Gli ultimi Giochi

di Lizette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1- Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! ***
Capitolo 2: *** Cap 2- Certo non ci accoglieranno a braccia aperte... ***
Capitolo 3: *** Cap 3- Telecamere ***
Capitolo 4: *** Cap 4-Tributi ***



Capitolo 1
*** Cap 1- Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! ***


Capitol City


Quando la notizia arriva, siamo tutti senza parole.

Da giorni siamo chiusi nell'Anfiteatro, ben più di quanti quel posto possa contenerne, cibati solo di pane ed acqua. Non abbiamo possibilità di lavarci nè di cambiarci; ma ormai nessuno si lamenta più  delle scarse condizioni igieniche. Sappiamo della morte del presidente Snow, e questo non fa che farci più paura; sentiamo i cori dei cortei che sfilano all'esterno: "A morte!!! Uccideteli tutti". Ci chiediamo dove siano quelli rimasti fuori, cosa abbiano fatto dei bambini che i Pacificatori avevano strappato alle proprie mamme poco prima che due boati assordanti facessero tremare l'intero Anfiteatro, poco prima che venissimo rinchiusi in questo posto.

Dopo circa una settimana passata in un quasi totale abbandono (solo i dottori dei ribelli, ogni tanto, vengono per portarci del cibo) montano un grande schermo, di quelli solitamente usati negli Hunger Games.
La curiosità, il timore avvolge l'animo di tutti: cosa vorranno dirci?

Passa un giorno; il timore cresce sempre di più, poi gli schermi si accendono.
Appare l'immagine della Ghiandaia Imitatrice, poi la Paylor, la nuova presidentessa, appare davanti a noi; saluta gli abitanti di Panem e, dopo un lungo preambolo circa la vittoria dei ribelli, la fine dell'oppressione, l'uguaglianza tra tutti i distretti annuncia finalmente quello che tutti noi, abitanti di Capitol City, stavamo aspettando: la nostra sorte.
-Abbiamo deciso di essere buoni, misericordiosi con gli abitanti della città che ci ha dominati per 75 anni; ma non possiamo né vogliamo dimenticare. Per evitare di eliminare l'intera popolazione, perciò, abbiamo deciso di indire un'ultima edizione degli Hunger Games, ma con una differenza: i tributi saranno 12 ragazze  e 12 ragazzi dai 12 ai 18 anni provenienti dalle famiglie più ricche e più potenti di Capitol City-

Una voce si alza limpida tra la massa: -Non è possibile!-, silenzio assoluto, facce sconvolte; questa la situazione intorno a me.
La Paylor si ferma, quasi come se sapesse che abbiamo bisogno di tempo per riprenderci dalla notizia; poi riprende:
-La decisione è stata presa dalla maggioranza dell'assemblea formata da alcuni dei tributi rimasti in vita: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Johanna Mason, Beetee, Abernathy Haymitch, Annie Cresta ed Enobaria. La 76° edizione dei giochi si terrà tra circa due mesi, ma l'estrazione dei partecipanti avverrà il prossimo mese, in modo che i tributi abbiano più tempo per allenarsi.
Spero che tutti capiate la necessità di questi Giochi, creati come misericordiosa punizione per tutti i mali che Capitol City ha causato. Ah, dimenticavo...-la Paylor sorride-...possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!-

Con questa frase, una maligna ironia per tutti noi, la trasmissione si interrompe ed il volto della Paylor sparisce dallo schermo, ma nell'Anfiteatro non cambia nulla: il silenzio, lo sgomento continuano a pervadere quelle mura.

Io penso a me, ed a mio padre, direttore della più prestigiosa banca della città.
 "Ragazzi dai 12 ai 18 anni provenienti dalle famiglie più ricche e più potenti di Capitol City"
Capisco di non avere speranze.

 


Distretto 2


Il Comando del Distretto 2 non è poi così diverso da quello del 13.
Non è certo la prima volta che ci entro, ma questa è in assoluto la notizia che più mi sconvolge di quelle sentite fino ad ora.

