Parenti serpenti

di germangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 - Un invito ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 - Zucchero e peperoncino ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 - Un invito ***


Sono distrutto.

Stremato.

Esausto.

Completamente bollito.

La giornata sul set pareva non finire mai. Abbiamo cominciato stamani alle sette e – giuro – non so nemmeno che ora sia adesso. Andrew e Terri volevano assolutamente terminare le riprese di questo episodio e così ci hanno spremuto fino al midollo. Anche Stana era sfinita ed entrambi abbiamo concordato che avevamo un bisogno estremo di dormire, senza cadere in tentazione, così stasera mi ritrovo da solo nel mio appartamento.

Evento più unico che raro negli ultimi mesi.

Da quando è tornata sana e salva dalla Mongolia, insomma, da quando siamo diventati un “noi”, raramente siamo stati lontani, ma stasera facciamo i bravi. La mia massima aspirazione, al momento, è buttarmi sul letto e dormire.

Punto.

Mi sa che sono invecchiato…

Ho appena messo piede in casa quando squilla il cellulare. Speriamo non sia Andrew con qualche sua idea folle per le riprese di domani, giuro che potrei avere una reazione inconsulta. Una rapida occhiata al display mostra il volto sorridente di Abby, la moglie di Jeff, e i miei istinti omicidi sono immediatamente sopiti.

“Ciao cognatino!” mi saluta con un tono allegro. Lei è così, sempre gioiosa e felice.

“Ciao Abby…. Yawn… come va?”

“Qui tutto bene, tu invece sembri stanchissimo, tutto ok?”

“Ehm… sì… giornataccia sul set oggi. Sono esausto. Come stanno le ragazze?”

“Crescono a vista d’occhio e sono in piena adolescenza. Un momento sono dolcissime, quello dopo sono delle iene. Praticamente insopportabili! Ma non ti ho chiamato per parlarti di loro. Senti… cosa fai il prossimo fine settimana?”

“Niente, credo… Perché? Hai qualcosa in mente per il compleanno di Jeff?” Il mio fratellone sabato prossimo compie gli anni.

“Sì… niente di speciale, giusto una cena in famiglia… mi farebbe piacere che tu venissi e…”

“E…?”

Il secondo nome di mia cognata è curiosità. Sa di Stana ma, a differenza di Jeff che l’ha vista più volte quando mi ha accompagnato ai vari eventi mondani, non ha avuto ancora modo di incontrarla personalmente. E questo la manda completamente fuori di testa!

“Sì, insomma, Nathan… inutile dirti che, se vuoi, puoi venire accompagnato… sai, Imogen e Juliet sarebbero ben felici di conoscere la fidanzata dello zio… E naturalmente a tutti noi farebbe piacere passare un po’ di tempo con lei, visto che finalmente ti sei deciso… ormai non ci speravamo più, sai?”

Imogen e Juliet sono le mie nipotine. Mio fratello e sua moglie hanno scelto i nomi di due personaggi shakespeariani… Del resto, lui fa il preside in una scuola ed entrambi i miei genitori hanno dedicato la propria esistenza all’insegnamento prima di andare in pensione. Come dire, una vita segnata. Anche io pensavo che la docenza sarebbe stata la mia strada, ma poi la recitazione mi ha completamente rapito.

Sospiro. La storia con Stana è ancora all’inizio e non mi va di caricarla di troppa pressione. Come dice Castle a Beckett nella 5x01, this is all just still very new to me. And, call me selfish, but I want to keep what we have together to ourselves a bit longer.

Proprio to ourselves non è, visto che sul set ormai lo sanno tutti, ma il coinvolgimento familiare ha sempre un altro peso. Adoro la mia famiglia, ma non voglio che si intromettano in questa storia. Tengo troppo a Stana per rovinare le cose. Ci ho messo anni, ANNI, per arrivare a lei e ora non la voglio perdere.

“Nate? Ci sei?”

“Sì, Abby, scusa. Senti, non ti prometto niente. Ne parlo con Stana e ti facciamo sapere, ok?”

