Innamorati di me.

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Erano passate due settimane da quando Phoebe era uscita dall'ospedale. Mary mi aveva tenuta al corrente, era convinta che in un modo o nell'altro si sarebbe ricordata di me, e appena lo avrebbe fatto sarebbe tornata tra le mie braccia. A me sembrava soltanto un miraggio, il fatto che potesse accadere una cosa simile.

Vivere senza di lei era struggente. Eppure non ci avevo mai vissuto, a parte condividere una stanza nelle vacanze di Natale. Ma comunque, avevo comprato quella casa per lei. Per noi. E quindi in qualche modo, non vederla gironzolare per casa mi rendeva infelice. Si la parola esatta era infelice. Senza di lei ero perduto.

Mary le aveva raccontato tutta la verità, dopo che si riprese del tutto. Gli aveva detto che eravamo fidanzati e che stavamo per andare a vivere insieme. Insomma le raccontò quello che doveva raccontargli molto tempo prima.

Lei non ci aveva creduto, diceva che mai e poi mai si sarebbe potuta innamorare di un violento. Violento! Capirai per un pugno lasciato in faccia a quel cazzone dell'infermiere che non voleva farmi entrare. Dovevo rivederla, eppure quando uscii da quella stanza in ospedale, sapendo che lei non si ricordava di me, mi fece rimpiangere di essermi liberato dalla presa di quello li. Avrei voluto non entrarci se sapevo che andasse a finire così.

Diceva che non era possibile che si fosse innamorata di un ragazzo dal nome antipatico. Diceva che anche se fosse stata innamorata di me, ora non lo sarebbe stata mai più. Aveva detto di volere una vita tranquilla, accanto a un ragazzo 'non violento’, e non accanto a uno squinternato come me.

Quelle parole mi trafissero il cuore, come una lancia in una mela. Non potevo crederci, anzi non volevo credere che Phoebe, colei che mi aveva amato e che io avevo amato fin dal primo giorno a casa sua, potesse dire una cosa del genere.

Non glie l'avevo mai detta la verità. Dal primo giorno in cui andai a casa sua, per quel pranzo di domenica, presi un colpo di fulmine. I suoi occhi che mi scrutavano da capo a piedi, mi fecero perdere la testa, e quando mia madre, le disse di uscire con me, speravo tanto che dicesse di si.

Poi il giorno dopo in quel bagno fu un disastro. Lo ammetto, non doveva essere stato carino per lei, trovare nel bagno delle femmine un ragazzo, che aveva conosciuto il giorno precedente, che si scopava una troia. Non era da me, eppure ero nervoso a causa della rottura con la mia ragazza. Ero stato stupido, e se per un primo momento pensai di poterla, in qualche modo, conoscerla più a fondo, facendomi vedere lì, rovinai tutto. Ed è per questo che cercai in qualsiasi modo di farle capire che io non ero quello che aveva visto.

Non c'era stato tempo per raccontarglielo, eppure avevo una voglia matta di dirglielo ogni volta che ci ripensavo. Ma adesso l'avevo persa per sempre. Non mi voleva più. E io quello non lo potevo accettare.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Mi svegliai alla solita ora. Alle sette ero già in piedi per andare a lezione, nonostante non ne avessi voglia. Da quando avevo cominciato a studiare all'università, ero sempre andato abbastanza bene, portavo a termine il mio lavoro, ero in regola con gli esami e non c'era niente che andava storto.
Ma da quando Phoebe si era risvegliata e non si ricordava di me, quella voglia di andare a sstudiare si era spenta. Tuttavia avevo cambiato scuola per vivere con lei, e ora che non ci vivevo, mi sembrava inutile rimanere in quella città. Tanto non si sarebbe ricordata anche se avrei provato a farle ricordare tutto di noi. Dal primo incontro, fino al suo coma.
Ma comunque non avevo in mente di trasferirmi finché anche lei avrebbe vissuto nella mia stessa città. Non smettevo di incontrare Liam e Mary. Spesso c'era anche lei, ma in questi casi scambiavo due parole con Liam, per poi tornare amareggiato a casa. Da quando non si ricordava più di me, non avevo molto da raccontare, dato che la maggior parte del tempo prima del suo coma, lo passavo con lei o comunque a pensarla, con la consapevolezza che appena fosse arrivato il sabato, mi avrebbe raggiunto a New York. Ormai quello era un capitolo chiuso, e sarebbe stato difficile riaprirlo per farle ricordare tutto.
Non mi sarei dato per vinto velocemente. Era la mia vita e volevo che continuasse ad esserlo.
 
Il tragitto da casa a scuola non era lungo. Con la macchina ci mettevo giusto un quarto d'ora. Non avevo proprio voglia di studiare, non ora che tutte le mie speranze erano svanite. Improvvisamente la scelta di studiare la facoltà di giurisprudenza, si rivelò per me inutile. Non volevo più diventare un giudice, un avvocato. Insomma non volevo più studiare in quella facoltà. Non mi sentivo legato allo studio di una cosa così. Piuttosto ora, dopo l'esperienza che avevo vissuto, sarei voluto andare a studiare medicina, specializzandomi poi in qualcosa. Così, pensai realmente che lo studio lì non sarebbe poi continuato così a lungo. Di certo era difficile ricominciare a studiare in una facoltà opposta a giurisprudenza. Avrei dovuto ricominciare a studiare da capo, ma in fondo era inutile studiare in una che non faceva per me. Non volevo più stare lì.
 
