Vincolo di Sangue

di RedSonja
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nostalgia ***
Capitolo 2: *** Raksha ***
Capitolo 3: *** "Lei è Speciale" ***
Capitolo 4: *** Vecchi amici ***
Capitolo 5: *** Contatto ***
Capitolo 6: *** Rassicurazioni ***
Capitolo 7: *** Al castello ***
Capitolo 8: *** Guardiani ***
Capitolo 9: *** Riconciliazione ***
Capitolo 10: *** "Non voglio lasciarti..." ***
Capitolo 11: *** Decisioni ***
Capitolo 12: *** Sentimenti ***
Capitolo 13: *** Amore ***
Capitolo 14: *** In viaggio ***
Capitolo 15: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 16: *** Incontro ***
Capitolo 17: *** Nuovo Cavaliere ***
Capitolo 18: *** Primo giorno ***
Capitolo 19: *** L'inizio della storia ***
Capitolo 20: *** Quattro anni dopo ***



Capitolo 1
*** Nostalgia ***


 Capitolo 1: Nostalgia


Un fruscio dal profondo del bosco riscosse Eragon dal suo dormiveglia,  dal giorno dell'Agaeti Bloodhren il suo sonno si era ridotto ad uno stato vegetativo durante il quale rimaneva, però, costantemente consapevole di ciò che lo circondava; quel giorno, infatti, aveva completato la trasformazione che nei Cavalieri di Drago si verifica con il passare di centinaia di anni, rendendolo  molto simile agli Elfi, sia nell'aspetto che nelle abilità. Furono proprio queste sue caratteristiche a permettergli di individuare la fonte di quel fruscio sospetto: era stato provocato da uno degli strani esseri che popolavano Vroenguard, l'isola misteriosa e quasi completamente disabitata dove si trovava. La strana creatura che si trovò di fronte era stata creata dall'influenza della magia che anni prima, durante la lotta dei Cavalieri di Drago contro i Rinnegati, era stata sprigionata per proteggere l'ultima roccaforte dei Cavalieri. La creatura fece per attaccare ma prima che Eragon potesse muoversi due fauci gigantesche e irte di zanne aguzze avvolsero quello strano essere.

"Tutto bene piccolo mio ?" chiese Saphira parlando nella sua mente

" Sì. Non preoccuparti Saphira, sto bene."

La dragonessa lo osservò con uno dei suoi penetranti occhi blu; Eragon sapeva perfettamente che Saphira non si riferiva a quel che era accaduto poco prima, come sapeva che lei aveva capito che le stava mentendo;

"Lo so che ti mancano sia la tua famiglia che Arya, anche io soffro, poichè siamo legati indissolubilmente in quanto tu Cavaliere e io Drago, il  dolore che ti affligge si propaga da te a me attraverso il legame delle nostre coscenze. Ma sai che noi dobbiamo rimanere qui e addestrare i nuovi Cavalieri è..."

"il nostro compito"
la interruppe Eragon.

Avevano affrontato diverse volte l'argomento in quei cinque anni, ma per quanto tempo potesse passare non sarebbe mai riuscito ad accettare completamente la cosa. Spesso, quando provava nostalgia della sua terra d'origine, ripensava a Brom, l'uomo che fu Cavaliere di Drago e, come gli fu rivelato da Oromis-elda, suo padre, ucciso dai Ra 'Zac durante il viaggio alla ricerca dei Varden. Cercava di capire come avesse potuto vivere lontano dalle persone amate senza il sostegno di qualcuno che gli fosse amico; infatti, seppure lui si ritrovava a vivere in un luogo ostile e disabitato, poteva sempre contare sulla confortante presenza di Saphira. Brom a suo tempo non potè fare altrettanto poichè la sua dragonessa, omonima di Saphira, fu uccisa crudelmente dal primo dei Rinnegati: Morzan. A dire la verità era stato sorpreso dall'enorme forza che aveva dimostrato Brom, la perdita del proprio drago per un Cavaliere era una sofferenza atroce che solitamente portava alla pazzia. Lui non avrebbe mai potuto vivere senza la sua Saphira.
Il Cavaliere rivolse lo sguardo al cielo e si soffermò a nominare le costellazioni, come gli aveva insegnato una volta Arya, quando ancora si trovava ad Ellesmèra. Il semplice gesto di pensare anche solo per un momento all'elfa gli provocò una fitta lancinante al cuore; l'aveva amata in silenzio e quando le aveva rivelato i suoi sentimenti lei lo aveva rifiutato. O almeno così era stato fino alla conclusione della lunga battaglia contro Galbatorix, quando le aveva rivelato di dover partire e aveva ricevuto da parte dell'elfa l'offerta di accompagnarlo per una parte del viaggio. Ovviamente aveva accettato la compagnia di Arya, rassegnato al fatto che lei non ricambiava i suoi sentimenti e che fosse il modo per salutare un amico con cui aveva combattuto e condiviso il destino durante innumerevoli battaglie, convinto di ciò era rimasto stupito al comprendere che anche lei lo amava ma che non avrebbero mai potuto vivere la loro vita insieme. Lui doveva partire e raggiungere l'antico cuore dell'Ordine dei Cavalieri e lei sarebbe dovuta tornare ad Ellesmèra e prendere il posto di sua madre come regina degli Elfi. 

Sentì Saphira accoccolarsi dietro di lui così si sedette appoggiando la schiena al ventre caldo della dragonessa, come era suo solito, e si lasciò cullare dal respiro regolare della sua compagna d'avventure, scivolando lentamente in un sonno senza sogni.

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Capitolo 2
*** Raksha ***


Capitolo 2: Raksha
Murtagh fu svegliato dalla voce di una bambina che cantava allegramente e dal ruggito, piuttosto seccato, di un drago. Si alzò ed inizio a prepararsi tentando, inutilmente, di calmare Castigo che era di cattivo umore a causa della scarsa quantità di prede; appena mise il piede fuori dalla stanza si trovò davanti una bambina di circa undici anni che lo fissava con due occhioni da cerbiatta e un sorriso a trentadue denti sul volto infantile.
"Buongirno!" esclamò la bambina con la sua vocetta acuta, ma piacevole come il suono di un campanellino d'argento.
"Buongiorno a te Raksha" rispose il ragazzo con una nota di tenerezza nella voce,  tenerezza che era riservata solo a lei.
"Quando iniziamo l'allenamento ?" chiese con impazienza la ragazzina.
"Dopo aver fatto colazione. Come sempre. Ormai sono cinque anni che sei mia allieva, dovresti saperlo !"
"sono già passati cinque anni dal giorno in cui partii, dopo aver combattuto contro Galbatorix, e dal giorno in cui incontrai questa strana ragazzina"
La osservò più attentamente. Decisamente non era umana. Aveva gli occhi di un viola vivo e profondo, delle orecchie più appuntite di quelle degli elfi, la sua bocca celava dei canini lunghi come quelli dei lupi e le sue mani avevano dei piccoli artigli taglienti come lame; inoltre era dotata di sensi sviluppatissimi, forza e velocità da fare invidia al più scattante degli elfi ed una naturale predisposizione alla magia. Eppure era bella e aggraziata; la caratteristica che più colpiva le persone erano i suoi capelli, dei quali poteva cambiare il colore a suo piacimento facendo assumere loro tutte le gradazioni del colore scelto. Da quando viveva con lui e Castigo i suoi capelli erano sempre rimasti del colore del fuoco; una volta le aveva chiesto il motivo di tale scelta e lei gli aveva risposto semplicemente:
"Ho scelto questo colore perchè voi che mi avete salvato e accolto siete chiamato Cavaliere Rosso."
Quella risposta l'aveva lasciato senza parole e l'aveva spinto a pensare a quanto gli umani potessero essere superficiali, tanto da non riuscire ad andare oltre l'aspetto di quella bambina e vedere la dolcezza e la bontà del suo cuore tanto da  cercare di ucciderla; e ci sarebbero anche riusciti se non fossero intervenuti lui e  il suo drago rosso a salvarla e portarla con loro. Infatti, a dispetto delle apparenze, Raksha era innocua e non avrebbe mai potuto fare del male ad un altro essere vivente.
La bambina, nonostante la sua indole tendenzialmente pacifica, aveva deciso di imparare a combattere per rimanere al fianco del suo salvatore e, in suo onore, aveva scelto come arma la spada.
Fu proprio la sua voce a distogliere Murtagh dai questi pensieri.
"State bene ?" gli chiese un po' preoccupata
"Si, tutto bene. Tranquilla. Andiamo a mangiare." la bambina a quella risposta riprese a camminare
"Ah Raksha, dimenticavo una cosa..." 
"Cosa ?" chiese la bambina voltandosi per guardarlo 
"Dammi del tu, non sono tanto più grande di te, sai ?" disse il Cavaliere facendole l'occhiolino e sorridendo, la bambina ricambiò contenta il suo sorriso 
"Va bene!"
"Raksha tieni d'occhio la spada del nemico quando attacchi! Quante volte te lo dovrò dire che non puoi pensare solo alla tua lama ma anche a quella del tuo avversario?" disse il ragazzo spazientito puntandole la spada alla gola per l'ennesima volta
"Mi dispiace, è solo che..."
Murtagh non le lasciò nemmeno finire la frase:
"Sei brava con la spada e le tue attuali abilità sarebbero più che sufficienti per sconfiggere dei comuni soldati."
Lei sentendo pronunciare quelle parole dal suo maestro si sentì estremamente orgogliosa di sè, all'accorgersi di ciò il ragazzo non potè fare a meno di sorridere ma si ricompose in fretta, non era il momento di giocare.
"Ma non sei ancora in grado di batterti alla pari con un guerriero degno di questo nome. Presti poca attenzione a ciò che fa il tuo avversario ed è estremamente pericoloso durante un duello!"
Tutta l'allegria della bambina scomparve in un attimo. Gli dispiaceva essere duro con lei, ma era per il suo bene: meglio vederle mettere il broncio che vederla con una spada conficcata nel petto a causa della sua negligenza come maestro. 
Rivolse nuovamente la sua attenzione verso Raksha che nel frattempo aveva abbassato lo sguardo ascoltando la sua strigliata; intenerito dal suo comportamento decise che poteva bastare così; si avvicinò a lei e con un tenero gesto le scompigliò i capelli e la ragazzina, comprendendo l'intenzione del Cavaliere di farle capire che non era più arrabbiato con lei, gli sorrise; sorriso che poi si tramutò in risata quando il ragazzo iniziò a farle il solletico.
"Basta, per favore!" implorò con le lacrime agli occhi per le risate
Murtagh la lasciò andare, ridendo. Da quando l' aveva incontrata aveva ritrovato se stesso. Quando aveva deciso di partire si era  lasciato ogni legame alle spalle, aveva  scelto di vivere in solitudine per capire chi era e quale sarebbe stato il suo ruolo nel nuovo impero. Quando l'aveva salvata non sapeva ancora cosa avrebbe fatto di lei, ma con il passare del tempo l'allegria e l'affetto di quella bambina avevano sciolto la corazza che si era costruito intorno al cuore per impedirsi di soffrire ancora. Le doveva moltissimo e ne era consapevole; e il minimo che poteva fare era proteggerla dalla cattiveria della gente, perchè a volte le persone sapevano essere davvero cudeli. E lui lo sapeva. Avrebbe impedito con tutte le sue forze che le capitasse la stessa cosa. Raksha non era sola: c'erano lui e Castigo a proteggerla.

Capitolo 2: Raksha

Murtagh fu svegliato dalla voce di una bambina che cantava allegramente e dal ruggito, piuttosto seccato, di un drago. Si alzò ed inizio a prepararsi tentando, inutilmente, di calmare Castigo che era di cattivo umore a causa della scarsa quantità di prede; appena mise il piede fuori dalla stanza si trovò davanti una bambina di circa undici anni che lo fissava con due occhioni da cerbiatta e un sorriso a trentadue denti sul volto infantile.

"Buongirno!" esclamò la bambina con la sua vocetta acuta, ma piacevole come il suono di un campanellino d'argento.

"Buongiorno a te Raksha" rispose il ragazzo con una nota di tenerezza nella voce, tenerezza che era riservata solo a lei.

"Quando iniziamo l'allenamento ?" chiese con impazienza la ragazzina.

"Dopo aver fatto colazione. Come sempre. Ormai sono cinque anni che sei mia allieva, dovresti saperlo !""

"sono già passati cinque anni dal giorno in cui partii, dopo aver combattuto contro Galbatorix, e dal giorno in cui incontrai questa strana ragazzina"

La osservò più attentamente. Decisamente non era umana. Aveva gli occhi di un viola vivo e profondo, delle orecchie più appuntite di quelle degli elfi, la sua bocca celava dei canini lunghi come quelli dei lupi e le sue mani avevano dei piccoli artigli taglienti come lame; inoltre era dotata di sensi sviluppatissimi, forza e velocità da fare invidia al più scattante degli elfi ed una naturale predisposizione alla magia. Eppure era bella e aggraziata; la caratteristica che più colpiva le persone erano i suoi capelli, dei quali poteva cambiare il colore a suo piacimento facendo assumere loro tutte le gradazioni del colore scelto. Da quando viveva con lui e Castigo i suoi capelli erano sempre rimasti del colore del fuoco; una volta le aveva chiesto il motivo di tale scelta e lei gli aveva risposto semplicemente:

"Ho scelto questo colore perchè voi che mi avete salvato e accolto siete chiamato Cavaliere Rosso."

Quella risposta l'aveva lasciato senza parole e l'aveva spinto a pensare a quanto gli umani potessero essere superficiali, tanto da non riuscire ad andare oltre l'aspetto di quella bambina e vedere la dolcezza e la bontà del suo cuore tanto da  cercare di ucciderla; e ci sarebbero anche riusciti se non fossero intervenuti lui e  il suo drago rosso a salvarla e portarla con loro. Infatti, a dispetto delle apparenze, Raksha era innocua e non avrebbe mai potuto fare del male ad un altro essere vivente.La bambina, nonostante la sua indole tendenzialmente pacifica, aveva deciso di imparare a combattere per rimanere al fianco del suo salvatore e, in suo onore, aveva scelto come arma la spada. Fu proprio la sua voce a distogliere Murtagh dai questi pensieri.

"State bene ?" gli chiese un po' preoccupata

"Si, tutto bene. Tranquilla. Andiamo a mangiare." la bambina a quella risposta riprese a camminare

"Ah Raksha, dimenticavo una cosa..."

 "Cosa ?" chiese la bambina voltandosi per guardarlo

 "Dammi del tu, non sono tanto più grande di te, sai ?" disse il Cavaliere facendole l'occhiolino e sorridendo,la bambina ricambiò contenta il suo sorriso

 "Va bene!"


"Raksha tieni d'occhio la spada del nemico quando attacchi! Quante volte te lo dovrò dire che non puoi pensare solo alla tua lama ma anche a quella del tuo avversario?" disse il ragazzo spazientito puntandole la spada alla gola per l'ennesima volta

"Mi dispiace, è solo che..."

Murtagh non le lasciò nemmeno finire la frase:

"Sei brava con la spada e le tue attuali abilità sarebbero più che sufficienti per sconfiggere dei comuni soldati."

Lei, sentendo pronunciare quelle parole dal suo maestro, si sentì estremamente orgogliosa di sè, all'accorgersi di ciò il ragazzo non potè fare a meno di sorridere ma si ricompose in fretta, non era il momento di giocare.

"Ma non sei ancora in grado di batterti alla pari con un guerriero degno di questo nome. Presti poca attenzione a ciò che fa il tuo avversario ed è estremamente pericoloso durante un duello!"

Tutta l'allegria della bambina scomparve in un attimo. Gli dispiaceva essere duro con lei, ma era per il suo bene: meglio vederle mettere il broncio che vederla con una spada conficcata nel petto a causa della sua negligenza come maestro. Rivolse nuovamente la sua attenzione verso Raksha che nel frattempo aveva abbassato lo sguardo ascoltando la sua strigliata; intenerito dal suo comportamento decise che poteva bastare così; si avvicinò a lei e con un tenero gesto le scompigliò i capelli e la ragazzina, comprendendo l'intenzione del Cavaliere di farle capire che non era più arrabbiato con lei, gli sorrise; sorriso che poi si tramutò in risata quando il ragazzo iniziò a farle il solletico.

"Basta, per favore!" implorò con le lacrime agli occhi per le risate

Murtagh la lasciò andare, ridendo. Da quando l' aveva incontrata aveva ritrovato se stesso. Quando aveva deciso di partire si era  lasciato ogni legame alle spalle, aveva  scelto di vivere in solitudine per capire chi era e quale sarebbe stato il suo ruolo nel nuovo impero. Quando l'aveva salvata non sapeva ancora cosa avrebbe fatto di lei, ma con il passare del tempo l'allegria e l'affetto di quella bambina avevano sciolto la corazza che si era costruito intorno al cuore per impedirsi di soffrire ancora. Le doveva moltissimo e ne era consapevole; e il minimo che poteva fare era proteggerla dalla cattiveria della gente, perchè a volte le persone sapevano essere davvero cudeli. E lui lo sapeva. Avrebbe impedito con tutte le sue forze che le capitasse la stessa cosa.

Raksha non era sola: c'erano lui e Castigo a proteggerla.

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Capitolo 3
*** "Lei è Speciale" ***


Capitolo 3:" Lei è Speciale"
Quella sera si recarono al villaggio vicino perchè Raksha aveva insistito nel voler vedere lo spettacolo degli Erranti, una popolazione nomade che viveva nelle terre del nord. Murtagh non era particolarmente contento di essere lì, sapeva che avrebbe dovuto sopportare le occhiatacce degli abitanti; ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Fin da quando era bambino veniva guardato con timore e allontanato a causa della paura che suo padre incuteva; un padre che odiava con tutto se stesso per aver ingannato sua madre e avergli marchiato la schiena con una terribile cicatrice. Suo padre era infatti il primo dei Rinnegati: Morzan. Ma lui non l'aveva mai considerato suo padre; l'unico che aveva ricoperto tale ruolo per lui era Tornac. Morto per permettergli di scappare dalle grinfie di Galbatorix.
Raksha invece, inconsapevole dei cupi pensieri del Cavalere, aveva un sorriso incantevole e infatti, nonostante quello che gli umani le avevano fatto, lei non li odiava, anzi, desiderava ardentemente essere accettata e farsi degli amici. Era talmente entusiasta da non accorgersi minimamente degli sguardi di disgusto, timore e diffidenza che gli venivano rivolti. Sguardi che però non sfuggivano agli occhi attenti e protettivi del ragazzo e di Castigo
"Se solo uno di loro prova a insultarla o a minacciarla lo ammazzo!!!" pensava furioso Murtagh
Castigo approvava in pieno il pensiero del Cavaliere in quanto si era affezionato a quella creaturina sorridente che passava interi pomeriggi ad accarezzarlo; anche se non lo avrebbe mai ammesso, amava il tocco dolce e amorevole di quella strana cucciola così come amava  la sua voce argentina. Ogni volta che poteva si fermava per sentirla cantare. I suoi canti melodiosi erano in grado di placare anche il cuore più inquieto e donare sollievo dal dolore più atroce. Inoltre  le era grato per aver ridonato il sorriso al suo compagno, perciò le permetteva cose che di solito i draghi concedevano solo al proprio Cavaliere perchè, incosciamente, aveva cominciato a considerare quella cucciola esattamente con lo stesso amore, rispetto e fiducia che rivolgeva a Murtagh. La trovava simile a sè. Non era come gli umani o gli Elfi; lei era tutt'uno con la natura e la magia, era qualcosa al di fuori della comprensione umana, proprio come lo era un drago, e quei bigotti non avrebbero mai potuto accettarla. 
Prchè lei non era come loro. 
Lei era Diversa.
"Lei è Speciale" Castigo pronunciò queste parole nella mente di Murtagh che si limitò ad annuire bruscamente.
"E' vero, Raksha è speciale"

Legenda testo:

-le frasi scritte così " e " sono i discorsi a pronunciati a voce 

-le frasi scritte così "e" (in corsivo) sono i pensieri e i discorsi pronunciati utilizzando la mante (es. discorsi tra Cavalieri e Draghi)

Capitolo 3: "Lei è Speciale"

Quella sera si recarono al villaggio vicino perchè Raksha aveva insistito nel voler vedere lo spettacolo degli Erranti, una popolazione nomade che viveva nelle terre del nord. Murtagh non era particolarmente contento di essere lì, sapeva che avrebbe dovuto sopportare le occhiatacce degli abitanti; ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Fin da quando era bambino veniva guardato con timore e allontanato a causa della paura che suo padre incuteva; un padre che odiava con tutto se stesso per aver ingannato sua madre e avergli marchiato la schiena con una terribile cicatrice. Suo padre era infatti il primo dei Rinnegati: Morzan. Ma lui non l'aveva mai considerato suo padre; l'unico che aveva ricoperto tale ruolo per lui era Tornac. Morto per permettergli di scappare dalle grinfie di Galbatorix.

Raksha invece, inconsapevole dei cupi pensieri del Cavalere, aveva un sorriso incantevole e infatti, nonostante quello che gli umani le avevano fatto, lei non li odiava, anzi, desiderava ardentemente essere accettata e farsi degli amici. Era talmente entusiasta da non accorgersi minimamente degli sguardi di disgusto, timore e diffidenza che gli venivano rivolti. Sguardi che però non sfuggivano agli occhi attenti e protettivi del ragazzo e di Castigo

"Se solo uno di loro prova a insultarla o a minacciarla lo ammazzo!!!" pensava furioso Murtagh.

Castigo approvava in pieno il pensiero del Cavaliere in quanto si era affezionato a quella creaturina sorridente che passava interi pomeriggi ad accarezzarlo; anche se non lo avrebbe mai ammesso, amava il tocco dolce e amorevole di quella strana cucciola così come amava  la sua voce argentina.

Ogni volta che poteva si fermava per sentirla cantare. I suoi canti melodiosi erano in grado di placare anche il cuore più inquieto e donare sollievo dal dolore più atroce. Inoltre  le era grato per aver ridonato il sorriso al suo compagno, perciò le permetteva cose che di solito i draghi concedevano solo al proprio Cavaliere perchè, incosciamente, aveva cominciato a considerare quella cucciola esattamente con lo stesso amore, rispetto e fiducia che rivolgeva a Murtagh. La trovava simile a sè. Non era come gli umani o gli Elfi; lei era tutt'uno con la natura e la magia, era qualcosa al di fuori della comprensione umana, proprio come lo era un drago, e quei bigotti non avrebbero mai potuto accettarla. Prchè lei non era come loro. 

Lei era Diversa.

"Lei è Speciale" Castigo pronunciò queste parole nella mente di Murtagh che si limitò ad annuire bruscamente.

"E' vero, Raksha è Speciale"

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Capitolo 4
*** Vecchi amici ***


 

Capitolo 4: Vecchi amici
Lo spettacolo ebbe finalmente inizio. Alcuni giovani si esibirono in incredibili acrobazie con il fuoco.
Raksha osservava stupita quegli umani che indirizzavano con tanta abilità il fuoco; rimaneva sempre incantata sapendo che in quel numero non ci fosse alcuna magia. Era sicura di ciò dato che non percepiva quel formicolio attraverso tutto il corpo che avvertiva quando qualcuno ne stava facendo uso. La bambina sorrideva estasiata e Murtagh non potè che essere felice nel vederla osservare rapita gli acrobati.
"Ti piace?" le chiese mentalmente
"Moltissimo!!!" rispose lei allo stesso modo senza staccare un attimo lo sguardo dallo spettacolo
Il ragazzo le accarezzò delicatamente la guancia, ma all'improvviso la sentì trasalire, allo stesso m0mento sentì le urla stupite e preoccupate della folla lì radunata. Cercando di capire cosa avesse provocato quella reazione, guardò prima Raksha e poi il palco dove si erano esibiti gli acrobati. E a quel punto gli fu chiaro il perchè di tale scompiglio.
Davanti ai loro occhi era appena atterrato un drago verde con in groppa un elfo e una donna umana.
"Un'elfa" si corresse mentalmente, e non un 'elfa qualsiasi: perchè era sicuro che davanti a loro si trovasse Arya, la Regina degli Elfi.
L'elfa si diresse a passo spedito verso di lui; anche se non sembrava volesse combattere, il Cavaliere fece comunque mettere Raksha dietro di lui, per sicurezza, mentre dal suo nascondiglio la bambina guardava affascinata la donna, come se cercasse di carpirne l'essenza con un solo sguardo
"Salve Murtagh, da quanto tempo!" aveva usato un tono di voce gentile ma distaccato
Il Cavaliere fece per inginocchiarsi ma una stretta delicata, seppur decisa, gli impedì di farlo e alzando lo sguardo vide che a trattenerlo era la stessa Arya
"Non è necessaria tutta questa formalità. In fondo siamo entrambi Cavalieri, no?" disse lei sorridendo
" E' un piacere rivederti Arya"
"Lo è anche per me" 
"Come mai sei venuta a cercarmi?" chiese il Cavaliere sulla difensiva cercando di non utilizzare un tono aggressivo; ma non dovette riuscirci del tutto a giudicare dall'espressione dell'elfa che si irrigidì all'istante
"L' hai fatta grossa!" gli disse Castigo nella sua mente.
E aveva ragione.
"Non sono venuta per cercare te ma per conoscere la bamina che ho sentito dire accompagni il Cavalier Rosso. Una bambina come dire..." l'elfa sembrava non sapere come terminare la frase
"Strana?" suggerì una voce delicata alle loro spalle.
Entrambi si voltarono e videro che Raksha li stava fissando con i suoi meravigliosi occhi viola.
"Tu devi essere Raksha, non è vero?" chiese Arya con un sorriso affettuoso rivolgendo tutta la sua attenzione verso la ragazzina
"Sì, voi chi siete?" 
"Io sono Arya, Cavaliere di Drago e Regina degli Elfi."
"Come mai sei venuta qui?" chiese Murtagh intuendo l'interrogativo che affliggeva Raksha e che la piccola non aveva il coraggio di pronunciare
"Perchè dobbiamo parlare con voi" rispose una voce alle spalle dell'elfa
Tutti si voltarono in quella direzione trovandosi davanti una donna dalla pelle nera come il carbone e dal portamento regale 
" Felice di rivederti. Murtagh!"
"Nasuada..."


Capitolo 4: Vecchi amici

Lo spettacolo ebbe finalmente inizio. Alcuni giovani si esibirono in incredibili acrobazie con il fuoco.Raksha osservava stupita quegli umani che indirizzavano con tanta abilità il fuoco; rimaneva sempre incantata sapendo che in quel numero non ci fosse alcuna magia. Era sicura di ciò dato che non percepiva quel formicolio attraverso tutto il corpo che avvertiva quando qualcuno ne stava facendo uso.

La bambina sorrideva estasiata e Murtagh non potè che essere felice nel vederla osservare rapita gli acrobati.

"Ti piace?" le chiese mentalmente

"Moltissimo!!!" rispose lei allo stesso modo senza staccare un attimo lo sguardo dallo spettacolo.

Il ragazzo le accarezzò delicatamente la guancia, ma all'improvviso la sentì trasalire, allo stesso momento sentì le urla stupite e preoccupate della folla lì radunata. Cercando di capire cosa avesse provocato quella reazione, guardò prima Raksha e poi il palco dove si erano esibiti gli acrobati.

E a quel punto gli fu chiaro il perchè di tale scompiglio.

Davanti ai loro occhi era appena atterrato un drago verde con in groppa un elfo e una donna umana.

"Un'elfa" si corresse mentalmente, e non un 'elfa qualsiasi: perchè era sicuro che davanti a loro si trovasse Arya, la Regina degli Elfi.

L'elfa si diresse a passo spedito verso di lui; anche se non sembrava volesse combattere, il Cavaliere fece comunque mettere Raksha dietro di lui, per sicurezza, mentre dal suo nascondiglio la bambina guardava affascinata la donna, come se cercasse di carpirne l'essenza con un solo sguardo

"Salve Murtagh, da quanto tempo!" aveva usato un tono di voce gentile ma distaccato

Il Cavaliere fece per inginocchiarsi ma una stretta delicata, seppur decisa, gli impedì di farlo e alzando lo sguardo vide che a trattenerlo era la stessa Arya

"Non è necessaria tutta questa formalità. In fondo siamo entrambi Cavalieri, no?" disse lei sorridendo

" E' un piacere rivederti Arya"

"Lo è anche per me"

 "Come mai sei venuta a cercarmi?" chiese il Cavaliere sulla difensiva cercando di non utilizzare un tono aggressivo; ma non dovette riuscirci del tutto a giudicare dall'espressione dell'elfa che si irrigidì all'istante

"L' hai fatta grossa!" gli disse Castigo nella sua mente.

E aveva ragione!

"Non sono venuta per cercare te ma per conoscere la bamina che ho sentito dire accompagni il Cavalier Rosso. Una bambina come dire..." l'elfa sembrava non sapere come terminare la frase

"Strana?" suggerì una voce delicata alle loro spalle.

Entrambi si voltarono e videro che Raksha li stava fissando con i suoi meravigliosi occhi viola.

"Tu devi essere Raksha, non è vero?" chiese Arya con un sorriso affettuoso rivolgendo tutta la sua attenzione verso la ragazzina

"Sì, voi chi siete?"

 "Io sono Arya, Cavaliere di Drago e Regina degli Elfi."

"Come mai sei venuta qui?" chiese Murtagh intuendo l'interrogativo che affliggeva Raksha e che la piccola non aveva il coraggio di pronunciare

"Perchè dobbiamo parlare con voi" rispose una voce alle spalle dell'elfa.

Tutti si voltarono in quella direzione trovandosi davanti una donna dalla pelle nera come il carbone e dal portamento regale

 " Felice di rivederti. Murtagh!" disse, sorridendo,la ragazza misteriosa

"Nasuada..."

 

Angolo dell'Autrice

Scusate se non mi sono presentata prima, il mio nome è RedSonja,piacere di conoscervi!!!

Allora, che ne pensate di questi 2 capitoli? Si, lo so che sono un po' corti ma servono solo da "introduzione", dal prossimo capitolo la storia inizia a prendere il via.

Spero di avervi incuriosito con la mia storia e che continuiate a leggerla, vi prometto di aggiornare regolarmente e in tempi brevi (non mi piace far aspettare).

Questa è la prima fanfiction che scrivo in assoluto e sarei davvero felice di sapere che cosa ne pensate (si accettano volentieri consigli e critiche costruttive), quindi se volete dedicate 2 minuti del vostro tempo e recensite... prometto di rispondere.