Esco in fretta dalla sala, ma sono tutti ancora troppo eccitati dalla notizia per accorgersene. Non posso rischiare che uno dei miei superiori mi veda mostrarmi sfavorevole alla scelta del nuovo governo e, dato lo shock, una mia mossa avventata è molto probabile.
Beetee mi segue fuori dal Comando.

-Allora, Gale, che ne pensi?- mi chiede Beetee.

-Perchè non me l'hai detto prima?!- quasi gli urlo contro.

Non posso credere che ci saranno altri Hunger Games; non è quello per cui ho lottato.
Quei Giochi mi hanno rovinato la vita: ho perso Katniss, il mio amore ed  ho perso il mio Distretto, il luogo che amavo; come posso accettare un'ennesima edizione dei Giochi?

-No, non possono. Non riceveranno il favore dei Distretti indicendo altri Hunger Games; abbiamo lottato per liberarci da quei maledetti Giochi!- sono sul filo dell'isteria.
-E' la stessa cosa che ho detto io; mi sono schierato contro questa scelta. Ma, a mente fredda, devo ammettere che è veramente il metodo migliore per risparmiare il maggior numero di vite- cerca di giustificarsi Beetee.

-Ok...- sto cercando in tutti i modi di calmarmi.
 -Dimmi solo cosa ha votato lei- la domanda mi esce spontanea, ma non ho bisogno di una risposta verbale, mi basta vedere la faccia di Beetee.
-Gale, lei... ha detto sì...per Prim...-

Per colpa mia, quindi.
Per quella bomba che io ho ideato, Katniss ha detto sì; ha accettato i Giochi che hanno rovinato anche la sua, di vita.

-Bhè, ormai non c'è più nulla da fare per fermarli- dico, scoraggiato -...che almeno questa volta la buona sorte possa essere a vostro favore...-

Per la prima volta non lo dico con sarcasmo, ma con vero dispiacere.
Neppure i ragazzi di Capitol City meritano questo.

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Capitolo 2
*** Cap 2- Certo non ci accoglieranno a braccia aperte... ***


Capitol City
Il resto della giornata passa tra la paura dei più ricchi ed il sollievo di chi, invece, non era mai stato considerato importante, a Capitol City; solo la sera, quando entrano i dottori dei ribelli, il confuso vociare si trasforma in grida e strepiti: aspettiamo tutti una risposta.
Loro ci calmano, ci danno le solite razioni di pane ed acqua e, qualche minuto dopo che se ne sono andati senza dirci più che qualche parola per tranquillizzarci, lo schermo si riaccende.

Capisco che questa è un'informazione riservata a noi perchè non c'è più il simbolo della Ghiandaia Imitatrice, emblema di un'ostentata vittoria, ad inizio della trasmissione; stavolta, infatti, non è la Paylor a parlarci.

-Da domani inizierà un censimento, per vedere quanti abitanti di Capitol City sono ancora in vita; a breve, poi, sarete trasferiti nel distretto 13, e questa città sarà completamente abbandonata-
Queste le parole dette da una voce maschile fuori campo, sullo schermo un susseguirsi di immagini: l'uccisione di gran parte degli abitanti della città che non erano stati sfollati; l'immagine di Snow legato ad un palo, con una rosa sul petto e la Ghiandaia Imitatrice che gli punta una freccia al cuore; i bambini di Capitol City costretti nel recinto della villa presidenziale, poi un hovercraft con lo stemma della città che fa piovere su di loro un'infinità di paracadute argentati, la felicità dei piccoli alla vista di quegli oggetti, poi...
...saltano in aria!!!

Lo schermo si spegne.

Tutte le parole dette prime, tutte le immagini di prima si dissolvono dalla nostra mente; ne resta solo l'ultima: Capitol City che uccide i propri figli.


Il giorno dopo le porte dell'Anfiteatro si aprono presto; non ci sono i soliti dottori venuti a portarci cibo e acqua, ma veri e propri soldati del distretto 13, armati fino ai denti: puntuale come un orologio, il censimento inizia.

Senza tanti complimenti ci mettono in fila per due e ci fanno uscire: è la prima volta che vediamo il resto del mondo da due settimane.

