You called, I answered

di Greenflares
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Titolo: You called, I answered

AutoreGreenflares  http://www.fanfiction.net/u/3159999/Greenflares

Traduzione: Andy2412 

Parole: circa 12000 parola più parola meno 

Disclaimer:  niente di quanto riportato qua sotto mi appartiene ecc. , stessa cosa per l'autrice della storia. 

Autorizzazione per tradurreI'm perfectly happy with you translating it and posting it, just so long as I'm credited as the original author, like you said.
If/when you post it, I'd love a link to it just so I can check it out!




“Senti,” cominciò Stiles, raggomitolato al sicuro nella sua Jeep mentre guardava enormi scrosci di pioggia rotolare giù per il parabrezza, annebbiandogli la vista “in questo momento sono bloccato da qualche parte nel bel mezzo del nulla e credo di aver bucato.” 

Derek sbuffò sconcertato. “Dove sei?” domandò, anche se suonò più come un ordine che come una domanda e di solito Stiles avrebbe obbiettato - dopotutto pretendeva solo rispetto e comune cortesia, grazie tante - ma al momento non era esattamente nella posizione per cominciare a criticare l’unica persona che aveva risposto al telefono.

“Ho appena lasciato casa di Scott,” rispose aspramente, sentendo già il giudizio che stava per arrivare, “Io, uhm …ho preso la strada veloce per andare a casa.” 

“Con strada veloce,” ringhiò Derek, “per favore dimmi che non intendi la strada che attraversa la foresta.” 

Stiles sussultò. “Posso mentire se questo ti facilita le cose.” 

“Dannazione, Stiles,” borbottò l’alpha e il ragazzo potè sentirlo prendere le chiavi dell’auto, “lo sai che mi ci vorrà mezz’ora per raggiungerti con questo tempo, vero?” 

Stiles lo sospettava, ma aveva cercato di restare positivo. Tutte le sue speranze erano state spazzate via, adesso. “Non dirlo,” si lamentò, “ non portare sfiga. Potresti sorprenderti di te stesso e arrivare in dieci minuti. Sogna in grande, Derek.” 

“Non sperarci troppo,” gli disse e il ragazzo lo sentì salire in macchina. “Ok, sto arrivando. Sarò lì tra poco. Non, uh, andartene in giro o roba simile.” 

“Gesù, per chi mi hai preso, per un idiota?” brontolò Stiles, “non me ne andrò a spasso nel mezzo di una tempesta,Derek. Posso essere un piccolo e debole umano. Ma non sono completamente inutile.”   

“Bene,” grugnì Derek, prolisso come non mai. “Sei ancora sulla strada?” 

Stiles strizzò gli occhi per vedere oltre i finestrini sfocati della sua macchina e sospirò.
“Si, proprio bloccato nel mezzo, veramente.”

Il lupo grugnì di nuovo e poi cadde la linea. Ovviamente quello era il modo in cui Derek terminava una conversazione. Ovviamente. Perché Stiles avrebbe dovuto aspettarsi diversamente?

“Maleducato,” borbottò lasciando ricadere il cellulare sulle ginocchia. “ Lupo maleducato con problemi di comunicazione.” 

Accese la radio dell’auto sperando di poter ascoltare qualcosa di interessante, ma tutto quello che ottenne furono disturbi e interferenze, così la spense di nuovo.
Accigliandosi, si afflosciò con un brontolio sul sedile e cominciò una partita a Temple Run sul cellulare. 

“Stupido universo.” borbottò, mentre aspettava l’arrivo di Derek.
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Fu venti miniti dopo che un bagliore di fari interruppe il nuovo record di Stiles.

“Finalmente,” si lamentò, riparandosi gli occhi dalla luce , mentre Derek si avvicinava con una braccio sollevato a ripararsi dalla pioggia. Abbassò il finestrino e urlò,” Te l’avevo detto che non ci avresti messo mezz’ora.” Fece un gran sorriso “Mio prode cavaliere.” 

“Siamo entrambi fortunati che tuo padre non sia di pattuglia in questa zona, perché sono piuttosto sicuro di aver infranto più di un codice stradale venendo qui.” brontolò, sollevando la giacca per ripararsi il collo. “Quale gomma?” 

“Posteriore sinistra,” rispose e con un piccolo sbuffo di rassegnazione richiuse il finestrino, per poi scendere velocemente dall’auto ed essere investito dalla tempesta.
Le scarpe sprofondavano nel fango e scivolò più volte per raggiungere Derek dietro la macchina. L’acqua che gli gocciolava giù per il collo lo fece rabbrividire. 

“Quando è stata l’ultima volta che hai fatto controllare le gomme?” domandò, anche se dal tono Stiles capì che sapeva già che la risposta era ‘parecchio tempo fa’.

“Sono stato impegnato, ok?” rispose il ragazzo sulla difensiva. “In caso tu non lo abbia notato, ho passato quasi tutto il mio tempo ad aiutare questo lupo mannaro decisamente poco amichevole e il suo branco, poi quando ho quiche momento libero, occasionalmente, vado in quel posto chiamato scuola - forse ne hai sentito parlare.” 

Derek sbuffò stizzito, ma non si spinse oltre. Stiles guardò la pioggia scivolare giù per la sua guancia, lungo la curva della mascella e la lunga linea della gola.

“Allora,” continuò il ragazzo, distogliendo lo sguardo da Derek e dondolandosi sui piedi infangati, “puoi sistemarla?” 

L’alpha si accigliò un po’ mentre osservava la ruota bucata e Stiles cominciò ad andare nel panico.

“Puoi aggiustarla, vero? Voglio dire, lo hai fatto un sacco di volte, no?” Continuava a spostare lo sguardo agitato dall’espressione torva di Derek alla macchina infangata. “Non è - non è distrutta, vero? Non dovrò comprarmi una nuova macchina, no? Perché, lascia che te lo dica, non posso permettermene una nuova, non con questa economia.” 

“E’ solo una gomma a terra.” disse sbrigativo, tranquillizzando un pochino Stiles.
“Il vero problema qui è la strada, non so se te ne sei accorto, ma sei parecchio impantanato.”

Stiles osservò di nuovo la propria auto, accorgendosi del fango grigio-marrone che arrivava a metà delle gomme. “Wow,” mormorò, “c’è un po’ di fango.” 

“Già,” disse Derek, “è quello che succede di solito se combini acqua e terra, sai?” 

“Hey, non fare il sarcastico con me, signorino,” rispose, con un piccolo sorriso. “Sono io quello che fa le battute qui e sarà meglio che tu lo tenga a mente.” 

“Stiles non credo che dovresti cercare di cambiare la gomma mentre piove così.” continuò Derek, “ Specialmente visto il fatto che siamo nel fango fino alle ginocchia.” 

Il ragazzo mise il broncio e si spostò un po’ nel fango, poteva sentirlo viscido e bagnato infilarsi tra le dita dei piedi. “Sprofonderà se la lascio qui?” 

Derek lo guardò storto, “No, Stiles,” disse,” la tua macchina non affonderà.” 

“Hey,”borbottò, “è una preoccupazione valida. Chiaramente non hai mai visto La Storia Infinita da bambino, vero? Traumi da sabbie mobili.” finse di asciugarsi un lacrima. “Riposa in pace Artax.” 

Continuò a guardarlo male, la pioggia che scintillava sulla sua pelle.

“Ok, come vuoi, la lascerò qui.” cedette Stiles, “Ma se domani torno e scopro che è affondata nel fango, pagherai per la mia terapia, perché ti garantisco che sarò distrutto.” 

“Certo,” accettò Derek, “Adesso però saliamo in macchina, okay? È troppo bagnato adesso.”

Il ragazzo sbuffò e andò a recuperare le sue cose dalla Jeep, prima di chiuderla e seguire Derek alla sua macchina.

“Paparino tornerà presto.” mormorò, guardando la sua auto attraverso il finestrino mentre l’altro faceva inversione e si avviava verso la città. “Fatti coraggio!” 

“E’ una macchina, Stiles” gli ricordò Derek, “ starà bene.” 

“Tu dici così, ma prova a pensare a tutte le cose orribili che potrebbero accaderle mentre sono via.” Rabbrividendo appena, mormorò depresso “Potrebbero farci la tana dei procioni.”Diede un’occhiata a Derek che era concentrato sulla strada. “Credi che sarebbe un gesto crudele spostare una famiglia di procioni dalla mia Jeep se ci si fossero trasferiti per colpa mia?”

“Non credo che tu ti debba preoccupare di trovare la macchina infestata dai procioni,” rispose, e Stiles potè quasi scorgere l’ombra di un sorriso all’angolo della sua bocca. 

“Sai,”disse, sistemandosi sul sedile di pelle in modo da essere voltato verso Derek, “proprio quando penso di averti inquadrato, tu mi sorprendi mettendoti a sorridere in quel modo.” 

L’alpha lo guardò per un momento, un sopracciglio leggermente sollevato. “Che vuoi dire?” domandò.

“Non sei quello a cui sono abituato,” ammise Stiles. “ Sei silenzioso e riservato, non ridi mai e quando fai una battuta è quasi motivo di festa nazionale.” 

Derek si corrucciò di più. “Rido qualche volta.” borbottò.

Il ragazzo lo fissò. “Si, certo, vedi, quando lo dici così? Tutto sopracciglia corrugate e atteggiamento ostile? Questo non ti dipinge esattamente come un tipo che ride molto.”

“Forse sei tu che non sei spiritoso, ci hai mai pensato?” suggerì in modo tagliente. 

“Ha-ha.” ribattè Stiles. “Sappiamo entrambi che sono il re della risata da queste parti, qualcuno doveva sopperire alla tua mancanza di humor e io mi sono preso questa responsabilità.” 
 
Tra di loro scese un silenzio imbarazzato. Stiles osservò i tergicristalli muoversi ritmicamente sul vetro , mentre cercava di pensare a un modo per spiegare ciò che intendeva senza rigirare il coltello nella piaga. 

“Non sono abituato alle persone silenziose,” disse alla fine, la sua voce echeggiò nel silenzio dell’auto. “Sei davvero molto riservato - e questo mi inquieta. Voglio dire, mi conosci, lo sai quanto parlo. Quando incontro qualcuno che non è come me mi fa paura.” 

Derek sollevò un sopracciglio ma mantenne lo sguardo sulla strada, “ Stai dicendo che ti faccio paura…perché non parlo continuamente?” 

Stiles sbuffò infelice e rispose “E’ più per il fatto che non condividi mai niente con nessuno di noi. A dire la verità devo sforzarmi per capirti, lo sapevi? Devo leggere tra le righe.” 

“E con gli altri invece non devi farlo?” 

