Lifeguard

di ThinkANDwrite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - She Had A Crush On Me ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Wesley’s Song ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - The Date ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Tequila Sunrise ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Wes or Drew? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Lifeguard

.Prologo.

 

 

 

Ero di guardia sulla torretta 22. Il sole ad Huntington Beach batteva forte e il mare era particolarmente mosso e pericoloso questa mattina. La bandiera rossa sventolava in cima al palo, era un segnale d’allarme per i nuotatori meno esperti che non azzardavano a tuffarsi. Gli altri invece non si facevano più di tanti problemi, infatti l’oceano era moderatamente affollato da surfisti che non riuscivano a resistere a quelle bellissime ed alte onde che si frangevano sulla costa. In qualità di bagnina però sapevo perfettamente che anche i nuotatori professionisti avrebbero potuto avere dei problemi con la corrente di risacca presente oggi. Era una corrente particolarmente pericolosa, la quale se vieni risucchiato può trascinarti senza tregua verso il largo e a causa della sua elevata velocità rende difficile mettersi in salvo anche ai nuotatori più esperti.

Tenevo gli occhi ben aperti e scrutavo ogni singolo pezzo d’oceano davanti a me per vedere se qualcuno avesse bisogno d’aiuto. In giornate come queste i salvataggi erano all’ordine del giorno ed io e gli altri miei colleghi eravamo stati addestrati al meglio per ogni evenienza. Non ero sola alla torretta, con me c’erano due dei più bravi bagnini dall’intera città. Erano loro che mi avevano addestrato e che avevano riposto in me la loro fiducia concedendomi di affiancarli nel lavoro. Era una delle mie prime giornate da guardaspiaggia, in fondo avevo solamente 18 anni, ma amavo questo lavoro. Era sempre stato il mio desiderio.

Salvare le persone da una distesa quasi infinita d’acqua che a primo impatto può sembrare innocua, ma che può creare più danni di quanti si può immaginare. Questo era il mio sogno. Un sogno che coltivavo fin dall’età di sette anni quando l’episodio più brutto di tutta la mia vita accadde davanti ai miei occhi.

 

 

Ero andata in spiaggia con mio fratello maggiore Dylan che aveva 17 anni. Aveva promesso alla mamma che mi avrebbe tenuto d’occhio mentre giocavo sulla spiaggia. Lui però decise di andare a fare surf, visto che la giornata era particolarmente calda e aveva bisogno di rinfrescarsi, almeno così disse lui.

“Non ti allontanare, mi raccomando!” Mi ordinò Dylan prima di avviarsi tra le onde. E così feci, non mi allontanai. La spiaggia era pressoché deserta così mi misi a fare uno dei miei soliti castelli di sabbia ascoltando la musica dall’iPod preso in prestito a mio fratello.

Mi impegnavo sempre molto in quelle costruzioni, ma il risultato non era mai buono. Scocciata anche questa volta che il mio castello non fosse come lo desideravo decisi di togliermi le cuffiette e guardare mio fratello fare surf.

Alzai la testa e con una mano feci ombra sui miei piccoli occhi marroni per vedere meglio l’oceano. Ne scrutai ogni angolo, ma di mio fratello non c’era traccia. Inizia a girare in tondo per verificare se fosse già tornato in spiaggia, ma non c’era nemmeno lì. Inizia a preoccuparmi, insomma avevo sette anni e stare da sola in una spiaggia come quella non era molto sicuro. Ad un certo punto notai la tavola da surf di Dylan galleggiare in acqua portata sempre più a largo dalle onde. Ma lui dov’era?

Presa dal panico iniziai a correre verso la torretta dei guardaspiaggia. La più vicina a dove ero io era la numero 22. Urlai per farmi sentire da qualcuno, ma ci volle almeno un minuto prima che qualcuno mi degnasse di una risposta. Forse non prendevano tanto sul serio una bambina che urlava disperata credendo che fossero solo i soliti capricci.

“Ehi bambina, perché urli?” Mi chiese il guardaspiaggia sorridendomi. Era un uomo abbastanza vecchio, almeno così sembrava ai miei occhi di bambina.

“Mio fratello..” dissi. “Non lo trovo più. Era andato a fare surf, ma lì c’è solo la sua tavola.” Finii tra un singhiozzo e un altro indicando con il dito il punto in cui c’era la tavola di Dylan.

Il guardaspiaggia allarmò subito tutti i sui colleghi dando un messaggio vocale con una specie di radiolina anche a quelli più lontani. Subito due di loro si tuffarono in mare alla ricerca di mio fratello. Nel frattempo l’uomo mi chiese di descrivergli Dylan in modo da poter condurre anche una perlustrazione fuori dall’acqua.

Erano passati dieci minuti e io ero ancora in lacrime. Mio fratello non si trovava. Ormai i bagnini impiegati nella ricerca erano più di otto. Ad un certo punto vidi un guardaspiaggia fare un cenno con la mano ai colleghi, segno che aveva trovato qualcosa.

“Dylan!” Esclamai subito. L’uomo, che era rimasto con me tutto il tempo, mi abbracciò confortandomi mentre gli altri riportavano mio fratello a riva.

Iniziarono subito le manovre di primo soccorso, visto che Dylan era privo di sensi essendo stato troppo tempo sott’acqua. Un bagnino era incaricato di fargli la rianimazione cardiopolmonare mentre un altro cercava di espellere l’acqua dai suoi polmoni.

Io restai immobile ancora strinta nell’abbraccio di quell’uomo che mi diceva che sarebbe andato tutto bene e che i paramedici sarebbero arrivati da un momento all’altro.

Ma sapete una cosa? Si sbagliava. Dylan non si è più svegliato da quel giorno. Potete soltanto immaginarvi la sofferenza provata da me e dai miei genitori vedendomi tornare a casa con il guardaspiaggia che gli spiegò tutto l’accaduto. Da quel giorno ho promesso a me stessa che sarei diventata una bagnina. Ma una bagnina attenta e ben addestrata, non come quelli che erano di guardia quel giorno quando ero in spiaggia con Dylan. Perché loro non stavano svolgendo il loro lavoro, loro non stavano osservando l’oceano come invece avrebbero dovuto fare anche se la spiaggia era quasi deserta. Non spettava a me avvisare loro, dovevano intervenire da soli. Se quel giorno loro fossero stati attenti forse adesso io avrei ancora mio fratello con me.

 

 

Per questo prendevo così sul serio il mio lavoro. Ero felice che adesso il sistema di supervisione delle spiaggia si fosse evoluto e che su ogni torretta ci fosse un bagnino sempre attento con lo sguardo rivolto verso l’oceano come lo ero io oggi.

Non avrei mai potuto accettare di fare un errore come fecero gli altri con Dylan.

 

Liberai la mente da quei ricordi non appena vidi che qualcuno in mare aveva bisogno del mio aiuto. Non era il mio primo salvataggio, ma era il primo in una situazione pericolosa come questa.

Non aspettai nemmeno un secondo e presi subito il salvagente e mi buttai in acqua nuotando più velocemente possibile verso la persona in difficoltà. Non appena fui vicina al ragazzo glielo lanciai facendolo attaccare ad esso. Ripresi a nuotare velocemente cercando di contrastare la corrente per tornare a riva. Il ragazzo sembrava non riuscire a stare a galla, forse per la stanchezza. Ormai era un po’ che eravamo in acqua a nuotare contro la corrente.

Non appena mi accorsi che una moto d’acqua sempre dei guardaspiaggia si stava avvicinando a me per aiutarmi a soccorrere il ragazzo mi diressi verso di essa incoraggiandolo a resistere ancora un po’. Lo feci salire sulla moto d’acqua e poi salii anche io. La moto fece un giro più lungo lasciandoci dove la corrente di risacca non c’era. Scesi a riva e chiesi subito al ragazzo come stava.

“Beh, abbastanza bene” Rispose lui. “Sicuramente se non fossi arrivata tu adesso sarei morto. Quindi grazie” Continuò facendo un sorriso. Solo ora mi accorsi di quanto fosse bello quel ragazzo. Biondo, molto muscoloso con due occhi che facevano invidia all’oceano.

“Di niente, è il mio lavoro!” Risposi sorridendogli. “Eri da solo a fare surf?” Gli chiesi più per curiosità che per necessità.

“In realtà si, i miei amici mi hanno abbandonato all’ultimo minuto, ma le onde erano così belle che non ho potuto resistere. A proposito, la mia tavola dov’è?” Mi domandò lui.

“L’avranno sicuramente recuperata. Non ci resta che fare una camminata fino alla torretta 22 e poi potrai riprendertela.”

Iniziammo così a camminare verso quella meta sotto il sole caldo tipico della California.