Davanti a noi, nello spiazzo all'esterno della villa presidenziale, c'è una specie di scrivania; un soldato dei ribelli vi è seduto ed ha con sé un computer per registrare i nostri nomi, la nostra età ed il nostro status sociale. Poco più dietro c'è un hovercraft e gli uomini già registrati vengono mandati lì dentro; arrivati a circa metà della fila l'hovercraft parte ed al suo posto ne arriva tempestivamente un altro.

Io mi trovo poco dietro ma, al mio turno, non mi limito a dare i dati anagrafici:
-Dove ci portate?- mi scopro a chiedere -Cosa volete da noi?-
Per tutta risposta ricevo un'occhiata sprezzante e delle spinte verso l'hovercraft, ma ho almeno il tempo di sentire il soldato dire ad un suo compagno:
-Con questo siamo a 190 ed il resto della fila non ne include più di 30: di tutti gli altri non sono sopravvissuti che una sessantina di persone-
Il compagno sorride -Sì, non ci vorrà molto a farli arrivare nel 13-

Due notizie importantissime per noi, ma una più triste dell'altra: delle migliaia di persone che formavano la popolazione di Capitol City ne sono rimaste solo circa 280 e, per di più, andremo nel distretto 13.
 Bhè, certo lì non ci accoglieranno a braccia aperte...
 

Distretto 4
Mi sembra strano credere che lo abbiano fatto per davvero, ma nonostante i no di chi non voleva tutto questo e la morte della Coin, l'ideatrice del piano, tutto sta proseguendo.

La morte delle tante persone sacrificatesi per un modo migliore non è servita a nulla; la morte di Finnick non è servita a nulla.
Quasi come se riuscisse a sentire nei miei pensieri il nome del padre, la creaturina dentro di me sobbalza; io mi metto una mano sulla pancia, sperando che lei possa sentire il mio calore, ma proprio in quel momento gli incubi ritornano, sempre più frequenti.

 Sono di nuovo nell'arena, sola, senza speranze; la paura è l'unica cosa che mi spinge ad andare avanti. Grido; cerco aiuto, ma ormai nessuno mi sente: Finnick non accorrerà più a salvarmi, perchè lui non c'è più. Allora altre immagini mi entrano nella mente: lui che si contorce dal dolore, torturato da chissà quale male; lui ormai stremato, in preda ad una morte lenta e dolorosa.
Non posso resistere a questo!


Urlo. Ancora una volta l'incubo si è fatto troppo reale; ancora una volta non ce l'ho fatta.
Tutti mi credono pazza proprio a causa di questi incubi, così realistici da impazzire.

Qualcuno accorre, mi abbraccia, mi sussurra di stare calma.
-Finnick, sei tu?- chiedo io, sperando che anche la morte, vedendo la sua bellezza, lo abbia lasciato andare, ma purtroppo non è così.

-No, signora Cresta; sono io, Nicole, la vostra cameriera-  mi risponde la figura che ho di fronte.
Io ci metto un po' per mettere a fuoco la ragazza, l'unica persona che acctta ancora di essere ai miei ordini nonostante io sia stata ritenuta ormai completamente pazza; poi, la imploro di restare ancora un po' con me per chiacchierare.