“Gli altri sono facili da capire,” gli disse, pensando ai suoi amici. “Scott è un libro aperto. E’ un pessimo bugiardo e condivide tutto. Poi le persone come Lydia e Jackson si comprendono facilmente in base a quello che mostrano di se stessi. Quello di cui parlano , quello che dicono degli altri…ma tu…” Si accigliò, mordendosi il labbro pensieroso. “Tu non condividi nulla.” Voltò la testa per osservare il suo profilo. “Non c’è niente su cui lavorare a parte il fatto che non condividi niente.” 

“Ed è una brutta cosa?”domandò Derek con voce neutrale.

“Non brutta,” obiettò Stiles, “Solo diversa. Strana.” Fece un timido sorriso. “Ti si addice. Diverso e strano.” 

“Ma tu non mi capisci.” constatò l’alpha. 

“Nemmeno un po’.” concordò il ragazzo. “E’ come se parlassi in codice.” 

Derek lo guardò ancora una volta prima di riportare gli occhi sulla strada. “Huh.” 

Stiles lo fissò a bocca aperta. “Vedi?” gridò. “E quello cosa diamine vorrebbe dire?” 

Derek azzardò un sorriso. 

Quando accostò sul vialetto di Stiles, il ragazzo fu sorpreso. Era sicuro che non fossero passati più di cinque minuti. 

“Riunione del branco domani, ricordatelo,” disse l’alpha mentre Stiles raccoglieva le sue cose.

“Verrò ricoperto di campanelli.” promise. “Veri campanelli. Dozzine, di varie forme e dimensioni.”   *

Le labbra di Derek minacciarono di nuovo di curvarsi in un sorriso e Stiles sorrise a sua volta. 

“Buona notte Stiles,” sbuffò il lupo, e il ragazzo lo prese come segnale per ritirarsi.
“Dopo la riunione possiamo andare a recuperare la tua Jeep, se vuoi.” 

“Mi farebbe comodo.” rispose Stiles. “Grazie. Ci vediamo domani”. Aprì la portiera e fu investito da una folata di aria gelida che lo fece rabbrividire. “Notte.” 

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 “Queste riunioni sono decisamente deludenti, sai?” sospirò Lydia, dividendo con cautela un pezzo di pizza dagli altri e sporcandosi con la mozzarella filante che non ne voleva sapere di staccarsi. “Mi aspettavo Fight Club: The Werewolf Edition.” 

“Invece è come stare a un pigiama-party per dodicenni.” brontolò Erica, leccandosi l’angolo della bocca e lanciando un tovagliolo appallottolato contro la testa di Isaac. 
“Onestamente mi sorprende che non abbiamo ancora cominciato a giocare ai videogiochi e sparlare di ragazzi.” 

Stiles lanciò un’occhiata a Derek che se ne stava seduto imbronciato tra Jackson e Boyd. Non aveva contribuito alla conversazione da più di mezz’ora, ormai, e ad ogni commento sulla serata sembrava incupirsi sempre di più. Non ci voleva un genio per capire che si sentiva insultato. Lui era l’alpha dopotutto. Un insulto alla riunione del branco era un insulto a lui. Stiles almeno quello lo capiva. 

“La vedete nel modo sbagliato,” esclamò, attirando gli sguardi dei presenti su di se. Sentiva che Derek lo stava osservando. “Non è una sessione di allenamento… è più un’esperienza per legare, in realtà.” Guardò di nuovo il lupo e incontrò uno sguardo vuoto, sempre meglio del solito broncio.
“Siamo un branco, dobbiamo essere uniti. Pizza e chiacchiere sono il nostro modo di farlo.” Si allungò e prese una fetta di pizza Hawaiian per sottolineare il concetto. 

“Stiles ha ragione,” disse Scott, ricevendo un sorriso soddisfatto da parte del suo migliore amico, “non siamo qui per imparare a combattere, siamo qui per diventare più forti come squadra.” Si voltò a guardare l’alpha “Vero?”

Derek sembrò a disagio con tutti gli sguardi puntati su di lui, come se preferisse essere lasciato totalmente fuori dalla conversazione. Le sue labbra si contrassero per un momento, prima di rispondere “Si. Certo.” 

“Prolisso, come al solito.” borbottò Stiles e l’alpha lo guardò in cagnesco. Oh già, realizzò Stiles con un attimo di ritardo, orecchie da licantropo. Oops.

La conversazione riprese lentamente e il ragazzo si rimise a sedere, sorseggiando la propria Coca-cola, cercando di non origliare quando era esattamente ciò che stava facendo. 

Derek era disagio sotto pressione, quello Stiles l‘aveva già notato. Non amava che le sue decisioni o azioni fossero giudicate o messe in dubbio. Non aveva molta sicurezza in se stesso e nelle proprie scelte e questo si presentava agli altri come insofferenza.
Il ragazzo sapeva che era un buon leader- o lo sarebbe diventato, forse - ma al momento era tutto troppo nuovo per lui. Era in una situazione precaria. 

Stava ancora osservando Derek quando questo si alzò raccogliendo i cartoni di pizza e i bicchieri, per poi impilarli e trasportarli, con incredibile facilità ed equilibrio, fino in cucina. Non appena se e fu andato, Erica entrò nel suo campo visivo, le labbra rosso acceso che formavano un sorrisetto di una che la sa lunga.

“Hai intenzione di dirmi a cosa stai pensando?” domandò, piegando la testa e incrociando le braccia al petto, aspettandosi una risposta.

“Oh sai,” mentì Stiles, “Stavo solo riflettendo sulle origini dell’universo. Niente di che.”

Erica fece una risatina e si avvicinò con fare cospiratorio. “Bugiardo,” sussurrò. “sei stato stranamente silenzioso per tutta la sera e non hai staccato gli occhi di dosso da un certo qualcuno dal momento in cui sei arrivato.”  

“Hey,” borbottò, “ti dispiacerebbe lasciare a un ragazzo un po’ di spazio per respirare?” 

Sorrise maliziosa, con i denti affilati bene in vista e disse a bassa voce “Se me ne sono accorta io, non ci vorrà molto prima che lo faccia anche lui.” Finalmente, con un ultimo sorrisetto, si voltò e se ne andò, tornando a sedersi accanto a Lydia.

Stiles restò seduto scosso e frustrato, cercando di riportare i propri pensieri all’ordine precedente. Scandagliò la stanza con gli occhi, ma Derek era ancora in cucina. Senza nemmeno pensarci, si alzò e lo raggiunse. 

Il lupo era in piedi di fronte al lavandino, entrambe le mani appoggiate sui fianchi in segno di disapprovazione. Stava fissando il lavandino come se avesse gravemente offeso lui e tutta la sua famiglia e fosse sul punto di pagarne il prezzo.

“Uh,” cominciò il ragazzo, esitante, rimanendo sulla soglia, “ho interrotto qualcosa, qui? Vuoi che vi lasci soli?” 

Derek brontolò “Ha smesso di funzionare.” 

Stiles sbattè le palpebre. “Il lavello? Si, beh, cos’ha? Cent’anni?” 

L’alpha non rispose, e quello fu sufficiente.

“Onestamente,” continuò, “perché non ti sei ancora trasferito? Questo posto sta cadendo a pezzi e per metà è ridotto in cenere.”  

Derek continuò a guardare in cagnesco il lavandino. “Questo posto è ok.” 
“Ora, questa è una bugia bella e buona,” esclamò Stiles scoppiando a ridere. “Questo posto è-” si fermò, le parole ‘trappola mortale ’ sulla punta della lingua. “- è pericoloso.” disse invece.

L’alpha grugnì, come se fosse una valida risposta.

Il ragazzo sospirò appoggiandosi al muro della cucina. “Potremmo chiamare un’idraulico.” suggerì stancamente. “Credo di avere ancora il numero di quel tizio che di solito chiamavamo io e mio padre sul cellulare.” 

“Più tardi,” concesse Derek, e con un breve sbuffo cominciò a spingere i cartoni della pizza nella pattumiera. “Appena finiamo qui andiamo a recuperare la tua macchina.” disse, spostando lo sguardo su Stiles. “Quando sei pronto.”

“Dici che dovrò portarmi una gabbia? Nel caso i procioni abbiano scelto la mia Jeep come nuova casa e debbano essere spostati? Non sicuro che sarebbero degli ottimi animali da compagnia. Probabilmente potrei adottarli. Voglio dire, uno o due. Non un’intera famiglia. Anche se forse è un pochino crudele? Dividere una famigliola in quel modo.”

“Stiles,” disse Derek e bastò solo il suo nome, il ragazzo sorrise e andò ad aiutarlo con i cartoni della pizza. 
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“Allora,” cominciò Stiles, cominciando a sentirsi un po’ in imbarazzo, “la riunione di stasera è andata bene.” 

Il lupo inarcò un sopracciglio.

“Hey, è andata bene, davvero!” insistette il ragazzo. “Pizza gratis è sempre una buona cosa! Mi è stato insegnato che a caval donato non si guarda in bocca.”*
 
“Erica e Lydia sembravano pensarla diversamente,” puntualizzò Derek, e sì, Stiles aveva ragione, se l’era decisamente presa.

“Se ne faranno un ragione,” lo rassicurò. “Lydia aveva delle aspettative un po’ troppo alte - voglio dire, andiamo, come potrebbe qualunque cosa noi facciamo battere la grandezza di Fight Club - ed Erica… beh, conosci Erica. Lei trova sempre il modo di provocarti.” 

Derek annuì pensieroso, mentre svoltava nella strada sterrata in cui la macchina di Stiles li aspettava. 

“Non puoi prenderla sul personale,” continuò, sbirciando verso Derek per assicurarsi che non fosse offeso. “Non è colpa tua se non apprezzano una buona pizza Hawaiian e la coca alla vaniglia.”

“Non l’ho presa sul personale,” brontolò Derek.

“ Certo, infatti non sembri affatto seccato,” gli fece notare Stiles, guardandolo con la coda dell’occhio. “Ammettilo, amico. Hai delle emozioni. L’ho sempre sospettato.”

L’alpha sospirò esasperato, come se Stiles fosse una maratona senza fine, “Non voglio parlare di sentimenti,” si lamentò. “Perché invece non ci godiamo semplicemente un po’ di silenzio?” 

“Perché in caso tu non l’abbia ancora notato, non ci riesco.” Tolse un filo che spuntava dalla manica della sua camicia a quadri. “Sono come uno squalo, se smetto di parlare muoio.”*

“No, semplicemente ti piace il suono della tua voce,” ringhiò Derek.

“Mi piace il suono della tua, veramente,” replicò Stiles, senza connettere la bocca al cervello, “ma dato che non parli mai di tua spontane a volontà, devo spingerti a farlo.” 

Derek si voltò a fissarlo talmente a lungo che il ragazzo ebbe paura di finire contro un albero. 

Consapevole di aver detto qualcosa di un po’ troppo rivelatorio, Stiles cerco subito di cambiare argomento. 

“Quindi,” esalò, “la casa.” 

