Akatsuki Gossip

di SuperEllen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mimi e Susi ***
Capitolo 2: *** Presentazioni ***
Capitolo 3: *** Sasori-mio-Danna ***
Capitolo 4: *** Un bagno eccitante ***



Capitolo 1
*** Mimi e Susi ***


Akatsuki Gossip

Akatsuki Gossip

Capitolo 1

Mimi e Susi

 

Una ragazza se ne stava seduta comodamente su una panchina, lo sguardo verso l’alto, a rimirare l’immensità del cielo. Non si distrasse nemmeno quando dei passi di corsa la raggiunsero. Solo quando si sentì chiamare, posò finalmente lo sguardo sulla persona che era appena arrivata.

«Che c’è?» chiese con un sorriso gentile.

La sua migliore amica spalancò gli occhi dallo stupore. Com’era possibile che non avesse sentito la notizia? Tutto il villaggio ne stava parlando! E proprio lei, che doveva essere la prima a saperlo, che era sempre la più informata sull’argomento, se ne stava ignara ad osservare il cielo.

«L’Akatsuki! Sono qui al villaggio!» gridò, non riuscendo più a contenere la gioia.

«COSA?!?» l’altra ragazza saltò in piedi, afferrando con entrambe le mani l’amica per il colletto della maglietta e scuotendola con forza.

«È vero, te lo giuro, sono qui. Ne ho visto uno io stessa!» rispose la giovane senza fiato, cercando di liberarsi dalla presa salda della sua migliore amica.

«CHI?» urlò di nuovo l’amica, sballottando più forte la poveretta fino a toglierle quasi il respiro.

«K-k…» la giovane stava diventando blu, non riusciva a respirare, però ci mise tutto il suo impegno per riuscire a pronunciare quel nome. «Kisame…» esalò infine.

Lo sguardo della pazza invasata si accese di una nuova luce. Dire che si trattava di gioia era dire poco… La sua felicità sfiorava la follia.

Senza preoccuparsi minimamente di quello che stava facendo, lasciò andare la sua amica sbattendola frettolosamente per terra, la oltrepassò con un salto e se ne andò via correndo come una furia, quasi al punto di lasciarsi dietro una scia di fuoco.

La ragazza rimasta per terra si mise una mano sul cuore e prese un lungo respiro. C’era mancato poco che soffocasse… Però non poteva dare assolutamente torto alla sua amica. Insomma, quelli dell’Akatsuki erano arrivati nel loro villaggio! E per di più lei aveva visto Kisame, ciò voleva dire che anche Itachi era lì da qualche parte, e lei sapeva benissimo quanto la sua amica adorasse il bello e tenebroso Uchiha.

Una volta certa di riuscire a reggersi in piedi, la ragazza si affrettò a correre alla ricerca della sua amica. Non aveva alcuna intenzione di saltare addosso a Itachi e Kisame, lei di certo non provava per loro lo stesso interesse della sua amica, e il fatto di portare nella tasca interna della giacca una foto dell’Akatsuki e una penna per farsela autografare non significava proprio niente. O almeno cercava di convincersi che non fosse così. In realtà…

“Devo sbrigarmi a ritrovare quella pazza! Se con la sua esuberanza li spaventa e li fa scappare giuro che stavolta la faccio fuori!” pensò mentre correva alla massima velocità che potesse raggiungere.

Dopo cinque minuti, le due amiche si trovarono nella piazza al centro del villaggio.

«Li hai visti?» chiese una delle due.

«No… E tu?» domandò anche l’altra.

«Niente. Tra l’altro hai notato che in giro con c’è un’anima?» disse ancora la prima.

«Per forza, quando si è diffusa la notizia che l’Akatsuki era al villaggio, sono corsi tutti a nascondersi!» spiegò saggiamente l’unica delle due che sembrava in grado di ragionare.

«Non capiscono niente…» disse la sua amica con tono sognante «Quelli dell’Akatsuki sono dei pazzi assassini, è vero, ma sono adorabili!»

Quelle parole le fecero guadagnare un’occhiata con aria di sufficienza da parte dell’altra ragazza, che dopo aver alzato gli occhi al cielo, però, appoggiò istintivamente una mano sulla tasca in cui teneva la foto dell’Akatsuki.

Visto che ormai le due ragazze si erano riunite, decisero che forse sarebbe stato meglio se avessero cercato insieme Itachi e Kisame. Camminarono per qualche minuto, ma non videro nessuno né sentirono rumori sospetti. Le strade del villaggio erano ancora deserte, sembrava come se tutti gli abitanti fossero svaniti nel nulla.

«Mimi-chan.» disse all’improvviso una delle due ragazze, per la precisione quella che poco prima era stata sballottata dall’altra.

«Cosa c’è, Susi-chan?» chiese in risposta l’altra.

«Mi stavo chiedendo…» disse allora Susi «Il nostro villaggio è piccolo, non ha grande potenza militare, che cosa possono volere quelli dell’Akatsuki da noi? Che cos’hanno i nostri ninja che possa interessare a dei tipi del genere?» domandò, cercando intanto di pensare dentro di sé ad una risposta.

«Ma chi se ne importa!» esclamò Mimi, quasi urlando, battendo con una mano sulla spalla della sua amica. «Cioè, non ti capisco proprio! È tutta la vita che sogniamo di incontrarli, e adesso che sono qui nel nostro villaggio tu cominci a preoccuparti? Io direi che questo è il nostro giorno fortunato!»

Susi non sembrava essere dello stesso avviso. Voleva con tutta se stessa incontrare i membri dell’Akatsuki, erano da sempre i suoi idoli, li stimava, ma l’idea che un’organizzazione così pericolosa potesse aver messo gli occhi sul villaggio era per lei un’idea decisamente preoccupante.

«Ho sentito qualcuno parlare di “giorno fortunato”?» disse una voce maschile proveniente da un punto indefinito.

Le due ragazze si guardarono intorno con ansia. Chi era stato a parlare? La preoccupazione le pervase, ma Mimi si rilassò non appena vide Kisame sbucare fuori da un vicolo. Susi, invece, notò che l’espressione che il ragazzo squalo aveva dipinta sul volto non prometteva nulla di buono, ma comunque cercò di rilassarsi anche lei.

«Itachi-san! Ho trovato qualcuno!» esclamò trionfante l’Hoshigaki.

Da una strada poco lontana sbucò anche Itachi. Camminava con gli occhi chiusi e massaggiandosi le tempie.

«Io ho trovato tutti gli altri, sono in un nascondiglio sotterraneo.» disse l’Uchiha avvicinandosi, per poi fermarsi vicino al suo compagno e aprire finalmente gli occhi.

«Tutto qui quello che hai trovato?» chiese guardando le due ragazze, sempre senza smettere di massaggiarsi le tempie.

«Itachi-san, ti senti bene?» domandò Kisame, ignorando le parole dell’altro «Ultimamente usare lo Sharingan ti stanca parecchio, non avresti dovuto strafare solo per cercare gli abitanti di questo posto…»

«Piantala di dire sciocchezze. Piuttosto…» Itachi non riuscì a proseguire la frase, perché un gridolino lo interruppe.

A quel punto gli occhi dell’Uchiha si posarono definitivamente su Mimi. La ragazza stava  saltellando sul posto battendo le mani e lasciando uscire dei fastidiosissimi gridolini acuti.

«Itachi-kuuuuuuuuuuuuuuuuun!» urlò improvvisamente, balzando davanti a Itachi e afferrando un lembo del suo mantello nero a nuvole rosse.

Gli occhi adoranti della ragazza avevano assunto una forma a cuoricino, e fissavano il volto impassibile del ragazzo. Itachi cercò di ignorarla. Nel frattempo Susi, che aveva le idee un po’ più chiare su come bisognava comportarsi con tipi del genere, si avvicinò a Kisame mantenendo tutta la calma possibile.

«Kisame-san, per me è un piacere poterti finalmente conoscere di persona.» disse, mentre una mano scivolava inevitabilmente nella tasca dove teneva la foto dell’Akatsuki, aspettando il momento giusto per estrarla e farsela autografare.

Kisame si voltò verso il suo compagno, notando subito che era visibilmente indispettito. Ormai lo conosceva bene, e dall’espressione che aveva stampata in viso si capiva perfettamente che, se solo avesse sprecato meno chakra, ora avrebbe certamente attivato il Magnekyou Sharingan per far patire a quella ragazzina saltellante le pene dell’inferno. Con un gesto caritatevole afferrò Itachi per un braccio e lo trascinò dietro di sé, per poi mettere bene in mostra con un movimento casuale delle spalle la spada che portava sulla schiena. Mimi capì al volo che quella non era aria, e finalmente si diede una calmata. Allora l’Hoshigaki si rivolse finalmente alle ragazze.

«Si può sapere voi due chi siete?» domandò, guardando principalmente Susi «…E che diavolo volete da Itachi-san?» aggiunse lanciando un’occhiataccia a Mimi, che senza staccare gli occhi dalla spada di Kisame stava cercando un modo per avvicinarsi di più all’Uchiha.

«Giusto, non ci siamo ancora presentate.» notò Susi.

«Beh, allora rimediamo subito!» esclamò Mimi, lasciando momentaneamente perdere Itachi e tornando accanto alla sua migliore amica.

«Io sono Susi, la penna più indiscreta del paese!» disse a voce molto alta la ragazza, assumendo alcune strane pose mentre parlava, per poi mostrare una penna apparsa dal nulla.

La sua posa finale fu girata di tre quarti, con una mano puntata su un fianco e l’altra che stringeva la penna, con il braccio steso in avanti.

«E io sono Mimi, la fotografa più invadente!» esclamò l’altra ragazza, eseguendo le stesse pose fatte in precedenza dall’amica.

La sua posa finale fu identica a quella di Susi, ma girata di tre quarti dalla parte opposta rispetto all’amica, in modo che le due potessero essere spalla a spalla, e al posto della penna aveva in mano una macchina fotografica degna dei migliori paparazzi.

«Io scrivo!» continuò Susi, cambiando di nuovo posa; questa volta si mise accucciata a terra, con un braccio steso in aria e l’altro piegato in modo da avere la penna esattamente davanti al naso.

«Io scatto!» anche la posa di Mimi cambiò, in maniera speculare a quella dell’altra.

«Noi siamo le due grandi giornaliste scandalistiche del villaggio!» esclamarono in coro a voce decisamente alta.

La posa definitiva vedeva le due con un braccio sollevato che si battevano il cinque più o meno all’altezza delle spalle, e l’altro braccio teso verso l’alto mostrando la penna e la macchina fotografica.

A scenetta finita, Itachi e Kisame rimasero pietrificati dallo stupore. Non riuscivano nemmeno a sbattere le palpebre, e figuriamoci a parlare.

“Quelle pose sono ridicole.” fu la sola cosa sensata che Kisame riuscì a pensare.

“Voglio tornare a casa.” fu invece il solo pensiero di Itachi.

«Siamo due grandi ammiratrici dell’Akatsuki.» disse Susi qualche attimo dopo, cercando di riguadagnare l’attenzione dei due ragazzi «Anche se non abbiamo mai capito che cosa fate di preciso…» aggiunse poi in un sussurro imbarazzato.

Kisame finalmente si riscosse.

«Ammiratrici?» domandò confuso.

«Sì, sì, ammiratrici! Io vi adoro tutti! Soprattutto Itachi-kun!» esclamò euforica Mimi.

«E… che cosa volete?» chiese ancora il ragazzo squalo.

«È semplice: venire via con voi!» rispose ancora la ragazza, sempre più gasata.

«Scordatelo.» disse lapidario Itachi.

Notando che a lasciar parlare la sua amica non sarebbero arrivate da nessuna parte, Susi decise di prendere in mano le redini della situazione. Si rivolse a Kisame, visto che in quel momento Itachi non sembrava affatto dell’umore giusto per fare due chiacchiere.

«Kisame-san, noi siamo due giornaliste specializzate in gossip. Vorremmo solo documentare la natura dei rapporti sociali all’interno dell’Akatsuki per poter scrivere un articolo, tutto qui.» disse, scegliendo le parole con estrema cura.

