Emozioni sotto la pelle

di JessL_
(/viewuser.php?uid=66110)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno: Fottutamente noi. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due: Le parole degli occhi. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre: La stupidità. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro: Ah... le feste! ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque: I sogni son desideri. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno: Fottutamente noi. ***


Salve salvino! Eccomi nuovamente nella sezione originale, con personaggi non proprio nuovi, poiché si parla di Alessia e Gigi, che sono stati dei personaggi fondamentali in Travolgimi, anche non essendo i veri e propri protagonisti. Ma non mi andava di non dare anche a loro un vero e proprio finale. E poi nell'ultima settimana, nel gruppo, non abbiamo fatto altro che parlarne, quindi eccomi qui.
 
Questa storia non si può leggere senza conoscere Travolgimi, molte cose e personaggi non si capirebbero.
Preferisco metterlo in chiaro fin da subito.

 
Note introduttive: dopo poco più di due anni, mi ritrovo nuovamente qui a parlare di questi personaggi. Una nuova avventura, che riprende sei anni dopo la vera e propria storia. Non so bene dove porterà tutto questo, ma spero di riuscire a dare un finale degno di nota a tutti quanti.
Buona lettura, spero di ritrovare tante vecchie persone che mi hanno tenuto compagnia nella scorsa avventura.
 
Ho intenzione di aggiornare una volta a settimana... oggi è lunedì, ma vorrei tornare a postare ogni santa domenica. Spero di riuscirci.
 
Buona lettura :* Jess.



 
<< Uccidimi! Ti prego, fallo! >> Mi siedo sul divano accanto ad Alex e lo guardo con occhi speranzosi, ma lui – ovviamente – mi guarda quasi terrorizzato.
<< Non posso aiutarti: ho due figli e una moglie fantastica... non posso rovinarmi la vita per te. >> Finisce la frase scoppiando a ridere e io mi affloscio accanto a lui.
<< Che cosa succede? >> Mi chiede abbassando il volume del televisore e voltandosi per guardarmi meglio. Sospiro e mi tiro su a sedere.
<< La mia casa... è diventata... non lo so cos’è diventata! Non sembra più casa mia! >> Lo guardo con gli occhi fuori dalle orbite e noto chiaramente quanto gli sia complicato non scoppiarmi a ridere in faccia.
Probabilmente al suo posto io sarei già piegato in due dal ridere.
<< È una cosa... >> Lo stoppo alzando una mano e chiudendo gli occhi.
<< Ti prego, non dire che è una cosa normale. Non c’è niente di normale se la tua cara e adorata fidanzata vuole mettere i brillantini in bagno e vuole tingere la camera da letto di lilla. Di lilla, capisci?! >> Alex apre la bocca per ribattere ma lo fermo nuovamente.
<< E non dirmi nemmeno che è una cosa che ho voluto io, perché sarà anche vero che ho chiesto ad Alessia di andare a vivere insieme ma... non le ho detto “rendi quest’appartamento una casa delle bambole”. >>
Alex fa solo una smorfia con il viso e infine sospira senza più parlare. Mi perdo ad osservare le figure del televisore e ascolto i rumori che provengono dalla cucina. Sembra che Elise stia distruggendo qualcosa.
Mi guardo attorno e non posso non ammirare la sobrietà di questa casa.
Sì, nonostante ci abitino anche due bambini. È tutto così... normale, sobrio e... ordinato.
Com’è possibile?
<< Come mai è così in ordine? >> Chiedo guardando il mio amico che ha alzato un sopracciglio.
<< Perché, scusa, solitamente sembra di essere in una giungla? >>
<< No, ma... tutto questo silenzio. Nessun gioco disperso per casa... >>
<< Lorenzo è all’asilo e Alyssa al nido. >> Annuisco e dopo qualche secondo accendo anche il cervello, colpendomi la fronte con una mano.
<< E voi eravate da soli a casa, durante la pausa pranzo, e io sono venuto a rompervi le palle! >> Alex scoppia a ridere e io mi alzo dal divano andando in cucina.
Elise sta girando qualcosa in un pentolone, quando mi sente, mi guarda incuriosita.
<< Potrai mai perdonarmi? >> Lei aggrotta la fronte e Alex scoppia a ridere.
<< Che cos’hai combinato? >> Mi chiede tra il divertito e il preoccupato.
<< Vi sto rubando del tempo... non avevo capito che sareste stati soli e che ne avreste approfittato per... fare... fiki fiki. >> Elise scoppia a ridere e scuote il capo.
<< Non preoccuparti Gigi. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Eh, mi preoccupo eccome! Siete due genitori, adesso, e non avete più tutto il tempo che avevate prima... e io... >>
<< E tu niente, fidati. Ci siamo visti solo per poter stare un po’ insieme, in casa, senza marmocchi che urlano e si litigano i giochi. >> Mi sorride tranquilla e io mi rilasso.
Elise è così, e da quando è diventata madre è... cavolo... è, sì, severa, ma nello stesso tempo dolce.
Autorevole penso renda meglio il concetto.

<< Beh mi dispiace lo stesso. >> Mormoro uscendo dalla cucina non facendola ribattere.
Mi affloscio nuovamente sul divano e noto a malapena che Alex mi sta studiando.
<< Se la cosa della casa ti turba tanto... diglielo. Non puoi iniziare questa cosa senza essere sincero, se no mandi tutto a puttane. E non è di certo quello che vuoi, no? >>
<< Ovvio che no. >> Sospiro. << Ok, gliene parlerò. >> Mi alzo e lo saluto, ma prima che io possa uscire da casa, Elise mi richiama.
<< Sii conciso. E sicuro. Fidati che è la cosa migliore. >> Aggrotto la fronte, ma non faccio domande. Oramai ho capito che per quanto Elise mi possa aiutare... beh alla fine è sempre un enigma.
 
Entro in casa mia con uno sbuffo: ci sono scatoloni ovunque, e la maggior parte contiene cose mie. Anche di questo, in effetti, dovrei lamentarmi. Cerco Alessia per le varie stanze e infine la trovo in quella patronale.
<< Quali altre modifiche hai deciso? >> Si volta sorridendomi e mi mostra un piumone per il letto. Come devo comportarmi?
<< Niente di traumatizzante, come puoi notare. >> Zitto, Gigi, non commentare.
Mi avvicino e le afferro una mano e la tiro verso di me. La stringo tra le mie braccia e cerco di non farle intuire nulla. Alessia stringe le sue braccia dietro il mio collo e cerco di deglutire. Alessia mi conosce come nessun altro al mondo e mentirle o nasconderle le cose non è mai stato facile.
<< Possiamo parlare un attimo? >> Alessia sorride alla mia domanda e annuisce.
Io, nei suoi panni, sono certo che mi sarei già cagato nelle mutande, convinto di aver fatto chissà cosa di male o di sbagliato.
<< Certo. >> Si allontana e mi stringe solo una mano, portandomi a seguirla fino al salotto. Sedendoci sul divano, cerco un modo per prendere il discordo ma non so come iniziare.
<< Spara. So che c’è qualcosa che non va ma... non stare a rimuginarci, parla e basta. >>
<< Stai facendo diventare questa casa una casa delle bambole. Io sono un uomo. Ho ancora gli attributi e non lo voglio un piumone rosa, non voglio rinunciare alla mia discografica di 2pac, né tantomeno ai dvd porno. Certo... posso toglierli dalla vetrina, ma non buttarli via. E poi... stai buttando un sacco di mie cose! Non hai mai pensato di chiedermelo? E i brillantini in bagno? Veramente?! Mi hai preso per un uomo castrato? E il colore lilla... lo odio. Odio! Odio! >> Sospiro e mi rilasso cercando di far diminuire i battiti del mio cuore. Lo so, non dovevo prendere proprio così velocemente la palla al balzo ma... non ce la facevo più!
Dopo un paio di minuti, mi giro verso di lei. Pare tranquilla. E la cosa non è un bene.
Apro la bocca per aggiungere altro ma non trovo più la forza.
<< Io... >> Mormora, e per un millesimo di secondo mi passa per la testa che scoppierà a piangere. Ma la mia Ale non è così... << Sei un coglione, lo sai? >> Alzo un sopracciglio e trattengo un attimo il respiro per non risponderle male.
<< Sì, lo so. >> Ammetto infine, facendola sospirare. Allunga il braccio per accarezzarmi i capelli, e per un nanosecondo ho il terrore che decida di farmi lo scalpo.
<< Sai perché ho scelto quel colore del piumone? O il lilla? O i brillantini? Perché volevo una tua reazione! Ti pare che farei mai la camera da letto lilla? Cos’è, non mi conosci più? >> Penso di avere la mascella che tocca terra.
<< Quindi... hai fatto tutto ciò per portarmi all’esasperazione? >> Chiedo basito.
<< Sì e no. Diciamo che mi sarebbe piaciuta un po’ di collaborazione. >> Sospiro di sollievo.
<< Non farmi mai più uno scherzo simile! >> Esclamo con gli occhi sgranati.
Alessia ridacchia. << Non prometto nulla. Tu, però, aiutami, ok? >> Annuisco.
<< Quindi i porno rimangono dove sono? >> Chiedo sapendo già la risposta.
<< No. Lorenzo sta crescendo in fretta, e non ho intenzione di traumatizzarlo. >> Scoppio a ridere e annuisco.
 