L’apha arricciò il naso ringhiando. “Non di nuovo.” 

“Devi capire quanto è insicura, amico.” si lamentò il ragazzo. “La struttura è talmente pericolante che scommetto perfino gli animali selvatici sanno riconoscere che è una pessima scelta come casa.” 

“E’ a posto,” protestò Derek, rifiutando la verità, “Non è che sia totalmente in rovina.” 

“Il fatto che sia anche solo parzialmente in rovina è una ragione sufficiente per trasferirsi.” lo avvisò Stiles, “Ma a parte questo, non ti da fastidio l’odore?” 

L’altro si irrigidì appena, “Non è niente.” 

“E’ solo che non capisco perché ti ostini a vivere lì,” sospirò, mettendosi a osservare la foresta intorno a loro. “Non ci sono - non ti torna in mente - come fai con tutti i brutti ricordi?”

Derek scrollò le spalle, visibilmente teso.

“E’ un tantino morboso,” disse Stiles. “Solo un tantino.” dimostrò avvicinando l’indice e il pollice , fin quasi a farli toccare.

“E’ dove sono cresciuto.” rispose Derek recalcitrante, come se gli facesse male ammetterlo. “Ci sono - non sono tutti brutti ricordi.” 

Stiles fece una pausa. Immaginò Derek da bambino, con una famiglia numerosa, felice.

“Non pensi- forse- di starti… punendo un po’ ?” domandò in tono basso e gentile, pieno di trepidazione. Questo era un argomento che richiedeva quella che definiva la sua Voce da Terapista. 

L’altro strinse i pugni attorno al volante, un piccolo segnale di come si sentiva- e, hey, quello era un buon segnale, no? Almeno stava mostrando delle emozioni. “Stiles,” disse serio e brusco. 

“No, davvero, sono seriamente preoccupato, qui,” lo interruppe. “E’ un po’ da malati, sai, vivere nelle rovine del posto dove è morta la tua famiglia.”

Derek aumentò la presa fino a far sbiancare le nocche, “Non voglio parlarne.” 

Stiles si accigliò, per poi sospirare deluso. Sprofondò nel sedile di pelle e quasi sbuffò per la frustrazione. “Sto solo cercando di autarti,” mormorò.

“Lo so,” rispose in tono secco e freddo, “ma non mi serve aiuto.” 

“Sei così emotivamente costipato,” Sbuffò, lanciandogli un’occhiataccia con la coda dell’occhio.

Derek semplicemente scrollò le spalle.

“Mi fai dare di matto,” brontolò Stiles, perché non era uno che lasciava correre. 
“Perché non parli come la gente normale? Invece è un costante sbuffare , scrollate di spalle, ‘Stiles non fare questo, non fare quello ’.” Scosse la testa irritato ed esclamò, 
“Onestamente, è come parlare con uno scorbutico muro di mattoni con una gamma limitata di espressioni facciali e capacità di comunicazione scadenti.”

“Io non - ma perché lo fai?” domandò Derek, voltandosi a guardarlo in cagnesco. “Io non ti ho chiesto di aiutarmi a condividere la mia vita privata con gli altri. Non ti ho chiesto di farmi da Dr. Phil.” 

Stiles aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse quando non ne uscì nulla. Artigliò l’aria e borbottò, “E’ questo il problema… non ho idea del perché lo sto facendo- perché ho questo disperato bisogno di capirti. “Sei solo- tu- sei un puzzle,sai?” 

“Un puzzle,” ripetè. “Io sono un puzzle.” 

“Voglio solo…” si passò una mano sul volto, esausto. “Io voglio capirti.”

Rimasero seduti in silenzio, il motore dell’auto era l’unico suono. Stiles sentiva di aver detto troppo, di essersi esposto troppo. Avrebbe voluto fare una battuta per allentare la tensione e far sparire il calore che sentiva accumularsi in viso, ma non gli venne in mente nulla. 

“Non voglio cambiare casa,” disse Derek con voce ruvida. Il silenzio si ruppe e Stiles sbatte le palpebre furiosamente, scioccato dal fatto che avesse parlato per primo. “Non voglio abbandonarla.” 

“Abbandonarla,” domandò esitante, “o abbandonarli?” 

“Tu che pensi?” rispose acido. 

“Nessuno ti impedisce di andare avanti, sai?” gli disse l’altro. Si sentiva come se stesse manovrando qualcosa di fragile, qualcosa di talmente delicato che aveva perfino paura di respirare temendo di poterlo rompere. “Non sei morto con loro.” 

Derek aprì la bocca e cominciò “Io-” poi si bloccò. 

“Non devi trasferirti.” gli disse Stiles gentilmente. “ Non devi per forza.” 

“Ma dovrei,” rispose Derek. “Sappiamo entrambi che dovrei farlo.”

 “Già.” Stiles sospirò. “Già.” 

La macchina rallentò e il ragazzo scorse la sua Jeep che li attendeva. Ancora bloccata nel fango secco e sorprendentemente priva di procioni.

“La mia piccola,” sospirò, era già sceso dalla macchina ancora prima che si fosse fermata. 

Ci vollero 5 minuti buoni per togliere tutto il fango secco dalle ruote, poi Stiles osservò intensamente Derek mentre cambiava la gomma con soprendente abilità e precisione.

“Come nuova.” esclamò, dando una pacca sulla ruota nuova, si rivolse a Stiles con sguardo severo “La prossima volta non prendere la strada in mezzo alla foresta, mentre diluvia. Ti cerchi solo guai in quel modo.” 

“Ma papààà,” si lagnò il ragazzo, “è molto più veloce.” 

“Non lo è stata questa volta.” gli fece notare Derek, e si, okay, aveva ragione.

Stiles gli sorrise. “Grazie, comunque, per l’aiuto.” 

L’alpha grugnì, anche se stavolta era un grugnito particolarmente gentile. Si voltò, le scarpe che scricchiolavano sul fango secco e il ragazzò lo guardò allontanarsi per un momento prima di prendere un respiro profondo e chiamarlo.

“Hey, aspetta.” urlò e Derek si voltò a guardarlo. “Uh, solo …” cominciò ad andare nel panico - perché aveva pensato che fosse una buona idea? A lui non sarebbe importato. “Quando è morta mia mamma-” 

“Stiles,” alzò una mano, come a volerlo fermare. 

“No, ascolta,” lo interruppe Stiles, perché al diavolo, questo era importante. “Quando mia madre è morta ho cominciato a sentirmi in colpa per non - per non aver parlato di lei continuamente- o aver pensato a lei tutto il tempo. A volte realizzavo che era passato un giorno e non avevo - non avevo pensato a lei nemmeno per un momento.
Mi sentivo come se… l’avessi tradita, in qualche modo. Come se stessi dimenticando.” Tremò appena mentre continuò a parlare; non aveva parlato di queste cose con nessuno, né Scott, né suo padre, nessuno. “Mi sentivo come se - le dovessi la mia attenzione perché- perché era morta. Ma non glielo devo e non dovrei vivere nel passato- o far ruotare la mia vita attorno a lei. Non lo vorrebbe.” Prese un respiro profondo. “E so che la tua famiglia non vorrebbe vederti vivere così.” 

Stiles non riusciva a guardare Derek, ma poteva sentire il i suoi occhi su di se. Sentiva il suo sguardo bruciare sulla pelle ed era tremendamente in imbarazzo perché sapeva di essere rosso come un peperone, la gola gli bruciava e aveva gli occhi lucidi. 

“Stiles,” disse l’alpha, la sua voce un basso sussurro che si perse nella foresta, nella quieta del tardo pomeriggio. “Io- Stiles …” 

“E’ tutto okay,” esclamò il ragazzo, riuscendo finalmente a guardare l’altro neglio occhi. Derek era pallido e spaesato. Stiles quasi scoppiò a ridere pensando a quanto Derek dovesse sentirsi a disagio- il lupo emotivamente costipato era completamente fuori dal proprio territorio. “Sarà meglio che vada a casa,comunque” continuò Stiles, per poi prendere un profondo respiro e sorridergli rilassato, mentre l’altro sembrava ancora fuori posto, “mio padre si starà preoccupando.” 

Derek lo fissò per un momento prima di rispondere, “Certo, okay.” 

Stiles annuì. “Okay, ci vediamo- uh- la prossima volta.” Si avviò verso la sua Jeep, sentendosi incredibilmente grato per quella scappatoia. “Grazie ancora.” 

“Nessun problema,” rispose con voce roca e lontana, “Quando vuoi.” 

Mentre tornava a casa Stiles ascoltò la radio a tutto volume cercando di non pensare a Derek Hale.






Noteeeeee yay! :

Dunque questo capitolo ha bisogno di qualche spiegazione piccina picciò secondo me. Penso che qui Stiles sia perfettamente IC quindi, terribilmente irritante, nonchè assolutamente adorabile e divertente XD 

In alcuni punti mentre faceva la ramanzina a Derek ha fatto venire i cinque minuti perfino a me, e io adoro quel ragazzo, ma davvero tanto! 

Passiamo alle cose serie. ù.ù

* - All'inizio la battuta dei campanelli mi sembrava puro nonsense alla Stiles, ma poi rileggendola e consultandomi con la mia compagna di malefatte TheCatUnderTheSofa, ho realizzato che aveva perfettamente senso, ma in italiano era una gag intraducibile. Per rendere la battuta avrei dovuto cambiare totalmente la frase e ho preferito lasciarla così.
In inglese esiste un'espressione " Ring a bell " che significa più o meno ricordare qualcosa improvvisamente ( lo so faccio schifo con le spiegazioni) quindi, se noi in italiano in un discorso diciamo "Non ti si accendende nessuna lampadina?" o " non ti fa venire in mente nulla?" in inglese possiamo trovare "Doesn't it ring any bell to you?" o qualcosa di simile. In questo caso la frase che dice Stiles è riferita al non dimenticarsi l'appuntamento e a farsi mille post-it mentali. Dalle mie parti invece di usare i "campanelli" si dice " me lo tatuerò sul braccio o in fronte."  
Quindi la traduzione per avere senso sarebbe "Verrò ricoperto di tatuaggi. Dozzine di tatuaggi, di diverse forme e dimensioni."

*- Io ho tradotto " a caval donato non si guarda in bocca." perchè quasi tutti conoscono quel modo di dire, ma Stiles nell'originale dice "I was taught not to look given pizza in the mouth."  che alla lettera è " Mi è stato insegnato che a pizza donata non si guarda in bocca." 
Non mi suonava molto bene, quindi ho preferito tradurre col "cavallo" , anche se forse avrei dovuto lasciare intatta la battuta di Stiles. Boh, se preferite la traduzione letterale la cambio. XD 

*- Per chi non lo sapesse le branchie degli squali sono fisse e troppo grandi per muoversi in maniera "autonoma" come quelle di un normale pesce. Per  filtrare l'ossigeno , quindi, lo squalo deve nuotare costantemente, così da far passare l'acqua attraverso le branchie. 
Per questo motivo se uno squalo rimane immobile troppo a lungo , non riesce a ricevere ossigeno e può morire. 


