Le stelle sbiadite

di Kiji
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lacrime silenziose ***
Capitolo 2: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 3: *** I ricordi del passato ***
Capitolo 4: *** La disastrosa gita nel fango ***
Capitolo 5: *** Un bacio salato ***
Capitolo 6: *** Un ti amo sussurrato nel cuore ***
Capitolo 7: *** Parole che fanno male ***
Capitolo 8: *** La strada verso il mio cuore ***
Capitolo 9: *** Un giorno buio e tenebroso ***
Capitolo 10: *** L'amicizia infranta ***
Capitolo 11: *** La stella più brillante ***
Capitolo 12: *** Special - I sentimenti di Leeteuk ***



Capitolo 1
*** Lacrime silenziose ***


I riflettori erano così abbaglianti, pieni di luci e colori. Sentivo la fronte madita di sudore e la voce che ormai non controllavo più, era quasi rauca.
Vedere il buio dal palco, il boato della folla, l'eccitazione delle fan che urlavano parole quasi incomprensibili, mi facevano sentire pieno di energie. Era sempre così, i miei problemi sparivano quando iniziava la musica, portandomi nell'oblio delle mie emozioni.
In quel momento non importava averlo incontrato, aver sentito il suo odore pungente che mi rendeva schiavo, o vedere il suo viso perfetto e dolce che mi sorrideva quasi ironico. Tutto ciò era irrilevante fino a quando potevo cantare.
Il ritmo mi coinvolgeva, le parole uscivano con rabbia dalla mia gola, ma nessuno sembrava rendersene conto. Quando l'ultima nota venne suonata e le luci del palco si spensero, sentii stranamente delle lacrime scendermi sul viso, tristi e lente. Non riuscivo a fermarmi, era come un fiume in piena che inondava la mia anima di tristezza.
- Xiah, stai bene? - La mano forte e sicura di Jaejoong mi sfiorò la spalla, fredda ed inzuppata di sudore. Non riuscii a dirgli nulla, ma forse aveva intuito i sentimenti che si agitavano turbolenti nel mio cuore. I ricordi si fecero strada dentro di me, mentre in quella macchina comoda e piena di confort, tornavamo nella nostra «casa», se così si poteva chiamare.
Vidi di nuovo il suo volto per la prima volta, quel giorno di così tanti anni fa. I suoi capelli nero corvino e gli occhi di falco, penetranti e calorosi, che mi catturarono in un'esca pericolosa. Era una giornata di sole, anche se una leggera brezza si agitava tra le foglie, i raggi brillanti gli colpivano il viso rendendolo ancora più pallido.
Ci incontrammo per caso, non sapevamo che ci saremmo rivisti, giorno dopo giorno, sempre più spesso. Ero affannato, avevo corso così tanto per sfuggire alle mie inquietudini che mi sentivo sfinito, e proprio allora apparve lui. Avevo le lacrime agli occhi e mi sentivo ferito ed umiliato, ma non potevo arrendermi, altrimenti avrei perso tutto.
- Scusa... ti senti bene? - La sua voce, bassa e passionale, mi riportò alla realtà. Lo guardai per quello che fu una vita intera. Ancora adesso riesco a sentire il fruscio delle foglie, l'odore dei fiori e il fremito che provai per quell'istante senza fine.
A quel tempo, non riuscivo a percepire nulla, ma col tempo, capii il perchè del mio cuore palpitante. Una parte di me sapeva già quella terribile verità! Io non dissi nulla, feci solo un segno col capo e mi allontanai. Volevo stare solo, senza nessuno che potesse vedermi.
Mi incamminai in una stradina, il passo malfermo e la testa china sul sentiero che percorrevo, quando sentii dei passi sempre più vicini. Lui mi prese la mano ed iniziò a correre.
- Vieni con me. - diceva con quel suo immenso sorriso sulle labbra.
Mi chiedo ancora oggi cosa sarebbe successo se non l'avessi mai incontrato quel giorno. Se il nostro primo incontro fosse stato un altro, sarebbe cambiato qualcosa? Ci penso spesso ma non ho mai trovato una risposta, ma in fin dei conti, è impossibile saperlo.
Correndo insieme a lui in quel parco pieno di gente, sentivo il vento pungermi delicamentamente il viso e vedevo la sua schiena grande e forte che mi trascinava a sè. Non importava dove andassi, ero così confuso che non ci feci caso fino a quando non ci fermammo.
Era un piccolo spiazzo isolato, pieno di fiori e cespugli, una parte molto buia ma familiare. Mi sentii subito bene in quel posto solitario e mi sedetti su quella panchina fredda e malferma.
 - Perchè mi hai trascinato qui? Non ci conosciamo nemmeno. - Mentre parlavo, un pò a disagio, mi guardavo la mani che teveno sulle gambe, tremanti.
- Qui puoi piangere, sfogati! - Era sorprendente come una persona che neanche conoscessi, era riuscita a sbirciare nel mio cuore e capire l'unica cosa di cui avevo davvero bisogno. Mi lasciai andare e piansi molto, mentre lui di spalle, per non farmi sentire imbarazzato, vegliava sulla mia anima persa. Il tempo passò così velocemente e quando i miei occhi si prosciugarono, mi sentii rinato.
Era tanto tempo che non piangevo, così tanto che non riuscivo quasi a ricordare. Avevo forse 3 anni? O forse qualche in più. Lui si sedette accanto a me, senza smettere di sorridere, illuminandomi con la sua presenza forte e solida. Per un attimo, mentre i miei occhi lo ammiravano, sentii il battito del mio cuore accellerare.
- Questo posto, lo trovai tempo fa, mentre vagavo senza meta. Anche io ero ferito, venni qui e piansi tutta la notte, proprio come un bambino. Se ci penso mi sento uno stupido, ma mi sentii davvero bene dopo. Quando ti ho visto ho pensato che stessi provando la stessa cosa, per questo ti ho portato qui. E' il nostro segreto, ok? - La sua voce risuonava in me come se fosse magica. Com'era possibile che il suo solo essere, potesse darmi così calore?
Mentre scappavo, da quella vita oppressiva che mi circondava l'anima, mi sentivo così afflitto che avrei voluto urlare e strapparmi il cuore. Ed eccomi lì, dopo poco, così calmo e in pace con me stesso, com'era possibile? Uno scossone mi riportò alla realtà, era sera e il buio oscurava quella città immobile.
Così tanti rumori mi penetravano dentro, ero stanco di tutto, volevo solo nascondormi nel letto e assopirmi in un mondo migliore.
- Xiah, oggi eri incredibile, era da un pò che non cantavi con questa intensità. - La voce del manager risultava così lontana e distante. Fissavo fuori dal finestrivo, alla ricerca di un solo volto, l'unico che non volevo più vedere.
Perchè doveva andare in quel modo? Eppure, se dovessi ricominciare la mia vita, vorrei incontrarti ancora, sono davvero strano! Quel caldo pomeriggio, in quella panchina, lui segnò la mia intera esistenza, trasformandomi in una persona diversa, ma ancora non riuscivo a capirlo. Quando mi alzai, incerto su cosa dire, mi sentii stordito.
- Tu... ti ringrazio per tutto! - Riuscii solo a dire mentre volgevo lo sguardo via dal suo corpo. Ero imbarazzato, non mi era mai accaduto. Di solito ero forte, non mi facevo avvicinare da nessuno, ma con lui c'era qualcosa di diverso. Lui si alzò, i suoi occhi alla stessa mia altezza, i capelli trasportati dal vento.
- Il mio nome è Park Jeong-su. - Sorrise chianando dolcemente la testa e, stranamete, mi imbarazzai.
- Io sono Kim Junsu. - Dissi brevemente, mi voltai e fuggii lontano. Avevo il batticuore. «Tum tum, tum tum.» Ogni secondo più forte e travolgente. Anche adesso, perchè il solo pensiero mi fa emozionare tanto?! Pensavo che fosse la fine, incontrarlo ancora era impossibile, vero?
Me lo ripetevo così tante volte, che iniziai a crederlo davvero. Eppure l'inizio di tutto è stato quel giorno, anche se da allora sono passati così tanti anni. Ricordo ancora ogni secondo, carico di un immenso significato. Vivo la mia vita ripensandoci, sempre più spesso.
- Andiamo amico, siamo arrivati. - La voce di Yoochun era debole e stanca, ma a me sembrava quasi squillante immerso com'ero nei miei pensieri.
Scesi dall'auto pesantemente, il parcheggio era freddo ed umido quella notte. Sentii un rumore proprio dietro di me, vidi un'ombra nell'oscurità e il cuore si fermò nel petto. Avevo paura, perchè sapevo che era lì. Mi stava osservando!
Sentivo la sua presenza, il suo odore, il suo respiro anche a centinaia di distanza, era diventato parte di me stesso. Avevo voglia di correre verso di lui, abbracciarlo e abbandonarmi alle sue cure, ma non potevo. Il mio corpo era bloccato mentre la mia anima soffriva in silenzio. - Xiah, andiamo! - Mi voltai, cercando di trattenere il pianto che stava per esplodere da un momento all'altro, e, lentamente, oltrepassai quella porta.
Chiudendosi alle mie spalle, sentii un frastuono così forte. Qualcosa si infranse dentro di me, quella barriera che mi proteggeva, si era inspessita ancora di più. L'unica cosa che vorrei, è poterti parlare ancora come in quei tempi felici. Se adesso fossi di fronte a me, forse mi prenderesti di nuovo in giro, col tuo modo buffo di scherzare e forse, ti potrei dire quelle parole che da tempo sussurravo dentro di me e che mai riuscii a dirti... 

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Capitolo 2
*** Un incontro inaspettato ***