<< Come vanno le cose? >> Mi chiede Alex mentre controlla la macchina di Alessia che a quanto pare ha qualche problema.
<< Bene... Alessia è tornata in sé. >> Annuisce senza guardarmi e dopo un paio di minuti sospira chiudendo il cofano anteriore pulendosi subito dopo le mani con uno straccio.
<< Ieri Elise si è vista con Sandra. >> Sgrano gli occhi e lui annuisce con una smorfia.
<< Perché? >> Chiedo a corto di parole. Alex scrolla le spalle e sospira nuovamente.
<< Non ne ho idea. Penso sia stata colpa di Erica, una loro amica. >>
<< E perché lei si mette in mezzo? >> Alex non mi risponde e capisco che non lo sa nemmeno lui. Non so cosa dirgli e infine mi alzo dal mio posto e lo affianco appoggiandomi come lui alla macchina.
<< Quanto tempo era che non si vedevano? >> Chiedo cercando di razionalizzare.
<< Da quando è nata Alyssa, quindi poco più di un anno. Da quello che ho capito è stata proprio Sandra a chiedere ad Erica se poteva aggregarsi a lei e ad Elise. >>
<< Non la capirò mai quella ragazza. >> Alex annuisce.
<< Nemmeno io. Non capirò nemmeno come e perché quelle due siano – dopo tutti questi anni – ancora legate da un filo che non sembra sia possibile tagliare. >>
<< Hai paura che torni a far parte delle vostre vite? >>
<< No. Oramai hanno entrambe le proprie vite. Elise è soddisfatta di quella che facciamo; la conosci... ma Sandra... non lo so. Elise ha detto che è stato tutto molto strano, che Sandra è nuovamente nei casini perché ha lasciato Matteo per tornare con Andrea e ora si rivedono. Ho pensato che l’essersi fatta viva ora, tramite Erica, sia stato solo un modo per aggiornare Elise ma... lei non la pensa così. Non lo so. >>
<< A Fabio gliene hai parlato? >> Alex ridacchia.
<< Ti pare? Adesso che è andato a vivere con Vanessa e sta bene? No. >> Stiamo qualche attimo in silenzio. Sinceramente a me di Sandra non è mai importato molto, e nemmeno ad Alex... ma Elise è sua moglie e Sandra è la sua migliore amica. O comunque lo è stata.
<< Si rivedranno presto? >> Alex scrolla le spalle.
<< Non ne ho minimamente idea. Elise dice di non preoccuparmi, che tanto si è fatta viva ora e non lo farà più per chissà quanto altro tempo ma... le vuole ancora bene. Si vogliono ancora bene ma oramai non hanno più niente in comune, non hanno più rapporto. >> Annuisco sovrappensiero.
<< Alessia non l’ha mai molto sopportata. >> Mormoro ancora perso tra i miei pensieri.
<< Nessuno l’ha mai veramente sopportata, a parte Elise e Fabio. >>
<< Ammettilo: >> Dico divertito. << Hai paura di trovartela a casa senza preavviso mentre gioca con i tuoi figli. >> Alex scoppia a ridere e si tocca i capelli.
<< Non lo so se devo essere sincero. È la mancanza di reazione da parte di Elise, che mi preoccupa. Ogni volta che l’ha vista, è sempre stata contenta... e poi è rimasta delusa, perché vederla una volta e poi non vederla più le faceva capire quanto le facesse male non averla come parte integrante della sua vita... ma ora... è tranquilla. Non ha battuto ciglio, a malapena mi ha raccontato cos’è successo. >>
<< Pensi ti nascondi qualcosa? >> Mi guarda con gli occhi sgranati.
<< No. Penso non sia successo niente, ma è la sua mancata reazione che mi lascia basito. >>
<< Beh... >> Dico lasciandogli due pacche sulle spalle. << Pensa a una cosa positiva, tu hai me... e Elise ha comunque Alessia, magari si è resa finalmente conto che per quanto Sandra posso comparire e poi scomparire, non gliene frega niente. >> Annuisce e mi guarda sorridendo.
<< Com’è possibile che dopo tutti questi anni, ancora non ti sei stufato di me? >>
Scoppio a ridere. << Anche se mi stufassi, dovrei poi sopportarti lo stesso... sono fidanzato con una cara amica di tua moglie. Non ho molte alternative. >> Mi spinge e scoppiamo a ridere per poi tornare ad occuparci dell’auto. O meglio... lui si rimette a lavorare, e io gli rompo le palle.
 
<< Mi spieghi una cosa? >> Mi chiede Alessia, appoggiandosi al mio petto nudo, mentre siamo sul letto della nostra camera. O meglio di quella che dovrebbe essere la nostra camera, se non sembrasse di essere in una sottospecie di cantiere.
So già che non finiremo mai di rimettere in sesto quest’appartamento.
<< Dimmi. >> Mormoro passandomi una mano sul viso, completamente sfinito dalla giornata immensamente lunga che ho avuto. E della serata, poiché l’abbiamo trascorsa con Lorenzo e Alyssa per dare un po’ di pace ad Alex ed Elise.
<< Pensi ancora al matrimonio? >> La guardo incuriosito e sento nitidamente il mio cuore battere più velocemente. Alessia non tira mai, e ribadisco mai, in ballo questo tipo di discorso. M’inumidisco le labbra e osservo per un attimo il soffitto.
<< Qualche volta. >> Ammetto facendola irrigidire un secondo.
<< Perché vorresti sposarmi? >> Mi chiede in un sussurro e i miei occhi volano a cercare i suoi, che li trovano subito, attenti e spauriti.
<< Perché ti amo. >> Mormoro accarezzandole i capelli e facendola sorridere. << E perché so che con te la vita sarebbe fantastica... e poi mi piace immaginarti con un abito da sposa, mentre mi vieni incontro sulla navata. >>
La signora Bettega... sospiro sognante.
Il suo sorriso non si affievolisce e io mi sento un po’ troppo un cretino. << Lo so, sono fottutamente romantico, mentre te sei fottutamente cinica... ma ci completiamo e ci amiamo anche per questo, no? >> Chiedo sorridendo sforzatamente, cercando di non risultare più patetico di come mi sento.

Alessia si tira su e si porta all’altezza del mio viso.
<< Sono otto anni che stiamo insieme, abbiamo solo ventisei anni... eppure tu facendo il... fottutamente romantico, mi fai ancora sentire una diciassettenne con le farfalle nello stomaco. A piccoli passi, ok? E prima o poi ti permetterò di chiedermi di sposarti e io ti risponderò di sì... ci stai? >> Annuisco con gli occhi a cuoricino e catturo il suo viso avvicinandolo al mio e catturando le sue labbra.
<< A piccoli passi. Va bene. >> Alessia sorride contenta e mi sale a cavalcioni.
<< E ora... mio caro e fottutamente romantico fidanzato... ti andrebbe di... >>
<< Sì, sì! Sìsìsìsìsì! >> Alessia scoppia a ridere e io mi metto seduto bloccandola contro il mio corpo, iniziando a baciarle il petto e il collo.
<< Ora sono fottutamente eccitato. >> Sussurro facendola ridere nuovamente.
<< Ringraziami per non aver buttato i porno. >> Mi sfida e io alzo un sopracciglio.
<< Io ringrazio solo di averti trovata, poi per il resto non me ne fotto un cazzo. >> Alessia si addolcisce e sorride scuotendo il capo.
<< Sappi che stasera non ti farò dormire. >> Scoppio a ridere e mi risdraio portandomela dietro.
Sì, sembra che l’uomo della situazione sia lei, e io la donnetta romantica... ma è anche questo che fa di noi una coppia fottutamente perfetta.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo due: Le parole degli occhi. ***


Oh, è domenica! È il Bettega day!! Emozionati? Io, sinceramente, un pochino. Ma poco, eh!
Prima di perdermi in duemila parole, vorrei solo ringraziarvi per aver accolto bene questi due pazzi.
Davvero, grazie di cuore :) spero solo di non traumatizzarvi man mano che andremo avanti.

 
Rammento che questa storia deve essere letta dopo Travolgimi, se no determinate cose non si riuscirebbero a capire.
 
Buona lettura... e grazie di cuore a tutti.

 
 
 
 
<< Mia madre ci ha invitati a cena, domenica. >> Allontano lo sguardo dal manga che stavo leggendo, e lo alzo puntandolo su Alessia che sta cucinando.
<< Perché? >> Chiedo, ricevendo subito dopo un’occhiataccia.
Premetto: in otto anni che sto con Ale, ho sì e no visto i suoi genitori – con tanto di compagni al seguito – giusto una decina di volte.
Su questo sono molto diverso da Alex, che passava più tempo in famiglia che con gli amici. Soprattutto all’inizio che si è messo con Elise.
Non ho niente contro la famiglia di Alessia solo... non lo so, ogni volta mi sembra di essere sotto pressione, nonostante siano simpatici e carini nei miei riguardi.
Anche quando le nostre famiglie si sono ritrovate attorno allo stesso tavolo, è stato strano. Strano nel senso bello, eh, solo che... non lo so... è ancora tutt’ora strano.
<< Perché per una volta non puoi semplicemente dire “ok”, come farebbe ogni bravo ragazzo che ha una suocera che lo adora?! >> Mi chiede spazientita, facendomi deglutire e abbandonare la mia lettura per avvicinarmi a lei.
<< Lo sai che non ho niente contro i tuoi genitori ma... non mi sento mai a mio agio. Sì, anche dopo sei anni che mi conoscono e che hanno capito che non sono uno che ti porti solo a letto. Sono strano... lo sai. >> Alessia arriccia le labbra, parendo più adorabile ai miei occhi, ma so che la cosa non le sta bene. D’altronde da una parte la capisco... se lei non apprezzasse la mia famiglia, anch’io mi lamenterei. Solo che non è vero che io non li adori, semplicemente... meno li vedo meglio sto psicologicamente.
La prima volta che ho incontrato il padre di Alessia è stato piuttosto buffo. Volevo comprare un’auto e Alessia, senza dirmi niente – circa un anno e mezzo dopo che stavamo assieme – mi ha portato in una concessionaria, che ho capito essere del padre solo una volta che siamo entrati e lei si è stretta a stile koala all’uomo alto e longilineo con un po’ di barba e gli occhi chiari. Mi sono sentito fregato, quasi messo in trappola, ma non per l’imboscata... più che altro perché non mi ritenevo pronto.
Penso che per un momento il padre di Alessia abbia pensato che fossi un tizio piuttosto... lento di comprendonio. In realtà stavo cercando di capire come comportarmi. Di certo non potevo avvicinarmi, stringergli la mano e ringraziarlo per aver messo al mondo quel diavolo tentatore che ha come figlia, no?
Con la madre è stato un po’ diverso, ha saputo di me praticamente dopo un mesetto che io e Ale ci sentivamo. In quel periodo ero confuso e avevo fatto una cazzata allontanandola, quando mi sono reso conto di aver sbagliato, lei non ha voluto saperne... quindi mi sono presentato a casa sua. E lì... beh ho visto sua madre per la prima volta. Penso che le vere e proprie presentazioni siano arrivate più o meno nello stesso periodo che ho conosciuto il padre. Lei, Renata, mi ha trattato con garbo, quasi fossi un’ospite d’onore e la cosa mi aveva messo veramente tanta ansia addosso.
Ero pur sempre il primo ragazzo che entrava in quella casa come fidanzato della figlia, e ancora peggio, era anche per me la prima volta che conoscevo dei genitori che non fossero dei miei amici.
<< Tu non sei strano. >> Mormora abbassando la fiamma del fornello e voltandosi verso di me, strappandomi dai miei pensieri. << Sei solo... un pazzo furioso! >> Esclama facendomi arretrare. << Sentimi bene, bel faccino, domenica faremo contenta mia madre. Risponderemo a tutte le sue domande insopportabili sugli studi, i lavori e soprattutto della casa e della nostra vita assieme. Lo so che queste cose non ti piacciono perché sei dell’idea che la storia è nostra e che agli altri non debba interessare, ma si tratta della mia famiglia. Io per vedere la tua non faccio tutte queste storie. >> Prende fiato e torna a cucinare, però dal cipiglio che ha sul volto, capisco che è inferocita e quindi non apro bocca e non gli faccio notare che solitamente vediamo la mia famiglia una volta al mese – se tutto va bene – e che non mangiamo praticamente mai con loro perché non voglio che anche lei si senta come mi sento io in presenza dei suoi genitori.
Sospirando, mi ritiro e vado a mettermi in salotto, cercando di non riprendere il discorso e di farla sbollire da sola.
 
