Unwritten

di favouritesong
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 (prima parte) ***
Capitolo 4: *** Chapter 2 (seconda parte) ***
Capitolo 5: *** Chapter 3 ***
Capitolo 6: *** Chapter 4 ***
Capitolo 7: *** Chapter 5 ***
Capitolo 8: *** Chapter 6 ***
Capitolo 9: *** Chapter 7 ***
Capitolo 10: *** Chapter 8 ***
Capitolo 11: *** Chapter 9 ***
Capitolo 12: *** Chapter 10 ***
Capitolo 13: *** Chapter 11 ***
Capitolo 14: *** Chapter 12 ***
Capitolo 15: *** Chapter 13 ***
Capitolo 16: *** Chapter 14 ***
Capitolo 17: *** Chapter 15 ***
Capitolo 18: *** Chapter 16 ***
Capitolo 19: *** Chapter 17 ***
Capitolo 20: *** Chapter 18 ***
Capitolo 21: *** Chapter 19 ***
Capitolo 22: *** Chapter 20 ***
Capitolo 23: *** Chapter 21 ***
Capitolo 24: *** Chapter 22 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"Unwritten"





Prologo




 
Teneva lo sguardo fisso fuori dal finestrino, cercando in tutti i modi possibili di svuotare la mente e di non pensare.

Il vetro freddo le sfiorava appena il naso tanto era vicina e le donava brividi lungo la spina dorsale.

Il paesaggio sfuggiva veloce, alberi e case si alternavano e Grace non ne perdeva di vista nessuno, soffermandosi con lo sguardo sui particolari di essi e tentando disperatamente di rivolgere la sua attenzione a quei particolari e di scordarsi, almeno per qualche secondo, il resto.

Ma la sua mente era altrove e quei particolari non restavano neanche un secondo nella mente di Grace che lei già pensava ad altro.

Quel pomeriggio Grace tornò alla spiaggia di Brighton e mai nella sua vita trovò luogo più suo di quello.

Quel pomeriggio Grace si sedette sui sassi grigi e freddi e posò la sua borsa accanto a sé in malo modo.

Quel pomeriggio Grace pianse e poté affermare, una volta che toccarono gli angoli della sua bocca e lei con un gesto secco le fece sparire, che le lacrime erano tanto salate quanto il mare.

Quel pomeriggio Grace trovò il mare più grigio del solito e quel pomeriggio Grace non se ne preoccupò.

Quel pomeriggio Grace ripensò ai centinaia di pomeriggi passati in quel luogo, così diversi tra di loro.

Quel pomeriggio Grace non piangeva perché aveva litigato con Harry, come era capitato molte volte precedentemente, poiché Harry e Grace non parlavano da quasi cinque anni; da quasi cinque anni Grace non rivolgeva la parola a colui che da quasi cinque anni non riteneva più il suo migliore amico.



Quel pomeriggio Grace aveva motivi diversi e assai più bui e oscuri per trovare il mare più grigio del solito.
 






Writer's corner.
Buonasera a tutti dsofweogk.
Sono tornata con una nuova ff (per chi non conoscesse quella che già sto scrivendo, si chiama Princey).
Questa sarà molto più intrigante e diversa da Princey e sono quasi sicura che vi prenderà forse un poco di più.
Spero che continuiate a leggere, a comprendere i personaggi e a conoscerli uno a uno.
Vi prego infine di lasciarmi una piccola recensione, per sapere cosa ne pensate, ci tengo molto.

xoxo.

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Capitolo 2
*** Chapter 1 ***


"UNWRITTEN"

 

Chapter 1

"Worst things in life come free to us"

 


Grace aveva sempre detestato i primi giorni di scuola.

Non si ricordava se li odiava da sempre o da quel pomeriggio di tre anni prima in cui si ritrovò a piangere per ore perché suo padre, unico membro della famiglia che lei riteneva le volesse davvero bene se n’era andato senza una parola, piantando in asso lei, suo fratello e sua madre e lasciandola sola.

Forse, pensò, era proprio per quest’ultima ragione.

Aprì la porta di casa e uscì qualche minuto in anticipo, jeans strappati le fasciavano le gambe snelle e le solite vans distrutte le calzavano i piedi e, un po’ per l’affetto verso di loro, un po’ per i ricordi, non si decideva mai a buttarle. Si soffermò un secondo davanti a casa per tirar fuori cuffie e telefono e per scegliere appositamente una canzone triste. Zayn diceva sempre, scherzando, che Grace aveva una playlist per ogni occasione e forse sotto sotto aveva pienamente ragione.

Non fece in tempo a riporre il telefono in tasca che dalla casa accanto alla sua uscì Harry. I ricci raccolti in un cappello di lana blu. Si guardarono qualche secondo negli occhi, poi Grace gettò a terra il suo skateboard, ormai distrutto dagli anni, con più violenza del solito e, dopo esserci salita sopra e aver alzato il volume della musica, sfrecciò via, non regalando all’ex amico neanche un ultimo sguardo.

Dalle labbra di Harry sfuggì un sospiro.



La storia di Grace ed Harry era tra le più comuni.

Sin da piccoli, avevano avuto un legame speciale. Dove c’era Harry c’era Grace e dove c’era Grace c’era Harry. Le madri dei due erano amiche dal liceo e loro dalla nascita.
Non c’era un giorno in cui, la mattina, Grace non si svegliasse e, dopo aver scostato le tende allora rosa dalla finestra, non vi trovasse Harry già pronto a darle il buongiorno dalla finestra della casa accanto.
I due erano inseparabili e entrambi conoscevano meglio l’altro che sé stessi.
Era una di quelle amicizie così potenti che la felicità dei bambini dipendeva dalla presenza dell’amico/a.
 
All’età di dieci anni, Grace si innamorò di Harry.

All’età di dieci anni, il lavoro del padre di Harry fu trasferito a Londra e per un anno Harry e ne andò, dimenticando troppe volte di scrivere all’amica, di chiamarla o solamente di ricordarle che le voleva bene.

All’età di dieci anni Grace cominciò ad odiare Harry, perché se c’era una cosa che odiava di più dei primi giorni di scuola erano le persone che la lasciavano, che partivano e tagliavano i ponti.

Harry e Grace non tornarono più amici e il sentimento che li univa era quasi definito odio e ormai era reciproco. Grace ignorava Harry ed Harry cominciò ad odiare Grace.

A undici anni Grace conobbe Zayn. E si trovò ad adorare la sua amicizia con il moro e più d quella adorava lui.
Era sempre stato un ragazzo (quando lo conobbe, bambino) riservato ma così simile a Grace che a volte entrambi si stupivano. Se lei era triste, Zayn c’era sempre. Non faceva domande, se non veniva richiesto, non insisteva. Le si sedeva accanto e attendeva che fosse lei a parlare e così aveva sempre fatto lei. Ed era esattamente quello che entrambi avevano bisogno.
Lui era il punto di riferimento che lei cercava da quando, a dieci anni, aveva perso il suo.
 

Al ritorno di Harry, Grace non volle vederlo e lui, che forse si era temporaneamente dimenticato della loro amicizia, non se ne preoccupò più di tanto, pensando ad una rabbia passeggera.
Le loro madri, da buone amiche, cercarono di riappacificarli, ma Grace era irremovibile.

Quando toccò al padre di Grace, lasciarla sola, una nuova crepa si formò nel cuore della ragazza, una crepa assai profonda e lei, inconsapevolmente divenne più forte.

Troncò il rapporto con il padre e quando lui, un anno dopo chiamò casa per vedere i figli lei si chiuse in camera e nessuno riuscì a farla uscire.
Grace era ormai avvolta in una corazza impenetrabile di delusioni, di perdite, di un rapporto orrendo con la madre, da una corazza impenetrabile di cui lei non era neanche a conoscenza.



 
Posò il piede sull’asfalto fermando lo skate esattamente davanti a casa di Zayn, giusto in tempo per vederlo uscire di casa, silenziosamente. La raggiunse dopo aver percorso il vialetto della sua villetta.

“Buongiorno Gray” la salutò e se lei non fosse stata di così cattivo umore avrebbe sorriso. Zayn aveva usato il nomignolo chele affibiava quando sapeva che lei era triste, perché diceva che tutto il suo mondo attorno era grigio.

“Come fai a sapere come sto?” chiese lei, non pensando alla stupidità della domanda posta.

“E’ il primo giorno di scuola” rispose il moro scrollando le spalle e voltandosi a guardare gli occhi neri come la pece di lei.

“Giusto” affermo lei, chinandosi a raccogliere lo skateboard malandato e incamminandosi al suo fianco.

Camminarono fino a scuola, che distava solamente cinque minuti a piedi da casa di Zayn.
Giunti davanti al cancello di ferro battuto dell’high school di Holmes Chapel, Grace individuò subito il gruppetto di amici di Zayn e ormai anche suoi, o almeno, quasi tutti suoi.
Harry chiacchierava allegramente con Louis, sorridendo e mostrando le fossette ai lati delle guancie che lei da piccola amava follemente.
Zayn e Harry erano diventati amici dopo il rientro di quest’ultimo a Holmes Chapel, quando entrambi i ragazzini avevano quindici anni.
Il moro non aveva mai provato a riavvicinare la sua migliore amica con uno dei suoi migliori amici perché conosceva perfettamente il carattere di Grace e la sua testardaggine.


Salutò il moro con un bacio veloce sulla guancia e raggiunse la panchina sotto l’acero che ormai conosceva a memoria in ogni suo particolare, in ogni scritta incisa negli anni da liceali allegri o disperati, in ogni scrostatura della vernice verde scuro che non veniva ridipinta da anni.

Su quella panchina l’attendeva la sua migliore amica.
Grace ed Emily divennero amiche nello stesso periodo in cui lei conobbe Zayn e da lì erano diventate come sorelle.
La sua faccia era ricoperta dalla cascata di capelli biondi, mentre il suo viso era chinato a leggere un foglio.

“Giorno Em” la saluto Grace, sedendosi accanto alla bionda e posando lo skate ai suoi piedi, mentre si lasciava sfuggire un sospiro.

Gli occhi azzurro cielo di Emily si spostarono immediatamente dal foglietto al viso dell’amica e le labbra scattarono in un sorriso.
“Abbiamo quasi tutte le ore insieme” esordì “grazie al cielo” e così dicendo pose il foglio dell’orario che fino a pochi secondi prima stava esaminando, all’amica.

“Grazie” mormorò la mora, prendendo in mano il pezzetto di carta e consultandolo con poco interesse: sperava solo che la giornata finisse il prima possibile.
Voltò lo sguardo per pochi secondi e vide il gruppetto di Zayn parlare dall’altra parte del cortile. Il suo migliore amico fumava avidamente una sigaretta e ne aspirava il contenuto a intervalli regolari.
Si voltò nuovamente verso Emily, che la osservava con interesse, attendendo una sua reazione scazzata da primo giorno di scuola a cui la bionda ormai, a malincuore era abituata.

“Stasera possiamo vedere un film da me esordì invece la mora con un tono di voce tranquillo “mia madre e Will sono a cena da Anne” aggiunse.

Emily annuì e un sorriso le illuminò il viso. Conosceva la storia di Grace e aveva sempre cercato di esserci per lei, soprattutto nelle “giornate no di Grace” come quella. Grace, per lei, c’era sempre stata.
Il suono acuto della campanella riempì il cortile e automaticamente da due angoli diversi, un ragazzo gettò a terra la sigaretta ormai giunta al filtro e una ragazza svogliatamente sollevò da terra il suo vecchio skate. Un legame profondo li univa.
 
Zayn Malik aveva preso ad odiare i primi giorni di scuola da quando li odiava la sua migliore amica. Vedere la tristezza sul suo volto lo distruggeva. E poi lui non era mai stato bravo ascuola, solo in matematica. La sua media era scarsamente sufficiente ed era all’ultimo anno ormai. I professori ormai si erano abituati al suo scarso interesse verso lo studio. Al suono della campanella, dopo aver gettato a terra il mozzicone della sigaretta che stava fumando, salutò con un cenno i suoi migliori amici e comincò ad attraversare il cortile a grandi passi verso Grace.

Era diventata veramente bella, quell’estate. I capelli corvini le ricadevano davanti al viso mentre si chinava a raccogliere lo skate da sotto una panchina sulla quale poco prima sedeva. Il suo viso era solcato da un’espressione corrucciata che Zayn conosceva bene. L’estate le aveva scurito leggermente la pelle solitamente bianca come il latte e donato un fisico ancora più slanciato, nonostante non fosse altissima.

Eppure Grace, come Zayn sapeva bene, non era una ragazza che si vantava della propria bellezza o della sua assai elevata intelligenza, che il moro aveva notato nell’instante in cui l’aveva conosciuta, ormai quasi otto anni prima.
Diede un calcio ad un sassolino, facendo scontrare la sua scarpa da ginnastica con il suolo erboso. Sapeva quanto lei fosse una ragazza complicata, ma tra loro c’era un legame solido.
La raggiunse e le mise un braccio intorno alle spalle, salutando con un sorrisetto Emily che le stava accanto.
Lui e la bionda non erano mai andati molto d’accordo ma sapendo di essere entrambi molto importanti per Grace ma soprattutto per quieto vivere, cercavano di non litigare.

“Mi accompagni a prendere l’orario?” le chiese lui, conoscendo già la risposta.

“Certo” rispose, tenendo sottobraccio lo skate e cominciando a camminare più svelta. “Ci vediamo in classe, Em” salutò la bionda, prima di varcare la soglia dell’istituto.
Per alcuni la giornata volò velocemente, per altri (come Grace) no.
All’uscita salutò Zayn ed Emily e, dopo essere salita sullo skate, cominciò a percorrere la strada verso la stazione dei treni.

Tornò da Brighton tardi e non se ne curò minimamente, come sua madre d’altronde. La donna non le chiese dov’era stata, ebbe solamente il tempo di salutarla, prima di uscire per andare a cena dagli Styles, trascinandosi dietro suo fratello Will.
Sapeva com’era fatta la figlia, estremamente chiusa e riservata.
Solitamente Grace era di buon umore, ma non quel giorno. E in giorni come quelli Grace voleva restare sola e così doveva essere.
Harry Styles vide Grace tornare a casa. Appollaiato pigramente sulla finestra davanti a quella di Grace intento a leggere un libro. Provò una certa curiosità nel vederla tornare a quell’ora, ma infondo sapeva dov’era stata. La conosceva troppo bene, non era mai cambiata.


Harry, sotto quell’odio e quel rancore, non aveva mai abbandonato Grace.





 

Writen's corner.
Buonasera c: ho pubblicato subito il primo capitolo, sperando che riesca a ricevere più attenzioni del Prologo.
Fatemi sapere che ne pensate, pubblicherò il prima possibile c:
xoxo.

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Capitolo 3
*** Chapter 2 (prima parte) ***


"UNWRITTEN"
 
Chapter 2 (parte uno)
 
(leggete le note a fine capitolo, grazie.)


Rimase a guardarla tutta la sera, seminascosto nella penombra. I suoi occhi smeraldini non lasciarono un attimo l’immagine di Grace.
Appena Grace ritornò dalla spiaggia, si gettò a peso morto sul suo letto e spalancò la finestra, accaldata per il viaggio di ritorno sullo skateboard. Prese il computer portatile e cominciò a scrivere.


Perché se c’era una cosa che la rilassava era scrivere.
Grace scriveva da sempre, quando era triste, quando era felice.
Poesie, racconti, canzoni, riassunti, testi o frasi sconnesse. Grace aveva sempre scritto ed era la cosa che più amava fare.
Non solo aveva una proprietà di linguaggio favolosa, ma anche una fantasia quasi rara. La gente, quando leggeva un suo racconto (nonostante accadesse ormai raramente che la ragazza lasciasse qualcuno leggere i suoi testi) ne rimaneva affascinata e in qualche modo segnata. Perché bellezza così elevata non si trova facilmente, incastrata tra una parola e l’altra.
Eppure Grace ci riusciva. Grace riusciva, non appena la matita toccava il foglio e la punta si scalfiva leggermente, riusciva a imprigionare nella carta, tra una riga e l’altra, pura magia.

 
E questo Harry lo sapeva e sorrise leggermente quando la vide prendere il computer e cominciare a battere velocemente sui tasti e pensò che avrebbe pagato per poter leggere ciò che l’ormai ex amica stava scrivendo. Ma in quel momento, Grace sollevò di scatto la testa e, nonostante non vide Harry, poiché quest’ultimo si era lanciato nell’ombra appena in tempo, provò una morsa al cuore quando vide la finestra e Harry le mancò più che mai.
E come sempre, riabbassò la testa e pensò che era giusto così.
 

 
***


Era passata una settimana dal primo giorno di scuola. L’umore di Grace era nettamente migliorato, un po’ grazie all’aiuto dei suoi migliori amici, in particolare di Zayn, che le era stato vicino.
Quel lunedì pomeriggio all’high school di Holmes Chapel cominciarono anche gli allenamenti di calcio, come ogni attività extra scolastica e si svolgevano ogni lunedì per le due ore dopo la fine delle lezioni.
Harry, Louis e Zayn erano forse i più bravi giocatori della squadra sin dal primo anno e il loro successo a scuola era soprattutto dovuto a questo.

Nessuno dei tre se ne vantava, nonostante ciò li aiutasse molto nel caso dovessero interessarsi in qualche ragazza particolare. Harry e Louis ne avevano avute sempre diverse, mentre Zayn, nonostante fosse tra i più gettonati, ancora non aveva perso la testa.


Quel lunedì pomeriggio l’estate stava lasciando spazio all’autunno e un venticello fresco si insinuò sotto la divisa di Harry che rabbrividì leggermente e scrollò le spalle. Fece qualche giro di corsa del campo e subito sentì il freddo lasciarlo andare. Quella giornata era stata faticosa e l’insegnante di matematica aveva assegnato un numero altissimo di esercizi, cosa che l’aveva fatto arrabbiare parecchio. Cominciò a piegarsi o a fare piccoli saltelli per scaldarsi, fu allora che la notò.

Stava seduta a gambe incrociate sull’ultima fila degli spalti. Aveva un maglioncino verde scuro, ma quello lo aveva già notato a pranzo, e le cuffie nelle orecchie. Agitava la testa a tempo con una canzone che Harry non sentiva.

Sapeva che Grace non si perdeva un allenamento per aspettare Zayn. Si piazzava sugli spalti e passava le due ore ad ascoltare musica o leggere, senza seguire neanche un secondo ciò che stava succedendo nel campo. Alzava gli occhi solo quando Zayn era in possesso di palla, nonostante le cuffie, gli occhi impegnati nella lettura di chissà che libro, lei alzava gli occhi sempre in tempo per vedere il suo migliore amico segnare e gli sorrideva.
Lui, dopo ogni goal alzava gli occhi e, abituato, le sorrideva di rimando e lanciava un bacio.


Tantissime volte chiedevano a Zayn e Grace se stavano insieme e, alla risposta negativa, molti non ci credevano tanta era la sintonia tra i due.
E lo pensò anche Harry, il giorno in cui, tornato a Holmes Chapel all’età di undici anni e mezzo, mentre la madre toglieva le scatole imballate dal bagagliaio dell’automobile e lui uscì di corsa dall’auto, vide Zayn e Grace seduti sui gradini della veranda della bambina.
Un’ondata di gelosia attraversò il corpicino del bimbo. E, una volta che Grace alzò gli occhi e lui le sorrise, pronto a sentirla urlare “Sei tornato!” e a vederla correre da lui, venne accolto da uno sguardo gelido carico di rancore.
Da quegli occhi neri che tanto conosceva.
E improvvisamente capì. Capì che avrebbe dovuto chiamarla di più o che non avrebbe dovuto partire affatto. E i sensi di colpa, coi giorni divennero gelosia per quel Zayn, con cui era stato rudemente rimpiazzato.
Cos’aveva più di lui?
E quando poi divenne amico di Zayn, la gelosia divenne rabbia. Grace era stata solo un’egoista, aveva pensato. Dopotutto non l’aveva mica deciso lui di partire, no? E la rabbia fu rimpiazzata dalla nostalgia per quella persona che per lui era stata come una sorella. E, dopo qualche anno, odio e rancore riempirono quella parte del cuore di Harry che quest’ultimo aveva gelosamente tenuto per Grace.

 
Ma Grace era fatta così. Non le importava un bel niente di essere stata o di essere tuttora egoista. Grace aveva sempre ricevuto troppo poco amore e per quanto scrivesse riguardo a questo sentimento si sentiva spesso una stupida. Le uniche due persone che, oltre ai suoi attuali amici, l’avevano amata (o almeno questo è quello che pensava) l’avevano lasciata. E ora quel vuoto lo stavano colmando Zayn ed Em.
Ma Grace aveva sempre avuto quella voragine dentro, che con la scomparsa del padre si era allargata. Ma Grace, nonostante avesse avuto tanta paura prima, pian piano aveva cominciato ad aspettarsi di tutto e quindi a sopprimere quella paura che le attanagliava il cuore.

 
Harry notò Grace e subito si girò dall’altra parte, come aveva fatto negli scorsi sette anni e, come era successo negli scorsi sette anni, a Grace ciò non sfuggì.
Ma a Harry mancava Grace e le mancava la sua figura nella sua vita, sapeva che Grace era sempre la stessa perché ai tempi l’aveva conosciuta meglio di tutti. Harry l’aveva capita.
E a Grace ovviamente mancava Harry. Ma lei andava avanti perché la vita le aveva insegnato così.


Ad allenamento concluso, Grace cominciò a scendere i gradini saltellando verso il campo, dove la squadra si stava disperdendo verso gli spogliatoi.
“Potevi fare meglio!” esclamò, una volta saltato l’ultimo gradino e trovatasi davanti a Zayn che con un panno si asciugava il sudore dalla fronte con un panno.

“Ho fatto quattro goal!” protestò lui, mettendosi le mani sui fianchi a mò di rimprovero.

“E li hai dedicati tutti a me giusto?” gli chiese allora lei, con un sorriso a cui il moro non esitò a rispondere, per poi aprire leggermente la bocca per rispondere, ma lei lo precedette.

“Giusto. Muoviti a cambiarti” gli disse, dandogli una leggera spintarella verso gli spogliatoi.


Harry da bordo campo vide tutto e una stretta al cuore lo fece sussultare.









Buonasera fanciulle,
prima di tutto volevo avvertirvi che ho diviso il capitolo in due parti perchè sennò veniva di una lunghezza indecente e vi sareste rotte le scatole invisibili dopo poche righe.
Dal prossimo capitolo succederà una cosa che darà inizio alla serie di eventi su cui è basata tutta la storia.
Comunque dovrei pubblicarlo domani pomeriggio, credo.
Lasciatemi una recensione, perfavore.
Xoxo.

 

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Capitolo 4
*** Chapter 2 (seconda parte) ***


"UNWRITTEN"


 
Chapter 2 (seconda parte)

Zayn si cambiò a una velocità impressionante e in meno di dieci minuti stava uscendo dallo spogliatoio e dal campo dal calcio, dove Grace girava per il parcheggio sul suo skate, aspettando l’amico e guidata da un flusso di pensieri tutto suo.

“Hey” le gridò Zayn per attirare la sua attenzione.

Lei prese la rincorsa e lo raggiunse in pochi secondi dall’altra parte del parcheggio, frenando bruscamente accanto a lui e provocando uno scricchiolio acuto.
“Cazzo” imprecò lui “questo coso fra poco ti lascerà a piedi per sempre” finì, sollevando da terra il vecchissimo skate che le aveva regalato Harry a nove anni e che lei si era imposta di non gettare.
Grace doveva far sembrare che di Harry non le fregasse nulla, sperando così di essere lasciata in pace da quest’ultimo. Il fatto è che Grace non voleva apparire debole, perché sapeva che più sarebbe stata forte e coraggiosa, meno l’avrebbe scalfita la prossima delusione.
Solo Emily e Zayn avevano capito che sotto sotto Grace era fragile e che il tempo insieme ad una serie di eventi le avevano trasformato il carattere rendendola così.
Grace non si fidava quasi mai e le persone di cui si fidava si potevano contare su una sola mano.

Non aveva mai avuto una vera relazione e, nonostante molti ragazzi a Holmes Chapel la bramassero, lei per ora stava bene così e la gente aveva cominciato a conoscerla.
Attendeva qualcuno che l’avrebbe capita realmente e sapeva che in tutta la sua vita, l’unica persona che l’aveva capita davvero aveva la finestra a tre metri e mezzo dalla sua e ogni volta che lo rammentava si imponeva di non pensarci e semplicemente andava avanti.
 



Quel pomeriggio Grace e Zayn andarono a Brighton. Quest’ultimo era al corrente dell’amore dell’amica verso quella città e quasi ogni lunedì o nei weekend si offriva di accompagnarla.            
Pioveva a dirotto e il cielo e il mare erano di un grigio profondo ma ciò nonostante,Grace era di ottimo umore.
Camminavano l’uno di fianco all’altro per le stradine pendenti, Zayn rifugiato sotto un ombrello verde e Grace con solo il cappuccio a proteggerla.

“Dai” la implorava Zayn “vieni sotto, prenderai una polmonite” la trascinava dopo averle afferrato saldamente il polso.
Una risata cristallina fuoriuscì dalle labbra sottili di Grace.
“Ma è così bello” disse, soffermandosi sull’ultima parola.
Zayn sbuffò divertito e gliela diede vinta.

L’odore misto di salsedine e pioggia era impresso nell’aria e ogni tanto qualche tuono all’orizzonte si faceva sentire. I gabbiani volavano sotto la pioggia e si lanciavano in coreografie aeree, esplodendo in versi acuti: sembravano divertirsi quanto Grace sotto la pioggia.

Le persone si rifugiavano al di sotto di ombrelli colorati e percorrevano le vie quasi correndo, guidati dalla foga di arrivare a casa al caldo il prima possibile.
E Grace assisteva a quella scena quasi incantata, ormai lei e Zayn erano giunti sul lungomare dove centinaia di ombrelli colorati fuggivano al riparo.

Grace trascinò l’amico su uno dei diversi moli, dove prima delle attrazioni e di vari giochi c’erano decine di bar e chioschi dove turisti affamati si rimpinzavano di cibo spazzatura.
La mora si avvicinò a uno dei chioschi e ordinò due frullati, alla fragola e al cioccolato, rispettivamente per lei e per Zayn, come avevano sempre fatto.
Afferrarono saldamente i due bicchieri di plastica e si sedettero su una panchina al coperto pochi metri più avanti, stanchi per la camminata.

Amo questo posto” soffiò fuori lei, dopo un lungo sorso dalla cannuccia del liquido rosa ipercalorico, sbattendo i piedi sul pavimento composto di massicce assi di legno e osservando incantata l’orizzonte dove non si riusciva a distinguere bene dove incominciasse il cielo e dove finisse il mare.

“lo so” constatò il moro, scrutando la folla di turisti che si avventurava sotto l’acquazzone.

Chiacchierarono del più e del meno, la maggior parte delle volte ponevano domande inutili poiché già sapevano la risposta dell’altro, tanto si conoscevano bene.

“Te ne comprerò uno nuovo” disse poi Zayn, una volta finite le bibite, indicando con la punta della converse grigia lo skate decrepito dell’amica.
Quest’ultima finse un’espressione shockata “non se ne parla” concluse poi, afferrando l’oggetto e stringendolo in un abbraccio.

“AH! Ma è bagnato!” constatò poi, sciogliendo l’abbraccio e facendo scoppiare a ridere Zayn.


Il suono familiare del cellulare di Grace si diffuse nell’aria, avvertendola che le era arrivato un nuovo messaggio.
Posò lo skate a terra e frugò nella borsa in cerca del telefono.
“Chi è?” chiese poi  Zayn, una volta vista l’espressione di stupore mista a perplessità sulla faccia dell’amica.

“Il destinatario non è scritto” rispose lei in un soffio.

Lui attese un secondo e, non sentendola pronunciare altro domandò “cosa dice?”

Lei si voltò e lo guardò negli occhi prima “E’ la strofa di una canzone”

Zayn assunse un’espressione pensierosa. “quale?”

Ignorance dei Paramore” rispose lei, tornando a guardare il messaggio, sapendo bene che quella canzone era una delle sue preferite.