Lo incontrai a Seoul, ero ancora piccolo all'epoca ma lo ricordo perfettamente. Non credevo lo avrei più rivisto una volta che le nostre strade si separarono e infatti, passaro anni da quel giorno, ma il suo viso non riuscii mai a dimenticarlo.
Nel preciso istante in cui lo vidi, entrando in quello sfarzoso palazzo della S.M. Entertainment, lo riconobbi. I suoi occhi di bambino, e quelli di giovane adulto, erano gli stessi. Ho sempre amato la musica, fin da piccolo, anche se in quel periodo, quando lo vidi in quel parco, avevo perso ogni speranza, ogni barlume di coscienza.
Abbandonare il pianoforte, l'unica cosa che mi dava gioia, ma allo stesso tempo schiavitù, mi sembrava la sola via d'uscita. Probabilmente adesso non sarei dove sono se non fosse successo, di questo ne sono sicuro. Mi impegnai al massimo, giorno dopo giorno, spronato da qualcosa che arrivava dal prodondo della mia anima. E così arrivai in quel luogo, in quell'istante.
In un primo momento mi fermai a guardarlo, parlava con persone che non conoscevo, era un pò impacciato e sudato per lo sforzo della giornata. Istintivamente desideravo scappare, erano passati anni, ma sentivo ancora qualcosa di strano ruotare nervosamente dentro di me. Lui alzò lo sguardo e mi guardò, in quel momento il mio cuore prese a battere così forte che sembrava volermi uscire dal petto.
Era stato davvero un attimo fugace?! Lui riprese la sua vita, senza reazione nel vedermi. Mi aveva dimenticato com'è giusto che sia, ma perchè io non ci riuscivo? Ero il solo a ricordarmi di quel giorno, o forse era solo la mia mente a fare brutti scherzi? Sentivo tutte quelle domande agitarsi dentro di me, potenti e pressanti, più forti di un uragano.
«Drinnnnn drinnnnn...» un raggio di sole mi colpì il viso facendomi sussultare all'improvviso. - Ma che diav... - Esclamai a gran voce mentre le tende venivano aperte con forza lasciando entrare miliardi di raggi colorati.
- Sveglia pigrone. Non lo sai che oggi dobbiamo fare il servizio fotografico per il nuovo singolo? Sempre a perdere tempo tu... - La voce allegra di Yoochun di prima mattina, dopo quel sogno così estenuante, mi rendeva assolutamente di cattivo umore. Ma in fin dei conti, lui era sempre così, sprizzava energia da tutti i pori, 24 ore su 24.
- Junsu, oggi ci divertiremo da impazzire, sbrigati a sistemarti. - Lui cominciò a togliermi le lenzuola dal letto, con prepotenza, lasciando al freddo il mio corpo ancora mezzo addormentato.
- Ti ho detto migliaia di volte di non chiamarmi per nome! - La mia voce, suonò troppo alta. Più di quello che davvero volevo. Sentire il mio nome, era come risentire la sua voce mentre lo pronunciava, trafiggeva il mio cuore completamente.
- Che brontolone che sei! - Dette quelle parole uscì dalla stanza, lasciando un assoluto silenzio difficile da gestire. Mi alzai di fretta e mi gettai nella doccia togliendomi velocemente i vestiti stropiacciati. Il getto d'acqua fredda, quasi insopportabile, mi impediva qualsiasi pensiero lucido. Dovevo dimenticare! Lo ripetevo così tante volte dentro di me, ma era così difficile metterlo in pratica.
Mi sistemai molto velocemente, in fin dei conti, sarebbe stato qualcun altro a rendermi l'idolo che tutti conoscevano, luccicante e pieno di fascino. Lo sguardo di Jaejoong, evidentemente preoccupato per me, mi mise ancora di più in ansia. Non gli parlai mai apertamente di nulla, ma stranamente, lui mi capiva come nessun altro. Se ero felice, triste, arrabbiato, deluso, sconfitto, amareggiato, lui lo sentiva immediatamente. Non riesco a capirne il reale motivo e non è sempre stato così, ma col passare del tempo, la nostra vita si è unita in modo indissolubile e questa cosa non potrà mai cambiare.
Gli anni passati con i miei compagni d'avventura, sono stati ricchi di gioie e dolori, tutto ciò ci ha uniti e divisi, ma anche adesso, loro sono la mia famiglia. Arrivati sul set, mi sentii alquanto agitato. I miei sentimenti, non riuscivo più a controllarli, mi sfuggivano dalle mani, per quel motivo ero così instabile da farmi sembrare una bomba ad orologeria.
Farsi fotografare era come diventare un animale da circo, l'unica differenza era che le sbarre, per noi, erano dentro il cuore. Vedere quei flash che si susseguono, se dal principio ti danno un senso di euforia, con gli anni diventano solo una danza di luci demoniache.
Scatto dopo scatto, luci dopo luci, le nostre anime venivano risucchiate via, pezzo dopo pezzo, fino a lasciare dentro i nostri corpi vuoti, solo il mero ricordo di ciò che eravamo.
- Xiah, concentrati! - La voce del manager, seppur fosse lontana, mi sembrava così vicina. Ero splendente, luccicante come una stella cometa, eppure dentro ero il totale oppposto di quella visione angelica. Quando la mattinata finì, sentii un senso di sollievo nel rintanarmi nel buio della macchina, diretti allo studio di registrazione.
- Il fotografo ci ha fatto davvero tanti complimenti. E' davvero molto competente, sapete mi ha dato tanti consigli e.... - La voce di Yoochun non smetteva di risuonare in quel piccolo abitacolo. La prima impressione che ebbi di lui, fu estremamente negativa. Era troppo euforico, pieno di sè e sorrideva troppo. Io mi sentivo quasi offuscato dalla sua elettricità magnetica, ma col tempo imparai ad apprezzare quel suo comportamento bizzarro. Era così volubile a volte, ma raramente lo vedevo preoccupato. Mangiammo un boccone in macchina, qualcosa di leggero prima di continuare quella giornata che sembrava non aver mai fine. Arrivammo in breve alla maestosa costruzione dell S.M., una casa per me che ci avevo passato metà della mia vita.
Entrando nell'ascensore, mi guardai intorno, la stanza d'ingresso era piuttosto affollata, per essere orario di pranzo. Le parete dell'ascensore, rispecchiavano la mia immagine stanca e senza vita. Sembravo uno zombie! L'ascensore si fermò d'un tratto, troppo presto per essere la nostra fermata. Proprio mentre le porte si aprivano, sentii delle voci squillanti sorridenti e scherzose, tra cui, la sua voce.
- Hyung devi assolutamente liberarti stasera, verranno delle ragazze da urlo, non puoi mancare! - La voce di Hyuk-jae era inconfondibile. Eunhyuk, seppure erano passati tanti anni, non era mai cambiato. Lo ricordavo da bambino e vedendolo da adulto, aveva ancora le stesse caratterestiche pure e infantili che lo caratterizzavano. Al suo fianco c'era lui! Il silenzio penetrante si diffuse in un solo istante, ma probabilmente ero solo io che non riuscivo a sentire nulla, ero totalmente perso tra i suoi occhi.
Sentii dei saluti, qualche parola di scherzo, ma era tutto troppo confuso. Eun diceva qualcosa, forse si riferiva a me, non riuscivo a guardarlo nè a distanzare i miei occhi totalmente concentrati sui suoi.
Leeteuk ricambiava con ardore il mio sguardo, furono pochi minuti, lo so bene, ma a me sembravano molti ma molti di più. Non dissi nulla, neanche a quello che era il mio amico di infanzia. Le porte si aprirono, con un rumore sordo e forte.
Sentii una mano forte afferrare il mio braccio mentre i miei occhi erano ancora paralizzati. Venni trascinato via senza riuscire a fare nulla, la mia mente aveva perso ogni funzione normale.
Mi accorsi solo dopo che la mano che circondava il mio polso, era quella di Jaejoong. Un piccolo sorriso spento circondò il mio viso sebbene ciò che sentissi dentro era troppo forte per poterlo esprimere chiaramente.
- Perchè? - La voce del mio compagno, seppure molto flebile, sembrava carica di rabbia.
- Per quale motivo sei solo tu a soffrire? Non è giusto! - Lui si fermò, sentivo la sua voce spezzata dal pianto. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, sentivo il suo corpo gracile accanto al mio, una dolce sensazione fraterna si diffuse in me.
- Jun...- Mi paralizzai, al solo suono della sua voce. Mi voltai lentamente e tutto il mio intero corpo iniziò a stare male. Teuk era proprio di fronte a me!
- Junsu!!!- 

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Capitolo 3
*** I ricordi del passato ***


Entrare nella S.M. Entertainment era qualcosa che non mi aspettavo, un sogno che si realizzava. Il giorno che lasciai la mia casa per recarmi in quegli studi, mia madre piangeva, anche se non capii mai se le sue lacrime fossero frutto di felicità o di tristezza per la mia partenza.
I primi giorni furono tremendi, ma piano piano mi abituai a quelle prove estenuanti che mi risucchiavano l'anima. Lo vidi qualche giorno dopo il mio ingresso nella compagnia, ma lui non mi riconobbe. Aveva talento ed era estremamente bello, non riuscivo a confrontarmi con lui nè ad avvicinarmi, ma continuavo a guardarlo da lontano per un motivo che non riuscivo a comprendere. Avevo paura di essere respinto se solo mi fossi avvicinato, di non essere riconosciuto o semplicemente di aver sbagliato a riconoscerlo.
I giorni passavano in fretta, anche se più il tempo passava, più mi sentivo esausto di quel mondo così duro. Io e Hyuk-jae eravamo ancora insieme, amici d'infanzia e adesso colleghi, non potevo sperare nulla di meglio. Il nostro gruppo si chiamava R&B, insieme a noi c'era un altro ragazzo, molto timido e carino.
Sembrava un angelo con quegli occhioni dolci che cercavano attenzioni e coccole. Sungmin, era un ragazzo molto semplice ma anche molto fragile. A quel tempo non credevo potesse affrontare quella sfida, sembrava che al minimo vento freddo potesse rompersi in mille pezzi. Iniziammo la nostra avvenuta un pò per gioco, ma con tanti sogni.
Fu in quel periodo che venni assegnato a quel dormitorio. Il primo giorno, quando entrai nella grande stanza, mi sentii pieno d'emozione, sentivo che la mia nuova vita stava inziando. Hyuk-jae, che nel frattempo inizio a farsi chiamare Eunhyuk, era accanto a me ed entrambi ci guardavamo attorno con gli occhi luccincanti.
Avevo sempre vissuto con i miei genitori, avevo una stanza tutta per me e la mi privacy, ma d'improvviso iniziavo a dover convivere con ben 23 persone, sembrava così strano! I miei occhi si voltarono da ogni parte, la casa era grande ma anche piuttosto piccola in confronto a noi. Poi incrociai il suo sguardo, era appoggiato ad una parete e guardava fuori dalla grande finistra a vetri. Sembrava inspiegabilmente triste, come se qualcosa lo turbasse, ma era impossibile per me capirne il motivo.
Iniziammo le presentazioni, e mentre gli altri mi salutavano con entusiasmo, io riuscivo a guardare solo quel punto lontano, quella parete sbiadita. Così tanti nomi, visi avrei imparato a conoscere e a vedere ogni giorno. In quella bella atmosfera, lui si avvicinò, come risvegliato dal suo letargo.
- Io sono Park Jeong-su, ma puoi chiamarmi Leeteuk. Piacere di conoscerti. - Il suo sorriso era così luminoso, eppure riuscivo a scorgere una piccola traccia di quella tristezza che cercava a forza di mascherare. Tutti ripresero le proprie attività, come se quel momento non significasse nulla, ma allora perchè il mio cuore era così trepidante? Per tutto il tempo restai in compagnia di persone diverse, cercando di evitare di restare solo e dover affrontare il suo sguardo.
Conoscere quelle persone, ognuno con una personalità diversa e frizzante, mi faceva sentire così piccolo e anonimo. Persone meravigliose, compagni di vita che mi hanno supportato in momenti bui del mio percorso, ma a quell'epoca erano solo sconosciuti che piano piano si insinuavano nella mia esistenza, lentamente ed a fatica.
Quella sera, ricordo che la luna era così luminosa in quel cielo stellato, un grande bagliore che scaldava l'anima. Non riuscivo a dormire, mi sentivo inquieto. Eunhyuk era diverso da me, si adattava a tutto, io invece non ero preparato a quella vita.
Uscii nella grande terrazza, un piccolo vento freddo mi riscaldava il viso caldo ed iniziai a tremare. Mi sedetti su quel pezzo di legno duro e solido e alzai gli occhi al cielo. Le stelle erano così distanti, sembravano così piccole e quasi sbiadite, punti di luci quasi invisibili nel centro di Seoul.
Improvvisamente sentii un rumore alla porta e mi voltai di scatto. Il buio copriva ogni cosa, non riuscivo a distinguere quella persona che si avvicinava a me sempre di più, poi i contorni divennero più nitidi, era lui! Appena mi vide si fermò di scatto, quasi impacciato.
Io rimasi immobile senza sapere cosa fare, ma fortunatamente non ci fu bisogno di parlare. Leeteuk si avvicinò e si sedette accanto a me sdraiandosi lentamente a fissare il cielo proprio come avevo fatto io.
- Vorrei tanto poter vedere le stelle. - La sua voce era bassa e seducente, sebbene non avesse quell'intento. Sembrava non accorgersi minimamente della carica elettrica che il suo corpo sprigionava e che mi rendeva schiavo.
- Sai, pensavo mi odiassi. - A quelle parole sussultai. Un inaspettato silenzio si diffuse tra di noi lasciandomi senza fiato.
- Co.. cosa? - Iniziai a balbettare, quasi inconsciamente. Non sapevo cosa stavo facendo, mi sentivo solo confuso, non riuscivo a pensare a nulla. Lui si alzò un pò, fissandomi negli occhi intensamente. La luce della luna risplendeva sulla sua pelle chiara come il latte.
- Hai cercato di evitarmi, vero? Mi odi davvero così tanto? - Il suo sguardo era tremendamente triste in quel momento, qualcosa dentro di me faceva male, un dolore intenso e profondo.
- Io... non ti ho mai odiato! - Allontanai lo sguardo, cercando di calmare il battito incontrollato del mio cuore. Lui rise, un suono forte e felice e tornai a guardarlo. Era così bello in quel momento, con quel volto illuminato di gioia!
- Sono felice! Adesso che so che non mi odi mi sento meglio. - Dette quelle parole riprese a fissare le stelle. Non disse più nulla, rimanemmo lì, sdraiati in quella fredda notte, riscaldandoci solo con il calore del nostro corpo sul legno. Il tempo sembrava correre così velocemente fino a quando ci addormentammo. Di quella notte ricordo tutto così bene che a volte la rivivo dentro di me, nei sogni. Il contatto del corpo con il legno, il freddo che mi penetrava nella carne e il suo profumo che mi rilassava, era tutto così reale, così vivo. Se anche adesso, mi dovessi porre la stessa domanda di quella notte, senza indugio risponderei ancora allo stesso modo.
- Junsu!!- Sentire il mio nome fuoriscire dalla sua bocca, vedere il suo sguardo nel pronunciarlo e il calore del suo corpo impregnato dentro di me, era tutto il ricordo di un tempo passato.
I nostri momenti felici non torneranno più e tutto ciò non potremo cambiarlo, neanche desiderandolo con tutto noi stessi. Le stelle che quella notte vidi, così deboli, erano proprio come il mio cuore, offuscate e grigi. Adesso quelle stesse stelle, ci accompagnano ogni notte, lontani e distanti proprio come noi due.
Il tempo cancella tutte le ferite, ormai lo so bene, sebbene le cicatrici resteranno sempre dentro di noi, rosse e vivide ma meno dolorose. A testa alta, andiamo avanti ogni giorno, ma al tuo fianco ormai, non ci sono più io.