Ok, se siete arrivati fin qui dopo queste note scrause e infinite, grazie mille ! <3 Spero di aver tradotto bene e non aver scritto robe impossibili. 
Se avrete voglia di far sapere all'autrice cosa ne pensate o vi è piaciuto il capitolo anche solo la metà di quanto è piaciuto a me, lasciate una piccola recensione XD  Ci sono altri due capitoli, di questa storia, forse tre e cercherò di tradurli il prima possibile.

Ora vi lascio in pace, bye bye!  <3  

Baci, -A.



 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Due sere dopo, Stiles tornò in camera sua dopo aver cenato, ritrovandosi Derek seduto alla scrivania che usava il suo portatile.

“Oh mio dio,” sibilò, richiudendosi velocemente la porta alle spalle, “come sei entrato?” 

Derek indicò la finestra aperta con un gesto del capo. “Non è stato difficile,” disse, “devi investire in una serratura.”

“Sono al secondo piano,” gracchiò. 

L’altro scrollò le spalle.

“Perché - perché sei qui?” domandò Stiles, avanzando all’interno della stanza, in cui in quel momento si sentiva un intruso. “E perché stai usando il mio computer? E’ una tale mancanza di privacy, avrei potuto - avrebbe potuto esserci del porno lì sopra. Avresti potuto rimanere segnato per il resto della vita. Non hai idea di quale robaccia perversa potrebbe piacermi, amico. Avrebbero potuto essere tipo piedi o qualcos’altro.” 

L’alpha si mise semplicemente a fissarlo.

“Non dirmi che è successo qualcosa di brutto,” si lamentò il ragazzo, immaginando già dozzine di diversi scenari in cui qualcuno era sanguinante, ferito e aveva bisogno di aiuto. “Hanno rapito Scott? Ti prego dimmi che non è stato rapito.”

“Non hanno rapito Scott.” rispose immediatamente. “Sono qui per qualcosa che hai detto.” 

Stiles sbattè le palpebre. “Dico un mucchio di cose, quindi dovrai essere un po’ più specifico di così.”

Derek girò il portatile verso di lui, mostrandogli ciò che stava facendo.

“Sei - sei su un sito di agenzie immobiliari,” constatò. “ Tu stai…” si fermò, lasciando che tutti i pezzi andassero al loro posto. “Ti trasferisci?”  Aveva gli occhi grandi come piattini da caffè e la bocca spalancata per lo stupore.

“Il tuo discorso mi ha convinto,” gli disse come se non fosse qualcosa di importante, “Inoltre, il fatto che io non abbia internet a casa la dice lunga.” 

Stiles lo fissò ammutolito. “Sono senza parole.” 

“E’ la prima volta.” borbottò Derek e ritornò al computer.

Stiles esitò per un momento. “ Si. Vuoi che ti aiuti?”

“Ti stai offrendo?” domandò, voltandosi a guardarlo e osservandolo attentamente.

“Si,” esalò il ragazzo, afferrando al volo l’opportunità “Si, certo che mi offro, si.” 

Le labbra di Derek si mossero, formando un mezzo sorriso che Stiles gli restituì raggiante. 
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“Aspetta,” esclamò Scott il giorno seguente, appena entrato in camera di Stiles. “C’è qualcosa di diverso qui.”

“Ho passato l’aspirapolvere?” suggerì.

L’altro scosse la testa. “Non è quello.” Annusò l’aria, cosa che Stiles trovava sempre strana.

“Falla finita Scooby Doo,” brontolò, dandogli una gomitata e facendolo spostare, per poter buttare lo zaino sul letto e levarsi le scarpe. 

“Derek è stato qui,” disse alla fine Scott, come se fosse una grande rivelazione e non vedessero l’alpha quasi tutti i giorni. Fissò l’amico assottigliando lo sguardo, “Perché Derek è stato qui?” 

Stiles scrollò le spalle. “Sta pensando di comprare una nuova casa. Una che non sia, sai, 90% cenere.” 

“Quindi è venuto da te per esaminare casa tua?” domandò secco.
 
“Lo sto aiutando,” Rispose il ragazzo. “Sono stato io, a mettergli in testa l’idea, in ogni caso. Sapevi che non gli funziona il lavandino? E che non ha internet?” Rabbrividì in modo drammatico. “Stiamo parlando di condizioni da terzo mondo!” 

Scott alzò gli occhi al cielo , prima di tirar fuori il proprio quaderno e sistemarsi sul tappeto per studiare. “Non sapevo nemmeno che voi due foste amici.”

“Non - non lo siamo, davvero,” disse Stiles lentamente, con voce esitante. “Noi abbiamo solo - mi ha aiutato l’altro giorno con la Jeep. La ruota.” Si sfregò il collo, imbarazzato, mentre cercava le parole adatte per spiegare cos’erano lui e Derek, ma tutto ciò che gli riuscì fu una rapida scrollata di spalle. “Mi ha aiutato, quindi gli restituisco il favore.” Il ragazzo non menzionò quanto si fosse divertito a passare il tempo in compagnia dell’alpha o come si fosse eccitato all’idea di scoprire nuove cose su di lui. Scott non lo avrebbe capito. 

In ogni caso, l’amico era stato distratto dalla gomma. “Comunque, scusa se non ho risposto al cellulare, quando mi hai chiamato quella sera.” esclamò, arrossendo.

“Eri con Allison,” disse Stiles, con un piccolo sospiro, “ non fa niente, ti capisco. Avevi detto che saresti andato da lei.” 

“Almeno c’era Derek ad aiutarti.” Scott cercò di cancellare il proprio imbarazzo con un sorriso.

“Già,” concordò. “Grazie a dio c’è Derek Hale.” 
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Stiles stava scaldando degli avanzi nel microonde, quando il suo cellulare cominciò a squillare. Lo guardò con sospetto per un momento prima di rispondere. 

“Oggi vado a vedere delle case,” Derek disse subito, senza preoccuparsi di scambiare convenevoli. “Vuoi venire?”

Il ragazzo spense il microonde. La sua pizza poteva aspettare. “Mi passi a prendere tra dieci minuti?” chiese.

“Sarò lì in cinque.” 
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“Non credi che sia un pochino…” Stiles fece una smorfia, cercando di trovare la parola giusta. Si voltò, esaminando la grande sala da pranzo. “Pretenziosa?”

Derek alzò un sopracciglio. “Spiega.” ordinò. 

“Beh, è molto d’alta classe, no?” disse il ragazzo, indicando con un gesto della mano glia alti soffitti e i candelabri. “E, onestamente, assi del pavimento bianche? Verniciate?” Scosse la testa. “Pretenziose.” guardò Derek dietro di lui e continuò, 
“E quanto credi che ci vorrà prima che tutti rendano il pavimento nero di lerciume? Direi due settimane. Una, se Scott viene qui spesso.” 

L’alpha piegò le labbra pensieroso, fece scorrere lo sguardo sulle pareti bianche, il soffitto alto, le scintillanti assi del pavimento. Riportò gli occhi su Stiles e il ragazzo seppe di averlo convinto.  

Derek sospirò “Va bene, è troppo pretenziosa, ma le dimensioni sono perfette.” 

“Vero,” concesse il ragazzo.

“Scusate,” li interruppe l’agente immobiliare, facendo capolino dal corridoio, sorridendo dolcemente a entrambi, “Se è lo spazio che cercate, ho molte altre case grandi in vendita, in questo momento.” 

L’alpha sembrava volerle staccare la testa a morsi per aver origliato, quindi Stiles si affrettò a dire, “Davvero? In quest’ area? Ci piacerebbe molto vederle.” 

Sorrise di nuovo, tutta denti e falsa allegria, per poi rispondere “Se volete seguirmi, signori.” 
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Non erano nemmeno entrati nella casa seguente, ma Stiles sapeva che Derek la detestava. Sembrava rigido e teso, le labbra formavano una linea dura.

“E’ un pochino circondata, no?” esclamò il ragazzo, parlando per l’altro. Sia l’agente immobiliare che il lupo lo guadarono sorpresi. “Voglio dire, guardate quanto sono attaccati i vicini,” agitò le braccia indicando entrambi i lati. “Stiamo cercando un posto spazioso, sia dentro che fuori.” 

La donna schioccò al lingua e sospirò. “Certo che avete le idee precise su quello che cercate, ve lo concedo.” disse, con una nota di irritazione nella voce. Chiaramente non era contenta dei loro alti standard. 

“Ci sono per caso delle proprietà disponibili vicine alla foresta?” domandò Stiles, cercando di essere il più gentile possibile, anche se era sicuro che Derek potesse sentire il gelo nella sua voce e la tensione della mascella.

Si accigliò un momento, controllando tra i documenti che teneva in una cartellina. “Ne abbiamo qualcuna.” Li guardò e il ragazzo fu certo che li stesse valutando, cercando di capire quanto in là avrebbe dovuto spingerli, prima che accettassero quello che proponeva loro. “In ogni caso sono nella fascia di prezzo più alta.” 

“Davvero?” sputò Stiles tra i denti, ma l’altro gli posò una mano sulla spalla, trattenendolo. 

“Il prezzo non conta.” disse e il ragazzo sbuffò. 
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“E’ una vacca,” brontolò Stiles, a braccia conserte sul sedile del passeggero della macchina di Derek.
“Hai visto il modo in cui mi ha guardato quando ho detto che la casa era troppo circondata? Come se fossi troppo pretenzioso, o roba simile. Scusi tanto se non voglio spendere i risparmi di una vita in qualcosa di seconda categoria.” 
Scosse la testa e lasciò andare uno sbuffo frustrato. 

“Stiles,” disse piano, cercando di calmarlo, “ricorda che non sei tu a dover pagare per la casa.” 

“Lo so,” lo rassicurò il ragazzo, “ Ma lei NO. Per quanto ne sa ho lavorato a tempo pieno, andando alle lezioni serali nei momenti liberi, per poter sostenere me stesso e i miei quattro figli!” 

Derek scoppiò a ridere, mentre l’altro lo osservava divertito.
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La casa seguente aveva un grande camino, e Stiles sentì il lupo irrigidirsi accanto a lui alla sua vista.

“Immaginate l’intera famiglia riunita davanti al camino in una fredda serata invernale,” disse l’agente immobiliare, adottando un brivido teatrale. “Cioccolata calda e marshmallows …” 

“Non vogliamo il camino,” esclamò il ragazzo, gli occhi fissi su Derek. 
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Seguirono la donna verso il limite della città, vicino alla foresta. Le nocche dell’alpha erano bianche sul volante e Stiles cominciava a perdere le speranze.