Il moro aggrottò le sopracciglia e sfilò il cellulare dalle mani di Grace, esaminando a sua volta il messaggio, sopra il quale c’era la scritta ‘blocked id’.

“chi può essere stato?” domandò all’amica, posando il cellulare in grembo a quest’ultima e gettando il frullato in un bidone lì accanto.

“Non ne ho idea” rispose lei, dopo averci pensato su qualche secondo e poi chiese “Em?” più a se stessa che a Zayn, che come risposta scrollò le spalle incerto.

“Bah” disse lei, alzandosi e infilandosi nuovamente il cappuccio in testa “qualcuno avrà sbagliato indirizzo” propose “oppure sarà solo uno scherzo” disse rivolgendogli un sorriso rassicurante.
Zayn seguì i suoi gesti quando si incamminò verso le attrazioni, con ancora un’espressione perplessa sul volto.



I don’t wanna feel your pain
When you swear it’s all my fault
‘Cause you know we’re not the same

Well you treat me just like another stranger
Well it’s nice to meet you sir
I guess I’ll go
I best be on my way out>
(Ignorance-Paramore)






Buongiorno fanciulle,
come promesso ho aggiornato oggi pomeriggio.
E, come promesso, è successo qualcosa che darà inizio alla vera storia di unwritten. E intanto si spiega il titolo, o almeno, un primo significato del titolo della storia (perchè poi altre cose ricollegheranno il titolo alla storia) comunque:

“Il destinatario non è scritto” rispose lei in un soffio"

Ringrazio quelli che l'anno aggiunta alle preferite,seguite e ricordate e a coloro che la leggono. Vi pregherei comunque di lasciarmi una recensione per capire cosa ne pensate.
un bacio.
xoxo.

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Capitolo 5
*** Chapter 3 ***


"UNWRITTEN"



 
Chapter 3.


Grace tentava di concentrarsi sulle parole del libro che avrebbe dovuto finire per il giorno dopo.
Aveva passato il pomeriggio prima con Zayn a Brighton e si era completamente scordata di andare avanti con la lettura del romanzo.
La mensa scolastica non era il luogo adatto per leggere e lei lo sapeva, ma cercava comunque imperterrita di ignorare le voci degli alunni intenti a chiacchierare allegramente. Le mancavano ancora davvero un bel gruzzolo di pagine, ma era cosciente del fatto di essere una lettrice piuttosto veloce.
La voce squillante di una ragazza dietro di lei che annunciava all’amica l’orario del corso di teatro pomeridiano le fece perdere il filo della lettura e, dopo aver sbuffato, chiuse il romanzo e lo depositò innervosita nella borsa.
Era stata la prima del suo gruppo di amici ad arrivare e, non avendo fame, si era presa solamente una mela che addentava controvoglia.


“Ehy Grace” alzò gli occhi per incrociare un paio di occhi vispi e blu come il mare. Conosceva Louis da tanti anni ormai e ricambiò il suo saluto con un leggero sorriso.

“Gli altri?” chiese poi lui, educatamente, posando il vassoio di plastica rosso accanto a lei e sedendosi.

“Non ne ho idea” disse lei e parve essersi accorta giusto in quel momento dell’assenza dei suoi amici.

“Come te la passi?” chiese poi lei a Louis, che stava già mangiando un piatto di pasta al sugo dall’aspetto colloso.

“Mh” masticò lui e, appena ingoiato, puntò gli occhi in quelli color della pece di lei ed esclamò sorridente “venerdì festa a casa mia!”

Grace parve illuminarsi, gli donò un sorriso cordiale e con voce tranquilla parlò “No”.

Louis, che dall’espressione sembrò aspettarsi la sua reazione, congiunse le mani in una sorta di preghiera e cominciò una cantilena fastidiosa “Dai, Grace, ti prego”.
“Fammi indovinare” la voce di Liam, un ragazzo che Grace apprezzava molto per il suo carattere e la simpatia, riempì l’aria quando quest’ultimo prese posto di fronte a Grace “non vuole venire alla festa” continuò, ridendo dell’espressione da cucciolo bastonato assunta da Louis.

Grace aveva imparato ad adorare a modo suo ognuno di quei ragazzi: Louis, Liam e l’irlandese Niall. Aveva stretto con loro una solida amicizia, certo non solida come quella tra lei e Zayn, ma comunque forte. E tutti sapevano delle divergenze tra lei ed Harry, così evitavano di parlarne in presenza di entrambi.

“Esatto” sibilò Grace, una volta che Louis cominciò a picchiettarla incessantemente sul braccio con l’indice della mano sinistra, mentre con la mano destra teneva la forchetta.

Grace vide Niall ed Emily arrivare chiacchierando e guardando dei fogli che la bionda teneva in mano.
“Buongiorno!” esclamò poi quest’ultima, sedendosi accanto a Louis e dando il pacchetto di fogli a Niall che li mise via nella sua borsa a tracolla e che salutò tutti con un sorriso.

“Di che si parla?” chiese Niall già con la bocca piena di pasta.

Liam fece un gesto con la mano e disse teatralmente “Grace, festa, Venerdì”

Em capì al volo e dopo aver fulminato Louis e Liam con lo sguardo esclamò “vi avevo detto di lasciar fare a me!” ottenendo un’occhiataccia da Grace.
“Dai che ti divertirai!” cominciò poi la bionda scuotendole il braccio.

Grace fece per parlare ma una voce familiare la interruppe.
“Otto in matematica!” la voce di Zayn fece il suo ingresso precedendo la vista del ragazzo che, dopo aver schioccato un sonoro bacio sulla guancia di Grace si sedette alla sua destra, seguito da Harry che, salutando tutti (o almeno quasi tutti) con un sorriso.

“Ma come diavolo fai?” chiese Niall, di nuovo con la bocca piena di cibo.

“Magia, Horan” si compiacque Zayn “Ah, e comunque” continuò poi voltandosi verso la sua migliore amica “tu alla festa ci vieni, punto” esclamò indovinando perfettamente l’argomento di cui si parlava al tavolo prima del suo arrivo.

La mora alzò gli occhi al cielo esasperata ed esplose in un “va bene”.
Subito Niall, Zayn e Liam sorrisero, Em diede il cinque a Louis e Harry scrollò le spalle. Grace scocciata tirò fuori nuovamente il suo libro e tentò di ri-immergersi nella lettura.

Non è che non amasse le feste, ma non erano il suo genere e non apprezzava vedere i suoi amici ubriacarsi e fare cose anche peggiori.
E tra questi c’era Harry che ci provava con una delle mille ragazze che popolavano la scuola. Zayn aveva molte volte ipotizzato, ovviamente senza aprire bocca con la diretta interessata, che Grace provasse ancora qualcosa per il suo migliore amico e viceversa.

Ma Grace era un’attrice fantastica: mascherava con ingegno e astuzia la minima emozione se voleva e, nonostante Zayn la conoscesse a fondo e riusciva a captare molte cose che lei subdolamente nasondeva, Grace era sempre più brava.
Anni di dolore ed esperienze l’avevano resa intoccabile. Ma, come già detto, a Zayn non sfuggivano gli sguardi rancorosi di Grace alle feste, né tantomeno quelli di Harry tra i corridoi. Ma Harry cercava di mascherare il tutto, o almeno, agli occhi di tutti la perdita della sua migliore amica sembrava più che superata, ma Zayn conosceva Harry e, quando lo ascoltava incessantemente parlare della sua infanzia al solo nominare della bimba, Harry sorrideva tristemente, o storceva il naso, o tirava su con esso o si torturava le mani o il labbro.
E Zayn, da buon osservatore che l’amicizia con Grace l’aveva reso, notava, ma stava in silenzio e attendeva il momento più opportuno per agire e mettere una volta per tutte le cose a posto.
Ma con gli anni aveva lasciato andare la cosa e il gruppo si era ormai abituato all’odio reciproco tra il riccio e la mora.



 
“Che leggi?” le chiese poi Zayn, una volta che lei aveva finito di mangiare, prima rispetto agli altri, poiché aveva solo una mela.

“Un libro per letteratura” rispose lei mostrandogli la copertina “ma non riesco a concentrarmi” sbuffò poi.
Improvvisamente il suono del suo cellulare la fece voltare e afferrare l’aggeggio dalla borsa, facendo girare un po’ tutto il tavolo verso di lei, presi tutti da un’ondata di curiosità.

Grace, dopo aver fissato lo schermo qualche secondo sbuffò rumorosamente ed esclamò “She will be loved!” girandosi verso Zayn che la guardava confusa ma che sembrava già avere capito.

“Maroon 5, Zayn” precisò Louis dopo aver visto la sua faccia confusa, picchiettandogli sulla spalla.

“Lo so di chi è, scemo! Non è quello il punto” gli rispose lui, ridendo per l’ingenuità dell’amico.

“Almeno un po’ di fantasia” disse la ragazza, lasciandosi andare sulla sedia e incrociando i piedi sotto il tavolo “troppo classica”.

“E’ una delle tue canzoni preferite,Grace” aggiunse pacato Zayn, sottolineando l’evidenza.

“Non per interrompere, eh” disse Liam muovendo le mani tra Zayn e Grace e spostando lo sguardo dall’uno all’altra “ma qualcuno ci spiega?”

Zayn guardò il tavolo e incrociò gli occhi di Harry che gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“Qualcuno” cominciò lui “ed evidentemente nessuno di voi viste le vostre faccie” continuò “le manda messaggi, da ieri pomeriggio, con su scritti pezzi di canzoni”
“le sue preferite” aggiunse poi beccandosi un’occhiataccia da Grace che aggiunse “me ne ha mandati solamente due”

“Sarà qualche ammiratore segreto” esclamò poi Louis lanciandole uno sguardo malizioso e al suono della campanella, che si mischiò alle risate per l’esclamazione di Louis, tutti cominciarono ad alzarsi e uno ad uno a uscire dalla mensa.


Harry, quando fu sicuro che Grace fosse lontana con Em, si avvicinò a Zayn e, preoccupato, gli chiese “Hai idea di chi sia?”
Zayn, che segretamente pensava dal pomeriggio precedente che l’anonimo fosse proprio il riccio, riuscì a scorgere sincerità negli occhi dell’amico e, scuotendo la testa, uscì con lui dalla mensa.



Out on your corner in the pouring rain
Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay awhile
And she will be loved>
(She will be loved - Maroon5)





Buonasera fanciulle,
ho subito pubblicato un nuovo capitolo.
Grace riceve un nuovo messaggio da un numero sconosciuto e, nonostante non lo dia a vedere, ci rimane di sasso.
Vi prego, lasciatemi una recensione e fatemi sapere che ne pensate.
xoxo.


 

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Capitolo 6
*** Chapter 4 ***


"UNWRITTEN"


 
Chapter 4.

Non si era vestita elegante, al contrario di Emily. Aveva addosso dei pantaloncini e vita alta e dei collant neri sotto perché l’autunno, in sua opinione, cominciava a farsi sentire e con lui il freddo inglese.
Sopra portava una maglietta di una band a caso che teneva dentro i pantaloncini. Una felpa nera le evitava di prendere freddo.

Non le importava di non essere vestita “da festa” e nonostante non avesse per niente voglia di andarci, conosceva i suoi migliori amici e sapeva che sarebbero venuti a prenderla a casa se non si fosse presentata. La sua migliore amica, che aveva passato il pomeriggio da lei per farle cambiare idea inutilmente sul vestiario, la aspettava all’ingresso. Quando però Grace le aveva proposto di andare alla festa in skateboard, la bionda l’aveva fulminata con lo sguardo.

Una volta che entrambe furono sull’auto di Em, il viaggio durò davvero poco e in un baleno parcheggiarono, poco lontano da casa Tomlinson e, appena scesero poterono giurare di sentire la musica ad una ventina di metri di distanza.
Un’altra cosa che Grace odiava delle feste era che non ne trovava una in cui si potesse trovare buona musica e ciò la infastidiva parecchio.
Ridendo guardò scettica Emily che barcollava leggermente sui suoi tacchi dodici color carne, in tinta con il vestito e le saltellò accanto nei suoi comodissimi anfibi neri.
“E smettila, idiota!” l’apostrofò ridendo la bionda, quando Grace aveva cominciato a cimentarsi in un balletto, elencando i vari punti a favore dei suoi amati anfibi.

Ridendo raggiunsero la casa e, dopo aver suonato il campanello, vennero accolte da un Louis leggermente brillo ma con un sorriso stampato sul viso ricoperto da una leggera barba.

La casa era piena di corpi sudati che ballavano a tempo di una canzone sconosciuta a Grace e di bicchieri di carta rossi e blu sparsi un po’ ovunque, sul pavimento, sulle scale, sui mobili, per non parlare di pop corn sul pavimento, gente che ballava sul divano e coppiette appartate negli angoli bui della sala.
Grace attraversò a fatica la sala, stando attenta a non inciampare nei bicchieri che riempivano il pavimento tra le persone e inconsapevolmente attirò lo sguardo di molti ragazzi che lei non notò neppure.
Conosceva casa di Louis, c’era stata parecchie volte, sapeva che la porta in fondo alla sala era quella della cucina e senza esitare la spalancò, trovando dentro un po’ di calma.
La cucina era vuota, tranne che per Zayn e Niall che chiacchieravano amabilmente dientro al bancone pieno di alcolici e bevande di ogni genere.

“Salvatemi” esordì la ragazza, che entrando sentica il ritmo della canzone orribile che si stava diffondendo nella casa pulsarle in testa.

“Hey Gray” esordì Zayn, stampandole un bacio sulla guancia.

“Come va?” esordì poi il biondo, beccandosi come risposta un’occhiataccia.

Grace spostò con un braccio tutti gli alcolici verso destra e si sedette sul bancone, dondolando i piedi sospesi come una bambina. Poi prese un bicchiere di plastica dalla pila che le stava accanto e dopo aver fissato per qualche secondo il vuoto, presa da non so che filo di pensieri, si versò una qualsiasi bottiglia alcolica nel bicchiere.
Quella sera, pensò, avrebbe preferito di gran lunga stare a casa a leggersi un bel libro.
“Diciamo che non è la migliore delle serate” rispose, bevendo un sorso dal bicchiere e sentendo la gola andarle in fiamme, ma poco le importava.

Erano giorni che rimuginava su chi potesse essere l’anonimo dei messaggi. Non ne aveva più ricevute e aveva cominciato a guardarsi intorno  nella mensa, nei corridoi o in classe, sperando di captare un’occhiata che tradisse qualche spettatore.
Ma niente.
Alla fine aveva rinunciato e il fatto di non ricevere più messaggi l’aveva indotta a pensare a qualche scherzo.
Ma proprio quel pomeriggio, mentre si stava asciugando i capelli dopo una doccia veloce, il suo cellulare aveva suonato e dopo aver aperto il messaggio, si era trovata davanti le parole di Wonderwall degli Oasis.
E lei, che era perdutamente innamorata di quella canzone, aveva riflettuto tutto il pomeriggio.
Non sapere chi era la mandava in bestia, perché odiava essere all’oscuro di cose riguardanti la sua vita. Sicuramente, aveva pensato, era qualcuno che la conosceva bene da mandarle i testi delle sue canzoni preferite, eppure non era nessuno dei suoi amici sapeva nulla e tutti giuravano di non aver scritto loro i messaggi. Tutti tranne Harry, a cui lei non aveva domandato nulla e che sembrava fregarsene altamente.
“Tipico” aveva pensato Grace.


Improvvisamente Emily fece il suo barcollante ingesso in cucina, una volta adocchiata l’amica si lasciò andare in un respiro di sollievo “uh,eccoti”.
Salutò il biondo con un sorriso e il moro con una smorfia che lui non aspettò per ricambiare.

“Tranquilla” esordì poi la bionda, prendendo la mano di Grace “ce ne andiamo presto”.

Grace attese un attimo prima di parlare “C’è Logan?” chiese poi, con il volto leggermente corrucciato per la preoccupazione.
Preoccupazione che passò anche sul viso di Zayn dopo aver sentito le parole dell’amica.
Logan era l’ex ragazzo di Em, andava nella loro stessa scuola e nella stessa squadra di football di Zayn, Louis ed Harry. La storia era delle più classiche: Emily, nonostante apparisse casta e pura, aveva perso la verginità con Logan, del quale sosteneva di essere perdutamente innamorata. Lui, dal canto suo non lo era e dopo il fatto aveva mollato Emily senza ritegno.
Quando il lunedì dopo che lui l’aveva mollata, Em raccontò a Grace tutto l’accaduto, quella, dopo aver mollato i suoi libri e la borsa dinnanzi all’armadietto, aveva tirato su le maniche del golfino azzurro con una calma inquietante e, marciando nei suoi anfibi neri era arrivata in poco tempo davanti all’armadietto di Logan, dove lui chiacchierava con un suo amico della squadra di football e aveva picchiettato sulla sua spalla.
Una volta che s’era girato e confuso, aveva guardato negli occhi la mora esplodendo poi in un sorriso malizioso, lei aveva sfornato un sorrisetto ironico e gli aveva piantato un cazzotto in pieno naso.
Morale: Logan era stato portato in infermeria con il naso insanguinato e Grace in presidenza dove, vista la sua media impeccabile si era beccata solamente una sgridata, che dal canto suo non le aveva fatto né caldo né freddo.
Emily successivamente l’aveva rimproverata, ma sotto il tono di accusa nascondeva un tono di gratitudine che Grace notò quasi subito.
Zayn, invece, le aveva sorriso ed esclamato “Bel gancio, Grace!”

 
Emily scrollò le spalle e sorrise, quando l’amica le prese entrambe le mani.
“Su!” disse poi Grace, saltando giù dal bancone “andiamo un po’ in giardino” e trascinandola, superò la porta finestra di vetro che collegava il giardino dei Tomlinson, dove un’enorme piscina dominava al centro, e la cucina.
Le ragazze si sedettero a bordo piscina, la mora cercando di sollevare il morale all’amica e l’amica cercando di dimenticare.

 
Harry era in piedi dall’altro lato della piscina e non aveva notato Grace esattamente come Grace non aveva notato Harry. Parlava con una bionda dall’aspetto fenomenale ma quel giorno la sua testa era altrove. Stranamente non cercava una ragazza quella sera, era solo stanco e aveva voglia di tornare a casa il prima possibile. La testa gli pulsava e non aveva seguito una sola parola di quello che diceva la ragazza.
 Baciò la bionda, in fretta, senza ripensamenti: un po’ per zittirla, un po’ per noia. E quando si staccò, sentì un paio di occhi color della pece puntati addosso e sapeva chi era ancora prima di girarsi.
 
 
Entrambi i ragazzi ebbero un flashback e per entrambi fu un po’ una sofferenza.
 
Sbattè la porta di casa dopo l’ennesima litigata con la madre. Era stufa marcia di essere trattata come una bambina e aveva deciso che quella volta solamente una passeggiata l’avrebbe calmata, così si era infilata le scarpe da ginnastica ed era uscita, inseguita dalle grida della madre. Aveva tredici anni, cavolo, non due!
Dall’altra parte della strada, una scena le fece quasi perdere un battito cardiaco.
Harry era posato contro un albero e aveva appena regalato un bacio a stampo ad una bambina dai lunghi capelli biondi raccolti in due trecce perfette, fermate da due piccoli fiocchetti rosa.
Quella scena era troppo per lei, che sentiva ancora la vecchia cotta per Harry bruciarle sotto la pelle. Lui, non appena la notò, si staccò dalla bimba e fece per raggiungerla, ma Grace stava già correndo, diretta verso i boschi di Holmes Chapel. E neanche una volta si guardò indietro.


And all the lights that lead us there are blinding
There are many things that I would
Like to say to you
I don't know how
Because maybe
You're gonna be the one who saves me ?
And after all
You're my wonderwall>
(Wonderwall - Oasis)






Buonasera fanciulle,

è tardi e io sono estremamente stanca quindi pubblico il capitolo di fretta.
Vi prego di lasciare una recensione, almeno per farmi capire cosa ne pensate. Vedo dalle visualizzazioni e dalle persone che la seguono che qualcuno la fila, quindi fatevi sentire!
Grazie comunque a tuti voi che leggete i capitoli, per me significa molto.
In questo capitolo non succede ancora (eh sì, ho scritto ancora) niente di eclatante, ma Grace riceve il terzo messaggio.
Nei prossimi capitoli succederanno tantissime cose, muah *risata malefica*.
ora, scappo!

buonanotte a tutte, xoxo.

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Capitolo 7
*** Chapter 5 ***


"UNWRITTEN"







Chapter 5


Quel sabato mattina Grace si svegliò alle dieci e trentadue esatte, accompagnata da un lieve mal di testa causato dalla musica assordante della sera prima. Dopo aver visto la scena a bordo piscina era tornata a casa insieme ad Emily che aveva perso tutta la voglia di festeggiare. La finestra era chiusa e delle tende azzurre coprivano la visuale, tranne che per qualche centimetro, in cui Grace riuscì a vedere un pezzo di cielo grigio.

Non aveva voglia né di alzarsi, né di riaddormentarsi, così stette a guardare quel pezzetto di cielo grigio per un tempo che le parve interminabile. Si alzò controvoglia, buttando di lato le coperte calde e venendo travolta da una corrente di aria fredda che  la fece rabbrividire. Quel sabato avrebbe dovuto passarlo da sola, poiché Emily avrebbe dovuto passare quel sabato dai nonni, nella loro spettacolare villa in campagna dove Grace andava molto spesso d’estate con l’amica e Zayn avrebbe passato la giornata da Louis a ripulire la casa, cosa che lei avrebbe evitato di fare.

Si vestì con un paio di Jeans e una felpa e non si preoccupò di truccarsi più del necessario. Scese le scale lentamente e, una volta trovatasi in sala la attraversò per poi andare in cucina. La casa era vuota, cosa che non la stupì e sul frigo trovò l’ennesimo biglietto in cui c’era scritto che sua madre e suo fratello erano usciti: neanche il biglietto la stupì più di tanto.

Da quando il padre se n’era andato sua madre, la quale sapeva perfettamente di non avere un buon rapporto con la figlia, aveva tentato di instaurarne uno migliore con William, il secondo figlio. Così Grace era cresciuta autosufficiente e nelle situazioni più difficili riusciva a cavarsela da sola.
La madre trascorreva la maggior parte del suo tempo al lavoro e il rimanente con William, cosa che a Grace non importava più. Quando il padre era andato via, tutto quello di cui la bambina necessitava era una spalla su cui piangere, ma quella della madre non c’era stata, e questo, a Grace, era bastato.


Prese una mela dal cesto della frutta e l’addentò sovrappensiero, cercando di decidere il modo migliore in cui spendere la giornata.
Tutto quello di cui aveva bisogno era rilassarsi e non pensare alla settimana appena vissuta, che aveva trovato atrocemente stancante.
Decise così di andare nel posto che preferiva, e dopo essersi infilata le vans blu, recuperò all’ingresso la borsa e lo skateboard ed uscì di casa, lasciando la mela mangiucchiata sul tavolo della cucina.
Passò il viaggio in treno ad ascoltare musica e una dopo l’altra le canzoni andavano avanti così come le stazioni che passava.
Arrivò così in poco tempo e scese dal treno con il solito skateboard sotto braccio. Non appena fu fuori dalla stazione ci salì sopra e cominciò a dirigersi verso il centro, tentando di evitare i turisti cimentandosi in uno slalom per le vie.

Si fermò improvvisamente quando sentì la suoneria del suo cellulare riempire l’aria e dopo aver messo un piede a terra per fermarsi, estrasse il telefono dalla tasca davanti della sua borsa a tracolla giusto in tempo per leggere la scritta “Zayn” sullo schermo.

“Hey” rispose al telefono ancora con il fiatone, mentre un gruppo di turisti le rivolgeva occhiatacce per essersi fermata in mezzo alla strada.

“Ciao Grace” la salutò lui, dall’altro capo del telefono “che fai?” chiese poi con un accenno di curiosità nel suo solito tono di voce neutro.

“Sono venuta a Brighton” rispose lei, tirando su da terra lo skateboard e spostandosi a lato della strada, accanto ad un negozio di dolci che conosceva bene “E tu?” chiese poi.

“Io sono ancora da Louis, la casa è un disastro, non hai idea” rispose Zayn con un tono di voce esasperato che fece ridere Grace.

“Ehy! Io ero contraria alla festa, non ti lamentare” esclamò poi lei, avvicinandosi ancora di più alla vetrina per lasciar passare un gruppetto di anziani che reclamava la possessione del marciapiede.

“Faresti meglio a star zitta” la intimò ridendo lui “senti: stasera guardiamo un film a casa mia? Non ho voglia di uscire, sono distrutto” chiese poi tramutando il tono di voce in uno speranzoso.

“Va bene” acconsentì lei e subito dopo aver salutato l’amico, entrò nel negozio di dolci lì davanti.

Ci andava spesso da bambina, con i suoi genitori e con Harry. Molti di quei ricordi per lei erano in parte molto felici, in parte molto dolorosi. Conosceva sin da piccola la proprietaria, Laura, poiché ci era tornata altrettante volte con Zayn nel corso degli anni. I dolci che vendevano quella pasticceria erano i più buoni che Grace avesse mai mangiato e sin da piccola i suoi preferiti erano quelli al cocco e cioccolato.
Il negozio non era cambiato da quando lei era bambina e con gli anni lo trovava sempre più bello. Le pareti erano sempre state colorate di un rosa confetto chiaro e gli scaffali  (c’erano decine di scaffali per ogni parete) era colmi di vasi di vetro pieni di caramelle colorate. Il grande bancone di vetro che si trovava nel mezzo della stanza invece ospitava biscotti e pasticcini di ogni genere, forma e colore e dietro al bancone erano esposte le torte.

La donna al di là del bancone, occupata a mettere una torta in una scatola di cartone probabilmente prossima a una consegna, non parve notare subito Grace che si guardava meravigliata intorno.

“Laura!” la voce della ragazza richiamò l’attenzione della donna che non appena vide Grace sembrò esplodere di felicità.

“Piccola mia! Quanto tempo!” esclamò ridendo la donna, che aveva i capelli biondi raccolti in  una coda alta e un grembiule rosso addosso. Dopo aver chiacchierato del più e del meno per qualche minuto, Grace si decise ad ordinare una ventina di biscotti al cocco che avrebbe portato a Zayn quella sera stessa, perché sapeva che non solo erano i suoi preferiti, ma anche quelli del suo migliore amico.


Prese la busta e dopo aver salutato calorosamente Laura, uscì dal negozio e ripose accuratamente i biscotti nella borsa, dopo di che mise nuovamente lo skateboard a terra e ci risalì sopra, decisa ad andare sul lungomare.
Ogni persona, ogni negozio, ogni via in quella città la facevano stare bene. Sentiva come se le appartenesse e forse perché la maggior parte dei bei ricordi la legavano a quel posto. Ne conosceva a memoria ogni angolo e ne amava, ogni angolo. Li aveva esplorati tutti, con la sua famiglia ed Harry prima e con Zayn o Emily dopo. Aveva imparato qualche chiosco faceva il frullato migliore, dove rifugiarsi in caso di pioggia o qual era la migliore libreria in cui sarebbe stata sicura di trovare un libro che in molte altre sarebbe risultato introvabile. Sapeva dove andare se aveva voglia di una pizza o se aveva voglia di starsene da sola, sapeva cosa cercare se aveva voglia di divertirsi e sapeva in quale spiaggia poteva sedersi e guardare il mare senza essere disturbata. Sapeva in che bar poteva trovare sempre buona musica e dove avrebbe potuto sedersi e scrivere. Conosceva la bellezza dei negozietti sconosciuti ai turisti e apprezzava la semplicità in essi.
Grace non era mai andata alla ricerca di cose complicate, era andata alla ricerca di cose che l’avrebbero resa felice. Grace non era come tutti gli altri era semplice ma assai speciale. E nonostante lei stessa non se ne fosse mai resa conto, tutti gli altri, chi più chi meno, sì.
 