Baci dalla vostra RedSonja <3 <3 <3

 

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Capitolo 5
*** Contatto ***


Capitolo 5: Contatto
Murtagh non potè fare a meno di fissare Nasuada affascinato. L'Imperatrice indossava un semplice abito giallo che metteva ancor pù in risalto la sua pelle perennemente abbronzata e che lasciava scoperte le braccia dove si potevano vedere le cicatrici dei tagli, autoinferti,  necessari per superare la Prova dei Lunghi Coltelli e ottenere quindi il diritto di regnare; qualunque altra donna avrebbe fatto di tutto per nascondere quei segni sugli avambracci. Ma lei non era una donna qualsiasi. Lei era fiera di quelle ferite che testmoniavano il suo coraggio. Era una donna che andava avanti per la sua strada e per quanti ostacoli trovasse di fronte a sè non cercava l'approvazione di nessuno; ignorando le frecciatine sarcastiche che spesso le erano rivolte.
E lui la ammirava per questo.
Castigo rise, divertito dal turbinio confuso di sentimenti che sentiva imperversare nel cuore del suo Cavaliere.
"Direi che più che ammirazione, il sentimento che provi per lei è Amore" disse rivolto al ragazzo che si limitò a sbuffare seccat0 e a rispondere:
"Non sono affari tuoi. Castigo!"
La ragazza nel frattempo si era avvicinata abbastanza da poterlo osservare meglio; non era cambiato molto in quei cique anni; i capelli leggermente più lunghi di come li ricordava, il corpo era sempre allenato e il volto abbastanza sereno. Ciò che aveva catturato la sua attenzione era invece lo sguardo; ai tempi della sua prigionia, ad Uru'Baen, gli occhi del ragazzo, neri come la notte, celavano rancore, dolore e frustrazione, causati dall'impossibilità di ribellarsi al volere di Galbatorix per colpa del giuramento nell' Antica Lingua. Ora, in quei due pozzi d'oscurità, non c'era traccia di quei sentimenti e al loro posto vide l'affetto e la peroccupazione per un altra persona, che poteva facilmente essere riconusciuta in quella figura mingherlina che si nascondeva dietro di lui stringendogli il mantello nero.
"Non devi avere paura di noi piccola. Non abbiamo alcuna intenzione di farti del male. Vogliamo solo parlare con te." disse Nasuada alla ragazzina con il tono di voce più dolce e convincente che le riusciva mentre, abbassandosi alla sua altezza, le tendeva la mano amichevolmente.
Raksha dal canto suo non era abituata a quei comportamenti da parte degli umani, per cui cercò conforto nell'unica persona di cui si fidava ciecamente e che non aveva mai cercato d'ingannarla con della falsa gentilezza: il suo Cavaliere. Murtagh accorgendosi dell' agitazione della bambina si era voltato verso di lei cercando di rassicurarla:
"Tranquilla Raksha loro sono mie amiche e non intendono ferirti come fecero le persone di quel villaggio. Io mi fido di loro e dovresti farlo anche tu. Sai che non permetterei a nessuno di farti del male e portarti via da me senza che tu sia d'accordo!" le disse guardandola negli occhi e ripetendol0 anche nell'Antica Lingua. La ragazzina parve rilassarsi un po' e si avvicinò a Nasuada fino a permetterle di carezzarle il volto
"Le sue carezze sono più delicate di quelle di Murtagh" pensò, stupita dal piacere che le provocava il contatto con un essere umano che non fosse il Cavaliere, mentre la mano della donna le sfiorava delicatamente il volto. Prendendo coraggio finalmente le chiese:
"Di cosa volevate parlarmi?"
Nasuada si volse a guardare Arya che rispose:
"Della tua vera natura".


Capitolo 5: Contatto

Murtagh non potè fare a meno di fissare Nasuada affascinato.

L'Imperatrice indossava un semplice abito giallo che metteva ancor pù in risalto la sua pelle perennemente abbronzata e che lasciava scoperte le braccia dove si potevano vedere le cicatrici dei tagli, autoinferti,  necessari per superare la Prova dei Lunghi Coltelli e ottenere quindi il diritto di regnare; qualunque altra donna avrebbe fatto di tutto per nascondere quei segni sugli avambracci.

Ma lei non era una donna qualsiasi.

Lei era fiera di quelle ferite che testmoniavano il suo coraggio. Era una donna che andava avanti per la sua strada e per quanti ostacoli trovasse di fronte a sè non cercava l'approvazione di nessuno; ignorando le frecciatine sarcastiche che spesso le erano rivolte.

E lui la ammirava per questo.

Castigo rise, divertito dal turbinio confuso di sentimenti che sentiva imperversare nel cuore del suo Cavaliere.

"Direi che più che ammirazione, il sentimento che provi per lei è Amore" disse rivolto al ragazzo che si limitò a sbuffare seccato e a rispondere:

"Non sono affari tuoi. Castigo!"

La ragazza nel frattempo si era avvicinata abbastanza da poterlo osservare meglio; non era cambiato molto in quei cique anni; i capelli leggermente più lunghi di come li ricordava, il corpo era sempre allenato e il volto abbastanza sereno. Ciò che aveva catturato la sua attenzione era invece lo sguardo; ai tempi della sua prigionia, ad Uru'Baen, gli occhi del ragazzo, neri come la notte, celavano rancore, dolore e frustrazione, causati dall'impossibilità di ribellarsi al volere di Galbatorix per colpa del giuramento nell' Antica Lingua. Ora, in quei due pozzi d'oscurità, non c'era traccia di quei sentimenti e al loro posto vide l'affetto e la peroccupazione per un altra persona, che poteva facilmente essere riconusciuta in quella figura mingherlina che si nascondeva dietro di lui stringendogli il mantello nero.

"Non devi avere paura di noi piccola. Non abbiamo alcuna intenzione di farti del male. Vogliamo solo parlare con te." disse Nasuada alla ragazzina con il tono di voce più dolce e convincente che le riusciva mentre, abbassandosi alla sua altezza, le tendeva la mano amichevolmente.

Raksha dal canto suo non era abituata a quei comportamenti da parte degli umani, per cui cercò conforto nell'unica persona di cui si fidava ciecamente e che non aveva mai cercato d'ingannarla con della falsa gentilezza: il suo Cavaliere. Murtagh, accorgendosi dell' agitazione della sua bambina, si era voltato verso di lei cercando di rassicurarla:

"Tranquilla Raksha loro sono mie amiche e non intendono ferirti come fecero le persone di quel villaggio. Io mi fido di loro e dovresti farlo anche tu. Sai che non permetterei a nessuno di farti del male e portarti via da me senza che tu sia d'accordo!" le disse guardandola negli occhi e ripetendolo anche nell'Antica Lingua. La ragazzina parve rilassarsi un po' e si avvicinò a Nasuada fino a permetterle di carezzarle il volto

"Le sue carezze sono più delicate di quelle di Murtagh" pensò, stupita dal piacere che le provocava il contatto con un essere umano che non fosse il Cavaliere, mentre la mano della donna le sfiorava delicatamente il volto. Prendendo coraggio finalmente le chiese:

"Di cosa volevate parlarmi?"Nasuada si volse a guardare Arya che rispose:

"Della tua vera natura".

 

Angolo dell'Autrice

Ciao a tutti! Eccomi tornata con un nuovo capitolo della mia ff!

Allora come va? Spero tutto bene...pronti per ricominciare le levataccie tutte le mattine per andare a scuola? Sinceramente io non voglio nemmeno pensarci!

 Ma adesso torniamo alla storia.

Si lo so che non è un capitolo molto lungo e che non scioglie il mistero che si è creato, anzi se possibile esso si infittisce ancora di più, ma ho deciso di dedicare questo breve  capitolo all'approfondimento dei sentimenti che Murtagh prova verso Nasuada che, come ormai avrete capito, sono molto più profondi di quel che sembra... che sia Amore come sostiene Castigo? E se così fosse come si comporterà il nostro Cavaliere Rosso? Ehehehe!! Mistero!!

Comunque ho voluto anche mostrare la timore di Raksha verso gli esseri umani, timore che proviene dal suo passato doloroso,e di come lentamente si inizi a fidare di Nasuada.

Ora rimane solo un altro quesito... cosa vorranno significare le parole sibilline di Arya?

Chissà...se volete scoprirlo dovrete continuare a seguire questa ff, che spero vi piaccia, e magari lasciarmi qualche recensione!

Ne approfitto per ringraziare chi ha letto questa storia e chi l'ha commentata, un grazie sincero ragazzi<3<3<3!

Ora vi saluto e vi lascio al prossimo capitolo,

Baci<3<3<3

RedSonja

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Capitolo 6
*** Rassicurazioni ***


Capitolo 5: Contatto
Murtagh non potè fare a meno di fissare Nasuada affascinato. L'Imperatrice indossava un semplice abito giallo che metteva ancor pù in risalto la sua pelle perennemente abbronzata e che lasciava scoperte le braccia dove si potevano vedere le cicatrici dei tagli, autoinferti,  necessari per superare la Prova dei Lunghi Coltelli e ottenere quindi il diritto di regnare; qualunque altra donna avrebbe fatto di tutto per nascondere quei segni sugli avambracci. Ma lei non era una donna qualsiasi. Lei era fiera di quelle ferite che testmoniavano il suo coraggio. Era una donna che andava avanti per la sua strada e per quanti ostacoli trovasse di fronte a sè non cercava l'approvazione di nessuno; ignorando le frecciatine sarcastiche che spesso le erano rivolte.
E lui la ammirava per questo.
Castigo rise, divertito dal turbinio confuso di sentimenti che sentiva imperversare nel cuore del suo Cavaliere.
"Direi che più che ammirazione, il sentimento che provi per lei è Amore" disse rivolto al ragazzo che si limitò a sbuffare seccat0 e a rispondere:
"Non sono affari tuoi. Castigo!"
La ragazza nel frattempo si era avvicinata abbastanza da poterlo osservare meglio; non era cambiato molto in quei cique anni; i capelli leggermente più lunghi di come li ricordava, il corpo era sempre allenato e il volto abbastanza sereno. Ciò che aveva catturato la sua attenzione era invece lo sguardo; ai tempi della sua prigionia, ad Uru'Baen, gli occhi del ragazzo, neri come la notte, celavano rancore, dolore e frustrazione, causati dall'impossibilità di ribellarsi al volere di Galbatorix per colpa del giuramento nell' Antica Lingua. Ora, in quei due pozzi d'oscurità, non c'era traccia di quei sentimenti e al loro posto vide l'affetto e la peroccupazione per un altra persona, che poteva facilmente essere riconusciuta in quella figura mingherlina che si nascondeva dietro di lui stringendogli il mantello nero.
"Non devi avere paura di noi piccola. Non abbiamo alcuna intenzione di farti del male. Vogliamo solo parlare con te." disse Nasuada alla ragazzina con il tono di voce più dolce e convincente che le riusciva mentre, abbassandosi alla sua altezza, le tendeva la mano amichevolmente.
Raksha dal canto suo non era abituata a quei comportamenti da parte degli umani, per cui cercò conforto nell'unica persona di cui si fidava ciecamente e che non aveva mai cercato d'ingannarla con della falsa gentilezza: il suo Cavaliere. Murtagh accorgendosi dell' agitazione della bambina si era voltato verso di lei cercando di rassicurarla:
"Tranquilla Raksha loro sono mie amiche e non intendono ferirti come fecero le persone di quel villaggio. Io mi fido di loro e dovresti farlo anche tu. Sai che non permetterei a nessuno di farti del male e portarti via da me senza che tu sia d'accordo!" le disse guardandola negli occhi e ripetendol0 anche nell'Antica Lingua. La ragazzina parve rilassarsi un po' e si avvicinò a Nasuada fino a permetterle di carezzarle il volto
"Le sue carezze sono più delicate di quelle di Murtagh" pensò, stupita dal piacere che le provocava il contatto con un essere umano che non fosse il Cavaliere, mentre la mano della donna le sfiorava delicatamente il volto. Prendendo coraggio finalmente le chiese:
"Di cosa volevate parlarmi?"
Nasuada si volse a guardare Arya che rispose:
"Della tua vera natura".


Capitolo 5: Contatto

Murtagh non potè fare a meno di fissare Nasuada affascinato.

L'Imperatrice indossava un semplice abito giallo che metteva ancor pù in risalto la sua pelle perennemente abbronzata e che lasciava scoperte le braccia dove si potevano vedere le cicatrici dei tagli, autoinferti,  necessari per superare la Prova dei Lunghi Coltelli e ottenere quindi il diritto di regnare; qualunque altra donna avrebbe fatto di tutto per nascondere quei segni sugli avambracci.

Ma lei non era una donna qualsiasi.

Lei era fiera di quelle ferite che testmoniavano il suo coraggio. Era una donna che andava avanti per la sua strada e per quanti ostacoli trovasse di fronte a sè non cercava l'approvazione di nessuno; ignorando le frecciatine sarcastiche che spesso le erano rivolte.

E lui la ammirava per questo.

Castigo rise, divertito dal turbinio confuso di sentimenti che sentiva imperversare nel cuore del suo Cavaliere.

"Direi che più che ammirazione, il sentimento che provi per lei è Amore" disse rivolto al ragazzo che si limitò a sbuffare seccato e a rispondere:

"Non sono affari tuoi. Castigo!"

La ragazza nel frattempo si era avvicinata abbastanza da poterlo osservare meglio; non era cambiato molto in quei cique anni; i capelli leggermente più lunghi di come li ricordava, il corpo era sempre allenato e il volto abbastanza sereno. Ciò che aveva catturato la sua attenzione era invece lo sguardo; ai tempi della sua prigionia, ad Uru'Baen, gli occhi del ragazzo, neri come la notte, celavano rancore, dolore e frustrazione, causati dall'impossibilità di ribellarsi al volere di Galbatorix per colpa del giuramento nell' Antica Lingua. Ora, in quei due pozzi d'oscurità, non c'era traccia di quei sentimenti e al loro posto vide l'affetto e la peroccupazione per un altra persona, che poteva facilmente essere riconusciuta in quella figura mingherlina che si nascondeva dietro di lui stringendogli il mantello nero.

"Non devi avere paura di noi piccola. Non abbiamo alcuna intenzione di farti del male. Vogliamo solo parlare con te." disse Nasuada alla ragazzina con il tono di voce più dolce e convincente che le riusciva mentre, abbassandosi alla sua altezza, le tendeva la mano amichevolmente.

Raksha dal canto suo non era abituata a quei comportamenti da parte degli umani, per cui cercò conforto nell'unica persona di cui si fidava ciecamente e che non aveva mai cercato d'ingannarla con della falsa gentilezza: il suo Cavaliere. Murtagh, accorgendosi dell' agitazione della sua bambina, si era voltato verso di lei cercando di rassicurarla:

"Tranquilla Raksha loro sono mie amiche e non intendono ferirti come fecero le persone di quel villaggio. Io mi fido di loro e dovresti farlo anche tu. Sai che non permetterei a nessuno di farti del male e portarti via da me senza che tu sia d'accordo!" le disse guardandola negli occhi e ripetendolo anche nell'Antica Lingua. La ragazzina parve rilassarsi un po' e si avvicinò a Nasuada fino a permetterle di carezzarle il volto

"Le sue carezze sono più delicate di quelle di Murtagh" pensò, stupita dal piacere che le provocava il contatto con un essere umano che non fosse il Cavaliere, mentre la mano della donna le sfiorava delicatamente il volto. Prendendo coraggio finalmente le chiese:

"Di cosa volevate parlarmi?"Nasuada si volse a guardare Arya che rispose:

"Della tua vera natura".

 

Angolo dell'Autrice

Ciao a tutti! Eccomi tornata con un nuovo capitolo della mia ff!

Allora come va? Spero tutto bene...pronti per ricominciare le levataccie tutte le mattine per andare a scuola? Sinceramente io non voglio nemmeno pensarci!

 Ma adesso torniamo alla storia.

Si lo so che non è un capitolo molto lungo e che non scioglie il mistero che si è creato, anzi se possibile esso si infittisce ancora di più, ma ho deciso di dedicare questo breve  capitolo all'approfondimento dei sentimenti che Murtagh prova verso Nasuada che, come ormai avrete capito, sono molto più profondi di quel che sembra... che sia Amore come sostiene Castigo? E se così fosse come si comporterà il nostro Cavaliere Rosso? Ehehehe!! Mistero!!

Comunque ho voluto anche mostrare la timore di Raksha verso gli esseri umani, timore che proviene dal suo passato doloroso,e di come lentamente si inizi a fidare di Nasuada.

Ora rimane solo un altro quesito... cosa vorranno significare le parole sibilline di Arya?

Chissà...se volete scoprirlo dovrete continuare a seguire questa ff, che spero vi piaccia, e magari lasciarmi qualche recensione!

Ne approfitto per ringraziare chi ha letto questa storia e chi l'ha commentata, un grazie sincero ragazzi<3<3<3!

Ora vi saluto e vi lascio al prossimo capitolo,

Baci<3<3<3

RedSonja

 

Capitolo 6: Rassicurazioni

Fu Arya a spezzare il silenzio che si era creato: 

"Non c'è un posto più tranquillo dove potremo parlare in pace?" propose rivolta al Cavaliere Rosso.

Il ragazzo si limitò a salire in groppa a Castigo, seguito subito da Raksha, e a far loro cenno di seguirlo. Quando i due draghi si alzarono in volo, lo spostamento dell'aria creò un rombo assordante che suscitò stupore nella folla che per tutto il tempo era rimasta ad osservare senza però intervenire. Raksha lesse in quella moltitudine di occhi paura e curiosità che si davano battaglia.

"Magari mi sentissi così anche io!"  pensò schermando la sua mente come le aveva insegnato Murtagh in una delle prime lezioni di magia"In questo momento ho solo paura: temo che scoprirò qualcosa di terribile su di me e sul mio passato."

Persa in quei pensieri appoggiò la fronte sulla schiena del Cavaliere che, abituato a quel suo comportamento quando volavano di notte, non si preoccupò. All'improvviso sentì una coscienza familiare premere ai margini della sua mente; abbassò una parte delle sue barriere protettive

"Castigo..."

"Cos'è che ti preoccupa cucciola?"

Lei ci pensò su un momento, indecisa se rispondergli o no; alla fine cedette

"Temo che scoprirò di essere un mostro..."

" Non dire sciocchezze cucciola. Non  puoi essere un mostro, i mostri sono crudeli e la loro aura non è in armonia con la natura; in te non si manifesta nessuna di queste due caratteristiche!" ribattè il drago con  tono di voce calmo, ma deciso.

"E se invece scoprissimo che sono un essere orribile e assetato di sangue? Non potrei più vivere con te e Murtagh..."

Il drago percepì tutta la tristezza e l'angoscia che affliggevano la bambina in quel momento

"Anche se fossi la peggiore assassina del mondo nè io nè Murtagh ti abbandoneremmo mai. Sai che ti vogliamo bene e che ogni volta che hai bisogno di noi siamo lì, al tuo fianco; questa realtà non può cambiare nè adesso nè mai. Ti dobbiamo troppo per poterti abbandonare a te stessa!"

Un ondata di gratitudine si propagò dalla mente della ragazzina a quella del drago.

 " Vi voglio bene!"

"Anche noi te ne vogliamo!"

 

Angolo dell'Autrice

Ciao, quanto tempo! Aahahaha, nemmeno 5 minuti...ma oggi mi sento in vena di aggiornamenti.

Questo capitolo è molto dolce e triste al momento stesso, non so se anche a voi ha fatto lo stesso effetto ma io appena finito di rileggerlo sono scoppiata in lacrime... sì lo so che l'ho scritto io, ma oggi sono molto sensibile!

Temo che mi dovrete accettare così come sono!

Ok ok so cosa state pensando : "Ma quando ci spieghi il motivo della visita di Arya e Nasuada?"

ebbene la risposta è : "Nel prossimo capitolo si inizia a capire il perchè di tante attenzioni per Raksha."

Spero che non vi dispiaccia aspettare... io personalmente adoro la suspance, un libro in cui gli avvenimenti si susseguono gli uni agli altri mi confondono.

Ma sto divagando... comunque per questo capitolo non ho nient'altro da aggiungere, quindi vi saluto e vi lascio al prossimo capitolo (ho deciso di aggiungere un piccolo bonus ai due programmati perchè ammetto che sono davvero molto corti).

Baci<3<3<3

RedSonja

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Capitolo 7
*** Al castello ***


Capitolo 7: Al castello
Arrivarono al castello che ormai era notte fonda.
Raksha si era addormentata, stremata dalla tensione e cullata dal calore e dal respiro regolare del Cavaliere seduto davanti a lei sulla groppa del drago; Castigo tentò di atterrare nel modo più delicato e fluido possibile, per non scuoterla dal suo sonno. Il gesto strappò a Murtagh un breve sorriso: il suo compagno si era affezionato a quella piccoletta appoggiata alla sua schiena, anche se, naturalmente, il drago non avrebbe mai messo da parte l'orgoglio per ammetterlo.
Il Cavaliere la prese delicatamente in braccio facendole poggiare la testa sul suo petto, per proteggerla dal vento freddo e tagliente della notte, e dirigendosi con passo deciso verso il portone invitò le due donne a seguirlo; gli bastò pronunciare alcune parole nell'Antica Lingua per far schiudere i battenti. Una volta dentro un piacevole tepore li avvolse invitandoli a togliersi i mantelli con i quali si erano protetti durante il volo. Il Cavaliere le condusse in un ampio salone dove un fuoco blu danzava vivacemente nel camino riscalando l'ambiente;
"E' un fuoco magico!" sussurrò rapita Nasuada. Per quante magie potesse aver visto, ogni volta si stupiva di quel che si poteva ottenere pronunciando solo alcune semplici  parole.
Murtagh trattenne a stento una risata nel sentire il commento della donna; nonostante ella fosse una condottiera e una Imperatrice imperturbabile, si lasciava ancora stupire da una magia semplice come quella del fuoco. Adagiò la piccola, che aveva ancora in braccio, sul divano coprendola con il suo mantello per evitare che prendesse freddo.
"Devi tenere davvero molto a lei" era stata Arya a parlare
"Sì, non permetterei a nessuno di farle del male. Vedete... E' stato grazie a lei che ho capito chi ero, riuscendo ad accettare tutti gli errori che ho commesso. Raksha si è affidata completamente a me fiduciosa del fatto che l'avrei protetta. Come avrei potuto tradire le sue aspettative?"
Lo sbuffo infastidito di Castigo lo raggiunse e si affrettò ad aggiungere
"Questo naturalmente vale anche per Castigo!"
Sia Arya che Nasuada osservavano la bambina con uno sguardo rapito; vederla riposare così tranquillamente, trasmetteva loro un senso profondo di pace. 
"Devo svegliarla?" 
La voce del Cavaliere Rosso spezzò quell'incantesimo riportandole alla realtà.
"No, lasciala riposare. Parleremo domani con tutta calma!" rispose la Imperatrice. 
"Va bene, vi faccio vedere la vostre camere. Prego..." disse voltandosi per far loro strada e mostrare le stanze dove avrebbero riposato durante la permanenza al castello.
La mattina seguente Raksha non aveva affatto voglia di scendere per andare a fare colazione; sapeva che non sarebbe scampata alle due donne misteriose e che avrebbe dovuto ascoltare quel che avevano da dirle sulla sua vera identità.
"No sulla mia Vera Natura!" si corresse con una smorfia al ricordo delle parole dell'elfa; infatti, seppure colpita dalla bellezza eterea di quella donna e dal potere che sembrava circondarla, in un'aura dello stesso colore verde del suo drago, non si fidava di lei; rammentava infatti le parole di Murtagh quando incontrarono un elfo, durante uno dei loro viaggi.
"Gli Elfi sono tanto belli quanto imprevedibili. Non puoi mai sapere quale sia il vero significato delle loro parole in quanto amano parlare per enigmi e la loro mente è intricata come il più complicato dei labirinti."
No, non si sarebbe lasciata ingannare così facilmente da Arya. Perchè anche se lei non era un'elfa, non era nemmeno un'umana qualsiasi. In fondo, se la Regina degli Elfi si era data tanta pena per riuscire a parlarele, significava che era abbastanza importante per gli Elfi da attirare la sua attenzione.
Rincuorata dal suo ragionamento, la ragazzina si preparò e scese al piano sottostante dirigendosi al salone dove la sera prima Murtagh l'aveva adagiata sul divano; varcata la soglia si trovò davanti il muso di un drago verde, che spuntava dall'enorme balcone costruito appositamente per permettere anche ai draghi di assistere alle conversazioni che si svolgevano nella stanza.
"Buongiorno cucciola!" la salutò il drago, parlando nella sua mente.
La voce la fece sobbalzare. Era molto più profonda di quella di Castigo la quale, pur simile al rombo di un tuono, manteneva una certa musicalità.
"Buongiorno!" rispose educatamente lei sorridendo al drago che si era dimostrato tanto gentile da salutarla. I draghi, infatti, erano gli unici esseri al mondo che potevano permettersi di ignorare re e regine senza incorrere in alcun tipo di pericolo; perciò si sentì onorata dal fatto che lui le avesse rivolto la parola.
"Come ti chiami?" gli chiese dandogli del tu, come faceva con Castigo, pentendosene subito perchè ciò avrebbe potuto seccarlo. Fortunatamente il drago non dimostrò di essersi offeso.
"Il mio nome e Firnen"
"Ben svegliata Raksha!" la voce di Nasuada la distolse dalla conversazione col drago. Non si era accorta che erano tutti lì ad aspettarla.
"Buongiorno a tutti!" rispose lei e sedendosi accanto a Murtagh e prendendo uno biscotto dal vassoio sul tavolo.
"Vuoi un po' di thè?" le chiese amichevolmente Arya
"No, grazie. Non mi piace il thè..."
"Ma questo thè è diverso dagli altri. Può assumere il sapore che più ti piace!" detto questo l'elfa prese la sua tazza "Fragola!" 
e poi invitòla bambina ad assaggiarlo. Raksha lo assaggiò, un po' titubante ma dovette ricredersi. Sapeva davvero di fragola.
"E' fantastico! Ma come è possibile che sappia di fragola? E' una magia?"
"No, nessuna magia. Questo thè è stato realizzato con l'infuso di un'erba particolare, che cresce solo ad Ellesmèra, e che ha la proprietà di assumere il sapore di quello che ci piace!" spiegò l'elfa con un sorriso divertito.
"Avanti, prova!"
Raksha prese una tazza di thè e poi ordinò:
"Ciliegia!" e al primo sorso ebbe la prova che quello che Arya le aveva detto corrispondeva alla verità.
"Ma ora passiamo alle cose serie. Raksha. Siamo venute a parlarti perchè pensiamo che tu non sia consapevole nè della tua identità nè del tuo enorme potere. Un potere che può essere usato per creare... O per distruggere!" disse la Regina degli Elfi tornando seria. 
La ragazzina sentì un nodo alla gola; provò a deglutire per farlo sciogliere, ma niente da fare. Quel nodo, che non intendeva allentarsi, era lì a ricordarle le terribili parole dell'elfa, che l'avevano colpita come un fendente dritto al cuore.
" Ditemi chi sono e cosa sono..." susurrò abbassando lo sguardo.
Quelle parole furono pronunciate talmente a bassa voce che nè Murtagh nè Nasuada capirono cosa avesse detto; ma lei sapeva che l'elfa l'aveva sentita e infatti Arya iniziò il suo racconto.
Un racconto che avrebbe fatto luce sui i misteri dell' identità di Raksha.

Capitolo 7: Al castello

Arrivarono al castello che ormai era notte fonda.Raksha si era addormentata, stremata dalla tensione e cullata dal calore e dal respiro regolare del Cavaliere seduto davanti a lei sulla groppa del drago; Castigo tentò di atterrare nel modo più delicato e fluido possibile, per non scuoterla dal suo sonno. Il gesto strappò a Murtagh un breve sorriso: il suo compagno si era affezionato a quella piccoletta appoggiata alla sua schiena, anche se, naturalmente, il drago non avrebbe mai messo da parte l'orgoglio per ammetterlo. Il Cavaliere la prese delicatamente in braccio facendole poggiare la testa sul suo petto, per proteggerla dal vento freddo e tagliente della notte, e dirigendosi con passo deciso verso il portone invitò le due donne a seguirlo; gli bastò pronunciare alcune parole nell'Antica Lingua per far schiudere i battenti. Una volta dentro un piacevole tepore li avvolse invitandoli a togliersi i mantelli con i quali si erano protetti durante il volo.Il Cavaliere le condusse in un ampio salone dove un fuoco blu danzava vivacemente nel camino riscalando l'ambiente;

"E' un fuoco magico!" sussurrò rapita Nasuada.

Per quante magie potesse aver visto, ogni volta si stupiva di quel che si poteva ottenere pronunciando solo alcune semplici  parole.Murtagh trattenne a stento una risata nel sentire il commento della donna; nonostante ella fosse una condottiera e una Imperatrice imperturbabile, si lasciava ancora stupire da una magia semplice come quella del fuoco. Adagiò la piccola, che aveva ancora in braccio, sul divano coprendola con il suo mantello per evitare che prendesse freddo.

"Devi tenere davvero molto a lei" era stata Arya a parlare

"Sì, non permetterei a nessuno di farle del male. Vedete... E' stato grazie a lei che ho capito chi ero, riuscendo ad accettare tutti gli errori che ho commesso. Raksha si è affidata completamente a me fiduciosa del fatto che l'avrei protetta. Come avrei potuto tradire le sue aspettative?" Lo sbuffo infastidito di Castigo lo raggiunse e si affrettò ad aggiungere:

"Questo naturalmente vale anche per Castigo!"

Sia Arya che Nasuada osservavano la bambina con uno sguardo rapito; vederla riposare così tranquillamente, trasmetteva loro un senso profondo di pace.

 "Devo svegliarla?" La voce del Cavaliere Rosso spezzò quell'incantesimo riportandole alla realtà.

"No, lasciala riposare. Parleremo domani con tutta calma!" rispose la Imperatrice. "Va bene, vi faccio vedere la vostre camere. Prego..." disse voltandosi per far loro strada e mostrare le stanze dove avrebbero riposato durante la permanenza al castello.


La mattina seguente Raksha non aveva affatto voglia di scendere per andare a fare colazione; sapeva che non sarebbe scampata alle due donne misteriose e che avrebbe dovuto ascoltare quel che avevano da dirle sulla sua vera identità.

"No sulla mia Vera Natura!" si corresse con una smorfia al ricordo delle parole dell'elfa; infatti, seppure colpita dalla bellezza eterea di quella donna e dal potere che sembrava circondarla, in un'aura dello stesso colore verde del suo drago, non si fidava di lei; rammentava infatti le parole di Murtagh quando incontrarono un elfo, durante uno dei loro viaggi.

"Gli Elfi sono tanto belli quanto imprevedibili. Non puoi mai sapere quale sia il vero significato delle loro parole in quanto amano parlare per enigmi e la loro mente è intricata come il più complicato dei labirinti."

No, non si sarebbe lasciata ingannare così facilmente da Arya. Perchè anche se lei non era un'elfa, non era nemmeno un'umana qualsiasi. In fondo, se la Regina degli Elfi si era data tanta pena per riuscire a parlarele, significava che era abbastanza importante per gli Elfi da attirare la sua attenzione.Rincuorata dal suo ragionamento, la ragazzina si preparò e scese al piano sottostante dirigendosi al salone dove la sera prima Murtagh l'aveva adagiata sul divano; varcata la soglia si trovò davanti il muso di un drago verde, che spuntava dall'enorme balcone costruito appositamente per permettere anche ai draghi di assistere alle conversazioni che si svolgevano nella stanza.

"Buongiorno cucciola!" la salutò il drago, parlando nella sua mente. La voce la fece sobbalzare. Era molto più profonda di quella di Castigo la quale, pur simile al rombo di un tuono, manteneva una certa musicalità.

"Buongiorno!" rispose educatamente lei sorridendo al drago che si era dimostrato tanto gentile da salutarla. I draghi, infatti, erano gli unici esseri al mondo che potevano permettersi di ignorare re e regine senza incorrere in alcun tipo di pericolo; perciò si sentì onorata dal fatto che lui le avesse rivolto la parola.

"Come ti chiami?" gli chiese dandogli del tu, come faceva con Castigo, pentendosene subito perchè ciò avrebbe potuto seccarlo. Fortunatamente il drago non dimostrò di essersi offeso.

"Il mio nome e Firnen"

"Ben svegliata Raksha!" la voce di Nasuada la distolse dalla conversazione col drago. Non si era accorta che erano tutti lì ad aspettarla."Buongiorno a tutti!" rispose lei e sedendosi accanto a Murtagh e prendendo uno biscotto dal vassoio sul tavolo.

