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Vi siete mai chiesti perché vi
innamorate? Perché improvvisamente sentite qualcosa proprio per la persona che
vi stata sino ad ora antipatica? Ebbene,è tutta colpa degli angeli del cuore.
Adesso,fra i loro casi ci sono Takeru Takaishi e Hikari Yagami:uno,il cestista
idolo delle ragazzine e,diciamocelo,anche un po’ montato e
sfacciato;l’altra,una fotografa vegetariana che si batte per salvaguardare gli
animali e contro gli abusi di ogni genere. Certo,visti così,non sembrano molto
affini. Eppure,secondo l’infallibile termometro dell’amore,basta pochissimo ad
un angelo per farli innamorare…ma come prima missione per il neopromosso angelo
del cuore Daisuke non sarà un po’ troppo difficile?
******
Angeli del cuore
“Capo,ma dice davvero??”
Non riuscivo a credere alle
mie orecchie…promozione!Il capo mi voleva promuovere!
“Certo!Fino ad ora sei stato
un angelo dello sport,no?”
”Bè…sì…ma mi trovavo bene lì!Perché adesso devo cambiare?”
Il capo mi sorrise affabile.
Non sapevamo molto sul suo conto. Lui decideva i vari settori e decideva quale
angelo fosse più adatto…niente di più. Infatti,gli angeli meno esperti(come
me,per darvi un esempio) lo chiamavano semplicemente “capo”,o “signore”. Non
era un angelo. Ma non era neanche un essere umano.
“Essere un angelo del
cuore,caro Daisuke, è la massima aspirazione. Non si può arrivare oltre. Ma
naturalmente,se non ti va…”
“Oh,no!Mi va eccome!” aggiunsi
frettolosamente. Non capita tutti i giorni che ti arrivi una promozione al
massimo grado!
“Bene. Allora,appena avremo
trovato un caso,te lo affideremo.”
“Oh,sì…grazie mille,signore!”
Feci un breve inchino,e uscii
per tornare sulla mia nuvoletta.
Mmm…quel giorno le nuvole
erano particolarmente pacifiche,bianche e soffici.
“Ehi,Daisuke!Non stare a
poltrire!Oggi c’è la partita di basket del piccolo Reiichi!”
“JUN!Ma perché uno non può
riposare in pace?”
Jun era un angelo,come me.
Secondo voi umani,è femmina e in teoria dovrebbe essere per me quello che voi
chiamate…sorella. Siamo nati infatti dalla stessa nuvola,ma lei è nata
prima,quindi ai vostri occhi appare più grande di me. In realtà noi angeli
nasciamo già con questa forma,e solo se decidiamo di vivere in mezzo agli umani
invecchiamo.
“Ehi,sei un angelo dello
sport!Devi partecipare ad alcuni eventi sportivi e aiutare i bimbi in
difficoltà!”
Non era esattamente così…se
non lo sapete,un angelo dello sport si occupa di un determinato bambino e ne
segue la “carriera”,aiutandolo a credere in se stesso,fino a quando lui,o
lei,non troverà l’autostima necessaria. Mi sembrava che il piccolo Reiichi
avesse già raggiunto questo stato…ma aveva ragione Jun,dovevo seguirlo fino
all’ultimo.
Volammo sempre più giù,e non
mi accorsi che il termometro dell’amore aveva appena trovato un caso fresco
fresco,apposta per me.
Finalmente,arrivammo al
piccolo stadio che avrebbe ospitato la partita.
Reiichi si stava allacciando
le scarpette. Era un bel bambino vispo,e si era accorto subito della mia presenza,permettendomi
così di farmi vedere. Gli adulti di solito non se ne accorgono mai! E infatti
loro sono convinti che noi non esistiamo!
Dolcemente,gli carezzai la
testolina. Era buffo,tutto rosso per lo sforzo di fare un bel laccio. Quando
poi ci riuscì,si grattò la testa e un po’ di polvere fatata gli scivolò sulle
mani.
“Daisuke,non lo dovresti
fare!”sussurrò Jun al mio indirizzo.
“Lo so…ma voglio che vinca
questa partita!E poi lo sai benissimo che l’effetto di quella polvere varia in
base alla bravura propria!”
“In effetti…oh cavolo,sono le
cinque meno un quarto!Farò tardi!”
Jun volò via lasciandomi solo.
Lei era un angelo del tè. Avete presente quelle bimbe piccole che giocano da
sole a preparare il tè,come le vecchie signore? Lei semplicemente faceva l’amico
immaginario. Ultimamente si era molto affezionata a una bimba chiamata Oomae…in
realtà se solo avesse voluto,avrebbe potuto ottenere una promozione. Ma la mia
sorella di nuvola era pigra,e fare l’angelo del tè le bastava.
Nel frattempo la partita era
iniziata. Nessuno poteva reggere il confronto col mio Reiichi!Modesti a
parte…improvvisamente sentii odore d’angelo.
“Oh,Ken!Come mai da queste
parti?“
Ecco un altro angelo dello
sport…un tipo in gamba!
“Mi occupo di un bambino che
gioca a basket,adesso. Si chiama Mytho,lo vedi? È quel piccoletto con i capelli
biondi.”
Wow,un avversario di Reiichi!
“Cosa ci fai tu qui,invece?Mi
hanno detto che sei stato promosso!Complimenti!”
“Ehm…grazie,Ken!
Comunque sto qui perché volevo vedere la
partita di Reiichi. Vedi,è quel bambino moro che si sta muovendo benissimo.”
“Ah,vedo,vedo…ora scusa,ma è
finito il primo tempo e devo un po’ controllare Mytho.”
“Va’ pure. Io resto qui.”
Quand’aiutavo Reiichi, entravo
nello spogliatoio ad ogni intervallo. Poi,quando era a casa e si allenava,io
c’ero. Mi chiamava “signor presenza”e giocavo con lui.
Quelle cose mi sarebbero
mancate.
“Signor Presenza…perché non
sei nello spogliatoio,come tutte le altre volte?”
Il piccolo Reiichi mi aveva
fatto tremare le ali.
“Piccolino…ora io non sono più
il tuo angelo…mi devo occupare di altre persone!Capisci?Adesso sei così bravo
che non hai più bisogno di me!” “Ma…ma non è vero!”protestò il bambino.
Sorridente,Reiichi entrò in
campo. Lo sapevo che era un bambino straordinario!
Uscii fuori dallo stadio. Il
bello di essere un angelo è che sei invisibile. Diventi visibile solo se lo
vuoi tu,o se qualcuno capisce chi sei.
Ritornai sulla mia nuvoletta
tanto soffice,ma il Paradiso non era tranquillo.
“DAISUKE!!!Ma dove ti eri
cacciato?!”
“Shinji!Cos’è tutto questo
trambusto?”
“Ti vuole il capo.
Immediatamente.”
Shinji era un angelo con un
mucchio di esperienza,e faceva il vice-capo,in pratica.
Tremante,entrai nell’ufficio.
“M-mi avete cercato,capo?”
“Sì…ma comunque non tremare e
accomodati.”
Mi indicò una nuvola rosa,e mi ci sedetti.
“Il motivo per cui Shinji è
tanto nervoso,è che il termometro dell’amore è quasi impazzito.”
“Avete trovato un caso per
me?!”esclamai con impazienza.
“Sì…Ecco a te…”
Sospirò e mi porse un plico.
Lessi…
Takeru Takaishi. 26 anni.
Giocatore di pallacanestro nell’NBA,nei Chicago Bulls. Di origini
franco-giapponesi. Foto a lato.
“Ma…capo!Non sono più un
angelo dello sport!”
”Lo so benissimo,e Takeru non è certo il tipo che manca di autostima. Se magari
continuassi a leggere…”mi disse con un tono molto paziente. Ma d’altronde ero
alla mia prima esperienza in quel campo!
Guardai la foto di quel
ragazzo. Alto. Biondo. Occhi cerulei. Era pure famoso,e se non sbaglio i
giocatori dell’NBA vengono pagati parecchio. Almeno,Reiichi diceva sempre così.
Se era così perfetto,come mai
non aveva ancora una fidanzata?!
Ed ecco il fascicolo attinente
alla sua anima gemella,sempre secondo il termometro dell’amore.
Hikari Yagami. 26 anni.
Fotografa di professione. Vive a Chicago,pur essendo giapponese, e si batte
contro le ingiustizie. Foto a lato.
La ragazza era completamente
diversa,e a quanto mi sembrava,non solo fisicamente. Era bruna,con gli occhi
nocciola che tendevano al rosso. Aveva uno sguardo penetrante.
“Il tuo compito è farli
innamorare,Daisuke.Non puoi sbagliare.”
La voce del capo era decisa.
Io un po’ meno.
Allora…..innanzitutto volevo
dirvi che ho momentaneamente interrotto la pubblicazione di “Quanto può essere
pericolosa una top-model?”in quanto non ho molte idee per continuare…vi prego
di avere pazienza!!^^” Lo so, è sciocco da parte mia pubblicare ora una nuova
fanfiction viste le tante storie che ho in corso…a proposito,volevo dire a
Sora89 scusa!!!Se non ho ancora iniziato a scrivere il terzo capitolo della
nostra ficcy! Ma… sono fatta così! Questa storia…mi è venuta in mente un paio
di mesi fa,leggendo il nuovo libro di Cecelia Ahern,”Se tu mi vedessi ora”…la
storia è completamente diversa,però! Adoro scrivere AU,e credo lo si sia
visto…eheheh!XD Mmm…aspetto vostri commenti!^^ A presto!
“Ma dove caspita si trova
l’ufficio di quella donna?!”
Dunque,fa’ il punto della
situazione,Daisuke,mi dissi preoccupato. Sei a Chicago, una città che non
conosci affatto,sei diventato un angelo del cuore,il termometro dell'amore è
quasi impazzito quando ti hanno affidato il caso,tutti credono in te…e tu ti
sei perso!!
E non potevo neanche
chiedere informazioni...Gli adulti non mi vedevano!E certo se avessero visto i
loro pargoletti parlare con una strana presenza,chissà quante sedute da uno
strizza cervelli avrebbero fatto fare loro…siccome io amo molto i
bambini,volevo risparmiare loro questo supplizio.
Jun aveva
detto:"gira a destra appena arrivi al più grande centro commerciale,e ti
troverai nella via dove c’è l’ufficio di Hikari Yagami."Takeru,invece, era
in trasferta a Memphis,me ne sarei occupato al suo ritorno.
Oh!Eccolo, il centro
commerciale!!E date le sue dimensioni e tutte le persone che vi entravano,avevo
ben ragione di svoltare a destra! Così feci,e mi ritrovai in una stradina
stretta. Però la via era quella indicata dal capo!!Oh,ce l’avevo fatta!
Ok,ok…la strada l’avevo
pure trovata,ora si trattava di trovare l’ufficio. Speravo vivamente che Hikari
fosse lì…anche perché altrimenti non avrei saputo dove trovarla!
“Ehi,basta!Non ti sono
serviti a nulla gli anni come angelo dell’ottimismo?”(breve parentesi:gli
angeli dell’ottimismo,come suggerisce il nome,sono angeli che infondono voglia
di vivere. Voi usate i cosiddetti antidepressivi,ma in realtà non sapete che ci
siamo noi…ecco perché le vostre cure riescono e gli psicologi sono molto
quotati,non per altro!)
"Numero 15,numero
15..."
Ed io ero ancora al
numero 113...quantomeno le mie alucce si sarebbero allenate!
"Ehi,Daisuke,che ci
fai qui?"
Mi guardai in giro. Chi
mi aveva chiamato?O meglio,chi mi aveva visto??
"Ah...Yamato,eri
tu!Miseriaccia,potresti non farmi prendere questo spavento ogni volta che ci
incontriamo??"
"Ehi,sta
calmo!"
Yamao era un angelo della
musica,biondo,con gli occhi azzurri...ecco,ciò che voi normalmente identificate
con un "angelo". Se avete presente cosa fanno gli angeli dello
sport,non vi sarà difficile immaginare cosa facciano gli angeli della
musica:semplicemente si occupano della carriera di coristi e di possibili
rockstar...in realtà sono specializzati;c'è chi si occupa di musica lirica,chi
di musica pop,chi ancora di gospel...Yamato si occupava del rock. Ma che ci
faceva lì?
"Che ci fai
qui,biondo?"gli chiesi curioso.
"Cosa ci fai
tu,semmai!Io mi stavo occupando di un ragazzo che non riesce a fare il barré
sulla chitarra...ma tu non ti trovavi in Giappone?"
"Che c'entra,lo sai
benissimo che non andiamo a zone!E comunque mi hanno promosso ad angelo del
cuore!"
Potei leggere nei suoi
occhi un lampo di scetticismo,ma dopotutto Yamato è fatto così...niente di cui
stupirsi.
"Davvero?!Complimenti,allora...dunque
sei qui per far innamorare due piccioncini?"
Piccioncini forse non era
ancora la parola adatta...
"Sì,ora dovrei
controllare la ragazza...abita al numero 15 di questa strada."
"La ragazza?"La
sua faccia assunse un'espressione strana. "Bè,allora..Buona
fortuna,Daisuke!A presto!E...fai attenzione ad attenerti al tuo compito!"
Volò via,lasciandomi
perplesso. In realtà lui lasciava perplesso chiunque...un tempo era un angelo
del cuore anche lui...chissà perché era stato retrocesso!
Ma in quel momento non
importava...!Volai fino alla fine di quella strada,osservando con gioia i
bambini che ridevano. Lì vicino c'era un parco,infatti...
Adoro vedere i bambini
giocare...sono così puri...quando poi si fece ora di pranzo(per voi,visto che
noi non mangiamo),e il parco fu abbandonato da tutti.
Ora di pranzo!E io mi ero
incantato a vedere i bimbi!!Di sicuro Hikari se n'era già andata
dall'ufficio...uff...
"Diamine!!Sora è in
ritardo!"
Eh?Chi aveva parlato?! Il
parco era deserto! Poi mi accorsi che c'era un'esile figura che andava avanti e
indietro come un'indemoniata,guardando furiosamente l'orologio.
Capelli castani che
arrivavano fino alle spalle,occhi scarlatti...confrontai la sua faccia con
quella della foto che mi aveva dato il capo,e mi avvidi che era proprio...
"Hikari!Scusami per
il ritardo!!Certo che però tuo fratello è poco opportuno a volte..."
Aveva fatto la sua
entrata in scena un'altra donna,di cui un ipotetico Yamato umano avrebbe potuto
essere coetaneo,che aveva gli stessi occhi della mia "vittima",ma
capelli arancio.
Hikari l'aveva chiamata
"Sora".
Dal loro dialogo,che io
seguivo indisturbato da un albero appena sopra la loro panchina,capii che
questa Sora era la fidanzata del fratello di Hikari,un certo Taichi...ma perché
né Sora né Taichi mi erano nuovi come nomi?
Era una sensazione che
non sapevo spiegarmi...e di solito noi angeli sappiamo spiegarci tutto...!
"Insomma,Sora...devi
firmare questa petizione!Non è concepibile che alcune delle tue colleghe
stiliste usino ancora pellicce di animali veri,uccisi per un fine barbaro!Spero
che tu sarai d'accordo con me!"
La ragazza che io avrei
dovuto far innamorare aveva un carattere!E pensare che all'apparenza sembrava
così seria e timida! Sora l'ascoltava quasi paurosa che da un momento all'altro
avrebbe potuto sputare fiamme.
In effetti il capo mi
aveva avvertito,Hikari era una fotografa che si batteva contro gli abusi di
ogni tipo,ma mai l'avrei definita così agguerrita!Proprio vero che l'apparenza
inganna!
"Certo che sono
d'accordo con te...ma capirai pure tu che non è affatto semplice convincere
tutte le stiliste a smettere di usare gli animali vivi. Considerando poi che
molte stelle dello spettacolo e dello sport..."
"Me ne infischio
delle star!"
Ahia...cominciavamo
male!Lei si sarebbe dovuta innamorare proprio di una star dello sport!O
almeno,pensavo...perché io certo non sapevo quanto fosse bravo Takeru. Ma se
giocava nell'NBA...
"Oh,Hikari,non puoi
fare così!Lo so che le tue idee sono giuste,ma devi essere più
malleabile!"
"Un corno!Ogni
secondo muoiono animali innocenti per soddisfare le mode del momento!Mode che
poi vengono abbandonate..."
"Ehi...io mi sono
trasferita in America proprio per inseguire il mio sogno,non iniziare a
borbottare cose contro il mio lavoro!"
"Scusa,Sora...vabbè,dai,ti
ho scocciato abbastanza...ti lascio andare da mio fratello..."
Per la prima volta da cui
l'avevo vista,sorrise. Era carina quando sorrideva!
"E tu dove andrai a
mangiare?"le chiese l'amica preoccupata.
"Oh,bè...non ho
tanta fame..."
"Se continui ad
andare avanti così,diventerai anoressica!"sospirò Sora.
Lo stomaco di Hikari
diceva l'esatto contrario di ciò che la padrona affermava...certo che io,voi
donne umane,non vi capisco proprio...che senso ha imbellettarsi e dimagrire
così?!Gli umani maschi si innamorano comunque di voi!
"E va bene,andrò in
rosticceria a prendere qualcosa a base di verdure."
Sora fece una strana
smorfia,come a dire "non cambierai mai"...più o meno quelle che mi
rivolge Ken sono affini!
"Come vuoi,basta che
ti mantieni in forze."
"Ehi...io sono nota
per la mia natura di contestatrice,no?Tu cerca di far girare nel tuo ambiente
la petizione,ad ogni modo...e io svilupperò quei rullini atroci...perchè il
mondo deve sapere..."
"...perché il mondo deve
sapere quanto stiamo facendo male alla natura che ci ha generati."Sora
finì la frase al posto suo. Di solito lo si fa quando una persona è
particolarmente pedante.
"Ehi,sono così
ripetitiva?"domandò Hikari divertita.
"Sì,sì...ora fammi
andare da Taichi,altrimenti si sente abbandonato..."
Sora sorrise e se ne
andò,lasciando Hikari su quella panchina. Vedendola così,mi sembrò molto meno
contestatrice di quanto non mi fosse sembrata in un primo momento...Che fortuna
che avevo avuto ad averla trovata lì!
Ma probabilmente era
stato grazie ad un aiutino del capo! La seguii per tutto il tragitto che fece.
I suoi passi ripercorrevano strade che sicuramente faceva ogni giorno.
"Ehi,Ben...c'è il
solito hamburger alla verdura per me?"
Era entrata in
rosticceria,come aveva promesso a Sora. Ma...un momento!Aveva detto "il
solito"??Era vegetariana...ed era sicuro al 100% che mangiava male,ma non
perchè fosse vegetariana. Forse fra i suoi numerosi impegni non aveva il tempo
di mangiare come si deve!Ma probabilmente l'amore le avrebbe fatto bene...!
Il negoziante la servì
puntuale,e lei ritornò in quell'ufficio che tanto mi aveva fatto penare.
Entrando con lei in
quell'"ufficio",dovetti appellare a tutta la mia calma angelica.
Tutto era fuorchè un ufficio! Era più giusto
definirla..."accozzaglia"!Dunque,c'erano foto di animali
dappertutto,una stanzetta oscura,una pseudo-scrivania ricoperta di carta
riciclata,articoli di giornali cerchiati. Poi c'erano alcune foto(di persone)
ben incorniciate...
un ragazzo dai capelli
castani ricorreva particolarmente,era forse il fratello Taichi? Poi c'erano i
suoi genitori,Sora...e vari ragazzi. Chissà,forse i suoi amori.
Entrata,Hikari si buttò
pesantemente sulla sedia e trangugiò in fretta il panino. Un po' mi faceva
pena...
Appena finito il
panino,gettò la carta nel cestino stracolmo. Decise di buttare un po' di
spazzatura,dopo aver diviso i rifiuti secondo la categoria.
Non so se si trattasse di
un vero e proprio ufficio,visto che c'era un letto poteva darsi fosse la casa.
Ma c'era qualche commissione da fare per lei...sviluppò il rullino(ecco a cosa
serviva la stanzetta oscura!Sono affascinanti le camere oscure!),sempre sotto
la mia supervisione,poi aprì delle lettere indirizzatele.
"Oh,no...Lo
sapevo...dovrò trovarmi un lavoro fisso...!"borbottò a mezza voce.
Lessi la lettera che
aveva in mano:era un'ingiunzione di pagamento.
E cioè?! Oh,bè,al momento
non m'interessava sapere cosa fosse quell'ingenzione o cosa diavolo era...
L'importante era che avessi conosciuto un po' Hikari,la mia vittima numero
uno...
Auuuh...finito il
secondo cappy!!Mi rendo conto che è un po' corto(in realtà il secondo e il
terzo sarebbero dovuti essere un unico capitolo,ma poi ho deciso di dividere
l'incontro dell'angioletto Daisuke con Hikari da quello con Takeru!),ma non
immaginate Word quanti problemi mi sta dando!!Uffiiiiii!
Comunque ringrazio
tantissimo onigiri,Imi,Sae,Elisa,eles,Sora89,Ichigo_chan25,hinata_chan e Driger
che mi hanno recensito su manganet e su efp!Non sapete nemmeno quanto mi
abbiano gratificato i vostri commenti!!Continuate a sostenermi,per
favoreee!!Ditemi sinceramente se questo capitolo vi piace!
Tornerò presto con
l'incontro di Daisuke e Takeru...riuscite a immaginare?! XDXD
Capitolo 3 *** Incontro con la seconda vittima! ***
Angeli del cuore
Angeli del cuore
Dunque...fintanto che Takeru era in trasferta,non potevo combinare
nulla. Più che altro,in quel weekend in cui lui era a Memphis a giocare,feci la
spola fra la mia soffice nuvoletta e l' "ufficio"di Hikari...poi
avevo scoperto cosa mai significasse ingiunzione di pagamento;pareva che la mia
-non ancora-innamorata avesse problemi con l'affitto,e che quindi dovesse
cercarsi un lavoro fisso. Purtroppo,a sua detta,i sogni e le battaglie non
riescono a far vivere un uomo...Servono sempre questi maledetti soldi!
Giustamente potreste obiettare:come mai non sono andato a Memphis a
cercare di conoscere Takeru? Bè,la risposta è molto semplice:(a parte che sono
un angelo pigro,io!) dovevo conoscere Takeru nel suo universo
familiare,scoprire le sue abitudini quotidiane. A che pro andare lì,se poi
avrei dovuto osservarlo lo stesso a Chicago?Tanto valeva riposarsi un po'...e
inoltre...
Io adoro la mia nuvoletta!!!Ma quel sabato mattina(Hikari era
andata alla sede di un giornale per cercare di farsi assumere,o almeno,così
avevo capito)la mia pace era destinata a durare poco.
"Daisuke!Ma sempre a poltrire ti trovo?!"
"Nessuno ti ha chiesto niente,Miyako...! Puoi anche evitare di
dare pareri gratuiti agli angeli rispettabili!"
Miyako era un angelo per anziani. Esattamente,la sua mansione
consisteva nel far compagnia a quegli adorabili anziani soli.Lei -era un angelo
"donna",diciamo- aveva un ruolo difficile;fra noi,era quella che era
sempre più a contatto con la morte...
"Tsk... comunque mi hanno detto che sei stato
promosso!Complimenti."
La sua voce non aveva nulla di sarcastico,così mi degnai di guardarla
in faccia. Non aveva una bella cera.
"Grazie...Ma...E' successo qualcosa?"chiesi il più
gentilmente possibile.
"Oh...no,è che...vabbè,ci sono abituata. Solo che ti fa
impressione..."
"...essere immortali,quando i tuoi amici muoiono?"
Lei si sedette accanto a me. Avevo come l'impressione che fosse
morta l'arzilla vecchietta a cui faceva compagnia da mesi,oramai.
"Eh,già. A volte non ti viene l'impressione che è meglio
vivere come i mortali?"
"E cioè studiare,lavorare,sposarsi,crescere i figli per poi rimanere soli
con gli angeli e morire??Perchè dovrei volere una vita come
questa?!"chiesi incredulo.
"Daisuke...Il mio era un discorso serio!"esclamò
picchiandomi un pugno in testa. Credo si sia capito che io e lei litighiamo
spesso...non che non la sopporti...è solo che siamo completamente diversi!
"Ahia...comunque anche il mio lo era! Cosa invidi degli
umani?!"
"La capacità di saper ridere di tutto...e di godersi la vita
minuto per minuto. Essere angeli...bè...sono sempre le stesse cose."
Raccolse un batuffolo di soffice nuvola bianca,rattristandosi. Non
è mai così,di solito è allegra,vivace...fin troppo. Ma quando si affeziona a
qualcuno che poi viene a mancare sprofonda in certi abissi...Siamo stati per un
po' "colleghi",lei aveva fatto anche l'angelo dello sport,occupandosi
di bambine alle prese con la danza. La conoscevo come le mie tasche,e non mi
stupii di vederla singhiozzare e poi stringersi a me. In realtà le voglio
bene,come direste voi? Ecco...voi direste che è la mia migliore amica,sì!
"Daisuke,senti,avresti un minuto?"
Quel giorno non mi si dava pace!Ora ci si metteva anche Ken!
"Certo..."
Ken giunse anch'egli alla mia nuvoletta(eravamo abbastanza vicini)
in un batter d'ali.
"Scusami,Miyako,però..."
Ken si zittì ,osservandola.
"Nulla,Ken!Anzi,scusami tu,è che sono incompetente...mi
commuovo ancora!D-dovrei...abituarmici..."
Si alzò,con un'espressione di scuse stampata sulla faccia.
"Non dire così...sei solo molto sensibile! Ed è uno dei lati
che mi piace di più del tuo carattere..."
Lui le carezzò una guancia,mentre io mi stesi di nuovo sulla
nuvoletta,scocciato. Quei due fanno così da una vita...vanno avanti a
complimenti,a sguardi,arrossiscono...uffa!Mai che si diano da fare seriamente!
"Ragazzi,sceglietevi una nuvola,farete prima!"
La mia frase li spiazzò,rendendoli rossi come due pomodori maturi.
Scegliersi una nuvola,in gergo angelico,equivale al vostro convivere. Una volta
scelta la nuvola,ci si va a vivere,e poi dalla nuvola(sì,dalla nuvola,avete
capito bene) nascono i nuovi angeli,pronti ad essere istruiti.
"Daisuke!Ma quand'è che la smetti di dire cavolate?!Io e Ken
siamo solo amici!"
"Sì,e io sono il capo!"
Diedi loro le spalle. Miyako volò via,e Ken si dimenticò il motivo
per cui era venuto,dovendo correre ad un nuovo caso. Noi non abbiamo il tempo
di fermarci...siamo come robot,eseguiamo,eseguiamo...Ciò non vuole che non
abbiamo sentimenti,basti pensare a Ken e Miyako!Solo che pochissimi angeli
decidono di vivere in coppia...anche se il capo è molto liberale su queste
cose!
Finalmente mi addormentai,ma ciò che riuscii a sognare fu solo
Miyako al capezzale di Ken anziano...che razza di sogni...!
Domenica sarebbe stato il giorno del fatidico rientro di Takeru.Mi
dovevo preparare un piano.
"Ma,Daisuke,scusa...cosa ci fai qui?Pensavo che avessi un caso
tra le mani."
"Fa niente...ma mi spieghi come mai sei qui?Non mi pare di
averti assegnato giorni di ferie..."
Come al solito,la faccia del capo era coperta...nessuno di noi l'ha
mai visto in volto,e ciò avvolge ancor più di mistero la sua figura.
"No,in effetti no...ma sa,uno degli umani di cui mi è stata
affidata la questione amorosa...ecco,Takeru,appunto,si trova momentaneamente in
un'altra città...e quindi pensavo..."
"...di riposarti un po'. Hai fatto bene,fai pure con calma...l'importante
è non con troppa calma!"
"Non c'è problema...sono affidabile!"
"Questo lo so...altrimenti non ti avrei promosso!"
Scomparve di nuovo. Sapete...ricevere complimenti dal capo,per noi,è meglio di
una promozione,ti senti davvero gratificato!
Ma ad ogni modo,non potei dormire lo stesso,visto che Jun aveva
bisogno di me. Era la triste realtà:ero, e sono richiestissimo!
****
Domenica sera. Ritorno della mia vittima numero due.
Poco prima ero passato dalla mia vittima numero uno(d'ora in poi li
chiamerò così:vittima Hikari e vittima Takeru,oppure uno e due),per vedere cosa
mi stesse combinando. Non aveva fatto granchè durante i giorni della mia
assenza,però aveva trovato un lavoro ad un giornale locale. Praticamente le sue
mansioni consistevano nel fotografare alcuni eventi importanti...non quella
robaccia da paparazzi,credo,bensì proprio eventi mondani,o giù di lì. Si vedeva
che non ne era entusiasta...ma non poteva fare altrimenti.
Quando arrivai allo stadio di basket di Chicago,credetti di aver
bisogno di occhiali da sole...neanche il paradiso è così abbagliante!
Non dovevo entrare,a quel che avevo sentito dire i giocatori
sarebbero arrivati col pullman davanti allo stadio. Non mi rimaneva che
aspettare...
All'improvviso si radunò una folla immensa,e dovetti volare su un
albero lì vicino per osservare meglio la scena.
C'erano moltissime donne di ogni età. Era buffo vedere qualche
signora attempata vestita da giocatore di pallacanestro e sventolare uno
striscione:"Takeru ti amo".
Di "Takeru ti amo","Takeru
sposami!!!","Takeru voglio essere solo tua",ce n'erano
un'infinità...richiesto il ragazzo sulla piazza!
C'era perfino una bambina che aveva un cartello:"Posso
diventare tua sorella?"
Pazzesco...!Però non andava bene il fatto che Takeru fosse così
desiderato e conosciuto,ci sarebbero stati problemi più avanti...ma perchè
proprio a me?!Non potevano capitarmi due persone che si conoscevano e si
amavano da una vita,e non se l'erano mai detti?Lì la cosa sarebbe stata molto
più facile...
Ma se il capo mi aveva affidato quella missione particolarmente
complicata,significava che si fidava di me...o che forse non voleva farli
innamorare!
Finalmente arrivò il pullman,e la folla femminile era in
delirio...ma cos'aveva questo ragazzo di così speciale?!
Scesero tutti gli altri giocatori,ma non ce n'era uno
biondo!Possibile che avessi avuto informazioni sbagliate?
Il pullman se ne andò,lasciandomi stupefatto.
"ECCOLO!!!"
Un grido mi perforò le orecchie...eccolo?!
Una limousine bianca immensa si fermò davanti allo stadio e da lì
uscì un ragazzo con gli occhiali da sole...avrei voluto chiedergli dove mai
vedesse il sole,visto che era sera,ma venne accerchiato subito.
Era Takeru. Il signorino veniva da solo.
L'avevo capito dalla ressa che si scatenò di lì a poco...lui però
non diede retta a nessuna delle donne che tanto pazientemente l'avevano
aspettato,ed entrò nello stadio scortato dalle guardie del corpo.
Uh...scontroso,e tra parentesi,fatemelo dire,non era neanche un
granchè...
Entrai nello stadio anch'io,curioso.
"Ehi,Takeru...vedo che anche oggi stanno tutte per te!"
Colui che sembrava l'allenatore della squadra,in quanto più
anziano,gli aveva appena rivolto la parola.
"Tsk...non m'interessa..."
Wow...socievole...!Poi prese la parola un ragazzo dai rossi capelli
a spina(mi assomigliava un po'!),irriverente.
"D'altronde,cosa se ne deve fare un campione come lui di
qualche ragazza adorante?Chissà,magari sei anche alla ricerca del vero
amore,eh, Takeru-kun?"
"Hai poco da prendere in giro,Anthony!"
In realtà non capivo il perchè di quella riunione dopo-partita. Non
si fanno i ritiri pre-partita?
"Ehi,buoni,buoni!"Lo pseudo-allenatore li zittì.
"Dunque,vi ho riuniti qui perché volevo farvi i
complimenti,ragazzi. Se siamo in cima alla classifica,bè,è solo merito vostro!E
complimenti davvero a te,Takeru...migliori ogni giorno che passa."
"Naturale."
Takeru lanciò un'occhiata di superiorità a quel certo Anthony,che
rodeva di rabbia.
"Sì,ma...coach,che ci avete riuniti a fare?"chiese un
altro componente della squadra.
Non chiedetemi come,ma nel frattempo sugli spalti erano riuscite a
salire alcune donne...cosa non si fa per amore!
"Solo per farvi i complimenti..."
Una marmaglia indistinta di:"Pensavo chissà
che!","Ma io ho fame!!", "Ce li potevate fare un'altra volta"invase
le orecchie del mister,che si sforzò di rifare ordine,alzando un po' il volume
della voce.
"...e siete venuti qui anche perchè vi devo dire che dovrete
essere puntuali lunedì!Solita ora,solito posto!E ricordatevi che vi dovranno
fare il servizio per..."
Nessuno più lo stava ad ascoltare.
"Sempre la solita storia..."disse Takeru,prima di firmare
qualche autografo e ripartire con la limousine.
****
Seguendolo in volo fino a casa sua,ebbi modo di riflettere su di
lui. Era...famoso,bello,ricco(aveva la limousine)...però era scostante,e se la
credeva un po'. Decisamente aveva avuto ragione il capo,dicendo che a Takeru
non mancava l'autostima.
Arrivato a casa,congedò le tre guardie del corpo,e fu finalmente
solo. Potevo così osservarlo meglio.
La sua casa era immensa,niente a che vedere con i problemi di
affitto di Hikari!Un giorno,quando avrebbero convissuto,sarebbero sicuramente
andati a vivere da lui. Perchè dovevano convivere!Ma prima forse dovevo farli
conoscere...
Mise a posto la tuta,si fece una doccia,e si buttò sul letto stanco
morto. Evidentemente giocare lo sfiancava parecchio.
La sua segreteria telefonica lampeggiava incessantemente e lui
dovette alzarsi per sentire che messaggi c'erano.
Tre messaggi erano di sua madre,che lo incitava,gli ricordava cosa
doveva mangiare quel giorno,e cose del genere,messaggi che lui cancellò
immediatamente.
Altri erano di un suo amico,Iori:diceva che non si faceva vedere da
un secolo con la scusa delle partite.
Takeru sbuffò,borbottando che non era un scusa.
Altri quattro messaggi,appartenevano a quattro ragazze diverse. Chi
lo definiva un idiota,chi piangendo chiedeva cosa avesse fatto di male,chi
diceva che quello sarebbe stato il suo ultimo messaggio e che se lui ci teneva
a lei,avrebbe dovuto richiamarla. L'ultima ragazza,infine,lo mandava al
diavolo,affermando che non gli averbbe mai perdonato il suo tradimento.
"Per me possono andare tutte al diavolo...in fondo mi sono
solo divertito..."mormorò soddisfatto di chissà quale primato.
Sorridendo,Takeru cancellò tutti quei messaggi e si stese sul
letto,addormentandosi.
Osservai che aveva vicino al letto due foto:una di lui fra i due
genitori che sorridevano,e l'altra era la foto di una ragazza dai capelli ricci
neri,che aveva una faccia malinconica. Forse era il suo primo amore...pensando
però al fatto che probabilmente quelle quattro ragazze dei messaggi lui le
aveva avute come fidanzate nello stesso periodo,bè...non riuscivo a provare
compassione. E poi,perchè avrei dovuto provarla?Si vedeva che stava benissimo!
Tornai su al paradiso,pensando al possibile da farsi. Avevo
conosciuto le mie due prede:una aveva problemi con l'affitto e si era dovuta
trovare un lavoro che non le piaceva,l'altro aveva fin troppi soldi col suo
lavoro ma doveva un po' abbassare la cresta.
Presi in mano la cartina della città di Chicago,e notai che proprio
vicino allo studio di Hikari si trovava un bel bar. Decisi che la mattina dopo
li avrei fatti incontrare lì,non importava come...ricordatevi poi che noi
angeli abbiamo risorse inaspettate.
Scusateeeeeeeeeeee!!!Sono una maledetta incostante,lo so!!!Ecco
a voi l'incontro fra Take e Dai...non proprio positivo!XD (ma io non l'ho
ancora conosciuto!NdTakeru)(E che c'entra?Sei molto libertino,lo
sai?NdDaisuke)(Ma l'autrice mi ha fatto così!ndT)(Non cercare scuse!!!ndD)
Un grazie a tutti coloro che mi recensiscono e che mi
leggono!Volevo farvi un chiarimento per quanto riguarda Sora e Yamato...(avendo
avuto minacce!O_ò)
Io sono Sorato,e sebbene all'inizio Sora stia con Taichi e
Yamato sia un angelo,non è detto che non potranno stare insieme!In realtà,la
loro sarà una storia un po' triste e sentita,che avevo in mente da un
secolo...ve ne accorgerete presto!Ma tanto credo che voi abbiate già
parzialmente capito il motivo della retrocessione di Yamato...eheheh!
Nel prossimo tratteremo il primo incontro fra Takeru e
Hikari...(come mi dovrò divertire!!!!!XDXD)...
Sapete,mi è venuta anche l'idea per un seguito di Angeli del
cuore,però triste...quindi penso che dovrete sopportarmi molto a lungo!!!^_-
“Ricordati
che è una ragazza,Daisuke…vacci piano…”
Era un’assolata mattina di settembre,e i raggi della vostra nana
rossa stavano illuminando Chicago. L’unica che pareva non voler usufruire di
quella sfolgorante luce era proprio Hikari…ma quel giorno avrebbe dovuto
conoscere Takeru, volente o nolente!
Peccato
che la ragazza dormisse della grossa…Come fare a svegliarla piuttosto
delicatamente? Era pur sempre una donna…
“Pensa,Daisuke,pensa…Cosa
potrebbe farla risvegliare di colpo?”
Qualcosa
che lei odiava sentire…
Ma
certo...!Odore di carne e di pellicce!!!Sì,ma dove lo trovavo?
Mmm…Giusto
in quel momento la signora del piano di sotto stava buttando l’immondizia…
Volai
fino al cassonetto,e presi qualche resto di petti di pollo che erano stati
buttati. Che spreco…
E
che schifo mettere le mani lì dentro al solo fine di far svegliare la mia
vittima e di farla incontrare con l’altro prescelto…maledetto lavoro! Puah…
Appena
tornato attraverso la finestra,mi misi diabolicamente all’opera.
Avvicinai
al suo nasino il petto di pollo,ma Hikari si girò dall’altra parte del letto.
Riprovai più e più volte,ma niente…si rigirava di continuo.
Era
come se mi evitasse volutamente. Ma non poteva essersi accorta della mia
presenza,quello no!
Tutti questi buchi nell’acqua finché non suonò la sveglia. E
Hikari si alzò di colpo.
Riuscite
anche solo ad immaginare come mi sentissi? Io,con petti di pollo puzzolenti in
mano,che avevo invano tentato per venti minuti di svegliarla…e lei,serafica,si
era svegliata SOLO al suono di quell’aggeggio.
Gettai
di nuovo la carne nell’immondizia,prima di decidere esattamente il da farsi.
Dunque,era lunedì mattina. Takeru doveva recarsi agli
allenamenti alle 9.30,Hikari doveva invece andare a lavoro…se non sbagliavo,le
sarebbe stato affidato il primo incarico importante.
Dovevo
assolutamente passare per la nuvoletta a farmi una doccia,una volta fatte
incontrare le vittime…Emanavo un olezzo nefasto. Ma così avrei fatto piovere su
Chicago…ok,ci avrei pensato dopo.
Decisi
di darmi una mossa ed estrassi la “MVATP”(modifica volontà a tuo
piacimento),facendo in modo che lei desiderasse assolutamente un cappuccino.
Infatti,pochi
secondi dopo,esclamò: “Magari vado al bar di sotto a prendere un bel cappuccino
caldo…”
Ora,fatemi
fare una precisazione. Non è che tutte le scelte che fate sono dettate da
noi…le sciocchezze le sapete fare benissimo da soli,e devo riconoscere che
sapete prendere anche sagge decisioni…diciamo che noi angeli decidiamo un buon
45% delle vostre azioni in campo d’amore.
Hikari,pettinandosi
i lunghi capelli castani,stava cantando e definendo cosa mettersi. Se voleva
fare colpo su Takeru -e lo doveva fare,così il mio incarico sarebbe finito
subito- non poteva permettersi di essere trasandata. Feci sparire tutte le
tute,maglie e pantaloni sformati che aveva,lasciando solo qualche vestito. Per
tutte le stelle,ne aveva davvero pochi!
“Ma
com’è possibile?Dove sono tutte gli altri capi?”
Rovistò
per molto tempo alla ricerca dei suoi vestiti preferiti,ma tanto non avrebbe
risolto nulla!
Succede
spesso che un angelo faccia sparire delle cose,e nel caso di donne è molto
probabile che si tratti di vestiti… Ecco perché molte donne dicono: “Non ho
niente da mettermi!”
Era
tremendamente carina rossa per lo sforzo!
Però…non
potevo gingillarmi tutto il tempo a casa sua…avevo anche un’altra vittima a cui
pensare!
****
Il caro signorino Takaishi dormiva come un sasso. Beato lui che se lo poteva
permettere…
Mi
strofinai gli occhi,stanco. Avevo seriamente rischiato di farmi acciuffare da
quei maledetti sensori d’allarme…Figurarsi se volevopensare ad altri modi carini per svegliare le persone. Takeru era
un uomo,grande e vaccinato,non avrebbe certo sofferto per un pizzicotto.
Sbadigliando,volai
fino al letto e gli tirai un bel ceffone. Sì,d’accordo,era stato un po’
forte,ma era per vendicarsi di tutti gli allarmi che quella casa aveva.
“AHIA!Ma
cosa diavolo era?”
Takeru balzò in piedi,massaggiandosi la guancia destra. Suvvia,quante storie!
“Ma…sono
le 8 e mezza…gli allenamenti sono tra un’ora…”
Tsk tsk tsk. Povero illuso…Fece per
riaddomentarsi,ma riutilizzando il MVATP desiderò intensamente un cornetto alla
crema(la polvere desidera- cappuccino era quasi finita,dovevo anche fare
rifornimenti).
Mentre
si vestiva anche lui,potei osservare la sua casa alla luce del sole. Notai come
un vuoto nella sua foto di famiglia…
E
notai anche come quella casa gigantesca fosse…triste. Non c’era amore fra
quelle mura,e speravo che con Hikari le cose sarebbero potute cambiare.
Ops!Se
non mi sbrigavo,rischiavo di mandare tutto a monte!
Takeru
uscì presto dal bagno,dirigendosi subito alla porta.
Fuori
dalla magnifica tenuta,l’aspettavano una splendida berlina e tre omaccioni
preoccupanti.
”Ah,non ti preoccupare,Steve…lasciami la macchina,avevo voglia di fare una
passeggiata da solo e di mischiarmi alla gente comune…”
“Ma
signore…è pericoloso!”protestò una delle sue guardie del corpo,che gli aveva
già aperto la portiera della vettura.
“Ti
ho detto di non preoccuparti. Ma forse è meglio usare l’altra macchina…che
dite,questa da troppo nell’occhio?”
“Direi
di sì,signore…”risposero all’unisono i tre.
In
effetti…per quanto in America le limousine si vedano abbastanza spesso,non era
certo adeguata per una passeggiata…
“Benissimo…Nat,va
a prendere l’altra,allora!”
“Subito!”
Uno
dei tre uomini in nero si mosse immediatamente. Certo che Takeru era
potentissimo…bastava un suo gesto,e un piccolo microcosmo si muoveva,quasi
fosse un direttore d’orchestra.
Il
body-guard chiamato Nat tornò in fretta con una macchina lussuosissima. Certo
non ai livelli della limousine,ma anche quella dava abbastanza nell’occhio!
Il
ragazzo mancava di senso pratico…
“Perfetto…a
dopo,ragazzi!”
Takeru
girò le chiavi della macchina e partì a tutta birra.
****
Uno
dei tanti vantaggi di essere angeli è anche questo:puoi esimerti dal traffico.
Oh,a noi gli imbottigliamenti umani fanno solo ridere.
Con
il mio piccolo sensore controllavo le posizioni delle due vittime.
Takeru,bloccato nel traffico, Hikari che camminava a piedi. Sicuramente
riteneva che fosse più ecologico e salutare.
“Ehi,ma
guarda dove vai!”
Oh
no . Oh no no no…
Il
biondino era riuscito,con non si sa quale manovra,ad arrivare di fronte al bar.
Peccato che avesse quasi investito una certa ragazza…
Non
sapevo se fosse positivo o negativo. Insomma,si erano rivolti la parola,si
erano visti…ma in che modo!
Hikari
entrò stizzita nel bar,senza dire più niente,invece Takeru posteggiò la vettura,sorridendo
soddisfatto. Di cosa,poi?
Mi
misi una mano sulla fronte e sentii qualcosa di viscido colarmi per la faccia.
No,non poteva essere…
“Chris…qual
buon vento ti porta qui?!”urlai,rendendomi conto che quella sostanza proveniva
dalla bocca di un baby-angelo.
“Daisukeeeee!!Cattivo
cattivo cattivo…Pecchè non mi hai detto che tei diventato angelo del cuore?”
”Perché sei ancora troppo piccolo…”
Il
bimbo mi scese dalla testa. Dovete sapere che esistono anche baby-angeli…Sanno
essere molto appiccicosi! Quella piccola peste che mi adorava in quel momento
stava sbavando di fronte alle paste della vetrina del locale.
“Ma
non è vero!!Io non shono tloppo piccolo!”
“Se
non sai nemmeno parlare come si deve…Chris,ascolta…perché non te ne torni sulla
tua bella stellina e ci rivediamo non appena il tuo caro Daisuke finisce questa
importante missione,eh?”
“NO!!!Ueeeeeh!!”
“Ti
prego,non piangere…”
Ecco!Naturalmente,quando
le cose vanno più o meno bene,deve esserci un ostacolo! Cercai di consolare
quel bambino,ma era una cosa quasi impossibile!
“E
va bene,per il momento vieni con me…”
“Oh,che
bello!!Assistente di un angelo del cuore!”
Il
ruolo dei baby angeli non è proprio specifico,ma di solito si occupano delle
donne incinte e dei primi mesi di vita di un neonato…è una cosa molto bella.
Vivono
sulle stelle,loro,infatti sono divisi per costellazioni…Ah,già,voi credete agli
oroscopi,no? Ebbene,proprio i baby angeli hanno dato vita all’astrologia…
Oh
caspita!!Quel contrattempo mi aveva distratto dalla mia occupazione principale!
“Chris!!Entriamo
subito nel bar!”
Il
caffè era molto affollato,tanto che non riuscii a scorgere subito le mie
vittime.
Poi
udii due voci che all’unisono ordinarono due cose diverse.
“Un
cappuccino!”
“Un
cornetto alla crema!”
Erano
loro. Tirai un sospiro di sollievo,facendomi largo tra le persone per poter
controllare la situazione.
Dopo
aver espresso le ordinazioni,si guardarono l’un l’altro in cagnesco.
Fortuna(o
polvere angelica,come volete chiamarla) volle che ci fosse un solo tavolino
libero,e che entrambi i poveretti fossero molto stanchi…Al punto che
desideravano sedersi…
“Posso
sedermi qui con lei?”chiese Hikari educatamente al biondo che si era subito
impossessato del tavolino.
“Certo”rispose
lui “a condizione che tu ti scusi per prima.”
Strabuzzai
gli occhi. Cosa?!
“E,se
è lecito chiederlo,esattamente per cosa dovrei scusarmi?”
Hikari
alzò un sopracciglio,evidentemente seccata per il tu che lui le aveva rivolto.
“Bè…mi
sei piombata addosso,il minimo che potresti fare sarebbe ammettere il tuo
errore,signorina.”
”Sentitelo!Innanzitutto,chi mi è piombato addosso sei stato tu!E poi,avevo io
la precedenza!”
La
ragazza si sedette,nonostante tutto,e passò subito al contrattacco. Notai che
anche lei usò il tu.
”Ma per favore…”
La voce del cestista venne interrotta dall’arrivo delle ordinazioni,e per un
po’ i due furono impegnati a mangiare e bere.
Il
barista indubbiamente li riconobbe,perché cominciò a bisbigliare all’orecchio
di alcuni suoi colleghi. Oh no,dimenticavo che il biondo era famoso… Meno male
che il locale era abbastanza trafficato e che le loro voci venivano coperte.
“Daisuke…pecchè
quei due non si pallano?”
“Vorrei
tanto saperlo anch’io,Chris!”
No,decisamente
la cosa non poteva andare avanti così! Dopo la piccola discussione,non si erano
affatto calcolati!
“E
comunque…non sai quante donne darebbero la vita per stare al posto tuo.”
A
spezzare il silenzio ci pensò Takeru. Naturalmente,quando mai quel ragazzo ha
saputo stare zitto al momento giusto?!
“Mmm…non
sapevo che il cappuccino fosse così desiderato dalla popolazione
femminile.”replicò Hikari argutamente.
Takeru
non si aspettava una tale risposta. In realtà,non si aspettava neanche che
qualcuno non lo riconoscesse!Infastidito,continuò a parlare: “Intendevo:non sai
quante donne darebbero la vita per stare vicino a me.”
“E
per quale motivo? Per essere investite?Non sapevo neanche che ci fosse tanta
depressione in giro…”
Adoravo
quella ragazza! Era molto acuta!
“Ah,ma
che parlo a fare con gente che nemmeno mi conosce?”si chiese scioccamente
Takeru.
“La
risposta la puoi sapere solo tu…E,di grazia,dovrei conoscerti?”
“Immagino
che tu non sappia neppure cosa sia l’NBA,nevvero?”
Takeru
lo faceva apposta a utilizzare termini non proprio comuni,ma Hikari non si
lasciava disarmare così facilmente…
“National Basketball Association.”
“Oh,mi
compiaccio,sei preparata…Ebbene,hai di fronte un giocatore dell’NBA,che
attualmente milita nei Chicago Bulls.”
Hikari
espulse dalla sua bocca il restante cappuccino,trattenendo a stento una risata.
Il
bello è che stavano facendo tutto loro.
“Ma
chi,tu?E cosa saresti,una riserva?!”
Takeru,davvero
arrabbiato,le fermò il braccio,costringendola a guardarlo negli occhi. Credo
che Hikari rimase davvero colpita da quel gesto,nonché dai suoi occhi color
azzurro cielo,perché restò in silenzio,aspettando che lui parlasse. Non la fece
aspettare molto,poiché con voce gelida affermò: “Si da il caso che io sia una
delle promesse dell’NBA,carina. E non mi venire a dire che segui il basket,se
poi non sai chi sono io.”
Uh…che
caratterino! Lasciò il braccio della ragazza,facendole quasi male,e fece per
andarsene.
Però(e
qui devo ringraziare Chris)il mio baby angelo preferito riuscì a rovesciare la
crema del cornetto di Takeru,cioè di quel poco che ne avanzava,sulla maglietta
della fotografa,facendola andare su tutte le furie.
“Mi
hai rovinato la maglietta!E io che avevo un appuntamento di lavoro!”
“Fatti
tuoi,non m’interessa.” Ribatté lui.
“Eh
no,carino!D’accordo che ti ho offeso,ma…”
”E cosa pretendi che faccia,che ti pulisca io stesso la maglia?!”
Takeru
afferrò un lembo della T-shirt della ragazza.
“Sono
ttato bavo,eh,Daisuke?”
“Sì,perfetto,Chris!Ma
ora fammi seguire gli sviluppi…”
“Stai
fermo,signorino…”
”Non ho intenzione di farti nulla…Per me non sei che una fastidiosa ragazza
incontrata per caso in questo bar!E poi anche tu mi hai sporcato la felpa con
il tuo latte macchiato!”
Takeru
mostrò la manica destra della felpa che indossava,sporca di marrone.
“Dev’essere
stato quando ho sp…”
Hikari
arrossì per la vergogna e per il fatto di non essersi accorta di essere
dapprima lei in difetto.
“Non
fa niente,ma non mi accusare senza prima renderti conto di quello che hai fatto
tu.”le sussurrò Takeru ad un orecchio,vista la vicinanza dei loro visi.
Io
mi stavo così divertendo…
“Ehi,eccoli
lì!Finalmente l’abbiamo beccato con una ragazza!”
Paparazzi?
Takeru
si voltò non appena vide il flash di una macchina fotografica.
“Dannazione!Ma
nemmeno di mattina…!”
Prese
con sé la mano di Hikari e corse alla limousine.
“Dai,Daisuke,seguiamoli!”
“E
ti pare che io mi perda questo spettacolo?”
Prima,però,mi assicurai che i rullini venissero foto-impressionati e che i
fotografi rimanessero indietro.
Non
avevo fatto i conti con loro. Se Hikari e Takeru fossero usciti insieme-e così
sarebbe stato-avrebbero sempre avuto a che fare con scandali e roba del
genere…Ma loro avevano me!
Sorrisi
al pensiero di un me eroico che li liberava dai seccatori. Già ne avevo dato un
assaggio…
Takeru
partì a tutta velocità,credendo di essere ancora inseguito.
Dopo
un quarto d’ora- il traffico è spaventoso alle 9 di mattina- Hikari esclamò:
“Tranquillo,li abbiamo seminati.”
Takeru sospirò. “Ora mi credi?”
“Ma
io già sapevo che tu fossi famoso,Takeru Takaishi.”
Frena,frena,frena! Hikari già sapeva il suo nome?
“Daisuke,ma
non avevi detto che non si conoccevano?”
“Così
pensavo,piccolo. Così pensavo…”
Io e Chris eravamo sui sedili di dietro,comodamente seduti ad ascoltare ciò che
si dicevano.
“Tu…sapevi
chi ero?”
”Certo,mica penserai che io mi sia inventata tutto?”
“E
allora perché hai fatto finta di non sapere nulla?”chiese Takeru scioccato.
“Così…”rispose
Hikari sorridendo furbescamente.
Il
semaforo intanto era ancora rosso.
Takeru
non volle crederci,e stette per un po’ con la bocca aperta,volendo dire
qualcosa,ma non sapendo esattamente cosa dire.
“Chiudi
quella bocca,non sei un bambino piccolo!”
Chris si arrabbiò per l’offesa,ma si calmò in nome dell’affetto che ci legava.
“Non
ci posso pensare… nientemeno,tu…A proposito,sai che non hai una faccia del
tutto sconosciuta?”
Hikari
lo guardò magneticamente negli occhi. “Non credo che tu pratichi il mio
ambiente. Io sono una fotografa e…”
”Tu sei quella che ha indetto tutte quelle proteste!Aspetta…Hikari qualcosa…”
“Hikari
Yagami.”
”Ah,sì. Giapponese pure tu…”
“Perché
“pure tu”?”
“Io
sono franco-giapponese…”
“In
effetti non hai le fattezze tipiche di un giapponese…”
Fantastico!!La
situazione andava a gonfie vele!!La prima parte,quella della presentazione,era
ultimata!
“Comunque
non volevo trascinarti qui in macchina apposta…”
Takeru,in
tono spavaldo,lo disse solo per giustificarsi.
”Capisco…Noi fotografi sappiamo essere fastidiosi…”
”Oh,sì,in effetti…Cioè,non tutti!”
Hikari
alzò un sopracciglio.
Meno
male,si era corretto in tempo. Cavoli,basta una bella ragazza e i maschi non
sanno più ragionare…
“Lasciami
qui,il mio ufficio è a pochi passi,e non mi va di sprecare troppa
benzina…L’ambiente ne risentirà.”
Stavolta
fu Takeru ad assumere un’espressione sconcertata.
Tralasciando
l’ultima osservazione,Takaishi osservò:”E te ne vuoi andare girando con la
maglietta sporca?”
Hikari
analizzò per bene la sua t-shirt,ma non riscontrò nessuna macchia.
”N-no..non è più sporca…e neanche tu sei macchiato…”notò.
”Strano…”
Sì,strano! Tutto merito mio!
“Va
bene…la nostra breve conoscenza termina qui…Dubito che ci rivedremo
ancora,comunque…ciao.”disse Hikari uscendo dalla macchina.
“Ciao.”rispose
lui laconico.
Come
primo incontro andava più che bene!
Takeru
sfrecciò a tutta velocità verso lo stadio,riflettendo forse sullo stranissimo incontro,mentre
Hikari proseguì a piedi,pentendosi di essere salita in una macchina,con uno
sconosciuto famoso,per giunta!
”Capitano tutte a me…”
Ma
Hikari si stava sbagliando. Capitavano tutte a ME!
Non a caso,il piccolo Chris in macchina si era sentito poco bene ed io i totale
puzzavo di petti di pollo,di cappuccino,di cornetto e ora di vomito e bava di
angelo.
Che
schifo che schifo CHE SCHIFO!
“Chris,per
piacere,andiamo a darci una lavata…A questi due penseremo più tardi.”
Volammo fino alla stella dove lui “abitava”e mi feci una bella doccia
rilassante…Sapete,quando noi angeli ordinari ci laviamo,sulla terra piove;ma
quando si lavano dei baby angeli si hanno le stelle cadenti(nel caso del
capo,invece,le aurore boreali).
Quindi,in
quel momento,metà globo espresse un mucchio di desideri…E io tornavo bello
pulito.
Non
ci posso credere,ce l’ho fatta!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Weeee….Ho
scritto il nuovo cappy!!!Ed è pure lunghetto!^^
Ho
dovuto aspettare il 2007 per aggiornare,ma credo ne sia valsa la pena… In
realtà ho diversi problemi con internet,e infatti se riesco ad aggiornare ora è
grazie al computer di mio padre…
Vi
è piaciuto l’incontro tra i nostri due beniamini?XD Non immaginate quanto mi
sia divertita…E il baby angelo?L’idea dei baby angeli mi è venuta da un regalo
che mi hanno fatto,un angioletto che dorme su una stellina,e la mia mente ha
elaborato tutta l’idea…!^^”
Bene,ragazzi,è
cominciato un nuovo anno(è da un po’ che è cominciato,ma non mi sono fatta
vedere per niente!T__T) e io sto sempre qui più presente che mai!Almeno col
pensiero…
Grazie a tutti coloro che mi hanno letto/recensito nel 2006(allarghiamo i
ringraziamenti!)…spero che mi accompagnerete fino alla fine dei miei vari
percorsi!
Che buffi che siete,a settembre!Stavo osservando dall’alto di un
albero Chicago alle sette di mattina,secondo il vostro orologio,visto che da
noi il tempo non esiste…era uno spettacolo che avrei dovuto consigliare lassù!
Mamme apprensive che invitavano molto energicamente i figli a scrollarsi dai
letti(cosa che mi ricordava tanto me alle prese con Hikari,qualche giorno
prima),coppiette che si gustavano la propria colazione a letto,single che
nutrivano i propri animali… E pensare che qualche giorno fa era tutto
addormentato. Wow.
Tutto iniziava a prendere vita,e sembrava che ognuno avesse
miliardi di cose da fare,come se l’estate avesse srotolato il suo velo
soporifero e se ne portasse ancora gli strascichi,pericolosi per chi era
richiamato ai propri ordini. Bambini vivaci,che non si rendevano del tutto
conto che sarebbero andati incontro a nove mesi di fatica,riempivano la propria
cartella,contenti di ritrovare gli amici;uomini d’affari rispolveravano la
ventiquattrore con sguardo malinconico,costretti ad abbandonare la piacevole
routine vacanziera…
Insomma…Per tutti quanti cominciava il duro lavoro,e le mie
vittime…? Trassi un sospiro…perché erano un caso a parte? Già voi umani siete
strani da soli, figurarsi!
Volai per controllare la situazione da Takeru,mentre la città
pullulava di traffico. Era un toccasana vedere la città brulicante di vita,e mi
faceva capire quanto fossi fortunato ad essere un angelo,non soggetto a questo
stress!
Takeru non era in casa. Naturalmente! Sospirando tra me e me e
maledicendo il giorno in cui mi avevano affidato tali vittime, tentai di
indovinare dove fosse. Pensa,angelo Daisuke… Allo stadio! Forse il lavoro
toccava persino lui,dopotutto!
Chiaramente…Gli angeli non sbagliano mai!
Lo stadio era gremito di folla,nonostante l’ora e nonostante il
mese…Come mai tanta ressa?
In un giro di circospezione,vidi diversi bambini che indossavano
il completo dei Chicago Bulls. Non riuscivo a capire,quando improvvisamente i
battenti della porta da cui si accedeva allo stadio si aprirono con un
tonfo,scatenando le grida di gioia dei bimbi. Ci doveva essere un’unica
spiegazione: evidentemente quei bambini non avrebbero incominciato la scuola
proprio quel giorno e lo stadio era aperto al pubblico. La logica conclusione
mi portò ad aspettarmi di vedere altri angeli dello sport,tra cui anche Ken.
Reiichi. Oh sacri serafini e cherubini ,c’era Reiichi!! In un
impeto di gioia,volai sconsideratamente vicino a tutti i bimbi,cercando di
abbracciarlo. Era cresciuto un po’,sebbene io l’avessi visto poco tempo prima.
Come crescete in fretta…Solo che più crescete all’anagrafe ,più il vostro
cervello sembra regredire e pareti di ignoranza e chiusura mentale occludono la
vostra sensibilità…anche lui sarebbe diventato come Takeru? Anche lui non mi
avrebbe riconosciuto una volta cresciuto?
Cercai di scacciare i cattivi pensieri,e abbracciai stretto il
mio protetto. Quanto mi mancava!
Reiichi avvertì un piccolo prurito,poi sembrò voler scacciare
una mosca e mi allontanò.
“Daisuke,non ti vede,è inutile perdere tempo…”
La voce saggia di Ken interruppe il mio momento di confusione.
“Ma come?Sono stato un suo angelo…”
“Esatto. Sei stato. Guarda quanti angeli ci sono qui…”
Ken fece un ampio gesto con la mano,rivelandomi un’immensa
moltitudine di colleghi…Kyo,Thomas,Harry,Louis,Yuki…
“Ognuno di loro vede solo il proprio angelo. È così… Non ti
aspetterai per esempio che Mytho ti veda,se tu non decidi di farti vedere?”
Cosa?!
Nessuno mi aveva mai avvisato di questo…Il capo non mi aveva mai
comunicato che,una volta lasciato qualcuno,ti eri pregiudicato per sempre la
sua amicizia!
Eppure,riflettevo,Reiichi non era di certo il primo essere umano
che aiutavo!
“Ken,ma questo significa che anche i precedenti umani di cui ho
preso la supervisione…”
“Esatto. Non te ne sei mai accorto perché sono sempre stati affidati ad altri
angeli…Forse davi per scontato che se avessero avuto sentore di altri angeli
avrebbero visto anche te.”
Ken non aveva mai centrato così tanto il problema.
“Però se io decido di farmi vedere,allora non c’è
problema!”riflettei allegro,aggrappandomi all’ultimo barlume di speranza.
“Certo,se la persona in questione è affidata ad un altro
angelo!Altrimenti…”
Non continuò la frase,e capii subito cosa voleva dire. Abbozzò un cenno verso
Reiichi,circondato da amici che aspettavano solo di vedere all’opera i Chicago
Bulls. Tra cui Takeru.
Fu quello il primo momento in cui volli essere quello sbruffone
biondo.
“Ma…ma non può avermi dimenticato!”
Ken mi posò gentile una mano sulla spalla,comprensivo.
“Crescendo,tendono a credere che gli angeli siano amici
immaginari. È difficile trovare qualcuno che riesca ad ammettere di avere
ancora una parte infantile dentro di sé,una volta adulto.”
Se ne andò,preoccupandosi giustamente di Mytho.
Io…mi sentivo ingannato,frustrato,depresso… Come siete voi
quando siete costretti ad abbandonare un amico…
Diedi un bacio ai capelli scarmigliati di Reiichi,contento che
almeno avesse realizzato il suo sogno. Vedere una vera squadra.
Mestamente mi misi a sedere sugli spalti. Altro che l’avanzata
delle donne per Takeru!
Finalmente vennero e,stranamente,Takeru era con loro. Sapevo che
avrebbe dovuto sostenere delle partite difficili,nonostante il campionato non
fosse ancora incominciato ufficialmente,quindi non mi potevo aspettare il
massimo della simpatia.
Tutti si apprestarono a firmare gli autografi che i bambini
adoranti richiedevano,a scattare delle fotografie ricordo. Ogni giocatore
faceva tutto automaticamente,come se non mettesse il cuore in quello che
compiva…Facile supporre come quei bambini per loro fossero tutti uguali. So che
non esiste il caso,né la sfortuna nera…Ma pensai che ci dovesse essere qualcosa
di molto vicino a questo,quando Reiichi si diresse da Takeru. Sprezzante come
al solito,Takeru firmò svogliatamente un foglio intonso,che sicuramente sarebbe
stato incorniciato,e scattò una foto,sorridendo appena. Non potevo chiedergli
di più,d’altronde…Stavo imparando a conoscerlo, tutto sommato.
I problemi sorsero quando il mio bambino si distinse dalla
massa,chiedendo a Takeru di fare due tiri assieme a lui.
Takeru guardò tutta la calca e, abbassandosi in modo da
mantenere il contatto visivo, disse: “Piccolo,c’è troppa gente…Ecco,non c’è lo
spazio materiale neanche per camminare!”
“Io sono venuto qui per te!!”
Oh no. Guai a contraddire Reiichi…le sue doti di potenziale
tenore erano ben note a chi lo conosceva!
Cercando di evitare un pianto colossale,Takeru lo zittì e lo
trascinò dall’altra parte del campo.
Fu un sollievo vedere che l’accontentò. La sua fama era dovuta
in larga misura al suo successo tra le sue donne e i bambini. Se solo non fosse
stato così tronfio e pieno di sé!
Fui molto meno sollevato nel vedere al rallenty tutta la caduta
di Takeru.
Per rendere felice Reiichi , Takeru aveva sgombrato la zona
adiacente il canestro e gli aveva fatto fare un paio di tiri,sollevandolo pure.
Fui incredibilmente grato quel giorno a quello stupido,ma non mi accorsi che
stava scivolando su un altro bambino. Con una torsione, riuscì ad evitare che i
bambini si facessero male,ma il suo braccio prese una piega innaturale.
Ululando di dolore, zittì lo stadio. A nulla valsero i tentativi
di soccorso dell’infermiera dello stadio…Takeru si era rotto il braccio.
Non ero affatto contento dell’evoluzione delle cose. Reiichi non
mi poteva vedere; Takeru,una volta tanto che aveva fatto il gentile,si era
slogato il braccio,imprecando con parole che non avevo mai sentito e di cui non
m’interessava conoscere il significato… e ciò comportava la sua esclusione
dalle partite importanti che avrebbe dovuto disputare. Speravo solamente che
Hikari se la passasse meglio,altrimenti avrei seriamente preso in
considerazione l’idea di rassegnare le dimissioni da Angelo del Cuore.
Ed invece pensai che il capo avrebbe dovuto sopportarmi ancora a
lungo.
Hikari non era in casa,ma aveva lasciato un bigliettino con su
scritta la via dove si trovava la redazione in cui avrebbe iniziato a lavorare.
Presi il bigliettino,cercando disperatamente quella maledetta
strada. Peccato che non ci fosse Jun,e che io e il mio senso dell’orientamento
non ci eravamo mai incontrati!
Vagavo da circa venti minuti per la città,quando scorsi Yamato.
Ancora di salvezza!!
Mi avvicinai il più possibile a lui,sperando che mi potesse
essere d’aiuto. Ma aveva un’espressione triste.
Si trovava su un’edera rampicante che contornava una finestra,ed
era chi si trovava al di là del vetro che lo interessava. Strano. Non era
quella la casa da cui l’avevo visto provenire l’altra volta.
Cercando di fare il minor rumore possibile,mi accorsi che c’era
una ragazza lì. Ma non una qualsiasi…l’amica di Hikari! Che cosa aveva a che
fare con Yamato?
“Daisuke…Che ci fai qui?”mi disse,celando a malapena la
sorpresa.
Avrei voluto domandargli perché lui si trovasse lì,ma reputai il
trovare Hikari più urgente di altri affari.
“Tecnicamente,io dovrei raggiungere questa strada…ma
praticamente,ecco…Cioè,ad un certo punto ho girato l’angolo,ma non era quella
la via che cercavo…E allora ho seguito una signora,ma…Mi sono perso,per dirla
breve.”
“Oh,anch’io nel tuo discorso.”
Gettò un’occhiata malinconica a quella finestra. Cercai di distrarlo in tutti i
modi,inscenando balletti e mosse di kung-fu,ma si era imbambolato.
“YAMATO!!”urlai infine per deviare la sua attenzione su di me.
“Oh,scusami…Sai,quand’ero angelo del cuore,dovevo far innamorare
quei due. Osservavo i frutti del mio lavoro.”
Lasciai cadere il discorso,ripensando a Reiichi. Potevo capire Yamato,ma la sua
era una reazione forse troppo esagerata!
Sospirando, mi diede indicazioni per raggiungere l’ufficio di Hikari.
Yamato non me la contava certo giusta, ma quando entrai nell’
edificio del giornale distolsi tutta la mia attenzione da lui per catalizzarla
sulla struttura. Era…enorme!! Possibile che ci fosse gente che moriva di fame e
persone che vivevano così?Mi era venuto in mente vedendo lo stile di vita di
Takeru, ma non pensavo…
Era color crema e si ergeva su due piani. Un’elegante insegna
dorata, che recitava “Scoopissimo”-ora capivo perché Hikari aveva accettato di
malavoglia-, si manifestava in tutta la sua magnificenza. Uscivano ed entravano
dalla redazione persone che all’apparenza non potevano rompersi un’unghia o
saltare una seduta di palestra senza farne tragedie.
Era lì che avrebbe lavorato Hikari?
A quanto pareva,sì. Potei vedere bene il suo disgusto, ma era
con l’acqua alla gola e doveva accontentarsi.
“Questo è il tuo ufficio, Hikari. Spero ti troverai
bene.”sorrise affettata una signora in tailleur azzurro. Credo fosse la sua
direttrice.
“Senz’altro!”si sforzò di rispondere affabile Hikari, sistemando
i propri giornali e la macchina fotografica.
“Allora… Facciamo il punto.”
Si alzò dalla sedia, incominciando a parlare da sola. Che
curiosa…
“Non sarà il massimo, ma grazie a questo potrò pagare e
dedicarmi alle campagne contro lo sfruttamento di animali… E poi…Oh,e poi
cosa?! Lavorare negli ambienti mondani…puah!!Scoopissimo!”
Fece un’evidente smorfia di nausea, scatenando le mie risate.
Certo che lavoravo con due soggetti!
“Scusami se interrompo il tuo interessante monologo interiore…”
Un collega di Hikari fece capolino dalla porta, facendola
arrossire di colpo.
“Oh,da quanto tempo sei qui?”
“Abbastanza per capire che sei fuori di testa quanto basta per lavorare
qui!Piacere di conoscerti…”
“Hikari. Hikari Yagami.”
L’uomo dai folti capelli neri le strinse la mano che lei gli
tendeva. Mostrò sorpresa nel sentire il suo nome.
“Non sei di Chicago, eh?”
“Direi di no. E tu?”
“Ah,io sono un indigeno! Mark. Mark Lexis.”
Questo mi stava istintivamente antipatico. Tsk. Certi sorrisini
che rivolgeva ad Hikari!
Feci in modo che un soffio di vento lo prendesse sulla schiena. Ahah…Reumatismi
in arrivo,caro mio.
“Senti…Che ne diresti se, per ambientarti meglio, io ti
invitassi a cena stasera?”
Quel ragazzo aveva dei profondi occhi castani che influenzarono positivamente
la risposta di Hikari.
“Perché no?”
“Ti porto in un ben ristorantino italiano. Ti vengo a prendere alle 9?”
“Facciamo alle 8…Sai,domani si lavora e…”
“Capito,donna impegnata!”
Fece un buffo gesto con la mano, come quelli dei soldati, provocando un bel
sorriso di Hikari,che gli spiegò subito dove fosse casa sua. Perché alle sue
parole sembrava così facile,mentre Jun ne aveva fatto un problema?!
Ovviamente,questo non rientrava nei piani. Ovviamente,le cose
non andavano come credevo. Ovviamente, Hikari si vestì proprio bene.
Ovviamente, boicottai il tutto.
Non feci nulla di che. Semplicemente feci arrivare Mark con
mezzora di ritardo, Hikari era infuriata.
Una volta nel ristorante, la pasta divenne…ops,improvvisamente
insipida. E,guarda un po’, il vestito nuovo di Hikari fu macchiato da uno
schizzo di vino assolutamente involontario. Ero malefico…Arrivarono al dolce
completamente esasperati. Ed anche il budino alla crema finì per essere solo
una massa di gelatina.
Il conto, in compenso, fu salatissimo. Mark, fortemente
contrariato, non poté non pagare,anche per non perdere la faccia di fronte alla
ragazza.
Povera Hikari,le avevo rovinato un appuntamento. Ma era per il
suo bene,sì sì.
“Mi dispiace per tutto questo,Hikari…Volevo fare una buona
impressione su di te, e invece…”
Mark appariva sinceramente contrito, ma Hikari lo tranquillizzò.
“Non ti preoccupare…Dopotutto,mi sei molto simpatico. Ti va se qualche volta ti
invito io a casa mia?Lasciami però il tempo di organizzarmi…”
“Ah,sì!Sana cucina giapponese!Grazie mille!”
E prima di lasciarla salire, la salutò con un bacio furtivo
sulle labbra. Che gli valse un sorriso.
Maledetto… Dopo tutto quello che avevo loro combinato,lei si
prendeva la briga di invitarlo?!
Morale della favola…La principessa era contenta,l’antagonista
cattivo stava avendo la meglio, mentre il principe azzurro era leggermente
arrabbiato e il mago buono non sapeva che pesci prendere.
“Quindi dovrai occuparti di questa stupida starletta di
Hollywood,Mark?”
Hikari sorseggiava un caffè,in cerca di eventi interessanti a
cui poter assistere.
“Sì,pare che la gente sia molto interessata a quell’attrice.”
E quell’impiastro sempre lì si trovava. Le accarezzava i
capelli, ma fortunatamente Hikari si ritrasse:”Dai,finiscila.”
“Calma,non ho fatto niente…”
“Nemmeno ci conosciamo,su. Vado a parlare un attimo con la direttrice.”
Grazie al cielo esisteva ancora l’orgoglio femminile.
E meno male che Mark era un paparazzo, la specie che Hikari
detestava…Speravo se ne rendesse conto e rinsavisse, prima o poi.
Nessuno avrebbe potuto prevedere che Mark,in quel servizio,
rischiò la pelle…Soprattutto, non che le mie maledizioni si verificassero così
in fretta! Dimentico sempre di avere poteri che per voi sono paranormali…
Con varie contusioni e traumi di ogni sorta, infatti, quel
damerino da strapazzo venne ricoverato in ospedale.
Ma Hikari gli faceva visita praticamente ogni giorno…
E bisognava architettare qualcosa. Dunque…per quanto possiamo
influenzarvi, non abbiamo certo il potere di farvi fare solo ciò che riteniamo
opportuno per il vostro bene… In pratica, non potevo in alcuna maniera evitare
che Hikari lo accudisse amorevolmente!
Il tipico dialogo che si ascoltava ogni giorno era:
“Come stai,oggi?”
“Bene,da quando ci sei tu…”
Mark faceva per avvicinarsi a lei, ma lei dimostrava ancora una certa reticenza
a lasciarsi andare.
“Non sforzarti troppo…Ti ho comprato un hamburger, ma non so se
lo puoi mangiare…”
“Lo stomaco è l’unica cosa che ancora funziona.”brontolava lui,
afferrando l’hamburger e divorandolo in un paio di bocconi.
Questo si verificò per quattro giorni, prima che io mi
dimostrassi l’angelo in gamba che sono. In realtà, se proprio vogliamo essere
sinceri, accadde tutto per caso, quando scoprii che Takeru si era solamente slogato
il braccio e che dunque necessitava di fisioterapia.Da svolgersi in ospedale,dove Hikari compiva il lavoro di
crocerossina. Non fu difficile farli incrociare…
“Tu?”
Hikari appallottolò la sudicia carta oleosa del panino in un
cestino, prima di capire da chi provenisse la voce.
Mi accomodai davanti ad una pianta a godermi lo spettacolo.
La scena era da film:Takeru in occhiali da sole per tentare di
non farsi riconoscere-cosa inutile,visto che tre infermiere già gli facevano
gli occhi dolci- che la fissava;Hikari sgomenta e sporca di hamburger
vegetariano.
“Mi pareva che ci fosse troppo movimento femminile.”esclamò
sarcastica lei.
“Fin troppo…Tu invece sei gentile come sempre,eh?”
“Come te…E dimmi,qual è il motivo della tua presenza qui? Non credevo che anche
voi frequentaste i luoghi dei comuni mortali!”
“Sarai anche bravissima ad utilizzare la lingua come
arma,tesoro,ma certo non hai molto spirito d’osservazione…”
Takeru indicò la propria fasciatura ,seccato. Tesoro?
“Oh,ti sei rotto qualcosa durante qualche violenta partita?”
“Veramente sono scivolato su un bambino…”
“Cosa?!”
La faccia così restia di Takeru ad ammettere il modo indecoroso
in cui si era infortunato scatenò in Hikari una risata argentina.
Casualmente, c’erano solo loro in quel momento.
“Daisukeeeeee!”
Ecco. Come non detto.
“Chris,piccolo mio!Che ci fai qui?”
“Il capo mi ha promosso tuo aiutante!!Sei contento?”
Il baby angelo fece un sorriso a trentadue denti.
“Ma certo,piccolo!”
Come no.
“Oh,ancora quei due?”
Chris indicò un Takeru rosso di vergogna e un’Hikari piegata in
due dalle risate.
“Eh,sì,finché non s’innamorano penserò solo a loro due.”
“Ah…e perché lei ride così forte?”
“Credo che siano molto fragili psicologicamente…”
In effetti, davano segni di squilibrio mentale.
“La vuoi piantare?!”urlò Takeru,ignorando tranquillamente il
luogo in cui si trovava.
“Fa troppo ridere! Sei caduto su un bambino?!”
“Sì…”ammise il cestista livido di rabbia.
Quando ebbe smesso di ridere-e ce ne volle un bel po’, tanto che
Chris si concesse un pisolino ristoratore- formulò una frase più o meno di
senso compiuto.
“E quindi sei qui per il braccio malandato?”
“Esatto. Tu sei in cura da uno psichiatra?”fece Takeru,in riferimento alle risa
convulsa di poco prima.
Per fortuna(o polvere angelica) nessuno assistette a quella
scena.
“Assolutamente no! Io sono una persona normale…”
“E si vede…”mormorò sottovoce lui.
“Guarda che ci sento! No,carino,si da il caso che io sia andata
a trovare il mio ragazzo!”
Oh sante nuvolette! E da quando Mark era il suo ragazzo?
“Dai,che razza di angelo sei se lei si fidanza con qualcun altro?”mi chiese il
baby angelo con occhini giganti.
“Da che parte stai,tu?”gli intimai minaccioso.
“Dalla tua!”rispose affettuoso,strusciandosi contro di me.
Come ci si poteva arrabbiare con una creaturina simile?
Takeru spalancò gli occhi e temetti che avesse anche lui una
crisi di risate.
“Uh,posso venire a conoscere quest’uomo coraggioso?”
“Se ci tieni tanto…”concluse freddamente Hikari, mostrandogli la stanza.
Li seguii dentro la stanza,preparandomi ad una bella scenetta.
Takeru,non appena vi mise piede e notò chi fosse il suo ragazzo,
esclamò:”Bella scelta,un paparazzo!”
“Sono pur sempre una fotografa…”
“Ti ricordo che gente come lui ti ha fatta salire sulla mia macchina.”
“Non sono tutti uguali!”
“I paparazzi sì.”
“Cosa vuoi insinuare?!”
“Senti,ci ho a che fare da molto più tempo di te!”
Concitate battute tra i due venivano scambiate sulla soglia
della porta.
Poi Hikari trascinò Takeru per il braccio sano,presentandolo a
Mark in un mellifluo:”Takeru,questo è il mio ragazzo,Mark. Mark…Lui è Takeru
Takaishi.”
Non so se Mark fosse più sconvolto dal fatto che Hikari l’avesse
definito il suo fidanzato o dalla conoscenza di un atleta che andava per la
maggiore.
Con professionalità, decise di stringerli semplicemente la mano.
“Mark Lexis.”
Pensai che le infermiere avrebbero fatto follie, in quel
momento.
Takeru inarcò un sopracciglio. “Non te la passi certo bene,
amico.”
“Ho avuto qualche problema con delle attrici isteriche.”
“Uff,sono una brutta razza!”
Takeru sbuffò e gettò uno sguardo sorpreso a Hikari,quando lei baciò di
sfuggita Mark su una guancia.
“Non ti credevo tanto dolce.”le sussurrò piano.
“Credi di conoscermi?”replicò lei di rimando.
L’atleta assistette un po’ alle effusioni dei due piccioncini,
prima di decidere che ne aveva abbastanza. Intanto,Chris mi aveva fornito sana
polvere urticante che gettai senza pietà su Mark.
Presto,quindi,per lui fu un continuo grattarsi,tanto che chiamò
le infermiere in continuazione. Quando arrivarono,e dopo che ebbero contemplato
Takeru per un po’,furono costrette a somministrargli un calmante per
sedarlo,mentre le mie vittime uscirono fuori.
“E così stai con quello?”
“Esatto.”
“Ma lo sapevi solo tu?”
“In che senso?”
“Bè,sembrava che fosse una novità per lui baciarti in pubblico.”
“Saresti tu il pubblico?”
“Certo.”
“E io che speravo di non rivederti mai più!”sospirò Hikari.
“Sono peggio di una bolletta,cara.”
Cara?
“Me ne sono accorta.”
Takeru sembrò rimuginare un po’ su qualcosa,prima di affermare
pensoso: “Credo che ci ritroveremo molto presto,comunque.”
“E perché mai?”
“Lo scoprirai…Ciao fotografa!”
“EHI!”
Takeru scomparve alla vista,guadagnando sempre più punti presso
di me.
Stava andando bene,dopotutto. Solo che non capivo perché avesse
detto che si sarebbero incontrati nuovamente…
Un’infermiera uscì dalla stanza di Mark, comunicando a Hikari
che l’orario visite era terminato ed invitandola così a tornare il giorno
successivo. Ah,e la pregò anche di fare in modo che il signorino Takaishi
tornasse presto.
Irritata, Hikari andò subito a dormire.
“COSA?!”
Una mattina lavorativa come le altre,in quel di Chicago. Hikari riceveva il suo
primo lavoro importante,e la sua espressione passò dall’estasiato al
disgustato.
Non ne comprendevo la ragione, tra l’altro.
“Dovrei fotografare le personalità più eminenti dello sport?!”
“Oh,cara,sei fortunata! Poter lavorare con dei fustacchioni di quel tipo…Ah,se
fossi ancora giovane…”
“Dai,ma le donne di questo mondo sono pazze?!”mi domandò
Chris,spaventato.
La vecchia direttrice volteggiò, improvvisando un tango da sola.
“Chris, è bene che tu sappia che tutte le donne sono pazze…”
Lui mi guardò, fiero della scoperta sensazionale che aveva
fatto.
“Cos’è successo,Hikari?” domandò una giornalista, Emily,che si
occupava di eventi mondani, alla mia povera frustrata.
“Ciao Emily…mi hanno proposto un calendario per i gattini e i
cagnolini abbandonati!”
“Non capisco perché tu sia scontenta…Era quello che volevi,no?”
La bionda Emily si rassettò gli occhiali,squadrandola. Doveva pensare che fosse
fuori dal comune per ragionare in quei termini.
“Infatti! Il problema è che dovrò fotografare,assieme ai
cuccioli,anche personalità del basket…Così venderanno molto di più…”
“Ancora non capisco.”
Io,invece,avevo già iniziato a capire e stavo sollevando Chris per aria dalla
gioia! Al che forse lui capì che tutti erano pazzi.
Uomini,donne,bambini,angeli…Solo che qualcuno lo è più degli altri!
“Guarda la lista degli atleti.”
Hikari le passò un fogliettino sgualcito, sospirando.
“Oh santi numi!!Hikari,ma ti rendi conto??”
“Purtroppo…”
“Lavorerai con Takeru Takaishi!”
Hikari sorseggiò piano il suo tè. “Ma cosa ci trovate in lui?”
“Cosa ci troviamo in lui?!Cosa non ci trovi tu in lui!! In una
parola…bello,biondo,occhi di ghiaccio,famoso,ricco…tutto ciò che le ragazze
vogliono!”
“Ma è un montato pieno di sé!”
“ E con questo??Ha tutti i buoni motivi per farlo!”
Hikari sbuffò di disappunto all’evidente superficialità della collega.
“Buon viso a cattiva
sorte,ricordatelo. Buon viso a cattiva sorte.”ripeté febbrilmente,riducendo in
poltiglia il foglietto e ripensando a ciò che le aveva annunciato Takeru in
ospedale.
Salve carissimiiiiiiiiii! Finalmente aggiorno anche un po’
questa storia!!!Il problema è…che ho sempre paura di deludervi!! Questo è un
capitolo molto importante perché introduce la figura di Mark…vedrete che darà
un po’ di filo da torcere al nostro angelo preferito!
Ringrazio tantissimo takari
forever,Sae,Elisa,Onigiri,Eles,Hikary,DenaDena e Sora89 e DarkSelene89Noemi
che mi hanno lasciato i loro(splendidi)commenti!!^^ Per i prossimi
capitoli,cari…Sappiate che la trama è delineata fino al tredicesimo capitolo,
di lì in poi…si vedrà!Vabbè che fin quando arriverò al tredicesimo cap ci
vorranno secoli…XD
Bene! Ora vi lascio,da Parigi è tutto…Anche perché dico cose
senza senso!
HikariKanna
Hikari si stava lamentando
disperatamente con la sua amica, quella che era la “protetta” di Yamato, con una bel bicchiere di tè freddo.
Ovvio che quel “perché”
iterato si riferisse al nuovo lavoro di Hikari.
Sospirai. Invece per me era
una notizia a dir poco meravigliosa!!
“Dai, in fondo si tratta di
una foto soltanto, mica di un dramma...”
La ramata le carezzò
gentilmente una spalla, non concludendo comunque
nulla.
“Il problema è che...che io non avrei problemi se non ci fosse lui...!Ma
ovviamente ci sono sempre problemi di questo tipo,e...!Oh!Uffa!”
Stava impazzendo.
Hikari stava sul serio
impazzendo.
Parlava da sola, ed iniziava
ad odiare il suo lavoro. Forse vi siete un po’ persi, nel nostro
racconto...Fatemi riepilogare.
Io, Daisuke, angelo del
cuore, anzi neo-angelo del cuore, avevo avuto
l’incarico dal Capo e dal termometro dell’amore di far innamorare questi due.
La ragazza si chiamava Hikari Yagami, fotografa sensibile
all’ambiente ed ai bisognosi, per contro, il ragazzo si chiamava Takeru
Takaishi, cestista, viziato e assolutamente pieno di vanagloria.
Dopo queste coordinate, non
vi sarà difficile immaginare quanto avessi da penare
per creare delle occasioni di incontro tra i due! Ma quella volta, tutto era
successo per caso:la redazione di Hikari le aveva
affidato la realizzazione di 12 foto, una per mese, di un calendario il cui
ricavato sarebbe andato a favore dei canili, e più in generale, per gli animali
abbandonati. Sennonché...Doveva fotografare le
personalità dello sport, altrimenti il calendario avrebbe venduto ben poco.
Ed ecco il motivo per cui si stava lamentando a casa dell’amica- che avevo
trovato grazie a Yamato-...l’indomani sarebbe toccato al mese di agosto.
Dedicato al basket.
E questo voleva dire una sola cosa.
“Takeru Takaishi! Ti rendi
conto!Il prototipo della cosa che...che odio di più!
Superficialità, ricchezza mal spesa... Ecco a cosa si
riferiva, quel maledetto!”
“Io non capisco, Hikari! Dopotutto, è solo una foto! Chi ti costringerà a
vederlo, d’ora in poi?”
Ehm...Magari... io?
“Sora, il reale guaio è che
maggiore è la voglia di non vederlo, minore è la probabilità di non vederlo!
Non so, ci sarà qualcosa sotto!” dichiarò lei
bellicosa.
“Sei tu che sei paranoica...”
“Tsk...Ma
poi, hai pubblicizzato la mia campagna contro le pellicce?”
Il silenzio imbarazzato che
seguì fu una chiara risposta. Il tè sarebbe stato più loquace, se solo il suo
colore ambrato avesse potuto parlare.
Hikari sospirò.
“Nessuno prende sul serio i
miei progetti per la salvaguardia dell’ambiente!”
Incominciò a tremare, ad
arrabbiarsi.
“Hikari, c’è una cosa che
devi capire...Devi partire dal tuo piccolo...Come pretendi di salvare il mondo,
se tu a volte hai problemi di affitto e non hai ancora
trovato un tuo equilibrio esistenziale?”
Wow, a volte mi congratulerei
con voi terrestri per alcune domande che fate.
“Bè...Ad ogni modo, devo solo
pensare che quella foto salverà milioni di cagnolini...”
Alzò gli occhi al cielo,
sconfitta.
“Così ti voglio! Certe volte,
non è la testarda e cieca coerenza ad essere la via migliore. Ed ora fammi telefonare a tuo fratello, chissà dov’è
finito!”
Hikari sorrise. Era dolce. Con le persone che amava, sapeva davvero essere
disponibile fino all’auto-annullamento. Era Takeru a tirar fuori il peggio di lei?
#Tai, dove sei?#
Sora incominciò a parlare
fitto con Taichi, in quella strana lingua fatta di sorrisi e silenzi che è l’amore...E Hikari non poté che stare a sentire. Ero certo
che sentisse anche lei il bisogno di cose del genere...Quel damerino da
strapazzo di Mark non poteva davvero colmarle un vuoto d’affetti! Oh, non che Takeru fosse poi questo campione di romanticismo...
Vi starete sicuramente
domandando dov’è Chris, vero? Bè, c’è un parto cesareo a Singapore, ed hanno
richiesto dall’alto la presenza di un baby-angelo.
Così adesso sono solo. Da
solo agisco molto di meno...
#Ok, allora ti
aspetto...Ciao, amore...Ciao.#
Sora riattaccò.
“Precisamente, non ho capito
dov’è, sai com’è, un disastro nel fornire indicazioni spazio-temporali...Ma
tornerà presto.”
“Ancora non capisco cosa ci faccia una come te con uno come mio fratello!”
ridacchiò la mia fotografa preferita. Ora che ci pensavo, non avevo mai
conosciuto il fratello di Hikari! Chissà che soggetto era, da come ne
parlavano!
Sora sorrise mesta,
teneramente. Sembrava che ci fosse qualcosa in più dell’amore in quell’espressione.
“Non te lo saprei
dire...Tai mi fa ridere tanto...Io lo adoro! Non è una cosa che si possa spiegare razionalmente, magari un giorno tu stessa ti
ritroverai ad amare questo Takeru, senza sapere come!”
Hikari le rifilò un’occhiata
scettica e penetrante.
“Se mai succedesse, prometti che mi farai mangiare la carne!” dichiarò,
nauseata.
Sora protese una mano, interessata. “Ti giuro che lo faccio.”
“Scommessa accettata.”
Hikari gliela strinse.
“Ma
tu e l’amore?” chiese Sora, divertita dalla sfida.
“Io e l’amore cosa?Sora, che
ne dici di qualche biscotto?” propose la castana.
“D’accordo, comunque intendevo...Come stiamo messe con quel Mark?”
Hikari scattò in piedi. “Oh,
cielo!!!Oggi lo dimettono!”
No, dico, nessuno mi aveva
detto che Mark sarebbe uscito il giorno prima che
Hikari facesse la foto di Agosto a Takeru!!Questo avrebbe complicato i piani
che avevo!
“Tai, mi devi assolutamente
accompagnare all’ospedale!!”
Nel frattempo era arrivato il
fratello di Hikari, che a malapena aveva avuto il tempo di salutare la sua
ragazza per poi venire inondato dalle richieste di
soccorso della sorella.
Erano molto simili, i due.
Lui aveva dei capelli a dir poco assurdi che sfidavano ogni legge di gravità,
sul castano chiaro, lo stesso colore degli occhi. Era
sicuramente un tipo atletico, si vedeva dal fisico.
“Cosa c’è?Sei incinta?!”
“Sì, dello spirito del vento!”
“Bè, potresti essere la reincarnazione di qualche prescelta e...”
“Tai, non dire sciocchezze! Mark viene dimesso oggi,
precisamente tra due minuti e quarantasette secondi!, ed io gli ho promesso che
sarei andata a prenderlo...!”
“Ma la macchina inquina, no?”
“Stupido, perché, secondo te, ti ho fatto comprare una macchina col minor
consumo possibile e il più basso impatto ambientale in circolazione?!”
“Oh, è vero, me ne scordo in continuazione! Ok, muoviti, allora!”
Hikari lanciò un veloce bacio sulla guancia, prima di sfrecciare in direzione
della strada.
“Amore!”
Una trafelatissima
Hikari si precipitò fuori dal veicolo, senza nemmeno
ringraziare il fratello, verso un ragazzo dai capelli scuri che sembrava
cercare qualcosa.
Evidentemente l’aveva
trovata, perché il suo sorriso si allargò, mentre abbracciava stretto la sua
ragazza...puah!
“Pensavo non arrivassi
più...”sussurrò, “dolcemente”.
“Scusami, c’era un traffico
del diavolo...E andare a piedi avrebbe comportato troppo tempo e...”
“Calma, l’importante è che tu sia qui!”
Le stampò un bacio sulle
labbra a tradimento, ma il peggio fu che lei non si arrabbiò! Perciò, una bella prossima herpes non gliela toglieva nessuno, a
quel maledetto sabotatore!
Lei, piacevolmente sorpresa,
lo guardò negli occhi.
“Come stai?”
“Tutto a posto, ci vuole ben
altro per mettermi KO!”
Questo lo diceva lui.
“Ne sono contenta!Mark, avrei
una cosa da dirti...”
Intanto si erano avviati per una passeggiata ritemprante diretti al centro di
Chicago.
“Mi hai tradito, nel
frattempo?”
Hikari sospirò, un mezzo sorriso increspava le sue
labbra.
“...No, è anche più grave...”
Mark la guardò con tanto d’occhi.
“Cosa è
successo?”
Quanto la faceva tragica!
“Sai, mi hanno affidato un
nuovo lavoro...Praticamente devo scattare qualche foto
per un calendario i cui proventi andranno in beneficenza...”
“Amore, ma è fantastico!”
In preda all’euforia, lui la strinse a sé, perfettamente incurante dei
passanti.
Un po’ a disagio- sìììììì!- Hikari si sciolse dall’abbraccio, bordeaux.
“Sì che lo è, ma...”
“Non è quello che hai sempre
desiderato?”
“Oh, Mark, il problema non è
lo scopo, è che io dovrò fare delle foto a delle personalità dello
sport! E...Bè, finora sono arrivata al mese di
luglio...”
Mark aggrottò le ciglia. “Hikari, veramente non ti capisco...Ti manca poco
ormai, no?”
“Sì, ma la foto di agosto prevede Takeru Takaishi!”
Mark si fermò, squadrandola
da capo a piedi. “Scusami, intendi dire che devi fotografare anche degli uomini?!”
“Bè, ho già fotografato...”
“Ti proibisco assolutamente di farlo!”
“COSA?!”
Stavano dando spettacolo.
Mark era ancora statuario, fermo al suo posto...L’occhiata che aveva lanciato a
Hikari era raggelante.
“Non esiste
minimamente, la mia ragazza non può fotografare...altri uomini...nudi!”
Fece una smorfia, mentre le
sopracciglia di Hikari salivano sempre più in alto.
“Mark, sono grande e vaccinata! E non sono nudi, è un
calendario di beneficenza! Inoltre, tu fotografi in continuazione gente colta
in situazioni non proprio decenti!”
“Cosa
c’entra, è diverso!” fece lui sulle difensive.
Sì! Stavano litigando!
“Affatto!! È la stessa e
identica cosa!Con tutte quelle donne seminude che vedi tu!”gridò
lei, con una rabbia tale che era incredibile pensare che potesse essere
contenuta in un essere così apparentemente fragile!
Mark sospirò, livido di
rabbia. Sapeva che Hikari non demordeva facilmente...
Vedevo delle vecchiette che
si disperavano perché una coppia così bella stava litigando...ma quale
disperazione! Bisognava festeggiare!
“Ok, te lo concedo...Hai...hai
ragione. Permettimi di accompagnarti, domani.”
Docilmente, Hikari
acconsentì, con grande gioia delle arzille
ultraottantenni.
L’indomani venne troppo in
fretta, per i miei gusti.
#Cosa?Emily, vuoi scherzare?#
Dopo la tenera, nonché rivoltante, riconciliazione del giorno precedente,
Mark e Hikari si stavano dirigendo-stavolta a piedi-allo
stadio, luogo prefissato per la fatidica e famigerata foto.
Peccato che fossero sorti
degli imprevisti.
Emily dovette dare una
risposta negativa, perché Hikari diede di matto.
#Cioè, io devo andare a casa
sua??Perché altrimenti le fan allo stadio mi
scannano??Ma che razza di...Certo che ci tengo alla mia incolumità, è
normale!Ma non so nemmeno dove sia casa sua!#
Tsk, come se Emily con tutte le informazioni che aveva non lo
sapesse! Quella ragazza lavorava in “Scoopissimo”non
a caso!
#Abita vicino
casa mia, quindi...Fantastico.# espresse senza troppa convinzione. #Ma
lui sa di questo cambiamento...Vabbè, cosa lo chiedo
a fare...Ok, Emily...Quindi vado a casa sua, scatto questa benedetta foto e
l’incubo è finito...No, non è un sogno, purtroppo!
Ciao!#
La linea cadde bruscamente
per volontà della brunetta, assolutamente contrariata.
“Non dirmi che è successo
qualcosa...”supplicò Mark, che non prevedeva altro che guai.
“Oh, no” s’irrigidì lei, già
alterata “Semplicemente, io dovevo fargli la foto nello stadio...Ed ora mi vengono a dire che c’è gente che mi potrebbe ammazzare per
lavorare a così stretto contatto con lui! Mark, dobbiamo andare a casa sua.”
Esclamò infine, rassegnata.
“E
va bene. Dov’è?”
Non avevo fatto i conti con
il piccolo, insignificante particolare che Hikari non aveva mai visto la villa
di Takeru. Né avuto il piacere di incontrare i suoi bodyguard
e i suoi adorabili cagnolini.
Così, mi preparai allo
spettacolo.
“Abita...QUI?!”ebbe solo il coraggio di chiedere.
“Vorrei vedere, con tutto
quel che guadagna!”rispose Mark.
No, ehi, togliti
dalla scena, tu!pensavo furiosamente. Bisognava eliminarlo...E se avessi agito sui cani? Voglio dire, voi dite
che un cane sente subito se una persona è buona o meno, no? Avrei solo forzato
un po’ le cose, Mark sarebbe risultato antipatico e se
avesse messo anche un solo dito del piede nella tenuta di Takeru quelle
amorevoli creature l’avrebbero sbranato.
Come sono
intelligente!
Hikari premette nervosamente
un citofono ultratecnologico, deglutendo, pur non volendo darlo a vedere.
Tirai fuori
dal mio sacchetto un po’ di polvere a cui i cani sarebbero sicuramente
risultati allergici, o giù di lì, ma non ce ne fu bisogno.
Con una faccia tosta che gli invidiavo, Takeru uscì dalla tenuta, facendo
cenno ai suoi tre bodyguard di non muoversi di lì. Con passo calmo e
flemmatico, si avvicinò sempre di più al cancello. Potevo vedere Mark ringhiare
e stringere fin troppo possessivamente il fragile polso di Hikari...Ah!
“Sì?”
Guardò Hikari negli occhi,
provocatorio, non degnando di alcuno sguardo il
ragazzo vicino a lei.
“Sono qui per la
foto.”rispose lei con la massima professionalità possibile.
“Lo sapevo, entra.”
Aprì il cancello, facendole cenno di entrare.
Sicuramente Hikari si stava
chiedendo perché fosse così gentile...anche io.
Il braccio sano del giocatore
venne pesantemente afferrato dal paparazzo.
“Ehi, entro anch’io.” Avvertì
minaccioso.
La polvere era pronta, nel
caso.
“Fino a prova contraria,
decido io chi entra a casa mia e chi no.
E tu non sei invitato...Ad ogni modo, tranquillo, non ho pretese sulla tua
ragazza.”
“Nemmeno io su questo sbruffone da quattro soldi.”lo rassicurò Hikari.
Takeru fece finta di non
sentire, sbattendo il cancello in faccia ad un esterrefatto Mark, cui Hikari
lanciò un’occhiata che voleva essere tranquillizzante, ma che in realtà
appariva più preoccupata.
“Steve,
se prova ad avvicinarsi sai cosa devi fare.” Intimò il
padrone di casa ad una delle guardie del corpo.
“Certo, signore.”
Intanto Takeru guidava la sua
ospite attraverso il grande giardino che divideva la
strada dalla porta intarsiata d'ebano.
“Ti rendi conto che c’è gente
che muore di fame, e tu hai tutto questo?!” intervenne
Hikari, parzialmente dimentica di Mark.
Non riusciva a capacitarsi di
tanta opulenza, lei che aveva problemi continui con le bollette.
“Perché
non dovrei?” chiese lui noncurante, spazzando via dal gesso un immaginario filo
di polvere.
“Cosa...!Innanzitutto, potresti devolvere gran parte
del tuo stipendio in beneficenza, adottare bambini...!Invece, scommetto che
vivi da solo!”
“Esatto, qualche problema?”
Intanto, erano entrati nell’immenso atrio, e come risultato ci fu un’ ulteriore
apertura delle labbra sconcertate di Hikari.
“C’è gente che...Che si danna
una vita per avere un’esistenza dignitosa...E tu ti puoi permettere una...una villa del genere...Chissà quanto inquinerai!!Oh,
voglio uscire!”
Nauseata, Hikari fece per
andarsene, ma bastò uno sguardo raggelante di Takeru a farla desistere.
“Non dire sciocchezze, devi
farmi la foto, che ti piaccia o no.
E poi, ho fatto costruire questa villa perché inquinasse il meno possibile,
devo pur sempre dare un’immagine di me positiva, no?”
Nonostante fosse contenta del
fattore “meno inquinamento possibile”, il movente non
era certo il massimo.
“L’hai fatto solo per...per l’IMMAGINE?!”
“E
non gridare!”
“Come posso
non gridare! Tu rappresenti tutto quello che odio di più! Gli arricchiti che
hanno dimenticato come si era prima!”
“Cosa ne sai tu di quel che ero prima! Inoltre, chi ti
vorrà più vedere dopo questo!”
“Strano, meno ti voglio vedere e più ti vedo!” strillò lei.
“Mi trasferirò!”
“Bene!”esplose lei.
“Bene!”rincarò lui.
Attimi pericolosi di silenzio
si susseguirono, scanditi da occhiate torve e sospiri. Comunque,
avevano entrambi un bel caratterino. Ma ringraziavo
Takeru per non avermi fatto sprecare la polvere.
“Insomma, vuoi lavorare o no?
Mi pare che non mi sopporti, quindi prima ti muovi e meglio è, no?” la sbeffeggiò lui.
“Sì, forse è la cosa migliore
da fare.”
“Siccome
è agosto, e tu hai una piscina, potresti metterti in costume...A proposito,
qual è il suo impatto ambientale? Della piscina, intendo.”
I due si erano spostati nel
giardino, e Hikari stava montando ogni attrezzatura possibile, decisamente controvoglia.
“E di cosa, sennò? Ad ogni modo, spero minimo...Non me ne sono mai curato.” Ammise lui, incauto.
“E
quando mai...Sempre così...”
“Hai intenzione di farmi sorbire un’altra filippica o di lavorare?”
Hikari non rispose.
“Dicevo, dal momento che la
foto dovrebbe ricordare agosto...Oh, dimenticavo, ci serve un animale!” si
portò una mano alla fronte, esausta.
“Pensavo che per te lo fossi
già.” Scherzò divertito lui.
“Sì che lo sei, ma pare che per la stragrande maggioranza del popolo femminile
del mondo, tu sia perfetto, e quindi serve un animaletto carino...”
Lei fece una smorfia che fece
increspare lievemente le labbra di Takeru.
“I miei cari cani non vanno bene?” replicò, offeso.
“Ho detto carino, non
minaccioso, Takeru.”
Si sorprese lei stessa di
averlo chiamato col suo nome di battesimo.
“Mi hai chiamato per nome.”
“Solo un lapsus, non ti ci abituare.”
Era arrossita...Forse perché
intanto Takeru si era cambiato? Forse perché era la prima volta che si avvedeva
che non era poi così brutto?
Lui notò il suo rossore, che
le impediva di continuare il suo operato, e a maggior
ragione, decise di fare lo sfrontato.
“Nat,
vieni qui!”
Chiamò uno degli uomini in
nero che lo seguivano sempre e comunque.
“Dica, signore.”
“Vai a comprare un gattino, possibilmente bianco, per la signorina.”
“Subito, signore.”
La figura nera scivolò via
per eseguire gli ordini, come sempre.
“Cosa?”
Hikari, allibita e del suo
colore naturale, si girò verso di lui, che stava sdraiato tranquillo su una sdraio.
“Un gatto per me?Ma sei
impazzito?”
“Assolutamente no. Ci serve
un animale carino, l’hai detto tu! E poi, ti farebbe
compagnia e ti mitigherebbe quel caratteraccio che hai!”
“Io non ho un caratteraccio!”
“Lo dici tu!”
“E, spiegami, cos'è che
dovremmo fare io e te mentre aspettiamo che il tuo ordine venga
eseguito?”
Lei sembrava davvero disorientata. Sicuramente non si aspettava un gesto del
genere...Voglio dire, quante volte capita che una
persona famosa ti voglia regalare qualcosa?
“Semplice. Vedi quante scelte
ti offro: visitare casa mia e stufarmi ancora, parlare con me e stufarti sempre di più, oppure facciamo un bel bagno in
piscina e non ci stufiamo, né io né te!”
Il ragionamento non faceva
una grinza. Ma io, dall'alto del mio albero-ormai sapevo come
evitare gli antifurti e diavolerie del caso-, dubitavo che Hikari avesse
la minima intenzione di bagnarsi con lui.
“Come, scusa?”
Lui la guardò sorpreso, ma rilassato, ancora in costume.
“Sapevo che avresti fatto
quella faccia.”ridacchiò compiaciuto.
“Cosa ne sai tu di come
reagisco io?”
"Oh, ti conosco da così poco eppure ti ho già inquadrata...Sei
sicuramente una testarda di prima categoria...”
“E tu un maleducato! Devi fare il gentile con le signore!”
“Con le signore.”sottolineò lui.
“Cosa
intendi dire?!”
Temevo che sarebbero venuti
alle mani, tanti gli sguardi di fuoco che si lanciavano...
Alla fine Hikari sospirò.
“Fa caldo...”
“Continuerai con questa
farsa?Perché non ti bagni? Guarda che non significa uscire con me, eh!”
Lui sorrise sornione, mentre
sul suo viso si dipingeva una smorfia.
“Anche
se volessi, non ho il costume.”
Takeru scoppiò a ridere.
“Posso far comprare anche
quello, se vuoi...E comunque, non mi interessi
minimamente, per me potresti anche buttarti vestita di tutto punto!”
La sua risata era contagiosa, aperta, serena...
Non l'avevo mai visto così.
Certo, lo conoscevo da poco,
troppo poco per farmene un'idea approfondita, ma ero
abituata al tipo scontroso e sfacciato...Non a qualcuno che si divertiva per
così poco.
“Non capisco cosa ti faccia
ridere.”osservò acidamente Hikari.
“Tu mi fai ridere! Sei...così
seria...”
“Sto facendo il mio lavoro!”
“Sì, ma...Non parlo solo di oggi.”
“Come se mi conoscessi da una
vita!”
“Appunto, te l'ho già detto...Ti conosco da così poco, ma ho scoperto tanto su
di te!”
“Oh, e sentiamo, allora,il frutto di queste
sensazionali scoperte...”
Hikari si strofinò le tempie,
stanca. Il sole batteva ancora, e questo certamente non aiutava.
Takeru giocava con il
cellulare, distratto, cercando forse delle parole giuste per rispondere.
“Sei...troppo nervosa, preoccupata, come se aspettassi il peggio da un momento
all'altro, come se avessi paura di relazionarti. Anche
se non mi spiego perché stai con un carciofo del genere!”
“Mark non è un carciofo!”esclamò lei indignata, non potendo trattenere un
fugace sorriso.
“Oh sì, invece. Te ne accorgerai, è abbastanza famoso nel suo ambiente.”
“E così io sarei nervosa?”
“Certo.”
“E tu prendi la vita in maniera troppo leggera, beato te che te lo puoi
permettere.”
Il giocatore stava per
replicare, quando la guardia del corpo addetta agli acquisti tornò, con diverse
buste e pacchetti.
“Signore, ho trovato anche il
costume...Ma poi, lei che se ne fa di un costume femminile?”
“Serve a Mel.”rispose laconico lui.
Chi era Mel,
adesso?
“Grazie mille, comunque, Nat. Puoi lasciare tutto
qui.”
“D'accordo...Qui c'è il gatto, poi lettiera, cibo, giocattoli ed altre cose che
ho pensato potessero servire.”
“Hai fatto un ottimo lavoro, davvero.”si congratulò il padrone di casa.
“Spiegami ora chi è Mel.” fece Hikari, accarezzando il
gattino morbido.
Cavolo, quant'era
carino! Aveva due occhioni azzurro
cielo davvero splendidi!
“Uh, qui entriamo nei fatti
privati...Io e te dobbiamo mantenere le distanze, no?Solo lavoro.”