“Dopo questa,” cominciò “ dobbiamo fare una pausa.” 

Derek annuì.

Quando l’agente immobiliare svoltò in una strada ghiaiosa, il ragazzo potè praticamente sentire l’umore dell’altro migliorare.
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“Sei stanze,” mormorò Derek. Cominciò a contare i nomi sulle dita “Io, Isaac, Erica, Boyd, due stanze per gli ospiti …” 

“Hai visto le dimensioni della vasca da bagno?” domandò Stiles, sottovoce nel caso la donna stesse origliando di nuovo. “Sono piuttosto sicuro che potrebbero ospitarci delle gare di nuoto olimpico in questo bagno. Potresti tenerci un ippopotamo in quella vasca, amico.”

Derek diede un’occhiata alla stanza, valutando le misure. “Belle dimensioni.” 

“Grandi dimensioni,” lo corresse Stiles. “Immagina tutte le serate pizza che potremmo avere qui.” 

“C’è uno scantinato,” disse l’alpha, guardando il pavimento.

“Con tubi d’acciaio esposti,” aggiunse Stiles, “Spessi tubi d’acciaio.” 

L’angolo della bocca di Derek si stava sollevando.

“E’ questa?” chiese il ragazzo, con il cuore che batteva più forte per l’eccitazione. “Abbiamo- è questa, Derek?” 

L’alpha gli sorrise, era un sorriso sincero, il ragazzo dovette lottare contro l’istinto di abbracciarlo. Alla fine optò per una pacca giocosa sul braccio e sorrise a sua volta.

La donna entrò, confermando il sospetto di Stiles che stesse origliando. “Come ci sentiamo, ragazzi?” Domandò, nonostante il suo sorriso fosse sicuro e soddisfatto.

“Dove devo firmare?” chiese e ovviamente era quello che Derek avrebbe detto, tutto azione e imposizione.

“Ho i contratti qui con me ora.” rispose solare, avvertendo un grosso affare. Cominciò a rovistare nella cartellina che aveva in mano, cercando il contratto.
“Volete firmare con entrambi i vostri nomi?” 

Stiles guardò prima la donna e poi Derek, che stava facendo lo stesso.

“Uhu,” disse il ragazzo, “Sono solo- sono solo qui per dargli una mano. Noi non siamo- uh- No. Non lo siamo.” 

Il viso dell’agente immobiliare diventò di un rosa acceso e si schiarì la gola imbarazzata. 
“Mi dispiace,” disse “ho solo supposto …” 

“E’ - è tutto ok!” gracchiò Stiles. “È un errore facile da commettere. Due uomini attraenti che cercano casa insieme- solo un pazzo non lo penserebbe!” 

Rise in modo imbarazzato, ininterrottamente, finchè non riuscì a prendere fiato. 
“Ok, io aspetto fuori.” 
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Fuori faceva freddo, anche se, forse, sembrava così solo paragonato alla temperatura bollente della sua pelle. Stiles era certo di non essere mai arrossito così tanto o di essersi mai sentito talmente in imbarazzo.

“Merda,” borbottò, i rametti secchi che scricchiolavano sotto le scarpe mentre si allontanava a passo di marcia dalla casa, per raggiungere la macchina di Derek, “merda, merda, merda.” 

Cominciò a camminare avanti e indietro lungo la fiancata dell’auto. L’altro aveva le chiavi e anche se avesse potuto salire in macchina , non era certo di volerlo fare. Tutto aveva l’odore del lupo lì dentro, come cenere, foglie secche e agrumi - 

Aspetta. 

Ferma tutto.

Stiles si fermò come congelato sul posto, il silenzio scese attorno a lui. Il cuore gli batteva all’impazzata nel petto, era certo di essere sul punto di soffocare perché si sentiva la gola così dannatamente stretta.

Con dita tremanti tirò fuori il cellulare dalla tasca e dopo vari tentativi falliti, riuscì a chiamare Scott, che ovviamente non rispose.

“Scott, brutto bastardo,” sussurrò al telefono, lasciandogli un messaggio in segreteria, “sto avendo una vera e propria crisi in questo momento, completa di - di camminate avanti e indietro, brividi e respiro accellerato e tu non rispondi nemmeno al telefono.” Prese un profondo respiro, che gli graffiò il petto e lo lasciò frastornato. Gli usci fuori come un codice Morse e si chiese se fosse sul punto di piangere. 
“La - l’agente immobiliare ha pensato che - che io e Derek - ha pensato - insieme - ma noi non - ma adesso - la macchina ha il suo odore! Io - Scott, so che odore ha. 
Io … Io conosco il suo profumo!”
Prese un altro respiro profondo, per poi continuare con un tono più basso, abbastanza da avere una possibilità di non essere percepito dalle assurde orecchie - da - licantropo di Derek.
“Penso che forse… ha ragione? Voglio dire, non ci ho mai fatto caso fino ad ora, ma - merda, Scott, sono stato, tipo, ossessionato da lui per buona parte del mese, no? Voglio dire, aiutarlo con la casa, e - e le serate pizza - e quando mi è venuto a prendere quella sera? Si è tutto trasformato in questo, non è vero?”

Ci fu un suono di voci che si avvicinavano e Stiles squittì come un roditore spaventato, per poi sibilare, “Stanno-arrivando-devo-andare-ci-sentiamo-dopo-richiamami!” 
Riattaccò e si ficcò il cellulare in tasca, giusto in tempo per ricomporsi e vedere l’alpha lasciare la casa insieme all’agente immobiliare, chiudendosi detro la porta con un nitido click. 

“E’ tutto fatto e sistemato!” esclamò la donna, scorgendo il ragazzo e salutandolo allegramente. “Il signor Hale qui si è appena comprato una casa!” 

Stiles deglutì rumorosamente, per poi uscirsene con un debole “Yay!” 
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Ci vollero un’ora e quarantacinque minuti prima che Scott richiamasse l’amico, quando il suo nome apparve sullo schermo del cellulare di Stiles, il ragazzo dovette combattere contro l’istinto di non rispondere. Fu con un grande sforzo che raggiunse il telefono, lo prese in mano e rispose. 

“Amico,” disse Scott in tono basso, di apprezzamento che risuonò metallico alle orecchie del ragazzo. “ Amico, cos'è questa storia?” 

“Lo so.” Mormorò Stiles, disperato.

“Allora,” continuò l’altro e lo sentì arrivare, percepì il sorrisetto dal tono di voce, “tu e Derek, eh? 

Stiles si portò una mano sul viso, chiudendo gli occhi e gemette “No, niente me e Derek, assolutamente no.”

“Ma, uh, sembra che ti piacerebbe se fosse ‘ tu e Derek ’,” insistette Scott, et voilà, eccolo là, una accenno di risata. 

“Sei un amico terribile, non dovresti trovarlo divertente,” lo rimproverò, ma stava quasi sorridendo. “Dovresti confortarmi e compatirmi , portarmi cibo spazzatura e commedie romantiche.” 

“Da quando guardiamo commedie romantiche?” domandò Scott.

“Non lo so.” piagnucolò Stiles. “Da quando mi piace Derek Hale?” 

L’amico rise e anche Stiles si sentì scappare una risata , sorpreso. Sembrava piena di panico anche alle sue stesse orecchie.

“Cazzo, Scott,” sussurrò, “Mi piace davvero Derek.” 

“Ti piace Derek,” concordò l’amico, ridacchiando. Ci fu un a breve pausa, poi “lui è, sai, un ragazzo.” 

Stiles fece una smorfia. Aveva cercato di ignorare quella parte della situazione. “Ne sono consapevole.” 

“Quindi da quando è così per te?” chiese in modo eloquente. 

“Certo che hai un modo di chiederlo…!” gli disse, azzardando un sorriso. Era sdraiato sul letto, sentendosi stupidamente come un personaggio di un film romantico per adolescenti. “E, uhm, non è mai stato così. Per me.”

“Sembra che lo sia adesso.” Sospirò Scott, semplicemente accettandolo - accidenti, Stiles adorava il suo migliore amico. “Allora, pensi di piacergli?” 

Lo stomaco di Stiles si svuotò, per poi contrarsi in modo poco piacevole. “No.” rispose. Rivolse uno sguardo accigliato al soffitto, alle stelline fluorescenti che sua madre aveva attaccato quando era piccolo. “E’ Derek.” 

“Ti ha portato a vedere le case , però,” disse l’amico, come se fosse un ovvio segnale di attrazione romantica. 

“E’ perché sono stato io a spingerlo a comprare una nuova casa fin dall’inizio,” si lagnò Stiles. “Forse ho insistito troppo. Non voleva cambiare casa, Scott, me l’ha detto, ma ho continuato a insistere. Probabilmente mi odia per averlo portato via dalla sua casa.” 

“Amico, non avrebbe speso tutto quel denaro per una nuova casa solo perché lo hai spinto a farlo. Non è stupido.” 

“Ne siamo sicuri?” gracchiò. “Siamo certi che non sia stupido? Perché ha accettato di cercare una nuova casa con me. Quella sembra una scelta stupida. Voglio dire, che diavolo ne so io di case? O agenzie immobiliari? O denaro? Ho diciassette anni, Scott. Non so nemmeno come incartare decentemente un regalo. Ci sono sempre parti spiegazzate, la carta non copre mai tutto, e semplicemente-” 

“Forse,” suggerì l’amico, sorridendo “ti ha portato con se perché gli piace la tua compagnia.” 

“Non ci provare.” Stiles passò una mano sulla fronte, cercando di allontanare con quel gesto le proprie preoccupazioni. “Sappiamo che Derek è incapace di provare piacere per qualsiasi cosa che non siano cibo e combattimenti.” 

“L’ho visto ridere alle tue battute qualche volta,” provò Scott e, wow, davvero? “Non è così asociale, Stiles.” 

“Un po’ lo è.” insistette.

“Un po’, ” concesse l’altro. “Ma è… non lo so… lo è meno quando è con te.” 

“Fino a una settimana fa non pensavi nemmeno che fossimo amici, ricordi?” brontolò Stiles, guardandolo storto. “Lo stai dicendo solo per farmi credere di avere una possibilità. Pessima mossa, Scott. Pessima mossa.” 

“E va bene, non credermi,” disse con noncuranza. “ma è vero. Chiedi a chi vuoi. Anzi chiedi a Erica. Lei è brava in queste cose.” 

“No grazie,” sospirò, “me ne starò qui ad affogare nella mia disperazione causata da un amore non corrisposto.” 

L’amico sbuffò, “Beh almeno sai cosa gli dirai la prossima volta che vi vedrete?”

“Probabilmente qualcosa come ‘Hey, Derek. Come va?’ ”

“Glielo dirai, però, vero?” chiese Scott, anche se sembrava già sapere la risposta.