"Vuoi un po' di thè?" le chiese amichevolmente Arya

"No, grazie. Non mi piace il thè..."

"Ma questo thè è diverso dagli altri. Può assumere il sapore che più ti piace!" detto questo l'elfa prese la sua tazza

"Fragola!" e poi invitòla bambina ad assaggiarlo. Raksha lo assaggiò, un po' titubante ma dovette ricredersi. Sapeva davvero di fragola.

"E' fantastico! Ma come è possibile che sappia di fragola? E' una magia?"

"No, nessuna magia. Questo thè è stato realizzato con l'infuso di un'erba particolare, che cresce solo ad Ellesmèra, e che ha la proprietà di assumere il sapore di quello che ci piace!" spiegò l'elfa con un sorriso divertito.

"Avanti, prova!"

Raksha prese una tazza di thè e poi ordinò:

"Ciliegia!" e al primo sorso ebbe la prova che quello che Arya le aveva detto corrispondeva alla verità.

"Ma ora passiamo alle cose serie. Raksha. Siamo venute a parlarti perchè pensiamo che tu non sia consapevole nè della tua identità nè del tuo enorme potere. Un potere che può essere usato per creare... O per distruggere!" disse la Regina degli Elfi tornando seria. La ragazzina sentì un nodo alla gola; provò a deglutire per farlo sciogliere, ma niente da fare. Quel nodo, che non intendeva allentarsi, era lì a ricordarle le terribili parole dell'elfa, che l'avevano colpita come un fendente dritto al cuore.

" Ditemi chi sono e cosa sono..." susurrò abbassando lo sguardo.Quelle parole furono pronunciate talmente a bassa voce che nè Murtagh nè Nasuada capirono cosa avesse detto; ma lei sapeva che l'elfa l'aveva sentita e infatti Arya iniziò il suo racconto.Un racconto che avrebbe fatto luce sui i misteri dell' identità di Raksha.

 

Angolo dell'Autrice

Allora, che ve ne pare dello sviluppo della storia?

Per ricompensarvi della pazienza che avete dimostrato ho deciso di non pubblicare solo due capitoli ma *rullo di tamburi...* ben 4 capitoli dove finalmente viene svelato il passato della nostra piccola amica misteriosa.

Diciamo che da adesso si inizia a fare sul serio... quindi mi aspetto qualche commento (almeno fatemi sapere se vi piace o no la mia ff)

Bè ora vado a pubblicare il prossimo capitolo,

un bacione

RedSonja

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Capitolo 8
*** Guardiani ***


Capitolo 7: Al castello
Arrivarono al castello che ormai era notte fonda.
Raksha si era addormentata, stremata dalla tensione e cullata dal calore e dal respiro regolare del Cavaliere seduto davanti a lei sulla groppa del drago; Castigo tentò di atterrare nel modo più delicato e fluido possibile, per non scuoterla dal suo sonno. Il gesto strappò a Murtagh un breve sorriso: il suo compagno si era affezionato a quella piccoletta appoggiata alla sua schiena, anche se, naturalmente, il drago non avrebbe mai messo da parte l'orgoglio per ammetterlo.
Il Cavaliere la prese delicatamente in braccio facendole poggiare la testa sul suo petto, per proteggerla dal vento freddo e tagliente della notte, e dirigendosi con passo deciso verso il portone invitò le due donne a seguirlo; gli bastò pronunciare alcune parole nell'Antica Lingua per far schiudere i battenti. Una volta dentro un piacevole tepore li avvolse invitandoli a togliersi i mantelli con i quali si erano protetti durante il volo. Il Cavaliere le condusse in un ampio salone dove un fuoco blu danzava vivacemente nel camino riscalando l'ambiente;
"E' un fuoco magico!" sussurrò rapita Nasuada. Per quante magie potesse aver visto, ogni volta si stupiva di quel che si poteva ottenere pronunciando solo alcune semplici  parole.
Murtagh trattenne a stento una risata nel sentire il commento della donna; nonostante ella fosse una condottiera e una Imperatrice imperturbabile, si lasciava ancora stupire da una magia semplice come quella del fuoco. Adagiò la piccola, che aveva ancora in braccio, sul divano coprendola con il suo mantello per evitare che prendesse freddo.
"Devi tenere davvero molto a lei" era stata Arya a parlare
"Sì, non permetterei a nessuno di farle del male. Vedete... E' stato grazie a lei che ho capito chi ero, riuscendo ad accettare tutti gli errori che ho commesso. Raksha si è affidata completamente a me fiduciosa del fatto che l'avrei protetta. Come avrei potuto tradire le sue aspettative?"
Lo sbuffo infastidito di Castigo lo raggiunse e si affrettò ad aggiungere
"Questo naturalmente vale anche per Castigo!"
Sia Arya che Nasuada osservavano la bambina con uno sguardo rapito; vederla riposare così tranquillamente, trasmetteva loro un senso profondo di pace. 
"Devo svegliarla?" 
La voce del Cavaliere Rosso spezzò quell'incantesimo riportandole alla realtà.
"No, lasciala riposare. Parleremo domani con tutta calma!" rispose la Imperatrice. 
"Va bene, vi faccio vedere la vostre camere. Prego..." disse voltandosi per far loro strada e mostrare le stanze dove avrebbero riposato durante la permanenza al castello.
La mattina seguente Raksha non aveva affatto voglia di scendere per andare a fare colazione; sapeva che non sarebbe scampata alle due donne misteriose e che avrebbe dovuto ascoltare quel che avevano da dirle sulla sua vera identità.
"No sulla mia Vera Natura!" si corresse con una smorfia al ricordo delle parole dell'elfa; infatti, seppure colpita dalla bellezza eterea di quella donna e dal potere che sembrava circondarla, in un'aura dello stesso colore verde del suo drago, non si fidava di lei; rammentava infatti le parole di Murtagh quando incontrarono un elfo, durante uno dei loro viaggi.
"Gli Elfi sono tanto belli quanto imprevedibili. Non puoi mai sapere quale sia il vero significato delle loro parole in quanto amano parlare per enigmi e la loro mente è intricata come il più complicato dei labirinti."
No, non si sarebbe lasciata ingannare così facilmente da Arya. Perchè anche se lei non era un'elfa, non era nemmeno un'umana qualsiasi. In fondo, se la Regina degli Elfi si era data tanta pena per riuscire a parlarele, significava che era abbastanza importante per gli Elfi da attirare la sua attenzione.
Rincuorata dal suo ragionamento, la ragazzina si preparò e scese al piano sottostante dirigendosi al salone dove la sera prima Murtagh l'aveva adagiata sul divano; varcata la soglia si trovò davanti il muso di un drago verde, che spuntava dall'enorme balcone costruito appositamente per permettere anche ai draghi di assistere alle conversazioni che si svolgevano nella stanza.
"Buongiorno cucciola!" la salutò il drago, parlando nella sua mente.
La voce la fece sobbalzare. Era molto più profonda di quella di Castigo la quale, pur simile al rombo di un tuono, manteneva una certa musicalità.
"Buongiorno!" rispose educatamente lei sorridendo al drago che si era dimostrato tanto gentile da salutarla. I draghi, infatti, erano gli unici esseri al mondo che potevano permettersi di ignorare re e regine senza incorrere in alcun tipo di pericolo; perciò si sentì onorata dal fatto che lui le avesse rivolto la parola.
"Come ti chiami?" gli chiese dandogli del tu, come faceva con Castigo, pentendosene subito perchè ciò avrebbe potuto seccarlo. Fortunatamente il drago non dimostrò di essersi offeso.
"Il mio nome e Firnen"
"Ben svegliata Raksha!" la voce di Nasuada la distolse dalla conversazione col drago. Non si era accorta che erano tutti lì ad aspettarla.
"Buongiorno a tutti!" rispose lei e sedendosi accanto a Murtagh e prendendo uno biscotto dal vassoio sul tavolo.
"Vuoi un po' di thè?" le chiese amichevolmente Arya
"No, grazie. Non mi piace il thè..."
"Ma questo thè è diverso dagli altri. Può assumere il sapore che più ti piace!" detto questo l'elfa prese la sua tazza "Fragola!" 
e poi invitòla bambina ad assaggiarlo. Raksha lo assaggiò, un po' titubante ma dovette ricredersi. Sapeva davvero di fragola.
"E' fantastico! Ma come è possibile che sappia di fragola? E' una magia?"
"No, nessuna magia. Questo thè è stato realizzato con l'infuso di un'erba particolare, che cresce solo ad Ellesmèra, e che ha la proprietà di assumere il sapore di quello che ci piace!" spiegò l'elfa con un sorriso divertito.
"Avanti, prova!"
Raksha prese una tazza di thè e poi ordinò:
"Ciliegia!" e al primo sorso ebbe la prova che quello che Arya le aveva detto corrispondeva alla verità.
"Ma ora passiamo alle cose serie. Raksha. Siamo venute a parlarti perchè pensiamo che tu non sia consapevole nè della tua identità nè del tuo enorme potere. Un potere che può essere usato per creare... O per distruggere!" disse la Regina degli Elfi tornando seria. 
La ragazzina sentì un nodo alla gola; provò a deglutire per farlo sciogliere, ma niente da fare. Quel nodo, che non intendeva allentarsi, era lì a ricordarle le terribili parole dell'elfa, che l'avevano colpita come un fendente dritto al cuore.
" Ditemi chi sono e cosa sono..." susurrò abbassando lo sguardo.
Quelle parole furono pronunciate talmente a bassa voce che nè Murtagh nè Nasuada capirono cosa avesse detto; ma lei sapeva che l'elfa l'aveva sentita e infatti Arya iniziò il suo racconto.
Un racconto che avrebbe fatto luce sui i misteri dell' identità di Raksha.

Capitolo 8: Guardiani


"Per poter risalire alle tue origini, Raksha, bisogna tornare molto indietro nel tempo. La tua razza è molto antica; più antica di Elfi e, naturalmente, di Umani, Nani, Urgali e Gatti Mannari. La tua specie è nata con Alagaesia stessa... E' nata con i Draghi!"

Raksha ascoltava rapita le parole di Arya. Superata la paura iniziale, era diventata curiosa di scoprire, finalmente, perchè avesse quello strano aspetto che non era riconducibile ad alcuna razza che avesse mai incontrato.

"Ma se è antica quanto i draghi, perchè non ho mai incontrato nessuno che fosse come me?"

"Con calma Raksha, fammi finire di raccontare." rispose l'elfa con un tono più severo

"Scusate."disse la bambina e l'elfa le sorrise brevemente.

"La tua razza è antica, ma in realtà i draghi sono nati leggermente prima. In un certo senso sono stati loro a crearvi."

Ora non era solo Raksha ad essere confusa; ma anche Murtagh e Nasuada; perfino i due draghi sembravano perplessi. Nei loro sguardi Arya lesse la richiesta di continuare il suo racconto e di spiegare loro cosa intendesse

"Vedi... Tanto tempo fa, i Draghi non erano come li conosciamo noi oggi. Erano più feroci e attaccabrighe poichè non erano legati a nessuno. Purtroppo questi loro comportamenti causavano spesso lotte intestine che avrebbero portato alla totale estinzione della loro specie. Per cercare di portare pace tra di loro, gli anziani volarono verso terre lontane dove incontrarono un popolo misterioso che accettò di vivere in simbiosi con i Draghi e questi, per permettere loro di assolvere al meglio il proprio compito, donarono a questo popolo le stesse caratteristiche fisiche dei draghi: forza, resistenza, intelligenza, sensi sviluppatissimi, maestosità, connessione con la natura e predisposizione alla magia. Oltre naturalmente a una vita lunghissima e alla capacità di volare... Ma sopratutto essi donarono loro l'incredibile abilità per cui è nota la tua razza: la possibilità di influenzre la natura e di creare dal nulla con un semplice pensiero qualsiasi cosa. Vivente e non. Erano tutti doni incredibili. Specialmente l'ultimo: il più bello... E il più pericoloso che, se fosse stato utilizzato da un essere con un'anima malvagia, avrebbe potuto portare al totale annientamento di ogni forma di vita. Proprio per questa sua capacità la tua gente fu chiamata Evy"

"Guardiani" tradusse Raksha nella sua mente. Notò come il nome della sua gente fosse nell'Antica Lingua, che a questo punto, doveva essere molto più antica degli Elfi, seppure anch'essi l'avessero adottata per comunicare tra loro e con i Draghi.

"Detto in parole povere, Raksha, gli Evy furono i primi Cavalieri e il legame che istaurarono coi Draghi era ben più profondo di quello che questi ultimi istaurarono successivamente con Umani ed Elfi; gli Evy, infatti, erano in grado di creare un rapporto di sconfinata fiducia con tutti i draghi, non solo con il proprio compagno, che pure li sceglieva per proteggerli e aiutarli a svolgere il loro compito di paceri. Purtroppo però la tua specie fu sterminata da una tremenda malattia che la portò all'estinzione; tanto che la memoria dell'ultimo avvistamento di un Evy risale a più di mille anni fa. O almeno così pensavamo finchè non abbiamo sentito parlare di te. Devi saper che un'altra caratteristica della tua razza è la possibilità di cambiare il proprio colore di capelli, che però assumono tutte le tonalità del colore scelto."

"Ma se la mia razza non esiste più, come faccio ad essere qui? Ho solo undici anni, e se quel che dici è vero, l'ultimo Evy è stato visto mille anni fa!" urlò Raksha frustrata dalla consapevolezza che non esistesse più nessuno del suo popolo. Murtagh era altrettanto distrutto dal sapere che la sua bambina stava soffrendo senza che lui potesse fare niente per difenderla da quel dolore. Avrebbe voluto uccidere Arya per averle rivelato che fosse una Evy.

"Dannata elfa!"  pensò il Cavaliere furioso. Come a far eco ai suoi pensieri, Castigo ruggì impaziente 

"Maledizione, Arya, sei venuta fin qui solo per farla soffrire?!" gridò poi il Cavaliere afferrandola per il corpetto di cuoio per attirarla a sè  guardandola dritta negli occhi.

"Murtagh! Sei impazzitto?! Lasciala andare!" implorò Nasuada spaventata al pensiero di come avrebbe potuto reagire Arya

Si udì un altro ruggito. Ma stavolta era quello di Firnen.

"Mettimi giù, Murtagh, non voglio essere costretta a farti del male... Ti assicuro che non voglio nemmeno vedere soffrire Raksha... Ma era giusto che sapesse tutta la storia per poter scegliere cosa fare in base ai fatti accaduti."

Il Cavaliere mise giù l'elfa ma continuò a fissarla torvo.

"Scegliere che cosa?" chiese infine lui

"Se diventare Cavaliere di Drago!" rispose semplicemente Arya, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.

Angolo dell'Autrice
Buonasera! Allora, che ne dite, mi sono fatta perdonare per i capitoli precedenti un po' troppo corti?
Io direi di sì.
In questo capitolo si scopre chi è, o meglio cos'è, la nostra piccola Raksha...un'Evy, e non una qualsiasi ma l'ultima della sua specie!
La scelta che attende la nostra protagonista è ardua, sopratutto ora che ha scoperto tutta la verità e in un modo così terribile.
Che dire? Io non avrei mai voluto trovarmi al suo posto... bè, per stasera  penso che basti così.
A domani per altri due capitoli, e ,i raccomando... Recensite in tanti!!!
Un bacione-one-one <3<3<3<3
RedSonja

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Capitolo 9
*** Riconciliazione ***


Capitolo 9: Riconciliazione
Raksha sembrava in stato di shock; non riusciva a parlare o a concentrarsi, erano troppe le informazioni che le occupavano la mente impedendole di preoccuparsi di qualsiasi cosa le stesse accadendo intorno.
"Io sono l'ultima della mia specie... Sono l'ultima Evy... Sono tutti morti... SONO TUTTI MORTI!!!!" quel pensiero esplose nella sua testa provocandole un dolore atroce e, prima che se ne accorgesse, le sue gambe cedettero, facendola cadere a terra mentre lacrime di dolore le rigavano le guance.
Murtagh si riscosse. Non era il momento di discutere con Arya, ne avrebbero parlato più tardi, ora doveva occuparsi della ragazzina. Si sedette davanti a lei e l'abbracciò sussurrandole all'orecchio parole di conforto, con la voce più dolce che gli riusciva, nel tentativo di calmarla.
"Maledizione! Sei sempre il solito idiota!" pensò furioso con se stesso"Avresti dovuto proteggerla e guarda invece cos'è successo. Ma parola mia che quell'elfa si pentirà di averla fatta piangere!"
Castigo e Firnen  cercavano di aiutare il Cavaliere a consolare la bambina; entrambi, infatti, non desideravano vederla in quello stato di sofferenza. Sia che fosse una Evy, sia che non lo fosse, avrebbero aiutato quella cucciola che si era dimostrata tanto gentile e affettuosa con loro.
Nasuada nel frattempo si era avvicinata ad Arya. Voleva delle spiegazioni dall'elfa. Quando le si era presentata sul dorso del drago verde, per andare a prenderla e accompagnarla, le aveva detto che aveva trovato un nuovo possibile Cavaliere di Drago e che voleva la sua opinione su di lui; lei aveva accettato anche se si era stupita quando l'elfa le aveva rivelato che la candidata era una bambina con degli strani poteri. Tuttavia voleva incontrarla per capire se fosse idonea a diventare Cavaliere, anche se poi la decisione finale sarebbe spettata al cucciolo di drago. Arya non le aveva mai nemmeno accennato la storia degli Evy, nè che la ragazzina fosse una di loro, evitando di parlarle del suo strano aspetto, però Raksha si era dimostrata dolce e buona nei loro confronti. Perciò, il fatto che l'elfa le avesse raccontato tutta quella storia, pur sapendo che la piccola ne avrebbe sofferto, la faceva sentire come se fosse complice nell'omicidio di un'innocente.
"Arya avresti dovuto raccontarmi questa storia prima di partire!" disse Nasuada cercando di trattenersi dall'urlarle contro. Anche se prima aveva fermato Murtagh, non lo aveva fatto per aiutare la donna ma per evitare che il Cavaliere fosse ferito. In fondo non aveva ancora dimenticato quello che avevano condiviso ad Uru'Baen... Non lo avrebbe mai potuto dimenticarlo.
"Se lo avessi fatto avresti rifiutato di accompagnarmi ed entrambe dovevamo valutare se potevamo fidarci di lei. Ne va della pace di Alagaesia e della salvezza dei nostri popoli! In quanto sovrane, é nostro dovere preoccuparci, sempre, della nostra gente... Anche a costo di fare cose spiacevoli!"
Anche se Arya aveva ragione, Nasuada non poteva accettare di aver fatto del male a quella bambina.
"E' vero, Arya, ma è anche nostro compito cercare di tutelare tutte le razze di questa terra. E oggi abbiamo fallito miseramente!" poi la donna rivolse lo sguardo a Raksha che aveva ancora il viso affondato nella maglia di Murtagh. Sembrava essersi calmata, a giudicare dal respiro regolare; quindi spostò la sua attenzione sul Cavaliere che alzatosi con la bambina in braccio s'incamminava verso la porta.
"Dove vai?" gli chiese l'Imperatrice toccando la sua mente; pur non accennando a fermarsi, Murtagh  si limitò a risponderle:
"La porto in camera sua. Si è addormentata."
Il pranzo trascorse nel mutismo più totale; ognuno era perso nei suoi pensieri. Raksha stava ancora dormendo e i due draghi erano andati a caccia accompagnati dall'elfa, che desiderava passare un po' di tampo da sola nel bosco vicino al castello. Perciò, di fatto, a tavola c'erano solo il padrone di casa e l'Imperatrice. Murtagh si rifiutava di parlare. Nasuada aveva provato più volte a iniziare un discorso ma ogni tentativo era stato inutile. Tentò persino di toccare la sua coscienza per vedere il suo stato d'animo; ma trovò un muro solidissimo, a proteggere la mente del  Cavaliere, che le impedì di capire a cosa stesse pensando.
Al termine del pranzo Murtagh si alzò da tavola senza rompere il silenzio in cui si era chiuso e allora Nasuada, esasperata da questo suo comportamento scostante, gli afferrò un braccio per convincerlo a spiegarle cosa gli stesse passando per la testa; ma egli si limitò a fermarsi e  a guardarla dritto negli occhi senza proferir parola.
"Murtagh è da stamattina che non mi rivolgi la parola, non pensi di essere infantile a comportarti così? Nemmeno io sono contenta di quel che Arya ha detto a Raksha; ma non è ignorandoci che risolverai le cose. In questo momento Raksha ha bisogno di tutte le attenzioni che possiamo offrirle! Sappi che puoi contare sul mio aiuto per qualsiasi cosa e che sarò lieta di aiutarla."
"Sì, certo. Ho visto come eravate preoccupate del fatto che Raksha avrebbe sofferto! Non mi è sembrato che nessuna di voi si sia curata del fatto che lei sia solo una bambina e che lo scoprire di essere l'ultima superstite di un popolo ormai estinto l'avrebbe traumatizzata. Ma in fondo che cosa mi sarei dovuto aspettare? A voi interessa solo avere un altro Cavaliere al vostro servizio. Non v'importa della sua sofferenza!" 
IL suono di uno schiaffo risuono secco nel castello silenzioso. 
Nasuada non poteva credere di averlo fatto davvero; aveva agito d'impulso, ferita dalle parole pronunciate dal ragazzo. Lei non era un essere freddo e insensibile. Sentirsi dire quelle parole proprio da lui, che sapeva quanto lei si preoccupasse per gli altri, era stato doloroso. Senza che potesse impedirselo iniziò a singhiozzare.
" Ti odio! TI ODIO!" urlò  quelle parole sia con la mente che con la bocca.
Murtagh parve stupito di vederla piangere. Aveva parlato senza pensare, dando semplicemente voce alla propria rabbia; mai avrebbe pensato di ottenere una simile reazione. Il suo corpo inizio a muoversi avvicinandosi, alla ragazza e quando le fu di fronte la abbracciò, incurante del suo dibattersi. Alla fine lei abbandonò la testa sul suo petto, iniziando a piangere senza sosta mentre lui le accarezzava delicatamente i lunghi capelli.
"Mi dispiace..." le sussurrò  all'orecchio
La ragazza si strinse più forte a lui assaporando il suo profumo. Sapeva di bosco e di pioggia. Come un vento autunnale. Le piaceva esseregli così vicina e pregò che, un giorno, la visione che Galbatorix le aveva mostrato divenisse realtà.

Capitolo 9: Riconciliazione

Raksha sembrava in stato di shock; non riusciva a parlare o a concentrarsi, erano troppe le informazioni che le occupavano la mente impedendole di preoccuparsi di qualsiasi cosa le stesse accadendo intorno.

"Io sono l'ultima della mia specie... Sono l'ultima Evy... Sono tutti morti... SONO TUTTI MORTI!!!!" quel pensiero esplose nella sua testa provocandole un dolore atroce e, prima che se ne accorgesse, le sue gambe cedettero, facendola cadere a terra mentre lacrime di dolore le rigavano le guance.

Murtagh si riscosse.

Non era il momento di discutere con Arya, ne avrebbero parlato più tardi, ora doveva occuparsi della ragazzina. Si sedette davanti a lei e l'abbracciò sussurrandole all'orecchio parole di conforto, con la voce più dolce che gli riusciva, nel tentativo di calmarla.

"Maledizione! Sei sempre il solito idiota!" pensò furioso con se stesso"Avresti dovuto proteggerla e guarda invece cos'è successo. Ma parola mia che quell'elfa si pentirà di averla fatta piangere!"

Castigo e Firnen  cercavano di aiutare il Cavaliere a consolare la bambina; entrambi, infatti, non desideravano vederla in quello stato di sofferenza. Sia che fosse una Evy, sia che non lo fosse, avrebbero aiutato quella cucciola che si era dimostrata tanto gentile e affettuosa con loro.

Nasuada nel frattempo si era avvicinata ad Arya. Voleva delle spiegazioni dall'elfa. Quando le si era presentata sul dorso del drago verde, per andare a prenderla e accompagnarla, le aveva detto che aveva trovato un nuovo possibile Cavaliere di Drago e che voleva la sua opinione su di lui; lei aveva accettato anche se si era stupita quando l'elfa le aveva rivelato che la candidata era una bambina con degli strani poteri. Tuttavia voleva incontrarla per capire se fosse idonea a diventare Cavaliere, anche se poi la decisione finale sarebbe spettata al cucciolo di drago. Arya non le aveva mai nemmeno accennato la storia degli Evy, nè che la ragazzina fosse una di loro, evitando di parlarle del suo strano aspetto, però Raksha si era dimostrata dolce e buona nei loro confronti. Perciò, il fatto che l'elfa le avesse raccontato tutta quella storia, pur sapendo che la piccola ne avrebbe sofferto, la faceva sentire come se fosse complice nell'omicidio di un'innocente.

"Arya avresti dovuto raccontarmi questa storia prima di partire!" disse Nasuada cercando di trattenersi dall'urlarle contro. Anche se prima aveva fermato Murtagh, non lo aveva fatto per aiutare la donna ma per evitare che il Cavaliere fosse ferito. In fondo non aveva ancora dimenticato quello che avevano condiviso ad Uru'Baen... Non lo avrebbe mai potuto dimenticarlo.

"Se lo avessi fatto avresti rifiutato di accompagnarmi ed entrambe dovevamo valutare se potevamo fidarci di lei. Ne va della pace di Alagaesia e della salvezza dei nostri popoli! In quanto sovrane, é nostro dovere preoccuparci, sempre, della nostra gente... Anche a costo di fare cose spiacevoli!"Anche se Arya aveva ragione, Nasuada non poteva accettare di aver fatto del male a quella bambina.

"E' vero, Arya, ma è anche nostro compito cercare di tutelare tutte le razze di questa terra. E oggi abbiamo fallito miseramente!" poi la donna rivolse lo sguardo a Raksha che aveva ancora il viso affondato nella maglia di Murtagh. Sembrava essersi calmata, a giudicare dal respiro regolare; quindi spostò la sua attenzione sul Cavaliere che alzatosi con la bambina in braccio s'incamminava verso la porta.

"Dove vai?" gli chiese l'Imperatrice toccando la sua mente; pur non accennando a fermarsi, Murtagh  si limitò a risponderle:

"La porto in camera sua. Si è addormentata."


Il pranzo trascorse nel mutismo più totale; ognuno era perso nei suoi pensieri.

Raksha stava ancora dormendo e i due draghi erano andati a caccia accompagnati dall'elfa, che desiderava passare un po' di tampo da sola nel bosco vicino al castello. Perciò, di fatto, a tavola c'erano solo il padrone di casa e l'Imperatrice. Murtagh si rifiutava di parlare. Nasuada aveva provato più volte a iniziare un discorso ma ogni tentativo era stato inutile. Tentò persino di toccare la sua coscienza per vedere il suo stato d'animo; ma trovò un muro solidissimo, a proteggere la mente del  Cavaliere, che le impedì di capire a cosa stesse pensando. Al termine del pranzo Murtagh si alzò da tavola senza rompere il silenzio in cui si era chiuso e allora Nasuada, esasperata da questo suo comportamento scostante, gli afferrò un braccio per convincerlo a spiegarle cosa gli stesse passando per la testa; ma egli si limitò a fermarsi e  a guardarla dritto negli occhi senza proferir parola.

"Murtagh è da stamattina che non mi rivolgi la parola, non pensi di essere infantile a comportarti così? Nemmeno io sono contenta di quel che Arya ha detto a Raksha; ma non è ignorandoci che risolverai le cose. In questo momento Raksha ha bisogno di tutte le attenzioni che possiamo offrirle! Sappi che puoi contare sul mio aiuto per qualsiasi cosa e che sarò lieta di aiutarla."

"Sì, certo. Ho visto come eravate preoccupate del fatto che Raksha avrebbe sofferto! Non mi è sembrato che nessuna di voi si sia curata del fatto che lei sia solo una bambina e che lo scoprire di essere l'ultima superstite di un popolo ormai estinto l'avrebbe traumatizzata. Ma in fondo che cosa mi sarei dovuto aspettare? A voi interessa solo avere un altro Cavaliere al vostro servizio. Non v'importa della sua sofferenza!" 

Il suono di uno schiaffo risuono secco nel castello silenzioso.

 Nasuada non poteva credere di averlo fatto davvero; aveva agito d'impulso, ferita dalle parole pronunciate dal ragazzo. Lei non era un essere freddo e insensibile. Sentirsi dire quelle parole proprio da lui, che sapeva quanto lei si preoccupasse per gli altri, era stato doloroso. Senza che potesse impedirselo iniziò a singhiozzare.

" Ti odio! TI ODIO!" urlò  quelle parole sia con la mente che con la bocca.

Murtagh parve stupito di vederla piangere. Aveva parlato senza pensare, dando semplicemente voce alla propria rabbia; mai avrebbe pensato di ottenere una simile reazione. Il suo corpo inizio a muoversi avvicinandosi, alla ragazza e quando le fu di fronte la abbracciò, incurante del suo dibattersi. Alla fine lei abbandonò la testa sul suo petto, iniziando a piangere senza sosta mentre lui le accarezzava delicatamente i lunghi capelli.

"Mi dispiace..." le sussurrò  all'orecchio.

La ragazza si strinse più forte a lui assaporando il suo profumo. Sapeva di bosco e di pioggia. Come un vento autunnale. Le piaceva esseregli così vicina e pregò che, un giorno, la visione che Galbatorix le aveva mostrato divenisse realtà.

 

Angolo dell'Autrice

Ciao a tutti!!! Eccomi tornata, come avevo promesso, con un nuovo capitolo della mia ff.

Finalmente si capisce quanto Murtagh voglia realmente bene  a Raksha e di quanto sia stata subdola Arya...io la odio quando si comporta così!!!!

A "Ehi! Guarda che se me ne vado io, puoi anche dire addio alla tua ff!"

Io "Va bene, ma allora tu essi un po' più simpatica...intesi?"

A "Ok..."

Ma andiamo avanti, il prossimo capitolo sarà un po' sdolcinato...sì lo so che voi volete le battaglie, se avrete pazienza ce ne saranno in abbondanza un po' più avanti, ma penso che in ogni buona storia che si rispetti serva anche una degna storia d'amore; che poi, ammettiamolo, tutti quanti l'avevamo attesa dalla fine di Inheritance...vero ragazze? (mi rivolgo sopratutto a voi, perchè siete un po' più romantiche, ma naturalmente anche a voi ragazzi!)

Ora vado a pubblicare il prossimo capitolo (per la vostra felicità)!

