Veni,vidi...

di slytherin ele
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alea acta est ***
Capitolo 2: *** Si vis pacem para bellum ***
Capitolo 3: *** Per aspera ad astra ***
Capitolo 4: *** Nunc scio quid sit amor. ***



Capitolo 1
*** Alea acta est ***


Nick su EFP: slytherin ele 
Nick sul forum: slytherin ele 
Titolo: Veni, vidi
Rating:  Arancione
Tipologia:  Flash-fic
Genere: Generale
Avvertimenti: Raccolta
Combinazione Superenalotto: non la metto ancora perchè il contest è in corso.
Credits: “Veni, vidi” (poiché già di per sé il titolo è la celebre frase di Gaio Giulio Cesare “Veni, vidi, vici.”: ”Sono giunto, ho visto, ho vinto”.  Anche se modificata per mio uso e consumo.)
“Alea iacta est”(il primo sottotitolo è un’altra frase cesariana, che significa “ Il dado è tratto”.) 
Si vis pacem, para bellum”(altro aforisma cesariano: “Se vuoi la pace, prepara la guerra”.)
“Per aspera ad astra.”(frase di Publio Virgilio Marone: “Attraverso le asperità sino alle stelle”)
“Nunc scio quid sit amor.” (altro aforisma virgiliano: “Ora so cos’è l’amore.”)
 
Note dell’autore: È la prima volta che mi cimento nello scrivere delle flash-fic, quindi spero di esserne all’altezza.
Ho deciso di creare un’antitesi tra le varie flash-fic. Ci sono due punti di vista per la guerra e due per la pace. Due coppie, completamente, diverse, ma che in fondo hanno qualcosa in comune: l’amore.
Spero che la raccolta piaccia.

Introduzione:  Si tratta di una raccolta di quattro flash-fic: due su Draco e due su Harry, due durante la Seconda Guerra Magica e due nel periodo di Pace.
I. Draco alle prese con qualcosa che non doveva scoprire..
II. Harry e la consapevolezza che la guerra è necessaria.
III. Draco e Astoria con i due figli. (sono più che consapevole che Draco ha solo un figlio, il secondo è un OC, vale a dire un personaggio, inventato da me.)
IV. Harry e Ginny e la “proposta”.
 
 
Questa Raccolta partecipa al contest “Superenalotto contest [ versione Harry Potter ]” di syssy5.
DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i suoi personaggi appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
 
 
Veni,vidi
 
Alea iacta est
Draco sapeva di non dover essere lì, in quel momento, ma la curiosità, aveva vinto, per una volta, sul famigerato spirito di sopravvivenza ,tanto osannato, dai Serpeverde. Non aveva potuto farci nulla. Quel mostro, psicopatico e megalomane, altrimenti definito “ Oscuro Signore” si trovava in casa sua, nel suo salotto.
Aveva socchiuso leggermente la porta di legno intarsiato ed era rimasto in ascolto. A dire il vero, non aveva capito molto del piano che i Mangiamorte stavano escogitando; aveva sentito le grida di gioia di sua zia Bellatrix e le risate malvagie del loro capo. Stava per andarsene, quando una parola sussurrata da Colui-che-non-deve-essere-nominato lo fece rabbrividire. Che cos’era un Horcrux? Perché ne parlava a bassa voce? E cosa centravano le sette parti della sua anima?
Decise di aver sentito anche troppo per quel giorno, non voleva rischiare di essere scoperto. Girò i tacchi per ritornare il più veloce possibile in camera sua. Qualcosa strisciò sui suoi piedi e sibilò. Sbarrò gli occhi, vedendo Nagini, vicino alle sue scarpe nere, trattenne il fiato. Ora sì, che poteva considerarsi morto. Ponderò la possibilità scappare dalla sua stessa dimora, in un primo momento, poi si rese conto di quanto fosse stupido quel pensiero. Lui lo avrebbe trovato ovunque. Forse, poteva chiedere perdono. Forse, poteva sperare in un perdono. Forse.                                                                 
                                                                                                                                                                                              (222)
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Si vis pacem para bellum ***


Si vis pacem, para bellum.
 
Sapeva che primo o poi quel giorno sarebbe arrivato. Il giorno del conflitto finale. Il giorno della verità. Uno dei due doveva morire, lo sapeva da sempre. Nonostante tutto, un po’ ci aveva sperato. Il suo animo Grifondoro aveva auspicato ad un terzo modo per mettere fine a quella guerra, senza che fosse necessaria la morte di qualcuno.
Si diede, mentalmente, dello sciocco. Erano già morte tante di quelle persone, innocenti o colpevoli che fossero. Doveva mettere fine a quel massacro.
Un piano, gli serviva un piano. Fino ad ora, si era affidato alla fortuna e alle sue capacità. Adesso gli serviva un piano vero.
Era ritornato ad Hogwarts proprio per quello; per avvicinarsi al suo acerrimo nemico, aveva bisogno di un oggetto, anzi un indumento in particolare.
Corse fino alla Torre Grifondoro, fino alla sua vecchia camera e si mise a cercare ovunque. Nulla. Sbuffò, non aveva tempo da perdere, prese la bacchetta ed utilizzò l’Incantesimo di Appello, in meno di dieci secondi, si trovò tra le mani il Mantello dell’Invisibilità. Lo indossò, uscendo dalla camera, pronto a dirigersi fuori dal Castello.
Sperava soltanto di non aver sottovalutato i suoi avversari. Sperava che Tom Riddle non lo vedesse come la Morte non aveva visto uno dei fratelli nella storia delle “Fiabe di Beda il Bardo” raccontatagli da Xenophilius Lovegood. Sperava che, dopo quell’ultimo scontro, ci sarebbe stata la pace.                                                                                                             
                                                                                                                                                                                                                                          (235)
 

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Capitolo 3
*** Per aspera ad astra ***


Per aspera ad astra.
 