“Uh, parli già al plurale… Cognatino, sei completamente perso per questa donna, vero?” La sento ridacchiare e non posso fare a meno di concordare con lei. Non mi sono mai sentito così con una donna. Ho avuto tante storie nella mia vita, alcune sono durate lo spazio di un respiro, altre sono state più lunghe o intense, ma, parafrasando il mio personaggio… none of them were her.

Concludo la telefonata e collasso sul divano. Sto per addormentarmi quando il cellulare vibra, indicando che mi è arrivato un sms. Lo apro e sorrido come un ebete. E’ l’ennesima dimostrazione che l’amore mi ha totalmente e irrimediabilmente stordito! Ed è una sensazione bellissima.

“Non potevo andare a dormire senza augurarti sogni d’oro… Anche se sono stanca morta, mi sarebbe piaciuto averti accanto a me. Love ya. S.”

Il giorno successivo, dopo una dormita che mi ha davvero rimesso al mondo, arrivo sul set pimpante e mi dirigo subito nel camerino di Stana. Investiamo una buona quantità di tempo a salutarci degnamente, dopo essere stati lontani per quasi dieci ore (D-I-E-C-I ore, praticamente un’eternità!) e poi, tenendola sempre fra le mie braccia, non sia mai avesse voglia di allontanarsi, le racconto della telefonata di Abby.

“E poi… ecco… mi ha chiesto… di invitare anche te…”

Mi guarda sollevando un sopracciglio, con quell’espressione che Beckett rifila spesso a Castle. “E tu cosa le hai risposto?”

“Che te ne avrei parlato e poi avremmo deciso insieme. Che vuoi fare?”

“Mmmh… e tu cosa vorresti fare?”

“L’ho chiesto prima io! E poi per me è diverso, loro sono la mia famiglia… capisci… è il mio fratellone! Ma non so se te la senti di conoscere gli in-laws così presto…”

“Mmhh signor Fillion, in-laws è una parola molto compromettente… implica un impegno serio… Oppure… Wait a minute, you’re embarrassed about being seen with me!”

“No no no no anzi, tutt’altro! E’ che non ti vorrei mettere in difficoltà… a me farebbe davvero piacere che tu venissi con me, sul serio!... E potresti conoscere le mie nipoti, quelle due sono fantastiche… e sai che anche Jeff sarebbe felice di vederti…e…”

“Frena, frena, frena… mi avevi già convinto prima di cominciare a elencare tutti i buoni motivi per andarci insieme… a me basta solo stare con te!”

Come si fa a non amare una donna che ti dice queste parole? Le stampo un bacio sulle labbra e chiamo subito Abby per confermarle che ci saremo entrambi.

Jeff e la sua famiglia vivono a Edmonton, così decidiamo di partire con due aerei diversi, giusto per non farci beccare insieme dai fans. Da Los Angeles c’è un unico volo diretto giornaliero per Edmonton e, da bravo cavaliere, lo cedo a Stana. Io farò scalo a San Francisco. Il piano prevede che ci incontriamo in aeroporto all’arrivo, confidando che nessuno ci riconosca. Poi andremo insieme a casa di mio fratello.

Appena la vedo, nella hall degli arrivi, mi accorgo subito che c’è qualcosa che non va. E’ bellissima, come al solito, anche se indossa un paio di semplici jeans con una giacca, porta un foulard sui capelli e ha gli occhiali da sole, giusto per celare il suo aspetto. Mi sorride e, da brava attrice qual è, recita il ruolo della donna tranquilla e rilassata, ma, andiamo, it’s me! Faccio finta di niente, aspettando il momento più adatto. Appena saliamo sull’auto che abbiamo noleggiato, prima di mettere in moto, mi volto verso di lei e le prendo una mano. “Stana, tesoro, cosa c’è che non va?”

“Niente… “

“Mmmhhh, rifacciamola, dai, e questa volta sii un po’ più credibile. Che succede?”

“No… è che… non lo so, Nathan… ci ho pensato durante il volo… e se non piacessi loro? Se pensassero che non vado bene per te? Se avessero preferito che tu trovassi un’altra? Se…” Le poso un dito sulle labbra per zittirla.