A presto,

Baci la vostra RedSonja<3<3<3

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Capitolo 10
*** "Non voglio lasciarti..." ***


Capitolo 10:"Non voglio lasciarti..."
Raksha aprì gli occhi, dopo l'ennesima volta che si rigirava nel letto tentando di riaddormentarsi. Era stata svegliata dalla discussione tra Murtagh e Nasuada. Aveva sentito tutto, ogni singola parola, grazie al suo udito sovrumano, e si era sentita in colpa capendo che la causa della discussione dei due ragazzi era stata proprio lei. Certo, le aveva fatto piacere sapere che il Cavaliere le fosse così affezionato, ma l'ultima cosa che voleva era che litigasse con quella donna. Un po' perchè sapeva che lei non era conapevole delle intenzioni di Arya; glielo aveva letto negli occhi quando l'elfa aveva iniziato a raccontarle la storia del suo popolo. Un po' perchè Murtagh sembrava volerle molto bene; aveva notato, infatti, la complicità tra di loro. Complicità completamente assente tra l'elfa e il Cavaliere Rosso. Si chiese come lui e Nasuada si fossero conosciuti e quanto fosse profondo il legame che li univa.
"Molto profondo" concluse la ragazzina. Non era gelosa dell'Imperatrice, anzi, era contenta che il Cavaliere avesse qualcuno con cui confidarsi; e poi, chissà, magari un giorno quell'amicizia si sarebbe potuta trasformare in amore.
A quel punto la fantasia di Raksha iniziò a vagare, alimentata da quello che succedeva nella stanza di sotto. Aveva infatti sentito Murtagh avvicinarsi a Nasuada, che aveva iniziato a piangere, e cingerla tra le sue braccia sussurrandole le sue scuse. La ragazzina si chiese se si sarebbero resi conto di quello che provavano l'uno per l'altra e si sarebbero decisi a dichiararsi.
"Adesso basta Raksha! Non sono affari tuoi! E poi lo sai che alle persone non picciono i ficcanaso!"  pensò la bambina scrollando forte la testa come a scacciare quei pensieri, anche se risultò tutto inutile, mentre un sorrisetto furbo le increspava le labbra. Iniziò a scendere la scale che portavano alla sala da pranzo.
"Va meglio?" chiese Murtagha a Nasuada.
La ragazza era ancora abbracciataa lui, e non dava segno di volersi allontanare. Non che la cosa gli dispiacesse, era consapevole di amarla, ma starle così vicino senza poter essere più di un amico per lei lo faceva stare male.
"Non voglio lasciarti andare..." Nasuada sussurrò quelle parole pianissimo,  però, queste giunsero ugualmente alle orecchie del ragazzo.
"Nasuada lo sai quello che provo per te, ma sai anche che noi non possiamo stare insieme" Il Cavaliere pronunciò quelle parole con rassegnazione e sofferenza
"Perchè no? Hai detto che, quando hai incontrato Raksha, hai ritrovato te stesso. Non era forse questo lo scopo del tuo viaggio? Ora che hai ottenuto quello che desideravi cosa ti impedisce di stare insieme a me?"
"Lo sai  che i Cavalieri vivono una vita lunghissima. Stare insieme  provocherebbe sofferenza a entrambi..."
"Lo so che sono destinata a invecchiare e morire. Ma proprio perchè non ho centinaia di anni a disposizione, voglio trascorrere con te tutto il tempo che mi resta da vivere!" Nasuada parlò con una tale convinzione che Murtagh non riuscì a ribattere. In fondo la cosa che più desiderava era averla accanto a sè; questa volta non si sarebbe arreso, avrebbe impiegato tutte le sue forze per trovare un sistema per donarle la possibilità di avere una vita lunga come la sua ed invecchiare insieme.
"Veramente io potrei fare qualcosa per aiutarvi" entrambi si voltarono verso la porta e si trovarono di fronte Raksha che li fissava; solo allora si ricordarono che erano ancora abbracciati e arrossirono, sciogliendo l'abbraccio.
"Da quanto tempo sei lì?" era stato il Cavaliere a rivolgerle la domanda
"Da un po'..."
"Hai...hai sentito tutto?" chiese lui visibilmente in imbarazzo
"Sì...!" rispose lei, mentre cercava di trattenere una risatina, notando il rossore sulle guance dei due. 
"Cosa intendi fare?" le chiese Nasuada; si fidava ciecamente di quella bambina; le avrebbe tranquillamente affidato la sua vita e il suo futuro
"Intendo usare il potere degli Evy: modificherò la tua essenza rendendoti più simile ad un elfo che ad un umano"
"E questo comporterà delle conseguenze nel suo modo di essere?" chiese allarmato Murtagh. Non voleva assolutamente che la sua amata venisse trasformata in un altra donna, che magari sarebbe stata completamente l'opposto di quella che conosceva;
"No, perchè la magia che sto per usare non modificherà la sua anima. Allora ho il vostro permesso?" si rivolse verso l'Imperatrice che fece un cenno affermativo col capo. Raksha la guardò e sorrise; ammirava la sua forza e si sentiva onorata della fiducia che stava riponendo in lei.
"Raksha... Dammi del tu, come fai con Murtagh"
"Va bene, lo farò. Ma adesso iniziamo."
Raksha chiuse gli occhi e si concentrò. 
Un' energia potentissima era stata sprigionata dalla bambina e aveva avvolto la donna. Nasuada percepì uno strano formicolio e una luce accecante, poi una musica melodiosa accompagnò le tenebre che la circondarono.


Capitolo 10:"Non voglio lasciarti..."

Raksha aprì gli occhi, dopo l'ennesima volta che si rigirava nel letto tentando di riaddormentarsi. Era stata svegliata dalla discussione tra Murtagh e Nasuada. Aveva sentito tutto, ogni singola parola, grazie al suo udito sovrumano, e si era sentita in colpa capendo che la causa della discussione dei due ragazzi era stata proprio lei. Certo, le aveva fatto piacere sapere che il Cavaliere le fosse così affezionato, ma l'ultima cosa che voleva era che litigasse con quella donna. Un po' perchè sapeva che lei non era conapevole delle intenzioni di Arya; glielo aveva letto negli occhi quando l'elfa aveva iniziato a raccontarle la storia del suo popolo. Un po' perchè Murtagh sembrava volerle molto bene; aveva notato, infatti, la complicità tra di loro. Complicità completamente assente tra l'elfa e il Cavaliere Rosso. Si chiese come lui e Nasuada si fossero conosciuti e quanto fosse profondo il legame che li univa.

"Molto profondo" concluse la ragazzina.

Non era gelosa dell'Imperatrice, anzi, era contenta che il Cavaliere avesse qualcuno con cui confidarsi; e poi, chissà, magari un giorno quell'amicizia si sarebbe potuta trasformare in amore.A quel punto la fantasia di Raksha iniziò a vagare, alimentata da quello che succedeva nella stanza di sotto. Aveva infatti sentito Murtagh avvicinarsi a Nasuada, che aveva iniziato a piangere, e cingerla tra le sue braccia sussurrandole le sue scuse. La ragazzina si chiese se si sarebbero resi conto di quello che provavano l'uno per l'altra e si sarebbero decisi a dichiararsi.

"Adesso basta Raksha! Non sono affari tuoi! E poi lo sai che alle persone non picciono i ficcanaso!"  pensò la bambina scrollando forte la testa come a scacciare quei pensieri, anche se risultò tutto inutile, mentre un sorrisetto furbo le increspava le labbra.

Iniziò a scendere la scale che portavano alla sala da pranzo.



"Va meglio?" chiese Murtagha a Nasuada.La ragazza era ancora abbracciata lui, e non dava segno di volersi allontanare. Non che la cosa gli dispiacesse, era consapevole di amarla, ma starle così vicino senza poter essere più di un amico per lei lo faceva stare male.

"Non voglio lasciarti andare..." Nasuada sussurrò quelle parole pianissimo,  però, queste giunsero ugualmente alle orecchie del ragazzo.

"Nasuada lo sai quello che provo per te, ma sai anche che noi non possiamo stare insieme" Il Cavaliere pronunciò quelle parole con rassegnazione e sofferenza

"Perchè no? Hai detto che, quando hai incontrato Raksha, hai ritrovato te stesso. Non era forse questo lo scopo del tuo viaggio? Ora che hai ottenuto quello che desideravi cosa ti impedisce di stare insieme a me?"

"Lo sai che i Cavalieri vivono una vita lunghissima. Stare insieme  provocherebbe sofferenza a entrambi..."

"Lo so che sono destinata a invecchiare e morire. Ma proprio perchè non ho centinaia di anni a disposizione, voglio trascorrere con te tutto il tempo che mi resta da vivere!" Nasuada parlò con una tale convinzione che Murtagh non riuscì a ribattere. In fondo la cosa che più desiderava era averla accanto a sè; questa volta non si sarebbe arreso, avrebbe impiegato tutte le sue forze per trovare un sistema per donarle la possibilità di avere una vita lunga come la sua ed invecchiare insieme.

"Veramente io potrei fare qualcosa per aiutarvi" entrambi si voltarono verso la porta e si trovarono di fronte Raksha che li fissava; solo allora si ricordarono che erano ancora abbracciati e arrossirono, sciogliendo l'abbraccio.

"Da quanto tempo sei lì?" era stato il Cavaliere a rivolgerle la domanda

"Da un po'..."

"Hai...hai sentito tutto?" chiese lui visibilmente in imbarazzo

"Sì...!" rispose lei, mentre cercava di trattenere una risatina, notando il rossore sulle guance dei due. 

"Cosa intendi fare?" le chiese Nasuada; si fidava ciecamente di quella bambina; le avrebbe tranquillamente affidato la sua vita e il suo futuro

"Intendo usare il potere degli Evy: modificherò la tua essenza rendendoti più simile ad un elfo che ad un umano"

"E questo comporterà delle conseguenze nel suo modo di essere?" chiese allarmato Murtagh. Non voleva assolutamente che la sua amata venisse trasformata in un altra donna, che magari sarebbe stata completamente l'opposto di quella che conosceva;

"No, perchè la magia che sto per usare non modificherà la sua anima. Allora ho il vostro permesso?" si rivolse verso l'Imperatrice che fece un cenno affermativo col capo. Raksha la guardò e sorrise; ammirava la sua forza e si sentiva onorata della fiducia che stava riponendo in lei.

"Raksha... Dammi del tu, come fai con Murtagh"

"Va bene, lo farò. Ma adesso iniziamo."Raksha chiuse gli occhi e si concentrò. Un' energia potentissima era stata sprigionata dalla bambina e aveva avvolto la donna. Nasuada percepì uno strano formicolio e una luce accecante, poi una musica melodiosa accompagnò le tenebre che la circondarono.

 

Angolo dell'Autrice

Ciao!

Come promesso ecco il secondo capitolo di oggi. Spero che vi piaccia, se è così...lasciatemi una recensione, mi farebbe davvero piacere.

Ringrazio in anticipo chi lo farà e chi ha recensito anche i capitoli precedenti, grazie davvero ragazzi (e ragazze)!!!

Spero che questi capitoli vi piacciano almeno quanto èm piaciuto a me scriverli e bè...niente da aggiungere, solo questo.

Grazie per aver letto

Baci, la vostra RedSonja


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Capitolo 11
*** Decisioni ***


Capitolo 11: Decisioni
Nasuada si risvegliò nella sua stanza. Aveva un forte mal di testa , ma per il resto non poteva dire di non sentirsi bene; si sedette e si chiese se l'incantesimo di Raksha avesse funzionato, in quanto non si sentiva affatto cambiata.
"Finalmente ti sei svegliata! Mi hai fatto morire di paura, lo sai?" Murtagh la stava guardando con un sorriso sollevato, e aveva accompagnato quelle parole con un buffetto affettuoso sulla sua guancia. Non era mai stato più felice di così!
La donna lesse nei suoi occhi lo stupore, ma sapeva che non derivava dal fatto che avesse aperto gli occhi;
"Ho un'aspetto così strano?" si chiese lei "Che non gli piaccia quel che sono diventata?"  infine gli domandò ad alta voce:
"Quanto ho dormito?"
"Un bel po'. E' quasi ora di cena"
La ragazza si stupì. Non si aspettava che la modifica del suo aspetto da parte di Raksha poteste stancarla a tal punto,
"E tu sei rimasto a vegliarmi per tutto il tempo?"
"Sì. Quando sei svenuta, io e Raksha ti abbiamo portata nella tua stanza; Raksha , infatti, mi ha raccomandato di lasciarti riposare e mi ha anche detto di riferierti di non preoccuparti se al tuo risveglio avessi dovuto avvertire un po' di mal di testa. E' la normale reazione del tuo corpo ai cambiamenti che la magia ha apportato in te" 
"Quali cambiamenti?" chiese la ragazza, curiosa.
"Guarda tu stessa" disse il ragazzo sorridendole e offrendole il suo braccio per aiutarla ad alzarsi; Nasuada accettò il suo aiuto e si diresse verso lo specchio. Quando vide la sua immagine riflessa stentò a credere che quella  fosse davvero lei: aveva le orcchie a punta, gli occhi a mandorla di un colore grigio come le nuvole temporalesche, i capelli di un nero che sembrava catturare la luce circostante e l'incarnato un po' più chiaro di prima. Era diventata un'elfa.
Si trovò bella. Notò poi, con piacere, che Raksha non aveva cancellato le cicatrici delle ferite della Prova dei Lunghi Coltelli, ormai quelle ferite erano parte di lei e non intendeva rinunciarvi. Murtagh la osservava in silenzio aspettando che fosse lei a commentare per prima quel suo nuovo aspetto;
"Non posso crederci io...io...non so cosa dire!" la ragazza sorrise e si voltò  verso il Cavaliere. Anche se non formulò alcuna domanda il ragazzo capì subito che cos'era che volesse: voleva essere rassicurata da lui del fatto che il suo nuovo aspetto gli piacesse, che non la guardasse in modo diverso da prima.
"Sei bellissima!" Lo disse con una voce suadente e gentile, avvicinandosi a lei; ora non c'era più nessun'ostacolo a dividerli e lui voleva che divenisse la sua compagna al più presto. Fu Nasuada a fermarlo:
"Murtagh..." 
"Cosa c'è?" chiese lui con il volto vicinissimo al suo. Moriva dalla voglia di baciarla, ma non l'avrebbe mai fatto se lei non fosse stata d'accordo.
"Dimmi cosa provi per me." disse lei lasciando intendere che pretendeva una risposta dal ragazzo. In realtà era una scusa per prendere tempo. La verità e che aveva paura, non aveva mai baciato nessuno in vita sua e temeva di fare la figura della cretina; inoltre lui non le aveva mai detto che l'amava, anche se glielo aveva fatto capire in diversi modi.
"Lo sai cosa provo per te." disse lui avvicinandosi ancora di più a lei
"E' vero, ma voglio sentirlo dire da te!"disse lei indietreggiando un po'
"Ti amo, Nasuada..." cedette infine lui, baciandola.
Per Nasuada era il primo bacio, il primo amore. Quando quel giorno di cinque anni fa Murtagh era partito, lasciandola sola, le aveva spezzato il cuore; ma adesso lui stesso le aveva detto che l'amava e quel bacio era la prova che non stava mentendo. Nasuada si rilassò e si lasciò guidare dal ragazzo che, evidentemente, aveva molta più esperienza di lei. Murtagh l'aveva attirata a sè, stringendola in un abbraccio che si faceva sempre più passionale; Nasuada sapeva quello che voleva da lei, ma decise che avrebbe dovuto aspettare ancora un po'. In fondo lei aveva atteso per ben cinque anni un suo bacio, ora toccava a lui. Così la ragazza si staccò delicatamente, e il ragazzo, a malincuore, la lasciò andare.
"Ti amo anche io!" gli disse alla fine lei, con il sorriso più bello che lui le avesse mai visto"Ma se mi vuoi davvero così tanto, bè... dovrai aspettare un po'"
Murtagh sorrise. Sapeva fin dall'inizio che non gli si sarebbe concessa così facilmente, non era da lei affrettare i tempi. E questo non valeva solo in amore, ma anche in qualsiasi cosa lei facesse, compresa la guerra. Così le rispose:
"Lo immaginavo..."
In quel momento l'Imperatrice si ricordo della bambina che le aveva donato la possibilità di stare accanto al suo Cavaliere.
"Dov'è Raksha? Sai...vorrei ringraziarla per quello che ha fatto per me"
"Per noi" la corresse il ragazzo, che poi aggiunse "E' al piano di sotto e sta parlando con Arya. Non avrei voluto lasciarla sola con l'elfa, ma ha insistito perchè io rimanessi qui con te fino al tuo risveglio; temo che avesse capito tutto e sapesse come sarebbero andate le cose."
La ragazza arrossì violentemente e Murtagh non potè impedirsi di ridere, divertito dall'espressione di lei. Si aspettava un rimprovero da parte dell'Imperatrice che però lo ignorò e si limito a dire
"Andiamo da loro" prima di incamminarsi verso la porta, con Murtagh che la seguiva ancora sorridente.
Quando arrivarono, trovarono Raksha in piedi davanti ad Arya e i due draghi che le osservavano. Nasuada affrettò il passo, temendo che tra le due fosse scoppiata una lite durante la loro assenza; quando fu più vicina, però, scoprì di essersi sbagliata: entrambe infatti sorridevano, come se avessero finalmente trovato la soluzione ad un problema gravissimo che le affliggeva.
La bambina fu la prima ad accorgersi della presenza del Cavaliere e dell'Imperatrice, infatti si voltò verso di loro e sorrise;
"Come stai?"chiese allegramente a Nasuada
Tutti videro Arya irrigidirsi, probabilmente perchè la bamina aveva ingnorato il rango della ragazza. Ciò non sfuggì agli occhi di Nasuada che prontamente rispose:
" Benissimo, grazie a te. Sono contenta che finalmente abbia deciso di darmi del tu"
Il sorriso di Raksha si allargò ancora un po'
"Di cosa stavate parlando?" domandò Murtagh, che fino ad allora era rimasto in disparte ad osservare la scena
"Raksha mi ha appena comunicato di aver preso un'importante decisione" rispose l'elfa con la sua solita calma.
Il cuore del ragazzo perse un colpo. Che la sua bambina avesse deciso di andare via con l'elfa?
"Quale decisione?" chiese infine, facendosi coraggio.
"Ho deciso di sostenere la prova per poter diventare Cavaliere di Drago!" rispose semplicemente Raksha.


Capitolo 11: Decisioni

Nasuada si risvegliò nella sua stanza. Aveva un forte mal di testa , ma per il resto non poteva dire di non sentirsi bene; si sedette e si chiese se l'incantesimo di Raksha avesse funzionato, in quanto non si sentiva affatto cambiata.

"Finalmente ti sei svegliata! Mi hai fatto morire di paura, lo sai?" Murtagh la stava guardando con un sorriso sollevato, e aveva accompagnato quelle parole con un buffetto affettuoso sulla sua guancia. Non era mai stato più felice di così!

La donna lesse nei suoi occhi lo stupore, ma sapeva che non derivava dal fatto che avesse aperto gli occhi;"Ho un'aspetto così strano?" si chiese lei "Che non gli piaccia quel che sono diventata?"  infine gli domandò ad alta voce:

"Quanto ho dormito?"

"Un bel po'. E' quasi ora di cena"

La ragazza si stupì. Non si aspettava che la modifica del suo aspetto da parte di Raksha poteste stancarla a tal punto,

"E tu sei rimasto a vegliarmi per tutto il tempo?"

"Sì. Quando sei svenuta, io e Raksha ti abbiamo portata nella tua stanza; Raksha , infatti, mi ha raccomandato di lasciarti riposare e mi ha anche detto di riferierti di non preoccuparti se al tuo risveglio avessi dovuto avvertire un po' di mal di testa. E' la normale reazione del tuo corpo ai cambiamenti che la magia ha apportato in te" 

"Quali cambiamenti?" chiese la ragazza, curiosa.

"Guarda tu stessa" disse il ragazzo sorridendole e offrendole il suo braccio per aiutarla ad alzarsi;

Nasuada accettò il suo aiuto e si diresse verso lo specchio. Quando vide la sua immagine riflessa stentò a credere che quella  fosse davvero lei: aveva le orcchie a punta, gli occhi a mandorla di un colore grigio come le nuvole temporalesche, i capelli di un nero che sembrava catturare la luce circostante e l'incarnato un po' più chiaro di prima. Era diventata un'elfa.Si trovò bella. Notò poi, con piacere, che Raksha non aveva cancellato le cicatrici delle ferite della Prova dei Lunghi Coltelli, ormai quelle ferite erano parte di lei e non intendeva rinunciarvi. Murtagh la osservava in silenzio aspettando che fosse lei a commentare per prima quel suo nuovo aspetto;

"Non posso crederci io...io...non so cosa dire!" la ragazza sorrise e si voltò  verso il Cavaliere. Anche se non formulò alcuna domanda il ragazzo capì subito che cos'era che volesse: voleva essere rassicurata da lui del fatto che il suo nuovo aspetto gli piacesse, che non la guardasse in modo diverso da prima.

"Sei bellissima!" Lo disse con una voce suadente e gentile, avvicinandosi a lei; ora non c'era più nessun'ostacolo a dividerli e lui voleva che divenisse la sua compagna al più presto. Fu Nasuada a fermarlo:

"Murtagh..."

 "Cosa c'è?" chiese lui con il volto vicinissimo al suo.

Moriva dalla voglia di baciarla, ma non l'avrebbe mai fatto se lei non fosse stata d'accordo.

"Dimmi cosa provi per me." disse lei lasciando intendere che pretendeva una risposta dal ragazzo. In realtà era una scusa per prendere tempo. La verità e che aveva paura, non aveva mai baciato nessuno in vita sua e temeva di fare la figura della cretina; inoltre lui non le aveva mai detto che l'amava, anche se glielo aveva fatto capire in diversi modi.

"Lo sai cosa provo per te." disse lui avvicinandosi ancora di più a lei

"E' vero, ma voglio sentirlo dire da te!"disse lei indietreggiando un po

'"Ti amo, Nasuada..." cedette infine lui, baciandola.

Per Nasuada era il primo bacio, il primo amore. Quando quel giorno di cinque anni fa Murtagh era partito, lasciandola sola, le aveva spezzato il cuore; ma adesso lui stesso le aveva detto che l'amava e quel bacio era la prova che non stava mentendo. Nasuada si rilassò e si lasciò guidare dal ragazzo che, evidentemente, aveva molta più esperienza di lei. Murtagh l'aveva attirata a sè, stringendola in un abbraccio che si faceva sempre più passionale; Nasuada sapeva quello che voleva da lei, ma decise che avrebbe dovuto aspettare ancora un po'. In fondo lei aveva atteso per ben cinque anni un suo bacio, ora toccava a lui. Così la ragazza si staccò delicatamente, e il ragazzo, a malincuore, la lasciò andare.

"Ti amo anche io!" gli disse alla fine lei, con il sorriso più bello che lui le avesse mai visto"Ma se mi vuoi davvero così tanto, bè... dovrai aspettare un po'"

Murtagh sorrise. Sapeva fin dall'inizio che non gli si sarebbe concessa così facilmente, non era da lei affrettare i tempi. E questo non valeva solo in amore, ma anche in qualsiasi cosa lei facesse, compresa la guerra. Così le rispose:

"Lo immaginavo..."

In quel momento l'Imperatrice si ricordo della bambina che le aveva donato la possibilità di stare accanto al suo Cavaliere.

"Dov'è Raksha? Sai...vorrei ringraziarla per quello che ha fatto per me"

"Per noi" la corresse il ragazzo, che poi aggiunse "E' al piano di sotto e sta parlando con Arya. Non avrei voluto lasciarla sola con l'elfa, ma ha insistito perchè io rimanessi qui con te fino al tuo risveglio; temo che avesse capito tutto e sapesse come sarebbero andate le cose."

La ragazza arrossì violentemente e Murtagh non potè impedirsi di ridere, divertito dall'espressione di lei. Si aspettava un rimprovero da parte dell'Imperatrice che però lo ignorò e si limito a dire

"Andiamo da loro" prima di incamminarsi verso la porta, con Murtagh che la seguiva ancora sorridente.


Quando arrivarono, trovarono Raksha in piedi davanti ad Arya e i due draghi che le osservavano.

Nasuada affrettò il passo, temendo che tra le due fosse scoppiata una lite durante la loro assenza; quando fu più vicina, però, scoprì di essersi sbagliata: entrambe infatti sorridevano, come se avessero finalmente trovato la soluzione ad un problema gravissimo che le affliggeva.La bambina fu la prima ad accorgersi della presenza del Cavaliere e dell'Imperatrice, infatti si voltò verso di loro e sorrise;

"Come stai?"chiese allegramente a Nasuada.

Tutti videro Arya irrigidirsi, probabilmente perchè la bambina aveva ingnorato il rango della ragazza. Ciò non sfuggì agli occhi di Nasuada che prontamente rispose:

" Benissimo, grazie a te. Sono contenta che finalmente abbia deciso di darmi del tu"

Il sorriso di Raksha si allargò ancora un po

'"Di cosa stavate parlando?" domandò Murtagh, che fino ad allora era rimasto in disparte ad osservare la scena

"Raksha mi ha appena comunicato di aver preso un'importante decisione" rispose l'elfa con la sua solita calma.

Il cuore del ragazzo perse un colpo. Che la sua bambina avesse deciso di andare via con l'elfa?

"Quale decisione?" chiese infine, facendosi coraggio.

"Ho deciso di sostenere la prova per poter diventare Cavaliere di Drago!" rispose semplicemente Raksha.

 

 

Angolo dell'Autrice

 

Buon pomeriggio a tutti!!! Come va?

Sono tornta con un capitolo nuovo nuovo tutto per voi. Che ne pensate?

Vi avverto che nei prossimi quattro capitoli sarò molto romantica, senza essere sdolcinata, perciò preparatevi.

Niente di esagerato, tranquilli, dopo si tornerà alla nostra piccola Evy, alle prese con una nuova sfida che dovrà affrontare da sola.

Alcuni di voi mi hanno chiesto se Eragon comparirà in questa ff, ebbene la risposta è sì; anzi, vi dirò di più,avrà un ruolo importante per lo sviluppo della storia, anche se si troverà a svolgere un compito che gli riserverà non pochi grattacapi...Quale?

Non vi proccupate lo saprete presto.

Ora vi lascio, mi raccomando recensite in tanti.

Baci <3<3<3

RedSonja

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Capitolo 12
*** Sentimenti ***


 

Capitolo 12: Sentimenti
La cena passò in fretta, e dopo ci fu il tempo delle spiegazioni. Raksha raccontò a tutti che aveva deciso di accettare la proposta dell'elfa per poter continuare l'opera dei suoi antenati e, perciò, era necessario che lei diventasse un Cavaliere a tutti gli effetti;
"In fondo per Raksha non dovrebbe essere difficile istaurare un legame con un cucciolo di drago, sia grazie alle sue doti di Evy sia perchè è abituata alla presenza di Castigo." Arya aveva parlato per spiegare il perchè avesse accettato la richiesta della bambina ma, sopratutto, per tranquillizzare Murtagh. Si era accorta, infatti, che il Cavaliere Rosso era preoccupato per la sua piccola allieva e che non volesse che lei corresse dei rischi.
Il ragazzo comunque non parve rasserenarsi. Per quante ragioni l'elfa potesse trovare Raksha era la sua piccolina, la luce che lo aveva tratto in salvo dalle tenebre in cui era sprofondato, e non voleva assolutamente che le succedesse qualcosa di male. Perchè diventare Cavaliere voleva dire correre un'infinità di pericoli. E poi la ragazzina avrebbe dovuto raggiungere suo fratello Eragon a Vroenguard e lui sapeva che per approdare sull'isola si doveva affrontare un lungo e pericoloso viaggio.
"Non voglio che lei parta! Non voglio essere di nuovo solo!" pensò il ragazzo in preda alla più tetra disperazione. Sapeva di essere egoista a volerla tenere legata a sè e che un giorno lei lo avrebbe lasciato per vivere la sua vita, ma aveva sperato che ciò accadesse tra molti anni. E invece da un giorno all'altro l'avevano strappata da lui per gettarla in chissà quale folle avventura. No, non voleva! Ma d'altra parte l'aveva sempre lasciata decidere liberamente, era stato così anche quel giorno di cinque anni prima, quando l'aveva salvata e le aveva proposto di diventare sua allieva.
"Dobbiamo lasciarla andare Murtagh... La nostra cucciola ha le ali abbastanza forti da sostenere questo volo. D'altra parte l'abbiamo cresciuta in modo che prendesse le sue decisioni e le portasse avanti fino alla fine. Possiamo ritenerci soddisfatti di quello che la nostra piccolina è diventata." Castigo aveva sentito tutti i pensieri del suo Cavaliere e, seppure anche lui non volesse separarsi da Raksha, non avrebbe permesso che l'eccessiva apprensione del ragazzo impedisse alla bambina di relizzare i propri progetti.
"Hai ragione Castigo, ma ho paura che ci dimenticherà..."
" Noi siamo la sua famiglia. Finchè vivrà lei tornerà sempre da noi."
"Spero che tu abbia ragione..." sospirò Murtagh alla fine. Non avrebbe impedito alla sua bambina di partire; ma, se avesse avuto bisogno d'aiuto, lui sarebbe andatto in suo soccorso.
"E va bene Raksha. Se hai deciso di partire io non ti fermerò" disse infine il Cavaliere
"Ne sono contenta... Anche perchè tu e Castigo verrete con me! Non intendo lasciarvi, voi per me siete tutta la mia famiglia!" rispose lei corrend dal Cavaliere, che l'accolse tra le sue braccia sollevandola da terra; poi la ragazzina si diresse verso Castigo, lasciando una carezza leggiera sul muso del drago che emise un basso verso gutturale, simile alle fusa di un gatto.
"Allora è deciso, si parte domani all'alba." disse seccamente Arya alzandosi e dirigendosi verso la propria camera. Raksha si affrettò a dare la buonanotte a tutti, per poi seguire l'esempio dell'elfa.
Nella stanza rimasero solo Murtagh, Nasuada e Castigo.
"Ho capito, vi lascio soli..." disse il drago, parlando nella mente di entrambi i ragazzi. Sia l'Imperatrice che il Cavaliere avvamparono ma, prima che potessero controbattere, il drago era già scomparso nella notte. Un silenzio imbarazzato calò sulla stanza ad avvolgere i due. Fu Murtagh a rompere il silenzio
"Vieni con me, ti porto nel mio posto preferito." disse porgendole la mano
La ragazza la afferrò e insieme si incamminarono attraversando rapidamente il salone e trovandosi all'esterno del castello.
"Chiudi gli occhi!"le sussurrò lui all'orecchio. La ragazza, percependo il suo respiro caldo farle il solletico sul viso, fu scossa da un brivido; ma annuì ugualmente, ubbidendogli.
Murtagh la guidò attraverso il giardino portandola fino ad una collina ricoperta di fiori, i cui colori erano visibili anche nell'oscurita della notte; al centro del prato, guardiano di quel luogo meraviglioso, si eregeva un albero centenario che, dall'alto della sua grandezza, li guardava avvicinarsi.
"Ecco, siamo arrivati. Ora puoi aprire gli occhi..."
La ragazza schiuse lentamente le palpebre e non potè trattenere un'esclamazione di sorpresa vedendo lo spettacolo che si offriva ai suoi occhi increduli.
"Wow! Ma è...è...è bellissimo!" riuscì solamente a dire, pur sapendo che quelle semplici parole non riuscivano ad esprimere tutto quello che sentiva.
"Sono contento che ti piaccia...La prima volta che l'ho visto ho pensato a te."
Quelle parole la fecero sorridere. Murtagh era un gurriero feroce e spietato, ma quando era con lei quel suo lato del carattere rimaneva sopito e lasciava spazio a l'altro Murtagh, quello gentile e dolce che lei aveva imparato a conoscere quando, durante la sua prigionia sotto Galbatorix, da careceriere diventava amico e guaritore; unico sostegno in quell'abisso di dolore in cui era stata gettata. Si volse a guardarlo; aveva gli occhi persi ad osservare gli incredibili colori di quei fiori. Era incredibilmente affascinante, le ricordò il principe azzurro delle fiabe che tanto amava ascoltare da bambina. Si andò a sedere sotto l'albero, con la schiena appoggiata al tronco; non serviva che lo invitasse a seguirla, sapeva che le si sarebbe seduto al fianco come faceva sempre. E infatti fu così. Si sedette e con un braccio le cinse le spalle, mentre lei poggiava la testa sul suo petto.
Non c'era bisogno di parole tra di loro. Erano in grado di capirsi con un solo sguardo, proprio come stava accadendo in quel momento; negli occhi di lui, appena illuminati dalla pallida luce lunare, lesse l'amore. Poggiò la sua mano sul viso del ragazzo e, avvicinando lentamente le labbra a quelle di lui, lo baciò. Le labbra di lui erano morbide e piacevolmente umide, come le aveva a lungo immagginate. Nasuada era felice e lasciò che in quel bacio fluissero tutti i sentimenti che stava provando. Murtagh ricambiò con passione sempre crescente, lasciando che la sua mano destra si poggiasse sul fianco di Nasuada, che trasalì sentendo il calore che quel contatto le provocava; alla fine si lasciò andare concedendosi completamente a lui, e pensando che era proprio dove aveva sempre desiderato essere.