<< Qui dov’eravate? >> Chiede Lorenzo, osservando l’ennesima foto che ha trovato in uno dei duemila album di Elise. Purtroppo il piccolo è affascinato quanto la madre per la fotografia, e a quanto pare gli piace assai fare domande e guardare immagini di quando lui nemmeno c’era ed era previsto.
<< Eravamo in Toscana... era un ferragosto, vero? >> Mi chiede Alex, divertito, voltandosi verso di me. Allungo il collo per vedere la foto e scoppio a ridere annuendo.
<< Sì, era ferragosto. Però questa foto non l’ha fatta Elise. Nemmeno c’era se non sbaglio. >> Non ne sono sicuro...
<< Già... Eli? Come mai questa foto si trova in quest’album? >> Chiede Alex, attirando l’attenzione di sua moglie e della mia compagna che spettegolavano vicino al lavandino della cucina dopo aver fatto la caffettiera.
Elise si avvicina, e osserva la foto in questione facendo un sorriso.
<< Me l’ha data tua madre qualche anno fa. Mi ha detto che sicuramente sarebbe stato divertente farmi raccontare la storia e che era giusto che ce l’avessimo noi. >> Accarezza i capelli a suo figlio e si allontana nuovamente, lasciandomi divertito, ripensando a quel benedetto giorno.
<< Storia? Questa foto ha una storia? >> Chiede incuriosito il piccolo, facendo un po’ imbarazzare Alex. Da una parte lo capisco, non è mai bello quando devi raccontare qualcosa di altamente imbarazzante – o almeno qualcosa che ti faccia sembrare un cretino – agli occhio del piccolo che hai messo al mondo.
<< Ogni foto ha una storia. Dietro alcune, tua madre, ha anche segnato luogo e giorno. >> Per caso si è dimenticato che suo figlio non sa leggere? Dubito.
<< E la storia di questa, qual è? >> Chiede tenendo tra le mani sempre la stessa foto che rappresenta me e Alex, sporchi di fango, con i capelli per aria e le bocche sporche di viola a causa di tutto il vino che avevamo bevuto.
<< Ehm... è stata scattata l’anno prima che io e la mamma ci conoscessimo. In quel periodo io e zio Gigi... beh ci divertivamo facendo casini, mettendoci nei guai e... bevendo tanto. Quel giorno penso che abbiamo superato noi stessi. >> Annuisco assorto nei miei pensieri e aspetto che Lorenzo metabolizzi il tutto. D’altronde è troppo piccolo per capire veramente quello che suo padre gli ha detto.
<< Siete tutti sporchi... avete giocato col fango? >> Ridacchio e annuisco quando i suoi piccoli occhi si posano su di me. Penso non sia saggio dirgli che eravamo talmente tanto ubriachi che ci eravamo messi a giocare a Wrestling con tanto di pubblico che c’incitava. No, penso che potrei raccontarglielo quando sarà più grande.
 
<< Vostro figlio vi odierà. >> Esordisco, facendo sparire i sorrisi dalla coppietta d’oro. Povera Elise, si è appena seduta dopo aver messo a letto i piccoli, e io me ne esco con una bomba del genere... come fa a non odiarmi?
<< Mi spiego meglio... >> Dico appoggiando le braccia al tavolo e sporgendomi verso di loro con aria divertita. << Questa sera ha fatto un sacco di domande sul vostro passato, su tutte le foto e i posti che avete visto. Inizierà a pensare che è a causa sua se avete smesso di fare i viaggi on the road! >> Allargo le braccia e scrollo le spalle, facendo comparire un cipiglio omicida sul bel viso della mia cara amica.
<< Mi hai fatto prendere un infarto! E comunque non è vero che abbiamo smesso di viaggiare da quando è nato... li abbiamo solo... dimezzati. Con tutte le spese che comporta avere dei figli, le responsabilità... >>
<< Lo so, lo so. >> La fermo appoggiando una mano sulla sua.
<< Non vi sto sgridando, avere dei figli comporta tanti sacrifici, e spese extra... contando quanto diavolo costa mantenerli, però... tuo figlio è uguale a te, Elise. Guardava le foto assorto, come se quello che avesse davanti agli occhi fosse lo spettacolo più bello di sempre. >> Lei mi sorride con gli occhi lucidi e imbarazzato abbasso il mio sguardo per poi incontrare quello di Alessia, che da quando abbiamo iniziato questo discorso non ha fiatato.
<< Quando diventerà un ometto sarà difficile trattenerlo. >> Dico divertito, facendo scemare la tensione; Alex si passa una mano tra i capelli.
<< Crescono così in fretta... non farmici pensare! >> Scoppio a ridere, meritandomi uno spintono – e cadendo quasi dalla sedia.
 
<< Ti ho visto stasera... mentre parlavi di Lorenzo. >> Aggrotto la fronte e mi tolgo la maglia, buttandola sulla sedia vicino al comò.
La camera è quasi del tutto messa a punto. Ci siamo quasi riusciti, per lo meno. E la cosa mi fa tirare un respiro di sollievo, almeno finché non ripenso al casino che regna sovrano in salotto.
Osservo Ale slacciarsi lentamente la camicetta, e tutt’un tratto non ricordo più di che cosa stava blaterando.
Sì, il mio cervello funziona solo con le parti basse, e allora?
<< Lo adoro, lo sai. >> Spero di aver detto qualcosa di sensato, ma Alessia ridacchia, probabilmente capendo perché sono così disattento alle sue parole ma non ai suoi gesti.
<< Non dirmi che vuoi diventare padre? >> Sgrano gli occhi e li porto nei suoi, divertiti e tentatrici come al solito. Sbuffo e salgo in ginocchio sul letto, avvicinandomi e sfilandole dalle braccia la camicia.
<< Ale... sarà già un miracolo quando mi permetterai di sposarti... secondo te vado a complicarmi anche a pensarti ingravidata? Suvvia! >> Alessia scoppia a ridere e mi accarezza il viso.
<< Lo so... però... come parlavi di Lorenzo... gli occhi che avevi... >> Mi posa un bacio sulle labbra e le mie mani si ancorano ai suoi fianchi perfetti. Diamine, sono degli appigli naturali!
<< Mi sono eccitata, sai? >> Alzo le palpebre e sorrido.
<< Sei così pervertita? >> Scoppio a ridere mentre lei afferra un cuscino e me lo spiaccica in faccia.
<< Ecco, hai rovinato l’atmosfera! >> Rido ancora di più e mi sdraio sul letto a pancia in su.
<< Dai, Ale! >> Urlo tra le risa, quando la vedo andare in bagno. So che non è veramente offesa, e ne ho la conferma quando se ne esce completamente nuda dal bagno.
Mettendomi sull’attenti, mi metto seduto con la bocca aperta.
<< Dio mio... se questa è la tua punizione... direi che sono stato veramente cattivo e che lo farò molto spesso. >> Alessia sorride scuotendo il capo e in breve me la trovo addosso.
 
Vino? Vino dove sei? Perché hanno tolto il vino dal tavolo?! Ne ho bevuto solo un bicchiere! Mi serve per stendere i nervi.
Sospiro e mi volto verso la mia adorabile fidanzata, che mi ha costretto a vestirmi elegante per andare a mangiare con i suoi genitori.
Oddio, genitori... direi con l’intera squadra di calcio visto che oltre a chi l’ha messo al mondo ci sono i rispettivi compagni con tanto di figlio brutto e antipatico della nostra età – del compagno della madre – e la figlia di oramai dieci anni che il padre ha avuto con la seconda moglie.
Vino? Mi manchi! Torna da me!
<< Allora, Gigi, come sta venendo la casa? >> Mi chiede Renata, con un sorriso affabile mentre sorseggia il vino che ha ancora nel bicchiere.
Anch’io lo voglio!
<< Ehm... sta venendo bene, abbiamo quasi finito. Anche se devo ammettere che devo ancora abituarmi a vedere una vera e propria impronta femminile in quell’appartamento. >> I commensali ridono alla mia battuta e Ale mi accarezza una mano. Anche se non so se lo faccia per ringraziarmi o tranquillizzarmi.
La cena va avanti spedita e tranquilla, ma io non riesco mai a rilassarmi veramente del tutto. Sarà sempre così? Mi mancano Gigio e Gigia! Loro riescono a farmi sentire addirittura uno di casa, nonostante sia solo il fidanzato di una cara amica della loro figlia.
 
<< Gigi, posso parlarti? >> Mi volto, incontrando lo sguardo sereno del padre della mia fidanzata e annuisco, così, invece che dirigermi al tavolo dopo essere uscito dal bagno, mi ritrovo fuori, con lui. Mi porge una sigaretta ma la rifiuto ringraziandolo.
Non parla subito, e io mi sto per cagare nelle mutande.
<< Non abbiamo mai parlato molto, noi due... ma vedo come vi guardate e me lo sono sempre fatto bastare. Ma ora... ora vivi con la mia piccola. >> Deglutisco a disagio.
<< Che sia chiaro... pensate ai figli solo una volta sposati. Non voglio diventare nonno troppo giovane, contando che la mia secondogenita deve ancora finire le elementari! >> Ridacchio fin troppo imbarazzato e lui se ne accorge. Mi appoggia una mano sulla spalla e cerco di non irrigidirmi.
Diamine, non sono abituato a questo tipo di discorsi.
<< Lo so che con noi non ti senti a tuo agio, che lo fai per Alessia. Lo sappiamo tutti e lo apprezziamo. Anche perché... siamo una famiglia un po’ strana ma a noi basta sapere che lei sta bene. E poi vederti qualche volta per farci quattro risate prendendoti benevolmente in giro. >> Espiro fin troppa aria e lo guardo a bocca aperta.
<< Quindi... >> Non finisco che lui annuisce.
<< Bene, sono uno zimbello! >> Esclamo stupito, facendolo ridere.
<< Sì, ma non ti preoccupare. Ti reputiamo comunque parte integrante della famiglia. >>
 
Mi appoggio allo stipite della porta del bagno e la osservo mentre con indosso solo una maglietta e le sue mutande, si lava i denti. È una visione per gli occhi.
Sì, ecco che è ritornata la mia parte fottutamente romantica.
<< Ti amo, lo sai? >> Le dico, non muovendomi. Ale mi guarda un secondo, infine si sciacqua la bocca e una volta che si è asciugata prende a guardarmi a braccia conserte appoggiandosi al lavello.
<< Sì, effettivamente lo so. Come mai stai facendo nuovamente uscire la tua parte fottutamente romantica? Che cosa vuoi? >> Mi chiede, infine, istigandomi e facendomi sorridere. Lentamente mi avvicino senza allontanare i nostri sguardi.
<< Te. Voglio solo te. >> La vedo trattenere il respiro, le accarezzo una coscia, molto lentamente e lei riprende finalmente fiato.
<< Gigi, amore... ne abbiamo parlato solo una settimana fa... non dirmi che... tu ora... >> Aggrotto la fronte e quando capisco, il mio sorriso si amplifica.
<< No, batuffolo di neve, non ti sto per chiedere in moglie... volevo solo che lo sapessi. Pensavo che a voi donne piacesse sentirvelo dire. >> Alessia si rilassa e porta le sue braccia dietro al mio collo.
<< Ci piace. Ma a me piaci tu. >> Mi lascia un bacio a stampo e il mio cuore perde un battito.
<< Adesso, in generale o sempre? >> Chiedo facendo lo stupido. Alessia ridacchia.
<< Sempre. Mi piaci sempre, stupidino. >> Prendiamo a baciarci, e scoppiamo a ridere – io soprattutto – quando dalla foga la alzo per farla appoggiare al mobile ma caso strano l’ho infilata – senza volerlo, giuro! – nel lavandino.
<< Ti ammazzo! >> Mi dice mentre sono piegato in due dal ridere.
<< Giuro, ti ammazzo nel sonno! >> Ride con le lacrime agli occhi, anche lei, ma nonostante tutto continua a maledirmi e questo perché non ho la forza per toglierla da lì.
<< Gigi! >> Mi afferra un braccio e mi sbilancia verso di lei. Quando i nostri nasi si sfiorano, ci calmiamo entrambi.
<< È anche per questo che ti amo. Amo quanto sei cretino e quanto mi fai ridere. Ma ora tirami fuori da qui! >> Ai suoi ordini, capitano!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo tre: La stupidità. ***


Lo so, sono sparita. Di certo non volete delle scuse, quindi non le farò.
So anche che oggi non è domenica, ma ieri ero di Battesimo, se no lo avrei finito prima questo capitolo.
Ora sono qui... quindi vi lascio questo capitolo molto "
Elexoso". Buona lettura :)

Rammento che questa storia deve essere letta dopo Travolgimi, se no determinate cose non si riuscirebbero a capire.