-Certo, signora Cresta- annuisce lei, con fare diligente.
-Hmm, vediamo... Ah, ecco di cosa possiamo parlare! L'ha sentita la notizia degli Hunger Games, vero?- continua Nicole con un sorriso; peccato solo che non avrebbe potuto trovare un argomento migliore.
-Sì, l'ho sentita un paio di giorni fa- rispondo stancamente io.
-Perfetto. Sa anche che gli abitanti della Capitale sono stati mandati nel Distretto 13, in attesa di essere "smistati" negli altri Distretti?-
Questo non lo sapevo, e l'espressione di sconcerto si diffonde velocemente sulla mia faccia, tanto che non ho neppure bisogno di rispondere.
-A quanto pare no, eh? Bhè, le spiegherò tutto io: in pratica Capitol City non può continuare ad essere abitata (per chissà quale ragione), perciò i suoi abitanti sono stati spostati nel Distretto 13; il più attrezzato, al momento, ma anche quello più controllato e sicuro. Le possibilità di scappare equivalgono quasi a zero. In seguito, ha annunciato la Paylor proprio stamane, saranno divisi a gruppi e portati nei vari Distretti. Nel 13 resterà anche il vincitore degli Hunger Games che, seppur sotto stretto controllo, avrà privilegi negati agli altri.
Tra l'altro gli abitanti della Capitale non sono, ormai, più che 280 circa: circa 220 sono quelli che erano stati sfollati nell'Anfiteatro, mentre gli altri sono tutti provenienti da famiglie potenti della città che, grazie a complicati sistemi di sicurezza, sono riusciti a barricarsi in casa e, perciò, a non essere uccisi dall'iniziale furia dei ribelli che, appena arrivati in città, hanno ucciso tutti gli abitanti che potevano- fiera della sua spiegazione ed aspettando un mio commento, Nicole ammutolisce.

-Ah, va bene...- rispondo io. Non riesco ancora a rielaborare bene le informazioni.
Nicole appare un po' delusa dalla mia scarsa reazione; così si ricorda improvvisamente che sono incinta e mi scorta fino al divano, dove mi suggerisce (con un tono che non ammette repliche) di stendermi e riposare.

Ho finalmente finito di rielaborare; così, poco prima che se ne va, riesco a dire a Nicole quello che penso:
-Speriamo solo non ci siano tentativi di linciaggio dei pochi rimasti da parte dei Distretti...- dico, prima di cadere nel sonno della stanchezza. Non riesco neppure a sentire la risposta della ragazza.

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Capitolo 3
*** Cap 3- Telecamere ***


Distretto 13
Ci mettiamo circa 5 ore per arrivare fino al Distretto 13.  Alla fine del viaggio, passato senza l'opportunità di sedersi neppure un momento, siamo tutti stremati; ma sappiamo che il peggio deve ancora arrivare.
I soldati dei ribelli ci hanno ufficialmente confermato la nostra destinazione circa a metà viaggio e da lì la nostra ansia è aumentata smisuratamente: non sappiamo come ci tratteranno.

Ci fanno scendere velocemente dall'hovercraft e ci ordinano di metterci in fila: ubbidiamo più velocemente possibile, anche se abbiamo difficoltà a muovere le gambe, rigide e dolorati per il lungo viaggio.
Proprio allora ci accorgiamo di essere già sottoterra, di essere già all'interno del 13.

Notiamo che le telecamere della troupe televisiva ci stanno inquadrando da quando siamo arrivati e, anche quando i soldati ci dicono di camminare, loro diligentemente ci seguono, senza permettersi di perdere nessuna nostra mossa.

Ci guidano in un corridoio che conduce ad un'ampia scala. Procediamo e, rampa dopo rampa, ci accorgiamo di essere, ormai, ad una profondità spaventosa.
Veniamo divisi in due gruppi di circa cinquanta elementi ciascuno ed ogni gruppo viene condotto in una delle imponenti porte ai lati della scala.
All'entrata ci dicono di passare il pollice davanti ad uno  scanner e dire il nostro nome davanti al  microfono lì vicino; dopo averlo fatto ci dicono di avvicinare l'avambraccio ad uno strano macchinario che stampa sul nostro braccio un numero o una lettera. Dopo circa mezz'ora siamo tutti registrati e le porte si aprono: ci troviamo davanti una specie di enorme caverna.
Entriamo tutti e le porte si richiudono dietro di noi.

Alcune parti della caverna sono di pietra, con letti a castello scavati direttamente nelle pareti; altre, invece, sono di calcestruzzo, forse per rinforzare quelle di roccia.
Cartelli bianchi che riportano lettere o numeri sono collocati ad intervalli regolari tutto intorno alla caverna, e ci dicono di basarci sul codice impresso sul nostro braccio per trovare la nostra sistemazione; io trovo la mia in fretta e, girandomi intorno noto i bagni, la postazione del pronto soccorso e per giunta una cucina: è sicuramente l'accoglienza migliore che potevamo aspettarci.

