
“Porto un 38, perchè?”
“Le tue scarpe sono troppo belle! Me le presti?”
“Oh ma smettila Lydia!” interruppe Isaac ridendo “Una domanda la avrei io. Che poi non è una domanda... è una strana coincidenza. 
Quando ero piccolo mio padre mi portò a Londra per una gara di nuoto del suo team, il mitico team Lahey, ed insieme alla sua squadra ricordo 
che allenò degli altri ragazzi del luogo. Il cognome di una di queste ragazze era proprio Mattews.”
“Può essere che tu ti riferisca a mia sorella Hope, spesso mi portava con se perché mi piaceva guardarla mentre si allenava, era brava
 infatti ha partecipato a molte gare.” Anne e Isaac sgranarono gli occhi nello stesso momento.
“Non ci credo....”
“Quanti anni avevamo?”
“Penso al massimo 10!” rise Isaac
I due si erano conosciuti proprio nell'occasione prima citata. Hope aveva portato la piccola Anne a vedere un suo allenamento di nuoto
 al termine del quale non aveva più trovato la sorellina. Disperata la sorella maggiore si rivolse al coach Lahey anche lui preoccupato per l'assenza del figlio. Dopo una buona mezz'ora li avevano 
trovati a giocare insieme, sereni dietro una delle gradinate della piscina, da quel momento per due settimane, non si erano più separati.
La serata proseguì tranquilla all'insegna delle risate, degli aneddoti più bizzarri e ridicoli che i ragazzi si potessero ricordare. Più volte 
Jackson e Lydia si scambiarono sguardi dolcissimi e complici ed Allison se n'era accorta.
A fine serata, quando ormai le due amiche erano lontane da orecchie indiscrete, Allison confidò all'amica cosa aveva notato e Lydia parve indispettita.
“Non intendo offendere, lo sai. Ti chiedo solo di fare attenzione, le tue intenzioni si potrebbero fraintendere. Del resto tu e Jackson siete 
stati insieme, a lungo. Se non si fosse trasferito probabilmente sareste ancora una coppia.”
“Il fatto è che mi mancava, ma stasera mi sono resa conto che mi manca proprio lo stare insieme a lui.”
Allison abbracciò Lydia con affetto
“Ora ha un'altra ragazza, non puoi fare nulla. Stai da parte, e poi vedremo quale sarà la sua scelta, se sceglierà lei o te.”
Un po' più distanti, c'erano
 Stiles e Derek erano appoggiati coi gomiti a una piccola recinzione di legno che divideva la strada da una discesa che portava ad un torrente.
Stiles poggiò la testa sulla spalla dell'alfa che teneramente gli teneva una mano. Fissavano le luci rifrangersi sul torrente che assumeva dei riflessi argentei 
stupendi, si interrogavano a vicenda se di quella “inglesina” ci si poteva fidare e, sebbene Derek fosse ancora leggermente dubbioso, la risposta sembrava 
essere affermativa.
“Non mi è parso che mentisse, quando parlava del nonno per poco non è scoppiata in lacrime. Dai grande-lupo-cattivo, dalle un po' di fiducia.”
Derek alzò gli occhi al cielo accennando un mezzo sorriso, abbracciò Stiles e gli diede un bacio sulla fronte:
“Se me lo chiedi come si deve forse potrei pensarci.”
Il ragazzo lo baciò dolcemente e d'improvviso s'interruppe dicendo:
“Questo era l'acconto, il resto dopo a lavoro finito.”
L'alfa gli diede una pacca sulla testa. Si fissarono qualche secondo con aria di sfida finché Derek non cedette:
“Okay, mi fiderò. Almeno tenterò. Contento?”
“Si!” esclamò Stiles sfregandosi le mani compiaciuto “Ma siccome mi hai fatto male poco fa il resto del bacio non te lo do!!” Così corse 
verso la macchina mentre Derek cercava di prenderlo.
“Voi due piccioncini! La smettete di fare casino?” li ammonì Peter che cercava di fare una discussione seria con Scott.
Anne e Jackson erano già arrivati a casa, erano molto stanchi e avevano preferito andare via prima. Quella sera il mannaro biondo aveva la testa 
altrove, pensava a Lydia, a tutti i bei momenti trascorsi insieme e a tutti quelli che avrebbero potuto passare se solo fosse rimasto lì. Girò 
lo sguardo e vide Anne al suo fianco, i capelli biondi le scendevano sul viso tutti scompigliati, respirava profondamente. Dormiva.
Le sistemò il ciuffo, si infilò per bene sotto le coperte e si addormentò dopo poco anche lui.
Nel giro di un'oretta tutti erano nei propri letti a dormire, si erano proprio divertiti.

Lo stesso stalker che aveva seguito Anne e Jackson fino a casa invece no, era tutti intento a scrivere su un foglio tutto quello che aveva visto, 
sentito, fiutato nelle ultime ore di pedinamento. Un altro soggetto era parso stranamente interessante. Un ragazzo dentro il locale stava 
ascoltando il discorso che i tre alfa facevano fuori e aveva notato in lui qualcosa di strano. Che potesse essere un vero alfa? Erano talmente rari, 
non ne aveva neanche mai visto uno, come avrebbe potuto riconoscerlo?
Terminò di redigere il verbale e mandò il tutto come un fax all'unico numero che era salvato nella rubrica. Spense le luci e andò a dormire. 
Dopo una mezz'oretta la luce sul fax lampeggiava, c'era un nuovo documento. Lo stalker non si alzò per controllare, dormiva, ma sul 
foglio c'era scritta una sola parola:
< Procedi. >.

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Capitolo 6
*** Massimo danno, minimo sforzo. ***


 La scuola era ricominciata con uno sfarzoso ballo invernale a cui tutta la banda aveva partecipato, e anche Jackson era tornato sui banchi al posto di
un Isaac svogliatissimo che aveva finito per rinunciare. Anche Anne non studiava, cucinava, sistemava casa Whittemore, andava a correre, si allenava 
insomma per lo più rimaneva in casa.

