Sono
distrutto.
Stremato.
Esausto.
Completamente
bollito.
La
giornata sul set pareva non finire mai. Abbiamo
cominciato stamani alle sette e – giuro – non so
nemmeno che ora sia adesso.
Andrew e Terri volevano assolutamente terminare le riprese di questo
episodio e
così ci hanno spremuto fino al midollo. Anche Stana era
sfinita ed entrambi
abbiamo concordato che avevamo un bisogno estremo di dormire, senza
cadere in
tentazione, così stasera mi ritrovo da solo nel mio
appartamento.
Evento
più unico che raro negli ultimi mesi.
Da
quando è tornata sana e salva dalla Mongolia, insomma,
da quando siamo diventati un “noi”, raramente siamo
stati lontani, ma stasera facciamo
i bravi. La mia massima aspirazione, al momento, è buttarmi
sul letto e dormire.
Punto.
Mi
sa che sono invecchiato…
Ho
appena messo piede in casa quando squilla il
cellulare. Speriamo non sia Andrew con qualche sua idea folle per le
riprese di
domani, giuro che potrei avere una reazione inconsulta. Una rapida
occhiata al
display mostra il volto sorridente di Abby, la moglie di Jeff, e i miei
istinti
omicidi sono immediatamente sopiti.
“Ciao
cognatino!” mi saluta con un tono allegro. Lei è
così, sempre gioiosa e felice.
“Ciao
Abby…. Yawn…
come va?”
“Qui
tutto bene, tu invece sembri stanchissimo, tutto
ok?”
“Ehm…
sì… giornataccia sul set oggi. Sono esausto. Come
stanno le ragazze?”
“Crescono
a vista d’occhio e sono in piena adolescenza.
Un momento sono dolcissime, quello dopo sono delle iene. Praticamente
insopportabili! Ma non ti ho chiamato per parlarti di loro.
Senti… cosa fai il
prossimo fine settimana?”
“Niente,
credo… Perché? Hai qualcosa in mente per il
compleanno di Jeff?” Il mio fratellone sabato prossimo compie
gli anni.
“Sì…
niente di speciale, giusto una cena in famiglia… mi
farebbe piacere che tu venissi e…”
“E…?”
Il
secondo nome di mia cognata è curiosità. Sa di
Stana
ma, a differenza di Jeff che l’ha vista più volte
quando mi ha accompagnato ai
vari eventi mondani, non ha avuto ancora modo di incontrarla
personalmente. E
questo la manda completamente fuori di testa!
“Sì,
insomma, Nathan… inutile dirti che, se vuoi, puoi
venire accompagnato… sai, Imogen e Juliet sarebbero ben
felici di conoscere la
fidanzata dello zio… E naturalmente a tutti noi farebbe
piacere passare un po’
di tempo con lei, visto che finalmente ti sei deciso… ormai
non ci speravamo
più, sai?”
Imogen
e Juliet sono le mie nipotine. Mio fratello e sua
moglie hanno scelto i nomi di due personaggi shakespeariani…
Del resto, lui fa
il preside in una scuola ed entrambi i miei genitori hanno dedicato la
propria
esistenza all’insegnamento prima di andare in pensione. Come
dire, una vita
segnata. Anche io pensavo che la docenza sarebbe stata la mia strada,
ma poi la
recitazione mi ha completamente rapito.
Sospiro.
La storia con Stana è ancora all’inizio e non mi
va di caricarla di troppa pressione. Come dice Castle a Beckett nella 5x01, this is all just still very new to me. And, call me
selfish, but I want
to keep what we have together to ourselves a bit longer.
Proprio
to
ourselves non è, visto che sul set ormai lo sanno
tutti, ma il coinvolgimento
familiare ha sempre un altro peso. Adoro la mia famiglia, ma non voglio
che si
intromettano in questa storia. Tengo troppo a Stana per rovinare le
cose. Ci ho
messo anni, ANNI, per arrivare a lei e ora non la voglio perdere.
“Nate?
Ci sei?”
“Sì,
Abby, scusa. Senti, non ti prometto niente. Ne parlo
con Stana e ti facciamo sapere, ok?”