Accadde tutto quando lei stava percorrendo l’ultima via perpendicolare al lungomare.
Stava evitando le persone senza troppi problemi quando lo vide. Si volto un attimo e riconobbe subito quella chioma riccia con la quale da piccola aveva sempre giocato, divertendosi ad arricciare le singole ciocche intorno al dito. Riconobbe gli occhi verde smeraldo della quale a dieci anni si era innamorata e loro riconobbero lei. Accadde tutto in un attimo, lei soffermò lo sguardo assai sorpreso su Harry.
Cosa ci faceva lì? Pensò. Soffermò lo sguardo per qualche secondo di troppo, perché si scontrò contro una panchina di ferro battuto che, se avesse prestato un minimo di attenzione in più, avrebbe evitato con semplicità. In un secondo si ritrovò a terra, con la caviglia che pulsava e il ginocchio che le bruciava tantissimo.

Il riccio le fu accanto in un attimo, mentre tutte le persone accanto osservavano la scena allibite. Sentì qualche frase sconnessa, mormorata da passanti scocciati “dovrebbe stare più attenta” “guarda che stupida” e in quel momento si sentì davvero una stupida. Come aveva potuto distrarsi così?

“Oh santo cielo” esclamò Harry preoccupato, quando vide i Jeans strappati all’altezza del ginocchio e il profondo taglio sotto di essi “vieni, ti do un mano” propose con dolcezza, osservando la faccia sbigottita di Grace che da tempo non vedeva così da vicino.
No” proclamò testarda lei, spingendo via il moro o almeno, tentando di spingere via, visto che non lui non si mosse di un centimetro “faccio da sola” disse, tentando di alzarsi.
Un dolore allucinante partì dalla caviglia e la fece rabbrividire in un modo innaturale. La sentiva pulsare ancora più forte e in quel momento pregò di non essersela rotta. Il sangue intanto continuava ad uscirle dal taglio sul ginocchio ma lei tentò di non curarsene.

“Non fare l’idiota” la rimproverò lui, tentando di nuovo di prenderla in braccio, ma per la seconda volta fu spinto via dalla ragazza che ora sembrava infuriata.

“Vuoi veramente restare lì tutto il giorno?” le chiese lui scettico, alzando gli occhi al cielo, quando lei tentò nuovamente di rialzarsi ma palesemente senza successo.

Tutto quello che Grace fece fu alzare gli occhi e puntarli in quelli meravigliosi di Harry e con un tono sicuro dire semplicemente “”.









Buonasera fanciulle,
volevo inanzitutto dirvi che sto pubblicando un capitolo al giorno semplicemente perchè dopodomani ricomincia la scuola e non avrò tutto questo tempo quindi pubblicherò ogni 2/3/4 giorni.
Aaaaallora, cosa ne dite? Io direi che ora potete felicemente sclerare, oh yes.
Anche stasera è tardi, quindi scappo, ma perfavore LASCIATEMI UNA RECENSIONE, ci tengo tanto a sapere cosa ne dite quindi fatelo per me :c
xoxo.

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Capitolo 8
*** Chapter 6 ***


"UNWRITTEN"





 
Chapter 6




I passanti superarono i due ragazzi lanciando loro occhiatacce o semplicemente alzando gli occhi al cielo. Grace non intendeva muoversi e nonostante Harry tentò più volte di aiutarla, lei era, come al solito, estremamente testarda.

“Cosa ci fai qua?” chiese lei dopo un po’ di minuti, essendo a conoscenza del fatto di essere caduta per colpa di Harry, perché non vedeva Harry in quella città da anni e perché non voleva vederlo in quella città.

“Affari miei” rispose scocciato lui, piuttosto irato per la testardaggine di Grace.

Lei sbuffò e tentò nuovamente di appoggiare la caviglia destra, quella ferita, a terra ma una fitta di dolore le fece emettere un gridolino piuttosto impercettibile.

Harry, vedendola tentare di alzarsi, fece un passetto verso di lei, ma fu fulminato dall’ennesima occhiata.

Dopo pochi secondi, Grace si ricordò improvvisamente del suo skateboard, che giaceva inerme pochi metri più avanti. Una ruota, quella anteriore destra, era partita e il legno sembrava essere lì lì per spezzarsi. Le venne un piccolo tuffo al cuore, il suo amato skateboard.
Passarono altri minuti e Grace si sentì sempre più stupida. Tutta la sua vita l’aveva passata a crescere da sola, a diventare una persona responsabile e ad  imparare a cavarsela, cosa che grazie alla sua intelligenza e furbizia, era sempre riuscita a fare. Ma in quel momento, quando aveva visto quel ragazzo di cui un tempo era cotta, in un luogo dove lei si era sempre recata per sfuggire alla sua vita, era rimasta destabilizzata. Si stava insultando mentalmente quando Harry, che si era seduto accanto a lei e che pareva piuttosto incazzato, aveva emesso uno sbuffo rumoroso e dopo averle poggiato in grembo lo skateboard, la prese in braccio, cominciando a camminare.

“Lasciami subito” cercò di divincolarsi lei, ma la teneva piuttosto stretta e non riusciva a muovere la caviglia.

“Piantala di fare la bambina, cazzo” la sgridò lui stufo, zittendola, mentre imboccava una via a lei sconosciuta.

Bambina? Pensò. Non riusciva a credere che l’aveva apostrofata in quella maniera. Lei sin da piccoli si era dimostrata la più matura dei due e persino Harry lo sapeva.

Vaffanculo” sibilò lei, mentre Harry imboccava una via perpendicolare alla grossa via che stavano percorrendo.

Grace sentiva una lacrima insistere all’angolo del suo occhio. La caviglia le lanciava fitte di dolore che lei a stento sopportava.
Ma Grace non avrebbe pianto. Erano anni che non lo faceva. Erano anni che sbatteva veloce gli occhi, impedendo alle lacrime più temerarie che tentavano la discesa sulle sue guancie di compierla.
Rimase lì, tra le sue braccia, e si sentì immensamente piccola.

Lui pareva non fare nessuno sforzo nel tenerla, anzi, sembrava stesse trasportando un pacchetto delicato.
Non parlarono per diversi minuti. Harry aveva imboccato numerose strade e ormai camminava da cinque minuti. Una volta che si trovarono in una grossa piazza Grace capì. Harry entrò in un parcheggio sotterraneo, illuminato da tante luci al neon rettangolari, che donavano un’aria sinistra al luogo. La macchina di Harry, una splendida mini cooper verde scuro, non distava molto dall’entrata.
Harry non fiatò, tirò fuori dalla tasca le chiavi (tentando di non far cadere Grace dalle sue braccia) e dopo aver aperto la porta del passeggero con molta difficoltà, posò Grace sul sedile e richiuse la portiera, avviandosi poi verso le macchine per il pagamento dei ticket.

Grace era allibita. Se solo avesse potuto camminare avrebbe aperto la porta e mandato al diavolo Harry, uscendo dal parcheggio e avviandosi verso la stazione. Ma se solo avesse potuto camminare, non si sarebbe trovata in quell’automobile. Si guardò in giro qualche secondo. La macchina era pulita. Una bottiglietta d’acqua e un pacchetto di gomme da masticare erano riposte tra i due sedili. La cosa che la fece infuriare di più era constatare che quell’automobile, quella mini cooper verde scuro, di un verde che lei avrebbe definito “bosco”, quell’automobile profumava di Harry. E lei aveva cominciato ad odiare quel profumo, dopo tanto tempo in cui lo aveva amato.

Era incazzata nera, sì, lo era! Era incazzata nera con Harry Styles aka quell’idiota patentato che ora tornava tranquillamente con il ticket in mano, fischiettando.
Era incazzata perché se solo lui se ne fosse andato lei avrebbe trovato qualche modo di cavarsela, come aveva sempre fatto. Si guardò la gamba e rabbrividì nel vedere che all’altezza del ginocchio i Jeans erano di un colore assai più scuro del normale e sapeva che quello era sangue. La ferita era messa male e andava disinfettata, mentre la caviglia si stava gonfiando. Tolse la scarpa e si sentì subito meglio, anche se quella lacrima di poco prima ritornò all’attacco e lei, sbattendo gli occhi, per l’ennesima volta la cacciò via, tirando leggermente su con il naso: non si concedette di più.


Harry dal canto suo era sconcertato, quando l’aveva vista cadere il cuore gli si era fermato. Vederla andare a sbattere contro la panchina, per poi strisciare sull’asfalto l’aveva spaventato a morte e si era lanciato su di lei, solo per sapere che stava bene.
Era incazzato nero, sì lo era! Era incazzato nero con Grace Lewis, aka quell’idiota patentata che l’aveva trattato malissimo anche con una gamba distrutta, che per l’ennesima volta l’aveva respinto, aveva respinto il suo aiuto.
Quant’era infantile quella ragazza, pensò. Lui si era preoccupato per lei, aveva tentato di tenderle una mano e lei l’aveva mandato a quel paese.
Eppure la cosa lo feriva davvero. Perché a lui, si ritrovò a pensare, Grace mancava tantissimo, ma lo faceva davvero diventare nero. L’aveva trattato male di nuovo, anche in una situazione d’emergenza aveva preferito fare di testa sua, come sempre in quegli anni.


Aprì la portiera e spaventò leggermente Grace, che era voltata dall’altra parte. Sbuffò, entrò in macchina e infilò la chiave, per poi partire. Percorse i pochi metri di strada fino all’uscita del parcheggio e una volta uscito imboccò diverse vie verso l’autostrada.
Grace rimase zitta per tutto quel tempo, il paesaggio sembrava catturare la sua attenzione, ma in realtà lei tentava disperatamente di non pensare ma di distrarsi osservando il paesaggio. Esattamente come aveva fatto quel pomeriggio di diversi anni prima e quel ricordo la fece rabbrividire. La ferita al ginocchio bruciava in una maniera inquietante. Prese la sua borsa, che aveva tenuto a tracolla tutto quel tempo e da essa estrasse dei fazzoletti con i quali cercò di ripulire al meglio la pelle intorno al taglio. Harry, che con la coda dell’occhio ogni tanto la osservava, senza staccare gli occhi dalla strada le porse la bottiglietta d’acqua e le disse semplicemente “Usa questa” perchè bagnasse il fazzoletto con dell'acqua.

Dopo aver ripulito il ginocchio, ripose i fazzoletti, sia quelli puliti sia quelli sporchi di sangue raffermo nella tasca esterna della borsa.
Il resto del viaggio lo fecero in silenzio, nonostante entrambi continuassero a guardarsi di sottecchi, evitando accuratamente di farsi scoprire dall’altro.
 


***


Grace si stupì davvero molto quando vide Harry fermarsi nel parcheggio di uno degli ospedali di Holmes Chapel. Scese dall’auto in silenzio, dopo aver parcheggiato, e fece il giro del veicolo per poi aprire la portiera di Grace.
Quest’ultima sembrò risvegliarsi solo in quel momento, afferrò lo skate e mormorò un “ce la faccio da sola” per poi poggiare il piede sano e alzarsi su un piede solo. Chiuse la porta dietro di sé, consapevole di avere lo sguardo di Harry addosso e fece un leggero salto in avanti. Quando posò la caviglia gonfia però sentì una violenta scarica di dolore e trattenne il fiato spaesata.

Harry sbuffò e fece una faccia da “lo sapevo” per poi posare un braccio sotto le sue ginocchia e prenderla in braccio, chiudendo l’automobile e posando in grembo a Grace le chiavi. L’entrata del pronto soccorso era pochi metri più avanti e una volta dentro Harry posò Grace su una sedia nella sala d’aspetto e andò in fondo ad essa, per parlare all’infermiera dietro al bancone.

Grace avrebbe voluto alzarsi, andare al bancone e dirgli che avrebbe fatto lei, di andare pure a casa e dimenticarsi quel pomeriggio, ma tutto quello che fece fu prendere un lungo respiro e appoggiarsi allo schienale della sedia di plastica verde, tentando di ascoltare delle la conversazione tra Harry e l’infermiera ma tutto quello che sentì furono frasi sconnesse.

Harry tornò poco dopo aver compilato alcuni fogli e si sorprese di sapere così tanti dati della ragazza. Si sedette accanto a Grace, senza una parola e le esaminò con lo sguardo la gamba. Rabbrividì nel vedere lo stato del ginocchio e quanto era gonfia la caviglia e si chiese quanto dolore dovesse provare in quel momento Grace.
Si concesse di guardarla un secondo in faccia,ma solo un attimo per paura che lei lo sorprendesse a fissarla. Morsicava avidamente il labbro inferiore e sembrava sul punto di una crisi di pianto.
Ma Harry Styles conosceva Grace Lewis e sapeva che non avrebbe mai pianto.

 
Dovettero aspettare un tempo che a entrambi parve infinito.
Quando uscirono dall’ospedale però, Grace stava molto meglio. Si era procurata una brutta slogatura alla caviglia e il ginocchio aveva un taglio profondo, che si era procurata contro la panchina. Le avevano dato alcuni punti e sarebbe dovuta tornare dopo qualche giorno a farseli togliere. Le darono anche un paio di stampelle, che avrebbe poi riportato il giorno dei punti. Avvertì Zayn con un messaggio che la loro serata sarebbe saltata. Quando entrambi furono di nuovo in macchina, ormai il sole era tramontato del tutto e il cielo aveva una tonalità di blu di cui Grace era perdutamente innamorata.
Non staccò gli occhi da esso, attraverso il finestrino, finchè Harry non parcheggiò nel vialetto di casa sua.
Fece per uscire dalla macchina ma lei svelta gli posò una mano sulla sua e pronunciò:
“Faccio da sola” e dicendo questo, non ammise repliche. Aprì la portiera e dopo essersi messa in piedi sulle stampelle abbassò leggermente la testa “Comunque” si schiarì la voce “Grazie” e così dicendo, dopo aver chiuso la portiera si avviò verso casa barcollando leggermente.
 
 
Sua madre per la prima volta si dimostrò leggermente preoccupata ma a Grace non importò minimamente. Fece le scale e ci mise una vita, ma le fece da sola.
Una volta arrivata in camera si sdraiò esausta dal letto e si odiò all’infinito. Chi era stata tutto il giorno? Una debole, stupida ragazzina. Si era ripromessa di non essere mai debole e aveva infranto tutto. Si era mostrata vulnerabile e cielo, quanto si odiava. Si era dimostrata vulnerabile davanti all’unica persona con la quale non avrebbe mai voluto condividere un momento del genere.
Si odiò come non mai e rimase a fissare il vuoto per ore. Si maledisse per essere stata così stupida e quella volta giurò che non sarebbe accaduto mai più.

Proprio in quel momento, sentì qualcosa vibrare accanto a lei e capì che era il suo cellulare, riposto ancora nella tasca della borsa.
Quando lo estrasse e aprì il messaggio quasi si spaventò.
Lesse veloce le parole di Every Teardrop Is A Waterfall dei Coldplay che risplendevano nere sullo sfondo bianco del messaggio.
Oh, vaffanculo! Pensò.



To tell me it’s alright
As we soar walls, every siren is a symphony
And every tear’s a waterfall>
(Every Teardrop Is  A Waterfall - Coldplay)




Buonasera fanciulle,
comincio con il dire che non so se continuare questa storia. Sinceramente, vedo il numero di visualizzazioni aumentare e anche di chi la mette tra seguite/preferite/ricordate, ma non vedo recensioni, quindi vi prego, sul serio, come io faccio uno sforzo di pubblicare appena posso, voi lasciatemi una piccola recensione, per farmi sapere cosa ne pensate, ci tengo sul serio.
Parlando del capitolo, ora succederanno casini dopo casini, oh sì.
Perchè non solo la povera Grace s'è slogata una caviglia, ma è furente per la giornata trascorsa e in più riceve l'ennesimo messaggio.
Mentre Harry? Beh di cosa ne pensa Harry ne parleremo soprattutto nel prossimo capitolo eheh.
Ditemi cosa ne pensate, mi raccomando
e grazie a tutte fjldksdjs.

xoxo.
 

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Capitolo 9
*** Chapter 7 ***


"UNWRITTEN"


 
 
Chapter 7




A Francesca, perchè..
beh, lei lo sa il perchè.


Harry aveva passato la domenica dopo quel fatidico giorno a Brighton indeciso sul da farsi.
Una parte di lui, quella che non era cambiata negli anni, gli suggeriva di uscire di casa, fare quattro metri, bussare a casa di Grace e chiederle come stava. Quella parte lo avrebbe lanciato verso di lei, un abbraccio, un sorriso, uno “stai bene, vero?”.

Ma con gli anni quella parte di lui si era affievolita, e poco a poco era diventata sempre più piccola, sovrastata dall’altra parte di lui. Quella alimentata dalle occhiatacce di lei, dai suoi silenzi, dalle sue rispostacce. E quella parte lo aveva fatto rimanere a casa.

Il sabato sera, quando l’aveva lasciata a casa si era riscoperto terribilmente arrabbiato.
Tra tutte le persone che avrebbe voluto incontrare quel sabato, lei era l’ultima.
Era andato a Brighton per comprare il regalo di compleanno a sua sorella Gemma e quando, camminando per la via principale l’aveva vista, il suo cuore aveva fatto un tuffo. E subito dopo il suo cuore, il tuffo l’aveva fatto lei, semi distruggendosi una gamba.
Harry non la sopportava, non sopportava i suoi modi di fare da stronza di prima categoria che lei riservava solamente per lui, ma quando l’aveva vista a terra era scattato, preoccupato come mai era stato prima.
Aveva tentato in tutti i modi di non darle della stupida e lasciarla lì quando lei si era opposta come una bambina e c’era riuscito.
Harry Styles, come si sapeva, non era una persona paziente né fin troppo gentile, solamente se ne aveva voglia e dipendeva sempre dalla persona.
Ma quel pomeriggio tutto quello a cui riusciva a pensare era che lei stesse meglio e sperava proprio che tutti quegli sforzi fossero serviti a qualcosa.
Una volta che lei era scesa dall’automobile lui si era accorto dello skateboard blu ormai del tutto distrutto che lei aveva sovrappensiero lasciato ai piedi del sedile e quella domenica, tentando di distrarsi l’aveva portato a riparare e ora sembrava quasi nuovo.
Aveva cambiato le ruote e messo a posto la tavola. Gli sembrava uguale a quando lui glielo regalò e ciò gli piacque davvero.
 

***


Il lunedì mattina le strade di Holmes Chapel erano alquanto trafficate: c’erano bambini che, mano nella mano con le proprie madri o i propri padri si dirigevano verso scuola, c’erano uomini o donne d’affari con la classica ventiquattrore in mano, che ossessivamente continuavano a guardare l’orologio sperando di non arrivare in ritardo.

Grace era seduta sotto l’albero di ciliegio nel cortile della scuola. Mancavano quaranta minuti all’inizio delle lezioni e il cortile era deserto. Sua madre quella mattina aveva acconsentito ad accompagnarla, perché lei non solo si era accorta di aver perso lo skateboard o lasciato da qualche parte (infatti dopo il pomeriggio all’ospedale di due giorni prima non si ricorda più di averlo visto) ma in più faticava a camminare e le stampelle non l’aiutavano quanto aveva pensato, visto il dolore sia alla caviglia che al ginocchio.

Il sole s’affacciava timido al di là delle case e un venticello fresco fece stringere Grace nella propria giacchetta di Jeans. Avrebbe voluto restare su quella panchina tutto il giorno.
Non aveva chiamato nessuno per tutto il giorno precedente. Aveva mandato qualche messaggio ai suoi amici per farli stare tranquilli, ovviamente omettendo la presenza di Harry per tutto il racconto, e si era rinchiusa in camera senza mangiare, furente di rabbia e delusa da se stessa.

Ma quel giorno aveva dovuto andare a scuola, essendo all’ultimo anno non voleva assolutamente perdere lezioni preziose. Ma sapeva che ciò voleva dire vedere Zayn e gli altri. Ma specialmente, Harry. E lei non voleva rivedere nessuno. Voleva starsene da sola.

Teneva la gamba dolorante appoggiata a terra e cercava di non pensare al dolore acuto che da due giorni la scuoteva. Aveva le cuffie nelle orecchie e ascoltava una canzone movimentata, canticchiando a bassa voce le parole, mentre con la mano teneva il ritmo, dando leggeri colpetti contro il legno della panchina, la cui vernice verde era rovinata.

Non si accorse subito della sagoma di qualcuno che entrava dal cancello principale, intenta com’era ad osservare meravigliata il sole che sorgeva.
Quando però questo qualcuno le picchiettò sulla spalla lei fece un leggero saltello e, togliendosi le cuffie si girò, pronta ad urlare contro chiunque l’avesse fatta spaventare in quel modo.
Harry Styles la guardava scettico, pronto a sentirsi dare dell’idiota, come sempre dopotutto.

Ma lei, cosa che lo sorprese molto, stette zitta in attesa di capire cosa volesse il riccio e il perché l’avesse disturbata in quell’attimo di pace prima delle lezioni.
Harry si sedette in silenzio accanto a lei, con gli occhi fissi sulla sua gamba mal ridotta.
“Va meglio?” le chiese, il tono di voce impassibile.

Grace non staccò gli occhi da quelli meravigliosi del ragazzo, cercando un qualche segno, ma si perdette in quegli occhi e subito distolse lo sguardo, riprendendo a guardare di fronte a sé.
“Cosa vuoi, Styles?” chiese lei subito dopo, non rispondendo alla domanda da lui posta, una nota di sarcasmo nella voce.

Un tempo non mi chiamavi per cognome” le ringhiò contro lui, appoggiandosi allo schienale della panchina, e infastidito da quel nuovo appellativo, continuando a guardarla e realizzando che da anni non aveva chiamato proprio.

Un tempo le cose erano diverse” ribattè lei, voltandosi di scatto e puntando i suoi occhi neri in quelli di Harry, ancora una volta.

Lui sospirò e si contenne da urlarle contro, da urlarle tutto quello che aveva pensato in quegli otto lunghissimi e fottutissimi anni.
Si contenne e si voltò, prendendo qualcosa che aveva posato, senza che lei lo notasse, ai suoi piedi.

“Hai dimenticato questo nella mia macchina” disse poi, tirando fuori lo skateboard e porgendoglielo con finta indifferenza.

Grace sorrise spontaneamente, caspita quanto teneva a quel pezzo di legno! Lo afferrò entusiasta e cominciò a guardarlo, nei minimi particolari. Le ruote nuove e perfette, tutte le schegge che conosceva perfettamente levigate.
Grace sapeva benissimo di averlo lasciato in pessime condizioni e praticamente distrutto, e nella prima volta in otto anni era grata ad Harry Styles.
Non riuscì a dire niente per oltre un minuto che passò ad osservare la tavola e Harry ad osservare lei.
Si risvegliò quando sentì il rumore del suo cellulare che l’avvertiva dell’arrivo di un messaggio ma non ne diede peso, pensando fosse di Zayn o Emily.

“Non dovevi” sentenziò poi, spostando lo sguardo dallo skate a Harry, che si aprì in un accenno di un sorriso, non voleva ancora regalargliene uno vero.
“Ma grazie” si affrettò ad aggiungere, tornando a guardare lo skateboard meravigliata.
Grace Lewis aveva detto grazie ad Harry Styles per due volte in meno di quattro giorni, chi l’avrebbe mai detto, pensò lui, continuando a fissarla estasiato dalla purezza della ragazza.
 

Un debole sorriso sulle labbra e le mani infilate nelle tasche, mentre giocherellava con il telefono all’interno della tasca destra.
 
All’entrata del cancello, Zayn ed Emily si erano incrociati e dopo essersi scambiati un cenno con la testa si accingevano ad entrare l’uno affianco all’altra. La scena che si trovarono davanti li lasciò a bocca aperta. Emily si voltò verso Zayn, che aveva gli occhi spalancati mentre osservava Grace ridacchiare con lo skateboard in mano e Harry accanto a lei che la guardava. Emily guardò Zayn sperando di trovare sul suo viso le risposte alle sue tacite domande, ma tutto quello che trovò fu stupore.

“Che cazzo è successo?” chiese poi Zayn, interrompendo il silenzio e voltandosi a sua volta verso Emily che lo osservava preoccupata.

“E che ne so io!” ribattè lei cominciando a dirigersi a grandi passi verso la coppia, prima di essere fermata da lui, che le aveva saldamente afferrato il polso.

“Che cazzo fai?” gli chiese infuriata, continuando a spostare lo sguardo dal polso a Grace ed Harry che non li avevano visti.

“Stai ferma idiota!” le sbraitò contro Zayn abbassando poi la voce e tirandola verso l’entrata della scuola.

“Ma idiota tu, qual è il tuo problema, Malik?!” esclamò poi lei, alzando la voce  e cominciando a tirare schiaffetti sulla mano di Zayn perché le lasciasse il polso.

Zayn, sentendola quasi urlare fece un balzo felino e una volta che le fu accanto le tappò la bocca con la mano, cercando di farla stare zitta.

Emily lo guardò shockata e fece diventare i suoi occhi due fessure e le sue guancie assumere un colorito rosso.

“Stai zitta" le sibilò lui “per una volta non si stanno scannando, quindi se non ci facciamo vedere magari..” non fece in tempo a finire la frase che Em gli morse la mano con la quale le tappava la bocca, cosa che provocò a Zayn un dolore acuto e di conseguenza, un urlo.

Grace alzò la testa di scatto dallo skateboard e la scena che le si parò davanti la fece sorridere e la preoccupò allo stesso tempo.


Zayn agitava la mano in aria e saltellava, mentre Emily gli voltava le spalle e teneva la testa alta, un’espressione incazzata in faccia.
Poco più in là, Liam e Niall ridevano indisturbati, quest’ultimo teneva un Iphone saldamente in mano e riprendeva la scena, ridendo a crepapelle.
Harry aveva già da tempo distolto lo sguardo da Grace che quella mattina, lui stesso aveva constatato,era di una bellezza sconvolgente. Anche lui ora osservava la scena, che già era cambiata e presentava Emily che correva per tutto il cortile con Zayn infuriato alle calcagna.


Grace inforcò le stampelle e si alzò, facendo un passo.
Stette qualche secondo in piedi, indecisa sul da farsi, ma alla fine fece la cosa delle due che aveva in mente che non avrebbe mai fatto.

Si girò verso Harry, ancora seduto ad osservarla e disse sommessamente “Su, andiamo da quegli idioti” e aspettando che lui si alzasse e le si posizionasse a fianco, mise lo zaino in spalla e gli fece tenere lo skateboard, per poi avviarsi con lui verso di essi.
 
C’erano due cose che in quel momento Grace Lewis non sapeva ma che avrebbe scoperto a breve, una più a breve e l’altra meno.


La prima cosa era che Harry, inconsapevole anche lui della cosa, dentro fremeva di gioia per la prima frase gentile che aveva ricevuto in otto anni dalla sua ex migliore amica e il cuore gli batteva leggermente di più.



La seconda era che il messaggio che poco prima aveva ricevuto e che aveva ignorato non proveniva da Zayn o da Emily. Né da Liam, Niall, Louis o Harry. Non proveniva da qualche suo amico come lei aveva supposto.
Quel messaggio conteneva delle parole. Non parole a caso, ma parole di una canzone che lei conosceva fin troppo bene: All The Small Things dei Blink 182 e lei l’aveva inserita in almeno 9 playlists.
Quel messaggio conteneva parole di una canzone e per l’ennesima volta, il destinatario non era scritto.


True care, truth brings
I'll take one lift
Your ride best trip>
(All The Small Things - Blink 182)






Buonasera fanciulle,
zan zan zaaannn, ok sono felice di essere riuscita ad aggiornare, anche se aggiorno sempre di notte,ma va bene.
Prima di tutto vi dico di stare attente alle ultime frasi, perchè ci sono degli indizi nascosti che potrebbero avvantaggiarvi un pò e farvi capire qualcosa (?) ok sembra un thriller. Più che farvi capire direi che vi faranno ipotizzare delle cose ehehe.
Va bene, in ogni caso, grazie a tutte per le recensioni e le visualizzazioni, siete fantastiche.
Vi prego, recensite, mi fanno felici c:

ora scappo,
xoxo.

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Capitolo 10
*** Chapter 8 ***


"UNWRITTEN"

Chapter 8


 
“Mi hai lasciato il segno!” esclamò Zayn per l’undicesima volta da quando era suonata l’ultima campanella, lanciando l’ennesima occhiataccia a Emily che sedeva di fronte a lui.