Capitolo 12: Sentimenti

La cena passò in fretta, e dopo ci fu il tempo delle spiegazioni.

Raksha raccontò a tutti che aveva deciso di accettare la proposta dell'elfa per poter continuare l'opera dei suoi antenati e, perciò, era necessario che lei diventasse un Cavaliere a tutti gli effetti;

"In fondo per Raksha non dovrebbe essere difficile istaurare un legame con un cucciolo di drago, sia grazie alle sue doti di Evy sia perchè è abituata alla presenza di Castigo." Arya aveva parlato per spiegare il perchè avesse accettato la richiesta della bambina ma, sopratutto, per tranquillizzare Murtagh. Si era accorta, infatti, che il Cavaliere Rosso era preoccupato per la sua piccola allieva e che non volesse che lei corresse dei rischi.

Il ragazzo comunque non parve rasserenarsi. Per quante ragioni l'elfa potesse trovare Raksha era la sua piccolina, la luce che lo aveva tratto in salvo dalle tenebre in cui era sprofondato, e non voleva assolutamente che le succedesse qualcosa di male. Perchè diventare Cavaliere voleva dire correre un'infinità di pericoli. E poi la ragazzina avrebbe dovuto raggiungere suo fratello Eragon a Vroenguard e lui sapeva che per approdare sull'isola si doveva affrontare un lungo e pericoloso viaggio.

"Non voglio che lei parta! Non voglio essere di nuovo solo!" pensò il ragazzo in preda alla più tetra disperazione.

Sapeva di essere egoista a volerla tenere legata a sè e che un giorno lei lo avrebbe lasciato per vivere la sua vita, ma aveva sperato che ciò accadesse tra molti anni. E invece da un giorno all'altro l'avevano strappata da lui per gettarla in chissà quale folle avventura. No, non voleva! Ma d'altra parte l'aveva sempre lasciata decidere liberamente, era stato così anche quel giorno di cinque anni prima, quando l'aveva salvata e le aveva proposto di diventare sua allieva.

"Dobbiamo lasciarla andare Murtagh... La nostra cucciola ha le ali abbastanza forti da sostenere questo volo. D'altra parte l'abbiamo cresciuta in modo che prendesse le sue decisioni e le portasse avanti fino alla fine. Possiamo ritenerci soddisfatti di quello che la nostra piccolina è diventata." Castigo aveva sentito tutti i pensieri del suo Cavaliere e, seppure anche lui non volesse separarsi da Raksha, non avrebbe permesso che l'eccessiva apprensione del ragazzo impedisse alla bambina di relizzare i propri progetti.

"Hai ragione Castigo, ma ho paura che ci dimenticherà..."

" Noi siamo la sua famiglia. Finchè vivrà lei tornerà sempre da noi."

"Spero che tu abbia ragione..." sospirò Murtagh alla fine.

Non avrebbe impedito alla sua bambina di partire; ma, se avesse avuto bisogno d'aiuto, lui sarebbe andatto in suo soccorso.

"E va bene Raksha. Se hai deciso di partire io non ti fermerò" disse infine il Cavaliere

"Ne sono contenta... Anche perchè tu e Castigo verrete con me! Non intendo lasciarvi, voi per me siete tutta la mia famiglia!" rispose lei correndo dal Cavaliere, che l'accolse tra le sue braccia sollevandola da terra; poi la ragazzina si diresse verso Castigo, lasciando una carezza leggiera sul muso del drago che emise un basso verso gutturale, simile alle fusa di un gatto.

"Allora è deciso, si parte domani all'alba." disse seccamente Arya alzandosi e dirigendosi verso la propria camera. Raksha si affrettò a dare la buonanotte a tutti, per poi seguire l'esempio dell'elfa.

Nella stanza rimasero solo Murtagh, Nasuada e Castigo.

"Ho capito, vi lascio soli..." disse il drago, parlando nella mente di entrambi i ragazzi.

Sia l'Imperatrice che il Cavaliere avvamparono ma, prima che potessero controbattere, il drago era già scomparso nella notte. Un silenzio imbarazzato calò sulla stanza ad avvolgere i due. Fu Murtagh a rompere il silenzio

"Vieni con me, ti porto nel mio posto preferito." disse porgendole la mano; la ragazza la afferrò e insieme si incamminarono attraversando rapidamente il salone e trovandosi all'esterno del castello.

"Chiudi gli occhi!"le sussurrò lui all'orecchio.

La ragazza, percependo il suo respiro caldo farle il solletico sul viso, fu scossa da un brivido; ma annuì ugualmente, ubbidendogli.

Murtagh la guidò attraverso il giardino portandola fino ad una collina ricoperta di fiori, i cui colori erano visibili anche nell'oscurita della notte; al centro del prato, guardiano di quel luogo meraviglioso, si eregeva un albero centenario che, dall'alto della sua grandezza, li guardava avvicinarsi.

"Ecco, siamo arrivati. Ora puoi aprire gli occhi..."

La ragazza schiuse lentamente le palpebre e non potè trattenere un'esclamazione di sorpresa vedendo lo spettacolo che si offriva ai suoi occhi increduli.

"Wow! Ma è...è...è bellissimo!" riuscì solamente a dire, pur sapendo che quelle semplici parole non riuscivano ad esprimere tutto quello che sentiva.

"Sono contento che ti piaccia...La prima volta che l'ho visto ho pensato a te."

Quelle parole la fecero sorridere. Murtagh era un gurriero feroce e spietato, ma quando era con lei quel suo lato del carattere rimaneva sopito e lasciava spazio a l'altro Murtagh, quello gentile e dolce che lei aveva imparato a conoscere quando, durante la sua prigionia sotto Galbatorix, da careceriere diventava amico e guaritore; unico sostegno in quell'abisso di dolore in cui era stata gettata. Si volse a guardarlo; aveva gli occhi persi ad osservare gli incredibili colori di quei fiori. Era incredibilmente affascinante, le ricordò il principe azzurro delle fiabe che tanto amava ascoltare da bambina. Si andò a sedere sotto l'albero, con la schiena appoggiata al tronco; non serviva che lo invitasse a seguirla, sapeva che le si sarebbe seduto al fianco come faceva sempre. E infatti fu così. Si sedette e con un braccio le cinse le spalle, mentre lei poggiava la testa sul suo petto.

Non c'era bisogno di parole tra di loro. Erano in grado di capirsi con un solo sguardo, proprio come stava accadendo in quel momento; negli occhi di lui, appena illuminati dalla pallida luce lunare, lesse l'amore. Poggiò la sua mano sul viso del ragazzo e, avvicinando lentamente le labbra a quelle di lui, lo baciò. Le labbra di lui erano morbide e piacevolmente umide, come le aveva a lungo immagginate. Nasuada era felice e lasciò che in quel bacio fluissero tutti i sentimenti che stava provando. Murtagh ricambiò con passione sempre crescente, lasciando che la sua mano destra si poggiasse sul fianco di Nasuada, che trasalì sentendo il calore che quel contatto le provocava; alla fine si lasciò andare concedendosi completamente a lui, e pensando che era proprio dove aveva sempre desiderato essere.

 

Angolo dell'Autrice

 

Eccomi di nuovo con l'ultimo capitolo di oggi.

In questo capitolo si vede tutto l'affetto di Murtagh per Raksha, e contemporaneamente la sua paura che la bambina si dimentichi di lui.

Scrivendo questo capitolo ho pensato ai miei genitori, a come reagiranno il giorno che partirò per un Paese starniero. 

Mentre scrivevo delle paure di Murtagh il mio pensiero è andato al mio papà, perchè più che le mamme sono i papà che soffrono per la distanza dei loro bambini, hanno paura che si dimentichino di loro e che non riescano a cavarsela da soli; le parole di Castigo sono quelle che mi ripete sempre mia mamma, che mi ha sempre appoggiata nel mio desiderio di viaggiare, incoraggiandomi ad affrontare la vita in modo risoluto.

Quanto alla conclusione del discorso, quella bè, e tutta mia. 

Nessuno dimentica il nido dal quale ha spiccato il volo e, prima o poi, si torna sempre indietro per salutare le persone che ci hanno cresciuti e ci hanno insegnato a librarci alti nel cielo della vita.

Questo capitolo lo dedico a tutti quelli che sono lontani da casa e che però non l'abbandoneranno mai.

Scusate per la serietà di queto "Angolo dell'Autrice",ma ero una cosa che desideravo dire.

Mi raccomando, recensite in tanti.

Baci<3<3<3

RedSonja

 

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Capitolo 13
*** Amore ***


Capitolo 13: Amore
Nasuada si svegliò presto quella mattina, ciò nonostante era davvero di buonumore.
La sera prima aveva fatto l'amore con Murtagh. Avevano iniziato sotto l'albero sulla collina, anche se erano stati interrotti dalla pioggia, che aveva iniziato a cadere molto abbondantemente; allora il ragazzo, ridendo, l'aveva presa in braccio e l'aveva portata al castello, proprio come accadeva nelle fiabe, dove erano saliti nella camera di lui per proseguire ciò che avevano lasciato incompiuto.
Si girò dall'altra parte, stando bene attenta a non spostare il braccio muscoloso del ragazzo che le cingeva la vita, e si appoggiò al suo petto, scolpito e ampio . Lo osservò: stava ancora dormendo, il respiro lento e regolare di chi sta sognando qualcosa di piacevole, l'espressione rilassata. 
Sorrise. 
Sembrava così innocente, anche se sapeva che in realtà era uno dei guerrieri più temibili di Alagaesia. In quel momento si accorse che i bellissimi occhi neri del Cavaliere la stavano fissando, la bocca lievemente increspata in un sorriso dolce.
"Buongiorno!" sussurrò lui con la voce roca e assonnata
"Buongiorno!" gli rispose lei, arrossendo al ricordo della notte precedente.
Lui sorrise ancora e la strinse più forte a sè, baciandola con trasporto. La fece scivolare sotto di lui, lentamente, continuando a baciarla; Nasuada poggiò le mani sul suo petto, spingendolo lievemente
"Murtagh..." 
"Cosa c'è?" chiese lui, iniziando a baciarla sul collo. Sapeva che la ragazza avrebbe gradito; infatti dalle labbra di lei uscì una specie di miagolio.
"Non possiamo..." insistette lei cercando di allontanarlo da sè, invendo mentalmente contro di lui.
"Maledizione! E' davvero un seduttore con i fiocchi...!" pensò mentre il ragazzo procedeva con i suoi baci
"Lo sai che ci stanno aspettando, e se non ci sbrighiamo Arya partirà senza di noi. Con Raksha. Non hai detto che volevi andare con lei per proteggerla?"
Il Cavaliere si fermò e Nasuada seppe per certo di aver colto nel segno quando il ragazzo si scostò da lei, permettendole di alzarsi.
Nasuada si diresse verso il bagno, ma una mano le cinse i fianchi
"Murtagh?"
"Grazie Nasuada...!"
Lei lo guardò confusa. E adesso per cosa la stava ringraziando?
"Di cosa?"
"Di avermi concesso l'onore di amarti." rispose guardandola negli occhi e arrossendo. Evidentemente i ricordi di quella notte lo mettevano a disagio, ma lo rendevano anche estremamente felice.
L'Imperatrice non potè impedirsi di sorridere, quanto lo amava quando si mostrava fragile. Sapeva che si permetteva di dimostrarsi così vulnerabile solo con lei e sapeva anche che lui amava potersi rifugiare tra le sue braccia sottili, sempre pronte a donargli conforto.
Senza pensare, Nasuada si avvicinò al ragazzo e lo baciò. Lui era stato sorpreso da quel gesto, ma aveva ricambiato volentieri. Il bacio durò alcuni minuti, poi lei si allontanò per poterlo guardare negli occhi. Erano così belli che per un attimo le mancò il respiro, ma poi finalmente riuscì a formulare una frase:
"Non devi ringraziarmi. ho deciso di fare l'amore con te perchè  perchè voglio starti vicina ed essere la tua compagna. Come tu mi ami e desideri vivere al mio fianco per sempre"
Murtagh annuì per poi lasciarla andare, dovevano prepararsi, e dovevano farlo velocemente. L'elfa non era una persona che amava aspettare.
Quando furono pronti scesero al piano di sotto dove li stavano attendendo Arya e Raksha, intente a fare colazione prima di partire alla volta di Ellesmèra.

Capitolo 13: Amore

Nasuada si svegliò presto quella mattina, ciò nonostante era davvero di buonumore.La sera prima aveva fatto l'amore con Murtagh. Avevano iniziato sotto l'albero sulla collina, anche se erano stati interrotti dalla pioggia, che aveva iniziato a cadere molto abbondantemente; allora il ragazzo, ridendo, l'aveva presa in braccio e l'aveva portata al castello, proprio come accadeva nelle fiabe, dove erano saliti nella camera di lui per proseguire ciò che avevano lasciato incompiuto.Si girò dall'altra parte, stando bene attenta a non spostare il braccio muscoloso del ragazzo che le cingeva la vita, e si appoggiò al suo petto, scolpito e ampio . Lo osservò: stava ancora dormendo, il respiro lento e regolare di chi sta sognando qualcosa di piacevole, l'espressione rilassata. 

Sorrise. 

Sembrava così innocente, anche se sapeva che in realtà era uno dei guerrieri più temibili di Alagaesia. In quel momento si accorse che i bellissimi occhi neri del Cavaliere la stavano fissando, la bocca lievemente increspata in un sorriso dolce.

"Buongiorno!" sussurrò lui con la voce roca e assonnata

"Buongiorno!" gli rispose lei, arrossendo al ricordo della notte precedente.

Lui sorrise ancora e la strinse più forte a sè, baciandola con trasporto. La fece scivolare sotto di lui, lentamente, continuando a baciarla; Nasuada poggiò le mani sul suo petto, spingendolo lievemente

"Murtagh..."

 "Cosa c'è?" chiese lui, iniziando a baciarla sul collo. Sapeva che la ragazza avrebbe gradito; infatti dalle labbra di lei uscì una specie di miagolio.

"Non possiamo..." insistette lei cercando di allontanarlo da sè, invendo mentalmente contro di lui."Maledizione! E' davvero un seduttore con i fiocchi...!" pensò mentre il ragazzo procedeva con i suoi baci

"Lo sai che ci stanno aspettando, e se non ci sbrighiamo Arya partirà senza di noi. Con Raksha. Non hai detto che volevi andare con lei per proteggerla?"

Il Cavaliere si fermò e Nasuada seppe per certo di aver colto nel segno quando il ragazzo si scostò da lei, permettendole di alzarsi.Nasuada si diresse verso il bagno, ma una mano le cinse i fianchi

"Murtagh?"

"Grazie Nasuada...!"

Lei lo guardò confusa. E adesso per cosa la stava ringraziando?

"Di cosa?"

"Di avermi concesso l'onore di amarti." rispose guardandola negli occhi e arrossendo. Evidentemente i ricordi di quella notte lo mettevano a disagio, ma lo rendevano anche estremamente felice.

L'Imperatrice non potè impedirsi di sorridere, quanto lo amava quando si mostrava fragile. Sapeva che si permetteva di dimostrarsi così vulnerabile solo con lei e sapeva anche che lui amava potersi rifugiare tra le sue braccia sottili, sempre pronte a donargli conforto. Senza pensare, Nasuada si avvicinò al ragazzo e lo baciò. Lui era stato sorpreso da quel gesto, ma aveva ricambiato volentieri. Il bacio durò alcuni minuti, poi lei si allontanò per poterlo guardare negli occhi. Erano così belli che per un attimo le mancò il respiro, ma poi finalmente riuscì a formulare una frase:

"Non devi ringraziarmi. ho deciso di fare l'amore con te perchè  perchè voglio starti vicina ed essere la tua compagna. Come tu mi ami e desideri vivere al mio fianco per sempre"

Murtagh annuì per poi lasciarla andare, dovevano prepararsi, e dovevano farlo velocemente. L'elfa non era una persona che amava aspettare.Quando furono pronti scesero al piano di sotto dove li stavano attendendo Arya e Raksha, intente a fare colazione prima di partire alla volta di Ellesmèra.

 

Angolo dell'Autrice

Buongiorno a tutti! Come va?

Perdonatemi per l'assenza di ieri, essendo stata fuori casa non ho potuto aggiornare; per questo oggi pubblicherò 4 capitoli invece dei soliti 2 (i 2 di ieri più 2 di oggi).

Scusatemi per il capitolo estremamente corto, ma non sono brava a descrivere scene romantiche, quindi spero di non aver deluso nessuno.

Nel prossimo capitolo i nostri beneamati protagonisti partono alla volta di Ellesmèra, dove troveranno ad attenderli una bella sorpresa. 

Quale? Se volete scoprirlo continuate a seguire questa ff!

Baci<3<3<3

RedSonja

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Capitolo 14
*** In viaggio ***


Capitolo 13: Amore
Nasuada si svegliò presto quella mattina, ciò nonostante era davvero di buonumore.
La sera prima aveva fatto l'amore con Murtagh. Avevano iniziato sotto l'albero sulla collina, anche se erano stati interrotti dalla pioggia, che aveva iniziato a cadere molto abbondantemente; allora il ragazzo, ridendo, l'aveva presa in braccio e l'aveva portata al castello, proprio come accadeva nelle fiabe, dove erano saliti nella camera di lui per proseguire ciò che avevano lasciato incompiuto.
Si girò dall'altra parte, stando bene attenta a non spostare il braccio muscoloso del ragazzo che le cingeva la vita, e si appoggiò al suo petto, scolpito e ampio . Lo osservò: stava ancora dormendo, il respiro lento e regolare di chi sta sognando qualcosa di piacevole, l'espressione rilassata. 
Sorrise. 
Sembrava così innocente, anche se sapeva che in realtà era uno dei guerrieri più temibili di Alagaesia. In quel momento si accorse che i bellissimi occhi neri del Cavaliere la stavano fissando, la bocca lievemente increspata in un sorriso dolce.
"Buongiorno!" sussurrò lui con la voce roca e assonnata
"Buongiorno!" gli rispose lei, arrossendo al ricordo della notte precedente.
Lui sorrise ancora e la strinse più forte a sè, baciandola con trasporto. La fece scivolare sotto di lui, lentamente, continuando a baciarla; Nasuada poggiò le mani sul suo petto, spingendolo lievemente
"Murtagh..." 
"Cosa c'è?" chiese lui, iniziando a baciarla sul collo. Sapeva che la ragazza avrebbe gradito; infatti dalle labbra di lei uscì una specie di miagolio.
"Non possiamo..." insistette lei cercando di allontanarlo da sè, invendo mentalmente contro di lui.
"Maledizione! E' davvero un seduttore con i fiocchi...!" pensò mentre il ragazzo procedeva con i suoi baci
"Lo sai che ci stanno aspettando, e se non ci sbrighiamo Arya partirà senza di noi. Con Raksha. Non hai detto che volevi andare con lei per proteggerla?"
Il Cavaliere si fermò e Nasuada seppe per certo di aver colto nel segno quando il ragazzo si scostò da lei, permettendole di alzarsi.
Nasuada si diresse verso il bagno, ma una mano le cinse i fianchi
"Murtagh?"
"Grazie Nasuada...!"
Lei lo guardò confusa. E adesso per cosa la stava ringraziando?
"Di cosa?"
"Di avermi concesso l'onore di amarti." rispose guardandola negli occhi e arrossendo. Evidentemente i ricordi di quella notte lo mettevano a disagio, ma lo rendevano anche estremamente felice.
L'Imperatrice non potè impedirsi di sorridere, quanto lo amava quando si mostrava fragile. Sapeva che si permetteva di dimostrarsi così vulnerabile solo con lei e sapeva anche che lui amava potersi rifugiare tra le sue braccia sottili, sempre pronte a donargli conforto.
Senza pensare, Nasuada si avvicinò al ragazzo e lo baciò. Lui era stato sorpreso da quel gesto, ma aveva ricambiato volentieri. Il bacio durò alcuni minuti, poi lei si allontanò per poterlo guardare negli occhi. Erano così belli che per un attimo le mancò il respiro, ma poi finalmente riuscì a formulare una frase:
"Non devi ringraziarmi. ho deciso di fare l'amore con te perchè  perchè voglio starti vicina ed essere la tua compagna. Come tu mi ami e desideri vivere al mio fianco per sempre"
Murtagh annuì per poi lasciarla andare, dovevano prepararsi, e dovevano farlo velocemente. L'elfa non era una persona che amava aspettare.
Quando furono pronti scesero al piano di sotto dove li stavano attendendo Arya e Raksha, intente a fare colazione prima di partire alla volta di Ellesmèra.

Capitolo 14: In viaggio

"Buongiorno, come mai così in ritardo?" chiese Arya, rivolgendo uno sguardo d'intesa a Nasuada

"Lo so io perchè..." disse Castigo sogghignando, lasciando fluire un ondata di divertimento quando il Cavaliere lo zittì con un'occhiataccia.

Fortunatamente l'Imperatrice fu veloce a rispondere:

"Murtagh non riusciva a legare i lacci dell'armatura così gli ho dato una mano ma, come ben sapete, non sono molto esperta quindi ho impiegato più tempo del previsto..."

"Perchè non hai chiesto a me di aiutarti?" domandò Raksha al ragazzo

"Perchè pensavo che tu stessi ancora dormendo... di solito devo venire io a svegliarti." rispose lui "Lo sappiamo tutti e due che sei una gran dormgliona..." le fece l'occhiolino mentre la bambina sbuffò,  fingendosi offesa.

"Visto che ci siamo tutti credo che possiamo partire" l'elfa era già in piedi con il suo bagaglio in spalla.

"Direi di sì" rispose semplicemente il Cavaliere avviandosi verso la porta, seguito da tutti gli altri.



La prima giornata di volo trascorse in modo tranquillo e piacevole.

Non incontrarono piogge nè venti contrari così poterono coprire molte miglia; inoltre le chiacchiere di Raksh aiutarono a distrarli, infatti la bambina aveva mille domande sui luoghi che stavano sorvolando e, sopratutto, sulla loro meta.

Alla sera si accamparono in una radura tranquilla e abbastanza spaziosa da ospitare i due draghi, che si acciambellarono tranquilli ospitando tra le loro zampe Nasuada e Raksha, mentre i due Cavalieri si davano da fare per accendere il fuoco e preparare da mangiare; quando tutto fu pronto un profumo squisito di carne arrivò alle narici della bambina e della ragazza che si sedettero vicino al fuoco, insime ad Arya e Murtagh.

"Buono!" esclamò la bambina azzannando voracemente la sua porzione di carne.

"Concordo con te!" disse l'Imperatrice assaggiando a sua volta il cibo che le era stato dato.

"Il mio maestro è davvero bravo a cucinare! Pensate che a me non piaceva la carne, ma da quando vivo con lui e diventata uno dei miei cibi preferiti!" 

"Ora non esagerare! Non ho preparato niente di così eccezionale..." si schermì lui, in imbarazzo per quei complimenti

"Invece non esagera affatto, è davvero ottima!"continuò Nasuada

"Come mai voi non mangiate? Non vi piace?"domandò preoccupata Raksha ad Arya.

"Vedi, Raksha, gli elfi non mangiano la carne."

"Perchè?"

"Per noi la vita è sacra. Viviamo in sintonia con tutta la natura, animali compresi, e uccidere uno di loro per noi sarebbe come uccidere un nostro simile."

"Voi elfi siete davvero strani... Nella natura ci sono prede e predatori, ed è cosa normale che i predatori si cibino delle prede per sopravvivere." disse Castigo esprimendo il suo essere contrario alla motivazione della Regina degli Elfi

"Anche io la penso così, ma non mi vuole ascoltare..." agginse Firnen 

"Io sono d'accordo con Castigo, in fondo anche conducendo una dieta vegetariana, rechi comunque danno alle piante; perciò tanto vale mangiare anche la carne" concluse Raksha.

"Sei libera di pensarla così, ma io non riesco a mangiare il corpo di un'altro essere vivente..." rispose l'elfa, sorridendo alla bambina che rispose al suo sorriso.

"E' tardi, meglio andare a dormire. Ci asspetta ancora un giorno di viaggio" disse Arya

"Quanto dista Ellesmèra?" chiese Nasuada che fino ad allora era rimasta in silenzio ad ascoltare

"Non molto. Se tutto va bene, domani sera saremo arrivati" 


La mattina seguente si misero in viaggio all'alba.

Per Raksha il tempo sembrava non passare mai; sapeva che quella sera avrebbe finalmente visto la città degli Elfi di cui parlavano le leggende e la sua impazienza aumentava di minuto in minuto.

Ma non era solo per quello. Sapeva infatti che ad attenderla c'era un uovo di drago che aspettava solo di schiudersi al suo tocco, era così eccitata all'idea che non riusciva a stare ferma. Un paio di volte sarebbe caduta dal dorso di Castigo se Murtagh non le avesse assicurato le gambe alla sella con le cinghie.

Ma non le importava. Era vicina al luogo dove avrebbe iniziato una nuova vita.

Dove il conto alla rovescia per la salvezza di Alagaesia sarebbe iniziato.

 

Angolo dell'Autrice

Eccomi di nuovo!

Allora in questo capitolo si parla del (breve) viaggio che separa i nostri protagonisti dalla capitale del Regno degli Elfi.

Raksha è particolarmente eccitata all'idea di poter finalmente vedere la città di cui tanto parlano le leggende e sopratutto di poter finalmenete vedere l'aspetto del suo nuovo compagno d'avventure...

Come vi ho già detto ci sarà una piccola sorpresa per loro, anche se ancora non lo sanno...

Al prossimo capitolo,

Baci<3<3<3

RedSonja

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Capitolo 15
*** Ritorno a casa ***


Capitolo 13: Amore
Nasuada si svegliò presto quella mattina, ciò nonostante era davvero di buonumore.
La sera prima aveva fatto l'amore con Murtagh. Avevano iniziato sotto l'albero sulla collina, anche se erano stati interrotti dalla pioggia, che aveva iniziato a cadere molto abbondantemente; allora il ragazzo, ridendo, l'aveva presa in braccio e l'aveva portata al castello, proprio come accadeva nelle fiabe, dove erano saliti nella camera di lui per proseguire ciò che avevano lasciato incompiuto.
Si girò dall'altra parte, stando bene attenta a non spostare il braccio muscoloso del ragazzo che le cingeva la vita, e si appoggiò al suo petto, scolpito e ampio . Lo osservò: stava ancora dormendo, il respiro lento e regolare di chi sta sognando qualcosa di piacevole, l'espressione rilassata. 
Sorrise. 
Sembrava così innocente, anche se sapeva che in realtà era uno dei guerrieri più temibili di Alagaesia. In quel momento si accorse che i bellissimi occhi neri del Cavaliere la stavano fissando, la bocca lievemente increspata in un sorriso dolce.
"Buongiorno!" sussurrò lui con la voce roca e assonnata
"Buongiorno!" gli rispose lei, arrossendo al ricordo della notte precedente.
Lui sorrise ancora e la strinse più forte a sè, baciandola con trasporto. La fece scivolare sotto di lui, lentamente, continuando a baciarla; Nasuada poggiò le mani sul suo petto, spingendolo lievemente
"Murtagh..." 
"Cosa c'è?" chiese lui, iniziando a baciarla sul collo. Sapeva che la ragazza avrebbe gradito; infatti dalle labbra di lei uscì una specie di miagolio.
"Non possiamo..." insistette lei cercando di allontanarlo da sè, invendo mentalmente contro di lui.
"Maledizione! E' davvero un seduttore con i fiocchi...!" pensò mentre il ragazzo procedeva con i suoi baci
"Lo sai che ci stanno aspettando, e se non ci sbrighiamo Arya partirà senza di noi. Con Raksha. Non hai detto che volevi andare con lei per proteggerla?"
Il Cavaliere si fermò e Nasuada seppe per certo di aver colto nel segno quando il ragazzo si scostò da lei, permettendole di alzarsi.
Nasuada si diresse verso il bagno, ma una mano le cinse i fianchi
"Murtagh?"
"Grazie Nasuada...!"
Lei lo guardò confusa. E adesso per cosa la stava ringraziando?
"Di cosa?"
"Di avermi concesso l'onore di amarti." rispose guardandola negli occhi e arrossendo. Evidentemente i ricordi di quella notte lo mettevano a disagio, ma lo rendevano anche estremamente felice.
L'Imperatrice non potè impedirsi di sorridere, quanto lo amava quando si mostrava fragile. Sapeva che si permetteva di dimostrarsi così vulnerabile solo con lei e sapeva anche che lui amava potersi rifugiare tra le sue braccia sottili, sempre pronte a donargli conforto.
Senza pensare, Nasuada si avvicinò al ragazzo e lo baciò. Lui era stato sorpreso da quel gesto, ma aveva ricambiato volentieri. Il bacio durò alcuni minuti, poi lei si allontanò per poterlo guardare negli occhi. Erano così belli che per un attimo le mancò il respiro, ma poi finalmente riuscì a formulare una frase:
"Non devi ringraziarmi. ho deciso di fare l'amore con te perchè  perchè voglio starti vicina ed essere la tua compagna. Come tu mi ami e desideri vivere al mio fianco per sempre"
Murtagh annuì per poi lasciarla andare, dovevano prepararsi, e dovevano farlo velocemente. L'elfa non era una persona che amava aspettare.
Quando furono pronti scesero al piano di sotto dove li stavano attendendo Arya e Raksha, intente a fare colazione prima di partire alla volta di Ellesmèra.

Capitolo 15: Ritorno a casa

Eragon e Saphira atterrarono di fronte all'ingeresso del Palazzo Reale di Ellesmèra. Quanto tempo era passato da quando aveva varcato quella soglia accompagnato da Arya... E adesso vi tornava da solo, su richiesta della stessa Arya.

" Sei felice di essere tornato qui piccolo mio?" gli chiese la dragonessa, mentre con un balzo il Cavaliere scendeva dal suo dorso.

" Molto!" rispose lui, slegando le cinghie che tenevano la sella ancorata alla dragonessa

" Quando arriverà Arya?" domandò Saphira

"Oh, qualcuno qui non vede l'ora di incontere un certo drago verde!" la provocò lui, ridendo, dandole un buffetto sul muso.

Saphira sbuffò. A volte Eragon sapeva essere davvero molto fastidioso.

"Non è per Firnen. Sono curiosa di conoscere quella cucciola di cui ci ha parlato."

"Anche io. Ma non possiamo fare altro che aspettare il loro arrivo. Nel frattempo che ne dici di andare alla capanna di Oromis?" propose lui

"Direi che è un' ottima idea!" disse lei dandogli una leccatina sul braccio.


Quando varcò la soglia della capanna, Eragon provò una fitta di nostalgia al petto.

Era un edificio semplice, arredato in modo spartano, eppure aveva un fascino e un'eleganza da fare invidia agli alloggi dei Cavalieri che si trovavano poco distanti da lì.

Erano passati cinque anni da quando i suoi maestri erano stati uccisi da Galbatorix, attraverso il corpo di Murtagh, eppure si aspettava ancora di vedere arrivare, da un momento all'altro, l'elfo dai capelli bianchi e l'aspetto mite e, con lui, il drago dorato senza una zampa.