“Ah, ok, non importa.”
Poiché sembrava davvero che a Hikari non importasse nulla di questa
fantomatica Mel, Takeru si affrettò a rispondere.
“Usciamo insieme, ma l'ho
fatta sparire oggi perché è un tipo molto geloso!”
“Di me?Che idiozia!”
“Voi donne siete particolari.”
“E le devi regalare un costume?”chiese confusa Hikari, osservando il bikini
rosa scuro giacere nella busta accanto ai croccantini
di pesce.
“Oh, ma questo è per te,
almeno per oggi. Poi, lo regalerò a lei.”
“Tu...L'hai comprato apposta per me?”
Difficile
da credere, ancor meno da concepire, ma credevo proprio che fosse così. Stava guadagnando punti, il giovanotto!
“Sì, ho deciso che mi devo
fare un bagno in piscina e che mi stufo a stare da solo in acqua,
quindi...Muoviti, fammi questa foto e poi ti butti, volente o nolente.”
“E se io mi rifiutassi?”
Hikari inarcò un
sopracciglio, divertita dalla situazione surreale.
“Ehi, sei a casa mia, non puoi discutere i miei ordini.”rimarcò lui con forza.
“Ora mettiti in posa col
gatto, stupido...”
E fu finalmente scattata la
famigerata foto di agosto, Takeru accanto alla piscina
che coccolava il gattino...Chissà quante fan avrebbero comprato il calendario e
adorato quella pagina?Alla faccia del feticismo...
“Ed
ora bagno!”propose Takeru, tuffandosi e scatenando una miriade di schizzi. “Vatti
a cambiare!”
“Guarda che si è fatto tardi,
devo andare...E poi, non ne ho voglia!”
Hikari stava rimettendo a posto le ultime cose, mentre l'animaletto si
strusciava contro di lei.
Si avvicinò a bordo vasca,
per salutare Takeru.
“Bene, io vado, è stato un
piacere, il gatto te lo puoi tenere, addio.”recitò tutto d'un
fiato, meccanicamente.
Takeru la guardava
incuriosito ed incredulo, visto che alla velocità con cui lei aveva parlato,
non doveva aver compreso molto.
“Aspetta...Mi
hai fatto una promessa, no?”
Le sue iridi azzurre
incontrarono quelle di lei, bloccandola. Me lo dovevo appuntare:Far guardare le persone negli occhi serve moltissimo!
“Quale promes...AH!SEI...SEI UN ABOMINIO DELLA MENTE UMANA!”
Uh.
L'aveva fatto davvero.
L'aveva trascinata in acqua.
Vestita.
Uh.
UH!
Mi rotolavo dalle risate,
rischiando seriamente di cadere dall'albero, guardando la faccia sconvolta di
Hikari e quella deformata dalle risa di Takeru.
“Sei...un idiota, ed è anche
un complimento!”Esclamò infuriata, uscendo in fretta e furia.
“Dai, vedi cosa intendevo
prima...Rilassati, no?”
“Rilassarmi?RILASSARMI?Con che diritto me lo chiedi?”
Ecco, incominciava a strepitare.
Intanto anche Takeru era
uscito, e si stava riavviando i capelli dorati.
Hikari, però, non ne era affatto colpita.
“Guarda in che condizioni
sto!”
Sospirando, Takeru la
trascinò in casa.
Dopo
essersi sciroppato un'altra mezzora di prediche sull'arredamento troppo
sfarzoso, Takeru condusse Hikari ad un bagno secondario, dove poté asciugarsi i
capelli. Quanto ai vestiti, fu
convinta ad infilarsi una tuta di Takeru, al massimo sarebbe sembrata una
fanatica del footing.
“Mi sento una cretina
integrale.”gridò per la terza volta dal bagno. “Non hai proprio altri vestiti?”
“Ma hai finito di asciugarti i capelli, quanto ce li hai lunghi??E
comunque no, ti pare che vada in giro in gonna, io?”
Takeru era avvolto in un accappatoio verde, fermo davanti alla porta del bagno
dove Hikari si guardava riflessa, con quella tuta azzurra troppo grande. Poco
male...A casa la attendeva un cambio, specialmente se doveva uscire con Mark.
“Sappi che ti ammazzerò.” fu la sua prima frase non appena uscita.
“E
non farla così lunga...Non m'incrocerai più, contenta?”
“Contentissima! Solo che temo dovremo rivederci almeno un'altra volta, come te
la restituisco la tuta?”
“Puoi anche tenertela, ce ne ho a miliardi!”
“Assolutamente no, non voglio niente di tuo...La regalerò ad una tua fan.”
“Fanne pure quello che vuoi. Chi se
lo tiene il gatto?”
Lui indicò il piccolo
batuffolo bianco, addormentato in una cesta, comprata per l'occasione.
“Tu, carino, io non ho lo spazio materiale per lui.”
“Allora lo verrai a trovare?”
Il suo tono sembrava
speranzoso, ma verteva sul canzonatorio.
“E correre il rischio di
incontrare te?Preferisco dirgli addio.”
“Sappi che non ti sopporto nemmeno io, cara.”
Abbozzò un sorriso di
scherno.
“Oh, che dichiarazioni
pacifiche!”esclamò lei, esausta.
Certo che
in effetti stare dietro a quei due era stancante!
“Poco fa, entrando in bagno,
ho visto la foto di una ragazza sul tuo comodino...é lei Mel?”
fece Hikari noncurante, controllando lo stato delle doppie punte.
Lo sguardo di Takeru si oscurò, e non si udì risposta.
Lei lo fissò stranita, ma non
se ne curò più di tanto.
“Ok, addio. Anzi,
arrivederci, per la questione della tuta. Maledetto.” digrignò
l'ultima parola a denti stretti, recuperando tutto il materiale sparso a bordo
vasca, abbozzando un cenno in direzione di Takeru.
Per la prima volta vidi sul
suo viso una traccia di sorriso nei confronti di Takeru...Ma
lei aveva fatto di tutto per nasconderglielo.
“Speriamo che Mark sia
rimasto ad aspettarmi!”sospirò a voce alta, salutando cordiale le guardie del
corpo.
Sorrise quando lo vide fermo
lì.
S'irrigidì
quando lo vide con un'altra.
Gente sonovivaaaaaaaa!XD A parte gli scherzi, finalmente ho
postato anche questo cap!Grazie al cielo(nonché a italiano che mi ha fatto un
favore interrogandomi!XD)...Spero vi sia piaciuto...Io, personalmente, mi sono
divertita tantissimo a scriverlo!XDXDXD Ed è solo l’inizio, ho in programma per
voi una trentina di cap di questa fic!=) Sa di
minaccia...Non ho tantissimo tempo quindi riduco al massimo i ringraziamenti,
ma non dimentico mai quanto fate per me e quanto sostegno mi date!Grazie mille
a chi ha letto e commentato!Prometto che nel 7 cap darò più spazio ai
ringraziamenti, ma ora mi aspetta il pranzo!XD Adìos!
La sicurezza e la gaiezza che provava Hikari per essere uscita
dall’Inferno si sciolsero come neve al sole.
Sì che Mark era rimasto ad aspettarla. Solo, non
proprio come lei aveva sperato.
Il colore di Hikari scemò, causando di conseguenza un ammontarsi
pericoloso della sua rabbia.
Rimase interdetta per qualche secondo davanti all’imponente
cancello, ponderando attentamente sul da farsi.
Personalmente avrei fatto la ola, se
Chris non mi fosse piombato addosso alla velocità della luce.
“DAIIIIIIIIII!Ti shono mancato?”
“Mh...Coff...”
Ovviamente si era scagliato su quella parte del mio corpo che
voi chiamereste stomaco, togliendomi il respiro.
“Sp-spostati un attimo...”
“Shcusamiiii!”implorò lui, aiutandomi a recuperare il
colorito sano, ormai divenuto violaceo.
“Ecco fatto...Ma certo, piccolino!Com’è andata a Singapore?”
Il suo sguardo si addolorò. “C’è...c’è stato un ploblema col paltopo...podalico e...e...”
Sospirai, mentre grossi lacrimosi gli sferzavano le guance.
“Sono certo che tu hai fatto del tuo meglio. E
chissà, magari ora ci ritroveremo un altro angelo, non credi?”sussurrai, con la
dolcezza più profonda che mi riusciva.
Tirò su col naso.
È di un sollievo straordinario vedere la leggerezza e la
spontaneità con cui i bambini affrontano ogni sentimento. Sapevo che Chris
sarebbe stato triste per un po’perché quel bambino non
aveva mai visto la luce, ma per farsi forte ai miei occhi, per sentirsi
“grande”, non me l’avrebbe mai mostrato.
Credo si basi su questo la profonda differenza tra allegria e
felicità, ma non era quello il momento più adatto per
discuterne.
“E qui come va la situazione?”
Un borbottio divertito fu la mia risposta.
Un momento...Dov’era finita Hikari?!
Feci appena in tempo ad intravedere un guizzo esile, prima di
evitare accuratamente tutti gli antifurti.
Volando e inseguendo una furibonda Hikari -mica avevo capito
dove volesse andare!- , ripassai mentalmente tutto
quello che dovevo far succedere tra lei e la mia vittima numero due.
Forse voi non lo sapete, ma esistono diversi punti a cui un
angelo si dovrebbe assolutamente attenere perseguendo come obiettivo finale
l’innamoramento di due persone.
Secondo un accurato programma stilato dall’Angelo degli Angeli
troppo tempo fa perché il mondo ne serbi ancora memoria, sono questi i diversi
punti.
Conoscenza.
D’altronde, come volete che facciano due persone ad innamorarsi se neppure
si conoscono? Badate, non si tratta solo di conoscenza “fisica”, per così
dire...Non avete idea di quanti angeli del cuore si siano
occupati di storie nate sulla rete o per lettera!Io per conoscenza intendo semplicemente
l’attimo in cui due persone incrociano le proprie strade, e che sia per
sempre oppure no, questo sta a noi e al destino.
Approfondimento
del rapporto. Questo implica il vedersi, o anche solo il sentirsi, più di
una volta. Il diventare amici, ecco! O quantomeno
il frequentarsi, ed era questo il punto su cui mi ero
arenato con quei due...
Appuntamenti.
Ecco, la fase che avrei dovuto iniziare di lì a breve.
Appuntamenti. C’era un problema tecnico, però...Come si riconoscono
degli appuntamenti romantici da dei semplici incontri tra amici?? Ammesso
che poi Hikari e Takeru potessero essere considerati
amici!
Primo
bacio. Oh...Una delle fasi più romantiche, a mio parere! Quella in cui si vuole e non si vuole, in cui si ha paura di
fare un passo falso e di notare che invece l’altro ha paura e freme come
te...
Fidanzamento
vero e proprio. Una delle parti più difficili, perché può durare in
eterno, come può estinguersi in un niente!
Questa
è uno stadio strano, chiamato “Tutto il resto”, implica
il passare più notti insieme, matrimonio, dei figli...Il cosiddetto “amore
per sempre”, no?
Solo che è così difficile seguirle pedissequamente tutte, sapete? Molte volte le persone sono così attratte tra di loro che i periodi coincidono, che si salta
direttamente al matrimonio, altre volte è talmente complicato trovare il
sentimento che sono situazioni che si protraggono per mesi, addirittura anni!
Forse è per questo che tanti di voi si arrovellano sul
significato dell’amore...
Hikari si era finalmente fermata, e con mia grande
sorpresa, nello stesso bar in cui, poco tempo prima, aveva conosciuto Takeru.
Era una bella giornata, in fin dei conti, e pensò bene di
sedersi ad un tavolino esterno, sebbene molto in ombra rispetto agli altri.
Non voleva farsi vedere perché piangeva.
“Dai, ce l’hai ancola
quella pottione che fa smettele
di piangele le pessone?”mi
chiedeva sinceramente preoccupato Chris.
“Non ha senso utilizzarla adesso, Chris...Dopotutto, lei dovrà
pur capire che Mark non è adatto a lei...”
Gli carezzai la testolina quasi pelata, appollaiandomi su un
albero.
Hikari ordinò una cioccolata calda.
“Doppia”puntualizzò alla gentile cameriera che aveva preso le
ordinazioni.
Cosa se ne faceva di una cioccolata calda, quando era praticamente ancora estate?? Per di più, era pomeriggio
inoltrato!
Certo che voi umani depressi siete strani...
Hikari mi faceva una gran tenerezza, lì, sola come non lo era
mai stata, a bere e a tamponarsi gli occhi gonfi.
“Ma allora sei umana anche tu!”
No!
Ero così impegnato a provare compassione per Hikari che...non mi
ero accorto che Takeru era passato per lì!
Sospirai divertito.
“E lui da dov’è uscito?!” strillò
Chris, così sorpreso che per poco non cadde dall’albero.
Hikari strinse più forte il manico della tazza, mentre strani disegni si formavano sulle sue tempie.
Mentre si puliva la bocca, fui certo che
desse fondo a tutto il suo autocontrollo per evitare scenate in pubblico,
altre.
Tutto cominciava ad imbrunire, e Takeru,
attendendo una risposta, pensò bene di sedersi.
Aprii bene gli occhi...Le cose si mettevano proprio bene!!
Spruzzai un po’ di polvere calmante su tutti e
due, onde eludere problemi.
“Che cosa stai facendo, Dai?”
“Oh, bè, sai...Precauzioni, Chris.”
Erano ancora in silenzio.
Notai che Takeru indossava un paio di occhiali
che, uniti ad un cappello, gli coprivano completamente il volto. Troppe fan...
“Hai intenzioni di non considerarmi per tutto il resto della
serata?”
Grazie al cielo esisteva la sua sfacciataggine.
“Esatto. Mi spieghi cosa ci fai qui?” chiese Hikari con quanta
più tranquillità possibile.
“Avevo deciso di portare un po’ il gattino a passeggio, e di
fare una camminata anch’io, visto che ingrasserò inevitabilmente senza un po’
di sano allenamento...Ma questo braccio me lo
impedisce.”
Si strofinò il braccio infortunato, e sul suo volto si disegnò
una smorfia di dolore.
Ma Hikari non sembrava affatto incline
alla pietà.
“E allora?”
“E allora cosa, ti ho vista piangere e...”
“...E hai ben pensato di non lasciarmi in pace, non è vero?”
Lei alzò gli occhi, esacerbata come mai in vita sua.
Takeru inarcò un sopracciglio.
“Dovresti essere più dolce, sai? È un
peccato che tu sia così carina e così maledettamente
acida.”
Sorrise compiaciuto, e l’esaurimento nervoso di lei cominciava a
trasparire visibilmente.
“Non avevamo giurato di non vederci mai più?”
“...Hai ancora la mia tuta addosso, te ne sei dimenticata?”
rincarò il cestista, sfiorandole una guancia con fare provocatorio.
E io ero ancora lì che mi godevo lo
spettacolo. Sospirai, però, non era certo facile farli
andare d’accordo...
“Ah già”fece sconfitta lei. “Ma scusa,
non dovevi portare a passeggio il gatto? È l’unica nota positiva
che non vedo.”
“Si era addormentato e così l’ho fatto
riportare a casa. Non gli ho ancora trovato un nome, sai?”
Mi chiesi se davvero Takeru non avesse nulla da fare per stare
lì a cercare di chiacchierare amabilmente con Hikari.
“Mh. E perché tu non
sei al fresco lì nella tua dimora principesca?”
Finì di bere la sua cioccolata ed ora i suoi
occhi gonfi preannunciavano battaglia.
“Proprio mi odi?” fece Takeru con finto
dispiacere.
“Finto”, poi...C’era un’espressione che non gli avevo mai visto.
“Sì” rispose lei con nonchalance.
“Anch’io” convenne Takeru.
“Dunque, volendo fare il punto della
situazione, tu stai parlando con una persona che cordialmente odi?” riassunse
Hikari, esasperata e con una gran voglia di scappare via. Ma
chissà perché, non ci riusciva.
Chissà, forse era la mia nuova polvere magica.
“Sì, qualche problema?” dichiarò lui pacificamente,
stiracchiandosi sulla poltroncina.
“E tu lo chiami qualche problema?! Sei
tu il problema! Dici di non volermi vedere più e poi mi vieni a cercare! Sei...Sei un egoista impressionante, hai una barca di soldi
e...E sei qui con me, tra l’altro hai anche coperto le uniche due cose belle
che hai!”
Non appena concluse l’ultima frase,
arrossì improvvisamente, calmandosi e sforzandosi di trovare interessante
un’erbaccia che nessuno aveva avuto il coraggio di estirpare.
“Che bello, due scoperte su di te in un
giorno solo!”
“Scoperte?” domandò lei sconcertata.
“Sì, che sei umana e che ti piaccio.”
Il silenzio calò, e i due contendenti si sfidavano a colpi di
sguardi. Certo, quant’era intraprendente lui!
Takeru si tolse gli occhiali, e la guardò profondamente negli
occhi.
“Tu non mi piaci!”
“Oh sì, invece. Solo che non vuoi ammetterlo a te stessa.”
“Sei un idiota.”
“E tu sei una disperata che piange per amore.”
La battaglia sembrava vinta. Hikari spalancò la bocca per
ribattere, ma quello che ne uscì fu un suono inarticolato; mordendosi il
labbro, cercò di non far cadere le lacrime sulle guance pallide.
“Io l’ho sparata, ma a quanto pare ho
ragione”esclamò colpito lui, sorridendo.
“Sarai contento, no?!Visto che mi odi...”
Lui sospirò, togliendosi anche il cappello. Ora era visibile a
tutti, tanto che già due ragazzine stavano litigando se fosse
o non fosse lui.
“...Quello che non capisco è come faccia
una ragazza intelligente come te, che tra l’altro ha addosso la tuta di una
persona straordinaria- Hikari si lasciò scappare uno sbuffo ironico-, a
piangere per quell’idiota! Si può sapere cosa ti ha
fatto?”
“Ehi, saranno anche fatti miei, no? E poi...Non è un idiota, evidentemente...”
“Sempre lì a difendere gli altri e ad accusare me.”
Hikari s’imporporò di vergogna. “Tu non mi hai voluto dire chi sia quella ragazza nella foto, perché dovrei dirti cosa ha
fatto Mark?”
Takeru sembrava sinceramente sconvolto. In effetti, aveva
finalmente conosciuto un’Hikari più dolce, remissiva...Semplicemente, non
l’Hikari con i denti affilati con cui era abituato a lottare.
Abbassò gli occhi. “Ti prometto che un giorno te lo spiegherò.”
“No, basta promesse. Non voglio più avere niente a che
fare con te.”attaccò duramente lei, tirando su col naso.
Takeru sorrise.
“Fino a poco fa l’avrei detto anche
io.”
“Ed ora?”
“Sei strana, sai, Hikari Yagami. E ho
deciso che voglio conoscerti meglio.”
“Cos’è, uno dei tuoi buoni propositi?”
Hikari appallottolò il fazzolettino per gettarlo nel cestino.
“No, una sfida. Non so perché, non ci sopportiamo a vicenda e
finiamo sempre con l’incontrarci. Anzi, con lo scontrarci.”
Questo si stava trasformando in un discorso pericoloso per me.
Chris capì al volo le mie intenzioni, e sferrò un calcio sul
braccio ingessato di Takeru, che digrignò i denti per il dolore.
“Bravo, Chris”sussurrai. “Se avesse
detto che era stato un angelo a farli incontrare, saremmo stati spacciati!”
Era vero. E non potevamo permettercelo.
Hikari gli sfiorò il braccio, giusto in tempo per vedere il
flash di un paparazzo immortalarli.
“Cavoli! Stupido, dobbiamo scappare!” strepitò,
afferrandolo per il braccio sano, mentre sul volto di Takeru si faceva strada
l’ira più funesta.
“Stai scherzando, ora li uccido!”
“Sei infortunato, non ti permetto di fare
sciocchezze!”
Si catapultarono fuori dal bar,
infilandosi in un vialetto buio e secondario.
Intanto, io mi davo da fare con i paparazzi. Detesto chi si fa
gli affari degli altri, santi cori angelici!
Rintronammo il paparazzo, che non riuscii
a riconoscere per il buio, con sacrosante botte che sarebbero passate in un
paio di giorni,e riuscimmo a strappare tutte le istantanee che aveva scattato.
Non mi curai più di tanto della fine che avrebbe fatto, e volai
celermente dai miei due protetti.
Takeru era schiumante di rabbia, e nel frattempo si era coperto
di nuovo...Hikari si sentiva sconfitta.
“Domani ti giuro che ti riporto la tuta e che in redazione cerco
di scoprire chi ha scattato quelle foto per
distruggerle!”schiamazzava concitata.
“Non credevo che succedessero queste cose tra colleghi!Ma in che
giungla vivete?!”
“Senti, tu, sportivo del cavolo, non puoi proprio parlare viste
le schifezze che avvengono nel tuo ambiente!”s’inalberò lei, arrivando quasi a
toccarlo.
Erano tanto vicini...Mmm...
Col respiro affannoso per il troppo gridare, Takeru la fissava
truce.
“Spero che non compaiano domani sui tabloid. Odio voci false sul
mio conto.”
“Specialmente se poi ipotizzano una storia tra noi due.”
Replicò tagliente Hikari, sostenendo il suo sguardo.
“Dai, e se li facessimo baciale?” mormorò Chris, preso da quell’atmosfera tesa.
Ci pensai su, ma il regolamento prevedeva dapprima un
appuntamento, no? E se quello potesse essere
considerato un appuntamento?
Sospirai ancora una volta.
“Un bacio”recitai a menadito “ è un momento spontaneo,dev’essere accompagnato da una
forte attrazione reciproca ed è uno di quei pochi passi in cui un angelo del
cuore non deve mai entrare, conseguente declassamento.”
Non potevo far baciare due persone così, al massimo aumentare la
loro attrazione, com’era previsto dal termometro dell’amore...
Takeru abbassò gli occhi. “Chiamo Nat
e ti portiamo a casa.”
“Non ce ne sarà bisogno.”
“Come vuoi. Arrivederci.”
Takeru fece un ampio gesto con la mano, svincolandosi dal
vialetto e da quel campo magnetico che sprigionavano
gli occhi di Hikari.
Hikari sbatté la testa al muro, appoggiandovisi contro.
“Quantomeno ho passato una giornata diversa”, e il lampo di
tristezza che le offuscò gli occhi m’informò che il suo pensiero era volato a Mark.
Avevo fatto malissimo i conti con quel paparazzo.
Innanzitutto, le sue ferite si erano già rimarginate, il giorno
dopo.
In secondo luogo, era Mark.
Ed ora stava litigando con Hikari, in quell’ufficio assolato.
“Hai anche solo idea di quello che ho provato nel vedere che
quel servizio era firmato da te? HAI ANCHE SOLO UNA PIÙ PALLIDA IDEA DI
COS’ABBIA PROVATO NEL VEDERE QUELLE ILLAZIONI SUL MIO CONTO?!”
La voce di Hikari, innalzata di un’ottava, riempì tutta la
stanza e la rabbia più pura s’impossessava di lei.
“Io non ti avevo riconosciuto, Hikari! E poi, le istantanee
qualcuno me le ha strappate, quindi solo nella camera
oscura ho notato che fossi tu!!”
“E quando l’hai notato perché non le hai strappate?”
Hikari gli premette un dito contro il petto, fuori di sé.
“Perché avevo già dato la notizia, che Takaishi esca con una è
uno scoop!”
“Quale diavolo di scoop?!E
contano più i soldi di un miserabile servizio che la nostra storia? Da quando
in qua io sarei UNA?!”
Gli occhi le diventarono lucidi, amareggiata com’era.
“Bè, visto che ieri tu non uscivi più da casa Takaishi...E poi
ti trovo al bar con lui! Cosa dovevo pensare?!” ruggì
lui, decidendo non di scusarsi ma di passare al contrattacco.
L’atteggiamento in assoluto peggiore.
“Io ne sono uscita, da casa sua!”esplose lei. “MA NON ERI SOLO! E Takeru mi stava consolando, visto che,
COME UNA CRETINA, piangevo per te!!”
Ricacciò indietro le lacrime, e il suo volto era sfigurato.
Sbaglio o aveva difeso Takeru?
“Ma era mia sorella!”
“...E sai che ti dico? È finita! Vai al
diavolo, Mark! Col tuo servizio!”
Dubito che Hikari l’avesse sentito,
visto che sbatacchiò la porta con fare molto poco delicato.
Ed ero contento! Aveva aperto gli occhi!
Eppure, mi sarei aspettata felicità, per
questa presa di coscienza, non certo tutte quelle lacrime che continuavano a
scendere.
Voi siete assurdi. Piangete sempre per la fine di un amore,
anche se vi hanno trattato come delle pezze...non sarete
più innamorati dell’idea dell’amore?
Non sarete semplicemente degli illusi...?
Hikari aveva con sé una bustina, con dentro una tuta assai
familiare.
Decise di passare per casa di Takeru, dove i bodyguard
l’accolsero con un sorriso e il gattino, ancora senza nome, le
si strusciò accanto per farle le fusa.
“Entra pure” l’accolse un tetro Takeru.
“Pensavo avessi allenamento, ed ero già pronta a lasciarla a
qualcuno dei tuoi scagnozzi.”
“Non sono i miei scagnozzi...E comunque
ti devo ricordare che sono infortunato?”rimarcò acidamente.
Una volta seduti su un
mastodontico divano, Takeru prese la parola.
“Dalla tua espressione, dubito che sia riuscita a far molto per quell’articolo, eh?”
“Le ha scattate Mark.” Sussurrò funerea, riavviandosi stanca i capelli.
“COSA?!”
Hikari guardò fuori. Quello che le ci voleva era solo un altro
conflitto.
“Cioè, è stato il tuo ragazzo?!”
“Non è più il mio ragazzo.”puntualizzò con una fitta di dolore mista alla
convinzione di aver agito per il meglio.
Takeru si zittì, ma non riuscì ad evitare di celiare: “Ecco
perché ieri piangevi.”
“C’è poco da ridere. Ora come facciamo con
queste voci?”
Takeru afferrò la tuta dalla busta, spiegandola tranquillo.
“Tu sai che non sono vere. Io so che non sono vere. Dunque,
abbiamo due strade.”
“Cioè? Non ho voglia di scherzare.” Rispose,
massaggiandosi le tempie.
“Non sto giocando. O le ignoriamo deliberatamente...”
“Oppure?”
“Oppure facciamo in modo che siano
vere.”riprese lui.
Hikari gli riservò un’occhiata glaciale.
“Devi essere impazzito.”
“Sempre meglio di essere stato troppo ingenuo.”
“Ma tu sei nato col dente avvelenato?”
“Può darsi. Che cosa vuoi fare, ora?”
“Andarmene, ho già sentito troppe sciocchezze!”
“Un attimo solo...”
Takeru si alzò, e lei agì di conseguenza, allontanandosi verso
la porta.
Lui la raggiunse, la ghermì, tappandole
la bocca e trascinandola nella sua limousine.
Che uomo!
“DOVE DIAVOLO MI STAI PORTANDO?! È
anche pieno giorno!!”sbottò lei, molto vicina al farsi
saltare i nervi, una volta che Takeru l’ebbe liberata dalla stretta.
“Calma, è un posto stupendo...In realtà è più caratteristico di
notte, ma come minimo avresti pensato che ti volessi
violentare, se ti avessi portato qui col buio.”
Lo sguardo era in preda al panico totale.
“Cosa vuoi fare??”
“Ehi, ti fidi di me?”
“NO!”
La limousine parcheggiò, e io mi chiesi cosa diavolo fossequell’edificio così alto.
“Ma questa è...”
Hikari non riuscì a completare la frase, vista la troppa sorpresa.
“La SearsTower,
con i suoi 443 metri d’altezza, che la rendono il secondo grattacielo più alto
del mondo.” Spiegò Takeru, tirandola con sé verso
l’entrata.
“Mai pensato che potessi soffrire di vertigini?”
“Senti, ragazza petulante che non sei altro, non mi dare
ulteriori buoni motivi per buttarti di sotto!”
Il panorama dalla cima era da mozzare il fiato.
Certo, magari non per me che ero abituato a volarci sopra, ma
ero sicuro che Hikari non avesse mai visto quel paesaggio.
Che dite, si poteva considerare un
primo appuntamento?
“Come mai sei stato così gentile con me da portarmi qui?”domandò
sospettosa, una volta che l’iniziale entusiasmo si era spento.
“Ma tu devi sempre vedere dei secondi fini?!”
“Conoscendoti...”
“Ecco, appunto, se mi conoscessi davvero non diresti
così!”
“Ma perché finiamo sempre con lo
scontrarci?” si lamentò Hikari.
“Che ti piaccia o no, ormai i nostri destini si sono incontrati.” Decretò Takeru solennemente.
Chiamatemi destino, ora!
“Wow, non ti sapevo poeta.”lo rimbeccò.
“Ci sono tante cose che non sai di me.”
“E che nemmeno tengo a sapere.”
“Ti prometto che ti farò cambiare idea.”
“La vedo dura.”
“Non diffidare di me.”
Il “botta e risposta” pareva essersi concluso,
ed ognuno rimirò il luogo in silenzio, pensando forse alla propria “sfortuna”.
“Comunque ti ho portato qui perché
potessi cambiare prospettiva e renderti conto che in fondo lui è un idiota.”
Sentenziò Takeru.
Hikari sembrava vagamente compiaciuta.
“Sai che ti dico? Una volta tanto, hai
ragione...Basta pensarci!”
Stirò le braccia come una bambina, e Takeru sorrise.
“Sei molto più umana di quel che pensassi...”
Hikari fece per rispondere, con un mezzo sorriso, quando la
chiamò Taichi per sapere cosa ci facesse sulla prima pagina di tutti i giornali
scandalistici della città.
E mentre Takeru si sbellicava dalle
risate e Hikari gli mandava occhiate di fuoco, decisi che era ora di poter
passare alla fase successiva: il primo bacio.
¡Holachicos!
¿Que tal?XD Scusatemi, sto decisamente
impazzendo! Bene, manco da questo mondo da quasi un mese, e tra l’altro, non
era nemmeno questo l’aggiornamento tanto aspettato...Sono
un disastro nel rispettare i programmi, che ci volete fare! E così, mi sono
ritrovata, in questo incasinatissimo periodo della mia
vita(eeeeeh e quando mai!), ad aver l’ispirazione
soltanto per Angeli del Cuore- chissà perché, poi-...Spero che questo cap vi
piaccia, gente! È il mio regalino di Natale per voi, anche perché non so cosa
riuscirò ad aggiornare per il 25! Prendetelo come un acconto! XD Un grazie
infinito a chi segue questa fic(specie ai nuovi
lettori**) e a chi ce l’ha tra i preferiti...Mi fate
sempre commuovere!XD Seeyousoon!
Hikari sospirò pesantemente per la tredicesima volta, ritornando
a tracciare ampie volute sul pavimento.
Si fermò sulla finestra, le esili dita poggiate sul vetro che
contrastava irrimediabilmente con la pertinace calura di fine estate.
Sembrava quasi impossibile che il mondo non si fosse ancora
sciolto.
Bella forza, pensai, dal mio insindacabile punto di vista,
finché c’erano attivisti come Hikari, era difficile che la coscienza mondiale
non venisse in qualche modo smossa.
La preoccupazione non donava alla mia vittima numero uno;
occhiaie violacee le incorniciavano il viso.
Somigliava ad un panda rachitico.
Giù un altro sospiro.
Naturalmente, aveva preferito licenziarsi, anche se lei l’aveva
definita “una pausa di riflessione”. Ultimamente, avevo imparato che la
cosiddetta pausa di riflessione significava crisi in corso, sentori rossi
accesi, per la serie “bisogna fare attenzione a non mandare tutto al diavolo”.
Ripensai a Chris- chissà dove diavolo s’era cacciato -che
m’implorava di fare qualcosa.
In fin dei conti, io potevo far sì che Hikari perdesse o
riacquistasse il lavoro, secondo i miei capricci.
Ma non sapevo cosa fosse meglio per lei.
Per la prima volta, ero in serie difficoltà.
Hikari era praticamente senza lavoro, odiava Takeru e le piaceva
ancora Mark. Takeru, invece, si era incuriosito sul conto di Hikari ed aveva
avviato la fisioterapia, per potersi rimettere del tutto in forze.
Com’era che se uno poteva definirsi felice, l’altra era triste?
Perché erano due rette che viaggiavano parallele, destinate a non incontrarsi
mai?
Due incognite incompatibili.
Dovevo sforzarmi per trovare anche solo un punto in comune.
“Vorrei proprio cambiare anche adesso prospettiva.” Sussurrò la
ragazza, stringendo le mani a mo’ di pugno e battendo contro un’ipotetica
ingiustizia, materializzatasi nel vetro della finestra.
“Stupidastupidastupida”
Picchiò la testa contro il vetro, ravviandosi poi i capelli
scompigliati.
Sorrisi.
Forse non erano poi così distanti.
Sapevo che avevo rievocato la Sears Tower e l’inaudita
gentilezza di Takeru.
Guardò infatti il cielo, sentendosi infima e afferrando
paranoica il primo cuscino che le capitava a tiro.
Non si prospettava una giornata allegra.
“Io gli spacco il muso, io lo uccido, io lo...”
“Taichi!”
“Ma Sora!Vedi in che condizioni si ritrova mia sorella??”
“Oh, ma come vi devo ripetere che sto bene?! Un po’ depressa,
ok, ma...”
“Avresti potuto fare una sciocchezza!”ululò Taichi, inscenando uno strano
teatrino con dei coltelli di plastica, un vaso e aprendo la finestra che dava
direttamente sulla strada.
Al che fu inevitabile un caustico commento di Sora: “Taichi, non
siamo certo al trentesimo piano.”
Hikari sembrò non prestare attenzione all’affermazione della sua
amica, preoccupata com’era della sorte che stavano facendo i suoi gerani nelle
mani di suo fratello.
“Calmati, ora!”
“No che non mi calmo!Lasciatelo a me!”
Si erano parodicamenterovesciati i
ruoli, ed ora era Hikari a cercare di tranquillizzare suo fratello.
Impresa che riuscì soltanto alla sua ragazza.
“Tai”esclamò con voce melodiosa. “Ora basta...Siamo entrati qui
senza nemmeno chiederle che cosa è realmente successo!”
Gli accarezzò una spalla, ponendosi a sedere su un piccolo divano.
Hikari le lanciò uno sguardo colmo di gratitudine, mentre Taichi
sembrava riprendere un po’ di colore naturale.
La situazione sembrava...normale.
“Che ne dite di una tazza di the?”
Con tre tazze fumanti in mano, nonostante il tremendo caldo, le
schermaglie sembravano concluse.
Però “normale”era un aggettivo troppo azzardato per esprimere lo
stato di cessate ostilità da ambo le parti.
“Allora...Hikari...Ti va di spiegarci cosa...”
“Innanzitutto”Hikari interruppe suo fratello bruscamente. “Innanzitutto,
spiegatemi voi come mai siete qui. Io stavo tranquillamente rimirando il paesaggio,
quando siete piombati all’improvviso e...”
“Se permetti parlo io, caro”
Sora fermò Taichi, il cui colorito tendeva stranamente al
bordeaux, appena in tempo.
“A dir la verità, è molto semplice. Sei sui quotidiani di tutta
l’America!” svelò, con un sorriso incredulo.
“Nolente”puntualizzò Hikari, fissando il cielo esasperata.
“Non è questo il punto. Sta di fatto che credevamo stessi con
Mark, e poi...?Ti troviamo sulle pagine patinate di ogni scadente giornale
scandalistico assieme a Takeru Takaishi!”fece la voce indignata di Taichi.
Sora gli rifilò un’occhiataccia.
“Con quest’atteggiamento, non spiegherà mai nulla! Ti prego,
Hikari, vuoi raccontarci la dinamica esatta dei fatti?”domandò la rossa con
tono accomodante, appioppando un bel pizzicotto al braccio muscoloso di Taichi.
“Ahia!”
Incurante, Hikari iniziò a raccontare controvoglia.
“Tutto è partito da quel maledetto calendario...”
Hikari fu davvero ingiusta nel resoconto.
Takeru non era stato poi uno sporco pervertito sfacciato!
Ma quanto raccontò bastò a rasserenare gli animi, e a convincerli che andava
davvero tutto bene.
Vedendola in quel momento, appena la coppia se n’era andata,
sola, acciambellata sul divano, a stringere un cuscino contro il petto e a fare
distrattamente zapping, si poteva ipotizzare tutto.
Fuorché che fosse felice.
Uno scampanellio timido la riscosse, tra un prodotto per
dimagrire e delle interessanti pentole a pressione.
“Taichi, se sei ancora preoccupato per me, credimi, non c’è...”incominciò
a sciorinare, saputa, senza nemmeno avvedersi della persona a cui aveva aperto
la porta.
“...Non ce n’è alcun bisogno. Io sto bene, Mark è un imbecille,
stupido idiota che ha giocato con i miei sentimenti. E non sto con Takaishi.”
Risi per la situazione assurda che si era venuta a creare.
Hikari recitava a occhi chiusi, quasi fosse una consumata
attrice di teatro, accompagnandosi con ampi gesti plateali.
A fare capolino da dietro un enorme mazzo di fiori, c’era il
capo ricciuto di Mark.
L’avrei volentieri messo KO di nuovo, ma lasciai che Hikari
prima si accorgesse di chi aveva fatto entrare in casa. Così, per ridere.
“...E poi, non avrei mai pensato che tra colleghi succedessero
queste cose!”
Ora gli dava le spalle.
Quello stupido aveva una smorfia di divertimento stampata sulla
faccia.
Che gli feci prontamente scappare, grazie ad un calcio ben
assestato.
“Lieto di sapere tutte queste meravigliose cose sul mio conto,
Hikari”disse ad un certo punto, stanco di recitare ancora, ma massaggiandosi il
sedere.
Hikari trasalì, riconoscendo la voce.
“Mark?TU? Come cavolo sei entrato?!”
“Dalla porta!”
“Ma chi...”
“Tu!”
Era maledettamente serio. Inoltre, non stava affatto mentendo.
“Perfetto, e visto che non mi sono accorta di niente, potresti
gentilmente girare i tacchi e sparire?”
Hikari inspirò a fondo, cercando di controllare la propria rabbia.
Con scarsi esiti, peraltro.
“Sono venuto qui per parlarti.”
“Mi risulta che tu l’abbia già fatto, no?”
Hikari cercò di spingerlo verso la porta, e fui ben lieto di darle una mano.
Ma dov’era Chris in certi frangenti?!
“Aspetta!!Mi dispiace!”
Oh, ma quant’era pesante!
Sbuffando per la fatica, Hikari mollò la presa, col fiato corto.
“D’accordo, parla. Ma che siano cinque minuti, e poi sparirai
dalla mia vita.”
Mark non sembrò lasciarsi impressionare più di tanto, e, impettito, cominciò il
suo bel discorsetto.
“So che sono stato un idiota...”
“Puoi dirlo forte.”
“...Ma per favore, non interrompermi.”
“Non esiste, tu sei in casa mia e io ho il diritto di fare ciò che voglio.”
“Hikari, ti prego, non rendere le cose più difficili di quanto già non siano!”
“Perché, tu me le hai rese facili?”
Era una ragazza astiosa, c’era da ammetterlo! Ma in certe circostanze, era più
che legittimo.
A braccia conserte, stette ad ascoltare.
Io ero già pronto ad utilizzare una nuova pozione in polvere
lassativa, o giù di lì.
“Io...io sono realmente pentito di quello che ho fatto, e te ne
chiedo scusa.”
“Le tue scuse non basteranno a far cambiare idea alla nazione riguardo me e
Takeru.”replicò freddamente.
“Lo chiami per nome, ora?”
“E allora?Sei geloso?”
Sbaglio, o era più rosea?
“Affatto...Mi rendo perfettamente conto che sarà difficile, ma io con te ci sto
bene...”
“Tanto bene da tradirmi.” Fu il commento affilato di lei.
“Era mia sorella, Hikari!”
Stanca, lei si massaggiò le tempie.
“D’accordo. Mettiamo che io ti creda e che accetti le tue scuse.
Che altro vuoi?”
“Una seconda possibilità.”
Mark le strinse una mano nella sua, e col palmo rimasto libero le accarezzò il
mento.
Hikari non avrebbe retto ancora per molto.
“Allontanati!”
Lo respinse indietro, indignata.
Sconfitti, gli occhi di lui si fecero lucidi.
“Non è giusto, Hikari, che tu non voglia concedermi...”
“Non è giusto? Con che coraggio mi fai soffrire così e piombi qui a dire che
non è giusto?! Tu mi piacevi, e tanto!”
Oh no.
Pericolo lacrime, pericolo lacrime!
“Hikari, io...Ho davvero bisogno di te...Vieni con me a cena,
stasera...Un’ultima volta...”
La strinse a sé, ma lei si lasciò andare senza alcun sentimento particolare.
“Se sbagli anche stasera, Mark...”
“Non accadrà.”
Per il bacio che succedette, decisi che la sera stessa andava utilizzata quella
polverina.
Hikari era splendida nella sua semplicità e, detesto ammetterlo,
anche Mark stava bene.
Ancora per poco.
“Ma Hikari, il tuo vestito è...”
“Imputa la colpa a questo dannato traffico. Vogliamo andare?”
Non era certo accomodante.
I due si erano ritrovati davanti ad un ristorante non troppo
pretenzioso.
In realtà, lui aveva cercato con mille moine di convincerla a
farsi venire a prendere, ma lei fu irremovibile.
Il risultato fu che la sua bicicletta giaceva lì, legata da una
catena fatiscente, e il suo vestito era strappato in alcuni punti.
Non si era curata granché, c’era da ammetterlo.
“D-d’accordo”convenne lui intimorito.
Sulla soglia, Mark lanciò un gridolino.
Ehi, non avevo ancora fatto niente!!
“Ma quella è...”
Da dov’era spuntata quella macchina fotografica?
Hikari lo guardò con tanto d’occhi.
“Ti sei portato dietro il lavoro?!”
“Naturale!!La prima regola per un buon giornalista è che non si è mai a
riposo!”
“COSA?!”
La sua reazione inviperita mi fece desistere dall’utilizzare
alcunché, tanto l’avrebbe ridotto lei a brandelli.
“Sei impazzito?E’ un’attricetta come tante altre, e...”
“Vuoi star zitta, per favore, tesoro?”
“Scordatelo!”
Hikari gli strappò via dalle mani l’oggetto, scaraventandolo per
terra.
Il labbro inferiore di Mark si fece livido.
“Amore, ti rendi anche solo conto di cosa hai appena combinato?”
“Se l’ho fatto, è stato perché evidentemente volevo passare la serata con te
come persona, non come paparazzo!”
“Ma io sono un paparazzo!”esclamò lui stupefatto, raccattando
gli scampoli di quella che era stata la sua fedele compagna d’avventure.
Hikari si strofinò gli occhi, esasperata.
“E va bene, e va bene. Hai ragione tu, amore, scusami.
Vogliamo...?”
Il moro indicò la soglia del ristorante.
Ma sapevo bene che ad Hikari era passata la fame.
“Sì, raccogli i pezzi ed entriamo.”
Mark si chinò, impotente, quasi a dare addio ad un’amante.
Da quella prospettiva, però, poté osservare al meglio quanto fosse smesso l’abito di Hikari, e cosa lasciasse
intravedere.
Con espressione lasciva, cercando di risultare
suadente, disse: “Hikari, pensavo...Perché invece non vieni da me...”
Hikari lo ricacciò indietro, spaventata dai suoi occhi vogliosi.
“Ti avevo dato una seconda possibilità, ma è stato peggio di
prima...Ti sei dimostrato troppo attaccato al lavoro e maniaco in una volta
sola...Mi fai schifo...”
Con un’espressione evidente di disgusto, inforcò la bici,
perdendosi nel buio della notte, incurante delle grida imploranti di lui.
E io non avevo fatto niente.
Ricusando le lacrime , Hikari continuò
a pedalare verso casa. Delusa, ma consapevole di aver
agito per il meglio.
Un clacson improvviso la informò che il semaforo era verde.
Pesanti apprezzamenti da parte di bellocci ebbri non fecero
altro che confermare la sua tesi sulla meschinità maschile.
Poi la sua corsa s’interruppe di colpo, in quanto il vestito si
era impigliato nei raggi della bici.
Imprecando, Hikari fu costretta ad accostare. Fu lì che si
accorse di essere vicina a casa sua, e di una
limousine nera immensa.
Ma lei non era così fortunata da essere
quella ragazza che adesso scendeva dalla berlina, lei che era alle prese con
una bici sgangherata.
Un momento, però! Io quella ragazza l’avevo già vista!
E dall’espressione stupefatta di
Hikari, capii che non era sconosciuta neppure a lui.
“La ragazza della foto...”sussurrò rapita, mentre la sconosciuta
agitava i ricci neri al vento e prendeva in mano un astuccio da violino.
Il mistero s’infittiva.
Hikari mollò la bici per seguire quella perfetta estranea.
Incuriosita al massimo, la sentii parlare febbrilmente da sola.
“Finalmente scoprirò chi è!Mmm...Forse fa parte della Chicago
Symphony Orchestra...”
Non era granché come detective, comunque,
perché più di una volta gli occhi verde smeraldo della ragazza si posarono su
di lei. Ma non sembrava che Hikari le desse fastidio,
non tanto da gridare aiuto, in sostanza.
La ragazza si fermò davanti ad una villa invece ben nota.
Casa Takaishi.
Certo che era proprio bella...
Feci in modo che Hikari desiderasse scoprire quanto più
possibile sul suo conto e quindi si avventurasse in quella casa. Dopotutto, era
un po’ che non sentivo le schermaglie tra i due.
I tre bodyguard riconobbero subito la giovane, sorridendo
esterrefatti.
Uno dei tre si chinò addirittura, cosa che provocò in quel volto
opalescente un sorriso quieto.
“Bienvenue, mademoiselle”
“Merci”
Aveva una voce armoniosa, ma sorprendentemente alta per quello
che avevo immaginato.
Si fece strada da sola, e ipotizzai che non era
certo la prima volta che si recava lì.
“Buonasera!”fece Hikari allegramente all’indirizzo delle tre
guardie adoranti.
“Signorina Hikari, quale piacere averla qui!”le rispose uno,
forse Nat.
“Piacere tutto mio. Vorrei parlare un attimo
col signor Takeru, è permesso?”
Ah, la diplomazia femminile!
“Ehm...”
Lanciò occhiate eloquenti agli altri due.
“Purtroppo il signorino ha dato espressivamente l’ordine
tassativo di non fare entrare nessuno, stasera.”
“Ah...e quella signorina?”
“Proprio per quello”s’intromise...Stevie?
“Oh”
Il disappunto di Hikari era palese, ma il suo stile fu
impeccabile.
“D’accordo...Gli dite che sono
passata?”
“Naturale, miss”rispose l’ultimo.
Hikari si allontanò lesta, ma la conoscevo abbastanza per sapere
che non si sarebbe mai arresa alla prima difficoltà.
Infatti, non appena fu fuori dal loro
campo visivo, si arrampicò su un albero-povero vestito!- per tentare di eludere
la sorveglianza.
Avendo avuto esperienza diretta, la diressi sui rami che
portavano direttamente al salotto di Takeru, dove la signorina sconosciuta si
era tranquillamente accomodata.
La riccioluta era comodamente seduta sul sofa
del salotto, la custodia del violino le giaceva accanto.
Esaminava meticolosamente le proprie unghie, scartando allo
stesso tempo un cioccolatino.
Takeru le sedeva di fronte, non particolarmente emozionato, con
un sopracciglio alzato.
Sembrava divertito e allo stesso tempo stranito.
I due non parlavano ancora, ma dovetti escogitare un modo
affinché sia io sia Hikari potessimo origliare
qualcosa.
Dubitavo che origliare fosse ammesso dall’indole di Hikari, ma
sembrava ipnotizzata da quella ragazza. E il fine
giustifica i mezzi, no?
Così, feci apparire dal nulla una specie di miniregistratore
che, indirizzato nella giusta maniera, ci permettesse
di ascoltare.
Sortii uno strano effetto, però, facendolo piombare sulla testa
di Hikari per sbaglio.
“E questo poi da dov’è uscito?L’ho sempre detto che è un
disordinato schifoso!!”
Non ci voleva che si mettesse anche contro il “disordine” di
Takeru.
Sospirai, profondamente divertito.
Dopotutto, Hikari era sempre Hikari, ambientalista convinta
contro lo spreco!
Nonostante l’avvio non proprio promettente della missione, cercò
di capire a cosa potesse servirle quello strano
oggetto, quando lo indirizzò verso la finestra e riuscì a captare la voce di
Takeru.
“...E così ti sei degnata di venire a
trovarmi, eh, Véronique?”
Buongiornooooooo!XD
Io sono una maledetta incostante che si diverte proprio ad aggiornare le fic che ne avrebbero meno bisogno,
eh? XD Uhuh in realtà questo cap non mi piace
nemmeno, ma è necessario, pur essendo di transizione! Il caro vecchio Mark è
andato al diavolo, e stavolta definitivamente, salvo decisioni impreviste
dell’autrice, mentre è comparsa Véro! Eheh so quanto
vi starà antipatica, ma tranquilliiiiii! Se avessi
voluto utilizzare una francese antipatica, avrei probabilmente preso Catherine!;D Oggi farò la brava, visto che vi ho fatto tanto penare
in quanto ad aggiornamenti!= Vi ringrazierò uno ad uno!!
Kari89:carissima!
Grazie, grazie!=) Eh teso per il primo bacio dovrai aspettare un pochino, ma
credimi ti farai le migliori risate!XD Baciiiitvtttb!
Sweet_Dreamer:una new
entry!;) Che bello, mi commuovi! Purtroppo dovrò continuare a farti sognare
ancora un po’ per il bacio...Che autrice perfida, ma sono
perdonata?XD Scherzi a parte, grazie davvero!
DenaDena: tesoro!Eh si che Hikari si è fregata, ma ci vorrà un po’ perché
ammetta i suoi sbagli(e paghi pegno!)...Intanto vedrai quanti altri sviluppi
ho!Alla prossima teso, e grazie di tutto!:) tvb!! memi: Ihih teso ho deluso anche te, che speravi il bacio, eh?I’m sorry!!!XD Ma grazie
tantissimo per l’appoggio!!Intanto vedrai cosa succederà, spero continuerai a
seguirmi!!tvttb
Sae:amoooooore!Sto anche massaggiando con te in
questo momento!XD Eheh avercelo un Takeru così nella
vita reale, eh? Vabbè io forse ho anche di
meglio/peggio!XD Comunque teso grazie a te!!tvtrb!
Elisa: Oh
arrossisco!!Davvero, grazie di cuore!=) Per la
cronaca, sì che litigheranno in eterno...ma no, scherzo, solo per tanti, tanti
cap!Le battute, devo dire la verità, mi vengono un po’ spontanee e un po’ le
prendo dalle dolci discussioni col mio, di Takeru(Ah!Lui si che mi da del filo
da torcere!)...Magari esistesse Daisuke, così almeno saprei come comportarmi!Se
lo trovo te lo presto subito!!!
Sora89:oooh la mia penfriend che
ancora non mi risp(Ma prenditela comoda, teso!)!!** Ihih sono contenta che ti sia piaciuto il cap, ma per
vedere Mark del tutto fuori si è dovuti aspettare questo! Stranamente, eh?Tu
che mi conosci sai bene che metto gatti dappertutto!XD XD
Per Sora e Yama, tranquilla, presto arriveranno anche loro!tvbenissimo!
Hikary:eheh grazie!spero che sia una gioia anche questo cap!!
E un immenso grazie a quei 12 coraggiosi che hanno la storia tra
i preferiti e a chi legge in silenzio!!Grazie di
cuore!
HikariKanna
“Non so proprio cosa mi trattenga
qui”sibilò Hikari a denti stretti.
Gliel’avrei
detto volentieri che si trattava di un curioso mix tra paura di cadere e una
nuova polvere immobilizzante- in realtà, ancora da brevettare. Peccato che se
avessi parlato avrei rotto quel tacito accordo che interviene ogniqualvolta vi
si faccia capire che non è casuale tutto ciò che vi accade.
E Hikari rimaneva lì, con quell’insolito
apparecchio acustico, appigliata in bilico ad un albero che aveva ogni caratteristica
fuorché l’apparire resistente.
Takeru e quella Véronique, chiunque
fosse, si squadravano in silenzio.
Poi lui compì un gesto che stentavo
a credere potesse appartenergli.
Si alzò in silenzio, sorridendo
beffardo, come sempre.
Véronique sembrò intendere le sue
intenzioni al volo, ricambiando quel tenero abbraccio che lui accennava appena.
Il walkie-talkie, per così dire, registrò
i respiri quieti di entrambi.
Gli occhi smeraldini di lei
sorrisero.
“Anche tu
mi sei mancato molto.”
“Non ho mai detto che mi sei mancata”notò con sorpresa Takeru.
C’era un orgoglio represso nel suo
tono che non riuscii bene ad identificare.
Hikari sbuffò, divertita.
“Ma allora anche lui ha un
cuore!Chi l’avrebbe detto!”
E pensare che presto sarebbe appartenuto a lei!
“Come se non ti conoscessi,
Take!”riprese lei, cristallina.
“Take?”puntualizzò scandalizzata
Hikari, in un equilibrio sempre più precario.
Si avvicinò ancor di più alla
finestra.
“Già...Chi meglio di te!”
L’occhiata furente e amareggiata
che lui le scoccò mi colpì.
Avevo come la sensazione che ci fosse qualcosa di grosso sotto. O
quantomeno che ci fosse stato.
Sapevo che anche Hikari la pensava
così, altrimenti il suo senso di urbanità e rispetto
della privacy avrebbe prevalso.
Véronique sospirò, sciogliendosi dall’abbraccio.
Sembrava che smuovendo la propria
chioma fluente avesse intenzione di ravvivare anche l’atmosfera.
Chi era? Che
ruolo aveva svolto nella vita di Takeru?
“Takeru...Sai anche tu che è stato
meglio così”disse con voce improvvisamente dura.
Lui le si
avvicinò, disegnando sulla sua guancia una linea astratta.
“Tu hai deciso che fosse meglio così.”
Affatto impaurita, la ragazza resse
il gioco.
“È proprio vero che il primo amore
non si scorda mai.”
Takeru sorrise.
“Avrai sempre un posto speciale per
me.”
“Spero non così speciale.”lo
ricacciò lei. “Avanti, Takaishi, con tutte le tue ammiratrici, nessuna ti ha
carpito il cuore?”
“Sai che non ho occhi che per te”ironizzò il biondino, anche se qualcosa mi
fece credere che, un tempo, era andata proprio così.
“Oh, già, scusami. Devo essere
troppo bella..!”
Ok, mi stavano dando sui nervi. Però, allo stesso tempo, erano quasi...Simpatici.
“Scherzi a parte...”
“Scherzi a parte, c’è stata quella...Non ricordo
nemmeno il suo nome...Mary, forse?Boh...”
“Pensa un po’ quant’era importante. Takeru, ma possibile che le uniche figure femminili per te
siamo io e tua madre??”
“Capirai, per quanto lei e papà siano stati presenti, presi dal lavoro
com’erano!”
“Takeru...”
Véronique gli diede un buffetto
sulla guancia.
“Davvero non ti vedi con nessuna?
Ti ho fatto così male?”
Una nota di dolore s’installò
pericolosamente nella voce di lei, incrinandola.
“Più di quanto
immagini.”rispose lui tranquillo, quasi si trattasse di rispondere ad un
saluto. “E poi no, non direi. Vedo tutti i giorni i
miei bodyguard!”
“Nessuna, eh?”
“Cos’hai contro le relazioni omosessuali?”
“Sei incorreggibile!”
Lei rise, dandogli dei colpetti sul
petto.
“Smettila!Mi spieghi
una volta per tutte che ci fai qui?”
Gli occhi di Véronique
s’incupirono.
“L’ultima volta che ci siamo visti,
bè, non è finita proprio bene, no? Sono tornata a Chicago perché la tournée
estiva si è finalmente conclusa!E volevo...Vederti.
Takeru...”Alzò gli occhi. “Mi dispiace, lo sai. Ma...Se avessimo continuato a...”L’ammissione le costò
fatica “Stare insieme...Prima o poi saremmo impazziti. Takeru, sia io sia te conduciamo delle vite troppo incasinate. Potremmo vederci
tutti i giorni e non incontrarci per mesi. Non sapremmo mai quello a cui andremmo incontro.”
“Sciocchezze, e lo sai meglio di me. Se solo avessimo voluto, non sarebbe
successo.”
Lei sembrò improvvisamente stanca.
“Non possiamo essere solo amici?”
“Lo sai che non ci credo.”
“Almeno proviamoci. Siamo stati amici per così tanto
tempo...Si tratterebbe solo di tornare ai vecchi tempi. Quando tutto era più semplice.”
Takeru le offrì i palmi, che lei
strinse delicatamente.
“Va bene.”
“Ti aiuterò a trovare il tuo vero amore.”
“Ah, lo spero, così poi quando hai bisogno di fare
shopping non trascini me!”
“Non ti ho mai trascinato!!”
“Vogliamo parlare del vestito rosso che abbiamo scelto per la prima alla
Fenice?”
“Idiota, se io sono una violinista importante mi devo pur vestire bene!Mica
sono come te che lavori in tuta!”
Lui si strofinò gli occhi stanchi.
“Hai ragione, mi
sei mancata molto. I miei ragazzi ti hanno riconosciuta
subito?”
Véronique sembrò mettere a fuoco un
dettaglio che precedentemente le era sfuggito.
“Sì, sì...Mi hanno persino parlato
in francese, che bello.”
Ora che lo notavo, la sua erre era particolare.
“C’era...Una strana ragazza che mi
ha seguito per un po’, ha parlato con Nat o Steve o quel che è, e poi se n’è andata. Mah”fece
spallucce, accomodandosi sul divano.
“Una strana ragazza?”
“Sì, ma l’ho vista a stento. Perché, ti perseguitano?”
“Più o meno”
Guardingo, Takeru, sembrò per un
momento indugiare sulla finestra superiore dove era appollaiata Hikari. Almeno,
per gli occhi umani.
“Tu mi preoccupi, ragazzo. Cos’è successo in quest’estate?!”
“Ma cosa vuoi che sia successo!”
“Ah, fa come vuoi. Io ora sono
venuta qui per stufarti un po’, e non me ne andrò
facilmente.”
“Lo dici come se ti volessi cacciare.”
“Mh”
“Mel”sussurrò
Takeru in trance.
“Scusami?”
“L’ultima ragazza con cui sono uscito si chiamava Mel.”
Contento, lui.
“Ah”
Véronique inarcò un sopracciglio, avendo il buon gusto di non dire altro.
“Pensavo non passassi di qui dopo
la tournée.”
“L’hai detto tu che casa tua è mia, o no?”
“L’ho detto?Davvero?”
“Takaishi, lei soffre di alzheimer assolutamente
precoce!”
Takeru si accasciò di fianco a lei,
cingendole un fianco con un braccio.
Chissà se Hikari era almeno una
puntina gelosa.
A giudicare dall’espressione
scettico-divertita, propendevo per una risposta negativa.
“Sono contento che tu mia abbia
preso alla lettera.”
“Anche io. Ma...”
“Amici, sta tranquilla!”
Véronique gli stampò un sonoro
bacio sulla guancia.
“Amici.”
Ero convinto che sarebbero rimasti
stretti in quel curioso abbraccio per un po’, senza nemmeno parlare, quando un
miagolio sommesso interruppe la scena.
Il gattino bianco.
Ma poi Takeru gli aveva dato un nome?
Stralunando gli occhi, Véronique si
alzò.
“Hai un gatto? Tu?”
“Bè, che c’è di così strano?”
“C’è di strano che tu a malapena sopporti la presenza di un altro essere umano
al tuo fianco! Cos’è questa storia?”
“In realtà...C’entra una ragazza.”
S’irrigidì appena, e così Hikari.
“Lei si chiama Hikari.”
“Hikari? Non dev’essere americana.”
“No, infatti. È una dannatissima fotografa vegetariana ambientalista pedante
che, non so perché, ultimamente mi trovo sempre davanti!”
Véronique represse a stento un sorriso.
“Ma ti
piace.”
Gli pizzicò una guancia.
Takeru la guardò comprensivo, come
si guarda un bambino che non si rende conto di aver
detto una stupidaggine.
“Scusami?”
“Oh sì, deve piacerti.”
Hikari sperimentava intanto ogni possibile gradazione di colore.
Adesso verteva sul bianco pallido
incredulo.
“Assolutamente no!!L’ho
incontrata dapprima perché la stavo per sbaglio investendo, poi per lavoro, e
adesso ha una mia tuta!Quando me la riconsegnerà, sarà finito tutto!”
“E se fosse lei la strana ragazza?”
“Non me ne stupirei più di tanto.
Ma quando mi hai avvertito che saresti passata, ho dato espressamente l’ordine
di non fare entrare nessun altro.”
“Mi lusinghi più di quanto sia necessario.”
“Ricorda che finora sei stata la mia unica storia.”
Véronique aprì bocca, ma lui fu più
veloce.
“Seria”
Lei emise uno sbuffo aggraziato.
“E cosa
c’entra il gatto con lei?”
“Mi stava facendo un servizio qui a casa e chissà perché, ho voluto comprarle
un gattino.”
“Hai comprato un gatto per una perfetta sconosciuta?”
“Véro, ma tu i rotocalchi non li leggi mai?”
La sua espressione era quella di
una che aveva appena ricevuto uno schiaffo.
“Secondo te?!”
“Perché le nostre foto sono comparse in tutta America.”
“Wow. La voglio conoscere.”
“Mmm, non credo ci andresti d’accordo. E non saprei
come rintracciarla.”
“Lo dice lui che io non c’andrei d’accordo!!”sbottò Hikari, stranamente silenziosa.
“Peccato. Ma prima
o poi tornerà.”
“Purtroppo”
“Sì, sì...”
“Ancora?!Perché convinta che mi piace, sentiamo!”
“Perché altrimenti non ti saresti tanto infervorato!”sorrise deliziata lei. “E ne parli in maniera diversa rispetto alle tue avventure.”
“Solo perché non c’è e non ci sarà mai niente. E poi è
una seccatrice. Nonostante a volte sembri
molto...Bisognosa di conforto”ammise a malincuore.
“Ah-ah,
fai attenzione, Takeru. Non ti serve a niente cercare scuse.”
“Véronique, sei paranoica.”
“Ne riparleremo
quando l’avrò conosciuta. Ma ha un nome, questo amore?”
Come qualunque ragazza attratta
dalla dolcezza, Véronique non poté fare a meno di innamorarsi del batuffolino candido che si strusciava contro di lei.
“No”rispose secco. “Dovrebbe
sceglierlo anche lei, in fondo.”
“Motivo in più per farla venire”schioccò la lingua, vincitrice.
Takeru sorrise, un sorriso così
sfolgorante che Hikari si sporse inconsciamente più in avanti.
Decisi che il destino andava...aiutato.
“Hai detto che è una fotografa,
no?”
“Sì, e allora?”
“Bè...Potrebbe occuparsi della mia orchestra, ci serve un fotografo, visto che John, quello ufficiale, non ho capito bene dov’è
scappato...”
“A che vi serve un fotografo?”
“Pubblicità”rispose candidamente Véronique, inanellandosi una riccia ciocca
nera attorno ad un esile dito. “Sai”continuò “Ultimamente,
questo dito mi da non pochi problemi per suonare.”
“Quello che ti sei rotta tempo fa?”
“Esatto...Speriamo non continui a lungo.”
In quel momento un fragore assordante li distrasse.
La finestra era sfondata
completamente.
“Cosa diavolo...”
Takeru si diresse verso il cumulo di polvere e di imposte
distrutte, liberando il passaggio.
Fu lì che si accorse di una
presenza umana che tossiva.
Deglutì, contò fino a dieci, ma non
servì a niente.
Hikari era lì, terrorizzata, con un
sorriso falsissimo stampato sul viso.
“COS’E’ SUCCESSO?”
Tre uomini armati irruppero nella
stanza.
Uno di loro scoppiò
a ridere, un altro assunse un tono più autoritario.
“Signorina, avevamo capito che
avrebbe gradito urgentemente parlare col signorino, ma di qui a fracassare una
finestra, direi che il passo è notevole.
Hikari tossì ancora, incapace di
alzarsi.
Avevo tanto l’impressione di essere
stato alquanto indelicato quando avevo accelerato di
qualche anno la naturale caduta di quel ramo.
“COSACAVOLO CI FAI IN CASA MIA,
ANCORA?!”strillò Takeru, fuori di sé.
Hikari gli riservò un’occhiata
sprezzante.
“Takeru, perde un po’ di sangue. Sì
è fatta male. Non ti sembra il caso di medicarla prima e poi di bombardarla di
domande?”chiese il buonsenso fatto persona.
“NO!”
Agendo di sua spontanea volontà,
Hikari si aggrappò al braccio di Takeru, in modo da usarlo come leva.
Ma lui cadde con lei, rovinando in quell’ammasso
di polvere come un sacco di patate.
“Pesi”fu la prima parola di senso
compiuto che Hikari riuscì ad esalare.
“Takeru, togliti di mezzo!”
Véronique intervenne con la forza,
spostando di peso il biondino.
“Tutto a posto?”
“Sì, grazie...Mi dispiace di
essere...”
“Non ti preoccupare, non stavi interrompendo niente d’interessante.”
Hikari le sorrise, riconoscente.
Véronique trovò naturale
ricambiare.
“Hikari”
“Véronique”
Le due si strinsero amichevolmente
la mano.
“Qualcuno vuole dimostrare un
minimo di sollecitudine nei miei confronti?”
Le due ragazze si volsero in
contemporanea.
“No”
Risero insieme.
Era chiaro che ne sarebbe nata una grande amicizia.
Véronique...L’avevo scambiata per
un pericolo.
Era il primo amore di Takeru.
E forse lui non l’aveva scordata del tutto.
Ma mi stava simpatica lo stesso!!
Dopo aver condotto Hikari in bagno
ed averla aiutata a darsi una ripulita, Véronique tornò in salotto, dove Steven stava già prendendo le misure per ricostruire la
finestra.
Si soffermò a lungo sulla figura
allampanata del bodyguard, certo poco consono a quel lavoro.
“Ora, gentilmente,mi spieghi cosa ci fai anche
tu qui?!”
Takeru sembrava sull’orlo di una
crisi di nervi.
“Bè...Ho lasciato Mark, e stavolta
definitivamente...”
“Chi è Mark?”s’intromise Véronique.
Era una mia impressione quella luce
di superiorità negli occhi cerulei del cestista?
“Un idiota. Grande amico di
Takeru.”
“Che ti devo dire...”
“E, mentre
stavo tornando a casa, ho visto lei.”Indicò Véronique.
Credevo che avrebbe costruito una
storia artificiosa per giustificarsi. E invece stava
raccontando la pura e semplice verità.
Forse si trovava particolarmente a
suo agio con la musicista, che non perdeva un’occasione per prendere in giro
Takeru e difendere la fotografa.
“E cosa ci
facevi sull’albero?”
“Ero curiosa. Tu non mi hai mai
voluto dire chi fosse. Adesso lo so.”
“Takeru, non si fa così!”intervenne
la riccia. “Che razza di modi sono?”
L’umore del ragazzo stava decisamente peggiorando.
Fosse stato un indicatore di tempo atmosferico, avrebbe segnato “Burrasca”.
“E tu ti sei arrampicata
sull’albero perché volevi semplicemente sapere chi fosse lei?!Nonostante
i miei bodyguard t’avessero fermato?!”esclamò Takeru, non capacitandosi ancora
dell’avvenuto.
“Mi hai distrutto una finestra per
questo??”continuò, esterrefatto.
“No, quello è dipeso dagli alberi
che hai qui. Ma, voglio dire, la parola potatura ti fa
tanto schifo?”
“Il fatto è che l’albero è
vecchio.”
“Dovremmo piantarne di nuovi, hai un giardino immenso!”strepitò la brunetta,
arricciando il naso.
Véronique continuava silenziosa a
raccogliere prove per la sua tesi secondo cui quei due si piacevano, ma ogni
tanto un’occhiata scivolava su Steve.
“E sì, ora non
solo ti fai i bagni nella mia piscina, mi sfondi una finestra, mi
affibbi un gatto, pretendi anche di coltivare il tuo pollice verde qui?!”
“A proposito...Amore!!”
Il gattino, con delle fusa ben
sonore, si acciambellò sul grembo di Hikari, che adorante lo accarezzava.
“Dovremmo dargli un nome.”
“Sembra un piccolo fiore...”
“Qual è il tuo fiore preferito?”
Incuriosita da quella strana richiesta, Hikari rispose dopo averci meditato un
po’.
“L’iris.”
“Allora si chiamerà Ayame”.
Véronique sembrò non capire, mentre
Hikari sorrise, anche se non voleva farlo.
Takeru sogghignò sfacciatamente,
prendendosi una piccola rivincita sulla sua vecchia fiamma.
“Hikari...”
La mora capì che era una sorta di
segreto tra i due, e non volle entrarvi.
“Sì?”
“Ti andrebbe di lavorare con me?”
Hikari le fece un gran sorriso che non poté non rilassare anche quel fascio di
nervi di Takeru.
“Tantissimo”ammise Hikari.
“Perfetto. Allora ne riparliamo nei
prossimi giorni...Sono lieta che tu abbia accettato!”
Véronique le gettò le braccia al
collo, e Hikari rispose con altrettanto slancio.
Se solo fosse successo così anche con Takeru!
In quel momento lui borbottava
qualcosa di non meglio comprensibile ai suoi tre uomini.
“Oh, ma quant’è
tardi!!Io devo scappare!Hikari, è stato un piacere
conoscerti...Takeru...Ci vediamo domani”
Véronique accennò un saluto,
turbinando via.
“Se n’è
già andata...”si ritrovò a sussurrare Hikari.
“Lei è fatta così. Non è adatta
alla stabilità...Non è difficile trovarla in giro per il mondo, un po’ per il
lavoro che fa, un po’ per la sua stessa natura.”
La notte era inoltrata, ed ormai anche Ayame si era
placidamente addormentato.
“Mi sa proprio che devo andare
anche io...”
“E sarebbe anche ora!” sbottò lui, seccato.
“Guarda come sei tornato scortese!
Cos’è, ti sono così tanto antipatica?”
Takeru arrossì un po’, ma forse era
solo la rabbia. Ovviamente, però, da buon angelo del cuore, mi augurai che non
fosse così.
“Sparisci”
“Ti devo ancora riportare la tuta.”
Takeru si passò una mano sul viso.
“Ed ora
sei anche sua amica. Ti avrò sempre davanti.”Si lasciò sfuggire un gemito, con conseguente occhiata paziente da parte di
Hikari.
“Dovresti ritenerti fortunato”
“Come no”
“Sai, Takeru Takaishi...Credo che
non ti capirò mai a fondo. Ma pian piano sto scoprendo che anche tu hai i tuoi lati buoni. Pochi, certo, ma ce li hai. Buonanotte”
“Notte, ora...Buongiorno, un altro
po’!”
Hikari alzò le spalle, allontanandosi stranita.
Takeru disegnò un’immaginaria
cerchio sul pavimento. Era stata una giornata
difficile...Niente gli avrebbe ostacolato di fiondarsi sul letto, ora.
Il suo cellulare squillò.
“Continuo
a sostenere la mia tesi...E secondo me nemmeno tu le sei
troppo indifferente. Notte scemo...tvtb”
La sua replica non tardò ad
arrivare.
Intanto io sarei tornato di volata
di sopra. Ero stanco anch’io, permettete?
Prima, però, notai Véronique sola
che leggeva il messaggio di Takeru a voce alta, per strada.
“Vedi troppi film d’amore
assolutamente irreali. Buonanotte ntvb”
“Assurdo”richiuse il telefonino,
per riporlo nella borsa.
Si massaggiò il dito indolenzito,
con un’evidente smorfia di dolore.
E io notai un’altra sagoma
familiare!
“Yamato!!Che ci fai qui?!”
L’angelo biondo mi mise a fuoco.
Aveva sempre quell’espressione
afflitta, lui. Chissà poi perché.
“Ehi, Daisuke” ribatté con misurato
entusiasmo. “Mi hanno affidato una nuova missione.”
Additò Véronique.
“Sono il suo angelo della musica,
adesso.”
Ma bonjour!!Eheh scusate sono un po’
scomparsa dalla popolazione EFPiana in questo
periodo...In effetti, erano ben tre settimane che non mi facevo vedere, presa
come sono dal ballo americano!XD XD Oh bè...Rieccomi
qui!!
E ovviamente aggiorno “Angeli del Cuore”...Cavoli ragazzi già nono capitolo! E la storia non è ancora nel vivo...XD Sinceramente questo è
un capitolo molto di transizione, ma serviva assolutamente per presentare
meglio il personaggio di Véronique, che forse è la mia migliore
rappresentazione in questa fic! Il divertimento
riprende nel 10 capitolo...aaaaah le risate che mi
dovrò fare!E che spero farò fare anche a voi!^^
Voi che siete sempre così numerosi
nelle recensioni(e nelle preferenze!Non mi aspettavo 15 preferenze,
davvero!^^°°°), e che mi aspettate comunque!!=,) Un
particolare ringraziamento a DenaDena(teso lo so lo so lo so, sono imperdonabile!Il 2
aprile era un anno esatto dall’inizio della nostra amicizia, eppure non ho
scritto niente!Più che altro non l’ho finito!^^°°°°°tvbenissimo!) e a tutti
coloro che mi recensiscono o leggono soltanto!!=) Non ho davvero idea di
quando, o con che cosa tornerò...Forse sarà pure l’ultimo aggiornamento prima
del mio complex(aaaaah il
27 si diventa diciassettenniiiiiiii**)...Ma comunque
sappiate che non vi abbandonerei mai! Ok sono le 2 di notte e l’esaurimento
nervoso si sente...XD A presto gente! HikariKanna
“Sai, Chris? Gli umani
fingono di volere il romanticismo, e quando capita loro una persona, fanno di
tutto per rifuggirlo!”
Mi accasciai di
malagrazia sulla mia nuvoletta, sospirando.
“Pecchè?”
“Guarda quei due!”
Era ovvio a chi mi riferissi, no?
“E
allora?”
“E allora sono entrambi
soli, io offro le occasioni su un piatto d’argento e loro che fanno?!Le sprecano!!”
Chris aggrottò le
sopracciglia, succhiandosi un dito.
“E io li devo far
baciare!Come...Come cavolo faccio?!”
Una piccola goccia di
quello che voi chiamereste sudore- in realtà la
sostanza primaria della resina- m’imperlò la fronte.
“Dai...”
Il baby angelo mi carezzò
la testa. Non poteva farci niente.
Dovevo risolvere tutto io...Ma il regolamento era chiaro, impietoso.
Ci voleva un bacio tra
Hikari e Takeru. E non uno di quei bacetti di
cortesia sulla guancia, no...!
Poco importava che i due
a malapena si sopportassero, la mia missione era arrivata ad un punto cruciale.
Da cui non sapevo uscire.
Giù un altro sospiro.
Maledetto, maledetto amore!
Un piano ben architettato
non avrebbe contemplato Chicago, questo era assodato. Troppo piena di distrazioni, e troppe persone potevano
boicottare il mio operato, nonostante l’arsenale di armi celestiali che avevo a
disposizione. Ma allora, dove? Come?
Ci voleva una situazione
romantica!
Sentivo che mi stavo
arrovellando troppo e che la soluzione era a un passo
dall’essere raggiunta...
Dunque.
L’estate non era finita, e, cosa inaudita, nella fredda Chicago faceva
ancora caldo.
Takeru era infortunato, e
ci avrebbe messo almeno altre tre settimane per
rimettersi.
Hikari era esaurita.
Tutti e tre gli
ingredienti concorrevano ad una miscela esplosiva.
“EUREKA!!Una...Vacanza!”
Era così stupido e ovvio!Ci voleva una bella vacanza!!
Chris si ritrovò sbalzato
e mi guardò più perplesso di prima.
“Hai deciso di non fale più l’aggelo?Pecchè una vacanza?”
“Ma
non capisci, piccolino? Se li faccio andare in
vacanza, solo loro due, SOLO LORO DUE, potrò risolvere qualcosa, me lo sento!”
“Ma...E
i fotogafi?”
Ah, già. I paparazzi.
Deglutendo, cominciai a
rendermi conto delle piccole magagne che conteneva il mio colpo di genio.
Hikari, da buona ecologista e maniaca dell’ambiente, non se la sarebbe
mai sentita di villeggiare in un luogo dove il consumismo è regola.
Takeru, soprattutto,
sembrava un sorvegliato speciale, dal momento che non aveva un attimo di
tranquillità.
Come conciliare le due
situazioni?
Entrai nella mia memoria,
cercando di ricordare qualche film umano che mi avevano fatto vedere a scuola-
o almeno l’istituzione più simile ad una scuola umana che abbiamo qui-
attinente al tema festivo. Mi ricordavo Natale e la neve, Pasqua e uova di
cioccolata...Sarà che in “Usi e Costumi Umani” non ero
proprio una cima!
Relativamente
all’estate ricordavo solo
tanto, tanto mare...Ma l’ipotesi di una villeggiatura costiera cadde
rapidamente...Takeru in costume avrebbe creato non poco scompiglio!
Forse...Montagna?Certo
che però Chicago era già molto fredda di per sé...
Lago?No, praticamente ce
li avevamo lì a due passi...
CAMPEGGIO!!
Ma sicuro!Era l’ipotesi
migliore!Contatto con la natura...Tante belle foto per Hikari...Animaletti
carini! Restava però da convincere un altro animale più
cresciuto e, almeno teoricamente, più sviluppato:Takeru.
Schizzinoso com’era,
quanto avrebbe potuto sopportare un campeggio?Soprassedetti con molta nonchalance...Era pur tempo di farlo svegliare!!
“Sicura che vuoi
prenderti una vacanza?”
Hikari roteò gli occhi, esasperata.
“Sì, fratellone...”disse, col tono stanco di chi ha ripetuto
una cosa per ben più di una volta.
“Sicura sicurasicura?”
“SÌ!!Taichi,
riprenderò a lavorare non appena comincerà la stagione concertistica!Ho
ottenuto un lavoro come fotografa ufficiale della Chicago Simphony
Orchestra, ricordi?”
Taichi inarcò un
sopracciglio, sporgendo il labbro inferiore.
“Sì, può essere...Ma
perché proprio il campeggio?”
“Hai anche il coraggio di
chiedermelo? Devo stare il più possibile a contatto con la
natura, serena, tranquilla, soprattutto sola...Qualche giorno dovrò pur
riposarmi assolutamente!”
“Come vuoi”
Sorrisi.
Vittima uno...Missione
compiuta.
“Sai che ti dico, Steve? Quasi quasi
per una settimana sfuggo alla fisioterapia e mi concedo una bella vacanza...”
“Ma signorino...Proprio ora che la signorina Véronique è tornata...”
“E allora?”
Takeru
sorrise beffardo, un sorriso che però
trovò risposta in uno più incerto del maggiordomo.
“E
dove vorreste alloggiare?”
“Sai...Penso che cambierò un po’
destinazione...Purtroppo la montagna è da escludere perché non potrei sciare
con questo braccio malandato...Il mare...Bè, non so quanto mi
convenga...L’estate non è ancora finita e forse non è il massimo farsi vedere
troppo in pubblico...”
“Mi trovate perfettamente d’accordo...Le potrei
consigliare un po’ di sana aria di campagna?Irrobustisce, no?”
Takeru fece una smorfia.
“O
campeggio, che ne dice?”
Takeru sorrise, e io con
lui.
“Vada per il campeggio.
Almeno nessuno crederà che sono io.”
Accarezzai la MVATP e
volai sulla mia nuvoletta, soddisfatto.
Avevo sprecatobel po’ di munizioni
per modificare le loro iniziali volontà e farli convergere verso il progetto
del campeggio...Molto, molto più faticoso del previsto!
Ma in quel momento, in
quei primi giorni di settembre, l’importante era non quanto avessi
sacrificato per la causa...Bensì il fatto che il giorno dopo sarebbero partiti!
Takeru aveva subito
dichiarato che avrebbe usato lui stesso la “macchina da città”, o almeno,
quella che per lui era la macchina meno costosa. Quando invece Taichi aveva
chiesto ad Hikari come sarebbe arrivata ad un camping
della zona, lei aveva risposto evasiva, rimandando ad un servizio di navette
gratuite.
Vista la risposta vaga di
Hikari, non mi stupii affatto quando la mattina dopo
la vidi fare l’autostop. Aveva deciso di non sprecare affatto benzina, e, dal
momento che la sua bici non era proprio in condizioni
ideali, quello era l’unico modo per raggiungere la piccola oasi.
Alla decima
automobile che la sorpassava senza nemmeno degnarla di uno sguardo, Hikari
sbuffò spazientita.
Forse non era stata una buona idea. Non dalla sua prospettiva.
Ancora una volta, il
destino andava aiutato.
Fu così che la macchina
più “economica” e meno vistosa di Takeru si ritrovò a
passare davanti un’Hikari incollerita.
“EHI!!Per
favore, fermatevi!!”
Non rendendosi conto di
chi fossequell’esile figura, Takeru accostò.
“Grazie!Mi potresti
portare a...TU?!”
Hikari stava per salire
sulla vettura, quando si accorse dell’eventuale compagno di viaggio.
Il quale bruscamente
accelerò per non trovarsela più di fronte.
Hikari rimase lì come uno
spaventapasseri, presa in pieno dalle emissioni nocive di anidride
carbonica e schiumante di rabbia.
“TAKERU TAKAISHI!”sbottò.
Evidentemente Takeru la
sentì, o provò rimorso, o insomma qualunque altro sentimento che non richiese
la mia compartecipazione.
Accostò in uno spiazzale adatto e scese dalla macchina, riavviandosi i
capelli biondi.
“Cosa cavolo ci fai tu
qui?!”
“Mai sentito parlare di vacanze? Sai, per calmarsi un po’ e ritrovare l’equil...”
“Tu certo ne avresti bisogno! E come
mai ti sei ridotta all’autostop?”
Takeru si appoggiò
all’auto, bollente sotto il sole, con le mani nelle tasche. Sorrideva incredulo
e nevrotico.
“Bè, se avessi incontrato
qualcuno che andava in campeggio come me avremmo
risparmiato benzina, no?”
“Senti, ok che vuoi risparmiare,
ma di qui a stare in mezzo all’autostrada per...Hai detto campeggio?”
Soltanto nell’ultima
parte della frase si rese conto della concreta minaccia.
“Sì, perché?”Hikari alzò
le spalle. “Ad ogni modo, come mai da queste parti senza scorta?”
“Quale campeggio?!”
Takeru non l’ascoltò
minimamente, preso da una folle quanto impossibile idea.
Secondo lui.
“Bè, non è lontano da
qui...è un po’ più a sud di Chicago, praticamente sui
laghi...pare sia multi- etnico...L’ho scelto appositamente per questo, mi piace
conoscere nuove culture!”esclamò, entusiasta. “Ma non
vedo perché dovrei stare a dirtelo...Ehi, sei impazzito?”
Takeru si era preso il viso tra le mani, poi le aveva congiunte, aveva alzato
gli occhi al cielo e si era inginocchiato.
“Cos’è, hai trovato
qualche moneta rara e stai ringraziando il cielo?”
Hikari trattenne a stento
l’ilarità, a ragion veduta: Takeru si stava comportando in maniera decisamente ridicola.
“No”riuscì a dire,
funereo. “Ho solo capito che è lo stesso campeggio dove andrò io per una
settimana.”
Hikari si assicurò di
guardarlo bene in viso per assicurarsi che non fosse una sciocchezza. In effetti il viso di Takeru era troppo sul serio –scavato
–arrabbiato –disperato -nevrastenico perché si trattasse di una stupidaggine.
“Tu in campeggio?Starai...Scherzando, spero.”
“Ti sembro uno che sta
scherzando?”
“Lo...lo stesso
campeggio?”
La voce di Hikari s’era
ridotta ad un sussurro.
“S-sì...”
“Oh...”
Hikari si accasciò per terra, ritrovandosi a lamentarsi assieme a lui.
“Ma io che ho fatto di
male?!”gemettero all’unisono.
Poi Takeru parve
risvegliarsi dalla trance, quando Hikari gli batté una
mano sulla spalla per confortarlo.
“Ti rendi conto che siamo
solidali nel lamentarci della stessa sventura?Cioè...siamo
concordi!”
Lo disse quasi fosse una rara malattia esotica.
“E
io ti ho anche confortato del fatto che stiamo in campeggio insieme!”
Hikari si ricompose con
una smorfia, pulendosi le ginocchia.
“Insomma, me lo dai questo passaggio o no?”
Takeru inforcò gli
occhiali da sole.
“Solo se mi giuri che,
anche se dovessimo capitare nella stessa area, tu mi lasceresti in assoluta
pace. Farai finta che io non esista.”
“Non sarà troppo
difficile.”Fece un sorrisetto.
“Salta su”si arrese lui.
Ovviamente capitarono nella stessa area...Per caso, eh!
“Non puoi essere partita senza un po’ di zucchero!”
Hikari sbadigliò.
“Avanti!Me ne presti un
po’?Quella sottospecie di surrogato di caffè che ho ottenuto è amarissimo!”
Lei estrasse una piccola caraffa recante l’etichetta “zucchero”,che lui cercò invano di
afferrare...Lei fu pronta a scattare, con un sorrisetto
ironico.
“Farai finta che io non
esista...Aspetta...Chi me l’ha detto?”
Poggiò due dita sulle labbra con fare concentrato. “Ah...Tu!”
“Ok, ok, recedo dalle mie
condizioni.”
“Non credere che fosse per me questa grande perdita. Posso
benissimo continuare a non parlarti, sei tu che hai rotto la tregua”sottolineò accuratamente.
Lui aggiunse finalmente
dello zucchero nella sua tazza e, schifato, gliene porse un po’.
“Faceva veramente pena.”
“Non sono una casalinga, ed è la prima volta che vengo in campeggio. Ok?”
“Si vede!Come mai questa
scelta?”
Takeru assunse un
atteggiamento stranamente serio.
“Avevo bisogno di
staccare la spina e...in quel momento, volevo solo il campeggio.”
Hikari rimase turbata dall’intensità con cui lui la guardò.
“Anche...anche
a me è successa una cosa del genere.”
Ci fu uno strano silenzio, spezzato solo da una lieve brezza.
“Così hai lasciato quel
carciofo.”
“Carciofo?”
Hikari sorrise, corrugando la fronte.
“Quel coso...Come si
chiama...”
“Ah, Mark.”
“Eh, sì.”
“E da quando in qua t’interessa la mia vita privata?”
“Da mai, era giusto per tener viva la conversazione.”
“Non sono
come te, posso vivere nel silenzio. Non ho bisogno di pubblico che mi
adori. Comunque...a suo modo era carino.”
“Carino lui?E trovi me orribile?Ma quanto ti manca?”
“Ci vedo benissimo!”
“Intendevo di cervello”
Hikari gli scoccò un’occhiata acida e si recò sul lago, sedendosi e
abbracciandosi le ginocchia.
Era davvero molto bella,
lì, con l’immagine riflessa nell’acqua, il vento che le scompigliava i capelli
e quella bellezza naturale che portava dovunque andasse.
Quanto volevo
che Takeru la vedesse con i miei occhi...La mia missione sarebbe finita in un
battibaleno.
“Vai da lei...”Sussurrai
piano, spruzzando un po’ di risveglia - amore. Un
altro giochino in dotazione.
Come ipnotizzato, Takeru
si accomodò vicino a lei.
Pensai che sarebbero
stati perfetti così...Finché non avrebbero scambiato qualche parola.
“La pianti di seguirmi?”
“Non ti sto seguendo. Sono in quest’area tanto quanto lo sei tu.”
“Perché diavolo non hai scelto una qualche località rinomata?!”
“A differenza di ciò che pensi”ribatté lui sulla difensiva “a volte nemmeno io
cerco la popolarità. Anche se ammetto che ormai tengo al parere del mio pubblico.”
“Si nota da come ti sei montato la testa.”
“Non è assolutamente vero!”
“Ah no??”
“Tu, per esempio, col tuo ex-carciofo, sei un esempio di persona di cui non
m’interessa il parere!”
“E
allora perché sei qui a cercarmi?”domandò Hikari, dura, in un soffio, guardando
lontano. “Perché non sei a cercare Véronique?”
Era forse...gelosia?
Takeru arrossì e rimase
stupito di quella domanda.
“Fermo restando che non
ho ancora mai capito che cosa ci facessi tu lì quella notte...Véro non è la mia
fidanzata.”
“Peccato, sareste una bella coppia.”
Il tono di Hikari era
quasi metallico, come se provenisse da lontano. Come se non le importasse
davvero di ciò che stava dicendo.
Ma una nota di nervosismo
nella sua voce mi facevano credere che non era così.
“Mi manderesti a quel paese se ti dicessi che lei ha detto lo stesso di noi
due.”
“Sicuramente sì.”
“Non era una domanda.”
Hikari storse il naso,
scacciando qualche strano pensiero quasi fosse un’ape
fastidiosa.
“È quasi notte, inizia a
far freddo.”
Si alzò, sistemandosi i capelli distrattamente.
“Non penserai che questo
sia un film e che io ora ti dia qualche giacca, eh.”affermò sicuro Takeru, restando
seduto.
“Non mi ero nemmeno posta
il problema. Torno in tenda, non ho una roulotte chic come te.”
“Sempre a rinfacciarmi la mia ricchezza?”
“Assolutamente sì.”
“Buonanotte”Gridò lui, e
lei rispose con un cenno della mano.
La mattina dopo Takeru si
alzò dopo un poderoso starnuto.
“Dì la verità, hai fatto
qualche strano rito voo-doo?”
Non si erano neppure scambiati
il buongiorno che già Takeru iniziava ad accusarla.
“Credi che io pensi a te, di notte?”
“Sarò sempre nei tuoi
pensieri, ricordalo.”
Takeru sorrise,
ironico.
“Che
consolazione.”
Il secondo giorno di
convivenza forzata fu abbastanza tranquillo...Più che altro di
assetto. Mentre infatti Takeru aveva agganciato
alla vettura una roulotte in grande stile-Hikari gli rinfacciò più e più volte
come mai non avesse guidato direttamente la roulotte, ma lui spiegò che si
trovava meglio in macchina, scatenando reazioni contrastanti-, Hikari dovette
avere a che fare con la tenda, perché durante la notte si erano spostati gli
equilibri interni del telo. In poche parole, era al limite
dello scatafascio.
“Sai pescare?”
“Ovviamente!”
“Ah sì? E come mai non hai messo alcun verme all’amo?”
I due erano seduti in
riva al lago con delle canne da pesca.
Che nessuno delle due sapeva usare...Solo che non l’avrebbero mai
ammesso l’uno davanti all’altro.
Fu quando la lenza di Takeru cominciò a tirare che Hikari bruciò per la
sconfitta e decise di riposarsi un po’.
Non si fece vedere per
tutta la serata, mentre Takeru gioì per dei minuscoli pesciolini che riuscì a raccogliere.
“Oggi mi sento proprio in
vena di fare un bagno!”
La mattina dopo, mentre
anch’io mi stavo godendo un po’ di sano sole terrestre, Takeru ebbe la
splendida idea di gettarsi nel lago, visto il caldo.
Peccato che anche Hikari
avesse avuto la stessa pensata, e che aveva solo un
asciugamano addosso.
La scena successiva fu la
seguente:
“Screanzato!MANIACO!”
“Ma avessi almeno visto qualcosa!”
“COSA???” Sciaff.
Takeru per quel giorno
rinunciò alla propria igiene personale e ne ricavò un bel segno a forma di mano
sulla guancia.
Quella sera fu lui a non
uscire dalla roulotte.
Al quarto giorno, stavo cominciando a spazientirmi.
A parte la
prima sera, gli altri giorni erano stati un disastro, nonostante iniettassi in
loro la voglia di fare cose insolite-come pescare per
Hikari, che non si avvicinava mai ad un essere vivente per mangiarlo, o far sì
che Takeru facesse il bagno nel lago, lui che era abituato alle Jacuzzi.
E avevo pochi giorni per compiere il mio prossimo punto.
Maledetto primo bacio.
“Ma,
caro! ¿dòndeestà?”
“Mi amor,
Maria, siamo arrivati!Carla, Juan!”
Qualcosa aveva rotto la quiete del posto.
Takeru si stava vantando
della sua abilità nella pesca e stava inventando la storia di un possibile
antenato pirata di fronte ad un’Hikari sempre più
attonita che non sapeva se ridere o piangere.
Però quantomeno quel giorno si erano rivolti la parola.
“Oh, Felipe! Dos enamorados!”
“Enamo...che?!”disse schifata Hikari, rinunciando ad assaggiare il pesce
crudo, per quanto fosse giapponese.
Una
famiglia composta di quattro persone prese posto con la roulotte nello spazio
consentito.
Oh no, questo non era
previsto.
Il capofamiglia, che, a
quanto avevo capito, si chiamava Felipe, era un uomo
imponente, con due baffi neri arricciati alla punta. Vestiva un sombrero assai
eccentrico.
La moglie, Maria, era
anch’essa una signora corpulenta, dalla carnagione scura, ma aveva un sorriso
splendente.
Due bambini scesero
anche.
La femminuccia aveva
preso da entrambi i genitori, capelli neri raccolti in lunghe trecce e un po’ rotondetta; il maschietto, invece, sembrava un follettino, per quanto agile e vispo sembrava.
Tale combriccola doveva
aver scambiato Takeru e Hikari per ciò che sarebbero
dovuti essere:una coppia.
“Nosotrossomos una familiamexicana, losOrtès.
Yosoy Felipe, ella es Maria, ellos son mis hijos, Carla y Juan. Mucho gusto.’’
Hikari strinse inebetita
una mano a tutti loro; Takeru non aveva capito assolutamente un accidente, ma
si affrettò ad imitarla.
“Siamo qui porquenos poveri bambini son già stressati del cole.”spiegò
Maria sussiegosa, mentre i bambini si accapigliavano.
“Cole?”chiese Takeru,
frastornato.
“Oh, cole, escuela, come la chiamate?”
“Scuola”sorrise Hikari, pensando tra sé e sé a come si poteva
essere stressati della scuola a settembre.
Tuttavia rivolse loro un sorriso luminoso, che i due bimbi ricambiarono,
seppur con la loro dentatura incompleta.
Takeru, a sua volta,
digrignava i denti.
Immaginavo che non fosse
un tipo propriamente paterno.
Gli Ortès
mi sarebbero potuti tornare molto, molto utili...
Ed ecco a voi la vostra
ritardataria preferita!XD XDAhahah
è giunto il momento di vacanze anche in questa fic!Ragazzi
scusatemi se mi faccio sentire solo ora e soprattutto se aggiorno fic che non avrebbero così bisogno di aggiornamento quanto
altre!XD Ma io amo questa storia!!*___* E finalmente nel prossimo cap ci sarà
il tanto atteso BACIO!Solo, in una maniera che non credo vi aspettiate...
Questo cap è per tutti coloro che leggono, recensiscono, e quant’altro...Dedicato
in special modo a Kalie
per i suoi vent’anni(AUGURI
TESOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO) e a Sae, DarkSelene89Noemi
e Sora89 per i loro esami di
stato!Buona fortuna girls!Vvb!^^
Spero di tornare
prestissimo con nuovi aggiornamenti!!
HikariKanna
“Dunque tu hai velleità
linguistiche?”
“Oh, Takeru, dovresti frequentarmi più spesso, hai
aggiunto al tuo vocabolario ‘velleità’!Ad ogni modo,
in che senso?”
“Non pensavo sapessi lo spagnolo!E comunque non ci
tengo a frequentarti più spesso!”
“Idiota, non so lo spagnolo, ma non mi è sembrato difficile capirli!D’accordo,
sono una donna e in me c’è più materia grigia, però...”
Ecco un’altra
meravigliosa discussione tra i miei due beniamini.
Gli Ortès
si stavano rinfrescando e integrando nel posto, mentre Takeru
e Hikari si davano al loro passatempo preferito:battibeccare.
“Hikari?”
Una voce infantile interruppe il dialogo.
Carla tirò Hikari per il braccio, mentre la fotografa stava
analizzando le ultime sue creazioni immortalate con la digitale.
In effetti la ragazza si era data ben da fare, e persino Takeru aveva ammesso che “quelle foto da romanzo rosa non
erano poi così ributtanti”.
“Sì, piccola?”
Takeru mimò con le labbra, schifato, la parola “piccola”.
“¿Como si usa?”
Carla le rivolse un sorriso
sdentato.
“Vieni qui...Basta
premere questo tasto. Metti a fuoco...e voilà!”
La bimba fece quasi
cadere la macchina fotografica, ma Hikari- d’altronde
preoccupata per la fine della sua macchina fotografica- la sostenne
maternamente. Non era mai stata così dolce, davvero!Mostrava ogni mossa da
esperta consumata quale poteva sembrare a una bambina
di quell’età, le faceva notare l’angolazione più
giusta per immortalare ogni momento, la prendeva in braccio...
Anche se non voleva, Takerusi incantò a guardarla. La
luce crepuscolare le illuminava il viso, il sorriso, le braccia nivee e sottili.
Si riprese subito grazie
a Juan.
“Puah.
Roba da mujeres fotografare il tramonto.”
“Sono d’accordo con te,
ragazzino. Ehi, è un pallone da basket, quello?”
Takeru, per la prima volta, pareva interessato sul serio a qualcosa
che non fosse il dormire, il mangiare, o una bella
ragazza.
Ma dovevo aspettarmelo, era o non era un campione del basket a
livello internazionale?
Arrancando col braccio
ancora infortunato, il biondo recuperò il pallone, ritrovando il ritmo del suo
leggendario palleggio.
“Sei un fenomeno...!”si
stupì Juan a bocca aperta, afferrando il pallone che Takeru gli aveva lanciato.
“Ehi, con chi pensi di
avere a che fare? Sono uno dei più grandi...”
“...E famosi giocatori di pallacanestro. Io sono uno dei pochi che...” Takeru si fermò offeso, mentre Hikari
continuava a scimmiottarlo,mentre i signori Ortès sorridevano misteriosi.
“Che
c’è, oggi non mi delizi con la solita tiritera?” sorrise Hikari
ironica.
“Juan!Lascia
subito il mio pallone da basket!!”
Carla strattonò
il fratellino bruscamente.
“Maledette donne”sussurrarono entrambi gli uomini.
“¿Maria,
has visto quel che he visto
yo?”
“Sì, Felipe.
Cuàndo dos completano le
frasi l’uno dell’altra...”
“¡Es
amor!”
“Così, siete una famiglia
messicana in vacanza? Quanto vi fermerete?”
“Sì, como
vi abbiamo spiegato nosotrossomos
la familiaOrtès.”Esplicò ulteriormente la signora Maria.
In onore del loro arrivo,
era stata organizzata una grande cena in stile puramente
messicano.
Peccato che sia Hikari sia Takeru avessero quasi
esalato fuoco una volta mangiati i rispettivi tacos.
“Ci fermeremo solo per un
weekend, il tempo che noshijos
si rilassino un po’.”completò il signor Felipe.
“¿Y vosotros?”domandò
impertinente Juan, scostando il ciuffo corvino.
“Io mi sto riposando per
via del braccio. Speravo di farlo lontano da lei, ma...”
“E io”puntualizzò Hikari piccata “Mi stavo concedendo
gli ultimi giorni di ferie, però a quanto pare a causa di questo seccatore non posso farlo!”
Takeru le fece la linguaccia, provocando le risa di Carla.
“¡Hikari
fa delle foto tanguapas!”cinguettò
quest’ultima.
“Perché
non ci facciamo una bella foto?”propose la diretta interessata.
“¡¡Sì!!”strillarono i
bambini contemporaneamente.
La serata finì con una
maratona delle foto più stupide possibili.
Linguacce, strane
espressioni e quant’altro finirono nella memoria
della macchina di Hikari.
“Se mi date un indirizzo
di posta elettronica potrei mandarvele tutte!”
“Oh, si, soy uscita così bene in certe foto...¡Però manca una foto
importante!”commentò Carla, mentre Juan annuiva con
aria grave.
“Cioè?!”
Juan pizzicò forte il braccio malandato di Takeru,
facendolo sobbalzare e spingendolo contro Hikari, che
si ritrovò fotografata mentre il cestista la baciava sulla guancia.
Lei aveva la bocca
spalancata dallo stupore.
“Guai a te se la
cancelli...¡La voglio vedere questa foto cuàndo torno
a casa, eh!”minacciò la piccola peste.
“Ed
ora...¡Buenasnoches!”
L’intera famiglia si
dileguò per andare a nanna, e Chris sospirò.
Lui adorava i bambini, di
qualunque età, sesso, colore e razza fossero.
“Almeno hanno una foto
insieme eh, Dai?”
“Già!Ma io devo arrivare a farli baciare...Guarda...E’ una situazione perfetta!
È notte...La luna...l’astro degli innamorati!...e loro
niente!”
“Puah!Che
schifo, mi hai baciato!”
“Grazie al cielo solo sulla guancia, tanto ti è anche piaciuto!”
“Non direi affatto!”
Hikari si strofinò forte la guancia, orripilata.
“Stai dicendo un mucchio
di sciocchezze, meglio finirla qui e dormire!”
Così dicendo, Takeru girò sui tacchi e scomparve nella propria roulotte.
Hikari si strofinò la guancia ancora.
E stavolta sorrise controvoglia.
“Per curiosità, ma Ayame dove l’hai lasciato?”
“Ti ricordo che ho tre bodyguard a casa? Inoltre la mia chef
personale sta rientrando dalle ferie, e il mio maggiordomo privato
anche!”
“Hai una famiglia numerosa, vedo.”
Un’altra giornata
cominciava, la seconda con gli Ortès.
“I messicani vanno via
stasera?”
“Credo di sì...Oppure domattina, non saprei!”
Takeru fissò Hikari truce per un momento.
“Non stiamo litigando.”
“Da circa due minuti.”
Esclamarono all’unisono:” E’ gravissimo!”
Poi scoppiarono a ridere
insieme, per fermarsi smarriti.
“Non osare abituarti.”
“Nossignora!”
“¡¡Holachicos!!”
Hikari sorrise, e Maria continuò.
“Hoyes l’ultimo dìa che siamo
qui...Partiamo domattina!¿Che ne dite di una piccola festa por lastardes?”
“Un’altra festa?!”sospirò Takeru.
Hikari gli rifilò una gomitata. “Non ci sei forse abituato?”
“A ben altre feste!”
“Solo perché non ci sono donne che puoi rimorchiare non significa che non sia una festa!”
“¿Dos tiri?”
“Sì, Juan,
leviamoci di torno queste ragazze invidiose!”
“Di te proprio!”
I coniugi Ortès si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Riflettei che mi erano
molto utili e che avrei aspettato la festa di quella sera per agire. Il
prossimo passo era il bacio, continuavo a ripetermi.
La giornata scorse in
fretta.
E la serata arrivò altrettanto presto!
“Secondo me, anche tu ci
sei un po’ affezionato!”
“A cosa, a quei mitteleuropei?”
“Ignorante, i
mitteleuropei sono gli abitanti dell’Europa centrale, cosa vuoi
che c’entrino con questi messicani?!”
“Non si sa mai”fece
spallucce Takeru.
“Se
un giorno mi occupassi dell’istruzione, non la proporrei facoltativa per gli
sportivi!”
Takeru le scoccò un’occhiataccia.
“So molte più cose di
te!”
“Oh, certo, perché saper applicare qualche schema di basket significa avere una
straordinaria cultura!”
“E comunque
non sono affezionato a quella stramba famiglia.”
“Sei ingiusto, hai passato gli ultimi due giorni a farti adorare da quel
bambino!”
“Non mi sembra che tu abbia fatto diversamente con Carla!”
Hikari si prese la testa tra le mani.
“Inutile continuare con
te, non ha senso!”
“Ragazzi, è tutto
pronto!”
“Ma
questi messicani non fanno altro che mangiare?!”
“Cos’è, uno strappo alla
tua dieta di hamburger e maionese?”
Felipe accese un falò attorno al quale si radunarono tutti.
E, come spesso accade per voi umani, fu l’occasione per
raccontarsi le proprie vite, i propri sogni, le proprie speranze.
Finché Carla non s’impuntò a giocare al gioco della verità.
“In che cosa consiste
esattamente?”
“¡Semplice: o dici la
verità o paghi pegno!”esclamò la bambina con un ghigno malefico, senza nemmeno
usare una parola di spagnolo.
“D’a...D’accordo!”
Avevo come la sensazione
che si era appena rovinata.
“Takeru,
ti prego...anche tu...¡Per favore!”
Certo che Juan lo adorava davvero!
“Tsk. Non
mi tiro mai indietro.”
“¡Inizio yo!”
Carla scrutò attentamente
le potenziali vittime.
“¿Takeru,
pegno o verità?”
“Verità.”
Takeru manteneva le braccia ben conserte, il sopracciglio destro
alzato in un’aria di puro scetticismo.
“Vediamo...¿eres fidanzato?”
“No. È questo il massimo delle domande che sapete elaborare?” Hikari gli rifilò una gomitata.
“Gioca con me, Carla, non
dare retta a questo scorbutico!”
Il viso di Carla, da gonfio e rosso per la rabbia, si calmò e la bambina
assunse una strana espressione.
“¿Pegno o verità?”
“Pegno, dai!Basta che non
mi facciate fare il limbo o cose del genere!”
Carla si consultò col fratellino, che aveva la stessa sua espressione.
“¡Un beso
a Takeru!”
Hikari sorrise.
“Sapevo che era questo!Quasi
ci speravo!”
I due Ortès sorrisero, mentre Takeru
era sempre più preoccupato e si allontanava.
“Dai,
mica ti farò male!”
Hikari gli mollò un ceffone.
“AHIA!”
“Ci sono andata leggera!”
Takeru la fissò in cagnesco. “Sei una stupida, beso non vuol dire schiaffo!”
Hikari perse il suo sorriso.
“Cosa?
E che vuol dire, Carla?!”
Quasi quasi
mi mancavano le bandierine per fare il tifo o l’accendino per il momento
catartico che si stava preannunciando. Noi angeli
sappiamo tutte le lingue, in primis quella del cuore, e non avevo
tardato a capire che Carla voleva farli baciare.
Takeru deglutì vistosamente, avvicinandosi al
volto di Hikari.
Le accarezzò i capelli,
prima di portarsene una ciocca alle labbra.
Le appoggiò una
mano-quella appartenente al braccio distrutto-su una spalla, mentre l’altra piano piano risaliva il
contorno del suo viso.
Hikari era completamente ipnotizzata, e non sapeva, non riusciva,-sperai- non voleva muoversi.
Takeru le toccò leggermente le labbra con le sue, per quello che parve
un lunghissimo istante.
“Questo.”
“Tu. Mi. Hai. BACIATO?!”
“Ehi, chi ha chiesto di
pagare pegno?”
Hikari si strofinò le labbra, disgustata.
Juan esibì la sua dentatura a tutto tondo.
“¡Vosotros,
a dormir!”
Carla abbracciò di
slancio Hikari, ancora sotto shock.
“¡Buenasnoches!”
“No...notte...”
In pochi minuti rimasero
soli i miei beniamini.
E...Sì ce l’avevo fatta!O meglio, i miei cari amici messicani
avevano compiuto il miracolo!
Potei sbarrare anche la spunta
“Primo bacio”.
Forse però non era stato
proprio un bacio e...
Consultai il primo
vocabolario utile per la voce bacio.
“Atto compiuto applicando
le labbra e premendole, per un tempo più o meno lungo.”
Perfetto.
SI ERANO BACIATI!!
Improvvisai una ola con Chris.
“E
adesso devono fidanzarsi!”
Chris rise. “Salà lungo e diffiscile, Dai!”
Hikari si stese sull’erba fresca e illuminata dalla luna.
“Mi spieghi perché te la
sei presa così tanto?”
Lei alzò la testa, sospirando.
“Mi hai
baciato, ti rendi conto?”
“Certo. Hai delle labbra
morbide.”
“Le tue sanno di limone.”
“Non abbiamo mangiato
niente che sappia vagamente di limone.”
“Questo non significa
nulla. Sai di limone.”
“Modo gentile per dire
che sono acido?”
“Sarei gentile ora, secondo te?”
Takeru la osservò per un momento.
“E’ stato soltanto uno
sfregarsi di labbra. Hai indossato la mia tuta, sei venuta in
casa mia, ti ho quasi investita. Perché ora ti
formalizzi per uno stupido bacio voluto per gioco?”
“Tu proprio non capisci,
eh? Per me, per noi ragazze è un gesto importante. Ma tu sei talmente abituato
ad avere una ragazza al giorno che non arriverai mai a
comprendere.”
Si alzò rossa in viso.
Takeru continuava a sorridere enigmatico.
“E tu sei talmente presa
da me che non te ne accorgi.”
Hikari si fermò.
“Io non sono presa da te!Non
lo sarò mai!Sei solo uno stupido presuntuoso!Non mi è piaciuto
baciarti...Semplicemente non avevo capito il pegno!E se sei tanto idiota da
credere di avere il mondo addosso tu...”
“Vuoi calmarti, per favore?”
Lui la prese per un
braccio, ma lei guardò un punto imprecisato del terreno.
“Se
tu fossi un’attrice, non dovresti mai girare scene d’amore, allora?”
“E’ una cosa del tutto diversa. Questo scenario è troppo romantico per essere sprecato così.”
“Certo, perché dovresti stare qui con Mark.”
“Assolutamente no”
La moretta rispose piccatissima.
“Vorrei stare qui con
qualcuno di veramente speciale. Né con te né con Mark.”
“Potrei offendermi per
essere stato paragonato a quel carciofo.”
“Fa pure,
non m’interessa.”