«In che senso?» chiese Kisame, che stava cominciando ad interessarsi a ciò che le ragazze avevano da dire.

«È vero che voi dell’Akatsuki siete tutti gay?» domandò in risposta Mimi, con i lucciconi agli occhi per la gioia che provava al solo pensare a quanto materiale yaoi avrebbe potuto rimediare.

Itachi e Kisame per poco non si sentirono male. O per essere più precisi… Itachi si sentì male davvero, mentre Kisame si limitò ad irrigidirsi come uno stoccafisso. Susi si sbatté una mano in fronte, chiedendosi se forse avrebbe dovuto imbavagliare l’altra ragazza per evitare che dicesse cose come… beh, come quella che era appena uscita dalla sua bocca.

«Che diavolo dici?! Non è affatto vero!» esclamò l’Hoshigaki, mostrandosi indignato da quell’affermazione offensiva.

Ma da un istante all’altro, l’espressione sul volto di Kisame cambiò. Prima si guardò intorno con sospetto, per vedere se qualcuno stava origliando, poi fece un ghignetto e si avvicinò a Mimi. Si chinò per arrivare con la bocca all’altezza dell’orecchio della ragazza, che era almeno mezzo metro più bassa di lui, e si mise una mano davanti alla bocca per evitare che ignoti ascoltatori potessero leggergli il labiale.

«Beh, forse Deidara. Ma solo un pochino…» sussurrò in tono confidenziale.

La ragazza sorrise soddisfatta mentre il ragazzo con le branchie tornava accanto al suo compagno. Kisame si morse il labbro inferiore con i denti appuntiti, guardandosi nervosamente intorno. Voleva dire anche qualcos’altro alla ragazza, lo si poteva capire benissimo dall’espressione che aveva dipinta in volto, ossia quella di chi vorrebbe mantenere un segreto ma sente di non farcela. Contò mentalmente fino a cinque, poi non resistette più e si avvicinò di nuovo a Mimi.

«A dire il vero anche Hidan è gay, però tu non dirlo a nessuno, mi raccomando…» disse ancora con un filo di voce.

Mimi, in risposta, gli strizzò un occhio in segno di intesa. Poi alzò un pollice in direzione di Kisame per fargli capire che con lei il segreto sarebbe stato al sicuro. Anche se in quel momento, dentro di sé, si stava domandando come potesse il giovane dai capelli blu fidarsi così tranquillamente di una giornalista scandalistica.

“Ghghghgh” ridacchiò mentalmente, mentre il suo “io” interiore con tanto di corna rosse si sfregava le mani con estrema soddisfazione.

«Kisame-san, non abbiamo ancora ottenuto una risposta.» disse Susi all’improvviso, facendo riscuotere Mimi dai suoi pensieri «Possiamo venire con voi per raccogliere materiale per il nostro articolo?»

Il ragazzo sembrò considerare sul serio la domanda. L’espressione sul suo viso era imperscrutabile, ma dentro di sé si stava chiedendo che cosa sarebbe successo se avesse accettato sul serio.

«Giusto! E poi siamo due ottime ninja, l’Akatsuki ha decisamente bisogno di due membri come noi!» si vantò Mimi, ottenendo solo di aumentare la silenziosa rabbia che stava pian piano invadendo Itachi.

«Voi due sareste ottime ninja?» domandò incredulo il giovane dai capelli corvini «E a che grado sareste?»

«Genin.» ora la voce di Mimi non era più entusiasta come un attimo prima «Ma non farti ingannare, siamo forti sul serio!»

«Patetiche…» borbottò Itachi, per poi incrociare le braccia al petto e puntare lo sguardo su una nuvola passeggera.

«Pare che la sua risposta sia un “no, non potete venire”…» dichiarò Kisame in tono casuale, con un’alzata di spalle ad accompagnare le parole.

Silenzio, e due identiche espressioni deluse. Mimi quasi sfiorò le lacrime.

«Va bene… Ma almeno mi togliete una curiosità?» chiese mestamente Susi «Perché siete venuti nel nostro villaggio?»

Kisame lasciò passare alcuni secondi, poi aprì la bocca per rispondere che non erano autorizzati a rivelare quelle informazioni. Comunque la voce del suo compagno lo precedette.

«Il nostro obiettivo era l’eliminazione di una ragazza. Cosa abbastanza semplice, perché questa ragazza ci è venuta incontro di sua volontà.» disse con calma e freddezza.

Le due amiche non capivano, e si guardarono interrogative.

«La verità è che dobbiamo uccidere una di voi due. Siccome sono generoso, vi do una possibilità. Non vi diremo chi di voi due è il nostro obiettivo. Avete detto di essere ninja, giusto? Allora combatterete tra voi finché una delle due non morirà. A quel punto, se la superstite ha ucciso il nostro bersaglio, allora sarà ricompensata con la possibilità di venire con noi. In caso contrario, la ragazza rimasta in vita verrà uccisa.» spiegò l’Uchiha.

Quello sì che era un piano geniale! Qualunque delle due fosse rimasta in vita, lui avrebbe detto che era sopravvissuta la persona sbagliata, così avrebbe fatto fuori anche l’altra e se ne sarebbe potuto tornare a casa in santa pace. Quelle due ragazzine gli davano enormemente sui nervi, e non vedeva l’ora che Kisame la smettesse di chiacchierare con loro, così avrebbe potuto eliminarle in fretta e mettere fine a quella situazione fin troppo umiliante per uno come lui.

«Itachi-san, ma che stai…» disse un confuso Kisame a bassa voce, per non farsi sentire dalle due ragazze, ma venne interrotto da una gomitata dell’Uchiha.

Le ragazze si guardarono di nuovo, intensamente. Uccidersi a vicenda? Se una delle due uccideva l’altra, aveva il 50% di possibilità di poter andare via insieme a Itachi Uchiha e Kisame Hoshigaki. Ne valeva la pena? Beh, probabilmente sì. Anche se… Non ci sarebbe stato gusto ad unirsi ai loro idoli se non erano tutte e due insieme! E allora che fare?

«Itachi-san, io penso che dovremmo veramente portarle con noi!» disse improvvisamente Kisame.

L’attenzione delle due amiche, che ormai stavano estraendo i loro kunai, si spostò sul ragazzo. Anche il suo compagno lo guardò, ma con un’aria omicida del tutto diversa da quella confusa delle due giovani.

«Cos’hai detto?» quasi abbaiò Itachi a denti stretti.

«Ma sì, potrebbe essere divertente portarle con noi!» constatò ancora il ragazzo dai capelli del colore dell’oceano.

«Scordatelo.» rispose severo, senza guardare negli occhi Kisame.

«Ti prego…» il tono era leggermente implorante.

«No.» concluse deciso.

 

Pochi minuti dopo, all’entrata del covo dell’Akatsuki, Itachi se ne stava con le braccia incrociate al petto e un’espressione decisamente infastidita dipinta sul volto, mentre dava le spalle al suo compagno.

Kisame sorrise divertito mentre le due ragazze gli saltellavano intorno lasciandosi andare ad urletti di gioia. Perfino Susi si stava comportando come Mimi, perché ai suoi occhi la situazione era troppo bella per essere vera.

Itachi aveva detto che non era d’accordo con l’idea di Kisame di portare Mimi e Susi con loro, ma in fondo non stava scritto da nessuna parte che Kisame non poteva fare qualcosa solamente perché non ne aveva ricevuto il permesso da Itachi…

 

 

Note dell'autrice:

Sinceramente non so nemmeno io come mi sia venuto in mente di scrivere questa fanfiction... Semplicemente dopo aver finito di leggere tutte le scansioni del manga di Naruto ho deciso che era arrivato il momento di mettermi a scrivere qualcosa sull'Akatsuki, qualcosa che fosse altamente yaoi e allo stesso tempo completamente demenziale. E così ho cominciato a pensare a questa fic, e pian piano nella mente si è delineata tutta la storia. La trama non è demenziale come avrei voluto, ma è comunque disseminata di momenti di completa stupidità (a partire dalle due protagoniste, visto che una di loro sembra avere il cervello fuso per lo yaoi).

I contenuti sono decisamente fuori dal comune, ma in fondo è raro che io scriva qualcosa di poco originale... XD Per quanto riguarda i personaggi, vorrei cercare di mantenerli il più IC possibile, anche se so già che sarà un'impresa impossibile, e quindi metto le mani avanti inserendo OOC tra gli avvertimenti. Per quanto riguarda il rating, ho scelto arancione perchè più avanti ci sarà un alto contenuto sessuale, anche se non con descrizioni esplicite.

Credo di aver detto tutto ormai... Per favore lasciatemi un commentino per farmi sapere se la storia vi piace! ^^

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Capitolo 2
*** Presentazioni ***


Akatsuki Gossip

Akatsuki Gossip

Capitolo 2

Presentazioni

 

Cantilenando «Kisame-san è il nostro eroe!», Mimi e Susi continuarono a saltellare intorno al ninja traditore della nebbia.

«Voglio ucciderle…» borbottò Itachi, al quale quelle vocette allegre stavano provocando un gran mal di testa.

Nessuna delle due ragazze parve accorgersi di quelle parole, mentre invece a Kisame non sfuggirono. Lì per lì fu tentato di scoppiare a ridere, ma poi si trattenne, certo che altrimenti Itachi gliel’avrebbe fatta pagare molto cara. Si limitò a sorridere, cercando inutilmente di impedire alle giovani di fare tutto quel chiasso.

 

Attratto dal rumore che proveniva dall’esterno, Deidara decise di andare a controllare. Una volta uscito, notò immediatamente che Itachi e Kisame non erano soli.

«Itachi! Kisame-san! Com’è andata la vostra passeggiata?» domandò allegramente.

Sentendo quella nuova voce, le ragazze si immobilizzarono. Ebbero bisogno di qualche istante per assimilare le parole dette dall’ultimo arrivato.

«Passeggiata?!?» esclamarono poi in coro, guardando da Itachi a Kisame con aria interrogativa.

«Non eravate venuti al villaggio per ucciderci?» chiese perplessa Mimi.

«No, e credo che Itachi-san sia stato un po’ scortese a dire una cosa del genere…» rispose prontamente Kisame.

Susi tirò un sospiro di sollievo. Allora il villaggio non era in pericolo. Non era affatto finito nel mirino dell’Akatsuki: quei due non erano in missione, stavano solo facendo una passeggiata!

Solo allora, quando la situazione fu chiarita, le due amiche si degnarono di guardare chi era la persona che li aveva raggiunti. Videro dei lunghi capelli biondi, un occhio azzurro, e un ciuffo ben pettinato a coprire l’altro occhio.

«Mimi-chan, quello è Deidara!» esclamò a bassa voce Susi, afferrando l’amica per un braccio.

Mimi scambiò un’occhiata con Kisame, che le fece l’occhiolino ghignando. La ragazza ghignò a sua volta, ricordando bene cosa il ragazzo squalo le aveva detto poco prima riguardo a Deidara.

«Lo so Susi-chan, lo so…» rispose la ragazza, sfregandosi le mani pregustandosi già un servizio fotografico coi fiocchi.

«Ma quelle due chi sono?» domandò improvvisamente il ragazzo dai capelli biondi, come se avesse appena notato le due “intruse”.

Mimi e Susi si scambiarono un sorriso complice, poi si schiarirono la voce. Kisame, intuendo cosa stessero per fare, si sbatté una mano sulla faccia. Possibile che quelle due adorassero mettersi in ridicolo in quel modo? Itachi, tenendosi sempre a distanza, assunse un’espressione sempre più stizzita, segno che non approvava minimamente quel comportamento, né tanto meno la bizzarra idea di Kisame di portare quelle due al covo.

Tra gli applausi di Deidara, le ragazze si produssero nella loro solita esibizione di presentazione, terminando con la stessa posa finale che aveva precedentemente sconvolto Itachi e Kisame.

«Davvero bravissime! Bellissima presentazione! Vediamo se vi batto, hn!» il ragazzo sembrava euforico.