Contatti: Gruppo. Facebook. Pagina Grafica.




Sbuffo mentre il campanello continua a suonare e guardo Alessia intenta a pigiare i tasti del computer in modo quasi frenetico. Alzando gli occhi al cielo, oramai convinto che lei non senta nemmeno quell’aggeggio che non smette un secondo di far rumore, mi alzo e vado ad aprire, pronto a dirne quattro a chiunque sia il disturbatore dietro la porta; ma purtroppo una volta che spalanco l’uscio, mi blocco con la porta aperta.
E non perché quello che ho di fronte sia un bello spettacolo.
<< Alex, che diamine è successo? E potresti togliere il dito dal campanello? >> Chiedo preoccupato e poi esasperato.
Alex sospira e allontana la mano da quel coso infernale.
<< Sei pallido, fattelo dire. >> Inclino il capo e continuo ad osservarlo.
<< Mi stai facendo preoccupare. >> Gli dico, una volta che non ricevo risposta.
<< Vodka. Tanta vodka. E voglio giocare a qualcosa. Anche a Crash Bandicot, se esiste ancora. >> Sgrano gli occhi e annuisco facendolo entrare.
Mentre si affloscia sul divano, corro letteralmente in cucina.
Alessia mi guarda incuriosita tramite i suoi piccoli occhiali da segretaria sexy, ma io scuoto solo il capo, iniziando subito dopo ad aprire tutti gli sportelli della cucina. Mi affianca e quando mi vede con la testa nel frigo, mi ferma tirandomi fuori.
<< Si può sapere che hai? >>
<< Ti sei almeno resa conto che il campanello è suonato per più di due minuti consecutivi? >> Aggrotta la fronte e io sbuffo.
<< Senti... dove diamine hai messo la vodka? >> Sgrana gli occhi e infine si volta verso la porta, forse cercando di capire se il mio cervello è scappato quando ho aperto la porta.
<< In salotto, nel frigobar. L’hai messa tu. >> Giusto! Annuisco e le sorrido per poi cercare di raggiungere il mio amico, ma torno indietro non appena mi ricordo di prendere due bicchieri.
<< Si può sapere perché non stai un attimo fermo e devi bere? >>
<< C’è Alex di là. Nel nostro salotto. >> Faccio un passo e lei mi ferma.
<< Perché sussurri? >> Sospirando inizio a gesticolare con i due bicchieri che ho tra le mani.
<< È piuttosto scosso. Probabilmente ha litigato con Elise. Era piuttosto pallido e vuole solo giocare alla play... e bere. >> Alessia non sembra molto stupita, più che altro pare scandalizzata.
<< Elise e Alex non litigano. >> Sgrano gli occhi.
<< Beh allora senti la tua amica... perché il mio socio è in uno stato pietoso. >> Vado verso la porta ma prima di superarla, e così raggiungendo Alex, mi rivolto e aggiungo:
<< E comunque tutti litigano, soprattutto loro, solo che sono diventati bravi a superare tutto e subito. >> Scrollando le spalle, finalmente esco da quella stanza.
<< Ehi, ti senti meglio? >>
<< Vodka. >> Annuisco e lasciando i bicchieri sul tavolino, vado a recuperare quello che vuole.
Dopo che l’ho osservato scolarsi due bicchieri di fila, decido di riprovarci.
<< Mi dici che è successo? Cioè... lo sai, mi casa es tu casa... ma sono le undici di sera e sei veramente scosso. Elise ti ha cacciato? Avete litigato? A casa stanno tutti bene? >>
<< Elise... >> Dice per poi ridere e appoggiare per un momento la testa all’imbottitura del divano. << È impazzita! >> Esclama guardandomi.
<< Mmm... non vuoi un mio parere, vero? >> Scuote il capo e sospira.
<< Per favore, giochiamo a qualcosa. Sono anni che non tengo in mano un joystick. >>
<< Non vuoi veramente giocare a Crash, vero? >>
<< Gi, voglio giocare a qualcosa. A qualsiasi cosa. Se hai un gioco violento, sarebbe ancora meglio. >> Annuisco e vado ad accendere l’X-Box.
<< GTA sia. >>
 
<< State ancora giocando? >> Ci chiede Alessia, sbucando dopo ore. Annuiamo senza fiatare.
<< Siete in una di quelle fasi da gemelli siamesi? >> Ci chiede ancora più stranita.

<< Yes, mon amour. Non penso di venire a letto, stanotte. >> Non la guardo, continuo a giocare senza distogliere lo sguardo. Quasi come se fossi ipnotizzato.
<< Non preoccuparti. Alex, non disturbi, ma sappi che puoi solo stare per stanotte. >> Metto pausa e la guardo malissimo.
<< Scherzi? >> Le chiedo stupito. Ale incrocia le braccia al petto e scuote il capo.
<< Non abbiamo più vent’anni, ne abbiamo sei di più, e tra l’altro ha una moglie, dei figli e una casa. Non può rimanere qui, deve superare lo shock. >>
<< Che shock? >> Chiedo al mio amico ma lui scrolla le spalle, quindi mi rivolto verso la mia dolce metà ma... non c’è più. Se n’è andata a letto.
Maledizione! Ma perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose?!
Cercando di non sbuffare per l’ennesima volta in un paio d’ore, mi alzo e chiudo la porta del salotto. Prima di tornare ad affiancare quel rottame del mio amico, mi guardo attorno e... devo ammettere che sono soddisfatto di come abbiamo fatto i lavori. Finalmente abbiamo finito. Non c’è più nessuna modifica da fare. È tuuuutto a posto. Stento a crederci, ma mi sto abituando in fretta al nuovo ordine.
Anche se devo ammettere che non trovo mai niente al primo colpo.
<< Ok, basta fare i ragazzini che non parlano e poi si sfogano manco fossero dei vulcani in eruzione... che diamine è successo? >> Mi butto accanto a lui e Alex – finalmente con un colorito normale – mi risponde.
<< Ti ricordi che mesi fa ti ho detto che Elise si era vista con Sandra? >> Annuisco.
<< Sì, vagamente. >>
<< Beh... >> Ridacchia e si strofina gli occhi. << C’è una novità. >>
<< Se c’entra Sandra... non è sicuramente un bene. >>
<< Già. >> Mi guarda e sembra veramente... non lo so, non riesco a decifrare la sua espressione.
<< È incinta. Sandra, non Elise. >>
<< O-ok. >> Mormoro non capendo.
<< Non so chi sia il padre, mentre litigavo con Elise non mi è passato proprio per la mente  di chiederlo... ma resta il punto che per un po’, per non so quanto, Sandra starà da noi. E prima che tu dica qualcosa, sappi che porti sfiga! >> Mi indico e lui annuisce.
<< Perché? Che cosa c’entro io? Non l’ho mica messa incinta! >>
<< No, ma mesi fa, quando ti ho parlato di... di questa cosa assurda, avevi fatto una battuta... del tipo... “hai paura di trovartela a casa che gioca con i bambini?” Beh, è questo quello che è accaduto una volta che sono tornato a casa dal lavoro... ed è stato orribile! >>
<< Dici sul serio? >> Perché non sento più i miei occhi? Sono usciti dalle orbite?
<< Non provare a ridere. È stato un incubo. Com’è stato un incubo litigare con mia moglie per quella... quella!
<< Scusa ma perché deve stare da voi? >> Chiedo ingenuamente.
<< Ah, guarda, non ne ho la minima idea. Dovresti chiederlo a quella pazza di mia moglie! Ma non penso che ti darà mai una risposta sensata. Entrare nella sua psiche potrebbe far diventare matto chiunque! >>
<< Beh ma... dovete chiarire! Voglio dire... tu sei praticamente scappato di casa. >> Annuisce e io apro la bocca per continuare ma infine sospiro. << È una cosa stupida. Tu sei stato stupido! >> Mi guarda con gli occhi sgranati e mi alzo dal divano.
<< Senti... dormi. Fai quello che vuoi ma io me ne vado a letto, continua pure a dare tutta la colpa ad Elise o a Sandra ma sappiamo entrambi che se si fosse presentato chiunque alla tua porta, come ad esempio tuo padre, non gliel’avresti chiusa in faccia. >> Detto ciò, lo lascio lì, con le mani tra i capelli.
 
<< Alex? >> Mi siedo al tavolo e accetto la tazza di caffè che Alessia mi porge.
<< In salotto non c’è, quindi o è a lavoro, oppure è tornato a casa. >> Annuisce.
<< Ti ha raccontato che cos’è successo? >>
<< Sì. E l’ho attaccato invece di confortarlo. Mi sento stupido. >> Mi passo una mano sul viso e Alessia me la toglie per poi stringerla tra una delle sue.
<< Non avrebbe mai potuto buttarla fuori. Stiamo parlando di Elise! È una sottospecie di crocerossina e non sa dire di no a nessuno, soprattutto a Sandra. >>
<< Lo so. Però mi spiace per Alex. Non mi piace sapere che hanno litigato, ancor di più per Sandra. Perché è andata proprio da loro? Elise te lo ha spiegato? >>
<< Gliel’ho chiesto ma lei dice che... non poteva lasciarla andare. È pur sempre la sua migliore amica. >> Alzo gli occhi al cielo e mi accascio sulla sedia.
<< No, Ale, tu sei la sua migliore amica, non lei. >> Alessia abbassa lo sguardo e io mi sento in colpa. E il bello è che non ho fatto nulla.
<< Lo so, ma... quello che mi lega ad Elise... non è quello che la lega a Sandra. Non so come spiegartelo, ma una volta, Elise, da ubriaca, mi ha detto che le loro vite sono legate da un filo che nessuna delle due riesce a tagliare. Il perché non lo sa, ma sa solo che non può lasciarla stare del tutto, nonostante si siano fatte entrambe delle vite. E ora Sandra è incinta, un motivo in più per non lasciarla sola nei suoi guai, almeno secondo lei. >>
<< È una cosa stupida. >> Mormoro facendola sorridere.
<< No, da una parte la capisco. >> Alzo un sopracciglio. << Voglio dire... Sandra le è stata accanto in un brutto periodo della sua vita, in un certo senso l’ha aiutata... le ha presentato Alex. Lei non pensa di esserle in debito, ma sa solo che non può abbandonarla. >>
<< Ok, posso anche capirlo, ma resta il punto che a causa sua, Elise, ha versato tante lacrime, si è fasciata la testa prima di rompersela e l’ha lasciata sul chi va là per tanto tempo, mandandola in paranoia. Queste cose le sai già, perché ne stiamo parlando? >> Scrolla le spalle.
<< Perché le vogliamo bene. E anche perché ieri notte, invece di stare a letto con me, hai giocato a uno stupido gioco con il tuo socio. >> Si alza, lasciandomi al tavolo con un broncio e mi saluta con un bacio veloce per poi andare a lavoro.
 