“Oh, Hikari...Un
giorno riuscirò a strapparti di bocca la verità.”
“E sarebbe?”
“Io ti piaccio da morire. E tu stai combattendo con te stessa per non
ammetterlo.”
“Ma
se io...io ti detesto, imbecille!”
Hikari gli gridò addosso per un po’, sbattendo i piedi per terra.
Takeru continuava a ridere.
“Un giorno te lo
dimostrerò!”
Hikari fece per mollargli un altro schiaffo, poi lasciò perdere con un
urlo terrificante e tornò a dormire.
“Il soggiorno delle tue
vittime è finito, non è così?”
“Sì, Ken....Ed ora mi godo un po’ di vacanze io sulla mia
nuvoletta!”
Rotolai contento più e
più volte sulla soffice nuvola bianca.
Il bilancio in fondo era
stato positivo.
Il giorno dopo il bacio,
gli Ortès erano partiti e la sera stessa Takeru aveva fatto la conoscenza di strani rettili e
insetti(mi sembrò che Hikari non fosse del tutto
innocente al riguardo).
Ed era stato il loro turno; Hikari si
lasciò convincere a farsi accompagnare ancora una volta dal cestista.
In quel momento, mentre a
Chicago si preannunciava una notte serena, io
finalmente potevo parlare tranquillamente col mio migliore amico.
“Sono felice che tutto
stia procedendo per il meglio...”
Notai una strana nota d’inquietudine.
“Ken,
c’è qualcosa che non va?”
“Ecco...Io...Miya...”
Drizzai le antenne.
“Che sta succedendo,
amico?”
“Abbiamo deciso di diventare umani, Daisuke.”
Miyako interruppe i miei pensieri.
Cercai di parlare, ma
niente di sensato fu capace di uscire dalla mia bocca.
“Umani?”
Miyako prese la mano del suo adorato Ken.
“Ma...Ma
potete prendervi una nuvoletta e basta e...Insomma...Fino a qualche tempo fa
eravate restii anche solo ad ammettere di essere innamorati e...Non potete
abbandonarmi...”li implorai, rendendomi conto di quanto suonasse assurdo.
-Non potete abbandonarmi-frullava
come una gigantesca zanzara nella mia testa e non mi lasciava
tregua.
“Daisuke...”cominciò
Miyako, ma Ken le fece
cenno di fermarsi.
“Amico mio, ci abbiamo pensato parecchio. Io la amo, e, questo spero sarà per sempre, lei ama me. Scegliersi una nuvola...Far
nascere nuovi angeli da essa...Non è quello che vogliamo. Io voglio stare solo
con lei. E nessuno di noi due vuole più aiutare
nell’ombra. Non vogliamo venir dimenticati, una volta
compiuto il nostro dovere.”
L’immagine di Reiichi mi piombò davanti.
“E
cosa farete, lì?”
“Il capo ci aiuterà. Lo
sai anche tu quali sono le regole, no?”
“Certo...”sussurrai con
un fil di voce.
Le regole del capo sono
molto chiare.
Esistono due specie di esseri antropomorfi:ovviamente voi umani, e poi noi
angeli.
Se gli umani vogliono
diventare angeli, devono morire e in punto di morte esprimere il desiderio di essere angeli. Se gli angeli
vogliono essere umani, devono volerlo in coppia.
Ma attenzione:un umano divenuto angelo non può tornare indietro, mai.
Ken e Miyako erano due angeli che
volevano e potevano diventare umani.
In casi del genere, il
capo forniva loro delle identità di persone sempre trasferitesi. In modo da non avere troppe rogne per modificare la memoria delle
persone.
“Sapete già chi sarete?”
“Manterremo i nostri nomi.”mormorò Miya. “ Ken sarà KenIchijouji,
un ispettore di polizia. Io, la signora MiyakoInoue in Ichijouji, farò
l’infermiera. Almeno qualcuno non sarà scettico, quando dei poveri malati
affermeranno di aver visto un angelo.”
Avevo sempre creduto che seguire i propri desideri fosse solo positivo, non portasse che sorrisi e gioia. Vedendo Miyako e Ken, i migliori amici
che potessi avere, mi rendevo conto di sbagliare.
Quanto dolore porta il
rinunciare a qualcosa, anche se in vista di una gioia immensa.
“Bè,
allora...Buon viaggio. Vi guarderò dall’alto.”deglutii
tra le lacrime.
Le nostre non sono proprio lacrime, sono fili di quelle che voi chiamate
pietre preziose. In quel momento io stavo creando un’intera miniera di rubini.
Ken dava origine ad ametiste, Miya a
topazi; era tutto straziante ma doveroso.
Abbracciai forte un
compagno di tante avventure qual era stato Ken,
mentre Jun sopravveniva per salutare anche lei.
“Dove
vivrete?”
Ken sorrise.
“Daisuke
si occupa di Hikari e Takeru,
no? E noi ci trasferiamo a Chicago!”
“Abbiamo pensato di darti una mano anche noi...Sebbene tu non mi sopportassi
più di tanto, eri e sei uno dei più grandi amici che
io potessi sperare di incontrare.”
Miyako si strinse a me in un abbraccio fraterno.
Poi Ken
le ricordò che dovevano andare.
“Ci mancherai tanto.”
“Non smetterò mai di
pensarvi.”
Mi frizionai il viso con
insistenza, quando notai l’arrivo del capo.
Non capii
bene la procedura, fu solo un grande istante di luce e un paio di
sorrisi.
Non mi rimase più nulla
in cielo.
Chris, appena seppe la notizia, arrivò e cercò di consolarmi come
solo i baby angeli possono fare.
Io osservai l’alba
nascente a Chicago.
In quel momento, due
giovani coniugi appena arrivati negli Stati Uniti parcheggiarono di fronte ad
un’imponente villetta.
Yeah, ce l’ho finalmente fatta!!!!!!!!!!
Questo capitolo non mi
piace granché... Ma è quanto di meglio sono riuscita
ad elaborare in questo periodo! In realtà dovevo pubblicare l’1 ma il computer
fa i capricci!!
-_-°°
Memi, Kari89, spero non ve la prendiate per quel che è uscito questo
capitolo!In teoria è...un piccolo regalo di compleanno
per voi XD
Ma se in pratica non vi piace, non fa assolutamente nulla! È un
capitolo che doveva introdurre la seconda parte di questa fic...
Il bacio, l’avevo
immaginato un po’ diversamente(Dena, tu lo sai bene),
ma poi ho preferito scriverlo così. E Ken e Miya dovevano diventare umani nel 18 capitolo o giù di lì XD
Adesso comincia il vero
divertimento qui XD XDXD
Ma attendo vostri
commenti su questo esperimento di 11 capitolo XD
Un grazie infinito, come sempre, a chi mi legge, recensisce, a chi mi sostiene,
a chi semplicemente è l’ispirazione delle mie storie.
L’alba illuminava l’automobile di Ken, rendendola da un grigio metalizzato quasi arancione.
Il proverbiale freddo di Chicago stava tornando.
Nonostante, infatti, settembre non fosse ancora concluso, la
temperatura era notevolmente crollata.
Una donna scese dalla vettura, scrollando i lunghi capelli
violacei.
Non erano cambiati affatto,
dopo la trasformazione.
Ricacciando ancora le lacrime, volai controvoglia fino a casa di
Hikari.
“Hai anche uno studio?” “Sì, e spero di riuscire a pagarmi presto l’affitto.
Oppure dovrò trasferire tutto a casa mia.”
Hikari sbadigliò, rivolgendo un sorriso al sole che faceva
capolino.
“Immagino sia un caos, no?”
“Cosa?”
“Non hai tempo da dedicare alla tua vita privata, figurati sia a
casa tua sia all’ufficio!”
Takeru fu colpito da uno sguardo glaciale.
“Sono piccoli entrambi, e poi lo studio di una fotografa non
credo debba brillare per ordine!”
“Sai che poi non ho più visto le foto del calendario?”
“Te lo regalo per Natale, guarda”
“Sempre così dolce?”
“Takaishi, non è ancora del tutto mattina e già cominci a stufarmi?”
Per un po’ il silenzio avvolse l’auto. Hikari, in un gesto
istintivo, si portò le dita alle labbra.
Sapevo cosa stava pensando. E non fu difficile nemmeno per
Takeru ipotizzarlo, dal momento che disse: “Credevo
non ti fosse piaciuto.”
Lei arrossì.
“Infatti non mi è piaciuto.”
“Come sapevi che mi riferivo al mio bacio da maestro?Poteva anche essere il
soggiorno in campeggio.”
Hikari rispose acidamente. “Ora te ne vanterai fino allo sfinimento, vero?” “No. Per quanto tu non possa
crederci, sei totalmente diversa dal genere di donna con cui esco.”
“Dovrei prenderlo come un complimento?”
“Dipende come lo vuoi vedere. Un giorno finirai
con l’ammettere che ti piaccio.”
“Quando sarai lontano da me tre anni-luce, forse.”
“Finirai con l’amarmi.”
Hikari restò zitta.
Takeru parcheggiò, divertito.
“La vedi questa quercia?”
“Certo.”
L’imponente albero, così fuori posto di fronte a un appartamento
in pieno centro, si ergeva a due passi dal palazzo di Hikari.
“Rappresenta il mio odio per te, mettitelo bene in testa.”
La ragazza sbatté forte la portiera, prima che Takeru si
decidesse a sfruttare il clacson.
“Almeno restituiscimi la famigerata tuta!”
Hikari sbuffò, salì velocemente per le scale, prima di mollargli
una busta.
“Così non dovrei più vederti.” “ Difficile. Lavori con la mia migliore amica…E Ayame
non vede l’ora di riaverti vicina.”
Hikari scosse la testa.
“Perché ho finito con l’incontrarti?”
Takeru sorrise.
“Forse era destino.”
Non avevo voglia di far concludere il
loro dialogo, ma era sempre un punto pericoloso, quando arrivavano a parlare di
destino.
Avrei potuto farmi scoprire!
E, d’altronde, avevano avuto fin troppi giorni per parlare…! Perché dovevano
ridursi alle sei di mattina, quando avevo sonno pure io?!
Hikari sorrise, esasperata.
“La definirei piuttosto Sfortuna!”
Takeru sorrise a sua volta.
“Hai delle labbra morbide.”
Hikari arrossì ancora di più, voltandosi.
“Ci si vede. Spero non troppo presto.”
Takeru sogghignò, da bravo latin lover consumato.
“Come sarebbe a dire?”
“Takeru, il campeggio ti ha giovato a ben poco!”
“Ma…Dottor Robinson…Non posso tornare fra tre mesi!”
“Se tornassi prima in campo, potresti rischiare di farti male
sul serio. Il tuo è un normalissimo braccio rotto. Tra un centinaio di giorni
tornerai come nuovo. ”
“Ma…”
“Niente ma, Takaishi!Dedicati ad attività filantropiche, leggi…Ma sta lontano
dal campo…Ti concedo di stare solo sugli spalti!”
Takeru abbassò la testa, sconfitto.
“MALEDIZIONE!!Non è servito a niente,
quel soggiorno!”
Schiumante di rabbia, Takeru sferrò un pugno al muro.
“Signorino, non vorrà rompersi anche l’altro braccio.”
“Ed, potresti risparmiarmi il tuo sarcasmo, per oggi?”
“Credo che Edward abbia ragione,
signorino Takeru. La prego di non avere reazioni inconsulte. Chissà come
potrebbe reagire la signorina Véronique.” “Steve…Come mai ultimamente citi spesso Véronique?
Cos’è, attraverso te mi vuole controllare? Solo ora si
preoccupa di come sto?”
L’espressione professionale di Steven sembrò venir meno per un po’, poi si riassettò gli occhiali da sole.
“Si preoccupa di lei come ce ne preoccupiamo
noi. Signorino Takeru, lei è fuori di sé.Continui la fisioterapia…”
“…Inoltre, dedicarsi alla beneficenza non
farebbe che incrementare la sua immagine positiva.”concluse Nat.
Takeru si strofinò gli occhi, stanco.
“Per ora, credo che mi concederò un po’ di riposo. Il viaggio di
ritorno non è stato una passeggiata, con quell’acida di una fotografa.”
Era ora di un riposino anche per me!
“DAISUKE!!”
Riconoscevo quella voce.
Non era propriamente angelica.
“Jun, perché non ti trovi un hobby che non sia controllarmi ogni
minuto?”
“È che non trovo più Miyako! Dovevo chiederle se uno dei suoi
‘pazienti’ necessita di un angelo da the…Il capo sembrava piuttosto strano, quando mi ha chiesto
di prendermi cura di Miyako. Di solito è il contrario.”
Col cuore gonfio, mi svegliai del tutto.
“ Naturale che non trovi Miyako. Non è più qui.”
“Lo sai che non è un problema per me raggiungerla in missione.” “Jun, non si tratta di una missione. Lei…non è più un
angelo.”
Per poco non rischiò di perdere l’equilibrio, ma le sue ali la
sostennero prontamente.
“Quindi il capo vuole farmi diventare
l’angelo del the di Miya.”
Boccheggiò un attimo.
“Ha…Ha deciso di…È
diventata umana.”
Annuii.
“Non la dobbiamo vedere in maniera negativa, in fondo. Basta che
ci sveliamo e potremo parlare con Ken e Miya come i vecchi tempi. In più tu
sarai il suo angelo del the, no?”
“Da-Daisuke…E quando…” “Non ci voglio pensare. Tu quindi
non ti occuperai più di Oomae?”
Mi guardò come se non mi avesse mai visto.
“Oomae è …È
cresciuta un bel po’, sai? Non vuole
più giocare con le bambole.”
Tirò su col naso.
“Immagino sia naturale. È la vita, lei è
cresciuta e …”
“E ora non riesce più a vederti.”
Scosse la testa, in preda ai singhiozzi.
“Se solo volesse farlo …”
Alzai le spalle.
“Forza sorellona…Chicago ci aspetta.”
“Strano vedervi senz’ali.”
Sorrisi.
“Oh, è molto più strano per noi. Non
hai idea di quante volte siamo caduti. In più, ora ci facciamo anche male,
quindi dobbiamo proprio stare attenti.”
Una domanda mi usciva spontanea, avrei voluto frenarla ma quasi esplodeva.
Jun mi guardava di sottecchi.
“Ti stai chiedendo perché, vero, Dai?”
La voce di Ken non voleva suonare come un’accusa, ne ero sicuro.
Deglutii.
“Già.”
“Daisuke…Se un giorno t’innamorerai…”
“Miya…A parte voi, non ho mai visto angeli
innamorati.”
Ken represse una risata. Era meno luminoso, ma non era la sua espressione.
Quella era decisamente radiosa.
“Perché non ci hai mai fatto caso. Noi
abbiamo solo scelto diversamente. Siamo in pochi, ma…” “Daisuke, io voglio dei figli da Ken. Non una nuvola
da cui poi escano degli angeli. Sono disposta a morire per
questo.”
“E non vogliamo essere dimenticati.” Aggiunse lui, come fosse un commento
superfluo.
Ripensai allo scoramento di quando avevo scoperto di Reiichi. Potevo capirli, in parte.
“Ma…Avete
pensato ai vostri amici angeli?”
“Non mi sembra di avervi perso. Siamo qui, umani, e vi stiamo parlando.”
“Morirete, Miyako.”
“Quando accadrà, chiederemo di diventare angeli. Lo sai che gli umani in punto
di morte lo possono fare. Cambieremo volto, però resteremo sempre noi. Vivremo
vite, storie, avventure diverse. Ma in questa vita, io voglio stare con Ken da
umana.”
“Ed è quello che voglio anche io. Daisuke, non ti chiediamo
di comprenderci. Almeno di non giudicarci.”
Jun prese la parola, quasi fosse esausta di quella
conversazione.
“Adesso basta, fratellino. Le tue ‘vittime’ devono andare al
concerto d’inaugurazione, non è il caso di perdersi quest’occasione.”
Abbracciai Ken e Miyako, promettendo loro che sarei tornato al
più presto. Cercarono di dirmi qualcos’altro ma dovevo
volare via.
Avevo completamente dimenticato il concerto!!
Véronique aveva trovato un nuovo lavoro per Hikari.
Lei, infatti, entusiasta come non mai, sedeva
in prima fila…Da fotografa ufficiale della Chicago Symphony Orchestra!
Accanto a lei, in un posto altrettanto chic e riservato, sedeva
un Takeru imbronciato.
Poco tempo e avrebbero cominciato a vedersi anche senza il mio
aiuto.
Immaginai che Hikari gli avesse fatto delle foto, perché Takeru
insisteva nel prenderle la macchina fotografica.
Quando infine l’orchestra, e soprattutto una violinista
particolare, salirono sul palco del teatro, si
fermarono per applaudire.
Nei giorni precedenti la trasformazione di Ken e Miyako, mi ero
fermato a riflettere su come, dopo il bacio, il passo successivo fosse il
fidanzamento.
Il risultato fu che dovetti sciropparmi diversi film d’amore.
Vidi ogni genere di dichiarazione, di primo bacio, di relazione possibile sul
piccolo schermo. E nessun trucco che fosse particolarmente valido per Hikari e
Takeru.
In quel momento, però, ricordai che spesso i protagonisti di un
film s’incontrano a teatro. Eccola, eccolo. Lei/lui siede
su un palchetto e lo/la guarda estasiato, quasi in lacrime. Spesso e volentieri
i due vanno a vedere una storia d’amore, possibilmente tragica, per cui
s’immedesimano totalmente nei personaggi fittizi.
Ed ecco. Il momento del bacio, della dichiarazione, di quel ti
amo tanto sofferto… Gli sguardi dei due s’incrociano.
E chiunque guardi il filmsa che in quel momento è scattato l’amore
totale.
Peccato che Takeru e Hikari fossero vicini, quindi non c’era la
tensione dell’impossibilità di raggiungere l’amato.
In più, era un concerto di musica classica, non una storia
d’amore. E avevo seri dubbi che i due si sarebbero
immedesimati nelle note di Chopin.
Mi sbagliavo. Rimasero zitti e, se Takeru stava per
addormentarsi, non lo diede a vedere.
Ispezionai la sala. Per la prima della stagione concertistica,
le autorità locali erano tutte presenti e pompose. Notai inoltre Ken e
Miyako.Non me l’avevano detto che
sarebbero venuti anche loro! Notai come il pubblico femminile mangiasse con gli
occhi Takeru. Vidi Sora e Taichi seduti a metà circa della platea. Lei aveva
gli occhi lucidi.
“Bu!”
Sobbalzai.
“Maledetto disgraziato d’un angelo della
musica brutto schifoso la prossima volta che…”
“Ehi, calma, Daisuke!”
“Yamato, compari sempre nei momenti più impensati!”
“Sbaglio o ti avevo detto che ero diventato l’angelo della
musica di Véronique?”
La indicò.
“L’ho aiutata con un piccolo trucco,
altrimenti il suo dito le impedirebbe di suonare. Ma
ci teneva così tanto.”
Fece spallucce.
“Altri due angeli ci hanno abbandonato?”
Guardava verso Sora e Taichi, perciò non capii subito a chi si stesse
riferendo.
“Ah, bè, lo sapevamo.”
“Già. Si sa sempre tutto, da lì.”
Come sempre, aveva uno strano tono di voce.
L’orchestra fece una piccola pausa, per accordare alcuni
strumenti per i prossimi brani. Hikari si alzò, estasiata, per fotografare
alcuni musicisti e le autorità.
Takeru si fermò a parlare con un certo Iori, il suo sguardo, da
contratto, si fece sollevato, quando abbracciò l’amico.
Immaginavo fosse lo stesso Iori che gli lasciava messaggi su messaggi alla segreteria telefonica.
Ken mi sorrise, e mi spinse ad uscire,
proprio come aveva fatto Yamato due secondi prima di me.
Non capivo perché volesse incitarmi ad
uscire; mi fece semplicemente l’occhiolino e riprese a coccolare Miyako.
Non mi ero preoccupato di dove potesse essere finito Yamato; del
resto, era quasi un’ombra che andava e veniva a suo piacimento. Era un angelo
particolare, sì, ma, a quanto ne sapevo, non aveva mai contravvenuto a una
regola del capo.
Capii immediatamente che mi sbagliavo e che c’era qualcosa che
avrei saputo soltanto se fossi rimasto a osservare.
Anche Sora, l’amica di Hikari, era uscita.
Tremante, sembrò sfiorare l’aria, alzando un braccio esile.
“Ti sento. Lo so che sei qui. Finalmente lo
so.”
“Con chi diavolo sta parlando?! Non può
certo riferirsi a me, non mi conosce. Yamato, ma che razza di
caso avevi?”
Yamato mi rivolse un’occhiata di ghiaccio, il viso contratto, il
respiro affannoso.
“Non parla con te.”
“Evidentemente parla da sola, perché non vedo nemmeno Taic…”
“Sta parlando con me.”
“Cosa stai dicendo, Yamato?”
“È un disastro. Mi
aspetta una punizione esemplare.” Ripeteva febbrilmente. Sembrava in preda
all’isteria.
Un lampo di luce, e capii che Yamato aveva deciso di rivelarsi a
Sora.
Ma perché?
A quanto ne sapevo, Sora e Taichi erano stati casi affidati a
Yamato. Che evidentemente aveva svolto bene la sua missione, dal
momento che i due stavano insieme.
Poi ripensai ad un piccolo particolare
mai bene chiarito.
Perché Yamato fu retrocesso, se svolse con successo il suo
compito?
Yamato piangeva. Rimasi sconvolto nel vedere i fili di diamante
cadere dal suo volto. Sora lo abbracciò con quanta forza aveva in corpo. Era
smossa da piccoli tremiti.
Lui le accarezzava i capelli, non riuscendo a fare a meno di
baciare ogni millimetro di pelle che riusciva a toccare. Sembrava non volesse
fermarsi. Sembrava non fosse in grado di fermarsi.
“Ho aspettato…cosìtanto…”
“Farò la stessa fine. Se non peggio.”
“Non importa, stavolta ti seguirò.”
“No” La voce di Yamato era irrevocabile. “No, per te c’è Taichi.”
Sora si portò una mano alle labbra e respinse leggermente le ali
di Yamato.
“Non posso.”
“Sei umana, puoi scordarti di nuovo di me. È già successo.”
Sentivo un profondo dolore rovinare quella scena. In un film,
sarebbe comparsa subito la scritta “Fine”.
Yamato era innamorato di Sora. Sora era innamorata di lui.
La potenza di questa verità mi stupì. Capii perché Ken voleva
che vedessi. Gli angeli innamorati c’erano. Ero io a non averli mai visti.
Sentii della musica provenire dall’interno. Con sommo
dispiacere, ma pacatamente, Yamato si sciolse da Sora.
“Devo tornare per Véronique. Ti prego…”
Non concluse la frase perché un esagitato Taichi si
precipitò fuori.
“Amore! Che fai, prima mi trascini qui e poi non entri nemmeno?
Dai, sta ricominciando!”
Sora si asciugò le lacrime.
Taichi si fermò ad asciugarle. “Amore, ma piangi?” “Scusami, sono commossa. Rientriamo,
ok?”
“Certo”
Taichi le sorrise. Yamato era scomparso dalla loro vista.
Sia io sia Yamato ritornammo nel
teatro, in silenzio.
Vidi che una ragazza si era avvicinata a Takeru, tirandogli un
bel ceffone e scatenando una rivolta femminile. Ritenevo fosse Mel, una delle
tante con cui era uscito.
Hikari rideva; potevo supporre, a ragione, che stesse prendendo
in giro Takeru, amabilmente corrucciato.
Ma la mia attenzione era
altrove.
“Yamato” “So di doverti delle spiegazioni. Te le meriti, prima almeno che il capo mi uccida.”
“Io…io non capisco.”
Yamato sospirò, e sulle note di Schubert cominciò a parlare. Credevo fosse un
record, raramente spiccicava più di due parole.
“Sono sempre stato bravo, nel fare l’angelo. Come puoi
immaginare, non passò molto tempo che il capo mi
promosse angelo del cuore. Ero contento di farlo, ancora più contento
di creare nuove coppie. All’inizio non fu difficile. Poi il capo mi sottopose
un caso particolare. Taichi e sua sorella Hikari si erano appena trasferiti a Chicago. Una loro vecchia amica d’infanzia,
Sora -qui la sua voce tremò appena-, decisa a fare la stilista, si trasferì
anche lei negli USA. I tre avevano perso i contatti da tempo;
eppure erano stati molto amici. Il termometro dell’amore era
convinto che tra Sora e Taichi ci fosse un’ottima affinità, addirittura
92%!”disse senza un minimo d’entusiasmo.
Guardandosi le mani, riprese a parlare.
“Seguii l’iter prefissato. E non capivo che ogni giorno di più…Io mi affezionavo a lei. Arrivò la sera fatidica.
Quella, sai, in cui una donna decide di abbandonarsi del tutto.”
“Oh, con Hikari e Takeru conto di arrivarci presto!”
Yamato continuò, sorridendo a malapena.
“Lei e Taichi erano stati amici per tanto…Quasi fidanzatini!Ed ora si erano ritrovati!Che
storia commovente. Sora aveva deciso di lasciarsi andare. Ricordo con che cura
decise di vestirsi. Buttò all’aria almeno dieci vestiti diversi…”
Yamato rideva amaramente.
“…Quando disse una frase pericolosa.
‘Sarà stato un angelo a farci incontrare!’ Ed eccomi di fronte a lei.
Stranamente, non urlò. Continuava a ripetere che lo sapeva. Mi accarezzava il
viso, chiedendomi chi fossi, se ero reale. Non so cosa mi prese. La baciai.
Quella notte, Sora annullò l’appuntamento con Taichi. In seguito, ridendo,
ammetteva di essersi vestita con cura per me.”
“Quindi tu hai…ti
sei innamorato di lei.”
Dall’educazione ricevuta, sapevo che era stato un terribile
sbaglio.
“Non durò a lungo l’idillio, sai? Lei stava male per Taichi, io
dovevo nascondermi, non certo di fronte a lui, ma di fronte
al capo. Che tuttavia scoprì tutto.”
Si prese la testa tra le mani, in un crescendo di emozioni e di
musica.
“La sai la regola, no? Gli angeli possono diventare umani solo
in coppia. Mai uno solo. E io non potevo certo essere
l’eccezione. Dapprima, il capo cercò bonariamente di dissuadermi. Mi raccontò
che c’erano stati altri casi del genere, e non ce n’era uno che fosse finito
bene. Nella mia presunzione, pensai di poter rappresentare l’eccezione. Fu
allora che vidi il capo alterarsi. Dovevo attenermi al mio compito. Non potevo
diventare umano, e non volevo, non potevo, sacrificare nessun altro angelo. Non
volevo nemmeno che Sora diventasse angelo. Sarebbe dovuta morire sulla terra,
abbandonare i suoi cari. E correvo il rischio che si dimenticasse di me.”
“Ma io pensavo che il capo…”
“Se il capo sente parlare di unioni tra angeli e umani diventa
irriconoscibile.”
“Però…Se Sora
muore e diventa angelo, poi potrete trasformarvi in coppia, no?”
“Non tornerebbe più con la sua identità. Non gliel’ho nemmeno proposto. Sapevo
che l’avrebbe presa seriamente in considerazione, l’ipotesi di farlo per amor
mio. Ma non me lo sarei mai perdonato.”
“E come…”
Yamato aveva gli occhi lucidi. Aveva mantenuto per tutta la narrazione, o
quasi, un tono neutro, quasi stesse raccontando le vicende di qualcun altro.
Potevo solo immaginare quanto gli fosse costato.
“Io sono stato retrocesso. A
Sora è stato fatto un incantesimo. Non…si ricordava
più di me.
Non ho mai smesso di vedere, per neppure un giorno, cosa
facesse. Anche se lei non poteva vedermi…Anche se lei
non potevaricordare…Le
sfioravo il viso quando piangeva. La abbracciavo mentre dormiva. L’ho sempre
seguita. Èun’indicibile
tortura, sai?Ero così invidioso di Taichi. Maquando…quando sono diventato angelo di Véronique…Qualcosa
è cambiato. Forse perché hanno in comune Takeru e Hikari…Forse
perché l’incantesimo comincia a mostrare cedimenti…Lei
ha cominciato a ricordare. All’inizio, solo in sogno.
Poi ha cominciato a disegnarmi, a cercarmi. Mi sentiva. L’ho convinta con la
MVATP a venire a teatro, stasera. Il resto lo sai.”
Yamato si asciugò le guance.
“Il capo mi ucciderà.”
Gli posai una mano sulla spalla, rudemente.
Non sapevo assolutamente cosa dire.
Guardavo Sora, spaurita, Taichi, che non sapeva cosa la stesse tormentando.
Takeru, così popolare. Hikari, che in fondo non aspettava altro
che il vero amore.
Ken e Miyako, che avevano mandato all’aria la propria immortalità.
Quante forme di amore diverse vivevano? Quante ne avrei scoperte nella mia esistenza?
Il concerto terminò, seguito da un’ovazione.
Yamato volò affianco a Véronique, sorridendo teneramente a Sora,
lasciandomi solo ad arrovellarmi.
“Dai, sei stlano.”
“Chris, hai mai avuto la sensazione di capire tutt’a un tratto
che in realtà non avevi capito proprio niente?”
Il baby angelo, appena arrivato in mio soccorso, mi guardò
interrogativo.
“Non fa niente, lo capirai!”
“Complimenti, Véro!!”
“Scommetto che Takeru s’è addormentato!”
La violinista tirò un pizzicotto a Takeru.
“Oh, no. È
stato stranamente sveglio.”rispose Hikari, complice.
“Ehi, lo sono sempre stato!!”replicò
Takeru, piccato.
“Sorellina, torni con me e Sora?”
Takeru squadrò interrogativo Taichi.
“Sei il fratello di Hikari?” “Sì, certo. Tu devi essere Takeru
Takaishi.”
Lo disse quasi con tono minaccioso.
Sora stese subito la mano. “Siamo molto
contenti di conoscerti. Sora Takenouchi.”
“Ehi, io non…”
“Taichi”
Un sorriso di Sora bastò a farlo presentare degnamente al
cestista. “Taichi Yagami.”
“Non vi preoccupate, la riporto io Hikari. Dobbiamo fare una cosa insieme.”
Taichi lo raggelò immediatamente.
“Cosa, di grazia?”
Véronique alzò gli occhi al cielo.
“Ayame.
Anche se ancora non ho capito perché l’avete chiamato così!!”
Sora decise saggiamente di farsi venire il mal di testa tutt’a
un tratto, reclamando così di essere accompagnata a casa.
“Possessivo tuo fratello.”
“E anche molto forte. Se un giorno decidessi di picchiarti, chiamerei subito
lui.”
Takeru si massaggiò il braccio ingessato. Era notevolmente
peggiorato, visto che aveva deciso di togliersi la fasciatura in campeggio.
“Sora era ben strana, stasera.”
“Ma chi, la tua amica? Aveva mal
di testa.”
“Una donna non accusa mai mal di testa a casa.”
“Lo terrò bene a mente. Ad ogni modo…Stai
cedendo.”
“In cosa?”
“Vieni a casa mia, entri nella mia macchina…”
“Sì, e proprio adesso devo scendere!”
“Come, non volevi vedere Ayame?”
“Mi è improvvisamente venuto mal di testa.”rispose seraficamente la ragazza.
“Ok, ok, ti lascio a casa.”
Una volta giunti di fronte all’imponente quercia-Hikari
gli ricordò cosa significasse-, Takeru accostò.
“Sognami”
“Non credo proprio!Mi ci vuole solo un altro incubo!”
“Ehi ehi ehi frena! Te ne vai così?”
Hikari, slacciandosi la cintura, lo guardò interrogativa.
“Come dovrei andarmene, volando?”
Takeru si toccò la guancia.
“SCORDATELO!”
“Eh no, era nei patti!”
“QUALI PATTI?!”
“Questi.”
Takeru la spinse a sé- ad ogni modo, gran parte dell’azione spettava a me-, in
modo che lei lo baciasse sulla guancia.
Un bello schiaffo non glielo tolse nessuno, ma Hikari, una volta
salita a casa, non poté fare a meno di stringere il cuscino e sfiorarsi le
labbra.
Lo so, lo so, sono imperdonabile. Ed è davvero dire poco…
Ho dovuto aspettare il
2009 per l’ispirazione e per concludere questo travagliatissimo capitolo. XD XD
Un grazie a chi leggere e commenta, in special modo a
Padme(eh sì, te lo devoJ) e a Dena,
improvvisata beta-readerJJ
E a chi coglierà i vari
accenni a cose realmente successe, grazie per essermi
vicino quando succedono XD
Capitolo 13 *** In cerca di notorietà(ancora?!) ***
Angeli del cuore
“E così la nostra stella non giocherà per almeno tre mesi, eh?”
“Piantala, Anthony!”
Takeru stava mostrando un autocontrollo di cui non lo credevo
assolutamente capace. Arrivato allo stadio, aveva deciso di raccontare al
proprio mister l’esito del dialogo col dottor Robinson. Assolutamente negativo.
Il dottore gli aveva, anzi, escluso ogni possibilità di tornare a giocare entro
l’anno in corso; i tempi parlavano di gennaio.
Gongolanti, alcuni compagni di squadra accolsero la notizia con
una celata, ma non troppo, soddisfazione. Sapevo, come del resto Takeru, che
erano convinti di poter brillare loro al posto della primadonna giapponese.
Eppure, e detestavo ammetterlo perché sarebbe stato un punto a favore di quel
tronfio giocatore di basket, Takeru se la cavava meglio di molti di loro messi
insieme. Evidentemente, il mister ne era consapevole, poiché
non fu assolutamente contento della notizia. Anzi, continuò a maledire i
bambini per il resto della giornata.
Spodestato dal suo ruolo, deriso da alcuni compagni, ma
soprattutto compatito dal resto, Takeru si allontanò, cercando conforto nella
sua umile dimora.
“Ti ho già spiegato quanto sia una tragedia.”
La voce funerea di Takeru mi colpì particolarmente.
L’avevo seguito, ed eccolo steso su un divano a trastullarsi con
un mini pallone da basket.
Con un gesto fulmineo, Véronique pose fine a questo tormento
acustico.
Con scarso successo, dal momento che
Takeru cominciò a lamentarsi immediatamente dopo.
“Un bambino, ecco cosa sei!! Il dottore
ha parlato di cento giorni, non di cent’anni! E non ti farà
male riposarti un po’!”
“Tu non capisci. Nessuno mi capisce. Sono solo al mondo.”
“Steve, per favore, dammi una mano.”
Uno dei tre bodyguard affiancò subito l’esile musicista, mentre cercavano di risollevare Takeru dal divano, impresa che lui
non aiutava affatto.
Dopo la quarta caduta del sacco di patate che era diventato
Takeru, Véro perse la pazienza.
“MA INSOMMA!! Devo ricorrere ai tuoi
genitori?? O devo richiamare Mel per farti ridare uno
schiaffo?!”
Takeru la fissò con uno sguardo insolitamente vitreo.
Improvvisamente, mi chiesi se non avevo mai sottovalutato la
reale passione di Takeru per il suo sport.
“Per me puoi chiamare chi ti pare. Oh, gatto,
non è un bel momento.”
Il piccolo Ayame, quasi per una sensibilità insita in lui, si
strusciò fedelmente contro le gambe del padrone.
“Ci sono!” esclamò la musicista, trionfante.
Per gli occhi di Takeru passò un rapido lampo di vitalità.
“Che cos’hai intenzione di fare?”
Peccato che Véronique non lo stesse a sentire.
“Steve, dove abita Hikari?”
Ci volle tutta la forza di Ed, Nat,
Steve, dei calci di Véro perché Takeru salisse in macchina.
“NON ANDRO’ MAI DA LEI!”continuava a strepitare il biondo. “Non
la voglio vedere, ora!”
“Oh, caro, e invece la vedrai, visto che stuzzica la tua vitalità!”
“Véronique, mai come in questo momento ti
odio. Lei non può vedermi ridotto in questo stato.”
“Oh, suvvia, un tempo mi amavi. Neanche tu puoi
passare a due sentimenti contrastanti così in fretta. Spero.”
aggiunse, osservando un bagliore assassino nell’azzurro degli occhi di Takeru.
Dopo aver tentato a casa di Hikari, fu
subito chiaro che si trovava nel suo studio- “Vedi? Lei non si compiange e lavora!”aveva urlato Véronique. “Lei non
ha il braccio rotto!”fu il mugugno di risposta.
Volai rapidamente alla finestra da cui s’intravedeva lavorare
Hikari. Non era nella camera oscura, stava semplicemente rimettendo a posto
alcune foto del concerto della sera precedente e dei libri con strani conti
sopra.
Il campanello la colse di sorpresa; un moto di gioia la invase
nel vedere Véronique…Che, purtroppo, si arrestò del
tutto quando vide Takeru.
Il biondo si accasciò subito sulla prima poltroncina che trovò,
scatenando le urla della proprietaria.
“Non lì, idiota! Non vedi che ti sei seduto su delle pellicole?!”
Hikari lo alzò di peso, e, non appena si spostò, Takeru ricadde
molle.
Lei lasciò cadere le pellicole, fissandolo in trance.
“Véronique, sta bene? Non
mi risponde acidamente, non tenta di violentarmi, sembra uno zombie.
Cos’è successo, una l’ha rifiutato?”ghignò la
fotografa.
“No, Hikari, niente di tutto questo. È
che il campeggio ha peggiorato la situazione. Deve restare a
riposo più di tre mesi.”
“Bene, così impara a venire in campeggio e rovinarmi la vacanza.”
Takeru sembrò svegliarsi dal coma.
“Non la definirei una vacanza rovinata. Hai
idea di quante donne ti invidiano?”
“Bé, io non mi invidio di certo.”
Véronique li guardava spaesata.
“No, ehi, tu hai
baciato me.” Puntualizzò Hikari, col
tono di chi deve ingoiare un’amara medicina.
“Da chiunque sia partito, sempre uno sfregamento di labbra è
stato. Ti ho già detto che hai delle labbra morbide? Peccato che il tuo
carattere sia così spigoloso!”
Hikari inspirò lentamente, trattenendo la rabbia. “Io ho il
carattere spigoloso?!Brutto
damerino da strapazzo…”
Véronique prese a ridere di gusto, e questo fermò Hikari, che la
fissò stupefatta.
“C’è da ridere?”
“Vedi, sei una comica e non lo sapevi!”
“Takeru, tu ricordati la famosa quercia!”
“Oh, mia cara, ma quella non può simboleggiare ciò che provi per me!”
“E, di grazia, perché mai?”
“Ma perché quella è nata da anni e anni…Noi
ci conosciamo da molto meno.”
“Anche troppo. Comunque, significa che nelle vite precedenti ti
ho sempre odiato.”
“Una quercia è un albero. Un albero può cadere. O può infiammarsi…d’amore.”
Takeru le sfiorò una ciocca di capelli, col braccio sano. Hikari
arrossì violentemente, allontanandolo.
Véronique rideva sempre più forte.
“Ah, Hikari, ti ho portato un regalo.”
“Cosa, Takaishi?”
“Come, io ti chiamo per nome e tu mi riservi il cognome? Tesoro,
non si fa così!”
“A parte che “tesoro” mi chiamava solo mia madre all’età di otto anni, si può
sapere che cos’hai in mente?”
In quel momento, Véronique liberò Ayame.
Gli occhi di Hikari si illuminarono. Se
solo avesse trattato Takeru come Ayame!
Il cestista sembrò leggermi nel pensiero.
“Ti rendi conto che tratti meglio lui di me?”
“Naturalmente.”
Intervenne Véronique.
“Oh, Hikari, grazie. Non so come, ma sei riuscita a risvegliare
Takeru dal torpore. È raro che si trovi in crisi, ma tu gli hai fatto superare
questa fase. È già un grande passo.”
“Cara, la prossima volta non disturbarti. Sono sicura che farebbe
meno danni.”
Takeru sembrò non sentire il dialogo tra le due ragazze; accese
il telecomando e iniziò a fare zapping, annoiato.
“Ragazzi,
io vi devo lasciare, ho le prove. Andrò a piedi,
Takeru, non preoccuparti.”
Takeru non s’era affatto preoccupato.
Véronique lanciò un’occhiata di SOS a Hikari.
“Togligli quel telecomando. Diventa assai
pericoloso.”
“Un momento! Tu vorresti lasciare soli me e lui??”
“Ma no, rimarrà Steve…”
“Signorina, se permette, vorrei accompagnarla alle
prove.”
Véro sospirò. “Quando imparerai a darmi del tu?”
Un po’ impacciata, si rivolse a Hikari.
“Oh, bè, c’è sempre Ayame!”
Quella era una ghiottissima occasione che non mi potevo far
sfuggire.
Hikari osservava Takeru, preoccupata e incredula.
“Saresti così gentile da togliere le
tende? Sai com’è, io lavoro
e questo è il mio studio…”
Takeru sembrava non ascoltarla, fissando inebetito il teleschermo.
Si alzò, preso da un’isteria incontrollabile e inspiegabile.
“Vieni con me!”
Afferrò la mano di Hikari con slancio.
“SEI IMPAZZITO?!”
Lei provò a fare resistenza, invano.
Takeru la stava trascinando per strada tenendole una mano,
totalmente incurante dei paparazzi.
Ero esterrefatto e felice! Cominciavano a prendere l’iniziativa
da soli!!
Hikari urlava a più non posso, e lui non l’ascoltava.
Sembrava un innamorato pazzo. Pazzo lo era di sicuro.
“Dannazione, vuoi fermarti?!”
L’ennesima violazione del limite di decibel adatti a un orecchio umano
costrinse Takeru a fermarsi.
“E ora che c’è?”
“Che c’è??Ho freddo, non so
dove mi stai portando e…”
“Tieni”
Con una mossa repentina, Takeru si sfilò il giubbotto e glielo
infilò.
Hikari rimase interdetta, ma aveva troppo freddo per rifiutare
questa gentilezza. Feci in modo che sentisse ancora più freddo e che si immergesse nel profumo di lui per bene.
Dopo qualche minuto, un’imponente costruzione si levò loro di fronte.
“Perché…”boccheggiò lei senza fiato”…perché mi hai portato a questi studi televisivi?”
Takeru le sorrise.
“Dovresti fare più esercizio” disse tranquillamente. “Non ti
reggi in piedi.”
Spavaldo lui, incredula e abbottonata lei, il cestista e la
fotografa entrarono negli sfarzosi studi televisivi di
Chicago.
Una folla d’ impiegate cominciò a
sciamare attorno a lui, scoccando biliose occhiate al giubbotto di lui che
pendeva dall’esile corpo di Hikari.
“Signor Takaishi!!Come
possiamo aiutarla?”cinguettò una, al limite del diabete.
“Dove si registrano le puntate di “20 gals
4 100 days”?”
“La prima porta a sinistra, non ci vorrà dire che…”
Takeru non la lasciò parlare, e continuò a strattonare Hikari.
“Mi dici che sta succedendo?!”
Hikari stava iniziando a dare di matto, e Takeru sorrideva
serafico.
“Semplice!
Mentre facevo zapping, ho notato che gli studi cercavano un volto maschile
bello, giovane, ricco, abbastanza famoso, attualmente
disoccupato per un nuovo reality show!”
“Tu. Sei. Completamente. Fuori.
Di. Testa.” Scandì lei minacciosamente.
“Sai, implicitamente mi hai dato del
bello, giovane, ricco, famoso e disoccupato. Insisterei
sul bello. Ad ogni modo…No, certo che no. Il punto è
che non posso permettermi che la gente mi dimentichi. E poi, questo reality
durerà giusto cento giorni. L’ideale, no?”
“E di che cosa tratterebbe?” “Bè, ci saranno venti ragazze che
aspireranno a diventare mie. Io ne scelgo una, la
corteggio, il gioco è fatto. Ne ricaverò tanta pubblicità e tante, tante
coccole dalla ragazza in questione.” “Sei disgustoso. Davvero, è abominevole. Con tutti i
soldi che ti prenderesti, potresti sfamare un’intera nazione africana. O trovare
casa a migliaia di animali abbandonati.”
“O comprare una villa a Malibu!”
“COSA?!”
Gli occhi di Hikari rotearono.
“Credo tu sia l’essere più abietto che io abbia mai conosciuto.” “Addirittura? Anche di fronte a
alcuni dittatori?”
“Rientri comunque nella top ten.”
“E il carciofo?”
“Che c’entra lui ora?! E soprattutto, cosa c’entro io
qui?!”
“Chi pensi sceglierà la ragazza?”
Naturalmente, non appena videro la candidatura di Takeru, i
produttori non poterono far altro che essere entusiasti.
Avrebbe dovuto recarsi lì quella sera alle 20. Giusto in tempo
per la prima puntata, in diretta.
“Io non so davvero tu come faccia a convincermi ogni volta.”
Takeru fissò la mia vittima sornione. Credeva di avere fascino da vendere…in realtà, ero solo io il segreto.
Hikari non era molto ben vista dalle venti partecipanti, tutte
altissime, biondissime, rifattissime, snobissime. Erano tutte così tranne una, che si distingueva per un casco di ricci color nocciola e vispi
occhi scuri.
Tuttavia, fu subito presentata come una cara amica di Takeru. Cosa
che costò all’altra mia vittima una bella gomitata nelle costole.
“Chi sarebbe la tua cara amica?”
“Allora, prima che parta la diretta, chi devo scegliere?”
“Takeru!”esclamò scandalizzata Hikari. “Devi parlare un po’ con ognuna di loro,
e dovresti decidere tu!” “Sciocchezze! Mi diranno tutte che questa è un’occasione
per rifarsi una vita, che non si aspettavano che ci fossi proprio io, tutte,
sicuramente, si fingeranno grandi fan dell’NBA…”
“Bè, magari qualcuna oltre
al trucco ha qualche altro interesse, no?”
“La moda?”
Hikari non poté non reprimere una risatina.
“In fondo, sei simpatico.”
“Lo vedi che mi ami?”
“Trovo simpatiche anche le mattonelle del mio bagno, se è per questo.”
Un’addetta li avvisò che di lì a pochi minuti sarebbe cominciato lo show.
“Avanti!!Chi devo
scegliere?” “Ma dici sul serio? E perché ti
dovresti fidare di me?”
Takeru la prese per le spalle, sospirando.
“Mia dolce Hikari”- qui lei finse di
vomitare- “ancora non mi conosci? Secondo te sono un tipo da
storia seria io?”
“Come io sono un’assidua frequentatrice delle macellerie.” “Appunto. Perciò, siccome il mio scopo in questo
programma non è trovare il vero amore, ti pare che m’importi di chi mi porterò
a letto?”
Hikari gli rifilò uno schiaffo.
“Maniaco depravato!! E allora, una volta per tutte, perché mi hai portato qui?!”
“Oh, ma dici di essere tanto intelligente!!Io non ho i
tuoi stessi gusti, quindi tu sceglierai la più brutta e io non correrò il
brutto rischio di essere attratto da lei!”
La guancia destra di Takeru seguì il destino della sinistra.
“Certo che però siamo una bella squadra.”
“Non approfittare di me solo perché ti ho
chiesto un passaggio, Takaishi.”
“Ti trovo alquanto paranoica.” “Sono solo prudente. Perché saremmo una bella squadra?
Perché io sono la mente?” “No, perché tra tante ragazze abbiamo scelto l’unica
norvegese. Per di più, credo che sia l’unica norvegese con occhi e
capelli scuri che io abbia mai conosciuto.”
“Hai avuto intrallazzi con norvegesi?” “No, troppo serie per i miei gusti. Com’è che si
chiama quella che mi hai scelto?”
Hikari stralunò gli occhi.
“Non credo che fino alla fine le tue
guance mi ameranno. Comunque, Frida.”
“Vedi, già lo dice il nome che è frigida!”
Hikari lo fulminò con lo sguardo.
“Non faceva assolutamente ridere. Anzi,
suscitava pietà.”
“Goditi un po’ la vita, Yagami!!”
“Con te, no di certo!”
La solita dolce discussione finì in una serie di altrettanto dolci
epiteti che i due si scambiarono. Sperai che quel reality show non influenzasse
troppo il mio mestiere.
Per la verità, né io né Chris avevamo capito di cosa si
trattasse.
So di essere in un
abnorme ritardo, e mi dispiace. Con questo capitolo-spero vi sia piaciuto-
comincia la seconda parte di “Angeli del Cuore”, quella che mi divertirò da
morire a scrivere xD La terza parte sarà quella romantica-esplicativa-finale. Fiu, non pensavo di scrivere questo capitolo di getto in
due notti xD Un grazie va a doubleduck
per avermi incitato con le sue e-mail e a tutti coloro
che leggono e/o recensiscono. So di essere ripetitiva, ma senza di voi non
andrei avanti!!Besos ;)
“Non esiste assolutamente!!”
La mattinata non incominciava nel migliore dei modi.
Non appena il mio “lavoro” aveva deciso
che era giunta l’ora di spodestarmi dalla mia nuvoletta, mi ero recato da
Takeru.
Era, infatti, il famigerato, fatidico,
faticoso giorno.
La troupe di “20 gals
4 100 days” era appena arrivata; già vedevo segni di
nervosismo!
Poco più in là di alcuni astrusi
macchinari terrestri, era in piedi uno strano trio femminile: la giovane Frida,
la “gal” protagonista del reality, Véro, che si appoggiava con una buffa
espressione contrariata sulla spalla di Hikari, e per ultima lei, la mia
“vittima”, che emetteva un sospiro dopo l’altro.
“Forse non mi sono spiegato completamente. Io sono il protagonista del reality, io decido le regole!”
“Spiacente, dovrà attenersi al format e…”
Vedevo il regista- o, almeno, colui che mi sembrava il regista-
mantenere una pazienza incredibile.
“Mi dia il numero della direttrice del programma.”
Il tono di Takeru fu così perentorio che il poverino non poté
opporsi.
Tempo due minuti, forse, e un sorriso rilassò i lineamenti
dell’infortunato.
“Perfetto, te lo passo, cara.”
Il regista lo fissò perplesso, prese la chiamata e, non appena
finì una concisa discussione tra gli interlocutori, si dichiarò sconfitto.
“Non so come abbia fatto, ma ha ottenuto quel che voleva.
Ragazzi, andiamo!”
L’intero staff brontolò rumorosamente.
“Aspettate!!Ho un’altra notizia per voi…Ecco
la mia inviata speciale!”
Così dicendo, Takeru afferrò Hikari per mano, presentandola
loro.
“Per me può essere chi le pare!”sbottò il regista, salendo in
auto.
Hikari lo squadrò interrogativa.
“Inviata speciale di cosa?”soggiunse
minacciosamente.
“Del reality, no? Volevano installare in casa mia le telecamere per spiarmi, ops, scusa, spiarciventiquattr’ore su ventiquattro. Mi sono rifiutato;
volevano poi che avessi almeno un fotografo per documentare i momenti
fondamentali di questa relazione. Così ho scelto te. Almeno hai un lavoro
vero!”
Hikari arricciò le labbra, infastidita.
“Non ti ammazzo solo perché sono pacifista.”sibilò. “Lavoro con
l’orchestra di Véronique, ora, dimentichi?”
“Infatti, Takeru. Cosa ti passa per la mente?”intervenne Véronique.
“Véro, tu non dovresti essere a provare? Su, fammi il piacere…Steve! Accompagnala!”
“Oh, Takeru, non puoi risolvere tutto mandando a chiamare i tuoi
paggetti! Che vuoi che faccia Hikari?”
“Véronique, lo sai meglio di me che presto andrete in tournée. E so, credimi,
che Hikari non vi seguirebbe mai per tutti gli Stati Uniti e oltre!”
Effettivamente, Hikari era troppo legata ai suoi affetti e alla
sua routine…Sarebbe stato difficile immaginarla a
scorazzare in giro per il mondo!
“Cosa ne puoi sapere tu di me?!”
“Oh, tesoro, sono sicuro che sia così!Prova a negarlo!”
Hikari dovette arrendersi.
“A dirla tutta, Véronique, questo sporco tronfio pseudo atleta
non sbaglia. Io…non sono esattamente il tipo che
abbandona tutti e tutto da un giorno all’altro.”
“Hikari”disse Véro con dolcezza “Tranquilla, nessuno ti costringerà a restare. Ma…Che farai?”
“Potrei riprovare a…”
“Non ti rilascio nelle mani di carciofo!”
“Chi sei tu per dirmi con chi devo stare?!”
“Certo è che finché fai la fotografa ufficiale del mio reality, tu quello non
lo vedi!”
“Oh oh oh,
siamo gelosetti, Takeru?”
“Non dire stupidaggini, Véro! Tra lei e carciofo fanno proprio una bella
coppia; sono io che non voglio averlo tra i piedi, non in casa mia!”
“Ehi, frena! Chi ti assicura che accetti?”
Quel buffo teatrino mi stava divertendo; notavo, però, che Frida
non sembrava condividere esattamente il mio pensiero. Anzi, stava cercando in
tutti i modi qualcosa da fare; sperai per lei che non riguardasse i cagnacci di
Takeru.
Takeru sorrise, da uomo navigato.
“Scoopissimo è fallito, non te l’ha
detto Emily?”
Hikari rimase interdetta.
“Non…non vedo né sento Emily da un
po’. E…come fai a saperlo?!Quando è successo?”
“Calma, piccola…”
Takeru le sfiorò una guancia con la mano.
“Non. Chiamarmi. Piccola.”
Hikari strattonò violentemente la mano.
“Devo…devo
sedermi un momento.”
“Takeru, entrate in casa…Quest’ottobre
si preannuncia particolarmente freddo. Io devo andare
a provare.”
“Ok, ti mando Steve. Ciao, Véro.”
Véronique mandò un timido cenno di saluto a Hikari, poco prima
di andar via.
Quest’ultima si massaggiò le tempie, mettendosi a sedere sul
divano zebrato dell’ingresso.
“Facciamo che non voglio sapere il perché di questo divano
zebrato.”
“Ehi, è in!
E poi, se ti disgusta talmente tanto, puoi anche evitare di sederti proprio qui
sopra.”
“Senti, mi scoppia la testa.”
“Comunque, l’ho letto su un giornale. Non so assolutamente perché e come sia
successo, chiedilo a mister carciofo, in caso lo incontrassi.”
“Tu sei geloso.”
Hikari gli pizzicò una guancia.
“Ma spero non di me, perché in quel caso ti farei soffrire così tanto. E non me ne preoccuperei. Tu, però, sei…invidioso perché
proprio non ti va giù che io possa aver preferito qualcun altro a te.”
“Contrariamente a quanto la tua testolina piena di sciocchezze finto femministe possa pensare, mi da fastidio
quell’essere. E ti prende in giro. Ma se vuoi tornare
a frequentarlo, fa pure. Purché io non lo veda più.”
“Sì, decisamente ti da fastidio.”
Takeru sospirò.
“Hai manie di protagonismo. Accetti, sì o no?”
“Sai che devo accettare, io che ho un mutuo da pagare. Io che non ho una vita
da rotocalco.”
“Potresti averla. Con me.”
Hikari inarcò un sopracciglio.
Takeru continuò, fissandola.
Hikari era stranamente scarlatta.
“Mi sto allenando per un film comico, non si vede? Sono
diventato piuttosto bravo a formulare battute, non trovi?”
“E io che stavo per cascarci, idiota!”
Hikari incrociò le braccia, indispettita.
“Significa che, in fondo, ci speri…”
Takeru le posizionò una ciocca ribelle
dietro l’orecchio.
Sarebbe stata una scena dolce, in altri contesti.
Non potevo fare a meno di pensare che Takeru avesse ragione. Era
come se Hikari si controllasse ogni volta. Forse era solo questione di tempo, e
quella sorta di corte serrata che le faceva Takeru avrebbe dato i suoi frutti.
O dovevo intervenire subito?
Aspettavo di vedere cosa sarebbe venuto fuori da questo reality
show.
“Spero in cosa, che tu esca dalla mia vita?”
Takeru sorrise.
“Ti ho già detto come la penso, al riguardo.”
“E tu sai qual è la mia posizione.”
“Oh, ma l’odio è tanto, tanto vicino all’amore.”
Un forte rumore li distrasse.
Un latrato preoccupante mi ricordò dei cari cuccioli di Takeru.
“Frida!”
Hikari corse, allarmata.
La scena che le si presentò fu
assolutamente inusuale: Frida, così minuta e apparentemente docile, giocava con
quei mostri.
“Hai…hai fatto amicizia con loro?”
Takeru sorrise.
“Nessuno c’era riuscito, finora. Complimenti, ehm…”
“Frida. Non vi dico il cognome, perché so che sarebbe difficile da
pronunciare.”
Aveva una voce pulita, tipicamente straniera, squillante.
Non sembrava molto facile da sottomettere.
Takeru si grattò il mento, soddisfatto.
Mentre lui litigava con l’equipe del programma, notai che Véro e
Hikari riempivano di informazioni la povera norvegese. Véro aveva tessuto le
lodi di Takeru, del passato Takeru, specialmente. Quello dolce di cui aveva
spezzato il cuore. Quello che a Hikari sembrava impossibile fosse realmente
esistito.
Ogniqualvolta ne parlava, la voce di Véro s’incrinava, quasi
fosse convinta che gran parte dell’attuale comportamento di Takeru fosse dovuta
a lei soltanto. Hikari non le dava retta, imputando tutto all’improvvisa fama e
a una certa propensione all’egocentrismo. In sostanza, Véro lo lodava, Hikari
lo denigrava e Frida non sapeva più che pesci prendere.
Era troppo presto perché in lei si formasse un’idea precisa del
cestista, ma mi sembrava abbastanza in gamba per non farsi influenzare dalle
opinioni altrui.
Secondo me, non ci stava capendo granché.
“Bene, Frida. Credo che saremo molto amici.”
“Io spero qualcosa di più, visto il programma, no?”
“Oh…sì, sì, certo.”
Hikari gli rifilò una gomitata.
“Bè? Non v’è venuta fame? È ora di
colazione!”
L’entusiasmo di Takeru fu condiviso.
“Purché non si tratti di quel
bar.”
“Quale bar?”
Hikari lo fissò scandalizzata.
“Non ricordi? Quello dove…Oh, lasciamo perdere, non lo voglio neanche ricordare!”
Il viso di Takeru, da smarrito, s’ illuminò.
Con voce sognante, esclamò: “Il nostro primo incontro!”
“L’inizio della fine.”
“Te ne sei ricordata.”
“Ho un’ottima memoria.”
“Sì, d’accordo, ma…questa non è
semplice memoria. Questa è memoria di me e te. Wow, è una cosa fantastica.”
Hikari lo fissava sconcertata.
“Non ci trovo nulla di fantastico.”
“Oh, Yagami, non capisci?”
Takeru l’avvicinò a sé con un braccio.
“Ormai ci sono dei luoghi che mi ricordano te. Quel bar, quella
specie di campeggio. Anche la redazione di Scoopissimo.”
“Mi sta passando la fame.”
“Perché ti sazi di me.”
“Oh, Takeru, se mi saziassi di te mi
verrebbe una dissenteria spaventosa.”
Lui non volle cogliere.
“Ora che ci penso, non c’è bisogno di recarsi in un bar! È
tornata la mia cara Maggie!”
Hikari stralunò gli occhi.
“Chi sarebbe Maggie?”
“Lo vedi?! Lo vedi che vuoi sapere chi è ogni donna che mi
circonda?”
“Oh, santo cielo! No, davvero, non m’interessa più!”
“Margaret è la mia chef personale…Il mio maggiordomo, Baptist,
dovrebbe rientrare domani. Ma è vero, tu non puoi
conoscerli!”
“Hai anche una chef e un maggiordomo
personali?!”
“Certo! Sto anche valutando se assumere una massaggiatrice…Di
sicuro, presto dovrò rimediare una fisioterapista.”
“Non una parola di più, me ne vado! Che la colazione ti vada di
traverso!”
“Fermati un attimo!! E dai, puoi mangiare gratis qui!”
Hikari sospirò.
“Scusate. Non vorrei sembrare inopportuna, ma qui sono io quella
che dovrebbe intrattenere Takeru. Invece, state parlando solo voi due da
mezzora!”
Frida interruppe il battibecco.
Capivo che per me oramai era routine e non ci facevo nemmeno più
troppo caso, ma forse poteva apparire leggermente estenuante.
Hikari accettò l’invito a rimanere, scusandosi con la ragazza.
Margaret aveva imbandito una tavola decisamente
troppo piena per due ragazze che sembravano cibarsi solo d’aria, tanto erano
magre. In realtà, la cuoca conosceva bene l’ingordigia del suo datore di
lavoro, che, infatti, spazzolò via buona parte dei manicaretti presenti.
Hikari manifestò apertamente il proprio disappunto, mentre Frida
rimaneva zitta a osservare.
“Ehi, Yagami, ho detto che puoi
mangiare gratis, ma non dovresti fare qualche foto di me e della
mia gal alle prese con la nostra prima colazione?”
Hikari sbuffò.
“Non ho qui tutto il necessario per delle foto altamente
professionali.”
“Tesoro, non fa nulla. Tanto ogni settimana dobbiamo recarci agli studi. Le
foto le voglio solo perchè esigo che tu abbia un lavoro, né più né meno.”
“Saresti quasi gentile, se non fossi tu e se la smettessi di chiamarmi
‘tesoro’, lo sai?”
“Dì la verità, che ti da fastidio e
insieme piacere lavorare sempre con me. Comunque, ho
delle ottime macchina fotografiche all’ultima moda, quindi non hai scusanti.”
E Nat davvero tirò fuori dei congegni
assurdamente tecnologici, per cui Hikari fu “costretta” a fissare in un
fotogramma Frida che beveva una tisana purificante e Takeru che ingollava
cornetti e paste uno dopo l’altra.
Una volta concluso il pasto, la prassi prevedeva che Takeru e Frida
si mostrassero i rispettivi luoghi di lavoro.
Mi divertii un mondo a vedere Takeru scartare miriadi di foto
della loro prima passeggiata, semplicemente perché Hikari l’aveva ripreso dal
suo profilo peggiore.
Dandogli del vanesio ad ogni passo che faceva, Hikari dovette
dimostrare tutta la sua attività funambolica per determinate inquadrature che
meglio risaltassero la “naturale e straordinaria bellezza” di cui Takeru diceva
di essere dotato.
“Frida, tu dove lavori?”
“Siamo più vicini allo stadio, Takeru. Io lavoro dalla parte
opposta di Chicago, ci andremo dopo.”
Incredibile come una laconica frase di quella ragazza riuscisse
a zittire Takeru.
“Finalmente qualcuno ce l’ha fatta.”
“A far cosa?”
Hikari e Takeru si scambiavano battute acide, e Frida già li
superava di qualche metro abbondante.
“A cucirti quella boccaccia!”
“Lo faccio solo per la reputazione che devo mantenere presso il mio pubblico
femminile. E poi, questa ragazza m’intriga.”
“Solo perché non ti muore dietro.”
Frida si voltò, notando come Takeru fosse fuori allenamento e
come Hikari non mangiasse abbastanza per reggersi in piedi.
In ogni caso, avrebbe fatto meglio a non affrettarsi
eccessivamente.
Una folla di ragazzine urlanti cercava furibonda Takeru; quando
tutte videro Frida e Hikari ronzargli attorno, neanche fossero dei tori
imbizzarriti, incominciarono a uscire di senno, rincorrendolo per evitare che
la sua purezza venisse contaminata da quelle due.
Dal canto suo, Hikari lo avrebbe
volentieri ceduto loro; Frida, invece, dovendoci passare almeno tre mesi, non
la pensava esattamente così.
Chiamò, inaspettatamente, la direzione del programma, che, in men che non si dica, li raggiunse con un fuoristrada,
pronto a portarli in salvo.
“In salvo” coincise con il luogo di lavoro di Frida.
Io e Chris
capimmo subito come mai era così dedita all’osservazione e ai fatti, piuttosto
che a verboseprocrastinazioni.
Frida, infatti, era un’ingegnera biomedica.
Mi trattenni a stento dal ridere, visti Takeru e Hikari che
arrancavano e per poco non distruggevano le protesi e gli apparecchi vari che
affollavano quello studio.
La ragazza fece conoscere tutti i suoi colleghi, uno più serioso
dell’altro, eppure con una strana propensione al macabro.
Hikari notò, con un intuito tipicamente femminile, finché a Takeru
venivano spiegati i metodi più assurdi con cui
avrebbero potuto riparare il suo braccio, che Frida aveva assunto un’aria
malinconica.
“Mi sembri troppo in gamba per esserti fatta trascinare in una
montatura del genere.”
“Non hai un’alta opinione di Takeru, vero?”
Hikari sorrise.
“Affatto. Mi dispiace se ti abbiamo annoiata
con tutte le nostre discussioni, dev’essere
snervante.”
“Oh, no. Mi mostrano il Takeru più autentico. Si suppone che io
me ne innamori, giusto? Dovrei conoscere i suoi amici più cari.”
“Io non sono propriamente una sua amica.”
“Come vi siete conosciuti?”
Hikari aggrottò le sopracciglia.
“Ecco…Teoricamente in un bar. In
pratica, è strano. Cioè…ti è mai capitato di sentire
parlare spesso di una persona, magari di vederla anche, però c’è un momento in
cui te la trovi di fronte e, improvvisamente, inizi a vederla pure dove non
vorresti. Forse ti sembrerà un po’ contorto come discorso, immagino. Ma…per me e Takeru è andata così. Lo
conoscevo di fama, lui idem con me…Poi, non so
davvero com’è successo, da quel maledetto giorno al bar, lo incontro
sempre! Prima il calendario, la vacanza, Ayame, ora ci mancava il reality!”
Frida represse una risatina.
“Se fossi un tipo leggermente diverso, avresti potuto fare tu la gal del programma. Sembra che tu e Takeru…abbiate
quasi un rapporto speciale.” “Macché. Frida, confido che tu lo sappia…Takeru
non cerca storie serie. È…estremamente
difficile che s’innamori davvero di te. Se è per questo, dubito anche che s’innamorerà
mai.”
“Hikari, non ti è venuto in mente che neanch’io
potrei volere una storia seria? Davvero, non m’interessa. Sono qui solo per
dimenticare una persona.”
Prima che Hikari potesse ottenere
maggiori informazioni, Takeru decise che ne aveva abbastanza di quel
laboratorio.
Il pomeriggio scorse tranquillamente.
Chris mi chiedeva di continuo perché non agissi a fermare quella
pagliacciata del reality; era convinto che avrebbe rovinato
gli equilibri tra Hikari e Takeru. Io, che di equilibri tra i due non ne vedevo,
mi limitavo a ricordargli che gli angeli non possono decidere completamente la
vostra vita. Ero già intervenuto abbastanza tra Mark e Hikari. Forse, però,
Chris non aveva tutti i torti: dovevo evitare che Takeru si affezionasse troppo
a Frida. Ma non sapevo spiegargli perché ero restio a
dargli troppa retta: Hikari era pur sempre una ragazza, e ritenevo che potesse
innamorarsi molto prima e molto più profondamente di Mark rispetto a un’infatuazione
di Takeru per Frida. Ecco perché non sapevo ancora come comportarmi. Del resto,
non riuscivo ancora a inquadrare Frida. Tuttavia, erano sensazioni di cui non
riuscivo a informare Chris. Come se potessi sentirle solo io.
Fu la prima volta che sentii che il lavoro mi stava traviando.
Hikari dovette pensare la stessa cosa, quando immortalò il primo
bacio a fior di labbra tra Takeru e Frida. Sapeva bene che, per il momento,
Frida sarebbe tornata a casa ogni sera. La riempiva di tristezza il fatto che
una persona che le sembrava così intelligente si fosse venduta a quel reality
per dimenticare una brutta delusione d’amore. Ero sicuro che, dentro di lei,
qualcosa fosse scattato nel vedere come Takeru baciasse indifferentemente Frida,
dopo quel che era successo tra di loro. Perché lui sembrava già essersene
dimenticato, mentre lei ci pensava fin troppo spesso?
La mia eroina stava pensando troppo a proposito dell’amore, e
aveva troppa paura di lasciarsi andare.
Il mio eroe era ancora immaturo per capire ogni implicazione
delle sue mosse.
L’antagonista era inconsapevole di essere tale.
Il segreto architetto delle loro azioni, insieme al suo
assistente, aveva appena deciso di ritirarsi dietro le quinte
per prepararsi ai prossimi atti.
Salveeeeeee!
Pensavate fossi sparita,
eh? xD Ragazzi, ma io non vi lascio, no no!Ora “Angeli del Cuore” è a metà circa xD Questo capitolo è…comedire…Un po’ particolare xD Però,
mi serviva per iniziare a focalizzare l’attenzione su Frida…Vi
aspetteranno delle belle!!Sì, mi sembra di essere una stupida a ridere da sola
al pensiero dei prossimi capitoli di questa fan fiction xD
Ma non posso farci niente xDxD
Comunque, cari miei, mi dispiace per i ritmi lentissimi di aggiornamento!! È solo
che, ora che sono una matricola a Roma(e patentata, payattention ;) ), i miei
impegni sembrano essersi triplicati! Inoltre, non ho ancora un pcportatile-dovrebbe arrivare la
prossima settimana-, quindi ho approfittato subito di questo weekend in patria
per postare il 14 capitolo(già???) di questa storia!
Ragazzi, che dirvi ;) Spero che vi piaccia, nonostante abbia un carattere “di
transizione” ;) Oh, naturalmente Frida è un’ingegneria biomedica
perché io ho preso una facoltà molto simile xD
Recensite in tantiiii =)
YoursHikariKanna
Ps: il prossimo aggiornamento-si parla,
comunque, almeno di metà novembre…Nel peggiore dei
casi, intorno al 20-, dovrebbe essere il penultimo capitolo di Panchine, Yamato
e Daisuke!
“Toglimi
una curiosità, Frida...Non ti ha fatto strano baciare Takeru, visto
che non provi nulla per lui?” Un altro giorno di quei cento era
appena cominciato.
Frida
sorrise appena, alla domanda posta da Hikari.
“No,
affatto. Avrebbe dovuto?”
La
mia eroina rimase leggermente spiazzata. “Non...non ti fa effetto
un bacio?”
“Sei
troppo romantica e di vecchio stampo, Hikari.” Sorseggiando il
suo the verde, Hikari sospirò.
“Solo
perché credo ancora nell'amore?”
“Esatto.
Non è altro che una sciocca chimera inventata per spendere, soffrire
e illudersi che ci sia un senso. Non esiste.” Hikari fece una
piccola smorfia.
“Ossimoro”
“Come,
prego?” “Sei un...tutta questa situazione non è altro che un
ossimoro. Partecipi a questa farsa per dimenticare qualcuno.” “Jyou”
Frida
sussultò.
“Il
suo nome è Jyou?” Margaret entrò nell'apposita sala da
colazione(quando Hikari scoprì che c'era una sala adibita
appositamente per la colazione, dovette controllare i propri istinti
omicidi), con tre ingombranti vassoi, seguita da un Takeru in
accappatoio più tranquillo che mai.
Hikari
scattò in piedi ad aiutare Margaret, dato il suo equilibrio assai
precario.
“Ma
che razza di uomo sei?! Non ti sei reso conto che rischiava di
cadere?”
Takeru
sorseggiò piano il proprio frappuccino iperzuccherato.
“Maggie,
rischiavi sul serio di cadere?”
La
cuoca scosse la testa, imbarazzata.
“Visto?
Sei ansiosa.”
Hikari
si trattenne e potei giurare di vederla contare sino a dieci,
borbottando mozziconi di frasi tipo:”fallo solo per il mutuo”.
Takeru
sembrò degnare d'attenzione anche Frida.
“Buongiorno!”
“Buongiorno,
Takeru!”lo salutò con un bacio.
Hikari
stava per avere un conato di vomito.
“Quali
sono gli impegni della giornata?”
“Oh,
devo passare assolutamente in ospedale per la
fisioterapia.”incominciò Takeru. “Dovresti immortalare il
momento.” “Cioè te che soffri e digrigni i denti e,
soprattutto, piangi come una donnetta solo perché un'infermiera
tenta di farti funzionare il braccio?”
“Io
devo lavorare”fece Frida. “Ci vediamo stasera agli studi, per il
commento della prima settimana. Ciao.”sorrise delicatamente,
sporgendosi per baciare Takeru.
“A
stasera...” sorrise sornione lui.
Una
volta che si fu allontanata, Takeru, d'un tratto, disse: “Ti
confesso che a volte mi spaventa.” “Ah, no, non voglio sentire
storie! Sono venuta fin qui con tutto l'arsenale per fotografare la
tua giornata, ora tu non ti lascerai terrorizzare dalla
fisioterapia!”
“Ma
che hai capito?!”protestò Takeru. “Ahia!”
Hikari
lo trascinò di peso nel reparto atto alla fisioterapia.
“Non
è la fisioterapia che mi spaventa, pazza! Comunque, non mi da
affatto fastidio che mi trascini tenendomi così.”
Solo
in quel momento, Hikari si accorse di stringergli la mano.
Chris
mi rifilò una gomitata.
“Lo
fa anche senza rendersene conto, Dai!!”
Quell'angioletto
si esaltava per poco.
Era
pur vero che le azioni a livello inconscio rivelavano tantissimo.
Che
Hikari fosse gelosa di Frida?
“Oh”
arrossì lei “Era...era solo per fare prima, così posso tornare a
casa in fretta.”
Erano
arrivati di fronte alla porta del reparto.
Ancora
tenendosi per mano- e scatenando dolci commenti di altrettanto dolci
vecchiette lì in attesa-, Takeru fissò Hikari per una frazione di
secondo. Fu uno sguardo intenso, parecchio insolito per Takeru.
“Ohoh”
Chris mi tirò un braccio. “Non è che ora la bacia a tradimento,
vero, Dai?”
“Entra
con me, per favore. Questo reality mi serve...Tu mi sei necessaria
più di quanto voglia ammettere.”
Hikari
rimase un attimo interdetta, giusto il tempo di permettere a Takeru
di scostarle una ciocca di capelli dalla fronte e di baciarla proprio
lì.
Naturalmente,
Hikari non osservò la legge non scritta del “Non urlare in
ospedale”, subito dopo.
Osservando
Takeru fare la fisioterapia, notai che, quando voleva, riusciva a
sopportare il dolore abbastanza dignitosamente. Studiando anche
Hikari, mi resi conto che c'era un passaggio di fondo che mi
sfuggiva.
Hikari
diceva di odiarlo. Eppure...ne era affascinata. Anche se non lo
avrebbe mai ammesso, neppure sotto tortura. Era stato semplice da
capire...Ogni volta che lui la guardava appena appena più serio, lei
si scioglieva come neve al sole. Era questa l'attrazione fisica che
doveva poi scatenare l'amore vero?
Per
essere il mio primo caso, il capo non era stato particolarmente
clemente!
Usciti
dal reparto-ci volle un po' perché l'infermiera era una fan accanita
di Takeru-, un silenzio di piombo cadde su di loro. Le mie vittime
sembravano più maturate che mai. Avevo visto in tanti film che il
silenzio poteva instaurarsi perché non c'erano più argomenti da
sviluppare, o in quanto forse ce n'erano fin troppi. Ma quel
silenzio...Era
talmente denso di sottintesi che non riuscivo a capirci più niente.
“Se
non avevi paura della fisioterapia, allora cos...”
“Frida,
intendo. Andiamo, ti sembra normale?”
Hikari
strabuzzò gli occhi.
“Takaishi”-lo
chiamava così quando voleva ristabilire le distanze-” partecipa a
un reality show, e già questo basta a definirla. Inoltre, partecipa
a un reality show con te
come protagonista!” “Questo è solo un punto a suo
favore!” “Dipende dai punti di vista”replicò sbigottita
Hikari. “E poi, non è minimamente presa da te! Cioè...ti sta
sfruttando per dimenticare un certo Jyou!Non...non è bello.”
“Vuoi
che chiami i miei tre bodyguard? C'è già troppa gente che ci sta
indicando.”
“Oh,
a me non interessa. Anzi, vorrei farmi una camminata a piedi.”
“Ma
hai tutta quella roba!”
“Mica
sono fragile e delicata come qualcuno di mia conoscenza!”
Hikari
gli fece la linguaccia.
Takeru,
stupito, si mise a ridere, provocando anche una risata cristallina di
Hikari che, tuttavia, si interruppe subito dopo.
“Mi
hai fatto ridere”
“Dai,
porto io gli strumenti del mestiere.”
Takeru
afferrò tutta la strumentazione di cui si serviva Hikari con il
braccio sano, accelerando appena.
Hikari
si fermò, esterrefatta.
“Mi
hai fatto ridere. Sei...gentile.
Vuol forse dire che stiamo diventando amici?”
Lo
disse come se avesse confessato di avere contratto una grave
malattia.
“Solo
se la vuoi vedere così. Dal mio punto di vista, è la dimostrazione
che hai miriadi di pregiudizi nei miei confronti. Lo vedi che, in
fondo, non siamo così incompatibili?” Per quanto contrariata,
Hikari non obiettò.
“Usciranno
foto a palate sui giornali, me lo sento.” “Tu senza un'enorme
limousine con i vetri fumé non ci sai stare, vero?”
Takeru
e Hikari erano appena arrivati nella villa del cestista. Takeru
sembrava necessitare, e alla svelta anche, di un personal trainer,
giacché grondava sudore dappertutto.
“Sei
proprio spompato, bello mio.”
Takeru
si stiracchiò leggermente, lasciandosi sfuggire un sospiro.
“Non
vedo l'ora di tornare in campo. Questo reality show...”
Cessò
di parlare, pensieroso.
Fissava
Hikari.
Ovviamente,
lei non dava il benché minimo cenno di averlo sentito; era troppo
impegnata ad accarezzare il piccolo Ayame.
Takeru
mi stava impensierendo. Se ne stava lì, controluce, a guardare
intensamente Hikari, colpita dalla luce del sole, che giocava con
Ayame. E la scrutava così a fondo... poi si morse un labbro e
strinse i denti, quasi a voler scacciare una brutta sensazione.
“Tu
non hai sentito una parola di quello che ho detto, vero?”sussurrò-per
i pipistrelli, visto il numero esiguo di decibel utilizzati.
Si
avvicinò a lei; con una certa ruvidezza prese a far scivolare anche
la sua mano sul pelo liscio di Ayame, che pareva divertirsi un mondo.
Chris
mi fece osservare come fosse “magico” il momento che si era
venuto a creare.
“Guaddali,
Dai...Solo loro e un gatto! E silenzio...”
Effettivamente,
notavo che il silenzio era il padrone di quella giornata.
Era
una scena molto dolce, anche per due come Takeru e Hikari.
Ad
un tratto, la mano di Takeru incontrò quella di Hikari.
“Ops”
“Se
tu accarezzi un gatto come prendi un pallone da basket, è normale
che...”
Ma
nel rimprovero di Hikari non c'era acidità, non troppa, almeno.
Edward
entrò, spezzando l'atmosfera e lasciando a metà ciò che voleva
dire Hikari.
“Signorino,
lei non deve pranzare fuori con la signora Frida, oggi?”
Takeru
si alzò.
“Oh,
no, Ed. Oggi...ha da lavorare.” “Non c'è problema, signore.”
Professionalmente, la guardia del corpo si rassettò gli occhiali.
“Disdico la prenotazione, allora.” “Ma no, perché? Margaret
è già stressata! Baptist è tornato?” “No, signorino, che io
sappia Baptist tornerà in serata dalle ferie. Troverà parecchio
freddo, Chicago ha ripreso le sue temperature abituali. Deduco che
debba accompagnarvi al ristorante, signorino. Pranzate da solo?” “No.
Viene Hikari con me.”
Hikari
smise di ridere alle fusa di Ayame.
“Sei
impazzito?! Porti me
al ristorante?” Eddie sgommò, uscendo dalla scena.
“Perché
no? Frida lavora, io avevo una prenotazione al ristorante-tra
l'altro, neppure me ne ricordavo, fortuna che ho gente pagata per
farlo-, Margaret è già in esaurimento nervoso, tu mangi poco e
malissimo...” “Chi ti dice che io mangi poco e malissimo?”
“Intanto,
vieni”
Takeru,
cingendole un fianco-Hikari si scostò furiosa-, la condusse dentro,
dove un cameriere chiese loro il nome.
“Takaishi,
Takeru.”
Al
garçon
brillarono
gli occhi. “Di qua, la saletta riservata.”
Hikari
rimase a bocca aperta.
“Hai
prenotato il privé? Una cosa del genere?” “Tesoro, io vengo
spiato da un reality show, la mia vita è bombardata dai giornalisti
e paparazzi...E non ho nemmeno dietro scandali di droga, prostitute e
cose del genere. Donne ne ho avute, e tutte puntualmente beccate dai
paparazzi.” “Anch'io che non c'entro nulla.” “Non
c'entri nulla per
adesso.”
Hikari
sbuffò.
“Sei
davvero così convinto che un giorno farai breccia nel mio
cuore?” “Oh, l'ho già fatta. Solo, non te ne sei accorta.”
Lei
aggrottò le sopracciglia.
“E
quando l'avresti fatta?”
“Mademoiselle,
Monsieur, voilà!”
Hikari
sorrise istintivamente al ragazzo che li stava servendo, portandosi
una ciocca di capelli dietro l'orecchio, imbarazzata.
“Carino...” Takeru
assunse un'espressione a metà tra il divertito e lo sconcertato.
“Sì,
se ti piace il genere...” “Sai che sono vegetariana,
vero?” “Forse me l'hai detto. Comunque, tranquilla, per te ho
già ordinato solo verdure.”
Hikari
rimase confusa.
“Perché?”
“Bè,
ho imparato che voi donne mangiate solo fibre, proteine, eccetera
eccetera. Niente grassi, carboidrati, pochi zuccheri...Ah, non vi
godete nulla!”
“Lo
vedi cosa non sopporto di te? Credi di sapere tutto!”sibilò lei.
“Non sono vegetariana per queste futilità! Fortunatamente, ho un
fisico esile per natura.”
“Ti
trascuri da morire, lo sai?”
“Non
sono né ricca né viziata quanto te. Non pago la gente affinché
faccia quello che posso eseguire tranquillamente da sola.”
“Macché,
ho solo un ottimo metabolismo.”
“Fa
passare qualche anno.” Takeru sorrise.
“Ed
è questo quel che non sopporto io in te. Perché devi sempre pensare
alle conseguenze di ogni gesto? Perché ogni tanto non vivi
semplicemente l'attimo? Non vuol dire essere incoscienti. Vuol dire
amare la vita e cercare di godersela davvero.”
Hikari
sospirò.
“Scommetto
che è quello che ti hanno detto un sacco di uomini.”
Hikari
schioccò la lingua.
“Alcuni”ammise
Hikari.
“E
carciofo?” “Carciofo era un porco” concluse Hikari,
irritata.
Takeru
mangiò, senza dire una parola.
Ad
un tratto, un cameriere affidò a Hikari dei fiori.
“E
questi da parte di chi sono?” Takeru cercò di spiegare.
“Ehm...è un malinteso...” Il cameriere, imperterrito,
consegnò i fiori a Hikari, sciorinando la sua pappardella: “Da
parte di chi le sta di fronte, signorina. Perché si possa creare
l'amore.”
Detto
questo, alzò i tacchi.
“Takaishi...Spiegami
un attimo questa storia.” Takeru, dopo aver tentato invano di
ingoiare l'ultimo boccone indenne, bevve un sorso di acqua, onde
evitare strangolamenti.
“Dovevo
venire con Frida, no? Avevo detto al ristorante di fare qualcosa di
romantico!Però...tienili, davvero. Sono iris, so che sono i tuoi
fiori preferiti, no?”
“Te
lo ricordi?”
“Ho
un'ottima memoria; inoltre, c'è Ayame a ricordarmelo ogni giorno.”
Scuotendo
la testa, Hikari, con tono di voce sia curioso sia critico, chiese:
“Tratti sempre così le donne?” Takeru smise di mangiare.
“So
che puoi non crederci, e sei liberissima di farlo. Però, io tratto
sempre le donne come principesse. È che poi loro iniziano a
pretendere troppo.”
“E
così ci vai a letto e le illudi.” “No. Io non le illudo.”
“Però
te le porti a letto.”
“Non
vedo il motivo per cui dovrei spifferarti la mia vita sessuale.”
Hikari
sospirò.
“Sei
uguale a tutti gli altri.”
“Bè,
con te non ho ancora concretizzato nulla.”
“Non
ci riuscirai mai.”
“Hikari...”Takeru
assunse quel tono serio da ora-Hikari-si-scioglie. “Non ho avuto
tante donne come tu credi. Il mio primo amore è stato Véronique, ed
è durato veramente tanto. Lei è partita...Ero solo. La mia famiglia
non è mai stata particolarmente presente. Non sono di origini
americane ma vivo da un secolo qui. Ho conosciuto Véronique
perché...sai, la mia famiglia materna è francese.” “Ecco
perché hai scelto questo ristorantino très
charmant.”
“Già.
L'ho conosciuta quando entrambi eravamo piccoli, in un viaggio in
Francia. Ne facevo frequentemente, dev'essere stato uno dei motivi di
divorzio tra i miei. Papà...non amava troppo la Francia né il fatto
che mamma ci volesse andare spesso. Comunque, ci siamo scritti
tantissime lettere. Entrambi volevamo vivere qui; io mi ci trasferii
perché fui accettato nei Chicago Bulls. Lei idem, voleva entrare
nell'orchestra. E così eccoci qui. Véronique non mi ha mai amato
davvero. La nostra relazione non finì bene. Non ci vedevamo mai...Ed
eravamo troppo amici. Ma perché ti sto spiegando queste cose? A
proposito, era un abbaglio prima o mi hai davvero chiamato 'bello
mio'?”
“Sai
proprio come rovinare ogni cosa. Dai, sono interessata davvero alla
tua storia.”
Takeru
non aspettava altro.
“Dopo
di lei, ho cominciato a uscire con donne che mi cercavano solo per la
mia nascente popolarità. E, devo dire la verità, molte le ho
sfruttate per dimenticare Véro.”
“Anche
Mel?” Takeru sorrise, sfiorandosi la guancia.
“Anche
lei.”
“Ed
ora Véro l'hai dimenticata?”
“Come
amore? Sì, l'ho superata. Sospetto, però, che sia innamorata di
qualcun altro. Devo solo scoprire chi. E, così, sono solo, in fondo.
Solo con una pazza come te a partecipare a un reality.” Hikari
sembrò ricordarsi improvvisamente una cosa importante.
“A
proposito!Cosa mi volevi dire prima?” “Prima?” “Sussurravi
qualcosa riguardo al tornare in campo e al reality show, ma poi ti
sei fermato.” “Allora mi stavi ascoltando!” “Non sono
mica sorda! Tu sei assurdo...Sei intelligente, un campione, puoi fare
tutto e ti metti in gioco in un reality show. Perché?” “Io
sono qualcuno finché la gente crede che io sono qualcuno.” “Ami
così tanto essere popolare?” “No. È che...La popolarità mi
fa sentire meno solo.” D'accordo, forse era colpa di uno spray
della sincerità che avevo spruzzato, ma il dialogo aveva risvolti
interessanti.
Un
violinista si avvicinò, intonando un'aria romantica.
Sorridendo,
Hikari chiese:” Anche questo fa parte del pacchetto?” “Suppongo
di sì.” “Sai essere molto romantico. Peccato...” “Cosa?”
“Peccato
non essere interessata a te. Ma forse sarei l'ennesimo tappabuchi.”
“Il
fatto che io non volessi impelagarmi in relazioni serie al reality
non significa che io non voglia relazioni serie.”
“Questa
è una dichiarazione velata di interessamento nei miei confronti,
Takaishi?” Takeru non rispose.
“E
qual è la tua triste storia?” “Non è triste! Io sono vissuta
in Giappone con la mia famiglia finché papà non s'è dovuto
trasferire qui a Chicago per motivi di lavoro. All'inizio...siamo
rimasti a Tokyo. Ma io e mio fratello Taichi sapevamo che la mamma
era infelice. Quello tra mamma e papà è quanto di più vicino al
vero amore io conosca. Quando io finii le elementari e Taichi le
medie, decidemmo di trasferirci qui. E così...Sono qui da quindici
anni circa. Più di quanto sia stata in Giappone. Ad ogni modo, non
mi manca poi troppo. E poi adesso anche Sora s'è trasferita qui,
quindi sono contenta. A parte per il lavoro, perché mi stufo davvero
a passare da un incarico all'altro. Quand'ero piccola, sognavo di
diventare una maestra d'asilo, poi ho cominciato a fotografare e non
ho più smesso. Non me ne pento, ma a volte vorrei essere meno
precaria.” “Hai meno di trent'anni e parli come una
sessantenne.”
“Io
sono responsabile!”
“E
sei alla ricerca dell'anima gemella.”
“Sto
benissimo anche da single.” “Sei cresciuta in una famiglia
felice. È ovvio che credi all'amore eterno.” “Perché, tu
no?” “Punto primo, sono un uomo. Punto secondo, sono tutte
sciocchezze.”
“Come
puoi capire?” “Già, come può capire uno che vede
allontanarsi il padre all'età di quattro anni?”
Hikari
abbassò lo sguardo.
“Hai
vinto tu.”
Sentivo
che ben presto avrebbero cominciato a fare anche a meno di me.
“Andiamo?”domandò
Takeru, premuroso.
Nell'uscire
dalla saletta, notai che anche Ken e Miya erano lì! Entrambi
sorrisero, alla vista di Takeru e Hikari.
Sapevano
che non potevo rivelarmi, ma mi sentivano. Sentivano il calore di un
amico.
“Vieni
qui”
Il
primo pomeriggio settembrino creava dolci ombre, in villa Takaishi.
Hikari
stava editando alcune foto per la prima serata che li attendeva.
Takeru
vagava da una stanza all'altra, senza un preciso scopo.
Hikari
aveva agguantato un pennarello rosa.
“Dai,
vieni, quante volte te lo devo ripetere?”
“Qualcosa
di cui debba preoccuparmi?”
“Ma
no, stupido.” Hikari prese il gesso di Takeru, strappandogli un
lamento, incominciando a scriverci su.
Appena
concluse, gli comunicò che le foto per la serata erano pronte.
“Tu
verrai stasera in studio?” “Devo venire?” “Certo, sei
la fotografa ufficiale!” “Dovrò scegliere un vestito adatto,
allora. Che stress!” “Ma perché voi donne entrate in crisi
per un vestito? Non basta infilarsi qualcosa addosso?” “Un
giorno ti farò una lezione gratuita di psicologia femminile, non
oggi. Ok, corro a casa e vedo di pescare qualcosa dall'armadio!” “Ma
dove vai! Nat, vieni un attimo!”
Nat
accorse prontamente, trovandosi di fronte Takeru che strattonava
Hikari a forza.
“Prendi
la limo, andiamo a fare shopping!”
Mi
sfregai le mani, soddisfatto. Per i maschi umani, accompagnare una
donna a fare shopping è simbolo di grande sacrificio. Takeru
iniziava a sacrificarsi per Hikari.
Nat
riuscì a far entrare Hikari-decisamente di malagrazia- nell'auto;
Takeru rimase un po' indietro a leggere quel che Hikari gli aveva
scritto sul gesso.
In
ideogrammi giapponesi-così forse sarebbe rimasto ignoto ai più?-,
Hikari aveva lasciato questo messaggio: “Grazie per oggi”.
Buongiornooooo
:D E buon anno a tutti!! ;) Ho pensato, come deve cominciare
HikariKanna l'anno bene? ^^ Aggiornando!Ihihih c'è quella povera
fanfiction “Finché un figlio non vi separi” che invoca pietà e
necessita di aggiornamento, ma ieri notte avevo bisogno assolutamente
di “Angeli del Cuore” *_* A voler essere sinceri, questo capitolo
è uscito da sé! Infatti, il quindicesimo capitolo doveva trattare
della serata in televisione e della prima settimana di Frida e Takeru
insieme! Poi...Ho pensato che bisognava cominciare a sciogliere
lentamente gli animi :) Quanto ho amato Takeru in questo capitolo *_*
Al prossimo capitolo, credo vi divertirete un po' ;) Questa storia
sta iniziando ad allungarsi ancora di più delle intenzioni
originarie o.O La cosa mi preoccupa xD Probabilmente la finirò
quando avrò la laurea triennale xD Ad ogni modo, finisco di parlare
a vanvera xD Ringrazio i coraggiosi che hanno letto e/o recensito lo
scorso capitolo ;) Un particolare e sentito ringraziamento va alla
mia beta Padme(questo capitolo è tuuuuuutto per te :) ), povera
ragazza che sopporta tanti di quegli scleri xD Bene, al prossimo
aggiornamento!(Si spera entro il 10, perché poi sparirò a tempo
indeterminato xD)
“Sei
assolutamente certo di sapere a cosa stai andando incontro?” “E’
solo shopping…Comprare un vestito! E che sarà mai?” sbadigliò
Takeru, indicando a Nat la strada da dover percorrere.
“Solo
shopping?Ne
riparleremo tra poco.”
Takeru
scese dalla macchina, inforcando gli occhiali da sole, mentre Nat
aprì la portiera ad Hikari.
“Dove
mi hai portato?”
Lei
non fece in tempo a formulare la domanda che Takeru stava già dando
istruzioni ad una commessa dall’aria altamente professionale.
“Rebecca,
prendi vestiti e completi di tua iniziativa per la signorina. Mi fido
del tuo buon gusto.”
“Non
si preoccupi, signorino Takaishi. Come sta la cara signora Natsuko?”
“Come
al solito, in perfetta forma. Attualmente in Francia...Come al
solito.”
“Lieta
di saperlo. Che genere di occasione è? Importante?” “Non
esattamente, però dev’essere molto bella.”
Hikari
non seguì tutto lo scambio di convenevoli, impegnata com’era a
contare le cifre di un vestito blu notte.
“Dev’esserlo
già di suo, ai suoi occhi, altrimenti non l’avrebbe mai portata
qui.”
Rebecca
s’era già intromessa troppo; Takeru le scoccò un’occhiataccia.
“Penso
si debba prendere una XS, ma non me ne intendo troppo.” “Sì,
bè, farebbe concorrenza al fisico di ogni modella che passa per
questa boutique.”
La
commessa s’allontanò, in modo da permettere a Takeru di riprendere
Hikari.
“Come
diavolo fai a conoscere un posto così?”
Takeru
le sorrise.
“Mia
madre” rispose semplicemente, con le mani in tasca.
Hikari
afferrò un maglione, osservandosi allo specchio.
“E
tu mi hai portato a fare shopping in un posto dove di solito viene
tua madre? Ed ora che ci penso…Quale figlio ha mai accompagnato la
madre a fare shopping?” “Vedi, tua madre ha una figlia
femmina. Mia madre no…Inoltre, fa molto comodo avere un figlio
assai noto, sai?”
“Non
potrò mai permettermi una favola del genere…”
Hikari
toccò con leggerezza un vestito candido e con un lunghissimo
strascico.
“Un
messaggio subliminale perché io ti chieda in moglie?”
Lei
lo squadrò terrorizzata.
“Tu?
Guarda, risponderei di sì solo per farti organizzare tutto e poi
piantarti all’altare.”
Takeru
finse di rimanerne offeso.
“Non
solo accetterei di stare con te per tutta la vita…tu guarda qual è
il premio per chi vuol essere fedele.”
“Mi
prendi in giro?” Rebecca interruppe la conversazione, poggiando
vestiti su vestiti sul bancone.
“Purtroppo,
sono richiesta al magazzino generale dall’altra parte della città,
e le altre ragazze sono occupate con altre clienti. Signorino
Takaishi, la lascio a lei. Non appena la signorina sceglie, può
decidere se pagare direttamente a Cynthia oppure affidare il tutto
alla signora Natsuko. Sa che qui è il benvenuto…Arrivederci!”
Si
defilò con un ampio sorriso.
“Quanto
è importante tua madre qui dentro?”
“Più
di me in campo. Dai, inizia a provare!”
Takeru
si accomodò sul divanetto color camoscio di fronte al camerino,
sfogliando distrattamente qualche rivista. Potei notare un ghigno
soddisfatto quando lesse un trafiletto ancora dedicato al fallimento
di Scoopissimo.
“Oh
cielo…”
Hikari
uscì, ammantata da un vestito colmo di trine e pizzi, beige e
marroncino.
Takeru
represse-male- una risata.
Meravigliosa…Peccato
che per Halloween manchi quasi un mese!”
Per
tutta risposta, lei gli lanciò la borsa coordinata.
“Ma
che…”
Il
secondo vestito era di pelle nera ed attillata.
Takeru
fischiò.
“Però…ti
candidi ad essere la nuova Catwoman?”
Hikari
si coprì, pudica.
“No,
no, sei molto sexy!”rise lui, forse pensandolo davvero.
Dopo
svariati completi, uno più improponibile dell’altro, e dopo che
Takeru aveva provato tutte le posizioni possibili sul divanetto,
Hikari uscì con un vestito fucsia, lucido, con un disegno di rose
sul decolleté e sul fondo, che arrivava qualche centimetro sopra al
ginocchio.
Lui
smise di attorcigliarsi senza pace, rimanendo a bocca aperta.
Hikari
deglutì, osservandosi allo specchio.
“Dici…Non
trovi che sia appariscente?”
Takeru
le mise le mani sulle spalle nude.
“Sei
perfetta.”
Diventando
della stessa tonalità dell’abito, Hikari gli ingiunse di mettere
giù le mani.
“Stai
morendo di freddo, ti servirà qualcosa sopra.”
Così
dicendo, le scelse un copri spalla e un cappotto.
Hikari,
uscita dal camerino dopo essersi rivestita, si oppose a questi altri
acquisti.
Takeru
sospirò.
“La
pelliccia è sintetica. Ti ho portato qui per questo…Se ti avessi
trascinato nei negozi in cui mia madre va più spesso, ti avrei
causato diverse crisi di nervi per le pellicce vere, no?”
“Takeru,
è tutto bellissimo…tuttavia, non posso permettermelo.”
Takeru
la zittì con due dita.
“Tu
forse no…Io sì.”
“Odio
il fatto, fortemente sessista, secondo cui debba pagare sempre
l’uomo!” “Hikari…Non è maschilismo né machismo…E’
cavalleria. Suppongo che adesso servano accessori, borse, scarpe e
trucco.”
Hikari
scoppiò a ridere.
“Saresti
veramente un santo…anzi, un martire.”
Eppure…carico
delle buste della boutique, Takeru l’accompagnò pazientemente a
scegliere la borsa, gli orecchini, il bracciale, la collana, il
ferrettino adatto.
Finito
col reparto accessori-c’era voluto relativamente poco-, toccò alle
scarpe.
“Ballerine
o tacco?”
Takeru
strabuzzò gli occhi.
“Ballerine?”
“Bè,
non posso mettermi gli stivali…Oh, in effetti sì, però non è
ancora inverno inoltrato…E in studio penso farà caldo!”
“Non
hai capito la domanda…Cosa diamine è una ballerina? Non è una
persona che consacra la propria vita alla danza?” Hikari lo
osservò come se fosse stato un bambino al suo primo giorno di
scuola, con un misto di dolcezza e di profonda consapevolezza di
essere, al confronto, onnisciente.
“No,
dai, non posso mettermi quelle…Già sono tanto più bassa di te,
con quelle sprofondo! Tacco sia! A spillo no, per le mie povere
gambe…”
Takeru
pensò sicuramente di essere capitato in un pianeta alieno. Il bello
venne quando passò al reparto profumeria e cura della persona.
Capì
la differenza profonda tra mascara, matita, kajal e eye-liner,
addirittura!
“Questo
colore non si addice, vero?” “Vuoi sembrare un panda, conciata
così?Cioè…un cucciolo di panda, visto il peso.”
“Che
ne pensi di questo profumo?”
Senza
servirsi delle linguette apposite, Hikari lo spruzzò nell’aere,
facendolo diventare quasi un appestato.
Takeru
iniziò a tossire e a rantolare che fosse troppo dolce.
Hikari
sorrise, promettendogli che poi sarebbero passati ai dopobarba, visto
che, a parole sue, non vedeva la lama del rasoio da troppo tempo.
“Abbiamo
finito?”ululò distrutto un paio d’ore dopo l’ardua scelta
dello smalto.
“Ti
avevo avvertito…Per qualunque ragazza, lo shopping è sacro. Ho
speso un sacco di soldi…Ti ho fatto spendere un sacco. Avrei potuto
darli in beneficenza.”
Takeru
sbuffò.
“Hikari…Ti
serve, a volte, svagarti e basta. Fai già tantissime cose.” “Non
è abbastanza”
“Ma
è tanto per te! E adesso basta di preoccuparti del fatto che siano
soldi miei…Ti ho fatto dei regali, finiamola qui!”
Hikari
si passò una mano stanca sugli occhi.
“Dovresti
prima fare ordine nella tua vita e poi cercare di combattere il
disordine del mondo. Altrimenti porti scompiglio in tutt’e due.”
“Forse
hai ragione…”rispose lei, poco convinta. “D’altro canto,
Takeru, è un dato fisico che il disordine del mondo può solo
aumentare…Senza volerlo, hai citato un’importantissima legge
fisica!” “Sei tu che mi credi uno stupido! Ora dovrai
necessariamente passare a casa, aiutare Frida, prepararti con tutto
quello che abbiamo comprato, fare tante belle foto, e, soprattutto,
scegliermi la mise.”
Hikari
sorrise. “Davvero, è il minimo che possa fare, oggi! Posso
comprarti un gel per capelli?”
“Sei
pazza?”
“Perché
no, scusa? Almeno così non sembrerai avere un animale in testa!” “Ma
il gel? Farmi apparire come un ragazzino!”
“Di
cervello, tu sei
un ragazzino. Non lamentarti!”
In
seguito all’incursione nel reparto maschile, che diede come frutti
un gel per capelli-non troppo forte, sennò il poverino avrebbe avuto
la sua fluente chioma bionda irrimediabilmente rovinata- e un
dopobarba che a Hikari piaceva tantissimo- e giù Takeru a dire che
l’avrebbe sempre utilizzato per ammaliarla-, l’arancio ramato del
tramonto avvolgeva la vettura di Takeru, donando ad Hikari un sorriso
beato.
Steve
li accolse con la notizia che era passata Véro a vedere come s’era
evoluta la situazione; inoltre, la signorina Frida era arrivata.
Non
degnandosi di offrire a Takeru aiuto per le buste, dato il discorso
sulla cavalleria, Hikari entrò in casa, accarezzando Ayame e
salutando Frida.
“Curioso
che siate usciti tu e Takeru.” “Lo ammetto, Frida…Mi sono
rammollita di fronte a tutto quello per cui le oche si rammolliscono.
Un pranzo galante e un po’ di shopping…” Hikari distolse lo
sguardo, concentrandosi sul sole morente.
“Non
ti stavo giudicando.” Sorrise la mora norvegese. “Dico solo che è
una bella prova di coerenza dire di odiare qualcuno e poi divertirsi
da morire con lui.” “Non ti ho detto di essermi divertita!”
“Ehi,
il mio lavoro è cercare di dare spiegazioni a fenomeni
apparentemente senza senso. Questo non comprende le persone, è
vero…Ma si vede lontano un miglio che hai passato una bella
giornata. E adesso mi aiuti con vestiti e quant’altro?”
Hikari
sorrise a sua volta.
“Volentieri…Ci
aiuteremo a vicenda.”
Nonostante
fossero in due, e nonostante fossero due donne, impiegarono meno
tempo loro di Takeru.
Erano
veramente carine! Hikari aveva sfruttato tutti gli acquisti del
pomeriggio, e anche Frida sembrava aver comprato qualcosa per
l’occasione.
Sembrava
che dovessero andare ad un ballo…La pura verità era che, sebbene
nessuna delle due avesse l’intenzione di ammetterlo, malgrado
fossero entrambe persone che guardavano più alla sostanza e al
messaggio delle cose piuttosto che alla propria esteriorità,
nonostante Takeru fosse per loro un modello di vanità da non
eguagliare, volevano sentirsi amate e desiderate. Femminili più che
mai.
Dovettero
sortire lo stesso effetto anche su Takeru, il quale, non appena uscì
agghindato dal suo personale maggiordomo, Baptist, non poté fare a
meno di fischiare per l’approvazione.
“Potresti,
gentilmente, mostrare la tua approvazione in maniera un po’ più
consona?”
Hikari
arricciò le labbra, facendosi porgere il gel per capelli da Baptist.
“NO!”
“E
invece sì!”urlò lei, afferrandolo e sistemandogli i capelli.
Erano
tanto, troppo per i loro canoni, vicini.
Durò
un istante, il tempo necessario a che i loro sguardi s'incrociassero
ancora, un flash in cui le gli frizionava i capelli e lui la
stringeva con, in realtà, l'intenzione di allontanarla...Poi, Hikari
decise che la situazione stava degenerando.
Lasciò
perdere i capelli di Takeru, dedicandosi a Frida e alle varie foto
che doveva raccogliere per la serata.
“Scelta
singolare, il non farsi installare una telecamera per farsi
spiare.” La procace conduttrice squadrò il terzetto composto da
Frida, Takeru e Hikari. Dei tre, l'unico che sembrava davvero a suo
agio era Takeru; Frida aveva un'espressione enigmatica; Hikari era
sui carboni ardenti.
“No,
so bene come sarebbe andata a finire, poi...Non ci tengo.”rispose
il cestista.
“E
allora perché partecipare ad un reality?”
Takeru
rimase interdetto per un secondo, per poi replicare tranquillamente:
“Bè, come avrebbero fatto poi queste giovani donzelle senza di me
per tre mesi?”
Opinione
che il pubblico femminile condivideva in pieno.
“Di
qui, la scelta di una fotografa personale. Può mostrarci le foto,
signorina...” “Yagami”esclamarono all'unisono Hikari e
Takeru.
Hikari,
dopo aver rivolto un'occhiata stranita a Takeru, mostrò le
fotografie scattate durante la prima settimana...L'incontro e la
vestizione prima della serata furono spiattellati agli interi Stati
Uniti.
Cori
contrastanti seguirono la comparsa delle foto.
L'opinione
pubblica esigette, poi, un bacio dei due nuovi beniamini in diretta.
Frida
non s'era sciolta.
Non
aveva pronunciato una sola parola.
E
sì che la prima serata era consistita, praticamente, nelle lacrimose
storie delle 19 escluse all'ambito ruolo di gal per Takeru!
Takeru
non perse tempo, ma nel suo sguardo non notai neppure una scintilla.
Nemmeno
in quello di Frida.
Curiosamente,
notai l'espressione di Hikari, un misto tra schifo, compassione
e...invidia.
“Ed
ora, cosa ci aspetterà la prossima settimana? Non perdete questo
fantastico appuntamento con '20 gals 4 100 days!”
La
conduttrice, nel dare la pubblicità, si alzò stanca, pronta alla
pausa fumo.
Takeru
dovette subire un'orda assatanata di fan, mentre Frida beveva un po'
d'acqua ed Hikari si chiedeva cosa dovessero mai fare loro due in
un'altra lunga settimana.
“C'è
una cosa che non riesco a capire.”
Hikari
sbuffò piano, all'ennesima domanda di Frida. Era evidente
che
il suo lavoro consistesse nel farsi mille domande.
Erano
appena usciti dagli studi televisivi, Takeru con qualche bottone in
meno, strappi e tracce di rossetto in più.
“Che
cosa, Frida?” Anche Takeru sembrava annoiato dalle continue
risposte che doveva dare. Era quasi sempre stato logorroico con
Hikari, e adesso voleva fare l'uomo rude di poche parole??
“Cosa
c'è scritto su questo gesso?”
Hikari
si fermò per un istante, nello sforzo di riuscire a mantenersi
calma.
Chris
condivideva con me l'idea che non volesse farsi “scoprire”.
“Dai...Secondo
me si veggogna tanto.”
“Anche
secondo me, piccolo.” “E pecché? Gli ha schitto una bella
cosa, no?”
“Una
delle cose più difficili che si riesca ad esprimere, un grazie
sincero. E’ che…la gente ha paura di manifestare i propri
sentimenti.”
Takeru
s’incupì un solo istante, ma poi il suo viso si rasserenò di
nuovo.
“Oh...Niente,
Frida. Ideogrammi per ricordarmi che sono un idiota.”
Frida
si voltò verso Hikari, rimasta leggermente indietro.
“Non
so davvero come tu possa sopportarci…E come tu abbia tollerato di
apparire in tv questa sera. Grazie mille! E…ogni tanto ricordargli
che è montato non gli fa male.”
Hikari
abbozzò un sorriso, dopo aver fatto spallucce, badando a non
incontrare lo sguardo di Takeru.
“Grazie,
eh! E pensare che dovresti innamorarti di me!”
Frida
lo fissò con malcelata tristezza.
“Se
solo potessi riuscirci…”
Takeru
non comprese quello che intendeva dire; neppure sembrava tangerlo più
di tanto, poiché affermò con forza la necessità di doverla
immediatamente accompagnare a casa.
“Visto
che domani devi lavorare” “Il lavoro nobilita l’uomo”
“Ma
con i soldi del reality potresti prenderti una pausa bella
lunga.” “Mi compiaccio di te, hai usato bene i modi verbali.
Potrei
ma
non voglio.
E’ l’abisso che intercorre tra dovere e passione. Tra fare una
cosa per mera sussistenza e gioire nel compierla, quotidianamente.
Dovresti saperlo meglio di me.”
Takeru
si stava spazientendo abbastanza. “Se io potessi, non credi che
giocherei? Se io avessi potuto, avrei scelto di fare il reality? Tra
il basket e…una tra tante voi, a cosa pensi io voterei la vita? Ho
scelto il basket, e…” La sua sfuriata fu interrotta da un
flash estemporaneo.
“Cosa
diavolo…!”si ritrovò a strepitare lui.
“Bè?”
esclamò con candore Hikari. “ Il vostro primo battibecco...non è
una cosa da immortalare?”