In realtà Glaedr era ancora lì con loro, anche se non fisicamente. Infatti prima di morire aveva ceduto loro il suo Eldunarì, il Cuore dei Cuori, la sua coscenza, in modo che almeno uno dei loro maestri potesse continuare a guidarli.

Dall'Eldunarì di Glaedr sentiva provenire un'intensa tristezza. Poteva capire quanto fosse doloroso per lui tornare nel luogo dove aveva vissuto per secoli con il suo compagno e comprendeva anche la necessità del drago di stare in silenzio, chiuso nei suoi pensieri.

Eragon si avvicinò al tavolo dove Oromis sedeva durante le lezioni di storia e dove l'elfo, nei momenti di svago, si occupava della raffigurazione di miniature bellissime. Posò delicatamente la mano su un foglio dipinto solo a metà, si sentiva esattamente come quel foglio. Entrambi lasciati incompleti dall'elfo.

"Ora basta Eragon, sai che non è affatto così!" si ammonì da solo. Oromis aveva fatto tutto il possibile per renderlo un degno Cavaliere e un abile guida per l'Ordine che sarebbe rinato.

" Chissà cosa avrebbe detto il Maestro se avesse saputo dell'esistenza di questa bambina..." si domandò il Cavaliere, arrotolando la pergamena con la miniatura e mettendosela in tasca, per poi dirigersi verso l'uscita, dove incontrò un elfo ricoperto da una pelliccia folta e nera come la notte, occhi felini, zanne e artigli, che sembrava attenderlo con impazienza

"Eragon Ammazzaspettri, sai che presto arriveranno Arya Drottnin e Nasuada Svit-kona, dobbiamo sbrigarci e tornare in fretta al Palazzo"

"Lo so Blodhgarm, ma prima avevo bisogno di visitare la capanna di Oromis-Elda"

L'elfo annuì, mentre Eragon si incamminava verso il palazzo seguito da Saphira.

 

Angolo dell'Autrice

Ciao!

Ecco tornare il nostro Eragon, sììììì!!!!!!! (saltella felice per tutta casa).In questo capitolo si parla del ritorno del nostro amato Cavalier e della sua dragonessa, e della nostalgia provata dal giovane nel tornare lì dove si era allenato insieme ai suoi Maestri.

S cosa v i state domandando: per quale ragione Eragon sarà tornato ad Alagaesia, e precisamente ad Ellesmèra? Come avrà fatto a venire a conoscenza della presenza della nostra piccola Evy? E, sopratutto, quale sarà iò suo ruolo in questa nuova avventura?

Se volete saperlo, non vi resta che leggere il prossimo capitolo ;)

Baci<3<3<3

RedSonja

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Capitolo 16
*** Incontro ***


Capitolo 13: Amore
Nasuada si svegliò presto quella mattina, ciò nonostante era davvero di buonumore.
La sera prima aveva fatto l'amore con Murtagh. Avevano iniziato sotto l'albero sulla collina, anche se erano stati interrotti dalla pioggia, che aveva iniziato a cadere molto abbondantemente; allora il ragazzo, ridendo, l'aveva presa in braccio e l'aveva portata al castello, proprio come accadeva nelle fiabe, dove erano saliti nella camera di lui per proseguire ciò che avevano lasciato incompiuto.
Si girò dall'altra parte, stando bene attenta a non spostare il braccio muscoloso del ragazzo che le cingeva la vita, e si appoggiò al suo petto, scolpito e ampio . Lo osservò: stava ancora dormendo, il respiro lento e regolare di chi sta sognando qualcosa di piacevole, l'espressione rilassata. 
Sorrise. 
Sembrava così innocente, anche se sapeva che in realtà era uno dei guerrieri più temibili di Alagaesia. In quel momento si accorse che i bellissimi occhi neri del Cavaliere la stavano fissando, la bocca lievemente increspata in un sorriso dolce.
"Buongiorno!" sussurrò lui con la voce roca e assonnata
"Buongiorno!" gli rispose lei, arrossendo al ricordo della notte precedente.
Lui sorrise ancora e la strinse più forte a sè, baciandola con trasporto. La fece scivolare sotto di lui, lentamente, continuando a baciarla; Nasuada poggiò le mani sul suo petto, spingendolo lievemente
"Murtagh..." 
"Cosa c'è?" chiese lui, iniziando a baciarla sul collo. Sapeva che la ragazza avrebbe gradito; infatti dalle labbra di lei uscì una specie di miagolio.
"Non possiamo..." insistette lei cercando di allontanarlo da sè, invendo mentalmente contro di lui.
"Maledizione! E' davvero un seduttore con i fiocchi...!" pensò mentre il ragazzo procedeva con i suoi baci
"Lo sai che ci stanno aspettando, e se non ci sbrighiamo Arya partirà senza di noi. Con Raksha. Non hai detto che volevi andare con lei per proteggerla?"
Il Cavaliere si fermò e Nasuada seppe per certo di aver colto nel segno quando il ragazzo si scostò da lei, permettendole di alzarsi.
Nasuada si diresse verso il bagno, ma una mano le cinse i fianchi
"Murtagh?"
"Grazie Nasuada...!"
Lei lo guardò confusa. E adesso per cosa la stava ringraziando?
"Di cosa?"
"Di avermi concesso l'onore di amarti." rispose guardandola negli occhi e arrossendo. Evidentemente i ricordi di quella notte lo mettevano a disagio, ma lo rendevano anche estremamente felice.
L'Imperatrice non potè impedirsi di sorridere, quanto lo amava quando si mostrava fragile. Sapeva che si permetteva di dimostrarsi così vulnerabile solo con lei e sapeva anche che lui amava potersi rifugiare tra le sue braccia sottili, sempre pronte a donargli conforto.
Senza pensare, Nasuada si avvicinò al ragazzo e lo baciò. Lui era stato sorpreso da quel gesto, ma aveva ricambiato volentieri. Il bacio durò alcuni minuti, poi lei si allontanò per poterlo guardare negli occhi. Erano così belli che per un attimo le mancò il respiro, ma poi finalmente riuscì a formulare una frase:
"Non devi ringraziarmi. ho deciso di fare l'amore con te perchè  perchè voglio starti vicina ed essere la tua compagna. Come tu mi ami e desideri vivere al mio fianco per sempre"
Murtagh annuì per poi lasciarla andare, dovevano prepararsi, e dovevano farlo velocemente. L'elfa non era una persona che amava aspettare.
Quando furono pronti scesero al piano di sotto dove li stavano attendendo Arya e Raksha, intente a fare colazione prima di partire alla volta di Ellesmèra.


Capitolo 16: Incontro


 Quando Raksha aveva visto Ellesmèra in lontananza aveva pensato che fosse magnifica, ma adesso che erano atterrati non riusciva a trovare le parole adatte per descrivere la bellezza che si stagliava di fronte ai suoi occhi increduli.

" Sembra uno dei miei sogni, solo che stavolta è tutto vero!" pensò mentre attraversava il giardino del Palazzo Reale.

Non che i suoi due compagni umani fossero meno stupiti di lei. 

Nasuada non faceva altro che ripetere quanto fosse incredibile l'edificio che si trovavano di fronte, mentre Murtagh guardava interessato i giochi di luce, prodotti dalle numerose fontane, che si riflettevano sulle mura del palazzo.

Arya li guidò all'interno del castello, conducendoli in un enorme salone dove trovarono ad aspettarli un elfo dai capelli neri, alto e dal fisico atletico, che  accarezzava il muso di un drago dello stesso colore del cielo.

Raksha guardò quella scena incredula. Sapeva che esisteva un altro Cavaliere oltre al suo Maestro, ma le era stato raccontato che era partito verso un luogo misterioso dove avrebbe ricostruito l'Ordine dei Cavalieri. L'elfo sembrò accorgersi finalmente della loro presenza si voltò e, sorridendo, fece un passo avanti.

"Eragon...!" esclamarono all'unisono Nasuada e Murtagh. 

"Sei davvero tu?" chiese l'Imperatrice sull'orlo delle lacrime

"Già. Vi sono mancato?" domandò lui, mentre abbracciava la ragazza che era scoppiata a piangere

" E ce lo chiedi anche? Certo che ci sei mancato!" rispose il Cavaliere Rosso, sorridendogli

"Anche voi mi siete mancati; non avete idea di quante volte abbia avuto la tentazione di tornare indietro da voi. Di tornare a casa." 

"Tu...tu sei Eragon!" esclamò la bambina, che non era riuscita a spiccicare parola prima di allora.

"Eh sì. E tu come ti chiami piccola?" chiese avvicinandosi a lei e abbassandosi alla sua altezza. Quando le fu davanti vide che era davvero bella, ma non riusciva a capire a quale razza appartenesse; non aveva mai visto niente che le somigliasse durante il suo viaggio per arrivare a Vroengard.

"Mi chiamo Raksha." rispose lei guardandolo più attentamente. Non era proprio un elfo, aveva i tratti più decisi. Che qualcuno avesse operato su di lui la stessa magia che lei aveva utilizzato per cambiare l'essenza di Nasuada? Ma se così fosse, magari...

"Tu non sei umano, ma non sembri nemmeno totalmente un elfo...il tuo aspetto è stato modificato con la magia. Ma se è così allora chi è stato?" chiese la ragazzina senza distogliere lo sguardo da lui.

"E' un regalo dei draghi. Hanno completato la trasformazione in elfo che si verifica in tutti Cavalieri, anche se normalmente ci vogliono centinaia di anni."

"Quindi anche i draghi possono riuscire ad usare la mia stessa magia..."

"La tua stessa magia? A cosa ti riferisci?"domandò lui perplesso

"Nessuno può utilizzare un tale quantitativo di magia senza morire" pensò lui

"Piccolo mio, ricordati quello che ti ha detto Arya. Questa bambina ha qualcosa di speciale, possiede un enorme potere. Non lo senti?" chiese la dragonessa

Eragon si concentrò. Saphira aveva ragione, quella bambina aveva un potere immenso. Ma com'era possibile?

"Si riferisce a me" 

Era stata Nasuada a parlare. Solo allora Eragon si rese conto di quanto il suo aspetto fosse simile a quello di Arya, fatta eccezione per la carnagione più scura e le lunghe cicatrici sulle braccia.

"Ma come...?"

"Ascoltami, Eragon, devi prima sapere cos'è Raksha" disse Arya, capendo la perplessità del Cavaliere.

"Allora spiegamelo." rispose lui

Arya trasse un bel respiro e iniziò a narrare ancora una volta la storia degli Evy.



Quando l'elfa ebbe finito di parlare, Eragon era ancora più confuso di prima. Era impaziente di saperne di più, ma cercò di stare calmo. Se Arya non aveva aggiunto nient'altro voleva dire che aveva già raccontato tutto quello di cui era a conoscenza.

"Quindi tu saresti una sorta di drago in miniatura?" chiese il Cavaliere alla bambina

Raksha non potè impedirsi di ridere. Si era immaginata Eragon come un uomo che metteva soggezione, un guerriero senza paura e con una conoscenza enorme del mondo;  invece si trovava di fronte un ragazzo spontaneo e curioso. Dovette ammettere che lo trovava davvero molto simpatico.

"Esattamente, piccolo mio, lei è una specie di cucciolo di drago. Non vedi che è bella, fiera e potente come me?" era stata Saphira a parlare e aveva fatto in modo che la sentissero tutti

"Ti ringrazio Saphira" rispose la ragazzina, guardando con ammirazione la dragonessa, che fino ad allora era rimasta in silenzio

"Come mai ci hai convocati qui, Arya?" domandò il Cavaliere 

"Perchè vorrei fare di Raksha un Cavaliere e, se dovesse essere accettata dal cucciolo di drago, avrebbe bisogno di un Maestro."

"Ma se Murtagh è con lei, non potrebbe essere lui ad istruirla?"

"No Eragon, è compito tuo. Murtagh non ha ricevuto una corretta istruzione da Cavaliere, al contrario di te che sei stato sotto la guida di Oromis-Elda e Glaedr-Elda."

"Lo so, ma io non ho mai insegnato a nessuno e..."Eragon tentò di protestare, ma Arya lo interruppe:

"Eri andato a Vroengard per costruire un luogo dove addestrare i nuovi Cavalieri. Ti ho chiamato qui perchè così avresti avuto il nostro aiuto nell'addestrare Raksha, evitando a lei un viaggio duro e pericoloso e a te le difficoltà dell'insegnamento. Tu e Saphira non sarete soli, noi vi aiuteremo, ma è vostro dovere insegnare ai nuovi Cavalieri." concluse l'elfa che poi, sorridendo, aggiunse "Stai tranquillo, non dovrai partire dalle basi della magia e della scherma; l'unica cosa che le dovrai spiegare dall'inizio è la storia dell'Ordine."

Eragon non sapeva che fare.

 Arya aveva ragione, ma non era sicuro di riuscire in quel compito. Avrebbe ricoperto il ruolo di Oromis, ma sicuramente non sarebbe mai stato alla sua altezza...

"Non ti preoccupare piccolo mio, sarai un ottimo Maestro!" lo rassicuro la sua dragonessa

"Spero che tu abbia ragione Saphira..."

"Allora, accettate?" chiese Arya

"Accettiamo!" risposero in coro Eragon e Saphira.

 

Angolo dell'Autrice

Eccomi di nuovo con l'ultimo capitolo di oggi.

I nostri viaggiatori sono finalmente arrivata a destinazione, e ad aspettarli trovano niente meno che Eragon e Saphira (che dovrebbero essere a Vroengard).

Immaginate la loro sorpresa nel trovarseli lì davanti a loro!!!

Il nostro Cavaliere è stato convocato da Arya per addestrare la piccola Raksha, ma lui non è affatto convinto di poter essere un Maestro all'altezza di Oromis.

L'immagine di un Eragon spaventato all'idea di dover essere l'insegnante di qualcun altro mi ha davvero intenerito, a voi no?

Ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno e recensiranno questa storia.

A domani,

Baci<3<3<3

RedSonja

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Capitolo 17
*** Nuovo Cavaliere ***


Capitolo 17: Nuovo Cavaliere
"Ora che abbiamo i nostri Maestri, dobbiamo trovare il  Cavaliere." disse Arya sorridendo
Raksha annuì piano. Durante il viaggio aveva atteso con ansia quel momento, ma adesso non era più tanto sicura della sua scelta.
Eragon guardò la bambina e le sorrise teneramente, porgendole la mano
"Che ne dici di scoprire il musetto di quel drago?" le chiese lui, cercando di scacciare la tensione che si era creata.
"Va bene..." rispose la piccola con una voce flebile; aveva apprezzato il tentativo del ragazzo di aiutarla, ma non era così semplice. Ciò nonostante prese la mano del Cavaliere che s 'incamminò verso l'altra sala.
"Voi non venite?" domandò Eragon a Murtagh e Nasuada, che non si erano mossi.
"No, è una cosa che Raksha deve affrontare da sola." si limitò a rispondere il Cavaliere Rosso.
Eragon era perplesso. Quella ragazzina aveva una paura tremenda e l'unica persona di cui si fidava le aveva appena detto che doveva cavarsela da sola. Per un momento ebbe l'istinto di dare un bel pugno a suo fratello.
"Murtagh ha ragione, Eragon. Se Raksha diventerà Cavaliere dovrà essere in grado di gestire difficoltà e paure da sola."  parlò la dragonessa, frenando il suo impeto di rabbia
"Ma è solo una bambina!"
"Anche tu eri un cucciolo quando il mio uovo si è schiuso e hai dovuto affrontare una guerra da solo. Eppure sei riuscito a crescere e diventare un uomo."
"Io avevo quindici anni quando sono diventato Cavaliere. Raksha ne avrà al massimo undici, è un po' diverso. Non ti sembra?" ribattè lui spazientito
"Se Arya crede in lei, tanto da sottoporla all'esame del cucciolo di drago, evidentemente c'è un buon motivo. In fondo lo sai anche tu che una grave minaccia incombe su Alagaesia, e sai anche che abbiamo bisogno dell' aiuto di quella bambina."
"E va bene Saphira, ma io non so se è giusto gettare una bambina nel caos che ci sta travolgendo..."
"Non lo è, ma lei è l'unica che possa fare qualcosa per aiutarci."
"Andiamo?" gli chiese Raksha, distraendolo dalla discussione con la dragonessa
"Sì, andiamo." rispose lui.
La stanza dove l'aveva condotta Eragon era grande e ben illuminta, i numerosi affreschi erano di una bellezza incantevole e il pavimento era un mosaico colorato e perfetto.
Ma Raksha non li degnò di uno sguardo. La sua attenzione era stata catturata da un enorme pietra bianca poggiata su un tavolo di legno decorato.
"Quello è un uovo?" chiese, a bassa voce, al Cavaliere
"Sì"
"Ma è enorme!" esclamò lei, sorpresa, mantenendo però sempre la voce ad un sussurrò
Eragon rise piano. L'ingenuità di quella bambina lo inteneriva, spingendolo a comprendere l'amore che lega un genitore ad un figlio. Chissà, un giorno avrebbe potuto avere per casa un bambino di cui prendersi cura, magari con Arya al suo fianco...
"Avvicinati." disse Arya, che era in piedi accanto al tavolo
Raksha era ancora un po' indecisa
"Andiamo cucciola, lo devi toccare l'uovo se desideri che il cucciolo ti accetti!" la incoraggiò Saphira
"Guarda che non ti morde, sai? Ancora non li ha i denti..." insistette Eragon, spingendola delicatamente in avanti.
La bambina si decise finalmente a muoversi, avvicinandosi lentamente al tavolo di legno. Quando gli fu ad un passo allungò la mano fino a toccare l'uovo; era liscio e freddo al tatto, se non avesse avuto la certezza che fosse veramente un uovo, avrebbe pensato che quel che stava sfiorando fosse una pietra.
Raksha aveva il cuore che batteva velocissimo, eppure provava una strana sensazione di sicurezza. Sfiorò il guscio con le dita, disegnando degli strani segni sulla superficie liscia.
Eragon la osservava curioso. Non si era avvicinato ma riusciva a vedere i movimenti delle mai della bambina, anche se non riusciva a comprendere cosa stesse facendo. Anche Arya osservava la scena senza capirla, aspettando una reazione del cucciolo di drago.
Reazione che non si fece attendere a lungo.
L'uovo aveva iniziato ad agitarsi dapprima piano, poi sempre più forte, finchè sulla superficie non si erano andate a formare delle crepe sempre più grandi e, alla fine, si era schiuso rivelando il musetto di un drago di un colore bianco candido, che però si colorava di sfumature variopinte quando la luce colpiva le sue scaglie.
Il cucciolo mangiò il guscio per poi avvicinarsi alla mano di Raksha, che gliela lascio annusare, ridendo del solletico che le faceva il respiro del drago sulla pelle. Il cucciolo emise uno squittio e le si avvicinò ancora un po', come ad invitarla ad accarezzare la sua testolina bianca.
La bambina sorridendo lo accontentò, posando la mano destra sul suo musetto, ma appena lo fece sentì una scossa e una sensazione di gelo attraversarle il braccio, lasciandoglielo intorpidito.
Raksha, stordita, ritirò la mano e vide che sul palmo era comparso una voglia bianca, simile a quella che aveva visto sulla mano di Murtagh
"Quello è il gedwey ignasia, il marchio del drago. Tutti Cavalieri ce l'hanno" Eragon le aveva parlato, dopo averle poggiato una mano sulla spalla.
"E' stato strano come se..." si fermò a cercare le parole per descrivere le sensazioni che aveva provato sfiorando il cucciolo
"Come se il tuo braccio fosse stato punto da mille spilli e vi avessero rovesciato sopra una secchiata d'acqua gelida." concluse il ragazzo sorridendole.
"Già..." rispose la bambina che fissava rapita il piccolo drago, che stava giocando con una delle frange del tappeto. Quel cucciolo era il suo compagno, erano legati indissolubilmente. 
Erano Drago e Cavaliere.
Quella sera fu una serata di festeggiamenti ad Ellesmèra.
Gli Elfi avevano organizzato uno dei loro incredibili banchetti in onore del ritorno dei due Cavalieri di Drago e del riconoscimento di un nuovo apprendista.
Raksha era stata circondata dalle attenzioni di tutti i presenti sia perchè era una Evy, sia perchè era una bambina, cosa che per gli Elfi la rendeva quasi sacra. Lei pensava che dipendesse tutto da quello, infatti Eragon le aveva spiegato che gli Elfi non avevano molti figli e che quindi considerassero i bambini della loro e delle altre razze come una benedizione.
Il banchetto trascorse velocemente. Le chiacchiere dei commensali annaffiate con fiumi di Faelnirv, il liquore elfico per eccellenza, e accompagnate dalle melodie affascinanti e antiche. Alla bambina sembrava di vivere in una delle ballate che aveva sentito tante volte cantate dai menestrelli di passaggio al villaggio umano, prima che gli abitanti avessero tentato di ucciderla.
Il ricordo della sua prima casa l'aveva rattristata, ma fu veloce a far sparire l'ombra che le aveva offuscato i meravigliosi occhi viola, solitamente allegri e vivaci.
Al termine della festa fu accompagnata da Eragon negli alloggi dei Cavalieri, dove avrebbe dormito durante tutta la sua permanenza, in quanto ormai ufficialmente apprendista; quando entrò nella stanza trovò ad aspettarla il cucciolo di drago, che stava allegramente giocando con uno degli arazzi appesi alle pareti.
Sentendola arrivare il cucciolo aveva prontamente abbandonato il suo gioco per dirigersi verso di lei, che lo accolse volentieri tra le sue braccia.
Eragon rimase stupito dalla forza fisica della ragazzina: per quanto il cucciolo avesse ancora delle dimenzioni ridotte, non era affatto leggero.
"Questa bambina non ha niente di umano... Ma d'altronde lei non è umana!" 
Rise.
Gli effetti dell'alcol incominciavano a farsi sentire; aveva le gambe che sembravano non riuscire a sostenere il suo peso, la testa leggera, le palpebre pesanti e, sopratutto, i suoi pensieri si facevano sempre più elementari e confusi.
"Buonanotte piccola." le disse avvicinandosi a lei e dandole un bacio sulla guancia rosea
"Buonanotte Maestro" rispose Raksha, sorridendo all'elfo.
Lui ricambiò e poi aggiunse, come se quell'idea gli fosse venuta in mente solo in quel momento:
"Raksha, chiamami per nome. Mi fai sentire vecchio se ti rivolgi a me con tutta questa formalità."
Raksha si limito ad annuire ed il ragazzo uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.

Capitolo 17: Nuovo Cavaliere

"Ora che abbiamo i nostri Maestri, dobbiamo trovare il  Cavaliere." disse Arya sorridendoRaksha annuì piano.

Durante il viaggio aveva atteso con ansia quel momento, ma adesso non era più tanto sicura della sua scelta.

Eragon guardò la bambina e le sorrise teneramente, porgendole la mano

"Che ne dici di scoprire il musetto di quel drago?" le chiese lui, cercando di scacciare la tensione che si era creata.

"Va bene..." rispose la piccola con una voce flebile; aveva apprezzato il tentativo del ragazzo di aiutarla, ma non era così semplice. Ciò nonostante prese la mano del Cavaliere che s 'incamminò verso l'altra sala.

"Voi non venite?" domandò Eragon a Murtagh e Nasuada, che non si erano mossi.

"No, è una cosa che Raksha deve affrontare da sola." si limitò a rispondere il Cavaliere Rosso.

Eragon era perplesso.

Quella ragazzina aveva una paura tremenda e l'unica persona di cui si fidava le aveva appena detto che doveva cavarsela da sola. Per un momento ebbe l'istinto di dare un bel pugno a suo fratello.

"Murtagh ha ragione, Eragon. Se Raksha diventerà Cavaliere dovrà essere in grado di gestire difficoltà e paure da sola."  parlò la dragonessa, frenando il suo impeto di rabbia

"Ma è solo una bambina!"

"Anche tu eri un cucciolo quando il mio uovo si è schiuso e hai dovuto affrontare una guerra da solo. Eppure sei riuscito a crescere e diventare un uomo."

"Io avevo quindici anni quando sono diventato Cavaliere. Raksha ne avrà al massimo undici, è un po' diverso. Non ti sembra?" ribattè lui spazientito

"Se Arya crede in lei, tanto da sottoporla all'esame del cucciolo di drago, evidentemente c'è un buon motivo. In fondo lo sai anche tu che una grave minaccia incombe su Alagaesia, e sai anche che abbiamo bisogno dell' aiuto di quella bambina."

"E va bene Saphira, ma io non so se è giusto gettare una bambina nel caos che ci sta travolgendo..."

"Non lo è, ma lei è l'unica che possa fare qualcosa per aiutarci."

 "Andiamo?" gli chiese Raksha, distraendolo dalla discussione con la dragonessa

"Sì, andiamo." rispose lui.

La stanza dove l'aveva condotta Eragon era grande e ben illuminta, i numerosi affreschi erano di una bellezza incantevole e il pavimento era un mosaico colorato e perfetto. Ma Raksha non li degnò di uno sguardo. La sua attenzione era stata catturata da un enorme pietra bianca poggiata su un tavolo di legno decorato.

"Quello è un uovo?" chiese, a bassa voce, al Cavaliere

"Sì"

"Ma è enorme!" esclamò lei, sorpresa, mantenendo però sempre la voce ad un sussurrò.

Eragon rise piano. L'ingenuità di quella bambina lo inteneriva, spingendolo a comprendere l'amore che lega un genitore ad un figlio. Chissà, un giorno avrebbe potuto avere per casa un bambino di cui prendersi cura, magari con Arya al suo fianco...

"Avvicinati." disse Arya, che era in piedi accanto al tavolo.

Raksha era ancora un po' indecisa

"Andiamo cucciola, lo devi toccare l'uovo se desideri che il cucciolo ti accetti!" la incoraggiò Saphira

"Guarda che non ti morde, sai? Ancora non li ha i denti..." insistette Eragon, spingendola delicatamente in avanti.

La bambina si decise finalmente a muoversi, avvicinandosi lentamente al tavolo di legno. Quando gli fu ad un passo allungò la mano fino a toccare l'uovo; era liscio e freddo al tatto, se non avesse avuto la certezza che fosse veramente un uovo, avrebbe pensato che quel che stava sfiorando fosse una pietra.Raksha aveva il cuore che batteva velocissimo, eppure provava una strana sensazione di sicurezza. Sfiorò il guscio con le dita, disegnando degli strani segni sulla superficie liscia.

Eragon la osservava curioso.

Non si era avvicinato ma riusciva a vedere i movimenti delle mai della bambina, anche se non riusciva a comprendere cosa stesse facendo. Anche Arya osservava la scena senza capirla, aspettando una reazione del cucciolo di drago. Reazione che non si fece attendere a lungo. L'uovo aveva iniziato ad agitarsi dapprima piano, poi sempre più forte, finchè sulla superficie non si erano andate a formare delle crepe sempre più grandi e, alla fine, si era schiuso rivelando il musetto di un drago di un colore bianco candido, che però si colorava di sfumature variopinte quando la luce colpiva le sue scaglie. Il cucciolo mangiò il guscio per poi avvicinarsi alla mano di Raksha, che gliela lascio annusare, ridendo del solletico che le faceva il respiro del drago sulla pelle. Il cucciolo emise uno squittio e le si avvicinò ancora un po', come ad invitarla ad accarezzare la sua testolina bianca. La bambina sorridendo lo accontentò, posando la mano destra sul suo musetto, ma appena lo fece sentì una scossa e una sensazione di gelo attraversarle il braccio, lasciandoglielo intorpidito.

Raksha, stordita, ritirò la mano e vide che sul palmo era comparso una voglia bianca, simile a quella che aveva visto sulla mano di Murtagh

"Quello è il gedwey ignasia, il marchio del drago. Tutti Cavalieri ce l'hanno" Eragon le aveva parlato, dopo averle poggiato una mano sulla spalla.

"E' stato strano come se..." si fermò a cercare le parole per descrivere le sensazioni che aveva provato sfiorando il cucciolo

"Come se il tuo braccio fosse stato punto da mille spilli e vi avessero rovesciato sopra una secchiata d'acqua gelida." concluse il ragazzo sorridendole.

"Già..." rispose la bambina che fissava rapita il piccolo drago, che stava giocando con una delle frange del tappeto. Quel cucciolo era il suo compagno, erano legati indissolubilmente.

 Erano Drago e Cavaliere.


Quella sera fu una serata di festeggiamenti ad Ellesmèra.

Gli Elfi avevano organizzato uno dei loro incredibili banchetti in onore del ritorno dei due Cavalieri di Drago e del riconoscimento di un nuovo apprendista. Raksha era stata circondata dalle attenzioni di tutti i presenti sia perchè era una Evy, sia perchè era una bambina, cosa che per gli Elfi la rendeva quasi sacra. Lei pensava che dipendesse tutto da quello, infatti Eragon le aveva spiegato che gli Elfi non avevano molti figli e che quindi considerassero i bambini della loro e delle altre razze come una benedizione.

Il banchetto trascorse velocemente. Le chiacchiere dei commensali annaffiate con fiumi di Faelnirv, il liquore elfico per eccellenza, e accompagnate dalle melodie affascinanti e antiche. Alla bambina sembrava di vivere in una delle ballate che aveva sentito tante volte cantate dai menestrelli di passaggio al villaggio umano, prima che gli abitanti avessero tentato di ucciderla.Il ricordo della sua prima casa l'aveva rattristata, ma fu veloce a far sparire l'ombra che le aveva offuscato i meravigliosi occhi viola, solitamente allegri e vivaci. Al termine della festa fu accompagnata da Eragon negli alloggi dei Cavalieri, dove avrebbe dormito durante tutta la sua permanenza, in quanto ormai ufficialmente apprendista; quando entrò nella stanza trovò ad aspettarla il cucciolo di drago, che stava allegramente giocando con uno degli arazzi appesi alle pareti. Sentendola arrivare il cucciolo aveva prontamente abbandonato il suo gioco per dirigersi verso di lei, che lo accolse volentieri tra le sue braccia.

Eragon rimase stupito dalla forza fisica della ragazzina: per quanto il cucciolo avesse ancora delle dimenzioni ridotte, non era affatto leggero.

"Questa bambina non ha niente di umano... Ma d'altronde lei non è umana!" 

Rise.

Gli effetti dell'alcol incominciavano a farsi sentire; aveva le gambe che sembravano non riuscire a sostenere il suo peso, la testa leggera, le palpebre pesanti e, sopratutto, i suoi pensieri si facevano sempre più elementari e confusi.

"Buonanotte piccola." le disse avvicinandosi a lei e dandole un bacio sulla guancia rosea

"Buonanotte Maestro" rispose Raksha, sorridendo all'elfo

.Lui ricambiò e poi aggiunse, come se quell'idea gli fosse venuta in mente solo in quel momento:

"Raksha, chiamami per nome. Mi fai sentire vecchio se ti rivolgi a me con tutta questa formalità."

Raksha si limito ad annuire ed il ragazzo uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Angolo dell'Autrice

Buonasera cari lettori, come va?

Io ho appena finito di scrivere questi due nuovi capitoli, oggi non avevo l'ispirazione... Ma come promesso ho mantenuto la promessa!

Volevo approfittarne per complimentarmi con ilArya01, che ha indovinato il colore del draghetto prima ancora che si schiudesse l'uovo. Non so come tu ci sia riuscita, ma sappi che mi ha davvero impressionato questa cosa, tanto che ho voluto menzionarla nell'Angolo dell'Autrice.