“Uh,
parli già al plurale… Cognatino, sei
completamente
perso per questa donna, vero?” La sento ridacchiare e non
posso fare a meno di
concordare con lei. Non mi sono mai sentito così con una
donna. Ho avuto tante
storie nella mia vita, alcune sono durate lo spazio di un respiro,
altre sono
state più lunghe o intense, ma, parafrasando il mio
personaggio… none of them were her.
Concludo
la telefonata e collasso sul divano. Sto per
addormentarmi quando il cellulare vibra, indicando che mi è
arrivato un sms. Lo
apro e sorrido come un ebete. E’ l’ennesima
dimostrazione che l’amore mi ha totalmente
e irrimediabilmente stordito! Ed è una sensazione bellissima.
“Non
potevo andare a dormire senza augurarti sogni
d’oro…
Anche se sono stanca morta, mi sarebbe piaciuto averti accanto a me.
Love ya.
S.”
Il
giorno successivo, dopo una dormita che mi ha davvero
rimesso al mondo, arrivo sul set pimpante e mi dirigo subito nel
camerino di
Stana. Investiamo una buona quantità di tempo a salutarci
degnamente, dopo
essere stati lontani per quasi dieci ore (D-I-E-C-I ore, praticamente
un’eternità!) e poi, tenendola sempre fra le mie
braccia, non sia mai avesse
voglia di allontanarsi, le racconto della telefonata di Abby.
“E
poi… ecco… mi ha chiesto… di invitare
anche te…”
Mi
guarda sollevando un sopracciglio, con
quell’espressione che Beckett rifila spesso a Castle.
“E tu cosa le hai
risposto?”
“Che
te ne avrei parlato e poi avremmo deciso insieme.
Che vuoi fare?”
“Mmmh…
e tu cosa vorresti fare?”
“L’ho
chiesto prima io! E poi per me è diverso, loro sono
la mia famiglia… capisci… è il mio
fratellone! Ma non so se te la senti di
conoscere gli in-laws
così presto…”
“Mmhh
signor Fillion, in-laws
è una parola molto compromettente… implica un
impegno serio… Oppure… Wait
a
minute, you’re
embarrassed about
being seen with me!”
“No
no no no anzi, tutt’altro! E’ che non ti vorrei
mettere in difficoltà… a me farebbe davvero
piacere che tu venissi con me, sul
serio!... E potresti conoscere le mie nipoti, quelle due sono
fantastiche… e
sai che anche Jeff sarebbe felice di
vederti…e…”
“Frena,
frena, frena… mi avevi già convinto prima di
cominciare a elencare tutti i buoni motivi per andarci
insieme… a me basta solo
stare con te!”
Come
si fa a non amare una donna che ti dice queste
parole? Le stampo un bacio sulle labbra e chiamo subito Abby per
confermarle
che ci saremo entrambi.
Jeff
e la sua famiglia vivono a Edmonton, così decidiamo
di partire con due aerei diversi, giusto per non farci beccare insieme
dai
fans. Da Los Angeles c’è un unico volo diretto
giornaliero per Edmonton e, da
bravo cavaliere, lo cedo a Stana. Io farò scalo a San
Francisco. Il piano
prevede che ci incontriamo in aeroporto all’arrivo,
confidando che nessuno ci
riconosca. Poi andremo insieme a casa di mio fratello.
Appena
la vedo, nella hall degli arrivi, mi accorgo
subito che c’è qualcosa che non va. E’
bellissima, come al solito, anche se
indossa un paio di semplici jeans con una giacca, porta un foulard sui
capelli
e ha gli occhiali da sole, giusto per celare il suo aspetto. Mi sorride
e, da
brava attrice qual è, recita il ruolo della donna tranquilla
e rilassata, ma,
andiamo, it’s me! Faccio
finta di
niente, aspettando il momento più adatto. Appena saliamo
sull’auto che abbiamo
noleggiato, prima di mettere in moto, mi volto verso di lei e le prendo
una
mano. “Stana, tesoro, cosa c’è che non
va?”
“Niente…
“
“Mmmhhh,
rifacciamola, dai, e questa volta sii un po’ più
credibile. Che succede?”
“No…
è che… non lo so, Nathan… ci ho
pensato durante il
volo… e se non piacessi loro? Se pensassero che non vado
bene per te? Se
avessero preferito che tu trovassi un’altra?
Se…” Le poso un dito sulle labbra
per zittirla.