Takeru
la fissò a bocca aperta, apparentemente incapace di articolare
alcunché.
Improvvisamente,
scoppiò a ridere. Ero sconcertato, e sicuro che l’avesse fatto
esclusivamente perché Hikari continuava a non vederci nulla di male.
Effettivamente, non c’era nulla di male…Era stata la genuina
freschezza di Hikari a farlo reagire così. La quale, poi, si unì
alla risata.
Le
mie due vittime ridevano e Frida non sapeva che pesci prendere. Era
difficile farla ridere veramente; era, in realtà, terribilmente
impegnativo farle cambiare espressione. Se ne stava lì, solo in
apparenza in contatto col mondo, ma camuffando una patina di
malinconia intrinseca che nessuno riusciva a rimuovere.
Solo
in rare occasioni, Takeru, facendo il pagliaccio, era capace di
sollevarla un po’.
In
quel momento, così male assortito, Hikari e Takeru ridevano come due
bambini e Frida li fotografò, estraendo un telefonino ultima
generazione. Nessuno dei due se ne accorse, impegnati com’erano a
sganasciarsi dalle risate. Avessero almeno detto una bella battuta!
L’ingegnera
continuò ad allontanarsi, portandosi a breve distanza dalla vettura
di Takeru. Non aveva voluto nessuno dei tre scagnozzi, avrebbe
guidato solo lui.
Appoggiata
all’automobile extra-lusso, Frida tradiva una profonda sfiducia
nell’eventualità di innamorarsi di Takeru. O forse, nemmeno lo
voleva.
Quando,
finalmente, Hikari incrociò per un attimo gli occhi di Takeru, si
riprese dall’attacco di ridarella acuta che aveva appena provato,
ricomponendosi.
Anche
Takeru si fermò all’istante. Come se…Se fossero andati oltre.
La
psicologia di entrambi si stava rivelando parecchio ardua. Avevano
poco bisogno della MVATP…Cominciavano ad aver meno bisogno di me.
Takeru
si rese conto della stanchezza di Frida.
“Ti
riaccompagno subito.”
Lei
lo ringraziò con un cenno del capo. Hikari fotografò pigramente il
passaggio e il bacio vuoto che si scambiarono non appena lei scese.
“Che
fai, accompagni anche me?” “No, ti lascio qui.”
Sul
sedile anteriore, adiacente al posto di guida, Hikari si stiracchiò.
“Non
ti credo, tanto.” Takeru sbuffò divertito.
“Non
sono così poco cavaliere da lasciarti in mezzo alla strada.” “Oh,
fortuna che esisti tu, mio eroe!”ironizzò Hikari, sfregandosi gli
occhi.
Takeru
le fece il verso.
Hikari
sospirò. Intuii cosa stava pensando, e con un po’ d’artificio,
feci sì che riuscisse a rendere esplicita la sua domanda.
“Le
cose sono due, comunque: o hai dimenticato a leggere in giapponese o
hai mentito a Frida.”
Takeru
le sorrise.
“Dolce
Hikari…Le ho mentito per te.”
“Non
sono un bignè…Per me?”domandò lei, in preda a strani conflitti
interiori.
“Non
potevo lasciare che la tua copertura d’odio contro di me crollasse
così miseramente. Se le avessi dichiarato la verità, se le avessi
detto che mi hai scritto ‘grazie’ e, soprattutto, se le avessi
spiegato il perché, che conclusione credi avrebbe tratto?”
“Che
sono una persona riconoscente?”
Takeru
sospirò.
“Avrebbe
cominciato a pensare che io ti piaccia.”
“Non
conosci le donne.” “Sei tu che non ti conosci abbastanza.”
“Mi
spieghi una buona volta perché
mai sei
convinto di piacermi?”
“Non
sono convinto, lo so e basta.”
“Dimostramelo.”
Erano
quasi arrivati a destinazione.
“Dai,
ma secoddo te non dovremmo intevvenire?”
“Assolutamente
no, Chris. Sta a guardare!” Takeru si morse un labbro,
sorridendo tra sé e sé in trance.
Fermatosi
perché Hikari potesse scendere, non aprì tuttavia le portiere della
macchina. Con le mani sul volante, sguardo perso di fronte a sé,
Takeru sorrideva.
Hikari
non esattamente, voleva uscire, ma era come inquietata da quella
versione posseduta di Takeru.
“Potresti
farmi scendere? Ho sonno!”
Quando
Takeru si risolse ad osservarla, fu con una luce negli occhi che non
gli avevo mai visto.
“Non…non
me l’hai ancora dimostrato, comunque.”tremò la voce di lei.
Takeru
socchiuse leggermente le labbra, carezzandole le ciocche dietro le
orecchie con dolcezza.
Sapevo
in cosa sarebbe sfociato il suo gesto.
E
Hikari non voleva fermarlo.
Takeru
le sfiorò le labbra con le sue, senza inizialmente approfondire il
contatto.
Era
un attimo di quelli da film, dove tutto si ferma e risuona
magicamente la colonna sonora. Hikari aveva chiuso gli occhi-segno di
totale arrendevolezza.
Gli
cinse le braccia attorno al collo, accarezzandogli i capelli a sua
volta.
“DAI!!!” Chris
ed io inscenammo un balletto entusiasta!
QUELLO
Sì CHE ERA UN SIGNOR BACIO!
Dovevo
fare qualcosa. Dov’erano i paparazzi, una volta tanto che sarebbero
serviti?
Recuperai
la macchina fotografica di Hikari in modo che documentasse anche
quell’istante.
Poi
qualcosa rovinò il momento.
Chiamatelo
clacson di una macchina parcheggiata che doveva uscire proprio
allora, chiamatela ragione, fatto sta che Takeru fu costretto ad
avanzare di qualche metro.
L’incanto
s’era spezzato, e nessuno dei due aveva il coraggio di alzare lo
sguardo.
“Allora…Scendo.”
Takeru
le trattenne la mano che stava aprendo la portiera.
“Mi
sembra di avertelo dimostrato abbastanza, non credi?”mormorò.
Hikari
avvampò.
Lui
continuò: ”Altrimenti mi avresti mandato al diavolo, e non
l’avresti mai contraccambiato. Lo vedi?”
Hikari
si morse un labbro a sua volta.
“Non
ho ben capito, vuoi uno schiaffo per provarti che…che non c’è
proprio nulla di fondato in…”
Takeru
le aprì la maniglia, baciandole i capelli.
“Non
mi daresti mai uno schiaffo. Buonanotte…”
Hikari
scese di malagrazia, come ebbra.
Takeru
aveva ragione. Lui le interessava, più di quanto il suo cervello
avesse razionalizzato. Più di quanto io osassi sperare.
Si
assicurò che entrasse, quasi ipnotizzato dalla porta. Ripartì dopo
diversi minuti, scuotendo incredulo la testa.
Stavo
per scoppiare in lacrime, il mio operato stava funzionando!
E
non ero l’unico ad essere lì lì per avere un infarto…Il cuore
di Hikari non voleva saperne di calmarsi, anche quando lei si chiuse
la porta dietro e vi si accasciò contro, nascondendosi la testa tra
le mani.
Ben
ritrovatiiiiiiiii :D
Dopo
un semestre stressante-tanto che ho lasciato cadere senza colpo
ferire anche il 3 marzo, mio anniversario su questo sito- eccomi a
voi! Questo capitolo è, ovviamente, dedicato a tutte le mie
lettrici...Per quanto non mi piaccia l'idea sessista di una festa
della donna, è comunque un giorno importante per noi ;) Bene, voilà
il capitolo! Spero che vi faccia divertire e sognare come me quando
l'ho scritto-come Padme quando l'ha betato(spero!)-; perciò, fatemi
sapere cosa ne pensate!! Si vede che sono in carenza profonda di
affetti e di romanticismo, n'est-ce pas? u_u
Un
grazie a chi ha letto/recensito/amato/odiato/anche solo considerato
lo scorso capitolo...Spero di non farvi penare tanto anche per il
prossimo!
“Sai,
Sora, mi sento quasi in colpa...” Hikari stava raccogliendo dei
book fotografici; doveva pur occuparsi del lato burocratico del suo
lavoro. Quel giorno, Frida era fuori per un convegno, dunque non
poteva esercitare l'oneroso compito di fotografa ufficiale del
reality più seguito del momento.
Come
se ne morisse dalla voglia.
Sora
sorseggiava il suo the verde, cercando di decriptare le parole
dell'amica.
“E
perché? Parla, è tanto che non ti confidi con me!” Hikari
sospirò, sedendosi accanto a lei, nel disastro del suo studio.
“Dopo
vuoi una mano a mettere a posto? Oggi, mi pare che tu non debba
lavorare per...com'è che lo hai definito?” “Ci sono tanti
modi, nemmeno fosse un fidanzato! Idiota, imbecille, stupido,
superficiale, pseudo gentiluomo da strapazzo...”
Sora
sorrise. “Insomma, Takaishi. Dai, ti aiuto non appena finiamo il
the.” Hikari si massaggiò una spalla.
“Mi
faresti un gran favore. È che...bé, questo reality mi sta
assorbendo un sacco di energie.”
Sora
la guardò comprensiva. “Ti sta assorbendo tutte
le
energie. Dovresti sempre trovare tempo per te stessa. ” “Difficile,
con tanti conti da pagare. E...comunque, stasera torna Frida e lui la
porta prima a cena, poi all'opera. Suona anche la sua amica; ti
ricordi quando ti parlai di Véronique?”
Sora
annuì. “Non ti riposi mai! Ma dimmi, perché sei vinta dai sensi
di colpa?”
Hikari
fece spallucce, impugnando un detergente per pavimenti. “Perché mi
sono divertita nel fare shopping.” “Sei una ragazza, Hikari.
Credo sia una cosa che geneticamente ci appartiene!Vorresti
massacrarti perché ti è piaciuto fare shopping?!”esclamò
incredula l'amica. “Sora...Mi sono divertita nel fare shopping
con
lui.”
Dall'altra
parte della città, Takeru si stava sottoponendo alla fisioterapia.
Odiava farla, soprattutto poiché a Chicago il termometro stava
scendendo, come d'abitudine, a temperature assai rigide...E lui
doveva uscire al freddo e al gelo, povero!
Inoltre,
lo annoiavano parecchio le infermiere.
Strano
a pensarsi! Eppure, quella mattina, quando una di loro gli aveva
proposto di scrivergli il suo numero di telefono sul gesso, si
rifiutò caparbiamente.
Su
quel gesso, per il momento, aveva scritto solo Hikari.
Una
cosa degna di nota, sicuramente.
“A
che ora dovrebbe arrivare Frida?”
Hikari
sembrava tanto interessata all'insieme composto da unghie, cuticole e
lunule che armonicamente si fondeva nella sua mano sinistra.
Lei
e Takeru non avevano ancora affrontato l'argomento
“bacio-del-giorno-prima”.
“Oh,
bé, lei non ha voluto che l'andassi a prendere a casa. Temo che
prima o poi, per esigenze di script, dovrà venire a vivere
qui.” “Temi?
Takeru...si suppone che tu te ne innamori!”
Hikari
sollevò lo sguardo per esprimere tutto il suo stupore e, insieme, il
suo disgusto.
Grosso
errore.
Takeru
sorrise. “Credi davvero che me ne innamorerò mai?”sussurrò,
avvicinandosi al suo viso.
Le
sollevò il mento, costringendola a guardarlo negli occhi.
Lui
sembrava volerla baciare di nuovo -Hikari sembrava aver dimenticato
come si respirasse-, quando oltrepassò le sue labbra per giungere al
suo orecchio.
“...Non
di lei.”
Un
clacson li riportò alla realtà. Takeru non pareva affatto stordito;
anzi, riprese il suo ruolo di serrato corteggiatore come sempre.
Hikari, invece,aveva perso alcuni battiti, nel contatto.
“Stupido
Takaishi!”borbottò, mentre Ed la informava che era attesa nella
limousine.
Il
ristorante non era lo stesso presso il quale Takeru, pochi giorni
prima, aveva prenotato per pranzo, anche se in effetti aveva poi
pranzato con Hikari. No, l'aveva scelto appositamente vicino
all'opera, al fine di non arrivare tardi. Chissà se avrebbe gradito
i fan, quella sera.
Hikari
sedeva ad un tavolo vicino, in compagnia di Steve, autista di quella
sera.
“Steven...Da
quanto tempo lavori per Takeru?” “Almeno sette anni, signorina
Yagami.”
“E
da quant'è che ti piace Véronique?” Steve arrossì. “Almeno
sette anni, signorina Yagami.” Nel frattempo, a Frida erano
arrivati dei fiori.
“Scommetto
che ci sarà anche la musica, tra poco...”mormorò stancamente
Hikari, dopo aver sorriso-e, naturalmente, fotografato.
Steve
era ancora imbarazzatissimo.
Avevo
colto un certo feeling tra i due, ma davvero non avevo sospettato una
cosa del genere. Magari era Gary ad occuparsi di loro due, era solito
agire nell'ombra.
“Signorina...Crede
che...”
“Se
ti chiedi se Takeru abbia capito qualcosa, tranquillo. Lui...Non
credo sia così perspicace in quanto a sentimenti altrui.” sorrise
ancora, mestamente, osservando i violini attorno a una Frida
piacevolmente
sorpresa.
Conquistata.
Come
lei qualche giorno prima.
“Signorina
Yagami...Oggi la signorina...Oggi Véronique partirà per una lunga
tournée.” confessò Steve, dopo quella che appariva essere una
lunga tribolazione interiore, e solo per dirlo a Hikari.
“Quanto
lunga?” “Si parla di tornare la prossima primavera, se non il
prossimo autunno.” Hikari sospirò.
“Allora,
dille quanto la ami. A volte, ci vuole davvero poco, come un pizzico
di coraggio, per far felice una persona. E se stessi.” Intanto,
la cena si poteva definire conclusa. Hikari distolse lo sguardo, non
appena vide gelide effusioni tra i due concorrenti. Gelosia?
Prima
di entrare nell'automobile, Takeru prese da parte Hikari.
“Credi
sia stata abbastanza romantica come serata?”
Hikari
aggrottò le sopracciglia.
“Manca
ancora lo spettacolo! Non si può certo dire che sia
conclusa.” “Bè...Ma almeno questa prima parte?” Hikari
stralunò gli occhi e scattò.
“Takaishi...L'hai
portata in un ristorante fantastico, le hai regalato dei fiori, hai
fatto suonare i violini per lei! Quale donna non si sarebbe sciolta?”
Hikari
aprì la portiera, rifiutando il gentile aiuto di Steven.
“Questo
vuol dire che anche tu, quella volta, ti sei sciolta?”le gridò di
rimando Takeru, affrettandosi poi per raggiungere il teatro.
Sapete,
quando ero ancora in addestramento, ero solito vedere filmati tratti
dalla vita comune degli esseri umani. Era una sorta di corso di
“Psicologia Umana”, se così si può definire.
Prendevo
sempre pessimi voti, poiché davvero non riuscivo ad entrare nella
vostra psicologia contorta! Mentre volavo verso il teatro, raccontai
a Chris una lezione a proposito dell'amore. Visto da entrambi i
sessi.
Nella
conversazione, registrata a loro insaputa, erano coinvolti due amici
di vecchia data. Ad iniziarla, era stata una ragazzina.
“Oh,
ti posso chiedere un favore?”
Il
ragazzo, rassettandosi gli occhiali, assentì.
“C'è...Un
ragazzo...Ecco, lui un giorno ha sentito una mia battuta e s'è messo
a ridere, commentandola! Poi...qualche tempo dopo, mi ha rivolto la
parola chiedendomi spiegazioni scolastiche. Io, allora, ho preso a
salutarlo, ma lui, ecco che da un momento all'altro, puff!, non mi
saluta più! Perché?! E poi...ogni tanto mi fissa per un po' e se ne
va subito dopo!” “Bè...Potrebbe essere timidissimo. Magari ti
ha rivolto la parola in un giorno in cui era contento, chissà!” “Sì,
ma...La cosa è notevolmente complicata dal fatto che...Lui mi
piace!” Il ragazzo non sembrava condividere questa
preoccupazione.
“E
quindi?” “Come, e quindi! Che devo fare?!”
“In
che modo ti fissa?”
“Non...non
ci ho mai fatto caso. Arrossisco e non ho il coraggio di
contraccambiare lo sguardo.”
“Ecco,
vedi! Voi ragazze tendete a sguinzagliare le vostre spie, a sapere
tutto sul tipo che vi piace...ma non date importanza al modo in cui
vi guarda! Credimi...Se distoglie solo lo sguardo, potrebbe aver
capito del tuo interessamento, e potrebbe dargli fastidio. Se lo
abbassa, è intimidito. Ma se ti guarda negli occhi...Se tu lo guardi
negli occhi anche per più di un secondo...Per me è cotto!”
Il
filmato continuava con lei che gli dava delucidazioni sul mondo
femminile in amore.
Non
sapevo perché mai mi fosse venuto in mente in quel momento. Per me,
l'amore era una cosa molto più spontanea. Grazie a quel corso, capii
che, purtroppo, per gli umani, non era mai
così semplice. Ciò che vi frena è la paura di soffrire, ma se non
vi mettete nemmeno nelle potenziali condizioni di soffrire, come
potete temerlo?
Pareva
che Steven stesse proprio sull'orlo di un collasso.
Stava
letteralmente distruggendo il fazzolettino che portava in mano,
mentre Véronique usciva in tutto il suo splendore dal palco, dopo
uno scroscio di applausi.
Takeru
aveva appena represso a malapena uno sbadiglio, quando Hikari gli
rifilò una gomitata nelle costole.
“Ahia!
Io sono ancora convalescente, dannazione!” “Mister
convalescente” sibilò lei, esasperata per la scarsissima
cognizione di causa che stava dimostrando lui in quel momento “Va
dietro le quinte, entra nel camerino di Véronique e dille di uscire
immediatamente. La aspetta qualcuno.” Takeru si allarmò. “E
chi?!” “Non ti è dato saperlo! Avanti!” Frida intuì
quello che stava cercando di ottenere Hikari, prima che fosse troppo
tardi, e le diede manforte. Tutto questo, e Takeru si grattava ancora
il capo in cerca di una spiegazione plausibile.
“Véronique!” La
violinista stava riponendo gli attrezzi del mestiere, sistemandosi
alla bell'e meglio i capelli.
“Darren,
per favore, metti i fiori...” Effettivamente, la stanza era
invasa da omaggi floreali, ma Takeru scoppiò in una risata
sarcastica.
“Ti
ho mai regalato fiori, io? Soprattutto, ti sembro un addetto a queste
cose, come Darren?” “Takeru!”
Véronique
lo abbracciò di slancio, stringendolo forte.
“Alla
fine, sei venuto...” “Bè, faceva parte del mio piano di
conquista.” “Ah, sì, quella stupidaggine del reality.”
“Non
è una stupidaggine!”
Véronique
alzò un sopracciglio, scettica, liberandosi dalla stretta.
“Almeno
c'è Hikari?” “Sì, certo...Anzi, mi ha chiesto di dirti una
strana cosa...” “Che?”
“Vuole
che tu esca, magari per salutarti.”
Steven
stava davvero dando di matto.
Era
passato dallo sconforto, alla rabbia di essersi risolto così tardi,
alla felicità nel vederla, al sollievo di essere lì per dirle
quanto l'amava, alla disperazione più nera. Nel giro di dieci
secondi per emozione.
“Adesso
basta!”si spazientì Hikari, in uno dei rari attacchi contro
qualcuno che non fosse Takeru.
“Signorina,
ma...E se lei...” “Mettiamola così” rispose Frida, che
partecipava alla scenetta teatrale, “se lei dovesse ricambiare,
allora saresti felice, no? E se lei non ti amasse, comunque
partirebbe domani...E tu potresti rifarti una vita.”
“Non
voglio rifarmi una vita, se so di non poterla vedere.” Hikari
sospirò.
“E
allora per quale assurdo motivo hai aspettato sette dannatissimi
anni, se provi questo amore eterno?!”
Steven
arrossì.
“E,
per l'amor del cielo, togliti gli occhiali da sole, non devi
diventare il terzo
Blues Brother!” Aveva degli insospettabili, magnetici, occhi
chiari.
“Ma
quando si muove quell'idiota...”
Detto,
fatto.
Hikari
sorrise, vedendo Takeru seguito da una intimidita Véronique.
Le
due ragazze si abbracciarono, ed anche Frida sorrise.
Mentre
la norvegese le porgeva i complimenti, Takeru prese da parte Hikari.
“Di
grazia, potrei sapere che sta succedendo?” “Signorino”intervenne
Steven “E' tutta colpa mia...Mi rincresce averle tenuto un segreto,
averlo occultato così a lungo! Tuttavia, desidero che lei
sappia...” Hikari arrossì, inspiegabilmente. “Sta cercando di
dirti che si vuole dichiarare a Véro.” Takeru sembrò non
capire subito. “Che devi dichiarare a Véro?!”
Hikari,
per tutta risposta, gli pizzicò una guancia.
“Non
sta evadendo il fisco! Si
deve
dichiarare!”
“Oh...Oh”fu
tutto quello che lui riuscì a dire. “Bé, allora, non c'è tempo
da perdere!” Estrasse da una tasca un dopobarba, inondandolo
letteralmente.
“Hikari...”Véronique
aveva concluso i salamelecchi con Frida, che l'aveva
intelligentemente tenuta occupata a bella posta. “Perché hai
voluto che uscissi? Sareste potuti entrare nel camerino.”
“Noi
sì, ma, vedi...C'è qualcuno, qui, che desidera parlarti.”
Véronique
strizzò gli occhi, confusa dalle luci esterne del teatro.
Quando
si accorse che Steve le si era avvicinato, sorrise, inanellandosi una
ciocca di capelli, per il nervosismo.
“Véronique,
io...” “Mi hai chiamato per nome!”non fu capace di
trattenersi dalla gioia, lei.
Frida
indietreggiò silenziosamente, mormorando a Takeru che, forse,
sarebbe stato meglio andar via.
Non
riuscivano più a sentire le parole che i due si scambiavano, ma lei
gli aveva preso la mano, e questo sembrò ad Hikari un motivo più
che valido per ottemperare alla richiesta di Frida.
In
più, Chris mi aveva fatto notare la presenza dell'angelo del cuore
Gary. Sapevo che era lui!
E
Yamato? Adesso che Véro sarebbe partita in tournée, sarebbe rimasto
con lei?
Comunque,
Hikari non pensò subito che accontentare Frida avrebbe significato
restare in auto con Takeru alla guida...
“Ma
cosa hai spruzzato addosso al povero Steve, un filtro
d'amore?”ironizzò la mia eroina, per stemperare l'insolita
tensione salita in auto.
Frida
preferì sedersi dietro, Hikari era tutta rigida sul sedile
anteriore, soprattutto dopo che, nello scalare le marce, la mano
destra di Takeru l'aveva sfiorata.
Tremendo
déjà-vu del giorno prima.
“Era
il dopobarba che mi hai convinto a comprare, quello che ti piace
tanto.”
Hikari
desiderò non aver parlato.
Frida,
imperscrutabile come sempre, diede il suo contributo alla vicenda.
“Ragazzi,
ho sviluppato una foto che forse vi può interessare.”
La
porse a Hikari, che subito si morse un labbro.
Era
la foto che aveva scattato di nascosto, mentre i miei futuri
innamorati erano in preda ad un attacco di riso.
Takeru
rischiò di inchiodare, non appena le diede uno sguardo, di sfuggita;
tutto sommato, però, se la cavava meglio lui a dissimulare
l'imbarazzo.
“Eccoci
di nuovo soli”
Takeru
aveva appena accompagnato Frida.
Nessuna
notizia né da Véro né da Steve.
“Già”
Mancava
solo il frinire dei grilli, o le balle di fieno che rotolavano.
Takeru
frenò con dolcezza, appostandosi sotto casa di lei.
Lei
che aveva perso ogni capacità dialogica.
Lui
sorrise.
“Devo
proprio averti sconvolto, ieri sera.”
Con
voce malferma, lei sussurrò: “ Si suppone che t'innamori di Frida.
Non di me.”
“Credi
che io mi stia innamorando di te?”
Hikari
arrossì violentemente.
Takeru
non volle torturarla oltre, le accarezzò una guancia e le augurò la
buonanotte.
Troppe
emozioni sembravano passare sul volto di entrambi, sconosciute,
latenti, aleatorie, come il bacio sospirato che Steve poteva
finalmente dare alla sua Véronique.
Per
me, se quello fosse stato un film romantico, di quelli che mi
propinavano sempre a lezione, sarebbe stato scontato dire che lei era
palesemente persa di lui. Ma in quel caso...Con lei che si ostinava a
negare tutto, non potevo esserne così certo.
“Ora
basta. Ho bisogno di un aiutante, non posso sempre disturbare te,
Sora.”
“A
me fa piacere, Hikari, poterti aiutare.”
“Sì,
ma...Non posso schiavizzarti appena hai un giorno libero dal lavoro!
E mi serve davvero un aiutante fisso...” “Te lo puoi
permettere?” “Bè, mi serve fintantoché lavoro per Takeru;
non appena ricomincerò a fare fotografie in proprio, forse no. Al
massimo, me lo paga lui.”
Sora
represse a stento un sorriso.
“Come
siamo diventate ciniche...” “Trovi? Fa uscire i lati peggiori
di me.”
“Io
non direi i peggiori. Con lui, tu sei vera.
Quando ti interessa una persona, specialmente agli inizi, tendi ad
essere artefatta, a farti piacere tutto ciò che piace a lui...I
problemi nascono, infatti, quando la relazione diventa seria. Tu, con
lui, non hai di questi problemi. Se dovesse, un giorno, nascere
qualcosa, sareste sicuramente avvantaggiati.”
“Una
cosa tipo 'Conosce il lato peggiore di me, e mi ama'.”
“Esatto.
Vuoi mettere annunci sul giornale, per l'aiutante?” “Sì,
credo. Possibilmente donna, così non rischio disastri emotivi.”
“Pensavo
te ne fossi andata ieri sera, direttamente.” “Bè, potevo
partire di notte?”
“Notte,
via! Non erano nemmeno le undici e...Ah, ma tu non hai...” “Io
e Steve siamo rimasti un po' di più, sì.”
Véronique
sorrise, scarlatta.
La
mattinata si annunciava splendida, un po' fredda, forse.
“Non
scendere in dettagli, non li voglio sapere”scherzò lui. “Parti
adesso, allora?” “Ero venuta a salutarti...come si deve.” “Non
c'è Hikari.”
Véronique
gli rivolse uno sguardo divertito.
“Non
cercavo lei. Takeru...”gli prese le mani, con gli occhi lucidi. “So
che...non è la prima volta che parto, anzi...Ma è la prima volta
che parto senza baciarti o senza avere una relazione a metà con
te.” “Stiamo facendo passi in avanti.”
“Io
credo di poter essere felice con lui. Ed è per questo che...”
“Signorino”intervenne
Steven, deglutendo. “Le chiedo di potermi licenziare.”
Takeru
aggrottò le sopracciglia.
“È
una cosa così
seria?” “Non
lo sappiamo...Però...Abbiamo voglia di scoprirlo, insieme.” Véro
abbracciò Steven. Com'era diverso dall'abbraccio che aveva dato a
Takeru, la sera prima!
“Oh...Bè,
normalmente, ci vorrebbe un preavviso di qualunque genere,
però...immagino che...dovrò trovarmi un altro bodyguard.”
Steven
sorrise. Non portava più gli occhiali da sole, notai stupito.
Strinse
la mano al suo ex datore di lavoro, ma Takeru, sorprendentemente,
abbracciò sia lui che la sua nuova ragazza.
“Grazie,
per tutto quello che hai fatto per me in questi sette anni.”
Credo
fosse un evento, sentire un grazie così sincero, da parte sua.
Mentre
Edward e Nathaniel, in lacrime, salutavano il loro vecchio compagno
d'avventure, Véronique prese un pennarello e scrisse sul gesso di
Takeru, sussurrandogli che non era lei la persona giusta per lui, le
seguenti parole: “
Il n'y a point de déguisement qui puisse longtemps cacher l'amour où
il est, ni le feindre où il n'est pas”.(*)
“La
Rochefoucauld”mormorò lei, con gli occhi lucidi. “Mi mancherai
molto, Takeru.”
In
un soffio, Véro e Steve erano saliti su quell'auto, pronti per il
loro destino.
“Su,
Ed, Nat, animo! Non è mica morto!E meno male che dovreste essere le
mie dure guardie del corpo...” Ma anche lui, sebbene non
l'ammettesse, era visibilmente commosso.
“Ottimo
lavoro, Gary.” Il mio collega mi sorrise. “ Ci lavoro da sette
anni, ma il vero propulsore è stato Yamato, che ha insistito
affinché Véro tornasse qui, non appena l'ha ricevuta, in quanto
angelo della musica.”
Chris
sbadigliò sonoramente, così gliel'affidai, perché potesse
riposarsi anche lui.
Il
pomeriggio seguente, Takeru era andato a fare fisioterapia, mentre
Hikari era impegnata a saggiare gli aspiranti candidati.
Gliene
erano capitate di tutti i colori, naturalmente. Dalla ragazza
straniera che non sapeva dire una parola, a una che aveva quasi fatto
esplodere una macchina fotografica, a diversi uomini che ci provavano
spudoratamente.
Decisi
di abbandonarla per poco, mentre si preparava a conoscere l'ennesimo
buco nell'acqua.
Volevo
parlare con Ken e Miyako.
“Daisuke!”
Miyako
non era mai stata così dolce, ne ero sicuro.
“Ti
stai chiedendo il perché di tanto zucchero, vero?” Nonostante
non fosse più un angelo, nessuno sapeva capirmi come Ken.
“Bè...Sì!
Insomma, Miya, non sei...” “Sono incinta!” strillò lei, in
preda all'euforia.
“Oh!
Bè...wow!”
Sì,
lo so che non è un'arringa degna del miglior avvocato, ma ero
sinceramente contento, e senza parole.
Ken
l'abbracciò da dietro, silenzioso.
“Mi
spiegate... come fate... con le faccende burocratiche?”sussurrai,
strozzato da Miyako.
“Bè,
secondo i documenti che ci siamo fatti creare appositamente dal capo,
siamo dei giapponesi, sposati; io lavoro come ispettore di polizia ,
lei, teoricamente dovrebbe essere infermiera, ma vuole aspettare
ancora un po' e adesso...” Ken sorrise, imbarazzato.
Chris
mi tirò un braccio.
“E
se fosse lei l'aiutante di Hikali?”
Adoravo
quel baby angelo.
“Guarda,
è molto semplice. Non è nemmeno stancante! Si tratta solo di
aiutarla a mantenere e, innanzitutto, mettere l'ordine nel suo
studio! Daiiiiii...!”
Eravamo
arrivati davanti allo studio di Hikari. Ken, avviatosi al lavoro,
s'era mostrato un po' preoccupato, ma contento che, così facendo,
Miyako avrebbe potuto aiutarmi nella mia missione.
“Ma...E
se fosse pericoloso per il bambino?” “Miya, sei incinta di due
settimane! Non succederà niente...E poi, ho Chris con me! Se non sa
lui come aiutare le donne incinta...Ti prometto che, se ci fosse
qualunque disguido, la convincerei a licenziarti.”
Miyako
sospirò.
“Lo
faccio solo per aiutarti. Comunque...Se lei mi giudicasse
inadeguata?” “In quel caso, interverrei io!”
In
realtà, non ce ne fu granché bisogno.
Hikari
aprì la porta con una tale faccia! “Se sei qui per l'annuncio,
ti
prego,
dimmi che sei perfettamente normale, che non hai nessun legame con
mafia, droga, bullismo, che sai parlare almeno l'inglese e
che...” “Sono giapponese, mi chiamo Miyako Inoue, in
Ichijouji. Mio marito s'è dovuto trasferire qui per motivi di
lavoro; sono...Sono una semplice ragazza appena trasferitasi che
cerca un lavoretto per cominciare.”
Hikari
quasi si mise a piangere, quando sentì che avrebbero potuto parlare
in giapponese. La fece accomodare; incredibilmente, le due legarono
subito.
“Facevo
l'infermiera, ma ho deciso di prendermi una pausa. Almeno per ora...”
Si
accarezzò la pancia.
“Oh,
devi andare in bagno? La seconda a destra.”
Miyako
sorrise.
“No,
tranquilla. Ma volevo avvisarti che sono incinta, di due settimane.”
“Oh,
scusami, che figura!Congratulazioni...tuo marito dev'essere al
settimo cielo!”
Hikari
s'era misteriosamente imbarazzata.
“Per
te non è un problema, vero?”
“Sono
una donna, non ti discriminerei mai perché sei incinta. È solo...un
po' d'invidia, suppongo. Hai detto di avere solo un anno più di
me...E sei già così realizzata. Guarda me, invece!” “Sei
sola?”
Hikari
annuì.
“Non
lo sarai per molto, ne sono sicura. Quando posso cominciare?”
“Anche
subito, se vuoi! Ho la sensazione che diventeremo ottime amiche,
Miyako!”
Man
mano che lo studio assumeva un aspetto che lo rendeva degno di questo
nome, Hikari scoprì tutto quello che c'era da scoprire di Miyako
-tutto quello che era la sua identità fittizia. Sentiva davvero di
potersi fidare di lei, o forse aveva tanta voglia di raccontarsi
anche lei. Con una persona che non la conoscesse da sempre e che non
potesse giudicare i suoi atteggiamenti in base al suo passato, come a
volte faceva Sora. Che fosse una ragazza normale e potesse capirla.
Véronique era partita, e Frida...Non era del tutto certa che potesse
essere etichettata così.
Anche
se...Hikari sentiva comunque un abisso tra di loro. Miyako era
felice,
aveva tutto quello che voleva. Lei, nemmeno uno straccio di
fidanzato-questo perché io non ero ancora abbastanza pratico-e un
lavoro sempre più precario.
“Vorrei
proprio conoscere tuo marito, dev'essere una persona speciale!”
“Lo
è. È l'essere più speciale che io abbia mai incontrato.” Quotavo
in pieno.
“Si
vede, ti brillano gli occhi se solo ne pronunci il nome.”
“Bè...Magari
organizziamo qualcosa ad Halloween. Così, potrò conoscere anche
questo fantomatico Takeru Takaishi!” Hikari sospirò, con
sufficienza.
“Ci
tieni proprio a rovinarti le feste?” Miyako rise. “Magari
non è poi così male come credi. Sono sicura che si sente attratto
da te, forse si atteggia così perché non vuole dimostrarlo.” Hikari
le rivolse un'occhiata in tralice.
“Mi
rendo perfettamente conto che ti conosco da poche ore, ma...sembra
che tu mi capisca alla perfezione! Sei quasi un an...”
NO!
Feci
cadere delle carte, cosicché Hikari non potesse finire la frase.
Hikari
rimise a posto la pila di scartoffie, stiracchiandosi.
“Kami,
quant'è tardi! Miyachan, non voglio trattenerti oltre! Vai dal tuo
dolce Ken...”
“Con
piacere! Torno domani?” “Domani dovrò andare necessariamente
al maniero Takaishi. Sai dov'è? Ti scongiuro, vieni con me, così
capirai...” “Certo! Penso lo sappiano tutti in città...Allora,
passo prima da qui e poi ci andiamo insieme! A domani!”
Una
volta uscita, sospirò. “ Dobbiamo stare più attenti,
Daisuke.” Non mi poteva vedere, non potevo certo svelarmi nel
palazzo!
Mi
materializzai nell'automobile di Ken, quando venne a prenderla.
“Abbiamo
rischiato grosso, Miya. Da domani, dovremo stare attentissimi.”
“Non
ti preoccupare. D'ora in poi...Ci penso anch'io.”
(*)=Non
c'è travestimento che possa alla lunga nascondere amore dov'è, né
fingerlo dove non è.
È
una delle mie frasi preferite di La Rochefoucauld ç_ç L'avevo
sentita, tempo fa, in un film “Un amore tra le righe”, che da il
suo contributo al titolo del capitolo ^^ Ordunque...Con questo
capitolo, questa fanfiction diventa ufficialmente la più lunga che
io abbia mai scritto xD E ne dovrete vedere, ancora! Teoricamente,
dovrei ancora studiare, quindi vi lascio con tanti saluti e scuse per
il ritardo! Prometto che entro l'estate prossima, la fiction sarà
conclusa xD Grazie alle persone che seguono costantemente me e
“Angeli del Cuore”, in special modo Padme ^^
Pochi giorni prima del vostro Halloween, il capo mi aveva convocato
Angeli
del cuore
“Se
sapessi il francese, credi che ti chiederei di tradurre?!” La
voce di Hikari uscì più alta del voluto.
“Ma
cos’è, pensavi fossi l’unica ad avere il diritto di scrivere sul
mio gesso?”
Takeru
sorrise. “Ah-ah-ah, sei gelosa.”
Hikari
si morse un labbro.
“Assolutamente
no! Ero solo curiosa! Ma, a questo punto, non mi importa proprio!”
Era
tutta la mattina che Hikari cercava di capire cos’avesse scritto
Véronique, in quella frase lunghissima che circondava serpentina il
braccio di Takeru.
Ma
lui si divertiva un mondo a tenerglielo nascosto. Io naturalmente ne
conoscevo il significato, gli angeli non hanno problemi linguistici.
“Come
no. È una vecchia frase che mi ha detto quando ci siamo lasciati
definitivamente.”
Hikari
lo fissò attentamente. Non era da lui parlare così volentieri del
suo passato.
“Non
te l’avevo chiesto.” ”Ho voluto dirtelo. È uno stupido
aforisma francese del Seicento. Mi chiedo, anzi, perché me lo
ricordi proprio ora.” ”Forse per rinfacciarti il fatto che lei
abbia trovato l’amore.”
Takeru
le fece la linguaccia.
“Tu
perché non sei nel tuo studio, a mettere ordine in quel casino,
anziché stare qui a disturbare il mio sonno di bellezza?”
“Adesso
ho un'aiutante, si chiama Miyako. Sai che è giapponese?
Comunque...Hai dormito dieci ore! Direi che è abbastanza!” Lui
fece una smorfia. “Il sonno fa bene. Previene le rughe e ti rende
la pelle più luminosa. È evidente che tu sei insonne.”
“Fai
proprio discorsi da narcisista.”
“Che
male c’è a curarsi e a tenerci a se stessi? Faccio semplicemente
quello che dovresti fare anche tu.”
“Peccato
che io lavori seriamente.” ”Ah, certo, perché io passo la
vita solo a sgranocchiare noccioline.”
“La
vita no, ma credo che Margareth sia stufa di trovare questo porcile,
ogni volta che mangi snack.” ”Io pago Maggie proprio perché
pulisca!”
“Ma
pecché questi due litigano sempe?”
La
domanda di Chris suonò di un’ingenuità allarmante.
“Perché,
a furia di parlare di stupidaggini, non affrontano le cose serie.
Come i loro sentimenti.”
“Sì,
certo. Senti, non so perché Frida sia in ritardo, ma devo andare in
bagno. Mi sapresti dire dov'è?”
“Se
vuoi, mi faccio anche il bagno con te.”
Hikari
sbuffò pigramente.
“Non
mi diverte nemmeno più chiamarti maniaco.”
“Perché
non lo sono più di quanto lo sia tu.”
“Io
non sono una depravata!Comunque…cosa diavolo sono quelli?” I
due erano in cucina; Takeru bevve un sorso d’acqua, pulendosi col
braccio.
“Quelli
cosa?”
Hikari
indicò una serie di cestini di vario colore.
“Ah,
quelli.” Takeru fece spallucce. “ Contenitori per la raccolta
differenziata.” Hikari sgranò gli occhi. “Da quand’è che
tu fai la raccolta differenziata? Da quand’è che sai
cos’è?!”
Con
studiata nonchalance, Takeru si grattò il braccio.
“Li
ho fatti installare ieri pomeriggio. Così, ogni volta che vieni qui,
non rompi per eco-sostenibilità, eco-compatibilità, eco-tutto!”
Hikari
non sembrava capace di articolare una risposta degna di tale nome.
“Li
hai fatti montare...per me?”sussurrò, asciutta.
Takeru
la fissò negli occhi. “Ti sconvolgerebbe?”
Ayame
fece le fusa ad Hikari, interrompendo parzialmente l'imbarazzo.
Ma
lei non sembrava voler dimenticare la questione.
“Beh...Sì.
Parecchio, anche.”
Lei
abbassò gli occhi, apparentemente intenta ad accarezzare il gattino
candido.
Takeru
sorrise.
“Non
ti allargare, non determini così la mia vita.” Hikari gli
rivolse un'occhiataccia.
“E,
poi, un vip interessato ai problemi del mondo è sempre più popolare
e richiesto di uno che se ne frega delle sorti del pianeta, no? Ho
deciso che potrei darti una mano con le tue bislacche cause. La mia
popolarità potrebbe aiutarti molto.”
Lei
sospirò.
“Non
credevo che l'avrei mai detto.” “Cosa?”chiese curioso lui,
afferrando una bottiglia d'acqua dal frigo e porgendole un bicchiere.
“Grazie”
“Per
il bicchiere?”
“Non
rendere le cose più difficili”borbottò lei, arrossita.
Takeru
ridacchiò.
“Sei
terribilmente carina quando cerchi di fare la dura.” Hikari
divenne bordeaux.
“Per
farmi lavorare al reality. Per il sostegno che vuoi darmi...Grazie.”
Hikari
gli sorrise debolmente, lui le carezzò una guancia col dorso di una
mano.
Sapevo
quanto le erano costate quelle parole.
Hikari
sapeva essere dolcissima, e con gli altri lo era. Lo notavo quando
parlava con Miyako, con suo fratello, con la sua amica Sora. Ed ora
che Takeru mostrava di non essere solo quello sciocco ricco
viziato...
“Ho
sempre creduto che siamo partiti col piede sbagliato, sai?” mormorò
lui.
Le
cose si stavano facendo interessanti.
“Specie
il tuo, che era troppo premuto sull'acceleratore.” “Ehi, miss,
la prossima volta che cammini a piedi guarda dove vai!” Ma non
c'era risentimento né rabbia nelle parole.
Stavano...scherzando.
C'era ironia
nell'aria.
Hikari
sfiorò la mano di Takeru con la sua, stringendola un secondo dopo.
“Hikari
Yagami”
Indietreggiò,
e quel contatto sembrò una formale stretta di mano. Mi sembrava
strano, troppo attaccamento!
Takeru
stette al gioco.
“Takeru
Takaishi. Molto piacere di conoscerti.”
Frida,
intanto, era entrata silenziosamente. Scattò un'altra foto. Prima o
poi, gliele avrebbe date?
Si
fissarono per un attimo eterno. Almeno, era l'inizio di una reciproca
tolleranza.
Poi
Frida decise di farsi sentire.
“Non
dovevamo andare al cinema?”
Takeru
aveva avuto la brillante idea di portare Frida a uno dei pochi cinema
all'aperto che ancora operavano negli Stati Uniti.
Ammetto
che l'idea fosse romantica, almeno in origine. Ma Chicago non era una
città poi così mite. Anzi, una volta vi si registrarono anche -33
°C! Perciò, nonostante dicembre fosse ancora lontano, tirava un
vento gelido.
La
previdente Frida si era coperta, e poi lei era abituatissima a
temperature rigide.
“Ma
da quant'è che vivete a Chicago? Non dovreste conoscere bene le sue
temperature stagionali?” Takeru, al posto di guida, la fissò
torvo.
“Secondo
te, io sembro tipo da fermare ogni attività per vedere le previsioni
del tempo?”
Hikari,
seduta dietro, fotografava, e agli obiettivi alternava starnuti.
Il
film era una di quelle pellicole vecchie ma leggendarie, Casablanca.
In
bianco e nero, con quella concezione d'amore eterno così tipica dei
film statunitensi. Anche se non aveva propriamente un lieto fine.
Frida
era via, in bagno, durante l'intervallo.
“Scommetto
che tu adori questo film.” “Credi che tutte le donne siano un
cliché?” “No, è che è il tipico film che piace alle donne
perché intriso di sentimento.” “E, comunque, sì, sarà la
centesima volta che lo vedo. Ogni tanto, mi capita di pensare cosa
sarebbe successo alla mia vita se lei avesse scelto Rick.”
Takeru
si voltò verso di lei.
“Hai
basato la tua vita su un film?” Hikari sospirò di frustrazione.
“Idiota...Certo
che no. Però, a volte ti fa bene credere nel lieto fine. Almeno nei
film. Poi ci pensa la vita a fare il resto.” “Età del
discorso che stai facendo? 108 anni circa.” Hikari rise,
fingendo di picchiarlo.
“Uomo
insensibile”
“Sognatrice
persa.”
“Cosa
c'è di male nel sognare un amore così?”
“Ma
non è vero,
santo cielo! Non incontrerai mai una persona che ti assomigli in
tutto, a meno che non sia un tuo clone! E sai che la scienza non c'è
ancora arrivata...” “Solo perché tu hai avuto relazioni
insoddisfacenti, questo non significa che io non debba
crederci.” “Ah, scusa, avevo dimenticato che hai trovato
l'amore della tua vita.” “Saresti tu?” Gli occhi di lui
si accesero di una strana luce.
“Io
credo solo che idealizzi troppo sull'amore. Questa costante ricerca
della perfezione...Non ti farà perdere di vista quello che hai,
quello che potresti avere? Le donne che ho avuto...” Hikari fece
una faccia schifata.
“Guarda
che nessuna s'è mai lamentata del trattamento durante. Molte dopo,
lo ammetto. Comunque...Le ho sempre lasciate io.” “Vanne
fiero!” “Le ho lasciate perché”fissò con un'occhiata di
rimprovero Hikari “...Loro credevano che fossi il loro grande
amore. Hanno sempre preteso che fossi perfetto. E, nonostante io sia
sopra la media, no, non sono perfetto.” “Takeru Takaishi che
fa una dichiarazione del genere, wow. Le hai sfruttate, e basta.” “Ma
no, perché? Non le ho illuse. Non preferiresti qualcuno che è
chiaro fin dall'inizio? Ho sempre creduto alla sincerità, in queste
cose. Ho avuto tante donne solo perché tu non hai idea di che
pubblicità sia essere andati a letto con Takeru Takaishi.
Puntualmente, devo stare a smentire voci assurde che compaiono nel
mondo del gossip. Per esempio, su quell'orribile giornale,
Scoopissimo.” “Non me lo ricordare.” Scoopissimo era
fallito proprio per un articolo di Mark, che aveva esagerato con la
ricerca del gossip ed era stato querelato. Quello era stato solo
l'inizio...Dopo innumerevoli altre lamentele e querele, il giornale
aveva chiuso, portando via nelle sue ceneri anche quello che era
stato di Mark e Hikari.
“Louis,
penso che questo sia l'inizio di una bella amicizia” sorrise
Takeru, citando il film. Dopodiché, mentre Frida stava appena
uscendo dalla spaventosa coda che s'era creata nel bagno delle donne,
lui, silenziosamente, si sbottonò la giacca, per porgerla a Hikari.
Lei
non ci pensò due volte; la accettò volentieri, visto il troppo
freddo.
“Non
congelerai?” “Sono un uomo. Non credo all'amore dei film e
resisto a praticamente tutto.” “E sei il solito sbruffone.” Ma
questa volta non sembrò darle fastidio che fosse così, affondando
il viso nel colletto della giacca-nel profumo di Takeru.
“E
ora la quercia che significa?”sussurrò Takeru, dolce. Lei
sembrò stupita che se ne ricordasse.
“Beh,
dovrai dimostrare di meritare la mia amicizia, che credi? Quello è
tutto l'odio regresso.”
Takeru
si limitò a sospirare, divertito.
Chris
si mise a piangere dalla commozione, povero piccolo! Frida notò
lo strano passaggio di proprietario della giacca, ma si limitò a
sorridere. Era come se facesse il tifo per Hikari. Che segreto
nascondeva lei?
Hikari
osservò pigramente un soffione adagiarsi nella sua mano, sospinto
dal vento. Lo strinse per un secondo, mormorando qualcosa, mentre
Ingrid Bergman ricominciava a parlare sullo schermo.
Chissà
che desiderio aveva espresso.
In
realtà, se avessi voluto saperlo, avrei potuto. Anche i soffioni e i
vari desideri sono controllati da noi angeli. Tutti i desideri
espressi nei soffioni...tutti i soldi spesi nelle varie
fontane...tutti i nasi all'insù nello sbirciare una stella
cadente...Noi
sappiamo tutto ciò che chiedete, e, credete, ce la mettiamo tutta
per esaudirlo. Quando si desidera qualcosa, tutto l'Universo cospira
affinché si realizzi il desiderio"(*)
Credo
che anche il termometro dell'amore si basi su quel tipo di
informazioni.
Alla
fine del film, Hikari aveva gli occhi che luccicavano, Frida anche,
Takeru era palesemente stanco.
Mentre
le due s'interrogavano su chi avrebbe scelto chi- Hikari avrebbe
scelto Rick, Frida Victor-, Takeru sbadigliava a più non posso.
“Non
ti manca lo United Center?” domandò Frida, una volta finita la
conversazione con Hikari. Sarebbe sfociata in un'interminabile
discussione cuore versus ragione, e la norvegese preferì sorvolare.
“Ogni
giorno che passa”fu il commento laconico di Takeru. “Ma il dottor
Robinson ha detto che, per gennaio, posso ricominciare a giocare come
prima. Tra un mesetto potrò allenarmi di nuovo e non vedo l'ora!” Il
basket sembrava davvero l'unica cosa che lo animasse, mentre Hikari
prendeva fuoco per qualunque cosa fosse contro la pace nel mondo.
Frida
estrasse una penna dalla borsa, afferrando il gesso di Takeru, al
primo semaforo disponibile.
Gli
scrisse: “ Når
du er aleine med deg, du ikke kjenner til løng”(**)
“Già.
Tu credi che io sappia tradurre il norvegese, vero?”
Frida
sorrise.
“Te
lo spiegherò non appena finirà il reality show.”
“Per
motivi di script, Frida si trasferirà qui fino a dicembre. Ma dice
che continuerà a mantenere il suo appartamento.” Hikari stava
nutrendo Ayame. Aveva una strana espressione.
“Perché
sa che tra voi due non durerà.” “Come può durare una cosa
mai iniziata?” “Non davanti agli Stati Uniti. E a molte altre
nazioni, credo.”
Takeru
si frizionò i capelli bagnati. Frida era a casa sua, per
impacchettare alcuni beni di prima necessità, che le sarebbero
serviti per il soggiorno a casa Takaishi.
“Sei
contento che si trasferisca qui?”gli chiese con voce metallica.
Takeru
fece spallucce.
“Non
mi cambia molto. La sua stanza sarà vicina alla mia, e basta. Maggie
e Baptist dovranno lavorare un po' di più, me ne rendo conto, ma
pagherò loro gli straordinari.” Potei notare sollievo sul viso
di Hikari.
“Credevo
avreste condiviso la stessa camera.” “Senti, Frida io non la
conosco per niente. Nonostante questo assurdo reality. E poi, non mi
piace neppure così tanto...Cioè, se mi chiedesse esplicitamente di
dormire insieme, magari...” Hikari gli lanciò la scatoletta di
cibo per gatti in testa.
“Siete
tutti uguali!”
Takeru
sospirò drammaticamente.
“Dimenticavo
le tue credenze sull'amore eterno.” “Oh, per me, l'amore vero
esiste.” “Tu cerchi la perfezione precostituita. Invece, te la
devi creare tu, insieme a qualcuno di imperfetto, proprio come te.”
Takeru
buttò svogliatamente la scatoletta nell'apposito contenitore.
“Pensavo...E
se organizzassi un party per Halloween?” “Ecco la tua vera
anima!” “In effetti, hai idea di quanto tempo è che non
partecipo ad una festa? Questo reality mi stressa.”esclamò
teatralmente. “Povero. Non capirò mai perché tu vi abbia preso
parte.” “Quando sei me, la popolarità è una buona parte del
mio successo.”
Hikari
roteò gli occhi.
“Ma
tu Frida a stento la sopporti!” “Questo il mondo non lo sa.”
“Fai
quel che ti pare. E dove organizzeresti questo party?” “Che
domande, vivo in una villa! Puoi portare chi ti pare. Sarei curiosa
di conoscere tuo fratello.” “Non sono sicura di poter dire lo
stesso.” “Gli potrò dimostrare che non sono solo l'imbecille
di cui sicuramente gli avrai parlato. Ah, e anche la tua aiutante.
Poverina, dev'essere oberata di lavoro.” Hikari tirò fuori la
lingua.
“Miyako
sta facendo un ottimo lavoro. Anche lei vuole conoscerti. Ci
dev'essere qualcosa di sbagliato in me, solo io non volevo farlo. E
invece...eccomi qui.” Takeru le accarezzò i capelli. “Tu non
hai idea di quante donne pagherebbero per stare al posto tuo, per
avere il mio numero! E ti ho dato il numero privato, sappilo. Non
quello che uso per lavoro.” “Quale onore! E perché
mai?” “Magari un giorno ti verrà voglia di chiamarmi, senza
un motivo ben preciso.” “Ne dubito.” “Mai dire mai.”
Takeru
le baciò una ciocca di capelli.
Hikari
lo respinse delicatamente, dicendo: “Inviterai tutta la tua
squadra?”
“Non
li conosci?” “Solo di fama.” “In quel caso...ti potrei
far conoscere gran parte dell'entourage del gossip, sai?”
Hikari
incrociò le braccia.
“Ovvero
oche e playboy.” Takeru represse un sorriso.
“Te
lo concedo, per la maggior parte dei casi è così. Potrei farti
conoscere il mio migliore amico, Iori.” “Hai un migliore
amico?” “Bé, certo, come tutti, che credi!” Takeru sembrava
lievemente offeso.
“Tranquillo,
è solo che non me l'avevi mai detto.
“In
realtà...Non lo chiamo da un po', e dovrei farlo. Lui mi conosce da
quando...beh, da prima che mi trasferissi qui, comunque. Da poco s'è
trasferito anche lui qui a Chicago, tu pensa, per amore. Non l'avrei
mai creduto possibile.” “Con questo torniamo al discorso di
ieri sera. Guarda che l'amore cambia le persone. Sarebbe bello se ti
innamorassi.”
Takeru
la fissò intensamente negli occhi.
“Vado
a finire di asciugarmi i capelli.” Mentre lui tornava in bagno,
Hikari dichiarò: “Takeru...Chiama quello Iori, promettimelo. A
me...farebbe piacere conoscere un tuo amico. Davvero.”
Takeru
sorrise. “Promesso.”
Pochi
giorni prima del vostro Halloween, il capo mi aveva convocato.
Salvo
per l’inaspettata promozione, mi aveva chiamato poche volte. Già
immaginavo cosa voleva dirmi; ero troppo lento! Possibile, Daisuke-
mi avrebbe detto- che sono passati più di tre mesi, e ancora
niente?In tal caso, gli avrei ricordato di Gary, ci aveva messo sette
anni per Véronique!
Tuttavia...Non
bastavano le rassicurazioni dolci di Chris, né il senso pratico di
mia sorella Jun, che parlava di semplice volontà di aggiornamento da
parte del capo: ero terrorizzato.
E,
stavolta, non avrei potuto volare sulla nuvola di Ken e Miyako.
Probabilmente,
stavano lavorando: lui ad un nuovo caso misterioso, lei nel putiferio
lasciato da Hikari.
Se
avessi potuto sudare freddo, il mio corpo sarebbe sceso ad una
temperatura glaciale.
Deglutendo
e temendo l’incontro come mai avevo fatto in vita mia, mi recai
nell’ufficio del capo.
“Ciao,
Daisuke!” mi salutò cordialmente.
Mi
insospettii. Non sembrava dell’umore giusto per dare una brutta
notizia.
“Salve,
capo.”
Lui
mi sorrise. Certo, sorridere era una parola grossa da usare. Nessuno
di noi ha mai veramente visto il capo in viso…Sapevo, o meglio
sentivo
che
sorrideva, poiché emanava onde positive.
“Non
stare lì impalato, non sei qui per essere retrocesso!”
Tirai
un immenso sospiro di sollievo, accasciandomi su un cirro soffice che
fungeva da poltrona umana.
Tuttavia,
i miei sensi angelici non erano sopiti. Perché chiamarmi, allora? Il
capo si sedette, pacifico.
“Volevo
solo sapere come sta andando la missione. Le missioni d’amore sono
le più delicate, lo sai benissimo.”
Mi
misi a sedere compostamente. “Di segni tangibili, concreti, ad
essere sincero, capo, ne vedo ancora pochi. Ma…in qualche modo,
sento che le cose stanno cambiando. Lo sa, non vorrei interferire
troppo.” ”Certo, lo capisco bene. Il tuo materiale in
dotazione è riservato a tipi estremamente testardi.”
“Beh,
non che Hikari e Takeru non lo siano! Però, si vedono senza il mio
aiuto; pensi che si sono anche baciati senza il mio intervento! So
che un bacio non dimostra appieno un sentimento, però…Io credo che
sia qualcosa. Dubito, tuttavia, che il termometro dell’amore segni
100%.”
Il
capo scosse la testa. “Infatti. Al momento è sul 93%. Dal tuo
addestramento, sai che il vero amore si innesca se il termometro sale
a cento.” Diedi una rapida occhiata al termometro dell’amore.
Era fermo a 93%, ma quelli che vedevo scritti lì non erano
assolutamente i nomi di Hikari Yagami e Takeru Takaishi.
“Capo…Siamo
sicuri che il 93% riguardi i miei assistiti?” Lui si voltò, il
viso ancora ineffabile.
“Oh!
No, hai ragione, perdonami…Controlliamo subito l’affinità tra
quei due.”
Sembrava
imbarazzato, confuso. In un lampo, mentre inseriva i dati di Takeru e
Hikari, lessi i nomi scritti precedentemente.
Taichi
Yagami e Sora Takenouchi.
Un
moto di sorpresa pura mi invase.
Per
quale motivo il capo aveva controllato l’affinità tra Sora e
Taichi?
Yamato
rischiava di essere scoperto?
Sentii
uno strano senso di nausea, che non passò neppure quando il capo mi
comunicò che, al momento, l’affinità dei miei due protetti si
aggirava attorno al 94%.
Volevo
chiedere delucidazioni, ma sentivo che c’era qualcosa di più
grande in gioco, qualcosa che il capo voleva tenere nascosto a tutti.
Fui,
comunque, interrotto dall’arrivo di un altro angelo.
Curioso.
Portava la divisa che era sempre stata di Shinji il vice del capo.
“Oh,
grazie, Mimi, mi serviva questo fascicolo. A chi credi possiamo
affidare Hans?”
Un
momento. Quelle erano facoltà da vice.
Il
mio stupore era evidente, dal momento che Mimi si girò a sorridere
ed esclamare: “Sono stata promossa a vice!”.
Com’era
venuta, così leggiadra volò via.
Il
capo emanava parecchie ondate positive.
“Capo,
non…non capisco! Mimi?! E Shinji?”
“Shinji
ha deciso di abbandonare questo incarico.” Mormorò laconico.
Quando
un angelo decide di abbandonare gli incarichi, significa
evidentemente che ha vissuto troppi secoli. Shinji esisteva da molto
prima che ci fosse la mia nuvola...Quanti di voi avrà aiutato? Credo
che il suo ritiro sia paragonabile a una vostra pensione. Shinji
avrebbe continuato ad aiutare gli angeli novellini. E poi...si
sarebbe dissolto, volontariamente. Non sapevo bene come 'morissero'
gli angeli, ma il capo non pareva disposto a spiegarmi niente che non
sapessi già.
“E,
comunque, Mimi sarà un’ottima assistente.”
Ancora
onde più che positive.
Sorrisi.
“Non
lo metto in dubbio. È sempre così piena di energie!”
Mimi
era un bellissimo angelo- di quelli che, se fossero umani, voi
chiamereste angeli-, vivace, allegra, solare. La sua nuvola, l’aveva
a tutti i costi voluta rosa. Amava distinguersi, più di ogni altro.
Apparteneva
alla categoria di angeli che aiutano le ragazze a passare
l’adolescenza. Sì, nello specifico le ragazze, controllano diete,
disturbi alimentari, cambiamenti vari del corpo. Per i ragazzi,
solitamente subentrano gli angeli dello sport, della musica, eccetera
eccetera.
L’unica
volta in cui avevo visto Mimi seriamente abbattuta, fu quando una
ragazzina che aiutava morì per anoressia. Non è facile per un
angelo affrontare la morte dei propri curati…E’ già
tremendamente difficile separarsene. Ripensai a Reiichi, in un
soffio.
Noi
spesso falliamo, e questo ci è continuamente di monito. Non potete
affidarvi solo su di noi…Noi angeli riusciamo ad aiutarvi solo se
lo volete anche voi. È una verità così semplice, eppure così
potente. È per questo che, nonostante la nostra presenza, subite
delusioni amorose, nella scuola, in famiglia, sul lavoro. Perché la
vita e noi vi offriamo tante occasioni; spetta solo a voi
approfittarne.
Per
gli angeli del cuore, comunque, il discorso è leggermente diverso.
Noi
siamo sottoposti ad uno strano oggetto, il termometro dell’amore. È
lui che ci dice le affinità tra le persone…Non abbiamo idea di
come nascano persone affini, ci limitiamo a farle incontrare.
Di
solito, gli angeli del cuore si fanno intervenire se l’affinità
supera il 90%. Tuttavia, nel caso di angeli specializzati in primi
amori, l’affinità a volte si abbassa enormemente.
Siamo
convinti, infatti, che l’amore vero si possa apprezzare solo dopo
una serie di delusioni.
E,
una volta trovate le persone affini, il termometro deve giungere al
100%. Vedete, l’andamento del termometro ricorda tanto un grafico
empirico, magari di quelli sulle temperature, o gli indici in
borsa…Oscilla continuamente, a seconda della nostra opera o di
quello che succede alle “vittime”. Chissà, magari, quando Hikari
aveva incontrato Mark, l’affinità era scesa di tanto. O, al bacio
che Takeru le aveva dato, era salita al 99%.
Quel
che è certo, comunque, è che una volta arrivata al 100%, l’affinità
non oscilla più. Molti angeli non aspettano il massimo, si fermano
prima, ma magari le coppie durano davvero.
Hikari
aveva sentito parlare di Takeru, lui aveva letto di questa giovane
fotografa attivista. Nelle rispettive menti, s’erano già
conosciuti, almeno…Così, un bel giorno, il termometro dell’amore
aveva deciso che doveva succedere qualcosa tra di loro. Espulse i
fascicoli, e il capo chiamò me.
Proprio
come oggi.
Il
capo rimase in silenzio, di fronte alla mia osservazione su Mimi.
“Bene…Se
questo è tutto, torno alla mia missione.”
“Un’ultima
cosa, Daisuke.” Le onde divennero insistenti, preoccupate.
“A
Yamato è stato affidato un caso in Inghilterra…Ma, per favore,
tienilo d’occhio.”
Avrei
dovuto raccontargli che avevo visto Sora e Yamato? Che Yamato
l’amava? Il termometro dell’amore lo sapeva? Un vortice di
domande mi frullò in testa, ma decisi di non tradire Yamato. Non
riuscivo a capire perché fosse interdetto l’amore tra angeli e
umani, ma potevo forse stravolgere regole ancestrali?
Mi
limitai ad assentire, uscendo. Era la prima volta che tenevo nascosto
qualcosa al capo.
“Halloween,
eh?” “Senti, fratellone, lo so che noi in Giappone non lo
festeggiavamo più di tanto, ma, ti prego, è uno stupido party in
maschera!” Taichi storse la bocca in una smorfia. “Ma perché
invitare anche noi?”
“Dai,
Taichi, è un sacco che non andiamo a una festa!”protestò Sora.
Taichi
le rifilò un'occhiataccia. “Sarà pieno di snob.”
“Pure
che fosse?”si lamentò Hikari. “Non fare il guastafeste!” “Non
faccio il guastafeste, non è semplicemente in linea con i miei
principi!”
Sora
gli fece gli occhi dolci. “Dai...”
Taichi
sospirò rumorosamente. “E va bene. Come diamine ci
vestiamo?” “Propongo due vampiri!”
“Amore!
I vampiri ad Halloween non è esattamente avanguardia pura!”reclamò
lo Yagami.
“Beh,
Taichi, non eri tu che non volevi fare colpo su determinata gente?”
“Ma
io non voglio fare colpo!”
“Mi
dici tu a che gli serve la laurea in Scienze Politiche, se poi è
così chiuso alle novità?”
Hikari
sorrise.
“Sora...troverò
mai qualcuno che mi guardi così come ti guarda mio fratello?”
Per
un momento, negli occhi di Sora passò un lampo di tristezza
devastante.
Pensai
a Yamato.
Taichi
osservò la sua fidanzata con preoccupazione; sfiorò poi il capo di
sua sorella. “Certo, sorellina. L'amore è dovunque, un giorno
arriva per tutti. Me l'ha insegnato Sora.”
Pizzicò
dolcemente una guancia di lei, che gli rivolse uno sguardo colmo di
gratitudine.
Poi,
Sora si alzò di scatto, come presa da un pensiero improvviso.
“Taichi-kun,
vado a...a farmi un the! Voi ne volete?” Entrambi scossero la
testa.
I
miei sensi angelici erano tutto un fremito.
C'era
un altro angelo.
“Verrò
alla festa soprattutto per lei”disse d'un tratto Taichi, inquieto.
“Mi
sembra strana...” “Anche a me. Dev'essere stanca. Magari,
questa festa le farà bene.”sorrise lui, nonostante non ne fosse
troppo convinto.
“Yamato...”
Sentii
un sussurro provenire dalla cucina. Hikari e Taichi parlavano del più
e del meno-di una missione diplomatica particolarmente difficile di
lui, lei discuteva dei cambiamenti di Takeru-, ma io sentii
distintamente chiamare Yamato.
Ecco
chi era l'altro angelo. Mandai via Chris da Miyako, dove l'avrei
raggiunto dopo.
Mi
acquattai in cucina. Avrei dovuto dire a Yamato della conversazione
avuta col capo? D'improvviso, non sapevo più cosa fosse giusto
fare.
“Véronique
non ha più bisogno di me. Secondo il capo, quel che ci voleva era
l'amore...E lei l'ha trovato. Perciò...” Yamato abbracciava
Sora, che era sull'orlo delle lacrime.
“Potrai
stare qui?”
“No...”Yamato
la fissò con occhi lucidi.
Mi
sentii mancare. Come si poteva essere contrari all'amore? Noi
creavamo l'amore, noi lo amministravamo. Era possibile che tra angeli
ci si innamorasse. Gli umani lo facevano continuamente. Perché
l'amore tra i due mondi era totalmente incompatibile?
“Ho
una missione in Inghilterra, adesso. Ma, se mi chiami, potrò sempre
venire. Solo...non dovrei farlo, amore. Non dovremmo.” Sora
deglutì.
“Ti
ho già perso una volta.” “Te l'ho detto. Ci ricapiterà,
Sora. Io...devo dirti addio.”
Sora
si prese il viso tra le mani.
“Lo
capisci che non posso continuare così? Prendo in giro me stessa e,
quel che è peggio, Taichi! Il
mio migliore amico...Ma
farei questo ed altro per te! Perché...io credo seriamente di
amarti, sai? Altrimenti...Perché, nonostante le vostre potenti
magie, io sono ancora qui? A gridarti che ti amo. A dirti che
preferirei morire.”
Sora
abbassò gli occhi.
“Non
ci pensare neanche.”soffiò minacciosamente Yamato, carezzandole la
guancia. “Non te lo perdoneresti. Non me lo perdonerei. Non
rovinare la tua vita per me.” “Yamato, vorrei che ti fosse
chiara una cosa”mormorò Sora, serissima. “La mia vita...Non si
può chiamare così, senza di te. Prima d'incontrarti...Ho sempre
creduto di essere stata felice. È bastato baciarti per sapere che mi
ero completamente sbagliata. Amore, ascoltami. Da quel momento, dal
giorno in cui ti ho visto...non ho fatto altro che pensarti. So che
può sembrare smielato, una frase da film, forse...Ma è vero.”(***)
Yamato
la baciò, disperato.
“Ti
amo” disse, la voce incrinata. “Forse non servirà a niente
dirtelo, ma...ti amo...disperatamente. Vorrei solo essere umano.
Allora, potrei amarti semplicemente, pienamente.” “Mi hai già
amato pienamente” pianse Sora.
Yamato
sorrise.
“Vorrei
poterlo fare senza nascondermi, senza sentirmi in colpa. Senza
temere.”
“Yamato...”
“Devo
andare. Non dovrei più cercarti...Ma sono un immenso egoista. Non
riesco...non ci riesco...non posso starti lontano.”
Sora
sembrava annichilita, sia fisicamente che psicologicamente.
“Ti
amo. Ma non so più...Se ce la faccio”
Lei
abbassò lo sguardo, impotente.
Yamato
le baciò la fronte e volò via.
Mi
accorsi solo in quel momento che mi ero commosso anche io.
Sentivo
il cuore pesante, o meglio, quello che dovrebbe essere il nostro
cuore, indebolito da quello che avevo appena visto.
Sora
si asciugò le lacrime, prostrata.
“Sora!” Taichi
entrò in cucina.
Appena
vide lo stato in cui era Sora, corse ad abbracciarla.
Cosa
che peggiorò la situazione.
“Secondo
me, è incinta.” “Chi, Hikari-chan?”
Miyako
si massaggiava la pancia, dopo aver buttato un mucchio di vecchia
roba.
Miyako...era
proprio un angelo. Naturalmente, lei evitava che Hikari dicesse
proprio quella parola.
“Una
mia carissima amica, Sora. È...un po' instabile. Piange a dirotto. È
strana.” “Beh...Sì, potrebbero essere gli ormoni. Ieri Ken ha
dovuto starmi lontano, sai, ero nella fase in cui una si guarda alla
specchio e pensa soltanto che è una balena.” “Ma se non hai
neppure concluso il primo mese!” “Capirai anche tu”sorrise
Miya, beata.
“Apprezzo
il tuo ottimismo, chissà che anche a me non capiti.”
Il
sorriso di Miyako si allargò.
“Lo
dicevo sempre anche io. Non avrei mai creduto che mi sarei
sposata...E poi, ho incontrato Ken.”
I
suoi occhi si illuminarono. Ricordavo bene il loro primo incontro,
due imbranati cosmici alle prese con l'inizio di un grande amore!
“È
vero quello che si dice in giro, sai? Tutto acquista un senso quando
incontri la persona che ami. A volte...Lo si capisce solo dopo un
po'. Ma, prima o poi, tutti incontrano l'amore. L'intero universo
obbedisce all'amore, Hikari.”
“Sai
dire delle parole bellissime, lo sai?” “Beh, grazie, grazie,
modestia a parte!” Miyako si atteggiò a gran diva.
Hikari
rise di cuore.
“Miya,
ti posso chiedere un favore? Indirettamente, ha a che fare col mio
lavoro.” “Dimmi tutto!” “Hai impegni il 31?” Miyako
ci pensò su.
“No,
non mi sembra, perché?” Hikari sospirò. “Takeru organizza
una festa a casa sua. Non ho idea né del numero né dell'identità
dei partecipanti. Però...mi farebbe davvero piacere, se veniste tu e
Ken. Io potrei conoscerlo, e tu potresti conoscere...Bè, mio
fratello, la sua ragazza...” “E Takeru.” Hikari sorrise.
“E Takeru.”
Miyako
strillò dalla gioia. “Ma sai che è la prima volta che festeggio
Halloween?!Non vedo l'ora!”
Volai
fino a casa Takaishi, dove Frida aveva finito di trasferirsi
momentaneamente.
In
quel momento, Frida si stava stirando il camice, dopo aver convinto
Margareth a non farlo per lei.
Takeru
era in un stato di confusione, cosa abbastanza rara per lui.
Era
steso sul letto, con le mani a coprire il viso.
E
un cordless appoggiato sul petto.
Capii
che doveva ancora chiamare Iori.
Ad
un certo punto, si riscosse.
Inspirò
profondamente.
“Pronto,
Kirsten? Sono Takeru.”
La
ragazza all'altro capo parlottò per un po', poiché lui rimase in
silenzio.
Si
passò una mano sul viso, apparentemente distrutto.
“Capisco,
ma...digli che...è importante. Davvero. Kirsten, per favore...Ho
bisogno del mio migliore amico.”
Kirsten
sembrò convincersi.
“Iori?”
Takeru
sorrise.
“Sì,
so che avrei dovuto chiamarti prima. E mi dispiace. Non cercherò
scuse...Ma...Vorrei invitare te e Kirsten ad Halloween, a casa mia.
Ho miliardi di cose da dirti, amico mio. E tanta gente da
presentarti.” Takeru rimase in silenzio per un po'.
“Sì,
anche una ragazza. No, non quella del reality...Si chiama Hikari. Sì,
è giapponese.”
Sospirò,
con lo sguardo assente.
“Non
è la mia ragazza. Ma c'è qualcosa...Lo capirai da te. Dimmi che
verrete...”
Evidentemente,
la risposta fu affermativa.
“Grazie,
Iori. Vi aspetto con impazienza!”
“Hai
chiamato quelli del catering? E il deejay?” Hikari sfogliò la
rubrica telefonica.
“Quanto
ti piace organizzare tutto?” “Io sono sempre stata una persona
organizzata, Takaishi. Ad ogni modo, dov'è Frida?” “Sarà
nella sua stanza, che ne so!”
“Regola
di bon ton: essere sempre gentile ed educato con una
ragazza.” “Suppongo si trovi nella sua stanza, mademoiselle.”
“Ecco,
così va meglio.”
Hikari
gli pizzicò il naso.
“Hai
chiamato Iori?”
Takeru
le sorrise, sfilandole la rubrica di mano.
“Ho
già preparato tutto, sta tranquilla.”
“Detesto
stare con le mani in mano.”mormorò Hikari.
“Comunque...Non
so come tu abbia fatto, ma...mi hai convinto davvero a chiamarlo. Mi
ha risposto sua moglie Kirsten.” “È sposato?”
“È
per lei che s'è trasferito qui. L'ha conosciuta all'Università, lei
era in Giappone per uno scambio tra atenei. Da quel momento, sono
inseparabili. Sulle prime, erano entrambi sospettosi. So che non sarà
semplice tornare come prima, ma...almeno verranno.” “Verrà
anche Miyako, col marito Ken. E ho miracolosamente convinto mio
fratello. In realtà, s'è convinta più Sora.” “Sora è la
ragazza di tuo fratello?” Hikari assentì. “La vedo strana.
Per me, è incinta.”
“Di
solito, però, più che strani, si è...felici, no?” Hikari
annuì di nuovo, ma la conversazione non ebbe seguito, perché il
cellulare di Takeru squillò.
“Pronto,
carissima? Sì! Scommetto che te l'ha detto Jenny! Sì, certo...Come,
non ti ricordi dov'è casa mia? Mi hai già dimenticato?!” Hikari
sospirò, divertita. Considerava Takeru proprio un latin lover da
strapazzo.
“Takeru!
E tu mi avevi tenuto nascosta una bellezza così?”
La
voce di Anthony cercò, invano, di sovrastare la musica assordante.
Hikari,
vestita da strega, corrugò la fronte, imitando Takeru, che non aveva
capito una sola parola di quello che aveva detto il collega.
“HO
DETTO CHE SEI CARINA!”strillò il ragazzo, vestito da zucca.
Hikari
sorrise nervosamente. Era il terzo collega di Takeru che cercava di
conquistare la sua attenzione.
Takeru
sbuffò, portandola via.
Uscirono
dal salone, sentendo il campanello suonare.
“Lascia,
Ed, faccio io.” Takeru aprì il cancello esterno.
“Ma
i tuoi cani dove sono?”
“Li
ho dovuti mettere a cuccia, sai quanti danni avrebbero fatto?!”
Hikari
sorrise.
“Non
sono passati i bambini a chiederti 'Dolcetto o scherzetto?'” “Sì,
un'infinità. Se n'è occupato Baptist. Sai...Mi hanno fatto pensare
a Carla e Juan.”
Hikari
arrossì, poi decise di cambiare completamente discorso.
Mi
piaceva da morire la prospettiva che iniziassero ad avere ricordi in
comune.
“Iori
è tutto il tuo contrario. ” “Lo so, tu mi consideri un
cretino e scommetto che lo trovi serio, posato, eccetera eccetera.
Fidati, però, sa essere molto noioso, col suo senso del dovere.
Dev'essere per quello che s'è vestito da ectoplasma.” “Beh,
credo che lo sia. Serio e posato, intendo.”
“Sono
proprio senza speranza, per te, streghetta? Devo dire, mai costume fu
più azzeccato. Quasi meglio di quella zucca vuota di
Anthony.” Hikari rise per la battuta, incapace di trattenersi.
Takeru
sorrise a sua volta. “Era squallida, che triste senso dell'umorismo
hai?! Comunque, credo che tu gli piaccia. Cioè...Non fraintendere,
lui adora sua moglie. Gli piaci come persona.” “Più o meno
come a tre dei tuoi colleghi.” “Perdonali, sono dei veri
pervertiti!” “Se lo dici tu, allora c'è seriamente da
preoccuparsi!”
“Sei
proprio una brutta strega. Ti manca solo il porro sul naso.” “E
tu perché sei vestito da lupo mannaro?”
“Guarda
che sei stata tu a scegliermi il vestito. Dici che ci provo sempre
con tutte, avrai fatto una strana associazione di idee. Davvero, hai
un pessimo senso dell'umorismo.” “Senti da che pulpito...”
Hikari
gli tirò un colpetto.
Nel
frattempo, al portone principale, erano arrivati Sora, Taichi, Ken e
Miyako.
Espletate
le varie presentazioni- Taichi aveva stretto un po' troppo forte la
mano di Takeru-, i nuovi venuti si tolsero il giaccone.
“Certo
che la tua amica è una vampira perfetta, vedi quant'è pallida!”
Hikari
fu triste nel confessare che, in realtà, non s'era truccata affatto.
“Va
già da un po' di tempo così. Te l'ho detto, è incinta.” Takeru
replicò: “Mah, io non ne sarei convinta. Guarda, anche la tua
aiutante Miyako è incinta. Eppure, lei...Sembra che risplenda
dentro. Sora...appare spenta.”
Hikari
deglutì, constatando la verità di quell'affermazione. Ma la festa
chiamava, assieme alle numerose starlette che reclamavano Takeru.
Che
sembrava proprio nel suo mondo, calmo, sorridente, sicuro di sé.
Hikari, invece, sembrava sulle spine, s'era rilassata solo dopo
l'arrivo dei suoi amici.
“Hikari-chan,
forse non avremmo dovuto vestirci come mummie, tu che dici?” “Per
favore, Hikari, dille anche tu che è bellissima.” La voce
profonda e commossa di Ken la colpì.
“Ma
non vedi che hai un uomo meraviglioso al tuo fianco? Non potrai bere
alcolici, ma...goditi la festa!” “Però, il bianco ingrassa!”
Hikari
roteò gli occhi, rallegrata. Anche Sora sembrava star meglio, notò.
Doveva
riconoscere-e dovevo anche io- che Takeru, se ci si metteva, aveva
notevoli doti organizzative. Si vedeva che era ormai abituato ai
party mondani. S'era solo opposto fermamente al circolo di droghe di
varia natura, scatenando le proteste e i rifiuti di parecchia gente,
ma non aveva ceduto di un millimetro. Ricordai che Hikari fu molto
contenta di questa presa di posizione.
Sentivo
che l'affinità andava crescendo.
Ad
ogni modo, Takeru aveva predisposto alcolici, e la tappezzeria stava
subendo iterate violenze. I divanetti erano tutti invasi da
coppiette-che fossero di lunga data o di recente istituzione.
Frida
s'era vestita solo di nero, ricordando Morticia, e l'effetto era
inquietante, visti i suoi capelli scuri e la sua carnagione nivea.
S'era
a dir poco scatenata sulla pista da ballo, cosa che stupì
enormemente sia Takeru sia Hikari.
Addirittura,
si trascinò la mia protetta, facendola ancheggiare come mai l'avevo
vista.
Era
palese che si vergognasse come una ladra-non era avvezza a feste
dell'alta moda-, ma, a modo suo, si stava divertendo.
Finché
non urtò Frankenstein.
Hikari,
nella foga del momento, rifilò una gomitata potentissima ad un tizio
travestito dal famoso mostro.
“Oh
cielo! SCUSAMI!!” Il volume usato dalla consolle era troppo
alto, così lei non riuscì a sentire la risposta del malcapitato.
Prendendolo
per un braccio, lo portò fuori sulla terrazza.
“Perdonami!
Non volevo, è che io...sono una tale imbranata!”
Il
ragazzo-che sovrastava Hikari di venti centimetri buoni- si tolse la
maschera. Aveva gli occhi di un blu intenso, cobalto-diversi da
quelli di Takeru, molto più chiari- e i capelli color nero pece.
Le
sorrise apertamente.
“Tranquilla!
Dopo aver subìto i colpi di Takeru in partita, posso sopportare i
colpi di una bellissima fanciulla.”
Hikari
arrossì.
Lui
le tese una mano, sorridendo imperterrito.
Lei
la strinse distrattamente, catturata dal suo sguardo. Prevedevo di
nuovo guai, pensai, mentre cercavo di trattenere Chris.
“Hikari.
Sono la fotografa del reality...diciamo, un'amica di Takeru.
Diciamo.” “So perfettamente chi sei.”disse lui, con voce
vellutata.
“Io
sono David.”
(*)da
Undici Minuti, di Paulo Coelho
Adoro
Paulo Coelho, scrive delle frasi meravigliose. Questo capitolo vuole
essere un po' un punto di ritrovo, per tirare le redini della
situazione, ho inserito praticamente tutti ;) Anche Sora e Yamato
che, poverini, dovrebbero avere un po' più di spazio ^^°° Giuro
che anche la loro storia verrà sviscerata per bene! Così, sono
arrivata al capitolo 18! o_O Mi sembra un traguardo assurdo, e vi
devo ringraziare come mai in vita mia! *_*
Il
primo, doveroso, più sentito va alla mia beta, che fa orari
allucinanti e mi sente per ogni minima cavolata. Davvero non saprei
che fare senza di te, Ila :D E poi, mi scrive sempre delle recensioni
dettagliatissime, bellissime(levissime xD).
Un
grazie a :
Delphinium_Love.
Purtroppo, io sono di una lentezza atroce xD Non so quando li farò
ribaciare xD
Soruccio.
Ehm. Chiedermi di tifare per la Daikeru equivale a chiedermi di
diventare interista(sono una sfegatata juventina da quando ho 7 anni
**). Credimi, vorrei tanto accontentarti, ma la vedo dura x°D Sono
una Takari convintissima =P Però, mi fa davvero un immenso piacere
vedere che, nonostante tu abbia idee completamente diverse dalle mie,
tu riesca a leggere questa fanfiction, e soprattutto a dirmi che, in
qualche modo, ti piace! Significa che, forse, è godibile anche per
chi detesta queste coppie ^^° E , se riuscissi ad ottenere una cosa
del genere, per me sarebbe davvero un grande onore :)
EnMilly.
La tua recensione mi ha causato una sincope. XD Non certo per la
lunghezza, tranquilla :) Adoro le recensioni lunghe- ma non sono
molto brava a lasciarle xD-, e ti ringrazio da morire. Guarda, credo
di avere ancora un ampiiiiissimo margine di miglioramento ^^°° Ma
me ne rendo conto anche io, ho scritto cose illeggibili ç_ç Che un
giorno dovrò riprendere xD Comunque, ti rispondo per la scelta
dell'OOC. Solitamente...Detesto l'OOC xD Ma Hikari e Takeru...in
realtà, qui non lo sono =) O meglio...La vita li ha portati un po'
via da quel che erano prima :) Sarebbe interessante, dopotutto...Non
si rimane mica dodicenni a vita! (e, almeno nel mio caso, meno male!)
Ho voluto divertirmi a pensare “Cosa sarebbe successo se...” Se
Takeru fosse diventato famoso, se si fosse montato la testa, se
Hikari avesse marcato la sua innata voglia di pace e giustizia, se
fossero stati costretti a trasferirsi, se...
Ma,
conoscendosi e, soprattutto, amandosi, torneranno un po' quel che
erano :) Già Takeru in questo capitolo è moooolto più
dolce-causerò troppo diabete, me lo sento ç_ç-, e Hikari più
morbida :) Aspettati di vederli cambiare ancora ^^ Io credo davvero
nel potere dell'amore-detta così, sembro una Sailor Moon xD Ma ci
credo nel senso che so quanto possa cambiare, influenzare, delineare
il carattere di una persona. Takeru sta smussando i lati più rigidi
di Hikari, lei gli sta facendo capire pian piano che, forse, non è
tutto oro quel che luccica, e che i rotocalchi, in fondo, non sono
poi un granché. È divertentissimo farlo, a volte i personaggi
sfuggono completamente al mio controllo. Questo capitolo, per
esempio...Non prevedeva un sacco di scene, che però sono venute da
sé-per esempio, David è stata proprio un'idea estemporanea!
Daisuke
è un discorso a parte. Paradossalmente, mi piace più Daisuke qui
che Takeru- qui lo dico e qui lo nego =P Mi fa tanto ridere adottare
la sua prospettiva xD Ma non ti preoccupare, non sarà un semplice
spettatore. Combinerà qualche altro casino xD E' davvero terribile
avere tutto delineato in testa e non avere il tempo per scrivere ç_ç
In questo capitolo, sentivo il bisogno di farlo tornare un po' tra le
nuvole :) Lieta che ti piaccia l'idea degli angeli ^^ Diciamo che
viene dalla convinzione di un'intrinseca magia in questo mondo-non
alla Harry Potter, magari, ma di quella che si vede quando si nota
l'amore, o un bimbo appena nato, o l'arcobaleno nel cielo. Spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto! Io ce la metto sempre tutta,
davvero! E mi dispiace se tiro per le lunghe...Ma è proprio nel mio
genere ^^°° Non sopporto quando nei film ci si sposa dopo una
settimana,per me non è concepibile! (Sappiate che la fine della
fiction è ambientata a giugno, fate un po' voi xD) Cerco di rendere
il tutto meno pesante, spero di riuscirci! Ed ora, qualche
delucidazione in generale.
Come
vedete, i l capitolo è un omaggio a “Casablanca” xD
(indirettamente, anche a “Harry ti presento Sally”) E, come
tutti, all'amore in generale ^^ E' molto dolce scrivere di Ken e
Miyako, divertente di Takeru e Hikari, triste di Sora e Taichi, se
dietro c'è Yamato.
Io sono una fervente Sorato, e non cambierò certo idea qui! Credo
che la parte più divertente del capitolo sia stata inserire
Mimi(come mi mancava!) e tradurre in norvegese tale proverbio(che è
norvegese per davvero, eh! Sacrosanto Google)
(**)
Quando sei solo con te stesso non puoi mentire.
Per
chi si chiede da dove prenda fuori lo spunto per determinati
dialoghi, giuro che io parlo davvero così! Nel senso...Più o meno,
tutti i dialoghi scritti qui vengono dalla mia personale esperienza,
naturalmente filtrati per l'occasione xD Per esempio, questa frase,
(***), l'ho detta realmente, con tutto l'amore, tutta l'emozione,
tutta la paura che si può provare nel dire una cosa così
spudoratamente dolce. Solo che io non ero Sora e non avevo uno Yamato
davanti, ma questa è un 'altra storia. Bene, dovrei aver finito con
gli sproloqui ^^°°° Nel prossimo capitolo, vi aspetta la Festa del
Ringraziamento! E si svelerà la storia di Frida per davvero! ^^
Grazie a tutti, ragazzi! È sempre un piacere scrivere con voi che
leggete e/o recensite! HikariKanna
La
mia protetta aveva una tazza di the in mano, abbracciata ad un
cuscino.
Il
suo sguardo vagava totalmente assente, sorda com'era all'ennesimo
richiamo di Sora.
“HIKARI!”
Sora
le sventolò davanti il palmo destro, cercando di attirare la sua
attenzione.
Hikari
trasalì. Rovesciandosi addosso tutto il the alla vaniglia.
“Oh,
no!”
Sora
sospirò.
“Tranquilla,
puoi metterti una delle mie magliette.” Hikari si cambiò
velocemente, tornando presto in salotto.
“Scusa,
Sora, sono un po' distratta...”
Si
carezzò la nuca, arrossita.
“Ma
va, non me n'ero accorta”mormorò l'amica, con tono piatto.
Hikari
sembrò non cogliere il sarcasmo.
“Taichi
è partito stamattina?”
Sospirai,
stropicciandomi gli occhi, avvertendo compagnia.
“Yamato,
c'è ancora Hikari. Penso che se ne andrà a breve, comunque” gli
comunicai, guardando l'orologio. Era ancora mattina presto, ma da
quando Frida s'era trasferita nel “maniero Takaishi”, Hikari
doveva fare orari assurdi.
“Poco
fa. Non voleva partire, ma sta perdendo troppe missioni
diplomatiche.”
Hikari
sembrò tornare sulla terra.
“Si
preoccupa solo per te.”
Sora
aveva una cera orribile, effettivamente.
Hikari
azzardò una carezza sulla sua pancia.
Sora
si lamentò appena.
“Oh,
scusa, ti fa male?” Yamato mi salutò, per poi sussurrarmi in un
soffio: “S'è accorta della mia presenza, vorrebbe mandarla via, ma
non lo fa per amicizia nei suoi confronti.”
Sora
si morse il labbro inferiore, fissando Hikari imbarazzata.
Yamato
riusciva ormai a comprendere ogni singolo segnale da parte di Sora.
Era anche questo amare?
“Taichi
non doveva partire!”gridò improvvisamente Hikari, facendo
sobbalzare Sora. “Non doveva lasciarti nelle tue condizioni!”
Sora
corrugò la fronte.
“Sono
più di vent'anni che ci conosciamo, sai quante volte mi ha visto
così.” Hikari si portò le mani alle labbra, sconcertata.
Come
me e Yamato.
“Credo
ci sia un equivoco gigantesco”mormorai al biondino, che sembrava
leggermente divertito.
“Penso
di aver capito di che si tratta”
“Oh,
cielo! E...hai sempre...” Non riuscì a completare la frase,
spaventata.
“Guarda
che dura poco. È solo fastidioso perché ormai capita spesso.”
Hikari
impallidì ancora.
“Non...non
mi sento molto bene”
“Vedi?
Probabilmente è un virus, mi sta facendo passare da un mese le pene
dell'inferno.”
Fissai
Yamato. “Non dovresti essere in Inghilterra, virus?” “Gita
scolastica dell'assistito” fece spallucce lui, sorridendo.
“Virus?”ripeté
Hikari, esterrefatta.
“Batteri?
Non so, non me ne intendo granché. Sei proprio come Taichi, state
facendo una tragedia per una semplice gastrite.”
“Gastrite?”
Il
tono di voce di Hikari era salito di un'ottava.
Sora
bevve ancora un sorso dalla sua tazza.
“Che
avevi capito, scusa?”le chiese, sorridente.
“Che
fossi incinta!”
Per
poco Sora non sputò metà tazza di the via.
“Ma
sei impazzita?! E la prenderei con così tanta leggerezza?Hikari!”
Hikari
sospirò sollevata.
“Intendiamoci,
magari sarebbe anche ora di farmi diventare zia...Però, ora si
spiega perché non sei contenta!”
“Hikari...Non
avrai condiviso con Taichi le tue preoccupazioni?”
Yamato
abbassò gli occhi.
“No,
certo che no!” Sora si prese il viso tra le mani.
“Oh,
un rigurgito?” “Forse”mormorò Sora.
“Bè,
allora...forse è meglio se vado, eh? Ti vengo a trovare più
tardi?” “Ma no, tranquilla! Starò bene...E poi, potresti
suggestionarti troppo!Ah...Domani ci sarà di nuovo una
manifestazione contro l'uso di pellicce nell'alta moda! Magari ci
vediamo lì, eh? Ciao!” Sora la buttò letteralmente fuori di
casa.
“Campo
libero, playboy.”scherzai con Yamato.
Mi
sorrise.
“Proprio
non puoi tornare umano? Non c'è un altro angelo disposto a
farlo?”gli chiesi, sinceramente preoccupato della sua sorte. Di
riflesso, anche della mia, se il capo avesse saputo della combutta.
“Non
credere a tutto ciò che dice il capo. Anche gli angeli soli si
possono trasformare.”
“COSA?
Stai scherzando, vero? Ti diverti sempre a prendermi in giro.”
conclusi, scherzando nervosamente. Non era possibile! Era uno dei
vincoli dell'essere angeli! Una delle regole auree che mi avevano
insegnato ai corsi d'addestramento.
Yamato
mi fissò vitreo.
“Ti
sembra che io stia scherzando? Potrei scherzare
su
una cosa del genere? Non
tutti possono farlo. Tu potresti, Daisuke, per brevissimi periodi.
Gli angeli del cuore, solitamente, lo fanno per accelerare
ulteriormente la loro missione. Ma...tu hai già Ken e Miyako che ti
aiutano. E Takeru è palesemente innamorato, quindi non vedo perché
dovresti farlo. Io...e quelli come me...salvo determinate
condizioni...proprio non potremmo, no.”
Quelli
come lui? Non eravamo uguali?
Sora
si guardava attorno spaesata da un po', e capii che Yamato non mi
avrebbe detto di più sull'argomento.
“Sora
sorrideva sempre, non si abbatteva mai. Adesso piange
soltanto.”mormorò, stanco, logorato psicologicamente.
“Ma
ti ama, Yamato”
“Quanto
ancora potrà durare, Daisuke?”
Se
solo avessi potuto saperlo...Se qualcuno avesse potuto fornirmi la
risposta. Yamato sembrava inconsolabile, tuttavia...dipendevano così
tanto l'uno dall'altra, inevitabilmente, indissolubilmente, che per
nessuno dei due era concepibile vivere senza l'altro. Eppure, così
non era davvero vivere, tra tresche e sotterfugi.
“Buona
fortuna, amico”
Fui
capace di dirgli solo questo.
Mi
chiesi se sarei stato in grado di annullarmi così. Per
amore.
Pretendevo che le mie vittime, in primis Takeru, lo facessero, ma
io...io sarei mai arrivato ad un punto in cui avrei dato così la mia
esistenza? A trasformarmi in umano come Ken? A vivere di segreti e
piccoli attimi come Yamato?
Yamato
si mostrò a Sora.
Capii
che gli bastava un suo sorriso per poter trovare la forza. Che per
Ken vedere quelle immagini sfocate dell'ecografia era più che
sufficiente per non pentirsi mai.
Come
potevo fare l'angelo del cuore se non amavo in prima persona? Se mai
avevo immaginato che potessero esistere amori del genere?
Chris
si accorse subito dello stato d'animo gonfio di tristezza che avevo.
Così insolito da parte mia.
E,
come tutti i piccoli di ogni specie e razza, ne fu intristito a sua
volta, ma cercò di farmi ridere col racconto delle sue più recenti
avventure in sala parto.
“Dai..vedlai
che passelà, anche se non so cos'è! Poi ci sono io con te, no? Non
voio vedere Daisuke tritte!”strepitò.
Sorrisi.
Per l'amore con la a maiuscola avevo tutta l'esistenza. Intanto,
avevo un piccolo grande amico.
Takeru
non aveva dato il benché minimo segno di volersi alzare.
Così,
Frida sorseggiava il proprio caffè nero, mentre Hikari guardava
fuori dalla finestra. Riusciva solo a sospirare, era un paio di
giorni che andava avanti così!
Da
quando aveva conosciuto Frankenstein.
“Ti
piace proprio, eh?” Hikari si voltò di scatto, scarlatta.
“No,
Takeru te lo lascio volentieri!” Frida sorrise, enigmatica.
“Ma
no...Frankenstein. Cos'è, hai la coda di paglia?” Hikari
inclinò leggermente la testa.
“Non
ho mai letto niente di Mary Shelley.”
Frida
sbadigliò.
“Mi
riferisco al tipo carino della festa.”
“Oh!”
Hikari
arrossì.
Ecco.
Non
mi era bastato carciofo.
Ora
ci mancava anche...
“David...”esclamò
con voce sognante Hikari, tornando a contemplare la volta celeste.
“Contegno,
per favore! Sono passati i tempi cupi in cui eri un'adolescente in
calore!”
“'Giorno
anche a te, Takeru”grugnì Hikari, dandogli ostentatamente le
spalle.
“Non
so come, ma ti trova carina. Mi ha chiamato ieri, sai...Dave.”
Enfatizzò il nome, colpendo nel segno. Usò appositamente il
soprannome, per marcare ulteriormente che loro
fossero
amici.
“Mi ha
chiesto se questo pomeriggio avevi impegni.”
Hikari
deglutì.
“Veramente?”
Takeru
strinse gli occhi a due fessure.
“No”
Hikari
gli lanciò un cuscino, trovato per caso su un pouf, in viso.
“Smettila
di prendermi in giro!”strillò. “E...santo cielo, ma dormi sempre
così?!”
Una
bambina. Era regredita a almeno quindici anni.
Soltanto
adesso poteva vedere com'era 'vestito'. Cioè con un paio di boxer,
cosa che la fece arrossire fino alla punta dei capelli. Perfino Frida
sembrava leggermente turbata.
“No,
certo che no.”
Hikari
si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
“Solitamente
dormo nudo. Ho sempre caldo di notte. E capita spesso che io non sia
solo...o meglio, capitava. Avete idea di quanto tempo sia che non...”
Hikari
tossì, voltando la testa. Stava per scoppiare di vergogna.
Frida
commentò. “Troppo per te, il che significa un tempo ragionevole
per gli altri esseri umani non stabilmente impegnati”
“Guarda
che saranno almeno...” Takeru tenne il conto sulla punta delle
dita. “Cosa?! Tre, quattro mesi?!”
“Povera
stella abbandonata da tutte!”rispose Hikari.
“A
te saranno anni, tu sicuramente sei una di quelle di almeno dieci
appuntamenti prima di arrivarci!”
Hikari
voleva sprofondare lontano, oppure dare libero sfogo a ataviche e
insospettate tendenze omicide, ne ero certo.
“Per
le ragazze è diverso, Takeru”s'intromise tranquilla Frida.
“Non
per quelle che ho frequentato io!”
Takeru
rise maliziosamente.
“E
pensare che hai quasi trent'anni. Ti scandalizza così tanto parlare
di-”
“Senti!”strillò
Hikari, imbarazzata all'inverosimile. “A parte che devo ancora
compiere ventisette anni, e sei un villano a ricordare l'età a una
ragazza! E poi, non sono affari tuoi di come gestisco la mia vita
sentimentale!”
“Scherzi
a parte, mi ha chiamato davvero. Non mi ha parlato di oggi
pomeriggio, ma...Voleva il tuo numero. L'hai stregato davvero,
evidentemente.” Era la mia immaginazione, o sentivo una punta di
acidità?
“Cosa?” “Sei
sorda? David, il mio compagno di squadra con cui hai sbattuto le
ciglia per tutta
la serata, mi ha chiesto il tuo numero”
“E
tu?”
Lui
inclinò di poco la testa, guardandola obliquamente con una curiosa
espressione. “Beh, gliel'ho dato, che dovevo fare?” Takeru
versò il latte per Ayame nell'apposita ciotola.
“MA
NO!Potevi almeno consultarmi, prima!”
Takeru
si portò una mano alle orecchie, ancora semi addormentato. “Trova
un modo per placare gli estrogeni. Perché non avrei dovuto,
scusa?” “Ma...Ma! Ma se lui adesso mi chiamasse?” Takeru
la fissò come se avesse visto uno di noi.
“Credevo
fosse quello che volevi, che ti chiamasse! Così uscite e vi dite
tutte cose sdolcinate, puah!” Il pH stava scendendo a livelli
interessanti.
“Stupido!” Frida
sorrideva imperturbabile. Per me, si divertiva più a vedere loro due
che a far finta di interessarsi al reality.
“Ho
bisogno di preparazione psicologica! A che ora ti ha
chiamato?” “Mmm...Ieri sera, perché? Un giorno dopo la
festa.”
“Pensa
se mi avesse chiamato ieri sera! Io sono andata a dormire
prestissimo, l'unica volta nella mia vita da anni! E se lui mi avesse
chiamato? Alle nove ce l'avevo già spento...Avrà pensato...Che
sorta di ventiseienne alle nove va già a dormire?! Oh! Mi avrà dato
dell'asociale, lo so!”
“Tu
sei...”
Takeru
non riuscì a concludere la frase, sconvolto.
“Perseguitata
dalla sfortuna?” “PAZZA!”l'apostrofò lui, riponendo il
cartone di latte in frigo.
L'inconfondibile
suoneria del cellulare di Hikari squillò.
“OH!”
Takeru
si passò una mano tra i capelli, scambiando uno sguardo incredulo
con Frida, che, comunque, sembrava aver ritrovato perfettamente
l'autocontrollo.
“Numero
sconosciuto...Che faccio?” Takeru le strappò impazientemente il
telefonino.
“Molti
7...è sicuramente il numero di David”
Hikari
arrossì.
“No,
ma prego, contempliamo il cellulare che squilla! Vuoi rispondere?!”
La
suoneria continuava imperterrita.
Takeru
riprese in mano il cellulare, decidendo di rispondere lui stesso.
“Ehi,
Dave! Sì, è a casa mia...Un attimo che te la passo!”
Hikari,
nel frattempo, gli si era letteralmente lanciata addosso per cercare
di carpirgli il prezioso oggetto. Ma lui era abituato a schivare ben
altri colpi.
“Come
dici? Non la trovo...Sarà in bagno!” Lei, intanto, inviperita,
continuava l'attacco.
Finché
non caddero l'uno sopra l'altra.
Per
sbaglio, il vivavoce era stato attivato.
“Takeru?”
chiamava la voce al telefono.
Takeru
si era ritrovato sopra Hikari, le sue mani sugli esili polsi di lei.
Sembrava
paralizzato.
Hikari
respirava a fatica. Non riusciva a interrompere il contatto visivo, e
il fatto che lui fosse seminudo non aiutava affatto.
Dopo
diversi attimi, riuscì a raccogliere la calma e la lucidità
necessarie per recuperare il telefonino.
“P-Pronto?” Cercò
di limitare al massimo il fiatone, mentre Takeru si alzava e le
porgeva una mano.
Ignorandolo,
Hikari s'illuminò di un largo sorriso. Poco spontaneo, tuttavia.
“Certo,
è difficile dimenticarti!”cominciò a flirtare.
Hikari
si allontanò, continuando ad emettere striduli suoni al telefono.
Frida
si alzò per andare a lavarsi i denti.
Takeru
prese un biscotto senza troppa convinzione, mentre Ayame gli faceva
le fusa. Quel gatto stava ingrassando a vista d'occhio.
Hikari
tornò in cucina dopo relativamente poco tempo-Takeru aveva fatto
fuori una decina di biscotti svogliatamente-, e sembrava danzasse.
Presa
com'era dalle sue fantasticherie romantiche, mise un piede in fallo e
finì per cadere-di
nuovo-tra
le braccia di Takeru.
La
cosa più divertente è che io non avevo nemmeno mosso una piuma.
Takeru
la strinse per un secondo.
“Attenta
a non fare questo tipo di figuracce con Dave”mormorò al suo
orecchio, in giapponese.
So
che potrebbe sembrare assurdo, ma raramente parlavano in giapponese.
In realtà, erano spesso in compagnia di Frida, o comunque di gente
che in giapponese sapeva a stento dire 'grazie'...Perciò, ogni volta
che succedeva, ne ero davvero felice. Era come se...come se avessero
una lingua segreta che li avvolgeva in una realtà completamente
loro.
Hikari
sorrise.
“Tu
pensa a non lievitare come Ayame!”
Gli
pizzicò gli addominali- molto
rilassati.
Takeru
fece una strana smorfia quando Hikari lo sfiorò.
“Sono
solo fuori allenamento!”protestò.
“Bè,
fa' in modo di ritornare presto in campo!Altrimenti andrai in crisi
d'astinenza...”scherzò lei, accesa in viso.
“Takeru”fece
allontanandosi.
Lui
non rispose.
“Questo
pomeriggio Frida lavora e tu devi fare fisioterapia, vero?”si volle
sincerare.
L'altro
annuì.
“Hai
finalmente perso l'uso della parola?” “Esci con Dave?”
Quelle
tre parole e i suoi occhi azzurri-improvvisamente così di ghiaccio-
sembrarono trafiggerla.
Si
torturò una ciocca di capelli. Erano cresciuti moltissimo
dall'estate.
“Sì,
beh, dice che vuole portarmi in un posticino carino...Magari, questa
volta farò passare anche meno di dieci appuntamenti!”ironizzò.
Takeru
alzò un sopracciglio, scettico.
“Dave
è un bravo ragazzo.”disse all'improvviso, asciutto.
Senza
darle possibilità di replicare, Takeru si allontanò di corsa. Senza
neppure salutarla.
Miyako
s'era premurata personalmente di vestire Hikari.
“Mettiamola
così”sostenne “ Metà del tuo guardaroba è scialbo, piatto,
insignificante.”
“Oh,
grazie, Miya-chan. Tu sì che sei un'amica!”replicò piccata
Hikari. “E cosa mi consigli?” “Tieni, prendi questa”
Tirò
fuori dalla borsa una maglietta con scollo a barca bianca.
“E
pensare che mi andava così bene! ”si rammaricò teatralmente.
“Dai,
Miya!Piantala!”esclamò ridendo Hikari, infilandosi la maglietta.
Le andava un filino larga, ma le piaceva molto l'effetto che aveva su
di lei.
“Poi
ho deciso di dare uno schiaffo alla fame nel mondo.”borbottò
l'altra, incurante del commento di Hikari.
Quella
considerazione, tipica di un'irruenta e logorroica Miyako, fece
ricordare a Hikari i tempi che erano stati. “Sai, Miya, è molto
che non prendo parte a cortei o a manifestazioni. Né che compro gli
hamburger vegetariani.” “Takeru ti tiene a dieta?”scherzò
l'altra. “Ormai passi più tempo da lui che qui o a casa tua!”
“Ma
no, è che mangio a casa sua perché ha sempre il frigo pieno, il
viziato. E Margareth è molto brava”
“Si
vede che mangi un po' meglio, hai l'aria più sana.”
Miyako
le pizzicò una guancia.
“Ma
non mi sembra più di essere me stessa”
Lo
sguardo di Hikari vagò lontano, ma era sicuramente un lontano
diverso da quello della mattina. Era un lontano temporale, ai tempi
in cui a stento sapeva chi fosse Takeru Takaishi.
“La
gente cambia, Hikari. In modi impensati.” “Io non voglio
cambiare. Mi piacevo prima.”sussurrò lei, sospirando.
“Adesso
no?” “Adesso mi sento più sicura col mio lavoro. Ma questo
durerà fino a dicembre, fino alla fine del reality. E poi?” “Magari
a Takeru farebbe piacere averti a casa sua anche dopo che Frida se ne
sarà andata, non ti pare? E poi...bè, potrei farti un sacco di
pubblicità su Internet!” Hikari esaminò le proprie unghie.
“Takeru
non mi sopporta, Miyako.” eluse completamente la seconda parte del
periodo di Miyako. “Non dire sciocchezze. Sai benissimo che non
è così. Non ti avrebbe scelta lui, ti ricordo cos'è arrivato ad
esigere con la produzione? E non ti avrebbe baciata nel modo in cui
mi hai raccontato!” Miyako sorrise, guardando momentaneamente in
aria.
Sentiva
che ero lì con loro.
Hikari
arrossì.
Le
aveva raccontato del bacio?! Me l'ero perso. Dovevo assolutamente
chiacchierare con Ken e Miyako, uno di quei giorni.
Ma...Allora
era davvero importante per lei. Ah, questo inutile orgoglio! Chissà
se c'era uno strumento che potevo chiedere al capo al proposito.
Dubitavo, di solito era quello che combinava più guai nelle
relazioni, mettendo in crisi anche noi angeli.
“Quella
sera eravamo un po' strani, tutto qui.”rispose stizzosa.
“Sarà.
Come ha reagito stamattina?”
Hikari
arrossì ancora di più. Era incredibile che riuscisse ad arrossire
così tanto e così tante volte nell'arco della stessa giornata.
“A
cosa?”
“Vedi,
in altri tempi avresti domandato 'chi?'. Comunque, alla notizia che
uscissi con David, no?” “Ah”
Hikari
chiuse gli occhi e le diede le spalle.
“Mi
ha detto solo che è un bravo ragazzo, poi è letteralmente
scappato.”
Miyako
rimase in silenzio.
“David
ti viene a prendere qui?”
“Sì”fece
Hikari assente. “Anzi, sarà meglio che scenda!”
Hikari
sospirò ancora, avvolgendosi più strettamente il foulard attorno
all'esile collo.
Miyako
le aveva sconsigliato di andare in anticipo, naturalmente, ma lei
vedeva il programmato ritardo femminile a un appuntamento talmente
ridicolo e irrispettoso!
Dave
non arrivò né in anticipo né in ritardo, ma perfettamente
puntuale.
“Ciao!”
La
salutò con un caloroso bacio sulla guancia.
Visto
che la sua guancia, come al solito, s'era colorata di un rosa più
intenso, David rise. Hikari sembrò...sciogliersi.
“Oh,
scusa. Troppo all'occidentale, vero?”
Hikari
sorrise imbarazzata.
“Un
po' sì”ammise. “Dove andiamo?”
Gli
occhi blu di David si accesero.
“Ti
chiedo scusa per l'orario...So che è un po' presto, ma penso che il
nostro primo appuntamento abbia bisogno di un posto speciale”
“Non
ci posso credere”mormorò lei, senza fiato. “Hai prenotato qui?!”
David
si grattò la testa.
“Troppo
difficile da credere?” Hikari non riuscì a parlare.
“Il...'Lobby at the Peninsula'...”esclamò con aria sognante.