 
Era sabato, e quindi dopo tre ore di lezione (non finii di fare l'intera giornata perché mi ero scocciato) tornai a casa, consapevole che quel giorno sarebbe arrivata mia madre. Non la vedevo da un po', e arrivava da Londra per restare con me per cinque giorni. Mi mancava. Sapeva dell'accaduto, ma non ne avevamo mai parlato benissimo.
Andai all'aeroporto dopo la scuola. Aspettai un'ora intera lì dentro, dopodiché un viso familiare mi sorrise. Corsi ad abbracciarla e involontariamente una lacrima scese lungo la guancia. Magari tutti pensavano che potevo essere una femminuccia, ma in realtà poco mi importava di quello che pensavano.
-”Ti va di mangiare qualcosa fuori?”- mi invitò mia madre.
-”Si”- risposi solamente.
Senza andare troppo lontani, ci sedemmo al ristorante dell'aeroporto.
Ordinammo due piatti di pasta, e per lei un'insalata.
-”Allora, come va?”- mi chiese.
-”Come vuoi che vada mamma?”- risposi arrabbiato.
-”Hai ragione scusa, cambiamo argomento!”- propose infastidita dal mio modo di rispondere.
-”No, ho bisogno di parlarne con qualcuno!”- la bloccai prima che mi chiedesse qualcos'altro.
-”Allora ripropongo la domanda. Come va?”- ripeté.
-”Male”- risposi.
-”Zayn hai gli occhi tristi, cupi, spenti, amareggiati, il viso pallido, trascurato. Non puoi continuare a trattarti così”- mi disse rattristita.
-”Lo so, ma ...”- mi bloccai non sapendo cosa aggiungere.
-”Hai bisogno di riposo Zayn!”-.
-”Sto pensando di lasciare il college infatti. Non ho più le forze di continuare riprenderò il prossimo anno con medicina. Non vedo il perché di continuare una facoltà che non mi piace!”-.
-”Fai bene, ti appoggio la cosa. Hai anche bisogno di una vacanza. Perché non chiedi a Liam di accompagnarti! Sarebbe felice secondo me! Magari andate in Italia. A Roma!”- esclamò.
-”No, a Roma no. E nemmeno in Italia. Piace a Phoebe. Mi aveva chiesto di andarci una volta per mangiare la pizza di lì. Lì proprio no!”-.
-”Devi lasciarla andare Zayn. Devi lasciar..”-.
-”Non ti permetto di dire una cosa così”- la interruppi stizzito-”Non posso lasciarla. Non chiedermi di fare una cosa del genere!”-.
La conversazione finì lì. Dopo aver finito di mangiare andammo a casa nostra. Casa solo mia, anzi.
Si sistemò in una camera, e io decisi di chiamare Liam per fare due chiacchiere. Avevo bisogno di parlargli.
Lui accettò felice di vedermi. Si erano trasferiti da Londra, per restare insieme a Phoebe. Non studiavano più nessuno dei due, ma dato che Liam aveva studiato per un anno più o meno, nella mia stessa facoltà, stava facendo la cavetta in uno studio di avvocati. Lo pagavano molto bene!
Aveva il pomeriggio libero, quindi accettò.
Ci incontrammo in un bar, per poi andarci a fare una passeggiata.
Quando lo vidi lo abbracciai e lui mi strinse.
Poi ci staccammo.
-”Come stai?”- mi chiese Liam.
Ogni tanto era bello fare chiacchiere tra uomini.
-”Sto bene, ovvio. Solo che la ragazza che amo non sa più chi sono!”- dissi io ironico.
-”Cosa intendi fare?”- mi chiese.
-”Non lascerò che non si ricordi di me!”-.
-”E quindi?”- chiese ancora.
-”Quindi la farò innamorare di me! Le farò ricordare in qualche modo che lei mi amava!”-.
-”Phoebe non si ricorda proprio niente”- mi disse lui.
-”Nessuno può impedirmi di fare ciò che ho in mente!”- continuai cercando un velo di verità in quello che avevo appena detto.
-”Tranne una cosa”-.
-”Che cosa?”-.
-”Phoebe ha incontrato un ragazzo nella sua scuola, e a quanto ne so, stasera dovrebbero uscire insieme per la prima volta!”- mi confessò.
-”Che?!”- dissi stizzito.
-”Hai capito bene, non lo ripeterò Zayn. Devi accettare il fatto che lei non si ricorda di te. Insomma, sarà difficile farle ricordare tutto per filo e per segno. Cerca di dimenticarla, vai da uno psicologo... insomma per quanto tu possa essere innamorato di lei, Phoebe non lo è più, e devi accettare le cose!”- cercò di consolarmi anche se non ci riuscì per niente.
-”Non andrò da uno psicologo. Non accetterò mai il fatto che non si ricordi di me. Io la amo, e non posso permettermi di vederla sfuggirmi così. Stava venendo da me e aveva appena litigato con i suoi genitori. Non capisci che io mi sento colpevole? Stava litigando per me, per la casa, per la convivenza, e poi, amareggiata ha fatto l'incidente. Mi sento colpevole dell'accaduto. E questo io non posso accettarlo, ecco perché, con tutte le mie forze, cercherò di farle ricordare, quello che eravamo, anche se vorrà dire soffrire!”- dissi con un tono triste.
Liam non rispose subito. Poi disse annuendo convinto:-”Sai cosa ti dico? Che hai ragione in fondo... mi ricordo quello che eravate, insomma... eravate fatti l'uno per l'altro, e tu le hai dato quello che lei cercava da tanto tempo: una vera famiglia. Ti ammiro, e anche se sarà difficile ti aiuterò a farle cambiare idea! Ti aiuterò”- disse sempre più convinto delle sue parole.
 
 
Tornando a casa non feci a meno che pensare alle parole che mi aveva detto Liam. Ero felice di aver trovato appoggio su di lui. Arrivai a casa e trovai la tavola apparecchiata e mia madre ai fornelli. Mi mancava la sua cucina, dato che, con lo studio, se mangiavo un panino a pranzo, era già tanto.
Notai in mia madre un'espressione preoccupata, e anche se lei diceva di no, sapevo che nascondeva qualcosa. Così, la fissai. Sapevo che funzionava sempre, così mentre stava per bere, posò con violenza il bicchiere sul tavolo e mi confessò tutto.
-”Sono uscita a fare la spesa...”- cominciò-”E ho incontrato Mary... E Phoebe!”-.
Sbarrai gli occhi.
-”Mary mi ha abbracciata mentre Phoebe è rimasta in disparte guardarci sorridente. Poi mi sono avvicinata per abbracciarla, e lei invece mi ha teso la mano e si è presentata. Non si ricorda nemmeno di me. Dallo sguardo di Mary, ho capito che era meglio stare al suo gioco, così mi sono presentata anche io. È stato struggente.... Insomma ci siamo conosciute e l'ho trattata come una figlia e lei improvvisamente non si ricorda di me. Mi ha rattristata!”- disse con gli occhi lucidi.
-”Vedi cosa vuol dire essere dimenticati. Lei non ricorda qualunque cosa sia legata a me, e dato che tu sei mia madre, non ti ricorda. Non ricorda nemmeno che quando ha fatto l'incidente, stava venendo da me. Non ricorda di avermi conosciuto, non ricorda che papà è il collega del suo. Non ricorda nessuna cosa che sia legata a me. È come se una parte della sua vita con me, non ci sia mai stata”- ammisi io.
-”Devi farle ricordare di te, Zayn. Ha bisogno di ricordare e ne hai bisogno anche tu!”-.
-”È per questo che non mi darò per vinto mamma. È per questo!”-.
 
Finimmo di mangiare silenziosamente, mentre io cercavo di capire come iniziare a farle ricordare di me. Dovevo farla innamorare di me, ma se l'indomani sarebbe uscita con un ragazzo, non mi avrebbe facilitato il compito. Dovevo trovare il modo di impedirgli di vedere quel ragazzo, ma la verità è che non sapevo come. Avevo bisogno dell'aiuto di Mary, ma non ero sicura che mi appoggiasse l'idea. Ci provai ugualmente, invitandola a casa mia. C'era anche mia madre.
La feci accomodare sul divano, e tuttavia avevo capito cosa volevo dirle.
-”Come va la gravidanza?”- chiesi per iniziare.
-”Stiamo bene entrambi. Ma vai al sodo!”-.
-”Devi aiutarmi!”- dissi in preda al panico.
-”Per quanto riguarda cosa?”- fece la finta tonta.
-”Sai per che cosa. O meglio per chi. Non voglio che Phoebe non si ricordi di me, e non terrò le mani in mano, non provando a fare niente. Io devo riuscire a fargli ricordare chi sono e cosa eravamo”-.
-”Non sarà facile! Stasera esce con un ragazzo!”-.
-”Lo so!”-.
-”È stato Liam?”- chiese.
Io annuii.
-”Che cosa vorresti fare?”- chiese ancora.
Mi strinsi nelle spalle. Non sapevo cosa risponderle.
-”A questo punto non lo so...”-.
Mia madre mi accarezzò la schiena come per darmi coraggio.
-”Beh devi decidere in fretta cosa fare!”- continuò-”Mi pare di aver capito che andranno a vedere un film al cinema … Uh guarda ecco un suo messaggio. Andremo a vedere Upside Down … ma io questa cosa non la dovrei dire a nessuno...”- disse facendo finta di leggere un messaggio.
Capii che voleva aiutarmi.
La abbracciai sorridendo e lei ricambiò la mia stretta.
-”Grazie!”- le sussurrai.
-”Di niente, ma io non ti ho detto niente sia chiaro. Per tua informazione …. il ragazzo si chiama Jason... sbrigati!”- mi sussurrò di risposta.
Io annuii.
Jason, Phoebe, Upside Down. Perfetto.
 