Poco dopo, nella sistemazione assegnatami, arriva un uomo sulla settantina che, stancamente, mi annuncia di dover condividere l'alloggio con me: non lo conosco neppure di vista.
Solo allora ci accorgiamo del foglio di carta plastificata, poggiato sul letto di sotto, con la scritta REGOLE DEL RIFUGIO: lo leggo per entrambi.

ANDATE ALLA POSTAZIONE
APPROVVIGIONAMENTO
E PROCURATEVI UNO ZAINO
PER CIASCUN MEMBRO
DELLA VOSTRA UNITA'.
PREPARATE L'ALLOGGIO.
RESTITUITE GLI ZAINI.

ATTENDETE ULTERIORI ISTRUZIONI.

Cerco la Postazione Approvvigionamento e mi dirigo verso il bancone. C'è già un po' di fila, ma non aspetto molto prima di trovarmi di fronte all'uomo a cui fornisco la lettera della nostra unità e chiedo due zaini. Lui controlla qualcosa su un foglio poi estrae i nostri zaini dagli scaffali e me li porge.
Torno indietro, apro lo zaino e vedo che dentro ci sono delle coperte, un materasso sottile, due cambi di abiti completamente grigi, uno spazzolino ed una torcia elettrica.

Per un po' mi siedo e resto immobile; questi giorni si stanno dimostrando un incubo per tutti gli abitanti della Capitale: abituati ai comfort più inutili ed agli sprechi non riusciamo più a resistere a pane ed acqua, ad interminabili ore passate in piedi, ammassati l'uno sugli altri.
Alcuni già pensano al suicidio, ma non ne trovano l'occasione, altri sono terrorizzati all'idea dei giochi, altri ancora hanno perso tutti i loro cari: l'intera popolazione è nella disperazione più totale.

Decido di evitare di starci ancora a pensare, perciò preparo in fretta il mio letto e quello del mio compagno (troppo stanco ed appesantito dall'età per poter fare da solo); poi mi stendo sul letto più alto e resto ad osservare tutto l'ambiente: le telecamere ci inquadrano ancora, ma la cosa non mi sorprende: qualcosa mi dice che quelle immagini andranno in onda la sera stessa in tutta Panem.
 

Distretto 13

-In quanto miglior cameraman a nostra disposizione nel Distretto 13, sei incaricato di seguire l'arrivo degli abitanti della Capitale con gli uomini che ti forniremo- la voce della Paylor, dall'altro lato dello schermo della sala Comando del 13, non ammette repliche; perciò neppure provo a lamentarmi -dovrai seguire tutte le loro azioni e voglio un servizio pronto per stasera: capito, Cressida? Ora ho altre faccende di cui occuparmi, ma voglio vedere il servizio prima che lo inviate a Beetee-
La comunicazione con la Presidentessa si interrompe ed a me non resta altro che mormorare:
-Ok... Sarà fatto...-
Appena posso esco dal comando.
 Tutta la mia mente urla il mio disprezzo per l'incarico: non riesco a pensare di dover vedere la mia gente soffrire così! Ribelle o non, sono ancora un abitante di Capitol City; sarei potuto essere anch'io in quella stessa situazione, o ancora peggio...
La paura di chi potrei incontrare mi attanaglia, ma so che non posso cedere; mi faccio coraggio ed inizio a pensare alle inquadrature migliori per l'evento: tutta Panem vedrà quello che succederà.
Mi hanno affidano la troupe poco prima del loro atterraggio: a parte Pollux, mia carissima conoscenza, non conosco nessuno di loro.
Accendo la telecamera ed ordino agli altri di fare lo stesso; li dispongo  in varie postazioni, in modo da poter avere differenti inquadrature della scena dell'arrivo, ed aspetto.

Arrivano poco dopo.