Deidara infilò entrambe le mani nella sua borsa d’argilla. Quando le estrasse, le piccole bocche stavano modellando delle strane forme che sembravano shuriken.

«Io sono Deidara, l’artista!» esclamò il biondo, lanciando in aria gli strani shuriken d’argilla, che ricaddero in cerchio attorno a lui piantandosi in terra.

«E l’arte è…» abbassò la voce, stringendo le braccia contro il proprio petto come se si stesse caricando «Esplosione!» gridò alla fine, spalancando teatralmente le braccia.

Con l’ultima parola, gli shuriken d’argilla esplosero, circondandolo con un muro di fumo e facendo fluttuare l’orlo del manto nero a nuvole rosse dell’Akatsuki. Quando il fumo si diradò, apparve un soddisfatto Deidara, che stava a braccia incrociate e ghignava.

«Come sono andato, hn?» chiese.

«Forte!» commentò piano Susi.

«Alla grande, Deidara-kun!» esclamò a voce altissima Mimi, correndo verso il ragazzo per battergli il cinque.

A quella scena Kisame scoppiò a ridere. Quelle due ragazze erano appena arrivate e già stavano facendo amicizia. E lui di certo non se lo aspettava che Deidara desse loro corda fino a quel punto! Itachi, invece, borbottò qualcosa che assomigliava molto a «Patetico…» e sparì.

«Grazie mille, Mimi-chan!» Deidara sembrava piuttosto soddisfatto.

Anche Susi si avvicinò ai due, stringendo la mano al ragazzo. La bocca sulla mano di Deidara, sentendosi schiacciata, leccò la mano della ragazza facendole il solletico.

«Ehi, ma cos’è stato?» si lamentò Susi, ritraendosi rapidamente.

«Cos’è successo, Susi-chan?» chiese in fretta Mimi.

«Mi ha… Mi ha leccato la mano!» esclamò indignata la ragazza.

«Oh, scusa…» borbottò Deidara «Di solito queste bocche sono adorabili !» e nel dire questo alzò la mano, che tirò fuori la lingua.

Susi storse il naso, mentre la sua amica si avvicinò incuriosita. Borbottando tra sé qualcosa che nessun altro riuscì a sentire, allungò un dito fino a toccare la mano di Deidara. Solleticò il palmo, facendo spalancare furiosamente la bocca. A quel punto infilò il dito nella bocca, che si vendicò con un bel morso.

«Ahi, mi ha fatto malissimo!» gridò scandalizzata la ragazza.

Susi e Deidara non riuscirono a trattenere qualche risata, mente Mimi andava su tutte le furie. -Urlando minacce di ogni genere, con un dito sanguinante, la giovane estrasse kunai e shuriken lanciandoli a casaccio. Per fermarla, Kisame dovette afferrarla da dietro e sollevarla, trascinandola per qualche metro.

«Bene, ci si vede!» sentenziò Deidara, voltandosi e avviandosi verso il portone d’ingresso.

Susi sembrò pensarci un po’ su, poi gridò «Aspetta!» e si affrettò a raggiungere il ragazzo, avviandosi all’interno con lui.

 

«Dovevi lasciare che lo uccidessi!» esclamò convinta un’imbronciata Mimi, incrociando le braccia al petto.

«Sì, come se ci saresti riuscita…» Kisame ridacchiò fra sé.

«Cos’hai detto?» la voce della ragazza era sempre più indispettita.

«Nulla, nulla.» cercò di calmarla il ragazzo squalo «Dico solo che non dovresti prendertela con Deidara, all’Akatsuki serve vivo.»

Mimi sbuffò, ma poi sembrò calmarsi. Un ghignetto apparve sul suo volto.

«È vero quello che hai detto prima su di lui? È davvero gay?» chiese.

«Ovviamente! Io non sono un tipo che mente sui propri compagni!» dichiarò Kisame.

«Allora mi dici come l’hai scoperto?» domandò la ragazza, facendosi improvvisamente euforica.

«No, non posso dirtelo…» rispose il ragazzo.

«E perché mai? Hai detto che sui tuoi compagni non menti mai!» il tono in cui la giovane pronunciò quelle parole era sconvolto.

«C’è differenza tra mentire e fare la spia.» affermò lui saggiamente.

Senza darsi per vinta, Mimi estrasse dal nulla un blocchetto per gli appunti e una penna.

«Dici davvero? Allora non ti dispiace se provo a fare qualche ipotesi, no?» sorrise mentre parlava.

«Ipotesi?» Kisame fece istintivamente un passo indietro, preoccupato.

«Sì, ipotesi. E la mia ipotesi è che ci ha provato con te!» sentenziò la ragazza «Allora, ci ho preso?» aggiunse poco dopo con un ghigno sempre più ampio.

Kisame focalizzò la mente su quelle parole, trovandosi immediatamente a negare con rapidi movimenti sia con la testa che con le mani.

«Assolutamente no! Non è nulla di così esplicito! L’ho semplicemente sorpreso mentre…» si affrettò a dire, ma si interruppe non appena si fu reso conto di aver detto troppo.

«L’hai sorpreso mentre faceva cosa?» domandò una sempre più curiosa Mimi «Mentre ci provava con uno?»

«Peggio…» sospirò il ragazzo, che non aveva ancora deciso se vuotare il sacco o no.

«Peggio, dici? L’hai beccato a letto con uno?» e a quella domanda la ragazza ammiccò verso di lui.

«No, peggio…» la voce di Kisame diminuiva di potenza ad ogni sillaba «La verità è che lui… Io non potevo sospettare… Sono solo entrato nella stanza per dirgli che era pronta la cena, e lui era… Oddio…» era arrossito visibilmente, segno che ricordare certe cose non gli faceva affatto bene.

«Sììììì…» il tono di Mimi si stava facendo sempre più impaziente, mentre la penna fremeva sul blocco per gli appunti.

«Lui si stava provando dei vestiti da donna! E poi mi ha fatto promettere di non dirlo a nessuno, dice che è solo un periodo della sua vita…» concluse Kisame.

Mentre trascriveva le parole del ragazzo squalo, Mimi riuscì a stamparsi in volto l’espressione più seria che si trovava nel suo repertorio. Tuttavia quell’apparente serietà era rovinata dal colore viola intenso del suo viso, dovuto alla fatica che stava facendo per trattenersi dallo scoppiare a ridere.

«E dimmi, tu come descriveresti questa cosa con una sola parola?» chiese, cercando di rimanere concentrata.

«Inquietante…» borbottò Kisame, rabbrividendo.

Fu un’esplosione improvvisa. Non riuscendo più a contenersi oltre, Mimi si lasciò andare alla risata più sguaiata della sua vita. Kisame le provò tutte, ma nulla sembrò distrarre la ragazza dal proprio completo divertimento.

«Ho capito, io me ne vado. Ci vediamo dentro!» esclamò scocciato diversi minuti dopo.

«No, aspettami!» la giornalista finalmente si riprese «Vengo con te!»

I due si avviarono insieme.

«A te Deidara non piace, vero?» domandò improvvisamente Mimi.

«No, decisamente non è il mio tipo!» Kisame rispose sorridendo.

«Perché a te piacciono le donne, giusto?» indagò ancora la ragazza, mentre superavano la porta d’ingresso dell’edificio.

«Ovviamente!»

Mimi gettò un’occhiata al ragazzo accanto a lei. Il tono di voce che aveva usato era molto deciso, come se fosse sincero, eppure stava guardando il soffitto tanto intensamente che avrebbe potuto farci un buco. Che motivo aveva di sfuggire lo sguardo della ragazza se aveva detto la verità? Si affrettò ad annotare anche quei dettagli, prima di riporre il blocchetto in una tasca.

“Su quest’ultima parte staremo a vedere… Vedremo fino a che punto ti piacciono le donne…” pensò dentro di sé la giovane.

«Sai una cosa?» disse poi all’improvviso, con un sorriso sincero «Credo proprio che tu sia il mio nuovo mito, Kisame-sama.»

«Mi fa piacere, Mimi-chan.» e sorrise anche lui.

 

Raggiunta una delle camere degli ospiti, il membro dell’Akatsuki e l’ospite dovevano salutarsi.

«Senti, quando potrò farti un’intervista?» domandò Susi.

Deidara ci pensò un po’, poi rispose alzando le spalle.

«Sì, devo ammettere che sei stato molto chiaro!» esclamò la ragazza in tono sarcastico.

«In questi giorni sono un po’ occupato, hn. Non so quando mi troverai disponibile…» buttò lì Deidara.

«Occupato? Hai una missione?» indagò Susi.

«No, è più una…» cercò di spiegare lui, ma venne interrotto.

«È una punizione.» concluse qualcun altro al posto suo «Purtroppo questo coglione ha fatto esplodere qualcosa che non avrebbe dovuto toccare, e il capo non l’ha mandata giù.» quelle parole furono seguite da una risatina.

«Chiudi il becco, Hidan!» rimproverò Deidara.

«Che hai combinato?» domandò con curiosità la ragazza.

«Il leader ha portato qui un ammasso di pietra scolpita spacciandolo per arte, ma lo sanno tutti che l’arte è esplosione! Così ho deciso di renderlo più artistico facendolo esplodere, hn!» si giustificò il biondo.

«Io penso che a te sia esploso il cervello.» commentò un’altra voce, più dura di quella di Hidan «Era un monumento antico, pagato un sacco di soldi!»

«Kakuzu-san, la vera arte non ha nulla a che fare con i soldi!» la voce di Deidara sapeva di rimprovero.

«Tutto ha a che fare con i soldi!» lo corresse Kakuzu.

I due continuarono a bisticciare tra loro, con Kakuzu che sosteneva l’importanza dei soldi, e Deidara che esponeva la sua tesi su come l’arte fosse qualcosa che si sviluppava in un istante e poi finiva, e che quindi non fosse possibile acquistarla. Hidan, nel frattempo, si presentò a Susi.

«È un piacere, Hidan-san.» rispose la ragazza «Io mi chiamo Susi, sono una giornalista. Sono qui con una mia amica, ci fermeremo per un po’.»

«Allora erano vere quelle cazzo di voci che giravano! Ci sono veramente due ragazze in visita al covo!» esclamò il ragazzo dai capelli argentati.

«Voci? Si è già diffusa la notizia del nostro arrivo?» Susi era perplessa.

«Sì, quello stronzo di Itachi si è chiuso a chiave nella sua stanza borbottando qualcosa del genere, ma noi non sapevamo se credergli o no.» spiegò Hidan.

«Mi dispiace che Itachi-san sia così infastidito dalla nostra presenza…» si scusò la ragazza «È tutta colpa della mia amica Mimi, deve averlo un po’ sconvolto. Noi siamo solo due giornaliste a caccia dell’articolo perfetto, niente di più!» aggiunse, proclamandosi innocente da ogni colpa.

«Tranquilla Susi-san, avrete il vostro fottuto articolo.» la rassicurò il ragazzo «Ora scusami ma devo andare. Devo convincere Kakuzu a tirare fuori i soldi per la spesa, altrimenti stasera non si cena. Purtroppo ha il braccino maledettamente corto quando si tratta di spendere…»

Susi capì al volo, quindi si affrettò a salutare Hidan che, una volta afferrato Kakuzu per un braccio, si allontanò per il corridoio.

«Hidan, lasciami subito se non vuoi che ti uccido!» si sentì urlare in lontananza.

«Fai come ti pare, tanto sai che non posso morire…» si udì in risposta.

«È ora che vada anche io, hn. Ho moltissime pulizie da fare. Sai, la punizione…» disse Deidara.

«Certamente… Buon lavoro, allora!» lo salutò Susi, per poi entrare nella propria stanza e andare a stendersi sul letto.

 

Hidan e Kakuzu camminavano fianco a fianco lungo un corridoio. Tanto per fare una cosa nuova, stavano litigando.

«Adesso dovrò rifare tutti i calcoli! Hai idea di quanti soldi perderemo in questo modo?» si lamentò Kakuzu.

«Io non credo sia così terribile. Sono due dannatissime ragazzine, non due squadre di ninja. Quanto cazzo vuoi che mangino?» cercò di farlo ragionare Hidan.