Ora vado a pubblicare il prossimo capitolo.

Mi raccomando, leggete e recensite in tanti.

Baci<3<3<3

RedSonja 

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Capitolo 18
*** Primo giorno ***


Capitolo 17: Nuovo Cavaliere
"Ora che abbiamo i nostri Maestri, dobbiamo trovare il  Cavaliere." disse Arya sorridendo
Raksha annuì piano. Durante il viaggio aveva atteso con ansia quel momento, ma adesso non era più tanto sicura della sua scelta.
Eragon guardò la bambina e le sorrise teneramente, porgendole la mano
"Che ne dici di scoprire il musetto di quel drago?" le chiese lui, cercando di scacciare la tensione che si era creata.
"Va bene..." rispose la piccola con una voce flebile; aveva apprezzato il tentativo del ragazzo di aiutarla, ma non era così semplice. Ciò nonostante prese la mano del Cavaliere che s 'incamminò verso l'altra sala.
"Voi non venite?" domandò Eragon a Murtagh e Nasuada, che non si erano mossi.
"No, è una cosa che Raksha deve affrontare da sola." si limitò a rispondere il Cavaliere Rosso.
Eragon era perplesso. Quella ragazzina aveva una paura tremenda e l'unica persona di cui si fidava le aveva appena detto che doveva cavarsela da sola. Per un momento ebbe l'istinto di dare un bel pugno a suo fratello.
"Murtagh ha ragione, Eragon. Se Raksha diventerà Cavaliere dovrà essere in grado di gestire difficoltà e paure da sola."  parlò la dragonessa, frenando il suo impeto di rabbia
"Ma è solo una bambina!"
"Anche tu eri un cucciolo quando il mio uovo si è schiuso e hai dovuto affrontare una guerra da solo. Eppure sei riuscito a crescere e diventare un uomo."
"Io avevo quindici anni quando sono diventato Cavaliere. Raksha ne avrà al massimo undici, è un po' diverso. Non ti sembra?" ribattè lui spazientito
"Se Arya crede in lei, tanto da sottoporla all'esame del cucciolo di drago, evidentemente c'è un buon motivo. In fondo lo sai anche tu che una grave minaccia incombe su Alagaesia, e sai anche che abbiamo bisogno dell' aiuto di quella bambina."
"E va bene Saphira, ma io non so se è giusto gettare una bambina nel caos che ci sta travolgendo..."
"Non lo è, ma lei è l'unica che possa fare qualcosa per aiutarci."
"Andiamo?" gli chiese Raksha, distraendolo dalla discussione con la dragonessa
"Sì, andiamo." rispose lui.
La stanza dove l'aveva condotta Eragon era grande e ben illuminta, i numerosi affreschi erano di una bellezza incantevole e il pavimento era un mosaico colorato e perfetto.
Ma Raksha non li degnò di uno sguardo. La sua attenzione era stata catturata da un enorme pietra bianca poggiata su un tavolo di legno decorato.
"Quello è un uovo?" chiese, a bassa voce, al Cavaliere
"Sì"
"Ma è enorme!" esclamò lei, sorpresa, mantenendo però sempre la voce ad un sussurrò
Eragon rise piano. L'ingenuità di quella bambina lo inteneriva, spingendolo a comprendere l'amore che lega un genitore ad un figlio. Chissà, un giorno avrebbe potuto avere per casa un bambino di cui prendersi cura, magari con Arya al suo fianco...
"Avvicinati." disse Arya, che era in piedi accanto al tavolo
Raksha era ancora un po' indecisa
"Andiamo cucciola, lo devi toccare l'uovo se desideri che il cucciolo ti accetti!" la incoraggiò Saphira
"Guarda che non ti morde, sai? Ancora non li ha i denti..." insistette Eragon, spingendola delicatamente in avanti.
La bambina si decise finalmente a muoversi, avvicinandosi lentamente al tavolo di legno. Quando gli fu ad un passo allungò la mano fino a toccare l'uovo; era liscio e freddo al tatto, se non avesse avuto la certezza che fosse veramente un uovo, avrebbe pensato che quel che stava sfiorando fosse una pietra.
Raksha aveva il cuore che batteva velocissimo, eppure provava una strana sensazione di sicurezza. Sfiorò il guscio con le dita, disegnando degli strani segni sulla superficie liscia.
Eragon la osservava curioso. Non si era avvicinato ma riusciva a vedere i movimenti delle mai della bambina, anche se non riusciva a comprendere cosa stesse facendo. Anche Arya osservava la scena senza capirla, aspettando una reazione del cucciolo di drago.
Reazione che non si fece attendere a lungo.
L'uovo aveva iniziato ad agitarsi dapprima piano, poi sempre più forte, finchè sulla superficie non si erano andate a formare delle crepe sempre più grandi e, alla fine, si era schiuso rivelando il musetto di un drago di un colore bianco candido, che però si colorava di sfumature variopinte quando la luce colpiva le sue scaglie.
Il cucciolo mangiò il guscio per poi avvicinarsi alla mano di Raksha, che gliela lascio annusare, ridendo del solletico che le faceva il respiro del drago sulla pelle. Il cucciolo emise uno squittio e le si avvicinò ancora un po', come ad invitarla ad accarezzare la sua testolina bianca.
La bambina sorridendo lo accontentò, posando la mano destra sul suo musetto, ma appena lo fece sentì una scossa e una sensazione di gelo attraversarle il braccio, lasciandoglielo intorpidito.
Raksha, stordita, ritirò la mano e vide che sul palmo era comparso una voglia bianca, simile a quella che aveva visto sulla mano di Murtagh
"Quello è il gedwey ignasia, il marchio del drago. Tutti Cavalieri ce l'hanno" Eragon le aveva parlato, dopo averle poggiato una mano sulla spalla.
"E' stato strano come se..." si fermò a cercare le parole per descrivere le sensazioni che aveva provato sfiorando il cucciolo
"Come se il tuo braccio fosse stato punto da mille spilli e vi avessero rovesciato sopra una secchiata d'acqua gelida." concluse il ragazzo sorridendole.
"Già..." rispose la bambina che fissava rapita il piccolo drago, che stava giocando con una delle frange del tappeto. Quel cucciolo era il suo compagno, erano legati indissolubilmente. 
Erano Drago e Cavaliere.
Quella sera fu una serata di festeggiamenti ad Ellesmèra.
Gli Elfi avevano organizzato uno dei loro incredibili banchetti in onore del ritorno dei due Cavalieri di Drago e del riconoscimento di un nuovo apprendista.
Raksha era stata circondata dalle attenzioni di tutti i presenti sia perchè era una Evy, sia perchè era una bambina, cosa che per gli Elfi la rendeva quasi sacra. Lei pensava che dipendesse tutto da quello, infatti Eragon le aveva spiegato che gli Elfi non avevano molti figli e che quindi considerassero i bambini della loro e delle altre razze come una benedizione.
Il banchetto trascorse velocemente. Le chiacchiere dei commensali annaffiate con fiumi di Faelnirv, il liquore elfico per eccellenza, e accompagnate dalle melodie affascinanti e antiche. Alla bambina sembrava di vivere in una delle ballate che aveva sentito tante volte cantate dai menestrelli di passaggio al villaggio umano, prima che gli abitanti avessero tentato di ucciderla.
Il ricordo della sua prima casa l'aveva rattristata, ma fu veloce a far sparire l'ombra che le aveva offuscato i meravigliosi occhi viola, solitamente allegri e vivaci.
Al termine della festa fu accompagnata da Eragon negli alloggi dei Cavalieri, dove avrebbe dormito durante tutta la sua permanenza, in quanto ormai ufficialmente apprendista; quando entrò nella stanza trovò ad aspettarla il cucciolo di drago, che stava allegramente giocando con uno degli arazzi appesi alle pareti.
Sentendola arrivare il cucciolo aveva prontamente abbandonato il suo gioco per dirigersi verso di lei, che lo accolse volentieri tra le sue braccia.
Eragon rimase stupito dalla forza fisica della ragazzina: per quanto il cucciolo avesse ancora delle dimenzioni ridotte, non era affatto leggero.
"Questa bambina non ha niente di umano... Ma d'altronde lei non è umana!" 
Rise.
Gli effetti dell'alcol incominciavano a farsi sentire; aveva le gambe che sembravano non riuscire a sostenere il suo peso, la testa leggera, le palpebre pesanti e, sopratutto, i suoi pensieri si facevano sempre più elementari e confusi.
"Buonanotte piccola." le disse avvicinandosi a lei e dandole un bacio sulla guancia rosea
"Buonanotte Maestro" rispose Raksha, sorridendo all'elfo.
Lui ricambiò e poi aggiunse, come se quell'idea gli fosse venuta in mente solo in quel momento:
"Raksha, chiamami per nome. Mi fai sentire vecchio se ti rivolgi a me con tutta questa formalità."
Raksha si limito ad annuire ed il ragazzo uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.

Capitolo 18: Primo giorno

Eragon arrivò barcollando alla sua camera e, non senza una certa difficoltà, aprì al porta della stanza.

Con sua grande sorpresa trovò ad aspettarlo, seduta sul letto, Arya; quando lo vide entrare l'elfa alzò la testa quel tanto che bastava per far intravedere i suoi penetranti occhi verdi, obliqui come quelli dei felini.

Eragon si sentì mancare. Tutti gli sforzi che aveva compiuto in quel momento per evitare di far riemergere i sentimenti che provava per l'elfa furono mandati in fumo appena la vide alzarsi e dirigersi verso di lui, con un andatura sensuale ed incredibilmente femminile.

Arya intanto si trovava ad un palmo da lui e lo guardava negli occhi  sorridendo maliziosamente; lentamente la donna si avvicinò ancora un po' al ragazzo, che ora riusciva ad avvertire il respiro dell'elfa sulle proprie labbra.

"Arya, cosa...?" Eragon non riusciva a capire cosa stesse passando per la mente dell'elfa, sapeva solamente che se avesse continuato a stargli così vicino avrebbe perso completamente quel briciolo di autocontrollo che ancora gli restava. L'elfa gli posò l'indice sulle labbra, zittendolo, per poi sussurrargli piano all'orecchio:

"Non è questo che hai sempre voluto da me? Non volevi che il tuo amore fosse ricambiato, che potessimo vivere come ogni altra coppia di Alagaesia?"

"Sì, ma non mi sembra giusto che accada adesso...Siamo entrambi sotto l'effetto del Faelnirv." ribattè il Cavaliere, con la gola secca

"Se è solo questo il problema lo risolviamo subito..." detto ciò l'elfa pronunciò alcune parole nell'Antica Lingua e la mente di Eragon tornò lucida

"Va meglio così?" domandò lei con voce suadente

"Decisamente." rispose lui avvicinandola a sè e poggiando le sue labbra su quelle della donna, che ricambiò prontamente il bacio.

"Ti amo Arya!" sussurrò lui con voce roca

"Ti amo anche io Eragon." rispose lei, stringendosi di più a lui e baciandolo ancore una volta.


La mattina seguente a svegliare il Cavaliere fu il ruggito impaziente della sua dragonessa. Eragon si stropicciò gli occhi e, lentamente, si alzò a sedere, stando attento a non disturbare Arya, ancora addormentata accanto a lui.

"Eragon! Vastiti in fretta o arriveremo tardi al nostro primo giorno d'insegnamento!"  lo esortò Saphira, con voce dura

"Va bene, non serve che ti arrabbi tanto!" rispose lui, mentre si preparava. 

Quando fu pronto prese Brisingr, la sua inseparabile spada, assicurandosela in vita, e si diresse verso la porta.

"Eragon..." la voce assonnata di Arya lo raggiunse prima che uscisse dalla stanza

"Buongiorno!" le disse gurdandola. 

"Buona fortuna per il tuo primo giorno da insegnante."

"Grazie, ne avrò bisogno." rispose lui, uscendo poi dalla stanza.



Fuori dalla porta trovò ad aspettarlo suo fratello. Il Cavaliere Rosso aveva la schiena poggiata ad una colonna, le braccia incrociate e lo sguardo fisso su di lui.

Eragon capì subito che aveva qualcosa di molto importante da dirgli, così aspettò che si decidesse a parlare

"Cosa sta succedendo Eragon?"

"Non capisco a cosa ti riferisci." rispose il minore

Murtagh si staccò dalla colonna e si avvicinò al Cavaliere: aveva gli occhi neri ridotti ad una fessura e, come Eragon aveva imparato, ciò non presagiva nulla di buono.

"Non mentire con me Eragon! So perfettamente che deve essere accaduto qualcosa che ha allarmato, qualcosa di così importante da spingere Arya a richiamarti da Vroengard per farti tornare qui. La cosa non mi interesserebbe se non sapessi per certo che quell'elfa ha in mente di utilizzare i poteri di Raksha per risolvere la situazione, che  deve essere alquanto grave. Non è forse così, Fratello?"

Eragon non potè fare altro che annuire. Murtagh aveva descritto precisamente quello che era accaduto e negare non avrebbe fatto altro che farlo infuriare più di quanto già non fosse.

Il Cavaliere Rosso sospirò passandosi una mano sul volto

"Maledizione! Sapevo che l'arrivo di Arya non avrebbe portato nulla di buono...Ma giuro che se permetterai che succeda qualcosa alla mia bambina mi occuperò personalmente di ammazzarti!"

Eragon lo guardò: era teso, anzi no, spaventato. Ma il ragazzo capì perfettamente la sua reazione, in fondo anche lui era preoccupato per la sorte della piccola Evy, ma l'unica cosa che poteva fare per proteggerla era insegnarle tutto quello che sapeva, sperando che la piccola apprendesse in fretta e riuscisse a fermare la minaccia che incombeva su Alagaesia.

"Farò di tutto per proteggerla. Hai la mia parola Fratello." disse il minore dei due, ripetendolo anche nell'Antica Lingua per rendere la sua promessa vincolante.

"Lo spero per il tuo bene, Eragon. E adesso vai, Raksha ti sta aspettando in giardino, ha detto che voleva portare Zestraj a prendere una boccata d'aria."

"Zestraj?" domandò il Cavaliere

"Sì, è il nome del suo drago." 

Eragon sorrise, quella bambina era davvero un senso dell'umorismo particolare; infatti il nome del cucciolo nell'Antica Lingua significava Riflesso,  allusione alle scaglie del drago che erano simili a specchi.

"Allora vado da loro, ci vediamo più tardi Fratello."

Il Cavaliere Rosso si limitò a fare un cenno affermativo con la testa, entre Eragon si incamminava verso il giardino dove trovò ad attenderlo Raksha e Zestraj, che giocavano tranquilli sotto lo sguardo attento e protettivo dei tre draghi adulti.

Quando lo sentì arrivare la bambina alzò lo sguardo e gli rivolse uno dei suoi sorrisi radiosi, che il Cavaliere ricambiò

"Allora siete pronti per il vostro primo giorno d'allenamento?"

"Sì!" risposero all'unisono l'Evy e il cucciolo

"Bene, seguitemi." disse Eragon con voce calma ma decisa, lo stesso tono di voce che Oromis usava con lui e che aveva un che di paterno.

Raksha e Zestraj obbedirono. 

Il ragazzo li condusse nello spiazzo dove si era allenato durante la sua permanenza ad Ellesmèra, e li fece sedere sull'erba mentre Saphira si accoccolava alle sue spalle.

"Vi ho portati qui perchè vorrei sapere la tua storia Raksha. So che non eri a conoscenza dell'appartenenza alla razza degli Evy, quindi vorrei che mi raccontassi la tua vita fino ad oggi." spiegò il Cavaliere

La piccola si rabbuiò ed un lampo di tristezza le attraverso lo sguardo, offuscandolo, ma un attimo dopo la bambina annuì in modo deciso iniziado a raccontare:

"Fin da quando ho memoria ho vissuto in un villaggio a nord, dove abitavo insieme alla mia mamma. Purtroppo quando scoppiò la Grande Guerra, la mamma fu rapita dai soldati dell'esercito del re. Ricordo ancora quel giorno: quegli uomini entrarono in casa, io mi nascosi con la magia, e due di loro bloccarono le braccia della mia mamma e le chiesero dove nascondesse il Nijal. Lei rispose che non sapesse di cosa stessero parlando; uno dei soldati allora le colpì il viso con un pugno, dicendole che alla fine avrebbe raccontato tutto quello che sapeva. Lo disse con un espressione così orribile che a volte lo rivedo ancora nei miei incubi. La mamma non cedette e il comandante ordinò di radere prelevare tutte le ricchezze del villaggio; ancora ricordo le urla terrorizzate dei bambini e i pianti delle donne. Poi tutto finì e io mi ritrovai sola in quella casa ormai completamente vuota. Da allora tutti mi guardarono con diffidenza, pensando che la causa di tuttele loro sventure fossi io. Continuò così finchè il villaggio fu attaccato dai briganti che lo depredarono ancora una volta; gli abitanti decisero allorta di uccidermi, pensando che così avrebbero liberato il villaggio dalla cattiva sorte. Mi presero di notte e mi portarono nella foresta, dove mi legarono le braccia e le gambe; il capovillaggio si avvicinò con un coltello in mano, lo alzò sopra la mia testa ed io chiusi gli occhi attendendo i colpo. Sentii un rumore assordante e poi la voce profonda e imperiosa di un uomo che ordinava di fermarsi; come a sottolineare le sue parole si udì un ruggito, a quel punt0 aprii gli occhi e vidi davanti che il capovillaggio era sospeso in aria, pallido come un morto e fissava un punto alla mia destra. Mi voltai e vidi un guerriero in armatura e dietro di lui un drago rosso, rosso come la corazza di quell'uomo, che ringhiava con ferocia; il Cavaliere lasciò cadere il capovillaggio e gli intimò di andarsene, insieme ai suoi uomini, e poi si diresse verso di me. Ammetto che in quel momento tremai di paura ma, quando sentii il nodo delle corde allentarsi, iniziai a tranquillizzarmi un po'; dopo pochi secondi fui del tutto libera ed allora cedetti: gli buttai le braccia al collo ed iniziai a piangere disperatamente, il Cavaliere allora ricambiò titubante la mia stretta e mi disse di stare tranquilla, mentre mi arruffava i capelli. Mi chiese quali fosse il mio nome e cosa fosse successo prima del suo arrivo, io gli raccontai tutto per poi chiedergli quale fosse il suo nome e lui presentò se stesso ed il drago rosso. Successivamente mi si avvicinò lentamente e mi prese in braccio, issandomi sul dorso del drago. Quando lo sentii sedersi dietro di me ed abbracciarmi piano, avvertii un senso di protezione mai provato prima. Da allora vissi con lui,imparando l'arte della magia e della spada, fino all'arrivo di Nasuada ed Arya."

Eragon era scioccato dal racconto della bambina, così come Saphira e per un attimo pensò a quanto avesse dovuto costare a suo fratello il non uccidere quei vermi che avevano tentato di ucciderla. 

Mai come allora si era sentito in dovere di mantenere la promessa fatta a Murtagh, avrebbe protetto quella bambina perchè aveva già sofferto abbastanza. 

Perchè lui sapeva cosa significasse vedersi strappare la propria famiglia senza poter fare niente.

 

Angolo dell'Autrice

Eccomi di nuovo con il secondo capitolo di oggi.

In questa parte della storia vediamo un Eragon innamorato che finalmente può stare con la sua elfa, ed un Eragon Maestro che desidera conoscere meglio la sua piccola allieva.

Finalmente veniamo a conoscenza della tristissima storia della nostra piccola protagonista, che con grande sforzo riesce ad aprirsi con il Cavaliere.

Mi raccomando, fatemi sapere se questi capitoli vi sono piaciuti.

Baci<3<3<3

RedSonja

 

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Capitolo 19
*** L'inizio della storia ***


 

Capitolo 19 L'inizio della storia
Raksha se ne stava seduta in silenzio, con gli occhi bassi a cercare di nascondere le lacrime che avevano iniziato a rigarle il volto, aspettando che fosse uno dei suoi Maestri a parlare. Raccontare la sua storia le era costato uno fatica immane, prima di allora infatti non ne aveva mai parlato con nessuno.
Sentì un lieve fruscio ed alzò lo sguardo, vedendo che il suo Maestro si era accovacciato davanti a lei per poterla guardare negli occhi; vide che aveva un espressione seria, ma quando toccò la sua mente sentì che non era arrabbiato con lei, bensì con gli abitanti del villaggio che avevano tentato di ucciderla.
La bambina tirò su col naso e cercò di sorridere al ragazzo, ma non dovette essere molto convincente poichè vide le labbra di quest'ultimo assottigliarsi ancora un po'.
"Cattivi!"  il pensiero di Zestrj giunse nella sua mente trafiggendola come una lama: in quell'unica parola pronunciata dal cucciolo era concentrata una tale quantità di odio e rabbia da farla rabbrividire.
Raksha cercò di inviare al draghetto dei pensieri positivi, che ebbero l'effetto di calmarlo, almeno in parte...
Poi si rivolse ad Eragon:
"Perchè mi hai chiesto di raccontare la mia storia?" 
"Perchè ho bisogno di sapere quante più cose possibili su di te per capire qual è il modo migliore per insegnarti tutto quello che un Cavaliere deve sapere" rispose lui, rilassandosi un po'
"In pratica vuoi essere sicuro che non rivelerai i segreti dell'Ordine ad un Cavaliere instabile, evitando di creare un nuovo Galbatorix" concluse la ragazzina seccamente.
Eragon rimase spiazzato dalla perspicacia di quella bambina. Era riuscita a capire le sue vere intenzioni con una facilità impressionante; si chiese se non l'avesse offesa sottoponendola a quell'esame.
"Non mi hai ferita se è quello che ti stai chiedendo, semplicemente mi ha dato fastidio il fatto che tu mi abbia mentito quando ti ho chiesto il perchè di tale richiesta. Se non c'è fiducia tra allievo e Maestro, tento vale lasciar perdere fin da adesso."
"Sì, hai ragione. Mi dispiace. Ti prometto che non ti mentirò ancora." disse il ragazzo sorridendo, sollevato di non aver causato un danno irreparabile.
"Perchè sorridi?" chiese l'Evy, inclinando la testa di lato.
Il Cavaliere scoppiò a ridere a causa della buffa posa della bambina, che però era sempre più confusa dalla reazione del ragazzo.
"Ma che ha?" chiese mentalmente a Saphira
" Niente, non ti preoccupare. Credo che trovi divertente il modo in cui hai inclinato la testa." rispose la dragonessa scuotendo l'enorme muso, con fare sconsolato.
Raksha rise a sua volta, divertita dalla risposta della dragonessa e si avvicinò al suo Maestro, di cui attirò l'attenzione sfiorandogli delicatamente la mano con le piccole dita affusolate, dotate di artigli affilati. Eragon si voltò verso di lei, alzando appena un sopracciglio arcuato, come a chiederle cosa volesse domandargli.
"Ora possiamo iniziare l'addestramento?"
"Ma certo, la prima lezione di oggi tratterà del legame tra Drago e Cavaliere. Pur sapendo che gli Evy hanno delle capacità innate che permettono loro di istaurare un'unione profonda con qualsiasi Drago, vorrei che tu capisca tutto ciò che essa implica per entrambi."
La ragazzina annuì decisa e stette ad ascoltare la spiegazione del suo Maestro, che fu molto dettagliata ma mai noiosa, aspettando che finisse di parlare.
Quando ebbe il Cavaliere finito tacque un attimo, come a cercare di riprendersi dalla fatica, e poi le chiese:
" E' tutto chiaro? Se avete qualche domanda io e Saphira saremo lieti di rispondervi. In fondo siamo qui proprio per questo."
Raksha non aveva niente da chiedere, il Cavaliere era stato molto esaustivo nella sua spiegazione, anche se in effetti c'era una cosa che non riusciva a comprendere...
"Io ho una domanda, ma non so se abbia qualcosa a che fare con il legame che unisce me e Zestraj."
Eragon le fece cenno di parlare
"Bè ecco, da quando l'uovo si è schiuso avverto una strana sensazione di calore in questo punto" disse la piccola Evy indicando un punto vicino al cuore "Non so cosa sia ma a volte pulsa, ed è fastidioso, specie se uso la magia... il fatto è che non riesco a capire che cosa sia questa strana sensazione."
Il Cavaliere non sapeva cosa rispondere, non aveva mai avvertito qualcosa simile a quello che stava descrivando la ragazzina e perciò si rivolse a Saphira, sperando che lei avesse una spiegazione da darle
"Non so che dirti Eragon, non ho mai sentito parlare di questa cosa prima d'ora. Dovremmo rivolgerci ad Arya e Glaeedr-Elda, sperando che loro sappiano darci una spiegazione."
"Mi spiace Raksha, ma non ho idea di cosa possa essere, nè se sia collegata con la schiusa dell'uovo di Zestraj. Ti prometto che farò delle ricerche su quest'argomento e ti farò sapere appena troverò qualcosa."
"Perdonatemi, non volevo mettervi in difficoltà... è solo che pensavo fosse una cosa importante." si scusò la piccola
"Non preoccuparti, piuttosto, mi domando cosa sia un Nijal perchè Galbatorix lo stesse cercando." disse il ragazzo, ragionando a voce alta.
Eragon fu distratto da un brontolio, all'inizio pensò che fosse il draghetto, ma quando ide Raksha arrossire capì che quel ruomre provaniva dallo stomaco della bambina.
In quel momento si rese conto che era ora di cena e si alzò, invitando la bambina a seguirlo; la condusse nella sala da pranzo del Palazzo dove li stavano aspettando Murtagh e Nasuada, e la fece sedere mentre aspettavano l'arrivo degli altri commensali.
"Allora, come è andato il primo giorno d'allenamento?" chiese il Cavaliere Rosso, sedendosi accanto alla sua piccola protetta
"Bene, è stato molto interessante. Mi piace la voce di Eragon-Elda"
"Ehm... grazie, è una cosa che non mi ha mai detto nessuno." rispose il ragazzo, sorpreso dall'insolita osservazione della bambina
Murtagh, invece, non sembrava affatto sorpreso dalle parole dell'Evy; sapeva perfettamente che la bambina spesso si concentrava su particolari che per altri erano irrilevanti, dimostrando di avere un ottimo spirito d'osservazione. Le aruffò i capelli fiammeggianti, come faceva sempre, e la ragazzina poggiò il viso sulla maglia che copriva il petto del Cavaliere. Il ragazzo sentì il cuore scaldarsi, come accadeva tutte le volte che lei cercava conforto nelle sue attenzioni; dalla notte che l'aveva salvata nel bosco non riusciva a fare a meno di provare un forte senso di protezione nei suoi confronti. 
All'inizio cercava di non farsi coinvolgere troppo da quella vivace creaturina, ma alla fine si era affezionato a lei tanto da considerarla come una figlia. Ricordava ancora la prima notte in cui Raksha aveva bussato alla porta della sua camera da letto, chiedendogli se poteva rimanere lì con lui; quella notte c'era stato un forte temporale, che probabilmente l'aveva spaventata, e così le aveva concesso di dormire con lui per quella sera. Quando si era sdraiata lì al suo fianco l'aveva sentita rilassarsi, vedendola così indifesa il suo braccio si era mosso istintivamente verso la testolina ricoperta da lunghi capelli rosso fuoco e aveva iniziato ad accarezzarele dolcemente la testa, cantandole una ninna nanna che aveva appreso da una delle tante balie che si prendevano cura di lui da bambino. Aveva sentito il suo respiro farsi sempre più pesante e, quando le aveva sussurrato "Buonanotte piccola.", la bambina aveva sorriso nel sonno e con voce lieve gli aveva risposto "Buonanotte papà". In quel momento aveva sentito il ghiaccio dentro di lui scioglieri come neve al sole, insieme a rabbia, dolore e senso d'ineguatezza; improvvisamente non gli importava più quello che era stato in passato, perchè adesso l'unica cosa che contava davvero per lui era prendersi cura di quella bambina che dormiva tranquillamente accoccolata lì vicino a lui. Aveva trovato se stesso.
Eragon e Nasuada avevano osservato la scena in silenzio, ma sorridendo nel vedere come quella bambina riuscisse a far breccia nella corazza del freddo Cavaliere Rosso.
"Mi chiedo come mai Murtagh si sia affezionato così tanto a quella bambina" pensò Eragon guardando il fratello coccolare la bambina che sembrava apprezzare le sue attenzioni, che ricambiava chiacchierando allegramente con lui che la ascoltava con la massima attenzione.
"Io penso che la sua storia gli abbia fatto ricordare come veniva trattato lui da bambino: allontanato e temuto da tutti, anche se non per lo stesso motivo di Raksha." a rispondergli era stata la voce soave di Nasuada, che evidentemente aveva toccato la sua mente,  priva di difese nei confronti dell'Imperatrice.
"Nasuada, ma da quando tu riesci a toccare la mente delle persone?" 
"Ho imparato da poco. Me lo ha insegnato Murtagh una sera, quando stavamo al castello. Eravamo soli e così...bè..." Eragon sentì un'ondata di imbarazzo provenire dalla mente della ragazza, insieme ad immagini di lei e del Cavaliere che si baciavano in modo molto passionale.
Il ragazzo arrossì a sua volta, eppure fu contento di apprendere che finalmente quei due si fossero decisi a dichiararsi l'amore che provavano l'uno nei confronti dell'altra. 
"Sono contento che siate finalmente una coppia. Congratulazioni!"  
In quel momento arrivò Arya ed il banchetto ebbe inizio, per la gioia di tutti i presenti.
La cena terminò a tarda notte, esattamente come il giorno precedente, ma questa volta Raksha non aveva l'adrenalina a tenerla sveglia e così rischio un paio di volte di addormentarsi, sempre sveglita dal tocco leggero del Cavaliere Rosso che le sedeva al fianco. Ma questa volta nemmeno il suo tocco poteva farla resistere, era davvero troppo assonnata, probabilmente perchè alla sua stanchezza si aggiungeva anche quella di Zestraj, che non ne poteva più delle chiacchiere degli Elfi
"Sveglia piccola, non è il momento di addormentarsi!" la voce calda e profonda di Murtagh la fece sobbalzare; sentì un lieve divertimento provenire dalla mente del ragazzo, ma decise di ignorarlo:era troppo stanca perfino per offendersi
"Ho sonno!" si limitò a controbattere lei, lasciando fluire tutta la sua stanchezza verso di lui
"Lo so ma devi resistere solo un altro po', poi potrai addormentarti."
"Va bene."
In quel momento un lampo illuminò le vetrate del palazzo, seguito da un rombo assordante.
La bambina si strinse forte contro di lui, tremando; Murtagh la accarezzò, cercando di calmarla, ma sembrò tutto inutile. Le emozioni di quegl'ultimi giorni si facevano sentire, accentuate dalla stanchezza, ma lui non poteva fare altro che continuare ad accarezzarla, sperando che si rilassasse.
Arya sembrò accorgersi della situazione, congedando gli Elfi con delle parole di ringraziamento e si dedicò la sua attenzione completamente alla ragazzina.
"Cosa succede?" chiese lei, proccupata
"Non è niente, Raksha ha paura dei temporali. E' una specie di trauma che deriva dal giorno in cui fu cacciata dal vilaggio dove abitava; in più tutti gli avvenimenti devono averla stressata, acuendo ancora di più la sua reazione." rispose il Cavaliere Rosso, senza smettere di accarezzare la testolina dell'Evy, ancora ostinatamente poggiata sul suo petto.
"Non sarebbe meglio portarla in camera?" propose Nasuadan avvicinandosi un po' alla bambina
"Quando è in questo stato, è meglio non lasciarla da sola."
"Quindi cosa intendi fare?" chiese l'elfa
"Per stasera la farò rimanere con me, di solito basta a calmarla."
Detto questo si diresse verso la sua camera, negli alloggi dei Cavalieri.