 
Uscii di casa per le otto e mezza, consapevole che il film sarebbe cominciato verso le nove, ma senza sapere come agire perfettamente. Accesi la macchina e andai verso il cinema.
Un quarto alle otto ero arrivato e chiesi un biglietto dello stesso film che avrebbero visto.
La cercai con lo sguardo, ma non riuscivo a trovarla.
E poi di colpo, girando lo sguardo dalla parte opposta, incrociai i suoi occhi.
Solo quando la vidi dopo tanto a meno, e non feci a meno di pensare alla prima volta che mi aveva guardato nello stesso modo in cui in quel momento stava guardando il ragazzo che aveva di fronte, capii che mi mancava da morire. Volevo dirle che mi mancava, ma non avrei risolto niente. Non c'era stato un attimo, da quando era entrata in cima, in cui non desiderai di non volerla. Quella ragazza era quella che aveva saputo cambiarmi. Non potevo accettare il modo in cui lo fissava e gli sorrideva. Mi sorrideva nello stesso modo, e solo in quel momento, pensai per un attimo che quel ragazzo le piacesse. Scacciai quel pensiero e entrai nella sala del film. Lasciai però, che entrassero prima loro due, decidendo a mia volta, il posto più adatto per spiarli.
Si sederono non molto vicino allo schermo, più o meno al centro. Io mi misi a due file più dietro, e li potevo vedere bene, dato che nella sala non c'erano molte persone.
Prima che cominciasse il film, lui allungò il braccio e lo mise sopra il suo collo, e io non potei fare a meno che grugnire tra me stesso. Quella mano glie l'avrei tagliata. Lei rise a ogni sua battuta.
Quella risata risuonò nel mio cuore, come la prima volta.
 
 
Il film finì. Tuttavia non potei giudicare se era bello o brutto, dato che mi ero concentrata su di loro e non sul film. Prima di seguire i due comprai una cocacola Quel ragazzo non mi convinceva, ma lei sembrava esserci cascata. Li seguii fuori, mantenendo una certa distanza. Il ragazzo la prese per mano, e per i miei gusti si prendeva troppa confidenza. Per essere il loro primo appuntamento, il ragazzo si stava prendendo troppa confidenza, e non pensai che potesse farle qualcosa. Io speravo tanto di no, ma comunque mi tenni alle loro calcagna.
Nel parcheggio del cinema si fermarono davanti a una macchina. Riconobbi l'auto di Phoebe. Mi nascosi più giù dietro un'altra automobile per ascoltare. Si stavo spiando.
-”Grazie per la bella serata!”- sentii dire da lei.
-”Figurati mi ha fatto piacere”- disse lui andando verso di lei.
Le prese prima una mano e poi l'altra e i loro visi erano molto vicini. Lei non sorrideva, e potevo giurare che non volesse baciarlo. Lui si avvicinò lentamente al suo viso, avvicinando le sue labbra sulle sue. Non chiusi gli occhi, anche se volevo. Fortunatamente Phoebe si girò dall'altra parte.
-”Perché?”- chiese lui.
-”Scusa, è solo il nostro primo appuntamento!”- disse lei.
-”E allora … ci sono persone che al primo appuntamento vanno al letto insieme”- disse lui con un ghigno stampato in faccia.
Serrai le mani in due pugni.
-”Non sono quel tipo di persona, e se pensi che sarei finita a letto con te ti sbagli!”- disse lei liberandosi dalle mani di Jason che stringevano le sue.
-”Hai ragione scusa … nemmeno io sono quel tipo … ma pensavo che la serata ti fosse piaciuta e per questo ho cercato di baciarti! Perdonami... Vuoi prendere almeno un gelato?”- chiese il ragazzo mantenendo ugualmente, la presa sui suoi polsi.
-”Scusami Jason, ma sono piuttosto stanca, vorrei andare a casa!”- cercò per l'ennesima volta di liberarsi dalle sue mani. Io mi alzai pronto a qualsiasi cosa.
-”Dai un piccolo gelato per finire al meglio questa giornata!”- insistette.
-”Brutto stronzo ha detto che non vuole!”- sussurrai senza farmi sentire.
Phoebe disse di no con la testa cercando di aprire la portiera della sua macchina.
-”Dai su!”- disse poi aprendo la portiera di una macchina che doveva essere la sua-”Guarda che galantuomo che sono, ti apro anche la portiera, dai!”- insistette ancora.
-”No Jason ti ho detto di no, e poi mollami che mi fai male!”- disse ancora lei.
-”Nemmeno un giretto con me?”- disse forzandola ad entrare in macchina.
-”No Jason, ho sonno … non sarei dovuta uscire con te, lo sapevo, è da poco tempo che ci conosciamo... ci vediamo in giro!”- disse Phoebe visibilmente spaventata.
Lui continuò a non mollarla, e così mi sentii in dovere di intervenire.
-”Ci sono problemi? Hai sentito la ragazza, non vuole venire con te!”- dissi avvicinandomi verso di loro.
-”Che fai tu ci spiavi?”- disse Jason.
-”Ho sentito per caso che volevi forzare questa ragazza!”- continuai io fissando quel biondo. Mi accorsi dopo che non le aveva ancora lasciato i polsi.
-”E ha detto anche di lasciarle le mani. Le stai facendo male!”- continuai togliendo le sue mani dai suoi polsi.
-”Sono cavoli nostri, e non ti devi impicciare ...”- disse lui cercando di riprendere per mano Phoebe.
-”Adesso mi fai il piacere di salire sulla tua cazzo di automobile, di tornare alla tua cazzo di casa, e lasciare la ragazza!”- dissi dividendoli.
Il ragazzo cercò di rispondere, ma stufo mi diede prima uno spintone, per poi salire sulla sua macchina ed andare via.
Seguii la sua auto sfrecciare via.
Poi mi rivolsi a Phoebe che era rimasta lì.
-”Stai bene tu?”- domandai rivolgendomi al suo viso spaventato.
Non mi aveva riconosciuto.
-”Si sto bene ...”- disse massaggiandosi i polsi. Poi spostò lo sguardo su di me:-”Ehi ma io ti conosco … tu sei … quello violento dell'ospedale!”- disse indietreggiando e sbattendo contro la sua macchina.
-”Si sono quello violento come vuoi chiamarmi tu...”- dissi allontanandomi.
Aveva paura di me.
-”Hai una faccia tosta a presentarti e metterti contro quel ragazzo. Lui mi stava facendo anche male, ma tu non dimenticare che hai spaccato il setto nasale a un infermiere!”- mi ricordò.
Ancora...
-”Prego per averti salvata da una persona che voleva farti del male, non c'è di che!”- dissi poi dandogli le spalle e andandomene.
Non mi riconosceva era inutile.
-”Non ti ho detto grazie!”- mi disse lei.
Alzai le spalle girandomi verso di lei e notando che aveva aperto la portiera.
-”Ciao”- dissi rigirandomi.
-”Hei, aspetta!”- gridò lei-”Grazie!”- urlò ancora.
Mi girai e la vidi sorridere.
-”Questo e altro per te, Phoebe!”- sussurrai senza farmi sentire.
 
 
Spazio autrice.
Hellooo bella genteee!
Allora... eccomi qua con il primo capitolo di questa “seconda parte”. Che cosa ne pensate? A me non piace un gran ché, o almeno mi piace solo la prima parte, ma prometto che il prossimo capitolo sarà più bello!
Colgo l'occasione per ringraziare le ragazze che hanno continuato a seguire la seconda parte e per chi ha recensito! Non faccio nomi ma spero abbiate capito da sole!
Mando un abbraccio e un bacione a tutte quante, e vi auguro un buon inizio settimana, anche se il mio non è il massimo! A presto! <3<3
 
P.S: Recensiteeeee! Byeee! <3<3

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Il sole della domenica mattina riscaldò l’aria di camera mia. Un raggio di solo si rifletté proprio sopra il mio occhio destro, e dopo aver visto l’orologio, che segnava le undici e quaranta, decisi che forse era meglio alzarsi.
Come quando Phoebe si ricordava di me, il mio primo pensiero alla mattina era sempre lei. La cosa che cambiava, era che, dopo il suo risveglio, ricordavo semplicemente, che per lei non ero più niente. Soffocai il pensiero, e raggiunsi la cucina dove mia madre stava cucinando.
-“Ah ben svegliato! Pensavo che il materasso ti avesse mangiato!”- disse sorridente dandomi un bacio sulla guancia.
Anche se le volevo bene, tutte quelle smancerie non mi erano piaciute mai. Ma apprezzai il gesto, e così sorrisi sedendomi poi sullo sgabello.
-“Vuoi fare colazione, o vuoi aspettare il pranzo?”- mi chiese mia madre, scrivendo qualcosa su un foglietto di carta. Sicuramente era la lista della spesa.
-“Non ho fame per ora!”- risposi guardandola scrivere.
Tolse lo sguardo dal fogliettino per poi guardare me.
-“Bene, io sto uscendo, hai bisogno di qualcosa?”- mi chiese poi.
-“Di Phoebe”- risposi.
Lei non disse niente lasciando che il silenzio calasse su di noi.
-“Sai che non posso”- disse dopo aver esitato nel dirlo.
-“Si, lo so”- dissi togliendo un granello di polvere immaginario dai pantaloni del pigiama.
-“Bene, io vado ci sei a pranzo?”- disse sull’uscio della porta.
-“Credo di si! Te lo farò sapere!”- dissi per poi salutarla.
Poi mi salutò anche lei e uscì.
 