“Come ti chiami?” Mi chiese lui una volta arrivati.

“Lydia. Tu come ti chiami invece?” Risposi io sorridendo.

“Piacere, io sono Drew.” Disse allungando una mano e porgendomela. E subito dopo avergliela stretta aggiunse: “Allora Lydia, mi concedi l’onore di portarti a pranzo per sdebitarmi con te?”

“Non devi sdebitarti di niente, come ho già detto è il mio lavoro e poi non è stato tutto merito mio.” Risposi ancora un po’ imbarazzata per la proposta che mi aveva fatto. In realtà mi sarebbe piaciuto accettare.

“Scusami, ma insisto. Mi piacerebbe davvero conoscerti meglio.” Esclamò facendo un sorriso. E io non potevo non dirgli di no, quindi accettai il suo invito.

Aspettai con ansia che il mio turno da bagnina finisse in modo da poter andare con Drew a pranzare. Nel frattempo lui fece un salto al pronto soccorso per accertarsi che quei pochi minuti in acqua non avessero causato danni.

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Ciao a tutti! Sono Alice. Questa è la prima FF che scrivo sugli Emblem3 quindi spero vi piaccia.

Questo è soltanto il prologo, ma spero di avervi incuriosito almeno un po’!

Mi farebbe davvero piacere se lasciaste una recensione perché vorrei capire se continuare la storia o no.

Se mi volete seguire su twitter sono @StylesItaly

 

Grazie mille, un bacio. xx

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - She Had A Crush On Me ***


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Lifeguard

.Capitolo 1.

.She had a crush on me.

 

 

 

 

“Allora io vado Mark.” Dissi al mio collega.

“Certo Lydia, vai pure!” Rispose lui salutandomi agitando una mano senza distrarsi dal lavoro.

Mi ritrovai presto a camminare verso la strada, nel punto in cui avrei dovuto incontrarmi con Drew.

Non sapevo realmente cosa aspettarmi da questo pranzo. Sicuramente come aveva detto lui era solo un modo per ringraziarmi, anche se non ne vedevo il bisogno. Io però, come ogni ragazza penso avrebbe fatto, me lo immaginavo come una specie di appuntamento. Sono una di quelle ragazze a cui piace viaggiare con la fantasia, perché a volte mi sembra l’unica via d’uscita per questa vita poco interessante. Quando le cose non vanno come vorrei chiudo gli occhi, e penso, sogno, immagino, fantastico su come potevano andare altrimenti. Ora che ho raggiunto i diciotto anni mi capita spesso di pensare a come sarebbe la mia vita se mio fratello fosse ancora con me. Molto probabilmente oggi non mi avrebbe permesso di uscire con uno sconosciuto incontrato poche ore prima. Avrebbe sicuramente fatto uno dei suoi soliti discorsi da fratello maggiore, proprio come quelli che mi faceva da piccola. Ok, forse non proprio gli stessi dato che a sette anni gli unici maschi che avevo intorno erano lui e mio padre. Mi piace però immaginare a come si sarebbe comportato e a quante cose mi avrebbe potuto insegnare.

“Lydia!” sentii urlare qualche metro più avanti.

“Drew!” Esclamai. Mi ritrovai improvvisamente intrappolata in una di quelle scene dei film, quelle in cui il ragazzo si avvicina a rallentatore con il vento tra i capelli. Cercai di non fargli notare che lo stavo fissando, così spostai lo sguardo sui miei piedi fino a quando non fu di fianco a me.

“Allora, sei pronta per pranzare?” Mi chiese sorridendo.

“Certo, i salvataggi mettono appetito!” Risposi ricambiando il sorriso.

 

 

 

**

 

 

Il pranzo procedeva davvero bene. Non c’erano quei silenzi imbarazzanti che si creano a volte quando non si sa cosa dire. A Drew piaceva parlare ed era molto simpatico, quindi ascoltarlo era piacevole. Mi raccontava un po’ della sua vita, dei suoi amici e della sua passione per il surf.

“Visto che è da poco che fai la bagnina, sono stato il tuo primo salvataggio?” Mi domandò curioso.

“In realtà no. Qui capita spesso che la gente sia in difficoltà in mare, ma sicuramente il tuo è stato quello più difficile.” La mia risposta fu interrotta da un ticchettio proveniente dal vetro accanto a noi. Sia io che Drew ci voltammo verso il punto da cui proveniva quel rumore. Al di là del vetro che divideva il ristorante dalla strada c’era una ragazza che stava bussando per attirare la nostra attenzione. Io non l’avevo mai vista prima d’ora, quindi dedussi che conoscesse Drew. Sul suo viso apparse un sorriso e le fece cenno di raggiungerci nel ristorante. Dopo qualche secondo la vidi entrare e incamminarsi sorridente verso il nostro tavolo. Non appena fu vicina a noi Drew si alzò per salutarla dandogli un forte abbraccio.

‘Lydia, non pensare subito male, potrebbe essere la sorella, o la cugina. Magari è solo una sua amica.’ Cercai di convincermi mentalmente. Dopo aver sciolto l’abbraccio Drew me la presentò.

“Lydia, lei è Vanessa, la mia ragazza. Vanessa lei è Lydia la ragazza che mi ha salvato la vita.”

“Piacere!” Esclamò Vanessa allungandomi una mano per poterla stringere.

“Piacere mio!” Dissi mentendo meglio che potevo.

Ecco, quello era uno dei momenti in cui mi odiavo. Mi odiavo perché fantasticavo troppo sulla gentilezza delle persone. Lui voleva veramente solo ringraziarmi e io come una stupida pensavo che potessi interessargli. Come ho fatto anche solo a pensarlo? Era ovvio che un ragazzo come lui avesse già una fidanzata, e comunque non sarebbe mai uscito con una come me.

“Perché non ti siedi con noi?” Le propose Drew e lei annuì contenta.

La cosa che più mi dava fastidio è che Vanessa oltre ad essere una bellissima ragazza con il fisico invidiabile era pure intelligente. Parlare con lei era davvero piacevole perché i discorsi non ruotavano tutti intorno a quale colore era di moda quest’estate, ma avevano un senso. Passai così un oretta in loro compagnia. Erano davvero carini insieme, e per quanto mi costasse ammetterlo lui sembrava davvero innamorato.

Finito il pranzo Drew andò a pagare e dopo esserci salutati me ne tornai a casa. I miei genitori non erano ancora tornati da lavoro, ma io mi chiusi in camera lo stesso. Non ero arrabbiata, ero triste. Tutte le volte mi ripromettevo di non fantasticare su un evento futuro per non illudermi troppo, ma puntualmente lo facevo e poi ci restavo male. Conoscevo Drew da pochissime ore, ma sapevo che era un bravo ragazzo, lo avevo capito! Non mi restava che accettare il fatto che fosse già impegnato. Avevo comunque trovato un nuovo amico e dovevo cercare di accontentarmi.

 

 

 

**

 

 

Il giorno dopo tornai a lavoro. Questa volta non era un mio compito sorvegliare attentamente l’oceano, ma preferivo dare un’occhiata anche io ogni tanto.

‘Dylan sarebbe fiero di te’ Mi dicevano sempre i miei genitori da quando avevo iniziato a fare la bagnina, e spesso me lo ripetevo anche io perché era per lui che ho iniziato questo lavoro e volevo renderlo fiero di me.

Oggi sventolava la bandierina arancione, infatti il mare era molto più affollato del giorno precedente. Anche se le acque erano meno pericolose di ieri, non mancavano i salvataggi.

“Ehy bagnina!” Mi sentii chiamare. Abbassai lo sguardo sulla spiaggia dato che mi trovavo in cima alla torretta, e lo vidi.

“Ehy surfista!” Ribattei io, sorridendo a Drew.

“Come va il lavoro oggi?” Mi chiese ricambiando il sorriso.

“Tutto bene, oggi la corrente non è molto forte.”

“Bene! Allora ti posso presentare i miei amici? Vogliono conoscerti dato che hanno saputo ciò che hai fatto per me.”

“Ehm, ok.” Risposi io un po’ titubante.

Si allontanò per qualche secondo per chiamarli e nel frattempo scesi dalla torretta, per parlare meglio senza dover urlare. Si riavvicinò poi seguito da due ragazzi muscolosi quasi quanto lui.

“Lydia?” Disse uno di loro con aria sorpresa.

“Wesley?” Replicai io.

Sul volto di Drew apparse un’espressione confusa. “Vi conoscete?” Ci chiese.

“Certo che ci conosciamo!” Esclamò Wesley. “Lei aveva una cotta per me quando ero al liceo i primi anni.” Questa sua affermazione fece colorare le mie gote di rosso.

“E’ vero?” Mi chiese Drew come conferma.