“Sì,
bè, ho pensato che ti piacesse il the! Takeru mi ha detto che lo
bevi sempre, ma d'altronde sei giapponese...e a me piace molto! Così
ho pensato, perché non portarla alla migliore casa del the di
Chicago?”
Hikari
si portò le mani alle labbra, piacevolmente sorpresa.
La
cosa si presentava più ostica rispetto alla situazione con Mark.
David
la fece accomodare al tavolino riservato per loro.
“Scommetto
che vuoi il the alla vaniglia!”fece lui, sorridente.
“Sì,
è il mio preferito! Ma come fai a saperlo?”chiese curiosa lei,
attendendo che David finisse di ordinare.
“Ho
chiesto a Takeru, naturalmente.”
Hikari
si morse un labbro.
“Quante
cose hai chiesto di me a Takeru?”
Sembrava
più una domanda rivolta a se stessa; sembrava celasse 'Ma quante
cose sa realmente Takeru di me?'.
“Bè,
ieri gli ho telefonato, no? Gli ho anche chiesto un paio di
consigli.”
“Hai
chiesto a
Takeru consigli
per conquistarmi?”
Hikari
sgranò gli occhi, sorridendo.
I
due the arrivarono, assieme a un enorme vassoio di dolci.
“Messaggio
in codice?” David la osservò dolcemente. “Non saresti male se
prendessi un paio di chili. Ho fatto eliminare i sandwich perché so
che sei vegetariana, ma ti perdi le migliori opere della
casa.” Hikari fissò il the, imbarazzata. Certo che doveva
avergli fatto un interrogatorio! Però Takeru questo non l'aveva
detto...
Prese
uno scone timidamente, mentre i violinisti cominciavano a suonare.
“Addirittura
l'orchestra...”mormorò lei.
“Quando
uno vuole fare le cose in grande!”gli fece l'occhiolino lui.
“Scusami,
ti sarò sembrato affrettato”riprese. “Ma...Anche prima della
festa di Halloween, ti conoscevo.”
Hikari
rimase col boccone a mezz'aria.
“E
come? Non mi ricordo di aver mai incontrato colleghi di Takeru!”
David
le sorrise, tranquillo.
“Takeru
parla in continuazione di te. Da...tipo agosto? Sì, credo fosse
dalla famigerata foto del calendario. Takeru è sempre stato il più
bello di tutti noi e...”
S'interruppe
un attimo. Sperava forse che Hikari dicesse cose del tipo “Ma no,
sei tu che sei bellissimo!”?
Hikari
mostrò una netta insensibilità, sorseggiando il the con aria
assorta.
“Diciamo
che era automatico che fosse lui il prescelto per la foto. Ma da quel
momento...ti ha sempre citata, davvero. All'inizio, lo ammetto, era
un po' esagerato. Pian piano, il suo giudizio s'è molto addolcito.
Sento di conoscerti da sempre...Ma...Vorresti raccontarmi tu di te,
adesso? Sarebbe bello sentirlo da parte della diretta interessata.”
Hikari
si strozzò quasi col dolcetto.
“Ma...stiamo
parlando dello stesso Takeru?!”
“Io
credo abbia un'immensa stima di te. So che sei giapponese, che vi
siete ritrovati in vacanza insieme, che hai un fratello, che sei una
bravissima fotografa. Io e Takeru siamo molto amici, anche se
potrebbe non sembrare. Ogni volta che lo chiamavo per sapere come se
la passasse, il discorso, in qualche modo, verteva sempre su di te.
Mi era venuta un'enorme voglia di conoscerti. E lui ha avuto l'idea
della festa di Halloween.”spiegò semplicemente.
Tutto
ciò era straordinariamente interessante. Forse aveva ragione
Yamato...Forse Takeru era già bell'e innamorato. Promemoria per me:
chiedere al capo di utilizzare l'analizza-lista. Era uno strumento
capace di indicare, a seconda del soggetto, le persone per lui più
importanti.
Le
guance di Hikari subirono un'improvvisa accelerazione nel flusso
sanguigno. “Detto così, sa di appuntamento organizzato. E tu
sei...” “Sì, lo so, un folle che s'invaghisce prima del
carattere di una persona e poi del suo aspetto fisico. Probabilmente
è davvero così.”
David
le prese una mano.
“Sei
di una specie particolarmente rara, allora.”replicò Hikari.
Lui
le baciò la mano, scatenando in Chris una piccola crisi di nervi.
Tanto che fece spezzare la corda del sol a un violinista, provocando
un leggero tumulto nelle retrovie. Il momento magico s'era dissolto.
Il
pomeriggio trascorse con Hikari che raccontava di sé, e David che la
ascoltava ammaliato. Era stato indubbiamente strano per lei non dover
sempre ribattere a battutine irriverenti e non dover ascoltare la
voce di Takeru sempre nelle orecchie.
Hikari
lo invitò a raccontarsi; tuttavia, David aveva avuto una vita molto
tranquilla. Non eccelleva a scuola, ma nel basket sì; sapeva
cos'avrebbe fatto molto prima del liceo ed era così alto fin
dall'età di quattordici anni. Era figlio unico, ma Hikari non lo
trovava assolutamente viziato.
“Non
come Takeru, almeno!”cercò di scherzare.
David
le accarezzò una guancia.
“Non
lo giudicare, lo conosci da pochi mesi. Non sai davvero com'è.”
Hikari
rimase paralizzata dal suo sguardo.
“E
chi ci tiene a saperlo!?”
La
sua risata fu troppo acuta perché potesse risultare vera. “Ma
comunque lui non è qui, giusto? Allora perché parlare di
lui?” “Già, perché?”le fece eco David, con un'ombra negli
occhi. “Scusa, è che è grazie a lui che ti conosco. Se non fosse
per lui, adesso non starei con la ragazza più bella del locale e,
probabilmente, della città.”
Credevo
che Hikari prima o poi avrebbe dimenticato di respirare, con tutti
quei complimenti.
David
insistette per pagare da solo, nonostante Hikari sapesse che era un
locale costosissimo. E la volle accompagnare allo studio con la sua
automobile.
“Oltre
ai muscoli e all'altezza, vi danno sempre macchine così belle?”
David
non rispose, accostando la vettura.
Déjà-vu.
Ma
com'era diverso quella volta.
Non
c'era un Takeru sicuro di sé a dimostrare che lei, in fondo, era
attratta da lui.
C'era
un David dolce fino al diabete.
“Oh,
io...siamo già arrivati?”chiese Hikari, scioccamente, conoscendo
perfettamente la risposta. Fece per aprire la portiera.
“Grazie
davvero per oggi. Era tantissimo che non avevo un appuntamento così
bello.” Il tono che aveva ricordava quando nel pomeriggio aveva
detto :“Scusa, potresti passarmi lo zucchero?” o “Certo che
dev'essere difficile gestire un locale del genere e mantenerlo a
certi livelli”.
Non
era rossa in viso, sembrava solo un po' irrequieta.
“Grazie
a te. Hikari...” “Sì?”
Hikari
stava per schiacciare il pulsante che l'avrebbe liberata dalla
cintura di sicurezza, quando lui le chiese, con una certa
apprensione: “Posso darti un bacio?”
Chris
voleva intervenire, ma glielo proibii. Hikari doveva capire da sola
che era innamorata di Takeru e non di quel damerino. Solo se avesse
persistito con David, avremmo usato le maniere forti.
Hikari
deglutì.
“Bè...Immagino
di sì, dopotutto...”
Fu
zittita dalle labbra di David. Notai come volesse lasciarsi andare,
tuttavia ad un certo punto mi sembrò di sentire uno strano mugolio.
David
si staccò da Hikari.
“Oh!
Scusa...Ti fa male?”
Il
fermaglio che Hikari aveva indossato tra i capelli si era incastrato
e colpiva con la punta la tempia di David.
Chris
sembrò calmarsi.
“Visto,
piccolo?” “Solo pecché lei ha il femmaglio!”
Non
ne ero affatto convinto.
Hikari
estrasse il fermaglio, uscendo di fretta dall'auto.
“Ti
richiamo, allora!”
David
le mandò un bacio volante; Hikari rispose con un esitante cenno di
saluto.
“Frida,
ho assoluto bisogno di te”
Hikari
entrò in casa Takaishi il mattino successivo di buon'ora. Ormai i
cani e i due bodyguard le erano amici.
“Devi
costruire una protesi?” Hikari si guardò attorno, mentre Frida
faceva colazione.
“Ma
quanto dorme?”
“I
gatti dormono un sacco, dovresti sap...” L'altra fece un cenno
impaziente.
“Il
padrone del gatto.”
Frida
alzò gli occhi al cielo.
“Manca
poco che dorma con la mascherina”
Hikari
rise.
“Ad
ogni modo no, non ho bisogno di te perché ingegnera biomedica. Tu
sei contro le pellicce?”
“Guarda
che molti miei colleghi biotecnologi utilizzano animali per la
ricerca. Non posso manifestare contro di loro.” Hikari arricciò
le labbra.
“Per
quanto non mi piaccia l'idea che vengano usati animali, almeno quelli
servono a uno scopo ben preciso e comprensibile. Anche se credo che
meritino di vivere molto più di determinati esseri umani”
“Non
coglierò quest'allusione a me medesimo”
Takeru
entrò in cucina, chiedendo a Margareth di preparargli un cappuccino.
Hikari
sospirò.
“Sai
che sta per finire novembre? Non stai congelando?” “E a che mi
serve il riscaldamento centralizzato? È un peccato coprirmi così
tanto anche in casa!”
Frida
lo ignorò deliberatamente.
“Quindi,
di che si tratta?”
“Sentite,
pensavo...Sarebbe bello se manifestaste con me! Le star contro le
pellicce fanno sempre più tendenza! Sarebbero ottime foto per il
nostro appuntamento settimanale nello studio...E mi fareste molto
felice.”abbassò gli occhi.
Qualcosa
sembrò scuotere Takeru.
“Hai
idea che per questa idea bislacca rischio di essere diseredato da mia
madre?”
“Capirai,
muori proprio di fame!”
Takeru
sorrise.
“Però
prendo un megafono e parlo alla folla!”
Hikari
scambiò uno sguardo sbigottito con Frida.
“Purché
non mi citi” “Scherzi?Citerò la mia adorabile fotografa
preferita!” Adorabile?
“Se
mi vedesse mia madre...”
“Sai
solo lamentarti!” sorrise Hikari, usa al suo falso vittimismo.
Il
corteo era quasi terminato.
Non
era raro vedere Hikari determinata, ma quando combatteva per qualcosa
in cui credeva sembrava trasfigurarsi.
Frida
era lì per fare numero, essenzialmente.
Sarei
mai riuscito a vederla veramente sconvolta per qualcosa?
Erano
giunti al luogo in cui si sarebbero avvicendati esponenti importanti
di associazioni contro lo sfruttamento degli animali e scienziati
esperti in rischio d'estinzione.
Dopo
il loro turno, toccò ad alcuni rappresentanti della folla esprimere
il loro punto di vista.
Il
“palco”si trovava proprio vicino ad un noto atelier specializzato
in costose pellicce.
Hikari
aveva cercato Sora per tutto il tempo, s'era messa in prima fila,
aveva urlato a più non posso...Ma quando fu Takeru a prendere il
microfono, cercò di allontanarsi il più possibile.
“Amici!” Non
appena incominciò a parlare, nemmeno fosse un politico consumato, si
radunarono capannelli di fan.
“OH
MIO DIO! TAKERU TAKAISHIIIIIIIIIIIIIIII!”era lo strido che si udiva
più di frequente.
Seguito
da “Uuuuuuh! Allora partecipo anch'io!” e “AAAAH! QUANT'È
FIGO DAL VIVO!”.
Tutte
quelle tempeste ormonali erano molto divertenti e Hikari, malgrado ne
fosse evidentemente irritata, dovette riconoscere con Frida che
comunque, più gente c'era, meglio era.
“Vi
chiederete come sia possibile che io mi trovi qui, ora, con voi!
Ma...Posseggo un bellissimo gattino bianco, con un pelo
meraviglioso...” Pausa ad effetto.
“Che
diavolo c'entra Ayame ora?!”si domandò Hikari, la fronte imperlata
di sudore.
“Pensate
ai vostri animali!” ululò alla gente che entrava ed usciva
dall'atelier. “Vorreste indossarli? Se penso che potreste vestire
il mio stupendo Ayame...Non vi vergognate?!”
Delle
signore stupite osservarono il giovane infervorato.
“Ehm...veramente
noi ci preoccupavamo più delle pellicce di animali in via
d'estinzione, ma...” “Zitto lei! Il mio gatto forse non è
importante?!”
Takeru
aveva appena stoppato un luminare.
“Fermatelo,
vi scongiuro”pregò Hikari, sussurrando tra sé e sé.
“E
allora, amiche! Non riscalda anche la pelliccia sintetica? Dovete per
forza abbattere dei poveri innocenti animali? Ma ci pensate a quanto
soffrono? A quegli occhietti vispi che vi osservano, solo in cerca di
affetto?”
Takeru
si fermò. Mi venne il dubbio che fosse serio.
Poi
usò la tecnica della voce suadente.
“Vi
imploro...Non comprate più delle pellicce”
Alcune
delle signore che stavano per entrare nell'atelier furono davvero
colpite dal suo sermone e, in lacrime, non misero più piede nel
negozio.
E
Takeru ricevette uno scroscio di applausi.
“Amici...un'ultima
parola...Io non sarei qui se non fosse per una persona. Una donna
speciale...” Hikari arrossì. Le sentii il cuore battere forte.
“...Frida,
tesoro, sali sul palco!”
Hikari
si morse un labbro, ma notai chiaramente il sentimento che le si era
disegnato in viso, mentre Takeru abbracciava Frida sul palco.
Delusione.
Takeru
cercava preoccupato la luce del flash, una foto così sarebbe stata
perfetta per il reality!
Tuttavia,
non lo vide arrivare da Hikari.
Non
trovava più Hikari nella folla. E, senza dubbio, cercava lei con lo
sguardo. Scese dal palco, col pubblico ancora in visibilio e Frida
sballottata di qua e di là- un po' per invidia, un po' perché era
anche lei era famosa, causa reality.
Ma
Hikari s'era allontanata dalla folla, l'avevo persa di vista anch'io.
Chris
mi rifilò una gomitata.
“Guadda”
Hikari
era appoggiata ad un albero, in piedi, a braccia conserte.
Piangeva.
Era
palese che non volesse farsi vedere e si vergognasse di quel suo
sfogo puerile, ma non sembrava granché in grado di ricacciare
indietro le lacrime.
Feci
in modo che Takeru avesse un attimo di tregua dalla folla, perché
potesse raggiungerla.
“Ehi,
dico, io faccio tutto questo perché tu mi scatti quella maledetta
foto con Frida e tu...” Hikari tirò su col naso.
“Scattala
da solo!”
Hikari
gli lanciò la macchina fotografica.
“Voleva
salile lei sul palco, vero, Dai?” “Io credo proprio di sì,
Chris”sorrisi. Mancava veramente poco. Persino Hikari doveva capire
che quella era cocente delusione. Gelosia, forse. E se non l'avesse
capito in breve, io e Chris avremmo combinato di tutto.
“Sei
impazzita, poteva rompersi!”
Appena
vide Hikari in viso, la sua espressione cambiò. Era quasi
preoccupata.
“Non
provare nemmeno a dirmi che è raffreddore”
Takeru
le riconsegnò la macchina fotografica, appoggiando una mano
all'albero e bloccandola.
“Ti
sbagli. Dev'essere allergia”
Takeru
le asciugò le lacrime.
“Guardami
negli occhi, su. Si può sapere che hai? Non ti ho mai vista così!”
Hikari
peggiorò notevolmente. Non riusciva proprio a smettere di piangere.
Si
stropicciò gli occhi invano.
“Sto
bene, vattene. Torna dalle tue fan”
“No,
non me ne vado finché non mi dici che razza di storia è
questa.” Hikari abbassò lo sguardo, ma lui le sollevò il
mento.
“Io
vado a cortei da anni, prendo anche la parola...e non ero mai stata
accolta così. Poi arrivi tu, fresco fresco, e vedi...”
“Stronzate”
Hikari
si zittì.
“Non
è assolutamente questo il problema.” Takeru le toccò la fronte
con la sua.
“Eri
solo terribilmente imbarazzata che fossi sul palco, non irritata. Ti
osservavo, credevi ti facessi fare una brutta figura, eh?Sei sparita
quando...” Takeru si fermò, indietreggiando confuso.
Realizzando qualcosa.
Hikari
non osava guardarlo negli occhi.
Avevo
fatto in modo che fossero tutti interessati unicamente a Frida. E mi
compiacevo di questo; Hikari e Takeru promettevano sviluppi
affascinanti.
“Volevi
che chiamassi te?”le chiese dolcemente.
Hikari
si tamponò gli occhi gonfi.
“Non
essere stupido”
“Chi
sta facendo lo stupido, adesso?” Hikari alzò lo sguardo.
“Non
credevo potessi essere così poco riconoscente”gli disse duramente.
Lo
scansò, ma lui fu più veloce e la costrinse a voltarsi.
“Se
non fosse stato per il reality, avrei chiamato te. Libera di non
credermi, se vuoi. Comunque, se l'avessi fatto, saresti finita in
pasto al gossip. E mi avresti odiato.”
“Bravo,
ottima analisi psicologica”
Hikari
cercò di divincolarsi dalla stretta, ma doveva sempre considerare i
centimetri, la forza, i chili che Takeru aveva più di lei.
“Ho
imparato a conoscerti, credo” Il viso di Hikari si indurì.
“Così
tanto che ti permetti di indicare a David le migliori strategie per
conquistarmi?Complimenti, Takaishi.”
L'ombra
delle lacrime era tornata in lei. Stavolta di rabbia. L'ultima frase
l'aveva detta in inglese.
Takeru
non rispose, ma la liberò dalla morsa.
Hikari
aveva il respiro affannoso per la collera. Non era mai stata
veramente così adirata con Takeru...Annoiata, sì. Stufa delle sue
avances. Scandalizzata dai suoi comportamenti. Ma mai così sdegnata.
Credo
che lo fosse anche con se stessa. Odiava mostrarsi debole...e Takeru
aveva ragione. Non aveva detto tutta la verità.
In
quell'imbarazzante silenzio, arrivò la limousine di Takeru con Ed al
volante. Decisi che era il momento anche per Frida di essere
risparmiata dalla gogna mediatica.
“Signorino,
mi spiace disturbarla. Ma sono giunti a casa due uomini che
sostengono di essere i signori Bjørnson.” “E quindi? Non
conosco nessuno con questo cognome”rispose Takeru, ancora un po'
scosso.
Frida
sgranò gli occhi.
“Il
mio...”
Prese
fiato.
“Io
mi chiamo Bjørnson di cognome”
Ok!
Sono tornata in tempi record per me =P E non sono nemmeno troppo in
vacanza ç_ç Adesso sono in modalità Star Wars *_* ANAKIN
*_________* ç_ç
Comunque
xD...Eccomi qui!A festeggiare 4 anni e 4 giorni di questa
fanfiction...Santo cielo, così tanto xD
Mi
sono divertita da morire a scrivere questo capitolo!
Cioè...All'inizio, la prima scena Takari è stata imbarazzante da
scrivere xD Ma credo sia necessario e inevitabile far risaltare il
fatto che si attraggano anche in senso fisico ;) Hikari mi fa
moltissima dolcezza, qui...Dal 'Takeru mi odia' all'appuntamento con
David e, soprattutto, all'ultima scena. Takeru lo trovo sempre più
un amore xD
Prometto
che il prossimo capitolo tratterà DAVVERO del Thanksgiving Day xD Ma
rispondo alle vostre recensioni! Mi farete piangere sul serio, prima
o poi ç_ç 118 recensioni mi sembra un sogno xD
-marmalade_honey:
Accontentata subito! Spero ti piaccia anche questo xD Sììììììììììììì,
Takeru-kun rimarrà sempre il mio personaggio preferito, in qualunque
veste me lo si metta xD
-EnMilly:
Non che questa sia una recensione corta xD Ma come diavolo fate a
lasciare delle recensioni così belle e dettagliate?? ç_ç
Beh,
non considero gli angeli come delle divinità, perciò ci sono tante
cose che nemmeno loro sanno fare ^^'' Sorry se la cosa ti
intristisce! Per la situazione di Sora, lo so che non faccio altro
che farla piangere e sembra proprio una 'donna dai facili costumi',
per dirla con una perifrasi xD Ma non posso incentrare la cosa solo
su come siano dilaniati lei e Yamato interiormente, sennò non ne
esco più xD Allo stesso tempo, vorrei che fosse chiara la
situazione...E la mia posizione =P Non sarò Taiora qui, ma ognuno è
libero di preferire ciò che vuole, figuriamoci! Per come ho
organizzato la storia, né Takeru né Hikari sono così
svegli...Takeru sembra esserlo, fa un po' lo sbruffoncello, ma, in
fin dei conti, a parte Véronique, non ha mai amato veramente
qualcuno...E anche il rapporto con Véro era importante solo perché
primo amore. Hikari è una giovane donna romantica che non riesce a
vedere quanto Takeru possa essere potenzialmente ideale per lei, che
ha avuto una serie di storie non impegnative, che hanno lasciato il
tempo che hanno trovato. Perciò, è abbastanza credibile che nessuno
dei due capisca bene cosa stia succedendo...Lui perché non è
abituato a qualcuna che gli dica di no, lei perché non riesce a
credere di poter essere attratta da una persona così diversa. La
cosa divertente è che Takeru non può arrabbiarsi come con Mark,
perché lui e David sono amici xD Ho in serbo ancora sorprese ^^
Almeno per una decina di capitoli xD
-Shine:
Oh! Che cosa dolce vedere concittadine che non si conoscono e si
recensiscono xD Lieta che Padme ti abbia consigliato di leggermi ^//^
Certo che Daisuke sta conquistando cuori...Dovrò creare un
sondaggio alla fine della fic xD Per me, vincerà sempre Takeru xD Il
mio secondo personaggio preferito è Ayame XD Se riuscissi davvero a
prendermi un gatto- quando sarò indipendente sotto tutti i punti di
vista-, lo chiamerei davvero così XD
Ma
torniamo alla recensione ^^ Non so come ringraziarti, mi hai riempito
di parole bellissime ** Per la questione Sorato, ho già parzialmente
risposto. Essendo una fiction essenzialmente Takari, vorrei anche
creare capitoli solo per loro, ma perderei il filo narrativo! È una
cosa che mi dispiace, tuttavia è necessario :( Ma non temere u.u Non
sarà nei capitoli immediatamente successivi, ma anche la loro storia
si dipanerà. Ken e Miyako sono taaaaaanto dolci ^^ Loro sono la mia
certezza, qui xD Iori comparirà ancora :) Non spesso come vorresti,
forse xD Grazie ancora ^^
-Delphinium_Love:
Ma tranquilla ^^ Non vi commuovete ancora troppo xD Oh, che dubbio?
Spero di averlo risolto! Altrimenti, dimmi pure di che si
trattava...Esprimo la mia posizione su David xD David incarna un
perfetto cavaliere, ma...troppo perfetto! Esiste in questa fanfiction
proprio per far comprendere a Hikari che non è la perfezione quella
che cerca... :)
Padme,
non ti offendere se non mi ripeto qui ^^ Ma discuto talmente tanto
con te di questa fanfiction che sarai stanca di sentirmi ancora xD E
poi, sai benissimo di potermi sempre chiamare =P Grazie davvero per
tutto il lavoraccio che fai, per la pazienza e per le parole
bellissime che sai usare ^_^
Ancora
grazie a tutti voi! Alla prossima :) HikariKanna
Frida
sembrava tutto fuorché...se stessa. O quantomeno, quella parte di se
stessa che aveva sino ad allora mostrato.
Dopo
la manifestazione, le inaspettate e inesplicabili lacrime di Hikari,
l'ennesima dimostrazione che Takeru era proprio un animale da
palcoscenico, Edward era arrivato, trafelato, annunciando una notizia
che nessuno si sarebbe atteso. La famiglia Bjørnson era lì a
Chicago.
Frida
trasse per l'ennesima volta un sospiro.
Aveva
pregato Edward di rallentare il più possibile.
Se
già era strano che Frida pregasse qualcuno, la faccenda più
inconsueta era che non sembrava affatto impaziente di riabbracciare i
propri cari. E, comunque, non potevano poi girare più di tanto,
avrebbero consumato troppa benzina e Hikari avrebbe protestato per
mesi. Chicago era la terza città più popolosa degli Stati Uniti,
avrebbero rivisto per l'undicesima volta il lago Michigan se avessero
continuato ad evitare casa Takaishi.
Chris
scoppiò a piangere, senza un chiaro perché.
“Ehi!
Che ti prende?”
Singhiozzando
violentemente, il baby angelo strepitò che era talmente triste
vedere qualcuno che non voleva assolutamente ritrovare la propria
famiglia.
Reazione
esagerata, ma lui viveva solo osservando donne incinte che amavano
profondamente i bambini che portavano in grembo. Ahimè, non sempre
chi aveva contribuito al concepimento del nascituro.
Ma
Chris era sempre stato di una fortuna sfacciata. Assieme a un altro
baby angelo, Maya, aveva sempre assistito famiglie relativamente
facili. O, comunque, situazioni in cui c'era amore. L'ultima volta
s'erano occupati di una diciottenne portoghese incinta. Ma il padre
del bambino sembrava persino più felice della futura madre.
Mi
stupii, perciò, della mia stessa domanda. Era così evidente che
Chris non potesse nemmeno arrivare a elaborare una cosa del genere.
Per lui, come sarebbe dovuto essere per tutti, famiglia significava
amore. Senza mezzi termini.
Lo
cullai dolcemente, mentre oramai Frida s'era decisa a far fermare
Edward. Takeru non aveva osato contraddirla, era fuori di sé.
I
tre scesero dalla vettura.
Frida
tremava.
“Non
credo ti vogliano mangiare”intervenne Takeru, cercando di
stemperare la tensione. Era più forte di lui, detestava
l'oppressione causata da ansia e tristezza.
Frida
non accennava a calmarsi.
Nat
li aveva fermati alla porta d'ingresso, tuttavia non aveva
sguinzagliato i dolci cagnolini.
Due
figure alte e biondissime, molto più di Takeru, si ergevano di
spalle al trio in arrivo. Una delle due sembrava divertirsi un mondo.
Frida
deglutì, ma decise di precedere Takeru e Hikari, che non si
guardavano neppure in viso.
“Far.
Bror.”
Frida
si espresse in norvegese, chiamando le figure rispettivamente padre e
fratello.
Olaf
Bjørnson fissava sua figlia Frida con crescente curiosità.
Ora
erano tutti e cinque seduti nella saletta da colazione, che negli
ultimi tempi era stata dimenticata a favore della più democratica
cucina, mentre Margareth serviva della buona cioccolata calda.
“Eravamo
andati all'indirizzo che ci avevi dato, ma il portiere del tuo
palazzo ci ha guardato come se fossimo degli alieni.” “Degli
sprovveduti”sputò con sufficienza il fratello di lei, tale Sven.
“Ad
ogni modo, ci ha detto che ti avremmo trovato qui.”
Frida
posò la tazza sul tavolino.
“Che
cosa siete venuti a fare?” Tra loro, naturalmente, parlavano
norvegese. Motivo per cui Hikari e Takeru si scambiavano degli
sguardi perplessi, per poi arrossire o distogliere lo sguardo,
innervositi, non appena si ricordavano l'accaduto di pochi minuti
prima.
Olaf
sembrò piuttosto stupito della domanda.
“Che
domanda è! Sei negli Stati Uniti da mesi, oramai! Non pensavamo che
questo stage durasse così tanto...” “Tu
non lo sapevi, papà. Ma Frida non ha mai detto di voler tornare
presto in Norvegia”lo rimbeccò Sven, aggiustandosi il ciuffo.
“Sven
ha ragione, papà. E poi, sono...quanti, quattro mesi?”
“E'
da luglio che non torni in Norvegia.Mancava poco che ti perdessi il
Jonson.(*)” “Appunto,
quattro mesi”concluse Frida con noncuranza.
“Tesoro,
ma era assurdo che non venissimo almeno una volta a trovarti! Tu non
sei tornata, ti aspettavamo almeno per le vacanze estive! Allora, dal
momento che non potevamo aspettarti in eterno, siamo giunti noi!
Vero, giovanotto?”
Il
signor Bjørnson scompigliò allegramente i capelli del
secondogenito.
“Papà!
Ci ho messo due ore a sistemarli così! Senza contare poi la schifosa
umidità che provoca il lago a questa città!” “In che fase
della tua adolescenza sei, adesso, fratellino?” Olaf lo guardò
affettuosamente, mentre Sven, torvo, cercava di placare la sua
capigliatura originariamente ondulata.
“Oh,
adesso è nel periodo da black metal norvegese. Sai, quello duro. Fa
molto...Fico”
“Papà!”reclamò
scandalizzato il ragazzo.
“Mmm,
e che ne è stato del teddy boy che conoscevo?” Sven le rivolse
un'occhiata allarmata.
“Ero
piccolo.
Incapace
di intendere e di volere.”
“Ma
eri molto carino vestito sempre così bene!”sorrise Frida.
“Puah.
I gilet in broccato e la coda d'anatra proprio non li usavo. Non sono
un fighettino qualsiasi. Era un'oscena moda degli anni Sessanta. E io
non vado in giro ad accompagnarmi a bande neo naziste. Né mi chiamo
Edward, quindi non ti autorizzo a chiamarmi Teddy!”sentenziò con
livore.
Takeru
si voltò verso il suo bodyguard, cogliendo solo le parole Edward e
Teddy. Probabilmente, però, aveva capito che la sua guardia del
corpo dormisse con un peluche a forma di orsetto.
“Ah,
beh, allora nel prossimo futuro diventerai emo?”
Sven
sgranò gli occhi, come se Frida avesse appena emanato una bestemmia
senza pari. “Frida”intervenne a bruciapelo Hikari, notando che
l'atmosfera si irrigidiva. “Io credo che io e Takeru dovremmo andar
via e...” “Vi prego, rimanete”
Non
furono tanto le parole di Frida a convincerli a risedersi
immediatamente, quanto il suo sguardo.
Sempre
così spento, così imperscrutabile, così impassibile. Ora
improvvisamente perso.
Olaf
cercava, non troppo discretamente, di capire chi fossero esattamente
Hikari e Takeru.
“Scusami,
tesoro, ma come puoi permetterti di vivere qui? Non è un po' troppo
costoso?”
Frida
trasse un immenso sospiro. Era giunto il momento di spiegare.
“Papà,
ma tu la tv non la vedi mai?”intervenne Sven, stringendosi la
cintura borchiata in vita.
“Solo
il notiziario”fece il padre, brusco. “Tu sai qualcosa che non so,
Sven?” Sven roteò gli occhi, scambiando uno sguardo d'intesa
con sua sorella.
“Papà,
sei rimasto indietro rispetto al mondo. Frida è...” “No,
Sven, devo spiegarglielo io.”
Con
gli occhi bassi, Frida spiegò che, quasi per gioco, s'era iscritta
al casting del reality e che, non sapeva bene neppure lei come, era
stata ammessa alla finale in televisione. E poi Takeru l'aveva
scelta, e s'era ritrovata a vivere da lui per breve tempo.
Fu
decisamente laconica, come se stesse parlando di qualcun altro;
nondimeno, bastò per sconcertare il padre.
“Pertanto...tu
e lui state insieme?”
Indicò
Takeru, il quale assunse un'espressione buffissima, come di un bimbo
colto in flagrante a mangiare troppa cioccolata.
“Oh,
no, no, no!”gesticolò nervosamente lei. “NO! È tutta una
messinscena!”
Olaf
sembrò comunque non capire.
Si
rivolse a Takeru, in un perfetto inglese.
“Perdonami
se ho invaso la tua casa. Non ne ero al corrente.” Takeru fece
un cenno della mano, come a indicare la sua noncuranza. “Non
importa. Le assicuro che io e Frida non abbiamo fatto niente!”
Hikari
sorrise.
“Oh,
e io sono qui semplicemente perché lavoro per il reality!”
Tese
la mano ad entrambi e Sven quasi si dimenticò di lasciargliela, con
gli occhi spalancati.
“Bene,
tesoro, allora presentami una delle gals!Devono essere molto carine,
e il vostro papà è ancora sulla piazza, nonostante la mezza
età!”concluse giovialmente il padre.
“PAPÀ!”esclamarono
all'unisono i due fratelli.
Takeru
inclinò la testa.
“Non
esiste nessuna signora...” Frida anticipò la sua domanda.
“Avevo undici anni quando morì.”
“Ora
si spiega perché sei sempre così decisa e acida!” Takeru sembrava
aver fatto una scoperta sensazionale; Hikari gli rifilò una
gomitata.
“Ma
ti sembrano cose da dire? Limitarsi a un semplice 'mi dispiace',
no?!Idiota”
“Perché
hai scelto proprio mia figlia, Takeru?”domandò Olaf, con tono
indagatore, non gradendo troppo l'accenno all'acidità della luce dei
suoi occhi.
Takeru
guardò Hikari, le cui guance si tinsero subito di rosso-scatenando
una strana reazione nel sedicenne norvegese.
“Vostra
figlia era l'unica che dimostrava un po' di buon senso e
cervello.”rispose Hikari, troppo allegra per risultare vera.
“Oh,
sì, lei è sempre stata intelligente! Proprio come Sara”
Frida
sembrava infastidita.
“Ok,
adesso avete visto che sto bene e sono viva. Perfetto. Torno io in
Norvegia tra qualche mese.”scattò in piedi, un fascio di nervi.
“Ma
Frida! Noi eravamo venuti anche per il Giorno del Ringraziamento!”
Frida
li fissò sconcertata.
“Papà.
Quello si festeggia l'ultimo
giovedì di novembre. In questo caso, anche l'ultimo giorno di
novembre.” “Te l'avevo detto io che non era il primo
giovedì”Sven sorrise saccente.
“In
tal caso, credo dovremo andarcene. Ci mancavi tanto, tesoro. Però...”
Sembrò
voler iniziare una paternale; d'un tratto, sospirò e decise di
lasciar perdere. “Su, Sven”
Il
signor Bjørnson assunse un'espressione molto triste, come di chi
nascondesse tutto il dolore che portava dentro in continuazione e, ad
un certo punto, semplicemente non riusciva più a camuffarlo.
Sven
fissava Hikari, che era visibilmente a disagio.
“Frida”chiamò
Takeru. “E' pur sempre casa mia, non li puoi cacciare di casa tu.
Se per loro non è un problema...”
Si
grattò la testa. “...Possono restare qui per tre settimane”
Olaf
e Sven si voltarono insieme.
Frida
si portò le mani al viso, disperata.
“Davvero?
Non ti daremmo fastidio?” “Ho una villa, potremmo perfino non
incrociarci, in alcuni giorni.”
Hikari
si umettò le labbra. “Sai alla produzione quanto piacerebbe vedere
lui che conosce la famiglia di lei...”
Lo
disse più a se stessa, ma Takeru la fissò, grattandosi la nuca. “Da
morire. Griderebbero al matrimonio.” “BENE!Sven, caro,
portiamo su le valige!”
“Ma
papà! E la scuola?” “E che sarà mai, godi di una
costituzione di ferro...Non farai più assenze per il resto dell'anno
scolastico!”
“E
il lavoro?” “Sono o non sono un libero professionista?
Andiamo, chiuderò lo studio per un po'!”
“E
il criceto?” “Cric...Sven, non m'incanti! Tu non hai un
criceto, l'ultimo pesce rosso è morto d'inedia!” “E...e...il
nuovo progetto a cui stavi lavorando?” Olaf fece spallucce.
“Dovranno
rinunciare al loro architetto preferito. Dai, Sven, sei a Chicago! Un
po' di vita, è anche la patria del jazz!” Dubitavo che al
ragazzo piacesse il jazz, sembrava piuttosto sull'orlo di una crisi
di nervi. Massaggiandosi il piercing all'orecchio, cercava di
scaricare la palese tensione che provava. Mormorava qualcosa tipo:”
Chi sarebbe l'adulto responsabile?!”
Takeru
chiamò Baptist, per aiutarli nella sistemazione della camera.
“Vuoi
stare con i tuoi parenti in camera?” Frida scosse la testa.
“No,
ti supplico”
“Come
vuoi”
Takeru
sembrava repentinamente piuttosto irritato.
Sven
lasciò che il padre andasse avanti, e disse, quasi assorto,
volutamente in inglese, a sua sorella: “Io lo so perché l'hai
fatto. Ma non puoi scappare mica per sempre.”
“Non
puoi scappare per sempre da cosa?” Takeru si risistemò sul
divano, massaggiandosi il braccio. Questione di giorni e avrebbe
tolto il gesso. Presumibilmente, lo pensò anche lui, perché si
rallegrò appena.
Frida
si prese la testa tra le mani, dondolandosi in avanti.
“Mi
dispiace, Takeru, mi rincresce. Non sarebbero mai dovuti
venire.” “Non disturbano me, mica lavoro io, qui
dentro.” “Viziato”lo apostrofò Hikari. “Frida, forse è
il caso che tu ci spieghi la tua storia con Jyou”
“Hai
un'ottima memoria, Hikari.” “Era l'unica cosa che mi avessi
detto di te. L'unico nome che temi di pronunciare.” “Sia
benedetta la solidarietà femminile! Ora, potreste fare comunella
anche con me? Chi sarebbe Jyou? Non mi dire che hai sofferto anche tu
di cuore!” Takeru afferrò uno snack, stendendo le gambe sul
tavolino da caffè. “Ah, poi sono solo le donne ad essere
pettegole, eh?” sorrise Frida.
Takeru
la osservò, sorridendo a sua volta.
“È
la prima volta da quando ti conosciamo che ti lasci andare”
A
Hikari non era sfuggito l'uso del plurale; sussultò appena, mentre
colpiva le gambe di Takeru al ginocchio, per stimolare i riflessi e
fargliele togliere dal povero tavolino.
“Takeru
ha ragione, Frida, per quanto mi costi ammetterlo”fece lentamente
la fotografa. “Conoscere la tua storia forse ci aiuterà a capire
perché hai reagito così. Voglio dire...”sospirò.
“È
pur sempre la tua famiglia” completò duramente Takeru.
Frida
si alzò, osservando la pioggia battente dalla finestra. Ormai era
buio.
“Papà
non mi lascia un secondo in pace. Non gli volevo dire del reality
perché...beh...”
“Ti
vergognavi?”suggerì Hikari.
“Anche.
Non lo so, io ho sempre...ho sempre cercato di essere la figlia
perfetta. Non è stato facile, dopo la morte di mia mamma. Sven era
così piccolo...non aveva nemmeno due anni. Papà non s'è mai
mostrato triste, non davanti a noi, ma lo sentivamo piangere
sempre.” Gli occhi le si fecero lucidi, e Hikari le posò una
mano sulla spalla.
“Avrei
preferito che piangesse apertamente con noi. Mi sentivo così stupida
a singhiozzare in continuazione...Non potevo farci niente, mi sentivo
così inutile e impotente. Ho pianto per un anno intero, poi, d'un
tratto, ho disimparato a piangere. Se avevo brutti voti, se subivo
delusioni amorose, se a volte papà per lavoro non tornava neppure a
casa...non ho mai più pianto. Al massimo mi vengono gli occhi
lucidi, come adesso.” Tirò su col naso, per fare poi con
rabbia: “Non volevo che papà sapesse questa storia. Già è stato
terribilmente complicato lasciarli per venire a lavorare
qui.” “Perché sei venuta a Chicago?”domandò freddamente
Takeru.
“Takeru,
potresti anche sforzarti
di essere un po' più dolce! La vita di Frida non è certo stata come
la tua!”attaccò Hikari, inviperita.
Takeru,
a braccia conserte, alzò un sopracciglio. “Tu proprio non puoi
parlare, sei cresciuta tra solo amore!Certo, cosa c'è di peggio di
una famiglia che ti viene a trovare perché si preoccupa per te e
perché ti ama? Frida è praticamente sparita agli occhi della sua
famiglia! Per un capriccio!”
Alzò
il tono della voce.
Hikari
si zittì, massaggiandosi le tempie. Non pensava che Takeru fosse
ancora segnato così profondamente dalla storia del divorzio. Chissà
chi s'era occupato della loro unione; dovevo fare un discorsetto a
quell'angelo...!
“Ha
ragione, Hikari. Ma adesso saranno tutti delusi da me.”
“Tuo
fratello già lo sapeva, no?” “Lui adora vedere programmi in
inglese. Evidentemente, è capitato sul reality.”
Frida
sembrava aver ristabilito l'autocontrollo.
“Un
disastro...Adesso saranno fissi qui per tre settimane. A farmi
domande su domande”sbuffò, infastidita.
“Mio
padre non sapeva nemmeno che scuola facessi”replicò Takeru,
bilioso.
“Takeru...arrecheranno
disturbo, lo so. Prometto che li porterò sempre in giro e li vedrai
il meno possibile. Al massimo staranno qui al Giorno del
Ringraziamento; il Black Friday giuro che li spedisco a casa.”
Takeru
sogghignò.
“Non
mi ha mai dato fastidio vedere famiglie felici”sentenziò. “Purché
tuo fratello sorrida un po' di più”
Frida
sospirò. Adesso erano di nuovo tutti e tre seduti.
“Sven
è sempre stato così. Non è cattivo, anzi! È dolcissimo! Ma ha
sofferto più di me la scomparsa di nostra madre, anche se lui
sostiene di no. 'Come fa a mancarti qualcuno che non ricordi neppure
di aver conosciuto?' Io credo che, invece, ti manchi. Gli mancherà
sempre la sua presenza. Io ho fatto quel che ho potuto, mio padre
anche. Mio padre non ha mai voluto risposarsi. Ha sempre detto che
non avrebbe mai più amato nessun'altra. A volte, scherza sulle belle
ragazze, ma non passa giorno che non citi mia madre”
A
Hikari luccicavano gli occhi. “Che cosa romantica...”
“Sì,
sì” fece sbrigativo Takeru. “Ma io voglio sapere chi è Jyou!”
Gli
occhi di Frida si colmarono di tristezza.
“Non
sono qui per un capriccio. Jyou...è stata l'unica persona che mi ha
fatto piangere dopo mia madre.”
Takeru
afferrò immediatamente la gravità della situazione. “Che ti ha
fatto?” Frida si prese il viso tra i palmi delle mani.
“Lavoravo
a Oslo, mi ero laureata da poco. Lui era un giovane medico di origini
giapponesi. Frequentammo un corso d'aggiornamento insieme.” Sorrise
leggermente. “Notò che stavo tossendo; avevo dimenticato la
sciarpa. Lo so, riderete. Come fai a dimenticare in Norvegia la
sciarpa a dicembre?” Fece spallucce. “Mi porse la sua. Non mi
conosceva nemmeno. Da quel momento non ci siamo allontanati un
momento.”
Fece
una breve pausa, raccogliendo i ricordi.
“Era
una frana a rimorchiare. Ma mi faceva ridere. Mi faceva...stare bene.
Tutte le volte che ero con lui, mi sentivo come...Leggera, capite?”
“Vera”continuò
Hikari, arrossendo.
“Giusto.
Vera. Non dovevo fingere un bel niente! Lui era così imbranato!
Eppure così dolce e responsabile...Era un bravissimo medico,
però.” Takeru sbuffò. “Cos'è che ha rotto
l'idillio?” “Avevo ricevuto un'offerta di lavoro qui. Vivere
negli Stati Uniti è sempre stato il mio sogno! Accettai senza
pensarci nemmeno un secondo.” “Senza consultarlo?”domandò
Hikari.
“Già.
Lui...adora la Norvegia. Ci vive da sempre. Non riusciva davvero a
capire per quale motivo volessi trasferirmi. Per lui...” Sospirò,
tremando.
“Per
lui fu un colpo sapere che avevo già deciso. Si sentì tradito. Ma
non avevo intenzione di ferirlo, semplicemente ero troppo egoista. E
lui, comunque, non mi amava davvero se, in questi mesi, non s'è
fatto vivo.”concluse con durezza. “Quando...”chiesero
all'unisono Hikari e Takeru, fermandosi insieme. L'affinità doveva
essere cresciuta di parecchio!
“Ci
siamo incontrati quasi un anno fa. Ci siamo lasciati a giugno. So che
sembrano pochi sei mesi e che ne sono passati quasi altrettanti
ma...voglio dire, purtroppo l'amore non ha una data di scadenza...Era
davvero tutto così perfetto. Non avevo mai provato niente del
genere. Non credo succederà mai più.”
Frida
abbassò lo sguardo, ricacciando una lacrima.
“Vado
a dire una cosa a mio padre, arrivo subito”
Si
alzò di scatto, dando loro le spalle. Sentii distintamente che
piangeva.
“Cosa?!” “Beh,
certo! Non credere nemmeno di poterti esimere, eh! Io non faccio da
cicerone senza di te!”borbottò Takeru.
Dovevano
passare almeno altri venti giorni. Takeru aveva deciso che per la
famiglia Bjørnson era necessario un tour per la città. E non
accettava rifiuti da parte di Hikari.
“Sempre
meglio che stare rinchiusa nel tuo bugigattolo, avanti! E poi hai
sempre Miyako...Dai! Giri la città con noi, magari scopri nuove
cose, data la triste vita che conducevi prima!” Hikari incrociò
le braccia.
“Sento
che dovrei offendermi.” Takeru sbuffò.
“E
poi piaci al ragazzino, magari lo vediamo sorridere se vieni anche
tu.” “Guarda che sorride! Non è una bambola priva di
espressioni”replicò lei, a disagio.
“Ma
non intendevo un sorriso sardonico! Di quelli love-love,
tipo questo”
Takeru
le posò le mani sulle spalle, costringendola a guardarlo negli
occhi.
Allungò
gli angoli della bocca. Con i capelli arruffati che si ritrovava quel
giorno, sembrava un cucciolo, tanto era adorabile.
Hikari
si colorò vagamente di cremisi.
“Ho
capito, non c'era bisogno della dimostrazione!” “Sembra però
che ti sia piaciuta, la dimostrazione” sorrise ancora Takeru,
lusingato.
“Non
dire stupidaggini. Comunque...E David? Non posso non uscire con lui
per venti giorni!Né posso portarlo a spasso come un cane”
“Non
è una cattiva idea, lui è sempre vissuto qui...Potrebbe essere una
guida migliore di me”disse senza troppa enfasi lui. “Metti in
dubbio te stesso?Addirittura.”
Takeru
le fece la linguaccia.
“Hikari”
“Mh?”
La
distanza era ai minimi termini. Come molte volte da un po' di tempo a
venire...
“Non
voglio mai più vederti piangere come ieri”
Lui
si allontanò di scatto, lei corrugò le fronte. Distolse lo sguardo,
ricordando il motivo per cui aveva pianto, ma sorrise.
“Questo
sì che è un sorriso love-love!”sorrise
lui a sua volta.
David
afferrò la mano di Hikari con dolcezza, facendola trasalire
comunque.
Non
era la giornata migliore per iniziare una visita guidata della città;
nuvoloni neri annunciavano di nuovo pioggia.
Avviluppati
nei giubbotti pluristratificati, le mie vittime-più vari terzi
incomodi e accompagnatori- si interrogavano sul luogo prescelto dalla
spedizione quel giorno.
E
se...
Decisi
di rispolverare un vecchio alleato.
Chiesi
automaticamente la MVATP a Chris, dimenticando che era al lavoro con
Maya.
La
presi io, spruzzandola addosso a David. Non potevo fare granché per
eliminarlo dalla storia, ma potevo fare in modo che Hikari si
turbasse un po'. E se avevo buona memoria...
“Ragazzi,
ci sono! Andiamo alla Sears Tower!”
Hikari
si bloccò, deglutendo.
Effetto
sperato sortito, Daisuke.
Si
voltò verso Takeru, che aveva la stessa identica espressione da
triglia lessa.
“Tesoro”cercò
invano di blandirlo Hikari “Ma forse è meglio portarli ad un sala
da the, fa freddo, no?”
David
restò piacevolmente sorpreso dall'appellativo; non riuscì a
proferire parola per l'emozione.
“Siamo
norvegesi, se non siamo abituati noi al freddo”mormorò Sven.
Se
con quel tentativo sperava di suscitare l'ammirazione di Hikari, si
sbagliava di grosso. Tutto quello che ricevette fu un'occhiataccia
nervosa. “Se proprio insistete...”
“In
realtà, il suo nome adesso è Willis Tower, da pochissimo, a causa
del broker che l'ha acquistata. Ma per gli abitanti di Chicago è
dura rinunciare a chiamarla Sears Tower.”spiegò pazientemente
David.
Uno
dei più alti grattacieli del mondo si ergeva di fronte ai loro
occhi.
Notai
che, quando Takeru le aveva detto di vedere la cosa in diverse
prospettive, aveva saltato parecchi giochi, creati appositamente per
turisti. Per esempio, un interessante gioco interattivo. O le solite
foto di gruppo.
“Vi
va di fare l'esperienza 'Reaching for the Sky?”
“Sarebbe?”
“Un
video di nove minuti che racconta la storia dell'architettura della
città di Chicago, con particolare attenzione a questo
grattacielo” “Oh”fece meravigliato Olaf, esibendo il
giochino del labbro tremulo con i figli.
Poteva
anche essere lontano da casa sua, ma era sempre un architetto. È
difficile sfuggire alla propria natura, capii mentre gli altri si
sorbirono la storia degli edifici di Chicago.
David
sembrava particolarmente a suo agio, nel ruolo di guida turistica.
Stettero ben poco sulla Willis Tower, poiché Sven soffriva
spaventosamente di vertigini. Aveva tentato di affacciarsi, vedendo
Hikari farlo, ma il colorito verdastro che assunse dopo scoraggiò un
prolungamento della visita.
“Il
Loop è la zona più centrale di Chicago. Ospita il Manhattan
Building...” “Quel grattacielo, il primo costruito secondo
criteri moderni?”interloquì Olaf.
“Esatto!
O la banca più grande del mondo, la First National Bank Building. Vi
interessa Picasso?”
A
Hikari brillarono gli occhi.
Sven
colse al volo l'occasione. “Certo! È uno dei miei pittori
preferiti!”
Takeru
borbottò tra i denti. “Nemmeno sai chi è...”
“Allora,
vi porto alla Daley Plaza, c'è una sua opera”
Hikari
gli sorrise. “Non sapevo che ci fosse un Picasso, qui” “Questa
città ha miliardi di segreti tutti da scoprire. È una scultura, e
l'ingresso è anche gratuito”le rispose lui, attirandola a sé.
Per
rimanere in tema d'arte, visitarono l'Art Institut. Continuando poi
nella zona sud, lungo la Michigan Avenue, entrarono nella zona più
naturalistica di Chicago, quella del Grant Park(evitarono Hyde Park e
il settore universitario), con al centro la famosa Buckingam
Fountain. Quel parco era immenso, scoprii che Takeru amava spesso
correrci.
“Io
vorrei proprio andare a vedere lo Shedd Aquarium”intervenne Frida,
timida.
“Non
pensavo fossi una fan di ittica”replicò Takeru. “Pensavo i
salmoni li mangiaste e basta”
Frida
gli rivolse un'occhiataccia.
“Credo
che a quest'ora sia chiuso. Ma in questi giorni ci andremo, se ti
va!”rispose David.
Fu
di parola. Nei giorni successivi, li accompagnò senza tregua
ovunque,
non appena poteva liberarsi dagli allenamenti, in lungo e in largo
per la città.
Dopo
un paio di settimane dall'arrivo dei Bjørnson, Takeru dovette
rifiutare l'ennesima uscita. Era finalmente tempo di togliersi il
gesso.
“Prima
di andare, però, devo assolutamente sapere cosa significa
questo.” Indicò la scritta di Frida sul braccio.
Sven
la notò e cominciò a tradurre. “Sei un montat...” “SVEN!”abbaiò
Hikari. “Dubito che Frida gli abbia scritto questo”
Sospirando
sconfitto, Sven spiegò: “È un proverbio norvegese...'Quando sei
solo con te stesso, non puoi mentire'. E allora?Bah!”
Hikari
fissò Takeru, confusa, ma lui infilò il giubbotto e corse dal
dottor Robinson.
“Oggi
vi porto alla scoperta del North Side!”
Takeru
era tornato con la comitiva. Il braccio era un po' magro ed emaciato
rispetto all'altro, e sicuramente per un altro mesetto avrebbe dovuto
continuare la fisioterapia. Però sprizzava gioia da tutti i pori ed
era di una vivacità incredibile; Hikari, ogni qualvolta lo vedeva
muoversi senza posa, sorrideva, senza farsi notare.
“Qui
verrà accontentata l'irrefrenabile voglia di shopping femminile e
turistica!” Frida e Hikari si scambiarono occhiate sconcertate.
“David...”cominciò
a dire quest'ultima.
Ma
lui era già lontano, aveva visto lungo la Magnificent Mile un regalo
che poteva fare alla sua dolce Hikari, appena avrebbero
ufficializzato la loro unione.
Sven
osservò attentamente la scena, prendendo mentalmente appunti e
sorridendo beffardo.
Per
accontentare anche la parte minorenne del gruppo, i miei assistiti si
recarono anche a Old Town, in ogni sorta di locali animati e
negozietti caratteristici. La Gold Coast venne vista come sogno
irraggiungibile, degno delle migliori soap-opere.
“North
Lake Shore Drive?” Frida strabuzzò gli occhi.
“Sei
arrivata qui d'estate e non sai cos'è?!”fece sconcertato Takeru.
“Ma come? Ci sono un sacco di spiagge!Pensa alla 31st
Street Beach, è la più famosa!”
Frida
scosse la testa.
Hikari
sorrise, segretamente disperata.
“Dai,
si vede che era impegnata a lavorare! Purtroppo non rende molto nella
seconda metà di novembre...Ci sono anche delle 'mini torri gemelle',
sono quelle due lì!” “Sono citate in ogni testo
d'architettura moderna”confermò Olaf con sussiego. “Mi
piacerebbe anche vedere la A & D Gallery e...”
“Il
planetario”esclamò Hikari sognante, d'un tratto, come se si fosse
ricordata all'improvviso della sua esistenza.
Sven
drizzò le orecchie.
Intervenne
Takeru.”L'Adler è il primo planetario mai costruito negli Stati
Uniti. Utile, se ti piacciono le scienze”
Sven
decise quasi all'istante di voler perseguire una carriera
nell'astrofisica.
Il
planetario era decisamente romantico. Mi ricordava casa.
Tutti
sedevano con lo sguardo in su, cercando le stelle del proprio segno
zodiacale, oppure costellazioni di cui avessero un vago ricordo
scolastico. David mostrò a Hikari Venere, lo scorpione-segno
zodiacale di lui-, il toro-segno di lei. Certo che voi umani avevate
una gran fantasia a ricavare da quattro puntini in croce quelle
figure così astruse. O molto tempo libero.
Eppure,
le stelle sono fondamentali per il nostro lavoro. È ad esse che
affidate i sogni più belli e importanti...
Appena
Hikari cercò di capire come si facesse a ottenere il toro dalla
costellazione proiettata sulla sua testa, si voltò verso Takeru. “
Ti conosco da mesi, e non so di che segno zodiacale sei”
“Io
sono ariete!”interloquì Sven. “3 aprile” “Oh”fece
Hikari educatamente. “Io sono di fine aprile”
“È
evidente” osservò Takeru, con le sopracciglia aggrottate “che
non sono leone, né vergine, né bilancia, né scorpione, altrimenti
l'avresti scoperto”
“Ma
va!”replicò stizzita Hikari. “Beh, scorpione potresti
esserlo...Mancano alcuni giorni al 23 novembre”
Si
volse di scatto verso David. “Un momento! Se tu sei scorpione,
allora il tuo compleanno è a breve! E perché non me l'hai detto?”
“Sapevo
che me l'avresti chiesto!”sorrise lui, sincero. “Sei sempre così
attenta ai bisogni altrui...Non devi preoccuparti, il mio compleanno
viene prima di Halloween. Non potevi saperlo”
Hikari
sospirò intensamente.
Aveva
fatto l'errore di mostrarsi più interessata al segno di
Takeru...che, tra l'altro, non aveva nemmeno scoperto.
“E
Takeru”soggiunse David. “L'avresti scoperto a breve, è
sagittario. È nato una candida giornata di dicembre. Non si
direbbe, lui così a suo agio in costume e col sole, nato al freddo.”
“David!”protestò
Takeru. “Non volevi che lo sapesse? Non c'è niente di male!”
“Non
sei una donna, posso sapere la tua età anche dai diciotto in
su!”Hikari gli fece la linguaccia. Frida li zittì. “Io sarei
interessata a vedere la ricostruzione del moto dei pianeti, voi no?”
“Se
avete velleità naturalistiche e/o storiche”consigliò David alla
famiglia Bjørnson”credo proprio dovremmo andare, un weekend di
questi, all'Indiana Dunes National Lakeshore...o a Milwaukee, è
carina. Il Wisconsin è molto interessante. Ah...Se vi interessano i
film, ricorderete sicuramente che è proprio a Chicago che si svolge
la storia di 'Mamma, ho perso l'aereo'! E, per rimanere in tema...Chi
di voi ha visto 'I Blues Brothers'?”
Gli
occhi del giovane Bjørnson si illuminarono.
“Non
pensavo che a un duro metallaro norvegese potesse piacere Aretha
Franklin a cantare 'Think'!”commentò il cestista. Cercava di
boicottare i goffi tentativi di corteggiamento del ragazzino. Frida
abbassò gli occhi.
“Piaceva
molto alla mamma, la faceva ridere e ballare come pochi film. E il
suo motto è sempre stato 'Everybody
needs somebody to love'.”
Takeru
si scusò con loro. “Bè...I Blues Brothers è ambientato proprio
qui.” Takeru prese una pausa. “In quella meravigliosa scena
dell'inizio, quando saltano il ponte. Questo è proprio quel
ponte!”sorrise.
Frida
gli sorrise a sua volta, e Olaf sussultò, guardando il cielo. Le sue
labbra s'incurvarono per mormorare 'Sara'.
Sven
prese da parte David, chiedendogli un'informazione con una faccia che
denotava l'assoluta serietà della richiesta.
“Ragazzi!
Che ne dite di fare un po' di shopping sulla Michigan?”propose lui,
sorridendo, come se l'idea fosse stata sua e non di quell'inquietante
spilungone biondo.
“Ma
non ci siamo già stati l'altra volta?”protestò Hikari. “Non
abbiamo comprato nemmeno niente!Perché dovremmo ritornarci?”si
lamentò Frida. “Andiamo a vedere un museo, piuttosto!”
Takeru
capì immediatamente le intenzioni di Sven, e decise di assecondarlo,
per dimostrargli che aveva ragione lui sul suo conto...Hikari non si
sarebbe fatta conquistare da un paio di regali.
“L'American
Girl Place?”
David
fece spallucce. “Non ci siamo stati l'altra volta...” Sven
prese coraggio, rivolgendole la parola. “O-Hikari”
Hikari
strabuzzò gli occhi; Takeru scoppiò a ridere.
Né
i restanti Bjørnson né David riuscirono a capire il motivo di tanta
ilarità.
“'O'
è un prefisso che si usava in Giappone per rivolgersi alle divinità”
Hikari
si fece rossa. “Dimmi, Sven.” disse, cercando di mostrarsi il più
gentile possibile.
“Questo
è il posto più desiderato dalle giovani americane! Non ti
piacerebbe entrarci con me?”
Suo
malgrado, Hikari si fece trascinare.
Era
in qualche modo palese che avesse la vocazione alla sopportazione.
Era
molto divertente vedere Sven che cercava di farle provare
improbabili-e improponibili-vestitini cangianti;peccato che Chris non
fosse quasi mai con me, in quei giorni!
“C'è
addirittura un salone per pettinare le bambole?!”esclamarono le due
ragazze della compagnia, inorridite.
“Non
ditemi che non giocavate con le bambole, da piccole”
Takeru
fu quasi spaventato nel porre la domanda.
“A
me piaceva giocare al 'Piccolo chimico'.” replicò Frida,
recisamente.
“E
io preferivo i peluche.”Hikari fece spallucce.
“Ma
sei venuta su splendidamente”la elogiò David.
Hikari
arrossì e Takeru alzò gli occhi al cielo.
“Mia
madre adorava le bambole”proruppe quest'ultimo, perso nel filo dei
ricordi.
Hikari
si allontanò dalle braccia di David.
“Tu
giocavi con le bambole di tua madre?” “Ero un bimbo solo”si
difese Takeru. “E mia madre sosteneva che i videogiochi fossero
troppo violenti. E all'inizio non voleva nemmeno lasciarmi giocare,
sarebbe stato pericoloso per il suo bambino...Comunque, a me mica
bevevano solo il the! Scherzi, le mie miravano a conquistare il
mondo!” Hikari scosse la testa, incredula.
“Avevi
delle Barbie terminator?”
Takeru
le rivolse un'occhiataccia. “Guarda che avevo addirittura Barbie
candidata alle elezioni!” Incrociò le braccia, alzando il naso
all'insù.
“E
magari Barbie pizzaiola”
“No”sospirò
lui. “Quella è uscita di recente.”aggiunse deluso.
Hikari
lo fissava seriamente preoccupata.
“Che
c'è? È così anormale? A mia madre piacevano. Le colleziona
tuttora. Sapete che Barbie è il diminutivo per Barbara Millicent? E
che lei e Ken stanno insieme dal 1961, poi, dopo quarantatré anni di
fidanzamento, lui l'ha mollata perché lei stava diventando
angosciante e pressante con la faccenda matrimonio?” Hikari alzò
un sopracciglio e si morse un labbro divertita. “Sarei anch'io
arrabbiata se il mio fidanzato, dopo quarantatré anni, non mi
volesse sposare!” “Poi si sono presi una pausa di un paio
d'anni, e lei ha anche avuto un flirt con un surfista. Ma lui poi ha
capito che la ama...” “Tipico di voi uomini, fate un disastro
per cause ignote persino a voi stessi e poi tornate strisciando.” “Io
non sono tornato strisciando proprio da nessuna!” “Male,
male”Hikari assunse un tono da maestrina. “Non sempre chi fugge è
più forte, sai? E, comunque, come diavolo fai a sapere tutte queste
cose su Barbie?” “Più che altro”esclamò Frida “Chi s'è
preso il disturbo di crearle tutta questa biografia?!” “Alla
Mattel non devono avere granché da fare, magari la crisi ha colpito
anche loro”fece spallucce Takeru, poi decise di spostare
l'attenzione da se stesso.
“Vado
a consolare l'adolescente sventurato”
Hikari
volle trattenerlo. “Sarebbe meglio se andassi io, no?” “Potrebbe
approfittarsi della tua intrinseca gentilezza e credere in un futuro
possibile per voi”disse David, stringendola.
Takeru
distolse lo sguardo. “Ha ragione David. È un adolescente, ed è
cotto. Accoppiata esplosiva. Ma suppongo ci debbano passare tutti...”
Sven
s'era allontanato in un angolino; sembrava attirare su di sé tutta
la negatività del mondo.
Takeru
gli diede una pacca sulla spalla.
“Su,
piccolo, scommetto che in Norvegia ci sono orde di ragazzine che
fanno la fila per te” Sven si voltò verso di lui, lo sguardo di
fuoco.
“Non
sono piccolo! Ho dieci anni meno di te...e di lei”completò, in
tono sognante. “Non è roba per te, fidati.”
“Lei
non è come le altre! Non pensa solo al make-up o cose così...Lei è
speciale! E la amo...”
Takeru
finse un conato di vomito.
“Senti,
le donne sono sempre
problematiche, ok? Non sai mai come comportarti! Un'altra ragazza
sarebbe impazzita, se l'avessi portata qui...Lei no. Ascolta, pensa a
una tua coetanea, è meglio. Se già le tue coetanee sono fonte di
innumerevoli grattacapi, per le donne più mature è peggio che andar
di notte! Più crescono, meno si capisce quello che vogliono...”
Takeru
fissò per un momento Hikari, ancora un po' a disagio in tutto quel
rosa shocking.
“Tanto
quella con uno come te non ci sta”sorrise Sven.
David,
nel frattempo, s'era avvicinato ai due, per invogliarli a prendere
qualcosa da mangiare.
Sentì
giusto la battuta di Sven, per sorridere nervosamente e sussurrare:
“Ehm...vi ricordo che ci sarei io”
Takeru
liquidò la questione con un cenno della mano.
“Scommetto
che Starbucks costituirebbe uno dei rimedi per il nostro Romeo
deluso”
“Certo”sorrise
David, dandogli una pacca sul petto. “Il cioccolato è la panacea
universale”
Quasi
senza accorgermene, i giorni volarono fino all'ultimo mercoledì di
novembre. Takeru era diventato più allegro; era sicuramente merito
del gesso tolto. Anche se doveva continuare fisioterapia e
riabilitazione per un mesetto, era contentissimo. Aveva più appetito
che mai. Hikari, invece, era un pochino cupa. David la subissava di
telefonate, regalini e dolcezze di ogni tipo, che sembravano più
metterla in imbarazzo che altro.
Mancava
davvero poco e avrebbe lasciato David, ne ero certo. Sapevo che
doveva solo fare chiarezza; una volta accortasi di non provare reali
sentimenti per David, gliel'avrebbe detto. Hikari era estremamente
gentile, in questo campo-tranne con Takeru, sembrava. Per esempio,
non incoraggiava assolutamente Sven. Era dolce con lui, ma come lo
sarebbe stata con un fratellino minore. Lui, tuttavia, non sembrava
farci troppo caso.
Takeru
afferrò il telefono, distratto. “Che dici, chiamo Iori?”
“Mh?”
Hikari
si stava dannando per riuscire a infilarsi una collanina, ennesimo
regalo di David. Lui, il giorno dopo, non sarebbe stato a pranzo con
loro. Dopotutto, lui, da buon statunitense, sentiva molto di più la
festa. Per loro due, per Frida, era un'occasione da ricordare,
commerciale, senza tutto il patriottismo americano. Ma, poiché i
Bjørnson avevano fatto miglia e miglia di volo, non potevano lasciar
cadere la ricorrenza.
Così,
le aveva regalato quel piccolo ciondolo. Affinché non si fosse
dimenticato di lei quel giorno.
Come
se ci si potesse dimenticare di una persona in ventiquattr'ore!
Takeru
si alzò, osservando divertito tutto quel suo armeggiare. Frida era
su con la sua famiglia.
“Cosa
stai cercando di fare, esattamente?”
Hikari
gli scoccò un'occhiata non certo dolce.
“Cosa
vuoi che faccia?”
Takeru
la bloccò. “Lascia, faccio io”
Hikari
rabbrividì al contatto delle mani di Takeru sul suo collo, dopo che
ebbe alzato i capelli . Lui sembrava quasi sbagliare appositamente.
“Scusa,
è...piccolo, io poi non ho certo le tue dita affusolate!”
Anche
lui era arrossito leggermente. Sorrisi. Ma certo! In Giappone
mostrare il collo equivaleva quasi a voler sedurre, almeno in altri
tempi. Non potevo credere che fossero così tradizionalisti. O forse,
bastava solo un semplice contatto, in quanto attratti l'uno
dall'altra, e...
Takeru
riuscì finalmente a chiudere la catenella. Pareva fossero stati in
apnea per una vita.
Lui
si grattò la nuca. Era raro vederlo imbarazzato.
Lei
gli prese una mano.
“Beh,
sì, hai delle mani enormi...”
Il
piccolo e delicato palmo di Hikari poteva entrarci quasi due volte.
Takeru
le prese l'altra mano.
“Hai
le mani gelide” “Mi capita sempre”s'infiammò lei. “Com'è
che tu sei così caldo?”
Sven
scese, in cerca di un bicchier d'acqua. Non me n'ero accorto,
maledizione! L'avrei bloccato sulle scale!
Hikari
ritirò in fretta le proprie mani.
“Pronto
per domani?” Gli occhi del ragazzo erano ridotti a due fessure.
“Dobbiamo
per forza mangiare il tacchino?”
“Quella
è la tradizione americana. Ma tu non sei vegetariana?”si ricordò
di colpo Takeru, squadrando Hikari.
Lei
fece spallucce. “Non lo mangerò” “Non dire stupidaggini.
Piccolo, tu naturalmente adori il tofu, vero?” Sven deglutì.
Dubitai
che sapesse anche solo cosa fosse il tofu.
“Certo!
O-ovvio...”
Hikari
sgranò gli occhi.
“Vuoi
davvero fare il tofurky?”
“Perché
no? A me il tofu piace! Sai, domani la gente che lavora per me
ovviamente sarà in ferie, perciò lo prepareremo insieme! Anzi,
credo dovremmo comprarlo stasera...”
Hikari
sorrise.
“Di
solito, non è ripieno di castagne?”domandò Sven, irritato.
“Dipende
dalle zone”spiegò Takeru. “Sulla east coast, lo riempiono di
ostriche. Al sud, sono molto più pratici. Seguono la filosofia del
'ciò che si ha, si usa'...Così, condiscono la carne con la focaccia
di granturco.” “E al nord?” Sven era proprio come tutti i
ragazzi di questo mondo, in fondo, curiosi e con la voglia di
scoprire il mondo. Ascoltava rapito Takeru, dimenticando per un
momento come fosse un suo mortale nemico.
“Al
nord, si riempie col wild rice. Comunque, dipende molto dai gusti. In
due occasioni l'anno è tutto così caotico, oggi e il 4 luglio.”
Hikari
continuò la spiegazione. “Moltissimi studenti tornano dai college,
è come Natale per voi europei, e il Capodanno per noi. Stasera, poi,
la Thanksgiving Eve, sarebbe bello portarvi per locali...C'è sempre
talmente tanta gente! È tutto colorato e divertente, nonostante sia
autunno inoltrato.”
“Allora
usciamo!”decise Sven, illuminato.
Hikari
gli sorrise, scatenando un rossore diffuso e uno sbuffo da parte di
Takeru.
“Perché
no? Al massimo facciamo firmare al damerino qualche autografo!”
“Mademoiselle,
ricordati che il damerino deve fornire gli introiti per fare la
spesa, altrimenti domani non mangiamo nulla!”
“Non
vado mai
a
fare la spesa, perché devo cominciare adesso?”
“Si
vede, stai prendendo tutti i prodotti che scadono prima! Beh, l'hai
detto tu che domani Margareth non c'è!”
“Perché
dobbiamo venire solo noi due a comprare tutto?” “Ehi, Frida e
la sua famiglia sono ospiti!” “Teoricamente anche tu lo sei,
Hikari” Hikari gli pizzicò il naso.
“Ma
tu che saresti senza di me?”
Si
girò con leggiadria, alla ricerca di patate dolci.
Takeru
arricciò il malcapitato pizzicato, non sapendo cosa rispondere.
“Non
ti da fastidio la festa del Ringraziamento?” “Dovrebbe?” “Beh...Noi
non la festeggiamo. E poi, vengono mangiati almeno quaranta milioni
di tacchini l'anno.” Hikari sospirò. “Se volessi raddrizzare
questo mondo da sola...Basterà questa zucca per cinque
persone?” “Che vuoi fare?” “La torta di zucca, mi
sembra scontato! Cos'altro posso fare, con una zucca, durante il
periodo del Ringraziamento?”
Takeru
sospirò.
“Cioè,
mentre quei tre stasera si divertono per locali, io e te dobbiamo
cucinare?”
Hikari
afferrò un barattolino di spezie varie.
“Esatto.
Dai, quei tre devono stare da soli, ogni tanto. E, a volte, Sven mi
inquieta”
Takeru
divenne improvvisamente ansioso.
“Confido
tu sappia che io a stento so accendere il gas, fruttariana” “Non
sono fruttariana!”rise Hikari.
“Da
come stai trattando quegli ossicocchi, non si direbbe. Sembra quasi
che per te abbiano un'anima!” “Idiota, sto vedendo se sono
marci o meno. Ma non accompagnavi mai tua madre a fare la spesa?”
Takeru
abbassò lo sguardo.
“Oh”Hikari
deglutì. “Dimentica quello che ho detto. Vuoi gli yam, allora,
domani?”
“Che
razza di cavaliere sei?” “Ehi, io non mi chiamo David, e,
soprattutto,
io ho un braccio in convalescenza. Inoltre, chi è che voleva
svaligiare il supermercato?” “Se c'era qualcuno che sembrava
stesse per svaligiare qualcosa, beh, quello eri tu!” “Ero in
incognito per non metterti in imbarazzo” Lo sguardo di Hikari
s'incupì un momento, ma scosse la testa, come a voler cacciare un
pensiero lontano.
“Pesano”
“Su,
non fare la bambina, ho capito”
Takeru
sospirò, prendendo tutt'e cinque le buste della spesa.
“Non
avevi un braccio in convalescenza, tu?” “Meglio il braccio
rotto che sentire le tue lamentele.” Takeru avanzò lentamente
verso la sua villa.
“Mi...servirà...da
lezione”esclamò a malapena col fiatone, mentre Hikari avanzava
eterea e lui, suo malgrado, sorrideva nello sguardo.
“Uffa!”sospirò
Chris. “Se fossi umano, mi vellebbe fame” “Lo sai benissimo
che noi non mangiamo, su, non fare i capricci solo perché è tutto
così colorato.”sorrisi a Chris.
Takeru
non scherzava davvero quando diceva di essere una completa calamità
ai fornelli. Lui che aveva fatto dell'autostima il suo cavallo di
battaglia...
S'era
scottato a preparare la salsa di ossicocchi; ripeté l'errore una
seconda volta a scaldare le patate dolci con zucchero, spezie e
burro.
Hikari
stava pensando se riempire ulteriormente il tofurky.
“Dai,
taglia la zucca, così facciamo la torta, no? Ce l'hai un grembiule
per entrambi? Già la cucina è in stato disastroso”sentenziò,
spiccia.
Takeru
rise.
“Io
due grembiuli ce li avrei, ma...” Aprì un cassetto, non
togliendosi quel ghigno dalla faccia.
“Stai
scherzando, vero?”provò a protestare Hikari con un filo di voce.
“Affatto.
Il mio l'ho comprato in Italia, sarebbe il David. A te non ricordo,
era di Véro.”
Le
porse il grembiule, serissimo.
“Scordatelo,
preferisco imbrattarmi piuttosto che infilarmi quel...quel coso con
una donna completamente nuda dipinta davanti!” “Ti ricordo che
si deve cuocere il tacchino, non tu” “Ti prego, toglitelo, non
riesco a guardarti”lo supplicò lei, coprendosi il viso.
“Muori
così tanto dalla voglia di guardarmi? Oh...Hai un po' di crema qui”
Takeru
le leccò una guancia.
Hikari
rischiava l'iperventilazione.
Takeru
le alzò il mento.
“Anche
qui”
Le
baciò la mandibola, quando il ticchettio del forno annunciò che era
finita la fase di preriscaldamento e che il tacchino poteva essere
infornato.
“Taglia.
Quella. Zucca.”scandì Hikari, puntandogli il coltello contro.
Infilò
il tacchino nel forno, recuperando già detergenti e compagnia.
“Ahi,
cavolo!”
Nonostante
l'imprecazione, lei non degnò Takeru di uno sguardo, cercando una
spugna.
“Non
fare il bambino, che è successo?” “Mi sono tagliato” Hikari
sospirò.
Sbarrò
gli occhi. Takeru non aveva un graffio superficiale, perdeva
abbastanza sangue.
“Dove
ce li hai i cerotti?”chiese allarmata.
Takeru
la fissava con espressione inebetita.
Hikari
chiuse gli occhi, stanca.
“Togliti
almeno da lì, sennò sporchi tutto.”
Hikari
prese un foglio di carta assorbente.
“Non
lamentarti, finché non trovo cerotti o garza, non posso fare
altrimenti.”
Sciacquò
il dito sotto l'acqua, nonostante i lamenti di lui. Continuò
l'operazione con il disinfettante.
“BRUCIA!”
Hikari
lo fissò allarmata.
“Quanti
anni compi tra un mese?” Takeru si morse il labbro inferiore.
“Sei
sadica” “Con te sì”
Strinse
la carta, facendolo mugolare, cercando poi i cerotti.
Appena
li ebbe trovati, gli fasciò bene la ferita.
“Sembra
quasi che tu sia andato in guerra...”sorrise, osservando le sue
dita martoriate.
“Sono
un disastro su tutta la linea, in casa” “Già sapevo che non
eri un uomo da sposare”
Il
sorriso di lei si allargò; prese la sua mano, facendola combaciare
con la sua. Ma Takeru la superava di almeno una falange e mezzo per
ogni dito. Hikari gli baciò le dita contuse, intonando una strana
nenia.
“Che
stai dicendo?!”
“Mia
madre lo faceva sempre, quand'ero piccola. 'Guarisci, guarisci,
piccolo dito...' Non sapevo se per te...beh...” “Anche mia
madre lo faceva.”
Lui
le sorrise.
“Grazie
per avermelo ricordato” Lui si fissò le dita, in trance. Lei,
rossa in viso, andò a tagliare la zucca.
Sapevo
che non sarebbero andati più oltre di così, per via di David. Ma,
una volta scaricatolo, il successo era garantito! Tutto sommato,
ero più che soddisfatto.E gongolavo felice! Chris sorrise.
“Non
ti mancheanno come Leiichi?”
Smisi
di danzare.
“Loro
non sanno nemmeno che esisto”
“SU!Forza,
giù dalle brande!”
Quella
mattina, le due donne presenti in casa erano di ottimo umore. E
piuttosto battagliere.
Erano
appena le sette, quando incominciarono a strillare che bisognava
assolutamente alzarsi.
Frida
e Hikari erano in cucina, intente a fare colazione. A quanto avevo
potuto ricostruire- ero volato lì verso le sette di mattina
anch'io-, Hikari s'era alzata prestissimo e s'era recata lì da
Takeru altrettanto presto. Ma chi le aveva aperto, se non c'era
nessuno di quelli che lavoravano al servizio di Takeru?
Non
che fosse realmente importante la causa. Mi premeva l'effetto, e
l'effetto era che lei era a casa di lui, da prima che lui persino lo
sapesse.
Così,
aveva finito di preparare la torta alla zucca-che la sera prima era
stata ingloriosamente dimenticata causa ferite di Takeru-...Anzi, ne
aveva fatte due. Una era destinata alla colazione, e i norvegesi, non
appena scesero, la divorarono con avidità e gusto.
Se
Olaf aveva seguito di buon grado gli ordini di sua figlia, un po' per
quieto vivere, un po' perché non vedeva l'ora di assistere alla
parata, se Sven si era alzato soltanto grazie al 'dolce' richiamo di
Hikari...Per Takeru, fu tutto un altro paio di maniche.
“La
torta di zucca era davvero buona, Hikari! Poi mi dai la ricetta?
Magari la rifaremo a casa, ho come la sensazione che a Sven sia
piaciuta molto!”
Sven
rischiò di strozzarsi col caffellatte.
“Tutto
merito del sapiente taglio di Takeru”mormorò ironica lei. “ A
proposito...”
Accarezzò
Ayame, pigramente acciambellato alle sue gambe.
“Sì,
certo che sta dormendo. Credo proprio che dovresti andare a
svegliarlo...” Hikari sbuffò.
“Mi
domando cosa direbbe la produzione se vedesse una cosa del genere”
“Oh,
ma non la vedranno. Loro crederanno che io e Takeru ci amiamo
follemente!”scherzò Frida, scompigliando i capelli del fratello.
Che
naturalmente non poteva ribattere come avrebbe voluto, inibito
com'era dalla presenza di Hikari.
“Ma
perché io?!” Frida sollevò un sopracciglio.
“Sai
che ascolta solo te”
Hikari
bussò alla porta della stanza di Takeru, titubante, con in mano una
tazza di caffè e un pezzo di torta.
Non
udendo risposta, decise di avventurarsi al suo interno.
Takeru
stava dormendo della grossa.
“Ma
come diavolo fa a dormire con tutto questo baccano?”sussurrò.
Scosse
la testa, in evidente disapprovazione per il disordine.
Appoggiò
il piattino sul comodino, afferrando la foto di Takeru e i suoi
genitori. Si sistemò sul bordo del letto,dando le spalle a Takeru.
Sfiorò
piano la cornice. Takeru sorrideva ignaro, sembrava un normalissimo
bimbo tenero.
Voltandosi
verso di lui, constatò come sembrasse dolce in quel frangente.
“Se
solo fosse sempre così...”sospirò.
Bene,
ricordarsi di non far mai parlare Takeru era un ottimo promemoria.
D'un
tratto, Hikari gli accarezzò i capelli quasi con paura, con il
terrore che si svegliasse.
Takeru
si mosse; lei ritirò la mano fulminea, arrossendo.
Lui
socchiuse gli occhi, richiudendoli immediatamente per la luce che
Hikari aveva fatto filtrare dalla porta aperta.
Hikari
inclinò la testa.
“La
luce non ti fa niente, apri gli occhi e alzati!”
Takeru
si strofinò gli occhi due volte.
Con
voce roca, fece: ”Che diavolo ci fai...”
Sgranò
gli occhi. “Non avremo mica...”
Hikari
lo zittì.
“Assolutamente
no!Tieni...”
Prese
il piattino.
“La
colazione a letto? Mi hai portato la colazione a letto?”ripeté
Takeru, stordito, ancora avvolto nelle coperte.
“Non
ti svegliavi, non potevamo mica attenderti in eterno. Dai,
mangia...Inoltre, dobbiamo andare alla parata. Verrà anche
David”aggiunse, nervosa.
Takeru
sorrise.
“Che
c'è?” “E' bello vederti come la prima cosa della giornata”
Hikari
arrossì furiosamente, aprendo la bocca, ma senza riuscire davvero a
dire alcunché di sensato.
“D'altronde,
com'è che si dice? Il buongiorno si vede dal mattino!”si issò a
sedere.
Quando
Hikari notò l'infimo dettaglio costituito dall'assenza del pigiama,
si accese ancora di più.
“Ma...ma
tu...” Hikari gli sfiorò le spalle.
“Non
mi credevi? Io dormo davvero nudo”
Fece
per togliersi completamente le coperte di dosso, ma Hikari si coprì
gli occhi.
“NO!Fermo
lì!”
Takeru
sorrise.
“Ma
ieri non avevamo finito di fare la torta, com'è che adesso mangio
torta alla zucca?”si chiese, perplesso.
“Ehm...L'ho
finita stamattina.”
“E
a che ora sei arrivata?!” “Boh, sarà stata l'alba. Non
riuscivo a dormire”
“Lieto
che tu abbia pensato di venire qui come prima scelta”
“Non
è assolutamente così! È che...visto che sei una catastrofe in
cucina...beh, ieri la torta non l'avevamo finita! E io odio lasciare
le cose a metà! Perciò sono venuta qui...Ho svegliato Frida per
farmi aprire”
Lui
annuì divertito.
“Sì,
come no”
“Ma
senti, perché dovresti essere così impor...” Non ascoltandola,
Takeru divise il pezzo in due.
“Tieni,
sicuramente non l'hai mangiata.”
Le
prese la mano con dolcezza, depositandovi il pezzo dentro.
“Infatti,
ma...”
“È
una tua caratteristica, fare sempre tutto per gli altri e non
prenderti mai ciò che ti spetta.”
Hikari
non rispose, addentando la propria metà.
“Certo
che lasci dei morsi piccolissimi!”
“Perdonami
se non trangugio il mio pezzo in due bocconi come te! Hai una bocca
larghissima che prende aria troppo spesso!”
Distolse
lo sguardo da lui.
“Sono
i tuoi genitori?” Indicò la foto.
Takeru
annuì silenziosamente.
“Ehi,
non parli più?”
Lo
colpì scherzosamente sul petto, ma lui le bloccò le mani.
“Non...non
quando sono così”le disse, fissandola intensamente negli occhi.
Hikari
gli disegnò il profilo delle labbra con un dito.
“Sei
tutto sporco di zucca”
Takeru
le sfiorò gli angoli della bocca.
“Senti
chi parla”
Qui
ci voleva qualcosa. Presto, prima che il momento finisse.
Passai
in rassegna la lista dei miei gadget. Musica romantica? Mmm, no,
troppo diabete. E troppo rischiosa, l'avrebbero potuta sentire di
sotto. MVATP? E a che sarebbe servita, volontà da parte loro c'era,
eccome!
La
polvere Cyrano!! Perfetta per gli innamorati imbranati.
Recitai
“Un
point rose qu'on met sur l'i du verbe aimer”(**),
spargendola su di loro. Altrimenti, sarebbero passati a parlare di
stupidaggini come il tempo che si preannunciava, prima di decidersi
una volta per tutte a darsi quel benedetto bacio.
Ed
ecco Takeru baciarle una guancia, respirare il suo profumo, arrivare
all'angolo della bocca... Hikari chiudere gli occhi,stringersi a
lui..Lentamente, Takeru e Hikari si spostarono l'uno verso le labbra
dell'altro.
Lui
le strinse una mano, baciando ogni centimetro della sua bocca,
sfiorandole con l'altra le spalle, dove cominciava il vestito che
aveva per l'occasione.
“Sono
le otto meno venti, se vogliamo arrivare in tempo alla parata...” Mi
ero totalmente
dimenticato che dovevo tenere a bada i fratelli Bjørnson. Ne avevo
di strada da fare...
Frida
era entrata dalla porta che Hikari aveva lasciato aperta. Sven
l'aveva seguita a ruota, preoccupato per Hikari.
E
a ragione, dal suo punto di vista.
Sbatté
le palpebre due o tre volte.
Frida
esibì un sorrisetto imbarazzato.
“Vi
aspettiamo tra dieci minuti giù, ok? Hikari...E' arrivato David”
Hikari
saltò giù dal letto di Takeru, come una molla. I sensi di colpa le
attanagliavano già la bocca dello stomaco.
“Qui
siamo a State Street. Ragazzi, sorridete! È possibilissimo che, in
queste tre ore, qualcuno ci riprenda in TV!”
David
abbracciò Hikari, che non ricambiò la stretta.
“Capirai,
ci finisco sempre col reality”borbottò.
“Devi
essere stanca, tesoro...Vi siete dati proprio da fare, eh, Takeru?”
“Non
sai quanto”ruggì Sven.
Frida
gli fece segno di zittirsi.
“Ma
è davvero il Mac Donald's che si occupa della parata?” “Sì,
dal 2006!”esclamò David, tutto contento di trovare qualcuno
realmente interessato alla storia della parata, che lui conosceva a
menadito. “Ogni anno, più di cento diversi gruppi, altrimenti noti
come unità, compongono la parata. Ci sono le bande, le unità a
cavallo...” “Cos'è quello?”
Sven
indicò un carro che primeggiava tra tutti.
“Oh,
è Teddy Turkey...è la mascotte” “Teddy”ripeté Sven,
sorridendo a sua sorella.
Frida
lo abbracciò, nonostante le proteste di lui. “Cosa sono queste
smancerie, sorella!”
Ma
il suo fastidio diminuì subito, vedendo i ballerini e i gruppi
sportivi.
“David...”domandò
Hikari, rossa in viso. “Ma tu e Takeru non dovreste essere con la
vostra squadra?” “Infatti! Ciao,
bellezza!” “Anthony”ringhiarono
contemporaneamente Takeru e David.
“Ho
solo detto che è bella! Cosa c'è di male?!” Takeru sospirò.
“Dobbiamo venire con la squadra?” “Siete o non siete dei
Chicago Bulls? Datevi una mossa, vi aspettavamo per molto prima!” A
malincuore, David si separò da Hikari.
“Ci
vediamo domani, ok? Magari cominciamo anche noi con lo shopping
natalizio!”
Hikari
sorrise debolmente, salutandolo con la mano.
Takeru
le dava le spalle.
“Non
me lo aspettavo. Tu lo sapevi, Hikari?”domandò Frida, cercando di
contenere la gioia di Sven.
“No,
pensavo sarebbero stati sempre con noi. Suppongo Takeru ci
raggiungerà a pranzo...David deve festeggiarlo con i suoi”
“Certo,
immagino quanto ci tengano. Un vero peccato, David è un'ottima
guida” “Già”commentò Hikari, stanca.
“E
quelle?”
Hikari
sorrise. “Saranno studentesse delle superiori, non è difficile
vedere i loro balletti”
“Carine...”esclamò
Sven, in trance.
Olaf
lo prese sottobraccio. “Guardate il mio ometto!” “PAPÀ!!”
Hikari
controllò l'ora.
“Tra
poco dovrebbe iniziare il concerto. Sven, magari c'è un gruppo che
ti piace...Andiamo?”si rivolse all'intero nucleo familiare.
“Se
me lo chiedi tu...verrò ovunque”
Frida
deglutì per il disgusto. “I miei livelli d'insulina stanno
raggiungendo la soglia massima di pericolo, ti avverto, fratellino!”
“Allora,
non ti è piaciuto il concerto?”
Takeru
era rincasato molto prima di loro, e stava apparecchiando la tavola.
Stava...apparecchiando
la tavola?!
Hikari
ebbe la stessa mia reazione.
“Che
cosa...”
“Beh,
dovevo pur fare qualcosa, mentre vi aspettavo”fece spallucce.
Nel
caso non avesse potuto continuare a fare il giocatore di basket, come
arredatore sarebbe stato da prendere in considerazione.
La
tovaglia era di un lino bianco quasi accecante, e il centrotavola
pieno di fiori e frutti finti sui colori caldi dell'autunno.
Vicino
ad esso, si ergeva il famigerato tofurky. Circondato da tutte le
prelibatezze che i miei due beniamini avevano preparato la sera
prima. Takeru aveva riscaldato tutto- e Hikari non poté fare a meno
di notare altre due dita scottate.
“Oh!”
Frida
sorrise; il suo sorriso era di quelli larghi, sinceri, commossi.
“Saremo
solo noi cinque?”domandò Olaf. “Non sarà un po' troppo?” “Non
quando si hanno due maschietti affamati”sorrise Hikari. “Speriamo
di aver combinato qualcosa di buono” Sven rifilò un'occhiata in
tralice a Takeru.
“Se
fosse dipeso solo da lui, avrei dubitato, ma se c'è la mano di
Hikari...” Takeru digrignò i denti. “Spero che il tofu gli
vada di traverso...”
Hikari
decise di cambiare discorso. Frida stava per sedersi vicino a Takeru,
quando, di scatto, si sedette accanto
a
suo fratello, che aveva cercato di custodire gelosamente il posto per
Hikari.
Così,
grazie alla norvegese perspicace, Hikari si ritrovò seduta vicino a
Takeru.
Con
grande imbarazzo da parte dei due, occhiate di fuoco provenienti da
Sven, consapevolezza di Frida e assoluta incomprensione di Olaf.
“Hai
chiamato Iori, poi?”domandò Hikari, per rompere la tensione,
mentre Olaf rispondeva a una chiamata di lavoro. “Sì, ma
giustamente resta con sua moglie e la famiglia di lei. E Sora?” “Mi
ha detto che non stava ancora troppo bene, ha preferito non muoversi
di casa.” Sì, certo, non stava troppo bene! Se c'era un certo
virus di nome Yamato...Sorrisi. Almeno loro non perdevano tempo in
inutili e estenuanti battibecchi.
“Sono
quasi emozionata a provare un vero pranzo del Ringraziamento!”esclamò
Frida.
Takeru
le sorrise dolcemente.
“Non
so se possa considerarsi 'vero'...Dopotutto, io e Hikari siamo
giapponesi. E il tacchino è al tofu, per la vegana”indicò
sprezzante Hikari.
“Spero
vi piaccia comunque”lei non poté fare a meno di una nota ansiosa
nella voce. “Mangiamo!” Notai che l'ossicocco era considerato
un po' amaro, e che le patate dolci forse non erano poi tali. Ma si
sentiva...calore.
Per quel che potevo immaginare, Hikari sicuramente non aveva mai
festeggiato niente del genere con Taichi. E potevo solo ipotizzare la
solitudine di Takeru in occasione di feste come queste.
D'improvviso,
mi chiesi se tutto il menefreghismo, tutta la sicurezza, tutto il suo
caratteraccio...non fossero altro che una difesa.
Perché
quel giorno Takeru sembrava così diverso. Divorava la torta di
zucca, rideva, scherzava, persino con Sven. E non potevo attribuire
il tutto solo all'imminente ritorno in campo. Quella mattina...si
poteva sentire eccitazione nell'aria. Attrazione innegabile tra i
due...Amore?
Hikari
prese una fetta di torta alla zucca.
Takeru
era attento ad evitare che Sven, vicino a lui dall'altro lato, non lo
infilzasse con una forchetta, in uno stupido gioco che stavano
facendo.
Lei
sorrise, incontrò per un attimo gli occhi di Frida, che si
orientarono eloquentemente verso Takeru.
Hikari
divise il suo pezzo di torta in due, ponendone metà nel piatto di
Takeru.
Quest'ultimo
si lasciò colpire da Sven, distratto dalla gentilezza.
“AHIA!”
“Colpa
tua. Mai abbassare la guardia. Sei mezzo francese, no? Perciò... À
l'amour comme à la guerre”
Sven
gli fece la linguaccia.
“Che
significa?”chiesero Hikari e Frida all'unisono.
“Sciocchezze”tagliò
corto Takeru. Contemplò il dolce per un momento.
“Grazie”sussurrò
a Hikari, in giapponese.
Takeru
si fissò le dita.
Oltre
a quelle, qualcos'altro aveva preso fuoco in lui.
(*)Il
Jonson è un'importantissima festa in Norvegia, tipo questo benedetto
Ringraziamento negli Stati Uniti xD
(**)
Questa frase viene da 'Cyrano de Bergerac', una pièce teatrale che
personalmente venero...In italiano, è sempre tradotta come 'un bacio
è un'apostrofo rosa tra le parole t'amo' :)
Sembra
evidente che lo stress pre-esame non faccia altro che aumentarmi
l'ispirazione...xD Dovrò dire al mio prof di biologia che è
ingiusto che l'ispirazione trami contro di me per apparire nei
momenti più inopportuni- se poi ci si mette anche la fine di Host
Club, come ci si aspetta che io studi ç_____ç ù_ù Ad ogni modo,
inopportuni per me...spero non per voi! Magari non mi aspettavate
così presto-io non mi sarei aspettata, conoscendomi xD Eppure...me
voilà! È stato un autentico dramma scrivere questo capitolo,
innanzitutto per la stramaledittissima documentazione che mi ha
richiesto! Inoltre...Io ODIO condensare gli avvenimenti, sono di una
lentezza esasperante in tutte le cose che faccio xD Perciò,
immaginate cosa sia stato dover inserire ben 27 giorni in un capitolo
solo ç_ç E quel che ne è uscito, infatti, non è altro che un
frammentato e discontinuo ritratto di Chicago. Ringrazio
pubblicamente papà e la povera Camilla-che sono realmente stati a
Chicago-per avermi sopportato in questi giorni xD Continuavo a
chiedere dell'America Girl Place...Ah, per non dire poi della Sears
Tower! Cioè, l'anno scorso mi cambia nome! Ma come! XD Quando
l'avevo descritta nei primi capitoli, era nota solo come Sears
Tower...Segno che questa fanfiction sta durando i secoli dei secoli
xD
Ho
scelto il nome Olaf perché mi fa troppo ridere e perché mi ricorda
una vecchia storia Disney vichinga xD Il personaggio di Sven è
liberamente ispirato alla fusione tra due miei carissimi amici-ho
preso il compleanno del mio migliore amico, ma lui ha detto che gli
va bene che io m'ispiri a lui per ogni personaggio, salvo un emo xD
Se
David ha quel nome e quel segno...un motivo-una persona dietro- ci
sarà U_U È stato grazie a questa persona che ho potuto vivere una
situazione simile al bacio tra Takeru e Hikari xD
Volevo
inserire necessariamente il planetario...li adoro ** I segni
zodiacali li ho voluti inserire dal momento che, ogni volta che ci
vado in compagnia, ognuno cerca di decifrare il proprio segno in
mezzo alle stelle xD Per me, sono così romantici *_* (Per me, è
tutto
romantico
xD)...ma non ci credo, mai fare di tutta l'erba un fascio =P
Anche
la scena dei grembiuli, beh, è dovuta a esperienze che vi risparmio
xD
Per
la storia di Barbie...l'ho scoperta per caso, qualche giorno fa, con
una mia amica...Vi giuro, sono arrivata a piangere dal ridere...Ma
come si fa a inventare una storia del genere per una bambola? XD Io,
in verità, non la sopportavo xD Ero un misto tra Frida e Hikari,
adoro i peluche e preferivo i cartoni animati(di qualunque tipo! A
parte gli anime e la Disney-ero una patita di Magic English!-
'Esplorando il corpo umano' andava per la maggiore xD)...E giocavo
con microscopi a osservare le cellule nell'acqua di palude xD Che
infanzia triste X°D
La
smetto di sclerare e rispondo alle vostre gentilissime recensioni ^^
Mi commuovo davvero, ogni volta!
Padme
vi confermerebbe che piango per ogni minima cosa (tranne per amore
xD) =P È a lei che si deve la correzione di questo capitolo ;) So
bene quanto ti piacciano i momenti kenyako, vedrò di inserirli
presto xD E sai anche che non ti rispondo in questa sede perché ci
sentiamo quotidianamente ^^
Passiamo
a Delphinium_Love ^^ Spero davvero il dubbio sia risolto...Frida avrà
il suo apice nel prossimo capitolo-poi se ne andrà! Iiih, se hai
trovato dolce quella scena, questa della camera da letto è diabete
allo stato puro xD La storia di Yamato è un po' complicata xP Sarà
sviscerata approfonditamente, però ;)
EnMilly:
Spero, spero davvero che ti piaccia anche questo capitolo! Io,
personalmente, mi divertirò nel ventisettesimo(saranno trentadue, in
totale xD) ^^ Solo il Garda? Sora e Yamato facevano concorrenza ai
Grandi Laghi vicino Chicago xD Infatti, nel ventiduesimo capitolo, ci
sarà una svolta, perché non ne posso più nemmeno io(come se
dipendesse da qualcun altro!) Tutti quanti avete pensato ai genitori
di Frida...E' stato traumatico scoprire che è orfana di madre? Ero
convinta di averlo specificato, ma poi, rileggendo, mi sono resa
conto che su di lei non avevo detto un bel niente xD Povero
David...Avrà anche lui la sua fetta di felicità nell'epilogo ;)
Shine:Addirittura
droga?! Ragazziiii ma voi mi viziate xD Non ditemi queste cose,
altrimenti mi monto la testa xD Lieta che ti piaccia il modo in cui
affronto le coppie ^^'' Takeru si sta pian piano ritrasformando nel
principe azzurro che è nell'anime xD Ma è comunque maschio e
celebre, perciò doveva chiamare Frida ;) Ma chi è l'amore della sua
vita? ù.ù E' un ragazzo da sposare xD Nonostante la scarsa affinità
con la cucina!
marmelade_honey:Godete
di questi tempi di aggiornamento, perché non so davvero che fine
farò quando ricomincerò l'università xD Le abitudini di Takeru vi
hanno sconvolto? Allora vi rivelo una cosa xD Il ragazzo del mio
primo bacio- col quale ci mischiammo la febbre a vicenda e mi lasciò
il suo profumo addosso per due giorni di fila!- aveva l'abitudine di
dormire nudo- e questo ha causato non pochi problemi un capodanno xD
Perciò, vi garantisco che non è così inverosimile xD Hikari ce
l'ha più con se stessa che con Takeru-ma lei non lo ammetterà mai!
Ribadisco, povero David xD
ThiaguellaItaly:Ma
che bello vedere nuovi nomi tra i recensori ç_ç 'Tante'fan...non
esageriamo =P Sarei curiosa di sapere la storia che ti ha portato a
leggere 'Angeli del Cuore' per prima fiction, invece ;) Puoi sempre
contattarmi per e-mail ^^ Ehm...nonostante i quasi vent'anni,
scrivere di quella scena-per non parlare di alcune di queste
capitolo- ha fatto arrossire anche me ^^' Ma converrai con me che non
possono limitarsi ai bacetti a ventisei anni xD Spero continuerai a
seguirmi ^^ Elisa_:Che bello 'rivederti'! Per la questione Sorato,
ti risponderò per mail ;) A me piace tantissimo il rapporto tra Sora
e Hikari(mi ricorda un po' quello che ho con Sora89 ♥)...Perciò,
mi piace cominciare con loro! Anche se credo dovrò iniziare anche
con Iori e Takeru, un paio di volte ^^'' Sì, io a quindici anni
probabilmente facevo anche peggio di Hikari =P Soprattutto col
cellulare xD Hai visto che bella l'immagine della casa del the che ti
ho mandato per mail? Se siete interessati, ecco la vera 'Lobby at the
peninsula'!
Ma
no, Natsuko non potrebbe diseredare la luce dei suoi occhi xD Mi
meraviglio come non abbiate notato niente di strano su Takeru finora
=P Ma ogni cosa a suo tempo ^^
Questo
capitolo è lunghissimo-dubito che ad 'Angeli del cuore' usciranno
più capitoli così! XD E con questo, sono arrivata a 20 capitoli!
Dal momento che ho deciso di farne 32, tirate un po' voi le somme ;)
Grazie, grazie, grazie, 127 volte grazie ♥
“Hai
praticamente tutto, perciò dimmi espressamente cosa desideri per il
tuo compleanno”
La
voce di Iori era calma e composta.
Così
diversa dallo schiamazzo che sembrava fare da padrone, quel primo
giorno di dicembre.
Takeru
si appoggiò distrattamente alla finestra, osservando i Bjørnson
caricare la sua macchina-offerta solo per far un piacere a Frida-,
che li avrebbe condotti all'aeroporto. Ero sicuro che avrebbe
nevicato, di lì a poco. Chicago era una delle città più fredde
degli USA, ma, stranamente, quell'anno la neve non aveva ancora fatto
capolino.
“Non
sei tenuto a farmi un regalo...Inoltre, mancano ancora due
settimane...Non mi dire che già trascini Kirstie in giro per negozi
proprio oggi, il Black Friday!”
Iori
sorrise. “Al massimo, è lei a trascinarmi.” Sospirò. “Come in
ogni cosa. Ah, ti ho portato un po' di tacchino autentico, ho pensato
ti avrebbe fatto piacere”
Takeru
si voltò verso di lui. “Di certo hai fatto un favore al mio
stomaco; ho già un ottimo metabolismo di mio, senza dover ricorrere
a tutte quelle verdure. Ora capisco come fa ad essere così
magra.”borbottò sorridendo, tornando a guardare fuori dalla
finestra.
Iori
lo scrutò con attenzione.
“Sembri
tornato il Takeru di una volta. Il Takeru di cui sono diventato
amico.”
Il
biondino aggrottò le sopracciglia. “Mi sono comportato così
male?” L'altro fece spallucce. “Non importa, ormai è
passato.”
“Sì
che importa!”s'inalberò Takeru. “Non ti ho telefonato per un
secolo...Scusami. Avrei voluto, avrei...avrei potuto.
Ma avevo paura del tuo giudizio...sai, sulla vita che ho sempre
condotto, da quando io e Véro abbiamo cominciato i nostri estenuanti
tira e molla. Tu...sei sempre stato sicuro su quale fosse la tua via.
E hai una splendida persona al tuo fianco. lo...beh, lo sai come sono
fatto! Sapevo che avresti disapprovato molte, troppe donne...e
sbagli...”
Takeru
si grattò la nuca; Iori lo fissava seriamente, senza interromperlo.
Era raro e quanto mai prezioso un atteggiamento simile in Takeru.
Sapevo che fosse molto cambiato, e ne indovinavo facilmente la
ragione, ma era sempre una piccola vittoria vederlo scusarsi e
ammettere i propri sbagli. In questo, era diventato decisamente più
maturo di Hikari, che ancora esitava a confessare le sue mancanze.
“E
non volevo sentire cose che non fossero finalizzate a decantare la
mia perfezione. Ma un giorno si somma a mille altri...Scusami. Se la
cosa ti può consolare, sei comunque il miglior amico che io possa
avere. L'ho sempre pensato.”
Iori
scoppiò a ridere.
“Cosa
c'è da ridere?” Takeru incrociò le braccia, arrossendo. “Che
dolce sei!”lo canzonò l'altro.
Takeru
non rispose, sbuffando.
“Cose
di questo tipo se le dicono le donne”rideva ancora Iori.
“Esattamente,
cosa vorresti insinuare sulla mia virilità?” “Stai facendo
tutto tu!”
“Brutto
acido rinsecchito, che ci troverà quella poverina in te! Ma ogni
tanto le sussurri frasi sdolcinate?” “Takeru, io non sono un
playboy. Quelle frasi si dicono solo se le senti.” Iori tornò
serio, mal celando un rimprovero taciutogli per troppo tempo.
Hikari
e Frida, intanto, aiutavano il carico delle valigie e le operazioni.
A quanto pareva, Sven stava dimenticando un mucchio di cose!
Accidentalmente? Ne dubitavo, era così evidente che stesse solo
procrastinando il temuto addio dalla sua amata Hikari.
“Lo
ammetto, è carina. Hai scelto bene” fece Iori, spostandosi verso
la finestra.
“Ma
no, questa cosa del reality è una stupidaggine. Meno male che tra
dieci giorni finisce...La produzione pensa che oramai siamo destinati
al matrimonio e a una lunga vita felice insieme. Macché.” “Non
alludevo a Frida, né alla scelta fatta per il reality.”lo corresse
gentilmente Iori. “Ma a quella del tuo cuore. E alla ragazza che
non riesci a smettere di fissare nemmeno per parlare col tuo migliore
amico, venuto a trovarti per farti cibare di vero tacchino!”
Takeru
rise nervosamente, ma non rispose.
Era
proprio vero che, dall'esterno, le situazioni sono molto più chiare.
Takeru non aveva la benché minima chiave per decifrare i suoi
sentimenti, e così ero ricorso a Iori perché potesse comprendere la
nebulosa dei suoi pensieri.
“Tu
e lei avete già...” “No,no”si affrettò a chiarire Takeru.
“Però...”
“Cosa?” “Ci
siamo baciati”
Inclinò
leggermente la testa, il suo tono era così distante. Distante anni
luce dal tono strafottente che usava all'inizio.
Iori
sgranò gli occhi.
“Da
quanto la conosci?” “Saranno quattro mesi”
“È
grave...Per come sei cambiato negli ultimi anni, è preoccupante.”
“Ah,
sentiamo, dottore, qual è la diagnosi?”lo prese in giro Takeru.
Iori
tornò serio.
“Che
hai proprio perso la testa. Takeru, non pensavo di dirtelo dopo Véro,
sai?” “Dirmi che?”
“Ti
sei innamorato.”
Era
una verità così conclamata persino per me.
Mi
complimentavo con me stesso. 'Sfruttare' Miyako -evitavo di ricorrere
a Sora solo per la presenza di Yamato- e Iori era decisamente
un'ottima mossa.
Takeru
arricciò le labbra.
“Non
dire sciocchezze”
Il
suo tono fu brusco e incerto. Da manuale.
“Ah,
sì? E come mai sta sempre qui? Se non la volessi, la scaricheresti,
no?”
Iori
continuò imperterrito.
“Ricordi
Halloween? Mi dicesti che non era la tua ragazza, ma che c'era
qualcosa in lei...” “Il gene per il partito dei vegetali?”
C'era
un che di eroico, nella pazienza di Iori. “Idiota. Cos'è che ti
ha scritto la norvegese sul braccio? 'Quando sei solo con te stesso
non puoi mentire'.”
“Non
sono solo, ci sei tu con me ora”
L'avvocato
alzò i suoi penetranti occhi verdi al cielo.
“Takeru”lo
riprese Iori. “ E pensare che hai due anni più di me. Smettila di
fare il bambino e ammetti che provi qualcosa per lei!”
Notai
che Hikari si stava agitando con i Bjørnson. Si catapultò in casa,
diretta in cerca di qualcosa.
Di
qualcuno in particolare.
“Takeru”
Iori
sorrise, come a dire che tutto stava andando esattamente secondo le
sue aspettative. E le mie.
“Sì,
Hikari?”
Chris,
appena tornato da un lavoro urgente con Maya, improvvisò un
balletto.
“È
ttato tanto gentile, velo, Dai?”
“Sven
e Olaf stanno partendo...Non vuoi salutarli?” “Oh, sì, sì,
certo! Iori, scusa un attimo”
Iori
si posizionò comodamente vicino alla finestra. “Fa pure con
comodo, non ho fretta”
“Sono
felice che siate tornati buoni amici”sorrise Hikari, la voce di
un'ottava più alta.
“Mi
ha portato un po' di tacchino”rispose Takeru, senza un preciso
nesso con la frase di Hikari.
“Sei
stato troppo tempo senza mangiare carne, giusto. Scusa. Tu sei un
atleta, per te le proteine animali sono fondamentali.”si scusò
lei, imbarazzata. “Anche se potresti tranquillamente equilibrare
con una dieta adeguata e...oh, lascia perdere!”
“Ma
ieri era buono, davvero! ”si affrettò a dichiarare lui,
gesticolando concitato.
Hikari
gli sorrise, e lui si fermò per un secondo.
“È
stato anche merito tuo”.
Takeru
inspirò profondamente, mentre Iori sorrideva criptico come una
sfinge.
“Sven,
adesso sei proprio sicuro
di aver preso tutto?”
Il
poverino non poteva davvero ritardare di un altro minuto.
Le
orecchie gli si fecero di uno strana sfumatura fucsia, quando vide
Takeru e Hikari arrivare insieme e non battibeccare tra di loro.
“Sven” Takeru
gli porse formalmente una mano. Sven, pur con tutta l'intenzione, non
riuscì a scalfire anni e anni di allenamento in palestra; perciò,
la stretta, che sperava fosse forte, si rivelò essere per Takeru
assolutamente di prassi.
“Fa
il bravo in Norvegia...E credi un po' di più ad amori possibili.