Ero rimasto di nuovo solo, e non sapendo cosa fare mi misi a sedere sul divano facendo zapping. Scocciato, non trovando niente mi fermai su un canale a caso, dove stavano dando in onda una testimonianza di due sposi. L’uomo, sulla cinquantina, raccontava alla trasmissione che, quando aveva ventidue anni, stava combattendo affinché la sua fidanzata si ricordasse di lui, dopo essersi svegliata dal coma. Seduto vicino a lui, c’era sua moglie. Lui diceva di quanto fu difficile farle ricordare tutto, e nonostante lei, non si ricordasse ancora che si erano amati prima del suo sonno, si erano sposati, innamorandosi di lui.
Mi colpì molto quella testimonianza. Insomma, Phoebe poteva anche non ricordarsi di me, e di tutto quello che avevamo fatto insieme, ma io potevo almeno, farla innamorare di me, come la prima volta. Avrei desiderato che ricordasse tutto quello che avevamo passato, ma se non fosse stato così, volevo almeno sperare, che potesse innamorarsi di me. Avrei comunque cercato di farle ricordare chi ero.
Cambiai canale, troppo angosciato dal pensiero fisso di Phoebe, e cercai di pensare ad altro.
Ma, proprio mentre non ci pensavo più, mi chiamò Liam, e riaprì il discorso.
-“Allora, come è andata ieri sera?”- mi chiese desideroso di buone notizie.
-“È una lunga storia”- cercai di deviare.
-“Ok, è una brutta giornata per te, l’espressione “è una lunga storia” vuol dire fatti i cazzi tuoi, così mi farò i cazzi miei, perci..”-.
-“No aspetta”- dissi prima che potesse attaccarmi in faccia-“Cercavo solo di non pensare a Phoebe…”- mi giustificai.
-“Beh allora raccontami”- mi incitò.
-“Incontriamoci fra mezz’ora e ti racconto tutto!”- risposi io.
 
Liam arrivò puntuale. Optammo per un caffè.
-“Come sta Mary?”- chiesi appena ci fummo seduti.
-“Mi ha fatto svegliare alle due di notte per cercarle la cioccolata alla menta!”- disse straziato.
Risi.
-“E poi?”-.
-“E poi non si sa come, l’ho trovata e quando sono tornato a casa mi ha detto che non ne aveva più voglia”- concluse.
Scoppiai in una risata fragorosa, la prima sincera e spontanea dopo tanto tempo.
-“Non riderei se fossi al posto mio. La amo tanto, e amo tanto il bambino, ma sembra che quello incinto sia io!”-.
Intanto la cameriera arrivò con due caffè.
-“Te invece?”- mi chiese lui dopo aver ringraziato la ragazza che mi fissava-“Il tuo fascino non è ancora scomparso!”- continuò.
-“Cosa vuoi dire?”- domandai confuso.
-“Non hai visto come ti fissava la cameriera?”-.
-“Si, ma non per il mio fascino. Io voglio solo che mi guardi allo stesso modo Phoebe”-.
-“Come è andata?”- mi chiese.
-“Ieri sera, dopo il film, li ho seguiti fino al parcheggio. Ognuno dei due stava con la propria macchina, ma quello li la stava costringendo a salire in macchina con lui, dopo aver cercato di baciarla. Lei non voleva e io sono intervenuto. Quello stronzo è andato via, e poi lei si è ricordata di me come “il violento” dell’ospedale. Poi mentre me ne stavo andando offeso dalle sue parole, mi ha urlato un grazie sorridendo. Io non le ho risposto e sono andato via!”- gli raccontai.
-“Sei sicura che la stava costringendo? Insomma mi sembra una parola grossa!”-.
-“Anche lei si sentiva costretta se poi mi ha ringraziato!”-.
-“Senti Zayn, non è che non voglio crederti, ma non penso che lei si sia sentita costretta. Oggi si rivedono!”- mi confessò.
-“Ok basta scherzi!”-.
-“No, non è uno scherzo. Hanno optato per una passeggiata. Non mi sono sbagliato, vivo a casa con Phoebe e involontariamente ho origliato un loro discorso!”-.
-“Involontariamente si”- scherzai.
-“Ti sto solo aiutando, ha parlato anche di te!”-.
-“E che ha detto?”-.
-“Ha detto “poi quel violento dell’ospedale che voi dite fosse il mio ragazzo, ci ha staccati. Ma comunque Jason mi ha chiesto un’altra chance, e perché non dargliela?, ha detto proprio così, testuali parole amico!”-.
-“E porca troia!”- imprecai-“Non sono un violento, e che cazzo!”- proseguii.
-“Che pensi di fare?”-.
-“Spaccare la faccia di quel Jason!”-.
-“Non ti aiuterà!”-.
-“Lo so, ma devo fare qualcosa. Non posso vederla sparire tra le braccia di un altro”- dissi abbassando la voce e lo sguardo.
-“Qualunque cosa tu voglia fare, io ti appoggio!”- disse poi.
 
Chiamai mia madre per dirle che non mi fermavo a pranzo, ma tanto nemmeno lei sarebbe stata a casa, perché aveva deciso di fermarsi ai grandi magazzini per fare un po’ di shopping.
Io intanto stavo organizzando un’improvvisata a casa di Liam, che era accondiscendente.
Dopo aver mangiato una cosa al volo insieme a Liam, aspettai che lui rientrasse a casa, e dopo una mezz’oretta mi presentai alla porta.
-“Zayn, che cosa ci fai qui?”- disse Mary che mi aveva aperto la porta.
-“Tranquilla, Liam sa tutto!”- disse sussurrando-“Tu reggici il gioco!”- continuai senza farmi sentire.
-“Va bene, cosa devo fare?”- mi chiese.
-“Comincia col dire a Liam “Tesoro c’è una visita per te”- dissi imitando la sua voce.
-“Io non parlo così!”- mi puntò un dito contro.
-“E dai!”-.
-“Tesoro c’è una visita per te!”- disse poi lasciandomi entrare.
-“Grazie!”- le sussurrai ridendo.
Entrai nel salotto.
Avevano trovato una nuova casa. Era molto grande e anche bella.
-“Che ci fa il violento in casa nostra?”- chiese Phoebe alla mia vista.
-“Ah ci sei anche tu”- finsi.
-“Ci vivo qui”- disse acida.
-“Zayn è un mio amico!”- le disse Liam.
-“Non fingere di non sapere che non lo sappia. So benissimo la storia, ma non ci credo”- disse buttandosi sul divano infastidita.
Non mi piaceva vederla in quel modo.
Mary le andò vicino e l’abbracciò.
-“Scusate, se vi disturbo, lo tolgo immediatamente”- dissi seriamente cercando di non fare più quello spettacolo.
-“No figurati Zayn!”- mi disse Mary-“Perché non usciamo insieme questa sera? Tutti e quattro?”- improvvisò.
Le lanciai un’occhiataccia.
-“Non se ne parla!”- disse Phoebe gesticolando-“Ho un appuntamento con Jason ricordi?”- disse stizzita alzandosi dal divano.
-“Ancora ti vedi con quello? Non hai paura che succeda qualcosa dopo quello che ha fatto ieri?”- dissi urlando quasi.
-“Tanto perché tu lo sappia, non mi stava costringendo a fare niente!”-.
-“Si come no!”- dissi infastidito.
Non era la stessa Phoebe.
-“È vero. Mi piace e voglio provare a vedere come si comporterà!”-.
Feci spallucce.
-“Ma dai Phoebe. Lo potrai rivedere tante altre volte Jason. Digli che è saltato fuori un altro impegno. Non mi vorrai lasciare solo con questi due?”- la supplicò Mary.
-“Non se ne parla!”- continuò a gesticolare-“Non ci esco con le persone violente. L’ha quasi scaraventato a terra ieri per dividerlo da me”-.
-“Ma non dire cazzate. Mi hai anche ringraziato!”- dissi consapevole che mentiva.
Sbuffò.
-“Non ci uscirò ugualmente con voi, ho già un impegno non posso rimandarlo!”- continuò cercando di deviare.
-“Ti prego, tesoro. Fallo per me!”- la supplicò Mary.
Dove averci pensato un po’ su, e aver sbruffato parecchie volte si convinse a chiamare quel deficiente e a rimandare.
Credevo comunque che la serata non sarebbe andata liscia come l’olio, perché Phoebe desiderava non essere presente.
 