Stiles scoppiò a ridere, premendosi una mano sul petto, per poi riprendere fiato. “Non essere ridicolo.” ridacchiò. “Mi porterò questo segreto nella tomba. E anche tu, comunque.” 

“Stiles,” brontolò l’amico.

“No,” esclamò, non ammettendo repliche. “Non glielo dirò. Assolutamente No. E’ - è Derek. Non prova emozioni come noi e decisamente non prova sentimenti legati a qualcun altro. Beh, non di tipo positivo, in ogni caso. Sono principalmente rabbia e frustrazione per quel che ho visto. Forse un pochino di divertimento, a volte. Come quando inciampo e cado o mi finisce un insetto in gola e comincio a tossire.” 

Scott lasciò andare un lungo sospiro e replicò con evidente disappunto nella voce, “Stiles devi dirglielo, davvero. O, non so, comportati in base ai tuoi sentimenti e vedi se anche lui prova le stesse cose.”  

“La vita e i miei arti mi servono ancora, non posso rischiarli così,” ma la battuta non fece ridere nessuno, lasciandogli l’amaro in bocca.

Scott doveva aver percepito l’esitazione, il leggero cambiamento nella sua voce. “Non puoi saperlo finchè non provi,” disse piano, in tono confortante e, merda, Stiles stava per piangere. 

“Non gli piaccio Scott.” disse con voce dura e spenta. “Siamo troppo diversi.” 

Scott sospirò ma non disse altro. 
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“Stasera impacchettiamo la roba per il trasloco.” disse Erica, dal lato opposto del tavolo della mensa, gli occhi fissi su Stiles. “Sarà uno spasso. Mucchi di scatoloni e ciarpame sparsi per casa. Potremmo anche ordinare una pizza.” 

“Sono l’unica ancora confusa sul motivo per cui vivete lì?” chiese Lydia, sbattendo rapidamente le spesse ciglia finte.

Erica fece spallucce, rivolgendole un’occhiata. “E’ conveniente.” 

“Niente affitto,” aggiunse Boyd a bocca piena. 

“Allora,” continuò la bionda, che tornò a fissare Stiles, facendolo sussultare leggermente, sotto il suo sguardo. “che ne dite? Ci state per una serata a riempire scatoloni?” 

“Hai detto che ci sarà la pizza?” domandò Scott speranzoso.

“E’ probabile.” rispose Erica, sapendo di averlo già in pugno.

“Conta su di noi.” esclamò Scott allegramente, allungando un braccio attorno a Stiles per poi scompigliargli scherzosamente i capelli. 

“Wow, okay, maleducato. Potrei avere delle cose da fare stasera.” disse il ragazzo, “mi dispiace rovinare i tuoi piani, che, tra l’altro, hai fatto senza prima consultarmi.” 

“Okay, che tipo di cose?” Domandò il suo migliore amico, con una luce negli occhi che fece accigliare Stiles. Aveva la sensazione che Scott stesse cercando di fare una mossa strategica.

“Un mucchio di cose,” rispose. “compiti, faccende domestiche, dormire.” 

Erica sbuffò, “Sembra uno spasso.” 

“Batte mettere via la roba di qualcun altro,” borbottò Stiles, mentre infilzava la propria insalata con particolare cattiveria.

“Andiamo,” insistette Isaac, “Sarà divertente. Pensalo come un altro esercizio per legare.” 

Il ragazzo voleva rifiutare, continuando con la sua patetica scusa, ma Scott lo stava fissando, mentre Erica lo osservava con grande interesse e, se doveva essere onesto, totalmente, stupidamente onesto, un po’ aveva voglia di vedere Derek.

“E va bene,” sbottò. “Va bene, come vi pare, si, okay. Vi aiuterò a riempire gli scatoloni. Sarò la vostra domestica per una sera, ma mi aspetto di essere ripagato con la pizza. Molta pizza.” 

Erica battè le mani con fin troppa allegria e Scott gli diede una pacca giocosa sul braccio, ma Stiles stava per avere una crisi di nervi.
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NdT :   Hola guys!   stavolta non vi torturerò con note infinite su robe inutili come le branchie degli squali XD In questo chappy Stiles si fa sempre di più gli affari di Derek, non so voi ma a me è davvero sembrato che l'abbia comprata lui la casa e che il nostro sourwolf l'abbia solo pagata. 
Tradurre i viaggi mentali di Stiles e il suo sclero al telefono , è stato allo stesso tempo terribilmente divertente e massacrante. XD Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, anche se è di passaggio e vado a tradurre il prossimo che dovrebbe essere l'ultimo. :)

Baci -A. 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Stiles era seduto a gambe incrociate sul pavimento della cucina, il quarto ed ultimo mobiletto della cucina era aperto di fronte a lui, svuotato per metà.
Una collezione di scatoloni da trasloco pieni fino all’orlo era sistemata dietro di lui, ognuno era riempito con oggetti arrotolati  attentamente nella carta da giornale, che aveva tolto dai mobili precedenti.  

“Qualcuno potrebbe spiegarmi perché avete uno spremiagrumi ancora sigillato sul fondo della credenza?” domandò, esaminando la confezione tra le proprie mani, emettendo un piccolo grugnito a causa del peso. “ Accidenti, è nuovo di zecca.

La testa di Erica sbucò da dietro l’angolo, con una scintilla di eccitazione negli occhi. “Hey!” urlò allegramente, “Lo stavo cercando quello!” 

“ Beh, uhm, lo metto in questo scatolone ok?” disse, infilandoci  lentamente lo spremiagrumi.

“Ottimo.” esclamò, per poi scomparire di nuovo, ritornando in qualunque angolo della casa stesse svuotando. 

Stiles riprese il proprio lavoro, svuotando i vari mobili e cercando di non strillare quando scopriva qualche enorme insetto a cui aveva appena distrutto la casa. 

“Seriamente,” sbuffò, tirando fuori un antico bollitore che non si azzardò ad aprire. “ma questa gente non pulisce mai?” 

“ Fino a poco tempo fa, non c’è mai stato un gran bisogno di fare le pulizie.” disse Derek alle sue spalle, e Stiles fece cadere il bollitore con un gran fracasso. 

“Mi hai fatto prendere un colpo,” brontolò, voltandosi a guardare 
quell’idiota di un licantropo che al momento stava distruggendo il suo equilibrio emotivo. “ Ho appena perso dieci anni di vita a causa tua, lo sai?” Insistette. “ Ora il mio cuore è seriamente danneggiato.” 

“Starai bene,”  c’era una traccia di sorriso sul suo volto e Stiles dovette lottare con se stesso per non rimanerne ammaliato. 

Raccolse il bollitore e fece un sospiro di sollievo notando che niente era scappato fuori quando il coperchio era saltato via. “Non capisco perché abbiate così tanta roba, quando è chiaro che non la usate.” disse, incrociando lo sguardo dell’alpha. “Voglio dire, andiamo, uno spremiagrumi?”.

Derek scrollò le spalle. “ Era in sconto.” 

“Certo che lo era.” mormorò, arrotolando il bollitore nel giornale e sistemandolo nello scatolone assieme alle altre cose. “Ovvio che hai comprato uno spremiagrumi perché era in sconto.” Sorrise appena, divertito ed irrimediabilmente innamorato. 

“Sono sorpreso che Allison sia venuta oggi,” disse l’alpha, Stiles stava per rispondere quando realizzò quanto fosse strano che Derek - Derek - stesse facendo conversazione.

“Stai - stai cercando di spettegolare con me?” domandò scioccato. “ Sta succedendo davvero? Qualcuno mi dia un pizzicotto, sto sognando.” 

“Sta zitto,” borbottò l'altro dando un’occhiata dietro la propria spalla, quasi aspettandosi che Allison fosse in piedi dietro di lui, molto arrabbiata. “Non sto spettegolando, sto solo - mi sto preoccupando del branco, ok? Io - sto cercando di essere un buon Alpha.”

Stiles lo guardò, un po’ sorpreso. “Davvero?” perché, wow, Derek ci stava davvero provando.

“ E’ davvero così scioccante per te?” domandò il lupo, leggermente offeso. “Sai, in realtà non sono un mostro.”

“Lo so, lo so.” Stiles si affrettò a rassicurarlo. “E’ solo - non lo so - una piacevole sorpresa.” prima che l’altro potesse interromperlo aggiunse. “ Di solito non sei particolarmente socievole, tutto qui.” 

Derek si accigliò. “Stai dicendo che sono asociale?”

 “Beh, perché non consideri il tono che stai usando, l’espressione che hai e provi a risponderti da solo?” Stiles spostò lo scatolone, imballare era diventata l’ultima delle priorità.

Il cipiglio di Derek aumentò. “Non è che mi sto impegnando per essere stronzo,” disse frustrato.

“Ti viene naturale?” chiese il ragazzo, con un sorrisetto già stampato in viso. 

“ Divertente.” ringhiò Derek, sedendosi al tavolo della cucina. “Hai già svuotato gli altri sportelli?”

“Questo è l’ultimo.” rispose, riportando l’attenzione sul mobile mezzo vuoto  e sospirando. “E tu? Hai già finito con la tua stanza?” 

Derek grugnì.

“Lo prenderò come un sì.” disse, allungandosi verso lo sportello per rimettersi al lavoro.

Fu facile dimenticarsi che l'altro era nella stanza con lui mentre era così preso dal proprio lavoro. Trovò quello che sembrava un antico ferro da stiro,seguito da una fiaschetta e un paio di scarpe da bowling che decisamente non avrebbero dovuto essere in un mobile della cucina, oddio. Aveva cominciato a canticchiare mentre lavorava, e tra i ritrovamenti, gli incarti e mettere via negli scatoloni, Stiles si era completamente dimenticato della sua presenza.

“Grazie per essere venuto a vedere le case con me,” disse, spaventando abbastanza il ragazzo da farlo strillare e quasi perdere la presa sul vaso che stava incartando.

“Merda,” sibilò Stiles. “Mi ero dimenticato che eri qui.” Si voltò per guardare il ragazzo seduto al tavolo. “ Te ne sei stato sempre zitto.”

“Scusa,” disse Derek, spostando velocemente lo sguardo sul ragazzo per poi tornare a fissare le proprie mani sul tavolo. “ Ma è vero quello che ho detto. Grazie. Per aver scelto la casa con me.”

Stiles deglutì rumorosamente, cercando di non ripensare all’agente immobiliare, a quello che aveva detto e a cosa aveva inavvertitamente scatenato in lui. 
“ Non c’è di che,” rispose allegramente. “Mi sono divertito.” 

“Sei stato di grande aiuto.” disse Derek, e l'altro si odiò per esserne così felice.

“Avrebbe potuto farlo chiunque,” lo rassicurò, incartando delicatamente il vaso e riponendolo nello scatolone. “Tutto quello che ho fatto è stato irritare quella donna.” 

Derek sorrise e Stiles sentì stingersi il petto. “ Lo hai fatto bene, però.” 