«Sono pur sempre due bocche in più da sfamare a spese dell’organizzazione!» fece notare il tesoriere dell’Akatsuki.

«Dai, che palle, non puoi farne una questione di soldi!» lo rimproverò l’immortale.

«È sempre una questione di soldi!» ribatté Kakuzu.

«Sei troppo attaccato ai beni materiali! Jashin-sama ti punirà per questo! Se passassi più tempo a pregare e meno a contare quei soldi di merda, saresti una persona fottutamente migliore!» esclamò Hidan con convinzione.

«Per carità! Di pazzoide super religioso ce ne basta uno!» notò una voce che proveniva da davanti a loro.

I due spostarono lo sguardo su chi aveva parlato, notando che era accompagnato da una sconosciuta.

«Ehilà, Kisame!» salutò tranquillamente Kakuzu, improvvisamente di buon umore perché l’altro aveva zittito il suo fastidioso compagno.

Hidan sbuffò, offeso per essere stato chiamato “pazzoide super religioso”.

«Kisame, un giorno morirai, mentre io no, perché Jashin-sama non lo permetterà!» disse convinto.

Il ragazzo squalo alzò gli occhi al cielo, ma si diede comunque una bella grattata, visto che non ci teneva a morire molto presto. Poi afferrò Mimi, che se ne stava in disparte a ridacchiare, e la trascinò al centro dell’attenzione.

«Lei è Mimi-chan.» la presentò.

«Ciao!» salutò lei con un sorrisone.

Kakuzu la guardò con sospetto. I suoi occhi si soffermarono soprattutto sulla pancia della ragazza, come a volerne analizzare la capienza. Hidan, invece, strinse la mano alla nuova arrivata.

«È un cazzo di piacere conoscerti, io sono Hidan. Spero che qualche volta tu possa unirti a me per una preghiera, Jashin-sama ne sarà dannatamente felice.» si presentò l’immortale.

«Volentieri!» rispose lei felice, assicurandosi un’occhiata sconvolta da parte degli altri.

«Spero che tu non abbia una taglia sulla tua testa, perché altrimenti dovrai guardarti sempre le spalle dal sottoscritto!» minacciò Kakuzu senza preavviso.

Mimi incrociò le braccia e lo guardò con sospetto.

«Tranquillo, io e Susi-chan siamo diventate genin di recente, nessuno pagherebbe per averci morte…» disse poi con un mezzo sorriso.

«A parte Itachi, forse.» si intromise Hidan ridacchiando.

«A proposito… Dov’è Itachi-san?» chiese Kisame, rendendosi conto che il ragazzo era sparito dopo la sconvolgente presentazione di Deidara.

«In camera sua a borbottare furioso.» rispose Kakuzu.

«Forse è meglio se vado a parlargli…» disse preoccupato lo squalo.

«Non credo che sarà felice di vederti!» notò l’immortale «Prima borbottava qualcosa riguardo ad una tua scomparsa prematura…»

«Ma no, non esageriamo…» cercò di minimizzare Kisame «Scommetto che l’arrabbiatura gli sarà già passata!»

«A proposito di scommessa… Per 50’000 ryo, io dico che non ti lascerà neanche avvicinare alla sua camera!» esclamò l’amante dei soldi.

«Io credo fermamente nella mia amicizia con Itachi-san!» il ragazzo dai capelli blu si sentì offeso «Accetto la tua scommessa!»

Mimi ridacchiò tra sé. Aveva già una certa idea di come sarebbe finita la scommessa, e la sua idea prevedeva un Kisame in fin di vita, o per lo meno con il borsellino alleggerito.

«Bene, allora andiamo da Itachi!» affermò Kakuzu con decisione.

«Alt!» si intromise Hidan «Noi due dovremmo andare a fare la spesa, sono gli ordini di quello stronzo insopportabile del capo!»

L’avaro sbuffò rumorosamente, in cerca di un modo per svicolare da quel compito che non era affatto di suo gradimento.

«Puoi andarci da solo a fare la spesa. E vedi di comprare solo cose in offerta, così spendi di meno. E possibilmente vai al discount che lì costa tutto pochissimo. I soldi non vanno sprecati.» disse Kakuzu rapidamente.

«Te lo puoi scordare!» esclamò indignato l’immortale «Mi ci vorrà una vita da solo, specialmente se devo oltrepassare il confine del paese per andare al discount! Ed è quasi l’ora della mia preghiera pomeridiana!»

«Tu e le tue stupide preghiere… Ma falla finita con queste stupidaggini, il mio tempo è denaro! Specialmente quando il nostro Kisame è così desideroso di regalarmi 50’000 ryo…» il tono del tesoriere dell’Akatsuki era molto sbrigativo.

«Jashin ti punirà, maledetto infedele!» urlò Hidan, poi si voltò spazientito e mosse alcuni passi.

Subito dopo parve ripensarci, tornando indietro.

«Mimi-san, verresti con me?» domandò, guardando speranzoso la ragazza.

«Non ci penso nemm… Cioè, volevo dire, ahi che male il mio povero ginocchio!» si corresse Mimi, stringendosi il ginocchio destro simulando un dolore improvviso.

«Che cazzo ti sei fatta?» chiese preoccupato Hidan.

«Niente, niente, è un dolore sopportabile…» la ragazza strinse i denti, fingendo di soffrire, e mosse un paio di passi «AHI che dolore!» gridò poi, chinandosi a massaggiare il ginocchio sinistro «Mi spiace ma proprio non ce la faccio. Però ti assicuro che ti avrei accompagnato molto volentieri, Hidan-kun!»

La recita del ginocchio dolorante era ben fatta, l’unico problema era che alla fine si era fregata da sola. Infatti Kisame e Kakuzu non ci cascarono nemmeno per un momento, però rimasero in silenzio vedendo che Hidan era ancora incerto se crederci o no.

«Merda, un momento… Ma prima non era l’altro ginocchio che ti faceva male?» si informò dubbioso l’immortale.

Mimi sudò freddo. Era la prima volta che faceva un errore così grossolano nell’eseguire la sua tecnica migliore.

«No, mi fanno male entrambe le ginocchia!» si affrettò a cercare di rimediare.

Fortunatamente Hidan non era proprio un genio, perché disse un preoccupato «E allora riguardati, non le sforzare…» per poi andarsene.

Attesero che Hidan fosse lontano, poi Mimi saltò di nuovo in piedi e riprese la parola.

«Io sarò il giudice della scommessa. Andiamo da Itachi-kun!» disse allegramente.

I tre si avviarono insieme in direzione della stanza dell’Uchiha. Quando giunsero silenziosamente a destinazione, nessuno fiatò. Si scambiarono uno sguardo, poi Kisame alzò un braccio e strinse la mano a pugno. Prima ancora di poter abbassare il braccio per bussare, venne fermato da una voce proveniente dall’interno della stanza.

«Kisame è inutile che bussi. Sparisci!» disse deciso Itachi.

«Ma come ha fatto a sapere che eri tu?» chiese stupita Mimi.

«Aha! Ho vinto la scommessa, non ti ha fatto nemmeno bussare! Kisame, dammi i soldi!» Kakuzu sembrava decisamente realizzato.

«Itachi-san…» chiamò lo squalo con voce implorante, ignorando completamente le parole degli altri due «Ce l’hai con me per aver portato qui le ragazze?» domandò.

«Sì! E adesso vattene!» rispose lapidario il ragazzo dall’altra parte della porta.

Kisame incrociò le braccia stizzito e si avviò lungo il corridoio. Non riusciva a credere di aver perso una scommessa del genere.

“Itachi-san, questa me la paghi… Potevi almeno fare finta di avermi perdonato!” pensò contrariato.

«Vieni, Mimi-chan. Ti mostro la tua stanza.» disse poi ad alta voce.

La ragazza annuì e lo seguì rapidamente.

«Ehi, aspetta!» cercò di fermarlo Kakuzu «E i miei soldi?»

«Spiacente, ma io non ce li ho mai avuti 50’000 ryo!» rispose Kisame senza fermarsi né voltarsi.

Kakuzu strinse i pugni e andò su tutte le furie. Era stato fregato!

 

Note dell'autrice:

E questo era il secondo capitolo! Per ora la protagonista "normale" e la protagonista "schizzata" hanno conosciuto altri tre membri dell'Akatsuki, e Mimi sta cominciando a far uscire allo scoperto le strane idee da maniaca partorite dalla sua mente malata. Quindi si prevedono seri problemi in futuro per i nostri poveri membri dell'Akatsuki!

Parlando di questo secondo capitolo, devo ammettere di aver aver avuto qualche difficoltà a scriverlo. Il problema è stato causato da... da Hidan! Il fatto è che lui parla praticamente solo a parolacce e io, anche se quando mi ci impegno sono un'esperta del "parlare volgare", ho trovato molto difficile raggiungere i suoi livelli per scrivere le sue battute. Sempre riguardo al linguaggio di Hidan, vorrei dire un'altra cosa. Non ho censurato le parolacce perchè tanto il rating della fic è abbastanza alto, ma se dovesse darvi fastidio fatemelo sapere che dal prossimo capitolo arriveranno le censure!!

 

Angolo dei ringraziamenti:

Ringrazio prima di tutto tutte le persone che hanno deciso di leggere questa fic. In particolare le persone che hanno recensito:

Rika_fma_lover: Per quanto riguarda le coppie, devo dire che mi piace tenermi sul "classico". Penso che queste poche parole bastino per capire come voglio articolare la storia, ma se hai ancora qualche incertezza stai tranquilla che presto si capirà qualcosa di più. Mimi e Susi accettano il sostegno che stai dando loro, e ti ringraziano! XD Spero continuerai a seguire le loro avventure...

Hinata707: C'è sempre una prima volta per tutto, anche per leggere storie sull'Akatsuki! Mi fa piacere sapere che l'introduzione abbia attirato anche qualcuno che solitamente non legge storie con questi personaggi... Comunque su Deidara hai ragione, e infatti anche in questa fic non volevo che fosse da meno. Non posso farci niente, è talmente effeminato che viene naturale dire certe cose su di lui! Spero continuerai a leggere!

KeikoNara: Ecco qui... Forse ci ho messo un po' troppo ad aggiornare, però il capitolo è arrivato. Spero ti piaccia e che continui a leggere.

shiba96: Grazie dei complimenti, sono felice di sapere che qualcuno trova la mia fic divertente. Spero quindi che seguirai anche il resto!

reader: Santo cielo, questa recensione mi riempie d'orgoglio! Qualcuno che diventerebbe addirittura una fenice per poter continuare a leggere la mia fic? Sconvolgente! Non può che farmi piacere! Spero che questo secondo capitolo non abbia deluso le aspettative lasciate dal primo. Mi auguro di vederti ancora a seguire le avventure (o sventure) dell'Akatsuki.

Inoltre un ringraziamento speciale va a coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti, cioè:

13d08c81, fujiima, KeikoNara, ladymicia, nikynaa, reader, Selvy, shiba96, tobichan

Bene, detto questo credo di aver concluso. Allora alla prossima, spero recensiate numerosi! Ciao ciao!

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Capitolo 3
*** Sasori-mio-Danna ***


Akatsuki Gossip

Akatsuki Gossip

Capitolo 3

Sasori-mio-Danna

 

Susi, da sola nella sua nuova camera, si stava annoiando a morte. Deidara l’aveva lasciata lì, Mimi era chissà dove con Kisame, e lei non aveva nulla da fare. Aveva appeso alla parete una gigantografia di Sasori, da sempre il suo membro preferito dell’Akatsuki. Inoltre aveva buttato un insignificante quadro che stava sopra al suo letto, sostituendo nella cornice la sua adorata foto dell’Akatsuki al completo, che presto avrebbe fatto autografare da tutti. Però quelle modifiche le avevano portato via circa un quarto d’ora, decisamente non sufficiente per poter considerare il pomeriggio “passato”.