 
Uscimmo di casa verso le sette e andammo a farci una passeggiata tutti insieme.
Speravo di non incontrare Jason, altrimenti gli avrei spaccato il muso. E comunque, volevo evitare ulteriori impicci.
Liam e Mary passeggiavano mano nella mano parecchio davanti a noi. L’avevano fatto a posta perché volevano lasciarci soli.
Phoebe camminava con le braccia incrociate sul petto, e guardava altrove con espressione arrabbiata. Io mi limitavo ad avere le mani in tasca e di guardarla di tanto in tanto.
Era sempre bellissima.
Occhi chiari, capelli castani chiaro, figura slanciata, fisico magro, e lineamenti perfetti.
Era bella sia dentro che fuori, e era difficile nascondere che non lo fosse.
Il silenzio era calato su di noi, e volevo sentire la sua bellissima voce, così cercai di rompere il ghiaccio.
-“Se volevi uscire con Jason per me non c’era problema”- dissi sinceramente.
Insomma era inutile farla partecipare ad una serata, dove poi, non si divertiva affatto. Volevo che mi vedesse in una luce propizia, non cattiva.
-“Ma piantala”- disse scocciata.
-“No dico sul serio”- insistetti.
-“Si vedeva lontano un chilometro che volevi a tutti costi farmi partecipare a questa schifosa serata”- continuò mantenendo lo sguardo distante da me.
-“Senti…”-.
-“Lascia stare ormai è andata!”- disse interrompendomi e guardandomi.
-“Cosa vuoi dire?”-.
-“Che ormai sono qui e non posso fare niente”-.
-“Una cosa la potresti fare!”- suggerii.
-“E cosa?”- domandò stizzita.
-“Prova a divertirti!”- la incoraggiai.
-“Con te accanto”-.
Mi fermai di botto.
-“Ok, fa come vuoi. Non parlarmi. So che preferivi startene a scopare Jason e rimanere incinta. So che questo non era il tuo programma”- esagerai.
-“Stronzo”- disse girandosi dalla direzione opposta da dove stavamo andando.
Cazzo. Coglione. Bravo Zayn. Complimenti. Avevo esagerato….
Le corsi dietro, e le implorai di fermarsi ma lei non si decideva a farlo.
-“Ehi..”- dissi poi raggiungendola e prendendola per un polso.
-“Che vuoi?”- mi urlò quasi.
-“Senti, scusa … lo so, a volte esagero, e questa è una di quelle volte. Scusami! Ti chiedo solo di divertirti, ti giuro, non farò più certe espressioni!”- mi scusai.
-“Ok violento, ma prova a dire di nuovo quello che hai detto e non mi regolo”- disse girando di nuovo.
Le sorrisi anche se non ricambiò.
Il silenzio calò di nuovo su di noi.
-“Ti stai divertendo?”- domandai ironico per rompere il ghiaccio.
Lei si voltò verso di me con una faccia del tipo “mi prendi per il culo?”.
Poi tornò a voltarsi dall’altra parte.
Dopo cinque minuti riformulai la domanda, e lei mi guardò sempre con la stessa espressione.
Ci riprovai di nuovo ma ottenni sempre la stessa reazione.
-“Ok, ci rinuncio, non so come farti divertire!”- dissi alzando le mani al cielo.
Lei scoppiò a ridere.
-“Ok perché ridi ora?”- dissi rinunciandoci.
Lei continuò a ridere con una mano sopra la bocca e l’altra che indicava la mia giacca.
-“Che c’è?”- domandai ancora.
-“Guardati la spalla destra!”- disse continuando a ridere.
Mi girai e notai sulla maglia una macchia gialla.
-“E che cos’è?”- domandai guardando la macchia.
-“Ti dico che è stato un piccione!”- disse prendendo qualcosa dalla sua borsa.
-“No, non mi dire…”-.
-“Si, un piccione te l’ha fatta addosso!”- disse prendendo da un pacchetto un fazzolettino porgendomelo-“Tieni, pulisciti con questo”-.
-“Ma vaffanculo, proprio tutto a me eh!”- dissi accettando il fazzoletto e pulendomi la maglietta.
Lei continuò a ridere.
Io mi girai verso di lei con un’espressione per dirle di piantarla. Lei soffocò un’ultima risata e poi riprendemmo a camminare.
-“Ora ti sei divertita però!”- dissi girandomi verso di lei.
-“Sinceramente si!”- disse liberando un’ultima risa-“Non mi era mai capitato. Questa mi mancava!”- continuò.
-“Sei uscita con tanti ragazzi?”- chiesi.
-“Beh a dire la verità no. Nemmeno prima che mi succedesse l’incidente. E nemmeno quando ero ancora a Londra. Mi ricordo che un ragazzo, con cui parlo ancora, Carl, mi faceva la corte, ma poi non ricordo cosa successe. Sai il coma mi ha fatto dimenticare di parecchie cose!”- disse.
Non so se era consapevole che non ricordava nemmeno me.
-“Mary cosa ti ha raccontato su di me, esattamente?”- chiesi a quel punto incerto.
-“Mi ha detto che abbiamo avuto una storia difficile, e che ho fatto l’incidente mentre venivo da te. A casa tua!”-.
-“A casa nostra”- precisai.
-“Come nostra?”- chiese.
-“Lascia stare”- ci rinunciai-“E della nostra relazione a Londra che ti ha detto?”- continuai.
-“Relazione a Londra? Di che parli?”-.
-“Lei non…”- cercai di dire vedendola interrogativa-“Niente niente”- dissi poi.
Mary non le aveva detto del nostro amore proibito. Insomma non le aveva detto che eravamo fidanzati a Londra, e che poi il padre le aveva proibito di vedermi. Insomma non le aveva raccontato la verità, nonostante a me mi avesse detto del contrario. Mi aveva raccontato che le aveva rivelato tutto quanto.
-“Esattamente, a cosa ti riferivi quando hai detto che abbiamo avuto una storia difficile?”- chiesi ormai confuso parecchio.
-“Beh, lei mi ha detto che mio padre non voleva che venissi ad abitare con te. Mi ha detto che essendoci sempre stati per me, intendo i miei genitori, specialmente mio padre non accettava l’idea che io venissi ad abitare con te ma io ci litigai e così mi schiantai in autostrada. Inizialmente mi aveva detto un’altra versione, cioè che mi ero schiantata vicino al vialetto di casa mia, dove abita Tim, ma io non ricordavo chi era Tim”- continuò.
Frena, frena, frena. Che cazzo le aveva raccontato allora Mary?
-“E ora ricordi chi è Tim?”-.
-“Vagamente. Ma ora è morto”- continuò a raccontarmi.
-“Davvero?”- chiesi incredulo.
-“Si davvero”-.
-“Cosa ricordi di lui?”-.
-“Mi ricordo una frase molto bella. Credo che me l’abbia detta lui. Diceva: Non rinunciare. Se è amore vero, niente e nessuno può ostacolare un sentimento così forte. Niente e nessuno, tranne la morte”- disse sforzandosi di ricordare.
-“È una bella frase…”-.
-“Si ma non ricordo in quale circostanza l’abbia detta!”- ammise guardandomi.
Dovevo dirle tutta la verità. Non potevo aspettare altro tempo. Ero sicura che si sarebbe arrabbiata con me. Come facevo a dirglielo?
Mi guardava ogni tanto.
-“E tu invece cosa intendevi esattamente con l’espressione relazione a Londra?”- mi chiese interrogativa.
Era il momento per dirle tutto.
-“Mary non ti ha raccontato che ci frequentavamo anche a Londra, e che io ti ho aiutata molto”- iniziai.
-“In che senso aiutata molto?”-.
-“Si, ti ho aiut…”-.
-“Che ne dite di cenare insieme?”- chiese Liam interrompendoci.
Phoebe per un attimo continuò a guardare me poi si girò verso Liam. Io guardavo Mary deluso. Perché le stava nascondendo tutto?
-“Si, perché no?”- rispose Phoebe convinta.
Mary sorpresa dalla sua risposta, la prese sottobraccio e andarono avanti. Io rimasi dietro con Liam.
-“Tutto bene?”- mi chiese Liam vedendomi turbato.
-“Ricordami solo che dovrò parlare con Mary”-.
 