Lo stalker questo lo sapeva e sulla base di questa routine aveva pianificato il suo attacco a sorpresa.
Aveva deciso di procedere alle 11.00.
Come al solito, quella mattina Anne andò a correre nel bosco lungo il percorso consigliatole da Allison. I ragazzi erano a scuola ma lei avvertiva una
strana sensazione, si sentiva in pericolo. Salì in macchina, una Lancia Ypsilon ultimo modello lilla chiaro e avvertì un pericolo imminente, ingranò la
retromarcia e di diresse verso l'unico posto dove avrebbe trovato rifugio: casa Hale.
Non fu difficile trovare parcheggio, suonò al campanello e Peter, che rispose, fu lieto di farla salire. Derek era un po' contrariato, Cora dormiva ancora.
Erano le 9.20.
Raccontò ai due cosa le aveva detto Scott, che si era sentita osservata, seguita. Iniziarono anche a discutere su chi potesse essere a seguirla, ma a nessuno
venne in mente niente, nemmeno a Cora che intanto si era svegliata. La sensazione di pericolo non passava ed Anne era sempre più preoccupata per Jackson,
avrebbero anche potuto colpire lui. Pensò quindi di distrarsi in qualche modo, Peter le aveva confidato di sentirsi ancora debole e fuori forma dopo essere
"resuscitato" e gli propose di assaggiare uno dei famosi infusi di nonna Antoinette e sperimentare il metodo di allenamento Mattews perfezionatosi nel corso
dei secoli -suo padre amava dire così.
I tre Hale sembravano molto scettici:
"Fidatevi," disse mentre estraeva dal borsone dei flaconcini pieni di erbe essiccate "non vi avveleno mica, sarebbe controproducente. Al massimo non vi
succede niente."
Procedette miscelando con mano accorta una serie di erbe, Cora scaldava l'acqua nel bollitore e quando questa finalmente raggiunse i 100º, Anne richiuse la miscela
in un fagottino di tessuto sottile e lo lasciò dentro l'acqua in infusione.
"Quindi questa tisana servirebbe per...?" chiese Cora
"Queste erbe hanno delle proprietà energizzanti, detto fra donne alcune sono anche brucia grassi. Bevuto ogni giorno aiuta a combattere l'affaticamento,
stanchezza e simili."
"Mi sembri la tipa che sta al bancone dell'erboristeria qua sotto."
Le due si misero a ridere e versarono l'infuso in quattro tazze, nessuno voleva zucchero o miele e arrivò il momento del verdetto:
"Niente male." disse Cora soddisfatta
"E siamo ancora tutti vivi, il che è un punto a favore." scherzò lo zio.
Derek era taciturno, aveva parlato poco ma visto come beveva pareva gradire. Anne gli si avvicinò mentre Peter e la nipote scherzavano:
"Lo so che non riesci a fidarti, ma dammi almeno la possibilità di dimostrarti le mie buone intenzioni."
Ci pensò su per un po', ritornò con la mente alle parole di Stiles e decise che si poteva fare. Si voltò verso Anne e fece segno di si con la testa, la
ragazza gli sorrise in segno di ringraziamento e poi aggiunse:
"Lascia che faccia qualcosa per voi."
"Tipo?"
"Allenarvi per esempio. Oggi provate e se ritenete sia inutile la finiamo qua."
"Io ci sto!!" gridò Peter "Da tanto non combatto contro qualcuno, mi servirebbe riscaldarmi un po'."
Posarono nel lavandino le tazze vuote mentre Anne insegnava a Peter dei trucchetti per poter combattere anche senza essere al pieno delle forze
creando gravi danni all'avversario.
Peter si divertiva come un bambino con un giocattolo nuovo finché Derek non interruppe:
"Bando alle ciance." Si alzò in piedi e si schierò difronte alla ragazza con aria di sfida "Vediamo che sai fare."
Sfoderò gli artigli e lei si mise in guardia:
"Non ne ho bisogno."
Derek si avventò sulla ragazza con foga e la attaccò ripetutamente causandole solo un piccolo graffietto sul volto.
"È tutto quello che sai fare Hale?" lo provocò lei sferrandogli un rapidissimo calcio in pieno volto schivato per miracolo. Anne iniziò una serie di
finte culminanti con l'ennesimo calcio che stavolta Derek non schivò, infuriato l'alfa si ri avventò su Anne ringhiando. La ragazza non si mosse e
all'ultimo secondo si voltò assestando a Derek una gomitata fortissima nella schiena. Il ragazzo cadde per terra come paralizzato: 
"Mira al punto giusto: massimo danno, minimo sforzo."
Quando Derek si fu ripreso dalla facciata che aveva preso, Anne lo aiutò ad alzarsi:
"Complimenti," disse "non credevo fossi tanto brava."
"Sono solo piccoli trucchetti, la bravura sta in altro."
"Sta nel saperli usare, ed hai fatto un buon lavoro."
"Allora mi assumi come allenatrice personale?"
Derek, stranamente le sorrise divertito
"Assunta."
"Così ti voglio nipote!" esclamò Peter battendo le mani
"Però qualcosa lo insegni anche a me, vero?" Intervenne Cora
"Ovvio cara! Corso di trucchi del combattimento ed erboristeria per tutti!"
Ebbe giusto il tempo di finire la frase che qualcuno bussò alla porta. Derek si avvicinò prestando molta attenzione, potevano aver seguito Anne
fino da loro e adesso cercavano di coglierli di sorpresa con questi "mezzucci".
"Stai indietro." intimò alla ragazza, fece segno allo zio di seguirlo e nascondersi vicino alla porta, Peter afferrò una mazza e si posizionò. Anne e
Cora si nascosero a loro volta attendendo un po' spaventate.
Bussarono di nuovo.
Peter sollevò la mazza da baseball e Derek aprì la porta.

Anne guardò l'orologio: le 11.00.

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Capitolo 7
*** < Dobbiamo parlare > ***


Lo stalker era appostato davanti casa Whittemore e continuava ad interrogarsi sul perché la sua preda non fosse ancora tornata.
"Doveva già essere a casa almeno due ore fa. Cosa diavolo è andato storto?"
Ripercorse mentalmente gli spostamenti abituali della ragazza ma niente, aveva eseguito perfettamente il piano ma lei a casa non 
c'era. Dove era andata a finire?

