Being human

di Mahiv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Smells like home ***
Capitolo 2: *** In your shoes ***
Capitolo 3: *** Shooting lessons ***
Capitolo 4: *** Bright lights ***



Capitolo 1
*** Smells like home ***


Smells Like Home

Una volta diventato umano, Castiel smise di indossare il suo solito completo.
Non diede spiegazioni, e Dean non le chiese.
Lo capiva, in un certo senso. Era stato lui stesso a dire all'angelo, quando ancora poteva essere chiamato tale, che senza quell'abito non sembrava lo stesso.
E ora non lo indossava, come a dire che, sì, ormai non era davvero più lo stesso, che aveva detto addio alla vecchia versione di sè, e che avrebbe fatto i conti con il nuovo se stesso.
Castiel, però, conservò il trench coat, ed in più di un'occasione Dean lo sorprese a tenerlo in mano, o semplicemente a guardarlo, con aria assente.
Ma non lo indossò mai.
Così, per un primo periodo, il Winchester decise di rimediare alla sua mancanza di vestiario facendogli indossare dei suoi vestiti, in quanto quelli di Sam gli stavano decisamente troppo grandi.
Castiel accettò quella soluzione con un cenno del capo, senza dire una parola, ed il cacciatore quasi pensò che potesse essere stato offeso dal fatto che non gli avesse rimediato dei vestiti da poter considerare propri.
Ma una volta rimasto solo, l'angelo caduto fece un passo indietro, lasciando la sua schiena cozzare contro la parete dietro di lui. Ed inclinando leggermente il capo respirò il profumo che su quella semplice maglietta a mezze maniche sembrava essere quasi palpabile, sorridendone lievemente.
Sapeva dell'abitacolo dell'Impala, sapeva della giacca di pelle di Dean, sapeva di polvere da sparo e birra.
Castiel ritrovò quel curioso ed inebriante profumo su di ogni vestito che prendeva in prestito dal cacciatore, acquisendo quasi l'abitudine di seppellire il volto nel colletto delle camicie, appena prima di indossarle, e fare un respiro profondo.
E Dean lo colse sul fatto, un giorno.
Ma tutto quello che fece fu sorpassare Castiel e dirigersi verso la cucina, fingendo di non aver notato nulla, e, mentre stappava una bottiglia di birra, cercò di impedire agli angoli delle sue labbra di piegarsi all'insù.

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Capitolo 2
*** In your shoes ***


In Your Shoes

Castiel non era poi così felice della sua nuova necessità di riposare.
Da angelo si era sentito stanco, e durante l'estenuante guerra in Paradiso di cui aveva dovuto sopportare il peso, lo era stato in ben più di un'occasione.
Ma era una sensazione differente, era una stanchezza differente.
Non era abituato a non riuscire a tenere gli occhi aperti, a dover trascinare le membra mentre camminava, a dovere concentrarsi per non far inclinare il capo in avanti quando stava seduto per troppo tempo.
I Winchester, più l'onnipresente Bobby Singer, gli avevano ripetuto allo sfinimento che non appena avesse dormito almeno un paio d'ore si sarebbe sentito meglio, ma l'angelo caduto non ne voleva sapere comunque.
Aveva osservato il maggiore dei Winchester dormire più volte di quante potesse ammettere, e spesso si era ritrovato quasi felice del modo in cui, da addormentato, il cacciatore rilassava i muscoli facciali, consentendogli di cogliere quello che doveva essere il vero volto di Dean Winchester, sotto le preoccupazioni, le morti, ed i tradimenti, ma nulla di tutto ciò gli rendeva più congeniale l'idea di sperimentare il sonno su se stesso, ora che doveva affrontarlo da umano.
La perdita di coscienza, il non essere in grado di sapere cosa si ha attorno, il non avere consapevolezza di sè e di ció che potrebbe star succedendo proprio a pochi passi da dove si sta riposando. Non lo attirava affatto.
Per questo motivo Castiel se ne stava raggomitolato su di una sedia accanto alla finestra della stanza di motel che condivideva con i Winchester, dondolando leggermente per tenersi sveglio. Per lo stesso motivo Dean stava minacciando di farlo addormentare con un pugno ben assestato.
A quella minaccia ne seguirono molte altre, anche se mai messe in pratica, e dopo vari minuti, al limite dell'esasperazione, Dean lo sollevò di peso dalla sedia e lo trascinò vicino al letto.
Il fatto che Castiel non riuscì a rimanere stabile sui suoi stessi piedi, finendo per cadere seduto sul letto, fu un punto a favore di Dean.
Allora Castiel cedette, forse grazie all'invitante richiamo del soffice (ma neanche tanto) materasso fornito dal motel, e si lasciò cadere all'indietro in modo che anche la sua schiena raggiungesse l'anelato giaciglio.
Il maggiore dei Winchester rimase a guardare con cipiglio critico quelle gambe rimaste a penzoloni oltre il bordo del letto, dopodiché, alzando gli occhi al cielo, si abbassò a portarle sul materasso accanto al loro proprietario già dormiente, sistemandolo in una posizione più comoda.
Quella notte, il maggiore dei fratelli Winchester avrebbe potuto, o non avrebbe potuto (a sentire la versione fornita a Sam) essere rimasto sveglio fino a che una leggera luce non fosse filtrata dalle tende giallognole della loro stanza, rimanendo seduto sulla stessa sedia usata come trespolo dall'Angelo del Giovedì, o quel che rimaneva di esso, poche ore prima, guardandolo dormire come era ben consapevole l'altro avesse fatto con lui svariate volte.
Ed avrebbe potuto, o non avrebbe potuto (a sentire la versione fornita a se stesso), aver compreso come l'angelo avesse potuto vegliare sul suo sonno in tutte quelle occasioni senza trovarlo noioso.

