Prologo





Compie 18 anni e sta seduta a bordo del muretto della scuola. Gli occhi blu, ridenti e spaesati, sono calamitati dall’orizzonte. Una linea impercettibile che segna la fine dove l’occhio vede, e diretta all’entrata dell’edificio scolastico, ne immaginava il possibile continuo.
Maya Smith camminava per i corridoi, sorseggiando un caffé preso precedentemente alla macchinetta, mentre facendosi spazio tra la gente, cercava con lo sguardo Hannah, la sua migliore amica. Passavano interi pomeriggi insieme, anche solo per stare l’una accanto all’altra senza dire niente. Entrambe stavano vivendo l’adolescenza , ‘un durissimo percorso solo in salita’, commentava lei ogni volta che glielo chiedevano.
Così  appena la trovò , subito le venne incontro abbracciandola. Un lungo e caloroso abbraccio, tipico di lei.
« auguri vecchiaccia!,come va oggi? » chiese l’amica innocentemente, prendendo dall’armadietto i libri per la lezione che avrebbe avuto tra pochi minuti
« il solito .. » Maya accennò un sorriso sghembo, mentre seguita da Hannah si dirigeva nell’aula di artistica, la sua materia preferita.
Intanto, osservava con disinteresse i ragazzi e le ragazze passarle di fianco, sorridendo sotto l’abbronzatura della precedente estate, lasciando trasparire poco di quello che erano veramente.
 
                                                                                     ***
 
La lezione era iniziata da un bel po’, così Maya decise di prendersi una pausa, chiedendo al professore il permesso per andare in bagno.
Il bagno delle ragazze, già cosparso di urla di dolore e d’amore, è il luogo più sicuro e più vero della scuola. il luogo in cui puoi dire ciò che pensi e farlo sapere agli altri senza essere sospeso.
Così, appena lo ricevette, non esitò ad andarci, chiudendosi in uno degli ultimi bagni e incominciando a piangere.
Perché piangeva? Perché riteneva la sua vita un totale disastro.
Gli occhi di Maya si coprirono del umido velo di lacrime, che tracciarono le sue guance rossastre, correndo fino al collo.
Ma non poteva rimanere chiusa lì  per sempre.
Uscì, e si trovò faccia a faccia con due occhi verdi, cristallini,stelle di una galassia perduta. Maya, come un marinaio sotto il manto notturno del cielo, si immerse i quegli occhi, e vide qualcosa che le assomigliava. il ragazzo, sospeso tra quelle due ferite blu e malinconiche, la guardò di rimando, il tempo sufficiente a un poeta per trovare la giusta ispirazione. Pupille nelle pupille, provarono la sensazione di chi attraverso una fessura si sporge su un abisso fino a farsi cogliere da un inebriante e sacra vertigine. Per non cadere, dovettero distogliere lo sguardo. Lui lasciò scivolare il proprio, lungo le braccia di lei, e le guardò le mani esili,affusolate,mobili:era come se avesse trovato la grazia di cui aveva bisogno e che non sapeva cercare. Infine si voltò e si incamminò dall’altro lato del corridoio, sfumando nell’aria il ricordo della ragazza di fronte a lui.
Maya tornò in classe, ancora scossa, e si sedette ad aspettare la fine della lezione per parlare con Hannah.
« Hanne, in bagno, h-ho incontrato un ragazzo.. » l’amica la guardò corrugando la fronte, confusa e molto curiosa
«..e.. » Hanna la incitò a continuare, intanto che girovagava per il corridoio.
«..e niente, siamo rimasti a guardarci negli occhi, in silenzio »
Maya cercò di cambiare argomento, sentendo già l’imbarazzo percorrere il suo corpo, agitato e palpitante solo al pensiero di quei due smeraldi verdi e di quegli angelici ricci. Poi, al suonò della campanella rientrò in aula.