Aveva cominciato a passeggiare avanti e indietro per la stanza, sbuffando rumorosamente, quando si rese conto che non poteva andare avanti così ancora per molto. Buttò un occhio sulla porta, che era diventata improvvisamente molto invitante. La raggiunse, si chiese ancora che fare, poi decise di spalancarla e uscire. Camminò per i corridoi, senza sapere dove stava andando. Dopo mezz’ora si sentì un po’ stupida a pensare che si era persa, e tutto sommato desiderava solo incontrare qualcuno che conosceva.

Spataclang!!

Un rumore improvviso e fortissimo provenne dal fondo del corridoio che Susi stava percorrendo. Senza pensarci un attimo, impugnò il suo kunai e corse verso l’ultima porta sulla destra. Al suo arrivo la trovò socchiusa. Furtivamente si mise a sbirciare all’interno, rilassandosi e riponendo l’arma quando vide un ciuffo biondo dimenarsi sotto ad una colossale pila di pentole. Le scappò un ampio sorriso.

«Non c’è niente da ridere, hn!» esclamò spazientito Deidara.

In risposta Susi si avvicinò a lui. Il suo sguardo vagò per la stanza in cui si trovavano. Era una cucina completamente ricoperta di pentole e stoviglie da lavare. A giudicare da quanto erano incrostate, sembrava fossero lì ad accumularsi da settimane.

«Ma che schifo è questo?» domandò disgustata.

Ci fu una piccola esplosione, e Susi subito puntò di nuovo gli occhi su Deidara. A quanto pareva, aveva usato la sua argilla esplosiva per liberarsi.

«È la mia punizione.» disse il ragazzo scacciando la polvere dai proprio abiti «E vedi di non ridere, hn.» si affrettò ad aggiungere prima che la ragazza potesse dire qualunque cosa.

Lei lo guardò per un attimo, provando nei suoi confronti una grande pena.

«Vuoi una mano?» domandò con un sospiro.

Gli occhi del ragazzo si illuminarono.

«Davvero lo faresti?» domandò con un sorriso radioso «Oh, grazie Susi-chan, grazie mille!» e la abbracciò di slancio, rischiando di finire entrambi per terra.

Susi si scostò leggermente da quell’abbraccio pieno d’enfasi, afferrando il volto di Deidara tra le mani in modo da poterlo guardare negli occhi.

«In cambio però voglio una cosa.» disse con fermezza, poggiando la propria fronte su quella dell’altro.

«C-cosa?» balbettò lui, con la gola improvvisamente secca dallo shock: una ragazza stava per… baciarlo?

«Devi presentarmi Sasori!» esclamò Susi con decisione, allontanandosi dal membro dell’Akatsuki.

Deidara ebbe bisogno di un attimo per metabolizzare quelle parole, e solo quando le ebbe comprese si tranquillizzò. Tuttavia si trattò di una reazione momentanea, perché poco dopo si irrigidì di nuovo.

«Vuoi conoscere il mio Danna, hn?» domandò tra il perplesso e il risentito.

«E con ciò? Mica è solo tuo!» rispose ingenuamente Susi.

Con un ampio sorriso, la ragazza afferrò una pentola e cominciò a spazzolarla. Deidara assottigliò l’occhio visibile, ma poi si riscosse e afferrò a sua volta una pentola. Non poteva mostrarsi infastidito, o Susi lo avrebbe preso per scemo!

 

Sonore risate provenivano da una delle camere per gli ospiti. Mimi e Kisame se la stavano spassando.

«E-e poi tu che hai fatto?» domandò Kisame ridendo con le lacrime agli occhi.

«Mi pare ovvio: ho pubblicato le foto e mi sono pure tenuta i soldi!» esclamò Mimi piegata in due dalle risate.

La ragazza era sdraiata sul proprio letto, con il ragazzo seduto accanto, e lei lo stava intrattenendo con alcuni fatti che le erano accaduti, che lui trovava piuttosto divertenti. In quel momento gli stava raccontando di quella volta in cui aveva venduto delle foto all’editore di un giornale rivale, facendosele pagare una fortuna, e poi con una tecnica ninja camuffata da gioco di prestigio se l’era riprese.

«Certo che i non-ninja sono tutti stupidi!» commentò lo squalo.

«Puoi dirlo! E voglio proprio vedere che faccia farà quel babbeo quando io e Susi-chan torneremo al villaggio con un articolo sull’Akatsuki!» disse Mimi carica d’orgoglio.

«Oh, ora che ci penso… Forse dovremmo andare a cercare Susi-chan.» fece notare Kisame.

«Come mai? Non era con Deidara-kun?» chiese perplessa la ragazza.

«Appunto. Deidara ha parecchio da fare ultimamente, quindi l’avrà scaricata da qualche parte…» spiegò l’altro.

Mimi saltò immediatamente in piedi, correndo a prendere il suo blocchetto degli appunti che aveva lasciato sulla scrivania.

«Che genere di cose ha da fare? Sesso?» si affrettò ad indagare.

«Ma tu non pensi ad altro?» Kisame alzo un sopracciglio nel pronunciare quelle parole «Sai che qualcuno potrebbe prenderti per una specie di maniaca?»

«Me lo dice sempre anche Susi-chan, ma la verità è che io ho semplicemente il coraggio di dire quello che tutti pensano. Adesso però rispondimi: sta facendo sesso?» disse Mimi alla velocità di un razzo, con la penna sempre puntata sul blocchetto.

«No, sta facendo Cenerentola.» rispose Kisame, con un ghigno divertito stampato in volto.

«È vestito da donna? Di nuovo?» domandò estasiata la ragazza, con gli occhi puntati sul suo interlocutore e la penna che già scarabocchiava rapidamente degli appunti.

«Tu sei malata!» constatò lo squalo «Sta solo lavando le stoviglie dell’ultimo mese e mezzo, per punizione.»

«Punizione? E perché? Ha provato a portarsi a letto il capo?» le domande di Mimi stavano diventando sempre più assurde.

«Mimi-chan!» dovette richiamarla quasi duramente Kisame «Non - c’entra - il - sesso!» scandì bene, in modo da farsi capire una volta per tutte.

La ragazza mise su un broncio deluso, ma poi fece sparire il blocchetto degli appunti e si avvicinò alla porta.

«Senti, mentre andiamo da Susi-chan possiamo passare a sfottere un po’ Deidara?» domandò con tono quasi ingenuo.

Kisame stava per rimproverarla, ma poi cambiò idea.

«Ma certo!» rispose con un ghigno.

 

Sasori stava attraversando il covo verso una meta ben precisa. I suoi passi erano lunghi e decisi, l’espressione sul suo viso era eccessivamente seria, gli occhi ardevano dalla rabbia. Era furioso. Un certo idiota l’aveva fatta grossa, e doveva pagarla.

Raggiunse la cucina, spalancandone la porta con un calcio.

«Deidara…» sussurrò con disgusto.

Da due punti imprecisati della stanza, tra le pile di pentole fecero capolino due teste, entrambe con lunghi capelli biondi. Lì per lì Sasori rischiò di fare un salto dallo spavento, temendo che il suo incubo si fosse sdoppiato, ma ad un’occhiata più attenta capì che non era così. Una delle due figure, infatti, aveva gli occhi verdi, ed il suo viso era decisamente femminile, ancora più di quello della persona che cercava. L’altra persona, invece, venne riconosciuta per quella faccia da schiaffi di Deidara.

«Danna!» esclamarono all’unisono i due dai capelli biondi, per poi lanciarsi un’occhiataccia di sfida.

«Lui è il mio Danna!» si infuriò il ragazzo, sbattendo a terra una spugna insaponata.

«Te lo sei comprato, per caso?» ribatté la giovane, dimostrando di saper essere acida come uno yogurt scaduto.

«No, ma tu neanche lo conosci! E poi guarda, sta venendo verso di m-» gongolò Deidara, vedendo che Sasori aveva iniziato a camminare nella sua direzione, ma non riuscì a finire la parola “me” perché un pugno del suo Danna lo colpì in piena faccia, facendolo cozzare contro la pila di pentole che aveva alle spalle, la quale gli rovinò addosso seppellendolo completamente.

«Mi sembra di notare che il tuo Danna non sia così felice di vederti.» osservò Susi incrociando le braccia.

Prima che Deidara potesse liberarsi e risponderle a tono, lei si precipitò a stringere la mano a Sasori.

«Sasori-sama, è un onore fare la sua conoscenza! Io sono Susi, sono una sua grandissima ammiratrice.» si presentò.

Sasori fissò inespressivo la ragazza. Si passò una mano tra i capelli rossi, alzando un sopracciglio in segno di perplessità.

«Ammiratrice?» non si capacitava di come fosse possibile.

«Sì, ammiratrice! E ora che ha steso Deidara l’ammiro ancora di più!» esclamò Susi estasiata «Posso diventare la sua apprendista? Vorrei imparare dal migliore marionettista del mondo l’eterna arte delle marionette!»

Sul viso ormai sconvolto del marionettista, la bocca si piegò in un ghigno sinistro. Apprendista. Una ragazza che gli avrebbe fatto letteralmente da schiava, alla quale avrebbe scaricato tutti i compiti noiosi, in cambio di qualche lezione sull’uso delle marionette. L’idea non suonava male. E poi quella ragazza aveva detto che le marionette erano arte eterna, esattamente come la pensava lui: era evidente che fossero sulla stessa lunghezza d’onda.

«Accetto, ma come mia apprendista farai tutto quello che ti dirò.» si affrettò a dettare le condizioni Sasori.

«Ai suoi ordini, Sasori-mio-Danna.» rispose la ragazza mettendosi sull’attenti.

«Bene. Per prima cosa ti ordino di smetterla di lavare stoviglie. Deidara è in punizione, non ha il permesso di farsi aiutare nelle pulizie.» comandò.

Susi annuì, tirando mentalmente un sospiro di sollievo. Neanche lei sapeva a cosa stava pensando nel momento in cui si era offerta di aiutare Deidara a svolgere quel compito ingrato. Non poteva che essere felice di essere stata sollevata dall’incarico.

Nel frattempo il ragazzo dai capelli biondi aveva utilizzato di nuovo la sua argilla esplosiva per liberarsi da sotto alla pila di pentole.

«Danna, perché hai deciso di prendere Susi-chan come apprendista?» si lamentò mentre si spazzava via la polvere dal soprabito nero a nuvole rosse.

«Perché sicuramente mi darà più soddisfazioni di un idiota come te!» lo gelò Sasori.

In quel momento Deidara si sentiva in sostanziale imbarazzo. Sasori stava dando prova di preferire una qualsiasi ragazzina al suo compagno di squadra. Per uno come lui era umiliante. Al suo arrivo nell’Akatsuki ci aveva messo parecchio prima che il marionettista cominciasse a sopportarlo anche solo un pochino, mentre Susi era appena arrivata e già gli stava soffiando il posto.

«Questo non è giusto, hn!» ribatté il ragazzo.

«Non hai il diritto di lamentarti! Dopo aver danneggiato il mio Hiruko con le tue maledette esplosioni, devi ringraziarmi se ti lascio ancora in vita!» gridò rabbioso Sasori.

La litigata sarebbe proseguita se non fosse arrivato un “fattore distrazione”.

«Susi-chan!» esclamò Mimi precipitandosi verso l’amica.

«Mimi-chan!» Susi abbracciò forte l’altra «Mimi-chan, Sasori-sama mi ha nominata sua apprendista!»

«E Kisame-sama mi ha fornito una marea di materiale interessante per il nostro articolo!» entrambe cominciarono a saltellare abbracciate.

«Che genere di materiale?» chiese la bionda quando si separarono.

«Per esempio ha detto che Deida-» cominciò a raccontare euforica la mora, ma venne interrotta da Kisame che si fiondò su di lei tappandole la bocca.

«Cosa le hai detto su Deidara?» si informò Sasori, colto dal disappunto per non aver sentito come terminava la frase.

«Nulla, nulla… Scherzava!» cercò di minimizzare lo squalo, mentre dentro di sé malediceva la lingua lunga della ragazza, ma anche la propria per averle raccontato quel segreto.