“Senti Malik” incominciò lei, portando di lato i capelli biondi raccolti in una treccia “sono dieci volte più matura di te ma finiscila se non vuoi che ti stacchi le”

“Finitela, santo cielo” Grace, che camminava tra i due, interruppe la discussione, fulminando i suoi amici con uno sguardo.

“Zayn” continuò “non ti ha fatto così male e Emily, non sei un cane, non dovevi morderlo” constatò, soddisfatta di aver messo a tacere i due, che ora avevano assunto un’espressione imbronciata. Stettero zitti per tutto il resto del pranzo.
Nessuno le aveva chiesto cos’era successo. Ed era contenta di ciò. Quando aveva visto i suoi migliori amici pochi metri più avanti era rimasta calma, ma subito dopo aveva pensato a che scena li aveva fatti assistere, lei ed Harry che parlavano tranquillamente l’uno accanto all’altra.

Li ringraziò mentalmente, soprattutto Zayn, che a una scena del genere sarebbe andato contro il suo stesso carattere pur di scavare a fondo alla questione e sapeva che l’avrebbe fatto. Si lasciò sfuggire un sospiro quando, due ore dopo, attendeva il suono della campanella pur di uscire.


Lei aveva parlato con Harry ma la sua opinione nei confronti del riccio non era cambiata di una virgola. Il suo carattere era così, insomma. Era intelligente ma testarda come pochi e lo sapeva bene, se l’era sentito ripetere da tutti. Non che le importasse ovviamente.
Sistemò i libri nella borsa, puntando gli occhi neri sulle lancette dell’orologio,quella dei secondi avanzava ritmicamente pronta a raggiungere l’altra e segnare le quattro.
Batteva con il piede sul pavimento ogni secondo che passava, ignorando completamente le parole dell’insegnante di letteratura. Niall accanto a lei osservava i suoi gesti agitati e moriva dalla curiosità di sapere cosa le era accaduto. Non aveva acceso il telefono fino a prima di quell’ora e quando aveva visto il messaggio si era davvero infuriata. Un’altra canzone? Aveva riposto nella giacca l’aggeggio senza neanche spegnerlo ed era entrata a grandi passi in classe. Perché questo qualcuno continuava a darle fastidio con delle stupidissime canzoni? Perché non tirava fuori le palle e veniva a parlarle e dirle qual era il suo problema? Quello era il quinto stupidissimo messaggio che riceveva. E come le precedenti, amava quella canzone.
Se tutto quello era uno scherzo, pensò, non le piaceva per niente. Odiava avere dubbi, le piaceva conoscere le cose, sapere tutto della sua vita. Ovviamente non sapere tutto in generale, perché era a conoscenza del fatto che ciò era impossibile per qualsiasi essere umano. Ma non le piaceva dover indagare troppo su qualcosa che faceva parte della sua vita, odiava i sotterfugi le bugie e le cose fatte di nascosto.

Grace era sempre stata una ragazza con un carattere complesso, ma si apprezzava, le piacevano le sue qualità e nonostante non avesse la sua autostima alle stelle, come ogni adolescente d’altro canto, non si odiava.
Quando la campanella suonò lei decise che se ne sarebbe fregata, che avrebbe ignorato quei messaggi, che non avrebbe più cercato di scervellarsi per sapere chi li avesse scritti. Che non si sarebbe più guardata in giro a mensa o nei corridoi, cosa che avrebbe dovuto fare sin dall’inizio, penso.
Fuori dalla classe ad attenderla c’era Zayn, che le sorrise incoraggiante quando la vide uscire con le stampelle e la faccia corrucciata per il dolore al ginocchio. Era venuto in macchina per poterle dare un passaggio a casa: il moro era a conoscenza che sua madre era al lavoro, di conseguenza non avrebbe pensato alla figlia.

“Hey” gli sorrise lei, non pensando più a tutti quei pensieri che le attanagliavano la mente pochi secondi prima.

“Ciao” le sorrise lui “vuoi studiare insieme, oggi?” le chiese poi cortese, sapendo che era a casa da sola con il fratello, ma la vide forzare un sorriso.

“Stai tranquillo” sapeva che lui aveva gli allenamenti di football e che accompagnarla a casa l’avrebbe solo fatto tardare, quindi non voleva farglieli addirittura saltare.

Il viaggio verso a casa fu veloce, chiacchierarono come i due amici forti che erano sempre stati, legati da qualcosa di magico. Grace e Zayn avevano passato gli ultimi anni della loro vita utilizzando l’altro come sostegno, punto di riferimento e amico. Erano tutto l’uno per l’altra e questo, pensò Zayn, non sarebbe mai cambiato.

La macchina nera di Zayn, un regalo dei suoi genitori per il suo diciottesimo compleanno, si fermò davanti al vialetto di casa Lewis e Grace, dopo aver guardato velocemente l’orologio, gli  impedì di scendere dall’auto e accompagnarla alla porta, ma gli intimò di correre agli allenamenti. Sapeva quanto amasse quello sport e quanto lo aiutassero a sfogarsi.
Percorse lentamente il vialetto e guardò qualche secondo casa Styles, un attimo di malinconia le attraversò il cuore e lei spostò lo sguardo di fronte a sé, un’altra volta.
Harry Styles, pensò acida, non sarebbe mai cambiato. E lei non avrebbe fatto lo stesso.

Pochi secondi dopo, con un po’ di fatica si ritrovò di fronte alla porta di casa. Suonò, aspettando che il fratellino le aprisse. Aspettò un minuto, due, tre. Non c’era nessuno in casa e lei, dopo aver frugato nella borsa, giacca e tasche dei pantaloni, realizzò di non avere il suo mazzo di chiavi.
Lanciò la borsa a lato della veranda e infuriata si sedette sugli scalini. Aveva freddo e sua madre non le aveva detto nulla sul fatto che Will non c’era. Era stata anche lei una stupida, ovviamente, a dimenticarsi le chiavi. Sua madre non sarebbe stata a casa prima delle sette e mezza e Will, che era sicuramente da un suo amichetto, sarebbe tornato alla stessa ora, quando la madre l’avrebbe passato a prendere dopo il lavoro.

Grace aveva l’impressione che in quel periodo tutto le andasse male. Ora, le aspettavano tre ore e mezza seduta sugli scalini fuori dalla porta, da sola. Si maledisse mentalmente per essere stata così irresponsabile e sciocca e tirò fuori un libro dalla borsa, cercando di ripassare una qualsiasi materia per ammazzare il tempo. Avrebbe dovuto posare il piede su qualcosa di morbido, poiché le faceva male ma si accontentò dello scalino di legno umido della veranda.

Ripassò la lezione di letteratura tre volte, matematica e inglese due volte. Si sentiva terribilmente stanca e aveva freddo, il vento era gelido e si infilava sotto la sua giacca di Jeans regalandole brividi lungo tutto il corpo.
Poso la schiena contro una delle due colonne di legno della veranda e per qualche secondò non pensò a niente.
Si svegliò quando sentì il suo nome, pronunciato da un posto che di primo impatto le parve lontanissimo. Qualcuno le scosse la spalla, e la chiamò di nuovo.
Aprì gli occhi neri e subito vide quelli smeraldo di Harry, che la fissavano.

“Che ci fai qua da sola?!” le chiese Harry, non appena lei aprì gli occhi. Erano ormai le sei passate quando lui arrivò a casa, stretto nel suo giubbotto di pelle, con la sacca di football sulle spalle. Gli allenamenti erano stati piuttosto faticosi e tutto quello che voleva era arrivare a casa e buttarsi sul letto, per poi addormentarsi.

Era stata una giornata lunghissima e il riccio poteva definirsi stanco. Per il giorno dopo non aveva da studiare, cosa che gli faceva piacere perché non aveva la mentalità né fisica né psichica di mettersi a fare i compiti. Lanciò uno sguardo alla casa di Grace quando era già nel vialetto e lo stava percorrendo infreddolito. La vide addormentata fuori dalla porta, sola. Il sole stava calando e lei sembrava infinitamente triste. Fece una corsa, non ci pensò un attimo.

Ma perché? Perché non la lasci lì e te ne freghi? Si chiese. Lei era una stronza con lui e lui aveva sempre finto di essere lo stesso. Ma poi sorrise, nel vederla così indifesa e la svegliò, senza pensarci un attimo.
“Scusa?” gli chiese, la voce impastata dal sonno. Parve accorgersi subito dopo di dove si trovava perché fece per scattare in piedi, scordandosi della gamba che poi la fece sedere di nuovo con una fitta di dolore. “Sono chiusa fuori” spiegò sbrigativa, senza neanche guardare Harry negli occhi, bensì cominciò a radunare i libri sparsi intorno a lei e a infilarli a casaccio nella borsa.

Harry la guardava dall’alto, aspettando una sua qualsiasi reazione. Lei improvvisamente alzò la testa e puntò seria gli occhi nei suoi “Grazie per avermi svegliata, mia madre sarà qui a momenti”. Sentenziò e dopo aver messo la borsa accanto a sé, tornò a guardare di fronte a sé, aspettando che il moro se ne andasse.

“Vieni” le disse lui, sospirando, e tendendole una mano per aiutarla.

“Ho detto” cominciò lei, la voce rigida “che mia madre sarà qui a momenti”.

“No” le rispose lui,con fare annoiato “tua madre non sarà qui a momenti. Sento il rumore della sua macchina, quando torna dal lavoro, intorno alle sette e mezza, a volte le otto” sputò fuori lui, non distogliendo lo sguardo dagli occhi di Grace, che continuavano imperterriti  a fissare le case di fronte.

Lei sospirò, aveva freddo, davvero tanto. Pensò velocemente a tutti i pro e i contro di rifugiarsi in casa Styles, i pro erano che avrebbe evitato una broncopolmonite e quindi di perdere lezioni preziose a scuola, avrebbe appoggiato la gamba su un cuscino e avrebbe salutato Anne, che le mancava. L’unico contro la guardava impaziente a pochi centimetri da lei. Sbuffo e afferrò saldamente la mano, impugnando poi le stampelle.

Non entrava in casa Styles da una vita ma tutto le parve identico a quando ci entrava tutti i giorni. Quando entrarono Harry accese le luci e ciò le fece capire che erano a casa da soli, ma poco le importava, in un’ora sarebbe stata a casa. Il soggiorno era identico a come lo ricordava, stessi quadri, stesso divano, solo la televisione era stata rimpiazzata con una più moderna e altre foto erano state aggiunte a tutte quelle che occupavano la credenza. Quella di lei ed Harry abbracciati a dieci anni, nel giardino sul retro di casa Styles c’era ancora, lei aveva perso i denti davanti e sorrideva entusiasta. Lui per farla ridere si era messo un dito davanti ai denti, come se li avesse persi anche lui e sorrideva, supportandola.
 


“Dai bambini” esclamò Anne, uscendo in giardino con la macchina fotografica in mano “mettetevi in posa che vi scatto una foto!” la donna sorrideva entusiasta, mentre i bambini, seduti sul prato, si lanciavano una palla.
“No, Anne” piagnucolò Grace, mettendo il broncio “ho perso lui e lui” indicò prima l’incisivo di destra e poi quello di sinistra “sono orrenda”.
“Non è vero” la spintono Harry “e poi ci hai guadagnato due sterline!” ridacchiò, facendo ridere l’amica.
“Senti” disse subito dopo Harry “facciamo che se non si vedono i tuoi dentini non si vedranno nemmeno i miei” sentenziò, mettendosi un dito davanti agli incisivi e puntando gli occhi nella telecamera.
Grace ridacchiò contenta e non si sentì più tanto strana.




Grace aveva scordato la foto, aveva scordato quel gesto. Rabbrividì quando se ne ricordò.
“Vuoi del tè?” la voce di Harry dietro di lei la fece sobbalzare e voltare di scatto. Era a pochi metri da lei, il volto serio, non esprimeva un’emozione.

“No, grazie” rifiutò, nonostante lo desiderasse dato che stava congelando.

“Mi siedo e appoggio la gamba” gli disse poi, indicando il divano.
Lui annuì e sparì di nuovo in cucina, senza dirle nulla.
Grace sprofondò nel divano e tutto quello che desiderò fu riaddormentarsi. E mentre ciò succedeva piano piano, un nuovo messaggio silenziosamente arrivò al suo cellulare. Anonimo.




Buonasera,
domani è lunedì, è mezzanotte meno dieci e io devo scappare!
il capitolo è corto ma nel prossimo succederà qualcosa di..insolito.
RECENSITE!

xoxo.

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Capitolo 11
*** Chapter 9 ***



"UNWRITTEN"

Chapter 9.


Harry aveva constatato quel pomeriggio, durante gli allenamenti di football, che  il freddo cominciava seriamente a farsi sentire. L’autunno era alle porte e l’Inghilterra con il suo orrendo clima, a quanto pare, lo accoglieva a braccia aperte.

Mentre preparava il te, si sentì subito meglio, visto il caldo accogliente della casa e sperava che anche Grace si sentisse meglio, nella stanza accanto.
Gli sembrava uno scherzo del destino ciò che stava accadendo in quei giorni, tutti quegli incontri con Grace in cui erano finiti a parlare, entrambi quasi stanchi di quella situazione, o almeno, lui era stanco di quella situazione.

Preparò una tazza anche per lei, nonostante lei avesse gentilmente declinato l’offerta, perché aveva visto come tremava appena l’aveva portata in casa e conosceva quel suo lato orgoglioso che raramente la gente capiva.
Afferrò saldamente le due tazze fumanti e appena fu in salotto, notò il corpo esile di Grace profondamente addormentato sul divano. Era così bella, pensò. E non era più sua amica, non lo era stata per tanto e lui era stanco.

Non appena si sedette accanto a lei, facendo attenzione a non svegliarla, lei spalancò gli occhi comunque, pronta a sentire ogni minimo rumore. Lo guardò un attimo sbalordita, come se si fosse temporaneamente scordata dove fosse.
Quando, dopo pochi attimi di smarrimento realizzò in che situazione si trovasse, si lasciò andare in un sospiro e si spostò leggermente a destra per lasciare più spazio ad Harry, la gamba appoggiata sul tavolino, sopra un cuscino.


Non avrebbe voluto essere lì, era stanca e voleva dormire. Da quando si era fatta male si sentiva dieci volte più stanca. Non aveva voglia di discutere con Harry e di conseguenza di stare in sua presenza perché la rendeva nervosa, come se tutti i vecchi problemi venissero a galla.
Grace ed Harry si capivano anche in silenzio, ma sotto sotto sapevano entrambi di non odiare l’altro come spesso lasciavano tutti credere. Mentre entrambi avevano il dubbio che l’altro li odiasse, vista l’acidità e la cattiveria degli sguardi, ogni giorno.

Harry, dal canto suo, era felice. Si era stancato dei litigi con Grace e forse sarebbe riuscito a mettere le cose a posto, una volta per tutte. Le mancava, quella ragazza, cielo se gli mancava! Non gli piaceva, ovviamente, ma la adorava, reduce di un’amicizia più potente di tanti amori. E quella sera decise una cosa importante, avrebbe cambiato il corso dei suoi piani.
Le porse la tazza di tè, avrebbe fatto con calma. Grace, che sentiva ancora qualche brivido percorrerle la schiena, mise da parte l’orgoglio che pochi minuti prima l’aveva spinta a rifiutare il liquido caldo e con una mano tremante afferrò la tazza.

“Grazie” rispose fredda, evitando di sorridergli, com’era solita fare ad un gesto simile.

“Ti dispiace se guardo un po’ di televisione?” Harry aveva voglia di rilassarsi e di concentrarsi su qualcosa, un film, una serie. Aveva bisogno di svuotare completamente la mente. Guardò Grace in attesa della risposta.

“Tranquillo” annuì lei, incerta del perché mai lui gliel’avesse chiesto “dopotutto è casa tua” aggiunse poi, spostando lo sguardo dagli occhi verdi di Harry alla tazza fumante che reggeva in grembo con entrambe le mani, rosse per via del freddo.

Dov’era finito il solito Harry stronzo? Si chiese. Ci aveva messo anni a farsi odiare, continuando con sguardi assassini e parole non dette. Ma quel giorno voleva lasciar perdere. Quel giorno quell’antica faida animata da sguardi e offese sarebbe finita, forse?
Cos’era, una specie di tregua? Grace non capiva come da un giorno all’altro era giunta a quei pensieri, così “buoni” verso Harry.
Le vennero in mente tutti i motivi del perché lo odiava, li ricordò uno ad uno e quando si rese conto che quei motivi non le parevano più così validi si sentì vacillare. Cosa le era successo? Girò un attimo lo sguardo verso Harry, che concentrato teneva lo sguardo fisso sul televisore e soffiava sulla tazza di tè. Era avvolto in un maglione rosso, i jeans a vita bassa e un paio di scarpe da ginnastica. Sembrava tranquillo, ma lei era troppo furba, troppo intelligente e una fantastica osservatrice e subito capì che non era così. Le nocche sulle mani erano ormai bianche da quanto stringeva la tazza, le sopracciglia erano aggrottate e ad intervalli regolari si mordeva il labbro.

Da quando era così nervoso? Grace era troppo stanca per star dietro ai suoi stessi ragionamenti, era davvero stanca. Prese a soffiare anche lei sulla tazza e quando, una volta finita fece per appoggiarla sul tavolino, fece un movimento brusco che le provocò una fitta al piede e un gemito leggero, opera del dolore.

Harry voltò la testa di scatto. “Stai bene?” chiese, una nota di preoccupazione nella voce lo tradì, rovinando il suo tentativo di mantenere un tono neutro.

“Sì” confermò lei, una volta che tornò alla posizione iniziale. Lui le sorrise incerto, sperando che andasse davvero tutto bene e poi entrambi si concentrarono sulla televisione.
La televisione trasmetteva un film piuttosto divertente, ma entrambi si stufarono quasi subito di guardarlo, e nonostante tenessero gli occhi incollati allo schermo, la mente era altrove.

“Hai fatto il tema di Storia?” chiese Harry all’improvviso, facendo sobbalzare Grace.

Entrambi erano due gran chiacchieroni se erano in buona compagnia, sennò il contrario, ma Harry odiava ritenere Grace una compagnia non desiderabile.
Grace trattenne il fiato qualche secondo, il cervello che velocemente concepiva una risposta. Che tono usare? Che risposta dare?
Alla fine si rassegnò e decise di essere lei stessa, solo per quella sera. Di fare una tregua silenziosa e basta, perché Grace era decisamente stanca.

“Non ancora, tu?” rispose, un piccolo sorriso a illuminarle il viso, non troppo entusiasta, né triste, un sorriso modesto ma comunque mozzafiato. E lì, dopo quel sorriso Harry decise: ci aveva pensato, ma ora ne aveva la certezza, avrebbe seguito il suo cuore, e lo capì perdendosi in quel sorriso.
 
Parlarono tutta la sera, di scuola, libri, luoghi, di argomenti che in tutti quegli anni si erano persi. Ma si trovarono così simili, Harry e Grace. Ed entrambi furono felici di scoprire che l’altro non era cambiato per niente. Si appoggiarono l’uno all’altra, come avevano sempre fatto, fino a otto anni prima.
Grace, stretta nella sua giacchetta ridacchiava a qualche battuta di Harry, per una volta ignorando i consigli che il suo cervello le dava. E Harry ridacchiava perché adorava la risata di Grace e perché non sentiva suono più bello.

Parlarono di tutte quelle cose di cui parlano due amici, omettendo ovviamente tutti gli argomenti che avrebbero scatenato una lite.
Quella serata fu speciale, entrambi lo capirono, perché entrambi avrebbero voluto chiacchierare per altre centinaia di ore, insieme.
 
Harry accompagnò alla porta Grace, un paio di ore dopo e lei si oppose ala richiesta del riccio di accompagnarla fino a casa. Si salutarono con un sorriso, nulla di più. A Grace mancava Harry e non sapeva cosa avrebbe fatto dopo quella tregua.
 


Zayn Malik era stanco. Gli allenamenti l’avevano sfinito. Il coach aveva donato alla squadra trenta giri di corsa del campo. Tutto quello a cui pensava era che aveva bisogno di un po’ di sano buon tempo con la sua migliore amica, che da giorni gli sembrava piuttosto strana. Gli dispiaceva parecchio del suo incidente anche se alcune cose non gli erano chiare e voleva sapere com’era andata esattamente la storia. Aveva ormai imboccato la via di casa Lewis quando la vide. Sulla porta di casa di Harry ed entrambi si sorridevano.

Zayn non seppe dire con certezza perché si sentì così geloso, “tradito” quasi, dalla sua migliore amica e dal suo migliore amico. Seppe solo che il sangue gli si gelò e strinse le mani in due pugni. Da quando avevano ricominciato a parlarsi? Quindi, il fatto di quella mattina non era un caso. Perché non gli avevano detto nulla, visto che era il loro migliore amico? Avrebbe voluto urlargli contro, ma non era da lui. Si incazzò parecchio, nonostante non ne avesse reale motivo e con un gesto secco tirò fuori il pacchetto di sigarette che teneva in tasca e se ne accese una.

Fece dietro front in silenzio. Era troppo stanco e sapeva che la notte in un modo o nell’altro gli avrebbe schiarito le idee. A passi svelti tornò da dove era venuto, mischiandosi con la fresca notte autunnale che stava scendendo sul Holmes Chapel.




Buonasera ragazzuooole, allora, vorrei chiarire delle cose.
1. Grace non ha ancora scovato il famoso messaggio del capitolo precedente, di conseguenza è di buon umore.
2. Ci sono alcune frasi MOLTO importanti in questo capitolo. Di che piani parla, Harry? Cosa vuole cambiare?
3. Nell'ultimo capitolo c'è stata una sola recensione= ci sono rimasta malissimo.
4. Il comportamento di Zayn ha senso, rileggete i capitoli precendenti: Grace non gli rivela praticamente nulla nè dell'incidente, nè di Harry, che idea si sarà fatto?
5. Nel prossimo capitolo.........succederanno un pò di casini eheh.

Recensite, davvero, ci tengo. Cosa vi costano due parole?
xoxo.

 

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Capitolo 12
*** Chapter 10 ***


"UNWRITTEN"




Chapter 10

Quella mattina Grace era di umore pessimo.
Per prima cosa, si era svegliata tardi poiché la sera prima, presa dalla stanchezza si era scordata di attivare la sveglia. Ma nonostante tutto era riuscita comunque a strappare un passaggio a sua mamma. Inoltre quella mattina aveva trovato due nuovi messaggi anonimi sul telefono, uno del pomeriggio prima che conteneva le prime parole di "Rolling In The Deep” di Adele e poi il secondo messaggio, il quale era arrivato alle sette e zero cinque di quella mattina, aveva scritto il ritornello di “If You Wanted A Song Written About You, All You Had To Do Was Ask” dei Mayday Parade.

Si ricordava ancora quando, una vita prima era arrivata correndo al tavolo, in sala mensa, dove tutti quanti erano già seduti a mangiare e aveva tirato fuori il telefono, infilato una cuffia nell’orecchio di Zayn e gli aveva fatto ascoltare proprio quella canzone dei Mayday Parade, gruppo che allora aveva appena scoperto e di cui si era follemente innamorata. Ma Grace non era una che cambiava i suoi piani, così ignorò i messaggi e ripose il telefono in borsa. Ci pensò su, nel viaggio di andata verso scuola. Amava follemente quei brani, li aveva ascoltati a ripetizione migliaia di volte.

Emily l’attendeva alla solita panchina, le gambe incrociate e i capelli biondi raccolti in una coda alta. Stava tormentandosi la manica del golfino rosso e guardava nervosa verso il gruppetto di Zayn, posto dall’altra parte del cortile. Quest’ultimo dava di spalle alla panchina e una nuvoletta di fumo si alzava sopra di lui, segno che stava fumando. Grace notò il tutto e quando si fu seduta accanto a lei e dopo averla salutata le parlò.

“Tutto a posto?” chiese, alzando il sopracciglio curiosa.

La bionda sciolse la coda lasciando che i lunghi capelli le carezzassero la schiena.

“Uhm? certo” affermò, ma a Grace non parve convinta nemmeno lei “tu piuttosto, come stai?” domandò subito dopo, cambiando velocemente discorso.

“Ho male alla gamba e dormito poco quindi-“ non finì nemmeno di parlare che subito fu interrotta dalla bionda, alla quale si era illuminato il viso.

“Cosa ci facevi ieri con Styles?”
Ecco. Grace tirò un lungo sospiro. Dopotutto si aspettava quella domanda, era ovvio. Prese a guardare in giro, tentando velocemente di pensare a qualcosa da dire, ma alla fine, non trovando nessuna scusa che sarebbe risultata credibile, raccontò lei la verità, omettendo l’incontro della sera prima.

“Capisco” concluse l’amica una volta che Grace le raccontò tutto e parve anche tranquillizzata, nonostante non la smettesse di torturarsi le mani.

Grace sapeva che Emily le stava nascondendo qualcosa, era troppo brava in quel genere di cose, ma stette zitta. Portò lo sguardo sul gruppo di Zayn e si ritrovò a fissare Harry. Indossava un paio di pantaloni neri e una giacca di pelle marrone, sopra ad una semplice maglietta bianca. Sorrideva, mentre parlava con Liam, che stava gesticolando qualcosa agli altri tre.
Rivolse lo sguardo per l’ennesima volta ad Emily. Non le aveva fatto altre domande e un po’ le dispiaceva, voleva capire cosa la turbava tanto da non farle prestare la minima attenzione ad una faccenda come quella. Conosceva Emily e non era affatto una che se ne fregava, ma era quel tipo di ragazza che ti stava accanto, nel momento del bisogno.
Grace  tentò di non darci peso e al suono della campanella, entrò nell’edificio.


 
***


Erano passati quattro giorni e Grace stava decisamente meglio. Era andata a farsi togliere i punti e ora camminava senza uso di stampelle, nonostante la caviglia le facesse comunque male, impedendole di camminare troppo senza fermarsi e fare una pausa.
Non aveva più ricevuto messaggi anonimi dal lunedì precedente e ciò le faceva piacere, sotto sotto sperava che quello del lunedì precedente si rivelasse poi essere l’ultimo. Non aveva parlato più con Harry, magari qualche sorriso ogni tanto, ma le andava bene, non era il tipo di ragazza che perdonava facilmente e soprattutto in questo caso, non le andava di farlo. Avrebbe smesso di trattarlo male, ma non voleva averci niente a che fare, per l’ennesima volta si sarebbe chiusa dentro la sua corazza di emozioni e sarebbe andata avanti.

La scuola procedeva bene e lei studiava quel tanto le bastava per mantenere la sua media eccellente, tentando di non farsi distrarre da niente.

Non aveva voluto parlare a Zayn o ad Emily dei messaggi anonimi, perché conoscendo i suoi migliori amici, era riuscita a prevedere alla perfezione anche le reazioni di entrambi e quindi aveva preferito lasciar perdere.
Zayn era stato strano per quasi tutta la settimana, ma da giovedì sembrava essersi rilassato ed essere tornato il solito Zayn e Grace non si lasciò sfuggire neanche quello, ma aveva già in mente una motivazione per il suo comportamento strano e quindi evitava di fare domande e si impegnava a restare la stessa Grace di sempre.

Emily invece, aveva notato, era sempre più strana. Ogni volta che la mattina la incontrava, lei sembrava sempre sul punto di dirle qualcosa, ma poi cambiava velocemente argomento, ridacchiando nervosa. Grace era giunta alla conclusione che se l’amica nascondeva qualcosa e non voleva dirgliela, l’avrebbe scoperta da sé.


Quel venerdì mattina il sole splendeva alto nel cielo e la popolazione di Holmes Chapel, ormai abituata all’atmosfera inglese, fredda e grigia, aveva un motivo per sorridere. E così anche Harry Styles, che dopo aver afferrato una mela dal cestino della frutta in cucina, uscì di casa diretto verso scuola.

Ma per lui, quel motivo non era niente in confronto al fatto che quella sera tutta la sua famiglia sarebbe stata a casa di Grace a cena. Le madri avevano deciso quella serata il pomeriggio prima e lui aveva un’altra possibilità per avere vicina a lui quella che, ne era certo, sarebbe tornata ad essere sua amica. L’unica cosa che gli dispiaceva era non parlarne con il suo migliore amico. Zayn sarebbe stato al settimo cielo a sapere una cosa del genere e lui lo sapeva, ma non voleva che lui risultasse geloso o lo dicesse a Grace.