“Si, è vero.” Risposi più imbarazzata che mai.

“Non sapevo fossi una bagnina.” Disse Wesley rompendo quel momento di imbarazzo e sorrise. Non mi ricordavo di quanto fosse perfetto il suo sorriso, ed era stato proprio quello a farmi innamorare di lui qualche anno prima.

“In effetti ho iniziato da poco.” Risposi senza togliere gli occhi dal suo sorriso.

 

 

.Wesley POV.

Lydia Hale. Erano passati un po’ d’anni da quando l’avevo vista l’ultima volta. Forse tre, forse di più. Non mi ricordavo di quanto fosse bella ed ora lo era anche di più.

La nostra non fu una relazione seria, ma più una storiella estiva in quanto lei era stracotta di me, mentre io la trovavo solo sexy. Ok, lo ammetto. Non ero il tipo da relazioni serie e non lo sono tutt’ora,  ma non è colpa mia se non ho ancora trovato la ragazza giusta.

Dopo averle presentato mio fratello Keaton tornammo all’ombrellone per rilassarci un po’.

“Insomma Lydia aveva una cotta per te?” Disse Drew.

“Che ci vuoi fare. Ha buon gusto la ragazza!” Esclamai sorridendo.

“Quindi non siete stati insieme giusto?” Continuò lui.

“Si, lo siamo stati, ma niente di serio.” Risposi io mentre mi mettevo gli occhiali da sole.

“Non ti piaceva?” Chiese poi.

“Di sicuro non quanto io piacevo a lei.”

“Oh, quindi a lei piacevi parecchio?”

“Drew, perché mi stai facendo tutte queste domande?” Chiesi io esausto.

“Solo per curiosità.” Rispose. Pensava davvero che gli avrei creduto? Lo conoscevo troppo bene, a lui interessava Lydia.

“Ti ricordo che sei fidanzato!” Gli feci notare io.

“Ero solo curioso, niente di più.” Detto questo non mi chiese più niente, ma io ancora non gli credevo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice.

 

Ciao a tutti/e. Eccomi qui con il primo capitolo di Lifeguard. Spero vi piaccia J

VORREI SAPERE COSA NE PENSATE, QUINDI PERCHE’ NON LASCIATE UNA RECENSIONE?

Se volete seguirmi su Twitter io sono @StylesItaly

 

Se vi va potete leggere l’altra mia FF che è però sui One Direction. Vi lascio link e trama sotto.

Al prossimo capitolo …

Baci, Alice. Xx

 

Link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2105841&i=1

Trama: My Drug

Ally vive in un piccolo paesino vicino Holmes Chapel, la sua vita è monotona fino a quando un ospite non arriverà in casa sua.
Dal prologo:
Ally. Scendi che dobbiamo parlare” (...)
“Bene Ally, tu sai che il mio lavoro è molto importante per me, e salvare le vite di quei ragazzi significa molto …” Iniziò a dire mia madre. Ma io la interruppi prima che continuasse quando un pensiero mi sbarcò nella testa.
“Non ci trasferiremo mica?” Domandai un po’ in ansia per la risposta. Perché si, anche se mi annoiavo qui l’idea di trasferirmi mi terrorizzava.
“No, ma che vai a pensare. Fammi finire ciò che ti voglio dire senza interruzioni per favore. Non so come la prenderai.” Tirai un sospiro di sollievo sentendo la prima frase e subito dopo trattenni il respiro per l’ultima. Mi iniziava a spaventare.
(...)
"Oggi al centro è arrivato un ragazzo di 19 anni con seri problemi di droga (...) siamo arrivati alla conclusione che non può stare in questo centro, non gli farebbe bene.”
(...)
"tua madre ha deciso che è meglio se questo ragazzo venga a vivere da noi per un periodo di tempo.”

__________________

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Wesley’s Song ***


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Lifeguard

.Capitolo 2.

. Wesley’s Song.

 

 

 

 

-Lydia POV-

 

Era sabato pomeriggio e non dovevo lavorare ma, non riuscendo a stare lontana dall’oceano, decisi di andare a fare un po’ di surf per mantenermi in allenamento. Arrivata in spiaggia trovai le mie amiche a prendere il sole.

“Ehy Lydia!” Gridò Sarah. Lei era la mia migliore amica, ma non potevamo essere più diverse di così.

“Ciao bella, come stai?” La salutai abbracciandola.

“Tutto bene, tu?”

“Bene, grazie.”

“Senti, ti va di uscire stasera? E’ sabato e ho voglia di divertirmi.” Mi propose lei sorridendo.

“Ehm, non so. Sono molto stanca e ..” Dissi, ma lei non mi fece finire.

“Stanca, sempre stanca. Ma non ti va di divertirti ogni tanto? Usciamo, conosciamo dei ragazzi e rivedi tutti i tuoi amici. Dai, ti prego.” Concluse mettendosi in ginocchio di fronte a me come se mi stesse implorando.

“Ok, vengo.” Lei si alzò subito e mi strinse in uno dei suoi soliti abbracci. “Ma chi ci sarà con noi?” Domandai curiosa.

“Oh, i soliti. Io, te, Michael, Ellie, Lily, James, Kyle e altri loro amici.”

“Perfetto. Allora io vado a surfare un po’, ci vediamo stasera.” Le diedi un tenero bacio sulla guancia e poi entrai in acqua.

 

 

 

 

 

 

**

 

 

 

 

 

Lo so, era sabato sera, avevo 18 anni ed ero con tutti i miei amici, quindi avrei dovuto divertirmi, ma era passata solo mezz’ora e io già volevo tornare a casa.

“Ecco, sono arrivati i miei amici!” Esclamò Kyle.

Erano trenta minuti che aspettavamo questi suoi amici, e il mio sedere aveva iniziato a prendere la forma della panchina sulla quale ero seduta.

“Ma quello non è Wesley Stromberg?” Sussurrò Sarah al mio orecchio. A quel nome spostai lo sguardo dove indicava il suo dito e lo vidi.

“Si è proprio lui.” Dissi io tranquilla. Ma in realtà il mio cuore batteva forte. Perché batteva così velocemente? Notai poi che insieme a lui c’erano altri due ragazzi: Keaton e Drew. Non sapevo fossero amici di Kyle.

“Cavolo Ly, Wesley è proprio bello!” Mi disse Sarah.

“E’ sempre stato bello.” Risposi. Solo dopo mi accorsi di ciò che avevo pronunciato. Non l’avevo detto ad alta voce vero? L’avevo solo pensato vero? No, non dovevo pensarlo nemmeno, ma era la verità. Sarah aprì la bocca come per dire qualcosa, ma non lo fece perché fu interrotta da qualcuno che ci salutò.

“Lydia! Anche tu qui?” Era Drew con un sorriso stampato in faccia.

Ciao Drew! A quanto pare abbiamo qualche amico in comune.” Lo salutai io ricambiando il sorriso.

“Tutti al pub!” Urlò Michael per farsi sentire interrompendo quello scambio di sorrisi e ci dirigemmo tutti verso il locale. Era davvero molto grande e bello, frequentato soprattutto da gente giovane.

Mi sedetti su uno dei panchetti vicino al bancone intenta a guardare le persone ballare e divertirsi.

“Tu non balli?” Non mi ero neanche accorta che qualcuno si era seduto nel posto vicino al mio.

“No, non sono molto brava.” Risposi facendo una smorfia. Keaton rise ma presto tornò a parlare.

“Senti, tu per caso la conosci?” Disse indicando Sarah. “Ho visto che parlavate prima.” Domandò un po’ imbarazzato lui.

“Chi? Sarah? Perché, ti piace?” Chiesi io ridacchiando divertita nel vedere le sue gote diventare rosse.

“No, beh .. non so .. forse.” Rispose lui agitatissimo.

“Tranquillo Keaton, sono la sua migliore amica, non la sua ragazza. Per me puoi chiederle di uscire.”

“Non è quello il problema. E’ che io ho diciassette anni.” Disse abbassando la testa, triste.

“Che c’è? I tuoi genitori non ti fanno uscire con una ragazza perché sei troppo piccolo? Mi ricordo che tuo fratello usciva con le ragazze anche quando era più giovane di te.” Affermai ricordandomi di quando usciva con me. Lui aveva diciassette anni e io quindici. Eravamo giovani e io mi ero illusa che potesse durare come storia, ma non fu così.

“No, non intendevo quello. Lei ha un anno in più di me, non credo che uscirebbe con uno più piccolo.” Pronunciò quelle parole con la voce spezzata, gli piaceva davvero Sarah!

“Senti, non so come l’hai conosciuta, o quanto la conosci, non so cosa provi per lei, ma so come è fatta lei e non si fa di questi problemi. Se le piace ti dirà di sì.” Cercai di incoraggiarlo e sul suo volto comparve un sorriso.