<< Ehilaaa? C’è nessuno? >> Entro e chiudo la porta lentamente. Sento delle voci ma... non vedo nessuno. Vado in salotto e mi siedo, aspettando e sperando che qualcuno si faccia vedere.
<< Oh! Davvero molto maturo! >>
<< Non farmi la paternale, ok? >>
<< Non è mia intenzione, ma a quanto pare ne hai bisogno, se non riesci nemmeno ad accettare che io ti dia il mio parere! >>
<< Il tuo parere? Il tuo parere? Ma ti sei fritto il cervello? Tu mi stai dicendo di sbatterla fuori!
Quello non è un parere, è quasi un ultimatum. >>

Mi rigiro le mani e resto in ascolto delle urla di Elise e Alex. Diamine, ho scelto proprio il momento sbagliato per passare.
<< Dio, Elise! Non è un ultimatum! Davvero non capisci perché ti sto dicendo tutto ciò? >>
<< Ti pare così strano che io non riesca a capirlo? >>
<< Sì, sì! >>
<< Beh, dimmelo! Così almeno sarai contento. >>
<< Dio, mi sento un intruso. >> Sussurro accasciandomi sul divano.
Potrei andarmene, è vero, ma so che è giusto che io sia qui.
<< Penso al nostro futuro. Ai nostri figli, al nostro rapporto! Ti pare così incomprensibile o da pazzi? >>
<< Guarda che non stiamo ospitando un assassino! >>
<< Che tu sappia! Anzi... lascia perdere. Tanto quando si parla di lei, è come se avessi dei prosciutti davanti agli occhi. Almeno sa chi è il padre? E perché diamine non è andata da sua madre? Ce l’ha ancora una madre, non è vero? >>
<< Sei... sei veramente uno stronzo. >>
<< No, sono sincero. Io ti amo, per Dio, ma tu stai mettendo lei davanti a noi! >>
<< Cosa? Solo perché non ti ho chiesto se poteva rimanere? >>
<< NO! Solo perché dai per scontato che dopo che lei se ne andrà, perché prima o poi dovrà andarsene, tu non starai a pezzi. Io mi preoccupo per te! Perché non lo capisci? >>
<< N-non devi. Io starò bene, e lei al momento è... è piena di dubbi. E comunque non è andata da sua madre perché voleva qualcuno con cui parlare, non che la giudicasse... come stai facendo tu. >>
<< Cosa? E per quale motivo? Solo perché vorrei sapere se ha idea di chi sia il padre? >>
<< È Andrea il padre, idiota! E ora basta! Vattene, non devi tornare a lavoro? >>
Alex non risponde ed esce da casa senza vedermi, ancora più inferocito di poco fa.
Elise appare di fronte a me con gli occhi lucidi e completamente a pezzi.
<< Che ci fai qua? >>
<< Ehm... volevo chiederti se ti andasse che tenessimo noi i bambini, stasera. Ma penso che avrò ancora Alex sul mio divano. >>
<< Giusto, perché ha dormito da te... ovvio. >>
<< Non te lo ha detto? >> Le chiedo stranito.
<< Non siamo in grado di parlare, al momento. >>
<< Beh... >> Dico ridacchiando. << L’ho notato. Ma state esagerando entrambi. Lui è solo preoccupato. Sandra è quasi come un fantasma onnipresente nel vostro rapporto e ora... beh è qui in carne ed ossa. >> Mi si siede accanto e sembra più piccola e molto fragile.
<< Nemmeno fosse una mia ex. >> Non commento subito, ma alla fine non posso risparmiarmelo, anche a costo d’innervosirla.
<< Penso che in quel caso... non gli dispiacerebbe averla in casa. Sai... avere la possibilità di fare una cosa a tre non capita tutti i giorni. >> Ridacchia e mi colpisce scherzosamente un braccio.
<< Sei entrato con le chiavi di Ale? >> Annuisco e le passo un braccio dietro le spalle, avvicinandola a me. Sospiriamo e con un secondo di ritardo mi rendo conto di non sapere che fare. Dovrei aiutarli, o almeno tentarci, ma non ho idea di che fare.
<< Dove lavora Sandra? >> Elise alza il viso e inarca un sopracciglio.
 
Continuo a passare di fronte al negozio di Bata, che si trova nel centro commerciale Area 12 – vicino allo Juventus Stadium – e cerco di capire che fare.
Dovrei entrare... voglio dire, mi sono fatto venti minuti di strada, il minimo che possa fare è parlare come vorrei con Sandra, ma sta lavorando e non ho voglia di dare spettacolo qua dentro.
<< Hai intenzione di spaventare qualche cliente? >> Mi blocco e mi volto incontrando lo sguardo incuriosito di Sandra. Mi passo una mano tra i capelli e le chiedo se può fermarsi per parlare un attimo. Annuisce e ci sediamo sulla panchina di fronte al negozio.
<< So perché sei qui, e lo apprezzo, ma non ce n’è bisogno... me ne andrò stasera da casa di Elise e Alex. >>
<< No, non sono qui per questo. >> Aggrotta la fronte. << Sono solo preoccupato. >>
<< Lo capisco, ma... lo sei talmente tanto da venire a parlare con me? >>
<< Beh sì. Senti... noi non abbiamo mai avuto un vero rapporto. Certo, uscivamo nello stesso gruppo, mi piaceva spettegolare con gli altri della tua vita sentimentale che era ed è degna di Beautiful, però... tu sei la migliore amica di Elise. Sì, ancora dopo tutti questi anni, nonostante l’hai fatta stare di merda. E ora sono stufo. Capisco che la situazione, per te, sia incasinata ma perché andare proprio da lei? >>
<< Sei qui per Elise. >> Mormora stupita.
<< Beh... sì. È la moglie del mio migliore amico e... beh lei e Alessia sono... sì, sono qui per lei. Lo trovi così strano? >>
<< No. In realtà no. >> Rimaniamo un attimo in silenzio ma alla fine riprende a parlare.
<< Sono andata da lei perché... perché è lei. È sempre stata la persona più cauta, responsabile e matura che io conosca. Ed è stata, e lo è ancora, una delle persone che so per certo farà sempre parte della mia vita. Forse è sbagliato dirlo o pensarla così ma si tratta di Elise. Per me è come una sorella. Certo, io non sono certo un esempio come amica o sorella ma il nostro rapporto è così. Che a te, ad Alex o ad Alessia stia bene o meno. >>
<< Sandra... capisco che tu possa volerle bene e che magari non sai come dimostrarlo, ma tu ti presenti solo quando hai bisogno di una spalla su cui piangere. E non è giusto. Non se lo merita e il bello è che non se ne rende nemmeno conto. >> Abbassa lo sguardo e forse dovrei sentirmi in colpa, ma qualcuno queste cose deve pur dirgliele.
<< Non ti sto dicendo che non devi avere niente a che fare con lei. Ma almeno fallo nel modo giusto. Non fare quella che appare e poi scompare per mesi. Non è giusto. Ora stai per diventare madre, e devi ammettere che non sei un ottimo esempio da seguire. Non sei di certo una con la testa sulle spalle... ma vorrai bene a questo bimbo. Ma dimmi una cosa... >> Tira su col naso e annuisce. << Lorenzo ha quattro anni e Phoebe ne ha fatto da poco uno. Quante volte li hai visti? Se come dici, vuoi bene ad Elise... dovresti prendere una decisione, perché non puoi prendere solo lei, se scegli di esserle amica... devi accettare tutto il pacchetto. E il tutto, comprende i suoi figli e Alex. >> Mi alzo e scrollo le spalle.
<< Scusa per questa improvvisata. Dico davvero. E non ti sto dicendo di dovertene andare da quella casa. Dico solo... di ragionare prima di agire. >>
 
<< Com’è andata la giornata? >> Mi chiede Ale, affiancandomi sul divano e facendosi abbracciare. Non abbiamo cenato assieme, è stata un po’ con sua madre e io mi sono ingozzato di cibo cinese da asporto.
<< Ho fatto del bene, oggi. Sono una brava persona e sono soddisfatto di me. >>
Ale sorride e mi si accoccola maggiormente.
<< Lo so, anche per questo ti amo. >> Aggrotto la fronte.
<< Mi ami perché sono una brava persona o perché sai che cos’ho fatto? >> Alessia ride.
<< Entrambe le cose. >> Abbasso lo sguardo e incontro i suoi occhi.
<< Sandra starà un po’ da Elise e Alex. Hanno fatto pace e cercheranno di affrontare il tutto. Insieme. Tutti e tre. >> Sgrano gli occhi.
<< In che senso, scusa? Cresceranno insieme il bambino? >> Ale alza gli occhi al cielo.
<< No, scemo! Cercheranno di affrontare il tutto... almeno finché Sandra non si deciderà a parlare con Andrea. Torna la prossima settimana a casa, era fuori per lavoro, perciò non glielo ha ancora detto. E tu... per me... sei un supereroe. >> Si mette a cavalcioni su di me e mi bacia la mascella.
<< Davvero? Quindi... merito un premio? >> Ridacchia annuendo.
<< Oh sì. E sappi che tutto ciò lo racconterò anche ai nostri bambini, e loro saranno così orgogliosi di avere un super papà. >> Deglutisco.
<< Bambini? Ale, sei incinta? >> Scoppia a ridere e mi accarezza le guance.
<< No, però è bello sapere che se accadesse tu non mi abbandoneresti. >>
<< Mai, amore mio. Mai. >> La bacio e mi beo del suo sorriso.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo quattro: Ah... le feste! ***


Giorno, sera, splendori! Buon 2014! Sì, mi porto avanti, visto che ci sono.
È da qualche giorno che questo capitolo è pronto ma purtroppo ho la febbre e sembro uno zombie, di conseguenza non ho avuto né la forza, né tantomeno la voglia di mettermi al pc. Ma ora sono qui e spero apprezziate questo ultimo aggiornamento del 2013. Bando alle ciance... vi lascio a Gigi e alle sue seghe mentali ;) buona lettura!
 