Aveva molti dubbi e mentre ci rimuginava su, percorse il vialetto di casa finchè non si trovò in strada. Si guardò qualche secondo attorno, quando la vide.

Grace stava uscendo di casa, chiudendosi la porta principale alle spalle e zoppicando leggermente giù dalla veranda. Aveva le cuffie nelle orecchie e non lo notò subito. Quando però lui la salutò con la mano e gli occhi scuri di lei si posarono sul suo volto, la faccia le si incupì ma tentò in tutti i modi di rivolgergli un sorriso tirato, ma lui notò la tristezza nei suoi occhi e cercò di non pensarci.

Ehy” gli sorrise lei, zoppicando leggermente verso di lui e cominciando ad avviarsi verso scuola insieme.

Harry non attese un attimo ma le levò dalla spalla la borsa, per evitarle il peso e quel gesto la fece sorridere ancora di più, e diventare ancora più triste.
“Come stai?” le chiese raggiante lui, lasciando sotto intendere il fatto che quella sera si sarebbero visti, ma subito notò dalla sua faccia persa che sua madre si doveva essere scordata di dirglielo: di certo, pensò, non sarebbe stato lui a darle la notizia (così felice per lui e sicuramente meno felice per lei).
 
“Credo di stare bene” sospirò lei, guardando ovunque tranne che il viso di Harry, sapendo che le avrebbe tirato fuori emozioni che aveva impiegato anni a seppellire nei meandri del suo cuore “lunedì dovrei tornare sullo skate” sorrise, radiante. Tutti quei giorni era dovuta passare davanti allo skateboard nuovo di zecca che le aveva messo a posto Harry e la voglia di salirci sopra la accoglieva ogni volta che la tavola le si parava davanti, ma visto il dolore al piede, non aveva potuto.
 
Parlarono del più e del meno e quasi furono a scuola. Prima però, Grace spiegò a Harry che avrebbe dovuto passare da Zayn, la cui casa era comunque parte del tragitto verso scuola. Lui annuì semplicemente e la seguì verso la casa del moro, una bianca villetta a schiera identica alle altre che le stavano accanto, un giardinetto curato davanti e uno uguale, solo leggermente più grande, sul retro della casa. Grace ed Harry erano ormai sulla soglia, solamente lì lei pensò a cosa avrebbe detto Zayn nel vederli insieme e vista la faccia del riccio, aveva appena avuto lo stesso pensiero. Si sorrisero e si intesero come sempre, fecero qualche passo indietro, con l’idea di dividersi: Harry avrebbe proseguito fino a scuola e lei avrebbe aspettato il suo migliore amico.

Harry fece per restituire la borsa quando vide Zayn nel giardinetto sul retro.

Vieni!” disse in fretta a Grace, trascinandola per un braccio dietro a una delle colonne della veranda di fronte a casa, davanti alla quale c’era un’enorme cespuglio che li copriva completamente.
Grace vide Zayn e capì subito, nascondendosi meglio dietro il cespuglio.

Il moro era di schiena e pareva piuttosto arrabbiato. Parlava con qualcuno ma la persona con il quale intratteneva una così accesa discussione, lei ed Harry non riuscivano a vederla.
“Perché, ora?” chiese lui, tirando un calcio a un sasso e stringendo le mani in due pugni.

Harry e Grace non riuscirono a sentire la risposta, ma quello che videro bastò ad entrambi per capire.

La persona con cui Zayn parlava fece un passo avanti e Grace non fece in tempo a spalancare la bocca dalla sorpresa, che Zayn ed Emily si stavano già baciando.






I'm throwing away pictures
That i never should have taken in the first place
And it's cold in my apartment
As i'm changing all the colors
From the brightest reds to grays

"Mayday Parade - If you wanted a song written about love all you had to do was ask
"












Buongiorno, fanciulle.
TA TA TAAAA ditemelo che non ve l'aspettavate eh! Ora dovete solo aspettare e vedere cosa accadrà, muah.
Ho aggiornato relativamente presto, dai.
Spero che la storia vi emozioni e vi piaccia, un sacco di voi la hanno messa tra ricordate/seguite/preferite, quindi ora voglio le vostre opinioni, quindi recensite!

xoxo.

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Capitolo 13
*** Chapter 11 ***


"UNWRITTEN"




Chapter 11.

(leggete le note a fine capitolo, chiariranno molti dubbi che potrebbero sorgervi leggendo, grazie x)



Grace non riusciva a credere ai suoi occhi, non voleva credere ai suoi occhi.

Sapeva di essere stata un po’ distaccata negli ultimi tempi, ma così distaccata da non aver notato una relazione tra i suoi migliori amici? Non credeva affatto.
I due continuarono a baciarsi con trasporto, come se quel momento dipendesse da quel bacio, come se quella non era che l’ennesima volta che succedeva, come se la loro felicità dipendesse dalle loro labbra unite.
Poi tutto successe in un attimo, Harry prese la mano di Grace e incrociò le dita con le sue, con l’intenzione di non lasciarla andare.

Nessuno avvertì l’altro, ma Harry fece per entrambi, trascinò via Grace da quella scena, in modo da non farsi vedere e così fu. La trascinò via, mentre nessuno dei due aprì bocca.
Né Zayn né Emily li videro allontanarsi da casa, quella mattina. Nonostante lei zoppicasse e lui tentasse in tutti i modi di non farla stare peggio di quanto già immaginava stesse. Perché Harry aveva visto gli occhi di Grace e Harry conosceva gli occhi di Grace, conosceva Grace.

Ed era stanco di non essere più quel punto di riferimento che aveva sempre desiderato essere per lei. Era stanco di sentirla lontana. Era stanco di non essere più il migliore amico di Grace.
Grace aveva visto quella scena e tutto quello a cui era riuscita a pensare è a tutti i momenti che i suoi migliori amici si erano visti di nascosto a lei. A tutte quelle promesse con entrambi, soprattutto Zayn, che si sarebbero detti tutto e lei, cazzo, lei gli aveva detto tutto!

Se non fosse stata così stanca e priva di forze, avrebbe mollato la sua borsa a terra e sarebbe corsa indietro, urlando così forte che avrebbero sentito l’eco delle sue grida per tutta Holmes Chapel,  avrebbe gridato fino a perdere la voce, che non era una stupida, che era stanca delle prese in giro, che non ne avevano il diritto.

Ma era stanca, e sì lasciò trasportare da Harry, che saldamente le teneva la mano e andava lento, per permetterle di non stancarsi con la gamba ferita. E ringraziò Harry, ma successivamente non si ricordò neanche se lo ringraziò a voce o se lo pensò soltanto, perché Harry continuò a camminare.

Era ormai quasi a scuola quando lei si bloccò in mezzo al marciapiede, ormai lontani da casa di Zayn.

“Non voglio andare a scuola” disse, il braccio dritto di fronte a sé, la mano ancora in quella di Harry che si era voltato a guardarla stupito: gli stava veramente chiedendo di andare da qualche parte con lui? Subito una serie di pensieri fecero capolino nella mente di Harry. Forse lei non lo odiava davvero e forse anche lei moriva dalla voglia di tornare come un tempo.

“Tu vai pure” aggiunse subito lei, come se avesse letto nella testa del ragazzo “io tornerò a casa” annunciò e sfilando le dita si voltò, per poi incamminarsi a passo lento e zoppicante nella via di ritorno.

“Aspetta” le sussurrò Harry, deluso dalla decisione di Grace.

Fece qualche passo avanti, tornando a fianco della ragazza e incamminandosi con lei, ma non osando più prenderle la mano, quasi spaventato.

Grace cominciava ad innervosirsi. Si voltò di scatto, pronta ad urlare addosso al riccio, ma lui la precedette, conoscendo le sue mosse.
“Lo so, e io verrò con te” disse, puntando i suoi occhi smeraldo in quelli neri di lei e continuando a camminarle accanto, il suo tono non ammetteva repliche.

Ma quanto amava questo tono, Grace. Da ragazza testarda qual era, la prima cosa che il suo istinto le disse di fare era replicare.
Ma ormai, quella ragazza era troppo stanca anche per quello “Okay” disse, girando a destra per evitare di incontrare Zayn ed Emily.
Si sentiva come non si era sentita da tempo, abbandonata e tradita. Voleva piangere, ma gli anni le avevano insegnato come non piangere, come tenere tutto dentro e far sì che quella piccola fiaccola di rabbia, tristezza, ira, e frustrazione si spegnesse da sola, come soffocata.

La testa le pulsava e si mise a seguire Harry, guardando ovunque e tentando, come tutte le altre volte, di focalizzare il suo pensiero su qualcosa che non sia l’oggetto di quel suo stato d’animo, ma quella volta le mancò l’aria. Si bloccò, mentre ormai stavano attraversando un parchetto nel centro della cittadina, mollò la borsa a terra e si sedette sull’asfalto, prendendo la testa tra le mani.

Aveva bisogno che le promettessero che tutto sarebbe andato bene, aveva bisogno di qualcuno che la stringesse, ma per l’ennesima volta, l’esperienza le aveva insegnato a cavarsela da sola.
Prese dei lunghi respiri.
Harry sentì il rumore della borsa una volta toccato il suolo e si girò di scatto. Quando Grace si prese la testa tra le mani, temette di vederla piangere e non la vedeva piangere da troppo tempo per non preoccuparsi.
Grace rialzò la testa incredula, quando Harry si era abbassato al suo livello circondandola con le sue forti braccia. Questo gesto fece venir voglia a Grace di piangere ancora di più, ma naturalmente non lo fece, ma aprì le braccia e avvolse il corpo del ragazzo, come mai aveva fatto, come l’ultimo salvagente dopo tante delusioni che piano piano la stavano affogando.

“Ti prego” disse lui, sussurrando quasi nelle orecchie di lei “non pensare, non pensare” e Grace si sentì dire proprio quello che si era ripetuta gli ultimi minuti. Non aveva la forza di respingere Harry, sapeva che ciò l’avrebbe portata solo ad un’altra delusione, ma quando stai affogando, afferri l’ultimo salvagente anche sapendo che forse affogherai ancora.

“Dai” aggiunse poi il riccio, alzandosi e allungando un braccio, invitando la mora a fare lo stesso “andiamocene di qua”.

Grace non se lo fece ripetere due volte e a passo incerto seguì il ragazzo.
 

***

Emily l’aveva finalmente detto a Zayn: quel giorno avrebbe detto a Grace di loro due. Non poteva sopportare di nasconderle una cosa che per lei era di tale importanza.
Avevano entrambi paura di essere giudicati ma quando, ormai un mese prima, colti alla sprovvista dalla situazione si erano baciati, lei aveva temuto soprattutto la reazione della sua migliore amica.

Ultimamente viveva nella paura di essere scoperta da quest’ultima, conoscendo la sua bravura ad individuare in fretta i comportamenti strani nelle persone e temeva che già avesse capito qualcosa.

Ma l’immagine di essere scoperta e di come ci sarebbe rimasta l’amica, quella mattina l’aveva fatta arrivare a casa di Zayn per esporre a quest’ultimo il suo piano.

Quella giornata si sarebbe rivelata pesante.


***
Harry l’aveva portata in un bar in cui era solito andare da piccolo e molte volte c’era andato anche con Grace: lei parve ricordarsi del posto, una volta entrata, e  sorrise mentre gli occhi scannerizzavano ogni minimo angolo del posto e la mente vagava, presa da ricordi che Grace, era sicura, pensava di aver scordato.

Le pareti di legno scuro donavano un aspetto accogliente al posto, illuminato da luci soffuse che insieme al grigio dell’esterno facevano si che una luce chiara brillasse all’interno del bar.
Harry si sedette ad un tavolo in fondo alla sala, salutando con la mano l’uomo dietro al bancone, che ricambiò con un sorriso caloroso.

“Mi ricordo di questo posto” sussurrò contenta Grace, che per qualche secondo parve essersi scordata della scena appena vista.

Harry le sorrise, la visione della ragazza sorridente gli scaldava il cuore e il fatto di essere lui la causa di quel sorriso lo fece sorridere a sua volta.
Quando l’uomo si avvicinò al tavolo, sorrise calorosamente ai ragazzi ed entrambi ordinarono una cioccolata calda.

“Sai” incominciò lei, una volta arrivata la cioccolata “non avrei mai immaginato-“ lasciò cadere la frase e pose lo sguardo sul liquido scuro che con un cucchiaino stava girando nella tazza davanti a sé.

“A chi lo dici” sbuffò Harry. Anche a lui la situazione dava piuttosto sui nervi: Zayn era stato diverso ultimamente e Harry l’aveva notato ma non avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Si aspettava che gliel’avrebbe detto, dopotutto era sempre il suo migliore amico. Ma la felicità e la perfezione di quel momento non riuscirono ad essere scalfiti.

“Cosa ne pensi?” chiese poi lei, togliendo il cucchiaino dalla tazza e posandolo sul piattino sotto di essa, per poi afferrare la cioccolata con entrambe le mani e portarla alla bocca: il liquido caldo e dolce la fece sentire subito meglio.

“Che non l’avrei mai immaginato” rispose pronto lui “quei due fra poco si ammazzavano” aggiunse ridendo e contagiando così l’amica.

Passarono un sacco di tempo seduti a quel tavolo. Parlarono tanto e in quel momento, sia Grace che Harry avvertirono che qualcosa era cambiato. E sia lei che lui, segretamente ne erano felici. Perché ad entrambi era mancata la presenza dell’altro accanto.


***
 
Il telefono era sul letto ed erano ormai venti minuti che girava intorno al letto, nell’indecisione più assoluta.
Aveva scritto due canzoni su un foglietto e doveva soltanto decidere quale inviare.
Sopra, quella che fino a quel momento rappresentava la sua certezza più assoluta era “Miss You” di Ed Sheeran.

Ma dopo quei giorni, aveva aggiunto sotto, a matita, “Let Love Bleed Red” degli Sleeping With Sirens e quest’ultima era stata il suo pensiero fisso.

Si sedette sul letto e prese la testa tra le mani, ormai sentiva la distruzione del dubbio e da essa piano piano si stava facendo mangiare.

Un’immagine apparve improvvisamente tra i suoi pensieri. Un sorriso, una risata, capelli lunghi e neri, occhi color del vuoto oscuro ma allo stesso tempo così pieni di cose.
Non esitò un attimo ad afferare il cellulare e ad inviare il messaggio, contenente la seconda canzone, anonimo come sempre e in un secondo gli parve di sentire la suoneria di Grace avvertirla dell’arrivo di un nuovo messaggio.



and tell me everything will be alright, things will be alright.
Lay me down,
and tell me everything will be alright. Things will be alright.>
(Let Love Bleed Red - Sleeping With Sirens)




Buonasera fanciulle,
ecco il vostro capitolo fldksjflk spero vi sia piaciuto! Allora, ecco qua una spiegazione veloce a tutti i dubbi che potrebbero esservi venuti:
1- Grace non trova così grave l'amore tra i due, ma il fatto che per l'ennesima volta qualcuno le abbia voltato le spalle, più avanti capirete meglio.
2-L'ultimo pezzo è stato scritto apposta senza nessun'identità, perchè sennò sarebbe troppo facile per voi capire chi è costui/costei. E vi pregherei anche di non giungere ad affrettate conclusioni, perchè non è come pensate, ve lo assicuro, lol
3- La scelta delle canzoni, sempre dell'ultimo pezzo, è MOLTO importante (sì, infatti, nessuna di queste canzoni sono state scelte a caso dal nostro anonimo,anzi) C'è una differenza tra entrambe le canzoni che porta il nostro anonimo a non saper decidere quale mandare, ragionateci su.

Ma cosa c'è sotto? I prossimi capitoli vi sconvolgeranno letteralmente.
VI PREGO inoltre di lasciarmi una recensione, ci tengo davvero tantissimo.

xoxo.

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Capitolo 14
*** Chapter 12 ***


"UNWRITTEN"

Chapter 12


Si svegliò di soprassalto e tentò disperatamente di guardarsi intorno, cosa alquanto inutile visto il profondo buio in cui era immersa la stanza. Si alzò di scatto, andando diretta fuori dalla camera e nel bagno, aprendo l’acqua fredda e cominciando a bagnarsi il volto.
Tirò infine su lo sguardo, puntando gli occhi neri nelle sue stesse pupille riflesse nello specchio. Gli occhi erano rossi e le guancie di un rosso acceso. Sentiva il cuore rimbombare nella cassa toracica, la gola le faceva male, come se avesse gridato per ore e la schiena era attraversata da brividi di freddo.
Non si ricordava di essersi addormentata, non ricordava nulla, neanche il sogno che tanto l’aveva agitata e forse, pensò, vista la sua condizione era meglio non ricordarlo.
Restò sveglia finché non fu l’ora per prepararsi per andare a scuola, cosa che non voleva fare. Spalancò la finestra e, dopo aver preso un sassolino dal vaso di fiori che aveva sulla scrivania, lo lanciò dritto sulla finestra di Harry, indecisa ancora sul da farsi.
Il riccio aprì la finestra qualche sassolino dopo, una faccia perplessa fece capolino da dietro le tende.
“Buongiorno” sorrise lui, felice che per la prima volta, lo aveva cercato lei. Aveva una faccia esausta e, nonostante stesse cercando di ricambiare il sorriso, le uscì solamente una mezza smorfia.
“Giorno” abbreviò, aprendo ancora di più la finestra. Si gelava ma non era cosa che in quel momento le importasse “andiamo..” cominciò, non riconoscendosi neppure per la richiesta che stava facendo “a scuola insieme?” finì, guardando ovunque ma non lui.
Da un lato, aveva deciso di lasciar perdere i vecchi litigi e di usare Harry come un’ancora di salvezza, dall’altro si sarebbe voluta prendere a ceffoni: era diventata una debole, una ragazza fragile, e non se lo doveva permettere.
Ma Harry in quei giorni, l’aveva aiutata e quindi, decise sul momento che avrebbe stabilito con lui una tregua silenziosa, in quei giorni in cui si era trovata così vulnerabile e poi avrebbe successivamente deciso cosa fare.
Harry, dopo averle risposto affermativamente e averla salutata, tornò in camera con un sorriso sghembo sul volto. Quanto gli mancavano le conversazioni attraverso le finestre, quanto. Aveva bisogno di un’amica, di un’ancora, di qualcuno come era stato Grace per poterlo sollevare da quel mare di monotonia e tristezza in cui stava scivolando.
Da anni gli mancava qualcosa, forse l’aveva ritrovato.
 
Grace non era pronta a guardare in faccia i suoi migliori amici, dopo il giorno prima. Si sentiva tradita e una rabbia conosciuta le pulsava nelle vene, mentre uscì di casa quella mattina. Aveva ricevuto decine di messaggi da parte di Zayn e da parte di
Ormai ottobre aveva avuto la meglio sui mesi caldi e un freddo venticello quella mattina la fece rabbrividire.
Se non fosse stato l’ultimo anno, così pieno di impegni e test, sarebbe rimasta a casa ma non l’avrebbe fatto, nonostante fosse a conoscenza di essere alquanto intelligente da potersi permettere di stare un anno a casa e dare gli esami senza aver frequentato una lezione.
Le scarpe da ginnastica di Harry produssero un rumore quasi piacevole quando calpestarono le foglie cadute dall’albero di fronte a casa, una volta uscito dalla porta principale. Harry aveva sempre amato i colori dell’autunno e ogni anno ancora si stupiva nel vedere tonalità tanto belle. E anche per Grace era così, e entrambi lo sapevano, perché da piccoli giocavano a trovare le foglie più belle ed entrambi avevano splendidi ricordi di quel periodo.
Grace aspettava in fondo al vialetto, gli occhi marcati da pesanti occhiaie e lo sguardo perso nel vuoto. Harry odiava vederla così e se avesse potuto avrebbe cambiato le cose, ma tante volte aveva voluto cambiare le cose, senza riuscirci mai.
“Buongiorno” le rivolse un sorriso, risvegliandola dai suoi pensieri.
“di nuovo” aggiunse lei, un timido sorriso le spuntò sulle guancie, ma non era dell’umore per sorridere.
“mh, hai dormito male?” le chiese lui, schiaffeggiandosi poi mentalmente per il poco tatto che aveva usato.
Ma Grace invece sorrise e avrebbe abbracciato Harry se non fosse diventata una corazza di delusioni e lacrime, dalla quale facilmente si usciva. Sorrise perché lo conosceva troppo bene, così bene che si sarebbe aspettata quella domanda. Sorrise perché quegli anni non avevano avuto effetto su Harry, lui era sempre lo stesso.
Harry rimase a guardarla spiazzato e lei si affrettò a rispondere “già” disse, facendo scomparire il sorriso dal viso.
 
Zayn, nel cortile della scuola, fumava nervosamente la terza sigaretta della giornata, gettando ogni tanto un’occhiata alla panchina qualche decina di metri più avanti, dove Em leggeva un libro, torturandosi una ciocca di capelli dal nervosismo.
Lei continuava a smentire la cosa ma Zayn aveva un brutto presentimento. La sua migliore amica non aveva risposto al telefono tutto il giorno e la mattina, quando si era presentato a casa sua per vedere se stava bene aveva trovato la casa vuota, segno che era uscita.
Teneva lo sguardo fisso sul cancello, e quando la vide entrare non pensò due volte a gettare a terra il mozzicone della sigaretta e ad avviarsi a grandi passi verso l’amica. Incrociò lo sguardo di Emily qualche secondo, e le fece capire di restar seduta e nonostante la bionda lo fulminò con gli occhi, non si alzò dalla panchina.
Grace zoppicava ancora, trascinandosi dietro leggermente il piede ancora ferito. Solo in quel momento, a poco più di venti metri notò Harry accanto a lei.
La rabbia invase Zayn, tanto che il primo pensiero che gli attraversò la mente fu di tirare un pugno ad Harry. Non si era fatta sentire per un giorno e una notte e ora entrava tranquillamente con qualcuno che prima odiava e che per giunta doveva essere lui. Doveva essere lui quella persona con cui lei giungeva a scuola, era sempre stato così.
La mente del moro era offuscata da un’ira atroce e persino Emily lo notò, da lontano e senza pensarci scattò in piedi, trascinandosi dietro la borsa.
Grace dal canto suo, teneva lo sguardo dritto davanti a sé, aveva persino smesso di rispondere alle domande di Harry: il suo obbiettivo era entrare a scuola prima di incontrare chiunque.
Di conseguenza, vide il moro solamente quando quest’ultimo le si piazzò davanti, lo sguardo incazzato e le mani strette in due pugni.
“Che cazzo di fine hai fatto?” sibilò, piantando gli occhi in quelli dell’amica. Harry mise istintivamente una mano davanti a Grace, sul petto di Zayn, spostandolo di pochi centimetri.
“Senti..” cominciò, ma Zayn levò la mano di Harry con un gesto secco.
“Non ti intromettere, tu” Zayn quasi urlò, la rabbia gli pulsava nelle vene. Harry l’avrebbe preso a pugni, solo per come stava trattando Grace e per cosa le aveva fatto.
“Grace” Emily era arrivata ormai correndo e disperata cercava lo sguardo dell’amica, voleva una spiegazione, era preoccupata, ma tutto quello che ricevette fu uno sguardo carico di odio da parte della mora.
“No, Emily” esordì, tornando a guardare Zayn.
Era una cosa tra loro, tra due amici o quasi fratelli che conoscevano l’altro meglio di sé stessi. Era una cosa tra loro, una lotta tra persone unite fin troppo, una lotta dal potere di generare catastrofi.
“Allora?” chiese di nuovo Zayn, scavando negli occhi dell’amica. Il tono già meno duro, stava capendo. Negli occhi dell’amica vide tutto l’odio che aveva visto, negli anni, rivolto al padre, a Harry e tutto il dolore che ne veniva fuori.
“Vai a fanculo, Zayn Malik” sibilò lei, posando entrambe le mani sul petto del suo migliore amico e riservandogli uno spintone, così da aprirsi la strada.
E zoppicando, entrò a scuola senza voltarsi neanche una volta.



Buonasera fanciulle,
allora: capitolo corto, lo so, ma come sempre i disastri arriveranno col prossimo quindi attendete pazienti e RECENSITE QUESTO.
avete sentio story of my life? ditemi di sì, perchè io sono innamorata.

xoxo.

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Capitolo 15
*** Chapter 13 ***


"UNWRITTEN"




Chapter 13



Zayn era rimasto pietrificato. Tutto quello che aveva pensato negli anni era di proteggere Grace ad ogni costo e ora era diventato tutto quello di cui lei aveva paura. Si voltò un secondo ma ormai Grace aveva già varcato la soglia della scuola.
Si lasciò andare in un sospiro. Harry lo guardò, poi guardò Emily. Un po’ di pietà l’aveva per il suo migliore amico, o forse quello che era stato il suo migliore amico, visto lo sguardo di odio che ora il moro gli rivolgeva.

Harry, che prima di quello sguardo era disposto ad aiutarlo, adesso non voleva più neanche guardarlo in faccia, era stato un idiota.
Superò la coppia di qualche passo e seguì la scia di Grace, sperando di trovarla già in aula, pronta per la lezione.


***


Passò qualche giorno e Grace imparò ad evitare i suoi amici, a non sedersi con loro a pranzo, a non andare più agli allenamenti a guardare Zayn, a non sedersi più la mattina sulla panchina insieme ad Emily.
Andava avanti crogiolandosi nell’idea che questo l’avrebbe solo resa più forte e tentava di concentrarsi sulla scuola.  
Harry le era di aiuto in un modo che lei ancora non riusciva a definire. Si sentiva come se tutto fosse tornato come qualche anno prima. Lui le stava vicino e lei, restando comunque sempre molto chiusa, riusciva ad essere in qualche modo felice con lui e quindi passava con quest’ultimo la maggior parte del tempo libero.

Harry dal canto suo era felice. Grace le era mancata moltissimo e in quei giorni se ne era accorto.
Era l’amica che non aveva più avuto, era il suo punto di riferimento.

Quel pomeriggio, Grace ed Harry camminavano l’uno accanto all’altra, stretti nei loro giubbotti, mentre chiacchieravano di una gita fatta all’età di dieci anni e si lasciavano trasportare dai ricordi.
Grace ricordava che in quella gita si era per la prima volta accorta di quanto fosse innamorata di Harry e riparlarne le faceva solo male.
Di conseguenza tentava invano di cambiare discorso.
Holmes Chapel era piena di persone, quella domenica pomeriggio.
Ragazzi che uscivano a bere una cioccolata, bambini e genitori che si incamminavano per una passeggiata e vecchietti che tranquilli osservavano le foglie cadere dagli alberi e ne commentavano i colori strepitosi.
Grace ed Harry procedevano a braccetto. Quest’ultimo temeva che l’amica sforzasse troppo la caviglia e nonostante le assicurazioni di lei sul fatto che non le faceva più alcun dolore, lui non le dava retta.

“Domani abbiamo la prima partita della stagione” sospirò poi il riccio, spostandosi verso Grace per lasciar passare due bambini che si rincorrevano. Erano sulla via principale, dove vari negozi e botteghe esponevano vetrine con vari temi autunnali.

“Lo so” rispose lei, non sapeva se sorridere o meno perché era uno degli “argomenti Zayn” che sia lei che Harry avevano deciso di tenere, almeno per qualche tempo, come argomenti tabù e avevano evitato accuratamente di parlarne. Harry conosceva Grace e sapeva che gliene avrebbe parlato in qualche momento e che sarebbe solamente dovuto restare in attesa.

Zayn non si dava pace, continuava ogni mattina ad andare a casa di Grace per andare a scuola insieme, l’attendeva, voleva parlarle, ma lei scendeva dalla finestra, intrufolandosi in casa di Harry dal retro e poi andavano a scuola insieme.
Il moro voleva solamente riavere la sua migliore amica e si schiaffeggiò mentalmente decine di volte dopo l’accaduto, sapendo che non si sarebbe dovuto comportare così e ci stava sempre peggio. Come lui, Emily soffriva immensamente. Tentava di bloccare Grace nei corridoi, ma quest’ultima le regalava solamente sguardi freddi e la sorpassava, senza degnarla di un minuto.
Sia lui che Em, negli ultimi due giorni avevano deciso di attendere il momento perfetto e di lasciare che Grace sbollisse la rabbia che la attanagliava.