“Grazie Lydia! Drew ha ragione, sei davvero una persona fantastica.” Disse prima di alzarsi e mischiarsi tra la folla.

Drew gli aveva detto che ero una persona fantastica? Drew gli aveva parlato di me?

‘Lydia non ti fare strani pensieri, molto probabilmente lo aveva detto riferendosi a quando lo avevi salvato.’  

Si, sicuramente era per quello. Non appena finì di autoconvincermi sentii rimbombare all’interno del locale una canzone che conoscevo fin troppo bene.

 

 

 

 

I wish this bed was an island
We could stay here inside until the sun went down
We'd turn these blankets to hammocks
And we'd be hand in hand until the stars came out

 

Vorrei che questo letto fosse un'isola
  Potremmo stare qui dentro fino a quando il sole non è andato giù
 Trasformeremo queste coperte in amache
  E staremmo mano nella mano fino a quando le stelle non usciranno

 

 

 

 

 

 

Io me la ricordavo quella canzone, era impossibile scordarsela. Senza neanche volerlo mi ritrovai a canticchiarla.

 

 

 

 

We escaped from the city lights

Only glow is the moon from the high tide

Say goodbye to the traffic on the freeway

Every single day we could play in the sea-waves

We can even pick new names

We can hide from the search planes

I'd be out surfing, you'd be out shirtless

Everything's perfect

 

 

 

 

 

“Come fai a conoscerla?” Sentii domandarmi da qualcuno dietro di me ovviamente riferendosi alla canzone. Mi girai e incontrai gli occhi azzurro mare di Drew. Rimasi a fissarlo in silenzio non sapendo cosa rispondere. Quella domanda, però, fece riaffiorare tutti i ricordi legati a quella canzone.

 

 

 

“Ti va di sentire una cosa?” Mi domandò Wesley con il suo sorriso sempre stampato in faccia.

“Certo che mi va.” Risposi io.

“Però non ridere eh!” Si raccomandò per poi prendere la sua chitarra e accomodarsi sul tronco d’albero che ci faceva da panchina.

Iniziò a cantare, come solo lui sapeva fare. Mi guardava negli occhi come se mi volesse far capire la sincerità di quelle parole.

Appena si fermò improvvisai un piccolo applauso, come se fossimo stati ad un suo concerto.

“E’ bellissima. L’hai scritta tu?” Chiesi curiosa.

“Si, è una delle mie prime canzoni. Ma stare quest’estate qui con te mi ha dato l’ispirazione.” Confessò prendendomi una mano e stringendola tra le sue.

Rimasi senza parole e mi avvicinai a lui lentamente. I nostri visi erano ormai a pochi centimetri di distanza, ma i nostri sorrisi non erano scomparsi. Wesley decise presto di annullare ogni distanza e poggiare le sue labbra sulle mie.

Ma la mia felicità non durò molto, dato che l’estate stava per finire, come la mia relazione con Wesley.

 

 

 

Cercai di eliminare quei ricordi passati e concentrarmi sul presente. Drew stava ancora aspettando una mia risposta.

“Io, beh …” Iniziai, ma fui subito interrotta da lui.

“Sei tu la ragazza vero? Sei tu la ragazza a cui Wes ha dedicato questa canzone? Non ci ha mai voluto dire il suo nome, non so perché.” Disse.

‘Forse perché non se lo ricordava’ mi ritrovai a pensare. Ma non era la risposta esatta, ne ero consapevole, ma non sapevo darmi altre spiegazioni.

“Come mai la fanno sentire in questo pub?” Chiesi.

“Questo locale è degli zii di Wes e Keaton, quindi a volte fanno ascoltare qualche nostra canzone!”

“Vostra? Quindi canti anche tu?”

“Si, e scrivo anche canzoni!”

“Forte! Un giorno voglio sentirvi dal vivo, magari cantandone una che hai scritto tu!” Esclamai sorridendo.

“Certo, perché no!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Keaton POV-

 

 

Lydia mi aveva motivato e adesso ero pronto a chiedere a Sarah se voleva uscire con me.

Mi avvicinai a passo sicuro nel punto in cui lei stava ballando. Era bellissima con i suoi capelli biondi e lisci, i suoi occhi celesti e il suo bellissimo fisico.

“Sarah.” Mi ritrovai ad urlare, dato che la musica era davvero troppo alta.

Lei si girò, e per un attimo che mi sembrò eterno, incatenò i suoi occhi ai miei. Tutto il coraggio e tutta la forza che avevo fino a quel momento sparì, lasciando spazio all’insicurezza e alla timidezza.

“Ciao Keats.” Disse anche lei urlando. ‘Keats’, mi aveva chiamato così, e mi piaceva tanto pronunciato da lei.

“Senti ti va di andare un attimo fuori a parlare?” Non potevo di certo chiederglielo lì dentro. Avrebbe potuto capire una cosa per un’altra a causa della musica assordante, e non potevo permetterlo.

Lei annuì come conferma, così le presi la mano e la trascinai fuori. Non so dove avevo trovato il coraggio di prenderla per mano, ma ero contento di averlo fatto anche se le mie gote erano diventate rosse come un peperone. Raggiunto un posto tranquillo dove potersi sedere e chiacchierare lasciai la sua mano.

Restai per almeno un minuto in silenzio a guardarmi le scarpe non sapendo da dove iniziare il discorso. Spostai lo sguardo su di lei e mi ripetei mentalmente ‘Dai Keaton, ce la puoi fare. Al massimo ti dice di no e te la dimentichi.’ Ma non era facile trovare tutto quel coraggio. Feci un respiro profondo e iniziai a parlare, finalmente.

“Scusa se ti ho portata fuori, ma dentro è praticamente impossibile parlare.” Le spiegai.

“Tranquillo, avevo bisogno di prendere una boccata d’aria.” Aggiunse lei sorridendo. Mi distrassi osservando le sue labbra curvate, ma subito dopo continuai il mio discorso.

“Ecco, ti volevo chiedere una cosa …” dissi con voce insicura. “Ti va di uscire insieme un giorno di questi?”

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Ecco a voi il secondo capitolo di Lifeguard, che ne pensate?

 

Mi lasciate una recensione così capisco se vi è piaciuto??

 

Volevo ringraziare tutte le persone che leggono e che hanno recensito questa storia, grazie davvero!!

 

Se volete seguirmi su Twitter io sono @StylesItaly

 

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Al prossimo capitolo,

 

Baci, Alice. xx

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - The Date ***


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Lifeguard

.Capitolo 3.

.The Date.

 

 

 

 

-Keaton POV-

 

“Scusa se ti ho portata fuori, ma dentro è praticamente impossibile parlare.” Le spiegai.

“Tranquillo, avevo bisogno di prendere una boccata d’aria.” Aggiunse lei sorridendo. Mi distrassi osservando le sue labbra curvate, ma subito dopo continuai il mio discorso.

“Ecco, ti volevo chiedere una cosa …” dissi con voce insicura. “Ti va di uscire insieme un giorno di questi?”

Aspettai la sua risposta impazientemente sperando con tutto me stesso che fosse affermativa. Quando aprì leggermente la bocca per iniziare a parlare in mio cuore prese a battere senza sosta.

“Davvero vorresti uscire con me?” Chiese lei incredula.

“Certo, beh … sempre che vada anche a te.” Le risposi sempre più insicuro di me stesso.

“Mi va.” Esclamò lei sfoggiando il più bel sorriso che avessi mai visto. Quell’affermazione mi fece diventare il ragazzo più felice del pianeta e non potei fare a meno di sorridere a mia volta.

 

 

 

 

 

**

 

 

 

 

Sarei dovuto passarla a prendere tra esattamente cinque minuti, ma ero già lì, davanti al cancello di casa sua aspettando che si facesse l’ora per poi suonare il campanello.

Suonai, e un minuto dopo uscì dalla porta Sarah in tutta la sua bellezza. Ancora non potevo credere che avesse accettato di uscire con me.

“Ciao Keats!” Disse felice lasciandomi un tenero bacio sulla guancia. Diventai rosso come al solito ma cercai di nasconderlo, non volevo sembrare uno di quei bambini timidi che arrossiscono per tutto.

Ricambiai il saluto e l’aiutai a salire nella mia macchina. Dopo una decina di minuti passati ad ascoltare la radio, arrivammo nel luogo in cui avevo ideato il nostro appuntamento. Non era niente di particolare, non sapevo cosa le potesse piacere dato che ci conoscevamo poco, ma stasera lo avrei scoperto. La condussi nel ristorante dove avevo pensato di portarla.

“Indiano?” Chiese lei.

“Che c’è? Non ti piace?” Domandai allarmato.