Capitolo 19: L'inizio della storia

Raksha se ne stava seduta in silenzio, con gli occhi bassi a cercare di nascondere le lacrime che avevano iniziato a rigarle il volto, aspettando che fosse uno dei suoi Maestri a parlare. Raccontare la sua storia le era costato uno fatica immane, prima di allora infatti non ne aveva mai parlato con nessuno.

Sentì un lieve fruscio ed alzò lo sguardo, vedendo che il suo Maestro si era accovacciato davanti a lei per poterla guardare negli occhi; vide che aveva un espressione seria, ma quando toccò la sua mente sentì che non era arrabbiato con lei, bensì con gli abitanti del villaggio che avevano tentato di ucciderla. La bambina tirò su col naso e cercò di sorridere al ragazzo, ma non dovette essere molto convincente poichè vide le labbra di quest'ultimo assottigliarsi ancora un po'.

"Cattivi!"  il pensiero di Zestrj giunse nella sua mente trafiggendola come una lama: in quell'unica parola pronunciata dal cucciolo era concentrata una tale quantità di odio e rabbia da farla rabbrividire.

Raksha cercò di inviare al draghetto dei pensieri positivi, che ebbero l'effetto di calmarlo, almeno in parte...Poi si rivolse ad Eragon:

"Perchè mi hai chiesto di raccontare la mia storia?"

 "Perchè ho bisogno di sapere quante più cose possibili su di te per capire qual è il modo migliore per insegnarti tutto quello che un Cavaliere deve sapere" rispose lui, rilassandosi un po'

"In pratica vuoi essere sicuro che non rivelerai i segreti dell'Ordine ad un Cavaliere instabile, evitando di creare un nuovo Galbatorix" concluse la ragazzina seccamente.

Eragon rimase spiazzato dalla perspicacia di quella bambina. Era riuscita a capire le sue vere intenzioni con una facilità impressionante; si chiese se non l'avesse offesa sottoponendola a quell'esame.

"Non mi hai ferita se è quello che ti stai chiedendo, semplicemente mi ha dato fastidio il fatto che tu mi abbia mentito quando ti ho chiesto il perchè di tale richiesta. Se non c'è fiducia tra allievo e Maestro, tento vale lasciar perdere fin da adesso."

"Sì, hai ragione. Mi dispiace. Ti prometto che non ti mentirò ancora." disse il ragazzo sorridendo, sollevato di non aver causato un danno irreparabile.

"Perchè sorridi?" chiese l'Evy, inclinando la testa di lato.

Il Cavaliere scoppiò a ridere a causa della buffa posa della bambina, che però era sempre più confusa dalla reazione del ragazzo.

"Ma che ha?" chiese mentalmente a Saphira

" Niente, non ti preoccupare. Credo che trovi divertente il modo in cui hai inclinato la testa." rispose la dragonessa scuotendo l'enorme muso, con fare sconsolato.

Raksha rise a sua volta, divertita dalla risposta della dragonessa e si avvicinò al suo Maestro, di cui attirò l'attenzione sfiorandogli delicatamente la mano con le piccole dita affusolate, dotate di artigli affilati. Eragon si voltò verso di lei, alzando appena un sopracciglio arcuato, come a chiederle cosa volesse domandargli.

"Ora possiamo iniziare l'addestramento?"

"Ma certo, la prima lezione di oggi tratterà del legame tra Drago e Cavaliere. Pur sapendo che gli Evy hanno delle capacità innate che permettono loro di istaurare un'unione profonda con qualsiasi Drago, vorrei che tu capisca tutto ciò che essa implica per entrambi."

La ragazzina annuì decisa e stette ad ascoltare la spiegazione del suo Maestro, che fu molto dettagliata ma mai noiosa, aspettando che finisse di parlare. Quando ebbe il Cavaliere finito tacque un attimo, come a cercare di riprendersi dalla fatica, e poi chiese:

" E' tutto chiaro? Se avete qualche domanda io e Saphira saremo lieti di rispondervi. In fondo siamo qui proprio per questo."

 Raksha non aveva niente da chiedere, il Cavaliere era stato molto esaustivo nella sua spiegazione, anche se in effetti c'era una cosa che non riusciva a comprendere...

"Io ho una domanda, ma non so se abbia qualcosa a che fare con il legame che unisce me e Zestraj."

Eragon le fece cenno di parlare.

"Bè ecco, da quando l'uovo si è schiuso avverto una strana sensazione di calore in questo punto" disse la piccola Evy indicando un punto vicino al cuore "Non so cosa sia ma a volte pulsa, ed è fastidioso, specie se uso la magia... il fatto è che non riesco a capire che cosa sia questa strana sensazione."

Il Cavaliere non sapeva cosa rispondere, non aveva mai avvertito qualcosa simile a quello che stava descrivando la ragazzina e perciò si rivolse a Saphira, sperando che lei avesse una spiegazione da darle

"Non so che dirti Eragon, non ho mai sentito parlare di questa cosa prima d'ora. Dovremmo rivolgerci ad Arya e Glaeedr-Elda, sperando che loro sappiano darci una spiegazione."

 "Mi spiace Raksha, ma non ho idea di cosa possa essere, nè se sia collegata con la schiusa dell'uovo di Zestraj. Ti prometto che farò delle ricerche su quest'argomento e ti farò sapere appena troverò qualcosa."

"Perdonatemi, non volevo mettervi in difficoltà... è solo che pensavo fosse una cosa importante." si scusò la piccola

"Non preoccuparti, piuttosto, mi domando cosa sia un Nijal perchè Galbatorix lo stesse cercando." disse il ragazzo, ragionando a voce alta.

Eragon fu distratto da un brontolio, all'inizio pensò che fosse il draghetto, ma quando ide Raksha arrossire capì che quel ruomre provaniva dallo stomaco della bambina. In quel momento si rese conto che era ora di cena e si alzò, invitando la bambina a seguirlo; la condusse nella sala da pranzo del Palazzo dove li stavano aspettando Murtagh e Nasuada, e la fece sedere mentre aspettavano l'arrivo degli altri commensali.

"Allora, come è andato il primo giorno d'allenamento?" chiese il Cavaliere Rosso, sedendosi accanto alla sua piccola protetta

"Bene, è stato molto interessante. Mi piace la voce di Eragon-Elda"

"Ehm... grazie, è una cosa che non mi ha mai detto nessuno." rispose il ragazzo, sorpreso dall'insolita osservazione della bambina.

Murtagh, invece, non sembrava affatto sorpreso dalle parole dell'Evy; sapeva perfettamente che la bambina spesso si concentrava su particolari che per altri erano irrilevanti, dimostrando di avere un ottimo spirito d'osservazione. Le aruffò i capelli fiammeggianti, come faceva sempre, e la ragazzina poggiò il viso sulla maglia che copriva il petto del Cavaliere. Il ragazzo sentì il cuore scaldarsi, come accadeva tutte le volte che lei cercava conforto nelle sue attenzioni; dalla notte che l'aveva salvata nel bosco non riusciva a fare a meno di provare un forte senso di protezione nei suoi confronti. All'inizio cercava di non farsi coinvolgere troppo da quella vivace creaturina, ma alla fine si era affezionato a lei tanto da considerarla come una figlia. Ricordava ancora la prima notte in cui Raksha aveva bussato alla porta della sua camera da letto, chiedendogli se poteva rimanere lì con lui; quella notte c'era stato un forte temporale, che probabilmente l'aveva spaventata, e così le aveva concesso di dormire con lui per quella sera. Quando si era sdraiata lì al suo fianco l'aveva sentita rilassarsi, vedendola così indifesa il suo braccio si era mosso istintivamente verso la testolina ricoperta da lunghi capelli rosso fuoco e aveva iniziato ad accarezzarele dolcemente la testa, cantandole una ninna nanna che aveva appreso da una delle tante balie che si prendevano cura di lui da bambino. Aveva sentito il suo respiro farsi sempre più pesante e, quando le aveva sussurrato "Buonanotte piccola.", la bambina aveva sorriso nel sonno e con voce lieve gli aveva risposto "Buonanotte papà". In quel momento aveva sentito il ghiaccio dentro di lui scioglieri come neve al sole, insieme a rabbia, dolore e senso d'ineguatezza; improvvisamente non gli importava più quello che era stato in passato, perchè adesso l'unica cosa che contava davvero per lui era prendersi cura di quella bambina che dormiva tranquillamente accoccolata lì vicino a lui. Aveva trovato se stesso.

Eragon e Nasuada avevano osservato la scena in silenzio, ma sorridendo nel vedere come quella bambina riuscisse a far breccia nella corazza del freddo Cavaliere Rosso.

"Mi chiedo come mai Murtagh si sia affezionato così tanto a quella bambina" pensò Eragon guardando il fratello coccolare la bambina che sembrava apprezzare le sue attenzioni, che ricambiava chiacchierando allegramente con lui che la ascoltava con la massima attenzione.

"Io penso che la sua storia gli abbia fatto ricordare come veniva trattato lui da bambino: allontanato e temuto da tutti, anche se non per lo stesso motivo di Raksha." a rispondergli era stata la voce soave di Nasuada, che evidentemente aveva toccato la sua mente,  priva di difese nei confronti dell'Imperatrice.

"Nasuada, ma da quando tu riesci a toccare la mente delle persone?"

 "Ho imparato da poco. Me lo ha insegnato Murtagh una sera, quando stavamo al castello. Eravamo soli e così...bè..." Eragon sentì un'ondata di imbarazzo provenire dalla mente della ragazza, insieme ad immagini di lei e del Cavaliere che si baciavano in modo molto passionale.Il ragazzo arrossì a sua volta, eppure fu contento di apprendere che finalmente quei due si fossero decisi a dichiararsi l'amore che provavano l'uno nei confronti dell'altra.

 "Sono contento che siate finalmente una coppia. Congratulazioni!"

   In quel momento arrivò Arya ed il banchetto ebbe inizio, per la gioia di tutti i presenti.

La cena terminò a tarda notte, esattamente come il giorno precedente, ma questa volta Raksha non aveva l'adrenalina a tenerla sveglia e così rischio un paio di volte di addormentarsi, sempre sveglita dal tocco leggero del Cavaliere Rosso che le sedeva al fianco. Ma questa volta nemmeno il suo tocco poteva farla resistere, era davvero troppo assonnata, probabilmente perchè alla sua stanchezza si aggiungeva anche quella di Zestraj, che non ne poteva più delle chiacchiere degli Elfi

"Sveglia piccola, non è il momento di addormentarsi!" la voce calda e profonda di Murtagh la fece sobbalzare; sentì un lieve divertimento provenire dalla mente del ragazzo, ma decise di ignorarlo:era troppo stanca perfino per offendersi

"Ho sonno!" si limitò a controbattere lei, lasciando fluire tutta la sua stanchezza verso di lui

"Lo so ma devi resistere solo un altro po', poi potrai addormentarti."

"Va bene."In quel momento un lampo illuminò le vetrate del palazzo, seguito da un rombo assordante.La bambina si strinse forte contro di lui, tremando; Murtagh la accarezzò, cercando di calmarla, ma sembrò tutto inutile. Le emozioni di quegl'ultimi giorni si facevano sentire, accentuate dalla stanchezza, ma lui non poteva fare altro che continuare ad accarezzarla, sperando che si rilassasse.

Arya sembrò accorgersi della situazione, congedando gli Elfi con delle parole di ringraziamento e si dedicò la sua attenzione completamente alla ragazzina.

"Cosa succede?" chiese lei, proccupata

"Non è niente, Raksha ha paura dei temporali. E' una specie di trauma che deriva dal giorno in cui fu cacciata dal vilaggio dove abitava; in più tutti gli avvenimenti devono averla stressata, acuendo ancora di più la sua reazione." rispose il Cavaliere Rosso, senza smettere di accarezzare la testolina dell'Evy, ancora ostinatamente poggiata sul suo petto.

"Non sarebbe meglio portarla in camera?" propose Nasuadan avvicinandosi un po' alla bambina

"Quando è in questo stato, è meglio non lasciarla da sola."

"Quindi cosa intendi fare?" chiese l'elfa

"Per stasera la farò rimanere con me, di solito basta a calmarla."

Detto questo si diresse verso la sua camera, negli alloggi dei Cavalieri.

 

Angolo dell'Autrice

Buonasera a tutti!

Oggi credo che pubblicherò un solo capitolo, mi spiace ma non avevo molta ispirazione ( ansia trauma pre- inizio scuola).

Comunque questo capitolo è bello lungo, quindi credo che valga anche per il secondo che non ho scritto.

Mi scuso poi per il titolo, ma non mi veniva in mente niente di creativo perciò...perdonatemi per questo scempio *si inginocchia implorando la grazia*

Da domani editerò la sera, tranne la domenica, causa compiti.

Ora vi saluto, buon inizio scuola! ;)

Baci<3<3<3

RedSonja


 

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Capitolo 20
*** Quattro anni dopo ***


 

Capitolo 20: Quattro anni dopo
Murtagh adagiò la bambina sul letto. Raksha tremava ancora, ma sembrava che si stesse tranquillizzando, seppur lentamente.
Il ragazzo non riusciva a fare a meno di pensare a quanto si fosse affezionato a quella bambina, si sarebbe preso cura di lei come un fratello...come un padre.
"Come un papà. Un padre l'ho avuto anche io, ma ho scoperto a mie spese che le due cose non sempre corrispondono."
Si sdraiò vicino alla piccola, come la prima volta che era andata a cercarlo durante un temporale, ed iniziò ad accarezzarle i capelli.
D'un tratto la voce dell'Evy giunse alle sue orecchie
"Vorrei tanto che tu fossi il mio vero papà"
Quelle parole fecero sussultare il Cavaliere Rosso, il guerriero spietato che non aveva mai tremato davanti a nessuno in vita sua. Eppure in quel momento non riuscì a trattenersi: per una volta decise di aprire il suo cuore e di dire esattamente quello che pensava: 
"Non importa che nelle tue vene non scorre il mio stesso sangue, tu per me sarai sempre la mia bambina...mia figlia."
La bambina si girò verso di lui, aveva gli occhi colmi di lacrime. Prima che Murtagh avesse il tempo di dire qualsiasi cosa, gli aveva gettato le braccia al collo iniziando a piangere senza controllo. Il Cavaliere intanto aveva continuato ad accarezzarle delicatamente la testa e a sussurrarle quanto le voleva bene, con la voce tremante per la commozione.
Lentamente Raksha scivolò in un sonno ristoratore, che avrebbe curato tutta la sua stanchezza; il ragazzo invece aveva continuato a vegliare su di lei, guardandola riposare con un espressione finalmente serena sul suo bel visetto infantile.
Quella notte Murtagh giurò a se stesso che si sarebbe impegnato per sapere chi fossero i veri genitori della sua protetta e, se essi non avessero voluto o potuto prendersi cura di lei, se ne sarebbe occupato lui personalmente chiedendone la custodia.
I mesi trascorsero velocemente ad Ellesmèra, e ai i mesi si susseguirono gli anni.
Gli allenamenti si facevano sempre più lunghi ed intensi per il giovane Cavaliere ed il suo cucciolo di drago, cucciolo per via dell'età ma non sicuramente per le dimensioni; Zestraj infatti era cresciuto molto, diventando imponente e forte abbastanza da portare due persone sul suo dorso, cosa che faceva spesso poichè la sua compagana adorava portare Blodhgarm con sè.
Zestraj non era nè geloso nè preoccupato dalla presenza dell'elfo, anzi era contento che la sua piccola si fosse abituata allo strano aspetto di quest'ultimo, sopratutto perchè all'inizio ne aveva avuto una certa paura. D'altra parte l'elfo dall'aspetto ferino si era sempre dimostarto gentile con la sua compagna, accettando di rispondere a tutte le sue curiosità sulla cultura elfica e sul sue sembianze.
Anche Raksha era cresciuta, diventando una bellissima ragazza,  attirando più di qualche sguardo molto interessato di alcuni elfi.
Nonostante ciò non era minimamente interessata alle questioni di cuore, anzi cercava di ignorare il più possibile i suoi ammiratori nel tentativo di scoraggiare loro eventuali dichiarazioni. 
L'Evy era comunque rimasta legata al Cavaliere Rosso, che pure spesso era in viaggio, essendosi da poco sposato con Lady Nasuada; la notizia delle loro nozze l'aveva riempita di gioia e, quando le due persone che amava di più al mondo avevano pronunciato il fatidico sì, era scoppiata in lacrime insieme ad Arya.
La sua vita era cambiata, infatti era arrivato anche un altro Apprendista, con cui era in ottimi rapporti.
Il suo nome era Araklin, e quello della sua dragonessa Elhyrè che era dello stesso colore del carbone.
Raksha stava pensando proprio a tutto questo, quando vide spuntare da dietro gli alberi il giovane Cavaliere.
"Andiamo ragazzina non abbiamo tutto il giorno, sai?" disse lui con uno sbuffo d'impazienza. Era sempre così, ogni volta lei spariva per ore ed Eragon-Elda lo mandava a cercarla per tutta la foresta.
"Mi dispiace che tu abbia dovuto venire a cercarmi, come sempre, ma stavo pensando a quanto la mia vita sia cambiata rispetto a quattro anni fa." disse lei, cercando di placare l'animo troppo irascibile del giovane
"Uff... E va bene ti perdono. Ma solo perchè oggi è il tuo compleanno e perchè siamo in ritardo e non abbiamo il tempo di discutere." rispose lui.
Raksha rise, con un suono argentino, e si avvicinò a lui scoccandogli un bacio sulla guancia, facendolo arrossire.
"Grazie mio prode Cavaliere!" gli disse facendogli una riverenza.
Inutile dire che le orecchie del nostro povero ragazzo divennero dello stesso colore del fuoco, quando il vestito colorato della Evy lasciò intravedere la sottoveste di colore bianco, simbolo di purezza.
"A-Andiamo dai, immagino che Murtagh-Elda, Castigo-Elda e Lady Nasuada desiderino parlare con te; dopotutto sono due anni che non ti vedono di persona."
"Chissà cosa vorranno dirci..." pensò ad alta voce Raksha
Per poi salire in groppa a Zestraj, imitata da Araklin e Elhyrè, e si diresse verso il Palazzo Reale dove li stavano aspettando i suoi Maestri.
Quando giunsero a Palazzo trovarono ad attenderli i loro Maestri e il Cavaliere Rosso affianco a Castigo.
Appena lo vide Raksha si lanciò dal dorso di Zestraj, atterrando poi come se niente fosse come un petalo di rosa lievemente trasoprtato dalla brezza primaverile, e corse ad abbracciare il suo anico Maestro che ricambiò la sua stretta.
"Sei cresciuta molto dall'ultima volta che ti ho vista. E sei diventata una ragazza davvero splendida." disse Murtagh osservando la giovane che si trovava di fronte e che aveva preso il posto della bambina mingherlina e agile che ricordava.
"Splendida come il più bel fiore, ma pericolosa quanto il miglior guerriero." osservò Castigo, strofinando il muso contro ilbraccio dela ragazza.
Raksha sorrise ed accarezzò il muso del drago, che espresse il suo apprezzamento brontolando sommessamente.
Quest'ultimo poi si concentrò sui due giovani draghi, che erano rimasti rispettosamente in disparte; Murtagh invece parve accorgersi solo allora del fatto che evidentemente ci fosse un altro Cavaliere.
"E così hai due allievi Eragon, chi è il compagno di quella dragonessa?" 
"Araklin, vieni a presentarti. Di solito non sei timido, mi sembra strano che tu non l'abbia già fatto..." Eragon esortò l' Apprendista a farsi avanti e presentarsi.
Con grande sorpresa, il Cavaliere Rosso si trovò a fissare un ragazzo sui diciassette anni. Il suo istinto di protezione si attivò immediatamente pensandolo così vicino alla sua bambina, anche perchè doveva ammettere che quel ragazzo dovesse risultare molto attraente per le ragazze dell'età di Raksha; Araklin era alto, fisico asciutto e scolpito, occhin chiari dello stesso colore del ghiaccio, di cui condividevano la freddezza, capelli neri e lunghi tenuti legati in una coda alta,labbra sottili ma carnose e orecchie lievemente appuntite. Il ragazzo se ne stava davanti a lui, fissandolo tranquillamente con le braccia incrociate; attendeva che lo studiasse e nel frattempo lui faceva lo stesso, improvvisamente le sue labbra si tesero leggermente per poi schiudersi in un sorriso, rivelando i denti perfetti e bianchi come perle.
"Il mio nome è Araklin, Apprendista Cavaliere da tre anni e lei..." disse indicando la dragonessa " ...E' Elhyrè, è un piacere conoscervi Murtagh-Elda"
Sentirsi chiamare con quell'onorifico fece uno strano effetto al Cavaliere Rosso che impiegò qualche secondo per rispondergli
"Anche per me è un piacere fare la tua conoscenza."
"Allora papà, cos'è successo? Cosa volevi dirci?" chiesè la voce delicata che tutti sapevano appartenere a Raksha
"Volevo informarvi di due cose."
"Buone notizie spero..." disse Eragon guardando il fratello
"Una lieta ed una allarmante." rispose semplicemente lui
"E quali sarebbero?" Zestraj stava cominciando a spazientirsi
"Angela potrebbe dirti qualcosa sul tuo passato, Raksha."
Raksha si sentì mancare, non era sicuro di voler apprendere qualcosa su di sè, ma annuì comunque.
"E quella buona è andata. Quella cattiva?" chiese Araklin
"Si sta per scatenare una guerra ad Alagaesia. E per fermarla ci serve il vostro aiuto."


Capitolo 20: Quattro anni dopo

Murtagh adagiò la bambina sul letto.

Raksha tremava ancora, ma sembrava che si stesse tranquillizzando, seppur lentamente.Il ragazzo non riusciva a fare a meno di pensare a quanto si fosse affezionato a quella bambina, si sarebbe preso cura di lei come un fratello...come un padre.

"Come un papà. Un padre l'ho avuto anche io, ma ho scoperto a mie spese che le due cose non sempre corrispondono."

 Si sdraiò vicino alla piccola, come la prima volta che era andata a cercarlo durante un temporale, ed iniziò ad accarezzarle i capelli.D'un tratto la voce dell'Evy giunse alle sue orecchie

"Vorrei tanto che tu fossi il mio vero papà"

Quelle parole fecero sussultare il Cavaliere Rosso, il guerriero spietato che non aveva mai tremato davanti a nessuno in vita sua. Eppure in quel momento non riuscì a trattenersi: per una volta decise di aprire il suo cuore e di dire esattamente quello che pensava: 

"Non importa che nelle tue vene non scorre il mio stesso sangue, tu per me sarai sempre la mia bambina...mia figlia."

La bambina si girò verso di lui, aveva gli occhi colmi di lacrime. Prima che Murtagh avesse il tempo di dire qualsiasi cosa, gli aveva gettato le braccia al collo iniziando a piangere senza controllo. Il Cavaliere intanto aveva continuato ad accarezzarle delicatamente la testa e a sussurrarle quanto le voleva bene, con la voce tremante per la commozione. Lentamente Raksha scivolò in un sonno ristoratore, che avrebbe curato tutta la sua stanchezza; il ragazzo invece aveva continuato a vegliare su di lei, guardandola riposare con un espressione finalmente serena sul suo bel visetto infantile.

Quella notte Murtagh giurò a se stesso che si sarebbe impegnato per sapere chi fossero i veri genitori della sua protetta e, se essi non avessero voluto o potuto prendersi cura di lei, se ne sarebbe occupato lui personalmente chiedendone la custodia.



I mesi trascorsero velocemente ad Ellesmèra, e ai i mesi si susseguirono gli anni.Gli allenamenti si facevano sempre più lunghi ed intensi per il giovane Cavaliere ed il suo cucciolo di drago, cucciolo per via dell'età ma non sicuramente per le dimensioni; Zestraj infatti era cresciuto molto, diventando imponente e forte abbastanza da portare due persone sul suo dorso, cosa che faceva spesso poichè la sua compagana adorava portare Blodhgarm con sè.Zestraj non era nè geloso nè preoccupato dalla presenza dell'elfo, anzi era contento che la sua piccola si fosse abituata allo strano aspetto di quest'ultimo, sopratutto perchè all'inizio ne aveva avuto una certa paura. D'altra parte l'elfo dall'aspetto ferino si era sempre dimostarto gentile con la sua compagna, accettando di rispondere a tutte le sue curiosità sulla cultura elfica e sul sue sembianze.Anche Raksha era cresciuta, diventando una bellissima ragazza,  attirando più di qualche sguardo molto interessato di alcuni elfi.

Nonostante ciò non era minimamente interessata alle questioni di cuore, anzi cercava di ignorare il più possibile i suoi ammiratori nel tentativo di scoraggiare loro eventuali dichiarazioni. 

L'Evy era comunque rimasta legata al Cavaliere Rosso, che pure spesso era in viaggio, essendosi da poco sposato con Lady Nasuada; la notizia delle loro nozze l'aveva riempita di gioia e, quando le due persone che amava di più al mondo avevano pronunciato il fatidico sì, era scoppiata in lacrime insieme ad Arya. La sua vita era cambiata, infatti era arrivato anche un altro Apprendista, con cui era in ottimi rapporti.

Il suo nome era Araklin, e quello della sua dragonessa Elhyrè che era dello stesso colore del carbone.Raksha stava pensando proprio a tutto questo, quando vide spuntare da dietro gli alberi il giovane Cavaliere.

"Andiamo ragazzina non abbiamo tutto il giorno, sai?" disse lui con uno sbuffo d'impazienza.

Era sempre così, ogni volta lei spariva per ore ed Eragon-Elda lo mandava a cercarla per tutta la foresta.

"Mi dispiace che tu abbia dovuto venire a cercarmi, come sempre, ma stavo pensando a quanto la mia vita sia cambiata rispetto a quattro anni fa." disse lei, cercando di placare l'animo troppo irascibile del giovane

"Uff... E va bene ti perdono. Ma solo perchè oggi è il tuo compleanno e perchè siamo in ritardo e non abbiamo il tempo di discutere." rispose lui.

Raksha rise, con un suono argentino, e si avvicinò a lui scoccandogli un bacio sulla guancia, facendolo arrossire.

"Grazie mio prode Cavaliere!" gli disse facendogli una riverenza.

Inutile dire che le orecchie del nostro povero ragazzo divennero dello stesso colore del fuoco, quando il vestito colorato della Evy lasciò intravedere la sottoveste di colore bianco, simbolo di purezza.

"A-Andiamo dai, immagino che Murtagh-Elda, Castigo-Elda e Lady Nasuada desiderino parlare con te; dopotutto sono due anni che non ti vedono di persona."

"Chissà cosa vorranno dirci..." pensò ad alta voce Raksha per poi salire in groppa a Zestraj, imitata da Araklin e Elhyrè, e si diresse verso il Palazzo Reale dove li stavano aspettando i visitatori

Quando giunsero a Palazzo trovarono ad attenderli i loro Maestri e il Cavaliere Rosso affianco a Castigo.Appena lo vide Raksha si lanciò dal dorso di Zestraj, atterrando poi come se niente fosse come un petalo di rosa lievemente trasoprtato dalla brezza primaverile, e corse ad abbracciare il suo antico Maestro che ricambiò la sua stretta.

"Sei cresciuta molto dall'ultima volta che ti ho vista. E sei diventata una ragazza davvero splendida." disse Murtagh osservando la giovane che si trovava di fronte e che aveva preso il posto della bambina mingherlina e agile che ricordava.

"Splendida come il più bel fiore, ma pericolosa quanto il miglior guerriero." osservò Castigo, strofinando il muso contro il braccio della ragazza.

Raksha sorrise ed accarezzò l'enorme testa del drago, che espresse il suo apprezzamento brontolando sommessamente. Quest'ultimo poi si concentrò sui due giovani draghi, che erano rimasti rispettosamente in disparte; Murtagh invece parve accorgersi solo allora del fatto che evidentemente ci fosse un altro Cavaliere.

"E così hai due allievi Eragon, chi è il compagno di quella dragonessa?" 

"Araklin, vieni a presentarti. Di solito non sei timido, mi sembra strano che tu non l'abbia già fatto..." Eragon esortò l' Apprendista a farsi avanti e presentarsi.

Con grande sorpresa, il Cavaliere Rosso si trovò a fissare un ragazzo sui diciassette anni.

Il suo istinto di protezione si attivò immediatamente pensandolo così vicino alla sua bambina, anche perchè doveva ammettere che quel ragazzo dovesse risultare molto attraente per le ragazze dell'età di Raksha e che lei, per quanto non fosse interessata all' amore, avrebbe potuto volere più della sua amicizia.

Araklin era alto,  dal fisico asciutto e scolpito, con occhi chiari dello stesso colore del ghiaccio, di cui condividevano la freddezza, capelli neri e lunghi tenuti legati in una coda alta,labbra sottili ma carnose e orecchie lievemente appuntite. Il ragazzo se ne stava davanti a lui, fissandolo tranquillamente con le braccia incrociate; attendeva che lo studiasse e nel frattempo lui faceva lo stesso, improvvisamente le sue labbra si tesero leggermente per poi schiudersi in un sorriso, rivelando i denti perfetti e bianchi come perle.

"Il mio nome è Araklin, Apprendista Cavaliere da tre anni e lei..." disse indicando la dragonessa " ...E' Elhyrè, è un piacere conoscervi Murtagh-Elda"

Sentirsi chiamare con quell'onorifico fece uno strano effetto al Cavaliere Rosso che impiegò qualche secondo per rispondergli

"Anche per me è un piacere fare la tua conoscenza."

"Allora papà, cos'è successo? Cosa volevi dirci?" chiesè la voce delicata che tutti sapevano appartenere a Raksha

"Volevo informarvi di due cose."

"Buone notizie spero..." disse Eragon guardando il fratello

"Una lieta ed una allarmante." rispose semplicemente lui

"E quali sarebbero?" Zestraj stava cominciando a spazientirsi

"Angela potrebbe dirti qualcosa sul tuo passato, Raksha."

Raksha si sentì mancare, non era sicuro di voler apprendere qualcosa su di sè, ma annuì comunque.

"E quella buona è andata. Quella cattiva?" chiese Araklin

"Si sta per scatenare una guerra ad Alagaesia. E per fermarla ci serve il vostro aiuto."

 

Angolo dell'Autrice

Eccomi tornata dopo una discreta assenza.

Vi chiedo scusa per non aver pubblicato niente in questi giorni, ma la scuola mi sta impegnando molto, quindi volevo informarvi che d'ora in poi pubblicherò nel weekend e,  solo occasionalmente,  durante la settimana.

Continuerò comunque a rispondere alle vostre recensioni, vi chiedo solo di non abbandonare la mia fanfic a causa del diradarsi degli aggiornamenti anche perchè penso che la scuola sia ricominciata per tutti e che anche voi avrete meno tempo a disposizione per leggere, recensire e pubblicare (oltre al problema pratico di dover scrivere i capitoliprima di pubblicarli).

Da questo capitolo cominceranno le avventure della nostra "piccola" Evy e del nostro affascinante(?) nuovo Cavaliere Nero...quali sorprese ci riserverà questa coppia? 

Questo capitolo è stato critto mentre ascoltavo "The only exception" dei Paramore (e voi starete giustamentepensando "e cosa ce ne frega?" probabilmente niente) la conoscete? Vi piace? Cosa ne pensate dei Paramore?

Fatemi sapere commentendo; io personalmente li adoro, anche se mi dispiace che siano rimasti solo in tre...

Ora vi saluto.

A presto.

Baci<3<3<3

RedSonja

 

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