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Capitolo 4
*** La disastrosa gita nel fango ***


- Per quale motivo sei solo tu a soffrire? - Le parole di Jaejoong mi riecheggiavano nella mente, ancora e ancora. Erano passati due giorni da quel momento, ma non riuscivo ancora a dimenticare quella scena.
I suoi grandi occhi colmi di lacrime e la sua voce calda e protettiva. Da quel momento, cercai in tutti i modi di evitarlo, ma vivevamo insieme e facevamo parte dello stesso gruppo, era così difficile non incontrarsi. Lui non disse più nulla e io cercavo di non toccare certi argomenti, ma qualcosa di ancora più grande mi preoccupava.
Teuk aveva visto tutto! Il suo sguardo, la sua delusione, li rivivevo ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, incessantemente. Sentivo che dovevo spiegarmi, non volevo che pensasse male, eppure... Non potevo avvicinarmi a lui, era troppo doloroso! In fin dei conti, cosa potevo dire? «Non è come pensi? Ti prego di credermi...» Quelle parole sembravano così vane nella mia mente, senza significato. Perchè dovevo giustificarmi, era lui ad avermi ferito per primo. Era lui da biasimare!
- Xiah, oggi è il nostro giorno libero, che ne dici di venire con me? - Il corso dei miei pensieri fu interrotto bruscamente dalla voce eccitata di Yoochun. Il suo viso allegro mi faceva sentire quasi in colpa, perchè il mio sorriso non poteva essere così privo di oscurità, non più!
- Io... veramente... - Volevo rifiutare, non avevo nessuna voglia di uscire di casa, vedere persone o sentire le chiacchiere allegre del mio amico, ma allo stesso modo, pensare era troppo doloroso.
- Non accetto un rifiuto! Vedrai che sarà divertente, verrà anche Jaejoong. - E così mi ritrovai in quella piccola automobile anonima, occhiali da sole, cappello imbottito, infagottato in quel giubotto di pelle scura. Yoochun era alla guida della macchina, Jaejoong occupava il posto avanti mentre io, esausto, mi accontentati di quello scomodo sedile posteriore e fissavo senza interesse le strade affollate di Seoul.
- Si può sapere dove siamo diretti? - La voce bassa di Jaejoong faceva da sottofondo. Il cielo quel giorno era pieno di nuvole, grigie e minacciose, ma la pioggia non accennava a cadere.
- E' un segreto! La strada è lunga, quindi godetevi il viaggio. - Dette quelle parole, aprì la radio e una musica leggera e tranquilla si diffuse nell'abitacolo. Mi misi comodo, in fin dei conti, non c'era nulla che potessi fare arrivati a quel punto. Il nostro viaggio fu davvero lungo, anche se, concentrato com'ero su me stesso, non me ne resi quasi conto.
Vedevo solo che ci allontanavamo sempre di più da Seoul, a grande velocità, per abbandonarci in uno sfondo meno urbano e più campagnolo. La radio suonava una canzone vecchia, che ricordava i miei giorni alle superiori. Momenti felici passati a ridere con gli amici ed a sognare il futuro. Una pioggia inaspettata ci colpì in pieno, facendo risuonare una dolce melodia accompagnate dalle note di quel pianoforte sensuale e melodioso.
- Oh, la macchina è strana. - Disse d'un tratto Yoochun con voce tremante. La velocità iniziò a diminuire sotto il peso del piede del guidatore un pò allarmato e d'improvviso uno scoppio preannunciò la fine di quel nostro tragitto interminabile. Presi l'ombrello e scedi dalla macchina che iniziava a fare fumo e guardai sconsolato la situazione. Eravamo in mezzo al nulla, con il nostro unico mezzo fuori uso. In breve fummo tutti all'esterno, cercando di capire cosa stava succedendo e soprattutto, come fare a sistemare le cose.
- Sapevo che non dovevo fidarmi di te! Dove diavolo ci hai portati Yoochun?! - Jaejoong sembrava davvero arrabbiato mentre diceva quelle parole. Lui era sempre così, nei momenti critici perdeva il controllo e non riusciva a mascherare le proprie emozioni.
- La scorsa estate io e Changmin siamo andati a fare una gita su queste montegne. Ci siamo divertiti molto per questi campi, pensavo fosse una buona idea tornarci. - Lo sguardo di Yoochun era completamente innocente, come un piccolo cucciolo indifeso che, con i suoi occhioni grandi che quaasi sussurravano «non è colpa mia!» Sembrava che non si rendesse conto della situazione, di come ci sentivamo noi e di quello che ci circondava.
C'era freddo, pioveva e la strada era piena di fango, ma per lui era ancora come quel giorno allegro pieno di sole. Preso il telefono chiamammo il nostro manager ma, come sempre, era impegnato altrove, così lasciammo un messaggio in segreteria
- Troviamo un posto dove ripararci, o ci inzupperemo fino alle ossa. - Jaejoong aveva lo sguardo irritato, ma non poteva a fare a meno di arrendersi alla buona volontà del nostro compagno, che lo fissava con occhi sconsolati.
- Conosco un posto. E' una piccola baita abbandonata. Non è molto lontana da qui. Seguitemi! - Per Yoochun era tutto un gioco, ciò fece ancora più irritare Jaejoong, che divenne rosso per la rabbia. Sapevo che non dovevo farmi convincere! Camminammo tanto ma finalmente incontrammo quella piccola casetta incastonata tra gli alberi e mi sentii quasi bene.
Avevo i vestiti fradici e le scarpe completamente ricoperte di fango e acqua. Avevo i brividi e mi sentivo sfinito, ma non volevo mollare. Una volta dentro, trovammo dei ceppi e iniziammo ad accendere un piccolo fuoco e l'atmosfera iniziò a diventare più accogliente. Iniziai anche a guardarmi intorno, cercando in quelle mura di legno, una rassicurazione. Era una piccola stanza, piena di polvere e cianfrusaglie poco utili. C'erano dei quadri di scenari piuttosto scarni, ma pur sempre pieni di colore ed intensità.
Per il resto era praticamente vuota; una sedia, un piccolo tavolo di legno e un caminetto poco convienete e molto rovinato dal tempo e dalle intemperie. Mi sedetti nel pavimento freddo e iniziai ad asciugarmi al fuoco. Il tempo sembrava non voler passare, e la nostra concentrazione divenne sempre più fioca.
- Ragazzi, mi dispiace avermi messo nei guai. Pensavo che fosse carino stare tutte e tre insieme, divertirci come un tempo, ma ho rovinato tutto. Non cambierò mai! - Yoochun aveva l'aria cupa e tetra e in quel modo, non riuscimmo ad arrabbiarci con lui. Credo che fosse il suo intento, ma cercai di non pensarci.
- Vado a cercare aiuto, e se non lo trovo almeno porterò qualcosa da mangiare. Aspettatemi qui. - Il suo sguardo fiero ed orgoglioso non ci permise di contraddire, anche se restare solo con Jaejoong era l'ultima cosa che avrei desiderato in quel momento. Come dovevo comportarmi? Dovevo dire qualcosa? Scusarmi, dargli una spiegazione o... cosa? Non avevo idea come affrontarlo, ero completamente svuotato. Furono pochi attimi di silenzio prima che lui si avvicinò a me e si sedette accanto al fuoco, così vicino che la nostra pelle poteva sfiorarsi al minimo movimento.
- Mi dispiace! L'altro giorno ti ho messo nei guai, vero? - Tra tutte le parole che potesse dirmi, quelle erano le uniche che non avevo considerato.
- Io... veramente.... - La mia incertezza mi impediva di formulare un qualsiasi pensiero logico, mi sentivo morire.
- Io... lo so! Di ciò che ti lega a lui, lo so. - Inziai a tremare. Cos'è che sapeva? Perchè?! Quando aveva capito...?
- Sappi che non ti lascerò mai a lui. Tu meriti di meglio, non devi soffrire per uno che non ti ama. Ogni volta che ci penso, io... io... - La sua mano si strinse in un pugno e digrignava i denti, era davvero sconvolto! La mia mente era totalmente una tabula rasa, non ci capivo più nulla.
- Jun... Xiah! D'ora in poi ci sarò io insieme a te! - Dette quelle parole, smise di parlare, continuando a fissarmi negli occhi con un ardore che non avevo mai visto in lui in tutti quegli anni. Il suo viso inziò ad avvicinarsi al mio, sempre di più. Vedevo le sue labbra morbite e rosee cercare le mie, ma... non volevo. Non potevo baciarlo! Mi scostai di corpo, iniziando a tremare, ma non per il freddo. Avevo paura!
- Scusami, scusami! - Non riuscivo a dire altro, solo quelle parole contornate da un pianto liberatorio. In quel momento un'altra voce si agitava nella mia mente, quelle promesse e quelle speranze ormai infrante e il mio cuore che si riduceva ancora di più in pezzi di polvere. Sentii la mano calda di Jaejoong sulla mia spalla, un dolce conforto che mi riscaldava la mente.
- Aspetterò... fino a quando non sarai pronto! - Avrei voluto urlare di no, che nn doveva, che non poteva farlo, ma ero troppo fragile per farlo. Quando hai lasciato la mia mano, ero consapevole che non l'avresti più riscaldata con il tuo calore. Anche se cercassi mille anni, non potrei mai trovare quella dolce sensazione che mi davi, perchè il mio cuore sarà sempre tuo, qualunque cosa accadrà! 

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Capitolo 5
*** Un bacio salato ***


La mia strada per diventare idol, non fu semplice. Tra prove canore, esercitazioni di ballo e di recitazione ci restava poco tempo per «vivere». Stare in dormitorio, se in un primo momento mi era sembrato strano, col tempo cominciai a pensare che fosse quasi confortevole. Dopo una giornata passata ad ammazzarti di fatica, stare con gli amici che hanno sudato quanto te, ti fa sentire capito ed accettato.
Stranamente però, cercavo in tutti i modi possibili di evitare ogni possibile contatto con lui, Leeteuk. In sua compagnia ero tremendamente nervoso e non mi piaceva quella sensazione sgradevole. Se lui provava ad avvicinarsi, io immediatamente puntavo la mia attenzione da un'altra parte, sempre con una scusa diversa, certamente più credibile possibile.
«Io... non ti ho mai odiato!» Da quella sera, non avevamo più parlato da soli, avevo fatto di tutto per evitarlo. Erano passate due settimane circa, o forse era anche di più, non saprei dirlo con certezza matematica. Le prove quel giorno erano andate davvero male per me, non riuscivo a concentrarmi. Sbagliavo continuavemente passi e arrivai persino a cadere pesantemente sul ginocchio.
- Hey tu! Pensi che stiamo giocando? - Il coreografo venne vicino a me, che me ne stavo steso sul pavimento, il viso paonazzo per la rabbia.
- Se la pensi così non disturbarti più a presentarti alle lezioni! Qui abbiamo bisogno di gente seria, non un ragazzino che non si impegna. - Quella sera rimasi nella sala prove oltre l'orario, provando incessantemente senza tregua.
- Non ci riesco! Dannazione! - Mi sentivo sconfitto ed amareggiato. Perchè era così difficile? Forse non era quella la mia strada?! Avevo paura di aver sbagliato tutto, di essermi fatto trasportare dalle mie emozioni. In quel momento la porta si aprì all'improvviso, lui era lì di fronte a me.
- Lee... - Non finii neanche di parlare, rimasi semplicemente ad ammirarlo mentre, ancora una volta, mi vedeva in quello stato patetico.
- Eunhyuk mi ha detto che eri qui, credi che sforzandoti in questo modo ci riuscirai? Se sei nei guai chiedi aiuto, scemo! - Entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle e sfilandosi la giacca lasciando intravedere la canottiera bianca circondata dai suoi muscoli forti e virili.
- Alzati, questa volta proviamo insieme. - Io ero indeciso, non riuscivo a muovermi. Una parte di me voleva mandarlo via, l'altra voleva disperatamente che restasse al mio fianco. Lui vide la mia perplessità, la leggeva attraverso i miei occhi.
- Forza, non abbiamo tempo da perdere. Se non vuoi parlarmi sbrigati ad imparare il balletto, dopo me ne andrò. Stai tranquillo! - Aveva lo sguardo spento, inanimato. Mi alzai e provammo per tanto tempo. I miei muscoli dolevano e il sudore era tale che impregnava le tavole di legno del pavimento. Poi, finalmente feci tutto giusto. Sembrava un sogno, avevo imparato i passi alla perfezione. Non sembravo neanche io, era come se guardassi un film e davanti a me ci fosse uno sconosciuto. Mi buttai sul pavimento, completamente privo di forze.
- Bravo. Sapevo che ci saresti riuscito! - Il viso di Leeteuk si illuminò di un grande sorriso e il mio cuore iniziò a battere velocemente.
- Come promesso me ne vado. - Lui stava per uscire dalla stanza, mi alzai di colpo. Il mio corpo si mosse da solo, ne sono sicuro, perchè io non riuscivo neanche a comprendere cosa stessi facendo. Afferrai un lembo della canottiera cercando di impedirgli di lasciarmi lì da solo. Lui si fermò all'istante voltandosi stupito verso di me.
- Io... io... - Non sapevo cosa dire. «Grazie.... sono uno stupido.... scusami....» sembrava tutto così finto, ma anche ciò che provavo davvero.
- Io... Sono uno stupido Teuk. Ti ho evitato, ma... io... - Le parole si fermavano in gola, non riuscivo a liberarle neppure sforzandomi. In quel momento, come se riuscisse a scorgere i pensieri profondi che albergavano nel mio cuore, mi abbracciò. Il suo corpo sudato, era caldo e forte. I suoi muscoli mi cingevano il corpo lasciandomi senza fiato, ero completamente imprigionato nella sua morsa. - Teuk... mi fai male. - Il suo abbraccio era così stretto che faticavo a respirare, ma non volevo allontanarmi. Avrei preferito morire che stare un solo secondo lontano da lui.
- Se non mi odi perchè mi tieni a distanza? Per quale motivo mi eviti? - La sua voce, rotta dal pianto, sembrava così debole. Non avevo capito i suoi sentimenti, ero solo un insensibile egoista!
- Scusami! Io... Avevo paura. - Lui allentò la presa e mi scostò leggermende da se. Era così bello, così sensuale sebbene la fatica che segnava il suo volto pallido. Quando avevo inziato a trovarlo così affascinante? Lui era un ragazzo, proprio come me. Non aveva senso! Il batticuore, la voglia di toccarlo, di vederlo, di assaporarlo, non era normale. Avevo paura di me stesso e di ciò che il mio corpo provava, ma non potevo confessarlo, non a lui. Forse ero malato! Il mio corpo non era normale!
- Anche io ho paura. Fin dalla prima volta che ti ho visto, ti ho sempre amato Junsu! - I suoi occhi erano impregnati di lacrime e luccicavano mentre fissava i miei.
- Questo... questo è impossibile! Siamo due uomini. - Allontanai il mio sguardo dal suo. Quelle parole, mi avevano sconvolto, ma ero anche così felice che anche se il mondo fosse finito, non me ne sarebbe importato.
- E' vero, sono pazzo! La mia malattia è molto grave e forse mi odierai per questo, ma non posso farci nulla. Sono pazzo di te! - In quel momento, non mi importava di nulla. Se fosse giusto, sbagliato, era irrilevante. Contavamo solo noi e quei sentimenti puri e genuini rinchiusi in una cornice di cristallo. Vidi il suo viso avvicinarsi al mio e chiusi gli occhi. Le sue labbra si posarono sulle mie, dolci, calde ed umide. La sua lingua incontrò la mia portandomi all'estasi della gioia. Restammo in quel modo, abbracciati ed accaldati, in quella stanza vuota e buia. La sua mano strinse la mia, accogliente e familiare. Il mio unico pensiero era « Dio ferma il mondo in questo preciso istante. Ti prego!» Quando si allontanò, rimase a guardarmi negli occhi, estremamente sexy e provocatorio. - Ti amo Junsu! - Disse quasi sussurrato prima di tornare a baciarmi, ancora con più passione ed erotismo. Sentivo il mio corpo pronto ad esplodere, ma dovevo contenermi. Lasciarmi andare era sbagliato, contro le regole morali, ma non riuscivo a farcela. Poi un rumore ci interruppe, lasciandomi carico di eccitazione insoddisfatta.
- Dovremmo tornare al dormitorio. - Disse Teuk con un pò d'amarezza. Io annuii e ci incamminammo. La sua presenza accanto a me era così vicina, da farmi tremare. Non appena arrivammo alla nostra abitazione, mi infiltrai velocemente in casa, cercando un posto dove potermi isolare. Il battito del mio cuore era troppo veloce e il rossore delle mie guancie troppo visibile, mi sentivo così vulnerabile.
Entrai in stanza con la velocità di un coniglio in fuga da un leone affamato. Appoggiato alla porta, con il volto in fiamme, poggia la mano al petto cercando di calmalmi, ma era impossibile. Le sue labbra, il suo sapore, era tutto ancora troppo vivido in me. Sentii bussare alla porta, non ero pronto ad aprire, a farmi vedere da nessuno.
- Junsu apri. - La sua voce mi sorprese, mi sentivo un ladro che veniva scoperto a rubare gioelli preziosi. Lentamente aprii la porte pesante e scoprii il suo profilo fermo e rilassato.
- Mi fai entrare? - Incapace di dire nulla lo lasciai passare e mi sedetti incerto, sul mio letto ancora intatto.
- Tranquillo non ho intenzione di assalirti. - Lui sorrise, ma ciò non fece altro che farmi ancora più imbarazzare.
- Da oggi sarò il tuo compagno di stanza. Ho chiesto ad Eun di lasciarmi dormi qui, spero che non ti sconvolga. Non ho intenzione di fare nulla che tu non desideri, voglio solo che tu sia felice. - A quelle parole lo guardai intensamente. Era sbagliato, ma ormai non mi importava più nulla. Mi avvicinai a lui, ancora fermo vicino alla porta e lo abbracciai. Lui mi circondò con il suo calore e tutto svanì per sempre in una bolla di sapone.