“Amore mio, ma che ti viene in mente? Ti adoreranno tutti, esattamente come ti adoro io. E potrebbero dire qualcosa di storto nei tuoi confronti solo se gli alieni avessero mangiato loro il cervello. Ma in quel caso se la dovranno vedere con me. Sono grande e grosso e ti posso difendere, sai? Anche dagli extraterrestri!”

Mi guarda sorridendo, la crisi sembra essere passata. “Ma quanto sei scemo! Dai, partiamo.” Missione compiuta, l’ho fatta ridere!

L’aeroporto dista una quarantina di km dalla casa di mio fratello e durante il viaggio in macchina chiacchieriamo del più e del meno, così che quando giungiamo a destinazione la mia Stana mi sembra più serena. Parcheggio sul vialetto che conduce alla porta di ingresso e non faccio in tempo a scendere dalla macchina che due furie si precipitano verso di me, placcandomi quasi come in una partita di hockey.

“Zio, sei arrivatooooo!!!” grida Imogen.

“Oh che meraviglia, l’hai portata!!!!” aggiunge Juliet, riferendosi chiaramente alla mia compagna di viaggio, che nel frattempo è uscita dall’auto e si sta godendo la scena sorridendo. Le mie deliziose nipotine si staccano da me, si dirigono verso Stana e la osservano meravigliate.

“Oh, sei ancora più bella che in TV!” commenta Imogen, spalancando gli occhioni blu che ha ereditato dal papà (e dallo zio).

“Posso… posso abbracciarti?” chiede timidamente Juliet, ancora estasiata.

“Ma certo! Potete abbracciarmi e stropicciarmi quanto volete!” esclama, rivolgendo loro il suo splendido sorriso, del quale credo di essermi innamorato sin dalla prima volta che l’ho visto. Poi allarga le braccia per accoglierle entrambe. Questo quadretto meriterebbe di essere fotografato e twittato immediatamente, se non fosse che la protagonista adulta di questo momento di tenerezza potrebbe fulminarmi all’istante se solo osassi pensare di farlo.

“Ragazze, lasciatela respirare!” interviene Abby, che si è goduta tutto dalla porta di casa. “Su, restituitela allo zio, che già ci ha messo una vita a trovarla e non vogliamo correre il rischio di farla fuggire a gambe levate, no?”

Stana solleva gli occhi nella direzione da cui proviene la voce e, dallo sguardo amichevole che si scambiano prevedo che queste due andranno d’accordissimo. “Già, vostro zio ha i suoi tempi… Io stessa avevo perso le speranze!” aggiunge Stana dirigendosi verso l’ingresso e abbracciando anche Abby.

“Ciao, ben arrivata! Sono contenta di conoscerti, finalmente! Dai, entra, ti offro qualcosa da bere. Come è andato il viaggio?” Le due donne si avviano dentro casa, seguite da Imogen e Juliet, lasciandomi fuori, completamente dimentiche di me.

“Ehm… ci sarei anche io…”

“Oh sì, Nathan, puoi portare le vostre borse nella camera degli ospiti al primo piano e poi ci raggiungi in cucina, ok?”

“Agli ordini!”

Eseguo quanto mi viene richiesto, lasciando i nostri bagagli nella stanza vicino a quella delle ragazze, calcolando mentalmente che stanotte non potremo combinare nulla, non fidandomi di quanto possano essere insonorizzati questi muri, e scendo di nuovo a piano terra. Le sento chiacchierare animatamente in cucina, commentando gli abiti, le acconciature e le mitiche scarpe che trasformano Stana nel detective Beckett. Sembra che quelle quattro si conoscano da una vita! Sono quasi geloso… Una mano posata sulla mia spalla mi fa capire che non sono da solo.

“Ehy, fratellino, ben arrivato! Che ci fai sulla porta? Stai spiando le ragazze in cucina? Sai che potrebbe essere pericolosissimo? Guarda, te lo dico io che vivo in casa con tre donne! Brrrrrrr” L’espressione sul suo volto, di puro terrore, è più esplicita di mille parole. Lo abbraccio per salutarlo come si deve.