“Decisamente.” concordò il ragazzo, sentendosi terribilmente idiota perché si stava godendo troppo quella conversazione così stupida.

“Derek!” chiamò Erica. “Credo che sia arrivata la pizza!” 

Stiles non riuscì ad evitare di sentirsi deluso, quando Derek si alzò dal tavolo, gli offrì un ultimo esitante sorriso e si allontanò per andare a recuperare la pizza.
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“Okay, Stilinski.” disse Erica il giorno seguente, bloccando Stiles in corridoio mentre andavano in classe, spingendolo in un angolo e intrappolandolo lì. 
“ Voglio sapere cosa sta succedendo esattamente tra te e Derek.” Prima che il ragazzo potesse rispondere, aggiunse. “ E prima che cominci a mentire, voglio solo che tu sappia che ho occhi, orecchie e sensi molto sviluppati.” Lo fissò con aria di sfida.

“Uh,” cominciò. “Io non-”

“No.” sibilò la ragazza. “Niente bugie. Non negare.” 

“Non sto-” 

Lo guardò storto.  “Si invece.” 

“Ma-” 

“Stiles.” 

Prese un profondo respiro sentendo l’aria scorrere nei polmoni. Si accigliò, per poi sbuffare, “ Ok, hai vinto. Mi piace Derek.” 

Gli occhi di lei brillarono ed emise un piccolo sbuffo che poteva essere solo di soddisfazione. “Lo sapevo,” esalò. “L’ho detto tre settimane fa, ma Lydia mi ha dato della pazza.” 

Stiles si sentì male. “L’hai detto a Lydia?”

Erica roteò gli occhi e fece un gesto assente con la mano “ Sì, ma qual è il problema, non mi ha creduto.” 

Stiles avrebbe voluto scivolare lungo la parete e sciogliersi un una pozzanghera attorno ai suoi piedi. 

“Hey, niente facce imbronciate,” esclamò la ragazza, prendendogli il volto tra le mani. Cercò di forzarlo a sorridere ma lui la respinse.

“Puoi- puoi non farlo?” chiese esasperato, balbettando un po’. “Non credi sia già abbastanza brutto che tu ficchi il naso nei miei affari personali? Devi proprio molestarmi, anche?” 

“Non sto ficcanasando,” borbottò offesa. “ Sto solo … Esprimendo un interesse.” 

Stiles sbattè le palpebre. “Sei seria?” 

“Come un infarto.”rispose con un sorriso affilato e smagliante. 
“Tu sei fuori,” si lamentò, coprendosi il volto con le mani e sperando che un qualche disastro naturale lo salvasse dal suo interrogatorio.

Ci fu un momento di silenzio, poi Erica tornò alla carica.

“ Gliel’hai detto? A Derek, intendo.” 

Stiles trascinò via le mani dalla faccia e la guardò storto. “Tu che dici?” 

Spostò lo sguardo sulle sue labbra, sulla gola e poi lo riportò sugli occhi. “ Non vedo succhiotti, quindi … No.” 

Stiles impallidì. “ “E’ - Io non - Tu non puoi - No.” 

Lo fissò intensamente.

“Questa è molestia sessuale.” le disse. “Mi stai molestando, proprio adesso. Sessualmente.” 

“Invece no,” si lamentò lei, come se fosse lui quello ridicolo e lei quella perfettamente sana, “Mi sto semplicemente interessando alla tua vita.” lo afferrò per la maglietta emettendo un piccolo suono frustrato “ Apriti con me Stiles. Parlami dei tuoi pensieri e sentimenti.” gli disse imbronciata.

“No, no e no.” rispose, spingendo via le sue mani. “Erica stai diventando ridicola.” 

“Oh, ma non lo sono.” ripose, il suo sorrisetto era tornato, assieme ad una luce maliziosa negli occhi. “Non trovi un po’ strano che Derek ieri sia venuto a sedersi in cucina con te? C’è così tanto da sistemare e nonostante questo, lui ha tutto il tempo del mondo da passare con te.”

“Non abbiamo nemmeno parlato quella volta,” ribattè Stiles, accigliandosi. “Mi sono dimenticato che era lì.” 

“Non è bravo con le parole, questo lo sappiamo entrambi.” rispose. “ Il punto è che tutto il branco era lì e da chi è andato lui?” lo guardò in modo eloquente.

“Da me.” disse, solo per farla contenta.

“Da te,” concordò, sorridendo deliziata. 

Stiles portò gli occhi al cielo e scartò di lato, sfuggendo dall’angolo in cui lo aveva bloccato. “Non significa niente,” disse, diretto verso la propria classe “Mi stava solo ringraziando per essere andato a vedere la casa con lui.” 

Erica lo raggiunse, con i tacchi che risuonavano sul pavimento mentre lo seguiva. “Ed ecco un’altra prova!” urlò. “Sei andato a vedere le case con lui! Ti ha lasciato davvero venire.” 

“Sì, perché è stata una mia idea,”  le disse. “ e probabilmente voleva solo l’opinione di qualcun altro.”

“Ah, ma è qui che ti sbagli.” esclamò Erica astutamente e Stiles la guardò confuso. Stava sorridendo di nuovo come un avvocato con una causa vincente. “ L’ho praticamente implorato di portarmi con lui, ma sai cosa mi ha risposto?”

Stiles la fissò, all’improvviso non era sicuro di cosa dire.

“Ha detto che voleva farlo da solo,” disse lentamente. “Che era importante che lo facesse da solo.”

“Ma-”

“Ma ci è andato con te,”  continuò Erica e il ragazzo realizzò che avevano smesso di camminare e che se ne stavano in piedi in mezzo al corridoio deserto. “Esatto.” 

“Lui …” Stiles si accigliò, confuso. “Lui mi ha chiesto di andarci.”

Erica semplicemente lo guardò, sorridendo dolcemente.

Il ragazzo deglutì. “Se pensi che mi metterò in imbarazzo confessandogli i miei sentimenti, spero tu realizzi che , anche se potrei non essere sufficiente in nessun tipo di arte marziale, ho un migliore amico licantropo molto fedele e un padre che porta sempre una pistola con se.” 

Erica roteò gli occhi in modo drammatico e sbuffò “ Per essere un ragazzo intelligente sei decisamente, terribilmente stupido, Stiles.”  

“Hey!” urlò offeso, ma lei aveva già cominciato ad allontanarsi.

“Arriverai tardi in classe,” gli urlò da sopra la spalla per poi sparire, e Stiles fu lasciato con un mare di cose a cui pensare.
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“ Gli sto preparando dei biscotti,” disse Stiles al telefono, mentre si accucciava davanti al forno, osservando la teglia di cookies che vi aveva appena infilato. “E’-  credi che sia troppo?” 

“Oh mio dio, hai davvero intenzione di dirglielo, non è così?” esclamò Scott esterrefatto, come se non si aspettasse che Stiles lo facesse davvero. “Hai seriamente intenzione di dirglielo.”

“Quello è il piano,” concordò Stiles. “ Beh, quello e i biscotti. Sarà tipo, wham ! Biscotti! Poi una piccola pausa per discutere del fatto che sono lo chef migliore del mondo e poi wham! Sentimenti! 

“Sembra che tu abbia tutto sotto controllo, allora,” Scott si fermò a riflettere. “ spero che a lui, sai, piacciano i biscotti. Sarebbe uno schifo se lui fosse tipo ‘ scusa amico, ma sono un tipo da muffin salati ’. ”

“Non essere stupido Scott,” Stiles sospirò, alzandosi e girando per la cucina alla ricerca di qualcosa da fare, “ non esiste una sola persona a cui non piacciono i biscotti. Soprattutto  i miei biscotti. Fanno cadere tutti ai miei piedi.” 

“ E poi dicono ‘oh mio dio c’è del veleno per topi qui dentro?’ ”

Stiles portò gli occhi al cielo e disse in tono strascicato “ Ha-ha, molto divertente. Scherza pure, ma sappiamo entrambi che sono un maestro in cucina.” 

“Non sei male.” Scott sembrava poco convinto, il che era decisamente oltraggioso, e anche sgarbato. “Non sei bravo come Allison, però. Dovresti sentire la sua torta alla vaniglia, è tipo - potresti venderla, amico. Potrebbe guadagnarsi da vivere con quella torta.” 

“Che carino, Scott,” sbuffò sedendosi su una delle sedie attorno al tavolo, perché a forza di camminare avanti e indietro ormai gli girava la testa. “ per favore, continua a parlare della ragazza con cui ti molli- ti rimetti insieme- ti molli ancora, mentre io sclero perché devo confessare a un dannato licantropo i sentimenti decisamente gay che provo per lui.”

“ Non sembra che tu stia sclerando molto.” 

“Ci sto lavorando. Ci sono vicino. Winter is coming, Scott. 
Winter is coming."*
  
“Andrà bene,” lo rassicurò l’altro. “ Fidati, amico. Anche a lui viene duro quando ti pensa. E’ tipo scritto sulla sua faccia imbronciata.”  

Stiles fece una smorfia, emettendo un verso disgustato. “ Per favore smettila di parlare di erezioni.” 
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Stiles si affacciò in salotto ed esclamò, “Vado a fare un salto nella nuova casa di Derek, gli ho preparato un regalo di inaugurazione, torno più tardi.” Si avviò velocemente verso la porta prima che suo padre potesse discutere del coprifuoco.

“Hey, hey, aspetta solo un secondo!” gli urlò immediatamente dietro lo sceriffo, il ragazzo digrignò i denti e trattenne un sospiro, con le dita a un centimetro dalla maniglia della porta, stava seriamente rimpiangendo di aver detto che usciva. “Sono solo le sette , papà. Non è che andrò a infrangere la legge e mettere ragazze incinte, o roba simile. Solo offrire qualche dolcetto.” Scosse la latta. “ Sai, il solito.” 

Suo padre lo scrutò assottigliando lo sguardo, da sopra il giornale che stava leggendo. “Non credevo che tu e Hale foste amici,” disse con forte sospetto.  “ Sei sicuro di starmi raccontando la verità?” 

Stiles faticò a dare un senso a quelle parole. “Cosa - come - perché dovrei mentire riguardo a una cosa simile? Cos’altro potrei fare con uno stampo di biscotti alle sette di sera?”

Lo sceriffo lo fissò a lungo. “ Non stai andando da Lydia Martin, vero?” quando il figlio cominciò a balbettare, continuò “ So che ti piace, Stiles, ma preferirei che tu fossi onesto con me piuttosto che-”

“Non- non sto mentendo!” balbettò scioccato. “Perché dovresti anche solo pensare che stia mentendo? Se stessi mentendo, perché avrei usato una persona, con cui non sono nemmeno amico, come copertura? Perché dovresti- come- è solo un regalo di inaugurazione!” 