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Capitolo 3
*** Shooting lessons ***


Castiel era impaziente di prendere parte ad una caccia, di aiutare Sam e Dean nel loro lavoro, ma quasta volta farlo nelle vesti di un cacciatore. Non avendo, però, il suo voodoo angelico, e non essendo particolarmente ferrato nella lotta libera senza di esso, il maggiore dei Winchester dichiarò che era giunto il momento che imparasse ad impugnare una pistola, e possibilmente, ma Dean non si faceva troppe illusioni al riguardo, un fucile, prima della loro partenza.
Gli fece fare pratica sul retro del deposito di Bobby, posizionando varie bottiglie vuote di birra o liquore sul cofano di un vecchio rottame.
Come immaginava, Castiel sembrava una causa persa. Erano lì da quasi un'ora ormai, e l'angelo caduto era riuscito solamente a far tintinnare e traballare una delle bottiglie vuote di birra che il Winchester continuava diligentemente ad aggiungere, nell'attesa.
Quindi Dean sospirò, avvicinandosi con aria esasperata e spiegando qualche concetto sulla giusta posizione da assumere, e si posizionò alle spalle dell'apprendista cacciatore, guidando la sua mano, accompagnandolo passo per passo, parlando direttamente al suo orecchio.
E Castiel, che fino a quel momento non era riuscito nemmeno a scalfire una delle bottiglie, le centro tutte in una manciata di secondi. Dean, compiaciuto, si complimentò con una pacca sulla spalla, e continuò a guidarlo sempre meno, finchè l'angelo caduto non fu in grado di colpire ogni bersaglio senza che lui lo indirizzasse o gli suggerisse cosa fare.
Quando Dean, più che soddisfatto dei risultati ottenuti, propose di fargli fare pratica con un bersaglio in movimento, quindi di portarlo a caccia, la caccia tradizionalequella con cervi, o scoiattoli, o...altri animali, spiegò, Castiel lo guardò con l'espressione di chi ha appena assistito al massacro di una famiglia di cuccioli di dalmata, affermando che non poteva sparare al cervo, perchè era una creatura di suo padre, ed era pura ed incolpevole.
Quindi Dean si limitò ad alzare gli occhi al cielo e dargli le spalle, rientrando in casa nascondendo un sorriso alla sua vista.

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Capitolo 4
*** Bright lights ***


Il 4 Luglio di quell'anno, Sam insistette per mostrare a Castiel i fuochi d'artificio. L'angelo caduto non esteriorò molto entusiasmo, inizialmente, affermando che, essendo una creatura millenaria, aveva assistito a tali cerimonie innumerevoli volte, ma il minore dei Winchester lo liquidò semplicemente con un 'non da umano, Cas'.
E quella notte, Castiel si ritrovò a comprendere ciò che quella frase significava.
Sam e Dean si sistemarono sul cofano dell'Impala, e l'angelo caduto si sedette su un rado sprazzo d'erba, con la schiena poggiata alla targa anteriore della macchina.
I tre cacciatori rimasero con lo sguardo puntato su quelle esplosioni di luci e colori nel cielo, ognuno provando sentimenti differenti, di fronte a quello spettacolo.
Riguardo a Castiel, sebbene avesse osservato questa abitudine umana di festeggiare lanciando fuoco nel cielo in migliaia di occasioni, quella volta, lo fece sentire piccolo.
Come un minuscolo essere che poteva essere spazzato via da quel fuoco colorato in ogni momento.
Una volta che i festeggiamenti alla fiera di Sioux Falls finirono, i fuochi artificiali terminarono con essa, e dopo una manciata di minuti in religioso silenzio, il minore dei Winchester si congedò con un sospiro, dando la buonanotte e rientrando dentro casa.
L'angelo caduto, però, non accennò a  voler tornare dentro, rimanendo con gli occhi puntati sul cielo.
Dean si accigliò leggermente, alle sue spalle, intuendo quale poteva essere la natura dei suoi pensieri, e dopo un momento lo chiamò, facendogli cenno di sedersi accanto a lui sull'Impala, e gli confessò di sapere pressoché nulla riguardo al cielo, le stelle, le costellazioni.
E quello sembrò funzionare, distrarlo, perché il volto dell'angelo caduto si aprì in un lieve ma luminoso sorriso, mentre prendeva posto accanto al cacciatore, affermando di potergli insegnare, se avesse voluto.
E così passarono la notte, distesi sul cofano della Chevrolet, le gambe un po' a penzoloni, con Castiel che raccontava la storia di ogni stella, ed il maggiore dei Winchester che guardava quei puntini luminosi con malcelata ammirazione, mentre l'angelo caduto gli indicava con un dito di quale stella esattamente lui stesse narrando.
E Castiel parlò per ore, ed il cacciatore non si sentì stanco di ascoltare nemmeno per un momento, non distogliendo mai lo sguardo dal cielo. L'angelo caduto, invece, guardò solo lui, narrando di corpi celesti e costellazioni.
E mentre Dean contemplava quelle piccole luci, apprendendo le loro origini, Castiel contemplava lui, godendosi la sua espressione di ammirazione ogni qual volta gli indicava una nuova stella, senza mai togliere gli occhi da lui, non avendo bisogno di guardare il cielo per conoscere le posizioni degli astri.

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