Nel momento in cui Derek aprì la porta, Peter fece per colpire chi si apprestava ad entrare in casa.
"Salve ragazzi!" disse Isaac che subito dopo urlò spaventato nel vedere Peter che brandiva minaccioso una mazza da baseball.
"Che ci fai qui?" domandò Cora facendo capolino da dietro un mobile seguita a ruota da Anne.
"Sono venuto a trovarvi, ma vista l'accoglienza non credo di essere gradito."
Derek lo prese per la maglia e lo strattonò in casa, controllò accuratamente l'esterno prima di chiudere la porta mentre Isaac 
domandava il perché di tanta preoccupazione.
Peter informò anche Isaac degli ultimi avvenimenti mentre Derek si affrettava a girare il chiavistello dicendo:
"Dobbiamo stare attenti, chiunque ce l'abbia con lei potrebbe colpire anche uno qualsiasi di noi." si voltò e rivolgendosi ad Anne 
aggiunse "Fai parte del branco ormai, abbiamo delle responsabilità nei tuoi confronti, e ovviamente tu nei nostri."
La giovane lupa si sentì a casa, come avesse trovato una famiglia. Trattenne una lacrima di commozione e annuì.
"Stabilito ciò, Isaac vuoi della tisana?" intervenne nuovamente lo zio "L'ha fatta prima la nostra ospite, è davvero buona e novità: mi 
sento benissimo! Mi ha dato energia!"
Peter saltellava allegro per casa e più per farlo stare zitto che per altro Isaac acconsentì.
Anne fermò Derek che si stava allontanando e senza tanti complimenti lo abbracciò forte, come se abbracciasse un fratello maggiore 
che non vedeva da tanti anni. Rimase spiazzato nel sentirsi stringere con tanto affetto e gratitudine e finì col rispondere bruscamente:
"Ragazzina, tutta questa confidenza da dove proviene?"
Lei lo lasciò andare e con dolcezza rispose:
"Era un modo diverso per dirti grazie per avermi accolta nella tua famiglia, vale più di mille parole secondo me."
La ragazza si allontanò ad andò verso Isaac che beveva contento
"Ehi nuova arrivata!"
"Ehi membro anziano."
"Sei riuscita a spiazzare il boss, i miei complimenti più sentiti."
Isaac aveva visto l'abbraccio dei due e in quel momento si era sentito come violato, non aveva mai provato qualcosa di simile prima. Aveva 
provato come una sorta di invidia nei confronti di Derek, quasi odio. Che fosse geloso? Anne si era appoggiata al bancone della cucina vicino 
al suo vecchio amico, per errore aveva messo la mano su quella del ragazzo, si scusò pensando di avergli fatto male ma così non era. Al mannaro 
era balzato il cuore in gola, cuore che per giunta gli scoppiava da quanto forte batteva, ma la mano non gli faceva male. I due ragazzi 
chiacchierarono a lungo, si confidarono  le loro insicurezze, i loro dubbi, problemi. A volte Isaac nemmeno ascoltava Anne, il battito del suo cuore
era talmente forte che gli impediva di pensare o prestare attenzione ad altro. Che stava succedendo al bel mannaro?
All'incirca, gli succedeva la stessa cosa che stava accadendo a Lydia per altre ragioni. La ragazza aveva ricevuto un messaggio da Jackson che la 
invitava ad andare nello spogliatoio maschile, a quell'ora vuoto. Si era anche spaventata perché chi l'aveva invitata era arrivato alle sue spalle.
Avevano entrambi l'ora buca allora ne approfittarono per trascorrerla insieme. All'inizio avevano parlato del più e del meno, poi si erano lasciati 
travolgere dal desiderio e dopo una serie di baci appassionati erano finiti a fare l'amore. Certo era un po' scomodo ma meglio di nulla. Una sveglia 
sul cellulare fece capire a Jackson che dovevano iniziare ad andare, di li a poco sarebbe suonata la campanella e lo spogliatoio si sarebbe riempito.
Poco prima di entrare in classe arrivò a Jackson un messaggio di Anne che gli diceva che era dagli Hale e perché. Lo avrebbe aspettato li dopo scuola, 
non si fidava a tornare a casa in macchina da sola.
Il ragazzo si sentì d'improvviso in colpa, rispose velocemente al messaggio dicendole: < Dobbiamo parlare. > Premuto il tasto del silenzioso infilò il 
telefono in tasca ed entrò in classe. Trovò posto proprio affianco a Lydia e nel giro di pochi istanti l'insegnate entrò in aula. Economia: quanto era 
noiosa e lunga quell'ora! Jackson proprio non riusciva a tollerarla ma doveva. Ancora quella stupida e noiosissima ora e poi sarebbe suonata la pausa 
pranzo: ancora un piccolo sfozo.

"Non è andata. Perché non è tornata a casa! Non so perché. La seguirò di nuovo e ci riproverò. Si tranquillo, ce l'abbiamo in pugno."
Lo stalker chiuse la telefonata e ripose il cellulare sul cruscotto dell'auto.
Ancora non si spiegava cosa fosse andato storto nel suo piano perfetto, ma ci avrebbe riprovato a breve. Rientrato in casa si mise a sedere alla 
scrivania e si annotò i passi da seguire.
Non avrebbe sbagliato, non di nuovo.

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Capitolo 8
*** Mi fai davvero schifo ***