Deidara, invece, assunse un’espressione sconvolta. Mimi stava per dire ciò che lui pensava? Kisame le aveva davvero raccontato il suo segreto? No, non poteva essere vero.

«Kisame-san, gliel’hai detto, hn?» domandò con un tono che sembrava supplicasse una risposta negativa.

«Assolutamente no, ma cosa vai a pensare?» mentì spudoratamente Kisame «Vero, Mimi-chan?» aggiunse poi minaccioso, togliendo la mano da davanti alla bocca della ragazza.

«Ovviamente!» gli resse il gioco lei, ma poi non riuscì a trattenersi dall’aggiungere «Sono stata io ad indovinare tutto!»

Ridendo di gusto, Mimi afferrò Susi per una mano e la trascinò di corsa fuori dalla cucina. Doveva assolutamente raccontarle tutto, o rischiava di esplodere. Lei non era mai stata in grado di tenere un segreto per più di cinque minuti. Era per quel motivo che era un’ottima giornalista scandalistica.

Nella cucina rimasero solo un imbarazzato Kisame, che aveva fatto la figura dello spione e se ne vergognava, un perplesso Sasori, che non aveva capito molto di cosa stava succedendo, e un depresso Deidara, che si stava domandando se fosse stato il caso di lasciare l’Akatsuki e cambiare identità.

 

Mimi e Susi correvano, la prima che trascinava la seconda.

«Almeno sai dove stiamo andando?» domandò disperatamente la biondina, che dopo il secondo corridoio in cui avevano svoltato si era già persa.

«Certo!» esclamò in risposta l’amica, che aveva già individuato da lontano la porta della propria camera.

Le due continuarono ad avanzare velocemente, quando improvvisamente qualcosa spuntò fuori dal pavimento bloccando loro il cammino. Siccome ormai avevano preso velocità, non riuscirono a fermarsi in tempo e finirono con l’urtare una figura avvolta in un manto nero a nuvole rosse. Le ragazze vennero sbalzate per terra, mentre la persona contro cui avevano sbattuto rimase a guardarle con i piedi ben piantati in terra.

Gli occhi di Mimi e Susi si posarono prima sui capelli verdi del ragazzo, poi sui suoi occhi gialli, quindi indugiarono sul viso bicolore, per cadere inevitabilmente sulla bocca da pianta carnivora che gli circondava la testa.

«Zetsu…» sussurrarono stringendosi l’una all’altra, intimorite dallo sguardo indecifrabile dell’altro.

«Finalmente vi ho trovate!» esclamò gentilmente la parte bianca di Zetsu, sorprendendo le ragazze.

«Ci cercavi, Zetsu-san?» chiese Susi con cautela.

«Sì, devo controllare che non facciate danni.» spiegò lui.

«Ma per chi ci avete prese?» si lamentò Mimi, alzandosi finalmente in piedi e incrociando le braccia.

«Gli ordini non si discutono!» la rimproverò la parte nera di Zetsu.

«Non essere così severo…» buttò lì la parte bianca.

«Parla da solo, è inquietante…» sussurrò Susi all’orecchio di Mimi, che si ritrovò ad annuire con trasporto.

«Ora devo andare, ci vediamo!» salutò la parte bianca di Zetsu, e prima che le ragazze potessero dirgli qualunque cosa, lui si inabissò di nuovo nel pavimento e scomparve.

«Che tipo strano…» commentò Mimi.

«Concordo.» le diede ragione Susi.

«Ma non pensiamoci: abbiamo un articolo da scrivere!» si affrettò a dire la ragazza mora, percorrendo gli ultimi metri che la separavano dalla sua stanza.

«Giusto! Allora, adesso mi dici cosa ti ha detto Kisame-san?» chiese la sua amica.

Mimi varcò la porta della sua camera, chiudendola poi alle spalle dell’altra ragazza.

Susi si gettò immediatamente sul letto, estraendo carta e penna da una tasca.

«Allora, raccontami tutto!» esclamò.

La sua migliore amica la raggiunse, con in mano il blocchetto dove aveva segnato gli appunti, e cominciò a raccontare dall’inizio, cioè da quello che Kisame le aveva detto all’orecchio quando si trovavano ancora al villaggio.

«Tutto questo spiegherebbe il comportamento assurdo di Deidara…» rifletté Susi ad alta voce.

«Che comportamento?» domandò incuriosita Mimi.

A quel punto fu il turno della biondina di raccontare quello che era successo. Spiegò le strane reazioni di Deidara, ritrovandosi poi a guardare perplessa l’espressione estasiata dell’amica.

«Perché fai quella faccia?» si informò.

«Ma non capisci?» il sorriso di Mimi si fece ancora più ampio «È evidente che Deidara-kun sia innamorato di Sasori-san!»

«Io non credo sia così evidente. A mio avviso è solo geloso perché ha bisogno di attenzioni. Anche tutta quella faccenda dell’essere gay e vestirsi da donna… Per me è solo una specie di richiesta d’attenzione.» disse la sua Susi.

Mimi si sbatté una mano sulla faccia. Ma com’era possibile che la sua amica non ci arrivasse? Eppure era tutto così semplice! Deidara era gay, ed era innamorato di Sasori. Era così difficile da capire? Lei non ci vedeva nessun concetto impossibile.

«Ma sei scema?» si informò la ragazza.

«No, è solo che a differenza di te non sono una maniaca sessuale che vede yaoi da tutte le parti.» rispose tranquillamente.

«Io non sono una maniaca sessuale! E il mondo è pieno di yaoi per gli occhi di chi sa riconoscerlo!» sbuffò Mimi.

Susi scosse la testa, poi decise di fare sul serio. Di quel passo avrebbero continuato a bisticciare in eterno, dovevano cominciare a buttare giù qualche domanda per le interviste.

«Come ti pare… Piuttosto, dammi qualche idea su cosa potremmo chiedere a Kisame-san nell’intervista.» disse frettolosamente.

Mimi assunse un’espressione furbetta.

«Un’idea ce l’avrei. Hai visto che Kisame-sama ha la pelle azzurra, no? Ecco, io sono curiosa di sapere se è dello stesso colore anche…» rispose in fretta la ragazza, per poi fare un esplicito gesto che stava ad indicare un organo genitale maschile.

«MIMI-CHAN!» gridò furiosa Susi, strabuzzando gli occhi «Sei maledettamente ossessionata dal sesso!»

«Non è vero: non sono minimamente interessata a fare del sesso!» esclamò in risposta Mimi fingendosi scandalizzata, ma sorridendo maliziosa.

«Infatti sei un’inguaribile guardona! Se solo fossero più grandi, spieresti anche le formiche mentre si accoppiano!» quasi urlò la sempre più esasperata Susi.

«Non è vero.» disse seria l’altra «A me non interessa guardare gli animali, soltanto le persone. Le foto vengono meglio se scattate a qualcuno che può fare notizia!»

Susi alzò un sopracciglio. «Se lo dici tu…»

La discussione non andò oltre. Infatti si sentì un forte bussare alla porta. Le due si guardarono perplesse. Chi poteva essere?

“Sarà Kisame-sama!” si disse mentalmente Mimi, per poi dirigersi verso l’uscio.

 

Note dell'autrice:

Sinceramente questo capitolo non è che mi convince tanto in alcuni punti. Comunque il fatto principale che volevo trasmettere era... La fissazione maniacale di Mimi! XD Come avete potuto notare, invece, Susi è l'esatto opposto della sua amica. Anzi, non crede nemmeno al fatto che Deidara sia gay, è convinta che si comporti così solo per bisogno di attenzioni... ^^ Ma alla fine chi delle due ragazze avrà ragione? Questo potrete scoprirlo solo andando avanti a leggere.

 

Angolo dei ringraziamenti:

Sono felice che continui ad esserci gente che legge, e soprattutto commenta, questo parto della mia mente malata. Quindi non posso che mandare un ringraziamento di cuore a tutti quanti.

reader: Mi fa incredibilmente piacere sapere che la storia continua a piacerti! Davvero, ne sono incredibilmente felice! E le tue recensioni riescono a mettermi di buon umore ogni volta che mi sembra di stare scrivendo una schifezza! Per quanto riguarda quello che hai detto su Itachi e Kisame, pens che potrai ottenere una risposta più precisa nel prossimo capitolo, visto che riapparirà anche Itachi che stavolta non c'era. E poi mi avevi chiesto anche quando ci sarebbe stata una scena fra Deidara e Sasori. Più o meno una scena c'è stata, anche se immagino che non era proprio così che te la immaginavi... Ma per qualcosa di meno violento penso che dovrai aspettare ancora un po' (stavolta Sasori è davvero furioso, chissà quando perdonerà il povero Deidara per avergli rovinato quell'orrenda marionetta...)

sango93: Sono felice che la storia ti piaccia, e spero che non ti stia deludendo il seguito. Spero che continuerai a leggere, e magari anche a commentare.

Hikary Saotome: Mi fa piacere che la storia faccia ridere, e mi auguro che continui a risultare divertente! Spero seguirai ancora. ^^

hina_chan: Non avevo mai pensato al fatto che Mimi e Susi potessero ricordare qualcuno! Se tu e tua cugina vi rispecchiate un po' in quelle due, allora suppongo che dovrebbe essere divertente starvi a sentire mentre parlate di argomenti yaoi! Il fatto che all'Akatsuki sono tutti gay è una cosa che pensano moltissime fan, io per prima, quindi penso che la domanda che Mimi ha fatto a Kisame sia stata pronunciata da parte di tutte noi... ^_^ Spero che questo capitolo ti sia piaciuto quanto i precedenti, e che l'atteggiamento da pura maniaca di Mimi non ti abbia scandalizzata... XD

Ok, effettuate le risposte alle recensioni, è il momento di dare un ringraziamento speciale a coloro che hann oinserito la storia tra i preferiti:

13d08c81, hina_chan, KeikoNara, ladymicia, nikynaa, reader, Selvy, sesshoyue, shiba96, tobichan, Yaoista for life

E con questo ho davvero concluso per oggi. Vi saluto, con l'augurio di ricevere tante recensioni, ma soprattutto che la storia continui a piacervi ^^ Ciau!

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Capitolo 4
*** Un bagno eccitante ***


Akatsuki Gossip

Akatsuki Gossip

Capitolo 4

Un bagno eccitante

 

Mimi aprì la porta. Un’ondata di allegria la travolse, spingendola dentro la stanza. La porta si richiuse da sola dietro ad un euforico Tobi.

«Voi siete le giornaliste, vero? Vero? Eh, vero?» disse veloce come un fulmine il ninja mascherato.

Susi scese dal letto dell’amica e si avvicinò all’ultimo entrato.

«Sì, siamo noi. Piacere, io sono Susi.» si presentò tendendo educatamente la mano.

«Io sono Tobi!» l’altro gliela strinse agitandola forte «Sei tu che hai fatto piangere il mio sempai dalla vergogna?» chiese con tono serio.

La ragazza spalancò gli occhi. A chi si riferiva? Poi le venne in mente la faccia che aveva fatto Deidara dopo le ultime parole di Mimi e intuì che probabilmente il ragazzo si riferiva a lui.

«Parli di Deidara?» chiese conferma, e Tobi annuì «Allora è stata la mia amica.» si affrettò ad aggiungere indicando Mimi.

Sentendosi tirata in mezzo, la ragazza si immobilizzò come una statua. Il tono usato poco prima non prometteva nulla di buono. Vide Tobi voltarsi verso di lei, e un riflesso scarlatto brillare nel suo unico occhio visibile. Ebbe improvvisamente paura.

«Ma è…» cominciò a dire il ninja traditore «FANTASTICOOOOOOOO!» finì con un grido, abbracciando forte Mimi.

Entrambe le ragazze rimasero basite. Ma chi era quell’idiota? Come mai non avevano mai sentito parlare di lui? Eppure erano certe di sapere tutto sull’Akatsuki! E invece quel Tobi era sfuggito alle loro ricerche. Susi ebbe subito un’impressione negativa del membro sconosciuto. Nessun ninja che si rispetti poteva essere così felice nel vedere un sempai piangere di vergogna! Neanche se quel sempai era Deidara… A Mimi, invece, quella reazione era sembrata divertente. Aveva etichettato Tobi come un tipo simpatico, nonostante il suo aspetto fosse molto “enigmatico”.