“Verresti a vedermi?” chiese poi, azzardando, Harry, stringendo lentamente la presa sul braccio di Grace.

Questa volta fu lei a sospirare, nella sua mente superveloce passò in fretta i pro e i contro e alla fine, non seppe neanche perché accettò, ma sotto sotto si sentì un mostro perché sapeva che voleva, soprattutto, rivedere Zayn.

Entrarono in un bar poco più avanti, cercando di scaldarsi si sedettero accanto ad un calorifero di ceramica e attesero le due cioccolate calde che avevano ordinato. Quando si tolsero giacche, capelli e sciarpe, Harry sorrise a Grace e lei accennò un sorriso di risposta. Non riusciva a non pensare a quanto le era mancato il sorriso di Harry, a quanto ne era affezionata, a quanto amava il sorriso di Harry.
Grace non voleva innamorarsi di nuovo, ma aveva paura di riaffogare senza nessuno accanto. Grace odiava l’amore ma non poteva odiare Harry, non lui.

Portò la tazza fumante alle labbra ma non ne bevve neanche una goccia, la sua vista fu catturata da Zayn che varcava la soglia con Em, Louis, Liam e Niall, ridevano tutti e Emily si guardò un secondo in giro, probabilmente alla ricerca di un cameriere e subito la mora riabbassò la testa, pregando di non essere stata vista.

“Non voltarti” sibilò al riccio, sperando di essere ascoltata.

Lui capì al volo, l’aveva sempre capita al volo. E con un finto gesto annoiato, si infilò il cappello di lana, nascondendo i ricci sotto di esso mentre l’amica seguiva i suoi gesti.
Andavano spesso in quel bar, tutti insieme. Harry e Grace si annoiavano, ma il gruppo era numeroso e si divertivano sempre.

In quel momento vibrò il telefono di Grace e lei alzò di scatto la testa dalla tazza bianca, afferrandolo dalla tasca del giubbotto e aprendo il messaggio senza guardare neanche il destinatario.
Una canzone era scritta e lei la riconobbe subito, ma in quel momento neanche le importò, ripose il cellulare nella giacca e rialzò lo sguardo.

Il gruppetto era seduto in un tavolino all’angolo del locale e nessuno parve averli visti.
Le mancavano da matti, ma quando notò il braccio di Zayn sulle spalle di Emily, quando fino a qualche giorno fa era sempre stato sulle sue, potè scommettere che le sue guancie avevano assunto un color porpora acceso.

Non era gelosia la sua, o forse sì? Lei non aveva mai visto Zayn in quel modo. E ne era felice, visto che non era affatto il suo tipo. Ma qual era dunque, il suo tipo? Alzò di scatto la testa, portando gli occhi in quelli di Harry e si maledì per quel gesto involontario, perché dall’altra parte della stanza, gli occhi azzurri di Emily trovarono i suoi e di scattò si allontanò dall’ex migliore amico di Grace Lewis.


***


Grace non aveva notato il fermento dall’altra parte della stanza, ancora guardava Harry, quando lui, stufo del silenzio, aprì bocca.
“Chi arriva?” chiese, come se conoscesse già quello che stava per accadere, le fossette erano sparite dalle sue  guancie e le sopracciglia erano corrucciate.

Grace sorrise leggermente perché anche lei aveva immaginato tutto, alzò leggermente gli occhi per vedere Emily tentare di passare oltre a Zayn e Niall seduti accanto a lei, gli occhi fissi sulla mora.

“Em” rispose semplicemente, posando una banconota sul tavolo e alzandosi rapidamente.

Sorpassarono il tavolo in fila indiana, senza rivolgere uno sguardo a nessuno, ma Grace potè giurare di aver sentito lo sbuffo irritato di Zayn, dopo aver notato la presenza di Harry al suo fianco.


***


Tornarono a casa ridacchiando perché Harry sparava qualche aneddoto ogni volta che vedeva il broncio impossessarsi del viso dell’amica. L’ultimo tratto lo fecero in silenzio fino a che non giunsero davanti a casa Styles, dove entrarono per vedere un film.
Grace però rimuginava ancora sulle parole della canzone appena ricevuta, un nuovo broncio si estendeva sulle sue labbra.
 


 
I do my best not to want you.
But I do all the time.
I do all the time>


Obsessed-Miley Cyrus





Buonasera fanciulle,
come avete notato ho aggiornato il capitolo il prima possibile e so che è corto, ma cominciano a complicarsi le cose, quindi continuate a leggere.
Le visite come sempre sono tante, le recensioni meno ma vabbe, continuate a leggerla, spero vi piaccia come sempre, fatemi sapere!
Aggiornerò prestissimo, un bacio!

xoxo.

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Capitolo 16
*** Chapter 14 ***


"UNWRITTEN"



Chapter 14.



Grace era consapevole di quanto i suoi amici le mancassero.
All’intervallo negli ultimi giorni aveva scambiato qualche parola con Niall o Liam, mentre Louis, che stava sempre con Zayn o Em, non lo aveva neanche visto di sfuggita. Tentava in tutti i modi di non trovarsi vicino a quelli che erano i suoi migliori amici.

Non aveva mai provato qualcosa di più di amicizia, quasi fraternità verso Zayn, ma le dava immensamente fastidio non essere stata messa al corrente della sua relazione. E le dava anche fastidio che Zayn avesse cominciato, a quanto sapeva, a fare con Em tutte le cose che prima faceva con lei, come andare a scuola insieme o guardare i film il sabato pomeriggio.

Sapeva perfettamente che era una cosa che una coppia faceva, ma era stato un colpo al cuore venirlo a sapere così in fretta. Lei, dopotutto era rimasta agli scherzi e le piccole cattiverie fra i due.
Anche a Zayn mancava lei, come non mai. Aveva tentato in tutti i modi di parlarci e stessa cosa aveva fatto Emily, ma Grace era irrimediabilmente testarda.


Aspettava su una delle scalinate alte degli spalti del campo da calcio dietro alla scuola, i posti intorno a lei si stavano riempiendo velocemente, la partita sarebbe cominciata dopo una manciata di minuti.
Un vento freddo si insinuava tra gli spettatori e Grace fece fare un altro giro alla sciarpa di lana intorno al collo, per poi abbassare il cappellino sulla fronte.

La squadra di casa, ovvero quella di Harry, Zayn e Louis, stava compiendo gli ultimi giri di corsa intorno al campo, per riscaldarsi e uno dopo l’altro compivano vari esercizi.
Grace era intenta a leggere un libro, mangiava velocemente ogni parola, ogni lettera, cercando di assorbirne i significati nascosti. Amava leggere e se era concentrata, leggeva anche piuttosto velocemente.

 Si risvegliò solamente quando qualcuno le picchiettò leggermente sulla spalla: allora alzò gli occhi dall’inchiostro scuro, per posarli sui visi di Liam e Niall che incerti le sorridevano, aspettandosi forse una diversa reazione da quella che trovarono.

Hey” si sforzò di sorridere di rimando, evitando di pensare a Zayn o Emily.
Aveva capito sin da subito che anche loro non sapevano nulla della relazione e comunque voleva un bene immenso a loro, tanto da passare sopra alla loro, ancora perenne, amicizia con Zayn.

“Possiamo sederci?” chiese incerto Liam, indicando con un dito i due posti vuoti accanto a lei, uno occupato dalla borsa e dallo skate della ragazza.

“Certo” acconsentì subito quella, posando a terra gli oggetti e chiudendo il libro, con l’indice tra le pagine per tenere il segno, cosa che Harry aveva notato, lei faceva da sempre.

“Come stai?” chiese poi Niall, un sorriso allegro in viso, le sopracciglia leggermente aggrottate. Grace sorrise, lo conosceva troppo bene, sapeva che quelle sopracciglia incurvate così innaturalmente non erano altro che il prodotto della sua incertezza nell’aver posto la domanda e il suo disperato tentativo di mascherare il tutto con un sorriso.

“Tutto bene” rispose lei, in un soffio “Harry mi ha chiesto di venire” aggiunse poi veloce, pronta a cambiar discorso “e voi?” sforzò ancora di sorridere per non apparire maleducata, ma tutti loro, Zayn per primo, le mancavano da matti.


Aveva imparato a lasciare andare le persone nella sua vita, provando a rimanere scalfita il meno possibile, ma questa volta era diverso.

Chiacchierarono qualche minuto, tranquilli, evitando accuratamente di nominare gli altri membri di quello che un tempo era un gruppo, che il fischio di inizio fece sì che tutta l’attenzione si rivolgesse al campo, dove la squadra avversaria, vestita di verde e bianco, faceva il suo ingresso, lanciando occhiate cariche d’odio all’altra squadra che si affrettò a ricambiare.

La partita cominciò bene, Zayn segnò due volte e la squadra avversaria una. Entrambe le volte alzò lo sguardo verso gli spalti, dove Emily stava, poco più avanti di Grace che non l’aveva notata e rivolgeva al ragazzo sorrisi incoraggianti. Ogni volta che però Zayn guardava Grace, lei opportunamente voltava lo sguardo, non permettendosi neanche una volta di incrociare i suoi occhi, nonostante il cuore le battesse forte, dalla felicità che sapeva l’amico stava provando.

A Grace non piaceva per niente il calcio, era sempre andata a guardare Zayn giocare, ma non le piaceva, come la maggior parte degli sport. Non si poteva definire una ragazza atletica, anche se molte volte le piaceva guardare gare di determinate discipline.

 Quando segnò Harry, Grace sorrise e lo salutò con la mano e Harry si sentì la persona più felice sulla faccia della terra. Era tornato tutto come prima, lei stava dalla sua parte, lei non esultava più per Zayn, ma per lui, il suo vero migliore amico, giusto? Quante volte aveva osservato Grace non battere ciglio per un suo goal e esultare come una matta per uno di Zayn, quante?
 
Poi successe. Grace aveva appena finito di salutare con la mano Harry quando vide Zayn avvicinarsi al riccio e dire qualcosa. Non passò neanche un minuto che Harry si gettò sull’amico e cominciarono a tirarsi colpi ovunque,  pugni, calci, sembravano implacabili.
Tutta la squadra corse e tentò di dividerli e ad aiutarla si aggiunse anche il coach, paonazzo in viso, che continuava a soffiare frenetico nel fischietto che teneva appeso al collo.

Quando i due furono ad almeno due metri, il coach cominciò ad urlare qualcosa che non arrivò alle orecchie di Grace e li spintonò verso gli spogliatoi, facendo entrare in campo due giocatori che fino a quel momento avevano assistito la scena allibiti dalla panchina.

Grace neanche si rese conto di quello che era successo che già scendeva frenetica le scale a bordo delle seggiole, fino ad infilarsi nel corridoio che l’avrebbe portata nello spogliatoio dei giocatori.
Corse veloce, la borsa stretta in pugno e la caviglia che cominciò a pulsarle per lo sforzo esagerato che il medico le aveva accuratamente detto di non fare.
Corse veloce, preoccupata per entrambi. Si lanciò nella prima stanza che vide, ma era vuota, la percorse a grandi passi, guardò ovunque senza trovare nessuno dei ragazzi.
Passò a quella dopo e trovò la stessa desolazione della precedente.


Si lanciò ormai senza fiato nell’ultima, illuminata da una fioca luce proveniente da una lampadina appesa al soffitto, che illuminava abbastanza per far sì che a Grace mancò definitivamente il respiro.



Buonasera fanciulle,
allora, lo so che il capitolo è corto, ma vista la gravità di ciò che vi accade, apprezzate, lol.
Ho deciso di aggiornare, non più alle 100 visite ma alle 200, cosa che è avvenuta in pochissimo quindi, ehy eccomi qua.
Aggiorno prestissimo per farmi perdonare per la lunghezza del capitolo.
Mi raccomando, recensite e ditemi ciò che pensate!
xoxo.


 

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Capitolo 17
*** Chapter 15 ***


 
"UNWRITTEN"


Chapter 15


Harry teneva Zayn per la maglietta contro il muro, i muscoli delle braccia contratti per lo sforzo.
Il moro si dimenava e tentava di tirare un calcio ad Harry che però prontamente li schivava.

Grace si gettò in avanti, senza fiato, proprio quando Zayn alzò un pugno mirando dritto alla mascella del riccio. Grace sentì il dolore irradiarsi dallo zigomo, ma non gli diede retta più di tanto. Zayn era a terra e la guardava con la bocca spalancata mentre Harry, che aveva lasciato il moro a terra, si voltò subito e si chinò accanto alla ragazza, l’aria altamente preoccupata.

“Che cazzo vi passa per la testa?” si mise a urlare lei, ignorando il dolore fitto alla testa.

“Stai bene?” chiese subito Harry, prendendole delicatamente il volto con la mano e voltandolo verso di lui per osservare il danno.

“Gray io..” cominciò Zayn, facendo un passetto verso di lei “giuro volevo prendere lui, non avevo intenz-“

“No” lo bloccò lei “sono stanca” sibilò. Appoggiò una mano al petto di Harry e nonostante a lui mancò il fiato per quel gesto improvviso, lei non fece altro che allontanarlo di più.

Si mise a sedere e si tirò su in piedi, cercando di non perdere l’equilibrio che il giramento di testa non le assicurava.
Con passo incerto avanzò verso la porta e raccogliendo la borsa che giaceva a terra poco dopo l’ingresso uscì, ignorando i richiami dei due dietro di lei.
 



***



Quando entrò in casa, fuori era buio. Aveva camminato a lungo, in giro per la città. Preso diversi autobus, corso, zoppicato e camminato di nuovo.

Le luci della cittadina non erano assolutamente paragonabili a quelle di una grande metropoli, ma lei le apprezzava comunque.
Aveva attraversato diversi parchetti e si era seduta sopra varie panchine: aveva voglia di non pensare.
Sua madre la guardò in faccia e dall’espressione che fece, Grace giunse alla conclusione che molto probabilmente il livido causato dal pugno di Zayn aveva cominciato a comparire.

“Vado in camera mia” annunciò, una volta scompigliati i capelli a Will, che la guardò più preoccupata della madre, la quale si limitò ad annuire e ritornare a guardare la televisione con espressione annoiata.

Salì le scale piano, la stanchezza si fece sentire per la prima volta da quando aveva messo piede fuori da casa la stessa mattina e ripensandoci le sembrava fosse passata una vita.
In camera, abbandonò la borsa per terra e si diede dell’idiota per non aver toccato libro tutto il pomeriggio, ma in quel momento si accorse che non le importava più di tanto.

Si sdraiò sul letto e osservò la piccola bacheca sul muro accanto alla finestra.
Aveva scritto ogni playlist e appesa lì, nel corso degli anni.
C’erano canzoni tristi e altre terribilmente allegre, c’erano canzoni dai testi mozzafiato e altre dai ritmi veloci.
Amava ognuna di quelle canzoni, ognuna a modo suo.

Si cambiò, mettendosi una maglietta lunga e molto larga, dopo di che posò molti cuscini davanti alla televisione e si sdraiò sopra di essi, mettendo uno dei suoi film preferiti e cominciando a guardarlo, senza però seguirlo molto.
Sentì bussare alla finestra e alzò lo sguardo mezzo addormentato, per vedere la sagoma di Harry, o almeno, il busto, fuori che chiedeva con lo sguardo di entrare.

Grace sapeva che la finestra era abbastanza aperta perché lui con un solo gesto la aprisse del tutto e sgattaiolasse dentro, quindi tornò a guardare il film e lui fece esattamente come lei aveva pensato.

Entrò silenziosamente, si tolse le converse bianche ai piedi della finestra e le abbandonò lì, per poi avvicinarsi cautamente all’amica e sedersi accanto a lei.
“Grace” bisbigliò.

Lei fece roteare gli occhi, e continuò imperterrita a guardare lo schermo luminoso di fronte a lei.

“Grace” bisbigliò di nuovo.

Era troppo stanca per litigare, ma gli avrebbe tirato molto volentieri un cazzotto.

“Guarda il film e stai zitto” bisbigliò lei in risposta e Harry sorrise, perché era esattamente la risposta che voleva.

Passarono i minuti e in silenzio rimasero l’uno accanto all’altra. Il riccio guardava più Grace che il film.
Guardava i suoi lineamenti, i capelli, le espressioni che cambiavano insieme alle scene del video e il suo modo di respirare regolare.

A circa metà film Harry si accoccolò più vicino a Grace che si fece più lontana, ignorando il leggero ringhio dell’amico.

“Sei arrabbiata?” chiese piano lui, ad un certo punto.

Lei roteò gli occhi per la seconda volta e tornò più vicina a lui sperando che così avrebbe smesso di parlare e l’avrebbe lasciata stare.

Si addormentarono così. La testa di Grace posata sulla spalla di Harry e il braccio di lui intorno alla vita di lei.
 




E così si svegliarono, scossi dal suono acuto della suoneria di Grace.

Lei per prima aprì gli occhi, guardandosi stupita intorno prima di realizzare che Harry era accanto a lei.

“Svegliati idiota” sibilò, scuotendo il braccio con cui lui la teneva stretto. Guardò l’ora e per poco non le venne un colpo, fra quaranta minuti cominciavano le lezioni.

Scivolò via e gettò un cuscino in faccia ad Harry che aprì gli occhi disorientato.

“Hey!” esclamò “non sono un idiota” balbettò, portando l’ammasso di ricci che gli copriva il viso all’indietro e cominciando a guardare la ragazza che freneticamente estraeva vestiti a casaccio dall’armadio.

“Ti sta bene quella maglietta” proclamò poi, un sorriso malizioso sul volto.

Lei non capì subito, poiché tentava di ripetere mentalmente quali materie avrebbe avuto quel giorno. Quando si ricordò di non indossare pantaloni si girò di scatto infuriata

“Sei veramente un idiota, Harry S-“ fu interrotta dal suono frenetico del campanello all’ingresso, che fece sorridere Harry e che fece mandare a quel paese quest’ultimo da Grace.

La ragazza scese veloce le scale e senza domandare chi si trovasse al di là di essa la aprì e Zayn le sorrise incerto.
Fece per richiuderla ma il piede di lui lo impedì.

“Ascoltami due minuti” la pregò lui, lo sguardo dispiaciuto fermo sul livido che lei aveva sotto l’occhio sinistro.

“No” si oppose lei, tutta l’ondata di tristezza che aveva evitato negli ultimi giorni sembrava volersi abbattere su di lei in quel preciso istante.

“Per favore, Gray” domandò nuovamente lui, pregandola.

“Solo due minuti” si innervosì “due” ripetè per ribadire il concetto.

Uscì nell’aria fredda e subito si sentì gelare. Lasciò la porta d’ingresso socchiusa dietro di lei e tornò a guardare Zayn.
“Dimmi” disse, cercando di non rabbrividire.

“Aspetta, andiamo dentro, si gela..” disse lui, aprendo la porta dietro di lei prima che quest’ultima potesse fermarlo.

“Grace?” dall’altra parte della porta la voce di Harry si sentì forte e chiara.

“Che cazzo ci fa lui qui a quest’ora?” la voce di Zayn passò da tranquilla e triste a terribilmente arrabbiata.


Buonasera Fanciulle,
lascio a voi i commenti :)
xoxo

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Capitolo 18
*** Chapter 16 ***


 
"UNWRITTEN"


 

Chapter 16


“State insieme?” chiese lui, mentre un’espressione indignata gli occupava il viso, il tono della voce, invece, era terribilmente irritato.

“No” si affrettò a rispondere Grace, andando sulla difensiva, e chiuse la porta dietro di lei con un gesto secco, per poi rabbrividire per il freddo.

“Cosa vuoi, Zayn?” domandò, sospirando, stanca di quella situazione, mentre con le mani cercava di scaldarsi, sfregandosi gli avambracci.

“Allora cosa ci fa qua a quest’ora?” Zayn non riusciva  a capacitarsi del fatto che la sua migliore amica, o almeno quella che era la sua migliore amica, avesse passato la notte con il ragazzo che più odiava, o almeno fino a qualche giorno prima. Era infuriato, era geloso. Rivoleva la sua migliore amica, la rivoleva e Harry era solo uno stupidissimo ostacolo tra i due, eliminato Harry sarebbero potuti tornare amici, no?
Aveva perdonato Harry, doveva perdonare anche lui.

Anche Harry gli mancava, ma la rabbia che provava verso di lui superava qualsiasi sentimento.

A Grace dopotutto mancava Zayn, lo guardò negli occhi e aprì bocca per parlare, voleva perdonarlo. Ma cos’era diventata? Dov’era finita tutta quella forza che da un po’ sembrava averla abbandonata?
Non sapeva se perdonarlo o no, ma le mancava tanto. O forse ci avrebbe pensato solamente e avrebbe atteso qualcosa da lui. Qualche vera e propria parola di scusa.  Le sembravano mesi quelli passati distanti ed era stanca.

Non fece in tempo a dire una parola che lui la precedette, il viso deformato dalla rabbia.
“Non ci vediamo per un po’ e ti trasformi in una sottospecie di Zoccola?”

Spalancò gli occhi e mentre vedeva il viso dell’amico cambiare in fretta espressione dall’arrabbiato al pentito, non perse un attimo e riaprì la porta.

“Ti stavo ascoltando davvero, questa volta, Zayn” disse lentamente “ma sei sempre il solito stronzo” scomparve dietro la porta, che subito dopo il moro calciò forte, sfogando una rabbia non più repressa.
 

“Chi era?” chiese Harry, seduto sul divano che mangiucchiava una mela, tentava disperatamente di non ricadere in un sonno profondo.

“Nessuno” sibilò l’amica, e senza degnarlo di uno sguardo, tornò di sopra e si vestì in fretta.

Harry capì subito chi la ragazza aveva trovato al di là della porta, ma stette in silenzio e aspettò che Grace si preparasse.
 

“Devi sottrarre qua” disse, per l’ennesima volta Grace, cerchiando con la penna l’errore sul quaderno di matematica di Harry.

Era una giornata particolarmente fredda e si erano rifugiati nel solito bar, quello di quando erano piccoli.
Il giorno dopo avrebbero avuto il test di matematica e mentre Grace era assolutamente in grado di passarlo eccellentemente, Harry faceva parecchi errori e Grace con illimitata pazienza lo aiutava.

Stettero qualche ora, l’uno accanto all’altra, Grace diritta sulla sua sedia, gli occhi neri attenti e un sorriso debole sulla faccia, che diventava immenso ad ogni battuta di Harry, che le stava accanto accasciato sulla sedia, in un giubbotto di pelle e una sciarpa di lana per evitare di avere freddo.

Grace aveva i capelli legati in una lunga treccia e portava un cappellino di lana sulla testa. Uscirono e vennero accolti da un celo color blu cobalto, ma entrambi erano abituati a muoversi con il buio.
 Grace non aveva pensato per tutto il giorno alle parole di Zayn di quella stessa mattina. 
A scuola non aveva guardato in faccia nessuno, era entrata a testa alta ed era uscita allo stesso modo
. Non aveva intenzione di lasciarsi scalfire da quelle parole e neanche ne aveva la minima voglia. Da qualche giorno non riceveva messaggi anonimi e si era tranquillizzata parecchio sulla faccenda, Harry inoltre l’aiutava a essere sempre più felice.

“Sei migliorato” disse lei, a un certo punto, dopo qualche passo che avevano mosso in silenzio “devi solo stare attento e non fare errori stupidi” sentenziò, pronunciando l’ultima parola accompagnata da una nuvoletta di fumo che le fuoriuscì dalla bocca, si gelava.

Harry annuì distratto, sentiva tutta la stanchezza della giornata sulle spalle e avrebbe voluto abbandonarsi ad un sonno ristoratore. Imboccarono la via centrale, qualche coppietta passava ogni tanto e anche qualche signore con il proprio cane, illuminati dalla luce dei lampioni di ferro battuto.

Le foglie colorate riempivano il viale e le luci dei negozi creavano una particolare atmosfera che sia a Harry che a Grace, piaceva da matti.

Continuarono a camminare uno accanto all’altra finchè, arrivati a circa metà del viale, una voce proveniente dal muretto della strada li fece fermare.

“Harry!”

Il ragazzo si fermò quasi annoiato, come se conoscesse quella voce e non avesse voglia di sentirla, pensò Grace, che si fermò dietro di lui.
Una ragazza bionda scese dal muretto, seguita da due amiche e si avvicinò ad Harry, ignorando completamente Grace.

“Come stai?” chiese, la sua voce acuta – constatò Grace – era un rumore assai fastidioso.

Harry mise annoiato le mani nelle tasche del giubbotto di pelle, mentre l’amica si sforzava di ricordare dove avesse già visto quella ragazza. A scuola, forse?

“Tutto a posto, tu?” chiese, il tono di voce secco.

“Bene” annuì quella, e si avvicinò ancora, fino a trovarsi davanti al ragazzo. A quel punto Grace la riconobbe come la ragazza che Harry aveva baciato alla festa e sentì un nodo allo stomaco per quanto vicini i ragazzi fossero. Ma non le importava, era Harry. Era sempre stato così, a lei non importava. “potremmo rivederci, qualche volta?” aggiunse speranzosa la bionda, scuotendo la testa e mettendo in mostra la chioma.

Grace fece per andarsene, ma fu bloccata da Harry che le prese il polso appena in tempo.

“Contaci” rispose, il tono annoiato non mutò, e senza neanche un saluto ricominciò a camminare, trascinandosi dietro Grace.

“Mollami” sibilò lei, infastidita e tentando di riappropriarsi del polso, che Harry teneva ancora saldamente.

“eh? Sì, scusa” lo lasciò andare velocemente e proseguirono il cammino in silenzio.

Come faceva una persona come Harry, si chiese lei, a stare con certe ragazze? Tutte uguali e ugualmente stupide. Certo, la ragazza vista prima era incredibilmente bella, ma da come si atteggiava non avrebbe aggiunto nessun altro aggettivo positivo. Era stupido, sì che lo era. Poteva meritarsi di meglio.
Per esempio?

“Scusa se ci siamo fermati” bofonchiò interrompendo il suo flusso di pensieri.

“Figurati” rispose secca lei, continuando a camminare, mentre il cielo si faceva piano piano sempre più scuro.
Continuarono in silenzio a camminare, ogni tanto Harry tirava un calcio a qualche sassolino e Grace si lasciava sfuggire qualche sospiro.
Quando imboccarono la via delle loro case, si fermarono al suono della suoneria di Grace, che riempì l’aria.

Arriveremo mai, a casa? Pensò lei, scocciata, afferrando il telefono dalla tasca della giacca  e rispondendo, senza controllare chi fosse.

“Grace? Sono Louis” la voce allegra del ragazzo la fece istintivamente sorridere.

“Hey” lo salutò, improvvisando un tono allegro.

“Senti” cominciò lui, prendendo un grande respiro “Sabato do una festa, ti prego non mi dire subito di no, almeno pensaci! Ci terrei davvero tant-“

“Non credo sia una buona idea Lou” cominciò lei, irritata.

“Harry verrà” disse l’altro,  sperando di persuadere l’amica.

“Sì?” disse lei, spostando lo sguardo sul riccio, che la fissava, più avanti. Perché non le aveva detto nulla?

“Già” confermò Louis dall’altro capo del telefono.

“Ci penso su, va bene?” domandò subito dopo lei, prima di chiudere la comunicazione e guardare nuovamente il riccio, che non aveva smesso un attimo di fissarla, alla luce di un lampione.

“Perché non mi hai detto che Louis farà una festa?” chiese lei, il tono misto tra l’arrabbiato e il curioso.

“Non pensavo volessi venire..” disse lui, temendo di averla offesa in qualche modo e facendo un passetto verso di lei.

“E invece” si sorprese anche lei “hai pensato male, verrò” sentenziò, riponendo il telefono nella tasca della giacca, nella quale si strinse poco dopo.