Suo padre lo fissò di nuovo con gli occhi ridotti a due fessure. “Sembri molto nervoso Stiles.” 

“Sono sempre nervoso!” urlò. “ Sono nervoso, sono fatto così!” scattò indietro per provarlo e i biscotti sobbalzarono nello stampo, probabilmente sbriciolandosi completamente.

Analizzandolo ancora una volta, con il sospetto ancora forte nello sguardo, suo padre finalmente sospirò e disse “ Per questa volta mi fido, ma voglio che tu sappia che la verità è sempre preferibile,Stiles. Anche quando pensi che non lo sia.” 

Stiles gli sorrise, “Certo papà.” esclamò. “E’ decisamente la miglior scelta.” Si voltò avviandosi di nuovo verso la porta, per poi voltarsi e urlare “ Notte!” 
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Era appena sceso dalla Jeep quando Isaac, Erica e Boyd, uscirono a passo spedito dalla casa, con l’aria di qualcuno che cerca disperatamente di togliersi dai piedi. 

“Hey!” disse, guardandoli oltrepassarlo per raggiungere la macchina di Derek. “Ho portato un regalo per inaugurare la casa - uh, hey ragazzi-  dove state andando?” 

“C’è una cosa in un posto che richiede la nostra immediata attenzione.” rispose Isaac con una punta di divertimento nella voce. Aveva in mano le chiavi di Derek e le lanciò a Erica che le afferrò senza nemmeno alzare lo sguardo.

La ragazza si voltò per guardare Stiles, “Staremo fuori per - hmmmm - un’ora dovrebbe bastare.” Gli fece l’occhiolino, uno di quelli decisamente carchi di allusioni.

“Derek è dentro,” disse Boyd e rise con quel suo modo un po’ burbero vedendo l’espressione di completa confusione di Stiles.

“Vai a parlargli,” lo incoraggiò Erica, poi sparirono, salendo in macchina e facendo manovra per  uscire dal vialetto e infine scomparire alla vista.

Stiles rimase fermo a guardarli per un lungo istante, la latta di biscotti appena sfornati tra le braccia. Ci vollero diversi tentativi prima che riuscisse ad obbligarsi a raggiungere il portico e poi la porta. Le sue mani erano sorprendentemente sicure, quando ne allungò una per bussare.

Non era un licantropo, ma riuscì lo stesso a sentire i passi di Derek avvicinarsi alla porta. Poteva sentire anche il proprio battito cardiaco, rapido e impacciato, rimbombargli nei timpani, mentre cercava di calmarsi. L’ultima cosa che voleva era che l'alpha chiedesse perché era così agitato.

La porta si aprì e Derek apparve sulla soglia. Indossava dei vestiti sportivi 
 - che uno probabilmente indossa quando deve svuotare degli scatoloni- suppose il ragazzo. Guardò Stiles sorpreso, e il suo sguardo cadde automaticamente sulla teglia che teneva in mano. 

“Ciao!” cominciò. “Mi sono finto Martha Stewart e ti ho cucinato un regalo.” Gli porse lo stampo. Cookies con scaglie di cioccolato, farcitura extra. A nessuno piacciono secchi.

Derek sbattè lentamente le palpebre prima di accettare il regalo. “Grazie,” disse a voce bassa, per poi spostarsi da un lato e mormorare “Entra.” 

Stiles un po’ aveva sperato che l'altro prendesse i biscotti e finisse lì. Sarebbe andato a casa, avrebbe dormito e trovato poi un modo per dimenticare quella stupida cotta. Beh, lo aveva sperato.

“Non sapevo che cucinassi i dolci,” disse l’alpha mentre faceva strada verso la cucina. Che era vuota, se non si contavano le dozzine di scatoloni ancora pieni.

“Non so farlo.” rispose. “I cookies però sono speciali. Tutti dovrebbero saperli cucinare.” 

“Scusa, qui dentro c’è un gran casino,” disse Derek, irrigidendosi appena alla vista della stanza, e wow, era così normale a volte. 

Stiles scrollò le spalle appoggiandosi all’isola. “Amico, hai visto la mia stanza. Questo è niente.” 

Derek sorrise - il ragazzo aveva cominciato a tenere il conto di tutti i sorrisi che riusciva a strappargli. Sollevò la pellicola dallo stampo e furono assaliti dal profumo di cookies con scaglie di cioccolato appena sfornati.

“Okay,” disse, “ puoi dirlo. Sono il dio dei biscotti al forno.” 

L’altro fece uno sbuffo divertito “Sì, okay, stavolta sono d’accordo con te.” prese un biscotto e poi passò gli altri a Stiles, che ne prese uno a sua volta - non era fatto di pietra, dopotutto.

Rimasero in silenzio un momento mentre mangiavano. Stiles cercò di tenersi occupato osservando il soffitto, le pareti, il pavimento e gli scatoloni, ma i suoi occhi finivano sempre per ritrovare Derek, tornare su di lui. Era come una calamita.

“Questa casa è magnifica.” mormorò, cercando disperatamente di riempire il silenzio, “Non avresti potuto sceglierne una migliore.” 

Derek grugnì. “Io? Non ho fatto niente. Ho solo firmato il contratto e pagato. Sei tu che l’hai scelta.” 

Stiles sussultò. “Spero, sai, di non aver - esagerato, o qualcosa del genere.” 

“Stiles,” disse Derek in modo lento e intenzionale, “Sei stato di enorme aiuto.” 

Ricordò quello che aveva detto Erica. Ha detto che era importante che lo facesse da solo.

Prese un respiro profondo e si decise.

“Senti,” disse nervoso come non mai, “ ho bisogno che mi aiuti a mettere in chiaro una cosa, okay?” 

Derek gli rivolse uno sguardo preoccupato. Probabilmente sentiva che il cuore di Stiles stava per cedere. “Um … okay?” 

Il ragazzo annuì, solo per auto rassicurarsi e spostò il peso sui talloni. Giocherellò con le proprie dita e cominciò “ E’ buffo, in realtà, perché - uh - Erica pensa che forse io ti piaccio. E - ipoteticamente parlando, ovviamente - che tu piaccia a me.” Deglutì rumorosamente, e wow, faceva più caldo o era solo lui? 

Derek cercò di interromperlo. “Stiles, tu-” 

“Puoi, uh, lasciare tutte le domande alla fine?” Domandò frustrato e un po’ in panico. “Grazie. Comunque so che è da pazzi perché io sono un ragazzo estremamente affascinante con un gran senso dell’umorismo e un guardaroba incredibilmente alla moda, fatto di camicie a quadri e jeans, e tu sei un padrone di casa scontroso che salva la gente con le ruote bucate nelle notti di pioggia. Penseresti, sai, - logicamente - che siamo incompatibili.” prese un enorme respiro cercando di calmarsi, ma si era spinto troppo oltre per riuscirci. “ Ma - uh - sì. Volevo solo sapere quale sarebbe stata la tua reazione a questo scenario completamente ipotetico, che tra l’altro non è per niente vero o altro. Come, ogni somiglianza a persone , vive o morte, è puramente casuale.” 

Azzardò un’occhiata al viso di Derek e il ragazzo stava sorridendo, quasi. 

“Stiles,” disse.

“Ti ho fatto i biscotti, o mio dio che cos’ho che non va?” 

“Stiles,” insistette Derek.

“Ho degli amici terribili. Loro - mi hanno assicurato che avrebbe funzionato.” rise frastornato, ed era piuttosto sicuro di essere vicino ad un attacco di panico. “Questo è  quello che ottengo a seguire i consigli di Scott.” 

“Stiles,” ringhiò l’alpha. “Sta zitto.” 

Poi fu afferrato da una mano che affondò nella sua maglietta e - oh, wow, okay - si stavano baciando. 

Fu strano -  sapeva che gli piaceva Derek, sapeva che era attraente, ma non aveva mai considerato la possibilità che si baciassero veramente.Eppure era esattamente quello che stava succedendo. La mano di Derek stringeva la sua maglietta, tenendoli vicini, le sue labbra erano calde e insistenti, e si, Stiles era incredibilmente impressionato.

Quando l’alpha si ritrasse il ragazzo emise un suono di protesta. Uno molto imbarazzante.

“Aspetta,” disse, abbastanza a corto di fiato da far arrossire Stiles, “ hai diciassette anni.” 

Stiles lo fissò, con la testa leggera cercando di registrare ogni dettaglio del suo viso. “Ne sono consapevole.” 

“Sono piuttosto sicuro che sia illegale,” continuò, e si, okay, guastafeste.

“Non ho otto anni,” si lamentò il ragazzo, sembrando esattamente un bambino di quell'età.  “Non- non tiriamo in ballo la legge qui.” 

“Tuo padre è la legge,” gli fece notare Derek. “Ha un distintivo, una pistola e tutto il resto. Mi guarda ancora storto quando mi incontra al supermercato.” 

Stiles combattè l’stinto di mettere il broncio e pestare i piedi. Invece disse “ Possiamo - possiamo pensarci più tardi? Sai dopo - dopo che mi avrai molestato un po’?

Derek lo fulminò con lo sguardo, ma Stiles semplicemente gli sorrise e lo tirò più vicino.
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“Allora,” disse suo padre la mattina seguente mentre Stiles aspettava che il suo toast  si scaldasse, “ com’era Lydia?” 

Stiles si lamentò e gridò esasperato. “ Te l’ho già detto, non sono andato da Lydia!”

Lo sceriffo sollevò le sopracciglia e fissò in modo eloquente il collo di suo figlio. “Quindi dovrei credere che è stato Derek Hale a lasciarti quei succhiotti?” 

A Stiles andò di traverso il caffè e fece una risatina nervosa.







N.d.T. :  Chiedo perdono per il ritardo, il capitolo era già pronto da un po' ma ci sono stati problemi con il betaggio. Putroppo la mia beta è stata super impegnatissima e non ce l'ha fatta a rivedere questo chappy. Alla fine, anche se non è betato l'ho sistemato un po' e l'ho postato lo stesso, perchè non mi sembrava giusto farvi aspettare ancora. 

Solo qualche noticina: 

- La frase in inglese che Stiles dice a Scott è una citazione di Game of Thrones- il trono di spade, dato che adoro quel telefilm ho pensato di tenere la battuta originale.  XD 

- I cookies per chi non lo sapesse sono dei biscotti buonissimi e pienissimi di burro tipici americani , spesso hanno le scaglie di cioccolato come quelli che prepara stiles e non sono mai secchi secchi, come dei normali frollini.

- Nella nuova cucina di derek , ho scritto che stiles si appoggia all'isola. Non so se tutti quanti la chiamano a quel modo o se è solo una mia abitudine. In ogni caso è quel grosso bancone con sotto ripiani e cassetti che spesso si trova al centro delle cucine americane. 


Ora  scappo via e vi lascio in pace, promesso. XD 

Baci -A. 

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