“No, io lo adoro. Penso sia il mio ristorante preferito. Come facevi a saperlo?”

“In realtà non lo sapevo, ti ho portato nel posto in cui io preferisco mangiare.” Risposi accennando un sorriso.

Gentilmente il cameriere ci accompagnò al nostro tavolo e lasciò i menù.

La cena fu un ottimo momento per conoscerci, per scoprire i suoi gusti e per capire cosa provavo per lei. In realtà già sapevo cosa provavo per lei: mi piaceva, mi piaceva tanto. Era una ragazza magnifica con la quale potevi stare delle ore a parlare, perdendo la cognizione del tempo. Questa cena aveva solo confermato il tutto.

 

 

 

“Ti va di fare una passeggiata?” Le proposi io una volta usciti dal ristorante indiano.

“Perché no!” Esclamò sorridendo. Quel sorriso non l’abbandonava mai, era sempre presente sul suo volto, e io lo amavo.

Cominciammo a camminare in silenzio, lasciando spazio al rumore delle poche macchine che passavano a quell’ora. Presto però riconobbi anche un altro suono. ‘Skateboard’ pensai, e chi altro poteva essere sullo skateboard a quell’ora se non il solito gruppetto di diciottenni che si credevano i re della città? Inizia a pregare che non mi notassero, che continuassero a sfrecciare veloci sull’asfalto, che non rovinassero il miglior appuntamento di sempre come avevano fatto con la mia vita. Ma le mie preghiere non furono accolte e quei ragazzi frenarono pochi metri più avanti a noi. Mi bloccai anche io e cercai di non guardarli negli occhi.

“Forse è meglio se cambiamo direzione.” Sussurrai a Sarah,

“Ok” Disse lei facendo dietrofront seguita da me.

“Ehy voi, dove scappate. Non ci salutate?” Urlò ironico uno di quei ragazzi con un sorriso sghembo sulle labbra. Feci finta di non sentirlo e continuai a camminare, ma ben presto lui e la sua banda ci raggiunsero.

“Sarah, ma con chi ti fai vedere in giro? Con questo sfigato? Davvero? Devi essere proprio disperata mia cara!” Disse sfiorando la guancia di Sarah come se le stesse facendo una carezza.

“Lasciami stare Joe!” Gridò lei per poi togliere quelle mano che la stava toccando.

“Va bene, ti lascio stare, ma ricordati che non ci fai una bella figura ad uscire con uno come lui. Non venire a cercarmi quando nessuno vorrà stare con te perché ti avranno classificato come sfigata. Io ti ho avvisato.” Concluse infine andandosene. Io rimasi tutto il tempo senza dire una parola, perché non volevo peggiorare le cose. Sapevo che tutto quello che Joe aveva detto era vero. Io ero uno sfigato, lei era una bellissima ragazza, non poteva veramente voler stare con me. Lasciai che quel ragazzo riprese il suo skate e continuò il suo giro insieme ai suoi amici per poi iniziare a parlare rivolto verso Sarah.

“Mi dispiace, forse lui ha ragione. Non dovresti farti vedere con me …” Iniziai io, ma venni subito bloccato da lei.

“Dici sul serio Keaton? Dai ragione a lui? Tu non lo devi stare ad ascoltare. Dimmi una cosa, ma sii sincero …” disse lei per poi continuare. “Ti piaccio veramente?”

Se mi piaceva? Certo che mi piaceva, anche tanto.

“Si, mi piaci veramente, ma lui … “

“Ma lui niente Keaton.” Mi interruppe lei. “Se ti piaccio non ti deve importare cosa pensa lui, perchè mi piaci anche tu, e molto. Non ho intenzione di finirla con te solo perché uno stronzetto ha detto la sua.”

“Dici sul serio?” Chiesi io incredulo per quanto aveva affermato prima.

“Certo che dico sul serio.” Mi confermò lei. Leggevo sincerità nei suoi occhi e non riuscì a trattenere l’enorme sorriso che apparve sul mio volto. Mi avvicinai a lei abbracciandola per poi guardarla mentre eravamo ancora intrecciati, lentamente ridussi le distanze tra i nostri volti e poggiai le mie labbra sulle sue delicatamente. Fu un bacio casto ma sincero, uno di quelli con cui vuoi esprimere ciò che provi per l’altro e farglielo capire. Dopo un po’ sentivo il bisogno di sentirla ancora più vicino a me. Sfiorai le sue labbra con la mia lingua e lei capendo il mio intento non tardò ad acconsentire. Fu il più bel bacio di tutta la mia vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Lydia POV-

 

Era lunedì mattina e come sempre occupavo la torretta 22. Era una bellissima giornata con il mare calmo quindi la spiaggia era affollatissima, piena di persone che ne approfittavano per prendere il sole. Anche io stavo prendendo il sole, non perdendo d’occhio però l’oceano. Improvvisamente sentii il suono di un pianto di una bambina provenire poco lontano dalla torretta. Mi affacciai per individuarla e per un attimo mi sembrò di rivedere me stessa quando a sette anni corsi verso i guardaspiaggia per avvisarli che non trovavo mio fratello. Sperai con tutto il cuore che quella bambina non fosse nella stessa situazione e mi precipitai giù andandole in contro.

“Ehy bella, che è successo?” Le domandai con voce rassicurante.

“Non trovo più la mia mamma.” Rispose lei singhiozzando.

“Non ti preoccupare, adesso la troviamo. Me la puoi descrivere?” Chiesi dolcemente.

“E’ alta come te, bionda con gli occhi azzurri ed è bella.”

“Ti ricordi come era vestita oggi?”

“Si, aveva quel costume che mi piace tanto, quello viola!”

“E dove l’hai vista per l’ultima volta?”

“Lì.” Disse indicando con il dito un punto non molto chiaro.

“Ed eri da sola con lei?”

“Si.” Affermò, continuando a piangere.

“Perfetto, adesso io e gli altri bagnini la cerchiamo ovunque, e vedrai che la troviamo.” Cercai di consolarla.

Lei annuì e si asciugò le lacrime con la sua piccola mano. L’abbracciai istintivamente perché sapevo cosa stava provando. Tramite una radiolina sparsi il messaggio della scomparsa di questa donna alle altre torrette e ben presto ci fu un’intera squadra pronta a cercarla. Dopo circa dieci minuti mi fecero sapere che era stata avvistata una donna con le stesse caratteristiche descritte dalla bambina. Non appena la bimba sentì quelle parole smise di piangere e iniziò a guardarsi intorno.

“Mamma!” Esclamò felice, notando da lontano una signora correre verso di noi. Lasciò la mia presa e le corse in contro. La donna, che presto scoprii chiamarsi Jane, ci ringraziò e poi si allontanò con la figlia. Fortunatamente questa volta era andato tutto per il verso giusto e tutto si era concluso bene. Tirai un sospiro di sollievo e iniziai a tornare verso la torretta.

“Ciao Lydia.” Mi sentii dire.

“Ciao Drew.” Risposi con un veloce gesto della mano.

“Come stai?” mi chiese lui.

“Tutto bene, ho appena fatto felice una bambina.” Affermai sorridendo. “Tu?”

“Sono stato meglio.” Disse abbassando lo sguardo.

“Perché? Che è successo?” Domandai curiosa.

“Mi sono lasciato con Vanessa.”

“Oh, mi dispiace!” Mi dispiaceva veramente? Mi dispiaceva che lui era triste, ma quella notizia mi rese ancora più felice di quando non fossi già.

“Tranquilla, non è niente.”

“Se vuoi puoi parlarmene, ma solo se vuoi.” Cercai di convincerlo a raccontarmi cosa era successo, dato che non capivo il motivo della loro separazione. Mi erano sembrati innamorati quando li avevo visti.

“In realtà non c’è molto da dire. Siamo sempre stati migliori amici, fin da quando eravamo piccoli. Poi qualche mese fa abbiamo deciso di provare a stare insieme dato che tutti ci scambiavano per fidanzati. Pensavamo potesse funzionare, ma a quanto pare non è stato così. Non c’è stato un vero motivo per il quale ci siamo lasciati, semplicemente ci siamo accorti di non essere fatti per stare insieme. Le volevo bene, ma come amica, non sono mai riuscito ad amarla, poi in questo ultimo periodo penso di essermi preso una cotta per un’altra ragazza.” Mi raccontò lui.

Aveva una cotta per un’altra ragazza? E chi era questa? ‘Fa che sia io’ mi ripetevo mentalmente. Ma perché volevo essere io? Drew mi stava iniziando a piacere? Con ancora tutti queste domande per la testa mi feci coraggio e cercai di consolarlo.