La giornata scolastica era terminata e Stiles non vedeva l'ora di rivedere il suo ragazzo. Anche Scott ed Allison avevano necessità di 
parlare con Derek dunque si recarono a casa Hale tutti insieme. Arrivati a destinazione incontrarono Anne ed Isaac che stavano chiacchierando 
beatamente, la ragazza parve un po' spaventata nel vederli arrivare. Perchè loro c'erano e Jackson no? Iniziò a temere che il ragazzo fosse 
incappato in qualche pericolo e quando vide che dopo mezz'ora non era ancora arrivato prese l'iniziativa e tornò a casa.
Si salutarono rapidamente poiché Anne aveva fretta di tornare a casa, quel messaggio l'aveva turbata molto. Isaac si era offerto di accompagnarla 
e lei aveva accettato di buon grado. Anne aveva inoltre confidato all'amico che di recente Jackson era strano, era diventato più freddo, meno presente, 
anche meno concentrato durante gli allenamenti. Rimaneva sveglio fino a tardi a messaggiare, probabilmente con Lydia, quando era sotto la doccia lo 
sentiva parlare al telefono con qualcuno e appena lei finiva di lavarsi lui buttava giù la telefonata. Non aveva mai saputo chi fosse l'interlocutore 
e non lo voleva sapere.
I ragazzi non informati degli ultimi avvenimenti furono aggiornati da un saltellante Peter che ancora si vantava delle energie riacquistate.
Stiles dopo il riassunto era sgattaiolato con Derek in camera, dalla quale non uscirono per un po'.
Allison e Scott si erano stretti l'uno all'altra spaventati da questa nuova minaccia, le loro mani divennero rosse per quanto se le strinsero.
"Jackson e Lydia? Sanno qualcosa?" domandò lei
"Sinceramente non lo so, credo che li informeranno a breve."
Cora si era persa nei suoi pensieri, cercava di capire che interesse poteva avere qualcuno a seguire la sua nuova amica ma proprio non riusciva 
a spiegarselo.
Nemmeno Anne riusciva a spiegarsi perché Jackson fosse arrivato a casa prima di lei, doveva andarla a prendere dagli Hale e lei si era scordata 
di avvisare che sarebbe tornata con la sua macchina.
"Rimango un po' qui fuori per vedere se succede qualcosa, va bene?"
La ragazza pensierosa si limitò ad annuire alla frase del mannaro. Aperta la porta sentì dei rumori al piano superiore, chiamò piano Isaac e con passo 
felpato salirono le scale. I rumori sembravano provenire dalla camera di Jackson.
Quando si rese conto che i rumori non erano rumori ma voci umane era tardi:
"Immagino che tu mi volessi parlare di questo."
Lydia fece un balzo nel letto e si coprì per non mostrarsi nuda, Jackson si spaventò a sua volta e dopo essersi coperto anche lui scivolò in uno dei più 
banali e peggiori cliché esistenti:
"Non è come credi... Posso spiegarti tutto!"
"Jackson, dal profondo del cuore, mi fai davvero schifo."
Anne corse nella sua camera da letto e iniziò a ficcare nel suo fedele borsone tutto quello che poté, intimo, vestiti, erbe della nonna, scarpe, tutto 
ciò che ci stava.
Jackson si infilò velocemente le mutande e cercò di fermarla imbattendosi in un impietrito Isaac che non sapeva cosa fare.
"Non andare via così, per favore."
Anne sfoderò gli artigli e il suo ringhio migliore, gli occhi diventati rosso fuoco assunsero un'espressione da far gelare il sangue nelle vene. Il biondo 
tentò di tenerle testa ma fu inutile, correndo imboccò le scale seguita dai due ragazzi. Montò in macchina e a stento vi riuscì a salire anche Isaac, 
Jackson arrabbiato con se stesso richiuse sbattendo la porta d'ingresso e risalì da Lydia, già vestita.
"Abbiamo combinato un casino" aggiunse lei.
La Ypsilon sfrecciava per la strada
"Santo cielo Anne! Vai più piano o ci ammazzi!"
La ragazza non lo ascoltava, più lui urlava meno lei lo stava a sentire. D'un tratto il ragazzo comprese cosa doveva fare e iniziò a parlarle con voce dolce:
"Conosco un posto, nel bosco. É tranquillo non ci va mai nessuno, quando volevo scappare da mio padre mi rifugiavo la. Se vuoi ti ci porto."
Anne si trattenne dal piangere, e fece segno di si con la testa. L'amico le indicò la strada e quando arrivarono scese. Lei rimase dentro la macchina,
 non riusciva più a trattenersi ed esplose in lacrime. Isaac le aprì la portiera e prendendola per mano riuscì a farla scendere dopo qualche tentativo 
vano. Si sedettero poco distanti dalla macchina, Anne piangeva senza riuscire a smettere mentre il mannaro la guardava senza sapere che fare, di 
nuovo. Quando Anne riuscì a calmarsi un po', poggiò la testa sulla spalla del suo amico. Il cuore del ragazzo sembrò fermarsi poi ripartì velocemente, 
gli batteva forte; prese coraggio e le cinse la vita con un braccio stringendola piano a sé.
La ragazza si sentì pervadere da un brivido piacevole:
"Grazie di essere qui, non sono riuscita a controllarmi. Di solito non sono così, non faccio così. Mi dispiace..."
Isaac non rispose ma prese ad accarezzarle il naso. Lei accennò un debolissimo sorriso:
"Te lo ricordi ancora? Da piccola mi faceva addormentare,." Fece una piccola pausa e riprese. "Dovevo aspettarmelo, quei due sono troppo innamorati, 
forse nel profondo sapevo che sarebbe successo."
Isaac era stregato, non riusciva più nemmeno a parlare. Ma a lei andava bene, le bastavano le coccole.
Il respiro divenne sempre più lento finché Anne si addormentò.
Il ragazzo non si mosse, aspettò fermo riflettendo su cosa stesse provando e su cosa avrebbe potuto fare. Magari avrebbe potuto chiedere consiglio 
a qualcuno, tipo a Scott. Ma era ancora presto.
Dopo una buona mezz'ora la ragazza si svegliò di soprassalto dopo aver fatto il solito incubo.
"Va tutto bene?"
"Si, nulla di che."
"Allora. Dove la porto signorina?"
"Ti direi a casa, ma quella non è più casa per me."
"Allora la porto dalla sua famiglia." Concluse il mannaro alzandosi in piedi e porgendole una mano. Quando la prese si sentì per un attimo al sicuro, 
tant'è che non voleva più lasciarla. Montò in macchina dal lato del passeggero e tornò di nuovo dagli Hale, riprese a piangere quando raccontò cosa 
era successo ed Allison si offrì di ospitarla.
Sembrava un'alternativa sicura, ma così non era.

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Capitolo 9
*** Dovresti cambiare il colore dell'auto ***