“Amore
mio, ma che ti viene in mente? Ti adoreranno
tutti, esattamente come ti adoro io. E potrebbero dire qualcosa di
storto nei
tuoi confronti solo se gli alieni avessero mangiato loro il cervello.
Ma in
quel caso se la dovranno vedere con me. Sono grande e grosso e ti posso
difendere, sai? Anche dagli extraterrestri!”
Mi
guarda sorridendo, la crisi sembra essere passata. “Ma
quanto sei scemo! Dai, partiamo.” Missione compiuta,
l’ho fatta ridere!
L’aeroporto
dista una quarantina di km dalla casa di mio
fratello e durante il viaggio in macchina chiacchieriamo del
più e del meno,
così che quando giungiamo a destinazione la mia Stana mi
sembra più serena.
Parcheggio sul vialetto che conduce alla porta di ingresso e non faccio
in
tempo a scendere dalla macchina che due furie si precipitano verso di
me,
placcandomi quasi come in una partita di hockey.
“Zio,
sei arrivatooooo!!!” grida Imogen.
“Oh
che meraviglia, l’hai portata!!!!” aggiunge Juliet,
riferendosi chiaramente alla mia compagna di viaggio, che nel frattempo
è uscita
dall’auto e si sta godendo la scena sorridendo. Le mie
deliziose nipotine si
staccano da me, si dirigono verso Stana e la osservano meravigliate.
“Oh,
sei ancora più bella che in TV!” commenta Imogen,
spalancando gli occhioni blu che ha ereditato dal papà (e
dallo zio).
“Posso…
posso abbracciarti?” chiede timidamente Juliet,
ancora estasiata.
“Ma
certo! Potete abbracciarmi e stropicciarmi quanto
volete!” esclama, rivolgendo loro il suo splendido sorriso,
del quale credo di
essermi innamorato sin dalla prima volta che l’ho visto. Poi
allarga le braccia
per accoglierle entrambe. Questo quadretto meriterebbe di essere
fotografato e
twittato immediatamente, se non fosse che la protagonista adulta di
questo
momento di tenerezza potrebbe fulminarmi all’istante se solo
osassi pensare di farlo.
“Ragazze,
lasciatela respirare!” interviene Abby, che si
è goduta tutto dalla porta di casa. “Su,
restituitela allo zio, che già ci ha
messo una vita a trovarla e non vogliamo correre il rischio di farla
fuggire a
gambe levate, no?”
Stana
solleva gli occhi nella direzione da cui proviene
la voce e, dallo sguardo amichevole che si scambiano prevedo che queste
due
andranno d’accordissimo. “Già, vostro
zio ha i suoi tempi… Io stessa avevo
perso le speranze!” aggiunge Stana dirigendosi verso
l’ingresso e abbracciando
anche Abby.
“Ciao,
ben arrivata! Sono contenta di conoscerti,
finalmente! Dai, entra, ti offro qualcosa da bere. Come è
andato il viaggio?” Le
due donne si avviano dentro casa, seguite da Imogen e Juliet,
lasciandomi
fuori, completamente dimentiche di me.
“Ehm…
ci sarei anche io…”
“Oh
sì, Nathan, puoi portare le vostre borse nella camera
degli ospiti al primo piano e poi ci raggiungi in cucina, ok?”
“Agli
ordini!”
Eseguo
quanto mi viene richiesto, lasciando i nostri
bagagli nella stanza vicino a quella delle ragazze, calcolando
mentalmente che
stanotte non potremo combinare nulla, non fidandomi di quanto possano
essere
insonorizzati questi muri, e scendo di nuovo a piano terra. Le sento
chiacchierare animatamente in cucina, commentando gli abiti, le
acconciature e
le mitiche scarpe che trasformano Stana nel detective Beckett. Sembra
che
quelle quattro si conoscano da una vita! Sono quasi geloso…
Una mano posata
sulla mia spalla mi fa capire che non sono da solo.
“Ehy,
fratellino, ben arrivato! Che ci fai sulla porta?
Stai spiando le ragazze in cucina? Sai che potrebbe essere
pericolosissimo?
Guarda, te lo dico io che vivo in casa con tre donne!
Brrrrrrr” L’espressione
sul suo volto, di puro terrore, è più esplicita
di mille parole. Lo abbraccio
per salutarlo come si deve.
“Ciao
Jeff, che bello vederti! Buon compleanno!”