Rammento che questa storia deve essere letta dopo Travolgimi, se no determinate cose non si riuscirebbero a capire.

Contatti: Gruppo. Facebook. Pagina Grafica.

 
 
 
Ho sempre adorato il periodo natalizio. Non ne so bene il motivo, ma l’ho sempre adorato.
Sarà per le persone che sembrano più solari, o l’aria frizzantina che si respira, o forse semplicemente per le vie piene di festoni e di luci. Probabilmente è per tutto il cibo e i giochi che si fanno in famiglia.
Sì, mia madre cucina da Dio, e arrivato alla veneranda età di ventisette anni, sono alquanto certo che ho sempre amato questo periodo dell’anno soprattutto per i manicaretti di mia madre.
L’unica pecca, però, è lo shopping compulsivo che crea un’Alessia alquanto schizzata e paurosa. Almeno per il sottoscritto.
Sospiro per l’ennesima volta e cerco di capire cosa diamine la mia cara fidanzata stia blaterando. Manca una settimana alla vigilia di Natale, e fuori nevica. Cosa potrei desiderare di più? Beh... forse solo che Alessia torni in sé. Ma probabilmente chiedo troppo. Dovrei essere abituato al suo modo di andare in crisi per la ricerca dei regali perfetti per i miei genitori, ma... no, purtroppo non ci ho ancora fatto il callo.
Dovrei precisare una cosa: abbiamo già acquistato i regali per i nostri amici, per i bambini e i nostri... ah! E anche quelli per i genitori di Ale, ma per i miei... come ogni anno, ancora no. Ecco perché Alessia è in crisi. Io sto continuando a dirle che c’è ancora tempo, oppure che basta acquistare anche solo uno di quei pacchi con del cibo dentro ma ogni volta che provo a dirglielo, mi fucila con lo sguardo... quindi sto iniziando a pensare di rinunciarci.
Sono piuttosto stufo delle sue occhiatacce.
Non capirò mai come Alessia non riesca a sopportare questo periodo dell’anno. Certo, da quando stiamo insieme lo odia un po’ di meno. Ma non abbastanza.
<< E se gli prendessimo questa scacchiera in vetro? >> Osservo la scacchiera e penso di avere una smorfia stampata in faccia, infatti lei sbuffa.
<< Almeno io sto dando delle idee, tu? >> Sgrano gli occhi.
<< Ma non ho detto nulla! >> Esclamo cercando di evitare un’altra occhiata malevola.
<< Non serve che parli, ti conosco come le mie tasche. Trovi che sia un’idea stupida. >>
<< Ale... >> Le afferro una mano e l’avvicino a me, facendo finta di non essere in un supermercato stracolmo di gente. << Qualsiasi cosa prenderemo andrà bene. Perché non torniamo indietro e prendiamo quella composizione strana ma bella? Mia madre l’adorerà! Soprattutto perché apprezza i nostri sforzi e i nostri gusti... e anche perché almeno daremo qualcosa da fare a mio padre che adora le piante e ha il pollice verde. >>
Il mio batuffolo di neve sospira e si calma per poi sorridermi.
<< Va bene... ma se dovessero fare facce strane... diremo che hai deciso tutto tu! >> Alzo gli occhi al cielo e poi con calma mi metto a seguirla come un cagnolino.
 
<< Grazie al cielo abbiamo finito di fare i regali. Ci credi se ti dico che stavo iniziando a dare di matto? Alessia stava diventando una psicopatica. >> Alex scoppia a ridere.
<< Come ogni anno, direi. >> Mi fa notare, porgendomi una tazza di caffè.
<< Già. E la cosa non è consolante. Dici che prima o poi la smetterà di reagire così? >> La faccia dubbiosa del mio amico mi fa capire che non ne ha idea.
<< Elise non ha mai avuto questo problema. Non so se dipenda dal fatto che conosce mia madre quasi quanto me. >> Già. Elise adora Giorgia. Anche se c’è da dire che è impossibile non amare quella donna. Ed è alquanto difficile non amare anche Elise, ma questo è un dettaglio.
<< Senti... cambiando discorso... la profuga, è ancora a casa vostra? >> Alex sorride.
<< Mi piace questo tuo nuovo soprannome per Sandra. >> Sorrido anch’io.
<< Comunque sì, Andrea torna domani. >> Annuisco.
<< E dici che se ne andrà subito? >>
<< Una parte di me lo spera... l’altra... si è quasi abituata ad averla in giro per casa. Da quando c’è lei, ho più tempo da passare con Elise e la cosa mi fa enormemente piacere. In un certo senso... da che pensavo che sarebbe stata una spina nel fianco, è stata quasi un dono dal cielo. >> Sgrano gli occhi.
<< Ti sei rincoglionito? Stiamo pur sempre parlando di Sandra! >> Alex scoppia a ridere e si rilassa sulla sedia girevole del suo ufficio.
<< Lo so, lo so... è assurdo! Ma dico sul serio. Nonostante sia praticamente una settimana che è da noi, non ha mai dato fastidio, anzi. Eppure è sempre a casa, ma nemmeno la notiamo a volte. Lorenzo l’adora. Ha iniziato a chiamarla “zia” e non hai idea di quanto si facciano lucidi gli occhi di Elise. Quasi come se per lei si fosse avverato un sogno. >> Scrolla le spalle e io sono senza parole.
<< Pensi che c’entri il discorso che le ho fatto? >> Non per vantarmi, ma penso di essere stato perfetto. E se il tutto dovesse essere andato a buon fine, non posso far altro che congratularmi con me stesso.
<< Non ne ho minimamente idea. Però ti dirò una cosa: mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, a quando lei ed Elise erano pappa e ciccia e tutto andava bene. >>
<< Non vorrei fare il guastafeste ma... dopo quel bel periodo, le cose sono andate a puttane. Letteralmente, contando che stiamo pur sempre parlando di Sandra. >>
Alex scoppia a ridere e scuote il capo. << Non posso darti torto ma... magari è un miracolo di Natale, no? >> Faccio una smorfia e il suo divertimento aumenta.
<< Bah... a me come cosa continua a parere strana. >>
 
<< Ma non possiamo fare come ogni santo anno? >> Chiedo esasperato, coprendomi il viso con le mani, cercando di non prendere a testate il tavolo a cui sono seduto.
<< Non ricominciare! >> Sgrano gli occhi e guardo Alessia come se fosse un’aliena.
<< Io? Io non devo ricominciare? Ti ho fatto una semplice domanda! >> Se proprio volete saperlo, questa discussione senza senso, va avanti da quasi mezz’ora. E io sono a pezzi.
<< No, tu stai cercando d’importi! >> Sbuffo.
<< Ale... hai solo da dire di no. Così almeno potremmo far sapere qualcosa ad Elise, che sta attendendo pazientemente una nostra risposta. >> I suoi occhi, a causa mia ovviamente, diventano di fuoco e inconsciamente mi ritrovo a deglutire a fatica. Fa davvero paura.
<< Elise può andare a farsi fottere! > Il suo urlo mi lascia basito e i miei occhi fuori dalle orbite probabilmente glielo fanno intuire, infatti sospira e i suoi lineamenti si addolciscono.
Non so perché mi abbia risposto così, o perché abbia detto una cosa del genere su Elise, ma soprattutto non le faccio notare che la sua amica si fa fottere abbastanza regolarmente e con piacere.
<< Mi spieghi qual è il problema? >> Le chiedo cercando di afferrare una sua mano.
<< Non lo so, è che sono stressata. Questo periodo dell’anno lo odio. Lo sai. E poi... sì, voglio festeggiare anche con i nostri amici ma pensaci bene... quando Elise e Alex hanno preso casa, le feste le hanno festeggiate da qualche parente? >> Domanda retorica e a trabocchetto... so già dove sta andando a parare.
<< Sai qual è la differenza tra noi e loro? Anzi, no, non mi rispondere. Non voglio trovarmi la casa invasa dai parenti, anche perché non ci starebbero tutti! I tuoi potranno anche essere pochi, ma i miei no. E poi le feste si sono sempre festeggiate a casa dei miei genitori, non posso permettere che tu stravolga tutto solo perché Elise ha fatto così quando ha acquistato casa. Non ha senso! Faremo la Vigilia dai miei, il pranzo di Natale dai tuoi e la cena da Gigia e Gigio con Elise e i suoi parenti pazzi. E infine a Santo Stefano vedremo se riusciremo ancora a mangiare qualcosa, oppure andremo dai nostri amici e ci daremo all’alcool per poi concludere con dei tortellini in brodo fatti dalla fantastica Giorgia. Come facciamo esattamente ogni anno, da ben sei anni! >> Non ho più fiato. Ho detto tutto in un colpo ma non mi pento di nulla, non mi va per niente di stravolgere i piani perché lei pensa sia la cosa giusta da fare. Casa nostra non può diventare una sottospecie di labirinto senza un filo d’aria perché ci sono parenti ovunque. Non posso permetterlo. E poi mia madre mi strozzerebbe, il che non è molto promettente o allettante.
Alessia mi mette il broncio e infine si alza, lasciandomi al tavolo con una sola domanda per la testa: ma se non le piace il Natale, perché si è fissata così tanto?
 
<< Sei riuscita a farla ragionare? >> Chiedo ad Elise, che mi sorride dispiaciuta.
<< In realtà non ne ha voluto parlare. Ha detto che hai deciso tutto tu e che lei si sottometterà senza fiatare. >> Aggrotto la fronte.
<< Non è da lei questo comportamento... vero? Voglio dire... perché si sta accanendo? Nemmeno le piacciono le feste, il Natale, il passare il tempo in famiglia... >> Scrolla le spalle e alza lo sguardo quando Sandra entra in cucina.
<< Scusate, non volevo disturbare. >>
<< Figurati... come stai? >> Le chiedo non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla sua pancia piatta. Non so perché, ma proprio non riesco a guardare altro. Nemmeno mi aspettassi che da un momento all’altro possa partorire. Cosa assurda, visto che è al secondo mese di gravidanza.
<< Bene, grazie. >> Si siede anche lei al tavolo e mi osserva incuriosita. << Perché sei così pallido? >> Sospiro.
<< Lascia perdere. Come passerai le feste? >> Le chiedo più per essere educato che per curiosità. Lo so, avrei potuto evitare, ma mia madre mi ha insegnato ad essere un bravo bambino.
<< Passerò le feste da mia madre. Dormirò anche da lei se Andrea mi manda al diavolo. >>
<< Sai benissimo che puoi stare con noi. >> Alzo un sopracciglio in direzione di Elise e lei mi lancia un’occhiataccia, perciò taccio. Perché Alex non è ancora arrivato dal lavoro? Cazzo, una volta che sarebbe servito! Almeno mi sarei evitato questo quadretto famigliare da voltastomaco. Lo so che Alex ha detto che va tutto bene... ma a me, sinceramente, tutto ciò – cioè vedere nuovamente Sandra vicino ad Elise... mi fa venire la nausea.
<< Ti ringrazio, ma no. Farebbero troppe domande se non mi presentassi per le feste. Preferisco che chiedano di Andrea, piuttosto di dove io possa essere finita. >> Elise annuisce e sorride appena.
Cala un silenzio alquanto imbarazzante e io mi riempio un bicchiere d’acqua.
<< Come dovrei comportarmi? >> Chiedo ad Elise, tornando al discorso principale.
<< Non lo so, stasera parlale. Ma fallo veramente. Non come ieri sera che al primo sguardo sgradevole ti sei ammutolito. Tira fuori le palle! >> Apro bocca per replicare ma infine ci rinuncio: ha ragione lei.
<< Ok, lo farò. Però... pensi che io abbia un minimo di margine per poterla spuntare? >>
Elise ci pensa un secondo e infine annuisce. << Sì, sinceramente credo di sì. E poi, se può consolarti, nemmeno io volevo fare le feste in casa mia la prima volta. E infatti non abbiamo mai più replicato. >> Sorrido divertito e annuisco.
 