Sono sicuro che ci sono orde di ragazzine che...” Sven mormorò
qualcosa tra i denti, in norvegese. Qualcosa che suonava come:”Te
li faccio vedere io, gli amori possibili”.
Superava
Hikari in altezza di una spanna buona, altroché.
Attese
che suo padre la salutasse e poi passasse al rivale, quando si
avvicinò a lei e iniziò a parlare in modo imbarazzato, non
rendendosi affatto conto di star parlando nella sua lingua natia.
A
volerla dire tutta, stava dicendo frasi senza senso, copiate qua e là
da poesie d'amore.
Quando
finì di sparare il suo sermone a raffica, Hikari, sconcertata, gli
confessò che 'non aveva capito un accidente'.
“Dai...ma
allola è velo che un velo amole non sa pallae!”(1) Scompigliai
il ciuffetto di capelli di Chris.
“Ma
cosa v'insegnano nei nuovi corsi?Io, quand'ero un baby angelo, non
sapevo assolutamente questi aforismi umani!”
Chris
mi fissò serio. “Pecché non sei imasto baby?”
I
mie ricordi volarono a molto, molto tempo prima.
Quando
Jun decise di crescere.
Noi
angeli siamo fortunati. A meno che non siamo di diretta derivazione
umana-nel qual caso, manteniamo età ed aspetto precedenti-, nasciamo
tutti baby angeli dalla nostra nuvola. Teoricamente, possiamo
rimanere allo stadio baby per l'eternità...Ma si può anche decidere
di crescere. A piacimento. Io, per esempio, dimostravo poco più di
una ventina d'anni.
Solo
che non possiamo tornare indietro. Io non potrei mai tornare un baby
angelo con questa forma e questa mente.
A
volte, mi chiedo se questa libertà non sia eccessiva...Spesso mi
capitava di voler tornare baby, e giocare con Miyako e Ken. Ma oramai
avevo deciso. E, fino a nuov'ordine, sarei rimasto di quell'aspetto.
“Perché
mia sorella Jun era cresciuta. E io, stupidamente...l'ho voluta
emulare a tutti i costi. Ai miei occhi, sembrava che mi stesse quasi
facendo un dispetto. Un po' mi prendeva in giro perché non parlavo,
un po' aveva quegli sguardi che solo gli adulti riescono ad
avere...Era...E poi, sono cresciuti anche Miyako e Ken.”aggiunsi, a
mo' di spiegazione per la mia scelta.
“E
pecché loro si shono ttaffomati?”
“Per
amarsi”conclusi. Avrei dovuto capirlo già da allora.
“E
Jun?”
“Non
l'ho mai saputo. Buffo, vero? Mi sono trasformato principalmente per
stare al passo con lei e non so neppure perché l'ha fatto.”
Chris
mi guardava con occhioni sgranati.
“Cos'è
quella faccia?” esclamai. “Sì, immagino che un giorno dovrò
chiederglielo...”
Chris
scosse la testa. “Guadda”
Mi
voltai verso Hikari.
Sven
aveva perso la pazienza, e non avrebbe ripetuto a Hikari un nonsense
come quello precedente.
Perciò,
pensò bene di regalarle il suo primo bacio.
Durò
giusto un secondo; poi Frida lo allontanò.
Hikari
alzò un sopracciglio.
“Lo
sai che sei troppo piccolo e lontano per me, vero?” Non era
sconvolta come potevo aspettarmi. Si sfregò le labbra con il dorso
del guanto, non appena Sven si voltò verso la sorella con uno
sguardo carico di astio. “Potevo spingermi un po' di più!” “Ti
avrebbe spinto lei via in due secondi netti”sibilò la sorella, a
braccia conserte.
Chi
mi preoccupava seriamente era Takeru, non s'era mosso d'un
millimetro.
Sven
sospirò.
“Rimarrai
sempre speciale per me. E se un giorno vorrai abbattere i tuoi
pregiudizi sull'età, beh...”
Stavolta
respirò e si ricordò l'inglese. Hikari rise.
“Non
era a me che dovevi dare il tuo primo bacio”
Sven
fece spallucce. “Come fai a sapere che era il primo?” “Non
lo era?”
“Sarai
esperta, immagino”
Così
dicendo, si sporse ancora in avanti, ma Hikari indietreggiò.
“Non
esageriamo!”
Takeru
irrigidì la mascella; Hikari s'era voltata a guardarlo, ansiosa.
“Sven!
Hai già combinato parecchi disastri, ce ne vogliamo
andare?!”intervenne Olaf, chiudendo il bagagliaio definitivamente.
“Su,
abbraccio da orsacchiotti”
Frida
strinse a sé il padre e il fratello insieme, seppur quest'ultimo con
una certa resistenza. D'un tratto, potevo sentire che quella scena
faceva un certo effetto sia su Takeru che su Hikari. L'uno non aveva
mai avuto una famiglia , mentre l'altra vedeva la sua raramente,
poiché i suoi genitori erano ritornati in Giappone, e Taichi era
spesso all'estero.
Olaf
entrò in macchina, scortato dai due bodyguard.
Sven
sembrò ricordare una cosa.
Hikari
si nascose-inconsciamente?-dietro Takeru, ma il ragazzino era rivolto
alla sorella.
Sentii
distintamente che le diceva-in norvegese-:” Ha detto che verrà non
appena finirà. Ha aggiunto che puoi starne certa”.
Sven
abbracciò ancora una volta la sorella, poi salutò gli altri due con
un cenno della mano, guadagnandosi un sorriso di liberazione da
Hikari e uno sguardo truce da parte di Takeru.
Una
lacrima solcava il viso di Frida, che corse in casa.
Quasi
quasi mi dispiaceva che la famiglia di Frida fosse tornata in
Norvegia. Sven aveva apportato la forza dell'amore adolescenziale, e
questo aveva ravvivato un po' le giornate in casa Takaishi.
Ora,
tutti i riscaldamenti erano accesi, eppure si poteva percepire freddo
ovunque. Di quel freddo esistenziale, quello dell'anima. Quando ti
senti tremendamente solo e vorresti solo capire dov'è il tuo posto,
se quella persona è adatta a te.
Frida
teneva tra le mani una tazza di caffè d'orzo, fissando vitrea il
vuoto. Takeru le faceva compagnia con una cioccolata calda; Hikari
col suo the disegnava scarabocchi sul vetro appannato delle finestre.
Il tutto nel più completo silenzio.
“Mi
chiedevo...”
Hikari
cancellò un cuore. “Mancano dieci giorni alla fine del reality,
no? Penso che la produzione si aspetti come minimo un solitario di
fidanzamento.” “Penso che preferiresti una donazione a qualche
ospedale o progetto, no, Frida?” Hikari sbuffò. “Si può
sapere che hai, Takeru? Non mi dire che ti manca Sven!”ridacchiò.
Ma
né Frida né Takeru erano d'umore adatto per raccogliere la
provocazione.
“Magari,
Takeru, sarebbe un bel gesto da parte tua.”
“Vado
a prendere il libretto degli assegni, allora” “Aspetta la
prossima puntata!”fece Hikari di scatto.
Takeru
si fermò, colpito da un pensiero improvviso.
“Hikari,
tu
cosa farai dopo il reality?”
Lei
alzò le spalle. “Mi arrangerò come al solito!”
Takeru
bevve un sorso, massaggiandosi le tempie.
“Devo
essermi preso la febbre”mormorò all'improvviso.
Hikari
sospirò, lavando la propria tazza. “Sai, temo di averla anch'io.
Ma io mangio frutta e verdura, e soprattutto non
dormo...”s'interruppe, imbarazzata.
“Curioso
che non vi sia venuta la mononucleosi.”sogghignò Frida, in un
lampo di ilarità che scemò rapidamente. “Eh?”chiesero
all'unisono i due, meravigliandosi della sincronia.
“Chiedete
a un medico quando lo vedete”aggiunse lei con leggerezza. Poi
ripeté, in trance: “Un medico...”, per ricadere in stato
catatonico. “Visto che non vi sentite neppure bene...”
“Io
penso che sia tu a stare peggio di tutti” Hikari tirò su col
naso, sedendosi tra Frida e Takeru. “Che hai? Cosa ti avrà mai
detto Sven da farti tremare così tanto?” Frida strinse la mano
che entrambi le porgevano, sussurrando poi. “Vuole venirmi a
prendere. Non appena finisce il reality”
“Sven?!”esclamò
allarmato Takeru.
“Takeru”lo
rimbeccò Hikari, così vicina a lui. Le loro mani quasi si
sfioravano, ed entrambi ne sembravano ben consapevoli. “Ovvio che
sta parlando di Jyou”
Frida
si portò la testa alle ginocchia. “Non lo voglio vedere” “Hai
la certezza che verrà?”sorrise comprensiva Hikari.
“Non
ho la sfera di cristallo, che ne so!”esclamò l'altra stizzita.
Hikari
sospirò. “Se venisse, Takeru si comporterebbe come il tuo vero
fidanzato!”
Frida
l'abbracciò, mentre Takeru si scatenava in proteste verbose.
“Grazie”
“Frida,
penso sia stato poco saggio a una settimana dalla fine del
reality” La puntata, quella sera, era stata un mezzo disastro.
“Capirai,
non lo facciamo nemmeno per i soldi. Quello che ci offriranno se
dimostreremo di essere una vera coppia lo devolveremo in beneficenza.
Vero?”
“Certamente”sorrise
mellifluo Takeru.
“Comunque,
credo abbiano sospettato qualcosa”aggiunse Hikari. “Ad ogni modo,
è quasi finita. Finalmente tra poco potrò tornare nel mio studio!”
“Eh,
già”fece Takeru, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Ero
certo che oramai si fosse abituato ad averla per casa...Come sarebbe
stato senza più Frida, senza più lei? Takeru era sempre cresciuto
da solo; sarebbe riuscito a rinunciare al calore-singolare, certo, ma
pur sempre attaccamento-che gli offrivano Frida e Hikari? Frida
passi, ma Hikari...dopo la fine del reality, dovevo ingegnarmi.
“Inutile
che fai quella faccia, sono sicura che sei contento anche tu di poter
tornare a invitare ragazze!”aggiunse Hikari, precedendoli.
“Naturale,
che te lo dico a fare”mormorò stancamente lui.
Frida
non era proprio dell'umore giusto per fare da collante. Infatti,
nonostante volessi utilizzarla per risolvere una buona volta il rebus
che si affacciava sempre più insistente in Takeru, c'era qualcosa
che m'impediva di farlo. Era sicuramente una forza angelica, ma chi
sapeva che mi stavo occupando di quel caso? Chris era via con
Maya...Scartai Yamato; Ken e Miyako oramai erano umani...
“NUVOLETTE!MA
NON POTEVANO RESTARSENE A HAUGESUND, OSLO O DOV'ERANO LORO?!”
Venni
colpito in pieno da un tornado ululante a pieni polmoni.
“WU!
E tu che ci fai qui?!” “Daisuke!”
La
mia collega mi rivolse un larghissimo sorriso.
Wu
era un angelo femmina. (A proposito...L'espressione ' discutere del
sesso degli angeli' non ha affatto senso. Noi nasciamo di due tipi
diversi, esattamente come voi. Per comodità, ci chiamiamo maschi e
femmine, ma vi sono differenze anatomiche tra noi e gli umani. Devo
chiedere al capo perché siamo così antropomorfi, o voi così
angeliformi, vedetela come volete. Non l'ho mai capito.). Per
l'esattezza, un angelo del cuore. Uno dei più svampiti angeli del
cuore.
Wu
si scrollò le ali disordinate.
“Anche
tu qui?”
“Come
sarebbe! È la mia
missione!” Wu spalancò i suoi grandi occhi viola.
“Non
è possibile”esclamò con tono trasognato. “Possibile che il capo
mi abbia sostituito?”
“Ferma,
non piangere”
Wu
era ben nota per i suoi repentini sbalzi d'umore. E infatti...
“Ma
oramai avevo la situazione in pugno...”singhiozzò.
“Wu...”
Non
sapendo bene come comportarmi, la picchiettai gentilmente sulle ali
con le mie.
“Era...era...più
di...”
In
preda a convulsioni quasi isteriche, mi afferrò, iniziando a
piangere copiosamente.
“Più
di un anno!”concluse, soffiandosi il naso.
Decretando
all'istante che quella sera, sulla Terra, sarebbero spuntati
moltissimi rubini, cercai di far mente locale.
“Un
anno? E in otto mesi nemmeno li avevi fatti conoscere?”
Il
capo non era stato corretto. Mi aveva mentito...Come aveva potuto
credere che Wu fosse così incapace! Era quella che, dopo Gary,
impiegava più tempo per concludere le sue missioni, ma...aveva
un'ottima percentuale di successo!
Sentii
una rabbia inspiegata montarmi dentro.
“Mi
dispiace davvero. Puoi aiutarmi, dai...Così, magari Takeru e Hikari
si fidanzano quanto prima!”
Wu
tirò su col naso. “Mi farebbe tanto piacere aiutarti.” Aveva
davvero degli occhi grandi. Da umana, non avrebbe dimostrato neppure
diciotto anni.
“Ma...chi
sono Takeru e Hikari?”
Rimasi
interdetto.
“Come,
chi sono?”
Wu
si asciugò il viso.
“Le
mie vittime sono Frida e Jyou, non conosco questi Hikari e Takeru di
cui mi parli tu...OH! VUOL DIRE CHE IL CAPO HA ANCORA FIDUCIA IN ME!”
Ebbi
il piacere di osservare quanto fosse lunatica. Infatti, Wu improvvisò
un balletto accompagnato da un eccessivo frullare d'ali.
“Un
momento, Wu, calma!”
Avevo
sentito bene? Jyou e Frida?
Le
fermai le ali, facendola sbuffare e costringendola a guardarmi.
“Che
missione ti è stata affidata?” “Te l'ho già detto. Jyou e
Frida, no? Frida è quella laggiù”
Percepii
distintamente il mio viso distendersi.
“So
chi è Frida! Ma allora...Lei e Jyou hanno un angelo del cuore!”
Wu
alzò un sopracciglio. “Che sarei io”
L'abbracciai
d'istinto.
“Wu,
tu non sai quanto
sono contento di vederti!” Se Wu avesse completato presto la sua
missione, Frida sarebbe andata via da Takeru, lasciandomi piena
libertà d'azione. Certo, anche aspettando la fine del reality, ci
sarebbe voluto poco, ma...meglio il più presto possibile!
Lei
mi guardò sospettosa.
“Oh,
uffa. Non è ancora arrivato”
Incrociò
le braccia. “Wu, chi?”
“Che
ore umane sono?”
Rispose
con un'altra domanda.
“Credo
che tra poco sia mezzanotte, perché?” “Perfetto!”batté le
mani, deliziata.
Frida
si lasciò sfuggire un pesante sospiro.
“Che
succede?”domandò Takeru, mentre erano in auto, per tornare a casa.
L'auto di rappresentanza del reality li avrebbe lasciati a casa
Takaishi, da cui poi Hikari sarebbe stata accompagnata.
“Niente,
è che...” “È stato il 5 dicembre che vi siete conosciuti,
vero?”chiese Hikari dolcemente.
Frida
annuì tremante.
“Non
lo ricorderà neppure, anche se è domani”
La
sua voce era incrinata.
“Non
credo proprio”affermò decisa Hikari. “Anche se fosse, non si
farebbe sentire. Jyou...non è propriamente romantico.”
“Ma
tu speri che lo faccia”
“Ehm”Takeru
si schiarì la voce; oramai erano scesi dalla vettura e stavano per
varcare il cancello.
“Per
caso, Jyou ha i capelli lunghi scuri e gli occhiali?”
Wu
sorrise.
“Ottimo
tempismo”
La
guardai interrogativo.
“Lui
è Jyou?” Wu annuì felice. “Ora fammi lavorare, poi ti
spiego!”
La
mia collega sparse la polvere della riconciliazione; io feci in modo
che Takeru e Hikari s'allontanassero dalla scena.
“Ciao”
Jyou
non mi sembrava affatto cattivo. Anzi, tremava di freddo e balbettava
in continuazione.
Frida
non rispose; aveva gli occhi bassi.
“Come...come
stai?”azzardò Jyou.
“Bene”rispose
tagliente lei.
“Frida...”cominciò
lui, avvicinandosi.
“Non
mi toccare, non ti avvicinare nemmeno”
La
voce di lei era ferita. Più umana che mai.
“Ma...devo
spiegarti!”
Wu
sospirò.
“Dai,
tu non hai la polvere della riconciliazione, vero?” “No, Wu,
solo la MVATP.”
“Mmm,
quella non mi serve granché ora, sai che l'effetto dopo poco passa.
E invece Frida dev'essere convinta per bene” “Beh, mi sembra
che la loquacità di Jyou stia andando alla grande, no?”
Ridacchiai.
“Non
prendere in giro!Se tutto dovesse andar bene, oggi finirei la
missione!”
“Spiegarmi
cosa?”
fece Frida. “Io non ho niente da dirti”
“Ma
io sì”
Jyou
rimase in silenzio ad osservarla.
“Ti
sei tagliata i capelli”notò con dolcezza.
“Non
li taglio da mesi, ti conviene cambiare oculista”mormorò acida
lei.
“Wu,
ma che cavolo hai combinato perché questi due non si parlassero per
sei mesi?” “Senti, io sono rimasta con Jyou in Norvegia. Ho
cercato in tutti i modi di convincerlo a chiamarla, almeno il primo
mese.” “E gli altri cinque?”
Wu
si morse un labbro.
“Beh...”
Le
accarezzai i lunghi capelli. “C'entra Kyo, vero?”
Wu
tirò su col naso.
“Ha
scelto Thomas. Non me. Un altro angelo maschio.Comunque..Non
me”
Si
zittì un secondo, osservando Jyou afferrare la mano di Frida
tremante.
“Comunque,
mi è passata, davvero!”sorrise, distendendo le braccia.
Non
le credevo neppure un po'. Tutti noi sapevamo della tremenda cotta
che provava per Kyo...E tutti sapevamo com'era andata a finire. Ciò
che era veramente inaspettato era la reazione di Wu. Forse, era molto
più matura di me, per certi versi.
“Wu,
secondo te...Perché anche noi angeli c'innamoriamo? E perché non
siamo regolati dall'alto, protetti da qualcosa?” Alzò
le spalle. “E io che ne so!”esclamò con semplicità. “Mica
sono il capo!”
Sbadigliò.
“Organizzare il viaggio di Sven e Olaf prima e di Jyou poi mi ha
veramente sfiancato. Dai, Jyou, forza!”urlò, come se il suo
protetto potesse sentirla.
Frida
non aveva detto una parola. Continuava a fissarsi la mano,
intrecciata con quella di Jyou.
“Beh,
magari è congiuntivite”tentò di sorridere lui.
“Hai
la congiuntivite?”
“Ora
che ti sono vicino, vedo il mondo in rosa. La congiuntivite è
definita la malattia degli occhi rosa. Perciò...” Frida
represse un sorriso.
“Che
razza di sillogismo è?!”
Jyou
le prese l'altra mano.
“Sono
così contento”
Frida
lo guardò per la prima volta negli occhi.
“Di
avere la congiuntivite?”
Takeru
si massaggiò le tempie, sorridendo. Hikari osservava la scena con
occhi sognanti.
“Di
poterti tenere le mani”
Frida
si schiarì la voce.
“Oh”fece
lui, interrompendo il contatto e sfilandosi la sciarpa.
“Te
la dimentichi sempre”
Avanzò
verso di lei, inspirando profondamente.
Con
delicatezza, gliela strinse attorno al collo, mettendole poi le mani
sulle spalle.
“Sei
arrivato un giorno prima. Nemmeno ti ricordi più.”fece delusa lei.
“Questo
non è esatto!”s'infervorò lui. “Mezzanotte è passata da otto
minuti, e ad Oslo adesso sono le 7 del mattino del 5 dicembre. Ti
ricorda niente questa data?”
“Quando
incontri qualcuno...qualcuno di veramente importante...ti ricordi
tutto. E se ci fossimo incontrati alle 11, beh, ti avrei svegliato
alle 4 di mattina.” “Sarebbe stata la cosa più grave da
perdonarti. Il mio sonno ha una certa valenza.”
Frida
incrociò le braccia.
“Penso
tu abbia cose più gravi da perdonarmi. E perdonarti”
Jyou
la osservò dolcemente.
“Ho
fatto bene a mandare Sven e Olaf qui?” “Sei il solito
imbranato, li hai fatti arrivare qui tre settimane prima?”
Jyou
assunse un'espressione confusa.
“Oh!
Allora aveva ragione Sven, era l'ultimo”
“Quello
è stato un mio errore”aggiunse con leggerezza Wu.
“Sì,
errore che ha portato Sven a baciare Hikari”
Wu
sorrise. “ E che sarà mai!”
“Sì,
sono stati qui a disturbare per più di venti giorni. Ma...mi sono
sentita un po' a casa.”
“Haugesund
o Oslo?” “Lo sai che lavoravo ad Oslo, stupido. Ad Haugesund
ci sono nata, ma dista da Oslo più di sei ore e...” “Volevo
vedere se eri attenta”
Frida
assunse un'espressione triste.
“Perché
sei qui?”
“Come
perché? Non è ovvio?” “Sei venuto qui a dirmi di tornare in
Norvegia, non è così? E magari a dirmi che mi hai sempre amata, e
che semplicemente non hai avuto il coraggio di chiamarmi...E io ci
cascherei, come una stupida. Per poi tornare a casa e rovinarmi la
carriera, pregiudicarmi ogni tipo di avanzamento perché ho deciso di
seguire il cuore!” Jyou si grattò la testa, imbarazzato. “La
parte relativa all'averti sempre amato e non aver trovato il coraggio
è l'unica giusta.” “E ci hai messo sei mesi per capirlo?”
Lei
lo allontanò.
“Sai
che sono sempre stato un po' lento e ipocondriaco”
“In
amore, si sa, il tempismo è tutto”sussurrò lei.
“In
realtà, ci ho messo tre mesi per calmarmi. Per tutta l'estate, non
ho fatto altro che viaggiare per congressi, con la speranza di
dimenticare che, sì, te n'eri andata senza un briciolo di
considerazione per me” “Si trattava del mio futuro...”cominciò
lei, incerta.
“E
mi sono chiesto se, allora, nel tuo futuro ci fosse spazio per me.
Ero arrabbiato perché tu rappresentavi per me un punto d'arrivo e,
insieme, di partenza. Avrei voluto condividere ogni cosa con
te...Pensavo che fossi una parentesi stupenda e niente più; invece,
volevo averti ovunque andassi. Ad ottobre, ho ripreso a lavorare a
pieno ritmo. E mi mancavi. Ripensavo al tuo naso freddo e alle nostre
colazioni al bar dell'ospedale. Alla prima volta che ho cercato di
conquistarti. Al nostro primo bacio, ti ricordi?” “Faceva
freddissimo e pioveva.”
“No,
cara, era grandine”
Frida
rimase interdetta per un attimo. “Sì, giusto, grandine.”
“Per
tre mesi...ho voluto rimuovere tutto. Ma è bastato tornare alla
quotidianità per capire che, oramai, eri entrata a far parte della
mia vita di tutti i giorni. Paradossalmente, eri più presente da
ottobre..L'autunno e il freddo non hanno fatto altro che amplificare
la desolazione della mia solitudine. Poi, Sven vide quel reality.
E...”
Il
suo tono cambiò, da entusiasta per i ricordi, divenne triste e
amareggiato.
“Non
potevo...crederci...” “Ma...Diglielo anche tu, Takeru!”Si
rivolse al suo compagno di avventure di reality quasi disperata.
“Dirgli
cosa? Jyou...Non so bene cosa stia succedendo tra di voi, perché non
parlo nemmeno una parola di norvegese... ma, credimi, ha pianto, se è
questo che volevi sapere. A proposito, cos'è la mononucleosi?” “Che
razza di...avresti potuto chiederglielo dopo, no?!”intervenne
Hikari.
Jyou,
perplesso, rispose:”La malattia del bacio? L'avete contratta?”
Takeru
e Hikari si guardarono, arrossendo e comprendendo il senso della
battuta di Frida.
“Lascia
perdere”sussurrò lei.
“Hai
pianto davvero?”
Frida
annuì debolmente.
Jyou
l'abbracciò goffo, e lei si lasciò andare completamente contro di
lui.
“Ho
atteso che arrivasse alla fine, per capire se ti fossi davvero
innamorata di lui. Ma Sven mi ha garantito che non era così...E sono
tornato da te. Se vuoi, per restare. Insieme...”
“Mi...mi
sei mancato tanto”
Jyou
le baciò i capelli.
“Non
avresti mai creduto che avrei fatto un gesto così plateale,
vero?” Frida scosse la testa, ancora immersa nel giubbotto di
lui.
“Non
so, è come se qualcosa mi avesse ispirato. Forse è tutto l'amore
che provo”
Arrossì;
Wu ridacchiò. “Certo, tutto
l'amore che prova...tsk!”
“C'è
una cosa che non ti ho detto, sai?” “Eh?”
“La
scadenza del mio contratto è a dicembre.” “E non vuoi
rinnovarlo?”
“In
fondo, la Norvegia è avanzatissima, da questo punto di vista. Il
freddo c'è anche lì...Non ha molto senso vivere qui come vivrei a
casa...Senza di te”
“Oh...Oh”balbettò
Jyou. “E pensare che io volevo chiedere il trasferimento e...” “Non
l'avrai già chiesto, vero?” “Ehm”Jyou si schiarì la voce.
“JYOU!
E se ti avessi risposto che non volevo più vederti?” “Sarei
venuto lo stesso. Avrei passato anni a cercare di riconquistarti”
Frida
si ricordò tardi di respirare; ora era viva.
“Questo
è un bel problema...Io torno a Oslo e tu vieni a Chicago”
“Non
è detto. Fino a venerdì posso revocare tutto!”
“E
io posso prendermi le ferie che non ho fatto in sei mesi e tornare
adesso”
Frida
lo fissò, stringendosi ancora di più a lui.
“Torniamo
insieme a casa, ti prego”sussurrò.
Lui
le baciò la fronte, sfregandole il naso col proprio.
“E
il reality? Non finisce l'11?”
Frida
osservò Takeru e Hikari- che, nonostante stessero per congelare,
rimanevano lì a guardare e tifare-.
“Domani
partiamo”assicurò all'orecchio di Jyou. “Non m'interessa del
reality. E nemmeno a Takeru...” “E perché l'avete fatto,
allora?”
“Forse
proprio perché tu mi dicessi questo, adesso”
Frida
gli avvolse le braccia attorno al collo, baciandolo.
Subito
partì l'applauso da Hikari, Takeru, Nate, Ed, Maggie e Baptist,
tutti improvvisamente radunati lì.
Jyou
arrossì, ma continuò a baciare la sua Frida, per una volta
incurante del giudizio altrui.
“Ehi,
guarda...Oggi dev'essere giornata di corsi e ricorsi
storici!” Hikari, vista l'ora tarda che s'era fatta, era rimasta
a dormire da Takeru; stringeva una cartolina nelle dita indurite dal
freddo.
“Di
chi è?” “Véro e Steven!”sorrise lei, addentando un
biscotto integrale.
“Wow”esclamò
Takeru, leggendola divertito. “I piccioncini sono pronti?” “Credo
stiano preparando le valigie, sono stati parecchio fortunati a
trovare il volo tra poche ore!”
“Ah,
sì? Da quando in qua questi rumori sono imputabili al fare le
valigie?” Hikari lo picchiò scherzosamente. “Sono sei mesi
che non si vedono, sii un po' più comprensivo.” Takeru bevve un
sorso del suo cappuccino.
“Ah,
tanto mica pulisco io.” Hikari alzò gli occhi al cielo.
“Hai
pensato cosa dirai nell'ultima puntata?”
“La
verità, hai altre soluzioni?” Takeru fece una smorfia e affondò
due zollette di zucchero nella bevanda.
“Ad
essere sincera, no. Ma così, a parte deludere le aspettative di metà
Stati Uniti, perderete anche i soldi!” “Per le aspettative,
non sarei preoccupato. Sono più richiesto e celebre da single, così
tutte le mie fan crederanno di poter avere una chance. Per i
soldi...” “Frida dovrà rinunciare alla donazione” “Macché.
Devo solo informarmi sull'ammontare; poi farò lo stesso l'assegno.”
Hikari
si scottò la lingua, sorpresa, col suo the.
“Con
i tuoi soldi?” “Ehi, posso permettermelo!” “Non ho
dubbi su questo, ma...Perché?”
Takeru
scrollò le spalle.
“Takeru,
non è che ti sei innamorato di Frida?” Come faceva quella
ragazza ad essere così cieca?! Persino Wu s'era accorta dei
sentimenti di Takeru e, quando la scorsa notte s'era dileguata, mi
aveva detto che, secondo lei, in un mese avrei risolto tutto. Sperai
vivamente che avesse ragione, per una volta.
Takeru
rise.
“Assolutamente
no!”
“E
non ti dispiace che parta?Nemmeno un po'?”
Takeru
fissò Hikari stranito.
“Non
so dove tu voglia andare a parare, ma...sono più contento se la so
con l'amore della sua vita a costruire protesi e quant'altro. La
ricerca della felicità è uno dei quattro principi su cui si basa
questo paese, no? Certo, Frida è norvegese, ma credo valga lo
stesso, anche se ha vissuto qui solo sei mesi. E tu?” “Eravamo
diventate quasi amiche”mormorò lei. “Mi mancherà, credo. È una
di quelle persone che conosciamo per un breve ma fondamentale lasso
di tempo, che ci lascerà sempre un insegnamento, un ricordo.”
“L'America
Girl Place”rise Takeru
Notai
che anche Hikari aveva usato il plurale.
“Per
favore! Non ci entrerò mai più! Se un giorno avessi una figlia, non
la porterei mai lì...”
Takeru
la guardò di sottecchi.
“Non
mi sembri un tipo esattamente materno”
“Senti
chi parla”sorrise Hikari.
“Certo
con Carla e Juan non lo eri!” “Erano bambini pestiferi che
volevano spingermi a baciarti!”
“Pensare
che, poco tempo dopo, l'avresti fatto tu di tua spontanea volontà”
Takeru
le accarezzò una guancia.
“Vado
a vedere se Florentino e Fermina(2) hanno finito con le valigie; devo
chiamare un taxi, visto che oggi è la giornata libera di Ed e Nate”
Hikari
torturò la propria ciocca di capelli. Ci volevano un paio di
trovate romantiche per farla capitolare del tutto, e Takeru sembrava
intenzionato a conquistarla più che mai.
Dopo
pochi giorni dai suoi parenti, stavolta era Frida a lasciare le
scene. In un modo completamente diverso da com'era entrata. Adesso,
risplendeva di felicità e stringeva la mano di Jyou.
Abbracciò
Takeru in lacrime, ripetendogli il famigerato proverbio e
profondendosi in ringraziamenti per la donazione e tutto quel che
aveva fatto per lei.
“Chissà,
magari in un altro tempo mi sarei anche potuta innamorare di
te”scherzò, lasciandolo.
“EHI!”fece
Jyou.
“Ma
no”lo rassicurò Frida. “E poi, il cuore di Takeru non è libero.
A proposito...”
Frida
chiamò Hikari, allontanatasi perché al telefono con David. Attese
la fine della chiamata, per poi prenderla da parte.
Non
riuscii a sentire il discorso, perché Chris arrivò tutto contento e
urlante.
“Maya
mi ha detto di Wu!”
Wu
era spesso aiutata da Maya nelle sue missioni, proprio come me e
Chris.
“Shono
contento!! E ola Take e Hika!”
Lo
abbracciai. “Sì, piccolino, Wu ha completato la sua missione...”
E
nel migliore dei modi.
Frida
salutò anche Hikari, rimasta un po' scossa; lei e Jyou partirono
alla volta dell'aeroporto, finalmente
insieme.
(1)Questa
viene da Shakespeare.
(2)Questo
invece viene da 'L'amore ai tempi del colera', solo che Florentino e
Fermina ci mettono più di mezzo secolo per ritrovarsi e amarsi!
Ben
ritrovati, miei cari lettori ^^ Come ben sa Padme, che non smetterò
mai a sufficienza di ringraziare, scrivere questo capitolo è stato
decisamente complicato, perché io Jyou non lo so trattare xD
Poverino, infatti, in questa fiction compare davvero poco o.O Siccome
la mia idea era di rendere solo Hikari e Takeru OOC-almeno
inizialmente, già Takeru è diventato un ammmore-, spero di non aver
fatto lo stesso con Jyou! Per me, sarebbe davvero molto imbranato e
dolce, dolcissimo :) E con questo capitolo ho cacciato Frida xD In
realtà, doveva contenere un paio di scene in più, ma poi sarebbe
venuto davvero troppo lungo; ho preferito lasciarvi con l'immagine di
una Frida sorridente :) Ho voluto iniziare il capitolo con
Iori-personaggio che dovrei trattare un po' meglio, sì xD- anche per
il suggerimento di Elisa :) Ora inizia la terza-e ULTIMA-parte di
Angeli del Cuore...preparatevi u.u Dico ultima, ma mancano undici
capitoli, quindi per modo di dire xD Il prossimo sarà dolcissimo ♥
Io poi adoro il periodo di dicembre *_* Quando sono andata a Londra
era già tutto natalizio-anche quel viaggio ha influito sul solito
ritardo con cui arriva il capitolo xD *_*
Ora
passo alle recensioni...Siete...siete sempre un amore *_*
Elisa_:
Per Hikari e Dave, attendi prossime notizie xD Io amo Takeru, perciò
ora gli sto proprio rendendo giustizia, amore *_* Lietissima che ti
sia piaciuto il capitolo, hai visto, Jyou è tornato! Ed è già
andato, se è per questo xD
marmelade_honey:Ecco
che torno con i miei tempi biblici! Scherzi a parte, spero vivamente
che ti piaccia anche questo capitolo ^^''' Magari Jyou è leggermente
diabetico, ma insomma, in occasioni del genere si deve pur esserlo xD
Thiaguella_Italy:Immagino
cosa penserai di me quando arriverò al ventisettesimo capitolo °_°
Va bè...Oh, davvero? Mi fa piacere che Angeli del Cuore ti piaccia a
tal punto xD Ehm, ho scelto Daisuke come angelo perché ho pensato a
quando vuole far digievolvere Veemon in qualcosa di angelico per
contro ad Angemon e Angewomon xD Ma è Takeru ad avere le dita
grandi, invece Hikari ce le ha sottili ^_^ Spero che anche Jyou e
Frida ti piacciano, questo capitolo- il titolo significa 'Ti amo' in
norvegese!-è, in fondo, tutto per loro :)
Delphinium_Love:Sven
è l'esagerazione di alcuni comportamenti di mio fratello, anche xD
Comunque, ha avuto il suo quarto d'ora di celebrità, per dirla alla
Warhol, e poi se n'è andato anche lui xD E la sorella l'ha
seguito...Tutti allegramente in Norvegia! Ps:Haugesund è una
località norvegese che mi ritrovavo in continuazione in aeroporto a
Londra come possibile meta di viaggio xD
E
a Padme posso solo fare un gigantesco grazie: tu sai a cosa mi
riferisco, e sai che esula quasi completamente dalla storia ♥
La
scheletrica conduttrice era evidentemente sull'orlo di una crisi
isterica.
“Dove-diavolo-è-la-ragazza?” Undici
dicembre, sera, precisamente l'ora della prima serata nei palinsesti
statunitensi.
L'ora
dell'attesissima ultima puntata del reality più seguito negli USA.
Tanti
erano i pensieri che affollavano la mente dei fan(meglio, delle
fan): 'Ma Takeru l'ama
davvero?'
'E
che ci troverà in quel topo di biblioteca?'
'Oh,
è così romantico!'
'Chissà
se le chiederà la mano, stasera!'
Inoltre,
sapevo che uno sparuto gruppo si poneva domande anche su Hikari;
immaginavo già le fervide fantasie giovanili nel creare strani e
improbabili ménages-à-trois.
Invece,
in particolar modo in quei dieci giorni che Frida se n'era andata, il
ménage
era esclusivamente à deux.
Sì, con mia grande gioia, ultimamente c'erano solo Takeru e Hikari.
Come una coppia collaudata.
La
scusa, la versione ufficiale, usata quasi unicamente da Hikari, era
che dovevano prepararsi all'ultima puntata, ricontrollare le foto,
misurare le parole, scegliere persino i vestiti adatti.
Quella
sera, Hikari aveva scelto una pratica e calda mise, completata da
stivali imbottiti; in studio, cominciò antiesteticamente a sudare,
costringendosi a rivedere tutto l'abbinamento e a scegliere ciò che
lo staff metteva a disposizione, con sua somma disperazione.
Takeru,
che nel frattempo, col suo fascino navigato, aveva rassicurato la
conduttrice, non poté davvero fare a meno di fischiare per
l'approvazione, quando vide il vestito striminzito che le avevano
fatto indossare.
Hikari
si morse un labbro, affiancandolo, pronta all'ingresso.
“Gli
spettatori si chiederanno perché non ho scelto te”le sussurrò
lui, portandole una mano dietro la schiena.
Lei
rabbrividì.
“Spiritoso”borbottò.
“Io
me lo chiedo”replicò lui, serissimo.
Hikari
finse di non ascoltarlo.
“Ma
vedi se devono sprecare tutta quest'energia per riscaldare così
tanto!”si lamentò, la voce acuta.
Takeru
non fece in tempo a rispondere che le luci della ribalta li
richiesero, quasi intimidatorie, pronte all'ultimo round.
“Cari
telespettatori”cinguettò la conduttrice, improvvisamente tornata
dolce e cordiale-era sicuramente
sotto sedativi-“quest'oggi,
l'ultima puntata di '20 gals 4 100 days' sembra regalarci sorprese a
non finire! Dove sarà la nostra Frida? Il nostro Takeru, che, mi
dispiace ricordarlo, da oggi ci saluterà, sembra in ottima
forma...Dove la nascondi, eh?” Il tentativo di simpatia non
riuscì assolutamente a scalfire l'ondata di dolore del pubblico al
'da oggi ci saluterà'.
Takeru
si alzò dalla sua poltrona, raggiungendo quella di Hikari, e le
rimase accanto, in piedi.
“Non
la nascondo”iniziò con calma, scandendo bene le parole. “Cari
amici, è giunto il momento di dirvi tutta la verità...” A
Hikari costò un grosso sforzo non alzare gli occhi al cielo.
Takeru
si lanciò in una lunghissima e dettagliata descrizione di come aveva
ingannato tutta l'audience, di come lui e Frida non avevano fatto
insieme la metà delle cose che tutti credevano avessero fatto, di
come Hikari non ne fosse in alcun modo responsabile- già alcuni, nel
pubblico presente, vociavano sulla veridicità delle foto.
“Frida
è stata una carissima amica, e mi ha lasciato tanti insegnamenti. Mi
ha insegnato che non è possibile mentirsi troppo a lungo, che prima
o poi l'amore ti trova e che, in fondo, è meglio così, perché
vivere senza l'amore va contro natura. Frida ha ritrovato un amore,
l'amore,
che credeva di dover dimenticare, e che invece la voleva ancora
prepotentemente. Così tanto che lei ha solo potuto soccombere. E,
tuttavia, malgrado questo verbo possa avere un sapore negativo, di
sconfitta, credo sia stata per lei la disfatta più bella. Talmente
bella che non ha voluto aspettare nemmeno un secondo per viverla
appieno, talmente bella che è tornata in Norvegia, senza di me.
Perché non è me che ama e non è lei che io amo, e mi dispiace
avervi illuso. Ma è più romantica la favola che è toccata a lei,
ed ha il vantaggio non indifferente di essere reale. Mi dispiace
anche per voi”si voltò verso le diciannove ragazze escluse, divise
tra la rabbia inviperita, il rammarico e l'indifferenza. “...anche
se non credo sarebbe stato molto diverso. Con tutto il rispetto per
questo format, è sbagliato dalle origini. Potrò anche essere il più
valente cestista degli States(Hikari si lasciò andare un leggero
sbuffo), ma non sono nessuno per scegliere tra venti bellissime
ragazze, non sono nessuno per illuderle così, e non ci si innamora
di qualcuno se sai che la vostra storia è costantemente registrata e
commentata.” Mi ritrovavo a dissentire sull'ultimo punto, ma ero
tranquillo...Non mi avrebbero mai visto.
Seguì
il silenzio, la bionda conduttrice non sapeva palesemente cosa fare.
Finché
Hikari non si alzò e non cominciò a battere le mani.
E
fu uno scroscio continuo di applausi a quella inusitata e
appassionata ode all'amore.
“Incredibile,
hai mentito a mezza America, eppure ti amano ancora tutti.”
Hikari
era tornata alla sua pelliccia sintetica, e adesso Takeru la stava
accompagnando a piedi nello studio.
“Sottovaluti
la bellezza”sorrise Takeru, sorreggendola nell'evitare una buca.
“Mh”Lei
aggrottò un sopracciglio. “Non mi puoi cadere sull'aspetto fisico,
non ora che hai dimostrato un animo sentimentale che farà impazzire
tutte le teenagers, nonché le loro mamme.”
“E
tu non puoi cadere dovunque”la riprese lui, sorridendo e aiutandola
di nuovo.
“Ma
tu non devi fare i conti con i piani all'urbanistica da migliorare”
Takeru
si strinse nel cappotto.
Stavano
congelando, eppure avevano optato per camminare a piedi.
Era
in vista una perfetta ricaduta dei loro sintomi influenzali.
“Dormi
allo studio, oggi?”
Hikari
annuì.
“Beh,
domani chiamo Miyako, così stiliamo una tabella dei miei
appuntamenti fino a Natale. E magari mi vedo con David. Se dormissi a
casa, perderei solo tempo.” “Saresti potuta rimanere a dormire
da me, come hai fatto in questi giorni.”
Non
sembrò aver sentito il piccolo accenno a David. All'ennesimo
quasi scivolone di Hikari, Takeru la prese sottobraccio.
“Pensa
a quando le strade saranno bloccate e ghiacciate per la neve!”la
canzonò.
Hikari
gli fece la linguaccia, ma non disdegnò l'aiuto.
“Ma
no, oramai non ha più senso”
Takeru
annuì.
Non
dissero nulla sino all'arrivo a destinazione.
Hikari
si sciolse dalla stretta.
“Grazie
per...non avermi fatto cadere.” Hikari deglutì.
“Dovere”
“E...Per
avermi accompagnata.” “Dovere anche questo”
Hikari
sorrise. “È la prima volta, in un nostro commiato, in cui non c'è
niente in sospeso tra di noi!”esclamò, insolitamente allegra.
Takeru
tentò di abbozzare anche lui un sorriso.
“Allora,
addio”
“Ehi!”protestò
lei, con le braccia conserte. “Non si dice addio, potrebbe portare
sfortuna”
Takeru
fece spallucce. “L'hai detto tu stessa, ora non c'è più niente
che ci accomuni.” “ E il gatto??”strillò Chris. “Non
posshono scoddae Ayame!”
Nuvolette,
meno male, meno male,
che esisteva quel baby angelo! Mi stavo già disperando nel cercare
ancora punti d'incontro.
Mi
avvicinai a Hikari, sussurrandole più volte 'Ayame', in modo che le
sembrasse una voce dall'inconscio.
“A
parte il gatto”sembrò ricordarsi lei all'improvviso.
Fui
lieto di constatare come i trucchetti di Wu si rivelassero preziosi.
Takeru
si rilassò.
“A
parte Ayame”concesse. “Puoi venire a trovarlo quando vuoi.”
“Così
vedrò anche Margareth, cominciava a starmi simpatica. E Baptist, e
quei tuoi buffi bodyguard...”
“E
me”
Takeru
alzò lo sguardo, imprigionandola con il suo.
“Sì,
beh, ovvio, sei il padrone di casa, no? A proposito...”
Hikari
spezzò il contatto visivo, portando il suo viso verso il basso.
“Vorresti...salire?”
Cosa?!
Rimasi
spiazzato.
Felice.
Aveva
agito senza di me.
Ma
Takeru, inspiegabilmente, rifiutò.
“No,
Hikari.”
Lei
rialzò lo sguardo, confusa almeno quanto me.
“Nemmeno
un the, o qualcosa di caldo? Si congela, qui fuori”
Lui
le prese le mani, ghiacciate malgrado i guanti.
“Un
invito da te, soli, noi due, freddo fuori. Hai veramente
un'ammirevole fiducia nei miei confronti. So che tu non hai
intenzione di spingerti con me oltre un determinato limite...”
Takeru
continuò, nonostante la cosa sembrasse costargli fatica.
“...Ma
domani mattina non te lo perdoneresti. Non me lo perdoneresti. Non me
lo perdonerei io.” “Non è...Dai, non sei un animale, puoi
controllarti”sorrise imbarazzata lei.
“Hikari...Sei
una donna, e sei bellissima, e se ti guardo non riesco a togliermi
dalla testa l'immagine di te col vestito che ti hanno scelto oggi in
studio. E io sono un uomo e...E David”deglutì, infine.
“David”ripeté, per darsi forza.
Hikari
rise.
“Ti
ho insegnato a pensare troppo, temo. Non avevo in mente la metà
delle cose che hai detto”sostenne, ma la sua voce era malferma.
“Comunque, come vuoi.” Giocherellò un attimo con le chiavi,
prima di infilare quella giusta nella toppa.
Si
sporse in avanti per baciarlo sulla guancia, Takeru stava già
compiendo lo stesso gesto, e così si ritrovarono a condividere un
bacio a fior di labbra.
Sorpresi,
si staccarono subito.
“Allora,
ciao.” “Ciao”fece Takeru. “Fammi gli auguri il
quattordici, eh!” Hikari aprì il portone. “Certo, stai
tranquillo. Buonanotte” “Buonanotte, Hikari”
“Che
bello rivederti qui! Ho finalmente qualcuno con cui parlare!”
Miyako
si stiracchiò, massaggiandosi il ventre.
“Sembra
che io ti schiavizzi...” “Non dico questo”sorrise Miyako.
“Solo che, ammetterai, ultimamente eri un po' troppo a casa
Takaishi!”
“Quei
tempi sono finiti, non preoccuparti.”rispose con voce fioca Hikari.
“Questo l'hai messo tu?” Indicò un vaso ricolmo di strane
palline colorate.
Miyako,
alle prese con la rubrica telefonica, annuì.
“Volevo
dirti che l'appuntamento in quella scuola, per le foto del Christmas
Ball, è stato confermato.” “Perfetto”rispose stancamente
Hikari, ancora catturata da quelle sferette traslucide.
“Che
cosa sono, esattamente?”
Miyako
sorrise.
“Me
le ha comprate Ken ieri. Le ha prese di tutti i colori, anche se
c'erano monocromatiche perché...”
Miyako
si fermò, sognante. “Perché
tu hai reso la mia vita così variegata e ricca di sfumature, e non è
possibile assegnarti un solo colore, ma un'intera gamma, come le
Miyako che conosco io...Arrabbiata, triste, innamorata, felice,
matta.”
“Ti
ha detto così?”sorrise Hikari.
Tipico
di quel romanticone.
“Sai
perché me le ha comprate?” Hikari scosse la testa, stappando
una bottiglietta d'acqua naturale.
“Perché
queste maledette”si
alzò di scatto, puntandole come se avessero partecipato a un
omicidio “ci mettono ore e ore a diventare così!”
“Eh?”fece
Hikari, sconcertata.
“Vengono
vendute come una sorta di perline, e devono stare in acqua ore e ore,
prima di assumere questa consistenza gelatinosa e di ingrandirsi. Io
speravo che la trasformazione fosse istantanea!”s'immusonì.
Hikari
aggrottò le sopracciglia.
“Metafora
per dirti di farti partorire in acqua?”
“No!
Era un modo per dirmi di avere pazienza. Lui è preoccupato che io
lavori troppo...Non appena tu non avrai più bisogno di me e questo
bimbo sarà nato, tornerò a fare l'infermiera” “Non che tu
qui faccia qualcosa di diverso. Non sai quanta cura ti prendi di me.”
Hikari
le sfiorò i capelli con la mano, e Miyako sorrise.
“Ma
lui è sempre preoccupato per me”sbuffò.
Potevo
controfirmare l'affermazione.
“Vorrei
ben vedere!” “Sostiene che dovrei stare tranquilla a
sferruzzare. A parte che io non so cucire, ma mi ci vedi ferma a
tentare di creare sciarpine e corredini per il bambino?”
“Non
riesco nemmeno a immaginarti ferma!”
“Ecco,
appunto. Mi ha regalato queste strane palline perché...Perché dalle
cose più piccole, con un po' di attesa e amore, nascono delle cose
meravigliose, come loro, grandi e colorate. E così sarà per il
nostro bambino, lo so”
Miyako
afferrò una pallina, porgendola a Hikari.
“Il
vostro bambino sarà bellissimo, ne sono certa. Ma come mai hai
deciso di portarle anche qui? Voglio dire, è un regalo...” “Ah”fece
spallucce. “L'ho costretto a comprarne delle altre, è stata una
fortuna che il negozio non fosse già chiuso”
Hikari
si portò una mano al viso, sorridendo incredula.
“Poverino” “Povera
me! Hai idea del dolore che dovrò affrontare?” “Miyako,
mancano mesi.” “E
con questo? Una deve arrivare al parto preparata. E poi, ho pensato
che avrebbero portato un po' di colore. E che ti avrebbero tirato un
po' su, ora che il reality è finito.” Hikari non sorrideva più.
“Non
appartengo più alle adolescenti in calore, per fortuna.”
“Ora
non dirmi che non sei triste. Non ti crederei” “Non sono
triste!”protestò Hikari. “E puoi credermi. Sapevo che sarebbe
successo, e sono grande e vaccinata! Vado in bagno”annunciò
bruscamente.
Miyako
sospirò.
Forse
potevo...
Miyako
represse un urlo a fatica.
“Daisuke!”sillabò
arrabbiata. “Non lo sai che non si fanno spaventare le donne
incinte?!”
Avevo
deciso di mostrarmi per pochissimo, in modo da poterle parlare un
attimo.
“Ma
piantala, sapevi che ero qui!” “Senti, tu, mica posso vivere
con l'ansia che uno stupido angelo del cuore possa seguire in
tutto...” Feci segno di zittirla. “Non ho molto tempo. Miya,
devi aiutarmi. Convincila a lasciare David.” Miyako corrugò la
fronte. “David chi?” “Miyako...”la ripresi.
“Oh,
quello! Mi ero quasi dimenticata che persino
esistesse!” “Magari!”sospirai. “Devono lasciarsi, ieri
sera per poco...” Sentii la porta del bagno aprirsi, e mi
dileguai.
“Parlavi
con qualcuno, Miya?”fece Hikari, riordinando dei fascicoli per un
cliente che avrebbe ricevuto nel pomeriggio.
“Oh!
Certo, col bambino! Se è femmina, mi piacerebbe chiamarla Natsumi, e
poi nascerà in estate, non è perfetto?”
“Natsuko,
se proprio vuoi usare la radice di 'estate'.” Miyako
s'insospettì. “Perché proprio Natsuko?” “Oh, niente. È
giusto il nome della madre di Takeru, mi è venuto in mente così.
Non ci leggere niente, per
favore.”aggiunse, notando
l'espressione di Miyako.
“E
se è maschio?”
“Se
è maschio...” Miyako alzò gli occhi al cielo.
“Ci
piacerebbe chiamarlo Daisuke.”
Avvertii
un leggero pizzicore agli angoli degli occhi.
Non
potevano farmi questo...
“Con
che kanji?” “Mi piacerebbero quelli di 'grande' e 'aiuto'. Per
me, il nome Daisuke significa 'qualcuno che è di grande aiuto'.” La
volevo abbracciare, tanto mi stavo commuovendo. Era una fortuna che
Chris non mi avesse vicino in quel momento, avrei perso tutta la mia
credibilità come angelo più grande.
I
miei migliori amici...A dare il mio nome al loro bambino.
Eh
sì, la terra sarebbe stata inondata di rubini. Anche per Wu la
pietra preziosa designata per le lacrime erano i rubini, mi ritrovai
a pensare, cercando di detergermi velocemente le stille salate.
“Bel
nome”acconsentì Hikari, con un tono di voce distratto. “Miya,
quand'è il Christmas Ball? Non il quattordici, vero?”
“Mmm”
Miyako abbassò il viso. “No, se non ricordo male il ventidue.
Perché?”
“Oh”fece
spallucce Hikari. “Niente.”
Miyako
sospirò. “Cos'è il quattordici?” “Niente, davvero.”
“Certo,
come no.” “Oh!”sbuffò Hikari, imbarazzata. “Il compleanno
di Takeru.”
“Capisco”replicò
Miyako sorniona. “Beh, questo cambia tante
cose.”
“Per
esempio?”
“Perché
non gli compri un regalo?” Hikari incrociò le braccia. “Cosa
si può regalare ad uno che ha già tutto?”
Il
sorriso di Miyako si allargò.
“La
premura con cui ci pensi non è già di per sé un regalo, una
vittoria per lui?” Hikari sospirò. “Non so nemmeno se
prenderglielo, voglio dire, non conosco i suoi gusti e...” “Io,
per questo Natale, credo che regalerò a Ken un paio di boxer e
basta.” “Boxer?”ridacchiò Hikari.
“Beh?
Sono utili, carini, glieli prendo anche rossi in tema.” “Tu
sei matta!”rise la mia protetta. “Secondo te, posso mai fare un
regalo del genere a Takeru? Cosa andrebbe a pensare?!”
“E
David? Lui cosa andrebbe a pensare?” La domanda di Miyako- era
ora che il discorso vertesse su David!-fu un doloroso promemoria per
Hikari.
“Miya...” Hikari
si accoccolò sul divano, stringendo un cuscino. Miyako, cautamente,
si sedette vicino a lei.
“Vuoi
un the e ne parliamo?” Hikari annuì timidamente.
“La
domanda è questa.”esordì Hikari, rigirando nervosamente la tazza.
“Un bacio è tradimento?”
“Dipende
dal tipo di bacio”sentenziò seria Miyako. “Se accidentale ed è
solo uno sfiorarsi, no, certo che no!”
Hikari
sospirò.
“Miya...E'
successo il giorno del Ringraziamento, ero a casa di Takeru
e...” “Ah, ma se alludi al ragazzino, no, io non lo
definirei...” “No, Miya-chan.”la interruppe con fermezza
lei, tormentando i disegni in rilievo sulla tazza. “Non si tratta
di Sven, questo non te l'ho raccontato. Era mattina presto, ed ero
andata a casa di lui perché, beh, non avevamo finito la torta e...Ed
era tardi, ok? Non si svegliava, dorme più di
Ayame!” “Ayame?”s'intromise gentilmente Miyako, cercando di
raccapezzarvisi.
“Sì,
il su...mio...il gatto, insomma! Io, naturalmente, avevo finito di
preparare tutto e ho pensato 'Beh, potrei portargliela di sopra, così
lo sveglio e andiamo a vedere la parata, visto che gli altri non
hanno mai avuto l'occasione di poterla ammirare dal vivo e...'” “Hai
pensato tutto questo mentre andavi da lui in camera?”sorrise
Miyako.
Hikari
annuì.
“Ok,
e poi?”la incitò Miyako.
“E
poi...Oh, davvero, non so come sia potuto accadere! Un attimo prima
lui divide la fetta di torta a metà, perché, non
so come, sa già che non
l'ho ancora mangiata...un attimo dopo mi ritrovo a chiudere gli occhi
e...e, stringermi a lui e...”
Miyako
sgranò gli occhi.
“Cos'altro
è successo?” “NULLA! Oltre il bacio, nulla! Frida è entrata,
seguita da Sven. David era appena arrivato a casa.” Hikari posò
la tazza sulla scrivania, confusa.
“Responso?”chiese
ansiosamente, posando la tazza.
Miya
espirò, prendendo tempo. “Hikari...Conosci già la
risposta.” Hikari sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
“Sono
sempre stata dall'altra parte, Miya. Ero io quella tradita, ero io
quella ferita, ero io...E adesso sto infliggendo tutto questo ad
un'altra persona, che non se lo merita.”
Si
prese il viso tra le mani.
“Su.”Miya
le passò un braccio attorno alle spalle. “Non è niente di così
irreparabile. Devi solo essere sincera con te stessa...Hikari, tu
cosa provi per David?” Hikari si morse un labbro.
“David
è...è una delle persone più straordinarie che abbia mai
conosciuto. È dolce, gentile, un cavaliere, sembra sempre capirmi al
volo, non mi opprime ma mi cerca, sa quando tacere, sa quando
lasciarmi in pace...” “Un principe azzurro, in
breve.”sentenziò la mia amica.
“Miya-chan,
lui rappresenta tutto quello che ho sempre cercato in una relazione.
Ha un lavoro di successo, è brillante, mi compra sempre un sacco di
regali, è presente, ma io non...” “Non si sceglie di
innamorarsi, Hikari.”
Hikari
sembrò voler sprofondare nel divano.
“Il
n'y a point de déguisement qui puisse longtemps cacher l'amour où
il est, ni le feindre où il n'est pas”mormorò
Miya.
“Cosa,
scusa?” “Oh, niente, un vecchio aforisma francese del
Seicento.” Colta da un déjà-vu, Hikari deglutì. “Potresti
scriverlo?”
Fantastico,
Miyako. Quello era proprio l'aforisma che Véronique aveva scritto
sul gesso a Takeru, e che io avevo prontamente riferito a lei e Ken,
affinché un giorno Hikari chiedesse loro la traduzione, ancora
rimasta ignota per lei.
Miyako
afferrò un pezzo di carta, componendo la frase.
“Ma
questo aforisma...” “Famoso, vero? Leggo troppe citazioni
romantiche, forse ha ragione Ken.”si scusò Miya, per nulla
imbarazzata.
“Miya-chan,
tu sai il francese?” “Sì, certo.” Retaggio dell'essere
stati angeli.
Hikari
tremava quasi. “Me lo potresti tradurre?” Miya sorrise. Dovevo
ammettere che era diventata un'ottima attrice, perché sembrava
sinceramente colpita e stupita.
“Non
c'è travestimento che possa alla lunga nascondere amore dov'è, né
fingerlo dove non è.”
Hikari
aprì la bocca, senza per questo emettere alcun suono.
Aggrottò
la fronte.
“Mai
frase fu più azzeccata, oserei dire!” cinguettò Miyako.
“Perché
Véro gliel'ha scritta? E chissà Frida cosa...”Hikari fu colta da
un altro pensiero improvviso. “Miya, conosci qualche parola di
norvegese?” “Qualcuna”sorrise Miya.
“Mi
tradurresti anche questo, allora?” Hikari scrisse esattamente
ciò che Frida aveva scritto sul gesso di Takeru, prima che
quest'ultimo lo togliesse.
“Når
du er aleine med deg, du ikke kjenner til løng? Mmm,
dovrebbe essere 'Quando sei solo con te stesso, non puoi
mentire'.” Hikari l'abbracciò. “Ma dove sei stata tutto
questo tempo? Sei un...” “Aiutante straordinaria? Sì, lo so!”
Miyako
intervenne in fretta, per paura che lei dicesse 'angelo'. “Ma ora
dimmi cosa sono queste due frasi.”
“Oh...Le
hanno scritte rispettivamente Véronique e Frida sul gesso di
Takeru.” Miyako scosse la testa, incredula.
“Sei
sicura di essere una donna, Hikari-chan?” Hikari la guardò
sconcertata. “Che domanda è?” “E allora come puoi essere
così cieca?!”
Hikari
aggrottò la fronte. “Cieca?” “Tu stai con
David.” “Giusto”s'immusonì l'altra.
“Ma
baci Takeru. A te piace David e odi Takeru.” “Non è che lo
odi”puntualizzò Hikari. “Stiamo diventando amici, forse.” “Ok,
ok, ricapitoliamo. Stai con David e lo consideri un partito
eccezionale, ma ti imbarazzano le sue effusioni in pubblico. Non hai
mai visto casa sua né lui la tua, né tantomeno lo studio. A te lui
ha colpito subito, come fosse un colpo di fulmine. Lui sa di te tutto
quel che è riuscito a carpire da Takeru, tu di lui sai a stento il
segno zodiacale.” Hikari annuì.
“Vediamo
un po'...Sei quasi
amica di Takeru, ma non sopporti la sua disinvoltura nei rapporti
sentimentali e il suo menefreghismo per le sorti del pianeta. Detesti
che abbia tutta quella servitù e quegli ormoni ai suoi piedi. Hai
dormito a casa sua. Sai quand'è il suo compleanno, sai come si
chiama sua madre, ti lasci irretire completamente da lui al punto di
volerlo baciare, ti ricordi
le frasi che altre donne scrivono sul suo gesso!” Hikari
annuì di nuovo, pendendo dalle sue labbra.
“E
la cosa non ti turba affatto? Secondo te, tutto ciò è
normale?!”
“No?”fece
lei con voce fievole.
Miyako
stralunò gli occhi.
“Te
lo devo dire io cos'è l'amore? Se tu amassi David, se ti piacesse un
minimo, non...Oh!”sbottò di frustrazione. “Hikari...Lascia
David. È così palese che non provi un bel niente per lui.” “Ma...Ma
è perfetto!” “Non per te. Non finché penserai così tanto a
Takeru.” Hikari arrossì.
“Pensaci”continuò
Miyako. “Non credo che tu voglia vedere David soffrire, giusto? Ma
se continui a ingannarlo, sarà peggio. Non si sta con una persona
per compassione, o perché si pensa che, idealmente, quella persona
sia giusta. Lo devi sentire che è la persona giusta. Devi fremere
ogni volta che senti la sua voce, devi soffrire ogni volta che lo
lasci, non temi di farti vedere in pubblico, non ti viene nemmeno in
mente di vedere le altre persone, figurati di baciarle!” Lacrime
rigavano le guance di Hikari.
“Quando
sei solo con te stesso, non puoi mentire”citò, calma. “Hikari...”
“Mi
sono solo ricordata della prima volta che l'ho visto. Alla festa di
Halloween. Mi ha subito colpito, era così...perfetto.
E il primo appuntamento. Eccessivo, ma romantico. Sai che, la prima
volta, mi ha chiesto di potermi baciare?” “Odio quando fanno
così. Sono uomini, e se fanno questa domanda, beh, vuol dire solo
che dovevano già baciare la ragazza con cui sono da molto tempo!”
“Ma...Hai
ragione, Miyako. Già quando ci ha fatto da guida, avrei dovuto
capire qualcosa.”
Miyako
l'abbracciò, comprensiva. “Analizzeremo il ruolo di Takeru in
questa storia un'altra volta.”
Il
telefono di Hikari già squillava. “David” Miyako glielo
porse. “Devi essere sincera.”
Non
avrei mai, mai ringraziato Miyako abbastanza. Supponevo si fosse
anche divertita, ma, nel complesso, mi aveva fatto un favore enorme.
Altrimenti,
non avrei mai visto Hikari tamburellare le dita, nervosa, sul
tavolino di un bar, in attesa di chiarimenti. Non avrei mai visto
l'espressione di David dolorosamente stupita, a chiedersi se e dove
avesse sbagliato. Non avrei visto Hikari scadere nei luoghi comuni
“Non sei tu, sono io” e “Potremmo rimanere amici', cosa che le
costava fatica. “Sei perfetto” gli disse, ricalcando le parole di
Miyako. “Ma non per me.”
David
fu gentile fino alla fine. Lasciò parlare Hikari, non la interruppe
se non all'inizio, ma osservai la gamma di sensazioni che gli
attraversavano la mente. Una penosa consapevolezza, che sembrava
superare quella di Hikari stessa, prevalse.
Quando
Hikari ebbe finito- e non gli raccontò del bacio con Takeru, per
evitare che litigassero tra di loro-, lui semplicemente si alzò,
pagò il conto, la baciò sulla guancia, augurandole di trovare chi
fosse perfetto per lei.
“Vorrei
solo averti conosciuto prima io di Takeru.”
E
lasciò la scena.
Quattordici
dicembre.
Per
due giorni, Hikari era sprofondata in una sorta di apatia. Miyako
doveva fare dei controlli, perciò era rimasta completamente sola.
Volevo
che metabolizzasse l'idea di aver ferito David, ma quel giorno doveva
reagire! Era il compleanno di Takeru!
Feci
cadere il calendario, dove la data era stata segnata con un
pennarello.
Hikari
si alzò, in silenzio, per riappenderlo.
Si
fermò, in trance, notando la data.
Chiuse
gli occhi, alzando gli occhi al cielo.
Il
campanello la prese alla sprovvista.
Si
lisciò la gonna e i capelli, avviandosi decisa alla porta.
“Sora!
Cosa...” L'amica era entrata con un pacco voluminoso.
“È
un regalo di Natale anticipato?”tentò di scherzare Hikari, ma fu
subito frenata dagli occhi rossi dell'altra. Il mio pensiero volò
immediatamente a Yamato.
Cosa
poteva essere successo?
Sora
si richiuse la porta dietro, prendendo a singhiozzare. Ebbi
l'impressione che non facesse altro da giorni.
“Sora!”ripeté
Hikari, abbracciandola. “Siediti, su. E spiegami subito che ti è
preso!” “Quelli sono vestiti per te...Li lascerò qui, tanto
vale darli a te.”
Sora
tirò su col naso. “Torno in Giappone, Hikari-chan.” A Hikari
crollarono le ginocchia. “Ma...Il lavoro che hai qui? TAICHI?!”
Sora
si strofinò gli occhi ripetutamente.
“L'ho
lasciato.” Queste lapidarie parole sembrarono avere un effetto
terribile anche per Hikari.
Non
condivisi la tristezza, perché per me significava solo che Yamato e
Sora avevano fatto un passo in avanti. Non conoscevo granché Taichi,
ma sentivo che non meritava menzogne e che, se Sora avesse potuto,
gli avrebbe raccontato tutta la storia. Perché capire tutto, sapere
i moventi di una determinata scelta, non aiuta a condividere, certo,
ma almeno a comprendere e perdonare parzialmente.
“...Perché?”riuscì
solo a sussurrare Hikari, pallida come un lenzuolo.
“L'ho
tradito, Hikari.”
Hikari
sembrò, per un momento, infuriata. Poi la sua rabbia scemò,
ricordandosi di David.
“Puoi
insultarmi e picchiarmi, se vuoi. Ma sei mia amica, e sentivo il
bisogno di dirtelo.”
Hikari
le poggiò il viso sulla spalla.
“Taichi
è mio fratello, Sora.” mormorò, senza apparente forza. “Ma ti
capisco. Anche io ho lasciato David perché ho baciato Takeru, e
perché non era quel di cui ho bisogno.” Sora sorrise
debolmente.
“Ma
tu ci hai messo un mese. Io stavo insieme a Taichi da anni...”
Ricominciò
a piangere, seguita a ruota da Hikari.
Era
un'immagine triste, lacerante, ma allo stesso tempo sentita,
profonda. Hikari e Sora sembravano due sorelle, unite
inconsapevolmente dalla stessa sorte. Hikari non sospettava della
profondità dei sentimenti di Sora per Yamato, Sora sicuramente
sospettava che il vero motivo alla base della scelta di Hikari erano
le sensazioni verso Takeru che lei ancora non accettava. Eppure, non
si dissero niente per molto tempo. Piansero solo, rimanendo
abbracciate.
Quando
Miyako entrò nello studio, si precipitò a preparare cioccolata
calda per tutte.
Conosceva
Sora veramente poco, e solo come oggetto dell'amore incondizionato di
Yamato, ma la solidarietà femminile è una qualità straordinaria, e
ben presto si ritrovarono lei e Hikari a consolare Sora.
“In
verità, è Taichi che avrebbe bisogno di voi. Io sono solo una
stronza approfittatrice.”
Sora
si pulì le labbra con un fazzoletto.
Hikari
abbassò lo sguardo.
“Dovrei
odiarti per il male che stai procurando a mio fratello, ma so per
esperienza...”sorrise debolmente a Miyako “...che, se non provi
più niente per lui, è meglio così.” “Amo tuo fratello, sul
serio”si affrettò a specificare Sora, con gli occhi gonfi. “Ma
quando...Quando ho conosciuto Yamato...” “Si chiama Yamato? È
giapponese, dunque.”esclamò Hikari.
“Sì”si
affrettò a dire Sora. Mi domandai quante cose sapesse su Yamato,
cose di cui io non ero a conoscenza.
“Cos'hai
provato?”domandò Miyako, sviando ogni possibile domanda su Yamato.
Lei sapeva benissimo chi fosse Yamato, sapeva che amava Sora e voleva
evitarle troppe bugie.
“Era
come se non avessi mai provato l'amore. L'ho guardato negli occhi, ha
gli occhi azzurri, sapete?” Miyako annuì, bloccandosi però
all'istante. Sora non sapeva che lei fosse stata un angelo.
Ma
lei non sembrò badarci molto. “Ed è stato come se non avessi mai
guardato niente davvero. Dopo, ha tutto assunto un colore, un
significato. Io e Taichi c'eravamo già lasciati una volta per lui,
ma Yamato poi...” Sora s'interruppe. “Poi, Yamato è tornato
nella mia vita quando meno me l'aspettavo. E mi rendo conto di essere
innamorata di lui più che mai, più di prima. Vorrei solo averlo
conosciuto prima, vorrei solo aver evitato tanta sofferenza a Taichi.
Sono solo un'egoista.” “Sei innamorata!”disse con forza
Miyako.
Hikari
fissava il vuoto. “Come l'ha presa mio fratello?” Sora si
strinse nelle spalle. “Ha detto che sapeva che c'era qualcosa che
non andava, che si vedeva da tempo.” “Beh, mi aveva confidato
dei timori ad Halloween...” Sora continuò. “Ho dato fondo ai
suoi peggiori incubi. È partito, non sa quando tornerà, mi ha
detto. Ho impacchettato tutto, parto tra un paio di giorni. Non mi
vorrà più vedere per anni.”
Lo
sguardo di Hikari era vitreo. “Nemmeno io lo farei, Sora. Ti voglio
bene, ma...” “Taichi è tuo fratello, Hikari. Dovresti
prendermi a schiaffi, dovresti dirmi che potevo pensarci prima, ai
suoi sentimenti. Dovresti cacciarmi di qui.”
Hikari
la accarezzò i capelli.
“Io
voglio solo che siate felici. Pensavo che lo foste, insieme. Pensavo
che sareste rimasti insieme per sempre.” “Hikari...Solo quando
incontri il tuo vero amore, capisci cos'è il vero amore. E Yamato lo
è per me.”Sora stirò gli angoli della bocca in un sorriso. “Il
mio unico desiderio è che Taichi possa perdonarmi. Che possa
conoscere Yamato e incontrare la persona giusta per lui.”
“Non
puoi schioccare le dita e aspettarti che questo accada.”disse
Hikari duramente.
“Lo
so”rispose mortificata Sora. “Ti prego solo di non giudicarmi,
non capiresti.”
Sora
si alzò in fretta. “Se torni in Giappone a Capodanno, ci si vede
lì. Grazie di tutto. Anche a te, Miyako.”
Miyako
sorrise. Hikari abbracciò Sora a lungo.
Sora
scoppiò di nuovo in lacrime.
Hikari
le rifilò uno schiaffo.
“Questo
è per Taichi”spiegò, quando l'altra la fissò attonita,
massaggiandosi la guancia. “Sai che sono pacifista, ma...Ma
smettila di piangere e vai da questo straordinario Yamato, no?”
Hikari
le sorrise, Sora la baciò sulla guancia e scese le scale.
“Dicembre
non sembra essere un periodo felice per le coppie.”sospirò Hikari,
chiudendosi la porta. “Taichi sarà distrutto.” “Tutto
questo dovrebbe insegnarti qualcosa, Hikari.” “Cioè? Che
niente è destinato a durare?” “No, miss ottimismo. Che quando
l'amore arriva, devi accoglierlo. Che il vero amore è raro, ma
smuove le montagne e ti fa cambiare, ti fa rinnegare anche tutto ciò
in cui hai precedentemente creduto. E, comunque, non è vero che
dicembre è un periodo infelice per le coppie. Ti va di vedere la mia
prima ecografia?”
Hikari
sorrise. “Tu e Ken siete la mia nuova prova vivente che l'amore
esiste.”
Miyako
estrasse le lastre, fissandole emozionata. “L'ho fatta ieri, volevo
che la vedessi anche tu.”
Hikari
la raggiunse. “Forse un giorno capiterà anche a me...” “Beh”
fece Miyako subdola “Le probabilità aumentano se chiami una certa
persona che oggi invecchia.”
“Ehi,
io e lui siamo coetanei, cosa vorresti insinuare?” “Proprio
niente, visto che ho un anno più di te.”
“Provo
prima a chiamare Taichi”
Hikari
compose il numero, in attesa.
“Come
immaginavo, è staccato.” Miyako fece un sorriso inquietante.
“Bene.
Non hai scuse, ora.”
“Non
gli ho nemmeno comprato un pensierino!”piagnucolò Hikari.
“Invitalo
a bere qualcosa, a pattinare, ma, per l'amor del cielo, FA QUALCOSA!”
“Pattinare.
Buona idea. Tranne il semplice fatto che io non ho
mai...” “HIKARI!” Lei si zittì, digitando il numero di
Takeru.
“Takeru!”esclamò
in un soffio.
“Metti
il vivavoce”sillabò Miyako.
Hikari
premette un tasto del proprio telefonino, e la voce di Takeru risuonò
nello studio.
“A
cosa devo questa telefonata?”domandò pigramente. “Devo passare
allo stadio, i ragazzi pare mi vogliano...” “Farti gli auguri.
Volevo solo farti gli auguri”espresse lei tutto d'un fiato. “Ma
noto che sei impegnato, perciò, forse...” Le parole le morirono
in gola, Takeru stesso dall'altro capo rimase in silenzio per qualche
secondo.
“Oh,
no, mai avuto così poco da fare come in questi giorni. Dovrei
riprendere la palestra, sai, credo...” “Beh, con l'anno
nuovo!”
Hikari
deglutì, riavviandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
“Allora,
festeggi allo stadio con i tuoi amici?”chiese con disinvoltura, ad
un cenno di Miyako.
“Per
ora sì. Ci sarà anche David, suppongo, perciò potresti venire
anche tu.” “Meglio di no”
La
voce le tremò impercettibilmente.
“Sì?
Strano. Stasera, ad ogni modo, non ho la benché minima idea di cosa
organizzare. Penso che starò steso sul divano a vedere un film in
francese, o a leggere un po'. La mia idea personale di relax, ora che
tutta questa storia del reality è finita.”
Hikari
si tormentava le mani. “Senti...Non che voglia nuocere alla tua
cultura cinematografica, né tantomeno a quella
letteraria...Però...Ecco, vorrei tanto andare a pattinare. Mi
accompagneresti?”
Si
ventilò, cercando di riprendere fiato.
“Alle
piste della città? Con miliardi di persone che non ci lascerebbero
in pace? E se cadessi di nuovo addosso ad un bambino? Scordatelo”
“Bene,
fa quel che vuoi.”
Hikari
stava per chiudere la chiamata, quando Takeru la fermò. “Aspetta.
Questo non vuol dire che non accetto il tuo invito. Però...Ho una
sorpresa per te, a casa mia. Se vuoi raggiungermi stasera...”
Hikari
sorrise. “Dovrei fartela io la sorpresa.” “Non fa
niente.”Takeru aveva un tono allegro. “Detesto gli imprevisti e
le sorprese. Ti verrà a prendere Ed per le 20.30 circa.”
“Certo.”
Hikari
chiuse la conversazione, e Miyako alzò un pollice in segno di
vittoria.
“Anche
stavolta curerò io il tuo abbigliamento e il tuo trucco. E non si
discute.”
La
vettura privata di Takeru la raggiunse perfettamente in orario.
Miyako le aveva lasciato mille raccomandazioni,l'aveva trattata come
una sorellina minore al primo vero appuntamento. Hikari aveva solo
insistito per tenere con sé i paraorecchie, visto il freddo
incredibile.
Non
c'era niente di inusuale a casa Takaishi. Non esternamente, almeno.
Quei cagnacci erano ancora lì; Baptist accolse Hikari con la solita
deferenza.
Maggie
aveva preparato qualcosa, lo si desumeva dal buon odorino che si
espandeva dalla cucina.
Takeru
scese le scale con allegria e dolcezza. Doveva fargli bene
invecchiare. O forse era solo l'amore.
“Ciao”
Le
baciò una guancia, fresco com'era di doccia e dopobarba.
“Ciao.
Ancora auguri”tentò di sorridere Hikari.
“Grazie” Takeru
le regalò un largo sorriso, facendole quasi cedere le gambe.
E
lei era quella che non era assolutamente innamorata.
La
prese per mano.
“Chiudi
gli occhi”
“Che...” “Tu
chiudili. È il mio compleanno, almeno per una volta nella tua vita
puoi assecondarmi?” Hikari dovette cedere; Takeru la scortò
fuori dalla sua residenza, coprendole gli occhi.
“Rischio
di cadere”gli ricordò Hikari.
“Il
tuo equilibrio non migliora di molto se apri gli occhi. E, nel caso
dovessi cadere, ti prenderei io.” Suonava così rassicurante.
D'un
tratto, Takeru si fermò.
“Ora
puoi guardare.” Hikari aprì lentamente gli occhi.
Lo
spettacolo che le si offrì davanti fu una strana commistione.
Da
un lato, la piscina, quella della foto d'agosto. E, vicina ad essa,
una piccola pista artificiale di pattinaggio sul ghiaccio.
“L'hai
fatta costruire tu?” Takeru annuì.
“Ci
sono voluti tre giorni per allestirla.” “Ecco perché sei
sparito, dalla fine del reality.” Takeru la fissò con
un'occhiata penetrante. “Aspettavi che mi facessi sentire?” “No!”si
affrettò a giustificarsi lei.
Takeru
tornò ad osservare la pista.
“Come
facevi già a sapere che volevo andare a pattinare?”gli domandò
Hikari, sistemandosi i paraorecchie bianchi.
“Me
l'ha detto David. Era già mia intenzione costruirla da tempo, in
modo da evitare la calca e i media. Poi, David è intervenuto dicendo
che ti voleva portare al palaghiaccio, che tu non hai mai veramente
imparato a pattinare e...E niente, un giorno o l'altro ti avrei
invitata qui. Mi hai solo preceduto sul tempo.” Takeru si alzò
il bavero del colletto.
“Cos'altro
ti ha detto David?” Hikari sospirò, appoggiandosi al recinto
della mini pista.
“Tutto” Takeru
non si nascose.
“Ecco
perché mi hai invitata qui.” “Anche.”ammise lui,
rassettandosi il cappello.
“Così,
vi siete lasciati.”cominciò Takeru, ciondolando
in giro, buttandola lì come un'affermazione casuale, ma sapevo che
il tono e le parole erano misurati appositamente.
“No”rettificò
Hikari, lo sguardo distante nel vuoto. “Io
ho
lasciato lui.” “La
sostanza e il risultato non cambiano”
Takeru
si allontanò a prendere i pattini.
“Sei
sadico? Cos'è, ti diverti?”
Takeru
le rivolse un grosso sorriso.
“Senti,
non era giusto per te.”fece, infilandosi il suo paio. Lei
incrociò le braccia.
“Ma
come fate tutti a dire che non è giusto? Cosa ne sapete voi?!” “Io
so solo che, se te l'avessi detto prima che non era giusto per te,
come minimo mi avresti sbranato. Tieni”
Takeru
le indicò tre paia di pattini. “Non ho idea di quale sia la tua
misura, scegli tra queste tre. Ad occhio e croce, dovrebbe essere
questa, ma non si sa mai.” Le consegnò un paio di pattini, quelli
intermedi.
“Hai
così tanta esperienza di calzature femminili?” “Quanto
basta”mormorò, senza ombra di malizia.
“Sì,
sono giusti” comunicò Hikari, dopo un po'.
“Visto?”
Takeru
le porse una mano.
“Non
sai reggerti sulla terra ferma, figurati sul ghiaccio. Provo ad
insegnarti qualcosa.”
Hikari
sbuffò. “So reggermi in piedi anche sul ghiaccio. Non riesco ad
andare fluida e a comporre delle figure, però.” Takeru rimaneva
imperterrito col braccio teso.
Hikari
lo ignorò, ma mise subito un piede in fallo, coprendosi di ghiaccio
artificiale.
Takeru
roteò gli occhi, arrivando dolcemente da lei.
“Su”la
issò, e lei gli crollò addosso.
“Sai
reggerti in piedi anche sul ghiaccio, eh?” Le guance di Hikari
erano in fiamme.
“Ok.
Insegnami ciò che sai, si dice così in questi casi?” Takeru le
strinse una mano.
“Non
devi aver paura di cadere, altrimenti è peggio.” L'abbracciò
da dietro.
“Ehi,
non tentare strani avvicinamenti.” “Voglio solo mantenerti per
evitarti brutte cadute.”
“Come
no”rispose ironica Hikari.
“Devi
solo scivolare in avanti. Non è difficile. Prova prima a battere i
piedi, come se stessi andando a passo marziale. Poi, tenta di
allungare di poco i passi.” Hikari ubbidì.
“Ci
sto riuscendo!”strillò di gioia. “Quasi” si aggrappò a
Takeru, dopo aver tentato una mossa troppo azzardata.
“Prova
ad andare da sola, adesso.” Pur reggendosi al recinto di tanto
in tanto, Hikari riusciva a compiere piccoli tragitti da sola. Takeru
non la perdeva mai di vista.
Era
uno scenario così perfetto.
“Puoi
anche interrompere la relazione col recinto e scoprire le meraviglie
del centro pista.” “Ma vuoi scherzare? Un passo alla
volta!” Takeru scosse la testa e le afferrò le mani, portandola
al centro e facendola volteggiare-nonché strillare dal terrore.
Lui
le cinse la vita, tornando a girare regolarmente.
“Tu
sei pazzo!”
“Hikari...”
“Sì?”mormorò
lei, senza fiato, tra un 'pazzo' e l'altro.
“David
non mi ha detto esattamente tutto.” Lei strinse le labbra.
“Pensavo
che l'argomento fosse esaurito.”
“Solo
perché ho indovinato la tua misura di piede?” Hikari si fermò,
appoggiandosi al recinto.
“Come
hai sottolineato tu, non era giusto per me.”
“Ma
perché?” Takeru la raggiunse, fermandosi anche lui.
“David
è praticamente perfetto! E non è nemmeno un dongiovanni, se è per
questo.” “So benissimo anche da me che è il tuo perfetto
opposto!”lo rimbeccò Hikari. “Solo che...Non mi batteva forte il
cuore, non sentivo niente per lui sul fronte puramente sentimentale.
Ecco, lo considero un potenziale grande amico, se proprio vuoi
saperla tutta!” “E
allora perché ci stai così male?”
“Perché?”ripeté
sarcastica. “Ah, già. Tu non hai idea di cosa sia lasciare e
dispiacersi per la sorte dell'altra persona.”
“Touché”mormorò
Takeru con voce asciutta.
Hikari
guardò altrove. “Non ne hai davvero idea...Essere traditi,
bistrattati, presi in giro, usati. Io ho provato tutto questo, ma tu,
Takeru?” Hikari scese dalla pista, sfilandosi i pattini.
“Ehi!
Ok, sono sempre stato un grandissimo bastardo, lo ammetto!”
“Io
credo solo che tu non veda la cosa dalla giusta prospettiva.”
Hikari
estrasse un proprio documento d'identità dalla borsa, quasi
schiacciandolo sul naso di Takeru, non appena lui la raggiunse a
bordo pista.
“Ahia!” “Così
lo vedi distintamente?” “Ovviamente no!”farfugliò lui,
massaggiandosi il viso e allontanando la carta d'identità.
“Ma
che diavolo...?” Hikari si allontanò di diversi metri. “No,
stai fermo lì! E così lo vedi?” “Certo che no, Hikari!”le
urlò.
“Ok,
ora puoi muoverti.”
Takeru
aveva l'espressione perplessa.
“Con
questo, volevo solo dirti che né io né te possiamo parlare della
mia situazione con David.”fece cupamente Hikari.
“Ah,
no?” “No. Perché io sono troppo interna e di parte. E quando
le cose ti sono troppo vicine, non riesci a distinguerle
perfettamente, a coglierne ogni sfumatura. Tu nemmeno, perché ne sei
esterno. Ed è troppo facile giudicare se non si conoscono i fatti.
Perciò, chiudiamo il discorso 'David' una volta per tutte.”
Takeru
rimase in silenzio ad osservarla, poi le accarezzò i capelli.
“Sto
congelando”comunicò Hikari, accendendosi. “Possiamo almeno
rientrare in casa?” “D'accordo. Ti ho fatto preparare la
vellutata di zucchine da Maggie.”
“Cos'è?” “Stufato
di coniglio. Veleno per te.” Hikari fece una strana smorfia,
quasi a indicare un conato di vomito, e seguitò a mangiare la sua
zuppa.
“Non
vengono mai i tuoi a festeggiarti?” “Oh, no, no.” “Che
tristezza...”
Takeru
fece spallucce. “Mio padre vive in Giappone, mia madre in Francia.
Sarebbero troppe ore di viaggio per loro, considerato che hanno i
loro begli acciacchi. Ma non lo dire a mia madre, sa essere
estremamente suscettibile al riguardo.”
“Mi
dispiace”sussurrò d'un tratto Hikari, evitando accuratamente lo
sguardo di Takeru.
“Di
mia madre e di mio padre?”domandò stupito Takeru, facendo arrivare
un cheesecake. “Non ce n'è bisogno, è passato tanto tempo.”
“No...Di
non avere un regalo per te. Non avevo proprio idea e...”
Takeru
le strinse una mano.
“La
tua presenza è già un ottimo regalo.”
“Ti
va di tornare a pattinare?”
Takeru
annuì, stringendole ancora la mano.
C'era,
tuttavia, ancora qualcosa che mancava.
A
parte, naturalmente, l'ammissione dei sentimenti di entrambi.
Eppure,
in quel momento, sentivo di non dover forzare le cose. L'amore
sembrava essere nell'aria, quella sera, come da molto tempo a quella
parte.
Improvvisamente,
una musica natalizia riecheggiò dall'interno di casa Takaishi.
“Devono
essere Margareth e Baptist, adorano questo genere di cose.”la
rassicurò Takeru. “Ti va di dare loro un'occhiata?” Hikari
annuì timidamente.
Entrando
in casa, vide Edward e Nathaniel alle prese con le decorazioni
dell'albero di Natale.
Normalmente,
spiegò Takeru a Hikari, lui aveva sempre preparato l'albero di
Natale il giorno del suo compleanno, e dal giorno dopo sarebbero
cominciate le ferie delle sue guardie del corpo, mentre Margareth e
Baptist avrebbero aspettato fino al ventitré, giorno della sua
partenza per Parigi.
“Diamo
loro una mano!”mormorò eccitata Hikari. “Noi non prepariamo mai
l'albero, sai che in Giappone non è una tradizione propriamente
familiare.” “Oh, sì, ma io sono per metà francese, e vivo
negli USA da tantissimo tempo. Inoltre, adoro l'albero di
Natale.” Così, mentre Margareth e Baptist ballavano insieme- né
io né Hikari avremmo mai sospettato che erano sposati da oltre
vent'anni!- ed Ed e Nat litigavano sull'effettiva migliore
disposizione delle luci, Takeru aveva preso in braccio Hikari per
aiutarla a posizionare i decori nei punti più alti dell'albero.
Ecco
cosa mancava!
Una
folgorazione mi raggiunse.
La
neve.
C'era,
c'era una formula per la neve! L'avevo imparata, tempo addietro.
“Let
it snow...”cantai
gioioso.
E
voilà, il bianco manto pronto ad inondare Chicago.
Hikari
strillò come una bambina, coprendosi ed uscendo a bearsi di quella
sensazione.
Takeru
la raggiunse subito, e non appena i mucchietti bianchi cominciarono a
farsi più consistenti, iniziarono a tirarseli addosso.
Hikari
lo colpì ripetutamente, facendogli persino scivolare del ghiaccio
per la schiena. Takeru era leggermente svantaggiato per il braccio,
ma riuscì comunque a farla diventare candida.
Non
avevo mai visto Hikari e Takeru ridere così di gioia tanto a lungo.
Finché
Takeru non scivolò sulla neve, battendo quasi la testa.
Hikari
gli si inginocchiò vicino. “Ma guarda un po' mister equilibrio!”
“Aiutami
a rialzarmi”la incitò Takeru, ma lei lo bloccò.
“Non
è ancora mezzanotte, faccio ancora in tempo a farti il mio
regalo.”sussurrò accaldata, stringendosi le ginocchia al petto.
“Cosa,
un pupazzo di neve?” replicò ironico lui. “Dai!”fece per
rialzarsi, quando...
Hikari
lo prese per il collo del giubbotto, premendo le labbra contro le
sue.
Non
riuscivo ad immaginare scenario più romantico per un bacio.
All'approfondirsi del contatto, Takeru le strinse le mani, totalmente
perso in lei.
Quando
l'incanto si dissolse, Hikari lo aiutò a rialzarsi, e lui era
rimasto completamente senza parole.
Hikari
fece per avviarsi dentro casa.
“Hikari!”Takeru
la richiamò, correndo verso di lei.
“Hikari”
Lei
si voltò. Mai, credo, gli era sembrata più bella, rossa in viso per
il freddo e per l'amore.
“Credo
che mezzanotte sia passata...”sussurrò.
Takeru
le prese il volto, poggiando la propria fronte contro quella di lei.
“Parti
con me il ventitré. Vieni con me, a Natale, a Parigi.”
Scusate
il ritardo! ^^' Queste feste sono state particolarmente inclementi
con me -.- Ma eccomi qui, ad augurarvi buon 2011( da quando ho
iniziato Angeli del Cuore, sarà la quinta volta che faccio gli
auguri di buon anno xD) Spero davvero che il capitolo vi
piaccia...Oramai, non mi meraviglio più di quanto ci metto davvero
di mio o.O Solo che io non ho ancora Takeru xD Che è sempre più un
amore! Per quanto riguarda le vostre recensioni(grazie, grazie,
grazie!), proverò a usare la nuova funzione di EFP per rispondervi
:D Il che preannuncia tempi biblici di attesa xD Così come per il
prossimo capitolo, gli esami si avvicinano...Temo che ci rivedremo a
marzo xD
“E
pensare che dovrei essere io
quella da temere per gli
sbalzi d'umore.”borbottò tra sé e sé. Ma no, Hikari non la
degnava della benché minima considerazione.
“Se
la smetti di agitarti, magari riesco perfino
ad aiutarti!”tentò quest'ultima carta.
Niente.
Oh,
io conoscevo benissimo l'oggetto di tale ricerca, ma non ero riuscito
a comunicare niente a Ken e Miyako, in quelle poche ore. E non potevo
certo mostrarmi in quel momento, malgrado la netta sensazione che,
anche se l'avessi fatto, Hikari non si sarebbe accorta comunque di
me, presa com'era.
“Ci
rinuncio”declamò con fare teatrale. “Mancano esattamente dieci
giorni a Natale, al momento il mio problema principale è spacciare
un paio di calzette rosse per il bebè come ulteriore regalo di
Natale per Ken. Oltre ai boxer, naturalmente. Ma naturalmente
tu non mi stai sentendo,
vero, Hikari?”
Miyako
incrociò le braccia, profondamente offesa dall'oltre ogni dire
irriguardosa condotta della sua amica.
Se
solo avessi potuto rivelarle subitotutto! Avrebbe perdonato
Hikari all'istante, e le avrebbe sicuramente dato una mano.
Riuscì
comunque a dimenticare temporaneamente il suo rancore, illuminandosi
per la vista che le offriva la finestra.
Chicago
era completamente coperta di neve. Certo, anche le nuvole sono
bianche e la nostra casa natia ne è piena, ma avevo capito che da
quando Miyako e Ken erano diventati umani, tutto aveva assunto per
loro un significato, un odore, un sapore nuovo. Non davano più
niente per scontato, e si emozionavano ancora più dei bambini
terrestri. Ovviamente, Miyako era solo peggiorata da quando era
incinta.
“OH!”
Il
capo di Hikari riemerse da alcune scartoffie e scatole dimenticate in
un armadio, spargendo polvere dappertutto.
“Miya,
l'ho trovato! Non posso crederci di averci messo tanto, davvero.
Pensare che è un anno che non lo uso.”
Vedendo
che Miyako non rispondeva, Hikari le si avvicinò, poggiandole una
mano sulla spalla.
“Miya-chan?” Lei
sbuffò.
“Oh,
scusa, hai parlato?” Hikari aggrottò un sopracciglio.
“Cosa
ti prende?”
“Vediamo...Non
ti sei quasi nemmeno accorta della mia presenza, non mi hai degnato
di uno sguardo...” “Davvero?”fece Hikari, sconvolta.
“E
già! Si può sapere cosa stavi cercando con tanta foga?” “Il
mio passaporto.”
Hikari
rispose con estrema disinvoltura, come se cercare così
disperatamente il passaporto fosse un'occupazione abituale.
“Oh,
torni in Giappone per Natale?” Hikari scosse la testa,
scrollandosi un po' di polvere.
“Ah,
no?”fece Miyako curiosa. “E allora dove vai di bello?” “A
Parigi”rispose secca. Se sperava di estirpare con una frase così
laconica la curiosità di Miyako, si sbagliava di grosso.
“Parigi?
Quando l'hai deciso? Come? Ma troverai posto? In dieci giorni, poi!”
“Miya,
Miya, calmati. Quest'agitazione non fa bene al bambino”sorrise
Hikari, riponendo il prezioso documento al sicuro.
“Come
se prima non mi fossi già agitata abbastanza. Avanti, rispondi al
mio interrogatorio. Cos'è questa storia di Parigi?” Hikari si
tormentava le mani.
“L'ho
deciso ieri, è stato un...un progetto inatteso.”
“L'hai
deciso ieri?”
Lo
sguardo di Miyako vagò per un momento nel vuoto. Poi, un'improvvisa
consapevolezza fece capolino nella sua mente.
“Un
momento. Ma ieri non
era il compleanno di un certo Takeru Takaishi?!”
“Hm”annuì
Hikari, scorrendo la lista di clienti sulla sua agenda.
“'Hm'
non è affatto una risposta. Per caso, Takeru Takaishi c'entra con la
tua decisione di andare a Parigi a Natale? Per caso, eh, considerato
che è mezzo francese e che ieri sei stata da lui.”
Hikari
arrossì. “Oh, e va bene!”
“Su!”Miyako
si accomodò sul divanetto, facendole cenno di sedersi. “Ora
racconti tutto alla tua amica Miyako!”
Hikari
continuava a trovare estremamente interessanti i suoi palmi.
“Non
che ci sia molto da dire, in verità.” Miyako si grattò il
mento. “Non ti credo affatto, confido che tu lo sappia.”
Hikari
sospirò. “Mi ha insegnato a pattinare. È bravo, sai? E...E
niente, a un certo punto si è messo a nevicare e...” “E?”la
incalzò Miyako, sinceramente curiosa.
“E
gli ho dato il mio regalo di Natale.” “Oh!Come hai fatto a
trovare un regalo in un paio d'ore? Beata te!” “Non è un
regalo esattamente materiale...”iniziò lei, ormai bordeaux.
Hikari
inspirò profondamente. “L'ho baciato. Lui...Lui poi mi ha chiesto
di andare a Parigi, per questo Natale. Ed io ho accettato, tutto
qui.” Abbozzò un sorriso.
“TUTTO
QUI?!”
Miyako
si prese il viso tra le mani, incredula, cercando invano di
risollevare la mandibola.
“Beh,
senti, non so perché l'ho baciato! C'era la neve, lui era così
insolitamente carino e...” “...E meno male che stavi male per
David!”
Hikari
s'immusonì. “Secondo te, ho fatto male? Voglio dire...Cinque
giorni con lui a Parigi? Da soli?”Deglutì. “Non avevo pensato
alle conseguenze, lo ammetto.” Miyako le poggiò una mano sulla
spalla. “Non credo, onestamente, che lui ti costringerebbe a fare
qualcosa contro la tua volontà. Non capisco come tu lo possa odiare,
è tanto carino con te! Ma... ci pensi...Parigi! E se ti facesse
conoscere sua madre?”
“Temo
sia inevitabile, lui va a Parigi proprio per passare il Natale con la
madre.”
“Oh,
conoscerai tua suocera”disse con tono allegro e leggero Miyako.
“Cosa!Non
lo dire nemmeno per...”
Miyako
roteò gli occhi.
“Certo,
perché adesso mi dirai che hai baciato Takeru per pura compassione o
solo per l'atmosfera. E ti aspetti che io ci creda?”
“Ammesso
e non concesso che riusciamo a partire, vista la coltre di
neve”sospirò Hikari.
“Vedi
che muori dalla voglia di partire? Oh! Ma è una cosa così
romantica...Il primo viaggio insieme!”
“Miyako,
sembri più entusiasta tu...” “Questo solo perché tu non vuoi
ammettere che sei contentissima di andare in Francia e, soprattutto,
di andarci con Takeru.” “Ti ricordo che io e Takeru ci siamo
già trovati in vacanza assieme.”
“Me
l'hai raccontato. Ma all'epoca era tutto diverso. Tu non gli avevi
ancora rapito il cuore, e lui non ti piaceva così tanto.”
Hikari
rimase interdetta.
“Ma
lui non...” Miyako si alzò. “Scusa, emergenza bagno. È
incredibile come la gravidanza ti squilibri completamente.” Hikari,
nel breve momento che le separava dal continuare la chiacchierata, si
sfiorò le labbra, sorridendo ad un ricordo non troppo lontano. Ci
pensava molto più di quanto osasse ammettere persino a se stessa.
“Rieccomi!
Dicevamo...” “Dicevamo che dobbiamo lavorare!”sorrise
Hikari, alzandosi a sua volta.
“Hai
ragione”si rammaricò Miyako, notando l'ora. “Tuttavia, volevo
solo dirti una cosa. Tra me e Ken è stato il cosiddetto 'amore a
prima vista'. E, delle volte, l'amore agisce davvero così:vedi una
persona e, per una qualche ragione assurda e inspiegabile,
improvvisamente sai che è quella con cui vuoi invecchiare.
Ma...Nella maggior parte dei casi, Hikari, niente è così
estemporaneo. A volte, l'amore nasce lentamente, talmente che nemmeno
ti accorgi che sta nascendo. Così, ti ritrovi a vedere una persona
tutti i giorni, a parlarle, a salutarla. Ed ecco che, quando non la
vedi per qualche giorno, d'un tratto scopri che ti manca. Che ti
manca anche solo un suo 'ciao' sussurrato di fretta. Che quel rito
condiviso s'è così radicato in te da far parte dei tuoi giorni. Più
ricordi possiedi insieme ad una persona, più questa entrerà
intensamente in te, è qualcosa di ovvio. Non puoi evitarlo, Hikari.
Devi solo chiederti se sei un tipo da amore a prima vista o amore
coltivato pian piano...Io una mia idea ce l'ho, tu che dici?” Hikari
non rispose per qualche minuto.
“Dico
solo che dovrai aiutarmi a scegliere i vestiti da portare in
Europa!”sorrise dolcemente la fotografa.
Ma
sapevo che il discorso di Miya aveva sortito qualche effetto. Takeru
la portava in Francia a conoscere sua madre; Hikari in qualche modo
ne era lusingata. Forse avrei potuto...
Certo!
Takeru e Hikari sarebbero tornati dalla Francia il 28 dicembre.
Dovevo solo far in modo che a Hikari venisse voglia di passare il
Capodanno con Takeru in Giappone, dalla sua famiglia.
Una
volta conosciuti i rispettivi nidi d'infanzia, beh...Era fatta.
Oramai era completamente fatta, e stranamente non c'era solo gioia in
me.
Hikari
digitò 'clima Parigi inverno' sul motore di ricerca, creandosi uno
spazio sul divano, sommerso da capi di vestiario di ogni foggia,
stagione e genere.
Miyako
aveva tirato fuori ogni possibile tipo di indumento. 'E se ti
portasse a ballare? E se andaste a una première di non so cosa? E
se, e se, e se...'
Mancavano
solo i costumi da bagno! Poi, era dovuta scappare per dei controlli
in ospedale, lasciandola tra vestitini e maglioni.
“L'inverno
non è particolarmente prolungato e rigido. Esso è infatti
caratterizzato da un'alternanza di periodi miti e piovosi e periodi
invece più rigidi e nevosi, con minime anche di -10 ° C.”lesse,
soddisfatta, concludendo che peggio di Chicago d'inverno c'era ben
poco.
Si
stiracchiò dolcemente, cominciando a eliminare i capi superflui.
Come uno strano completino intimo sbucato da chissà dove.
In
quel momento, le squillò il cellulare. Indaffarata, decise di
impostare l'opzione del viva voce, permettendomi così di risparmiare
sul mio corredo di missione.
“Pronto?” “Scommetto
che stai già facendo le valigie”rispose una calda voce maschile.
“Manca
una settimana!”
Eppure
notai una vena di allegria nella protesta.
“Sei
comunque una donna, a certe tare genetiche non si sfugge!”
“Takeru,
su, parla chiaro. Ho da fare, che c'è?” Takeru sbuffò piano.
“Volevo solo sentirti e assicurarmi che avessi ancora intenzione di
partire.”
Hikari
fissò interdetta il proprio telefonino in tralice .
“Quale
ragazza sana di mente rifiuterebbe un viaggio a Parigi, con vitto e
alloggio gratis?” “Quale ragazza sana di mente rifiuterebbe un
viaggio a Parigi con me,
semmai.” Hikari scosse la testa. “Sul 'sana di mente' avrei da
obiettare.” “Ad ogni modo, ti consegnerò il biglietto
direttamente in aeroporto. In quel marasma che è il tuo studio, si
perderebbe sicuramente...” “Direttamente? Pensavo ci saremmo
visti, in questa settimana.”
Sorrisi.
Hikari tentò di mascherare la sua indifferenza.
Il
sollievo di Takeru fu quasi palpabile, anche a chilometri di
distanza.
“Beh,
ma tu hai da lavorare. E il reality è finito...” “Oh, sì,
certo.”tartagliò Hikari, in cerca di un appiglio. “Però, uhm,
non avevo pensato a un possibile problema. Il 23 a che ora dobbiamo
partire? Avrei un impegno il 22 sera...” “Calma, niente
levatacce. Partiremo all'incirca per l'ora di pranzo, in modo da
arrivare lì per la mattina della vigilia, ora locale. Sono undici
ore di viaggio, tesoro. E calcola sette ore di differenza, ti
avverto. Non ci avrai mica ripensato?”chiese, con una punta d'ansia
maldestramente camuffata.
“Supponevo
c'impiegasse parecchio, in effetti. No, ti accompagno, puoi dormire
sonni tranquilli.” “E che impegno avresti il 22 sera?” “Di
lavoro. E, anche se fosse di diversa natura, non-”
“Di
sera? Un impegno di lavoro? Adesso si chiama così?” “Vieni
anche tu, se non ci credi”lo invitò lei. “Devo chiudere,
adesso.” “Per cercare notizie sul clima invernale in
Francia?” Hikari riattaccò senza troppe cerimonie, scuotendo la
testa.
“Sono
matto ad aver detto di sì.”ripeté Takeru, visibilmente nervoso.
“Non
dire stupidaggini. Lì dentro” Hikari indicò un locale sperduto
nella periferia di Chicago “ci sono orde
di ragazzine che non sanno
della tua presenza...” “E che mi salteranno addosso. Com'è
che non hanno scelto la palestra della scuola, come d'abitudine?”
“Non
entro nei meccanismi scolastici. E allora? Non sei abituato a ragazze
adoranti?” “Hanno dieci anni meno di me! Non sono nemmeno
all'università!”protestò Takeru, lasciandosi trascinare.
“Non
pensavo ti facessi certi problemi, credimi. Hai una moralità ben
nascosta, ma in fondo ce l'hai anche tu.”
“Divertente”mugugnò
lui. “Ehi, ma...Quello che intravedo sotto il giubbotto...È un
vestito?”
“Cos'altro
vuoi che sia?”sbuffò Hikari, aggrappandosi al braccio di lui onde
evitare una rovinosa caduta proprio poco prima di entrare.
“Wow.
Non sei qui per lavorare?”
Hikari
gli sorrise, entrando nella sala sottobraccio con lui. “Sì, ma
che male c'è ad unire l'utile al dilettevole?”
“Cosa
ne hai fatto della persona triste che conoscevo?”
Inizialmente,
nessuno considerò l'ingresso in scena di Hikari. Tutti erano presi a
controllare chi avesse accompagnato chi, quale fosse il vestito,
l'acconciatura, il trucco più bello, a scommettere su chi avrebbe
vinto il premio di coppia danzante, per darsi il disturbo di notare
subito la fotografa.
E,
in realtà, il rito delle foto era quello più segretamente atteso:
immortalare il momento, ricordare che s'erano divertiti, anche se lui
aveva invitato la biondina senza cervello di turno, anche se lei
aveva occhi solo per il capitano della squadra di rugby.
“Aspetta
che si accorgano di te”gli mormorò Hikari sicura, sbottonandosi il
cappotto.
“Dai
qui”si offrì Takeru, togliendosi il proprio e consegnandoli
all'addetto guardaroba.
Fischiò
in segno di approvazione verso Hikari. “Ripeto, qualcuno ti ha
rapito stasera. Sembri quasi una ragazza normale.”
Chris
quasi si strozzava per imitare il fischio, ma fortunatamente lo
dissuasi subito.
“Smettila!”
“E
perché? Anche quei ragazzi laggiù ti osservano” “Hanno
ancora l'acne” ridacchiò lei, afferrando i ferri del mestiere.
“Beh,
alcuni sono più alti di me. Certo che quelle lì non sono niente
male...Ouch!”
Hikari
gli aveva appena rifilato una gomitata, fingendo di aggiustare gli
obiettivi.
“Ti
ricordo” sibilò “che la maggior parte di loro è minorenne.
L'hai già dimenticato? Oh, ecco che parte l'adorazione.” Un
capannello di ragazzi, con l'aria di passare molto più tempo sui
libri che a giocare a pallone, si avvicinò ai due.
“Ragazzi,
mi dispiace”iniziò Takeru. “Se non avete voi penna e un foglio
di carta su cui scrivere, non vedo proprio come possa firmarvi un
autografo. Però la foto possiamo farla, dopotutto lei è qui
apposta!” Così concludendo, Takeru sfiorò una spalla di
Hikari, che cercava disperatamente di non cadere dai tacchi. Sono
sicuro che pensasse qualcosa tipo: 'Maledetta
Miyako, ma soprattutto maledetta me e quando mi sono lasciata
convincere a farmi vestire da lei!'.
Uno
dei ragazzi, con spessi occhiali, lo guardò interrogativo.
“A
meno che tu non sia esperto di neutrini, dubito tu possa rispondere
alle mie domande.” “Sì, e poi che farcene del tuo
autografo?” “Per non parlare della foto con te. Chi se ne
importa della foto con un uomo!”intervenne un terzo, magrolino e
ansioso di far notare che anche a loro interessavano le ragazze.
“Ragazzi,
scommetto che nemmeno sa cosa sia il paradosso del gatto di
Schrödinger.”
Hikari
cercò di trattenere malamente una risata.
“Allora...Cosa
volete, ragazzi?”
“Una
foto”replicò insicuro l'ultimo. “E...” “Ci concederesti
un ballo? Solo uno. Però, ehm, a testa, sai, d'accordo che facciamo
parte del Club di Scienze, ma, ecco, non siamo poi così sfigati
e...” “...E tu sei bellissima”concluse sognante
Mr-cerco-un-esperto-di-fisica-delle-particelle.
“Non
ti da fastidio, vero? Si tratta di quattro salti innocenti. Poi ti
lasciamo la tua ragazza intatta, sempre se, dopo aver provato le
nostri doti, vorrà tornare da te.” disse il ragazzo del paradosso
a Takeru, con un'espressione da cagnolino bastonato.
Takeru,
tuttavia, si stava innervosendo.
“Mi
shtanno attipatici”decretò Chris, incrociando le braccia.
“Ma
no, sono perfettamente innocui”lo rassicurai. “E molto
divertenti. Tipici adolescenti insicuri.” Chris li scrutò con
attenzione.
“Pecché
insiculi?” “C'è un momento critico nella vita di ogni essere
umano, e anche di ogni angelo che decide di crescere. È
l'adolescenza, e loro sono tutti dei perfetti archetipi. Quelli che
hanno tentato degli approcci verso Hikari sono molto intelligenti e
insicuri, presi costantemente in giro da gente tipo loro”indicai la
muscolosa squadra di rugby, che non si capacitava di come quei
quattro nerd fossero riusciti ad accalappiare Hikari per un ballo.
“A
parte che non sono la...Non importa”rispose Hikari. “A te da
fastidio?”
Takeru
sollevò un sopracciglio, cercando di comunicarle col labiale 'Ma che
cavolo stai dicendo?'.
Alzò
le spalle. “No, prego”
I
quattro lo convinsero anche a scattare delle foto del momento
fatidico. Da idolo delle masse a scartato fotografo di serie B, la
serata non si preannunciava poi così divertente per Takeru.
“Hanno
avuto il loro quarto d'ora di gloria, credo. E qualcosa su cui
fantasticare fino a Carnevale.”sghignazzò Takeru, una volta che
Hikari ebbe finito di volteggiare.
“Fortunatamente
non erano lenti. Spero che tu abbia fatto delle buone foto.” “Ho
seguito le tue istruzioni, non lamentarti.” “E tu? Non ti si è
avvicinata nessuna?” “Oh, tutti i rugbisti per chiedermi
l'autografo.” Hikari sorrise, accettando di buon grado un
bicchiere che le porgeva lui.
“Stai
perdendo colpi, sul serio.” “Non m'importa poi di far colpo su
sedicenni cheerleaders.” “Cheerleaders che adesso ti hanno
riconosciuto e i cui sospiri si sentono fin qui. Dai, balla con una
di loro!”