Il suo rifugio fu segreto ancora per poco perché lo stalker la seguì fino a casa Argent dopo una delle sue corse che, ormai, aveva preso 
l'abitudine di fare in compagnia.
Principalmente la accompagnava Isaac, passava molto tempo con lui e con gli Hale da quando con Jackson era finita: erano trascorsi quasi 
tre mesi. Un giorno Lydia si era presentata da lei con l'intento di scusarsi, non si era resa conto di cosa stesse facendo. Le due avevano 
poi chiarito e ormai lo shopping del venerdì era diventato una tappa obbligata, erano diventate davvero molto unite, anche con Cora si era 
instaurato un bel rapporto e spesso si aggiungeva anche lei il venerdì. Alla fine Jackson e Lydia erano tornati insieme, Anne ci aveva fatto 
l'abitudine e ora non ne soffriva più, il mannaro biondo per lei era rimasto un fratello. Ma era comunque rimasta a vivere da Allison. Il signor 
Argent era contento di avere un altro po' di compagnia e le ragazze sembravano quasi due sorelle.
Derek ora si fidava di lei, Peter si era completamente ristabilito, insomma: Anne aveva conquistato tutti.
In quei tre mesi lo stalker aveva acquisito un nome e un volto: era un cacciatore di nome Brad, alto, magrolino, capelli scuri cortissimi, aveva 
più volte attentato alla vita di Anne e Scott ma ancora nessuno sapeva perché.
Sulle prime Anne era spaventata, quasi non usciva di casa, poi capì che era inutile rinchiudersi perché che fosse stata all'aperto o al chiuso Brad 
l'avrebbe raggiunta lo stesso e a quel punto sarebbe stata pronta ad affrontarlo.
Riprese dunque ad allenare gli Hale, si insegnavano sempre qualcosa di nuovo a vicenda, erano un continuo aiutarsi l'un l'altro a migliorare, come si 
deve fare in un branco.
Anche Isaac si unì agli allenamenti dopo un po', ogni scusa era buona per stare con Anne, e se poi poteva vederla in tenuta sportiva - leggins sportivi 
a vita bassa fino al ginocchio e top colorati attillatissimi che finivano appena sotto la gabbia toracica - era ancora meglio.
I due amici si divertivano e a volte Isaac sbagliava di proposito per far si che la giovane alfa si dedicasse solo a lui, almeno per un po'. A lei non 
dispiaceva farlo, il corpo scolpito di Isaac che spuntava da sotto le canotte aderenti era uno spettacolo che apprezzava molto. Aveva imparato ad 
apprezzare molto l'amico in generale, un po' le piaceva.
Da quando andavano a correre insieme, nessuno dei due si era mai fatto avanti, si prendevano in giro, combattevano contro Brad, passavano dei bei 
momenti ma nulla di più.
Il giorno prima delle vacanze di Pasqua, scoprirono un nuovo posto dove correre e decisero di provare e cambiare un po'.
"Dovresti cambiare il colore della tua auto, mi vergogno a guidare una macchina lilla." disse Isaac un po' affaticato dalla corsa
"Cosa? No! Più che cambiare il colore, al massimo, non ti faccio guidare." discussero dell'argomento finché il ragazzo non le propose una scommessa: 
"Chi arriva prima alla macchina decide il colore, ok?"
"Ci sto."
"Via!" urlò Isaac cogliendola di sorpresa.
Il ragazzo correva veloce ma Anne gli stava alle calcagna:
"Non vincerai!" gli urlò raggiungendolo
"Questo lo dici tu." Isaac tentò di accelerare e Anne che stava perdendo terreno, in tutta risposta, gli saltò sulla schiena facendo finire il povero 
ragazzo faccia a terra.
I due scoppiarono in una sonora risata
"Ti sei fatto male?"
"Non quanto te ne farai tu adesso."
Per vendicarsi Isaac la buttò giù e la bloccò per terra. Il ragazzo era sopra di lei e nessuno dei due riusciva a muoversi o dire una parola, si 
fissavano intensamente negli occhi cercando di riprendere fiato dopo la corsa.
"Sai una cosa Lahey?" Isaac la guardò dubbioso. Anne lo spinse per terra e stavolta fu lei a bloccarlo sulla terra umida. "Mai abbassare la guardia."
"Perché ho di nuovo un senso di deja-vu?"
"Ci è successo anche da bambini giocando in cortile, inciampai cadendoti addosso."
Isaac la guardò dritto negli occhi verdi e senza distogliere lo sguardo aggiunse:
"Mi ricordo un'altra cosa," fece una piccola pausa "soffrivi il solletico!"
La ragazza scoppiò a ridere gridando all'amico di stare fermo e smettere di farle il solletico sui fisnchi ma le sue mani persero aderenza sul 
terreno e scivolò fino a sfiorare con il naso quello del ragazzo. Il cuore iniziò a batterle tanto forte che sembrava scoppiare, rimase immobile un attimo:
"Forse è il caso di andare." disse piano
Fece per alzarsi ma Isaac la trattenne per i fianchi avvicinandosi ancora di più alla ragazza, le loro labbra ora si sfioravano leggermente
"Che ne dici di rimanere ancora un po'?" le sussurrò lui con voce suadente. Anne non riusciva nemmeno a pensare a cosa fare o a cosa dire, come in 
automatico si accostò ancora di più alla bocca di Isaac e lo baciò teneramente. A lungo. Quando ebbero finito sentivano ancora i loro cuori battere in 
gola ma erano come liberi da un gigantesco peso.
"Torniamo a casa?" bisbiglìo lei, il ragazzo annuì sorridendo. Anne si mise in piedi porgendo una mano al mannaro per aiutarlo, lui l'afferrò e non la lasciò 
fino a che non arrivarono all'auto. Al ritorno guidò la ragazza e durante il tragitto nessuno dei due parlò, si scambiarono sguardi teneri e sorrisi ma non
 riuscirono ad aprire bocca. Posteggiata la macchina la ragazza domandò: "Ci vediamo dopo?"
"Si ma stavolta ti raggiungo io, non voglio che fai tutta quella strada da sola." Isaac le stava accarezzando una guancia con fare premuroso, allora Anne gli
prese il viso tra le mani e lo baciò di nuovo.
"Allora a dopo" bisbigliò
"A dopo piccola."
Il beta scese dalla macchina ed andò verso la sua parcheggiata poco distante. Accese il motore e andò via contento. Anne ancora non ci credeva, aspettò 
ancora un po' in auto poi scese ed entrò in casa di corsa.
"Mi stavo preoccupando, non ti vedevo scendere." disse un po' preoccupato Chris "É tutto ok?"
Con un sorrisone Anne rispose di si, schioccò un bacio sulla guancia allo zio - aveva iniziato a chiamarlo così da quando la ospitavano - e corse in bagno a lavarsi.
"Annie?"
"Si?"
"Chiedi al tuo amico quando è libero per una cena, avrei piacere di parlare con i ragazzi delle mie bambine. Sai, questioni da uomini."
Anne era come una seconda figlia per il signor Argent, quella che avrebbe tanto voluto ma non era riuscito ad avere. Non importava che fosse una mannara, 
anzi a volte un artiglio in casa gli faceva persino comodo .
"Va bene, ti farò sapere a breve. E zio?" si affacciò dalle scale
"Dimmi."
"Ti voglio bene."