“Vedrai che andrà meglio con quest’altra.” Dissi sorridendo. Lui annuì e mi guardò negli occhi ricambiando il sorriso.

“Grazie.” Esclamò. “Senti, ti andrebbe di venire a sentirci suonare stasera?” Mi chiese.

“Cerco che mi va, non vedo l’ora.” Risposi entusiasta.

“Allora a stasera! Suoniamo alle nove e mezzo al locale dove siamo stati sabato.”

“Perfetto, a stasera!” Lo salutai, poi lui si girò e tornò per la sua strada.

 

 

 

 

 

**

 

 

 

 

“Lydia, cosa ci fai qui?” Mi chiese Wesley non appena entrai nel pub.

“Drew mi ha chiesto di venirvi a sentire. Perché ti dispiace?”

“No, anzi!” Rispose lui sfoggiando il suo perfetto sorriso. “Adesso vado a prepararmi, spero ti piaccia il concerto!” Disse prima di allontanarsi.

Essendo arrivata un po’ prima mi riuscii a posizionare nelle prime file e aspettai il loro ingresso sul palco che arrivò dieci minuti dopo. Fecero una breve presentazione e poi comunicarono il titolo della canzone che avrebbero cantato: My Calling.

 

 

 

 

I dream of black shades

Driving with the top down

Not a care in the world

as the sun sets to the ground

Two birds of a feather sharing in this world

a change for the better, yeah

 

 

 

 

This is my calling, I tell you
This earth is falling down on you and
Wisdom is power to controlling knowledge, yeah
The future of the world is in the minds of kids

 

 

 

 

Mi innamorai di quella canzone al primo ascolto e rimasi sorpresa dalle loro voci così belle, forti e particolari. Insieme poi, erano perfette. Sembravano essere fatti per cantare insieme. ‘Questa deve averla scritta Drew’ pensai, ma non essendone sicura mi ripromisi di chiederglielo a fine concerto. Mi ripresi dai miei pensieri non appena attaccarono con un altro brano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice.

 

Allora, cosa ne pensate di questo terzo capitolo??

Me lo fate sapere con una recensione?

Ho aggiornato prima rispetto alle altre volte, MIRACOLO!

Spero vi sia piaciuto come gli altri!!

Se volete seguirmi su Twitter io sono @StylesItaly

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Al prossimo capitolo,

Baci, Alice. xx

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Tequila Sunrise ***


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.Capitolo 4.

.Tequila Sunrise.

 

 

 

 

 

Finito il concerto un applauso rimbombò all’interno del locale. Scesero dal palco e le persone si affrettarono a complimentarsi con loro. Io aspettai che il flusso di gente sparisse prima di andarli a salutare.

“Allora Lydia, ti è piaciuto il concerto?” Mi chiese Drew mentre si avvicinava a me seguito da Keaton e Wesley.

“L’ho adorato, come ho adorato ogni vostra canzone. Consideratemi una vostra fan!” Esclamai sorridente.

“Ne siamo onorati!” Disse Wesley ricambiando il sorriso.

Restammo nel locale ancora per un po’ a parlare del concerto. Mi feci spiegare come era nata quella loro passione per la musica, come erano nati il gruppo e le canzoni. Scoprì che si chiamavano Emblem3, nome molto originale che mi colpì subito. Mi parlarono del loro sogno di diventare cantanti famosi e di quanto amavano suonare insieme. Quando parlavano di musica brillavano gli occhi a tutti e tre. Si percepiva la passione che portavano dentro ed io ero convinta che avrebbero sfondato.

“Lydia, posso parlarti un attimo?” Mi chiese molto gentilmente Keaton.

“Certo, che mi devi dire?” Domandai curiosa.

“Ehm … come dire … ieri sono uscito con lei.” Disse con lo sguardo rivolto verso le sue scarpe, ma non riusciva lo stesso a nascondere il rossore creatosi sulle sue guance.

“Con lei chi?” Anche se sapevo benissimo che parlava di Sarah volevo farglielo dire a lui.

“Con Sarah! E mi sono divertito tanto.” Mi raccontò mentre si formava un sorriso sul suo viso.

“Immaginavo! Come mai lei non è venuta al concerto?”

“Non poteva. Ha detto che doveva andare a cena fuori con la sua famiglia per il compleanno della mamma.” Mi spiegò. Ecco perché non mi aveva ancora raccontato della sua uscita con Keaton: non ne aveva avuto il tempo. Rimasi delusa lo stesso. Se fossi stata al suo posto non avrei aspettato un minuto prima di chiamarla e raccontarle tutto.

“Ah ok. Quindi riuscirete insieme?” Chiesi speranzosa. Mi piacevano troppo come coppia, e sapevo che Keaton era una ragazzo dolcissimo e molto bravo, avevo capito che ci teneva davvero alla mia migliore amica e quindi non potevo far altro che essere immensamente felice per loro.

“Penso di si. Ne dobbiamo riparlare, ma ci siamo dichiarati, quindi penso che anche lei voglia riuscire con me. Tu che ne pensi?” Era sempre insicuro. Aveva bisogno che gli dicessi che anche lei voleva riuscire con lui.

“Non mi ha detto molto. Ma lei è una ragazza sincera e se non voleva più uscire con te, te lo avrebbe già detto. Io vi trovo benissimo insieme e penso possa funzionare tra voi due.” Alle mie parole Keaton alzò lo sguardo e sorrise. Mi abbracciò sussurrandomi un grazie per poi staccarsi attimi dopo.

“Sei davvero una ragazza fantastica. Sarei davvero felice se mio fratello si facesse avanti e si dichiarasse a te.” Disse per poi allontanarsi lasciandomi lì con i miei pensieri. Wesley si doveva dichiarare? A me? O Keaton stava dando i numeri per la troppa felicità o aveva preso una botta in testa, ma di quelle forti eh! A Wesley non ero mai piaciuta veramente, né quando stavamo insieme né tantomeno adesso. Sicuramente lui se n’era andato per non ricevere tutte le domande che gli avrei fatto, ma avevo bisogno di spiegazioni. Non mi poteva lasciare così sulle spine. Mi piaceva Wes? Quando stavamo insieme io ero davvero innamorata di lui, lo ero sempre stata, ma adesso erano cambiate tante cose e non ero più sicura dei miei sentimenti per lui.

 

 

 

 

 

 

 

-Wesley POV-

Ero seduto sugli sgabelli al balcone del pub, guardavo da lontano la conversazione tra Lydia e Keaton, ma ovviamente non sentivo nulla. Quando vidi l’abbraccio tra i due, non so con quali forze riuscii a restare seduto senza andare lì e allontanarli. Mio fratello sapeva bene cosa provavo per lei, e di sicuro non mi avrebbe tradito in questo modo provandoci con Lydia. Poi vidi finalmente Keaton allontanarsi e tornare da noi lasciandola dall’altra parte del locale da sola e con un’espressione confusa sul volto.

“Ehy, allora che vi siete detti?” Domandai curioso a mio fratello mentre Drew si era allontanato per andare in bagno.

“Le ho raccontato dell’appuntamento con Sarah.” Mi rispose.

“E allora perché Lydia ha quell’espressione e continua a fissarci?” Lui si girò verso di lei e constatò che stavo dicendo la verità.

“Ah … forse perché le ho detto che sarei felice se tu ti dichiarassi a lei.” Mi spiegò tranquillamente come se nulla fosse.

“Tu che cosa?” Gli chiesi furioso. “Le hai praticamente detto che mi piace? Perché?”

“Wes, calmati. Mi è sfuggito, non è una cosa grave.” Disse.

“Non è una cosa grave? Ti sarebbe piaciuto se lo avessi fatto io? E adesso come faccio?” Continuai a domandargli agitato.

“Adesso tu l’accompagni a casa e le spieghi tutto. Vedrai che starai meglio dopo, proprio come mi sono sentito meglio io dopo che ho chiesto di uscire a Sarah.”

“Starò meglio se lei mi dice di si. Ma se dovesse dire di no?” Non ero mai stato più agitato di quel momento e Keaton doveva essersene accorto perché mise le sue mani sulle mie spalle scuotendomi per darmi forza.

“Perché dovrebbe dirti di no scusa? Le sei sempre piaciuto e sono convinto che tu le piaccia anche adesso.” Abbracciai mio fratello perché con le sue parole mi aiutava sempre. Era anche il mio migliore amico e io gli volevo tanto bene. Nel frattempo Drew tornò dal bagno e si sedette vicino a noi. Sentimmo una vocina poco lontana da dove eravamo noi salutarci.

“Io vado, ci sentiamo!” Esclamò Lydia salutandoci con un veloce gesto della mano.

“Aspetta!” La bloccai io. Dovevo riuscire a convincerla a farsi riaccompagnare a casa da me. “Ti do un passaggio.”