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Capitolo 6
*** Un ti amo sussurrato nel cuore ***


Quando il sole del mattino filtrò tra le finestre, sentii una dolce sensazione di calore dentro di me. I ricordi confusi della sera prima, si dibattevano nella mia mente all'ultimo scontro. Tastai le lenzuola, quasi aspettandomi una presenza accanto a me, ma il letto era freddo e vuoto. Aprii gli occhi in cerca di qualcosa, o meglio, qualcuno. La stanza era vuota, se non fosse per quegli oggetti che ci appartenevano. Che fosse stato tutto un sogno?! Mi girai verso il comodino per cercare la sveglia, erano le 7 del mattino.
Mi coprii con il grande piumone per cercare di nascondere il mio viso dalla luce che proveniva timidamente dalla piccola finestra chiusa. Le sue mani calde, avevano davvero circondato la mia pelle fredda? I suoi baci caldi, mi avevano davvero fatto tremare? Non potevo ripensarci, ma non riuscivo a fare altro. La porta si aprì all'improvviso, ma non avevo il coraggio di controllare chi fosse.
Se fosse entrato Eunhyuk, allora quello che avevo vissuto, era stoto solo un grande e meraviglioso sogno fin troppo reale. Eppure, se fosse stata la verità, forse, sarebbe stato ancora più sconvolgente. La persona che entrò si appoggiò nel mio letto, sentivo la pesantezza del suo corpo tra le lenzuola. Una mano si accostò vicino al mio corpo e lentamente, abbasso la difesa che mi ero costruito.
- Buon giorno bello addormentato! - Teuk mi guardava con un sorriso dolce sul viso e mi diede un bacio sulla fronte. Un piccolo gesto ricco di sentimenti inaspettati. Era tutto vero, i miei ricordi si fecero ancora più vividi donandomi del rossore nelle guancie arrossate. Lui sorrise, proprio come un raggio di sole.
- Sbrigati a prepararti, o saremo in ritardo. - Dette quelle parole si alzò, lasciandomi con il cuore palpitante e desideroso di qualcosa di più. Quel giorno non potei vederlo molto. I nostri orari non combaciavano e, se da una parte ne ero grato, dall'altro sentivo immensamente la sua mancanza.
Ero carico di energie nonostante quella turbolente notte passata. Le parole di Teuk, il suo modo di incoraggiarmi, sentivo che potevo fare qualsiasi cosa se avessi avuto lui al mio fianco. Mi stavo già innamorando, o forse lo ero da ancora prima. Fin dal nostro primo incontro, in quel parco. Sono sicuro che il mio amore per lui è nato lì, non ne ho dubbi! Il tempo passò lentamente quel giorno ma, la mia mente era troppo impegnata ad arrivare a fine giornata per poterlo vedere.
Tornando al dormitorio, stanco ma felice, mi guardai intorno alla ricerca del suo sguardo, ma non lo trovai. Entrando nella stanza, vidi le sue cose, trasportate mentre io dormivo. I suoi libri, la sua penna, le sue foto, i suoi appunti, i suoi vestiti, era tutto lì. La presenza di quella persona, riuscivo a sentirla fin dentro la mia anima.
Mi sedetti sul suo letto, in attesa del suo ritorno. Il suo profumo mi offuscò la mente, dandomi una tale sensazione di pace che finii per addormentarmi. Era notte fonda quando sentii una mano calda premermi sul petto. Mi svegliai di scatto, vedendo solo la luce della luna penetrare nella stanza buia. Le sue mani accerchiavano il mio busto e la mia schiena era inarcata nel suo petto grande e forte.
- Teuk, io... - Mi trovavo nel suo letto, rannicchiato nel suo cuscino, cosa potevo dirgli per giustificarmi?!
- Ti sono mancato così tanto? Stupito! - Sorrideva mente lo diceva, le parole che non riuscivo a dire, lui le sentiva. All'epoca ero troppo ingenuo, credevo che l'amore fosse una dolce storia romantica, ma era difficile ammettere i sentimenti che sentivo premere dentro.
Se fossi l'uomo di adesso, forse ti tratterei meglio, donandoti quella parte di me che non riuscii a mostrarti apertamente. Forse mi avresti amato di più, e la nostra fine non sarebbe mai accaduta. Le tue parole d'amore, era davvero una bugia? Ho sempre voluto chiedertelo, ma la paura me lo ha impedito, anche quando la fine arrivò.
Quando ci penso, non posso fare a meno di chiedermi se l'unico innamorato non fossi davvero io, e le lacrime scendono sempre più forti ad ogni sospiro. Quella notte dormimmo abbracciati, scaldandoci a vicenda. Il tuo sospiro sulla pelle mi rasserenava. Le notti passate nel tuo letto, furono le migliori della mia vita, adesso lo so con certezza. Passarono i giorni, sempre uguali, sempre insieme a lui.
Ci vedavamo poco, in particolare la notte, ma quei brevi momenti, erano così intensi che credevo davvero mi sarebbero bastati per tutta la vita. Lui mi baciava, mi abbracciava e mi toccava il corpo rigido, ma non andava oltre. Dormivamo insieme, ma alle prime luci dell'alba mi lasciava solo tra le coperte fredde. Lui era dolce con me, ma di fronte agli altri sembrava un estraneo. Sapevo bene che era giusto in quel modo, nessuno ci avrebbe capiti nè accettati, ma il mio cuore sembrava non capirlo.
Sebbene non mi fossi ancora dichiarato, i miei sentimenti, celati dall'indifferenza, erano chiari dentro di me. Era passato già un mese, senza che nulla cambiasse. Giorno dopo giorno, avevo inziato a credere che stesse solo giocando con me, un brutto gioco egoistico.
Affacciatto alla finestra, mi soffermai a guardare la luna tonda e luminosa, mi sentii patetico. Ero un uomo, eppure mi comportavo come una ragazzina innamorata. Era davvero ridicolo! Quando lui entrò nella stanza non lo sentii neppure, perso com'ero nei miei pensieri. Lo sentii solo quando ormai era dietro di me, che mi cigeva la vita e mi assaporava i capelli. La sua bocca si posò sul mio collo facendomi tremare appena.
- Come mai sei così silenzioso? - Il tono della sua voce era serio e pacato, ma sentivo che era preoccupato.
- Non è nulla, stavo pensando.. - Lui mi fece girare dolcemente, il suo viso era proprio di fronte al mio e riuscivo a sentire il suo corpo appoggiato al mio, le sue gambe il suo addome le sue braccia, facendo aumentare il mio ardore.
- Dimmi ciò che ti preoccupa. - Non potevo farlo, era troppo umiliante raccontargli i miei pensieri. Dovevo trovare una scusa, qualcosa che potesse credere, ma non riuscivo a trovare nulla.
- Junsu, ti fidi così poco di me? Se c'è qualche problema parlamene. - Era deluso, lo capivo così bene, ma ero troppo timido per confessargli i miei sentimenti. Il mio silenzio si sparse così velocemente che mi fece rabbrividire. Lui piano mi lasciò andare.
- Non ti va proprio di dirmelo... - Prima che potesse allontanarsi, afferrai il suo polso delicato e lo costrinsi a guardarmi. In quel modo non andava bene, dovevo fare qualcosa, qualsiasi cosa!
- Tu... mi ami davvero? - La mia voce era irriconoscibile. Avevo sussurrato quelle parole, anche se avrei voluto urlarle forte.
 - Anche se lo dici, non riesco a crederci. Mi tratti sempre freddamente e anche in intimità, ti limiti a baciarmi. Così ho pensato che tu in realtà.... - «Stessi giocando con me.» Anche se lo pensai, non riuscii a finire la frase, ero davvero uno stupido. A quelle parole, chiusi gli occhi e abbassai la testa, era troppo imbarazzante guardarlo.
D'un tratto le sue mani forti mi afferrarono con forza e vigore e mi spingero in quel letto freddo ma accogliente. Lui era sopra di me, il suo peso mi opprimeva la carne ma, mi dava un dolce senso di eccitazione. Iniziò a baciarmi con passione sempre maggiore e sentii la mia intimità riscaldarsi.
- Te... uk.... asp... - Non riuscivo a parlare con la sua lingua che sembrava volermi soffocare di piacere.
- Mi sono trattenuto troppo a lungo. Non posso più fermarmi. - Le sue mani si mossero esperte nel mio corpo, eppure sentivo che anche lui era imbarazzato come me.
Mi trattava con la cosa più preziosa che possedeva, era questo che riuscivo a percepire da ogni suo gesto. Averlo accanto a me, il suo respiro che mi mozzava il fiato e il suo dolce sapore sulle labbra, fu l'esperienza più sconvolgente della mia vita, ma sentii per la prima volta che era quello il mio destino.
Incontrarlo, vivero, amarlo, io ero nato solo per quel motivo! Per tutto il tempo che lui fu in me, non riuscii a capire nulla, sentivo unicamente il profondo amore che ci univa rendendomi consapevole che nulla sarebbe più stato diverso. La mia anima ormai, era legata strettamente alla sua, in modo indissolubile. Quando si allontanò, esausto e felice, un senso di leggero freddo mi colpì all'improvviso. Mi voltai e lo abbracciai quasi istintivamente, ricercando ancora quel calore che solo lui sapeva donarmi.
- Ti amo Junsu! Capii di amarti quella volta al parco. Non appena vidi i tuoi occhi in lacrime, lo seppi. - Improvvisamente mi ritrovai a fissarlo senza capire, lui si ricordava?!
- Tu, te lo ricordi? Pensavo fossi il solo a... - Un bacio dolce e gentile fermò le mie parole sul nascere, ero all'estasi della gioia.
- Se in questo periodo non sono mai andato oltre, è perchè volevo che fossi pronto. Non sapevo come ti sentissi e avevo paura di affrettare i tempi. Di fronte agli altri vorrei stringerti e baciarti ma, sai anche tu che è impossibile. Quando qualcuno ti guarda, ti tocca o ti parla, sento il mio corpo esplodere di gelosia. Vorrei gridare di lasciarti, che sei mio, ma non posso! - Abbassò lo sguardo, improvvisamente intimidito dalle sue stesse parole. Io lo abbracciai, ancora una volta non riuscii a dire nulla, ma il battito del mio cuore, che si rifletteva sul suo corpo, parlava al mio posto. Vorrei poter tornare a quel giorno per poterti finalmente dire quel «Ti amo» che ho abilmente nascosto dentro di me, per troppo tempo.