Per me è un colpo: alcuni sono completi sconosciuti; altri li ho visti in TV qualche volta; altri sono conoscenti; ma ne vedo anche un paio che, un tempo, definivo cari amici.
Non so perchè ma cerco di nascondermi il più possibile; sulla mia faccia c'è la vergogna di un traditore.
"Hai visto cosa ha fatto Capitol City ai tuoi amici!" dico a me stesso "Tu sei andato dalla parte giusta! Non puoi vergognarti della scelta migliore!"
Per un attimo riesco ad autoconvincermi, ma poi un'altra parte di me ha il sopravvento: "Dovresti essere anche tu fra loro, ma hai deciso di cambiare fronte, quando le cose si mettevano male per la Capitale, eh?"
Sono in un caos di sensazioni.

-Basta!- dico alla mia mente in subbuglio, quasi urlando, e tutta la mia troupe si gira a guardarmi con aria interrogativa: -Ehm...dicevo...basta con queste inquadrature: stanno per andare negli alloggi, dobbiamo seguirli attentamente anche allora- cerco di aggiustare l'imbarazzante situazione in cui mi sono messo e, da quanto vedo sulle facce dei miei aiutanti, ci riesco.
-Tu- dico indicando uno di loro -precedili e filmali da davanti; Pollux, tu ed il ragazzo accanto a te, invece, starete al centro della fila: voglio che siano filmate le loro espressioni; io e lei, invece, inquadreremo il retro della fila- dico, senza più titubanze.
In realtà, in qualità di capo, toccherebbe a me filmare il centro della fila, ma non potrei farcela, sapendo che qualcuno potrebbe riconoscermi e perciò la affido al mio caro Pollux ed a quel ragazzo che mi ispira molta fiducia.

Scendiamo nelle profondità del 13, fino alle caverne dove spesso siamo andati nelle occasioni di allarme; so che saranno trattati bene, ma continuo ad aver paura per loro: "Vi auguro tutta la fortuna di questo mondo" penso, e quasi vorrei urlare loro di non aver paura, che tutto finirà bene, ma non posso, così mi limito a sospirare.

-Buona fortuna, amici- sussurro, prima di risalire, ed è proprio in quel momento che mi accorgo di essere più attaccato che mai al mio popolo...

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Capitolo 4
*** Cap 4-Tributi ***


Cap 4
Tributi

Distretto 13

Il primo giorno nella caverna passa all'insegna della tranquillità: abbiamo l'opportunità di riposarci e di lavarci; non siamo costretti, con nostro grande stupore, a fare lavori forzati e mangiamo sufficientemente bene (anche se a molti mancano gli sfarzosi pasti di Capitol City; infatti, la zuppa acquosa e color fango che ci danno qui è sicuramente meglio del "pane ed acqua" dell'Anfiteatro).
Stiamo riprendendo la tranquillità che ormai non avevamo da settimane, ma sappiamo che la cosa non può durare; passano due giorni, infatti, e le guardie ci annunciano che la mietitura per gli Hunger Games avverrà l'indomani: ricadiamo nella disperazione dell'impotenza.
Passano tutto il giorno a mettere i maxischermi che inquadreranno le facce dei Tributi e tutti i sopravvissuti di Capitol City vengono spostati nella nostra caverna: è proprio qui che avverrà mietitura.
 Credo che non ci sarà nessun sorteggio: siamo troppo pochi e, probabilmente, non riusciranno neppure a trovare 24 ragazzi di Capitol City ancora in vita.
Non ho neppure una possibilità di sopravvivere a tutto questo.