<< Vengo in pace. >> Dico entrando in camera da letto in mutande e con una maglia bianca in mano a fare da bandiera. Alessia mi guarda un secondo e infine sospira per poi tornare a spalmarsi della crema sulle braccia.
<< Lo so che sei ancora in combutta contro di me, ma spero tu abbia pensato a cosa ci siamo detti. Voglio davvero che le cose non cambino, non ce n’è bisogno, soprattutto perché questi ultimi mesi sono stati un continuo cambiamento e io ho bisogno di... di calma. Di abitudini. >> I suoi occhi si posano sulla mia figura e stranamente sembrano inoffensivi. Ne approfitto e mi avvicino fino a sedermi sul letto, ben voltato verso di lei.
<< Capisco che tu voglia creare delle tradizioni ma... immaginati questa casa piena di baccano, di persone che urlano semplicemente per parlare, tutta la sporcizia per terra, giochi ovunque perché i bambini tendono a portarsi sempre qualche stupido gioco con sé, poi pensa a tutta la fatica che dovresti fare per preparare la casa, il cibo... >>
<< Gigi, fermati. Lo so che hai ragione, davvero... è che mi sembrava una cosa carina. Ma devo ammettere che dopo questo tuo roseo quadretto, ho capito che... no, sarebbe un inferno e finirei per odiare ancora di più questa festa. >>
<< Quindi posso tirare un respiro di sollievo? >> Chiedo cercando di non sorridere, ma smetto di trattenermi quando la mia piccola brontolona annuisce.
<< Grazie a Dio sei rinsavita! >> Esclamo portando le braccia verso il soffitto facendola ridere. La guardo con un sorriso dolce e lei scuote il capo.
<< Ti ho davvero fatto esaurire? >> Annuisco immediatamente, facendole comparire un piccolo broncio. Per quanto possa sembrare assurdo, la trovo tenera e bella anche così.
<< Ti chiedo scusa, è che... non lo so. Mi sembrava una cosa carina e giusta da fare... ma effettivamente non riuscirei a stare dietro a tutto nemmeno volendo. Non ho mai fatto cose del genere e non ho mai nemmeno pensato che un giorno avrei dovuto farle. >>
<< E non dovrai! Voglio dire... sei migliorata molto a cucinare da quando viviamo assieme, ma non ti puoi di certo definire una cuoca! E poi non sopporti molto le feste e il fatto di fare dei regali anche a persone che in realtà non sopporti, aggrava solo la situazione e fare il tutto a casa nostra ti renderebbe isterica e manderesti me al manicomio. Non ha senso, no? E poi finché ci sono i nostri genitori e i genitori dei nostri amici che c’invitano, non capisco proprio perché dovremmo porci il problema. >> Forse sono stato fin troppo schietto, ma Alessia sa come sono fatto e so perfettamente che con lei non posso non dire quello che mi passa per la mente.
<< E quando avremo dei figli come faremo? >> Il mio cuore perde un battito e sorrido fin troppo allegro.
<< Penso come tutti gli altri genitori del mondo: continueremo a sfruttare l’ospitalità delle nostre famiglie. >> Alessia scoppia a ridere.
<< Sei un caso patologico. >> Annuisco e m’infilo la maglia.
<< Lo so. E ne vado fiero. >> Mi allungo verso di lei e le poso un bacio sul naso, facendole allargare maggiormente il sorriso.
 
<< Bla, bla, bla... >> Alex smette di parlare e mi trucida con uno sguardo.
<< Scusa, ti stavo annoiando? >> Mi chiede ironicamente facendomi sghignazzare.
<< Se devo essere sincero... abbastanza. Raccontami le news interessanti, non cos’hai mangiato a pranzo. >> Alex mi spintona e quasi vado a sbattere contro una vetrina. Come un deficiente, non mi muovo, anzi, appoggio le mani coperte dai guanti alla vetrata e osservo come ipnotizzato un oggetto a cui non dovrei nemmeno pensare.
<< Oh. Oh. Gigi... no! Alessia ti ammazzerebbe e io non posso nascondere uno scoop del genere ad Elise. Ti prego, no! >> Schiodo per un secondo lo sguardo da quell’aggeggino e osservo il mio amico.
<< Ma è perfetto! Non puoi dirmi di no. >>
<< Non voglio nemmeno vederlo. >>
<< Ehi! Io ero con te quel giorno e non ho fiatato! Fai altrettanto. E giusto per la cronaca, io ho taciuto con Alessia, in quel caso, quindi mi aspetto che tu faccia altrettanto. >> Alex alza gli occhi al cielo e incrocia le braccia al petto.
<< Sai qual è la differenza? >> Sbuffo, perché purtroppo la differenza la conosco più che bene. Ma non voglio dirgliela, anche se devo.
<< Già. Lo so. Mi strapperebbe le palle e le darebbe in pasto al primo animale che gli passerebbe davanti. >> Il mio infido amico annuisce e la cosa non mi consola, però i miei occhi tornano a incantarsi su quel piccolo cerchio brillantinato e non riesco a non pensare a come starebbe al dito di Alessia.
<< Non ho mica detto che devo darglielo stasera... >> Alex ridacchia.
<< Certo... pensi che non lo troverà? Non so spiegarti come facciano, ma le donne lo capiscono, spulciano ovunque e lo trovano. È come un richiamo per loro. >>
<< Beh a quanto pare non per Alessia... >> Mormoro dispiaciuto, ovviamente sempre guardando quell’anello. Oramai non riesco a distogliere lo sguardo.
<< Dai, entra. >> Sgrano gli occhi e Alex annuisce. << Piuttosto lo tengo io. >> Scoppio a ridere e nego con il capo.
<< Non se ne parla, se lo trovasse Elise, ci ritroveremo entrambi con il culo a strisce. >>
Nessuno dei due aggiunge altro e dopo un paio di minuti sospiro e mi decido ad entrare in quella gioielleria.
Non so dire perché o cosa mi abbia spinto ad acquistare quest’anello. So solo che voglio vederlo al dito di Alessia. Oggi e sempre.
Ora c’è solo un problema: arriverò vivo a farle la proposta? E come gliela faccio? E se lei mi dicesse di no? E se mi lasciasse?
Ok, non è solo un problema... ma è un dettaglio. Un modo devo trovarlo.
Sei anni fa la Vigilia di Natale mi ha fatto sentire le campane e gli angeli cantare... magari... naaaa... penso che in quel caso mi darebbe in pasto tutto a qualsiasi animale, non solo le mie palle. Duh... sono un uomo morto.
 
**
Lascio a voi la parola... soprattutto su che fine atroce farà fare la nostra Alessia al nostro caro Gigi :D ancora auguri e grazie... grazie di tutto per questo bel 2013 che ho passato in vostra compagnia. Jess.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo cinque: I sogni son desideri. ***


Nonostante ci troviamo a marzo, questo è il primo aggiornamento del 2014. Sono stata svelta, eh? Va beh, bando alle ciance, vi lascio direttamente al capitolo. Capitolo che alla fin fine è uscito di getto e che mi piace, nonostante non sia lunghissimo.
 
Rammento che questa storia deve essere letta dopo Travolgimi, se no determinate cose non si riuscirebbero a capire.

Contatti: Gruppo. Facebook. Pagina Grafica. 
Buona lettura.