“Ciao Jeff, che bello vederti! Buon compleanno!”

Ricambia il mio abbraccio e mi dice: “Grazie! Sono contento che siate qui entrambi. Mamma non sta più nella pelle!”

“Non dubito… ogni volta che ci sentiamo al telefono mi chiede quando gliela porto!”

“Dai, facciamoci coraggio e affrontiamo le ragazze. Credo che abbiano monopolizzato la tua fidanzata…”

“Già, lo penso anche io!”

Entrando in cucina, Jeff saluta le sue donne e abbraccia Stana calorosamente  – forse un po’ troppo, a giudicare dall’occhiataccia che gli rifila Abby, ma lui si difende affermando che oggi è il festeggiato e ha il diritto di essere celebrato a dovere. Ci prendiamo un tè insieme e poi mia cognata ci ordina di uscire dalla cucina perché deve preparare la cena per stasera. Per evitare scene imbarazzanti con i fan, la festa per Jeff si terrà a casa loro. Sarà una cosa tranquilla, solo noi di famiglia.

“Abby, posso darti una mano?” si offre Stana.

“Molto volentieri! Aspetta, ti passo un grembiule così non ti rovini gli abiti. Ehy, Nathan, hai trovato davvero un tesoro! Well, she cooks!”

“In effetti, l’ho scelta proprio per le sue doti culinarie!” Faccio l’occhiolino a Stana e continuo. “Dai, vi aiuto anche io, passami quel cesto di lattuga che vi preparerò la famosa insalata Fillion, alla quale è impossibile resistere”.

Trascorriamo il pomeriggio allegramente, trafficando in cucina fra pentole e fornelli. Stana e io ci stuzzichiamo per tutto il tempo, raccontando qualche episodio buffo avvenuto sul set e facendo ridere mia cognata e le ragazze. Jeff invece è stato dispensato dalla corvée e gli è stato ordinato di andare a prendere i nostri genitori.

“Bene, direi che abbiamo finito!” Dichiara Abby, togliendosi il grembiule e mettendosi le mani sui fianchi, con un’espressione soddisfatta. “Adesso ci possiamo preparare per la cena, direi che voi due ve la siete proprio meritata! Stana, grazie, sei stata davvero un angelo!” La abbraccia ancora una volta e poi si rivolge verso di me, sussurrandomi in un orecchio: “Allora, lo hai capito che questa è una donna da sposare?” Poi si allontana, lasciando me e Stana finalmente soli.

“Allora, come sta andando?” le chiedo, mentre giro intorno al tavolino per avvicinarmi a lei, che nel frattempo si è appoggiata al piano di lavoro accanto al frigorifero.

“Bene. Abby è davvero simpatica e le ragazze sono spettacolari, avevi ragione!” mi risponde sorridendo.

“Ho visto che vi siete subito trovate bene… anzi, mi sono quasi sentito messo da parte… hai trascorso più tempo con loro che con me…” La raggiungo, mi metto davanti a lei appoggiando le mani al piano di lavoro, accanto ai suoi fianchi, e attivando il mio ormai brevettato sguardo da bambinone tenerone.

“Oh, povero piccolo Nathan, ti sei sentito abbandonato… Vediamo se riesco a farti cambiare idea…” Mi accarezza piano il volto, avvicinandomi a sé. Cominciamo a baciarci e, come se fossero dotate di vita propria, le mie mani si spostano lungo la sua schiena, percorrendo un corpo che ormai conosco bene. Sul più bello, però…

 

Nota dell’autrice.

Il mio angelo custode mi ha suggerito più volte di fare una serie tratta da “Un’estate speciale”. Non ne ero molto convinta, però poi ho capito che aveva ragione, che valeva la pena provarci. Ecco qui il terzo episodio. Nathan ha già avuto modo di conoscere – almeno telefonicamente – il signor Katic e ora tocca a lei. Un paio di capitoli per raccontare l’incontro di Stana con il clan dei Fillion.

Conoscendoli, non tutto può andare liscio, non credete?