Buonasera fanciulle,
ho aggiornato, scusate il ritardo.
Il prologo ha quasi raggiunto le novecento visite e io sono estremamente felice. So che non sono molte, ma sono felice comunque.
Avete ascoltato Midnight Memories? Io sì, e lo amo. Quale canzone preferite?
Se vi va, lasciatemi una recensione, sapete quanto mi facciano piacere.
Alla prossima!

xoxo

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Capitolo 19
*** Chapter 17 ***


"UNWRITTEN"
 
 



Chapter 17


“Grace Lewis sei un’idiota”
Erano circa venti minuti che si ripeteva da sola questa frase, sdraiata sul letto di camera sua. Fra neanche un’ora Harry sarebbe passata a prenderla per andare ad una stupidissima festa a cui non aveva la minima voglia di partecipare.

“Grace Lewis sei un’idiota”

Perché aveva accettato? Lo sapeva perché. Perché Harry ci andava e lei non voleva restare a casa, mentre il suo migliore amico (poteva definirlo tale?) andava alla festa di Louis.
La sua mente fu colmata dall’immagine della bionda vista qualche sera prima e lo stomaco le si attorcigliò.
Non vedeva lei ed Harry insieme. Si ricordò della prima volta che vide Harry con una ragazza, immagine a cui già aveva pensato migliaia di volte.
Da piccola, amava ogni cosa di Harry.
Il suo sorriso, le fossette poste ai lati delle guancie, gli occhi verdi e i ricci indomabili.
La sua gentilezza e la sua infinita generosità.
Non pensava più a Harry in quel modo, o forse lo faceva ancora?
Non riusciva a spiegarsi per quale motivo il pensiero di Harry con un’altra ragazza la faceva impazzire.
Ultimamente avevano passato giornate intere insieme, si erano riscoperti, anche se l’uno conosceva ogni particolare dell’altra meglio di sé stesso.
Si erano ricordati di quant’era bello essere Grace ed Harry, di quanto era speciale, di quanto era impossibile stare vicini.
Il bene che Grace voleva a Zayn era infinito, ma il rapporto che aveva con Harry era troppo speciale per essere definito. Ma anche di Zayn, era gelosa, giusto?

“Ma è diverso” si ritrovò a pensare, voltandosi su un fianco e fissando la parete della stanza. Diverso in che senso?

L’immagine di lei e Zayn come coppia la fece sorridere, non sarebbe mai potuto accadere. E perché non sorrideva anche al pensiero di lei ed Harry, come coppia?

“Oh, ‘fanculo!” imprecò, alzandosi e avviandosi verso la porta del bagno, decisa a prepararsi: d’altronde, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non dover ascoltare i suoi pensieri.
 



***



“Muoviti!” esclamò il riccio per la millesima volta, seduto sul letto di Grace.
Quest’ultima in bagno, ripetè che stava arrivando, con tono di voce annoiato.
I jeans scuri fasciavano le gambe di Harry, mentre una maglietta nera gli fasciava il torace.

Mentre attendeva l’amica, sfogliava con poco interesse una delle tante copie di libri della ragazza, poste sul comodino accanto al letto. Cime Tempestose (“un classico” pensò Harry, quando il volume gli capitò in mano) era piuttosto rovinato, distrutto dal tempo e dalla miriade di volte che era stato letto, che le frasi erano state sottolineate, gli angoli delle pagine piegate.

Harry lesse qualcuna delle frasi preferite dell’amica e sorrise, pensando che erano esattamente il tipo di frasi che un tipo come Grace avrebbe sottolineato, ma la cosa che lo fece sorridere ancora di più, fu che si accorse che lui avrebbe sottolineato le stesse frasi.

Grace uscì dal bagno con i capelli ancora umidi, scosse la testa e raccolse la massa color pece in uno chignon. Aveva addosso un paio di jeans e una maglietta, nonostante sapeva che la maggior parte delle ragazze avrebbe messo un vestito e un paio di tacchi.

“Buonasera felicità” la salutò sarcastico lui, dopo aver osservato qualche secondo il broncio che le solcava il viso.

“Sono stanca” si inventò lei, consapevole di aver usato la scusa più vecchia del mondo e infatti Harry la prese alla sprovvista
“Allora stai a casa” le disse semplicemente.

Era perfettamente a conoscenza del fatto che non aveva voglia di andare e non riusciva a spiegarsi il perché aveva accettato. Lui aveva voglia di passare un po’ di tempo con i suoi amici, che non vedeva da tempo, un po’ per solidarietà per Grace, un po’ perché l’avevano fatto irritare. La scena di qualche giorno prima gli tornò in mente.
 


Lo spogliatoio era semivuoto, Harry si stava cambiando, dopo due ore di allenamenti era sfinito, non vedeva l’ora di andare a casa e passare la serata con Grace a ripassare matematica.
“Hey” sentì, improvvisamente, alle sue spalle, la voce di Louis che faceva il suo ingresso nello spogliatoio.
“Ciao” gli sorrise appena, incerto sul da farsi.
“Ci manchi ogni tanto, eh” se ne uscì sarcastico il moro, riferendosi a tutti quei pomeriggi che Harry aveva passato con Grace anziché con loro.
“Lo so” disse semplicemente “anche voi mi mancate” ed era vero, ma evitò di dire che preferiva stare con Grace e che avrebbe passato cento, mille pomeriggi come quelli passati fino a quel momento.
“E allora perché non lasci che Em e Zayn risolvino le cose da soli? Trova un’altra ragazza da far innamorare” sputò Louis, leggermente seccato, dopo aver afferato la sua roba. Uscì dallo spogliatoio senza neanche salutarlo.




Si era infuriato. Per prima cosa, loro due non stavano insieme, erano solo amici. Lo erano sempre stati, da quando Zayn aveva la priorità su qualcosa che era sempre stato suo?

Era lui che era cresciuto con Grace, lui che l’aveva avvicinata, capita, supportata.
Lui che le era stato amico, fratello, punto di riferimento.
Si stava mettendo in mezzo, per caso? Aveva approfittato della situazione tra Zayn e Grace per tornare amico di Grace, dopo tutti quegli anni, era vero, ma non si stava affatto mettendo in mezzo.
Per quello aveva silenziosamente accettato l’invito di Louis, sperando che Grace non avrebbe mai accettato, così da potersi presentare alla festa senza di lei, e dimostrare ai suoi amici che non era affatto come pensavano, che non stavano insieme e che lei aveva la piena libertà di risolvere i suoi problemi con Zayn.

Ma il fatto era che, in realtà, era esattamente come pensavano: Harry non voleva che chiarisse con Zayn, non voleva che tornasse a odiarlo, che non lo guardasse neanche più. Lui l’adorava, come si adorava una sorella minore. E dopo aver riassaggiato cosa voleva dire averla accanto, non l’avrebbe lasciata andare.
Perché era solo questo che provava, giusto?

 
“Ho detto solo di essere stanca, non di non voler venire” improvvisò un sorriso la ragazza, voltandosi poi verso la porta per nascondere la smorfia.

Harry sorrise, sapeva perfettamente che non aveva la minima voglia di muoversi di casa, allora perché aveva accettato?
“Ci sarà Zayn?”chiese poi, improvvisamente Grace, voltandosi di scatto, un’espressione fin troppo curiosa sul volto.

“Sì, presumo” rispose lui cauto e piuttosto seccato.



***


Arrivarono alla festa con quasi mezz’ora di ritardo, perché Grace aveva tentato in tutti i modi di tardare: prima non aveva trovato le chiavi di casa, poi si era scordata la felpa e infine di chiudere la casa.

Harry era leggermente seccato, soprattutto per la precedente domanda dell’amica. Il nuovo pensiero che fosse venuta a quella festa solo per vedere Zayn si stava piano piano facendo largo nella sua testa e non lo sopportava, “forse” pensò “gli piace pure”. Non aspettò neanche di vedere i suoi amici, che già era incollato al primo bicchiere, mentre la rabbia gli pulsava nelle vene.

Grace, che non aveva intenzione di passare la serata con Harry, mentre quest’ultimo si ubriacava, cominciò a girare annoiata la casa, in cerca di Liam, Niall o Louis, giusto per scambiare quattro chiacchiere.

Non fece in tempo a trovare uno dei tre, che il telefono le squillò e con fare annoiato lo estrasse dalla tasca, stupita di non vedere il nome del mittente.






Buonasera, fanciulle
comincio col dire che questo capitolo mi fa terribilmente pena, ma che era necessario, per poi giungere al prossimo capitolo, che sarà, diciamo, un capitolo bomba, perchè non solo molti dei vostri quesiti troveranno una risposta, ma la storia subirà una svolta.
So già come finirà questa storia e forse scriverò anche un sequel, dipende da come mi girerà ahaha
scusatemi ancora per il capitolo, diciamo, non all'altezza degli altri.
recensite, e fatemi sapere cosa ne pensate: così potrò aggiornare prima x
xoxo

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Capitolo 20
*** Chapter 18 ***


"UNWRITTEN"





 
 
Chapter 18


Si sedette sull’ultimo gradino della rampa di scale che portava al piano di sopra, sentì la testa cominciare a pulsarle a causa del casino infernale che ospitava quella stanza.
Aveva il telefono in mano e il fiato corto. Si sentì estremamente stanca e annoiata e la voglia improvvisa di tornare a casa si fece spazio dentro di lei. Poi tornò a concentrarsi sul messaggio appena ricevuto e osservò lo schermo scuro del suo cellulare
. Amava avere sempre tutto sotto controllo. Grace era così, lo era sempre stata. Intelligente, forse fin troppo, loquace ed estremamente furba. Da piccola vinceva qualsiasi gioco di logica, era un asso, la prima della classe, titolo che aveva sempre custodito, nonostante non le importasse più di tanto. Non leggeva libri gialli perché arrivava alla soluzione di ogni enigma a circa metà del libro, non amava i misteri né le sorprese e questa storia dei messaggi anonimi, questo stupido gioco idiota ed infantile, doveva finire.

Sbloccò il telefono ed aprì il messaggio e insieme alle parole di una canzone – cosa che non la stupì affatto – apparve, sopra il messaggio, il numero del mittente.

Grace osservò incredula per due minuti buoni le dieci cifre che componevano un numero a lei sconosciuto, ma che era, in quel momento, vitale. Le sembrava tutto fin troppo semplice.
Non riusciva a capire come era possibile, se era stata una cosa volontaria o involontaria da parte del mittente.
Si guardò in giro e, non vedendo alcun volto familiare tra quelli delle persone che ballavano in sala e per i corridoi, uscì in fretta dalla casa.

Teneva il cellulare stretto nella mano destra mentre con l’altra chiudeva la giacca scura nel tentativo di coprirsi dal freddo pungente di quella sera.
Casa sua distava poco e, nonostante fosse tardi, era abituata a girovagare per la città di notte, quando non riusciva a pensare lo faceva spesso ed essendo Holmes Chapel una piccola cittadina, era anche un luogo piuttosto tranquillo. Avanzò a grandi falcate e in pochi minuti era già a un quarto della strada.

Le dispiaceva aver lasciato Harry in quel modo, ma non era certo dell’umore di stargli intorno tutta la serata, come un cagnolino, mentre lui ci provava con qualche ragazza. Si sentiva un’imbecille per aver accettato di partecipare a quella festa e per la prima volta da settimane si sentì sola. Non aveva nessuno da cui andare, i suoi amici le avevano voltato le spalle dopotutto, o era lei ad aver voltato le spalle a loro? Sorrise amaramente rendendosi conto che era la seconda, l’opzione vera.


Cercò di non pensarci, dopotutto era veramente brava a soffocare i pensieri, dopo un numero così elevato di anni di allenamento. Ritornò automaticamente a pensare ad Harry e a come l’aveva lasciato solo ad una festa, quando in realtà – pensò – era lui che l’aveva lasciata sola per andare a bere qualcosa. E le dava fastidio perché aveva già visto l’amico ubriaco ad altre feste, negli anni precedenti e non finiva mai la serata da solo.

Una morsa allo stomaco la fece rallentare e improvvisamente le venne voglia di correre indietro, alla festa, solo per accertarsi che Harry fosse solo.
Ma non lo fece, un po’ perché non voleva tornare in quella casa e in quella stupida festa e un po’ perché sotto sotto sapeva che sarebbe rimasta delusa dall’amico ed era stanca di tutte quelle delusioni.

La pioggia precedette il suo arrivo a casa, nonostante andasse veloce, la recente ferita al piede non l’aiutava e quando si chiuse dietro la porta della suo stanza era ormai completamente fradicia. Si cambiò velocemente, lasciando i vestiti bagnati sul bordo della vasca da bagno e si sdraiò sul suo letto, sentendosi esausta.
Prese il telefono con le mani quasi tremanti e riaprì il messaggio letto prima.
 

It's you, it's you, it's all for you
Everything I do
I tell you all the time
Heaven is a place on earth with you
Tell me all the things you wanna do”

 

Si ricordò perfino la prima volta che aveva sentito Video Games di Lana del Rey e quanto le era piaciuta, l’aveva ascoltata una settimana intera, ininterrottamente. Chi diamine la conosceva così bene? Non aveva tempo per fare inutili ipotesi, come quelle fatte nelle settimane precedenti. Era a un passo da sapere chi era quella persona che da tempo la tormentava con quei ridicoli messaggi.

Premette sul numero e portò il telefono all’orecchio, venendo accolta dallo squillo familiare che l’avvertiva che il telefono era libero.
Prima ancora di sentire qualsiasi voce sentì un rumore assordate di fondo, musica e grida, le sembrò di essere tornata alla festa, neanche un’ora fa.
Non ebbe che un nano secondo per trattenere il fiato e pensare che forse era proprio da lì che proveniva la chiamata.

“Pronto? Chi parla?” rimase bloccata e con lei la sua testa, la sua mente iperveloce non produsse neanche un pensiero, non aprì neppure bocca, premette il tasto rosso e lasciò cadere il telefono sul piumone bianco.

Liam?
 

***


Harry, dopo aver finito il secondo giro della casa in cerca di Grace, si sedette esausto sul divanetto in sala, dove Louis e un’altra ragazza chiacchieravano.
Non aveva la minima intenzione di chiedere a lui se avesse visto la sua amica, non voleva ottenere una sceneggiata simile a quella degli spogliatoi.
Non ragionava neppure lucidamente: aveva bevuto qualcosa come sei drink, uno dietro all’altro e la testa gli girava vorticosamente. Aveva ballato con quattro o cinque ragazze diverse e di queste non ricordava neanche il viso. E se avesse ballato anche con Grace? Il pensiero gli apparve qualche secondo nella testa e svanì subito dopo: Grace non ballava.
Si tastò le tasche in cerca del telefono e non trovandolo, fu invaso dal panico.
Si guardò in giro e le luci della casa gli diedero fastidio, facendo sì che la testa cominciasse a girargli ancora più forte.
Uscì dalla stanza e non fece in tempo a fare un passo che lo vide, appoggiato sul tavolo all’ingresso, insieme alle chiavi della sua auto.

Non riuscì nemmeno a pensare lucidamente, che compose il numero di Grace e lei rispose al primo squillo.

“Harry?” chiese, quasi incerta di chi ci fosse dall’altro capo del telefono. Ad Harry, la voce dell’amica, parve diversa dal solito, quasi preoccupata.

“Ehy, dove sei?” chiese a sua volta, continuando a guardarsi intorno come se da un momento all’altro l’amica spuntasse fuori da qualche stanza.

“Sono a casa, ero stanca” disse semplicemente, non aggiunse altro, si sentiva persa.

“Sei tornata da sola? Ma come? Perché sei sparita? Non v-“ cominciò a parlare freneticamente, un po’ per l’alcool e un po’ perché non capiva più nulla.

“Harry, goditi la serata” lo interruppe, la testa le scoppiava e voleva solo addormentarsi e non pensare a niente per almeno dodici ore “Sono a casa, sana e salva” disse, cercando di mantenere il suo solito tono neutro.


Si salutarono velocemente e chiusero la comunicazione. Harry non aveva più voglia di stare a quella festa, nonostante avesse visto qualche ragazza piuttosto carina, tutto quello che aveva voglia di fare era andare a casa e neanche se lo spiegava. Il tono di  Grace l’aveva preoccupato, era strana e lui l’aveva sempre capito quando lei aveva qualcosa che non andava, nonostante – doveva ammetterlo – fosse una fantastica attrice.
Si alzò e andò verso la cucina, intento a prendere un altro drink che bevve tutto d’un fiato. Infilò le chiavi ed il telefono, che aveva ancora in mano, nella tasca della giacca e uscì di casa senza pensarci un attimo.






Buonasera fanciulle,
chiedo umilmente perdono per il ritardo.
Questo capitolo è stato un parto, quindi mi aspetto un gran numero di recensioni.
Sono davanti al computer da circa due ore per definire ogni minimo particolare della storia quindi apprezzate e recensite!
Ebbene sì, Liam. E finalmente direte "oh ecco chi era!". Ma sarà davvero lui? E perchè proprio lui? Ma, quello dei messaggi, è solo un minimo particolare della storia, succederà di tutto ora haha
Voglio assolutamente leggere le vostre teorie, quindi scrivetemele nelle recensioni!
Cosa pensate succederà?
Perdonatemi ancora per il ritardo :(



Ah e buon natale (in ritardo, e buon anno bellezze!)
xoxo.

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Capitolo 21
*** Chapter 19 ***


"UNWRITTEN"



 

Chapter 19.



Harry uscì barcollando dall’edificio, i cui muri sembravano non riuscire neanche più a contenere il gran numero di persone che affollavano la casa.
Superò una fila di macchine, tra queste anche la sua.
La testa gli girava e l’alcool gli impediva di pensare chiaramente, ma fortunatamente era giunto alla conclusione che era meglio non guidare fino a casa, dopo aver bevuto così tanto.
Camminò per un tempo lunghissimo, un passo dopo l’altro e assolutamente non in linea retta, figuriamoci.
Aveva la mente offuscata e continuava a sbattere le palpebre velocemente, per evitare che anche la vista gli si appannasse.
Non riusciva a pensare, Harry.
Non riusciva a pensare e questo lo faceva impazzire.
 


***
 


Grace guardava di fronte a sé da un periodo di tempo indefinito, forse da quando aveva chiuso la comunicazione con Harry, forse da prima.
Non riusciva a pensare, Grace.
Non riusciva a pensare e questo le dava sollievo.
Riusciva finalmente, dopo tanto tempo, a scappare da quell’ammasso di parole che come un vortice le occupavano la mente e che, per tutta la vita l’aveva schiavizzata, era quasi.. felice.
“Ragiona, Grace!” “Pensa, pensa!” quante volte se l’era ripetuto, durante varie situazioni critiche.
Ma quella volta, quella volta non voleva pensare. Troppi dubbi, troppe supposizioni.
Grace voleva solo restare lì per un po’, la mente vuota. Voleva solo evitare di tornare a quella vita da ragazza problematica che ogni giorno la segnava sempre più, perché i fantasmi del passato non facevano altro che farle visita, sotto forma di pensieri.
Non riusciva a pensare, Grace.
E si sentiva così.
Sola.
 


***



Harry camminò per circa un’ora, fermandosi ogni dieci secondi per evitare di cadere.
Perché aveva bevuto, così tanto?
Perché aveva bevuto, di nuovo?
Arrivato di fronte a casa sua, non esitò a superarla e ad avvicinarsi a passo sempre più svelto verso la sua migliore amica.



***

 
Guardava ancora di fronte a sé, quando senti Harry aprire la finestra, fino ad allora socchiusa, ed entrare svelto, passando dal ramo dell’albero al parquet chiaro della stanza di Grace.
Harry entrò e, con lui, un odore fortissimo di alcool.
Grace non si spostò di un millimetro.
Sapeva che se avrebbe guardato negli occhi Harry, sarebbe crollata. E lui sapeva lo stesso, nonostante fosse stato all’oscuro dell’intera faccenda della telefonata.
Si spostò in avanti e con uno slancio aprì le braccia, stringendo forte Grace, come per evitare che si frantumasse in mille pezzi.
 
E lei mai lo amò così tanto.









Buonasera fanciulle,
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA okay, potete sclerare insieme a me per quello che avete appena letto.
Esatto.
So che il capitolo è molto corto, ma mi piace da impazzire così, anche perchè dice MOLTE cose (molte di più di quelle che credete eheh)
cooomunque, 7 recensioni allo scorso capitolo in meno di ventiquattr'ore?! Mi avete riempita di gioia, davvero, grazie.
Ora, non odiatemi ma, continuerò la storia a dieci recensioni. Ci tengo tantissimo quindi mandatela ad amici, parenti, lettori e fatela recensire lol
ma soprattutto ditemi cosa ne pensate!
Un grosso abbraccio e grazie

xoxo

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Capitolo 22
*** Chapter 20 ***


"UNWRITTEN"

 
(mi raccomando, leggete le note a fine capitolo, grazie!)
Chapter 20



E lei mai lo amò così tanto.

E mai tanto si sentì così debole. Si staccò dall’abbraccio e neanche si preoccupò di sorridere.
O forse non sorrise perché era preoccupata?

Si sdraiò sul letto e diede le spalle all’amico, il cuore le batteva all’infinito e odiava quella sensazione, odiava quella sensazione di incompletezza che aveva provato una volta staccatosi dall’abbraccio di Harry.
Sentì lo sbuffo del ragazzo e il letto accanto a sé abbassarsi per il peso del ragazzo, mentre quest’ultimo si sdraiava accanto a lei.
Arricciò il naso per l’odore di alcool che emanava.
“Grace?”
La voce roca e fievole di Harry squarciò l’aria e Grace trattenne il fiato.
“Grace?”
La seconda volta aggiunse alle parole anche una mano sul braccio, che invitava la ragazza a voltarsi.
Lentamente girò il busto e subito dopo il viso, trovandosi così a pochi centimetri da quello di Harry che ne approfittò per puntare i suoi occhi smeraldini in quelli neri come la pece di Grace.
E furono, l’ennesima volta, Harry e Grace, Grace ed Harry.

Ad Harry Styles bastò un secondo per allungarsi sul materasso e posare le sue labbra rosee su quelle sottili di Grace Lewis.

Una scossa percorse i ragazzi e una sensazione di completezza li invase, come se quello era il posto giusto per loro, come se quella persona era quella esatta per l’altra.
Grace si staccò, qualche secondo dopo, un’espressione shockata sul volto.
Si girò di nuovo, in silenzio, le spalle al ragazzo, il viso rivolto al muro.

Non si diedero la buonanotte, non si guardarono negli occhi, si addormentarono così, quella notte, l’uno accanto all’altra.


 
***



Non aveva neanche svegliato Harry, avrebbe fatto in fretta e sarebbe tornata in tempo, prima del suo risveglio.
Camminava velocemente, l’aria mattutina era fredda e si strinse nel suo cappotto nero per evitare di congelare.
I pensieri la agitavano e gli eventi della notte passata le sembravano essere accaduti in un tempo lontano.
Guardò a destra e a sinistra e attraversò l’ultima strada che la separava dalla villa dei Tomlinson.
Arrivò davanti alla porta di vernice verde scuro e suonò il campanello, tre volte.
Una dopo l’altra, velocemente. Attese impaziente che qualcuno le aprisse la porta. Avrebbe pensato prima a questa faccenda e poi, al problema di Harry.
Sì, perché era un problema, no?

Louis apparve poco dopo, vestito esattamente come la sera prima, i capelli arruffati e gli occhi stanchi, anch’egli emanava un odore di alcool insopportabile. O era forse la casa che, dopo la sera precedente ne era impregnata?
“Buongiorno Louis” esordì lei, spostando leggermente il ragazzo assonnato ed entrando in casa.

“Grace? Sono le sette e mezzo ed è domenica” grugnì lui, chiudendosi la porta alle spalle.

“Dove posso trovare Liam?” lo ignorò completamente lei, guardandosi in giro e constatando che la casa era ridotta in uno stato pietoso.

“Grace, ti voglio bene ma non puoi presentarti-“ ricominciò lui, sfregandosi un occhio con la mano, mentre guardava la ragazza.

Lei, in tutta risposta, gli mise in mano un sacchetto piuttosto grande, che emanava un leggero fumo, causato dal calore del contenuto.
Brioche” rispose lei, allo sguardo interrogativo dell’amico “marmellata, cioccolato, crema. Più precisamente due tipi di cioccolato e tre di marmellata, dieci brioche”

Ed era così, Grace, quando scoccava una freccia, beccava sempre il centro esatto del bersaglio. E anche questa volta aveva centrato il bersaglio.

“Sei la solita” sorrise lui “camera dei miei” disse semplicemente, superando la ragazza e andando verso la cucina, dove avrebbe fatto buon uso del regalo dell’amica.

Salì le scale due per volte, Grace. Aprì la porta della camera dei genitori di Louis e vi trovò Liam, addormentato su una poltrona accanto al letto.
E si ricordò di quando, a tredici anni, si accorse per la prima volta di Liam.
 

Stava leggendo un libro, per l’ennesima volta, troppo difficile per una ragazzina di tredici anni e mezzo. Ma Grace ne comprendeva perfettamente ogni significato. Si dondolava sull’altalena del parco di fronte a casa, da sola e ogni tanto dava un leggero calcio alla terra sotto i suoi stivaletti.
“Ciao Grace!” le parole le fecero subito alzare lo sguardo dalla lettura di uno dei capitoli più interessanti del volume e sorrise a Zayn.
Con lui c’era un ragazzino, alto più o meno quanto lui, i capelli castano chiaro erano piuttosto corti e un sorriso simpatico gli adornava il viso.
“Lui è Liam” li introdusse Zayn e il bambino subito allungò la mano verso di Grace che esitò un attimo prima di stringerla.
“Grace” mormorò, timida. E subito riabbassò lo sguardo sul libro, mentre l’altalena accanto a sé veniva occupata dal suo migliore amico.
I due bambini chiacchierarono un po’ e poi Liam salutò entrambi, soffermando lo sguardo sulla bambina, dai lineamenti quasi perfetti e scappò via correndo, urlando all’amico che si sarebbero rivisti il giorno dopo.
“Sai” disse poi Zayn, quando i due erano rimasti soli “credo che Liam abbia una cotta per te”




Negli anni, Liam aveva sempre mostrato un lieve interesse per Grace, ma a quindici anni lei gli fece capire direttamente che la sua vita in solitudine era ciò che voleva e divennero amici, entrambi silenziosi, generosi, sempre un po’ per le loro: si erano sempre intesi.

Guardò qualche secondo il ragazzo: non si sarebbe mai aspettata che quei messaggi erano di Liam, non ci aveva mai provato con lei, dopo tutti questi anni.

Si abbassò e scosse la spalla del ragazzo, che aprì gli occhi di colpo.
“Grace? Cosa?”

Lei aspettò in silenzio che il ragazzo si sedette e poi parlò:
“Perché, quei messaggi, Liam?”

Era pronta a decifrare qualsiasi espressione che sarebbe comparsa sul viso dell’amico e quella che vide fu solamente un’espressione disorientata.
“Quali messaggi?” rispose poi, poco dopo.

“Ieri sera ti ho chiamato Liam e tu-“

“Non ricordo nulla di ieri sera, Grace” affermò sincero lui “ho bevuto un po’ troppo, quindi se mi hai chiamato non ricordo” le sorrise, confuso.

Grace si sentì presa in giro e senza aspettare neanche un secondo estrasse il telefono dalla tasca e richiamò il numero della sera precedente, sotto lo sguardo attento di Liam.
Il telefono dava libero e quello di Liam, che lui aveva da poco tirato fuori dalla tasca, non stava suonando.
Era possibile che si era sbagliata? No, era impossibile, pensò, lei non si sbagliava mai.
Chiuse la comunicazione, spazientita e tornò a guardare l’amico, che si massaggiava le tempie, preso da un forte mal di testa.

“I messaggi, Liam” disse, guardandolo negli occhi “quelli con le canzoni” specificò.

La faccia dell’amico le sembrava un grosso punto interrogativo. Le sopracciglia erano corrucciate e con i denti si torturava il labbro inferiore, tentando di ricordare.
“Quelli di cui parlavi in mensa settimane fa?” disse subito dopo, preso da un lampo di genio.
Prima ancora che Grace aprì bocca, lui continuò “Aspetta, quella persona ha continuato a mandarteli? Grace dovevi dircelo, dirmelo” specificò poi.