 
Dopo aver scelto il ristorante dove mangiare, ci dirigemmo lì verso le otto. Dato che era quasi metà giugno, e faceva anche caldo, decidemmo di mangiare fuori.
Per tutto il tragitto verso il ristorante, mi ponevo molte domande. Perché Mary non le aveva detto la verità? Perché a me diceva il contrario? Perché voleva che soffrissi? Così avrebbe fatto soffrire anche Phoebe.
Ero assente e non rispondevo a nessuno. Ero intento principalmente a guardare il piatto e giocherellare con quello che c’era dentro, continuando a pormi tutte quelle domande, a cui solo una persona poteva rispondere.
Non riuscivo ad accettare che non si ricordasse di me. Solo a pensare a quante ne avevamo passate per riuscire a stare insieme. Solo a pensare a tutti gli ostacoli che avevamo abbattuto insieme. Solo a pensare di prenderla per mano ancora una volta, sperando che al tatto della mia mano, potesse ricordare in qualche modo, che non era la prima volta che mi stringeva. Se solo non fossi stato troppo fragile all’inizio. Se solo quel maledetto incidente non fosse capitato…. Non potevo accettare niente, e soprattutto non riuscivo a non darmi la colpa di tutto l’accaduto.
Se solo il nostro amore puro avesse ripreso vigore. Se solo la  nostra voglia di capirci profondamente fosse tornata nuovamente. Se solo non avessi fatto certi errori. Non me lo perdonavo. Era tutta colpa mia.
 
 
Ero avvolta in questi pensieri, e non ascoltavo nemmeno quello che dicevano gli altri.
-“Zayn? Pronto?”- disse Maryy passandomi una mano davanti al viso.
-“È?”- risposi.
-“Ci sei?”- chiese ancora.
-“Chi?”-.
-“Come chi? Tu! Stai bene?”-.
-“Ah si, sto bene…”-.
-“Sei sicura? Cos’hai?”- chiese Liam.
-“Sono solo… stanco”- dissi incerto.
Non ero stanco perché avevo sonno.
No, ero stanco di tutta quella situazione. Eravamo all’inizio, ma avevo già perso le mie speranze. Ma non potevo perderla. Non potevo non combattere.
Phoebe mi guardava con un’espressione strana.
-“Prova a divertirti tu ora”- disse lei fissandomi.
Aveva ragione.
-“Si scusate. Riflettevo. Scusatemi davvero!”- mi scusai tirandomi su.
Se me lo chiedeva Phoebe dovevo farlo.
Passavamo solo all’antipasto, e avevamo ancora un’intera serata davanti.
Cercai di essere più reattivo.
Parlammo del più e del meno, e stavo cercando davvero di rispondere a tutto e di divertirmi, ma quelle domande mi frullavano per la testa, così a tratti, mi richiudevo in me stesso.
Quando arrivò al primo, potei notare che Phoebe soffriva ancora di anoressia. Rifiutò il piatto dal cameriere, dicendo che avrebbe preso il secondo.
-“Tesoro, stasera stai mangiando un po’ di più. Cosa ti sta succedendo? Di solito mangi solo cose fresche, o comunque solo una portata! Stai facendo progressi!”- disse Mary accarezzandole la schiena e incoraggiandola.
-“Non lo so nemmeno io. Hai ragione comunque!”- disse sorridendo.
Io l’avevo aiutata a superare il suo problema, e quando era con me mangiava sempre di più. Forse non era tutto perso, forse si sarebbe ricordata di me.
-“Che scuola frequenti?”- mi chiese Phoebe.
Io rimasi sorpreso dalla sua domanda.
-“Beh, frequento giurisprudenza al college, ma credo di lasciare, almeno per quest’anno. Ho bisogno di riposo!”- dissi sinceramente.
-“Anche io avrei bisogno di riposo!”-.
-“Come va a te il liceo?”- chiesi.
-“Male … mi hanno bocciata!”-.
-“Come mai?”-.
-“Beh, sai … con tutto quello che è successo … ho … ho perso … molti…”-.
-“Ho capito scusa la domanda!”- dissi vedendola in difficoltà.
Lei mi sorrise.
Il suo sorriso era la mia droga. Amavo vederla sorridere.
 
 
Finimmo di mangiare, e decidemmo di farci una passeggiata.
Io e Phoebe eravamo di nuovo soli.
-“Che cosa avevi mentre mangiavamo?”- mi chiese rompendo il ghiaccio.
-“Pensavo”- dissi guardando in basso con le mani in tasca.
-“A che cosa?”-.
-“A tante cose …”-.
-“Per esempio?”-.
-“Al college, alla mia vita, alle persone a cui voglio bene…”-.
-“Cosa intendevi prima, quando hai detto che mi hai aiutata a superare un problema? Quale problema?”-.
Non risposi in cerca di parole adatte.
-“Pronto? Allora?”- insistette.
-“È difficile…”- cercai di cambiare argomento.
-“Dayn … so che è diff…”-.
-“Dayn?”- la interruppi.
-“È il tuo nome!”- disse lei interrogativa della mia reazione.
Perfetto non sapeva nemmeno il mio nome.
-“Zayn!”- la corressi.
-“A già Zayn… niente è difficile. La matematica è difficile, contare le stelle in cielo è difficile, contare la sabbia è difficile, nuotare per tutto l’Oceano Pacifico è difficile. Raccontare non è difficile”- disse guardandomi negli occhi.
-“Credimi, invece è molto difficile”-.
-“Perché non vuoi dirmelo?”-.
Mi scese una lacrima.
-“Perché piangi?”-.
-“Una volta ho sentito dire una frase: piangere non è sinonimo di debolezza, piangere vuol dire sfogarsi”- dissi cercando di farle ricordare qualcosa.
-“L’ho sentita anche io”- disse premendosi le meningi cercando di ricordare-“Si ecco. Stavo piangendo e un ragazzo me l’ha detta. Credo sia stato Carl. Come fai a sapere questa frase?”- disse incerta.
-“Pura coincidenza. Niente di più”- risposi asciugando le mie lacrime.
-“Non hai ancora risposto alla mia domanda!”- mi ricordò.
-“Phoebe io ho sonno che ne dici di andare a casa?”- ci interruppe Mary.
Come quando Liam ci aveva interrotti nel pomeriggio, rimase a fissarmi aspettando la mia risposta.
-“Avanti Zayn rispondimi!”- continuò ignorando la domanda di Mary.
-“Non posso risponderti!”-.
-“Ok mi faccio i cazzi miei. Andiamo Mary”- disse incazzata prendendo sotto braccio Mary e andandosene.
Liam rimase con me.
-“Cosa è successo Zayn?”-.
-“Ricordami sempre che devo parlare con Mary”- risposi un’altra volta.
 