“Perché
dovrei?” “Sarebbe un aneddoto che racconterebbero a chiunque,
non credi? Le faresti davvero felici, anche se solo per una sera.
Dai, che ti costa?”
In
quel momento, un gruppetto di ragazzini si avvicinò all'angolo foto.
“Balli
con me?”domandò il capitano della squadra ad Hikari, spavaldo,
mentre il dj annunciava un ritmo lento e romantico. “Dai, dopo aver
ballato con Newton, non puoi negarmi questo piacere.”
“Oh,
Takeru!”squittì una ragazzina. “Posso chiamarti Takeru, vero? Mi
sembra di conoscerti da sempre! Oh, ti prego, ti prego, balla con me!
Sarebbe il giorno più bello della mia vita!” La ragazza
proruppe in una risata acuta, efficacemente seguita a ruota da altre
cinque ragazzine.
Hikari
cercava in tutti i modi di sfuggire a quell'umano armadio a due ante.
E aveva appena finito di consigliare a Takeru di ballare con le
ragazzine.
“Spiacente”
mormorò Takeru, mentre la canzone partiva. “Sono impegnato per
questo giro.”
Takeru
la portò al centro della pista. Perfetto!
Impacciata,
Hikari gli strinse le braccia al collo.
“Tra
i tanti balli, proprio il primo lento-” “Preferivi essere
nelle grinfie dell'energumeno? Accidenti, è perfino più alto di
me!”
Hikari
sospirò. “Grazie, mio eroe, per avermi salvata.” Takeru la
strinse un po' di più a sé, cullandola dolcemente.
“Non
avrei ballato comunque con lui. Ma chi gliel'ha concessa tutta quella
confidenza?!” “Però con i quattro dell'apocalisse non
hai-” “Ma loro sono teneri. E mi ricordano tanto me, sempre un
po' emarginata. Scommetto che tu eri-” “Sì, il capitano della
squadra di basket. Uguale a mister confidenza.”
“Non
avevo dubbi.” sospirò Hikari. “Meno male che sei un po'
cambiato.”
Takeru
sorrise.
“Sei
arrivata a conoscermi così tanto da dire che sono cambiato?”
“Un
po' ti conosco, oramai.” ammise Hikari, nascondendo il viso nel
petto di lui. “Hikari” fece lui all'improvviso. “Perché hai
lasciato che tutti credano che sei la mia ragazza?”
“È
più semplice così, come fai a condensare il nostro rapporto e
spiegarlo a quattro adolescenti schiavi degli ormoni?” Takeru le
fece fare una piroetta.
“Condensare
il nostro rapporto?” “Sì, chi glielo spiega che c'è
addirittura una quercia che simboleggia il mio antico odio per te?
Tu, piuttosto...Perché sei venuto? Non temi i paparazzi? E se
qualcuno ci vedesse insieme?”
“E
se anche fosse? Chi se ne importa.”
Il
lento era finito.
Tra
poco sarebbe partita la gara per eleggere la coppia della serata.
Takeru
e Hikari si attardarono sulla pista, guardandosi confusi.
“Sono
contento che tu mi abbia detto di sì” Takeru le baciò una mano,
portandola via a scattare altre foto.
Lasciando
la sensazione che il 'sì' cui si riferiva non era tanto circoscritto
al viaggio in Francia, quanto all'accettazione inconsapevole che
Hikari stava manifestando verso di lui, dicendo 'sì' alla
progressiva scoperta della più nascosta personalità di Takeru.
Non
erano valse a nulla tre sveglie.
Nemmeno
Miyako che l'aveva svegliata, chiamandola al telefono fisso.
Ero
dovuto intervenire io, in un déjà-vu di settembre, altrimenti
Hikari non sarebbe mai partita.
E
non potevo permettermelo. Non adesso che eravamo così vicini.
Hikari
correva, cercando il gate corretto, cercando Takeru.
“Ti
sto portando nella capitale della moda e del buoncostume, perciò,
guai a te se a Parigi ti presenti in forte ritardo e così
conciata.”la punzecchiò Takeru, con un borsone affianco.
“Buon...giorno...anche...a...te”riuscì
a rantolare Hikari, prima di stramazzare seduta. “Devo...stare
comoda in viaggio. Ho anche un paio di libri.”
Takeru
sbuffò. “Sarebbe quello il tuo unico bagaglio?” Hikari annuì,
ancora col fiato corto. “Per cinque giorni...non potevo certo
trasferirmi. E poi, guarda il tuo borsone, è
minuscolo.” “Hikari”rettificò Takeru, osservando
l'orologio. “Io ho imbarcato anche una valigia da quindici chili.”
“Come,
non siamo vicini?”
“A
quanto pare, no”sbuffò Takeru. “Vorrà dire che faremo spostare
qualcuno, non è poi la fine del mondo.”
“Il
solito egoista viziato. Non importa, possiamo anche stare delle ore
separati.”
“Come
vuoi tu, non m'interessa se non vuoi stare vicino a me.” Hikari
sospirò. “Sei un bambino...Qual è il mio posto?” “22E.” Hikari
cercò il proprio posto, notando che le era capitato come vicino un
bel ragazzo moro.
Non
ci fu nemmeno bisogno di intervenire, poiché Takeru si avvicinò
allo sconosciuto chiedendogli la cortesia di mettersi al suo posto.
“COSA!
Ma era carino!”protestò Hikari, seguendo l'innominato con lo
sguardo.
“Ed
era anche un mio grandissimo fan, pensa un po'.”sorrise lui,
afferrando un giornale da leggere.
“Fossi
in te, riderei un po' di meno. Guarda lì, potevi capitare con lei”
Il
ragazzo si era seduto vicino a una bellissima ragazza con dei lunghi
capelli ramati.
Takeru
si lasciò sfuggire un mugolio di disapprovazione.
“Dai,
siediti.”
“Ma
guarda come scherzano già! Nascerà un amore su questo aereo, e
poteva essere il mio! Hai rovinato un possibile incontro,
sappilo!” Takeru la fissò in cagnesco. “La prossima volta
vado a sedermi vicino alla top-model di turno. Meglio se straniera,
così non c'è nemmeno bisogno di parlare.”
Hikari
incrociò le braccia, una volta seduta.
“E
invece mi tocca starti vicino per undici ore.” esclamò nervosa.
Takeru
aprì il giornale, infischiandosene.
Al
momento del decollo, Hikari non riuscì a trattenere un gemito di
terrore.
Takeru
lasciò perdere il quotidiano per concentrarsi su di lei.
“Non
dirmi che hai paura dell'aereo.”
Hikari
era diventata pallidissima.
“Oh,
santo cielo. Ecco perché non torni praticamente mai in Giappone.
Calma, calma. Adesso prendo-” “Puoi stare zitto solo un
secondo?”boccheggiò lei, afferrandogli una mano.
Takeru
si limitò a far combaciare perfettamente le sue dita con le fessure
tra quelle di lei, non dicendo più nulla.
Una
volta passato il momento, Hikari si rianimò.
“Non
pensavo che potessi ammettere di aver paura di qualcosa”
“Ho
paura di ciò che va contro natura.”deglutì Hikari. “Come
l'aereo. Come l'ascensore quando sale. Come il dimenticare. È per
quello che scatto fotografie. Non voglio dimenticare. Non voglio
andare contro natura e verso l'oblio. Sono athazagorafobica.”
Così
dicendo, Hikari sembrò riacquistare colore.
Lo
sguardo di Takeru si posò sulle loro mani, ancora intrecciate.
“Posto
che non ho afferrato la parola chilometrica che hai detto...Questo
per te non va contro natura?” Hikari arrossì, ma non ruppe il
contatto. Con la mano libera, si stropicciò gli occhi e si strinse
nelle spalle.
“Ho
ancora sonno”mormorò.
Takeru
colse al volo la richiesta implicita di lei, che desiderava con tutte
le sue forze dormire e avere il meno possibile la sensazione di
essere sull'aereo.
Le
baciò la fronte, sistemandole la testa sul suo petto e avvolgendola
con un braccio.
“Così
non dovresti avere troppo freddo”cominciò, ma Hikari già aveva
chiuso gli occhi, prendendo a respirare regolarmente.
Takeru
la fissò intensamente per qualche secondo, poi chiuse gli occhi
anche lui, e chissà, forse l'avrebbe sognata.
Approfittando
delle infinite ore di aereo che avrebbero dovuto affrontare, decisi
di tornare a casa. Congedai Chris, che poté andare a giocare
felicemente con Maya, e sprimacciai beatamente la mia nuvoletta.
Un
solo splendido concetto attraversava la mia mente, in tutte le sue
varianti.
Riposo.
Relax.
Dolce
far niente.
“Tu
non sei al lavoro?”
Ecco.
Le ultime parole famose.
Mi
voltai dall'altra parte, grugnendo qualcosa.
“Daisuke,
so che non stai realmente riposando, quindi rispondimi.”fece una
voce annoiata dietro di me.
“È
questo il modo di trattare il tuo fratellino di nuvola? Uno torna
distrutto e...” “Ma per favore!”replicò secca Jun. “Tu ti
diverti un mondo con queste missioni! Se poi, quando diventa notte a
Chicago, tu preferisci volare con Chris, non è colpa mia.”
“Non
è colpa mia!”protestai,
facendole il verso. “Non sto dando la colpa a nessuno, vorrei solo
riposarmi un attimo. È un concetto tanto difficile da capire per te?
E poi”sbuffai “Chris preferisce Maya a me, ultimamente.” Jun
ridacchiò. “Ah, l'amore...”
“È
un baby angelo, non sa nemmeno parlare correttamente!” “E
allora?” Jun fece spallucce. “Pensi che questo cambi le cose?”
Rabbrividii
al pensiero di Chris innamorato. Era piccolo! “Non
credo che Chris vorrà crescere, sta così bene in queste
vesti.” “Nessuno pensa che i baby angeli vogliano crescere,
no? E come mai crescono quasi tutti?” “Non ne ho idea”ammisi.
“Però, so che è molto più bello rimanere baby angeli.” “Ma
tu sei cresciuto, Daisuke”mi fece notare. “Perché?” Non
avrei mai, mai ammesso che ero cresciuto solo perché era cresciuta
lei, così le rigirai la domanda. “Sei cresciuta prima tu di me.
Perché?” Jun sospirò.
“Non
sono affari tuoi”
Lo
disse col solito tono stizzoso. Sarebbe stato tanto bello se, prima o
poi, fossimo riusciti a intenderci e parlare fraternamente! Miyako,
per esempio, aveva altri...M'interruppi. Miyako non era più un
angelo.
“Vado
da Inés, è meglio. Buon riposo.” Così dicendo, Jun volò a
Santiago, dove l'aspettava la sua nuova assistita. Per breve tempo,
era stata anche l'angelo del the di Miyako, ma il capo l'aveva
spostata quando aveva notato che Miya s'era integrata perfettamente,
e inoltre che doveva aiutare me con Hikari e Takeru.
La voce di Jun si era
leggermente incrinata; perché?
“Daisuke.
Daisuke?”
Mh.
Sapete,
noi angeli non dormiamo come voi umani, anche se chiamiamo
quest'attività 'dormire'. Non ce ne serviamo per riposare il corpo,
dato che siamo essenze quasi incorporee; è più che altro un modo
per pensare alle prossime mosse da compiere, per tracciare un
bilancio del proprio operato, per schiarirsi le idee. A volte si
fanno persino dei 'sogni premonitori', per esempio avevo sognato
spesso Ken e Miyako, proprio poco prima che diventassero umani.
Io
ero proprio nella fase di massima pace interiore, quando una leggera
voce femminile mi aveva chiamato.
Non
poteva essere di nuovo Jun.
Schiusi
piano gli occhi.
Wu
mi stava a tre centimetri dal naso.
“WU!”
“Ben
svegliato!” sorrise lei. “Da quanto tempo sei qui?” “Oh,
vediamo, abbastanza da sentirti dire solo 'Hikari, Capodanno, Tokyo,
Takeru, Parigi, Chris, no all'amore. Anzi, 'no' e 'amore, innamorato
eccetera' erano le più gettonate. Non è un po' strano, per un
angelo del cuore?” “Stavo solo pensando che adesso Hikari e
Takeru non s'infatueranno più di nessun altro.” Wu sollevò un
sopracciglio. “E che c'entra Chris?” “Ho detto Chris? Che
strano. Forse perché mi aiuta sempre e...Ma anche tu mi aiuti tanto
e sei un'amica preziosa!”aggiunsi in fretta, notando come il suo
viso stesse virando sull'arrabbiato.
Servì:
si calmò subito.
“Sono
felice di aiutarti!”
Mi
rivolse un altro mega sorriso. Come poteva avere nel giro di
millisecondi stati d'animo così diversi, rimaneva un mistero.
“Comunque,
che ci fai qui?” Wu si picchiettò la testa. “Mi ha mandato il
capo!”
Sgranai
gli occhi. “Cosa vuole?” “Non lo so. Com'è che dicono gli
umani? Ambasciator non porta pena!” “Wu, piantala di accettare
missioni che abbiano a che fare con scrittori o vecchi moralisti.”
Insieme,
volammo dal capo.
Mentre
Wu mi ragguagliava sui progressi della sua ultima missione-'Oggi lui
l'ha guardata! Sono certa che andrà bene'-, incontrammo Yamato.
“Ehi!
Da quanto! Come stai?”
Lui
mi fissò con la sua solita espressione indecifrabile. “Daisuke,
Wu.” ci salutò. Wu era sempre stata stranamente inquietata da
Yamato, e diventava insolitamente seria quando lo incontrava.
“Sei
appena stato dal capo?”
“Fortunatamente
no”sospirò lui, con lo sguardo ancora fisso nel vuoto.
“Wu,
mi scusi un attimo?”
Lei
scrollò le spalle, aveva appena visto anche Kyo e Thomas. Non avrei
dovuto lasciarla da sola ad affrontare quella situazione, ma...
“Si
può sapere che hai? Sora ha lasciato Taichi, sta per ricominciare
una nuova vita in Giappone. Perché non sei mai contento?!”
Yamato
mi fissò vitreo.
“So
che sai perché ti occupi di Takeru e Hikari, e so che Sora ha
parlato con Hikari. Ma non t'intromettere.”
Avevo
fatto l'abitudine ai modi freddi e sprezzanti di Yamato-mi chiedevo
spesso come avesse fatto Sora a preferirlo a Taichi.
“E
invece m'intrometto! Hai idea Taichi di quanto sia stato male? Sai
Sora-” “Daisuke”mi rispose incolore. “Ti sei mai
innamorato?”
“No”dovetti
confessare. “Non di quell'amore di cui faccio innamorare le
persone.” “Buffo, per un angelo del cuore. Ma non entro nel
merito delle decisioni dall'alto.”Sospirò ancora. “Allora, non
potrai mai capirmi. Non potrai mai arrivare a pensare di aver solo
commesso uno sbaglio per il tuo egoismo, per il tuo amore. Non merito
tutto quel che ha fatto Sora, non-” “Ora ti do uno schiaffo,
se non la finisci!”mi alterai. “Pensi che questo atteggiamento
sia produttivo? Pensi che crogiolarti nel tuo dolore e non dirle
niente sia molto meglio per lei?! Credi che Sora sia felice di
vederti solo per pochi attimi, quando nemmeno tu puoi mentire a te
stesso e dirti che non l'ami?” Yamato evitava accuratamente di
ricambiare il mio sguardo.
Mi
sarei innamorato come lui? Avrei mai pensato di andare contro me
stesso, per fare del bene alla persona amata?
“E
allora cosa proponi concretamente di fare?”mi chiese beffardo.
“Trovati
un altro angelo e trasformati in umano.”risposi serio. “So che
non vuoi che Sora muoia nel suo mondo, perciò è l'unica
soluzione.” Yamato rise. Di una risata dolorosa, terribilmente
sofferente, incredula.
“Daisuke...Sai
perché gli angeli si possono trasformare solo in coppia? Di norma e
regola, dico. Per sempre, non per scopi della missione.” Scossi
la testa. “È qualcosa di semplice. L'amore è l'unica forza che
può mettere le ali, e, nonostante noi ce le abbiamo già, non
bastano. Ci vuole amore per morire in un mondo e rinascere
nell'altro. Solo amore.” “Ma tu la ami e-” “Amore tra
gli angeli. Tutti e due gli angeli devono amare. Altrimenti, come
avrebbero fatto Ken e Miyako?” Mi grattai la nuca. Adesso
comprendevo appieno la desolazione di Yamato.
“Non
posso costringere un angelo ad amare un umano, o ad amare me,
capisci? E se un angelo ama un altro angelo, beh, si trasformeranno
insieme, se vorranno. Mi vergogno di aver anche solo pensato di
chiedere a Ken o Miyako di trasformarsi con me.” Ecco perché
Ken insisteva sul farmi notare che l'amore, tra gli angeli, esiste
eccome.
Come
potevo non sapere tutte quelle cose? Avevo sempre accettato
passivamente ciò che mi veniva insegnato, ma solo in quel momento ne
capii la reale portata.
“Non
so che dirti, amico. Non so davvero che dirti. Ma è possibile che
nessun altro angelo s'innamori di un umano?” “Tu
t'innamoreresti di Hikari?” Mi sentii quasi arrossire.
“Beh,
è carinissima, bellissima, è dolce e...Però, lei ha Takeru.
Quindi, no, non penso me ne innamorerei seriamente, dopotutto.”.
“E
tutti gli altri angeli la pensano come te. Inoltre, il capo non
promuove affatto questo genere di cose, perciò...”
Yamato
s'interruppe, triste.
Cercai
di sorridergli.
“Troveremo
un modo, vedrai! Per adesso va da Sora e non pensare a nient'altro!”
Yamato
mi rivolse un mezzo sorriso di gratitudine- evento più unico che
raro-, e volò via.
“Wu”la
richiamai, notando che anche Kyo e Thomas erano volati via.
“Wu?”
Si
stava asciugando gli occhi, chissà le miniere della terra come le
erano grate.
Le
posai una mano sulla spalla. “Mi dispiace se...” “No. Dovevo
affrontarli da sola, prima o poi. Dovevo-”La voce le si spezzò di
nuovo, per l'ultima volta.
“Wu,
ti posso chiedere una cosa?”
Cercò
di sfoggiare il miglior sorriso che aveva.
“E
basta lacrime, su!”tentai di sdrammatizzare, togliendo le ultime
traditrici.
“Dai,
sono pronta! Chiedimi tutto quel che vuoi!”
“Ma
è così brutto amare? Tra te e Yamato non si sa chi sta peggio. E
credo che anche mia sorella mi nasconda qualcosa...”
Sgranò
gli occhi sorpresa.
“Oh,
no! Non pensarlo mai, Daisuke! Il mio amore non è terminato col
lieto fine, ma...Ma mi ha regalato tante emozioni intense! Sarò
grata a Kyo per sempre; sono un
angelo, perciò il mio 'per sempre' indica davvero tanto tempo. Io
penso davvero che sia più triste non amare che non essere amati.
Certo, è triste anche così, però...Però amare qualcuno ti eleva,
ti fa pensare solo al suo bene, anche se questo è qualcosa che ti
ferisce. Oh, siamo arrivati!”esclamò tutta pimpante. Ti
fa pensare solo al suo bene, anche se questo è qualcosa che ti
ferisce.
“Ultimissima
cosa, poi ti lascio tornare da Maya.” “Certo, sai che ti
ascolto! Comunque, fai bene ad agire così...Una volta che Hikari e
Takeru conosceranno i rispettivi nidi d'infanzia, s'innamoreranno.
Garantito!” “Come fai a saperlo?”domandai sconcertato.
“Prima
ti ho sentito parlare, ricordi? E poi Chris e Maya e...” “Va
bene, va bene, non m'interessa questo. Volevo chiederti...”cominciai,
ma ci fu qualcosa che mi fermò. Forse era la frase di prima, forse i
suoi occhi grandi che mi fissavano curiosi.
“No,
nulla, non importa.” “Cosa?” “Niente, davvero!”le
sorrisi. “Adesso devo proprio andare dal capo!” “Ah, no,
adesso sono curiosa!”
Mi
si aggrappò a un braccio. “Dai, dai, dimmi!” “No!” “Sì!” “NO!”
“Scusate
se v'interrompo” fece capolino la voce acuta di Mimi. “Daisuke,
il capo ti aspetta da un po'. Wu, tu non dovresti essere altrove?” Wu
sbuffò, regalandomi una linguaccia. “Me lo ricorderò, sta
tranquillo.” Io venni trascinato da Mimi, felice di essere
scampato alle grinfie di Wu.
“Capo”lo
salutai rispettosamente, con un cenno del capo.
“Prego,
accomodati, Daisuke.”
Sentii
che sorrideva a Mimi, mentre quest'ultima usciva. L'avvicendamento
aveva fatto bene all'umore del capo!
“Capo,
sono sicuro di avercela quasi fatta! E Wu, che sapete bene essere uno
dei più valenti angeli in circolazione, ha confermato questa mia
impress-”
“Daisuke,
non m'interessano i tuoi rapporti con l'angelo Wu.”
Durezza.
Perché? “Ah, ma infatti, non...non c'entrava niente!” “Daisuke”
Si sentì quasi un sospiro. “C'è un aspetto della tua missione su
cui vorrei ti soffermassi a riflettere.” “Se si riferisce alla
trasferta a Parigi, potrei chiedere a-” “Fammi finire, per
favore”
Decisi
di chiudere la bocca una volta per tutte.
“Mi
sono spesso accorto, monitorando la tua attività, che prediligi
osservare la missione dal punto di vista di Hikari. Come mai, posso
chiederlo?”
Eh?
Colto
alla sprovvista, risposi:”Beh, dipende soltanto dalle diverse vite
che conducono Hikari e Takeru. Lui, soprattutto ora che è in
riabilitazione, si sveglia sempre molto tardi. Perciò, non appena si
fa giorno, vado subito da Hikari:la sua giornata è più lunga di
quella di Takeru. E, inoltre, è buona amica di Miyako, così è più
facile per me farla parlare e ragionare a proposito dell'ipotesi di
lei e Takeru come coppia. E prima c'era anche Sora, e Hikari le
confidava tutto, e-”
Mi
bloccai all'improvviso. “Te lo chiederò una volta sola, e
rispondi con la massima sincerità. Anche perché, se non lo farai,
saranno guai solo per te.”
Deglutii.
“Ti
stai innamorando di Hikari, Daisuke?” COSA? Ma che avevano
tutti?
Hikari
era bellissima, ma ero un angelo! Il mio dovere era un
altro! “No!”risposi semplicemente. “Sto solo compiendo il
mio dovere!” Il capo si rilassò immediatamente.
“Puoi
andare ora, e buon lavoro.” Volando via, lo sentii mormorare a
Mimi, che era appena entrata, “Del resto, umani e angeli insieme
non funzionano affatto.”
Non
penso di avere molte scusanti, ma eccomi. Con l'ultimo giorno
d'inverno, ecco anche me ^^'
Mi
dispiace avervi fatto aspettare così tanto, ma, come anticipavo a
EnMilly nella risposta alla sua recensione(@Shine e Padme, risponderò
anche alle vostre, don't worry!), quello da metà gennaio a metà
marzo è stato un periodo atroce per me...E, purtroppo, non c'entrano
solo problemi sentimentali (anche quelli, ma si profilano nuovi
orizzonti, grazie al cielo!), bensì problemi personali che non vi
racconto qui per evitare il melodramma. Senza contare il mio immenso
dolore per il disastro giapponese, dovrò presto affrontare una
scelta parecchio difficile, che plasmerà il mio futuro, ammesso che
tra Maya e guerre varie ci arrivi. E non lo potrò fare prima di
qualche altro mese, perciò... Perdonatemi in anticipo se andrò più
a rilento del solito. Mi è stato suggerito di fermarmi per un po' di
tempo, scrivere parecchi capitoli e poi pubblicarli a intervalli più
regolari. Lo farei anche, ma temo che, così facendo, la parola fine
non la vedremmo più. Preferisco aggiornare ogni uno-due mesi, che
fermarmi un anno e aggiornare ogni settimana poi.
Tenete
duro, manca veramente poco- otto capitoli circa, se tutto rientra. In
realtà, questo capitolo doveva finire in un altro modo, ma dovevo
prendermi una pausa per spiegare un paio di cose sul mondo angelico.
Il prossimo sarà davvero a Parigi, potete starne certi! ^^
Stavolta,
credo che ci vedremo entro il mio compleanno- ovvero, tra un mese,
tranquilli. Hikari conoscerà finalmente Natsuko, e qualcun altro =P
(Padme NON ODIARMI XD)
Spero
che questo capitolo ripaghi la vostra attesa e le vostre aspettative.
Vi devo come sempre tantissimo! HikariKanna
“Mia
madre s'è disturbata fino a questo punto?”domandò Takeru curioso,
sistemandosi vicino a Hikari. La quale non riusciva a mascherare
affatto la propria contentezza. Era la prima volta che vedeva il
vecchio mondo.
L'autista
gli rispose con un cenno del capo secco.
“Era
il minimo”spiegò in francese, e Takeru cominciò a tradurre
pedissequamente, nonostante Hikari non lo ascoltasse affatto, presa
com'era dalla contemplazione delle case caratteristiche delle
campagne francesi.
“Sì,
ma...Presentarsi con un cartello in aeroporto con i nostri nomi non
era esagerato?” “Non
per il signorino Takaishi e la sua promessa sposa.”sorrise
il vecchio autista, decidendo autonomamente per un primo giro
panoramico della città.
Takeru
sospirò teatralmente.
“Che
ha detto?”si voltò Hikari, sbadigliando.
Takeru
sorrise. “Sciocchezze, che mia madre è impaziente di
conoscerti.” Hikari assunse un'espressione sospettosa.
“Takeru...Tua
madre pensa che io venga qui in qualità di cosa,
esattamente?” Takeru fece spallucce. “Dal momento che non ho
mai portato qui in Francia nessuna straniera, non ne ho idea. Magari
penserà che dobbiamo dirle che ci sposiamo, o che aspetti un
bambino...cose così.”concluse con una certa naturalezza, seminando
il panico in lei.
“Cosa?
Non le hai detto che noi siamo solo...” S'interruppe.
Takeru
le si avvicinò col viso.
“Amici
che occasionalmente si baciano?”(*)
“Quello
che vedete alla vostra destra è il famoso Moulin Rouge!”intervenne
il conducente, spezzando il silenzio irreale creatosi dietro.
Supponevo che non parlasse granché bene giapponese, ma chissà a
quanti silenzi del genere aveva assistito.
“Sono
un po'...nervosa.”ammise
Hikari, mentre Martin, l'autista, le spingeva il bagaglio dentro
casa.
“Non
morde, sai?”la rassicurò Takeru.
Hikari
si inanellò una ciocca di capelli attorno all'indice, dopo avergli
rifilato un'occhiataccia.
“È
che lei è...una persona importante, no?”
“A
suo modo e nel suo campo, sì.”
“Potrei
farle un'impressione sbagliata, non sono esattamente l'emblema della
femminilità.”
Takeru
si richiuse la porta dietro, congedando Martin.
“Probabilmente
non sarà neppure in casa. E, comunque, di che ti preoccupi? Non è
un papabile datore di lavoro, né una persona di cui tu debba temere
il giudizio. Ma poi...Hikari Yagami che si lascia spaventare da
qualcuno? Non ci crederò mai.” concluse sorridendo.
“A
proposito di paure...”
Hikari
inspirò a fondo.
Takeru
le sfiorò una guancia, capendo al volo. “Su quell'aereo...Sei solo
sembrata più umana che mai.”
Una
presenza ancora nascosta lo chiamò a gran voce. “Takeru. Era ora,
temevo vi foste persi negli effetti del jet lag.”
Hikari
smise di tormentarsi i capelli, cercando di crearsi una prima
impressione su Natsuko Takaishi.
Ma
vedeva esattamente quel che vedevamo io e Chris, a giudicare dalla
sua espressione: un biondo oramai di tintura, stessi occhi chiari del
figlio, qualche ruga sfuggita a trattamenti e cosmesi vari, un
giornale in mano e una vestaglia rosa ricamata. Tutto questo era
Natsuko Takaishi.
Sembrava
tutto fuorché qualcuno che aveva trascurato suo figlio per la
carriera.
“Maman”(**)”sorrise
Takeru.
Tuttavia,
non l'abbracciò; lei si alzò in punta di piedi per scompigliargli
solo un po' i capelli e gli sfiorò il braccio, che entro poco
sarebbe tornato in piena attività.
“Ho
tolto di mezzo le pellicce”gli sussurrò in francese, certo per non
farsi comprendere da Hikari.
“...Dev'essere
davvero straordinaria, per farti diventare così convincente con tua
madre.”
Takeru
si voltò verso Hikari, tendendole un palmo e spostandosi di poco.
“Mamma, lei è Hikari. Hikari...Mia madre”
Hikari
chinò il capo rigidamente, Natsuko si limitò a fissarla.
Il
telefono di cara squillò e Takeru fece per andare a rispondere.
“No,
caro” lo fermò Natsuko. “Tu pensa alla nostra ospite. Sarà il
redattore di quella nuova rivista, ti ricordi, te ne avevo parlato
pochi giorni fa per telefono.”
Takeru
fece segno di sì con la testa, mostrando tuttavia di non ricordare
assolutamente un particolare del genere.
Sfiorando
lievemente la schiena di Hikari, la invitò a salire le scale per
raggiungere la propria stanza.
“Wow”esclamò,
una volta dentro. “Quanto siete ricchi?”
Takeru
alzò un sopracciglio. “Pensavo ti avrebbe dato fastidio tutta
questa opulenza, ma non temere...Mia madre fa molta
beneficenza.” “Già mi sta più simpatica”
“Credo
tu le abbia fatto una buona impressione, sai?” Takeru si sedette
sul bordo del letto a baldacchino preparato appositamente per Hikari.
“Come
puoi dirlo?”
Hikari
gli si accomodò vicino.
“È
comodissimo!”constatò, saltellandoci sopra, per ritrovarsi addosso
a Takeru.
“Sì”sussurrò
pianissimo lui. “Se hai paura, di notte, io sono nella stanza
accanto.”Sorrise, rialzandosi. “Non ho paure che tu non abbia
già visto”sussurrò altrettanto piano lei, cercando di recuperare
il cellulare vibrante in borsa.
“Mio
fratello?!”esclamò stupefatta.
Perfetto.
Una telefonata di Taichi era quel che ci voleva...Grazie a una
speciale e rinnovata versione della MVATP, sarebbe bastato
modificarla di veramente poco per ottenere un nuovo viaggio per
Takeru e Hikari.
“BRUTTO-INCONSCIENTE-PAZZO-FURIOSO-NON-PERMETTERTI-MAI-E-DICO-MAI-PIU'-DI-SPARIRE-SENZA-FARTI-SENTIRE-PER-GIORNI!”Sputò
Hikari tutto d'un fiato, scattando in piedi e spaventando Takeru.
Vibrava con ogni fibra del suo essere, mentre imprecava a Taichi al
telefono che, per nessun motivo al mondo, avrebbe potuto trovare una
scusante per essere così irresponsabile da non dare sue notizie
durante così tanto tempo.
Quando
finalmente a Taichi fu concesso del tempo per rispondere, Takeru
dovette alzarsi a sua volta per cercare di far tornare a Hikari un
respiro regolare. Lei lo respinse in malo modo, troppo nervosa e
insieme sollevata di aver sentito Taichi. Takeru la osservò per un
altro istante, mentre lei si allontanava dall'altro capo della
stanza, sempre sbracciandosi.
Decise
di andarsene e lasciarla sola, col fratello a miglia di distanza;
Hikari accompagnò la sua uscita di scena con un sospiro.
“Sorellina,
ti vuoi calmare?”
La
voce di Taichi, per quanto ovattata fosse, esprimeva una certa dose
di serenità. “NO! Non provare nemmeno a dirmi che mi devo
calmare!”gli sibilò.
“E
va bene, come vuoi. La rabbia invecchia, sappilo. E non basterà bere
tutto quel the verde antiossidante, sai?” Suo malgrado, un
angolo della bocca di Hikari si piegò in un sorriso.
Massaggiandosi
le tempie, gli chiese: “A parte tutto...Come stai?”
Taichi
rispose dapprima con un lungo silenzio.
“Mi
sento vuoto”
ammise infine. “Lo so, mi hai riempito di parole, eppure non
bastano. Ma devo andare avanti. L'inerzia mi sta
possedendo...” Taichi iniziò a sperticarsi in articolate
descrizioni di come fossero le giornate senza Sora, quando Hikari gli
fece:” Ehm, fratellone...Sai quanto ti sta costando questa
chiamata?” “Perché?” “Non sono a Chicago” “Oh...Sei
sulla East Coast?” “Non sono proprio negli Stati
Uniti.”specificò Hikari.
“Sei
andata in Canada con questo freddo? Sei matta?” “Taichi”ridacchiò
Hikari. “Sono a Parigi.” “Parigi? PARIGI?! Bella forza, e
poi chi è che non da notizie di se stesso? Cosa cavolo ci fai a
Parigi?” Hikari roteò un po' la testa, cercando di raccogliere
i pensieri in una frase di senso compiuto.
“Mi
ha invitato Takeru, e mi sono detta 'perché no?'”rispose
semplicemente lei.
Dall'altro
capo si sentì Taichi ridere.
“Già
che ci sei, puoi sfruttare due biglietti che ho per Tokyo.” Si
bloccò. “ Io e Sora...Dovevamo partire il 28. Ma lei è già lì.
E io...rimarrò qui. Per ancora tanto...Credo.”
“Fratellone...”Mormorò
Hikari.
“Ce
la sto mettendo davvero tutta, Hikari, davvero. Sai come sono fatto,
non riesco ad essere triste così a lungo. Anche se questo è
stato...” S'interruppe. “Prendili per te e Takeru i biglietti,
almeno faranno una fine migliore. Non erano rimborsabili.” Dopo
una breve pausa, Hikari rispose: ”Ci penserò, davvero. Ci sentiamo
presto, Taichi-niisan.”
Scendendo
nell'ampio salone, Hikari rischiò di sbattere più volte la testa,
presa com'era dall'ammirazione per i quadri d'arte moderna, le
sculture, le carte da parati, i tappeti e innumerevoli altri oggetti
che casa Takaishi offriva.
Takeru
era al telefono con Iori, che lo stava avvisando a proposito del
maglioncino che Kirsten stava ancora cucendo per lui, e che
teoricamente era il suo regalo di compleanno, nonostante il ritardo
accumulato.
“Allora,
cosa vuoi fare, ora che ti sei placata?” chiese ad Hikari, non
appena ebbe riattaccato.
“Cosa
si fa in Europa, la vigilia di Natale?” domandò, tutta eccitata,
ignorando la seconda parte della domanda.
“La
gente si affretta a comprare gli ultimi regali, si va a messa, si
prepara la cena...Mi dispiace, la mia famiglia non è molto
numerosa.” “Oh” Hikari arrossì. “Pensavo che...” Takeru
la interruppe. “Shopping pre-natalizio? Magari ti offro la
colazione, credo sarai curiosissima di assaggiare i croissant!”
Hikari
annuì, uscendo con lui nella fresca aria mattutina.
“Cosa
fa tua madre di preciso?” “Redattrice di una rivista di moda.
È partita come giornalista, e poi è diventata una Miranda Prestley
francese, tanto per intenderci.” Hikari addentò il proprio pain
au chocolat.
“Chi?” Takeru scosse la testa, camminandole vicino. “Mi
dimenticavo che non sei cresciuta come una normale ragazza.”
Hikari
registrò la lieve polemica, aggiustandosi il basco bianco.
“Mi
dimenticavo che tu sei cresciuto giocando con le bambole”
Nel
frattempo, Chris cercava di creare delle perfette sfere di neve,
sebbene con scarso successo.
“Takeru?
Non
posso crederci!”
Takeru,
che stava cercando di replicare a tono, si bloccò.
“Oh,
ma sei proprio tu!”
Una
ragazza bionda, con lunghi e morbidi boccoli elaborati e
un'inconfondibile erre francese, sorrise, baciando tre volte sulla
guancia Takeru.
Takeru
strizzò gli occhi; Hikari alzò le sopracciglia, spostando ora lo
sguardo sulla biondina, curiosa, ora su lui.
Chi
era?
“Credevo
non ti avrei più rivisto in Francia, ora che sei diventato così
famoso a Chicago!”
Gli
si strofinò contro, candida com'era dalla testa ai piedi, incluso il
manicotto di pelliccia.
Manicotto
che Hikari osservava nervosamente, stringendo le labbra.
“Già,
dove vuoi che ti firmi l'autografo?”chiese lui, allontanandola
dolcemente.
La
bionda, ancora senza nome per me, inclinò di lato la testa,
riducendo gli occhi a due fessure.
Sospirando
con fare teatrale, disse :”Ma quale autografo. Certo che le
dimentichi davvero in fretta le ragazze!”ridacchiò, dandogli un
buffetto sulla guancia.
Hikari
si schiarì la voce.
Takeru
non s'era ancora tolto quell'espressione inebetita e distratta di chi
non riusciva assolutamente a ricordare, pur desiderando con tutte le
forze di evitare una figuraccia.
“Oh,
lei è la tua nuova ragazza?”
Si
voltò verso Hikari, continuando a parlare in francese.
“Mmm,
hai avuto di meglio. È bassina, piatta, scialba.”
Takeru
sospirò, avvicinandosi a Hikari e incrociando le braccia, con una
luce di consapevolezza negli occhi.
“Avevo
dimenticato le tue maniere dolci, Catherine.”
Oh,
era così che si chiamava, dunque.
“Dai!
Posshiamo falla andae via?” Sorrisi. “Oh, no. Hikari gelosa
non si può perdere.” E avevo ragione.
Takeru
presentò le due:Hikari assunse un'espressione davvero peculiare, a
metà tra il perplesso e il disgustato; Catherine elargiva solo
sorrisi melliflui.
“È
una vita che non ti vedo” cercò di rompere il ghiaccio Takeru.
“Sei cambiata tanto, sono passati più di quindici anni. Se non ti
ho riconosciuto, beh...”
“Io
so tutto di te, ancora sento Véronique, sai? E poi, sei famoso in
tutto il mondo! Soprattutto dopo il reality! Ma dimmi...Lei ti ha
scaricato per un medico?”
Takeru
si grattò il mento.
“Senti
ancora Véronique?” Hikari colse al volo quell'unica parola che
riusciva a comprendere, cercando di drizzare il più possibile le
orecchie. Quanto avrei voluto che in quel momento fosse stata un
angelo, in modo da capire tutto quel che si dicevano.
Catherine
sorrise ancora. “Certo. Non sono io ad essere sparita dalla
circolazione, Takeru.”
Lui
mise le mani in tasca, pensieroso.
“Suppongo
di doverti delle scuse. Tuttavia, non ero nemmeno un adolescente a
tutti gli effetti e-” “Oramai saranno cadute in
prescrizione.” “Però, se ti va, stasera puoi venire da me. Ci
sarà lei”indicò Hikari. “Véronique è ancora in giro per il
mondo con il suo grande amore, ma rivedresti mia madre e...” “Nonno
Michel?”domandò speranzosa.
“Oh,
sì, certo, lui in pole position.” replicò perplesso lui.
“Perfetto,
allora!” Stampò ancora a Takeru altri tre baci, rivolgendosi a
Hikari. “Vediamo se ricordo ancora. Contente
di conoscere voi.”cercò
di sillabare in giapponese, con scarso successo.
“Guarda
che parla anche inglese”s'intromise Takeru. “E il tuo giapponese
è un po' arrugginito...”
Catherine
fece spallucce, fermando un taxi per portare a casa le voluminose
buste che aveva con sé.
“L'importante
è che abbia capito, no? A stasera!” Gli mandò un altro bacio
volante, prima di sparire nel traffico.
Hikari
camminava a passo svelto, degnando di uno sguardo ben poche vetrine.
D'altronde, non poteva aspettarsi di trovare nel centro di Parigi
occasioni a buon mercato.
Takeru
faticava quasi a starle dietro.
“Ehi!
Dobbiamo correre la Parigi-Dakar?”
“Divertente”replicò,
sprezzante.
Takeru
la prese per mano, costringendola a fermarsi.
“Mi
spieghi che hai?”
“Io?
Niente”
“Dai,
sei gelosa di Cathy?”
Hikari
lo strattonò in avanti. “Heathcliff, ma stasera è previsto
qualche arrosto o cose del genere?” “Heathcliff? Vedi che in
realtà sei un'anima romantica?”
La
baciò sulla guancia.
Hikari
si scansò, ma continuandogli a tenere la mano.
“Solo
perché ho letto Cime
Tempestose?
Ad ogni modo, vorrei
provare la ratatouille”
“E
ratatouille sia” sospirò Takeru.
Camminarono
in silenzio per un altro po', quando Hikari gli chiese: “Come fa
quella a conoscere addirittura tuo nonno?”
“Quella
si chiama Catherine.”sorrise Takeru. “Beh, avevamo sì e no
undici anni quando ci siamo conosciuti-”
“Undici
anni?” scosse la testa, continuando una sorta di monologo
interiore. “Ma poi, perché la cosa dovrebbe stupirmi?” Takeru
le strinse ancora di più le dita. “Hikari...Era una mia vecchia,
vecchissima cotta. Dava più retta a mio nonno che a me; se avesse
saputo il mio futuro, forse ci avrebbe ripensato.” “E ti
piaceva?”
Takeru
le pizzicò una guancia.
“Non
credo che all'epoca avessi molti ormoni in circolo. Però, sì,
suppongo di sì. Poi ho conosciuto Véronique, e il resto lo
sai.” Hikari continuava a macinare metri su metri, pensierosa.
“Ma
perché invitarla stasera?” Takeru fece spallucce. “Chi se ne
importa se ci sarà anche lei! Io sono qui per passare il Natale con
mia madre e mio nonno. “ Trasse un profondo sospiro, guardandola in
tralice. “E ovviamente con te. Il resto può passare in secondo
piano tranquillamente.”
“Oh!
T'es
si jolie!”
Hikari
indossava un vestito rosso e bianco, intonato perfettamente col clima
della festa in corso. A farle quell'apprezzamento in francese, di cui
lei aveva intuito solo il senso, era stato il nonno materno di
Takeru, un uomo che, in passato, era stato sicuramente un tombeur
de femmes,
proprio come il nipote.
Nonno
Michel le baciò una mano, complimentandosi col nipote per l'ottima
scelta, e lui non smentì nulla. Fissava Hikari come solo chi ama può
guardare, con un'espressione dolce.
“Che
c'è? Mi ha detto qualcosa d'imbarazzante? Ho qualcosa fuori posto?
Sapevo che questa forcina mi avrebbe dato problemi!”
Takeru
l'osservò sistemarsi i capelli, in trance. Poi si prese il viso tra
le mani, ridendo. “Non so proprio come fare con te”sospirò,
prendendola per le spalle e dirigendola a tavola. “E nemmeno senza”
mormorò, causando un'improvvisa tonalità nel viso di Hikari affine
al vestito.
“Prima,
mio nonno ha solo detto che sei veramente bella.” Le indicò il
posto a sedere, spostando la sedia in modo da farla sistemare.
In
quel momento, un maggiordomo annunciò l'arrivo della signorina
Catherine, e con lei, temevo, la fine della pace domestica.
Catherine
apparve vestita solo di bianco, altera e apparentemente sicura di sé.
“Semba
la leggina elle nevi!”soffiò Chris, indispettito.
La
tavolata non era affatto numerosa: la lunga tavola rettangolare
prevedeva solo cinque coperti.
“E
tua nonna?” domandò Hikari, meravigliata.
“È
morta tempo fa.”replicò Catherine. “Io c'ero.” Takeru
sbuffò.
“Oh”fece
Michel, dolorosamente. “Sono dieci anni che passo il Natale senza
di lei.” Catherine gli prese la mano, sembrando sinceramente
dispiaciuta. “Oh, Michel. Come mi è mancata la vostra sensibilità
in questi anni.” Natsuko, oltremodo contrariata, ordinò ai
camerieri di servire gli antipasti, rigorosamente vegetariani.
Takeru,
intanto, traduceva parola per parola la sviolinata che Catherine
stava rivolgendo a nonno Michel, provocando ora le risate ora lo
sdegno di Hikari.
“Come
mai tutto a base di verdure?” “Hikari è vegetariana”spiegò
Takeru pacatamente.
“Quel
dommage”sospirò
Catherine, infilzando un pezzo di melanzana grigliata.
“Ritengo
che non sia buona educazione recriminare su una cena in cui si è
ospiti.” Natsuko si pulì delicatamente la bocca col tovagliolo,
sorridendo freddamente all'indirizzo di Catherine.
Lei
arrossì. “Oh, ma certamente, è solo che pensavo alla tradizione,
et
la dinde.”(***) “Questa
cena è per mio figlio, lui ha chiesto solo verdure, e io lo
accontento. Nemmeno tu vuoi vedere Takeru scontento, vero, cara?”
Natsuko
ripeté la frase in giapponese, poiché Takeru non sembrava volerla
tradurre a Hikari.
“Si
veggogna”decretò saggiamente Chris.
“Sì,
la gente tende a vergognarsi delle gentilezze che fa e a vantarsi
delle proprie azioni peggiori.”confermai, sorridendogli.
Hikari
rimase interdetta per un attimo, poi sorrise, rivolgendo la sua
attenzione al piatto, che, per quel Natale, non conteneva l'usuale
tacchino.
“Posso
farle una domanda?”si permise Hikari, una volta che ebbero finito
le portate principali.
“Certo,
cara”le sorrise Natsuko.
“Pensavo
che lei fosse francese, e invece...” “Oh, la storia è un po'
complicata. Io sono per tre quarti francese, mio padre”indicò
nonno Michel, che stava raccontando a Catherine di certe sue gesta
durante una non precisata guerra “è metà giapponese e metà
francese. Io sono nata in Francia da madre totalmente francese e
padre per metà francese...Non so dirti quanto Takeru abbia di
francese nel suo sangue, ma di sicuro è più giapponese.”
Hikari
sorrise, accettando di buon grado un po' di champagne.
Catherine
aveva convinto Takeru, seppure con grande sforzo, a ballare con lei
un lento, cantato lì per lì da Michel.
Hikari
abbozzò un sorriso, guardando Takeru che cercava disperatamente di
svincolarsi da lei.
“Probabilmente
ti sarò sembrata una madre degenere, dai suoi racconti”
Natsuko
bevve un altro sorso, osservando dolcemente suo figlio e suo padre,
ora intenti a sfidarsi a braccio di ferro.
Hikari
scosse la testa. “Io so solo che ha tanta stima di lei. Takeru dice
che lei è veramente un pezzo grosso, nel suo campo.” “Se lui
è così instabile con le donne, è solo colpa mia e di
Hiroaki.”mormorò, abbandonando il bicchiere. “Ed ora andiamo a
cacciare quell'oca bionda.”
Hikari
si lasciò sfuggire un sorrisetto, lasciando sul viso di Takeru, che
la stava osservando, un'ombra divertita.
“Non
provare mai più a riportare Catherine”ingiunse Natsuko al figlio,
una volta effettuato il brindisi augurale e mangiata la bûche
de Noël.
“Maman,
era da sola, che dovevo fare?” “Ma hai visto tuo nonno? Se ho
lasciato che ti vedessi con Véronique e non con lei, ci sarà pur
stato un motivo.” “Sì, mamma”
Takeru
assunse il tono di un bambino irrispettoso e nient'affatto pentito,
mentre Michel blaterava su quanto fosse ancora affascinante,
nonostante i capelli bianchi.
“Nonno,
lei guardava solo il tuo portafogli.”
“Sciocchezze.
Erano anni che una donna non mi guardava!”
Takeru
scosse la testa, prendendolo per le spalle. “Adesso andiamo a
dormire, eh?” “Ma no! La notte è giovane! Hai una splendida
ragazza” guardò Hikari, ammiccando. “...E anche l'altra non è
male, ma preferisco le more!”
“Tuo
nonno è davvero simpatico”sorrise Hikari, salutando anche Natsuko,
che le aveva appena augurato la buonanotte.
“Non
ci sta più con la testa”mormorò Takeru. “Vuoi un altro po' di
champagne?”
“Oh,
no, altrimenti non rispondo più di me stessa.” “Non mi
dispiacerebbe vederti così”sorrise lui. “Beh, Buon Natale.”si
strinse nelle spalle, alzandosi e afferrando un pacco sotto l'albero.
“Mia
madre e mio nonno lo apriranno domani, e comunque si aspettano lo
stesso regalo che faccio loro da anni. Ma questo è per te.”
Hikari
s'illuminò come se fosse tornata bambina, nonostante, in effetti, in
Giappone non fosse usanza familiare scambiarsi i doni di Natale.
“Non
dovevi, io-”
Takeru
la zittì con due dita. “Non importa se non mi hai regalato niente
per Natale.”
Hikari
aprì la confezione lentamente, quasi timorosa di strappare la carta.
Infine, rivelò un lungo vestito bianco.
“Mi
dispiace se somiglia tantissimo a quello che aveva Catherine oggi, ma
quel giorno che abbiamo fatto shopping lo guardavi così-” Hikari
gli buttò le braccia al collo-forse lo champagne cominciava a dare i
suoi effetti.
Takeru
la strinse appena.
“Non
pensavo te ne saresti ricordato. È semplicemente stupendo.”
Takeru
le sorrise. “Vorrei te lo mettessi per la prima occasione speciale
che ti capita, anche se non è per me.”
Hikari
si alzò, appoggiandoselo addosso.
“Sembro
quasi una sposa”sorrise imbarazzata, poggiandolo poi sul divano.
“A
dir la verità...” Hikari si inginocchiò, recuperando un pacchetto
fatto a mano sotto l'albero “Ho anch'io qualcosa per te. Certo, non
è ai livelli del vestito, però...”
Takeru
fu molto più veemente nell'aprire il proprio dono, rivelando un
album di foto.
“Ma
queste...”
Non
erano foto qualsiasi. Erano foto solo di loro due, quelle foto che
Frida aveva scattato qua e là durante il periodo in cui erano stati
insieme. Di quando avevano riso da morire per la prima volta. Di
quando s'erano stretti la mano, iniziando a diventare amici.
“Me
le sono fatte spedire da Frida. Non so i tuoi gusti, e forse sono
troppo costosi per me, e poi volevo vedere quelle foto e-”
Takeru
le accarezzò una guancia. “Grazie. Ci sono degli spazi vuoti, in
questi giorni faremo altre foto, non credi?”
Hikari
gli strinse la mano.
“Frida
mi ha mandato anche questo, pare sia una tradizione
nordica.” Estrasse da una tasca un rametto di vischio.
“Perché
non l'hai tirato fuori prima?!”ridacchiò, fissandola ancora
ardentemente negli occhi.
“Catherine
attendeva solo questo.”fece sarcastica Hikari.
Takeru
prese il ramoscello, sollevandolo appena sopra di loro.
“Buon
Natale, Hikari.”
Chiuse
gli occhi, sfiorandole i capelli con la mano libera.
“Buon
Natale, Takeru.”
Hikari
azzerò velocemente la distanza tra di loro, baciandolo con
delicatezza.
Takeru
la baciò sulla fronte, augurandole la buonanotte, forse sospettando
che Natsuko li stesse guardando-cosa che, effettivamente, stava
avvenendo.
Sospirai.
Se solo fossero stati da soli...
E
poi sorrisi. Avevo quasi finito. Se aspettavano ancora a darsi del
tutto l'uno all'altro, potevo star certo che la profondità dei loro
sentimenti stesse solo aumentando.
Sapevo
che era questione di tempo, e temevo di non poter più far molto,
come cercai di spiegare a Chris. Sapevo
di non poter più far molto.
“Oh,
Takeru, giusto la sciarpa che mi serviva!”
“Adoro
questi sigari!”
25
dicembre, mattina.
Hikari
aveva comprato, per la madre di Takeru-non sapeva ci sarebbe stato
anche nonno Michel- una serie di candele profumate per la casa, su
consiglio del giovane giocatore di basket. Tutti gradirono i doni, e
per Hikari si apriva una lunga serie di escursioni in giro per la
città.
Si
emozionò di fronte alla grandezza di Notre Dame; si divertì a
verificare, dall'alto della Tour Eiffel, come effettivamente gli
incroci davano origine al disegno di una stella; salì la scalinata
di MontMartre, accusando Takeru, che faticava a starle dietro, di
essere ormai fuori allenamento.
La
sera del 26 dicembre, Takeru le propose una gita sui bateaux mouches.
Di
notte, erano estremamente romantici, ma sfortunatamente non erano
soli.
Molte
altre coppie erano lì, sulla Senna, a giurarsi amore eterno, a
chiedersi in matrimonio, a dichiararsi per la prima volta.
“Ti
dispiacerà tornare a Chicago, domani?”le domandò Takeru,
abbracciandola per evitare che sentisse troppo freddo.
“No,
ad essere sincera. Parigi è bellissima, ma...” “Ma tu sei una
stacanovista.” mormorò scherzosamente lui.
Lei
si appoggiò al parapetto, sempre con le spalle coperte dal corpo di
Takeru.
“Non
direi, non in questo periodo. Da quando ti ho conosciuto, sembra
tutto molto più semplice.” Hikari si zittì di un colpo,
godendosi l'improvvisa nevicata che era iniziata sulla Ville Lumière.
“E
questo è un male?” “No, è soltanto un dato di fatto. Ho solo
un rimpianto.” “Quale?”chiese lui allarmato. “Non ho
visto Disneyland.” Takeru le baciò i capelli, ridendo e
promettendole che la prossima volta sarebbe stata la loro prima meta,
sussurrandole in seguito una poesia in francese, traducendola dopo.
“Trois
allumettes une à une allumées dans la nuit
La
première pour voir ton visage tout entier
La
seconde pour voir tes yeux
La
dernière pour voir ta bouche
Et
l'obscuritè tout entière pour me rappeler tout cela
En
te serrant dans mes bras.”
“Questa
poesia va per la maggiore, qui a Parigi. E si chiama Paris at night.”
“Allora
è perfetta”sorrise lei, serrandosi a lui. “Anche se non abbiamo
fiammiferi.”
“Però
ti stringo tra le braccia.”
“Takeru...” “Mh?”
“Dici
sempre che sono una patita per il lavoro, che non mi so divertire,
che non so prendere la vita con leggerezza, ma...Se ti chiedessi di
partire il 28 per Tokyo, con me...Tu verresti? È tanto che non
festeggio il Capodanno a casa.”
Takeru
continuò a baciarle i capelli.
“Partirei
subito.”confessò, strappando a Hikari uno dei sorrisi più belli
che le avessi mai visto fare.
(*)
Mi sembra venga da Patch Adams
(**)
L'appellativo 'Maman' mi ricorda un film, ma non riesco assolutamente
a ricordare quale ^^'
(***)
Tacchino
Tre
fiammiferi, accesi uno ad uno nella notte
Il
primo per guardarti il viso
Il
secondo per guardare i tuoi occhi
L'ultimo
per guardare la tua bocca
E
tutto il buio per ricordare tutto questo
Mentre
ti stringo tra le braccia.(Jacques Prévert)
Oggi
sono di un romanticismo spaventoso, sarà che è il mio compleanno,
sarà che ormai è primavera, sarà una lunga e complicata serie di
fattori, eppure eccomi ad aggiornare ^^
Mi
rendo conto che leggere di Natale dopo Pasqua farà strano, ma sapete
che sono lentissima xD Il momento fatidico si avvicina sempre di più,
e sto cercando di stringere i tempi :) Il miele che emana questo
capitolo è qualcosa di mostruoso, per me, ma mi hanno assicurato che
sarà ben gradito, o almeno lo spero ^^
Un
bacio a voi tutti, e come sempre grazie :) HikariKanna
PS:Il
titolo del capitolo è una citazione dell'ultima frase di Casablanca
:)
“Stavolta
sì che partiamo con tutto comodo.”fece Hikari, che non aveva
smesso di ripetere quella frase un solo secondo, come un mantra.
Di
nuovo aeroporto, di nuovo Chicago, ma la meta non era più l'Europa,
bensì Tokyo.
Ciò
che Hikari chiamava casa.
Takeru
sorrise.
“Non
che fossimo puntuali, siamo solo stati fortunati per il ritardo del
volo.” “Fortunati, poi!”replicò lei, imbronciata. “Già
ci matteremo una vita a tornare...”
“Questa
volta, però”disse Takeru, arrotolando il giornale che stava
leggendo,
“ci tratteniamo un po' di più.” Hikari annuì, cominciando
distrattamente anche lei a sfogliare il giornale.
“Mia
madre avrebbe voluto che ci fermassimo ancora un po': effettivamente,
tre giorni sono stati pochi.” “Proprio per quello, io
avevo una valigia piccola”chiosò Hikari a braccia conserte.
Takeru
le fece una linguaccia.
“Hai
portato la macchina fotografica?” “Anche qui?” “Ma
no”fece lui, con un cenno della mano. “Non quella professionale.
Quella che possiamo usare per le foto da mettere nel tuo album, nel
nostro
album.” “Oh! Certo, è ovvio! Non passo il Capodanno a un
tempio realmente giapponese da non so quanto tempo.” “Magari
riesco a rivedere mio padre” buttò lì Takeru, stiracchiandosi.
“Vive
a Tokyo?”
Takeru
annuì.
“Non
lo vedo da tantissimo tempo...suppongo, tuttavia, di sì. È il
dirigente di una tv nazionale.”aggiunse.
“Però,
siete tutti conosciuti!”
Lui
si limitò a fare spallucce.
“Chissà
com'è tuo padre.” “Come te lo immagini?” “Non saprei,
tua madre è volitiva, sebbene dolce.” “Merito-o
colpa?-dell'età.” “Ma no, dai. A me ha dato una buona
impressione. Forse ti ha trascurato tanto, in passato, perché ha
sofferto per la separazione da tuo padre, no? Forse ha voluto solo
buttarsi nel lavoro, non pensare quasi più a niente. Takeru, non sto
dicendo che quello che ha fatto è giusto, sto solo cercando di
capirla.” “Dubito che tre giorni ti basterebbero, per dare un
quadro psicologico completo di Natsuko Takaishi.”rispose amaramente
lui.
Hikari
gli prese una mano.
“E
a te non basterebbe una vita...ma rimane sempre tua madre. E ho
notato come ti sia legata. Magari non lo dimostra perché ha paura,
si porta ancora dentro il retaggio della sofferenza, chi lo sa. Però
ti vuole seriamente bene. E perché non dovrebbe? Sei il suo unico
figlio. È un legame che va al di là di ogni comprensione.” Così
dicendo, gli pizzicò una guancia, causando un moto di gratitudine
nello sguardo di lui. “Pensavo dicessi qualcosa tipo 'E perché non
dovrebbe? Sei meraviglioso'”.
Hikari
roteò gli occhi. “Soprattutto modesto.” “E chissà come
sono i signori Yagami.” “Oh, una vecchia coppia di sposini.
Sono tremendamente romantici. Quasi troppo, per chi è perennemente
single.” Takeru assunse un'espressione pensierosa. “Tanto per
parafrasare una tua vecchia domanda, in qualità di cosa mi porti a
casa?”
Evidente
risposta al 'perennemente single'. Sorrisi tra me e me, Chris
interloquì: “Si coshidea suo fiddazato!” “Ah, se l'è
sbrogliata Taichi, non ho idea di come ti abbia definito. Sempre se
lo ha fatto, potrebbe chiamarti 'quello'
per il resto della tua vita.”rispose Hikari con finta noncuranza.
Se
c'era una cosa che ancora mi sfuggiva, era proprio il comportamento
di Hikari. Lei e Takeru avevano condiviso tutto, o quasi, e lei era
irresistibilmente attratta da lui, e forse l'amava già. Era una
persona disorganizzata che mirava all'ordine cosmico; aveva assunto
Miyako per questo, per far ordine. Eppure, s'incaponiva a non far
ordine nella sua vita sentimentale: era così difficile inserire il
pezzo mancante nel puzzle, ammettere che quella era una relazione
romantica a tutti gli effetti? O Hikari aspettava ancora qualcosa?
“Rivedrai Sora?” Hikari sospirò.
“Probabilmente
sì. Vorrei chiederle un consiglio,
e, chissà, magari conoscere questo fantomatico ragazzo che le ha
fatto perdere la testa.” Certo, come no. Mi trattenni dal
commentare solo per la presenza di Chris, ma era fuori discussione
che Hikari potesse incontrare Yamato.
“Contenta
di tornare a casa?” Takeru le intrecciò le dita con le sue,
osservandola dolcemente. Hikari annuì silenziosamente, poggiando
la testa sulla spalla di lui.
“Mi
manca un po' Tokyo, anche se ormai tutto il mio universo è a
Chicago. E a te non fa strano tornarci?” “Ci ho vissuto per
poco, in fin dei conti. Vivo in America dai tempi delle mie medie, e
prima facevo continuamente viaggi in Francia. A Tokyo, salvo mio
padre, non ho nessuno.” “Dove ti senti a casa? Tokyo, Parigi,
Chicago?”
“Casa...è
solo una parola. Parola che ha smesso di avere un significato quando
mio padre ha varcato quella soglia, quando venivo trasportato a
Parigi come un pacco postale, quando Véronique è partita per la
prima tournée, dicendo che avrebbe mandato qualcuno a prendere le
sue cose.”
Takeru
fissava il vuoto, perso in chissà quali ricordi.
Hikari
rafforzò la stretta. “Dai, foto!” Estrasse fuori dalla borsa
la macchinetta fotografica, e quello fu il primo ricordo del nuovo
viaggio insieme.
“Mamma!
Papà!”
Hikari
sembrò dimenticare Takeru per un attimo, ma lui non fece nulla per
essere notato, per la prima volta da molto tempo.
La
signora Yagami abbracciò sua figlia, e alla stretta si unì
placidamente il signor Yagami. Pensai ai rapporti familiari umani, e
a Miyako e Ken. Avevano lottato per avere anche solo un momento così.
Hikari
s'inanellò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, improvvisamente
timida, spingendo indietro i propri genitori e facendo cenno a Takeru
di avvicinarsi.
“Lui
è...Takeru Takaishi. Takeru, questi sono i miei genitori”
Lui
s'inchinò leggermente, offrendo uno dei suoi migliori sorrisi.
La
signora Yagami arrossì quasi, nello stringere la mano di
quell'altissimo ragazzo così straniero nell'aspetto.
“Yuuko
Yagami”
Il
padre di lei sorrise, altrettanto cordiale ma leggermente più teso.
“Susumu
Yagami”
“Mi
chiedo se non sia stato quasi sconveniente presentarmi a casa vostra,
per Capodanno, e irrompere in una splendida riunione
familiare...”iniziò a sviolinare Takeru.
Yuuko
lo interruppe. “Nostro figlio Taichi non ci ha voluto dire
esattamente in che-” “Mamma”sibilò Hikari, bordeaux. “È
un ospite, potremmo evitare domande indiscrete?”
Il
signor Susumu posò una mano sulla spalla di sua moglie, sorridendo
enigmatico. “Forse Taichi aveva proprio ragione.”
“Un
attimo. Che vi ha detto mio fratello?” I due coniugi si
scambiarono un'occhiata di complicità. “Nulla, sai com'è tuo
fratello!” “Appunto! Cosa-”
“Niente,
cara, davvero. Allora, ti vedo quasi bene, hai forse ripreso a
mangiare?” “Mamma!”
“Ma
tesoro! É vero! Takeru-kun, per favore, dille anche tu che è magra
da far paura!” “Quando hai deciso di usare il -kun,
mamma?!”mormorò Hikari, trascinando il proprio trolley.
“Yuuko-san,
lo dico sempre. Mi ha proprio
letto nel pensiero.” ridacchiò Takeru.
Hikari
gli rifilò una gomitata. “Yuuko-san?
Ci mancava solo che ti
alleassi con mia madre!” “E perché no, scusa? Mi spiano solo
la strada.” “Ti spiani la strada per
cosa?” Il signor
Yagami tossicchiò, indicando la strada per giungere al parcheggio.
“È
da tanto che non vieni a Tokyo, cara. Ora ci penso io a prepararti
tanti manicaretti giapponesi!” “Mamma...”protestò
debolmente Hikari.
“Non
accetto lamentele.” “Ma...A gennaio Takeru tornerà in campo,
e se dovesse rimpinzarsi troppo, hai idea di quanto ci metterebbe a
ritornare in forma?”
“Ehi!
Non si preoccupi, signora, Hikari-chan scherzava. Mi piacerebbe
tantissimo assaggiare la sua cucina.”
“Ora
capisco da chi hai preso.”
“Mi
piacerebbe tantissimo assaggiare la sua cucina.”lo
scimmiottò Hikari, sedendosi a tavola.
“Spero
ti piacciano le verdure! In questa famiglia vanno per la maggiore.”
“Vedo”rispose
Takeru, mentre una strana poltiglia verdastra gli veniva versata.
Takeru
provò invano ad afferrarla con le bacchette, ma fu un tentativo
inutile.
“Non
ti devi formalizzare davanti a noi”sorrise affabile il signor
Yagami, cominciando a bere direttamente dalla ciotola.
Hikari
si coprì metà del viso con le mani.
“Papà!
Mi dispiace, sarai abituato a-” Takeru le sorrise, adeguandosi
subito al nuovo metodo e invitandola a fare altrettanto, pur con una
strana smorfia sul volto.
“Caro,
mi aiuteresti con i piatti?” “Certo, Yuuko.”
Hikari
si accasciò sul divano, dopo essersi sincerata che non ci fosse
bisogno di un'ulteriore domanda.
Takeru,
invece, si mise a girovagare per la piccola cucina.
“Che
stai cercando?” “Eri tu da piccola?” Takeru prese una
cornice, con una sorridente e sdentata Hikari.
“Aspettami
qui!”
Hikari
tornò, dopo pochi minuti, con parecchi album di fotografie, ed
iniziò a spiegare la storia di ogni singola foto a Takeru.
“Qui
Taichi s'era fratturato il ginocchio giocando a calcio con Sora! Qui,
invece, mamma aveva appena creato uno strano sformato e aveva deciso
di fotografarlo...Lei non lo sa, ma io e Taichi non l'abbiamo mai
mangiato, a sentirsi male fu il povero Miko!”sussurrò in tono
cospiratore. “Chi è Miko?” “Era il nostro gatto”sorrise
dolcemente Hikari. “A proposito, chissà come starà Ayame da
Iori.” “Benissimo, Kirsten adora gli animali.” “Lo
avrei dato a Miyako, ma è diventata isterica al pensiero di un gatto
durante la gravidanza.”
“Mi
piace vedere le tue foto.”mormorò Takeru piano. “E a me piace
scattarle.”
“Ora
posso quasi dire di conoscerti da sempre.”sorrise allegramente. “E
qui? Perché eri in ospedale?”
Takeru
indicò una foto di Hikari in un lettino, circondata di cioccolatini
e fiori.
“Ero
molto cagionevole. Ma sta tranquillo, adesso sono fortissima!”
Scherzosamente,
gli allungò un pugno sul braccio. Lui le strinse la mano, baciandola
delicatamente.
Hikari
si arrotolò una ciocca di capelli, e il suo sorriso si allargò.
“Spiacente,
nella camera di mio fratello troverai un tale disastro...Spero
abbiano riordinato il più possibile!”
Takeru
fece spallucce. “L'importante è dormire, sono distrutto dal jet
lag.” “Takeru, mi dispiace se casa nostra non è...ecco, la
tua era una reggia, al confronto, e...” Hikari si tormentava le
dita, nervosa.
“Ma
questa casa ha visto molto più calore di quanto io ne abbia mai
provato in vita mia. E poi, se proprio vuoi sdebitarti, lasciami
dormire con te.”ammiccò. Hikari arrossì.
Takeru
rise di gusto. “Giusto, ci sono i tuoi di là, non sarebbe saggio.
Però...” Sospirò, quasi a scacciare un pensiero fisso.
“Buonanotte,
Hikari-chan.” Hikari
si sporse a dargli un bacio sulla guancia. “Accontentati del bacio
della buonanotte, Takeru-kun.”
“Certo
che sembri così straniero, Takeru-kun! Eppure hai un nome giapponese
al 100%.” La signora Yagami s'era alzata di buon'ora per
preparare una degna colazione giapponese, ma lo sforzo sembrava quasi
vano, poiché sia Hikari che Takeru erano ancora sotto i postumi del
cambiamento di fuso orario.
Takeru
represse uno sbadiglio.
“È
che mia madre è per un quarto francese, Yuuko-san. Forse conosce
Natsuko Takaishi?”azzardò.
Lei
lasciò quasi cadere la ciotola di riso che gli stava
riempiendo. “Davvero?!” “Mamma” sbadigliò Hikari.
“Perché tu sai chi è, e io non ne avevo mai sentito parlare?”
“È
famosissima, Hikari! Oh, come mi piacerebbe conoscerla! È un vero
mito!”
Hikari
le rivolse uno sguardo stralunato.
“Sono
sicuro che anche a lei farebbe piacere, ma purtroppo ora è a Parigi.
Se vuole, dopo potremmo chiamarla insieme al telefono.” “Oh,
Takeru-kun! Hikari, hai portato veramente un ragazzo d'oro!”
Il
signor Yagami scambiò un'occhiata d'intesa con sua figlia, alzando
gli occhi dal giornale.
“Tuo
padre sarà fiero di avere una moglie così famosa e in
gamba.” Takeru ingollò una manciata di riso.
“Oh,
beh, suppongo lo fosse, quand'erano sposati.” “Mi dispiace.”
mormorò il signor Yagami, ripiegando il giornale e sospirando.
“Non
si preoccupi.” “Non è morto, papà, lavora a Tokyo. Il signor
Hiroaki Ishida è il dirigente di quella tv famosa, di cui non
ricordo mai il nome.”
“Sei
il figlio di Hiroaki Ishida?”ripeté il signor Yagami, stupefatto.
“Proprio
così.”annuì Takeru. “Anzi, progettavo di andarlo a trovare poco
prima di partire, non lo vedo da molto.” “Oggi però andiamo a
trovare Sora.”annunciò Hikari, finendo di mangiare.
La
signora Yagami sospirò.
“Mamma,
Taichi sta bene. Si riprenderà.” “Il punto è che noi non ce
ne facciamo una ragione.” “Lo so, però...”Hikari fissò
Takeru, che stava rimirando le bacchette. “Si riconosce la persona
giusta solo incontrandola, e Sora deve aver...trovato qualcuno
migliore di Taichi, almeno per lei, anche se mi riesce ancora
difficile crederlo. Ma...Ma lui se la caverà come sempre.”
“Dove
abita Sora?” “L'ultima volta mi ha lasciato l'indirizzo, da
questa parte...non è tornata a vivere con i suoi. Chissà se
incontreremo questo formidabile Yamato!”
“Gli
chiederò consigli su come conquistare le donne così
velocemente!”ironizzò Takeru, avvolgendosi la sciarpa al collo.
“Come
se ne avessi bisogno!”
Hikari
suonò; il portone si aprì e i due salirono per una vecchia
scalinata. Il palazzo non sembrava affatto essere lussuoso, ma
supponevo Sora e Yamato fossero felici.
Sora
li accolse in tuta, intenta com'era a sistemare ancora pacchi.
“Sai,
sono tornata da un paio di settimane! C'è ancora tantissimo da fare!
Oh...Ma non sei sola!” “Permesso?” “Prego, entra anche
tu, Takeru!”
Sora
gli strinse la mano, poi abbracciò Hikari. Supponevo a ragione.
Non
potevano vedere Yamato, certo, ma io- Chris era via con Maya- sì, e
finalmente vedevo solo sorrisi. Yamato poteva rendersi visibile a
Sora perché lei sapeva della sua esistenza, come i bambini. Solo chi
crede negli angeli li vede, oppure chi usufruisce del nostro aiuto,
in casi particolari. È rarissimo che un angelo del cuore si presenti
in quanto tale alle sue vittime, comunque, e preferivo evitare di
provarlo.
“Sono
così contenta che tu sia venuta nonostante...Beh, lo sai.
Taichi...?” “Resterà a Chicago per molto tempo, Sora, e non
puoi biasimarlo. Credo che ti debba stare lontano...Oh, non c'è
Yamato?” “No!”si affrettò a rispondere Sora, guardando
nervosamente nella direzione di lui, che si allontanò,
raggiungendomi all'esterno.
“Ciao,
Daisuke! Immaginavo ci fossi anche tu!”
“Yamato!
Ti vedo benissimo!” “Mai stato meglio.”sorrise,
accomodandosi a sentire la conversazione.
“E
sei riuscita a portare su questo da sola?” Takeru indicò un
pianoforte, suonando distrattamente qualche nota.
“Sora,
non sapevo suonassi!” “Ma non sono io. È lui...Lavora nella
musica, è un genio. Spero che presto riuscirete a sentirlo
suonare.” Colsi una nota di tristezza, e un sospiro alla mia
destra.
“Lo
spero anche io.” sorrise Hikari. “Takeru, visto che Sora deve
buttare questi scatoloni vuoti, perché non le dai una mano
tu?” Takeru le lanciò un'occhiata torva. “Se cerchi una scusa
per spettegolare, puoi dirmelo tranquillamente.” “Renditi
utile comunque, e butta i rifiuti. Mi raccomando, raccolta
differenziata.”
Mentre
Takeru eseguiva l'ordine, Sora mise a bollire l'acqua per il the.
“Mi
dispiace se l'appartamento è alla stregua di un
accampamento.” Hikari alzò le spalle. “Macché. Sai, Sora,
mi secca quasi ammetterlo, ma ti trovo davvero bene.” “Ti
secca?”ripeté Sora, asciutta, versando il the nelle rispettive
tazze.
Hikari
sospirò. “Pensavo quasi che le cose si sarebbero sistemate, che
sarebbe tutto tornato come prima. E invece dovevo arrendermi subito
all'evidenza. Tu odi i cambiamenti, Sora, e guarda quanto sei
cambiata. Questo Yamato dev'essere davvero straordinario.”
“Non
vantarti, sai!” scherzai con lui, mentre Sora gli lanciava uno
sguardo fugace e lui sorrideva.
“Lo
è. E tu, come mai hai deciso di portare a Tokyo Takeru? Mi sono
persa qualcosa?”
Hikari
iniziò a tartagliare qualcosa; nel frattempo domandai a Yamato:”Così
Sora sa della mia missione?” “Sì, ti vede, non ha senso
nasconderglielo. E non voglio più nascondere niente, almeno a lei.
Comunque, tranquillo, tifa per Takeru, ti potrà solo essere
d'aiuto.”
Tirai
un sospiro di sollievo.
“Beh,
non molto.”riprese Hikari. “Io sono stata a Parigi, e ho
conosciuto sua madre.” “Hai conosciuto Natsuko Takaishi! É un
guru, per chi lavora nel mio settore!”
Hikari
deglutì. “Dovevo essere molto ignorante, per non sapere chi
fosse.”aggiunse a mo' di scusa.
Sora
sorrise.
“Meno
male che ora c'è Takeru, eh?” Hikari bevve un lungo sorso di
the.
“Sora,
io non so che...che mi succede, improvvisamente mi trovo così bene
con lui.” L'altra si appoggiò a un gomito, interessata agli
sviluppi della vicenda.
“Improvvisamente?” “Sì,
prima lo trovavo solo un playboy da strapazzo! Se mi faceva un
complimento, non ci credevo o minimizzavo. Se mi stringeva, mi dava
quasi fastidio. E se parlava di io e lui come 'noi', m'irritavo e
basta. Ma adesso...” Posò la tazza.
Dai, pensavo, dillo
che ne sei innamorata!
“Adesso,
se ti fa un complimento, ci credi e senti le farfalle nello stomaco.
Se ti stringe, senti un pizzicore di piacere ovunque. Se parla al
plurale di voi due, vorresti solo che non si fermasse mai. Ho
ragione?”concluse Sora.
Hikari
sospirò, rossa in viso.
“Non
capisco come possa essere successo, lui...” “Sei sicura che
sia stato tutto così improvviso? Voglio dire, già è successo che
vi siate baciati, siete palesemente gelosi l'uno dell'altra, siete
andati in vacanza insieme!”enumerò Sora. “ E adesso ti ha
portato a Parigi da sua madre...E lui è qui a Tokyo a casa tua.
Hikari-chan, molte altre persone compiono questi gesti a pochi mesi
dal matrimonio, e tu ti chiedi ancora cosa provi per lui!” Hikari
si attorcigliò una ciocca di capelli per più volte, prima di
rispondere.
“Sì,
ma...E se in lui non fosse cambiato niente? Se io per lui fossi una
di passaggio?” “Non vedo perché non possa essere cambiato
anche lui, guardati!” rise Sora. “Fossi in te, mi butterei
all'istante.” “Ho...ho paura di...” Sora sospirò.
“Hai
paura di essere spudoratamente felice, ma, comunque la pensi, non
potrai nascondere ancora a lungo quel che provi a te stessa, men che
meno a lui.”
In
quel momento, Takeru rientrò dalla sua missione ecologica,
interrompendo così l'opera di Sora e la visita dei due.
Quando
Takeru e Hikari uscirono di casa, Yamato rientrò dalla sua Sora.
Prima che raggiungessi i miei due protetti, sentii Yamato sussurrare
queste parole: “Sora, non mi convince affatto Takeru.”
Incuriosito,
restai in attesa per qualche secondo. Era stato fino a quel momento
con me, perché non dirmelo direttamente? “Perché
no, Yamato?” sorrise Sora, stringendosi a lui. “Ho visto come
la guarda. Takeru...Guarda Hikari come io guardo te. È innamorato.”
Fiuu!Credevo
avrebbe detto chissà cosa! “E non la trovi una cosa
straordinaria?”
Yamato
rimase in silenzio, pensieroso, accarezzandole i capelli
“Sora...E
se venisse a sapere di...Se ricordasse, grazie all'amore?” “Ce
ne preoccuperemo se e quando accadrà.”
Sora
si sporse in avanti per baciarlo, e la conversazione si esaurì così.
Cosa
doveva ricordare Takeru, e in che modo poteva essere collegato con
Yamato?
“L'ho
trovata bene, è evidente che è in pace col mondo.”disse Takeru,
offrendole il caffè.
Hikari
rifiutò, ma Takeru dichiarò che non si sarebbe mai svegliato del
tutto senza una tazza di caffè.
“Immagino
di sì. Chissà com'è, gettare tutto all'aria per una
persona.”mormorò Hikari, seduta al tavolo del bar con lui.
“Tu
non lo faresti?” “A Chicago ho il mio studio, ho degli amici.
Sarebbe ricominciare tutto da zero, e ne avrei paura. Tu lo
faresti?” Takeru girò lo zucchero nel caffè, aspettando un
attimo prima di rispondere.
“Se
trovassi qualcuno per cui ne valesse la pena, sì. Ho cambiato tante
città, non cambierebbe molto per me.” Fissò Hikari negli
occhi, poi sorrise.
“Senza
contare che tantissimi club al mondo vorrebbero avermi nella loro
squadra!”
Hikari
aggrottò un sopracciglio.
“Per
te è sempre tutto così semplice!”
“Sei
tu che complichi le cose, cercando sempre troppo lontano.”
Takeru
bevve un sorso del proprio caffè.
“Sicura
che non vuoi nemmeno un po' d'acqua?” Hikari accettò la
proposta, prendendo il bicchiere che il barista aveva dato a Takeru.
“Non
bevi altro, di solito?” “The. Che, tutto sommato, è acqua
calda aromatizzata.”
“Allora
è vero che ti piaccio tantissimo.”
“Non
vedo perché, quest'acqua la produce forse la tua famiglia?” Takeru
scosse la testa.
“Ma
io sono composto al 72% di acqua. Il 72% è un'ottima affinità per
far partire una relazione.”
Uhm,
il termometro dell'amore ci avrebbe pensato su.
“Che
cretino...”sorrise Hikari. “Mi mancavano queste battute squallide
per conquistare le donne.” “Ogni tanto, non fa male tornare
alle origini...Ultimamente eravamo troppo romantici.”
Hikari
si morse un labbra.
Takeru
si alzò, prendendola poi per mano.
“Non
che la cosa mi dispiaccia.”
Hikari
non protestò, nemmeno quando furono per strada.
“Ricordami,
per il tuo compleanno, di regalarti dei guanti.”le fece Takeru.
“Hai le mani perennemente gelate.” “Ho, tra le altre cose,
problemi di circolazione. Ma il mio compleanno è in piena primavera,
dubito che per allora saranno utili.” “Allora, per il prossimo
Natale.” “Chi ti garantisce che passeremo il prossimo Natale
insieme?”lo stuzzicò Hikari, fermandosi davanti ad una vetrina di
un negozio di oggettistica.
Takeru
le si avvicinò ancora di più.
“Non
so più in che modo dirtelo” sospirò, mentre riprendevano a
camminare. “Ma vorrei davvero passare con te tanto tempo.
Possibilmente tutti i giorni, i mesi, gli anni a venire.”
Hikari
deglutì.
“Takeru...Ma...Quando
mi dici queste cose...Tu...” Hikari si bloccò, probabilmente
andando in iperventilazione.
“Io
cosa?” Takeru le sfiorò la fronte con un bacio.
Hikari
lo fissava con i suoi occhi grandi, e Takeru decise di sciogliere la
tensione, soprattutto per via del fatto che erano in una delle vie
più affollate del centro.
“Ora
torniamo a casa dei tuoi. Ti prometto che riprenderemo il discorso a
Chicago.” Le sfiorò le labbra con un bacio, chiedendole
poi:”Suppongo che tuo fratello sia geloso di te. Ma...è l'unico?”
Hikari
lo guardò ancora stralunata. “Non ho altri fratelli, lo sai.”
“Non
è che spunta qualche tuo ex?” Hikari sorrise, sconvolta. “Ero
poco più di una bambina quando mi trasferii a Chicago!”
“E
allora? Sai cosa succede? Gli amici di infanzia sono un classico
intralcio.” Hikari sorrise. “Dimenticavo i tuoi trascorsi con
Catherine.” “Dai, rispondimi seriamente.” Takeru sembrava
davvero sulle spine.
Hikari
scosse la testa con fare solenne. “Gli unici che potrebbero
intralciarti sono tutti a Chicago.” Takeru finse di strofinarsi
il giubbotto con aria maliziosa.
“Ah,
se sono tutti come carciofo e David...” Hikari gli fece la
linguaccia.
“Perché
tu non hai mai conosciuto Richie. Ah, il primo amore non si scorda
mai! O Paul, lui era particolarmente geloso. E Max, la prima-” Takeru
si tappò le orecchie. “Non ho nessuna
intenzione di sentire altro!” Hikari ridacchiò compiaciuta.
“Tu
hai avuto Catherine, Véronique e un harem quasi infinito.” “Ma
prima era diverso! E poi, io sono stato sincero dall'inizio! Tu non
mi hai mai detto niente...” Gelosia, pensai soddisfatto. Dovevo
ammettere che neppure io avevo mai pensato ad ex di Hikari; gli unici
ostacoli che avevo 'vissuto' erano Mark e David. “Non mi hai mai
chiesto di parlarti dei miei ex.”fece Hikari meravigliata, mentre
lui si fermava ad osservare un negozio di articoli sportivi.
“La
verità è che...” Takeru sospirò. “Non importa, davvero. Se te
lo dico, ti arrabbi soltanto. ”
Hikari
interruppe il contatto con la mano di lui, incrociando le braccia
dietro la schiena.
“È
difficile arrivare quasi ai trent'anni e non avere un passato. Ma non
ci avevi mai pensato, ecco tutto. Quando tu arrivasti in pianta
stabile a Chicago, io avevo conosciuto il mio primo amore, Richie, e
scoperto che, in fondo, a volte il primo bacio non è poi così
romantico.
Quando
Véronique se ne andava di casa, io sorprendevo Max a letto con la
mia compagnia di stanza ai tempi del college. Quando sei entrato
nella mia vita, avevo smesso di vedere Paul da qualche mese. Non c'è
davvero molto altro da dire, se non conti stupidi flirt da
ragazzina.”
Takeru
le carezzò i capelli. “Non volevo dire che solo io avevo avuto
una vita interessante. È che a me...” “Anche per me è la
stessa cosa.”lo fermò Hikari. “Anche a me, sembra che, prima di
conoscerti, andasse tutto così diversamente. Voglio
dire...All'inizio ti odiavo, ed ora...Ora non lo so nemmeno io.”
Arrossì;
Takeru la strinse a sé.
“Se
continui così, non rispondo di me” sorrise, malgrado fosse serio.
Hikari
sospirò. “Forse sto parlando solo per suggestione, sai...la neve e
tutto il resto.” “Hai descritto tutto quel che provo io da
mesi, io dubito che sia 'suggestione'. Ma di qui a definirla...Ho
paura anch'io. L'ultima volta che l'ho detto, sono stato
abbandonato.” “Ed io tradita.”
Hikari
premette il proprio capo contro il petto di lui.
“Restiamo
un po' così. Poi torniamo dai miei, ti va?”
Takeru
la cullò dolcemente tra le proprie braccia.
Sentii
una strana oppressione. Era questa la sensazione di vedere il
traguardo?
“Papà?!”
Era
arrivato il 31 dicembre. Tutto il mondo si apprestava a ricordare
l'anno passato, gioie e dolori, a trarre bilanci, e ad accogliere
speranzoso il nuovo anno.
Takeru
ed Hikari erano appena tornati da un giro al supermercato su
ingiunzione di Yuuko, che voleva offrire un ottimo pranzo di
Capodanno a tutti i parenti che si sarebbero riuniti a casa Yagami
l'indomani.
E,
mentre Takeru consegnava la spesa a Yuuko, dalle sue labbra uscirono
proprio queste parole.
Papà.
Hikari
arrivò trafelata in soggiorno.
Sul
divano di casa Yagami si
trovava un uomo che avevo visto solo in fotografia, qualche mese
prima.
Hiroaki
Ishida sembrava molto più vecchio di quanto immaginassi, come se
avesse sulle spalle tanti dolori.
Ma
nei suoi gesti, nel suo sorriso, traspariva tantissimo di Takeru.
“Mamma,
papà, cosa ci fa il padre di Takeru a casa nostra? Voi lo
conoscete?”domandò Hikari, inebetita.
“So
che è amico del mio superiore, e mi sono permesso di
contattarlo.”rispose semplicemente Susumu.
“E
di questo le sono infinitamente grato.” affermò il signor Ishida
con voce profonda.
“Takeru,
spero tu non abbia preso il mio gesto come un'invasione.”
“No,
signor Yagami, anzi, la ringrazio. Però...”guardò incerto suo
padre, poi i genitori di Hikari.
Hikari
spinse via i propri genitori, affrettandosi a chiudere le porte,
quando Takeru la pregò di restare.
Stringendogli
la mano, anche Hikari si sedette sul divano.
“Tu
devi essere Hikari, Natsuko mi ha parlato di te.”
Hiroaki
le strinse la mano, cordiale.
Takeru
aggrottò le sopracciglia.
“Ma
la mamma ha conosciuto Hikari pochi giorni fa. È possibile
che...” Hiroaki assunse un'espressione sorpresa.
“Io
mi sento molto spesso con tua madre. D'altronde, è da lei che ho
saputo che saresti venuto in Giappone, ed è per questo che ho
annullato tutti i miei impegni. Ma non sapevo come contattarti.” Si
prese la testa tra le mani.
“Fortuna
che poi è intervenuto Susumu, vero?”
Hikari
sorrise, accarezzando la spalla di Takeru.
“Speravo
venissi tu, in realtà.” continuò Hiroaki incerto.
“E
l'avrei fatto. Coi miei tempi, ma l'avrei...Oh, perché tu e la mamma
continuate a fare di testa vostra anche adesso? Cos'è questa storia
che vi sentite, ora?”
“Pensavo
ti avrebbe fatto piacere.”
Takeru
sospirò. “Mi avrebbe fatto più piacere da adolescente.” Hikari
gli pizzicò una guancia.
“Dai,
Takeru, non credi che basti? Che senso ha fare il ragazzino ferito?
Ishida-san è un uomo impegnato, ed ha annullato i suoi impegni
perché sei il suo unico figlio e voleva vederti! Takeru...Mi hai
detto tu stesso che lo volevi vedere, perché è da tantissimo che
non vi vedete...” Gli stampò un bacio sulla guancia. “Ammetti
che ti è mancato, su. Fai il bravo bambino.” Takeru la guardò
indispettito.
Hiroaki,
inaspettatamente, si mise a ridere. “Orgoglioso come tua madre, c'è
poco da fare!”
Si
alzò, arruffandogli i capelli. “Ma rimani sempre il mio
ragazzo.” Lo abbracciò e, per quanto Takeru fosse ormai un
uomo, sembrava un bambino spaventato da un incubo.
“Non
provare più a sparire per mesi.”sibilò.
“Senti
chi parla! A volte mi sembra più di parlare con la tua segreteria
che con te!”
“Non
ti lamentare, vecchio, io ho una vita.”scherzò Takeru, sciogliendo
la stretta e rivelando due occhi lucidi.
“Tsk,
guarda questo sbruffoncello.” Si chinò a sussurrargli
all'orecchio: ”Ma stavolta durerà più delle altre, vero?”
“Ishida-san,
le piacerebbe venire al tempio con noi questa notte? E domani a
pranzo qui?”
Hikari
si era inchinata leggermente, nel porre questa richiesta formale.
Hiroaki
sorrise.
“Sarebbe
la prima festa in cui mi diverto di cuore da anni.”
Un
nuovo anno stava per arrivare.
Scusate
l'immenso ritardo, non ho davvero parole per la mia negligenza ^^' Ma
è evidente che l'ispirazione è una brutta bestia capricciosa u.u
Spero che questo capitolo vi piaccia, è preparatorio al prossimo,
per il quale avrò davvero le crisi (e figuriamoci...) xD Tuttavia,
spero di pubblicarlo prima di partire per la Sardegna ^^'
Come
sempre, grazie a tutti voi per il costante appoggio :) Angeli del
Cuore sta volgendo alla fine, e provo lo stesso senso di oppressione
di Daisuke nel vedere questo 'traguardo' incombere. È un misto di
tristezza e liberazione, ma c'è ancora tempo perché prenda
forma-almeno altri cinque capitoli...Alla prossima! HikariKanna
“Anno
nuovo, vita nuova, e il tuo studio è sempre un disastro.”
Miyako
incrociò le braccia, buttando via le foto scartate del ballo
studentesco di dicembre. Hikari stava contemplando il vestito che le
aveva regalato Takeru, indecisa se lasciarlo a casa sua o nello
studio, dove l'avrebbe visto più spesso.
Miyako
si alzò con leggera fatica. Aveva raggiunto il quarto mese, e il suo
ventre era diventato più morbido e rotondo. Non si poteva dire lo
stesso del suo carattere.
“Sai
che è davvero bello? Mi ricorda un vestito che mi ha regalato
Ken!” Hikari annuì meccanicamente.
“Hikari,
se ricominci ad ignorarmi mi arrabbierò molto peggio dell'altra
volta.” Lei sospirò rumorosamente.
“Scusami,
Miya. Non so che mi prende in questi giorni.”
Hikari
si spostò nella stanza principale, armeggiando sulla scrivania.
“Non
quello, Hikari! Ti serve per il cliente di dopodomani, non ti
ricordi? E nemmeno questo!”le strappò dalle mani una fotografia
con una scenografia particolare, salvandola dalla spazzatura.
Hikari
si massaggiò le tempie e prese il telefonino.
“Se
ti preoccupi della prenotazione del signor Wynne, non devi, ha
chiamato qui, confermando...Ma è evidente che non è la chiamata del
signor Wynne che stai aspettando. Sentiamo, quand'è che ti ha
chiamato l'ultima volta?” Miyako incrociò le braccia,
appoggiandosi alla finestra.
“Tre
giorni fa.” rispose Hikari in automatico. “Oh!Cioè...A chi ti
riferisci?” Miyako roteò gli occhi.
“Sappi
che devi raccontarmi tutto.”
Hikari
mugolò. “Non mi mancava l'angolo confessioni, sai? Ti ho portato
un pensierino dal Giappone, non so se qui avete un neko
portafortuna.” Hikari
estrasse da una bustina una statuetta, raffigurante un gattino, di
buon auspicio, consegnandola alla diretta interessata.
Per
fortuna che Miyako aveva avuto ottimi voti a 'Tradizioni e simboli
terrestri, sezione Asia'! Qualunque altro angelo avrebbe chiesto cosa
fosse e, per una che si professava nata in Giappone, sarebbe stato
parecchio strano. Ma forse Hikari, viste le strane condizioni in cui
versava, neppure ci avrebbe fatto caso.
“Ehi,
piccolo, guarda che bello” Miyako si carezzò la pancia. “Il
primo regalo dell'anno in cui nascerai tu.”
Hikari
sorrise. “Dai, non ci credo che Ken non ti abbia fatto un
regalo!” “Non dal primo dell'anno, e poi che
c'entra?” “Pover'uomo, è veramente un santo.”ridacchiò
Hikari.
“Non
cercare di sviare il discorso. È il primo giorno di lavoro
dall'inizio delle ferie natalizie, ed io esigo
sapere ciò che è successo a Parigi e a Tokyo. Non provare nemmeno a
dirmi che non è successo niente, non ti crederò. Altrimenti non
saresti in pena, adesso. Sei diventata il tuo peggiore incubo, ma ti
sei ascoltata?”
“E
va bene, calma, calma. Certo che il bambino ha solo aumentato le tue
energie, ed io che pensavo il contrario!” Miyako le rifilò
un'occhiataccia. “Su, a Parigi?”
“A
Parigi...Beh, siamo stati veramente poco. Ho conosciuto una sua ex,
una cretina.” “Sento, nel tuo tono, un vago accenno di
gelosia.” Hikari fece spallucce. “Non so bene cosa
raccontarti. In fin dei conti...Non è successo nulla di
eclatante.” “Sì, certo, e magari vengo a scoprire che avete
fatto l'amore!” Hikari si morse un labbro.
“No.
Quel vestito bianco...Me l'ha regalato lui la sera di Natale. Mi ha
chiesto di indossarlo per la prima occasione speciale...Anche se non
fosse per lui.” “Tu, invece, gli hai regalato le foto che ti
ha mandato Frida, vero?” Hikari annuì. “Un po' mi sono anche
vergognata, il suo regalo è talmente bello!” “Hikari...Tu gli
hai aperto il tuo mondo, e sei entrata nel suo. Se davvero ti ama
come credo, penserà che non avresti potuto regalargli niente di
più.” Hikari arrossì. “Mi...ama?”
“Beh,
tu cosa credi provi per te? Dubito ti odi.”sorrise.
Ma
Hikari non era dello stesso avviso.
“No,
Miyako, non mi ama. Magari ha fiducia in me, e mi considera un'amica,
ma...nulla più.” “Amica. Certo. Come no.” sciorinò Miyako
tutto d'un fiato, in modo piatto. “Ha paura di poter anche solo
pensare di...di amarmi, me l'ha detto lui stesso. Ha paura di
definire quel che prova. Se prova qualcosa.”
Miyako
rimase in silenzio per un po', poi disse: “Dovete solo abituarvi.”
“Abituarci?
A cosa? A baciarci ogni tanto, com'è capitato a Natale sotto il
vischio? A fare tutto ciò che fa una coppia, e non esserlo? A volte
vorrei chiedergli cosa siamo, e non ci riesco per paura di sembrare
una bambina petulante. Anche perché, se me lo chiedesse lui, io
stessa non saprei cosa rispondergli. Amici?” “Smettila di
parlare di amicizia! Dovete abituarvi all'idea di amarvi. So che è
un rischio, Hikari, ma se va bene, vinci
tutto.” “Miya...” “Ascoltami. So che ti hanno tradita
ed usata, so che all'inizio le cose tra di voi non sono state
precisamente rose e fiori, ma la gente cambia, Hikari. Se tu solo
sapessi quanto siamo cambiati io e Ken l'uno per l'altra...È così,
rassegnati, non sospirare. Lui ti ha cambiata, e tu hai cambiato lui.
Che ti piaccia o no, si chiama amore, non amicizia. È quella morsa
al petto, quando tu non ti riconosci più, se non in lui. Sono certa
che anche per lui è così.” Hikari l'abbracciò. “Cos'eri in
un'altra vita, un guru?” “Una persona molto sciocca che ha
dovuto pensare troppo. E in Giappone? Nemmeno lì è successo
'niente'?” Miyako evidenziò l'ultima parola con delle virgolette
astratte.
“Miya,
te l'avrei detto, no. E poi, con i miei genitori, ma
dai!” “Un'adolescente. Sto parlando ad una quindicenne.
Veleggi verso i trent'anni e ti comporti come una ragazzina che deve
trovare una casa libera per la sua prima volta!” Hikari le fece
la linguaccia, buttandole scherzosamente un cuscino.
“Mi
ha chiamato una sola volta, da quando siamo tornati. Ed è stata poco
più che una normalissima conversazione, con frasi del genere: 'Tutto
bene? Come stai? Io tra pochissimo riprenderò a giocare!'” “Ti
aspettavi qualcosa del tipo 'Ohhhh, come mi manchi, amore mio?'
Sveglia! È un uomo, per di più un ex latin lover, e nemmeno state
insieme ufficialmente! Oh, già, è vero! Quando ricomincia?” “Credo
che il 14 abbia la sua prima partita dopo l'infortunio. Chissà,
potrei andarlo a vedere!” “Ecco, trovo che questa sia
un'ottima idea! Potremmo venire anche io e Ken? Lui adora il basket!
In effetti, fosse per lui, organizzerebbe sempre appuntamenti a
quattro con te e Takeru, per parlare con lui oooore di NBA, e play
off o quel che è.”Incrociò le braccia, ma guardò una frazione di
secondo verso l'alto, verso me. Forse per ricordarmi di quante
partite avevamo visto io e Ken. O forse per garantirmi il suo aiuto
la sera della partita, per far succedere quel che mancava.
“Beh,
perché no? Sarebbe bello...fargli una sorpresa.” “Informati
sul giorno preciso, senza farti scoprire!” “Ma Ken, se è
davvero tanto tifoso, lo saprà senz'altro!”
“Giusto.”annuì
Miyako. “Ma questo non significa che tu non debba chiamarlo. Non
può mica sempre chiamarti lui!”
“Magari
è impegnato...”
“O
magari pensa che sia tu ad essere impegnata. Chiamalo. Adesso.”
Miyako
indicò il cellulare, e poi si dileguò in bagno.
Hikari
compose tremante le cifre sulla tastiera.
“Ehi,
ciao, scusami, forse ti disturbo? Sono-” “Era ora che ti
facessi viva! Temevo fossi sommersa di lavoro, Hikari.”
“Potrei
anche essere un'impiegata di un call center.” “Come se non
sapessi riconoscere la tua voce.” Dall'altro capo, Takeru rise, e
me lo immaginai a sorridere gongolante.
“Oh,
sì, non ci avevo pensato. Come...come va?” “Ora che mi hai
chiamato, benissimo.” “Che stupido, dico sul serio. Non ti fa
più male il braccio?” “No, il bacio sotto il vischio mi ha
guarito miracolosamente. Scommetto che sei diventata tutta rossa.”
Ovviamente,
aveva ragione. L'aveva imparata a conoscere in molti dettagli. Era
anche questo amore, la sensazione di familiarità che ormai
provavano? Il sapere tutto l'uno dell'altra, eppure avere ancora dei
segreti?
“Guarda
che sfrontato! No, sto benissimo! Sto riorganizzando il lavoro di
gennaio con Miyako.”
“È
un peccato non vedersi più tutti i giorni.”continuò, con voce
calda e dolce.
“Non
mi manca vederti periodicamente confondere gli spazzolini, i cuscini,
eccetera eccetera” “Lo facevo apposta, è rimasto un po' del
tuo profumo sulle mie cose. È inutile che menti, adesso sarai
davvero bordeaux.” “Un po' sì.” ammise a malincuore Hikari.
“Dimmi, non hai di meglio da fare che sparare queste
banalità?” “Saranno anche banalità, ma sono vere.” Abbassò
leggermente la voce. “Vorrei tanto dirtele dal vivo, ma devo
riprendere il ritmo negli allenamenti. La prossima settimana sei a
Chicago? Vorrei parlarti.” Credevo che il cuore di Hikari avesse
perso un battito. E sentivo vicina la fine, più che mai.
“Sì,
sì, ci sono. Ma non avere fretta, pensa alla partita del 14. È il
14, giusto?”
“Wow,
ti ricordi. Sarà bello tornare in campo, mi attendono i
fan!” “Soprattutto LE fan.” “Non è colpa mia se sono
richiesto.”
“Ma
sentitelo!” Miyako richiamò trafelata la sua attenzione,
mimando: “ Il signor Wynne!”
“Oh...Takeru,
devo chiudere, c'è un cliente. Allora...Buona fortuna con gli
allenamenti, campione!”scherzò, rilassandosi un po'.
“Buoni
scatti. Volente o nolente, ti rapirò la prossima settimana, prima
della partita in trasferta. A presto, Hikari-chan.” Hikari
sorrise debolmente. “A presto...Takeru-kun.” “Scusami,
Hikari! Ma è appena arrivato, l'ho fatto accomodare di là! Non
avrei mai voluto interrompere la conversazione-” “Ma non era
previsto per domani?” “Se tu prima mi avessi dato retta,
avresti saputo che aveva chiamato, confermando il cambiamento.”
“Poco
male. Miyako, ultima cosa...Ha detto che mi deve parlare.“Questa
frase mi mette angoscia, non è che...?” “Occupati del signor
Wynne e non sparare stupidaggini!”
Il
14 gennaio arrivò in un baleno, portando con sé abbondantissima
neve, un gelo inusuale anche per Chicago in pieno inverno e... “Una
partita di basket. Chi avrebbe mai creduto che avrei pagato per una
cosa del genere!”inveì Hikari, cercando maldestramente di celare
l'imbarazzo.
“Non
ti piace il basket?”domandò Ken gentilmente, stringendo la mano di
Miyako.
“Lo
sport forse no. Ma c'è un giocatore...”sorrise sorniona
quest'ultima.
“Finiscila.
Davvero, Ken, come la sopporti, a volte?” borbottò Hikari,
cercando il proprio posto negli spalti. Ken alzò gli occhi al
cielo-a me?-, continuando a sorridere.
“È
uno sport bellissimo, sul serio. Preferisco il calcio, ma qui negli
USA non va per la maggiore. Se vuoi, posso spiegarti le regole.”
Seduta
dietro di lui, Miyako fece ogni possibile smorfia, affinché Hikari
capisse che, se ci teneva a rimanere sveglia, non avrebbe mai dovuto
acconsentire.
“Miyako,
il bambino ti sta dando noie? Hai un'espressione strana.” Ken si
girò di scatto.
“Cosa?”
Miyako
sospirò.
“Un
pochino sì. Ken-kun...”
Lo
fissò con sguardo lacrimevole, e Ken dimenticò completamente i suoi
propositi didattici. “Vuoi che torniamo a casa?” Miyako
scosse la testa, accoccolandosi su di lui.
“Volevi
assolutamente vedere la partita, ci tenevi tanto.” “Dopo,
quella tua maledetta borsa voluminosa la porto io, chissà quanto
sarà pesante.” continuò nervoso, accarezzandole i capelli e il
ventre.
“Sto
bene, davvero” lo rassicurò lei, baciandolo su una guancia. “Non
fare lo sciocchino e goditi il ritorno in campo di-” Un boato
accolse il rientro di Takeru, al punto che la voce del telecronista
risultò decisamente ovattata.
Hikari
si alzò in piedi, non riuscendo a mascherare la propria ansia.
Cercò
con lo sguardo Takeru, ma, in quel frangente lui non l'avrebbe mai
notata. Era tornato l'idolo delle folle, la partita che aspettava di
giocare da mesi era appena cominciata.
“Non
pensavo fosse così
bravo.”
Hikari
si massaggiò le tempie.
“Perché
siamo capitati proprio sopra il fan club ufficiale?” “Non è
che sei un po' gelosa, eh?”Miyako le diede una leggera gomitata.
“Di
adolescenti ipertruccate e casalinghe disperate?” “La gelosia
e l'amore sono ciechi”borbottò lei. “E poi, sono certa che
alcune sono simpatiche. E probabilmente ti ritrovi anche qualche
uomo.”
“Usciamo?”
domandò Ken preoccupato. “Magari hai bisogno
d'aria...” “Amore”fece Miyako con voce ferma. “Fuori si
congela, e prima di arrivare alla macchina devo esser certa che
questa qui”avvolse un braccio attorno al collo di Hikari, con aria
piuttosto minacciosa “
abbia salutato
Takeru!” “Ma-” “Starò benissimo! Vai, su. La borsa la
tengo io.” aggiunse.
Ken
brontolò qualcosa. “Vado a prendere la macchina, in modo da
avvicinarmi più possibile all'uscita! Ciao, Hikari.”
Lei
lo salutò con un sorriso.“È un santo, e tu lo tratti
malissimo.” “Non preoccuparti per noi, faremo pace in tutti i
modi. Secondo te, da quale uscita si farà vivo Takeru?” “Da
quella dove sono radunati più fan, c'è da scommetterci.”
E,
infatti, Takeru stava firmando miriadi di autografi, fuori dagli
spogliatoi.
“Permesso!
Fate passare! Sono incinta,
santo cielo!”
Le
ragazzine si spostarono, terrorizzate. Per solidarietà femminile,
le donne adulte che già erano passate dal travaglio del parto fecero
passare Miyako, sapendo bene come fosse instabile l'umore di una
donna in dolce attesa.
Ma
Miyako di dolce, in quel frangente, aveva ben poco, e strattonava
Hikari verso l'oggetto del desiderio.
“Uhm,
chi è il prossimo?...Hikari.”
Takeru
alzò la testa, osservando Miyako respirare pesantemente e Hikari che
cercava di sorridergli.
Lui
sorrise. “Scusatemi” si rivolse alle restanti fan. “Mi
perdonerete se mi dileguo con questa bellissima ragazza, vero?”
Lui
non firmava gli autografi e non stava con loro per una sconosciuta.
Quante probabilità aveva Takeru che glielo lasciassero fare?
“AAAH!”Miyako
si accasciò a terra, toccandosi il ventre. “Ho bisogno di un
medico!”
Hikari
spalancò gli occhi, ma ricevette un occhiolino complice. Questo
stratagemma avrebbe concesso loro del tempo per fuggire dalla folla.
Miyako
lanciò ad Hikari un pacco informe, e, unendo le dita a forma di
cuore, ricominciò a gridare frasi sconnesse su quanto fossero
fortunati gli uomini a non partorire.
Takeru
raccolse il pacco al volo, e, tenendo Hikari per mano, corse alla sua
vettura, dove l'aspettava Ed.
“È
dura essere l'idolo delle folle, eh?”domandò lei col fiato corto,
adagiandosi sul sedile.
“Non
sai quanto. Credo che questo sia per te.”
“Che
diavolo mi ha lanc...Oh!”
Hikari
liberò il vestito bianco che le aveva regalato Takeru.
Lui
la guardò intensamente per qualche secondo.
“Vieni
a cena da me. Non accetto rifiuti.”
“Ma
quanto ci metti a cambiarti?” “Scusami se non sono un uomo!”
Takeru
si appoggiò alla parete antistante il primo bagno della casa.
L'atmosfera
era...gravida di attesa. Il clic della serratura costrinse Takeru
a voltarsi.
Accidenti,
se Hikari era bella. Sembrava più luminosa e pura che mai, con quel
bianco e quel sorriso addosso.
“Come
immaginavo.”
Deglutì,
e le mise un braccio attorno alla vita. “Ti sta d'incanto. Se vuoi
seguirmi...”
Hikari
accettò la mano che le veniva offerta.
Nella
sala da pranzo c'erano iris ovunque. Ayame dormiva placidamente in
una cesta poco lontana dal tavolo. Tavolo che era imbandito di ogni
genere di delizia vegetariana.
“Prego,
accomodati.” Hikari fissava il tutto stolidamente.
“Perché?” “Se
vuoi mangiare in piedi, fa pure.”la prese in giro lui.
“No,
dico, perché...Perché tutto questo? Non potevi prevedere
che...” “Devo ringraziare Miyako. Mi ha contattato dal fan
club, e mi ha detto che saresti venuta alla partita. L'ho pregata di
portarti il vestito...Le ho chiesto di raggiungermi all'uscita, in
modo che ti trovassi. Certo, non sapevo se avresti accettato la cena
che progettavo da giorni, ma...Dovevo pur rischiare, no? Altrimenti,
Ayame sarebbe andato avanti a verdure per un po'. Devo ammettere che
hai un'amica straordinaria.”
Hikari
si accasciò sulla sedia.
“Non
mi ha detto niente. Io...n-non me l'aspettavo.” “E allora?
Mica bisogna essere psicologicamente pronti per mangiare.”
“Shecondo
me, divettano vappiri!” “Sono a lume di candela, Chris, non
sono vampiri!”Sorrisi al mio piccolo aiutante, che, durante la
partita, s'era addormentato.
“Forse
ti aspettavi una cosa del genere per il 14 febbraio?” “Oh, no,
odio San Valentino.”Hikari scosse la testa, ingollando in fretta un
cucchiaio di crema di zucca. “È una festa basata solo sul
consumismo e terribilmente inflazionata.” “Sono contento di
sentirtelo dire.”
Takeru
allungò la mano, per prendere quella esile di Hikari. “Perché
il 14 febbraio è per tutti, e il 14 gennaio, oggi, è solo per
noi.” Da quando esisteva un 'noi'? Non c'era stata nessuna
ufficializzazione, e Hikari aspettava solo quello.
“Giusto
un mese prima.”
“È
il contrario del white
day, no? Ci ho
pensato quando ho saputo che la partita sarebbe stata oggi, e quando
Miyako ha confermato la mia speranza che tu venissi. In origine,
volevo decorare tutta questa stanza di rosso, e definire questo
giorno il red
day.” “Red
day?” Hikari
non mangiava più, lo guardava soltanto al di sopra del crepitio
della candela posizionata alla sua destra.