Vedere i suoi figli giocare felici sul tappeto della loro casa, non aveva prezzo; valeva, sicuramente, tutta la fatica che aveva fatto per rimettere in sesto la sua persona e il nome della sua casata.
Draco sorrise alla moglie, Astoria, seduta sul divano vicino a lui. Una bellissima e dolce moglie, una bravissima e premurosa madre. Draco non pensava che l’avrebbe amata tanto, il giorno in cui sua madre gli aveva spedito la lettera, in cui gli annunciava di aver trovato la consorte perfetta, invece era così. Era probabile che la nascita di Scorpius avesse rafforzato il loro legame, così tanto da desiderare un altro figlio. Phineas era nato due anni dopo il primo genito, aveva gli occhi scuri della madre e i suoi capelli biondi; Scorpius era la sua copia stampata fisicamente, eccezion fatta per un neo alla radice del naso, ereditato dalla madre.
I due bambini di sei e quattro anni stavano giocando con delle piccole scope magiche: Phineas cercava di raggiungere la Cioccorana che era saltata fin sopra l’armadio di legno antico, mentre Scorpius gli girava intorno, seguiva ogni suo più piccolo movimento, attento; era preoccupato che il fratellino potesse cadere. Draco rise a quella scena. Erano entrambi bambini, eppure il fratello maggiore era iperprotettivo nei confronti dell’altro.
“ Papà, papà! Preso, preso!” Esclamò felice Phineas, scendendo dalla scopa giocattolo e zampettando veloce verso i genitori con la rana di cioccolato in mano.
Astoria sorrise, mentre anche Scorpius li raggiungeva, Draco passò una mano tra i capelli del bambino, che sorrise.
Poi la sua espressione mutò: la rana era scappata di nuovo; una lacrima scese dal suo volto, ma prima che potesse scoppiare a piangere, Draco prese la bacchetta e sussurrò un “Finitem Incantatem”. La rana si fermò in volo e cadde sul tappeto con un leggero “poof”. Phineas corse e la afferrò, mangiandola in un boccone e sporcandosi del tutto la bocca di cioccolata. Scorpius scoppiò a ridere, insieme ai genitori. Phineas li guardò un attimo perplesso, poi si unì a loro.
Draco poteva considerarsi felice, davvero.                                                                                                                                                                                (345)

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Capitolo 4
*** Nunc scio quid sit amor. ***


Nunc scio quid sit amor.
 
Ginevra era seduta nella stanza da letto, che condivideva con Harry, da quasi cinque anni. Ormai era sempre più preoccupata, ogni giorno che passava. Non era più così sicura che Harry l’amasse come diceva, erano anni che aspettava quella “proposta”. Erano anni che sperava, che Harry, arrivasse in quella stanza, s’inginocchiasse ai suoi piedi e le chiedesse di diventare sua moglie. Speranza che si affievoliva ogni giorno di più.
Nella sua mente, aveva varato tutte le possibilità , tutte i motivi a causa dei quali, l’uomo che amava non si fosse ancora fatto avanti. Aveva escluso fin da subito, l’eventualità che Harry potesse essere imbarazzato o spaventato dal “Grande Passo”, aveva affrontato “Il mago oscuro più potente di tutti i tempi”, che cos’era il matrimonio in confronto?
Si era scervellata per giorni, alla ricerca di una soluzione, senza alcun risultato.
Sospirò, sconsolata, aprendo le ante dell’armadio e prese una piccola cassetta, con incantesimo la ingrandì e la aprì, all’interno c’era il vestito bianco che sua madre aveva indossato. Se lo era provato più volte, l’idea di indossarlo un giorno, la rendeva felice. Lo ripose nella scatola e la rimise al suo posto.
Si sedette di nuovo, ancora più giù di morale. A un certo punto un Cervo Bianco entrò nella camera e le si avvicinò, lei lo fissò incredula, sapeva che si trattava del Patronus di Harry. Sospirò, probabilmente stava per dirle che quella sera non sarebbe tornato a casa, a causa del lavoro.
Si avvicinò ad esso, sfiorandolo e chiese: “ Che c’è, Harry?” Il suo tono era un po’ scocciato.
“ Non sapevo come chiedertelo…” Disse la voce di Harry, attraverso il cervo. “ Ero spaventato, lo sono stato per giorni… Quindi lo farò così...” Ginny rimase interdetta, non capendo a che cosa si riferisse l’uomo.
“ Ginevra Molly Weasley vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie?” Chiese quella voce.
Ginny urlò di gioia, annuendo, velocemente, poi si rese conto che Harry non poteva vederla e rispose, con la voce, rotta dal pianto: “ Sì, Harry…Sì!”
In quel momento, l’Auror si materializzò nella stanza e Ginny corse ad abbracciarlo.
“Il tuo anello, tieni!” Harry le mise al dito il gioiello e la baciò.
Ora, Ginny non aveva più dubbi, Harry l’amava quanto lei amava lui. Ora sapeva che cos’era l’amore, quello vero.
                                                                                                                                                                                                                       (390)
  

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