Veniamo svegliati dagli operai che stanno allestendo il palco: la cerimonia, ci dicono, avverrà in mattinata; poi i Tributi verranno spostati in un piano più alto del 13 per l'addestramento ( che durerà circa un mese), mentre gli altri rimarranno qui, sempre sintonizzati con l'arena, fino alla fine dei Giochi.
Poche ore dopo arriva la Paylor; tutte le telecamere e gli schermi si accendono: è arrivato il momento.
-Salve a tutti, popolo di Panem- comincia la Paylor -oggi verranno detti i nomi dei Tributi che parteciperanno all'ultima edizione degli Hunger Games. Purtroppo, data la ridotta quantità di ragazzi, non c'è la possibilità di fare un sorteggio e perciò mi limiterò a leggere i nomi dei Tributi, uno alla volta, chiamando in alternanza prima una femmina e poi un maschio. Prego i ragazzi chiamati di salire sul palco-
Uno dei soldati del 13 porge alla Presidentessa una cartellina; lei la apre e comincia a leggere:
-Dorothea Veer- una ragazza dai capelli rosso fuoco sale sul palco.
-Dupre Falk- conoscevo qualcuno di molto simile a lui...
-Parvaneh Armor- studiava nel mio stesso istituto, a Capitol City.
-Davi Falk- lo conoscevo: alla "collezione" degli scelti dai ribelli si aggiungono, perciò, anche due gemelli.
-Chardonnay Snow- il pezzo forte della "collezione": ha la stessa fierezza dello zio.
-Mirel Dalh- era definita la ragazza più bella di Capitol City.
-Eron Dalh- il fratello.

-Cliff Orsè- eccomi.
Guardo il mio volto sul maxischermo, e mi accorgo di avere l'espressione molto più stravolta di quanto avrei creduto; del resto sapevo che sarebbe toccato anche a me, ma sapere di essere così vicino alla morte è straziante.
Mi faccio coraggio, salgo sul palco e Nais mi fa un cenno di saluto: sapere di non essere solo in quest'incubo mi dona un po' di sollievo. Improvvisamente, sento dentro di me la fierezza della popolazione di Capitol City, alzo la testa e mi mostro sprezzante alle telecamere: la lista dei nomi continua, ma io ormai non ho più paura.
 
Distretto 12
Guardiamo lo schermo della televisione, osservando le facce anonime dei Tributi di Capitol  City: siamo arrivati circa a metà della lista.
-Hai visto? Cosa ne pensi dei Tributi di Capitol City?- chiedo a Katniss, seduta di fronte a me.
-Meritano di essere dove sono- è l'unica risposta che ricevo.
-Sai che non è vero!- la sua voglia di vendetta mi snerva -nessuno merita di finire negli Hunger Games, neppure loro!-
Lei non mi risponde; ritorna a fissare lo schermo del televisore con lo sguardo assente, ed io resto in silenzio, esamino i volti dei Tributi e mi stupisco nel notare che nessuno di loro mostra la propria paura: come fanno ad andare incontro alla morte così serenamente?
Sono talmente assorto nei miei pensieri che dimentico per giunta di guardare chi sono i Tributi selezionati, ma Katniss mi risveglia velocemente dai miei sogni:
-Peeta: guarda. Non è possibile!-
Quelle poche parole bastano per farmi tornare a fissare lo schermo e quello che mi ritrovo davanti va oltre il lecito, anche per i Giochi: a salire sul palco è una bambina di non più di otto anni.
La sua camminata è goffa, impaurita; è l'unica a mostrare il terrore che tutti gli altri, almeno fino alla vista della piccola, hanno nascosto fin troppo bene.
Le grida di protesta della gente di Capitol City si sentono anche attraverso lo schermo: i fischi accompagnano il nome della bambina ed una voce in mezzo alla folla ha anche il coraggio di esclamare: -Perchè anche lei?-
La Paylor zittisce le voci e parla, con il suo solito tono pacato:
-Come già accennato prima, purtroppo l'attuale popolazione di Capitol City è formata da soli 22 ragazzi dai 12 ai 18 anni, perciò altri due Tributi, entrambe femmine, sono stati scelti tra bambini più piccoli. Questi vengono scelti unicamente secondo l'importanza dei loro genitori nella vecchia Capitol City ed è toccato proprio a lei. Vi prego, adesso, di ritornare in silenzio: non tutti i Tributi sono già stati chiamati, e chi protesterà ancora per la scelta di Reece Hart- sicuramente è questo il nome della bambina- sarà punibile per ribellione-
Sale sul palco un altro ragazzo, ma nessuno fa molto caso a lui: siamo tutti curiosi di scoprire chi sarà l'altra bambina destinata alla carneficina.

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