 
Spazio autrice.
Tadaaaaa! Come promesso ecco un capitolo più decente. Sinceramente mi piace. Zayn e Phoebe parlano molto. Voi cosa ne pensate dei loro discorsi? Cosa succederà nel prossimo capitolo? Cosa farà Zayn con il college? Zayn le rivelerà quale problema l’ha aiutata a superare? C’è ancora una speranza tra loro due?
Ditemi cosa ne pensate con una mini recensione. Anche lunga se volete! XD Insomma recensite!
Un’altra cosa. Nella storia precedente avevo detto che in questa storia avrei inserito dei Pov’s di Phoebe. Non sono sicura di inserirli, perché anche se mi piacerebbe inserire il punto di vista di Phoebe, non mi va di interrompere quelli di Zayn. insomma la storia precedente è stata raccontata interamente da lei, e ora bisogna lasciare un po’ di spazio al moro. Però, dato che, soprattutto verso la fine della storia, il punto di vista della ragazza aiuterà a capire meglio la storia, credo di inserire alcuni capitoli dove la storia è raccontata da lei. Ditemi cosa ne pensate perché sono nel panico più totale. Ditemi se per voi è una bella idea! Ci tento a sapere di quello che pensate.
Un bacione a tutte e scusate per la noia del mio commento! Ciauuu! <3<3<3
 
P.S: Recensiteee! <3   

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Ed ero sempre il solito coglione. Dovevo dirle la verità la sera prima, e invece la avevo allontanata di me. Mi stavo facendo male da sola, e con quel comportamento da perfetto idiota, non avrei migliorato di certo le cose. Ma chi volevo prendere in giro?
Non sarei riuscito mai a farle tornare la memoria, tanto meno farla innamorare di nuovo di me. E non potevo vantarmi sicuramente di aver lottato come si deve. Mi stavo arrendendo ed era quello che volevo fare, si arrendermi. Perché tanto era inutile combattere sapendo già dall’inizio che la fine sarebbe stata deludente. Era inutile partire per una corsa con l’obiettivo di vincere, per poi invece perdere tutto. E persa Phoebe, non mi rimaneva nient’altro.
 
 
Era lunedì.
Una nuova settimana aveva inizio, e allora più che mai, ero convinto di andare al college. Ma stavolta per mollare tutto. Stavo lasciando anche quello, lo studio in quella facoltà non aveva più senso, non avevo lo stesso entusiasmo di prima, non davo più regolarmente gli esami, e non mi interessava più niente continuare la facoltà che non mi piaceva. Volevo studiare a medicina, volevo aiutare le persone, volevo specializzarmi in qualcosa, volevo aiutare i parenti delle persone che stavano male, dirgli che sarebbe andato tutto per il meglio, e che il paziente sarebbe guarito velocemente. Volevo che non buttassero la loro speranza nel vedere i loro familiari guarire molto più velocemente di quanto si aspettassero. Volevo che non si deprimessero e che non perdessero le speranze, nonostante io, non sarei stato un giusto esempio. Stavo lasciando andare tutto. Avevo bisogno di una pausa, di una vera e propria, un pausa per riflettere e pensare al futuro.
Così, alle otto, ero al college per dimettermi.
Non fu un’impresa facile. Compilai e firmai così tanti moduli, che quasi avevo dimenticato il mio nome. La segretaria mi ripeté più volte:-“Ne è sicuro?”-. e io con decisione e sfrontatezza gli rispondevo che ero sicura più che mai.
Poi tornai in macchina al parcheggio del college, e chiusi gli occhi, respirando l’aria di una persona finalmente libera, sebbene non contenta.
A distogliermi dai miei pensieri fu la chiamata da parte di Mary. Eccola quella stronza.
-“Pronto?”- risposi freddamente.
-“Ma che diavolo stai facendo? Pronto? Non vuoi più far tornare la memoria a Phoebe?”-.
Io non risposi. Che faccia tosta che aveva.
-“Ieri tornate a casa mi ha raccontato che è stata bene con te per tutta la serata, ma che poi glie l’hai rovinata. Sai cosa fa stasera? Esce con Jason. Ma che cazzo ti è preso? Che stai combinando?”- mi disse urlando.
-“E tu invece che cazzate mi stai raccontando? Smettila di raccontarmi balle, so benissimo che Phoebe non sa tutta la verità. Ci ho parlato ieri. Sai che cosa mi ha risposto quando le ho chiesto “Che cosa ti ha detto Mary della nostra relazione a Londra? Eh? Sai cosa mi ha risposto? “Come relazione a Londra? Mi hai detto una montagna di stronzate. Tu non le hai raccontato proprio niente. E poi l’altra balla di dirle che i suoi genitori c’erano sempre stati per lei. Sono curioso di sapere che cosa le hai risposto quando sicuramente ti ha chiesto dove erano in quel momento! A me non mi prendi in giro Mary, non sono così fesso. Non mi prendi in giro, non me. Ora ho altro da sbrigare, ciao!”- dissi urlando in risposta e concludendo la chiamata.
E che cazzo. Un po’ di sfogo era finalmente arrivato!
Mary provò a chiamarmi svariate volte, ma io, immancabilmente, le attaccavo. Non avevo voglia di sentirla, non volevo sentire nessuno, volevo rimanere solo, con la mia depressione.
Non sapendo che fare decisi di tornare a casa. Mia madre era tornata. Sbattei con non curanza la porta d’entrata, facendo vibrare la casa intera e far sussultare mia madre intenta a leggere una rivista.
-“Hai intenzione di far saltare tutto in aria?”- chiese impaurita.
Cominciai a prendere a calci tutto e a buttare i piatti a terra. Ero arrabbiato, deluso, triste, amareggiato, e volevo sfogarmi, volevo rompere tutto.
-“Zayn, Zayn calmati!”- disse allarmata mia madre implorandomi di star fermo.
-“No, vaffanculo a tutto”- le risposi buttando anche i bicchieri.
-“Non ti rimarrà più niente per la casa”-.
-“Sono già senza niente”- continuai-“Senza Phoebe sono gia solo”- dissi andando in camera e buttando a terra gli oggetti della camera.
-“Zayn, sei fuori di senno, calmati”-.
-“Vaffanculo anche a te”- dissi a mia madre.
Rimase immobile con le lacrime. Non le avevo mai detto una cosa del genere.
-“Sai cosa ti dico Zayn? Distruggi pure tutta la tua casa, a me non me ne importa niente”- disse andando nella sua camera.
Coglione, di nuovo. Le corsi dietro, e potei vedere che stava preparando la valigia.
Ormai mi ero calmato.
-“Mamma cosa fai?”- chiesi tra le lacrime.
-“A cercare mio figlio”-.
-“Cosa vuoi dire?”-.
-“Che non è più quello che ho davanti agli occhi”-.
Scroccai in un pianto continuo sedendomi a terra e a battere i pugni sulla moquette.
Mia madre mi guardava spaventata. Non avevo mai fatto una cosa del genere, e mi stupivo anche io di me stesso.
-“Zayn, calmati ora!”- disse accucciandosi verso di me stringendomi a se.
-“Io … non posso vivere senza lei mamma … io la voglio indietro”-dissi piangendo tra le braccia di mia madre.
-“Zayn io sono qui ad aiutarti. Se vuoi mi trasferisco qui e rimango con te”-.
-“No non è giusto, tu devi tornare a Londra, perché è li che c’è la tua vita!”- dissi guardandola in viso, che era bagnato.
-“Ok, ma ti aiuterò!”-.
-“Cosa devo fare, io non posso dimenticarla, nemmeno se lo volessi con tutto me stesso!”-.
-“Dov’è ora?”-.
-“Chi?”- chiesi confuso.
-“Come chi Zayn?”- domandò di rimando sorridendo-“Dov’è ora Phoebe?”-.
-“Sarà a casa sua, stasera deve uscire con un ragazzo!”- le confessai.
-“La ami tanto da non poterne fare a meno, la ami così tanto da sentirti perso se non la guardi negli occhi?”-.
-“Si mamma!”- dissi annuendo.
-“E allora che cosa stai aspettando? Va da lei … lavati il viso e vai da lei, e falle ricordare chi sei. Non puoi mollare ancor prima di provarci”-.
Aveva ragione. Cosa mi stava succedendo? Non potevo rimanere in quello stato, io avevo bisogno di Phoebe, del suo sorriso, del suo sguardo amorevole, e del suo amore dolce e comprensivo. Non potevo fare a meno di tutto quello. Il ricordo di lei, avrebbe risuonato per sempre nel mio cuore, e quando ci avrei ripensato, mi sarei pentito di non averci provato. Il ricordo di lei era troppo forte. E avevo deciso di rianimarlo. O almeno provare a rianimarlo.
Baciai mia madre su una guancia, la ringraziai, mi lavai il viso, e corsi a casa di Liam.
 