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Capitolo 10
*** Mid-spring full moon ***


La luna piena di metà primavera si stava avvicinando e una certa tensione si avvertiva tra i mannari di turno, erano tutti in grado di controllarsi ma quella particolare luna piena aveva sempre sortito un effetto strano in tutti loro. Ad alcuni risvegliava brutti ricordi e un'insana tristezza, ad altri faceva letteralmente impazzire gli ormoni facendoli diventare irascibili e di umore variabile peggio di una donna col ciclo. Ad altri regalava una gratificante notte piena di incubi, ad altri una splendida notte insonne.
La luna piena sarebbe stata la notte successiva ma i primi segni del suo arrivo si facevano sentire. 
Anne e Scott erano diventati letteralmente intrattabili, Jackson era nevrotico, Cora e Peter avevano passato gran parte della notte in piedi poiché non riuscivano a dormire, un po' per la luna un po' per Derek che continuava a rivoltarsi nel letto mugugnando a causa degli incubi. Per contro Isaac sembrava il più normale e controllato. 
"Tutto bene?" Anne si voltò verso Isaac visibilmente scocciata, rispose tirando un calcio ad un sacco
"Ti pare possa andare bene?"
Il ragazzo rimase un po' male nel sentirsi rispondere in quel modo.
Anne si fermò e si scusò:
"Non intendevo... Lo sai che non riesco a controllarmi..."
"Ehi ehi ehi!" Isaac la abbracciò teneramente e lei ricambiò.
Tra i due non c'erano stati particolari sviluppi, i due baci di due settimane prima erano stati casi isolati e non avevano più avuto il coraggio di parlarne. Erano molto più uniti, inseparabili ma nulla che destasse particolare interesse negli altri componenti del gruppo.
"Stai tranquilla, lo so che non è colpa tua." Anne gli stampò riconoscente un bacio sulla guancia tornando poi a picchiare il sacco. Isaac era visibilmente imbarazzato, prese un respiro profondo e fissando il pavimento bofonchiò:
"Senti, ti andrebbe di uscire?"
La ragazza si fermò di colpo rischiando che il sacco le arrivasse in faccia:
"Intendi per"
"Per un appuntamento."
"Si." rispose secca. Isaac rimase un po' spiazzato, non credeva di ricevere una risposta così diretta "tutto bene?"
"Si. Ehm... Va bene per le 8?" 
"Benissimo. Vado a casa a prepararmi allora."
"Di già?"
"Isaac, sono le 7.20"
Alle 8 precise Isaac suonava al campanello degli Argent.
Chris aprì la porta squadrando un po' minaccioso il ragazzo
"Zio, così lo metti a disagio."
Anne era apparsa alle spalle di Chris: indossava una maglia verde brillante dalla manica a tre quarti, uno scollo a barchetta che lasciava intravedere il suo seno, un paio di jeans aderenti bianchi e degli stivaletti col tacco neri. I capelli erano raccolti in uno chignon, dal collo scendeva una catenina d'argento con appesa una A e in mano aveva una piccola pochette, sempre nera.
Lo zio le schioccò un bacio sulla fronte e lasciò i due ragazzi uscire e quando stavano per entrare in macchina gridò loro:
"Non fate tardi!"
Isaac, avvolto nel nero della sua maglia, aprì la porta e fece salire Anne, entrò a sua volta e la portò in un locale molto intimo e carino, poco fuori Beacon Hills. 
La serata era trascorsa veloce, avevano bevuto una birra, mangiucchiato tante schifezze, parlato tanto. Isaac si era anche macchiato i pantaloni beige comprati per l'occasone.
Arrivati a casa c'era Scott appostato sul tetto davanti la finestra di camera di Allison, stavano chiacchierando ma si erano fermati nel vedere la macchina del beta che arrivava. Silenziosamente li stavano osservando. Isaac aprì la portiera ad Anne, si inchinò esageratamente facendola ridere e le prese una mano per aiutarla a scendere. La tirò a sé e dolcemente la baciò. Anne gli mise le braccia intorno al collo stringendo piano mentre Isaac le cingeva la vita. Allison e Scott si guardarono contenti mentre la cacciatrice si metteva una mano sulla bocca spalancata.
Isaac scortò la sua "amica" fino alla porta dove Anne lo salutò con un bacio sulla guancia. Caspita quanto era bella! Non riusciva a smettere di guardarla.
"Anne!"
"Si?"
"Ti andrebbe domani di stare di nuovo insieme? Per via della luna... Sai avrei piacere ad avere vicino qualcuno che mi tenga d'occhio."
La ragazza si morse il labbro inferiore e fece segno di assenso con la testa.
"A domani allora, milady."
"A domani."
Entrambi avevano due sorrisoni stampati in faccia e appena Isaac se ne andò, Scott lo seguì a ruota, voleva farsi raccontare i dettagli. Idem Allison, salutato il suo ragazzo, era corsa dentro per fare un interrogatorio alla sua vicina di camera.
"Ho trovato i loro punti deboli. Si adesso sarà ancora più facile. Certo capo."
Brad chiuse la telefonata e ripose il telefono, era un passo avanti alle sue vittime. E il bello era che non si erano accorte di essere seguite.
Anne si infilò tranquilla sotto le coperte, ripensò a quella magnifica serata che era app ena 
trascorsa e mentalmente si disse:
"Stai facendo un ottimo lavoro, tutto sta andando secondo i piani.

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Capitolo 11
*** Sangue Nero ***