«Per un attimo ho pensato che volevi picchiarmi…» ammise Mimi in imbarazzo.

«Scherzi?! Far impazzire Deidara-sempai è la cosa più divertente del mondo! Tu sei la mia eroina!» Tobi abbracciò di nuovo la ragazza, euforico «Ma come ti chiami?» le domandò poi perplesso.

«Io sono Mimi, ma tu se vuoi puoi chiamarmi “mia eroina”!» rispose la moretta con un sorriso orgoglioso.

«Mimi-chan… Ma noi non dovevamo decidere le domande da fare per l’articolo?» si intromise Susi, cercando di riportare le cose su un piano più professionale.

L’altra ragazza alzò gli occhi al cielo, ma quando stava per ribattere fu anticipata da qualcun altro.

«È un articolo di gossip, vero? Posso aiutarvi? Tobi sa tantissime cose sull’Akatsuki!» esclamò convinto Tobi.

Susi storse il naso, ma l’amica sorrise radiosa.

«Stupendo! Per esempio che cosa puoi dirci di… Non so… Sasori?» chiese Mimi carica di curiosità, sparando il primo nome che le venne in mente «Nasconde qualche segreto?»

«Sì certo! Anche lui ha un segreto!» rispose subito il ragazzo, felice di poter spettegolare un po’.

«E qual è?» Mimi era ormai avida di sapere.

Susi non voleva darlo a vedere, ma anche lei era interessata alla risposta. Tese un orecchio per non perdersi neanche una parola.

«Sasori-san fa il bagno con dei pupazzi che hanno la forma di tutti i membri dell’Akatsuki. Lo so perché prima, con la vecchia divisione delle stanze, avevamo il bagno in comune!» disse Tobi con grande orgoglio.

Gli occhi della giovane dai capelli biondi si dilatarono dallo stupore. Dire che ci era rimasta male era dire poco. Semplicemente non voleva crederci. Non era possibile che Sasori facesse sul serio una cosa così infantile. No lui. No il suo Danna!

Gli occhi di Mimi, invece, brillarono di gioia. Quello era decisamente del materiale molto appetitoso.

«Bene, allora proporrei di andare a verificare… E a documentare!» esclamò la fotografa estraendo la sua macchina fotografica.

«Non adesso, Mimi-chan!» negò Susi con estrema serietà.

«E perché?» piagnucolò la sua amica con tono lacrimoso.

«Non ricordi? Dobbiamo decidere le domande per le interviste!» spiegò prontamente l’altra ragazza.

«Tutto qui?» chiese Mimi perplessa «Allora è semplice…» agitò una mano per scacciare la preoccupazione come fosse una mosca «Io vado a documentare l’informazione, mentre tu resti qui a scrivere le domande!»

La bionda provò ad obiettare, ma ormai era troppo tardi: Mimi aveva già lasciato la stanza insieme a Tobi. Digrignò i denti dalla rabbia. Era successo di nuovo! Ancora una volta Mimi se n’era andata a divertirsi, e aveva lasciato lei a sgobbare da sola. Per come la vedeva Susi, certe volte la vita era proprio ingiusta con le persone troppo ligie al dovere!

 

«Pensi che Susi-san si sia arrabbiata perché l’abbiamo lasciata lì?» domandò curioso Tobi mentre guidava la ragazza per i corridoi.

Mimi ci pensò un po’ su, mentre camminava con le mani in tasca e un’espressione innocente stampata in viso.

«Direi proprio di sì. Ma non preoccuparti, fa sempre così. Poi le passa subito quando vede il materiale scottante che le ho procurato per un articolo.» spiegò la giovane con noncuranza.

Camminarono in silenzio per un po’, poi Tobi indicò una porta socchiusa un po’ impolverata.

«Guarda, quella è la mia vecchia stanza!» esclamò euforico «Stavo lì prima che il capo decidesse di trasferirmi…»

«Come mai sei stato spostato?» chiese Mimi fingendo disinteresse, ma estraendo in realtà il suo blocchetto degli appunti.

«Perché Sasori-san non ne poteva più di avermi come vicino di stanza.» protestò imbronciato il ninja mascherato, fermandosi di botto e puntandosi le mani sui fianchi in un gesto stizzito.

«Davvero?» si informò la ragazza, cominciando ad annotare qualche parola.

«Sì! Diceva che facevo troppo chiasso e che sporcavo il bagno, così mi ha fatto spedire dal lato opposto del covo! Ma ti sembra normale? Tobi è un bravo ragazzo!» quasi urlò Tobi con tono sconvolto.

Mimi sorrise divertita.

«Povero Tobi-chan…» disse scuotendo la testa «Ma quindi voi dell’Akatsuki dividete il bagno con quelli che hanno la camera vicino?» aggiunse poi, pronta a prendere di nuovo appunti sulla risposta.

«Esatto. Ogni corridoio ha il suo bagno, e per evitare spiacevoli affollamenti nel giorno dei fagioli alla messicana, non ci sono più di due stanze occupate in ogni corridoio.» chiarì il ninja traditore in tono professionale.

Mimi finì di scrivere, poi alzò di nuovo lo sguardo su Tobi, notando che aveva ripreso ad avanzare senza aspettarla. Si affrettò a raggiungerlo, anche se dopo pochi metri si arrestarono di buono, nel centro esatto del corridoio.

«Ecco il bagno.» informò Tobi indicando la porta «Dai, entriamo.»

La ragazza seguì il suo accompagnatore. La stanza in cui si ritrovò era molto spaziosa. A sinistra, vicino all’entrata, c’era un lavandino con intorno un enorme specchio “a ponte”, posizionato in modo da riflettere il volto di una persona sopra al lavandino e l’intera figura ai suoi lati. Accanto ad esso c’era un basso mobiletto bianco con tre cassetti e un piccolo sportello. Oltre c’era una porta chiusa, che doveva nascondere il wc, visto che esso non era presente in nessun altro lato della stanza. A destra dell’entrata c’era solo un enorme armadio di legno a due ante, lungo circa due metri e alto fino al soffitto. Di fronte alla porta d’ingresso, invece, c’era una colossale vasca da bagno, che avrebbe potuto contenere comodamente almeno due persone.

«Incredibile! Sono tutti così i bagni?» commentò Mimi andando ad esplorare ogni angolo.

«Più o meno. Ce ne sono di migliori ma anche di peggiori.» fu la risposta vaga che ottenne.

Quando la curiosità della ragazza si fu placata, Tobi le fece cenno di avvicinarsi a lui, poi aprì le ante dell’armadio. Al suo interno, poté notare Mimi, non c’era quasi nulla. A destra c’erano quattro cassetti molto spessi, mentre in alto c’era una mensola con sopra una fila di pupazzi. Lo sguardo della ragazza divenne estasiato. Erano riproduzioni fedelissime di tutti i membri dell’Akatsuki, perfette nei minimi dettagli, dal viso ai vestiti. Senza indugiare un solo istante, estrasse la macchina fotografica e iniziò a scattare foto.

Coperti dal rumore degli scatti, dei passi rapidi raggiunsero il bagno. Tobi, che di certo era un ninja molto più esperto di Mimi, notò l’avvicinamento di una persona, e rapidamente spinse la ragazza nell’armadio, per poi seguirla e tirarsi dietro le ante. Prima ancora che la giovane potesse capire cosa stava succedendo, l’altro fece dei segni con le mani e le intimò di stare ferma.

Un istante dopo, la porta del bagno si aprì e si richiuse rapidamente sbattendo. Un giro di chiave, poi un pensante sospiro di qualcuno che si appoggiava non molto delicatamente contro lo stupite.

Il ninja controllò tutta la stanza, per accertarsi di essere solo. Aprì anche le ante dell’armadio, ma sembrò non notare Tobi e Mimi. La ragazza lo fissò terrorizzata, non capendo come mai Itachi non li aveva visti. Il traditore della foglia voltò le spalle all’armadio, lasciando le ante spalancate. Convinto che nel bagno non ci fosse nessun altro oltre a lui, decise di sfogarsi.

«Maledetto Kakuzu!» ringhiò, e con tutta la sua forza colpì la porta che nascondeva il wc, mandandola in mille pezzi.

Già, maledetto Kakuzu. Maledetto perché aveva passato l’ultima ora fuori dalla porta della sua camera, ragionando ad alta voce su tutti i possibili motivi che potevano aver fatto innervosire l’Uchiha all’arrivo delle due ragazze, finendo inevitabilmente per sfotterlo.

Un essere inferiore come Kakuzu aveva sfottuto il grande Itachi Uchiha, dicendo che la sua arrabbiatura era soltanto gelosia. Ma in fondo che cosa poteva saperne di lui? Proprio niente… Quindi non aveva alcun diritto di commentare, o peggio ancora giudicare, le sue azioni e le sue reazioni.

Per cercare di calmarsi, decise di farsi un bagno. Riempì la vasca di acqua tiepida, come piaceva a lui. Poi aprì lo sportellino del mobiletto vicino al lavandino, estraendone un bagnoschiuma profumato alla lavanda. Ne lasciò cadere alcune gocce nella vasca, che in pochi istanti fu ricoperta da un sottile velo di schiuma rosa. Quando si ritenne soddisfatto, iniziò a spogliarsi. Prima lasciò cadere a terra il manto nero a nuvole rosse. Successivamente si sfilò la maglia, poi toccò alle scarpe e ai pantaloni. Con un gesto estremamente sensuale si slegò i capelli, per poi far scivolare a terra anche i boxer.

Mimi, che ancora non capiva come facesse Itachi a non accorgersi di loro anche se gli stavano davanti, non si perse nemmeno un istante di quello spogliarello. Quando colui-che-secondo-lei-era-il-ragazzo-più-bello-della-Terra fu completamente nudo, il flusso sanguigno della ragazza smise si ossigenarle il cervello. Non in grado di ragionare, rimase con la bocca spalancata. Sentiva vagamente il desiderio di fare più foto possibile, ma i muscoli delle sue braccia non risposero ai comandi del cervello, tanto che lasciò cadere la macchina fotografica, che si sarebbe rotta se Tobi non l’avesse prontamente afferrata al volo.

«Ti senti bene?» domandò preoccupato Tobi, appoggiando una mano sulla fronte di Mimi per sentire se per caso aveva la febbre, ma trovandola solo eccessivamente sudata.

«No… Credo di essere morta…» sussurrò in risposta la ragazza, mentre Itachi scivolava elegantemente nella vasca da bagno.

Il ninja che si trovava con lei nell’armadio la guardò perplesso, poi guardò Itachi, poi di nuovo lei, ed infine scoppiò a ridere. Una risata sguaiata, che riuscì a riportare la mente di Mimi a ragionare.

«Zitto, ti sentirà…» la giovane provò a calmare l’altro, ma con scarso successo.

«No, non può vederci né sentirci.» la tranquillizzò lui, ostentando una gran sicurezza.

«Come mai?» si informò curiosamente lei.

«Genjutsu. Le illusioni di Tobi possono ingannare anche lo Sharingan di Itachi-san.» si vantò Tobi.

«Sei un mito, Tobi-chan!» esultò Mimi saltandogli al collo, anche se non riusciva a spiegarsi come potesse un simile babbeo conoscere delle tecniche illusorie così potenti.

Lui ridacchiò, ma prima di poter rispondere in qualunque modo si vide respinto. Itachi, infatti, era uscito dalla vasca. Bagnato e coperto di schiuma, si stava avvicinando al loro armadio, e Mimi lo fissava rapita.

Il ragazzo si alzò in punta di piedi per prendere alcune della bambole di Sasori, e la kunoichi mora deglutì a fatica. Si trovava con i genitali di colui-che-secondo-lei-era-il-ragazzo-più-bello-della-Terra a pochi centimetri dalla faccia. A quel punto il suo autocontrollo evaporò come una goccia d’acqua nel deserto, e lei non fu più padrona del suo corpo. Cercò di saltare addosso a Itachi, e ci sarebbe riuscita se Tobi non si fosse avvinghiato a lei per fermarla.