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Capitolo 7
*** Parole che fanno male ***


Dopo due ore rinchiusi in quella piccola casette di campagna, Yoochun tornò con il nostro manager e una macchina pronta a ricondurci al nostro dormitorio. Mentre ci allontavamo, la pioggia aveva smesso di cadere pensante al terreno, ma il fanfo era ancora alto e camminare risultava difficile. Jaejoong era accanto a me, quasi per paura che potessi cadere da un momento all'altro.
La sua estrema premura nei miei confronti, se da una parte mi rendeva felice, dall'altro mi inquietava. Non potevo ricambiarlo, ma non riuscivo neanche ad allontanarlo completamente, ero davvero crudele. Fossi stato più forte avrei detto chiaramente che non poteva aspettarsi nulla da me, che il mio cuore non poteva essere di nessun altro, ma era troppo difficile farlo. Perdere un amico importante, una spalla su cui piangere, non era mai semplice. Ero un codardo!
Arrivati a casa mi sentivo sfinito, l'aria fredda e l'umido mi impregnavano i vestiti. Feci un bagno caldo per lavare via le mie inquietudini, ma non riuscivo a pensare ad altro che alle parole di Jaejoong ed al viso di Teuk. Seppur siano passati quasi 10 anni, io lo amo ancora come il primo giorno, e questo non cambierà mai.
Non riuscivo a restare in casa, stare in quelle mura mi opprimeva, così, senza farmi accorgere da nessuno, uscii all'aria aperta. Era difficile camminare serenamente per le strade di Seoul per un idol, ma io ero bravo a mimetizzarmi. Senza farmi accorgere, passai in una strada secondaria che conoscevo bene, il mio sentiero verso la solitudine che ricercavo disperatamente. Il posto che stavo cercando di raggiungere, non era molto distante, ma passare dalle strade più isolate, rendeva il tragitto più lungo del previsto. Il sole era ormai sul fare del tramonto e il cielo si coloriva di blu.
I miei passi sul terreno ruvido e il rumore delle macchine in lontananza, era un mix perfetto d'armonia. Un cagnolino disperso scondinzolò al mio passare, ma fermarmi era troppo rischioso. Raggiunsi il parco alla velocità della luce e quando arrivai il buio si era infittito, ma non mi fu difficile raggiungere quel luogo.
Ormai era come un rituale per me, un posto pacifico e disperso dove rifugiarmi a cercare di calmare il mio cuore in tumulto. Eppure, quel giorno, c'era qualcuno in quella panchina. Un'ombra scura che riconobbi immediatamente. Stavo per scappare quando....
- Junsu! - Non feci in tempo a sparire nella notte, mi aveva visto.
- Aspetta... - La sua voce era troppo forte in quella sera silenziosa. Mi fermai senza pensarci, rispondendo alla sua preghiera. Non volevo guardarlo, ma sentivo i suoi passi farsi sempre più vicino a me.
- Tu... guardami Junsu. - In meno di un istante, il tono della sua voce cambiò drasticamente. Da sicuro e forte, passò a debole e supplichevole. Non riuscivo a voltarmi, vederlo era doloroso. Le sue mani si posarono sulla mia spalla, stringendomi così forte da farmi male.
- Junsu... - Stava per dire qualcosa, ma non ci riuscì. Avevo desiderato parlargli, spiegargli cos'era successo, ma una volta lì, così vicini, la mia mente non riusciva a formulare neanche una parola.
- Sono felice per te. - Disse infine a denti stretti.
- Pensavo che per colpa mia, avevi smesso di credere nell'amore. Sapere che hai voltato pagina mi rende felice. Volevo solo dirti questo! - Lasciò il mio corpo e si voltò. Le sue spalle erano a contatto con le mie, ma tutto ciò che riuscivo a fare era stare immobile aspettando la sua prossima mossa.
Quelle sue parole, mi avevano totalmente sconvolto. Non gli importava davvero nulla? In fin dei conti, dovevo aspettarmelo! Cosa pretendevo? La realtà spaventosa è che io speravo davvero che stesse male per me. Anche se crudele da ammettere, volevo che piangesse, che si disperasse come io stesso facevo per lui.
- Pensavi che ti avrei amato per sempre? In fin dei conti, siamo stati insieme per un anno. Non è stata una storia così importante, non credi? - Cosa diavolo sto dicendo? Qualcuno mi fermi! Non ero io, lo giuro. Quelle parole non le pensavo ma, le dissi senza pensarci. Volevo fargli del male, perchè essere dimenticato era ancora più spaventoso.
- Hai ragione. - Le sue parole, erano solo la conferma di ciò che per tanto tempo avevo sospettato e che non riuscivo ad ammettere. Quei giorni insieme erano davvero stati solo un illusione.
- Tra un mese partirò militare. Ormai è ora che anche io faccia la mia parte per la patria. Userò questi due anni per migliorare. Al mio ritorno, mi piacerebbe ricominciare una vita nuova ed incontrarti come un estraneo. Forse così potremmo iniziare ad essere amici. Adesso che so che non mi ami più, possiamo tornare indietro nel tempo e cancellare i nostri sbagli. - Era vicino a me, ma sembrava anche così distante! - I nostri sbagli? - Lui era immobile, rigido proprio come lo ero io.
- Incontrarmi per te è stato un errore? - Tremavo nel dire quelle parole che uccidevano ogni cellulla del mio organismo.
- Si. Col tempo ho capito che sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai incontrati. Eravamo solo dei ragazzini immaturi con la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, ma stare insieme per me era una tortura incredibile. Quando mi resi conto di odiarti, era già troppo tardi. - Non dicemmo più nulla, entrambi rintanati nel proprio universo parallelo. C'era molto da accettare, almeno da parte mia. Fu proprio in quel momento che, più di ogni altra cosa, capii che la mia vita non aveva più senso. Senza di lui il mio cuore era vuoto, privo dell'anima che lo conteneva. Forse aveva ragione, era stato tutto un grosso sbaglio, ma non potevo crederci.
- Pensaci alle mie parole. Vorrei davvero essere tuo amico. - Poi, se ne andò.
Sentivo i suoi passi pesanti sull'asfalto allontanarsi e caddi in ginocchio sul terreno freddo. Piansi, non so neanche per quanto tempo. Quando ebbi versato anche l'ultima lacrima, mi alzai senza più uno scopo nella mia vita. Vagai per le strade, per la prima volta senza pensieri. Che mi vedessero, che mi fotografassero, era irrilevante.
Non guardavo neppure dove fossi, l'importante era camminare senza fermarsi perchè, altrimenti sarei crollato al suolo senza la forza per tirarmi su. La gente mi guardava, alcune ragazze urlavano il mio nome, ma a me non importava. Alcune cercarono di parlarmi, ma non riuscivo neanche a vedere i loro volti. Senza rendermene conto, cominciai a correre, forte e libero in quelle strade poco affollate.
Volevo arrivare fino alla fine del mondo, perdermi in qualche luogo sperduto fino alla completa rovina di me stesso. Presi un taxi, volevo vedere solo un volto in quel momento e farmi coccolare come un bambino.
Arrivai a Gyeonggi-do che la notte era già profonda, sapevo che era tardi, ma volevo davvero vederli. Bussai a quella porta con tutta l'intensità che mi restava. Non appena la porta si aprì, mia madre con il pigiama pesante e un'espressione sconvolta in viso, mi venne incontro.
- Junsu, che succede? - Io crollai tra le sue braccia, lasciandomi abbracciare come quando ero piccolo. Lei era l'unica donna al mondo che mi aveva visto così fragile ed indifeso e, ancora, mi amava con la stessa intensità.
- Piccolo mio, entra in casa. - Io non riuscivo a muovermi, abbandonato in quel dolce calore che lei mi donava. Avevo voglia di restare in quel modo per sempre, protetto dalle sue amorevoli cure.
Mio padre preoccupato si avvicinò all'uscio e, vedendomi in quel modo, ci lasciò condividere quel momento solo per noi. Probabilmente si sentiva a disagio ma non importanva. Quando entrai in casa, vidi il volto preoccupato di Junho. Mio fratello era sempre stato dalla mia parte, sempre vicino a  me in ogni difficoltà, ma alcune cose non potevo dirle neanche a lui. Fin da piccoli, abbiamo condiviso i nostri sentimenti ed anche da adulti, lui è rimasto una parte importante della mia vita. Mia madre mi prese da bere e ci sedemmo sul divano, solo io e lei.
- Come mai sei venuto? Hai avuto problemi al lavoro? - Non potevo spiegarle, lei sarebbe stata delusa dal suo ometto.
- Mi mancavate. - In fin dei conti, non era una bugia la mia. Dopo un pò andai nella mia stanza, che condividevo con il mio fratellone.
- Quando sei tornato? Credevo fossi ancora a Shangai. - Il volto di Junho era triste e sconsolato, sentiva ciò che provavo più di chiunque altro. Mi abbracciò forte, quasi strozzandomi.
- Puoi smettere di fingere e raccontami cos'è successo! - Non potei dirgli di Teuk, ma lui capì immediatamente. Passammo la notte a parlare, quell'ipotetica persona che mi faceva soffrire, lui non seppe chi fosse e non me lo chiese. La mattina dopo partii presto, non potevo arrivare in ritardo in studio. Mentre lasciavo la mia stanza, con il cuore in gola, Junho mi fermò toccandomi dolcemente il braccio.
- L'amore che provi nel cuore, anche se fa male, tienilo come un tesoro dentro di te. Un giorno guardando indietro, i ricordi tristi saranno meno forti, quasi sopportabili. Fighting! - Quelle poche parole accesero un fuoco dentro di me, capii cosa volesse dire.
Dovevo essere forte e sopportare perchè un giorno sarebbe stato solo un ricordo nella mia mente. Il mio dolore sarebbe sparito lasciando il posto ad altri sentimenti più gentili. Mentre l'auto correva veloce, sorrisi al vetro opaco, finalmente con la pace nel cuore. Anche se non mi ami più, anche se ti sei pentito di tutto, il mio amore per te sarà per sempre rinchiuso in una parte profonda del mio cuore. I tuoi ricordi, sono la cosa più importante che ho al mondo.

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Capitolo 8
*** La strada verso il mio cuore ***


I mesi passavano velocemente insieme a Teuk, era così bello essere innamorati. Ogni giorno mi svegliavo con il suo odore nel corpo, la sua immagine nella mente e il suo sapore nella bocca, sebbene lui non fosse materialmente accanto a me.
Ero sempre l'ultimo a svegliarmi tra i due, anche se, col senno di poi, avrei voluto vederlo di più addormentato e fragile. I nostri allenamenti si fecero sempre più duri ed intensivi, il tempo per vederci si fece sempre più breve fino a limitarsi a pochi attimi trascorsi di notte nella nostra tenera intimità.
Non vederlo così tanto, per me era una tortura. A volte, dalla sala prove, lo vedevo passare insieme ai suoi compagni d'avventura, allegro come sempre. In quei momenti, il mio cuore sperava in un segno da parte sua, uno sguardo, un movimento delle mani, ma non arrivava nulla. Razionalmente capivo che non poteva, inoltre aveva spesso dimostrato i suoi sentimenti sia a parole che con i fatti, ma non riuscivo a darmi pace. Eravamo tutti al limite della sopportazione, per questo ci fu concesso quell'unico giorno di libertà.
- Ragazzi, avete lavorato sodo, domani prendetevi una pausa, ve la meritate. - Il manager uscì della stanza dopo aver dette quelle brevi parole, lasciandoci entusiasti e carichi di eccitazione. - Junsu domani usciamo insieme? - La voce allegra di Eunhyuk interruppe la mia felicità lasciandomi interdetto su cosa dire. Non potevo semplicemente rifiutare, sebbene fosse il mio amico d'infanzia, spiegargli certe cose era estremamente difficile.
 - Mi dispiace, lui domani ha già un impegno. - La voce semplice ed allegra di Teuk, mi tolse immediatamente dall'imbarazzo del momento. Non sapevo cosa dire, così lasciai a lui l'attimo di gloria, estremamente felice di come si erano messe le cose. Lui era lì per me, mi stava dimostrando nuovamente quel qualcosa che io non riuscivo a dire.
- Che antipatici! Dovete uscire con qualche bella ragazza, vero? Siete cattivi... - Eun continuò a lamentarsi per un pò, ma io finii per smettere di ascoltarlo e perdermi negli occhi puri e dolci di Teuk che mi lanciava sguardi di intesa. Dopo poco fu l'ora di andare a dormire.
Tutti eravamo eccitati per quel giorno di libertà assoluta dopo così tanto tempo a lavorare. Alcuni avrebbero fatto visita alla famiglia, altri sarebbero usciti con la ragazza che non vedevano da tempo, poi c'eravamo noi, che ci concedevamo del tempo per il nostro amore segreto.
Eppure avevamo tutti dei programmi specifici, qualcosa che solo il sorgere del sole avrebbe avvicinato alla realtà. Non appena ci chiudemmo la porta alle spalle, istintivamente afferrai la sua mano nel buio, in silenzio come se fosse la cosa più normale del mondo. Lo sguardo di Teuk era basso quasi triste, ma non riuscivo ad intuire cosa provasse. Sebbene ci frequentassimo da un pò ormai, conoscevamo così poco di noi stessi, era difficile capire dentro i nostri cuori.
- Teuk, cosa succede? - Le mie parole erano appena sussurrate, ma lui sembrava non farci caso, come se fosse sordo alla mia supplica. Si voltò di scatto raggomitolandomi nel suo petto.
- E' frustrante! - La sua voce era roca, non sembrava neanche provenire dalla sua gola. Non era mai stato in quel modo, non sapevo come comportarmi.
- «Domani usciremo insieme. E' il mio ragazzo...» Avrei voluto urlarlo davanti a tutti ma, non ho potuto. E' così ingiusto! - La sua stretta era ferrea, non mi permetteva di emettere un solo sospiro, ma chiuso tra le sue braccia, sentivo così forte il battito incessante del suo cuore che anche se il mio avesse smesso, non lo avrei notato.
Sentii le sue lacrime bagnarmi la maglietta e il suo corpo tremare. Appoggiai le mie braccia sulla sua schiena e cercai di infondergli il mio calore teneramente. Restammo in quel modo, abbracciati e tremanti, fino a quando non si calmò. Lui, che aveva pianto per me con quell'espressione imbarazzata in volto, credevo di poterlo amare per tutta la mia intera esistenza. Ci addormentammo come sempre, abbracciati mentre baciavo le sue palpebre profumate, chiusi gli occhi e mi assopii. Non ricordo il sogno che feci quella notte, anche se ricordo che svegliandomi con i primi raggi di sole, il mio volto si illuminò in un immenso sorriso.
Fu Teuk a svegliarmi, ancora carico di eccitazione per quel giorno speciale che ci avrebbe visti protagonisti. Non potevamo permette che qualcuno ci fermasse o si unisse a noi, così quando ancora il dormitorio era silenzioso, uscimmo di fretta per una destinazione sconosciuta.
Immersi nelle strade secondarie di Seoul, completamente deserte in quella prima mattina, ci tenemmo per mano sorridendoci come degli stupidi. Non avevo mai avuto un appuntamento, nè avevo mai amato nessuna persona prima della sua apparsa nella mia vita, era tutto nuovo per me e mi sentivo quasi uno stupido. Lui mi mostrò dei vicoli stretti e completamente isolati dove potevamo stare soli anche in mezzo al giorno che avanzava.
- Dove andiamo? - Dissi mentre camminavamo apparentamente senza meta.
- Ti sto insegnando una strada segreta, fai attenzione. - Incuriosito e completamente ignaro di ciò che intendesse guardai tutto ciò che mi circondava senza riuscire a dare un nome o una forma precisa.
- La strada per dove? - Lui si fermò bruscamente, mi guardò ridendo e si avvicinò a me.
- Ovvio no? La strada verso il mio cuore. - Dette quelle semplici parole, il mio cuore iniziò a tamburellare in modo incontrollato e lui, continuando a sorridere beatamente, mi baciò con una passione tale da farmi quasi cedere le gambe.
Quando la sua lingua incontrava la mia, sentivo dentro di me un fuoco così immenso da farmi paura. Continuammo a camminare in silenzio, dovevo memorizzare tutto, perchè sentivo che quelle strade le avrei percorse ancora ed ancora. Dritto, gira a destro, ancora dritto, sembrava non voler finire mai, ma era anche divertente camminare insieme in quel modo.
Ad un certo punto, qualcosa colpì la mia attenzione inaspettatamente. C'erano degli alberi in lontananza, come se stessimo per avvicinarci ad una foresta, ma era quasi impossibile trovarsi in un luogo del genere.
 - Ma... ma... - Stavo per dire, ma le parole mi morivano in gola. Arrivammo in quella che sembrava un'entrata secondaria di un grande parco, anche se la porta, un piccolo cancello battuto, era chiuso con una grande catena.
- E' chiuso! - Dissi io un pò deluso. Lui mi strizzo gli occhi e fece un breve movimento e in un batter d'occhio la porta si spalancò di fronte ai miei occhi increduli. Non riuscivo a dire nulla, ero completamente esterrefatto. Ci addentrammo in quel parco con circospezione mentre Teuk risistemava la porta per come l'avevamo trovata.
- La catena ha un anello rotto, ma a nessuno sembra importare. Questo parco ha la sua entrata principale, quindi nessuno controlla questa parte quasi deserta. - Camminava sicuro, come se conoscesse quel posto come le sue tasche e finalmente arrivammo. Era tutto come allora, quel piccolo spazio incorniciato dagli alberi, quella panchina solitaria.
Riuscivo persino a vedermi di nuovo, seduto lì a piangere come una ragazzina indifesa. Spalancai la bocca in preda allo stupore, la mano di Teuk era calda e improvvisamente si portò al mio viso facendomi girare leggermente verso di lui.
- Ti amo Junsu, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre. - Dette quelle parole sussurrate col cuore, mi baciò ancora e ancora, trascinandomi nel completo oblio. Seduti ancora su quella panchina, parlammo di tutto e di niente, ridendo e giocando come ragazzini innamorati. Mangiammo uno spuntino e ci baciammo per tutto il tempo, incuranti di tutto e di tutti. Eravamo solo noi due, il mondo era così lontano in quell'angolo di paradiso.
Potessi, tornerei ancora a quel giorno per ricominciare di nuovo, per essere più buono con te che mi hai sempre donato il tuo cuore senza chiedermi nulla in cambio. Se hai smesso di amarmi, è anche colpa mia, vero?
Soffrivi così tanto e io non me ne sono mai reso conto. Vorrei chiederti scusa, anche se non riesco a trovare le parole adatte. Se mai i miei sentimenti, un giorno arriveranno a te, spero che riuscirai a perdonarmi. 