Il mattino dopo i ragazzi dormirono fino a tardi, le ragazze si erano armate di sveglia ed erano andate a fare spese. A fare pettegolezzo mentre facevano spese per lo più.
“Niente Cora oggi?” domandò Lydia guardandosi in giro
“No, non aveva molta voglia.”
“Ma insomma smettetela!” interruppe Allison prendendo Anne sotto braccio “Forza voglio i dettagli!”
“I dettagli di cosa?” Lydia si stava incuriosendo parecchio
“Ieri sera la nostra Annie è uscita con, rullo di tamburi, Isaac!”
“No! Dettagli dettagli dettagli! Ho già detto che devi dirci tutto fino nei dettagli?”
L'alfa iniziò a ridere mentre le sue amiche continuavano a insistere
“Ieri non mi ha detto praticamente niente!”
“Ora ci racconterai assolutamente tutto!”
“Va bene, va bene. Vi racconterò tutto”
“Finalmente!” esclamò Lydia interrompendo
“Ma non c'è molto da dire. Siamo andati in un locale, abbiamo parlato, mangiato, bevuto, e mi ha portata a casa.”
“Ma di cosa avete parlato? Anzi no, prima voglio sapere come bacia.” domandò Allison
“Cosa? Vi siete baciati?”
Anne alzò gli occhi al cielo mentre sul suo viso si dipingeva un sorriso di compiacimento:
“Benissimo.” alzò un dito azzittendo le ragazze che stavano ricominciando a ridacchiare “Stasera ci rivediamo.”
“Allora serve un vestito adatto.”
Anne venne trascinata in lungo e in largo per il negozio alla ricerca dell'outfit perfetto, dal canto suo Brad  raggiungeva il suo mandante.
“Che novità mi porti?”
“Il mio piano è pronto, ho intenzione di tendergli una trappola: riuscirò a far sì che siano tutti quanti lì, come da tuo ordine.”
“Perfetto Brad,” disse calmo Gerard “lei sa come guarirmi e farmi diventare ciò che voglio. E quando così sarà probabilmente sarà allo stremo delle forze, la ucciderò e dopo di lei Scott, non è lui l'alfa originale?”
“Esatto.”
“Il mio potere sarà enorme.” Gerard tossì in un fazzoletto e si asciugò la bocca, sporca di sangue nero.
Nonno Argent macchinava da tanto la sua vendetta, Scott e il suo branco gli avevano giocato un brutto tiro e ora sapeva come fargliela pagare. Per mesi era riuscito a convincerlo che era diventato innocuo, non aveva più interesse ad acquisire potere: il ragazzo ci era cascato in pieno. Per non parlare della sua nipotina, ora iniziava anche a volergli un minimo di bene, come si potrebbe sospettare di un nonno malato che sputa sangue nero affetto da una malattia che nessuno sa come curare? Un nonno che per giunta sembra anche rassegnato all'idea di dover morire.
Gerard congedò Brad che tornò immeditamente a casa. Brad era un infermiere che si occupava di Gerard all'inizio, tutti lo credevano pazzo, era stato licenziato per questo. Credere nei lupi mannari oggi è considerata pazzia, allora anche Scott e il suo branco dovrebbero essere considerati dei pazzi?
Brad picchiettava insistentemente la penna sul tavolo, qualcosa non andava e doveva capire cosa. Iniziò a sbattere la penna sempre più velocemente, lo aiutava di solito. Adirato spinse giù dal tavolo tutto ciò che vi era sopra facendo un gran disastro, si voltò a guardare i fogli caduti per terra fissando lo sguardo su uno di essi: aveva capito cosa mancava.

Stiles irruppe in camera di Isaac che dormiva profondamente:
“Buongiorno mannaro riccioluto! Il sole splende, gli uccellini cinguettanto e io voglio sapere tutto di ieri sera.”
“Vattene.” bofonchiò il beta
“Stiles vieni via dai!” disse Scott cercando di tirarlo via dal letto di isaac sul quale si era appena seduto
“Non finchè questo bel mannaro addormentato non sputa il rospo.” iniziò quindi a scuotere Isaac che gli lanciò un cuscino in faccia.
Stiles non demorse nemmeno quando fu minacciato con artigli e ringhi vari ma dopo un po' riuscì a raggiungere il suo scopo:”
“Basta!” esplose Isaac “Ti racconterò tutto ma smettila.”
“Giurin giurello. Spara.” Stiles incrociò le gambe sul letto, poggiò i gomiti sulle gambe e il mento sui pugni chiusi fissando con un sorriso quasi inquietante il povero beta, Scott si appostò in un angolo del letto ad ascoltare l'amico.
“Beh, l'ho portata Silver Moon e per la stra grande maggiornaza del tempo abbiamo parlato.” gli occhi gli si erano illuminati, si infilò le mani nei capelli arruffati abbassando la testa, la rialzò e proseguì sorridendo “Non stavo così bene da un sacco di tempo e stasera ci rivediamo.”
Stiles gli diede una pacca sulla spalla:
“E bravo Lahey.”
“Stasera cosa vuoi fare, ha qualce idea?”
Isaac ci pensò su un secondo:
“Ha un paio di idee.”
“A che ora vi vedete?” domando Stiles curioso.
Il beta sgranò gli occhi:
“Merda!” prese il cellulare e guardò l'orologio “Sono già le 11? E non ho fatto niente! Non l'ho nemmeno avvisata, sono in tremendo ritardo.”
Scese giù dal letto di tutta fretta rischiando di cadere e si fiondò in bagno. Scott e Stiles lo seguirono con lo sguardo e quest'ultimo scuotendo la testa disse:
“Lo abbiamo perso.” I due amici si guardarono
“Che dici, gli diamo una mano?”
“Certo grande capo mannaro.”
Simultaneamente si alzarono gridando in coro:
“Isaac!”
 

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Capitolo 12
*** Assolutamente Perfetto! ***


“Più a destra. Non quella destra, l'altra destra!”
“Che si chiama sinistra, Stiles.” sibilò Scott
“Come ti pare. Fermi! Mettete giù. Perfetto!”
I ragazzi indietreggiarono per guardare come sembrasse il tutto, Isaac battè una pacca sulle spalle ai suoi amici:
“Grazie dell'aiuto ragazzi. È tutto perfetto e vi devo un enooorme favore.”
Scott sorrise e lasciò intendere che era tutto okay, mentre Stiles partiva in quarta:
“Beh io avrei un paio di idee...” Isaac guardò l'orologio
“DEVO ANDARE!” correndo prese al volo la giacca e la sciarpa e si dileguò prima che qualcuno potesse ribattere
“Non avevo finito.”
“Glielo dirai un'altra volta.”