Ricambia
il mio abbraccio e mi dice: “Grazie! Sono
contento che siate qui entrambi. Mamma non sta più nella
pelle!”
“Non
dubito… ogni volta che ci sentiamo al telefono mi
chiede quando gliela porto!”
“Dai,
facciamoci coraggio e affrontiamo le ragazze. Credo
che abbiano monopolizzato la tua fidanzata…”
“Già,
lo penso anche io!”
Entrando
in cucina, Jeff saluta le sue donne e abbraccia
Stana calorosamente –
forse un po’
troppo, a giudicare dall’occhiataccia che gli rifila Abby, ma
lui si difende
affermando che oggi è il festeggiato e ha il diritto di
essere celebrato a
dovere. Ci prendiamo un tè insieme e poi mia cognata ci
ordina di uscire dalla
cucina perché deve preparare la cena per stasera. Per
evitare scene
imbarazzanti con i fan, la festa per Jeff si terrà a casa
loro. Sarà una cosa
tranquilla, solo noi di famiglia.
“Abby,
posso darti una mano?” si offre Stana.
“Molto
volentieri! Aspetta, ti passo un grembiule così
non ti rovini gli abiti. Ehy, Nathan, hai trovato davvero un tesoro! Well, she cooks!”
“In
effetti, l’ho scelta proprio per le sue doti
culinarie!” Faccio l’occhiolino a Stana e continuo.
“Dai, vi aiuto anche io,
passami quel cesto di lattuga che vi preparerò la famosa
insalata Fillion, alla
quale è impossibile resistere”.
Trascorriamo
il pomeriggio allegramente, trafficando in
cucina fra pentole e fornelli. Stana e io ci stuzzichiamo per tutto il
tempo,
raccontando qualche episodio buffo avvenuto sul set e facendo ridere
mia
cognata e le ragazze. Jeff invece è stato dispensato dalla
corvée e gli è stato
ordinato di andare a prendere i nostri genitori.
“Bene,
direi che abbiamo finito!” Dichiara Abby,
togliendosi il grembiule e mettendosi le mani sui fianchi, con
un’espressione
soddisfatta. “Adesso ci possiamo preparare per la cena, direi
che voi due ve la
siete proprio meritata! Stana, grazie, sei stata davvero un
angelo!” La
abbraccia ancora una volta e poi si rivolge verso di me, sussurrandomi
in un orecchio:
“Allora, lo hai capito che questa è una donna da
sposare?” Poi si allontana,
lasciando me e Stana finalmente soli.
“Allora,
come sta andando?” le chiedo, mentre giro
intorno al tavolino per avvicinarmi a lei, che nel frattempo si
è appoggiata al
piano di lavoro accanto al frigorifero.
“Bene.
Abby è davvero simpatica e le ragazze sono
spettacolari, avevi ragione!” mi risponde sorridendo.
“Ho
visto che vi siete subito trovate bene… anzi, mi sono
quasi sentito messo da parte… hai trascorso più
tempo con loro che con me…” La
raggiungo, mi metto davanti a lei appoggiando le mani al piano di
lavoro,
accanto ai suoi fianchi, e attivando il mio ormai brevettato sguardo da
bambinone
tenerone.
“Oh,
povero piccolo Nathan, ti sei sentito abbandonato…
Vediamo se riesco a farti cambiare idea…” Mi
accarezza piano il volto,
avvicinandomi a sé. Cominciamo a baciarci e, come se fossero
dotate di vita
propria, le mie mani si spostano lungo la sua schiena, percorrendo un
corpo che
ormai conosco bene. Sul più bello,
però…
Nota
dell’autrice.
Il
mio angelo custode mi ha suggerito più volte di fare una
serie tratta da
“Un’estate speciale”. Non ne ero molto
convinta, però poi ho capito che aveva
ragione, che valeva la pena provarci. Ecco qui il terzo episodio.
Nathan ha già
avuto modo di conoscere – almeno telefonicamente –
il signor Katic e ora tocca
a lei. Un paio di capitoli per raccontare l’incontro di Stana
con il clan dei
Fillion.
Conoscendoli,
non tutto può andare liscio, non credete?
Vi
aspetto al prossimo capitolo e intanto dico grazie a chi di voi mi ha
dedicato
il proprio tempo ed è arrivato fino qui.
Baci,
Germangirl
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