Quattro quarti di Uno

di JaneBenn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cannocchiale alla mano ***
Capitolo 2: *** Il mondo del Sud ***



Capitolo 1
*** Cannocchiale alla mano ***


“C’era un volta” è sempre il miglior modo per aprire una storia, e dato che tutti i migliori racconti mai esistiti iniziano con queste semplici parole ho pensato di usarle come talismano per questa storia:
 
C’era una volta un mondo un po’ strano, che osservato da qualunque cannocchiale straniero sarebbe parso alquanto buffo e inusuale.
Innanzitutto dovete sapere che questo era diviso in quattro parti ben distinte, separate da un lungo fiume le cui acque di colore blu scuro erano piene di pietre e minerali dai colori più sgargianti; come seconda cosa, a queste quattro zone corrispondevano quattro popoli di origini e tradizioni completamente opposte le une alle altre.
Bisogna dire che la convivenza non era un problema, dato che nessuno di questi aveva mai osato varcare i confini delle proprie terre per conoscere cosa vi era al di là, e di conseguenza ognuno viveva in pace e tranquillità. I più piccoli erano gli unici che creavano qualche problema a causa della loro curiosità, che li portava spesso ad allontanarsi dai genitori fino ad arrivare sulle rive del Grande Fiume.
Per evitare che i bambini si spingessero troppo in là si era deciso all’origine di non creare ponti, in modo che il fiume restasse un elemento naturale insuperabile.
Uno di questi popoli era formato da omini piccoli piccoli, che scorazzavano da una terra all’altra sempre operosi come un formicaio.
Conducevano una vita dedita all’agricoltura e le loro terre, concimate e curate a rigore, erano le più fertili di tutto il pianeta.
Se puntassimo il nostro cannocchiale su uno dei terreni più vasti vedremmo subito  due di questi omini intenti a concimare l’uno e a raccogliere i frutti maturi l’altro, mentre discutono animatamente:
“Queste terre ci danno quello che vogliamo e ci consentono di sfamare noi e le nostre famiglie, ma vorrei tanto assaggiare i frutti degli alberi più a Sud della nostra area!” sostenne il più vecchio dei due.
“Ti riferisci ai maestosi alberi verso il confine? Anch’io ho sognato spesso di arraffare uno dei loro frutti ma purtroppo bisogna rassegnarsi alla verità: siamo troppo piccoli e per noi sarà sempre impossibile raggiungere quelle chiome!” rispose l’altro, gettando con uno sguardo malinconico il seme nella terra.
“A volte mi chiedo perché la natura metta a disposizione alberi così se poi non ci consente di disporne..” riprese il vecchio, “ma forse un giorno voi giovani troverete un modo per farlo, forse bisogna solo pazientare”.
Il giovane compare si rattristò un po’ sentendo le parole del suo concittadino, ma non avendo nulla di consolatorio da dirgli riprese il suo lavoro.
Questo scenario un po’ cupo ci spinge a spostare il nostro cannocchiale più e Est, oltre il Grande Fiume, per arrivare nella terra di Uno.
In questo quarto del pianeta ogni cosa è singola e unica: c’è una casa, un animale, una persona, un albero, una stella… Nessuna cosa è nata uguale all’altra, e di conseguenza bisogna fare molta attenzione a curare tutto in modo che niente si distrugga e svanisca per sempre.
L’unico abitante, appunto, aveva un lavoraccio da fare che non vi dico! Si occupava di ogni cosa e non aveva mai un attimo per sé. Ogni tanto la sera se ne andava vicino all’Albero e alla Pianta e mentre guardava la Luna si lasciava andare a qualche discorso filosofico:
“Spiegami Luna, tu che sei lassù e tutto vedi, qual è il senso di questo mio vivere da solo? Com’è possibile che non ci sia nessuno come me che possa aiutarmi, guidarmi, o anche solo farmi compagnia in questa esistenza?
Qualche volta mi domando se il resto del pianeta sia così, se ci siano nelle altre tre zone altri tre come me, e in caso ci fossero se non fosse meglio che fossimo tutti insieme.
Non sarebbe tutto più facile insieme, l’unione non fa la forza forse?
Oh Luna, vorrei che anche tu potessi dirmi qualcosa, perché tutto ciò che faccio non vale nulla per me, ogni mia gioia nel veder sorgere il sole, o ogni mia malinconia nel vederlo tramontare che senso hanno se non posso condividerle con nessuno?”
Con calma si alzò poi da terra e tornò in casa per gettarsi infine sul letto.
I sogni, purtroppo, erano l’unico mondo alternativo al suo che conosceva.
Posiamo un attimo il nostro cannocchiale,e proviamo a pensare a come dev’essere vivere in uno di questi due piccoli mondi a sé.
Che sia una pausa breve però, perché poi dobbiamo andare più a Sud, precisamente a Sud-Est di questo strano pianeta.
 