“Il
rosso è il colore...dell'amore.” La voce di Takeru s'era
ridotta ad un sussurro, e le loro labbra erano sempre più vicine.
“Ma
è anche il colore del sangue, e della violenza. Così...Perché non
ribattezzarlo iris
day?
Tanto più che l'iris è uno dei simboli del Giappone.” “Iris
day?”ripeté
Hikari sognante, fissando prima i suoi occhi blu, e poi le sue
labbra, sempre più vicine, così tanto da sentire il respiro di lui.
“Gli
iris hanno vari colori.”spiegò lui lentamente, alzandosi e
andandole vicino.
Lei
si sentì quasi in dovere di alzarsi assieme a lui. E si fissavano
così, soli, e insieme.
Lui
appoggiò le mani a coppa sul suo viso. “Il rosso non è che un
unico colore. Ma perché accontentarsi di un solo colore? L'iris
viola è simbolo di saggezza, e tu sei una delle persone più
razionali che abbia mai conosciuto.” Hikari si strinse a lui,
sussurrando, sulla falsariga di quel che aveva detto lui: “L'iris
blu è simbolo di speranza, e tu sei una delle persone più ottimiste
che abbia mai conosciuto.”
“Iris
bianco significa purezza.”continuò lui. Takeru le accarezzò
un fianco, fino a risalire alle spalle. “Il giallo...”
S'interruppe,
sfiorandole la fronte con la propria.
“...Ardore
e passione.”
Trattenni
il respiro insieme ad Hikari.
Il
bacio profondo che si scambiarono, e che stavolta nessuno avrebbe
interrotto...Le braccia di Takeru che la sollevarono...Le dita di
Hikari tra i capelli dorati di lui...Il vestito bianco che finì,
sgualcendosi, sul pavimento...La porta della stanza di Takeru che si
chiudeva...E tanti, tanti sospiri, e carezze, e baci...Capii che il
mio tempo era finito.
Stavolta
davvero.
Stavolta
per sempre.
“Chris,
dai, andiamocene.” “Dove shono addati?”
“Sono
in camera di Takeru, devono stare da soli.” spiegai pazientemente.
“Hikali
avlà feddo, senza vettito.” Scossi la testa. “Tranquillo. In
quella stanza sta succedendo una cosa bellissima, piccolo. Una
cosa...bellissima.” “No! Non è bella! Pecché se è bella tu
pecché...ueeee!” Chris scoppiò in lacrime, ma la colpa era
solo mia. Fili di rubino mi scorrevano sulle guance, e non potevo
semplicemente fermarle.
Mi
sentivo il cuore oppresso, e insieme sollevato.
Non
sapevo più se piangevo di gioia o di tristezza. Se gioivo per il
compito che mi era riuscito, o se, in fondo, mi ero affezionato alle
manie di una vegetariana incallita e ai canestri di un idolo dei
teenagers.
Piangevo,
e sentivo il cuore alleggerirsi.
Chris
piangeva con me, e non c'era verso di fermarci.
Quando
pensai di aver esaurito le mie riserve, abbracciai forte Chris.
“Pecché
piaggi?” “Perché sono triste. E tu?” “Pecché shei
ttitte! Pecché? Pecché, Dai?” “Perché si piange quando si
lascia qualcosa di caro, Chris. Anche se a volte è
inevitabile.” Chris si zittì.
“Daisuke
non latterà mai Chris, veo? Mai mai!”
Mi
si aggrappò contro, mentre oramai volavamo verso casa.
“No,
perché dovrei? Saremo sempre amici! Sai, stavo pensando che domani
dovremo tornare a Chicago, per completare gli ultimi dettagli della
missione e...”
Ma
Chris non mi ascoltava, aveva chiuso gli occhi e riposava, svagandosi
con chissà quali pensieri.
Forse
pensava ai nuovi giochi che avrebbe sperimentato con Maya. O forse
sognava di diventare me, e questa ipotesi non poteva non riempirmi di
orgoglio.
Lo
lasciai sulla sua nuvoletta, e mi diressi verso la mia, mentre quella
fatidica notte avvolgeva Chicago.
Uuuuuuah.
(Verso non meglio identificato di puro sollievo.)
Ho
vent'anni ma scrivere di scene del genere mi imbarazza comunque ^//^
Lo sa bene Padme xD Mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto,
davvero. Ma ho fatto un po' la vagabonda per l'Italia, e ora sono
tornata a casa. E ho pensato che era il momento di affrontare questo
capitolo :) E' di un diabete allucinante-credo che toccheremo questi
livelli solo nel penultimo capitolo- ed è stato davvero difficile da
scrivere. Meno male che esistono i fiori in generale e gli iris in
particolare! ^^
Così,
i miei due eroi sono arrivati a fare l'amore. Come sono carini *_*
Nonostante ci abbia messo quasi cinque anni per arrivarci, questa è
una delle prime scene, insieme a quelle del prossimo capitolo, che mi
sono venute in mente! Era giusto il trovare le parole il dramma xD Ma
credo-spero- di esserci riuscita. Povero il bel vestito bianco...
Scusatemi
se rispondo tardissimo alle vostre bellissime recensioni ç_ç Ma
siate pur certi che lo farò! Alla prossima(forse a settembre)
“Credo
che a farci incontrare, dopotutto, sia stato qualcuno, sai, Take?”
Takeru
si stiracchiò pigramente, sfiorando una spalla di Hikari.
“Semmai,
qualcosa. Uno strano cappuccino e un po’ di crema. Comunque, ripeti
un attimo quello che hai appena detto.”
“Credo
che qualcuno sia stato responsabile- e non delle semplici macchie del
nostro incontro. È strano, io non pensavo esistesse il destino.”
Hikari
gli si accoccolò vicino.
“Non
iniziare discorsi filosofici del tipo che eravamo destinati ad
incontrarci. Ma non intendevo questo.”Hikari sbuffò leggermente
alla prima affermazione, ma pose ugualmente la sua domanda.
“E
cosa, Take?”
“Take.
Take, Take. Ho
sempre odiato i diminutivi, ma adesso...Sei l'unica autorizzata a
chiamarmi così.”
Sul
viso di lei si abbozzò piano un sorriso, poi un lieve rossore le
tinse le guance.
“A
parte tua madre?”
“Mia
madre non si azzarda a chiamarmi più Take, o Tacchan, dopo le mie
rimostranze adolescenziali.” “Takeru.”
“Mh?” “Anche
solo Takeru suona bene.” Takeru le baciò una tempia.
“Non
m'importa come mi chiami, purché continui a farlo.”
“E
chi ti dice che vorrò continuare a chiamarti?” Takeru le fece
la linguaccia.
“Stupido
borioso!”
Ma
il tono di Hikari non era indignato. Era un pezzo che non lo era più.
Un
nuovo accordo era stato segretamente sancito la notte precedente.
Io
amo te, con tutto me stesso, aveva detto Takeru, stringendola?
Io
amo te, con tutta me stessa, aveva sussurrato Hikari, accogliendolo?
Che
sensazione assurda, non poter più far niente quando si è fatto
tanto.
‘
C’è
un’aria strana, Daisuke, vola via…’Persino
Chris sembrò accorgersene.
E
tu, ormai, sei di troppo.
“Oa
non li vedlai più, velo, Dai?”
“Forse
no. Ma questo significherà solo che sono felici, non credi?”
Ero
così...stanco di questa missione. Era durata mesi. Era stata
impegnativa. Ma, lo ammettevo senza problemi, mi ero divertito.
Credevo che…Mi sarebbero mancate le lotte di Hikari…La vanità di
Takeru. Quelle che avevo davanti, mentre mi dondolavo sull’albero
di fronte la camera da letto di lui, erano altre persone.
Altre
persone? Non era un giudizio parziale? Sapevo poco e niente del loro
passato. Se la loro reale indole fosse quella, e avessero aspettato
solo il momento giusto per farla uscire? Hikari in realtà era
sempre così dolce? E Takeru premuroso e con quello sguardo
inebetito?
Sapevo
che avrei dovuto ascoltare Ken e Miyako. L’amore permea le persone,
gli angeli, ogni
cosa.
Lo vedevo in una rete fittissima di ricordi che legavano le mie due
“vittime”. Vedevo il loro destino; insieme, sempre. E quando
sarebbero entrati in un bar, avrei saputo a cosa pensavano. Quando
avrebbero guardato un reality show. Quando dei paparazzi avrebbero
interrotto il loro sereno ménage. Perfino quando avrebbero sentito
parlare spagnolo.
Sarebbe
venuto loro in mente tutto ciò che li aveva fatti unire. Senza via
d’uscita. Buffo, pur non sospettando minimamente della mia
esistenza, avrebbero pensato continuamente alle situazioni più
strambe in cui io
li avevo messi. Avrebbero pensato, indirettamente, sempre a me.
Illudendosi che fosse destino.
Eccezion
fatta per i bambini, che riescono a vederci, la nostra opera viene
attribuita a qualcun altro. C’è chi non crede al caso, chi pensa
che la serendipità sia alla base della vita, chi prega ogni giorno…E
solo in pochi sono convinti della nostra esistenza. O, tutt’al più,
sperano che esistiamo. A volte vorrei rendermi visibile solo per
dimostrare agli umani che sì, siamo uguali nell'anima. E che se
s’innamorano dipende dalla forma del loro essere e dal sapiente
angelo che, su milioni di persone, è riuscito a far incontrare due
cuori che s’incastrassero perfettamente.
Non
è da tutti riuscirci, altrimenti non si spiegherebbero divorzi,
abbandoni, tradimenti e quant’altro. Io, con Takeru e Hikari, avevo
capito che l’amore non è certo il sentimento più stabile del
mondo, bensì il più potente.
L’aria
era fresca, Chicago pareva voler ritrovare colore e caldo, anche se
la giornata preannunciava solo nuvole. La finestra di fronte a me era
aperta-avevano preso l'abitudine americana di dormire sempre con le
finestre aperte, qualunque fosse la stagione dell'anno; potevo
sentire tutto ciò che dicevano, senz’alcun artificio.
In
realtà, stavano solo scherzando, scambiandosi effusioni…Se avessi
dovuto descrivere la felicità, la beatitudine e quant’altro, senza
dubbio avrei guardato a Hikari e Takeru in quel momento.
“Magari
è stata la famiglia Ortès ad averci portato fortuna!”
Takeru
rise.
“Sapevo
che quel bacio ti era rimasto nel cuore…”
“Insieme
a questo, questo, questo…”
Hikari
gli sfiorò le labbra tre volte, piano, assaporandosi il momento.
“Come
siamo diventati arrendevoli…Vorrei poter far vedere alla te stessa
di qualche mese fa questa scena.”
“Ti
ricordo che hai sempre voluto conquistarmi. Ce l’hai fatta, ora
vuoi riperdermi di nuovo?!”
Il
viso di Takeru si oscurò appena, per poi far confluire in un lungo
bacio tutte le emozioni che provava in quell’istante.
“O
magari è stato il set del reality!”
Takeru
roteò gli occhi. “Chi se ne importa...”
“Dai,
addiamo via.”
Se
fossi stato umano e se mi avessero visto, sarei sembrato un
pervertito voyeur.
Eppure, com'era inaspettatamente duro andarsene...
“D'accordo,
Chris.”
Ma
quell'attimo mi fu fatale.
Mi
voltai a vedere Takeru ed Hikari per quel che sembrava il nostro
ultimo incontro. Come poteva essere tale, se loro non erano neppure
consapevoli di avermi conosciuto? Ci sono angeli del cuore che
riescono ad archiviare, con una buona percentuale di successi,
tantissime missioni. Come possono soprassedere a quello scoramento, a
quel senso di desolazione, a quella voglia di essere rivelati come
semidivinità portatrici di amore e gioia? Come possono non
affezionarsi a delle storie? E, se vengono catturati dalla
malinconia, come riescono a portarsela dentro senza scoppiare mai?
Ci
pensai troppo.
Ero
ancora un novellino, in fin dei conti.
Mi
voltai, e li vedevo sorridere. Gli innamorati si riconoscono dai
sorrisi che illuminano loro anche gli occhi.
Mi
voltai, e vidi Takeru accarezzarle i capelli.
E
dirle una frase così
banale.
“Per
me può essere stato Ayame, un ufo, un angelo,
ma non…”
Durò
meno di una frazione di secondo.
Senza
preavviso, senza riguardo, venni scaraventato nella camera da letto.
Non
avrebbe potuto essere un momento più sbagliato.
Hikari
urlò, dopo un momento di smarrimento.
Takeru
si vestì in fretta e a casaccio, seguito da Hikari. Chris scoppiò
in lacrime per l'improvvisa tensione.
Io
ero fermo lì, senza sapere che fare. Effettivamente, senza far
nulla.
Mi
ero fatto scoprire.
Era
l’unica, angosciosa, certezza che risiedeva in me, in quel momento.
Mi
ero fatto scoprire.
Avevo
deluso il capo.
Che
errore da pivellino...Ci insegnano fin da baby angeli a non farci
prendere troppo dall'istinto e dalle emozioni.
Avevo
svelato il mio mondo.
Mi
sembrava di essere nudo, esposto al pubblico ludibrio. E tutti ad
additarmi come un fenomeno da baraccone.
Hikari,
scarlatta in volto, mi toccava le ali incredula.
Takeru
la cingeva possessivo.
Avevano
paura, li potevo sentire, non capivano chi- cosa?- fossi.
Non
riuscivo a proferire alcunché.
“So…Sono
vere, Takeru.”
Takeru
sgranò gli occhi, esterrefatto.
“Sapevo
di avere sempre avuto un talento esoterico nascosto. Ma addirittura
evocare un angelo…”
Sorrise
debolmente, compiaciuto della sua stessa battuta.
“Ehm,
a volerla dire tutta, non sei affatto magico se non, forse, in
campo.”
Mi
schiarii la voce, deciso a continuare, ora che avevo ritrovato il
dono dell'eloquenza.
“Io…credo
di dovervi un paio di spiegazioni.”
Leggevo
nei loro occhi lo smarrimento puro.
“Daisuke”
Condivisi
immediatamente l'angoscia di Takeru e Hikari, alla comparsa di una
sorta di ologramma.
“Capo…”
La
figura scura di fronte a me sospirò.
“Ero
convinto che i miei problemi fossero finiti con Yamato.”
Fummo
tutti catapultati in un mondo alieno agli umani, il mio. Riconobbi
all’istante l’ufficio del capo.
Ma
non eravamo soli. Vidi Mimi, la nuova collaboratrice del capo…Taichi,
Sora, Yamato.
“Sora!”
Cosa...Sora?
Yamato? Taichi?
Mi
portai una mano alla bocca. Sperai con tutto il cuore che le mie
previsioni non si fossero già realizzate. Yamato...scoperto anche
lui?
Chris
si teneva stretto a me, mentre Takeru e Hikari erano palesemente
storditi.
Il
capo si passò una mano sul viso.
“Avete
combinato un bel disastro”
“Capo,
io…”incominciai a dire.
“No,
Daisuke, un problema alla volta. Yamato.”lo richiamò duramente
all’ordine.
Sora
gli si era letteralmente aggrappata addosso, scatenando
un’espressione attonita da parte di Taichi. Che sicuramente non
aveva ancora capito nulla.
Come
sua sorella, che forse si chiedeva chi diavolo fosse quell’angelo
che tanto somigliava a Takeru.
Yamato
aveva un’espressione nient'affatto contrita. Come se ad essere in
torto fosse il capo.
Chris
fu invitato a volar via da Mimi, appena entrata.
“Non
avresti dovuto innamorarti di Sora. Non di
nuovo.”
Hikari
spalancò la bocca, senza riuscire ad articolare nulla; Taichi rimase
immobile, alzando di poco lo sguardo.
“Non
ho mai smesso di amarla”
Yamato
rafforzò la stretta, Sora sembrava quasi esanime, e tuttavia aveva
un'espressione fiera.
“NON
è permesso!”urlò il capo, sconvolto. Le onde che emanava
raccoglievano sgomento, rabbia, terrore, un’antica paura.
'Sconvolto'
non era un aggettivo che rientrava nella mia personale lista di
abituali comportamenti e stati d'animo del capo.
Yamato
perse completamente le staffe. “LEI SA BENISSIMO CHE NON È COSÌ!
È POSSIBILE! ALTRIMENTI, NON SAREBBE QUI!”
Sentii
sorpresa.
“Come
puoi sapere chi sono?” domandò il capo.
Chi
sono?
“Koushiro,
adesso basta. Racconta loro la storia.”
Fu
Mimi a parlare, stranamente dura. Koushiro…?
Il
capo emanò risentimento.
Di
quale storia stavano parlando?
Perché
Mimi ne era a conoscenza? Mi girava la testa, e la presenza di tutti
quegli umani lì, di fronte a segreti che non conoscevo neppure io,
non aiutava.
Ricordo
una scintilla, e nulla più. In un attimo, ci fu visibile il volto
del capo.
Non
era vecchio,non me l’ero immaginato così. Sembrava di poco più
piccolo di Taichi, se fosse stato umano non gli avrei dato nemmeno
trent’anni.
Aveva
dei capelli di un insolito rosso mattone, ispidi, e dei profondi
occhi neri. Sospirò, seguito a ruota da Mimi, che gli prese una
mano.
Corrugai
la fronte.
Lui
le rivolse un’occhiata di rabbia, che si addolcì dopo una frazione
di secondo.
“Bene.
D'accordo, se è questo che vuoi. Io” trasse un respiro profondo.
“...Sono figlio di un angelo e di un’umana.”
Le
labbra di Yamato si strinsero, i suoi occhi erano una fessura feroce.
Sora
fissava il capo con tutto l’astio possibile. Si voltò a vedere
Taichi, imbambolato, ma non resse il suo sguardo.
Il
capo continuò. “È bene che senta anche tu la storia, Daisuke.
Dopotutto, le tue vittime sono più che implicate.”
“Vittime?
Implicate in cosa?” esclamarono all’unisono Takeru e Hikari.
“Ve
lo spiegherò dopo.” Risposi. Se non per la parentela di Hikari e
Taichi, io questo nesso proprio non lo vedevo.
Decisi
comunque di tacere.
“Mio
padre era un angelo del cuore. Era il più potente. Era a capo della
comunità angelica. Ma diversi anni fa…”
Il
suo sguardo si oscurò, la stretta di Mimi si rafforzò.
“…Gli
capitò un caso. Si trattava di far innamorare una ragazza ribelle e
contestataria con un rappresentante dell’alta borghesia. Avevano
quasi vent’anni di differenza. Mio padre non riuscì a capire
cos’avesse il termometro dell’amore, ma è lui che decide tutto.”
Si
fermò, portandosi le mani al viso.
“Una
sera, mio padre ebbe la brillante idea di farsi scoprire. S’era
innamorato di lei. Lei era, ovviamente, mia madre.”
Mi
sembrò di avere un déjà-vu. Yamato mi aveva già raccontato una
storia così.
“Mio
padre voleva che lei diventasse angelo, lei che lui diventasse umano.
Non si misero mai d’accordo, ma continuarono ad amarsi per tutta la
vita. Non so molto, in verità...So solo che, da
quell'errore...Nacqui
io. Costretto a non vederli quasi mai insieme. Costretto
all’immortalità, come gli angeli. E all’invecchiamento, come gli
umani. Mia madre morì per un arresto cardiaco, non riuscì ad
esprimere in punto di morte il desiderio di diventare un angelo.
L’avevamo persa per sempre.”
Vidi
una lacrima scendere dal suo volto pallido e basso. Un mezzo angelo.
Meno potente persino di me.
Non
poteva vivere con gli umani, perché l'avrebbero rinchiuso e
l'avrebbero sottoposto ai test più crudeli.
Non
poteva essere un angelo, perché non aveva le facoltà necessarie. E
non avrebbe aiutato di suo pugno gli umani.
“Mio
padre decise di perdere la vita. Rinunciò all’immortalità e
sparì. Lasciandomi a capo di questa immensa comunità di angeli da
guidare.” Il suo sguardo era vitreo.
“Proprio
lei, allora, dovrebbe capire.” Sora tremava.
“Cosa,
quanto siate stupidi?”
“Allora
eri tu.” Taichi sembrava aver ripreso la parola. “Eri tu che Sora
invocava di notte. La causa dei suoi pianti, del suo essere così
strana.”
Si
rivolgeva a Yamato. Nel suo discorso, però, più che rabbia,
scorgevo un’incommensurabile tristezza.
“Taichi…” Sora
si voltò verso di lui.
“Non
è colpa tua. Sei…il miglior amico che si possa avere. Ti ho
ingannato, ma non potevo dirti di lui. Lo capisci, vero? Dimmi che lo
capisci, ti scongiuro.” ”Perché non lasciarmi, allora? Perché
illudermi, illuderci, ad oltranza?” Gli occhi di lei divennero
lucidi. “Si ha sempre bisogno di qualcuno accanto, e se mi avessi
lasciato anche tu…” Fu scossa da un tremito, e subito Yamato
l’abbracciò, con indicibile tenerezza.
Taichi
abbassò lo sguardo.
“E…Quando
mi amavi? Quando dicevi di amarmi? Cosa…Pensavi a lui?” ”Non
è esatto” intervenne Mimi. “Sora s’era dimenticata di Yamato.
Ma lui…la osservava sempre di nascosto.” Yamato la interruppe.
“Il mio compito era di farvi stare insieme” cercò di spiegare
maldestramente.
“Bel
lavoro” mormorò amaro Taichi. “Sei proprio un professionista,
non c'è che dire.” ”Però…Poi Sora mi ha scoperto, per
caso. E l’amavo davvero, Taichi. La
amo davvero.
Sarò anche incompetente come angelo del cuore, ma…” ”In
seguito, quando lo venni a sapere, le feci un incantesimo. Sora non
voleva ingannarti, Taichi. L’oblio s’era davvero impossessato di
lei.”disse il capo. ”Allora com’è possibile…COM’ È
POSSIBILE…Che lui sia tornato?” Puntò l’indice verso
Yamato, visibilmente scosso.
Hikari
gli si avvicinò, abbracciandolo. “Fratellone…” ”Beh…”Fece
Mimi, zittendo il capo, che stava per riprendere. “Sora aveva
iniziato a capire che Yamato era tornato in città, come angelo della
musica di una ragazza, una loro amica” fece cenno a Takeru e
Hikari.
Véronique.
“A
dimostrazione di come l’amore sia più forte di qualunque
incantesimo”concluse, rivolgendo un lungo sguardo al capo.
Taichi
rimase annichilito. Si ritrasse dall’abbraccio, rivolgendosi a
Sora.
“Non
avevo capito niente.”
“NO!Non
è colpa tua, Taichi. Se qui c’è qualcuno che ce l’ha, sono
io.” ”Io” fece Yamato. “Ma la amo” ripeté, come se
fosse un mantra.
“Allora
com’è che non diventi umano? Se la ami tanto come dici...Se vi
amate a tal punto.”aggiunse sprezzante.
Yamato
abbassò lo sguardo.
“Dovrei
trasformarmi in coppia. Non posso diventarlo da solo senza cambiare
aspetto. E non voglio certo costringere nessun angelo a trasformarsi
con me.” ”Non posso permettervi di vivere il vostro amore. O
lei diventa angelo o tu ti trasformi in coppia. È la
legge.” ”Potrebbe cambiare quelle stupide leggi, se solo lo
volesse, capo!”ruggì l’angelo biondo, sfigurato dall’ira.
“Cos'avrebbe
di speciale la vostra storia? Dovrei fare un'eccezione alla regola
per voi? E perché?”
“Non
puoi sfogare contro di noi la rabbia che hai contro i tuoi genitori.
Siamo esseri diversi.” rispose alterata Sora. “Io
non avrei mai abbandonato la donna che amo e mio figlio.”rincarò
Yamato.
“Dareste
vita a un bambino che non è né un angelo né un umano! Voi non
sapete che cosa sia…invecchiare nell’aspetto e nelle forze, e mai
, mai, morire! Non sapete cosa significhi non vedere mai i propri
genitori, vedersi abbandonato! Quando sono diventato capo, è stata
la prima cosa che ho cambiato…Nessuno mai dovrà provare quello che
ho provato io, la mia condizione di diversità! Non lo augurerei a
nessuno!”
Dovetti
trattenere il respiro. Era la prospettiva di veder rivivere la
propria triste vita in un innocente, con la schiacciante sensazione
di non aver imparato nulla dai propri errori, ad essere un macigno
insopportabile.
Yamato
era livido di rabbia.
“Lo
sa che le leggi mi consentirebbero di diventare umano anche da solo!”
“Yamato!”gridò
il capo, sfinito. “Le leggi consentono di diventare umano da solo o
se si cambia aspetto, oppure se non si è mai stati umani. Daisuke
potrebbe diventare umano da solo,se lo volesse. Tu no. O meglio, non
prima di almeno due generazioni. Lo sai che tutti quelli che ti hanno
conosciuto devono essere morti.” Yamato ricacciò lacrime di
frustrazione.
“Ma
dopo ho cancellato la memoria! Sulla Terra nessuno si ricorda di me,
se non Sora!”
Cancellare
la memoria?
Di
cosa...?
Pochi
angeli cancellavano la memoria. Lo facevano per poter apparire per
brevi tempi umani, per aiutare ancora più da vicino. Con i bambini
non ce n’era bisogno, loro ci potevano vedere. Se non avessi avuto
Ken e Miyako, probabilmente anche io mi sarei trasformato un po'.
“Yamato…”deglutii.
“Che significa? Sei stato umano?”
Lui
alzò lo sguardo, impietrito.
“Ero
suo fratello”
Teneramente,
indicò Takeru, che non aveva di certo compreso il motivo della sua
chiamata lassù. Takeru stralunò gli occhi.
“Ero
tuo fratello.” ripeté Yamato, rivolgendosi stavolta a Takeru.
“Non
credo proprio” sorrise nervosamente lui. “Sono sempre cresciuto
come figlio unico.”
Lo
shock s’impossessò di me.
Yamato
aveva cancellato la memoria di se stesso. Era nato e cresciuto come
umano.
Era
un'infrazione gravissima manovrare fino a tal punto la memoria delle
persone.
Ora
capii anche il costante trattamento di sfavore verso di lui da parte
del capo. Yamato era in vita esclusivamente perché era un ottimo
angelo della musica. Se avessi fatto io la metà delle cose che aveva
combinato lui, probabilmente adesso sarei disperso nel cosmo.
Yamato
sorrise.
Ricordai
d’un tratto la sensazione di vuoto che m’era parso di notare in
una foto di Takeru, la prima volta che la vidi. Lui da bambino con i
genitori. Nella versione originale…c’era anche Yamato.
“Un
tempo ero conosciuto come Yamato Ishida”
“Ishida
è il cognome di mio padre” deglutì Takeru.
Yamato
alzò un sopracciglio.
“Avevo
quasi quattro anni quando nascesti. I nostri genitori erano già in
crisi allora. Ma pensavo che un fratellino avrebbe migliorato la
situazione. Eri uguale a me.” Yamato si perse nei ricordi,
sospirando.
“Sei
cresciuto bene, sai?”
“Non
mi ricordo di nessun fratello. Devi scambiarmi con qualcun
altro.”sussurrò minacciosamente Takeru.
“Ho
cancellato la memoria di tutti quelli che mi avevano conosciuto. La
tua…quella dei nostri genitori, che da un pezzo s’erano
separati…Dei miei compagni di classe, del mio professore di basso.
Era come se non fossi mai esistito.” ”Aveva
conosciuto anche me e Taichi”sorrise mestamente Sora. “In un
parco giochi, quasi vent’anni fa. Non c’eravamo scambiati mai una
parola, ma io e Taichi giocavamo con lui sempre. Vincevo,
naturalmente, io.” Rise ai ricordi. “Yamato me l’ha fatto
ricordare solo poco tempo fa.”
Taichi
spalancò gli occhi dalla sorpresa.
“Sora,
tu…sapevi che era il fratello di Takeru?” mormorò senza fiato
Hikari.
“Sì,
lo sapevo.”
“Era
per questo che volevi mi mettessi con lui? Perché era il fratello
del tuo amore? Così da stare noi quattro sempre insieme?” ”NO!
No, certo che no! Io voglio solo che tu sia felice, amica mia…Sapevo
che vi sareste innamorati sul serio. E avete un ottimo angelo del
cuore”
Arrossii
per il complimento, assieme a Hikari. Nessuno dei due, comunque, negò
l’ “innamorati sul serio”.
“
E
poi cos’è successo?”fece Takeru, sconvolto.
Yamato
gli si avvicinò, scompigliandoli i capelli.
Quel
semplice e fraterno gesto sembrò scuotere internamente Takeru.
“L’armonica”
Yamato
sorrise.
“Suonavi
sempre l’armonica quand’eri triste.”
“Tu
piagnucolavi e basta” Yamato gli fece la linguaccia, divertito.
Takeru
l’abbracciò di slancio.
“A-adesso…ricordo…ogni
cosa”
Fratelli.
Come
me e Jun...
Come
Hikari e Taichi. Come loro, eppure strappati via.
Era
strano vedere due persone con caratteri così diversi…fratelli.
Avevano lo stesso…sangue, e gli occhi, e i capelli, e l’anima.
Yamato
ricambiò l’abbraccio.
“Volevo
venire a Chicago anche per vedere come te la passavi, fratellino”
“Avevi
undici anni. Eri venuto a trovare me e la mamma, dopo le prime
lezioni di basso. Non ti capacitavi di non saper andare ancora
sciolto con gli accordi. La macchina non ti vide.” continuava
Takeru, quasi febbrilmente.
Lo
sguardo di Yamato si fece vitreo.
“Avevo
un angelo della musica. Espressi il desiderio di diventarlo
anch’io”rispose semplicemente.
“Perché
non me l’hai mai detto?” Yamato alzò le spalle, indicando
Sora.
“Se
avessi cancellato la vostra memoria…Sarei potuto tornare indietro
così. Ti sarei diventato amico, anche se nell’animo…Avrei saputo
sempre che per me eri molto, molto di più, fratellino. Ma è
evidente che quel gesto non è bastato.” Rivolse un’occhiata
d’astio profondo al capo.
“Non
importa. Per me puoi cambiare aspetto, amore, davvero non m’importa”
fece Sora, accarezzandogli una guancia.
“Neanche
a me. Resterai mio fratello, comunque…adesso che ti ho
ritrovato…Anche se…non pensavo che bastasse la magia a farmi
dimenticare di te.” Takeru non riuscì a continuare per
l’emozione. Hikari lo fissava mesta.
“Era
un altro tipo d’amore, quello necessario per romperlo, Takeru. Non
ti rimprovero proprio niente, anzi…perdonami di essere sparito, se
puoi. Ma non sono mai stato un angelo dello sport, non avrei mai
potuto aiutarti direttamente e farmi vedere.”
“Eri
negato
per lo sport.” “Ma almeno io ho una bella voce.”
Mi
sentivo un tale idiota, non avevo capito niente. Tutto quel
dolore...Tutto quell'amore...Sapevo davvero di cosa si trattava?
Hikari
abbracciò suo fratello, ancora, in lacrime. Lui le strinse le mani,
forse pensando a cosa sarebbe successo se l’incidente fosse
capitato nella famiglia Yagami.
Anche
lui ricordò improvvisamente di quel ragazzino biondo totalmente
incapace a giocare a pallone.
“Sora…Takeru…Taichi…mi
dispiace” sospirò Yamato. “Avrei dovuto cambiare aspetto e
tornare tempo fa, ma mi avreste creduto?” Sora lo baciò sulle
labbra con dolcezza.
“Stupido,
cambia aspetto e torna immediatamente sulla Terra.” Il capo
sembrava essersi acquietato.
“Se
le cose si mettono così, io non obietto nulla.” ”Non ce ne
sarà bisogno.” A parlare era stata una voce estranea al
gruppetto che si era creato.
Ma
non a me.
“Jun!”
Mia
sorella fissò tristemente il capo.
“Mi
dispiacerà molto perdere due angeli in un colpo solo, ma se è
questo che volete…”si appoggiò a Mimi, stanco.
“Come,
due angeli?” urlai, sgomento.
“Mi
trasformo in coppia con te,Yamato.” sussurrò Jun, rossa in viso.
Yamato
sospirò.
“Che
c’è di strano, che avete da guardare?”continuò, cercando di
dissimulare l'imbarazzo e la tristezza.
Perché
voleva trasformarsi?! Non l’avevo quasi mai vista parlare con
Yamato, non poteva essere…
“Jun,
lo sai che non potrò mai ricambiarti.”
Oh.
No.
No?
Mi
tornarono in mente le parole di Miya e Ken. L’amore c’era eccome,
tra gli angeli. Io dov'ero, mentre mia sorella...
“TU
SEI INNAMORATA DI YAMATO?!”le vomitai contro, in un impeto di
rabbia.
Non
me l’aveva mai detto.
Non
l’avevo capito.
Come
potevo definirmi un angelo del cuore?
Mi
sarei autodeclassato all'istante, all'inferno.
Jun
abbassò lo sguardo, piangendo.
Quante
pietre preziose, sulla Terra.
“Lo
so, Yamato, lo so. Ma so anche che non voglio più vederti così. Se
stai con lei…Sei felice. Allora che importa se sono infelice io?
Chi ama davvero desidera solo che l’altro sia felice. È una frase
gettonata sulla Terra, e forse è vera. Tu lo sei quando ti trovi con
lei?”
Yamato
strinse la mano di Sora.
“Come
mai in tutta la mia esistenza.”
“Beh,
mi sembra che non ci sia più niente da discutere, no?” finse
maldestramente di essere allegra. Proprio come se avesse detto: “Oh,
lo sai, Daisuke, oggi quella ragazzina mi ha sbriciolato tantissimi
biscottini addosso!”.
Sora
le prese le mani.
“Grazie”
Jun
arrossì.
“Solo
una cosa…”
Baciò
improvvisamente Yamato sulle labbra.
“Scusa.
Ma…volevo sapere cosa si prova.” Lui le asciugò le lacrime.
“Non
potrò mai sdebitarmi abbastanza.”
“Il
saperti…sereno…mi basta…credo. Mi basta. Almeno...Fino a
domani.”
Taichi
le rivolse uno sguardo, consapevole che condividevano lo stesso
triste destino.
“Troverò
un umano più bello di te!”sorrise “Qualcuno che ami
disperatamente e follemente solo me!” ”Sarà così”sorrise
Yamato, felice. Spudoratamente felice.
Cretina.
Era
troppo semplice scappare senza spiegare.
Jun
tirò su col naso.
“Fratellino”
Mi
aveva anche fatto piangere.
Idiota.
“Vattene,
se è questo che vuoi!”le gridai, risentito.
“Lo
capirai anche tu, un giorno.” Mi abbracciò, ma la respinsi.
Lei
sospirò.
“Mi
mancherai anche tu, Daisuke”
Fece
un cenno al capo, che schioccò le dita e li fece sparire, assieme a
Sora, Yamato e Taichi.
Furibondo,
ero ancora in lacrime.
Stupida
sorella squilibrata.
La
nostalgia si stava già impossessando di me.
Ma
i miei problemi non erano finiti.
“E
adesso, passiamo a voi”
Il
capo era palesemente stanco, eppure comprendeva che Hikari e Takeru
esigevano delle risposte.
Takeru
era ancora visibilmente emozionato per la gioia di aver ritrovato
Yamato.
Strinse
Hikari tra le braccia, ma lei non sembrava ricettiva. Era
come…svuotata.
“A
quanto è salita l’affinità, capo?”
Lui
sorrise e Mimi sembrava raggiante.
“100%!”
“COSA?!”
Spiccai
un balzo fenomenale, abbracciando Takeru e Hikari quasi in una morsa.
Cento.
Cento... CENTO!
Vero
amore al 100%!
La
sensazione di aver concluso la prima missione quasi brillantemente,
seppur per un breve istante,scacciò il pensiero di Jun.
“Siamo
schedati?” mormorò Hikari atona.
“Più
o meno. Diciamo che dopo l’ultima notte…”
Takeru
sorrise, Hikari arrossì vistosamente.
“È
stato tutto merito tuo, vero?”
Si
rivolse a me, con un’espressione indecifrabile.
“Certo!
Sennò quella macchia sparita, la voglia di andare improvvisamente al
camping…” ”Come sospettavo.”
Hikari
si prese il volto tra le mani, allontanando Takeru.
“Quindi
tutto quello che credevo di avere con Takeru è solo una tua
creazione. Non siamo mai stati altro che marionette.”
Lo
disse in tono estremamente calmo, glaciale.
“Oh,
no! Le cose non sono così semplici, no!” ”Hikari” esclamò
Takeru. “Anche se fosse, conterebbe davvero?” Vedendo la sua
espressione truce,Takeru si corresse. “Voglio dire…Magari eravamo
davvero destinati a incontrarci! Magari ci siamo incontrati in quel
parco da piccoli, accompagnando i nostri fratelli! Lui…non ha fatto
altro che darci una mano!” ”Giustissimo!” Però, avevo
sottovalutato quel ragazzo!
“Cosa
fai, ora parli tu di destino? Non è destino! È...lui.”
Credo
si riferisse a me. Il capo sospirò.
“Hikari”
fece il capo, seriamente. “Non creiamo noi i vostri sentimenti. Li
portiamo solo alla luce.”
Hikari
ricacciò una lacrima.
“NO!
È tutto finto! Per una volta, UNA, credevo che andasse tutto bene!
Credevo di conoscerti, e invece capisco che non sei altro che un
estraneo che mi hanno fatto incontrare e…E poi, guarda mio
fratello! Portate davvero gioia? Amore?” Hikari
scoppiò in singhiozzi.
Takeru
cercò di stringerla a sé, per calmarla, ma lei strillò, fuori di
sé, di lasciarla andare.
“Portatemi
a casa…Portatemi solo a casa…Vi prego”
Si
accasciò per terra, portando le ginocchia alla fronte.
Takeru
la fissava impotente.
Innamorato.
La
loro affinità non sarebbe mai più scesa. Avrebbero potuto
mascherarla, negarla, assecondarla, ma mai estirparla. Mai più.
Ma
Hikari non voleva ammettere di essere perdutamente innamorata di lui.
Irreversibilmente.
Aveva
paura che fosse tutto finto, e la capivo. Non voleva stare a sentire
la verità, cocciuta com’era. Non erano un sogno le carezze di
Takeru e i baci che s’erano scambiati la notte precedente. Takeru
era entrato intensamente in lei, in tutto quel che esisteva per lei.
“Anche
Ken e Miyako erano angeli.” Disse il capo.
Evidentemente
voleva convincerla che l’amore trova sempre il modo di percorrere
la propria strada. Sortì l’effetto contrario.
Hikari
sbiancò. “Anche loro...”
Non
c’era verso di farla ragionare.
Con
un ulteriore schiocco di dita, fummo a casa di Takeru.
Alla
vista del letto sfatto,Hikari deglutì e ricacciò le lacrime.
Notai
che Yamato era tornato al suo posto nella foto.
Hikari
prese in fretta le sue cose, cercando al più presto l'uscita.
“Scappare...Ancora?
Scappi ancora da me e dai tuoi sentimenti?”
“Non
provare a fermarmi. Non provare a seguirmi. Voglio solo...uscire.”
Hikari
corse disperatamente, raccogliendo alla bell'e meglio i propri averi.
Quel vestito così bello...Il suo candore era andato via quando era
stato gettato a terra.
Quella
notte era andata via con l'alba.
Hikari
stava andando via da Takeru.
Era
testarda…Cosa c’era di più vero e forte dei sentimenti che
provava lei? Nulla, e lo sapeva. Era la prospettiva di essere stata
ingannata da Sora e Miyako che più di tutte l’imbestialiva,
suppongo. Oltre all’infinitesimale dettaglio costituito da me.
“HIKARI!” La
chiamai, volando verso di lei.
Aveva
il volto rigato di lacrime, che cercava fieramente di nascondere.
“Non
hai già combinato abbastanza disastri? Allora è per questo che né
con Mark né con David aveva funzionato! C’eri tu!” ”No, non
era stato predisposto nessun angelo per voi, segno che il termometro
dell’amore non li aveva nemmeno presi in considerazione.”
“Ma
io sì! Ora mi verrai a dire che non esiste nemmeno un'anima,
giusto?” Takeru correva verso di noi, evidentemente convinto a
tentare ancora.
“Lasciami
andare. Lasciami andare lontano da lui!”
“NO!
Tu lo ami, maledizione!” ”Ah, perché adesso deciderai così,
vero?”
“Hikari!
Cerca di capire! Lo avresti amato comunque…Ho solo accelerato i
tempi per non farvi incontrare tra venti, trenta,quarant’anni!
L’avreste rimpianto tutta la vita…”
“Meglio
un amore vero e stile ‘L’amore ai tempi del colera’ che una
finzione del genere!”
“Non
dire sciocchezze! Come potrai dimenticare tutti i giorni passati con
lui?” ”Non erano veri!
Erano frutto della tua bravura, lo ammetto! Complimenti, puoi davvero
fare carriera! La prossima volta, però, se vuoi un consiglio, evita
di farti scoprire…” “Non fare la stupida! Tu lo ami! Guarda
in faccia la realtà! Non avresti mai, MAI, fatto l’amore con lui,
altrimenti!”
Per
Hikari fu come ricevere uno schiaffo.
Takeru
ci aveva appena raggiunti, col fiato corto.
“Io…io
non lo amo. NON LO AMO!”
Lo
fissò disperata, facendo intendere tutto il contrario.
Lui
le rivolse uno sguardo triste.
“Io
sì, invece...”mormorò, ma così piano che nemmeno Hikari lo
sentì. ”Takeru, io…non posso dimenticare questa storia…Lo
capisci, vero? Lo capisci?” Takeru la prese per le spalle.
“NO!
NON LO CAPISCO AFFATTO! Perché te ne frega così tanto? Va bene,
esisteva lui, e quindi? Io so che quello che è successo stanotte,
che quello che ho provato negli ultimi sette mesi non era
assolutamente falso! Non m’importa se le occasioni le ha create
lui…Se non le avessimo colte noi, non sarebbe nato niente. Io
ho scelto te. La mia
anima
ha voluto la tua.”
La
baciò con rabbia.
Lei
lo scansò.
“Se
ora scappi... Da me, da quello che c’è stato in questi mesi...Non
tornare indietro, Hikari. Puoi andartene, allora. Non credo di avere
più niente da dirti”
Lei
non ribatté. Corse via, fuori dai cancelli, diretta verso il suo
studio.
“La
lasci andare così? Ma se la ami!” gli chiesi, non sapendo più che
pesci prendere.
“Certo
che hai combinato un bel casino, ma credo di esserti in qualche modo
debitore” mi disse lui.
“
A
te non da fastidio sapere della mia esistenza?” ”Certo che
sì”mi rispose, adirato. “ L’aver saputo di avere un
fratello…di essere circondato da angeli…di averla incontrata per
questo…non credo farebbe felice nessuno. Ma ora mi ricordo di
Yamato, come ho pianto e ho smesso di mangiare per settimane quand’è
morto. Ricordo dell’angelo che mi aiutò quando non riuscivo a
centrare bene il canestro. I miei sentimenti per Hikari sono di una
semplicità e di una forza tali da disarmare anche me, che credi? Non
mi era mai successo. Neppure con Véro. Solo che adesso Hikari è
sconvolta. Vorrei che capisse che non si è innamorata di me per
causa tua, ma che tutto quel che è successo tra di noi è stato
anche grazie a te. E per farlo, deve stare da sola. Io credo che ci
saremmo incontrati comunque, no?”
Annuii.
“Non
posso però sapere quando vi sareste incontrati.”
Takeru
sospirò.
“Tu
sai anche del contratto, vero?” Annuii ancora. Me l'aveva detto
Ken.
“Andrai
davvero a Los Angeles, Takeru?”
Scusate
il ritardo, davvero. L'università mi distrugge con i suoi orari(per
esempio, domani ho lezione dalle 9 alle 20!), ma sono felice come non
lo ero da molto tempo ^^ Magari non si dedurrà da questo capitolo,
ma è così xD Gomen nasai se non rispondo celermente alle
recensioni, ma grazie a tutti ^^ Siamo agli sgoccioli, stavolta sul
serio o_O Il 27 è un numero che mi è sempre piaciuto, e
originariamente i capitoli dovevano essere proprio ventisette, ma poi
la mia mente malata è arrivata fino a trenta...C'est la vie =P
Finalmente le cose per Yamato e Sora sono risolte, deo(mihi
xD) gratias.
Deve solo sbrogliarsi l'ultimissimo intoppo :) Non mi odiate
troppo, sapete che non amo il dramma se non è fine all'happy end
;) A presto! (si spera entro fine novembre xD)
“Febbraio è un mese di languori, il
cuore del mondo è greve, ignaro ancora dell'inquieto aprile e del vigoroso
maggio.” (William Somerset)
Angeli del Cuore
“Le vecchie miniere del Klondike registrano un'impennata di pietre preziose, fatto
raro; per di più, la scoperta in questo periodo dell'anno...”
Miyako afferrò il telecomando, interrompendo il flusso di parole del
giornalista.
“Ti ha licenziata?”
“Non esattamente. Me ne sono andata io, e comunque sarebbe stata una questione
di giorni. Oh, Daisuke, come puoi essere stato
così...”
“Miyako, basta. Non vedi quanto si senta già in colpa?”
Rivolsi a Ken uno sguardo di pura gratitudine, afflosciandomi sul divano di
casa loro.
Febbraio era arrivato
da qualche giorno, e di certo non c'era un clima meno adatto di quello per...come
si chiama? Ah, San Valentino.
“Non le hai parlato?”
“Non sente ragioni, Daisuke. Continua a ripetere che
l'abbiamo ingannata tutti...E' più testarda di me, quella ragazza!”
“E ce ne vuole”commentai, con umorismo funereo.
“Solo Ken può apostrofarmi
così, non ti permettere.”(Ken, intanto, mi faceva segno che non era vero, che
in quei giorni governava solo lei, ufficialmente sempre a causa degli ormoni.)
“Comunque sia,”
intervenne Ken, prima che la moglie lo scoprisse a confabulare con me alle sue
spalle “non ne possiamo parlare in eterno, senza agire. Qual è la tua
situazione, Daisuke?”
“Sono tornato un angelo dello sport.” confessai.
Miyako si morse un
labbro.
“Ma non puoi comunque
osservarli, dico bene?”
“Mi hanno visto. Anche se non sono più il loro angelo del cuore, ormai per me
sono come i bambini.”
“Ne sei sicuro? Normalmente, dopo un po', questo effetto non dovrebbe...”
“Dopo un po', Ken. Sicuramente, non prima di un paio di mesi...Il tempo di
finire un'altra missione come angelo dello sport, e non dovrei essere più
visibile nemmeno per loro. Stando a come la pensa Hikari,
probabilmente anche prima.”
Mi presi la testa tra le mani.
Ero andato da Ken e
Miyako per sapere se almeno loro avessero mantenuto i rapporti con Hikari, ma la mia mossa si era rivelata un buco nell'acqua,
l'ennesimo.
In fondo, non era male
essere tornato angelo dello sport. I bambini, si sa, sono menti semplici,
soprattutto i maschi. E Mike sembrava un bambino a posto, sì. Wu, però, che mi sedeva affianco sulla mia nuvola, non ne
era convinta.
“Ti ripeto che sto
bene.”
“Siamo alla fase del
rifiuto, viene dopo l'iniziale disperazione. È quasi banale, come reazione.”
mormorò con fare esperto.
“Grazie tante, eh.”
Era inutile tentare di
spiegarle che, nonostante mi arrovellassi il cervello, non c'era niente che
potessi fare. Quindi, meglio non pensarci. Ma era davvero possibile? Quando
succede qualcosa d'importante, quando vieni a conoscenza di cose ignote e poi
sei costretto a ritornare sui tuoi passi, si torna veramente indietro? Potevo
essere lo stesso angelo dello sport che badava a Reiichi?
Wu, nel frattempo, stava
parlando, ma la mia mente era scollegata. Sentii solo l'ultima domanda, e mi
accorsi di non essere stato molto carino nei suoi confronti. Dopotutto, non era
tenuta a cercare, pur nel suo modo strambo, di consolarmi.
“...E se ti aiutassi?”
“Cosa?” Mi ero perso qualche passaggio, perciò andai a senso. “Aiutarmi anche
con Mike? Hai già fatto troppo, pensa alla tua nuova missione.”
“Beh, non me ne hanno ancora affidata una.” Sorrise spensierata. “Perciò, posso
aiutarti. Non penso che questo vada contro le regole, ormai il peggio è
passato. Ma non mi stavi sentendo, vero?” Stranamente non sembrava offesa.
“Ehm...”
“Intendevo aiutarti con Takeru e Hikari.”
Non capii sul momento
e rimasi fermo a fissarla con sguardo vacuo.
“Ehi? Daisuke?”
“Grazie, Wu!” tentai di sorridere apertamente,
abbracciandola di slancio. “Ma come pensi di...”
“Vedrò un po' di
osservarli per conto tuo. Ora levati di dosso, sei pesante.”
“Ti ricordi
l'indirizzo?”
No, no, no. Non dovevo
darle corda, non dovevo immischiarmi più. D'altro canto, però, s'era offerta
lei...
“Sì, non era in Norvegia? Quel paesino sperduto dove...”
“Wu”scossi la testa, alzando gli occhi al cielo.
“Quelli sono Frida e Jyou, io mi occupavo di Takeru e Hikari.”
“Ah, già! E dove vivevano?”
“Ti accompagno fino ad un certo punto, dai.”
“Cos'è, non ti fidi?”
“No, no”mi affrettai a rispondere. “E' solo che il mio nuovo protetto, Mike,
gioca a calcio in una cittadina vicino Chicago. “
“Calcio, eh?”
“E' un sollievo che non si tratti di basket, questa volta!”
“Sai, Daisuke...”cominciò, mentre volavamo sui tetti
del Nord America.
“Sì?”
“Forse sei più adatto a fare l'angelo dello sport.”
“E' un complimento?”tentai di capire depresso.
“Quando ti occupavi di
Ta...Ta...”
“Takeru e Hikari.”
“Sì, esatto! Insomma, quando eri un angelo del cuore, eri molto...preoccupato,
stressato, nervoso.”
“Era il mio primo incarico...ed anche l'ultimo.”
“Ma tu non sei così.
Tu sei un angelo simpatico, mi piaci più adesso!”concluse sorridente.
Wu non si rendeva quasi
mai conto veramente di quel che diceva. Imbarazzato, cambiai discorso.
“Forse hai ragione tu.
Comunque, quello è lo studio di Hikari. E lo stadio
dove si allena Takeru è quell'edificio lì, lo vedi?”
Indicai entrambi i luoghi alla mia amica, sperando con tutto il cuore che non
annuisse tanto per fare. “Vado da Mike, ok?”
“Ti aggiornerò subito!” mi fece un saluto militare e svolazzò da Hikari. Sentivo che c'era qualcosa di sbagliato in tutto
questo, ma cosa?
“Ciao, Daisuke!! Ti stavo cercando...mi aiuti ad allenarmi nei
rigori?”
“Mike! Scusami, ero
occupato con una mia amica...Certo, anche ora!” gli sorrisi, mentre ci
dirigevamo ad un campetto vicino casa sua.
Mike era un bambino di
otto anni che adorava già il calcio e che mi era stato affidato poco dopo il
disastro. Non pensavo davvero di avere diritto ad un'altra possibilità così
presto.
“E com'è questa tua
amica? E' un angelo anche lei?”
“Sì, anche lei è un angelo.”
“E aiuta le bambine a truccarsi e tutte quelle cose lì?”
“Lei no, ma ci sono angeli di quel genere”ridacchiai, al suo evidente disgusto.
“E allora lei cosa
fa?”mi domandò, iniziando a tirare un po' a casaccio.
“Non così, mira alla
rete!”sorrisi, indicandogli un paio di tecniche. “Comunque, lei aiuta le
persone a stare insieme.”
“Anche io e te stiamo insieme.”
“Intendo insieme come la tua mamma e il tuo papà. Quel genere di 'insieme'.”
“Oh.” Altro segno di ribrezzo. “ E fa fare tutte quelle cose sdolcinate?”
“Anche. Ma un giorno anche tu le farai, credimi.”
“Io no.”
“Ah, no? E vuoi stare da solo?”
“Io non sono solo. Ci sarai tu con me. O tu stai insieme ad un altro angelo?”mi
chiese sospettoso.
“No, anche io sono
solo.”
“E allora, vedi che è una fregatura.”
“Cioè?”
“Cioè, tutti quanti mi
dicono che un giorno starò con una ragazza e farò quelle cose...bleah! Che fanno gli adulti.” Mentre parlava gesticolava,
mangiandosi anche le parole.
“Giusto.”
“Però tu non stai con una ragazza, giusto? E così sarà per me!”
Ero affascinato dal modo
in cui aveva già deciso cosa sarebbe stato del suo futuro e dalla solennità con
cui lo diceva, ma non potei reprimere un sorriso.
“Sei ancora piccolo
per credere che una ragazza possa essere speciale.”
“Oh, no, la mia amica Tina è speciale.”
“Vedi?”
“E' l'unica femmina speciale. E mamma. Mia sorella è scema. Lei e Ian stanno sempre appiccicati.”
“E' l'amore.” sorrisi piano.
“Perciò, io sposerò Tina, perché pure lei odia queste cose da grandi.”
Non potei fare a meno di ridere.
Chissà, tra qualche
anno sarei anche potuto tornare un angelo del cuore e li avrei aiutati io ad
innamorarsi.
Scacciai
immediatamente quel pensiero dalla testa.
Non dovevo più pensare
da angelo del cuore. Mai più.
“Allora...Ci alleniamo
ancora, campione?”
“Daisuke?
Stai riposando?”
Balzai in piedi, spaventato.
“Pensavo fossi Chris!”
“Scusa se sono andata in giro per te!”
“Scusami tu, Wu, è stata una giornata stancante.
Incredibile quanta energia abbiano i bambini!”
Wu sospirò.
“Ho fatto come mi hai
detto, Daisuke. Ma...E' giusto? Forse la mia non è
stata una buona idea.”
“Cosa intendi dire?”
“Tu non vuoi più fare l'angelo del cuore, no?”
“Anche volendo, non posso.”
“Rispondi alla mia domanda.”
Rimasi in silenzio, concentrandomi sulle sensazioni provate prima con Mike:
doversi occupare di una persona sola, non dover macchinare niente perché i
desideri di un bambino sono meno complessi, giocare, ridere, aiutare qualcuno
che sa che esisti...Beh, anche Takeru e
Hikari lo sapevano, oramai.
“No”dissi lentamente.
“Avevi ragione, sto bene così.”
“E allora che t'importa di quei due? Voglio dire...E' una missione che non ti
appartiene più.”
“Non capisci perché tu hai sempre avuto successo. Vorrei solo stessero insieme,
perché è stata tutta colpa mia.”
Wu sospirò. “E va bene,
come vuoi tu!”
“Ma dove sono Chris e
Maya?”
“A giocare insieme? Sono giorni che non li vedo granché.”
Fece spallucce e
continuò. “Sono andata da Hikari.”
“E...?”
“E' molto triste. E stupida e orgogliosa, da quello che so.”
“Abbastanza.”
“Era da sola a piangere, una scena molto allegra.”
Si fermò, arricciò le labbra, come se stesse selezionando le informazioni.
“Il suo studio è
ordinatissimo.”
“Ordinato?”
“Sì, evidentemente avrà pulito e buttato molte cose. Ad un certo punto è
arrivato un cliente, si è asciugata le lacrime alla bell'e meglio e si è data
da fare.”
“Come ci si aspetta da lei...”
“Se m'interrompi in continuazione, mi dimentico cosa ti voglio dire!”
Alzai le mani in segno
di resa, lasciandola continuare.
“C'era...Un mazzo di
rose nel cestino. E lei ha mormorato qualcosa sul San Valentino.”
“Forse...”
Mi zittì con
un'occhiata truce.
“Forse erano da parte
di lui, sì. Poi lei ha risposto al telefono, anche se in verità era un
messaggio registrato. Era un messaggio strano, l'interlocutore era in silenzio.
E c'è rimasto un po', stavo per andarmene annoiata, finché non s'è sentito un
sospiro e non s'è sentita la voce di lui dire '...Non mi hai dato il tempo di
dirtelo di persona, un mese fa, ma oggi, per quanto sia un cliché, volevo dirti
che ti...'. Poi lei ha riattaccato.”
Sospirai.
“Bel 14 febbraio.”
“Hm, per gli standard
umani direi di sì”annuì Wu. “Lui sta peggio di lei.
Sono andata allo stadio, tutti quanti lo criticano perché non riesce ancora a
dare il meglio di sé in campo. E poi, pare si dovrà trasferire, ad aprile, a
meno che non ci siano i play-off, o una cosa del genere, credo.”
“Wu,
ti ringrazio, sei stata davvero gentile.” le sorrisi triste. “Ma hai ragione su
tutta la linea, io...forse dovrei smetterla di preoccuparmi. Non è più affar
mio, giusto?”
“Giusto.” Wu annuì con fervore, sbattendo anche le ali.
“Parlerò con Sora e Yamato, cercherò di far agire loro. Ma ti prometto che è
l'ultima cosa che farò per loro.”
“Io non ne ricavo proprio niente, nel bene o nel male, Daisuke.
Lo dico per te. È triste vivere pensando a qualcosa che non puoi cambiare e che
non dipende da te.”
Mi pizzicò il naso, lei
era avvezza a queste manifestazioni di affetto.
“Daisuke.”
S'interruppe; era
arrivato un nuovo angelo a chiamarmi.
Non riconoscevo la sua
voce, era un nuovo arrivato?
Era alto ed aveva i
capelli lunghi; qualcosa in lui mi sembrava familiare...ma che...?
“Sì?”
Doveva essere un novellino, un altro angelo femminile lo seguiva in silenzio.
Il sorriso di Wu si spense all'istante e rimase immobile come un pezzo di
ghiaccio.
“Wu?”
Le sventolai una mano davanti agli occhi; nessuna reazione.
“Wu?!”
L'angelo si schiarì la
gola, sussurrando qualcosa a malapena udibile.
“Scusa, non ti ho
sentito. WU!”
La scossi, ma si
ritrasse, stavolta sorridendo.
“Cos'hai da ridere?”
“Rido anche per te, ci sarà bisogno di qualcuno allegro che ti compensi.”
“Eh?”
Ma che diavolo andava
blaterando?
Si asciugò delle
lacrime agli angoli degli occhi-aveva preso a ridere convulsamente, o forse a
piangere, o tutt'e due- e suggerì:”Ascolta quel che ti vuole dire, no?”
Gonfiai le guance indispettito.
“Se è uno scherzo per
tirarmi su il morale, beh, non è divertente!”
“Ascoltalo.”Ripeté Wu con dolcezza, scrutando l'angelo femminile. Non avevo
mai visto nemmeno lei, a ben pensarci.
“Scusala, è matta.
Avanti, dimmi. Che vuoi da me, ehm...”
“Chris.”mormorò in un soffio.
Ed era solo per questo
che rideva? Solo perché aveva lo stesso nome del mio baby angelo?
“Pensa, è il nome del
baby angelo che...”
Che aveva i suoi stessi occhi?
Mi voltai di scatto
verso l'altro angelo.
I capelli di Maya?
“Ok. Che stregoneria è
questa? Somigliate troppo a due baby angeli che conosco.”
“Smettila di far l'idiota e di far finta di non capire.”mi apostrofò Wu con apparente leggerezza. “Mh,
eri più carina da piccola, Maya, ma non si può certo dire che tu sia brutta.
Bene. Chris, ora tocca a te. La vostra nuova nuvola in che zona è?”
“Smettila tu di
prenderti tanta confidenza! Come fai a conoscerli, non li hai mai visti!”
“Daisuke, sono io, sono Chris. Solo che adesso parlo
in maniera corretta, senza storpiare nulla.”
Aggrottai le
sopracciglia.
“Mi stupisci sempre,
e, credimi, detto da me è più che è un complimento. Hai pensato a diventare
umana con lui?”sentivo Wu parlottare concitata con
l'altro angelo, pressoché sconcertata dall'apparente cordialità di Wu.
Ma era un atto
puramente passivo; la mia mente era rivolta all'elaborazione di quelle quattro
frasi.
Chris?
Cominciai a sbattere
le palpebre confuso.
E capii.
Solo una dolorosa
domanda affiorò alla coscienza e trovò esecuzione:”Perché?”
Mi rispose Maya.
Adesso lo capivo, quella... Maya.
“Volevo crescere. Lui
mi ha seguito. Tutto qui. È stato...un gioco.”
“Un gioco? UN GIOCO?! Sapete che non potete più tornare indietro? Che è la
crescita a rendervi infelici e insoddisfatti e...e tristi, e arrabbiati,
e...IMBECILLI! INCOSCIENTI! E tu, tu sei stato molto più stupido di
lei!”
“Daisuke,
dubito che gli altri angeli vogliano essere messi al corrente della crescita di
Maya e Chris. Smettila di strillare. È un fenomeno normale. Tu stesso non sei
rimasto allo stadio baby.”Intervenne Wu,
interponendosi tra me e il mio...
Il mio...
“Io l'ho fatto per Jun, ma era mia sorella di nuvola!”
“E io l'ho fatto per
Maya.”sussurrò dolcemente Chris, prendendole la mano.
Se fossi stato umano,
avrei vomitato all'istante.
“Hai scelto lei?
Ridicolo, avreste potuto continuare a giocare per sempre.” Wu sospirò. “Proprio non ci arrivi. Ragazzi, andate a
trovarvi la vostra nuvoletta. Su, forza! Dagli un po' di tempo, Chris...Non è
un bel periodo per lui.”aggiunse sottovoce.
“Per quello che vale, ora che ti ho deluso...”cominciò lui ad occhi bassi. “Ti
ho sempre considerato il mio fratello di nuvola adottivo.”
“Mi fa piacere.”
“Daisuke, io...”
“Vai da Maya, no?”
Chris sospirò. Ma era
un sospiro diverso...troppo gutturale, troppo forte, troppo triste. Troppo
grande.
Evidentemente Wu gli fece un cenno; voltato com'ero, sentii solo il
fruscio d'ali.
“Ah, la primavera.”
“Teoricamente non è
ancora inverno?” chiesi abbastanza frastornato.
“Ah, sì? A quanto
sembra, ancora per poco.”
“Già.”
Rimasi in silenzio,
sentendo Wu canticchiare qualcosa. Mi stava dando sui
nervi.
“Wu...”intimai,
ma lei riprese.
“Non l'hanno fatto
contro di te. Stai pensando che tutti ti hanno tradito, vero?”
Sospirai
rumorosamente-e il mio sospiro, ora, era così simile al suo. Era così che mi
vedeva? Così grande? E ora così alla pari?
“Forse.”dissi
lentamente. “Mi sento oppresso. Chris mi diceva sempre tutto, e...Non me ne ha
parlato. Non pensavo che l'avrei mai visto grande.”
“Dovresti aver capito che l'amore può tutto, no?”
“Non credevo di certo a quell'età!”
“Ha forse un'età l'amore?”
Rimasi in silenzio; lei mi pizzicò il naso.
“Troppo tempo per
pensarci, alunno Daisuke! O piuttosto, non è che ti dà
fastidio che ora non puoi più insegnargli niente? Sai, molti hanno la sindrome
da 'allievo-che-supera-il-maestro' e...”
“Tu credi diventerà umano? Che avrà una famiglia, dei figli, che
invecchierà...che... morirà?”
Avrei sopportato di
non vedere più Chris? Tuttavia, avrei sopportato di vederlo così?
Wu fece spallucce. ”Che
invecchierà...che morirà? Chi lo sa, nessuno lo sa, nemmeno il capo, temo. E,
comunque, che ti ho detto prima?”
“Che sono un
idiota?”sorrisi debolmente, riconoscente degli sforzi che stava facendo per me.
“A parte. Non è triste
vivere pensando a qualcosa che non puoi cambiare?” si citò, appoggiando il capo
sulla mia spalla.
“Tu come lo sapevi?
Che Maya si sarebbe trasformata, intendo.”
“Io so sempre tutto, Daisuke.”
“Dico sul serio.”
“E sono anche sempre seria. Caratteristica che mi permette di dire sempre quel
che penso con toni diversi, così qualcuno pensa che io stia scherzando e non mi
dà troppa retta.”
“Qualcuno come me?”
“Chi lo sa.” ripeté. “Se per 'qualcuno come me' ti riferisci a un angelo che
non ha minimamente pensato che anche io sto nella stessa situazione per Maya e
non strepito, beh, forse sì.”
Ci misi qualche secondo a capire il senso della sua risposta.
“Ehi.”
I suoi occhi erano altrove, molto lontani.
Le strinsi una mano
impacciato, a mo' di consolazione.
“Scusami, sono un egoista.
Ma come fai ad essere così straordinaria? Non hai pianto per Maya?”
“Hai già riempito tu
il Klondike, non provare a piangere anche per questa
storia.”osservò in tono leggero.
“Uff.”Sì,
mi ero un po' commosso. E mi era venuta voglia di vedere la nuvola di Chris e
Maya. Forse...forse era quella di Miyako e Ken.
“Oh, quanti
piagnistei! Su, asciugati.”
“Insensibile.”
“Non si tratta di questo, è che le mie lacrime le ho spese tutte tempo fa.”
La dolcezza e la finta noncuranza con cui lo disse mi scatenarono un'ignota
voglia di abbracciarla e darle conforto.
“Dev'essere dura
vedere tutti attorno a te felici e con qualcuno accanto.”disse con tono
distaccato.
“Non è solo quello. È che non capisco la totalità dell'amore. Ken e Miyako
vogliono un figlio e diventano umani. Maya vuole provare a crescere per gioco,
Chris la segue per paura di perderla. Sorae Yamato hanno sfidato tantissime regole. Takeru non è più lo stesso in campo, Hikari
è ordinata sul lavoro. Come può...”
“Te l'avranno detto tutti, ma...Un giorno, proverai tutto questo. E ti
chiederai come hai fatto a vivere finora senza quella sensazione. Prima di
allora, di acqua sotto i ponti ne dovrà passare.”
“Ma quando? Quando?
Parlo sempre di amore, e poi mi arrabbio quando ne vedo i frutti.”
“Ma va, sei solo un po' geloso.”
“Geloso? Di Chris?”
“Si può essere gelosi
dei propri amici, perché no?”
“Però l'amicizia è un sentimento più libero dell'amore.”
“Fino a un certo punto. Daisuke, parla con Chris,
sono certa che ti vorrà spiegare tutto dal suo punto di vista.”
Affossò il viso
nell'incavo della spalla.
“Non dirò a nessuno
che stai piangendo per Maya.” Le feci l'occhiolino, ma non se ne accorse.
“Idiota.”
“Ripetitiva.”
“Impiccione.”
“Svampita.”
“Imbranato.”
“Mmm...piagnucolona.”
“Grazie alla tua esitazione vinco io! E comunque lo sei di più tu.”
Scoppiai a ridere,
grato.
“Gli parlerò,
promesso.”
“Che me ne faccio io delle tue promesse?!”Esibì una linguaccia, volando via.
“Non deprimerti
troppo, Daisuke!”
“Nemmeno tu!” le gridai di rimando.
“Daisuke,
non vuole parlare nemmeno con me.”
“Figurati con me, le ricordo troppo Takeru e sono la
persona che ha reso infelice suo fratello.”
Sora guardò Yamato, sforzandosi di sorridere.
“Vorrei tanto
aiutarti...”cominciò. “Ma come?”
“Mi viene in mente
solo un'idea.”replicai con una smorfia. “Però...”
“Di parlarle
attraverso Taichi, giusto?”commentò neutro Yamato.
Annuii.
“Tanto vale aspettare
una scorpacciata di carne alla brace da parte di Hikari.”
“E se parlaste con Takeru?” Yamato fece spallucce.
“Io gli parlo ogni
giorno. Ma di Hikari non vuol sentir parlare, Daisuke. La ama, ma ha anche un dannatissimo orgoglio. Lei
ha gridato che non lo vuole più e, anche se Takeru e
noi tutti sappiamo benissimo che non è vero, lui ha deciso di rispettare la sua
decisione.”
“Scappando a Los Angeles?”
“A volte è più
semplice.“
“Ma tu non sei
scappato.”
“Non potevo.” replicò
con dolcezza Yamato, stringendo la mano di Sora.
“E allora che si fa?”
“Si fa in modo che Hikari legga i giornali sportivi. O che guardi questi
servizi in tv.”
Dal televisore, una
cronista esaltata spiegava tutti i presunti dettagli del trasferimento ai
Lakers della stella TakeruTakaishi.
“ Al momento, la
squadra si sta preparando per il famoso All-Star
Weekend. Se i Chicago Bulls non dovessero passare ai
play-off, la nostra città si troverà costretta a dire addio alla stella
nipponica? Continuate a seguirci e lo scoprirete!”
Yamato spense la tv.
“Non puoi manovrare le
partite per far rimanere Takeru fino alle finali, Daisuke.”
“Tecnicamente potrei,
ma mi declasserebbero anche stavolta. Dobbiamo fare in modo che Hikari venga a sapere del trasferimento. Devo...”
Mi afflosciai sul divano. “Non posso.”
“E' diventata più di una missione, a quanto pare.” osservò Yamato
con pacatezza.
“A volte
capita.”intervenne con decisione Sora. “La regular season finisce ad
aprile, e dubito che i Chicago Bulls passino.”
Yamato la guardò scettico.
“Da quando ne capisci di basket?”
“Guarda che io sono
una persona sportiva.”dichiarò scherzosa Sora. “Sei tu l'artista maledetto.” Yamato sorrise incredulo.
“Daisuke,
credimi, faremo in modo che Hikari venga a sapere del
trasferimento di Takeru. E sono sicura...”Sora si
strinse a Yamato “che capirà. È testarda, come il
fratello, ma sa riconoscere i propri errori.”
“Forse, però, lei non sta sbagliando. Forse, l'amore dev'essere una cosa
spontanea. Forse, noi non abbiamo nemmeno ragione di esistere.”sospirai.
“Ma esistete. Ed
esiste l'amore, spontaneo o indotto che sia.”
“Pare proprio che l'amore vinca tutto, eh?”
Yamato baciò Sora su una tempia,
e non ebbi bisogno di risposte alla mia domanda retorica.
Come sempre, scusate l’attesa e grazie per tutto. Grazie per la
pazienza, per le vostre recensioni, per i vostri consigli, le critiche, i
suggerimenti…So che può sembrare che io abbia abbandonato questa povera fanfiction a se stessa, ultimamente, ma vi garantisco che
non è così. Ho solo tanti, tanti, tanti esami da fare, in primis, e tante
situazioni da gestire. E, purtroppo, sono sempre scrittura e fansub a soffrirne. Inoltre, l’ispirazione è una
bruttissima bestia, che una volta viene e cento se ne va, e ovviamente quando
viene o è periodo di esami o si è a lezione. XD C’è da aggiungere, nello
specifico, che questo capitolo molto triste non ne voleva proprio sapere di
uscire…Pensate che in origine doveva chiamarsi Spaccacuore.
Poi il mio animo romantico(che ultimamente tutto è tranne romantico) ha preso
il sopravvento. XP Insomma, non disperate, le imprese di questi due avranno la
loro giusta fine nel prossimo capitolo…Dovrete aspettare veramente poco, dal 13
luglio sarò ufficialmente in vacanza eprima della mia partenza per Barcellona ci vorranno quasi due settimane,
che posso dedicare, tra il fancazzismo e il turismo
di Roma fai-da-te, a Takeru e Hikari
<3 Non preoccupatevi, sono una spudoratissima amante dell’happy endingu.u Ma dev’essere un po’
movimentato, altrimenti che gusto c’è?
Vi ringrazio ancora una volta (vi amo dal profondo ç_ç) per tutto il sostegno ^^
HikariKanna
PS:Mike
e Tina vengono dal mio nuovo amore, la coppia Tike di
Glee(come per Tina, è stato amore a prima vista con
gli addominali di Harry Shum Jr. <3)
PPS:L’ All-Star Weekend è una
manifestazione dell’NBA che si svolge a febbraio J La regular season finisce a metà aprile circa, poi ci sono i
play off e poi le finals(fonte di tutte queste
informazioni mio fratello, al grido di guerra e indignazione:”Se
devi scrivere una delle tue storie sull’NBA, almeno informati prima, visto che
i Chicago Bulls non vincono praticamente mai da
Michael Jordan!” Diciamo che è stato lui a convincermi che Takeru
dovesse trasferirsi a Los Angeles.XD)
“Oggi
l'ultima partita di Takeru Takaishi con la casacca dei Chicago Bulls.
La squadra, purtroppo, reduce da una sfortunata stagione, non è
riuscita ad accedere ai Play-off e-”
Hikari
spense la televisione, sospirando rumorosamente.
“Proprio
oggi?”
La
primavera era arrivata anche nella regione dei Grandi Laghi e aveva
colorato tutto di una sfumatura rosata.
I
cuori lasciavano finalmente spazio al calore e lasciavano via i
ricordi invernali...Pensare che per Hikari era andata così al
contrario. Un inverno pieno d'amore e calore, mentre il mondo fuori
moriva, e una primavera smunta e pallida, quando tutti erano pronti a
innamorarsi.
Un
“27” faceva capolino da una delle lettere debitamente impilate
sul tavolo, in ordine.
“Happy
birthdayyyyyyyy Hikari!”
Taichi
aveva vissuto anni negli Stati Uniti, ma quando parlava in inglese
non aveva perso una certa buffa inflessione giapponese. Terminata la
canzoncina che riesce a rendere tutti gli umani stonati, Hikari gli
sorrise, grata per
il pensiero, con tutto quello che lui aveva per la testa... “Taichi!
Non eri in giro per il mondo?” “Una cosa è dimenticare le
pene di cuore, un'altra il compleanno della propria sorellina. Uff,
quant'è diventato triste questo posto! Un po' di musica, invitiamo
un po' di gente, festeggiamo!” “E chi vorresti
invitare?” “Mah, il tuo ragazzo, Sora, Yamato, quei due ex
angeli-come si chiamano?-, qualche altra amicizia che hai stretto nel
fratt-”cominciò con tono noncurante il ragazzo. “Non ci sarà
nessuno, Taichi. E smettila con questa farsa, che altro ti ha detto
Sora?” “Che dovresti proprio partire per Los Angeles.” “Di
angeli ne ho visti fin troppi, ultimamente. Pensavo lo stesso valesse
anche per te.”
A
quell'accusa suo fratello sospirò. “Hikari, credo che il proprio
compleanno sia un po' uno spartiacque, no? Pensa a quest'ultimo anno,
sei davvero contenta di come sia andata? E ricordati...”Quando
sei da solo con te stesso, non puoi mentire.” “ “E
questo chi te l'ha detto?” Ma lui si limitò a farle
l'occhiolino e scolarsi non si sa cosa tutto d'un fiato.
“E
comunque non sono sola.” “Ma lo sei stata per così tanto
tempo...”
“Nemmeno
tre mesi non sono poi così tanto tempo.” “Dicono che le
farfalle vivano un giorno. Non so se crederci, le vedo sempre tutte
uguali. In effetti, però, potrebbero non essere le stesse e...”
Hikari
lo fissava attonita. “Comunque, il punto era...Pensa, tutto quello
che gli uomini vivono...In un giorno! Eppure le farfalle devono
lottare affinché quel giorno sia splendido. Altrimenti saranno morte
invano, non pensi? Sì, credo che la morale della favola fosse
questa.” “Non mi sembra così drastica la mia
situazione.” “Cos'hai che ti frena qui?” “Beh...Tu...E
poi...”
“E
poi gli amici che non vuoi nemmeno oggi?” Hikari avvampò.
Taichi
la baciò sulla fronte.
“Il
mio regalo è quest'informazione : La partita è alle 16.”
Ma
le 16 erano davvero un brutto orario, no? Tanto per cominciare,
alcuni studenti nemmeno erano rincasati. E poi, era ancora troppo
presto, c'era chi si riposava dopo pranzo...E poi, c'erano querce che
stavano per crollare.
Hikari
uscì di casa(io ero debitamente nascosto su degli alberi, anche se,
riflettevo tristemente, non c'erano comunque possibilità che mi
vedesse, dato che ero passato ad un'altra missione) nel primissimo
pomeriggio, e si diresse al parco.
Quel
parco, con quella quercia.
Quercia
che stavano per sradicare.
Tutto
intorno all'albero secolare vi erano delle gru e macchinari strani di
cui Hikari non sospettava nemmeno l'esistenza, figuriamoci saperne il
nome(e, ad essere onesti, nemmeno io).
La
mia(no, non più affar mio, mi ripetevo) protetta sbiancò,
evidentemente attraversata da una tempesta di emozioni.
Cosa
ci facevano tutti lì?
Perché
lei non sapeva di quest'evento?
Anche
da angelo, non ripeterei mai il salto spaventoso che Hikari compì,
oltrepassando le transenne e qualunque ostacolo si frapponesse tra
lei e l'albero.
Arrivata
al tronco, con gli operai che scavalcarono con fatica tutto, Hikari
tese le mani come ad abbracciare l'albero, e pianse, cadendo in
ginocchio.
Pian
piano, per sfuggire agli uomini, si arrampicò in alto, dichiarando
furiosa che non sarebbe mai scesa di lì.
Uno
degli operai si grattò la testa, palesemente confuso.
“Signorina...La
prego, cerchi di capire. Io sto lavorando.” Ma Hikari era un
fiume in piena, come prima di conoscere Takeru.
“Anche
io. È mio dovere proteggere quest'albero. È molto più vecchio
anche dei suoi prozii.” L'uomo sospirò. “Deve fare anche la
stessa fine, purtroppo. Senta, davvero, non l'ho deciso io di
costruire questo nuovo parcheggio, perciò, che ne direbbe di
scambiare due parole con chi si occupa di urbanistica o, in ultima
analisi, col sindaco?” “Sì, certo, e poi una volta
allontanatami, lo abbattereste senza un solo scrupolo.”
A
braccia conserte, Hikari ricacciò indietro qualche lacrima.
Nel
frattempo, s'era radunata una certa folla, incuriosita dalla “novella
Pocahontas”.
“Cos'è,
hai scoperto che tua nonna non è un salice ma una quercia?”
“Ehi,
ma quella non è una tizia che usciva con Takeru Takaishi?” A
quest'ultimo commento, espresso con nonchalance da una ragazzina,
Hikari si prese la testa con le mani, non volendo sentire una parola
di più.
Ma
io ero lì, e sentivo l'umore di quegli uomini peggiorare
rapidamente.
“Ti
aspetti che il tuo amichetto ti venga a prendere? Da Los Angeles?
Facci il piacere, carina, spostati.” A nulla valsero gli strilli
di Hikari quando un altro uomo la prese di peso(lui era almeno il
triplo di lei) e la fece cadere rovinosamente a terra.
La
quercia cadde, distruggendo una panchina(avevano anche calcolato male
la traiettoria del crollo), distruggendo le-forse-ultime speranze di
Hikari.
Hikari,
imbambolata, passava frenetica dal fissare la quercia al quadrante
dell'orologio.
E
poi iniziò a correre.
“Bambina,
che succede? Non ti hanno fatto entrare facilmente?”
Hikari
si appoggiò con i palmi sulle ginocchia, spossata. “No, no, io,
non...Voglio dire, loro sono...Oh!” Strinse i denti, superando la
stanchezza. “Dov'è?”
E
Natsuko sapeva già chi.
“Temo
che tu abbia l'orologio regolato sull'orario di Tokyo, tesoro. È
possibile, dopo tutti questi anni che vivi qui? Mio figlio è già in
volo. È partito all'istante dopo la partita, gli stavo giusto
impacchettando alcune cose che s'è dimenticato. È incredibile come
sia partito leggero, non lo aveva mai fatto prima.” Hikari
represse a stento un sorriso.
“La
prego, mi dia il suo indirizzo, la prego. Io...” “Beh, ce ne
hai messo di tempo per capire che lo ami.”
Hikari
tirò su col naso, asciugandosi anche gli occhi e annuendo.
“Che
tenerezza, non riesci ancora a dirlo.” Hikari deglutì.
“Lui
ancora non lo sa. Voglio che sia il primo a...a saperlo.” Riprese
fiato. “Grazie! Mi auguri buona fortuna!”
Corse
via come una forsennata.
“Aspetta!
Fatti accompagnare da qualcun-”
“E'
già andata. Cascata in pieno.” Natsuko si voltò lentamente
verso chi aveva parlato.
“No,
io direi solo tanto innamorata.”
“Hai
convinto tu Takeru a trasferirsi a Los Angeles?” “Le mamme
hanno sempre i loro ascendenti sui figli,
ricordatelo.” “Perché?” “Cosicché lei possa fare quel
che può in tempo. Non come me.” “A volte ci vuole solo un po'
di coraggio, vero?” sussurrò Hiroaki prendendole la mano.
Restava
da vedere come Hikari avesse intenzione di attraversare metà degli
Stati Uniti.
Una
volta uscita da casa Takaishi(persino gli adorabili cani erano
atterriti dalla sua veemenza), si fermò ad aspettare un autobus,
cercando di riprendere ulteriore fiato.
Un
momento...Ma quella...
“Hikari?!” Di
Miyako uscì prima la sporgenza del ventre.
“Miyako”
Hikari
non sapeva bene dove guardare.
Miyako
poteva avere mille difetti(anzi, li aveva di sicuro), ma non era un
essere capace di portare rancore.
“Buon
compleanno, tesoro!” le gridò, seguita da un più pacato augurio
da parte di Ken. La abbracciò con tutta la grazia di cui era
capace in quelle condizioni.
“Miyako...La
quercia. La quercia è caduta. Miyako, io...Scusami.”cominciò a
piagnucolare Hikari.
“Oh,
no, non ci pensare. Avrai tutto il tempo per piangere se non riesci a
raggiungerlo. Nel migliore dei casi, ti ripeterà tutti i giorni
della sua vita quanto sei stata stupida.” “E nel peggiore?”
“Te
lo ripeterai tu da sola, fino alla fine dei tuoi giorni. No, no, non
piangere. Cielo, quando sei diventata così femminile e sentimentale,
su?”
Suo
malgrado, Hikari ridacchiò.
“Non
so come arrivare a Los Angeles.”
Ken
guardò verso di me e poi sorrise a Miyako.
“Bene.”fece
lei. “Dov'è quell'imbecille di un angelo quando serve?”
Ehi,
ma...
Non
avrebbero potuto comunque vedermi, però tanto valeva fare un
tentativo.
Dagli
alberi su cui mi ero nascosto scesi dolcemente.
“Daisuke...” Hikari
si buttò ad abbracciarmi, profondendosi in scuse anche con me.
“Mi
potrai aiutare ancora, Daisuke?” Se era in grado di vedermi,
allora...
“Sì,
la missione non è finita. E poi sono io quella che non è
sveglia.”sbadigliò una figura a me nota.
“Wu!”
“Voglio
venire anche iooooo!”strillò felice.
“Non
qui in mezzo alla strada!”sibilò Ken, nascondendo Hikari che, a
vista dei passanti, abbracciava il vuoto.
“Non
sei carina a inferire che, data la mia figura a mo' di balena, io
basti a coprirti del tutto. Spostiamoci.”ordinò perentoria Miyako.
“Rimane
solo un piccolo, minuscolo, infinitesimale problema. Come le
attraverso più di 1700 miglia?”
Mi
schiarii la voce.
“Devo
finire la mia missione, no? Wu, tu che ne pensi?”
“Siamo
in missione per conto di Hikari!” canticchiò Wu, una volta che ci
fummo spostati dietro dei palazzi.
Hikari
le sorrise grata, forse pensando anche a Frida.(*)
“E
quindi?” borbottò spiccia Miyako. “Buono tu”intimò al suo
pancione.
“Hikari,
non soffri di vertigini, vero?”
Hikari
scosse la testa alla mia domanda.
Scambiai
un cenno d'intesa con Wu e rapidamente la sollevammo insieme, in modo
che nessuno guardasse la manovra e giurasse di aver visto umani
volare.
Hikari
lanciò involontariamente un urlo.
Per
distrarre dei passanti incuriositi, anche Miyako, rimasta a terra,
iniziò a urlare come un'ossessa.
Ken
la fissava atterrito.
“Amore,
brava, ma basta, altrimenti penseranno che sono un criminale.”
“Ken!
Ken! Mi si sono rotte le acque!” Hikari sgranò gli occhi.
“Non
dovremmo scendere?” “C'è Ken con lei, sperando che non svenga
per l'emozione. È un po' in anticipo, comunque. Mai che quella donna
stia tranquilla.”Borbottai.
“Pensiamo
a far nascere altri bambini nell'immediato futuro!”gongolò Wu,
facendo arrossire Hikari. “Pronta a viaggiare a velocità
celestiali?” Poiché non abituata, io e Wu addormentammo Hikari
con la polvere Morfeo.
Arrivati
a Los Angeles, non avevamo idea di dove potesse essere la nuova villa
Takaishi.
“Dici
che Takeru è già arrivato?” “Non ne ho idea, sai che in
“calcolo dei fusi orari umani” ero un disastro!”
Wu
sospirò.
“Andiamo
in aeroporto.” “Oh, no! Scordati la scena all'aeroporto, è
troppo cliché!” “Chi
se ne importa!” “No, no! L'ho sempre odiata, nei film umani.”
Borbottai:
“Oh, e va bene. Allora andiamo in aeroporto, controlliamo le uscite
e poi seguiamo la macchina fino a casa sua, d'accordo?” Mi
stampò un bacio sulla guancia. “Braaaavissimo!” “Al capo
non capitano queste stronzate.”(**) mormorai cupo, ma appena si
girò verso di me sorrisi. Dopotutto, non si poteva tenerle il
broncio a lungo.
Takeru
non aveva una bella cera, era pallido, tirato e visibilmente provato
dagli eventi degli ultimi tre mesi.
Una
volta chiarita la destinazione, io e Wu precedemmo il taxi e
lasciammo Hikari, ancora addormentata, davanti al cancello.
Takeru
pagò il taxi, prese la valigia e...strabuzzò gli occhi.
Quando
la macchina si fu allontanata, cercò automaticamente in alto con gli
occhi qualcosa, forse me.
Ma
io e Wu ci eravamo nascosti di nuovo, e avevamo-d'accordo, lei-
calcolato che l'effetto della polvere sarebbe finito in
tre...due...uno... Come da previsione, Hikari scattò in piedi. Si
guardò confusa i vestiti e si ravviò i capelli, terrorizzata di
come le sembrassero scompigliati al tatto.
Poi
lo vide.
La
sua espressione mutò drasticamente in un sorriso nervoso. Tentò di
articolare più volte qualcosa, ma alla fine riuscì a dire solo:
“Ciao.” “Ciao. Che dici, mi fai entrare in casa?” Hikari,
sbalordita dall'accoglienza, si scostò. La casa sembrava di
recentissima costruzione e quindi mai abitata.
“Non-non
posso entrare?” “Se insisti” Takeru fece un gesto noncurante
verso l'ingresso.
Hikari
lo costrinse a voltarsi, prendendolo per un braccio.
“La
smetti? Potresti anche chiedermi che ci faccio qui, tanto per
cominciare.” “Che ci fai qui?” ripeté inespressivo, posando
un borsone a terra.
“Sono...”Hikari
cercò di raccogliere l'esiguo coraggio che le restava. “...qui
perché la quercia è caduta.” Takeru finalmente variò
l'espressione del viso.
“Quercia?” “L'hanno
abbattuta alle quattro, mentre tu giocavi. La..nostra
quercia.” “Non
pensavo avessimo qualcosa di nostro.”
“
E
Ayame, allora?” “Che ci fai qui?” ripeté Takeru, ma
stavolta era una vera domanda.
“La...La
quercia. E t-tua madre e il m-mio...” “Hikari, qualunque cosa
sia, temo che tu sia un po' in ritardo, no?” Hikari inspirò
profondamente, evitando i suoi occhi. “Sarei in ritardo a Chicago,
ma qui il fuso orario è diverso. Siamo due ore prima, no?” Takeru,
a braccia conserte, non la interruppe.
“Perciò,
qui, il mio “ti amo” arriva in tempo. Forse.” Takeru le alzò
il mento, quasi rude come i primi tempi.
“Dimmelo
guardandomi negli occhi.”le soffiò.
Dicono
che poche cose siano veramente difficili da pronunciare, ma quel che
Hikari disse fu così spontaneo e semplice che sembrava non potesse
dire altro.
“Ti
amo.” riprese fiato, continuando a guardarlo negli occhi, evitando
quasi di sbattere le ciglia e perdere anche solo per una frazione di
secondo il contatto visivo.“ La quercia è caduta, e con essa
l'odio.” “Io non ti ho mai odiato. Ma...Ok, che c'entra mia
madre?” “Lei mi ha detto dove fossi.” Takeru digrignò i
denti. “Tipico di chi è felice in amore. Credono di poter
risolvere anche i problemi altrui.”
“E
poi, sei un gran maleducato.” “...Scusa?” Takeru sembrò
sinceramente stupito della piega della conversazione.
“E'
il mio compleanno, ok? Sì, puoi farmi gli auguri quando ti pare,
magari anche ora. Io un regalo te l'ho fatto, e il minimo che tu
possa fare è ricambiare, no?” “Beh, il tuo regalo era un
bacio...” “E ti chiedo solo una risposta.”
“Non
mi hai fatto domande.”
“
'Ti
amo' è l'unica frase affermativa che esige una risposta. Non si
sfugge, anche se non è una domanda.”
Hikari
si arrotolò una ciocca di capelli, diventati lunghi per i suoi
standard, nervosa come mai l'avevo vista.
Takeru
le si avvicinò con una scatolina in mano.
“Visto
che insisti tanto, avevo pensato a questo come regalo.”
Gliela
porse.
Era
forse un anello? Non ci potevo credere. Lui era partito, sapendo
di avere ben poche possibilità di rivederla, dicendo addio ad una
donna che amava tanto, eppure le aveva comprato un anello. Dopo mesi
che non si sentivano.
“E'
proprio amore” sorrise dolcemente Wu.
Hikari
dovette aver pensato la stessa cosa, poiché aprì il prezioso
oggetto offertole con aria sognante.
“Semi?”
chiese Hikari perplessa.
“Ok,
scherzavo. È...amore per il giardinaggio?”
“Wu...”
“Dai,
sdrammatizzavo!”
Takeru
rise di cuore.
“Semina.
Poi raccoglierai. A volte è il miglior metodo per avere
risposte.” Nel giardino che separava il cancello dall'ingresso,
Takeru raccolse una vanga, e gliela pose.
“E'
quasi sera e io ho attraversato metà continente, lo sai?” Hikari
rischiava l'esaurimento nervoso, vedevo le mani torcersi
a velocità inaspettate. “Idem. E allora?” “E allora?!
C'è che speravo che...Argh!” Takeru le si avvicinò di nuovo.
“Desideri
davvero così tanto passare tutta la vita con me?”le chiese con
voce bassa e seria.
Hikari
inspirò profondamente.
“Non
mi sarei fatta trasportare da un angelo, altrimenti. Hai idea di
quanto sia scomodo?”
“EHI!
Scusa tanto se non sono come i vostri voli in prima
classe!” “Perdono” Hikari mi fece un cenno con la mano, con
cui poi sfiorò il viso di Takeru.
“Ah,
ecco dove siete!” Io e Wu gli rivolgemmo un cenno di saluto.
“Volete
anche i popcorn, per caso?”ironizzò Takeru.
“Oh,
no, ci sono indigesti. Noi ci nutriamo di sogni e-” “Wu.”la
richiamai.
“-e
sentimenti, e-”
“Wu.” “Oh,
insomma, poi parli della tua dieta, d'accordo?” “Non gliene
frega niente.” “Ah. Beh, Takaishi, dacci dentro con la
dichiarazione, se pensi che sia più interessante del mio
nutrimento!”
Hikari
sospirò, sorridendo piano. Takeru riprese a parlare. “Nei primi
tempi, avevo anche pensato ai diamanti, dopo quella sera...che
continuo a considerare la più bella della mia vita, per inciso...ma
alcune mie fonti sostengono che non è affatto vero che un diamante
dura per sempre, poi si trasforma in grafite. Ma regalarti una matita
dicendo che è per sempre...Era una cosa un po' da bambini. E ho
pensato a quella quercia e a te sola, sempre...”
“Hai
ceduto dopo poco. E io che pensavo di dover far peggio per
riconquistarti!” “Non c'é già stato troppo orgoglio? E se
non si avverano nemmeno i desideri che esprimi il giorno del tuo
compleanno, beh...” “Se pianto questi semi, sai che cosa
rappresenteranno?” Takeru scosse la testa, fermandole le mani e
baciandole.
“Tutto
il mio amore. Per sempre. Ovunque in me.” Allora fu lei a
stringergli le mani, portandole
al viso, al collo, al cuore.
“Il
nostro amore,
no?”
Persino
Ayame, trasportato in una cesta, miagolò il suo assenso.
Hikari
sorrise, arresasi una volta per tutte, e si guardarono ardentemente
negli occhi per qualche secondo.
Mi
schiarii la voce, ottenendo una gomitata pazzesca da Wu.
“Non
hai già fatto abbastanza danni, tu?” mi domandò Takeru, irritato
per l'interruzione.
Ed
e Nat, partiti prima di Takeru, erano già lì da un giorno a
sistemare la roba del signorino, e non sapevano che anche quelle di
Hikari erano in dirittura d'arrivo, grazie a Miyako, che-me lo
raccontò poi Ken- gli dettò tutte le istruzioni anche in travaglio.
“Dovreste
essermi solo grati.”Cominciai. “Comunque...Se vi va, possiamo
piantare noi angeli i semini, così voi vi dedicate un po' a voi
stessi. D'altronde, ora che anche Chris è cresciuto, posso sempre
chiamar-” Hikari baciò dolcemente Takeru sulle labbra,
ignorandomi palesemente.
“Oh,
sì, grazie Daisuke, tu sì che sei un angelo gentile e
premuroso!”cominciai.
“Non
ti preoccupare”intervenne Takeru, prendendola per mano e tirandosi
su le maniche. “D'ora in avanti, con un po' di fortuna, ce la
faremo da soli.”
“Come
volete, ingrati.”
“Daisuke!”
Hikari
mi sorrideva ansiosa.
“Dimmi
pure.” “...Grazie ancora.”
“Dovere.”
Le sorrisi di rimando.
Mentre
mi allontanai volando, sentii Hikari che rimproverava Takeru,
dicendogli:“Hai comprato dei semi di quercia? Per Los Angeles?”
E
lui rispondeva: “L'altro albero era una quercia!” “Sì,
ma...Non eravamo esposti a tutti questi UV! Non è il suo ambiente
naturale!” “Ok...EDDIE! Andresti a comprarci dei semi di
palme?” “PALME?Per simboleggiare amore eterno?” “Amore
mio...Preferisci i cactus?”
(*)
“Siamo in missione per conto di Dio” è una famosissima battuta
de “I Blues Brothers”, il film preferito della madre di Frida.
(**)
Altra battuta cinematografica, ripresa da Notting Hill.
Dicono
che per ogni cosa vi sia una ragione, e ho cominciato a credere che
davvero sia così(sarà l'influenza delle CLAMP, ormai XD). Piccolo
inciso per scusarmi di nove mesi di assenza...Questo capitolo è
stato davvero un parto. E' incredibile, poi, come cambi il mondo-e di
conseguenza la tua visione delle cose- anche in un solo giorno XD
Buon 2013 in ritardo(e stavolta è l'ultimo anno che affronto con
Angeli del cuore ç_ç)!
In
questi mesi, sono sopravvissuta ai Maya e ad altre piccole, grandi
catastrofi, e ho vissuto cose bellissime. Tutto questo è confluito
in questo capitolo.
Capitolo
che ha visto innumerevoli versioni, tutte bocciate XD 'Troppo
cliché'(fa molto Melody di “Basta che funzioni”), 'Troppo
lungo', 'Troppo melenso'...Eccetera, eccetera. Spero che la versione
definitiva vi piaccia, io mi sono divertita un mondo a scriverla XD
Soprattutto di Wu!
Come
al solito, un immenso “Arigatou” a voi tutti ^^ Sono arrivata a
quasi 200 recensioni, e per me è un assoluto miracolo :') I discorsi
strappalacrime li allegherò al prossimo(e ora posso dirlo...ultimo!)
capitolo, l'epilogo. Continuate a tifare per Takeru e Hikari(e i loro
cactus) anche quando(si spera a breve) questa storia sarà finita,
kudasai XD
“No,
no, no. Non esiste proprio.” “Beh, ogni promessa è debito. Ed
è il mio matrimonio, quindi vinco sempre io.”
“E'
anche il mio matrimonio. Dai, se non vuole...” “No, no. Io
sono
la sposa e io
decido.”
“Wu,
secondo te la mangia?”
Lei
mi diede una gomitata per intimarmi di star zitto. Aveva una strana
espressione sognante.
“Non
trovi che sia fantastico?”
“Cosa?
Che Sora si sia ricordata quella vecchia promessa? Tanto Hikari non
toccherà quella carne, te lo dico io.”
“Che
Yamato e Sora si siano sposati. Che siamo qui a testimoniarlo, in
comunione con degli...”qui strabuzzò gli occhi e le venne un
attacco di riso. “...umani!
Non è incredibile?”
“Gli
esseri umani sono incredibili”dissi stiracchiandomi pigramente
sull'albero e vedendo Hikari salvata da Takeru.
“Non
trovi che Hikari sia un po' troppo abbronzata? E poi sta mangiando
troppo per i suoi standard!”
“L'unico
che vedo grasso è quel bambino. Capisco la maternità, ma Miyako
esagera come sempre.”
“Uffaaaaaaaa!”gridò
tutto d'un colpo, rotolandosi su un ramo e oscillando
pericolosamente.
“Ma
sei impazzita?! Che ti prende? Non c'è nemm-”
“Perché
sono tutti abbronzati tranne meeeeeee?!”
Mi
salvai da una caduta rovinosa solo grazie alle ali.
“Wu,
ti è forse sfuggito il fatto che sei un angelo?!” “Oh, senti,
siamo a Los Angeles a un matrimonio estivo, è normale che ci pensi!
Uh, guarda, le mini palme.” disse calmandosi d'un tratto. “E'
un gran bel posto. Ci credo che Yamato e Sora abbiano deciso di
sposarsi qui.”
Poi
una voce mi distrasse.
“Ciao,
fratellino.”
“Jun!”
Scesi
dall'albero e abbracciai mia sorella.
“Ehi,
piano con queste smancerie. Wu.”fece un cenno anche a lei, alzando
un bicchiere a mo' di brindisi.
“Com'è
la vita da umana?” chiese lei con una sfrontatezza che avrei voluto
avere io.
“Oh,
beh, sai...”Jun si voltò verso Yamato e Sora. “Non è poi questo
granché.”ammise. “Tuttavia, sento di essere stata molto più
utile così. E questo val-”
La
successiva mossa di Wu non l'ho mai capita, né tantomeno feci in
tempo a vederla. A tutt'oggi, lei sostiene che sia stato un
incidente.
Fatto
sta che il bicchiere di Jun si rovesciò completamente su David e io
e Wu eravamo di nuovo sull'albero. Jun si guardò inebetita
cercandoci attorno, e solo dopo si rese conto della mia gaffe.
“Oh!
Io...Non so come sia potuto accadere! Io...io...Oh! Scusami!”
David
era stato invitato per volere di Takeru, che aveva approfittato del
matrimonio del fratello per radunare tutta la sua ex squadra. Sì,
persino Anthony che ci provava con le damigelle.
E
ora David, l'ex fiamma di Hikari, guardava Jun abbastanza
inebetito-due secondi prima era da solo con un bicchiere in mano, e
ora era vicino a quella sconosciuta bagnato di champagne.
“Temo
di aver combinato lo stesso.”e indicò i capelli di Jun, ora una
massa informe al sapore di alcool.
I
due si guardarono per una frazione di secondo, scoppiando a ridere.
“Jun.” “David. Sei sempre così affascinante o è l'effetto
dello champagne?” “E tu fai sempre così il galante?” “Effetto
champagne”confessò lui, indicandosi la giacca. “Magari ne
prendiamo un altro, eh, Jun? Solo che stavolta lo beviamo in
compagnia.”
Lei
alzò gli occhi verso il nostro albero e fece un occhiolino a Wu.
“Scusa,
che cos'era quello sguardo d'intesa? C'è qualcosa che dovrei
sapere?” Wu si limitò a sorridere sorniona. “Bel ragazzo.
Ahhh, se solo fossi umana...” “No! Di trasformazioni ce ne
sono state fin troppe!”
Wu
sorrise.
“E
pensare che tu avresti voluto che m'innamorassi di Yamato.” “Come
lo sai?! Sei una veggente?” “Sono un angelo femmina. Posso e
so taaante cose. Perché poi non me l'hai detto?” Deglutii
imbarazzato. Per la prima volta, non riuscii a sostenere il suo
sguardo.
“E'
che...per te...”
“Oh,
andiamo! Non ti sarai preso una cotta per me?”
Mi
diede uno strattone.
“Ehi!”
“Quanto
sei carino quando ti preoccupi per me. Oooh, non trovi meraviglioso
l'ammmmore?”
Wu
guardò Sora lanciare il bouquet, che arrivò dritto dritto nelle
mani di Hikari, scatenando l'ilarità di Takeru e il rossore di lei,
che ora stava usando il bouquet come arma contundente.
“Sora
e Yamato...i tuoi preziosi Hikari e Takeru. Guarda anche Taichi lì,
con quella ragazza. Ma chi è?”
Dopo
un fischio di approvazione, continuai: “Non ne ho idea, ma se fossi
umano anche io...Uh!Ma quelle abbandonati lì non sono auguri di
Véronique e Steve? E...guarda!, c'è una lettera anche da parte di
Frida e Jyou. Takeru ha fatto un annuncio al mondo, figurati quando
si sposerà lui.E' quello che indica il bouquet, no?”
Wu
ridacchiò. “Oh, sì. Quante me ne hanno fatte patire Frida e
Jyou...” “Mai quanto loro.”indicai la 'famiglia Ichijouji'.
Ken mi aveva confessato che Miyako voleva almeno altri due
figli...Matta lo era sempre stata, del resto.
“Hai
strepitato molto più per Chris e Maya!”
Le
feci la linguaccia, quando pensai... Tutti quegli umani felici.
Pronti a difendere il loro amore a spada tratta. Come se l'intera
vita dipendesse esclusivamente da quello. E , pensai guardando gli
sposi e i testimoni ballare, per alcuni in realtà le cose stavano
così. Inorgoglito, pensai che era anche merito mio.
“Wu,
non dovremmo andarcene?” “Oh, anche a te sta dando fastidio
non poter bere e mangiare? Io li invidiooo...Sembra tutto così
buono.” “Intendo...E' un matrimonio umano, noi che
c'entriamo?” “Daisuke, Daisuke, ma noi c'entriamo
sempre.” “Anche
se non possiamo capire i loro sentimenti?” “Tu
non puoi capire.”rispose con leggerezza. “Ma forse perché non
cerchi dove dovresti.”
“Che
significa?”
Wu
mi guardò nello stesso modo di prima e, per la seconda volta, non
riuscii a guardarla negli occhi. Aveva sempre avuto quello sguardo
così...profondo?
“Le
migliori sono le ragazze della nuvola accanto.”mi strizzò un
occhio, lasciandomi perplesso. “Però per una volta hai ragione, il
dovere ci chiama.”
“Ci
verrete a trovare?”chiese Takeru, elegante come poche volte l'avevo
visto. Beh, dopotutto era il testimone!
Guardai
Wu, e con lei scossi leggermente la testa.
“Vi
osserveremo sempre, ma...Addio. Ora tocca a voi rendere bella questa
storia d'amore. Probabilmente smetterete di litigare quando saranno
cresciute le palme.”aggiunsi con un sorriso.
Hikari
si asciugò una lacrima e Takeru le baciò una tempia.
Wu
si chinò a sussurrare a Hikari qualcosa all'orecchio, facendola
diventare scarlatta.
“Tranquilla,
il segreto con me è al sicuro. Ma ora, per noi s'è fatto tardi.
Sento quasi il termometro che ci chiama!Chissà cos'hanno in serbo il
capo e Mimi per noi!”
Hikari
e Takeru ci salutarono con un abbraccio impacciato, e poi si
voltarono. Non appena ripresero a camminare, Takeru cominciò il
terzo grado.
“Quale
segreto?”
“Ogni
cosa a suo tempo.” “Quale segreto? Quale segreto?!”
“Oh,
dai, non cominciare!”
Guardavo
Hikari e Takeru allontanarsi, battibeccando come sempre. Non riuscivo
a muovermi.
Wu
mi strinse con dolcezza la mano.
“Mancheranno
anche a me.”
Non
mi vergognai a far uscire rubini, quella volta, appoggiandomi
completamente a lei. In un lampo di improvvisa intuizione, capii che
Wu ci sarebbe sempre stata. Rafforzai la stretta e, quando riuscii a
mettere insieme qualche parola,le dissi con un occhiolino: “Io
direi che dobbiamo andare avanti verso nuove missioni, sperando che
ci emozionino come questa.”
Lei
guardò mia sorella, mentre io fissavo con curiosità Taichi e quella
ragazza che pareva ignota a tutti. Forse era la pasticciera della
torta? Aveva uno strano ombrello giallo, oggetto bizzarro da portare
ad un matrimonio estivo, e per di più in una città in cui non piove
quasi mai.
“Ho
già una vaga idea sulle prossime missioni...Ce la faremo?” Wu
mi batté un colpetto sull'ala. “Ehi, tu, con chi credi di parlare?
Io
non fallisco mai! Dopotutto, siamo o non siamo...” E,
all'unisono, esclamammo “Angeli del cuore!”
Ho
sempre amato i numeri e le date. Anche se i miei studi attuali(e
anche liceali)non sono affatto scientifici, questa è una costante
nella mia vita. Ho una pessima memoria se mi si chiede di ricordare
una cosa per l'indomani, ma in quanto a memoria storica sono
imbattibile. Per questo, anche se l'epilogo è pronto da un bel po',
ho deciso di aspettare il 1 settembre. Sette anni insieme. Mi sembra
un miracolo, e forse lo è. Nel corso degli anni, tra il 31 agosto e
il 1 settembre me ne sono successe di tutti i colori. Un giorno ero
in un modo, e il giorno dopo ero l'esatto opposto, e non perché sia
bipolare. Un giorno torni dal mare e il giorno dopo pubblichi una
storia così, senza pensarci su troppo. Alcuni direbbero che 'era già
tutto previsto', altri che era 'inevitabile'. Non potrò mai
dimenticare quel che ha fatto anche Padme per me quel 1 settembre.
Questo capitolo è soprattutto per lei. :) ♥
Ed
anche per chi crede profondamente nell'amore, e un po' nel destino
con un pizzico di fortuna. Sapete, quando ho cominciato a scrivere
tutto questo universo di angeli, umani, amore eccetera avevo appena
iniziato il liceo. Era un'estate come tante, ed ebbi l'idea.
È
inutile descrivere quanto in questi sette estati sia tutto cambiato,
tra diploma, università, viaggi, lotte contro il peso, lotte
nell'amore, prime volte di ogni genere.
Comunque,
ringraziamenti, sciocchezze e sproloqui a parte, tutto questo, che
poi è quel che accade a tutti(la vita), s'è dipanato anche tramite
questa storia. Rileggendola un po' tutta per l'epilogo, la mia indole
romantica vi ha rivisto un po' questi sette anni. E' ovvio che a voi
lettori non arrivano tutti i rimandi che ogni scrittore dilettante
mette di sé in una storia, ma vi posso garantire che tutte le
sensazioni e alcuni avvenimenti sono accaduti e filtrati in un
contesto angelico xD Sono sempre più Hikari, anche se il mio attuale
Takeru(?) si trova a 500 km di distanza da me. E se nonostante questi
continui rimandi a persone che hanno fatto parte della mia vita, se
nonostante l'impressionante cambiamento di stile(eppure sono ancora
ben lontana dalle mie speranze) questa storia vi è piaciuta almeno
un po', non posso fare altro che ringraziarvi, davvero, dal più
profondo. :) 200 recensioni vanno ben oltre le mie aspettative e
speranze di allora.
Tuttavia,
mi sento di andare fino in fondo e dirvi che probabilmente dopo
questo non scriverò per un po' in questa categoria. Di idee ne ho
tante, ma di tempo veramente poco... E onestamente non voglio più
scrivere lasciandovi per mesi senza nulla. Non è un addio
definitivo, ma ciò che più mi premeva era finire Angeli del
cuore(pensate che l'ho messo tra i buoni propositi del 2013 a inizio
anno xD)...E, per quanto mi possa suonare strano, questa è davvero
la
fine.
Non della storia di Takeru e Hikari, ovviamente, né di tutte le
altre che ho creato. Wu e Daisuke ne dovranno passare ancora...Ma
forse è meglio lasciarli così. Gli inizi sono sempre la parte
migliore delle cose, e la più faticosa. Anche le fini non scherzano
mica! La vera storia è finita lo scorso capitolo, questo era più un
epilogo per tirare le fila e dare una speranza d'amore un po' a tutti
;) Perché, in realtà, credo che dappertutto ci sia qualcuno sotto
un ombrello giallo che ci aspetta, e spero che il vostro angelo del
cuore vi aiuti a trovarla ;) Grazie di questi sette anni, a chi è
parte e causa primaria di questa storia, ai miei amori ed amici che
hanno contribuito a creare vari personaggi , a voi tutti per esserci
stati. Sono cresciuta grazie a voi, e queste misere parole non
esprimono quanto realmente sia in debito. Grazie, infinite volte
grazie. ♥