«Pazza, guarda che se lo stupri non sarai più nascosta dal mio genjutsu!» la avvertì Tobi.

Mimi arrossì di botto e si calmò di nuovo. No, non era decisamente il caso di stuprare Itachi Uchiha. Specialmente perché dopo, appena terminato lo shock iniziale, lui l’avrebbe fatta fuori senza il minimo indugio.

Incurante di ciò che stava accadendo a pochi centimetri da lui, l’Uchiha tornò nella vasca da bagno portando con sé due pupazzi. Si trattava del piccolo Itachi e del piccolo Kisame. Appoggiò entrambi i pupazzi sul bordo della vasca e li studiò con attenzione.

«Com’è che fa Sasori?» si chiese ad alta voce.

Poi allungò le braccia e da ciascun dito delle mani partì un filo di chakra. Con la mano sinistra collegò i fili a Kisame, mentre con la destra prese il controllo di se stesso. Mosse a caso le dita, vedendo che gli arti dei pupazzi si muovevano di conseguenza.

«Niente male…» si complimentò con se stesso.

Provò di nuovo, questa volta ragionando su quali movimenti voleva che i pupazzi compissero. Barcollando, i due mossero le gambe e camminarono l’uno verso l’altro. La sua tecnica faceva pena, ma era comunque un bel risultato considerando che era la prima volta che ci provava.

«Guarda come gioca… Non è carino?» disse Mimi con gli occhi a cuoricino.

Tobi osservò attentamente il ragazzo nella vasca da bagno, alla ricerca di qualche segno che potesse farlo sembrare anche a lui “carino”.

«No, no! Tobi è molto più carino!» rispose poi deciso.

Itachi starnutì, cosa che gli costò un attimo di distrazione, che portò i fili di chakra nelle sue mani a spezzarsi. I pupazzi affondarono nell’acqua, ma lui si affrettò a recuperare Kisame prima che si bagnasse troppo. Si immerse più a fondo nella vasca, in modo che solo il viso fosse visibile, e poi osservò meglio il pupazzo che aveva in mano.

«Sasori fa paura, queste riproduzioni sono perfette…» sussurrò, cercando sul pupazzo delle differenze dal Kisame originale che però non riuscì a trovare.

Stinse a sé il pupazzo e chiuse gli occhi, immaginando che al posto di quella riproduzione in scala ridotta ci fosse il vero Kisame.

«Sono patetico…» borbottò poi riaprendo gli occhi.

Sì, era veramente patetico. Da quando in qua Itachi Uchiha abbracciava un pupazzo immaginando che al suo posto ci fosse una persona in carne ed ossa? Quello era un comportamento da ragazzina! Eppure in quel momento lo stava facendo anche lui.

Si sentì toccare il fondo quando il suo corpo cominciò a muoversi di sua spontanea volontà. Mentre con una mano stringeva ancora il pupazzo Kisame, l’altra scese automaticamente fino al basso ventre, dove il ragazzo si stupì di trovare la propria eccitazione completamente sveglia. Senza pensare minimamente a cosa stava facendo, l’avvolse con la mano e cominciò a massaggiarla su e giù.

Dalla posizione in cui si trovava, Mimi non riuscì a vedere bene cosa stava succedendo, però era certa di aver capito perfettamente. Itachi si stava masturbando, era così ovvio. E la sua bocca si spalancò lentamente mentre lei osservava con interesse sempre crescente.

Gli occhi dell’Uchiha, solitamente tinti di rosso dallo Sharingan, in quel momento erano neri e languidi di piacere. Dischiuse la bocca e si leccò leggermente il labbro inferiore. Il viso era leggermente arrossato e il respiro irregolare. I capelli bagnati ricadevano a ciocche scomposte sul volto. Secondo la ragazza che lo stava guardando, non c’era nulla di più eccitante al mondo.

«Ehi, stai sbavando.» avvertì Tobi.

Mimi si riscosse all’istante, notando che effettivamente un filo di bava le colava lungo il mento. Si affrettò ad asciugarlo e distolse in fretta lo sguardo da Itachi, puntandolo sul suo compagno di spionaggio. Dietro a quella maschera poteva nascondere qualunque espressione, ma lei era certa che stesse sorridendo. Gli dava l’impressione di starsi divertendo parecchio.

«Kisame…» cominciò improvvisamente a sussurrare Itachi, facendo scoppiare a ridere Tobi.

Ogni volta che ripeteva quel nome, l’espressione di piacere sul suo viso si faceva più marcata, e Tobi dentro all’armadio rideva più forte.

«Ma si può sapere che c’è da ridere?» domandò improvvisamente Mimi, scocciata da tutte quelle risate che le rovinavano lo spettacolo.

«Ma dai… Non ti sembra assurdo?» borbottò in risposta il ninja mascherato, senza smettere di ridacchiare.

La ragazza scosse la testa, decisa ad ignorarlo e tornare a godersi la scena. Cercò di immaginarsi la faccia che avrebbe fatto Susi se fosse stata al suo posto. Ma immaginò anche che Susi non le avrebbe mai creduto se glielo avesse raccontato. Era certa che la sua amica le avrebbe dato della “pervertita dalla fervida immaginazione”, per poi lasciarle del lavoro noioso da fare. Quello di cui aveva bisogno erano prove concrete per dimostrarle che diceva la verità, le servivano tante prove. E solo allora le tornò in mente la macchina fotografica.

Ghignò sfregandosi le mani, poi si aggrappò al braccio di Tobi.

«Posso fare delle foto?» chiese speranzosa.

«Ma certo!» rispose lui ridendo ancora più forte.

Perfetto. Chiuse gli occhi e si concentrò, raccogliendo il chakra.

«Paparazzi no jutsu!» esclamò.

Le sue mani si ricoprirono di chakra, e tra di esse si formò una macchina fotografica ancora più professionale di quella che era solita usare. Quella nuova macchina fotografica aveva la particolarità di essere fatta di chakra, e di scattare una foto dopo l’altra ad una velocità impressionante. Mimi puntò l’obiettivo su Itachi, e poi cominciò a scattare a raffica. Scattò mentre chiudeva gli occhi, scattò mentre si mordeva un labbro, scattò mentre si contorceva di piacere, scattò mentre raggiungeva l’orgasmo. E poi, senza mai fermarsi, continuò a scattare mentre il ragazzo si rilassava, mentre abbracciava forte il pupazzo Kisame, mentre si raggomitolava malinconicamente su se stesso.

Quando si rese conto che stava sprecando troppe energie, terminò la tecnica e passò a quella successiva.

«Sviluppo no jutsu!» disse.

Tramite il suo chakra, sviluppò in pochi istanti tutte le foto che aveva fatto. Erano veramente tantissime, quindi costituivano una prova sufficiente perché Susi credesse al suo racconto. Ma soprattutto erano una meravigliosa documentazione di nuovo materiale per l’articolo.

«Devo mostrare le foto a Susi-chan finché sono fresche di scoop. Usciamo di qui?» suggerì Mimi.

Tobi annuì.

«Tobi deve raccontare tante cose a Zetsu-san…» ridacchiò mentre parlava «Adesso stai vicino a me e quando te lo dico scappa.»

«Va bene, ma cerca di fare in modo che non ci veda!» gli diede fiducia la ragazza.

Il ninja sorrise impercettibilmente, poi l’unico occhio visibile attraverso maschera si tinse di rosso. Itachi si avvicinò all’armadio per posare i pupazzi e prendere un asciugamano da uno dei cassetti, e nel frattempo gli altri due scivolarono alle sue spalle. L’Uchiha si legò un asciugamano in vita e ne usò un altro per frizionarsi i capelli, e intanto la porta del bagno di aprì.

Il genjutsu si sciolse e la porta sbatté. Itachi si rese conto di essere stato spiato, ma ormai era troppo tardi per capire da chi. Mimi e Tobi erano ormai troppo lontani per essere individuati, perfino dallo Sharingan.

 

Kisame bussò alla porta della camera di Mimi, ma con sua grande sorpresa fu Susi ad andare ad aprirgli.

«Cercavo Mimi-chan. Dov’è finita?» chiese curioso lo squalo.

«Da qualche parte a fare danni con un certo Tobi. Avevano detto che andavano nel bagno di Sasori a vedere i suoi pupazzi, ma ormai è quasi un’ora che sono spariti, quindi suppongo che dovrò rassegnarmi a finire da sola le domande per l’intervista.» brontolò la ragazza.

«Sasori divide il bagno con Itachi-san. Conoscendo Mimi, come minimo si sarà messa a frugare tra la sua roba. E il fatto che con lei ci sia Tobi non può che peggiorare le cose.» spiegò saggiamente Kisame.

«Allora chissà quando torneranno…» si lamentò Susi «Dai, entra. Almeno tu fammi un po’ di compagnia!»

E dette quelle parole si fece da parte per permettere all’altro di andare ad accomodarsi.

 

Note dell'autrice:

Fin dal giorno in cui ho deciso di scrivere questa fic, non ho fatto altro che pensare ad una determinata scena da rappresentare in un determinato capitolo. A cosa mi riferisco? Ma ovviamente ai fatti di questo capitolo! Non sono riuscita a scriverlo come volevo, però penso di aver in qualche modo reso l'idea. Povera Mimi, costretta a guardare senza poter intervenire... XD

Da questo capitolo, che penso abbiate potuto notare, la storia avrà una svolta. Infatti sono terminati i capitoli di "presentazione", e dal prossimo capitolo in poi le nostre giornaliste preferite entreranno a tutti gli effetti nella vita quotidiana dell'Akatsuki.

Comunque adesso mi sorge un dubbio: ma gli altri personaggi dell'Akatsuki sono spoiler? Scusate ma io ho letto il manga solo tramite le scansioni, quindi non so di preciso fino a dove si è arrivati col manga in Italia... :p Spero solo che a nessuno crei problemi, visto che presto compariranno anche gli altri... E poi... Ehm... Per caso anche l'identità di Tobi è spoiler? Help!

 

Angolo dei ringraziamenti:

Prima di tutto vi annuncio che sono lieta di vedere che questo parto della mia mente malata interessi veramente a qualcuno! ^^ Quindi direi di dover ringraziare coloro che con santa pazienza leggono ogni capitolo. E in particolare coloro che commentano:

ballerinaclassica: Sono contenta che ti sia piaciuta questa fic. Comunque vedo che hai intuito bene, il tuo danna è un po' sfaticato... Ma meno male che ci sei tu a recensire!! ^^ E a proposito di recensire... Quand'è che aggiorni la tua fic sull'Aka che non vedo l'ora di leggerla? XD Kiss

Hikary Saotome: Mi fa sempre piacere sapere che la mia fic diverte! ^^ Per quanto riguarda la domanda sulle "parti basse di Kisame", farò sapere a Mimi la tua ipotesi sulla risposta e vedrò che cosa ne pensa! (Anche se non credo sarà contenta finchè non avrà verificato di persona... :p)

hina_chan: Mi sembra di notare che il quesito di Mimi riguardo a Kisame ha incuriosito diverse persone... XD Comunque sono felice che il comportamento di Mimi non ti scandalizzi (in fondo lei è anche un po' me...), e ovviamente anche che continui a piacerti. Per quanto riguarda Sasori e Deidara, penso che non sia così facile farli finire insieme sotto una pila di pentole... Specialmente perchè adesso Susi si è messa in mezzo... Però abbi fede e vedrai...

sango93: Spero tu abbia apprezzato anche questo capitolo. Mi auguro continuerai a seguire come hai fatto fino ad ora. ^^

Dopo i ringraziamenti a coloro che hanno commentato, ovviamente c'è un grazie anche a coloro che hanno aggiunto la storia tra i preferiti! Grazie di cuore a tutti!

E per oggi è tutto. Spero che la storia continuerà ad interessarvi, visto che io continuerò a scriverla... -_- Al prossimo capitolo! Ciau! ^^

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