Vi aspetto al prossimo capitolo e intanto dico grazie a chi di voi mi ha dedicato il proprio tempo ed è arrivato fino qui.

Baci,

Germangirl

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 - Zucchero e peperoncino ***


“Oh, povero piccolo Nathan, ti sei sentito abbandonato… Vediamo se riesco a farti cambiare idea…” Mi accarezza piano il volto, avvicinandomi a sé. Cominciamo a baciarci e, come se fossero dotate di vita propria, le mie mani si spostano lungo la sua schiena, percorrendo un corpo che ormai conosco bene. Sul più bello, però…

“NATHAN FILLION, ma insomma!” grida una voce femminile a me ben nota.

“Mamma! Io… noi… ecco… insomma…”

Improvvisamente sono tornato ad essere il quindicenne beccato a pomiciare con Judy Danton sul dondolo davanti alla casa dei miei.

Stana non è messa meglio: osservandola con la coda dell’occhio vedo che le sue guance hanno assunto una colorazione tendente al rosso cremisi, ha spalancato gli occhi e si sta mordendo il labbro inferiore.  Bel modo di incontrare per la prima volta la futura suocera. Oddio, ho detto futura suocera?

L’imbarazzo di entrambi è palpabile, lo si potrebbe tagliare con il coltello.

Come se non bastasse, dietro mamma scorgo la figura imponente di mio padre, il quale trattiene a stento le risate e poi prende in mano la situazione. “Oh, lascia perdere, figliolo, sappiamo bene cosa stavate facendo. Ciao Stana, siamo felici di incontrarti. Era ora che questo ragazzaccio mettesse la testa a posto. Ci ha fatto penare parecchio… Fatti abbracciare, su!”

Mio padre Bob la stringe fra le braccia, manifestandole il suo affetto in modo forse un po’ ruspante ma assolutamente sincero. Credo che anche lei lo abbia percepito, perché – pur imprigionata in una presa che praticamente le toglie il respiro – inizia a sorridere e ricambia il suo abbraccio. “Signor Fillion, il piacere è tutto mio! Nathan non fa altro che parlare di voi…”

“Chiamami Bob e credimi, non hai idea di quanto lui ci abbia parlato di te. Da anni. Santo cielo, non pensavo che avrei mai visto questo momento! Mi ero già immaginato di dovermi sedere a tavolino con lui per spiegargli per bene come ci si comporta con una bella signora!”

“Oh, Bob, lascia in pace questa ragazza, da chi credi che abbia preso tuo figlio! Ciao cara, vieni, gli uomini di questa famiglia sono dei gran tontoloni a volte, ma rendono decisamente migliore la nostra esistenza!” aggiunge mia madre prima di salutare a sua volta Stana con un abbraccio, un po’ meno irruento di quello di papà ma altrettanto amorevole. E io ancora una volta vengo messo da parte. Deve essere il tema della giornata. Ma vedere l’affetto con cui i miei genitori hanno accolto Stana e, più che altro, vedere lei tutto sommato così a suo agio mi riempie il cuore.

Nel frattempo Imogen e Juliet ritornano in cucina e hanno una strana espressione sul viso, come se volessero chiedere qualcosa ma non sapessero come farlo. Salutano i nonni con i soliti abbracci affettuosi, ma si vede che in realtà hanno altro in mente. Se ne rende conto anche Abby, che osserva entrambe e chiede loro: “Allora, ragazze, che succede?”

“Ehm… volevamo chiedere una cosa a Stana, ma non sappiamo se….” comincia Juliet.

“Sì, insomma… non vorremmo approfittarne, però…” continua Imogen.

“Beh, se non chiedete non saprete mai…” risponde loro la diretta interessata, sorridendo per incoraggiarle.

“Ti va di venire nella nostra stanza e di aiutarci ad acconciarci i capelli per la cena?” riprende Imogen.

“Sì, dai, ti prego… tu sei sempre così bella!” conclude la sorella.