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Capitolo 9
*** Un giorno buio e tenebroso ***


Eravamo felici, almeno così credevo ed in breve, passò un anno da quel nostro primo bacio. La nostra vita scorreva come sempre, ma forse qualcosa era diverso e io non me ne resi conto subito. Inziai a vedere qualcosa di strano, Teuk era sempre nervoso e spesso molto distratto. All'inizio credetti che fosse solo un pò di nervosismo per il duro lavoro che giornalmente svolgevamo, ma più tempo passava, più le cose peggioravano.
All'inizio era solo vagamente distante, spesso pensieroso, ma piano piano iniziava sempre più ad ignorarmi. Non passò neanche una settimana, eravamo appena tornati in stanza, stanchi morti dopo un intenso allenamento in palestra. Mi buttai letteralmente sul letto, incurante dello stato pietoso in cui mi trovavo.
- Junsu, alzati, sporcherai le lenzuola. - Io mi voltai di poco per guardarlo in viso. Era di profilo, appoggiato alla parete mentre la piccola luce della stanza illuminava i suoi muscoli sudati.
- Che ci fa, tanto dormo nel tuo letto. - Sorrisi a quelle parole, sperando che anche la sua tensione si facesse meno evidente. Non disse nulla e andò a lavarsi. Sentivo il forte suono del getto d'acqua e mi sembrava d'impazzire. Non era da lui comportarsi in quel modo, essere così freddo e così distante, non l'aveva mai fatto. Appena si fu cambiato, tornò lentamente nella stanza, sulla testa una piccola tovaglia bianca.
- Domani... saltiamo le lezioni. - Quella richiesta arrivava così improvvisa, non sapevo cosa aspettarmi. Suppongo che non potevo evitare l'inevitabile, così inconsciamente accettai senza discutere, le sue direttive. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, ma non avrei mai creduto a ciò che sarebbe successo.
Ci svegliammo presto, anche se io non riuscii a dormire molto. Sebbene eravamo nello stesso letto, lui non mi abbracciava come al solito. Era di spalle, come se io non fossi lì. Non mi baciò nè mi strinse a sè, ma probabilmente era normale, pensavo nella mia mente. Chiedere troppe attenzioni, era egoistico da parte mia.
Quando ci alzammo era l'alba e senza fare rumore, uscimmò dalla casa lasciando un misero biglietto di scuse ai nostri compagni ignari di tutto. Quando fummo fuori, il sole iniziava a splendere, sebbene i suoi raggi erano fiochi.
- Dove ti andrebbe andare? - Disse con un solo, piccolo fiato. Rimasi interdetto su cosa dire, non capivo cosa significava quel suo comportamento, ma cercai di essere normale per non destare sospetti.
 - Voglio vedere il mare. - Dissi senza pensarci. Allontanarci dall'aria opprimente di Seoul, magari ci avrebbe fatto bene. In un luogo solitario, forse saremmo tornati uniti come prima o anche più inseparabili. Prendemmo subito un taxi e ci sedemmo nel sedile posteriore. Teuk guardò per tutto il tempo fuori dal finestrino, non mi degnò neanche un breve sguardo fugace. Cercai di avvicinare la mia mano alla sua, ma prima che la raggiungessi, lui la spostò.
Ad ogni piccolo gesto, sentivo dentro di me un vuoto incolmabile.
Note stonate suonavano in quella piccola autovettura, mentre il nostro silenzio ormeggiava invisibile creando una barriera invalicabile. Non appena arrivammo, pagammo il conto e ci incamminavvo verso la spiaggia. Lui era poco distante da me, superandomi di pochi passi ogni volta che arrivavo al suo fianco. Già allora avrei dovuto capire, distanziarsi da me era un sintomo, vero? La spiaggia quel giorno era un tappeto morbido ed invitante e per un attimo mi dimenticai tutte le mie inquietudini.
- Teuk andiamo. - Dissi prendendo la sua mano e correndo insieme a lui in quel paradiso macchiato dal vento autunnale. L'acqua, era limpida anche se un pò agitata, ma ai miei occhi era tutto perfetto. Anche Teuk, che per tutto il giorno era rimasto quasi spento, aveva un piccolo sorriso sul volto, leggero e caldo. Giocammo per tutto il tempo, dimenticandoci di tutto. Eravamo solo io e lui e questo bastava a rendere il mondo più bello, almeno era come io la vedevo.
In breve arrivò la sera, e anche il cielo iniziò a scurirsi, facendo intravedere le piccole stelle che, timide, si affacciavano al mondo. Noi eravamo sdraiati sulla sabbia morbida, in silenzio ad osservare l'universo infinito.
- Finalmente possiamo vedere bene le stelle, era il tuo desiderio, te lo ricordi? - Lui annui con un breve suono della gola. Era tornato tutto come prima?! Possibile che neanche quello aveva aiutato a renderlo più sereno?
- Teuk, cosa sta succedendo? Anche se non dici nulla, so che c'è qualcosa che non va. Mi reputi così stupido da non capirlo? - Nel dirlo mi alzai leggermente, quel tanto da poterlo guardare in viso. Lui voltò lo sguardo verso di me, aveva un'espressione totalmente sconosciuta. Un'espressione così distante da me, che mi fece paura.
- Volevo aspettare a dirtelo, almeno fino al ritorno a casa, ma credo di non avere altra scelta... - Lui si fermò un attimo e si mise a sedere, cercando una posizione comoda.
- Lasciamoci. - In quel momento tutto accanto a me si fermò. Il rumore delle onde, il canto delle cicale, il rumore delle macchine nella strada, era sparito tutto lasciando solo l'eco di quelle parole vuote.
- E'.... è uno scherzo vero? - Non sapevo cosa dire, nè cosa pensare. Speravo che improvvisamente dicesse «ci credi sul serio? Stupido.» Eppure le sue parole non arrivavano, o almeno non erano come io avrei sperato, ma totalmente il contrario.
- Sono serio. E' da un pò che ci penso. Io non ti amo più Junsu. - Avevo i brividi e tremavo convulsamente. Era un incubo, volevo svegliarmi ma perchè non ci riuscivo?
- Ma... oggi ci siamo divertiti! Perchè mi stai lasciando dopo tutto questo? - Non mi accorsi che stavo urlando contro di lui, ero disperato e non riuscivo a controllarmi.
- Volevo regalarti un ultimo nostro ricordo. Non abbiamo passato tanto tempo come coppia e almeno all'ultimo... - Lui si fermò, non sapendo più cosa dire, ma a me non bastava. Ero ferito e mi sentivo terribilmente umiliato.
- Che ricordo dovrò avere? Il nostro ultimo appuntamento? Ti faccio così pena?! - Avevo le lacrime agli occhi, sebbene non volessi piangere non riuscivo a fermarmi. Grandi singhiozzi mi frantumavano il petto mentre cercavo in tutti i modi di controllarmi.
- Junsu... - Lui avvicinò la sua mano alla mia, ma prima di arrivare a me si fermò di colpo ritraendola come d'impulso.
- Probabilmente hai ragione. Sono stato io ad avvicinarmi a te e me ne pento. Ho capito che non ti ho mai amato davvero, non voglio continuare a soffrire restando accanto ad una persona per cui non provo nulla. - Dicendo quelle parole si alzò e si girò di spalle. E' quello l'ultimo ricordo che ho di quel giorno. Lui che si allontana nella spiaggia, fino a sparire dalla mia vista.
Alzando gli occhi al cielo, cercavo quelle stelle che lui amava ma non potei vedere nulla. Le lacrime erano troppe e oscuravano la mia vista. Bloccato in quel punto, non riuscii a muovermi per così tanto tempo. Sentivo freddo, ma perso nella mia sofferenza non riuscivo a percepirlo razionalmente. Probabilmente era tutto un sogno vero? Sarei tornato a casa e tutto sarebbe tornato alla normalità, non poteva finire in quel modo.
Noi ci amavamo, non potevamo lasciarci. Mi alzai e iniziai a camminare nella notte che ormai andava a diventare più tenue rilevando i primi segnali dell'alba che si avvicinava. Salii su un taxi che lentamente, mi riportava a Seoul, con il cuore colmo di tristezza. Se arrivando al dormitorio tutto fosse stato reale, che ne sarebbe stato di me?
Non riuscivo a pensare ad altro. Com'eravamo arrivati a quel punto? Avevo bisogno che qualcuno me lo spiegasse. Una volta di fronte quel grande edificio, mi sentii perso. La mia fiducia iniziava a vacillare, mi sentivo inutile. Entrando vidi tutte le luci spente, non c'era nulla che identificava la sua presenza.
«Deve essere qui.» Non facevo altro che ripetermelo. Entrai nella nostra stanza, fredda e vuota e scoprii la terribile verità. I suoi oggetti non c'erano più, spariti chissà dove. Vestiti, quaderni, persino le lenzuola erano state tolte dal letto. Mi accasciai al pavimento, sentivo la dura resistenza del legno che mi sosteneva.
Perchè stava succedendo? Non riuscivo a darmi una spiegazione. Ciò che desideravo più di ogni altra cosa, in quel momento, non erano i ricordi preziosi che avevi cercato di donarmi. La mia unica richiesta, supplicata nella notte buia e fredda, era il tuo viso sorridente. Non mi interessava altro!