 
<< Riesci a crederci? >>
Ok, eccomi qui, decisamente con la mente fin troppo impegnata a pensare ad altro invece che ad ascoltare la mia fidanzata. Sono letteralmente fottuto.
<< No, in effetti no. >> Non so perché le ho risposto, ma dalla sua espressione capisco di essere nei guai.
<< E vorrei ben vedere! Quale ragazzo sano di mente, non appena viene a sapere che la praticamente ex fidanzata è incinta, decide di sposarla?! E soprattutto quale deficiente glielo chiede davanti a tutti i parenti? >> Oh. Alessia sta parlando di Sandra. Che bello saperlo… il sarcasmo si è notato? Spero di sì, perché io mi sto per cagare addosso.
Quello che ha fatto Andrea… il beh, oramai prossimo marito di Sandra, è più o meno quello che volevo fare io tra qualche giorno. Cioè inginocchiarmi sul pavimento dei miei genitori e chiedere ad Alessia di diventare mia moglie. Originale… pensavo, e invece no! E dalla sua reazione, deduco che se fosse stata nei panni di Sandra, avrebbe distrutto qualcosa – o qualcuno – con le sue stesse mani. No buono. Per niente.
<< Beh… oddio! Ognuno… fa come si sente. Evidentemente Andrea è pronto a prendersi tutte le responsabilità e non è una cosa poi così… sbagliata. Perché mi guardi male? >>
<< Non ti sto guardando male. >> Dite che si offende se le faccio notare che non le crede nessuno? << È che sono un paio di giorni che sei strano. Sei addirittura più silenzioso… che cos’hai combinato? >> Cerco di deglutire e mentalmente insulto Alex.
Me lo aveva detto che avrebbe scoperto qualcosa, perché tutte le donne lo capiscono.
Peccato che io con un’alzata di spalle gli abbia detto che Alessia non è come tutte e che di certo non arriverebbe mai a capire che cos’ho combinato.
Sono un emerito coglione.
<< Niente. Non ho fatto niente. Perché avrei dovuto fare qualcosa? Non te l’ho detto che ho mal di gola? Suvvia, siamo in dicembre, ammalarsi è normale, fa un freddo cane e direi che dopo questa… vado a fare una telefonata. >> Lasciando Alessia, con la bocca aperta, sul divano, vado a rinchiudermi in bagno e chiamo Alex.
<< Che succede? >>
<< Che succede mi chiedi? >> Alex non mi risponde e io sospiro. << Sono terrorizzato. >>
<< Alessia ha già capito tutto e sta cercando di ucciderti? >>
<< Non ancora, ma penso che se rimarrò altri dieci minuti da solo con lei… potrei direttamente confessare il misfatto. >> Alex cerca di non ridermi in faccia e io appoggio la fronte sulle piastrelle fredde del bagno.
<< Gi, amico, respira. Non devi per forza pensare in grande… penso che… impazzirai se continui a cercare il momento perfetto. Bada bene, non ti sto dicendo di affrontarla e farle la proposta, ti sto dicendo di essere te stesso. Tutto qui. >>
<< Tutto qui? Dici “tutto qui”? Sai qual è il problema? Che sarà anche vero che tu hai fatto la proposta ad Elise in un cazzo di McDonald’s ma almeno sapevi che lei, almeno, al matrimonio ci pensava! Alessia… quando pensa ai matrimoni… vorrebbe suicidarsi! >> Da parte sua sento solo un sospiro, perciò taccio e mi siedo sulla tazza del water.
<< Gigi? >> Sobbalzo quando sento la voce di Elise.
<< Sì? >> Chiedo con voce terrorizzata.
<< Che cos’hai fatto? >> Mi raschio la gola e dopo mezzo secondo le racconto tutto.
Sono una donnina! Cazzo! Perché di fronte a un tono un po’ più serio e grave non riesco a mentire? Perché!?
<< Ti rendi conto che è un grande passo, quello che vuoi fare? >>
<< Sì, Elise, me ne rendo conto ma siamo sinceri… ultimamente ho fatto tanti passi avanti con Alessia, non posso fermarmi adesso e nemmeno lo voglio. L’unica cosa che non capisco è perché lei non voglia tutto ciò. >>
<< Ti chiedi anche perché? >> Aggrotto la fronte alla sua domanda. Sinceramente mi aspettavo qualche rimprovero o… non lo so, da Elise mi aspettavo di tutto tranne una semplice domanda.
<< Ovvio! Stiamo insieme da una vita, per i miei standard e anche per i suoi contando che sono stato il suo unico fidanzato… ma a parte questo, perché mi hai chiesto una cosa del genere? >>
<< Gigi… non la prendere male ma Alessia non crede nel “per sempre”. Voglio dire… chi ci crede? O meglio, chi ci crederebbe nei suoi panni? I suoi genitori non li ha mai visti stare insieme. È come se non conoscesse il vero prototipo di famiglia. >>
Non le rispondo subito, più che altro perché non so come ribattere.
<< Hai ragione, non ha mai visto i suoi genitori come una coppia, non ne ha avuto l’opportunità, ma il significato di “famiglia” lo conosce. Il compagno di sua madre fa parte della sua vita da quando è nata. È come un padre per lei, di conseguenza sa cosa significa crescere con due figure adulte che ti sostengono. Poi ha visto i tuoi genitori e adesso ha te e Alex come esempio… il per sempre esiste se lo si vuole e lei sa cosa significa stare con una persona e crearsi una vita. Non penso dipenda da questo, ma giuro, Eli, che se mi assicuri che quello che hai detto, lo pensa anche lei, sfondo la porta e la strozzo. >>
<< Era una mia teoria. Anche perché se non è quello… sai cosa significa. >> Deglutisco e osservo il soffitto afflitto.
<< Cioè che non vuole veramente fare quel passo. Dio! Pensi dipenda da me? Magari lei in realtà non vuole vivere con me, non vuole darmi dei figli e portare il mio cognome... >>
<< Gigi, stai sragionando e andando in paranoia. Smettila. >> Sospira. << Senti, fai una cosa furba… parlale. Non dico adesso, appena esci da qualsiasi posto tu ti sia rintanato, però appena te la senti, prendi il discorso, perché stai “nascondendo” una cosa importante, e non parlo dell’anello, bensì dei tuoi sentimenti e delle tue parue. >>
<< Noi uomini non facciamo questi discorsi. >> Dico quasi schifato.
<< Non vuoi che ti sputtani in un momento del genere, vero? >> Sgrano gli occhi e le dico che farò come vuole. Alla fine ha ragione, a chi voglio prendere in giro? I discorsi più merdosi e sentimentali sono sempre stato io a farli. Altro che femminuccia! Sono qualcosa di peggio, poco ma sicuro.
 
<< Ora mi vuoi dire che cosa c’è che non va? >> Giro il viso verso il suo e cerco di sorriderle. Saranno le quattro di mattina, eppure non ho chiuso occhio. Anzi, penso di non aver neppure aperto bocca da quando sono uscito dal bagno, dopo la conversazione con Elise.
Non saprei dire perché vorrei Alessia come moglie. Voglio dire… la amo, voglio passare il resto della mia vita con lei, sono pronto a tutto per lei ma perché dopo tutti questi anni ancora non l’ho capita? Perché per lei è così… insormontabile questa cosa del matrimonio? Io vorrei solo sfoggiare l’anello che le ho comprato davanti a tutti e direi con orgoglio ai nostri amici che stiamo per fare il grande passo, perché lo vogliamo, perché abbiamo bisogno di andare avanti e iniziare un nuovo capitolo della nostra fottutissima vita perfetta.
Senza risponderle, mi volto e accendo la luce dell’abatjour per poi alzarmi e aprire l’armadio. Sento nitidamente Alessia che si mette seduta e che mi fissa.
Afferro la scatolina dell’anello e torno accanto a lei.
Non oso guardarla negli occhi, quindi non saprei dire quale sia la sua reazione, e nemmeno se sia morta sul colpo.
<< È questo il motivo del mio silenzio. L’ho comprato qualche giorno fa; appena l’ho visto non ho fatto altro che immaginarmelo al tuo dito e… e non lo so. So solo che doveva essere tuo e so benissimo che… che se te lo facessi vedere tu scapperesti. So che… non vuoi sentir parlare di matrimonio. È già stato abbastanza complicato farti capire che eravamo pronti ad andare a vivere assieme. Ma alla fin fine… con te è stato tutto complicato. >> Sorrido lievemente, continuando a guardare la scatoletta tra le mie mani.
<< Non è stato facile darti il primo bacio, perché avevamo entrambi paura di rovinare quel poco di bello e prezioso che avevamo creato pur essendoci visti pochissime volte. È stato complicato fare l’amore la prima volta, un po’ perché era la tua prima volta, un po’ perché in un certo senso lo era anche per me… era la prima volta che facevo l’amore con una ragazza e sapevo che quello avrebbe cambiato tutto quanto. Con te è difficile litigare, mentirti, istigarti per farmi dire le cose e soprattutto ottenere delle risposte. Amo la tua tenacia… sei riuscita a laurearti in tempi ancora più brevi di quelli che avevi deciso, hai trovato lavoro facilmente e soprattutto fai quello che hai sempre desiderato… tu vai avanti a testa alta, ti mostri forte, sveglia e impeccabile ma hai paura di tante cose. Come tutti. D’altronde anche tu sei umana… ma questo… >> Dico finalmente alzando la sguardo e stringendo maggiormente il cofanetto. << Questo non dovrebbe farti paura. Perché sono io a dartelo, perché qua dentro c’è un altro piccolo pezzo del mio cuore, proprio come quello che hai attaccato al collo, che ti ho regalato oramai tanto tempo fa. >>
Alessia si porta una mano alla bocca e trattiene a stento un singhiozzo, non fiata ma accarezza lievemente la collana a forma di chiave che le ho regalato quando ci eravamo messi da poco assieme. Non se l’è mai tolta, come io ho ancora addosso il lucchetto.
<< So… che probabilmente non mi risponderai. So… che probabilmente vorresti picchiarmi e insultarmi perché ti sto facendo perdere del sonno ma… ti amo e ho bisogno di farti vedere questo anello e ho bisogno di chiederti se vuoi diventare mia moglie, perché lo desidero con tutto me stesso. >> Oramai le lacrime sono scappate dai suoi occhi, purtroppo non fa incontrare i nostri sguardi, ma posso riprendere un minimo a respirare,o almeno lo faccio quando una sua piccola mano ghiacciata si posa sulla mia, quella che contiene la custodia dell’anello.
<< Sai benissimo che non potrei mai dirti di no. Anche se la paura è così tremenda e profonda che è difficile da spiegare. >> I suoi occhi incontrano finalmente i miei e un sorriso nasce sulle nostre labbra. << Ti amo, Gigi. Ti amo così pazzamente che ti sto dicendo di sì anche se la domanda vera e propria non me l’hai ancora fatta. Ti sto dicendo di sì, anche se l’unica cosa che la paura vorrebbe farmi fare, sarebbe girarmi e rimettermi a dormire, perché sono le quattro di mattina. >>
Una risata incontrollata abbandona le mie labbra e Alessia stringe la mia mano e si avvicina in ginocchio a me.
<< Stai dicendo sul serio? >> Glielo chiedo fissandola negli occhi, con la speranza nel cuore e i battiti a mille.
<< Dicendo… cosa? >> Mi stuzzica con un sorriso dolcissimo.
<< Stai accettando questo anello? Diventerai mia moglie? >> Le sue braccia si posano sulle mie spalle e con un movimento del capo, sposta i capelli da davanti il suo bellissimo viso.
<< Penso che se ti dicessi di no… me ne pentirei per tutta la vita. E poi non sarebbe la cosa che vorrei… io voglio… diventare tua moglie, se questa è l’unica cosa che riesce a farti avere quel sorriso da bambino che hai proprio adesso. >> Inutile dire che le salto addosso, facendola ridere. L’anello può aspettare, prima dobbiamo assolutamente festeggiare.
 
<< Ehi, amico! >> Lorenzo si volta confuso verso di me e mi guarda con un punto interrogativo sul volto. Gli faccio segno di avvicinarsi, e il piccolo lo fa.
Siamo nel salotto di casa sua, ma non sembra molto tranquillo a girarmi attorno, almeno non al momento. E posso anche capirlo, sarà da dieci minuti che sono in casa sua con un sorriso ebete e non ho ancora detto nulla a nessuno. Alessia si trova in cucina con Elise e io sono qui… qui con il piccolo.
<< Cosa succede, zio? E perché parli così piano? >> Il mio sorriso si espande e noto i suoi sgranarsi leggermente. Questo bambino ha decisamente il viso di Elise. E soprattutto ha le sue espressioni, è… allucinante.
<< Vuoi saperlo un segreto? Lo sarà ancora per poco, ma vorrei che tu fossi il primo. >>
Lorenzo si rilassa e si viene a sedere accanto a me, lasciando sua sorella che gioca tranquilla sul tappeto ai nostri piedi.
<< Spara. Adoro i segreti. >>
<< Io e zia Ale ci sposiamo. >> Il piccolo spalanca la bocca.
<< E non lo sa nemmeno papà? >> Ridacchio.
<< Già. Volevo che fossi il primo. >>
<< Grazie, zio Gigi… è stato un bel regalo di Natale. >> Dice abbracciandomi.
<< Oh no, piccolo, il tuo vero regalo si trova sotto l’albero ma diciamo che puoi considerarti fortunato e dire di aver ricevuto un doppio dono. >> Gli faccio l’occhiolino per poi riportarlo tra le mie braccia.
<< Sono contento. >> Già, piccolino, siamo in due.
Lo penso, ma non lo dico… penso che il mio sorriso ebete sia più che significativo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2125147