“Vuoi stare un po' ferma? Anne santo cielo!”
“Ti ho detto mille volte che non sopporto tanto trucco in faccia.” l'alfa cercava invano di allontanare i pennelli da trucco di Lydia che si sembravano svolazzare intorno al suo viso. La rossa truccatrice, per far fronte all'evenienza aveva chiamato anche Cora che, insieme ad Allison, bloccavano l' “inglesina” sulla sedia, dalla sua espressione sembrava che stesse subendo una tortura invece che una seduta intensiva di trucco.
“Liberatela, ho finito.” Lydia chiuse la palette di ombretti con un gesto teatrale per riporla poi nella borsetta. Allison e Cora si complimentarono con l'amica per il risultato del make up, Anne non sapeva se voltarsi e guardarsi nello specchio. Alla fine si voltò e per un momento sembrò non riconoscersi nemmeno, sgranò gli occhi e ringraziò di cuore le ragazze che tanto si erano impegnate per lei.
Pochi minuti dopo era sola nella camera mentre infilava in borsetta le ultime cose, le altre erano scese a salutare Jackson passato a prendere la truccatrice.
“L'ho sempre detto che il blu ti dona molto.”
Anne alzò lo sguardo e trovò il mannaro biondo appoggiato allo stipite della porta “Sei davvero bellissima.”
“E tu sei davvero esagerato.” gli andò in contro e lo abbracciò forte
“Se osa farti del male giuro che non sarà più capace di riprodursi.” la ragazza gli lanciò uno sguardo di avvertimento e Jackson alzò le mani “Mannaro avvisato mezzo salvato!”
Il campanello suonò, le 8.30 precise.
Anne si precipitò giù dalle scale per evitare che le sue amiche aprissero ma sii fece male a un piede, i tacchi a spillo non erano il suo forte. Ma comunque era troppo tardi: Isaac si era trovato davanti le ragazze e alle spalle i suoi amici, era letteralmente circondato.
Anne si aggiustò il vestito blu senza spalline e dopo che Jackson l'ebbe salutata scese le scale attirando l'attenzione generale, a metà della scala si fermò:
“Beh? Che c'è da guardare?” e prese a gesticolare come a cercare di sfatare l'attenzione.
I suoi amici ridacchiarono e scese velocemente gli ultimi gradini, afferò al volo la giacca di pelle e la sciarpa che Cora le aveva lanciato e si affrettò ad uscire da casa.
“Credo abbiano scambiato questo appuntamento per un matrimonio o qualcosa di simile. Non la finivano più di truccarmi, hanno voluto che comprassi tutto questo” indicò come era vestita “perchè tutto fosse ASSOLUTAMENTE PERFETTO!” sottolineò particolarmente le ultime due parole perchè erano state il ritornello del giorno.
“Invece ho tormentato i ragazzi perchè fosse tutto assolutamente perfetto.”
Si stavano dirigendo verso l'auto di Isaac ma a sentire il ragazzo si fermò:
“Lahey cosa hai architettato?” il ragazzo le tese una mano
“Sorpresa.” i due si scambiarono uno sguardo dolcissimo e con altrettanta dolcezza Anne prese la mano del ragazzo, la strinse piano quando furono fianco a fianco. Isaac la guidò fino alla macchina dove, galantemente, la aiutò a salire. Una volta dentro anche lui, si tolse la sciarpa e bandò la ragazza che non sapeva se preoccuparsi.
“Isaac  lo sai che-”
“Si si, ma ti prego prova a disattivare il tuo TomTom mannro almeno per un po'.”
Anne annuì ridacchiando, cercò a tentoni la cintura di sicurezza mentre il ragazzo partiva.
“Devo avere paura?”
“Hai paura delle case disabitate?”
“No, di quello che hai architettato si.”
Giunsero a destinazione dopo pochi minuti ma Anne ancora non poteva togliersi la benda. Isaac le aprì la porta e la guidò attento:
"Da quando mio padre è morto vivo da Scott," disse aprendo con cautela una porta "ma non hai mai visto dove abitavo prima, giusto?"
"Solo da fuori, Jackson mi aveva indicato casa tua una volta, abitavate talmente vicini."
"Perfetto." Si addentrarono ancora un po', Isaac si allontanò da lei qualche istante per poi tornare dicendo "Non c'è corrente, quindi ci dovremo accontentare della luce delle candele." Le slacciò piano la sciarpa da intorno agli occhi e Anne rimase esterrefatta: in salotto il ragazzo aveva apparecchiato in maniera impeccabile un tavolino tutto circondato di soffici cuscini, le candele sui mobili e sullo stesso tavolino regalavano all'ambiente un'atmosfera molto romantica e intima.
"É davvero stupendo."
Isaac la baciò teneramente sulla guancia
"Felice che sia così. Ti piace il cibo cinese, giusto?"
"Giustissimo."
I due si accomodarono sui cuscini ed Anne si tolse i tacchi, scartarono i pacchettini del cibo d'asporto: era ancora caldo.
Come volevasi dimostrare la serata passò velocemente, la luna piena splendeva nel cielo nero ed Isaac stava imparando ad usare le bacchette cinesi con degli acini d'uva quando, innervositosi, sbattè con forza la mano sul tavolo e si alzò.
Anne non capiva cosa stesse succedendo e si avvicinò al ragazzo, una lacrima gli rigava il viso mentre con gli occhi serrati il mannaro cercava di trattenere le altre lacrime che prepotentemente cercavano di uscire. Anne gli posò una mano sulla spalla con dolcezza, lo sospinse piano verso il divano facendolo sedere, si sedette vicino a lui asciugandogli il volto.
"Sputa il rospo." gli disse piano, aveva tenuto duro duro fino a quel momento, ma tutti i sentimenti che Isaac aveva tentato di reprimere, erano stati svegliati prima dalla luna e poi da quel momento.
"Mia madre provò a insegnarmi a usare quelle stupide bacchette quando ero piccolo, non ci sono mai riuscito e stasera" Anne lo abbracciò forte interrompendo il racconto di Isaac che fu felice di fermarsi quell'istate, la ragazza gli accarezzò i capelli ricci e lo invitò a continuare.
Isaac proseguì raccontando dell'incidente che uccise sua madre, delle punizioni che gli infliggeva suo padre, come quando lo chiudeva nel freezer.
Anne rimase a bocca aperta, non avrebbe mai immaginato che il padre di Isaac fosse capace di quelle atrocità. Lo prese per mano rassicurandolo
"Non sei più da solo, adesso hai un branco, e per quanto possa valere hai me."
Isaac sorrise e le si avvicinò, la baciò dolcemente a lungo. La tensione dei giorni precedenti si era come dissipata in pochi istanti, i ragazzi su fissarono negli occhi per pochi istanti per poi tuffarsi di nuovo in un bacio appassionato. La mano di Isaac scivolò sulla cerniera del vestito di Anne, si aprì facilmente.
La mannara si allontanò un po', lo fissò dritto negli occhi e gli sorrise con un non so che di malizioso nello sguardo, si avvicinò nuovamente infilandogli una mano sotto la maglia bordeaux. Il vestito di Anne scivolò via, e così la maglia di Isaac, e i suoi pantaloni. E tutto il resto.
Resisi conto che quel divano era davvero scomodo, raccolsero i vestiti e andarono in camera da letto.
Isaac tirò fuori un preservativo da un cassetto mezzo rotto, Anne salì sopra il suo ragazzo e si "esibì" in una delle sue migliori performance in fatto di preservativi.
La notte fu lunga e quando furono stremati si distesero vicini, Anne appoggiò la testa al petto del mannaro accoccolandosi al suo fianco. Parlarono per qualche altro minuto, Isaac tirò su le coperte e si addormentarono, era davvero tardi.
Tutto trascorreva serenamente. Almeno sembrava.

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