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Capitolo 10
*** L'amicizia infranta ***


Dopo quella notte al parco, il me del presente era di nuovo sconvolto ed amareggiato a causa sua. Cercavo di tornare integro, per quanto potevo, e mi portavo avanti nella vita, lentamente e senza pretese. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, e ogni secondo in più, mi sentivo come se la nostra fine fosse di nuovo prossima. Il momento della sua partenza era vicina, troppo vicina. Arrivò il momento fatidico, quel giorno di cui avevo una tremenda paura ma che avrei dovuto affrontare.
Il suo treno era prenotato per le 10 del mattino o almeno così avevo saputo. Mentre il tempo passava, cercai di non pensarci fino a quando l'ora prestabilita arrivò come un demone cattivo che mi trascinava nell'oblio. Quel giorno, nella sala registrazione, cantai con un'intensità così grande che tutti i presenti iniziarono a piangere per l'emozione, compreso io. Il mio canto straziante, era destinato a lui, su quella comoda poltrona che partiva per un mondo distante da me e che non avrei più rivisto.
- E' a causa sua vero? Il tuo canto disperato! - La voce di Jaejoong, in quella grande sala da pranzo, era così diversa dal solito, come stanca dalla vita. Io annuii semplicemente, era inutile mentire in un momento come quello, non ne sarei stato capace.
- Ragazzi, la pizza arriverà a breve. - Yoochun tornò scodinzolando per la felicità, a volte sembrava come un cucciolo domestico, ma era una persona talmente importante nella mia vita, da non poter vivere lontano da lui. Anche solo standogli accanto, riuscivi a sentire che il mondo, in qualche modo distorto, sarebbe stato migliore solo sorridendo.
- Scusate, ho bisogno di un pò d'aria. - Jaejoong, con uno sguardo cadaverico, si allontanò, lasciandomi con un peso nel cuore che non riuscivo ad affrontare. Un imbarazzante silenzio si diffuse a macchia d'olio, senza sapere come riuscire ad uscire, rimasi in attesa di un segno da parte sua.
- Xiah, è da tanto che volevo chiedertelo, ma non ho mai avuto il coraggio. - Improvvisamente Yoochun parlò, lasciandomi un pò turbato, un pò sollevato per aver preso da solo l'iniziativa.
- Perchè hai smesso di sorridere? - Quella domanda mi stupì, perchè era proprio lui a pronunciarla. Lo guardavo con circospezione senza riuscire a dire una sola parola, in lui leggevo la sua totale buona fede, ero solo io a sentirmi in colpa continuamente.
- Ricordo che ai tempi dell'addestramento non eri così, quando ancora studiavamo per diventare idol avevi uno sguardo così allegro. Non so quando esattamente è successo, ma già dal nostro debutto, non eri più la persona che ricordavo. Hai sempre sorriso molto ma, non era la stessa cosa. Io ti avevo visto in quel periodo, eri completamente diverso da adesso. So che sembro sempre tra le nuvole e che non faccio mai discorsi seri, ma io vi osservo molto. Voi siete per me come fratelli e vedo la vostra sofferenza ma, non posso fare nulla per aiutarvi. Anche le miei migliori intenzioni, hanno solo l'effetto contrario di ciò che vorrei... è così frustrante. - Mi bloccai all'improvviso, quasi ricordando lo sguardo di Teuk, la sua stessa espressione triste e due piccole lacrime scesero sul mio viso.
Yoochun si avvicinò a me e mi poggiò la mano sulla spalla, infondendomi la sua forza.
- Xiah, anche se dovessi perdere tutto per ottenerlo, cerca la tua felicità. Il mio più grande desiderio è vederti di nuovo sorridere come quei giorni. - Rimasi in quello stato fino a quando non sentimmo la porta suonare, solo allora mi asciugai gli occhi con un piccolo fazzoletto di carta bianco. Le mie mani erano fredde, proprio come il mio corpo in quel momento, ma il cuore era stato totalmente riscaldato dalle sue parole.
Mangiammo insieme, come una grande famiglia felice. Anche io, credetti di stare meglio, insieme a due delle persone più importanti della mia vita. La giornata passò velocemente e in breve mi ritrovai nel buio della notte, affacciato alla finestra aperta a godermi quel vento gelido ma confortante. Dei passi silenziosi mi fecero girare lo sguardo e vidi il volto di Jaejoong osservarmi quietamente da lontano.
- Sei pensieroso? - Disse mentre ricambiavo fieramente il suo sguardo. Io annuii e tornai a voltarmi verso il cielo blu scuro. La luna era un piccolo spicchio quella notte, pronta a sparire nel nulla da un momento all'altro.
- Cosa ti preoccupa? - La sua voce si fece più vicina, così come il suo corpo si avvicinava sempre di più a me.
- Sono davvero fortunato! - Dissi continuando a guardare quel mare nero nel cielo.
- Le persone più importanti della mia vita, vivono al mio fianco e mi supportano giorno dopo giorno. - Jaejoong si appoggiò a me, anche se manteneva una minima distanza che mi rassicurava. Non avevo il coraggio di guardarlo, perchè ciò che dovevo dirgli era fin troppo umiliante per me. Aprire finalmente il mio cuore a qualcuno, un fratello per me insostituibile, era qualcosa di talmente imbarazzante da farmi tremare.
- Fin da quando lo incontrai, riuscii ad amare solo lui al mondo. Anche col cuore in frantumi, non potevo odiarlo, nè l'ho mai fatto. Ho sempre creduto che la principale colpa, era la mia, forse anche per questo non sono mai riuscito ad andare avanti. Adesso però sento che è arrivato il momento... - Mi fermai un attimo, per riprendere fiato prima di pronunciare quelle parole che erano come un pugnale inserito saldamente nella mia carne.
- Lo dimenticherò una volta per tutte! Andrò avanti con la mia vita anche se difficile e cercherò di innamorarmi ancora. - Mi voltai a guardarlo, il volto carico di incredula eccitazione. Sapevo che stavo facendo la cosa giusta razionalmente, quindi cercai di abbandonare la voce rauca del mio cuore ferito.
- So di essere egoista e probabilmente mi disprezzerai. Posso restare al tuo fianco? Anche se adesso non ti amo, voglio imparare ad amarti come l'unico uomo della mia vita. - Lui mi abbracciò, sentivo dei piccoli singhiozzi soffocati e le sue mani, tremanti sulla mia schiena.
- Probabilmente amerò sempre Leeteuk, riusciresti ad accettarlo? - Sebbene per un attimo, esitò a quelle mie parole sussurrate in silenzio, continuò a tenermi stretto a sè e piangere. Anche se eravamo in quella situazione, non provavo nulla, ciò mi sconvolse ancora di più. Dovevo farmi forza e cercare in tutti i modi di dimenticarlo, era il solo modo per poter tornare ad essere felice.
- Non mi importa chi occupa il tuo cuore. Se giuri che una parte di esso sarà mia, allora posso sopportare tutto. - Io annuii e mi lasciai trasportare da quella tenera emozione che sentivo trapelare dentro di me, calda ed infinita. Improvvisamente la porta si spalancò con un fracasso assordante e una figura indistinta entrò rumorosamente.
- E' tutta colpa tua! Ti odio! - La voce graffiante di Eunhyuk mi attraversò lo stomaco fulminandomi all'istante.
 - Co... - Non feci in tempo a finire che lo sentii correre verso di me, quando fu ad un passo dal mio corpo, mi sferrò un pugno in pieno viso. Non avevamo mai litigato, era la prima volta che mi colpiva.
- E' solo colpa tua. Tutto il suo dolore, ciò che ha dovuto sopportare, solo perchè non riusciva a dimenticarti! E adesso questo.... - Lui mi lanciò un pezzo di carta, aveva l'aria sconvolta, sembrava un'altra persona, non l'amico di giochi di tanto tempo fa. Presi quella lettera riconoscendo immediatamente la calligrafia pulita e delicata. La lessi velocemente e ad ogni parola mi sentii morire.
« Mi dispiace, non posso mantenere la mia promessa. Non sono riuscito a dimenticare, non potrò mai farlo. Perdonami! Quando rientrerò, tra due anni, mi ritirerò ufficialmente dal mondo dello spettacolo. Non lo contatterò più, ma ti prego non prendertela con lui. Ti scongiuro Hyuk...» La mia mente era confusa. Non sapevo cosa stava succedendo, parlava di me? Cos'era successo alle convinzioni che avevo?
- Ti odio! - Le parole di Hyuk erano forti e piene di risentimento. Mi alzai si scatto, presi Eun del colletto, ero fuori di me dalla rabbia e completamente ignaro su ciò che stava succedendo. - Adesso tu mi dici tutto, altrimenti non uscirai vivo da questa stanza! - Mentre attendevo quella verità che aspettavo da tempo, mi ero completamente dimenticato di ciò che mi circondava.
Il volto deluso di Jaejoong, non riuscivo a vederlo, accecato da quella rabbia improvvisa. Se mi fossi voltato, avrei potuto vedere delle lacrime circondare il suo volto, i suoi passi allontanarsi in silenzio e perdersi alla vista. Le lancette segnavano il destino, un tuono si scatenò nel cielo, portando con le la tensione di quell'istante.
- E' merito mio. Sono io ad avervi fatto lasciare! - Il fulmine si schiantò sul terreno in tutto il suo splendore.  Hyuk per quale motivo...? E tu Teuk, perchè mi hai mentito? 

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Capitolo 11
*** La stella più brillante ***