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                                                                                    Capitolo 1





Harry Styles si appoggiò al muro d’ingresso della scuola, quello che all’inizio di ogni anno veniva imbiancato per cancellare le scritte dei graffitari, che segnavano il territorio come i gatti.
I suoi occhi frugarono tra gli studenti in cerca degli occhi che gli avevano rubato qualcosa senza che se ne rendesse conto.
Un ragazzo che conosceva era già appoggiato allo stesso muro, e osservava solo il genere femminile che gli passava davanti agli occhi.
Appena Harry ritrovò quegli occhi blu, li vide avvicinarsi titubanti all’altro ragazzo, senza però staccare lo sguardo intrecciato al suo. Calamite così vicine ma fin troppo distanti.
Harry serrò la mascella, innervosito vedendo le sporche mani del ragazzo affianco a lui percorrere i fianchi candidi della ragazza, facendola arrossire. Per Harry le mani raccontavano tutto, dalla gioia alla tristezza. Uno specchio dell’anima. E quelle di quel ragazzo erano fin troppo sporche. Sporche di lussuria che assolutamente quella ragazza non meritava.
Così decise di restare ad ascoltare la loro conversazione, facendo finta di assaporare della musica da un’auricolare.
« Maya… ti stanno da dio questi Jeans.. staresti meglio anche senza però…»
Harry alzò gli occhi al cielo, disgustato, mentre nella sua mente sorgeva l’istinto incontrollabile di saltagli addosso e picchiarlo. Quella ragazza era stata in grado di distruggere anche l’ultimo neurone attivo che gli era rimasto con un solo sguardo, ed ora era fottuto.
Così la ragazza si staccò  dalla sua presa, invano, perché lui la stringeva di più contro il suo corpo.
« avanti Zac, smettila, lasciami andare » Maya si dimenava come un pesce in una rete, ma niente, quel ragazzo era testardo e non la voleva lasciare andare, tenendola violentemente per i fianchi, segnandola con le dita su di essi.
« Zac mi fai male, cazzo! » lui andava avanti, come se non sentisse le parole di Maya rullargli nelle orecchie. A quel punto, Harry non resistette più, e si avvicinò pericolosamente a entrambi, guardando prima con ferocia lui, e subito dopo con estrema dolcezza lei, tanto da confonderla. Come poteva il male, cambiare in un nano secondo in bene? era possibile vedere il cambiamento dal diavolo a un angelo?
« quante volte ancora ti deve ripetere che la devi lasciare stare, eh coglione? » Harry gli soffiò queste parole in faccia, innervosito, mentre il ragazzo di fronte a lui sogghignava divertito, non notando la serietà nel quale Harry glielo aveva proposto.
« fatti una vita, Styles »
« e tu lascia stare la sua » disse poi indicando Maya, accovacciata poco distante dietro la sua schiena.
Così, da un momento all’altro,  iniziarono una serie di spinte, calci e pugni a cui seguirono boati e grida. Harry sfogò tutta la rabbia che aveva in corpo su quel ragazzo, che ora a malapena si reggeva in piedi.
Harry era la forza, la potenza, la rabbia in quegli attimi. Harry era il lupo che protegge la sua famiglia, il capobranco.
Si girò alle sue spalle, e appena vide Maya con gli occhi umidi d’un tratto tutto quello che stava provando sparì. Un foglio bianco. Le sue mani si lasciarono andare libere, forse stanche di essere chiuse in pugni.
Harry tentò di avvicinarsi a lei, ma subito la vide allontanarsi tremolante a passo svelto verso la sua auto. Harry l’aveva spaventata, e non era quello a cui sperava.
Disperato, si passò una mano sul viso,  e prendendo la cartella precedentemente buttata a terra, si allontanò da tutto e da tutti.
Era andato così vicino alla non so che di felicità, fino ad arrivare alla tristezza più totale. Dal bianco al nero. Dall’ amore alla paura … Paura di lui.

Hola people!
grazie per tutte le visite che ci sono state e per le recensioni. spero che di capitolo in capitolo aumentino sempre di più OuO
come vi sembra questo capitolo?
è molto corto, lo so, spero di riuscire nei prossimi a scrivere di più
e scusatemi anche per eventuali errori :3
RECENSITEEEEEEEE xKRx