“Non importa, andrò a piedi. Non ti sentire costretto.”

“Non mi sento costretto, mi farebbe piacere accompagnarti.”

“Allora grazie.” Rispose e sorrise togliendomi il respiro. Il suo sorriso non mi aveva mai fatto quell’effetto nemmeno quando stavamo insieme. Presi le chiavi della macchina dalla tasca e mi incamminai con lei al mio fianco fuori dal locale. Sentii un brivido scorrermi per tutto il corpo, non so se per colpa del vento che soffiava quella sera o per la vicinanza con Lydia. Mi sentivo un bambino di dodici anni alle prese con la sua prima cotta, e in effetti era così solo che io ne avevo venti. Stavo provando tutti sentimenti nuovi e non sapevo come comportarmi. Era davvero possibile che io, Wesley Stromberg, mi stessi innamorando? Se lo avessi detto a qualcuno di sicuro si sarebbe messo a ridere perché sapevano bene tutti, anche lei, che io non mi innamoravo. Forse anche adesso era così, non ero realmente innamorato, ma solo attratto da lei.

Ci ritrovammo molto presto vicini alla mia macchina senza aver scambiato ancora una parola. Da gentiluomo aprii prima lo sportello dalla parte in cui Lydia doveva sedere, e la incitai ad entrare. Poi tornai dalla parte del guidatore e mi misi seduto sul sedile. Accesi il motore e iniziai a guidare verso casa sua.

“Puoi accendere la radio?” Domandai. Lei annuì senza dire niente e schiacciò il pulsante ON. La musica iniziò a fare eco nella macchina ed io mi iniziai a rilassare. Questo era l’effetto che mi faceva la musica, mi rilassava. Un detto dice: ‘Canta che ti passa.’ e per me era proprio così. Quando cantavo o semplicemente quando ascoltavo musica ogni preoccupazione volava via e il tempo scorreva più velocemente. Poco dopo, infatti, mi ritrovai davanti all’abitazione di Lydia. Spensi il motore e a quel gesto anche la radio cessò di emettere musica. Lydia era già pronta per scendere ma io la bloccai per un braccio.

“Aspetta un attimo.” Le dissi. Lei annuì ancora una volta. Non aveva parlato per tutto il tragitto. Presi un lungo respiro ed iniziai a parlare.

“Keaton mi ha riferito ciò che ti ha detto.”

“Di Sarah?” Chiese lei, anche se ero sicuro che aveva capito che non stavo parlando di quello.

“No, intendevo quando … si insomma, quando ti ha detto che gli sarebbe piaciuto che io mi dichiarassi a te.” Non so chi fosse più imbarazzato tra i due, ma continuai a parlare, non potevo lasciare a mezzo il discorso.

“Io volevo solo dirti che …”

 

 

 

 

 

 

 

-Drew POV-

Ero rimasto al pub con Keaton e ne approfittai per prendermi un Tequila Sunrise. Mentre aspettavo che il barista me lo preparasse iniziai a parlare con il mio amico.

“Perché Wes ha voluto accompagnare Lydia a casa?” Domandai incuriosito.

“Gliel’ho consigliato io!” Esclamò lui.

“E per quale motivo?” Chiesi ancora più confuso.

“Perché volevo che si dichiarasse. Lo sai anche tu cosa prova per lei. Ho fatto bene no?”

“A Wesley piace Lydia?” Urlai sorpreso.

“Si, pensavo lo sapessi, non te l’ha detto?” Rispose Keaton. L’ultima volta che io e Wes avevamo affrontato l’argomento ‘Lydia’ lui mi aveva detto che non gli piaceva. Dopo aver scoperto tutto questo un senso di gelosia si impadronì del mio corpo. Il mio Tequila Sunrise arrivò e dopo averlo mandato giù tutto di un sorso battei il bicchiere ormai vuoto sul bancone per poi alzarmi e correre fuori. Lasciai Keaton da solo senza una spiegazione, ma volevo andar via e cercare di arrivare a casa di Lydia prima di Wesley, o almeno prima che lui si dichiarasse. Salito in auto accelerai finché non arrivai a destinazione. Mi accorsi subito di non essere arrivato per primo dato che la macchina nera di Stromberg era già lì. Uscii in fretta dal mio veicolo per avvicinarmi a quello del mio amico. La scena che però mi si presentò davanti mi fece immobilizzare del tutto. Wes e Lydia, Lydia e Wes. Loro, loro si stavano baciando. Ero arrivato tardi, troppo tardi. L’avevo persa. Adesso non saprà mai che anche io provavo qualcosa per lei, che non la consideravo solo un’amica, che fin dal primo momento avevo notato la sua bellezza. Dovevo essere felice per il mio amico no? Adesso lui aveva una ragazza. Ma Wesley Stromberg non era il ragazzo da fidanzate, Drew Chadwick invece si. Mi ero accorto da subito dell’intesa che avevano quei due, avevo avuto il dubbio che loro si piacessero, ma mi ero fidato di Wes e quando lui mi aveva detto che non provava niente per lei io ci avevo creduto. ‘Che ingenuo’ pensai con ancora lo sguardo fisso su di loro. Appena trovai la forza per muovermi mi voltai e tornai in macchina con l’intenzione di guidare verso casa per lasciarmi Lydia e tutti i miei problemi alle spalle. Era tardi ed io avevo bisogno di dormire.

 

 

 

 

 

 

 

-Lydia POV-

“Keaton mi ha riferito ciò che ti ha detto.” Mi disse lui.

“Di Sarah?” Chiese io, anche se avevo capito che non stava parlando di quello.

“No, intendevo quando … si insomma, quando ti ha detto che gli sarebbe piaciuto che io mi dichiarassi a te.” La situazione si stava facendo imbarazzante, ed io odiavo le situazioni imbarazzanti. Decisi allora di restare in silenzio e aspettare che Wesley finisse di parlare.

“Io volevo solo dirti che … si insomma, è vero. Tu mi piaci. Lo sai che non sono bravo in queste cose, ma credo davvero di sentire qualcosa per te Lydia, e mi piacerebbe riprovare ad avere una relazione con te. Sono sicuro che adesso sarebbe tutto diverso. Eravamo dei bambini prima, non avevamo preso molto sul serio quella storia.” Disse lui tutto di un fiato. Dunque Keaton stava dicendo la verità, a Wesley piacevo davvero! Non potevo crederci, il ragazzo di cui avevo sempre avuto una cotta si stava dichiarando. Perché allora non sentivo quelle famose farfalle nello stomaco? Perché non mi sentivo la ragazza più felice del mondo? Stavo per rispondergli quando lui si fiondò sulle mie labbra. Mi baciò quasi come se non volesse sentire la mia risposta, come se così facendo soffocasse ogni mio dubbio. Dove erano i brividi? Io non li sentivo. Era un bel bacio, con un bel ragazzo a cui sicuramente volevo un gran bene, ma niente di più e questo mi dispiaceva molto. Cercai di interrompere quel bacio e Wes sembrò sorpreso di questo mio gesto. In effetti lo ero anche io. Per anni avevo desiderato che lui provasse realmente qualcosa per me, ma adesso che tutto era come volevo ero io quella a non provare niente.

“Wesley, io non metto in dubbio i tuoi sentimenti, ma …”

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice.

Eccomiiiiiiiiiiiiiiiii! Scusatemi davvero per l’enorme ritardo. La scuola mi sta portando via tanto tempo e non riesco ad aggiornare molto frequentemente.

Questo capitolo è un po’ una cacchetta, lo so! Ne sono consapevole, ma diciamo che è un capitolo di passaggio e quindi spero che i prossimi siano più belli. J

Mi piacerebbe comunque ricevere qualche vostra recensione, così tanto per sapere cosa ne pensate.

Se mi volete seguire su twitter sono  @StylesItaly

 

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GRAZIE A CHIUNQUE STIA LEGGENDO QUESTA FF.

Baci, Alice. xx

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Wes or Drew? ***


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.Capitolo 5.

.Wes or Drew?.

 

 

 

 

 

“Io volevo solo dirti che … si insomma, è vero. Tu mi piaci. Lo sai che non sono bravo in queste cose, ma credo davvero di sentire qualcosa per te Lydia, e mi piacerebbe riprovare ad avere una relazione con te. Sono sicuro che adesso sarebbe tutto diverso. Eravamo dei bambini prima, non avevamo preso molto sul serio quella storia.” Disse lui tutto di un fiato. Dunque Keaton stava dicendo la verità, a Wesley piacevo davvero! Non potevo crederci, il ragazzo di cui avevo sempre avuto una cotta si stava dichiarando. Perché allora non sentivo quelle famose farfalle nello stomaco? Perché non mi sentivo la ragazza più felice del mondo? Stavo per rispondergli quando lui si fiondò sulle mie labbra. Mi baciò quasi come se non volesse sentire la mia risposta, come se così facendo soffocasse ogni mio dubbio. Dove erano i brividi? Io non li sentivo. Era un bel bacio, con un bel ragazzo a cui sicuramente volevo un gran bene, ma niente di più e questo mi dispiaceva molto. Cercai di interrompere quel bacio e Wes sembrò sorpreso di questo mio gesto. In effetti lo ero anche io. Per anni avevo desiderato che lui provasse realmente qualcosa per me, ma adesso che tutto era come volevo ero io quella a non provare niente.