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Capitolo 2
*** Il mondo del Sud ***


Nel mondo del Sud le cose erano diverse e non lo erano.
A Est c’erano questi omoni alti quanto giraffe e grossi come orsi. Le loro teste bucavano la nuvole e i loro occhi non vedevano che il cielo.
Potrebbe sembrare bello poter guardare sempre verso l’alto, ma non per loro.
“Mamma”, disse uno di quelli, “sono stanco di vedere uccelli e sentire il vento che mi scompiglia i capelli! Voglio andare giù, toccare il terreno, vedere cosa c’è ‘sotto’!”
La madre lo guardò un po’ scocciata sentendosi rivolgere per l’ennesima volta la solita domanda.
“Te l’ho già detto, non ci è permesso dalle leggi della natura di conoscere altro da questo cielo e da questi volatili. Se ‘sotto’ ci fosse qualcosa di particolare o utile non pensi che riusciremmo a prenderlo? Se ci fosse realmente qualcosa necessario alla nostra sopravvivenza non credi che ne potremmo avere accesso? Su ora smettila di parlare e torna con gli occhi su” ribatté la donnona facendo a sua volta rotare gli occhi verso l’azzurro.
Il più piccolo sbuffò di nuovo e rivolse un’occhiata veloce a Ovest dove, oltre il Fiume, oltre le distese di verde e oltre la nuvole bianche c’era il Regno dei Tutti.
La confusione che regnava lì non aveva eguali in nessun’altra parte: case su case costruite l’una sopra l’altra, uomini e donne che correvano da una parte all’altra della città in mezzo a macchine, animali, vestiti..
I semafori cambiavano colore in base al tempo e ognuno dormiva dove più gli piaceva.
Visto dall’alto sembrava una macchia di colori vivaci e sempre in movimento.
“Spazio! SPAZIOOOOOOO!” urlò un ragazzino in sella alla bici, mentre con grande prontezza scavalcava un vecchietto intento a leggere il giornale in mezzo alle strisce pedonali.
C’erano insomma piccoli spazi e troppe persone.
In mezzo a questo regno vi era un monte altissimo con una gabbia di elefanti rosa sulla cima. (Non cercate un senso a questo, dubito che ne avesse uno ma era così).
All’improvviso un giorno ci fu un qualcosa, che potremmo chiamare terremoto ma non sarebbe appropriato, che fece cadere la gabbia lungo il monte: questa si aprì e tutti i duemila elefanti che vi erano contenuti rotolarono in tutti i luoghi facendo tremare l’intero mondo.
Il Grande Fiume straripò e una forte corrente d’aria attraversò tutto il globo.
Il risultato fu che alcuni dei nostri abitanti si trovarono spostati ben oltre i loro confini.
I regni si confusero e niente sembrò più essere come prima.
Certo lo shock iniziale parve all’inizio insuperabile, ma non ci volle molto perché tutti apprezzassero le nuove collocazioni: gli omoni poterono facilmente tirare giù i frutti degli alberi più alti ai piccoli omini che lavoravano la terra, ricevendo da loro in cambio frutta e verdura.
Il triste Abitante solo fu più che lieto di ospitare nel suo regno un po’ di coloro che erano stipati nel Regno dei Tutti e da quel momento in poi non fu più solo, e ebbe la gioia di conoscere l’amicizia e l’amore.
Benefici, insomma, ce ne furono in abbondanza per tutti, ma sarebbe sleale dire che un nuovo mondo urge di nuove regole.
Così furono varate leggi e nominati prescelti per farle rispettare.
Avevano sbagliato a non essere curiosi, a non andare oltre, perché quella paura aveva precluso loro moltissime cose.
Ci furono momenti belli e brutti, ma quando quel mondo fu riunificato e i quarti divennero un uno,la gioia nello scoprire “l’altro” riempì il vuoto che avevano sempre avuto nel cuore.
 
 
 

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