In quel momento Grace capì che Liam non c’entrava niente e gli sorrise, un sorriso dolce, un sorriso stanco. Conosceva Liam da anni e sapeva perfettamente con quanta poca facilità mentiva.

“Grazie Liam, stai tranquillo” gli rispose dolcemente lei, posandogli una mano sulla gamba, mentre lui la fissava ansioso. “Giù Louis ha delle brioche, comunque, corri prima che le finisca” aggiunse, sorridendo.
Uscì dalla villa e l’aria fredda la investì di colpo.

E si trovò di nuovo all’inizio dei giochi, quando era solo in cerca d’indizi.





Buonasera fanciulle,
visto che sono buona, ho aggiornato dopo sette recensioni, non ci credo, siamo già al ventesimo capitolo!
Ho un paio di cose da dirvi:
1- Cosa ne pensate del capitolo? Credete veramente che Liam sia innocente, dopo quel che provava a sedici anni o vi fidate dell'istinto di Grace?
2- momento Garry fogjdfojbohg ok
3- vorrei chiedervi un piacere, dato che - come vi ho già detto qualche capitolo fa- Unwritten avrà un sequel, vorrei sapere quali momenti della storia vi sono piaciuti di più e quindi vi chiedo di andare su twitter e di citare un pezzetto della storia (una frase, qualche parola) o solo di scrivere il vostro capitolo preferito e di usare l'hashtag #Unwrittenfanfiction - so che sembra una cosa stupida, ma ci tengo tantissimo a sapere i vostri momenti preferiti e visto che il seguito avrà numerosi flashback o ricapitolazioni, fatemi sapere, ve ne prego
4- mi aspetto sempre almeno una decina di recensioni dai, aw

grazie mille di tutto il supporto, siete fantastiche
xoxo

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Capitolo 23
*** Chapter 21 ***


"UNWRITTEN"


Chapter 21

(A Francesca, che c'era quando le dissi "sai, vorrei scrivere una fanfiction.." e che mi ha spinta a scrivere. A lei che c'era e c'è ancora. Grazie)


Non aveva la minima voglia di tornare a casa, ma si incamminò comunque, sapeva che era la cosa giusta da fare.
I sentimenti che provava per Harry dovevano restare un segreto, doveva semplicemente soffocarli, cosa che aveva sempre fatto, anno dopo anno.
E lui, se lui ci teneva davvero gliel’avrebbe dimostrato. (Al solo pensiero che lui potesse ricambiarla, sentì il cuore battere velocemente) Anche se quel bacio, per lui, poteva non significare nulla.

Avanzò per le strade della cittadina di Holmes Chapel e per la prima volta da mesi sognò di partire, di scappare  e di non tornare mai in quel posto, così pieno di brutti ricordi e di tantissime disavventure che avevano caratterizzato la sua vita.
Gli ultimi mesi erano stati un susseguirsi di eventi caotici che rispecchiavano esattamente la testa di Grace in quel momento.
Arrivò a casa che non erano neanche le nove del mattino e, una volta aperta la porta principale, capì subito che sua madre e suo fratello erano usciti, perché la borsa della madre – di solito appesa all’ingresso ad un attaccapanni rosso fuoco – era sparita, mentre quella mattina stessa c’era.
Sua madre non le lasciava più neppure un biglietto, ma a lei non importava, non più, almeno.

Salì le scale lentamente, in un modo assai differente di come le aveva salite a casa Tomlinson, senza alcuna fretta.
Entrò in camera sua e, come si aspettava, Harry era ancora sul suo letto e dormiva profondamente, la bocca semiaperta e le guancie rosse.
 
Quando si svegliò era passato da un pezzo mezzogiorno e Grace aveva già finito i compiti per i tre giorni successivi. Si svegliò con un grugnito, causato dal mal di testa acuto che si svegliò con lui.
“Hey” sussurrò, una volta notata l’amica, la quale stava seduta alla scrivania, dandogli le spalle.
“Hey” rispose lei, un tono di voce neutro e il cuore a mille.
“Cosa ci faccio qua?” domandò Harry con il viso disorientato e Grace sentì lo stomaco contorcersi.
Sapeva perfettamente – ma aveva comunque sperato nel contrario – che lui non si sarebbe ricordato nulla della sera prima, sapeva cosa voleva dire bere così tanto, era stata nelle sue stesse condizioni, ma questa è un’altra storia.
“Sei venuto ieri sera, dopo la festa” rispose lei, cercando di mascherare la delusione, mentre legava i lunghi capelli in una coda alta, non si voltò neppure per guardarlo in faccia.
“Ho bevuto troppo” confermo Harry, appoggiando la testa di nuovo sul cuscino, mentre un mal di testa atroce si risvegliava con lui.
Grace avrebbe voluto rispondere “Lo so” oppure insultarlo, oppure entrambi, ma stette in silenzio, cosa che non era da Grace e come se ne accorse lei, anche lui se ne accorse.
“Cos’è successo? Come sei tornata tu, con me?” domandò lui, cercando di fare mente locale e nascondendo il viso, cercando di non concentrarsi sull’emicrania.
“No” disse lei, fingendo di riordinare la scrivania “sono tornata leggermente prima” si voltò, mascherando i suoi sentimenti dietro ad un sorriso.
Harry, dal canto suo, non si ricordava quasi nulla dal momento in cui era entrato in quella stupidissima casa e si maledì per quello, ma la cosa che si ricordava era forse quella che avrebbe dovuto evitare di fare.

Aveva baciato Grace e se lo ricordava perfettamente e mai avrebbe ammesso di ricordarsi quel particolare.
Quel meraviglioso ed elettrizzante particolare.
Non si sarebbe mai scordato la perfezione di quel momento, di quel bacio, di quell’unione della perfezione di un gesto così puro.
Conosceva Grace e sapeva che non ricambiava e che mai l’avrebbe fatto, perché il tempo in cui Grace aveva provato quel certo tipo di attenzioni, era anche il periodo in cui suo padre fu trasferito e lui, troppo giovane per capire certi sentimenti o emozioni, si era lasciato trascinare via e, successivamente, se ne era pentito.
Harry poi, al ritorno nel paese natale, era diventato Harry Styles, dalla voce profonda e dai ricci indomabili, dai tatuaggi e l’aria spaventosa, dal menefreghismo totale nei confronti di qualsiasi essere vivente non facesse parte dei suoi amici.. o forse era solo l’impressione che dava? Era solo la fama e le voci di corridoio?
Perché Zayn, Louis, Liam, Niall, Emily ma prima di ogni altro Grace, avevano conosciuto il carismatico e gentile Harry, il solare e sorridente Harry e ne avevano apprezzato pregi e difetti.
Ma Harry, che temeva un rifiuto più di qualsiasi cosa, ma mai più di perdere la sua amicizia con Grace, si morse la lingua e per l’ennesima volta da settimane, non disse nulla, non rivelò niente, stette semplicemente zitto.
 


***


Mancavano poco più di due settimane a natale.
Grace ed Harry erano ormai una cosa sola, inseparabili come non lo erano da anni.
Erano sempre in contatto, sempre insieme.
Quando Grace era triste e lui se ne accorgeva, le stava accanto e lei lo faceva con lui.
Tutta la bellezza che un’amicizia può avere, la si ritrovava nella loro.
 Non avevano più parlato della festa anche se Harry aveva ricominciato a frequentare il vecchio gruppo di amici in cui un tempo vi era anche Grace.
Quest’ultima aveva passato le settimane autunnali rimanenti a studiare e a prendere voti eccellenti, che le avrebbero aperto le porte delle migliori università.
Non aveva più ricevuto alcun messaggio anonimo e l’idea che effettivamente fosse stato Liam era ormai chiara dentro di lei, ma con il soggetto in questione, evitava di parlare della faccenda e anche con chiunque altro.
Quando era con Harry non parlavano di Zayn e degli altri, sia perché lui aveva paura di ferirla, sia perché lei sentiva la mancanza dei suoi vecchi amici in una maniera impressionante.
Aveva ricominciato a vedere Emily, che una sera si era presentata a casa sua e, quando l’amica non le aveva aperto, aveva dormito fuori dalla porta, pur di riuscire a strapparle qualche parola. E le chiese scusa, in mille modi, le lacrime agli angoli degli occhi azzurri e le labbra tremolanti, un po’ per il freddo un po’ per la tristezza.
Grace, che dal canto suo aveva sempre visto Em come una sorella, non resistette e la perdonò, mentre quest’ultima la stringeva in un abbraccio carico d’amore.
Ma di Zayn, Grace non ne voleva sentir parlare. Ancora era strano frequentare Grace e non cominciarono nuovamente a vedersi tutti i giorni, il carattere della mora le impediva di ritornare subito come prima e forse – pensò Emily – era giusto così.
Zayn era testardo e Grace lo era tre volte di più.
Lui non le chiedeva scusa, pensando che lei si vedesse con Harry già da tempo prima del momento in cui li aveva scoperti – aveva maturato questo pensiero dopo il fatidico incontro sulla porta di casa di lei – e Grace, testarda Grace, non osava rivolgere la parola a qualcuno che la riteneva solo una “zoccola”.
E quindi Zayn e Grace si evitavano e nessuno del gruppo osava mettersi in mezzo.
Ad Harry, Zayn rispondeva a monosillabi e quando la sua ragazza, bionda e semplice Emily, lo pregava di scusarsi con quella che un tempo era la sua famiglia, lui sbuffava ed evitava di rispondere.
Ma Grace, che per Harry continuava a maturare sentimenti più profondi, si sentiva costantemente in pena. Sul fatto che lo amava, non c’era dubbio e sul fatto che lui non ricambiava, pure – pensava, afflitta.
E le giornate autunnali erano continuate così, tra le foglie colorate e i primi spruzzi di neve, Grace si chiudeva sempre di più nel suo guscio d’uovo, soffocando sentimenti e reprimendoli.
Ma come tutti sanno, le uova, prima o poi,si schiudono.
 

***


Grace ed Harry stavano passeggiando sul lungomare di Brighton, a braccetto, spostandosi ogni tanto per lasciar passare qualche bambino in bicicletta. Grace teneva saldo il suo skateboard sotto il braccio e Harry sorrideva, perché c’era il sole e perché c’era Grace.

“Fra due giorni è natale” costatò lei, una leggera eccitazione nella voce.

“Oh, sì” sorrise lui, spostando lo sguardo sul mare grigio e pronto ad accogliere qualche tempesta, il cielo nuvoloso difatti non prometteva per niente bene.

“E siamo in vacanza” aggiunse lei, stringendo la presa sul braccio di lui, come per imprimergli la sua felicità.

Harry era più che felice, lo era stato tutto il giorno. Per prima cosa, le vacanze di natale erano alle porte e per seconda cosa, aveva ideato un piano meraviglioso, portando a cena Elizabeth Dickenson, una ragazza del suo stesso corso di letteratura che era bellissima e di certo ne era a conoscenza.

“Ho deciso di portare fuori a cena la Dickenson, domani” sputò fuori lui, una volta giunti davanti ad un chiosco che vendeva cioccolata calda.

Grace si irrigidì, ovviamente senza darlo a vedere e sorrise – avreste dovuto vedere che sorriso falso! – “Beh, è simpatica no?” chiese lei, prendendo il portafoglio nero dalla borsa per pagare, ma lui fu più veloce.

“Penso di sì” ammise lui dubbioso e si incupì,  prendendo i due bicchieri caldi.


Grace sentì il suo cuore sgretolarsi in mille pezzi e fu l’ennesima volta in quegli anni. Harry la prendeva per mano, l’abbracciava, la chiamava “G” come quando erano bambini e Harry non sapeva pronunciare il suo nome e le stava accanto quando guardavano i film. E le portava lo zaino con i libri la mattina e l’ascoltava. E quando lei studiava lui leggeva, sdraiato sul letto della ragazza. E le scattava foto a tradimento e aveva provato ad andare in skateboard per lei. E la sosteneva e la interrogava la mattina, prima di un compito e tutto questo per Harry Styles non era altro che una forte amiczia, la migliore forse e lei. Lei. E lei ne era follemente innamorata.



Buonasera fanciulle,
comincio con il dire che questo sarà il terz'ultimo capitolo di "Unwritten".
Mancano solamente due capitoli e la storia sarà finita, ma come già vi anticipo da sempre, ci sarà un sequel.
I prossimi due capitoli saranno estremamente lunghi e conterranno tutte le soluzioni ai millecinquecento dubbi che avete e inoltre saranno pieni di colpi di scena ZAN ZAN ZAN.
In ogni caso vi prego di recensire in numerosi, così da sapere un pò cosa ne pensate di questi ultimi capitoli, chi sono i vostri personaggi preferiti ecc.
Grazie di cuore a tutti voi e alle vostre recensioni, che mi strappano sempre un sorriso, grazie davvero.

xoxo.

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Capitolo 24
*** Chapter 22 ***


"UNWRITTEN"


Chapter 22

Harry aprì la porta del ristorante “da Joe” e subito fu invaso da una folata di aria calda e dalle voci delle persone sedute ai tavoli, che allegramente chiacchieravano.
Fece passare Elizabeth, che con un passo indeciso su un paio di stivaletti esageratamente alti, entrò nel locale, un mezzo sorriso stampato sul volto.
Il riccio non aveva voglia di uscire e tantomeno di uscire con Elizabeth.
Il giorno stesso, qualche ora prima, Grace gli aveva dato un leggero abbraccio sulla porta di casa, stretta nel suo maglione di lana.
Gli aveva sorriso, un sorriso finto – Harry lo sapeva – ma bellissimo.

“Beh” aveva detto, con un tono quasi sarcastico “buon appuntamento, Harry” aveva soffiato fuori, insieme ad una nuvoletta di fumo: si gelava.

“Grazie Grace, ci sentiamo dopo” aveva risposto lui, idiota. Non era quello che doveva dire, non lo era assolutamente.

Sbuffò e si avviò verso il primo cameriere disponibile, seguito dalla bionda.

“Per due, Styles” richiese il tavolo, prenotato un paio d’ore prima. Il ristorante non distava molto da casa di Harry, per giungerci gli era sempre bastato attraversare il parco principale di Holmes Chapel.
Una volta seduto, si guardò intorno e non appena noto Zayn ed Emily che chiacchieravano amabilmente in fondo al locale, gli si raggelò il sangue.


***


La musica era al massimo del volume, aveva sempre ritenuto che l’aiutasse a non pensare.
Grace era sul letto e muoveva ritmicamente la testa, canticchiando le sue canzoni preferite.
In camera aveva un tabellone di sughero, sul quale teneva tutte le sue playlist preferite, ferme da vari chiodini colorati.
Ogni canzone che era scritta su quei foglietti, le ricordava un momento o una persona particolare.

Quella sera aveva scelto la playlist che aveva composto l’estate prima in un momento di folle, pura, felicità adolescenziale.
Si guardò le unghie laccate di nero per qualche secondo, abbastanza tempo perché la sua mente passò dalla canzone alla tremenda prigionia di Harry Styles.
Avrebbe voluto piangere, ma Grace non piangeva.
Avrebbe voluto essere tanto coraggiosa quanto lo era sempre stata, ma si era bloccata in uno stadio della sua vita dove l’essere coraggiosa e forte non le importava. Era giunta ad uno stadio della sua vita dove il suo obbiettivo era fregarsene per non restare bruciata.

La canzone finì e ne partì un’altra e Grace la cantò.
Harry ordinò il primo, cercando di concentrarsi sugli occhi verdi di Elizabeth che gli sorrideva maliziosa, sapeva che Zayn l’aveva visto, sentiva i suoi occhi addosso.
La canzone finì e ne partì un’altra ancora e Grace la cantò, buttandosi sul cuscino e abbracciandolo.
Harry ordinò il secondo e non aveva voglia di trascorrere un minuto di più in compagnia di quella ragazza così falsa e opportunista.
Era lei? Era lei, l’opportunista?
Grace cantava ancora quando il cellulare suonò, la suoneria coprì la canzone, essendo il telefono al massimo del volume.

“Pronto?” chiese lei incerta, non aveva neppure guardato chi stava chiamando. Sì alzò e abbassò il volume.

“Grace? Sono Em” la voce della bionda colpì Grace come una freccia: era successo qualcosa.

“Ehy, dimmi tutto” rispose semplicemente, tornando a sedersi sul letto a gambe incrociate, tormentando l’orlo del lenzuolo con la mano.

“Zayn che cazzo FAI” urlò improvvisamente la ragazza e il cuore di Grace fece un salto, non disse nulla, si alzò e infilò le scarpe in fretta.

“Emily” chiese o affermò, non lo capì neanche lei. “Emily cosa succede?”

“Grace” la voce roca di Zayn si sostituì a quella della bionda: il tono leggermente preoccupato e altamente incazzato, si preparava a parlare. In sottofondo sentiva i lamenti di Emily che pregava il suo ragazzo di riavere il telefono.

“Il tuo ragazzo, se posso definirlo tale, è da Joe con un’altra, lo sai?” chiese, il tono di voce ironico. Grace si calmò, lo sapeva. Da un lato avrebbe voluto abbracciare Zayn, perché l’aveva chiamata, l’aveva avvertita, come se effettivamente quello fosse il tradimento che agli occhi di tutti appariva, dall’altro lato avrebbe voluto tirargli una ginocchiata negli stinchi per il tono del cazzo che stava usando, quasi sarcastico.

Lo so” sentenziò lei, aveva bisogno di uscire, aveva bisogno di non pensare.
“Quindi il vostro è un rapporto” continuò lui “..aperto? Interessante” il tono di voce si mantenne uguale e Grace cominciava a sentire la rabbia ribollire nelle vene.

Uscì dalla stanza proprio nel momento in cui il campanello suonò, aspettò quindi qualche secondo a scendere, mentre un urlo dal basso l’avvertiva che suo fratello avrebbe aperto la porta.

“Cosa diamine vuoi Zayn?” chiese, fuoriosa, non aveva la minima voglia di litigare ma l’avrebbe fatto, lo sapeva.

“Nella tua vita non hai mai imparato, vero? Ti fai mettere i piedi in testa così? Ti piace soffrire? Ti piace essere messa da parte?” domandò lui, serio, mentre Grace esplodeva.

“Vaffanculo! Vaffanculo, Zayn!” sbottò “Pensi che io voglia tutto questo? Pensi che io stia bene? Pensi che mi vada bene tutta questa MERDA? ”

“Io..” cominciò lui

“Tu? Tu un cazzo Zayn! Sei esattamente come tutti loro” chiuse la comunicazione e si mise il telefono in tasca, recuperando una giacca prima di scendere in fretta le scale, pronta ad andare a fare una passeggiata in qualche luogo desolato dove nessuno l’avrebbe raggiunta.

A fanculo Zayn, Harry e tutto quell’ammasso di gente falsa. A fanculo la sua vita e tutto quello che aveva dovuto sopportare negli anni.
Non sarebbe crollata, Grace era forte, lo era da tanti anni.

“Mamma?” si affacciò al salotto “Io esco e-”

Non finì la frase.

Grace Lewis, ragazza estremamente intelligente, bella e perspicace, forte e coraggiosa, con una media altissima, orgoglio della sua scuola e dei suoi amici, ragazza gentile ma sempre seria, da una splendida risata cristallina, Grace Lewis, amante dello skateboard, dipendente dalla musica, mangiatrice di libri e dotata di una corazza di cicatrici, crollò.

Suo fratello guardava emozionato suo padre, che strano chiamarlo così.
La madre di Grace sorrise all’arrivo della figlia.
Non un sorriso vero e sincero.
Un sorriso “preparatorio” perché nonostante non conoscesse affatto i gusti di sua figlia, i suoi amici o le sue preferenze in fatto di musica o ragazzi, conosceva il suo carattere perché era uguale a quello del marito.

“Grace!” le sorrise il padre, come se gli ultimi tre anni non fossero affatto passati, come se lei fosse scesa dalle scale per chiedere il permesso per uscire con qualche amico, cosa che non aveva mai fatto ma che in una famiglia “normale” era d’obbligo.

“Cosa ci fai qua?” chiese lei, mentre i pezzettini di tutto quello che aveva costruito si sradicavano dalle sue membra, colpendo il suono con un rumore sordo.
Un rumore che solo lei sentiva.

Notò solo allora le valigie intorno a lui e i bordi delle sua corazza, rafforzati di lacrime respinte e di autocontrollo cominciarono a creparsi, lei all’interno con loro.
E la prima lacrima le bagnò la guancia, sensazione strana per lei, che da così tanto tempo non piangeva, cos’erano? Cinque anni?

Fece un passo avanti nell’esatto momento in cui suo padre ne faceva uno avanti e poi ne fece un altro ancora.
“Non” la voce le tremava “avvicinarti”

Si voltò e prese a correre, le lacrime si facevano strada una dopo l’altra. Si voltò e si accorse che nessuno la stava seguendo, che era sola e non aveva neppure superato il cortile di casa sua.

Era sola.
Era sola.
Era sola.


Si voltò verso casa di Harry e cominciò a correre verso casa sua quando la realizzazione che non c’era la travolse e ancora una volta era sola.

Dov’era Harry? Che aveva promesso che ci sarebbe stato, che aveva promesso che nulla li avrebbe più divisi, che era come sua sorella. Dov’era Harry, dal quale non voleva una semplice amicizia e che stava odiando con tutto il suo cuore?

E dov’era Zayn, che le aveva giurato di proteggerla in qualsiasi momento? E Emily, che piangeva per lei, quando Grace era troppo forte per piangere per se stessa?

Le promesse erano false e lei era sola.

Prese a correre verso il ristorante, il viso solcato da lacrime che attendevano da una vita per uscire. Perché correva verso il ristorante?
Aveva bisogno di Harry. Aveva bisogno di sapere che non era sola, nonostante la realizzazione di esserlo la stava travolgendo come uno tsunami.

Estrasse il cellulare e chiamò Harry, il fiatone e le lacrime le impedivano di parlare ma non le importava, ormai era davanti alla vetrina.
“Grace?” rispose al secondo squillo, Grace sapeva che teneva il cellulare sul tavolo, al ristorante: lo faceva sempre, ma prima guardava chi era il mittente e poi rispondeva, solitamente, appunto, al secondo squillo.

“Ehy” cercò di dire lei ma la sua voce fu sottomessa da un enorme singhiozzo che le impedì di aggiungere altro.

Guardò attraverso le grosse vetrate e quando vide il tavolo di Harry e la mano di Elizabeth sopra quella di Harry si bloccò.

Non era mai stata nulla per nessuno e Zayn aveva ragione. Le piaceva soffrire? Se lo chiese, mentre Harry cominciava a parlare e semi urlare al telefono, perché sapeva perfettamente che Grace non piangeva.

Ma lei non lo ascoltò e chiuse la comunicazione. Nel momento in cui la chiuse, gli occhi di Harry, nemmeno a farlo apposta, la trovarono e dall’altra parte della finestra, la faccia dell’amico assunse un’espressione preoccupata e si alzò di colpo dal tavolo, facendo girare molte persone dai tavoli accanto.

Disse qualcosa a Elizabeth e lasciò delle banconote sul tavolo, avviandosi velocemente verso l’uscita, ma Grace non vide nulla perché stava già correndo verso l’entrata del parco.

Avrebbe corso per sempre? Sentiva già il piede cominciare a darle fastidio e la costrinse a rallentare. Continuava a piangere, serbatoio infinito, stanchezza e tristezza pure. Continuò a correre pregando di non essere seguita neanche questa volta. E si ritrovò ad odiare tutti, tutti quanti, prima della lista, se stessa.

Harry però, con i suoi mille difetti, i suoi riccioli selvaggi, il suo sorriso e le sue fossette, gli occhi verdi e la gentilezza infinita, la statura alta e i muscoli prominenti, i tatuaggi, il menefreghismo e l’amore, Harry fu più veloce e la raggiunse, urlando il suo nome come se fosse la sua unica ancora di salvezza.

Ma era Harry, l’ancora di Grace?
Oppure era Grace, quella di Harry?

Ma lei correva e non sentiva neanche la voce dell’amico, che piano piano si rompeva per il troppo urlare.
Le afferrò il braccio e lei si voltò, lacrime ovunque e il volto corroso dalla paura.

Grace! Grace! Che cazzo è successo?” Harry non la vedeva così da quello che gli sembrava essere una vita.

“Lasciami!” urlò lei, pervasa dai singhiozzi e strattonando il braccio dalla presa di Harry.

“E’ tornato! Mio padre!” continuò ad urlare ed Harry capì tutto. Se c’era una cosa che lei non aveva mai mandato giù era l’abbandono del padre, unica persona in quella famiglia a cui importava qualcosa di lei.

“Grace..” cominciò, cercando le parole, avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, piangere con lei, starle vicino, avrebbe voluto essere tutto quello che non era mai stato.

“Grace un cazzo!” piangeva, piangeva tantissimo “dov’eri, tu?” urlò, tremando “eri a cena con quella deficiente che neanche ti piace, perché?”

Sapeva che stava reagendo in modo infantile ma la rabbia, la gelosia, la delusione, la stanchezza e tutti quei sentimenti che aveva sempre domato stavano uscendo dal suo corpo come fulmini.
Proprio in quel momento cominciò a piovere, una pioggerella leggera e nessuno dei due sembrò accorgersene.

“Cosa ne sai?” cominciò ad urlare di rimando, era frustrato ed estremamente incazzato con se stesso, per l’ennesima volta, non c’era stato.

“Perché cazzo, Harry? Non ti accorgi mai di un cazzo, sei un idiota! E proprio per questo non ci sei stato” Faceva qualche pausa tra i singhiozzi per riprendere fiato o spostarsi i capelli dal viso, ormai fradici. “Non ci sei stato quando avevo bisogno e non ci sarai, perché non capisci un cazzo! E ora è tornato pure quel-” riprese a singhiozzare, odiava suo padre.

Non le importava nulla, non le importava affatto di dire quello che pensava, se amava Harry, non era una storia di qualche giorno, lei lo amava da sempre.
Ed era sola, era persa, era indifesa e Harry, oh, Harry non avrebbe mai capito, nessuno l’avrebbe mai capita.

“Cosa non dovrei capire?” le urlò, sotto quella pioggia ghiacciata, in quel parco deserto che loro avevano attraversato così tante volte “Ti stai comportando come un’egoista, come cazzo fai a dire che non ti capirò? Sei tu, tu cazzo, che non capirai mai”

“Non osare!” urlò lei, facendo qualche passo avanti per spingerlo lontano e tentare di dargli un cazzotto, piangendo e sentendo la rabbia invaderla.

“Quando ho capito quello che provavo per te, da piccoli te ne sei andato” continuò, non sapendo più se continuava a piangere o se le pioveva sul viso e basta “Perché dovresti restare ora?” urlò.

Ed Harry la odiò e la amò e Harry rimase a bocca aperta.

Grace iniziò a indietreggiare, il viso contorto dal dolore.

“Grace, sei molto meno sveglia di quello che pensi” sorrise lui, amaro, guardando il suolo ormai fangoso e poi rialzando lo sguardo e puntando i suoi occhi verdi in quelli neri di lei.
Grace non parlò, prese il tutto come un insulto, non aveva neppure capito in riferimento a cosa l’aveva detto.
Fece un passo indietro proprio mentre Harry estraeva il cellulare e cominciava a digitare.
Grace, se fosse stata la forte e coraggiosa Grace di prima gli avrebbe urlato addosso. Discutevano e lui si metteva a giocare al cellulare.

Vaffanculo Harry” fece in tempo a voltarsi che il cellulare le vibrò nella tasca, proprio nel momento in cui Harry riponeva il suo nella tasca del giubbotto.
Sbloccò lo schermo e lesse le parole, destinatario sconosciuto.

Beh ormai non più.

La faccia di Grace assunse un’espressione indecifrabile e prima che Harry potesse parlare, lei già stava correndo.



... Oh you and I ended over U N I
And I said that's fine, but you're the only one that knows I lied>
Ed Sheeran - U N I



Buonasera fanciulle e buon San Valentino!
Intanto volevo scusarmi ma questo capitolo è stato un vero e proprio parto.
Tutto ciò che dicono è perfettamente studiato, tranquille ahaha e lascio a voi i commenti, ditemi che ne pensate, su!
Manca un capitolo e Unwritten sarà conclusa, non ci posso credere.

xoxo

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