“Wesley, io non metto in dubbio i tuoi sentimenti, ma i miei. Non sono più sicura di provare qualcosa per te come prima. Tu hai detto che entrambi avevamo preso la nostra relazione poco sul serio, ma la verità è che a me importava davvero di te. Io credevo che fosse una cosa seria, ma poi ho capito che a te non fregava niente, ero solo la ragazza di quell’estate, niente di più. Sei stato il mio primo amore Wes, perché sì, io ti ho amato, ti ho amato davvero, ma non so se riuscirò ad amarti di nuovo.” Spiegai cercando di non ferire i suoi sentimenti, ma allo stesso tempo dicendogli la verità.

“Ti giuro che adesso è diverso, tu mi piaci davvero. Dammi una possibilità, ti prego Lydia.”

“Non lo so, ci devo pensare, sono confusa.” Dissi, per poi uscire dalla macchina. Prima di richiudere lo sportello lo sentii urlare:

“Ti riconquisterò Lydia, non mi arrendo.” E poi se ne andò per la sua strada.

 

 

 

-Drew POV-

Un nuovo giorno era arrivato e anche se quello precedente era stato devastante per me, sentivo che qualcosa di bello sarebbe accaduto. Scesi in cucina per la colazione e notai che Wesley e Keaton erano già svegli.

“Allora, raccontaci com’è andata con Lydia!” Sbottò il più piccolo rivolto al fratello.

“Non molto bene direi. Ha detto che non sa se le piaccio ancora e io le ho risposto che la conquisterò.”

“Bravo fratello, così si fa!” Esclamò Keats per poi dare il cinque a Wes. Forse rimase deluso di non aver ricevuto lo stesso incitamento da parte mia, ma non riuscivo a fingere.

Quindi Lydia non gli aveva detto di si. E quel bacio? Avevo visto chiaramente che si erano baciati, ma a quanto pare era stato solo uno stupido approccio di Wesley. Me lo sentivo che la giornata stava per migliorare, e infatti a quella notizia capii che la partita non era ancora chiusa, avevo qualche speranza di conquistare il cuore di Lydia. Chissà, magari aveva detto no a lui perché provava qualcosa per me. ‘Non ti illudere Drew’ continuavo a pensare. Era sbagliato illudersi, e io odiavo farlo.

 

 

-Wesley POV-

Non mi restava altra cosa da fare che ingegnarmi in qualche modo per trovare la strada che avrebbe aperto il cuore di Lydia. L’unica mia grande paura era che lei fosse già innamorata di qualcun’altro, ma me lo avrebbe detto no?

Restai tutto il pomeriggio in casa ad elaborare il mio piano mentre Keats era fuori con Sarah e Drew era in camera sua a fare delle telefonate. Mi chiesi con chi stesse parlando dato che era attaccato a quell’apparecchio da quasi un’ora, ma dalla mia postazione non riuscivo a sentire niente chiaramente, solo qualche parola di tanto in tanto che non riuscirono però a farmi capire i vari discorsi. Non avevo comunque tempo per pensare a cosa stesse facendo il biondo, dovevo pensare a me e a Lydia, solo a questo.

 

 

 

-Lydia POV-

Stavo tornando a casa da lavoro, ma come ogni giorno, prima di entrare, guardai nella cassetta della posta per vedere se ci fosse stata qualche lettera.

“Oh, ce n’è una per me!” Esclamai sorpresa dato che non me ne arrivavano mai a me, ma solo ai miei genitori.

Andai di corsa in camera mia dove, una volta seduta sul letto, aprii la lettera.

 

 

Cara Lydia,

non pensavo che scriverti qualche riga fosse così complicato.

Ho scritto e riscritto questa lettera più volte cercando di sembrare più romantico, poetico e originale possibile.

Sono arrivato però alla conclusione che dirtelo senza tanti giri di parole fosse la soluzione migliore.

Non voglio dirti chi sono, ma spero lo capirai. Vorrei regalarti una serata indimenticabile.

Almeno spero lo sia per te, perché per me lo sarà sicuramente. La tua presenza basterà per renderla tale.

Mi piacerebbe, quindi, che tu mi raggiungessi stasera alle otto al lago.

Tu non dovrai portare niente, solo il tuo cuore, al resto penserò io.

Spero che la sorpresa non ti deluda perché ci ho messo tutta l’anima e tutto il mio cuore.

A stasera, spero.

XoXo.

 

Rimasi a bocca aperta leggendo quelle parole. Perché non era firmata? E se fosse stato uno scherzo? Cercai di liberare la mente da quelle inutili domande dato che sapevo perfettamente che si trattata di Wes. Onestamente l’idea di lasciarsi anonimo mi aveva colpito, positivamente intendo. Rendeva tutto più elettrizzante. Sarei andata? Certo che sì, in fondo mi aveva chiesto una possibilità e mi sembrava giusto dargliela.

Decisi di iniziare a prepararmi anche se erano soltanto le cinque. Feci una lunga doccia per togliermi il sale dell’acqua del mare che si era depositato sulla mia pelle lasciando un sottilissimo strato biancastro. Quando ero sotto il getto d’acqua il tempo passava velocissimamente tanto che quando uscii mi accorsi che era già passata un’ora. Passai quindi all’asciugatura dei miei lunghi capelli castani e poi all’abbigliamento. Optai per un vestitino non troppo aderente nero a cui avrei abbinato delle comode scarpe da ginnastica. Non ero una ragazza da tacchi e poi sapendo che il luogo dell’appuntamento era il lago preferii restare sul pratico. In men che non si dica si erano fatte le sette e mezzo e decisi, dunque, di iniziare ad incamminarmi. Fortunatamente il lago non distava molto da casa mia quindi potei comodamente arrivarci a piedi.

Otto in punto ed io ero lì. Era tutto buio e non c’era nessuno, iniziai davvero a pensare che fosse tutto uno scherzo. Stavo per fare dietrofront e tornarmene a casa quando improvvisamente le luci si accesero ed una melodia iniziò a suonare.

Un dolce suono di chitarra arrivò alle mie orecchie, ma non riuscii a capire da dove provenisse. Decisi così di concentrarmi sul panorama di fronte a me.

Non avevo mai visto niente di più bello o di più romantico.

Una passerella di legno portava dritta ad una piattaforma posta al centro del lago. Su di essa c’era un tavolo addobbato con candele, fiori e con piatti coperti che intuii contenessero la cena. Tutto su quella piattaforma era illuminato. Lampade galleggiavano sulla superficie dell’acqua rendendo tutto ancora più romantico. Mentre ero incantata nel guardare tutto questo, una figura si fece avanti posizionandosi nella parte non esposta alla luce. Si poteva chiaramente vedere il profilo di una chitarra e capii allora che quella dolce melodia proveniva da lì. Sempre pizzicando le corde dello strumento, la figura fece qualche passo avanti dove la luce era presente. Quei pochi secondi sembravano eterni per me, sembrava tutto andare a rallentatore, mentre il mio cuore accelerava. Ero pronta a trovarmi faccia a faccia con Wesley. La figura iniziava a prendere colore e sempre più forma, fino a quando non diventò nitida tanto da poter distinguere bene il ragazzo che avevo davanti.

 

“Drew?” Esclamai sorpresa.

 

 

Spazio Autrice.

Scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi tantissimo il ritardo.

Non so davvero come farmi perdonare, e di certo questo capitolo non mi aiuta.

So bene che è molto più corto degli altri, ma allungarlo implicava farvi aspettare ancora altri giorni.

Vi avviso ora dicendovi che aggiornerò più raramente forse una volta ogni dieci giorni.

Scusatemi, ma non ce la faccio davvero. Sto scrivendo anche un’altra ff oltre a questa ed è difficile aggiornarne due in una settimana.

Spero continuiate a seguirla e spero vi sia piaciuto questo capitolo anche se corto.

Ok, so che fa schifo, lo ammetto.

Il prossimo cercherò di farlo più lungo e più ricco, lo prometto.

Se volete seguirmi su twitter sono @StylesItaly

 

Baci, Alice. xx

 

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