“Molto volentieri! Andiamo, su!” Le ragazze sprizzano felicità da tutti i pori e rapiscono la mia compagna – per l’ennesima volta in questa giornata. A volte ho la sensazione di essere trasparente oggi. Abby mi si avvicina, mi prende sotto braccio e mi dice: “Capisco perché ti sia innamorato di lei. E’ bella dentro e fuori. E’ una donna speciale, Nathan, non fare casino con lei, altrimenti ti scatenerò contro le tue nipoti, è chiaro?”

Sorrido. Le mie nipotine sanno essere molto convincenti ed esercitano un potere sconfinato su di me.

“Non ne ho alcuna intenzione, credimi. Mi è bastato temere di perderla questa estate per quel terremoto in Mongolia e non voglio ripetere l’esperienza. Mai più.” Rabbrividisco al ricordo di quella notte e all’angoscia che ho provato non avendo sue notizie e temendo il peggio. “Finalmente ho capito che questa donna risiede stabilmente nel mio cuore da tempo e non ho alcuna intenzione di sfrattarla.”

“Bene, bravo il mio cognatino! Spero che tu glielo abbia detto e le abbia dimostrato con i fatti quanto tieni a lei. Ora fila a farti bello per la cena, ok? Abbiamo un compleanno da festeggiare!”

Una volta rilasciata dalle sue deliziose carcerieri, Stana mi raggiunge nella nostra stanza e anche noi riusciamo a prepararci. E’ una cena in famiglia, quindi ci vestiamo in modo assolutamente informale: io con jeans e camicia, lei con un paio di pantaloni e un maglioncino. La festa per Jeff può finalmente avere inizio. Tutti facciamo onore alle pietanze che abbiamo cucinato nel pomeriggio e il resto della serata trascorre serenamente, in un clima di grande naturalezza e spontaneità, come se Stana facesse parte di questa famiglia da sempre. La consapevolezza di quanto sia giusto averla finalmente accanto a me mi infonde una pace tale da inebriare i miei sensi.

Dopo aver spolverato le altre prelibatezze, Abby porta la torta e il suo ingresso viene accompagnato da tutti noi che cantiamo “Happy birthday to you” per il mio fratellone, con la splendida voce della mia Stana che spicca sulle altre. Mi piace da morire sentirla cantare. Oddio, mi piace tutto di lei!

Dopo cena mio fratello riaccompagna a casa papà e mamma, che prima di salutarci si fanno promettere da Stana che torneremo a trovarli presto. Da lei, mica da me! Imogen e Juliet ci augurano la buonanotte e così fa anche Abby.

Finalmente in camera nostra, mi avvicino a Stana, le accarezzo un braccio e le chiedo: “Beh, direi che è andata alla grande, no?”

“Sì, sono stata proprio bene… Bob e Cookie sono deliziosi e la famiglia di tuo fratello è uno spettacolo. Ora capisco perché tu sia tanto legato a loro… Sono contenta di essere qui, sai? C’è una bella atmosfera.” Mi risponde con un tono di voce sommesso ma sereno.

“Oh, non hai idea di quanto sia felice io di averti qui con me…”

“Grazie per avermi invitato!”

“Grazie a te per aver accettato di partecipare a questa full immersion familiare!”

“Beh, vado a prepararmi per la notte, dammi qualche minuto, ok?” Mi lascia un bacio a stampo e si avvia verso il bagno.

“Certo, non ti preoccupare.”

Nel frattempo mi sfilo scarpe e calzini e gironzolo per la stanza. Mi piace camminare a piedi nudi sul parquet, lo facevo sempre da bambino e mi fa tornare indietro nel tempo. Poi tolgo la camicia e i pantaloni, sistemandoli con cura su una sedia e rimanendo solo con i boxer. Voltandomi, ecco che vedo Stana riapparire sulla porta del bagno. La sua visione mi lascia completamente senza parole e devo appoggiarmi alla scrivania per evitare di collassare a terra. Il bello con lei è che riesce a sorprendermi continuamente. Indossa un négligé di seta nero, che le arriva a metà coscia, ha uno spacco inguinale e una profonda scollatura che lascia intravedere parte del suo seno. Una roba che in qualche Stato probabilmente potrebbe essere dichiarata illegale. Forse in più di uno, a pensarci bene.