La macchina sfrecciava veloce nell'autostrada. Dovevo fare in fretta, correre più che potevo per poterlo raggiungere. Sentivo nella mia mente la voce di Eunhyuk, ancora ed ancora, sempre con maggiore intensità. Era passata poco più di un'ora, ma sembrava che fosse ancora di fronte a me, con quello sguardo assassino e quel dito puntato su di me con fare accusatorio.  - E' merito mio. Sono io ad avervi fatto lasciare! - A sentire quelle parole, mi sentii spiazzato. Lui era il mio migliore amico, c'era stato sempre per me e con me, come aveva potuto?
- Perchè? Come hai fatto a... - Immagini indefinite mi passarono per la mente, le scene di me e lui, il nostro amore senza tempo.
- Io lo sapevo! Vi avevo visto con i miei stessi occhi. - Disse quelle parole con le mani che gli tremavano.
- Quando eravamo piccoli per me tu eri l'amico più importante che avevo, credevo che non avrei mai trovato nessun altro con cui sentirmi felice. Inconsciamente provavo un sentimento diverso per te, ma tu non te ne sei mai reso conto. Ogni volta che ti guardavo, come se per me fossi l'unico al mondo, tu mi ricambiavi con quel sorriso fraterno, era una tortura per me. Sei sempre stato uno stupido! - Lui si fermò per un attimo, come a riprendere fiato dopo quella rivelazione scioccante per me.
- Poi incontrai Leeteuk e qualcosa cambiò in me. Lui era diverso, era gentile e mi vedeva come un uomo, non come un fratello, ma il suo cuore non era mio. Mi dichiarai dopo poco, ma ciò mi fece solo sentire patetico! « Mi dispiace, amo un'altra persona.» Sai quanto fanno male queste semplici parole? - Il volto di Eunhyuk era completamente contratto, lacrime calde e sofferenti gli bagnavano le guancie.
- Non potevo farci nulla, pensavo solo che quella persona era estremamente fortunata. Accadde quel nostro primo giorno libero, te lo ricordi vero? Era così strano che voi due usciste insieme che decisi di controllare. Ciò che vidi mi straziò il cuore! Le vostre lingue si contorcevano e i vostri sguardi innamorati mi mandavano fuori di testa. Stavo male ma nessuno se ne accorgeva, neanche tu che dicevi di essere mio amico. Ti limitavi a guardarlo come un ebete, mi avevi rubato l'unica cosa che desideravo. - Sapere quella verità, faceva male. In quegli istanti i ricordi della nostra amicizia mi passarono d'avanti gli occhi, uno ad uno. Il primo giorno che ci incontrammo, i giochi che facevamo, le risate in compagnia, il nostro primo gruppo musicale, era tutto lì come se potessi toccarlo, ma spariva al solo tocco delle mie dita.
- Noi siamo amici... noi... - Lui mi interruppe, ma in fin dei conti, non sapevo cosa dire o come continuare quella frase.
- Lo eravamo! Prima che tu mi pugnalassi alle spalle. E' vero, ti ho tradito per primo. Ho fatto delle foto e ho ricattato Teuk. E' passato del tempo, dovevo trovare il momento adatto per agire, ma vi ho separati. Speravo che col tempo ti dimenticasse e che finalmente potesse accettare il mio amore. Ho aspettato tutti questi anni, pazientemente ma senza risultato. Tu e sempre solo tu! Non guardava altro! Ti vorrei uccidere con le mie stesse mani, ma.... non posso! Lui mi odierebbe! - Si accasciò a terra, privo di qualsiasi sentimento ed esausto per tutte quelle forti emozioni provate. Per un attimo, un breve istante, riuscii a capire i suoi sentimenti. Mi avvicinai a lui e gli accarezzai a capelli scomposti.
- Perdonami! Il nostro amore ha ferito più persone di quanto credessi. - Non dissi altro, allontanandomi a passi lenti e malfermi da quella stanza. Prima di uscire dalla stanza, sentii le sue parole confuse e lente, rivolte al se stesso ormai libero dalle inquietudini del suo cuore.
- E' tutto finito, hai fatto la cosa giusto Hyuk. - Quel suono lento, le sue lacrime in sottofondo, mi fecero ancora più comprendere la sua pena e la sua tristezza senza limiti. Aveva sofferto per tutto quel tempo, anche più di noi. Non potei fermarmi, dovevo avanzare con tutta la forza che avevo, per raggiungere quell'amore che mi attendeva alla fine del tunnel.
Volevo vederlo, sentire la sua voce e abbracciarlo ancora. Non mi importava di nulla, c'era solo lui nella mia mente. Non appena oltrepassai la porta, vidi Jaejoong, appoggiato alla parete, in trepidante attesa.
- Jae... joong. - Lo stavo ferendo ancora, sempre con più intensità. Quell'amore che a me sembrava così giusto, faceva solo del male a tutte le persone che amavo.
- Ho sentito tutto! Ho sempre pensato che Leeteuk non ti amasse, che ti avesse fatto soffrire e invece, ti ha protetto per tutto il tempo. - La sua voce era stanca, logorata da quei sentimenti difficili da accettare.
- Mi dispiace io... - Aveva lo sguardo triste, come se tutto ciò in cui credesse fosse svanito per sempre.
- Alla fine, non potrò mai arrivare al suo livello! - Dette quelle parole,  si mosse avvicinandosi a me.
- Vai! Corri da lui. Non preoccuparti. Io starò bene. Fino a quando potrò vedere il tuo sorriso, anche se non sarà rivolto verso di me, io starò bene! - Volevo abbracciarlo e chiedergli perdono, ma il tempo sembrava sfuggirmi dalle mani. Il mio solo pensiero era andare da Teuk, l'unico chiodo fisso nella mia mente. Salii in macchina, accesi il navigatore e impostai la destinazione. Correndo nelle strade affollate della sera, mi sentii per la prima volta libero. Anche se avessi perso tutto, non mi sarebbe importato, perchè senza di lui la mia vita era vuota.
Arrivai alla base militare prima di quanto credessi. Il cuore mi martellava in gola e già sapevo che incontrarlo non sarebbe stato facile. Cosa dovevo dire? Era ancora notte mentre mi avvicinavo all'ingresso. Una guardia mi fermò immediatamente.
- Tu... tu sei Xiah Junsu, vero? Che ci fai qui ragazzo? - Era un uomo sulla quarantina, prestante e di ottima corporatura.
- Devo incontrare una persona, la prego. - Lui sembrava basito dalla mia domanda.
- Mi dispiace, le visite a quest'ora sono proibite. - Sapevo che sarebbe successo, ma non avevo altra scelta se non insistere.
- La prego, è davvero importante. Anche se per un solo secondo, me lo faccia incontrare. - Avevo la gola che palpitava ad ogni sillaba, ma avrei insistito fino a quando non mi avrebbe fatto entrare.
- Anche in questo caso... Se ci scoprissero sarei nei guai. - Avevo fatto tutta quella strada e proprio quando potevo tornare da lui, tutto spariva di nuovo nel nulla. Un solo istante senza di lui, era un peso enorme nella mia mente.
- Resterò qui fino a quando non mi farà entrare! - Annunciai fieramente, e mi appoggiai ad un albero lì vicino. Avrei aspettato, anche tutta la vita se era necessario. Passarono i minuti e con essi le ore. Il sole era già sorto nel cielo e sentivo in me tutti i muscoli indolenziti.
- Ragazzo... - Mi voltai immediatamente e vidi quell'uomo farmi cenno di avvicinarmi.
- Sono passate 6 ore, vai a casa. Anche chiedendo il permesso adesso, non potrai vederlo fino a domani. - Non potevo allontanarmi, non quando lui era così vicino a me.
- Non posso. Fino a quando non potrò entrare, resterò qui! - La guardia cambiò turno, ma ancora il mio tempo per entrare era lontano. Sembrava un secolo, eppure erano poche ore. Il sole, che era sorto, si andava via via a spegnere dietro le colline. Una nuova notte si avvicinava, mentre io, esausto, mi assopivo leggermente. Non so quanto tempo passò prima che il sole tornò a splendere, ricordo solo quella voce che mi chiamava.
- Puoi entrare, ho il permesso! - Era quell'uomo, vero? La mia vista era un pò opaca per la stanchezza, ma improvvisamente ripresi i sensi. Era il momento, lo avrei rivisto e il mio corpo non poteva cedere. Entrai pieno di fiducia in quella caserma piena di uomini in divisa. La stanza degli incontri, era diversa da come la immaginavo.
Era molto grande, con tanti tavoli e delle sedie sparse, sembrava più la stanza comune di un carcere e ciò mi mise una profonda ansia. In quel momento era totalmente vuota, al di fuori di una guardia all'ingresso. Non appena mi sedetti, vidi spuntare la sua figura eretta e tutto attorno a me si illuminò. Persino quel luogo, sembrava splendente non appena lo vidi arrivare. Era sorpreso di vedermi, ma mi sarei stupito del contrario.
- Junsu... cosa... cosa ci fa qui? - Balbettava, era la prima volta che succedeva. Ci sedemmo, avevo bisogno di tutto il mio coraggio.
- Bene ragazzi, vi lascio un pò soli. - Disse la guardia uscendo di fretta con un grande sorriso sulle labbra. Mi avvicinai a lui, alzai la mano e lo colpii in pieno viso.
- Stupido! - Urlai senza pensarci, anche se nessuno se ne accorse attorno a noi. Teuk era di fronte a me, con il viso dolorante per colpa mia.
- Se davvero volevi proteggermi non dovevi lasciarmi! - Piangevo e singhiozzavo, non riuscivo a guardarlo. Lui si avvicinò, ma io lo scostai.
- Sai quanto ho sofferto? Credevo che non mi amassi, non ho più sorriso davvero da quel giorno. - Non riuscivo a fermarmi, la tristezza era troppo grande dentro di me. Lui mi prese con la forza tra le sue braccia, mi strinse come la prima volta in quella sala da ballo.
- Scusami. Perdonami Junsu! - Ripetè quelle parole per un tempo infinito, lasciandomi versare fino all'ultima lacrima.
- Perchè? Per quale motivo l'hai fatto? - Era questo che volevo sapere da tanto tempo, la domanda che avevo paura di pronunciare ma che adesso usciva con tanta facilità dalla mia bocca.
- Tu ti impegnavi così tanto, giorno dopo giorno per realizzare il tuo sogno. Essere un cantante, volevo davvero vederti ancora su di un palco. Ho sempre amato le stelle, ma l'unica che volevo ammirare, eri tu! Toglierti il tuo sogno, non potevo essere così egoista. - Cercai di allontanarlo, sentire quelle cose era ridicolo. Senza di lui non potevo essere me stesso, come poteva credere di avermi fatto un favore?
- Stupido, come posso brillare se tu non sei al mio fianco? Io ti ho sempre amato Teuk e ti amerò per sempre. Non mi importa nulla di essere un idol se non posso stare al tuo fianco, scemo! - Dette quelle parole mi fermai, finalmente ci ero riuscito. Ciò che risiedeva nel mio cuore, l'avevo liberato senza accorgermi. La sua mano calda alzò lentamente il mio viso e le sue labbra si incontrarono con le mie schiudendosi in un meraviglioso bacio passionale.
- Finalmente! Hai ammesso di amarmi. - Lui sorrise e riprese a baciarmi, per tanto, tanto tempo. Quando il nostro tempo stava per finire, mi lasciò andare e sorrise.
- Non biasimare Hyuk. Lo sai più di me, non è cattivo, solo che... - Non finì la frase, ma non c'era bisogno, lo abbracciai e ci salutammo con un bacio puro e semplice. Mentre salii in macchina, vidi la mia immagine riflessa, avevo la pelle grigia per la fatica, gli occhi stanchi e pesanti ma il mio sorriso, non era mai stato più bello.
A volte l'amore è crudele, ti fa soffrire e dilania la tua anima alla perdizione. Può ferirti, ingannarti e sconfiggerti, ma non è mai sbagliato. Mentre guardo ancora una volta quelle stelle sbiadite nel cielo di Seoul, capisco che l'amore è la magia più grande di questo mondo. Teuk, io sono qui e ti aspetterò per tutta l'eternità ed oltre!
Fine

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Capitolo 12
*** Special - I sentimenti di Leeteuk ***


La prima volta che lo vidi, stava piangendo. Aveva un aspetto buffo ed era stranamente alto per l'età che aveva. Lui mi guardava di sfuggita, cercando di non attirare la mia attenzione ma non appena mi specchiai nei suoi occhi, sentii qualcosa. Non avevo mai provato nulla per i ragazzi, non prima di incontrarlo. Ricordo ancora il suo viso triste quel giorno, come il primo ricordo che ho di lui. Mentre scappava via da me, avendomi urlato il suo nome come fosse un addio, pensavo che non poteva essere la fine. Dovevo incontrarlo ancora!
Fu un giorno estivo, mentre ero in viaggio con gli amici che tornai a specchiarmi in quel suo sguardo. Lui era su di un palco in una piccola fiera di paese, cantava con un'intensità tale da sentire l'eco del suo cuore avvinghiato al mio.
- Jeong-su, stai bene? - I miei amici mi fissavano intensamente, mentre il mio sguardo era come immobilizzato. Lui era lì, di fronte a me, ma avvicinarmi sarebbe stato impossibile. Cosa potevo dirgli? Lo riconobbi immediatamente, non era cambiato per nulla, sempre lo stesso viso carino. Così presi la mia decisione, dovevo avvicinarmi a lui, anche se di pochi passi.
Fu così che iniziai a cantare, scoprendo in me un talento che non credevo di avere. Fu solo fortuna, o forse l'opera del destino, ma ci incontrarlo ancora. In quella sala, lo avevo notato ancor prima che lui entrasse. Come poteva il mio cuore riconoscerlo a mille miglia di distanza? Mi evitava, in ogni modo possibile, ma restava anche a fissarmi da lontano, lo sentivo.
- Io... non ti ho mai odiato! - A sentirgli pronunciare quelle parole, timidamente, mi sentii estremamente felice, ma nulla cambiò. Lui continuava ad allontanarsi sempre di più. Non sapevo il perchè, nè riuscivo a spiegarmi cosa gli avessi fatto di male, ma lui mi respingeva in ogni istante.
Quando quel giorno mi bloccò, tendendo con le dita la mia maglietta sudata, sentii che i miei sentimenti maturavano sempre di più, non riuscivo a contenerli, fino a che non esplosero del tutto. Sentire il sapore delle sue labbra, era come sperimentare un elisir proibito, ma potente e carico di un amore profondo. Lui non disse di amarmi, ma in qualche modo lo sentivo. Era come se comunicassi direttamente con il suo cuore.
- Mi sono innamorato di te! - La voce bassa di Eunhyuk, impacciata e ansiosa, mi diede un leggero calore dentro, ma nulla di più. Sapevo che non potevo amare nessun altro, neanche dopo milioni di anni.
Doverlo ferire, mi rendeva cupo, ma non potevo fare altro. I giorni passavano, noi ci avvicinavamo sempre di più, fino a quando non completammo il nostro amore. Mentre entrai in lui, dolcemente e con tenerezza, capii che il mio corpo non avrebbe accettato nessun altro. I nostri movimenti, i nostri affanni, erano completamente uniti in un unica sostanza. Ebbi paura! Avevo tutto, anche troppo, non volevo perderlo.
Ogni giorno vivevo con la paura che qualcuno me lo portasse via, lasciandomi solo nella mia disperazione. Quel giorno arrivò, fin troppo in fretta.
- Non vi permetterò di stare insieme. - Lo sguardo di Eunhyuk, era macchiato di rosso vivo.
- Se non lo lasci, farò uscire queste foto. - Alcune foto vennero alla mia attenzione, i nostri attimi di tenerezza violati senza il nostro permesso.
- Lo sai anche tu, se ciò accadrà non potrete diventare idol! - Mi arresi a quella verità, rinunciando alla cosa più importante della mia vita.
- Ho capito. Ho un solo favore da chiederti. Dammi qualche giorno, fammi passare un altro giorno insieme a lui. Ti chiedo solo questo! Voglio sigillare il nostro amore donandogli qualcosa di me, dei ricordi che porterà per sempre insieme a lui, ti scongiuro. - La mia supplica, arrivò al suo cuore. Avevo poco tempo da poter passare con lui, ma non potevo illudermi. Dovevo prepararlo a staccarsi da me, in modo che sarebbe stato meno difficile per lui. Iniziai ad allontanarmi, anche se era estremamente difficile.
Quel giorno, le cose non andarono come avevo sperato, non riuscii a donargli dei ricordi felici, finendo per ferirlo ancora di più. Fu difficile lasciarlo, ma ancora di più dirgli quelle cose mentre vedevo il suo volto disperato. Mi sistemai nella stanza di Eunhyuk, proprio come lui desiderava, forse sperando che in quel modo i miei sentimenti potessero cambiare. Fu tutto inutile, più il tempo passava, più il mio cuore non riusciva a dimenticarlo.
Diventammo famosi, allontanandoci ancora di più, ma ogni volta che lo vedevo brillare su un palco, capivo che la mia scelta era stata giusta. Quando lo vidi insieme a Jaejoong, sentii il corpo ardere di gelosia. Perchè? Per quale motivo ancora dovevo amarlo? Per me fu come lasciarlo andare una seconda volta, un altro squarcio nel mio cuore già a pezzi. Lo ferii ancora, dicendo cattiverie a cui non credevo, ma che altro potevo fare? Entrando in servizio militare, decisi che mi sarei lasciato tutto alle spalle.
Mentre lasciavo la mia casa, i miei compagni che mi avevano cresciuto e supportato per tutto quel tempo, dicevo addio a tutto il mio mondo. Passò un giorno, lungo ed interminabile e lui tornò da me. Nel vederlo lì, indifeso e stanco, il mio cuore si riempì di gioia. Quel suo schiaffo, non mi fece male, ma aprì ancora di più le mie barriere invalicabili che avevo costruito a fatica.
- .... Io ti ho sempre amato Teuk e ti amerò per sempre... - Quelle parole resteranno per sempre dentro di me, indimenticabili. Per tutto il tempo in cui ho camminato da solo, ti vedevo brillante lontano da me, ma quel giorno capii che il vero splendore, era quando mi guardavi con i tuoi occhi lucidi. Non permetterò più che la tua mano si allontani dalla mia, anche a costo di perdere tutte le mie certezze o la mia stessa anima. Guardando quella stella lontana, sussurro in silenzio il tuo nome.
- Junsu, ti amo! - Ancora ed ancora, fino a quando, queste mie tenere parole d'amore non ti raggiungeranno. 

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