Apro bocca ma non emetto alcun suono. Ci riprovo e riesco ad articolare a malapena: “Wow… Stana… quello… tu… accidenti…wow!”

“Questa vecchia cosa?” Replica lei con nonchalance, avvicinandosi a me con una camminata provocante e con un’espressione che è tutto un programma.

Need I remind you that I have already seen your stuff? E questo, credimi, non l’ho mai visto… Me ne sarei ricordato… Non c’è alcun dubbio…” Con un dito seguo il percorso delle minuscole spalline che tengono su quel nonnulla, poi cambio direzione, le cingo la vita con le braccia e faccio scivolare le mani sulla sua schiena, passando dalla seta alla sua pelle, non smettendo un momento di osservare con attenzione quanto sia splendida e di godermi ciò che ho di fronte. Credo di essere rimasto a bocca aperta e di avere l’espressione di un pesce lesso.

“Deduco che ti piaccia…” Mi sussurra in un orecchio, lasciandomi una serie di baci sensuali lungo la mandibola, percorrendo delicatamente con le mani le mie braccia fino alle spalle e allacciandole dietro la mia nuca.

Mi scuoto dal torpore estatico nel quale sono scivolato e rispondo: “Oh, sì, decisamente…. Sei la donna più sexy che io abbia mai incontrato… Però…”

Stana smette di accarezzarmi e mi rivolge uno sguardo interrogativo. “Però? Non mi sarei mai aspettata che questo – indicando il suo négligé – potesse suscitare un ‘però’ come reazione.”

“No, la reazione è palesemente altra e lo sai bene” La stringo ancora di più a me, per farle capire quale effetto abbia scatenato il suddetto négligé e il suo sguardo birichino rivela quanto ne sia soddisfatta. “… Ma le bambine dormono qui accanto…”

“Ah sì? E questo è un problema per te?” Continua a torturarmi il lobo dell’orecchio e io cerco di mantenere il controllo, ma so già che è una partita persa in partenza.

“Beh, diciamo che potrebbe esserlo… Però…”

“Ecco, questo ‘però’ mi piace già più del primo… Andiamo, Nate, un po’ di spirito di iniziativa…” Il luccichio che scorgo nei suoi occhi non mi lascia scampo.

“Magari… Facendo piano piano….” Tocca a me adesso sussurrarle all’orecchio e restituirle quei baci umidi lungo il collo, soffermandomi in un punto che ho scoperto essere particolarmente sensibile. Il brivido che la scuote mi fa capire quanto le stia piacendo tutto questo.

“Vedi che quando ti applichi sei in grado di fare tutto…” mi risponde sorridendo e regalandomi un’occhiata che non ha bisogno di sottotitoli.

“Oh sì, you’ve no ideaMa non dobbiamo farci sentire, ok?” No, dai, sarebbe troppo imbarazzante!

“Certo, agiremo silenziosamente….”

“Del resto, sarebbe un peccato che questo ben di Dio andasse sprecato…” Le dico con voce roca mentre faccio scivolare una spallina, portando alla luce quel corpo che venero da tempo e che ho la fortuna di poter accarezzare.

“Oh sì, sarebbe davvero un gran peccato…”

E così, anche se il festeggiato è mio fratello, sono io a ricevere un bellissimo regalo.

Nella camera degli ospiti della casa di Jeff.

A pochi metri dalle mie ignare nipotine.

Ah, che meraviglia essere innamorati!

 

Nota dell’autrice.

Nella sua recensione a “Sesta stagione” Ivi87 mi aveva scritto che nel prossimo capitolo sarebbe dovuto toccare a mamma Fillion mettere in imbarazzo Stana, per par condicio. Confesso che questo episodio è nato proprio dalla sua osservazione. Spero di averla accontentata!

Grazie come sempre al mio angelo custode per i suoi irrinunciabili suggerimenti, commenti e “aggiustamenti” e grazie a chi di voi mi ha dedicato il proprio tempo ed è arrivato fino qui.

Baci,

Germangirl

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