 
-“Cos’hai Phoebe?”- gli chiesi vedendola in lacrime sulla porta.
Non mi rispose.
-“Cos’hai?”- ripetei allarmato.
-“Dov’è Liam?”-.
Non mi rispose.
-“Phoebeeee!”- gli urlai.
-“Dov’è Mary?”- urlai ancora.
Non mi rispondeva, le sue lacrime le rigavano il volto e io non sapevo cosa fare.
-“Phoebe ti prego rispondimi!”- la implorai.
 -“Cosa ti è successo Phoebe”- continuai a gridarle.
-“St.. o … be… ne…”- rispose.
-“No, tu non stai bene … cos’hai?”- continuai.
-“Non potresti capirmi…”- disse lei.
-“Posso e come Phoebe … dimmi cos’hai!”-.
Lei spalancò la porta facendomi cenno di entrare.
-“Ecco …”- disse porgendomi una lettera.
Era una lettera delle federazione americana di ginnastica ritmica.
La lessi velocemente.
C’era scritta una frase in grassetto “Pertanto, viste le sue condizioni fisiche, non è stata accettata nella squadra nazionale Americana”.
Le rivolsi lo sguardo dopo aver letto tutte le parole.
Sprofondò di nuovo in un pianto ininterrotto, sedendosi sul divano e stringendosi il volto tra le mani.
-“Ci saranno altre occasioni, calmati”-.
-“No, vedi che non puoi capirmi, non potranno esserci altre possibilità, ormai la prossima convocazione è fra quattro anni, e io avrò ventidue anni, e sarò troppo grande per partecipare”- disse guardandomi profondamente.
Quegli occhi tristi, rendevano tristi i miei.
-“Potrai partecipare almeno a un mondiale in federazione!”- cercai di incoraggiarla.
-“No … sarò troppo vecchia per questo sport…”- disse leggendo di nuovo la lettera per poi gettarla in aria.
-“Troverai un altro modo per entrare so che puoi farcela!”-.
-“Come fai a dirlo, se non mi hai mai vista gareggiare!”- disse versando qualche altra lacrima.
Io ti ho vista, Phoebe!
Abbassai lo sguardo.
-“Se solo non avessi fatto l’incidente…”-.
Mi sentivo colpevole.
-“E tutto perché stavo venendo da te e nella tua stupida casa!”-.
-“Nella nostra casa…”- la corressi a bassa voce.
-“Cosa vuoi dire? E non rispondere niente, niente come l’altra volta!”- mi urlò.
-“L’avevo comprata per te quella casa!”- risposi di rimando.
Lei si ammutolì per un secondo.
-“Non importa, so solo che ho fatto l’incidente mentre venivo con te, ed è colpa tua se ho litigato con  mio padre, e sono sbandata…”- mi urlò ricominciando a piangere-“E’ tutta colpa tua …”- continuò.
Già, era tutta colpa mia.
-“Non ci credo che tu mi abbia aiutata a risolvere un problema, non ci credo proprio, tu mi hai solo rovinato la vita”- continuava ad incolparmi.
-“Lo so che è colpa mia… lo so…”- dissi alzandomi e andando verso la porta per andarmene.
-“Che problema mi hai aiutato a superare?”- chiese prima che io aprissi la porta per andarmene.
-“Non ti ho aiutata a fare niente … sono solo stato un problema per te…”- le risposi per poi aprire la porta e andarmene.
 
Ripresi la macchina. Non sapevo dove andare, non volevo tornare a casa.
Mary mi richiamò di nuovo.
Decisi di risponderle, però prima mi fermai.
-“Pronto?”- risposi con voce rotta.
-“Zayn, fammi spiegare. C’è una ragione!”-.
-“Dove sei?”- le chiesi.
-“A fare la spesa al solito negozio!”-.
-“Rimani lì. Ti raggiungo”-.
 
 
-“Allora? Mi vuoi spiegare?”- le chiesi seduti ad una panchina.
-“Non volevo che soffrisse”- disse.
-“Non mi hai detto niente così”-.
-“Al suo risveglio, era molto turbata, ed è per questo che le ho raccontato che aveva sbandato sul vialetto di casa sua. Poi però, continuava a chiedermi del violento, cioè di te, e così le raccontai che vi eravate conosciuti a Boston, e che tu le avevi chiesto di andare a vivere con le…”-.
-“Questo lo so, va avanti!”- la interruppi.
-“Lei ci ha creduto. Insomma, era già triste abbastanza, non volevo farla rattristare di più, dicendole che con i genitori non sono mai andati d’accordo, e che il padre le ha proibito di vederti, e che poi accorgendosi, che lo disubbidiva, ha deciso di portarla via da te. Sarebbe stato un duro colpo”-.
-“Non le hai nemmeno raccontato che l’ho aiutata con la sua anoressia!”- constatai.
-“No”-.
-“E non le hai nemmeno detto che avevo comprato la casa per lei”-.
-“No”-.
-“E non le hai nemmeno detto che l’ho sempre spronata nella ginnastica”-.
-“No…”- disse ancora-“Non volevo farla soffrire. In più lei non credeva di essere stata fidanzata con te, perché ti considera u..”-.
-“Un violento, si”- finii al posto suo.
-“Ma credo che debba sapere la verità”-.
-“Se la prenderebbe con me sicuramente, e sarà tutto per colpa tua. Sono stata a casa vostra questa mattina, l’ho trovata in lacrime. Non l’hanno accettata alla squadra nazionale per le sue condizioni fisiche, e mi ha dato la colpa … e io so di esserne colpevole!”- le raccontai.
-“A me dispiace tantissimo ma non sono stata capace di raccontarle tutta la verità. Combatte ancora con l’anoressia e non so come l’avrebbe presa dicendole che tu sei stato sempre presente per aiutarla. Ti odiava!”-.
-“Mi odia ancora!”- notai.
-“Senti … hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata con me … ma per favore … fai tornare la memoria a Phoebe! Ti prego! Trova il modo per non farla fidanzare con Jason, e falle ricordare chi sei! È importante!”-.
 
 
Sapendo le ragioni di Mary, cominciavo ad organizzare come far tornare la memoria a Phoebe. Mia madre e Mary avevano ragione. Non potevo rinunciare alla cosa più importante della mia vita. Avrei trovato il modo di farle ricordare di me, partendo dalle più piccole cose.
Il primo punto nella lista era: non farla uscire con Jason.
E non sapevo minimamente cosa fare.
 
 
Mentre mi spremevo le meningi per cercare una soluzione mi arrivò una chiamata di Mary.
-“Buone notizie!”- mi urlò all’orecchio.
-“Jason l’ha chiamata e le ha detto che non può andare all’appuntamento!”- urlò ancora.
Tirai un sospiro di sollievo.
-“Posso rilassarmi allora!”- risposi sollevato.
-“Rilassarti? È proprio il momento per darti una mossa invece! Devi occuparle la serata in un altro modo!”-.
-“Ma non vuole vedermi”-.
-“Che ne dici di cominciare a farla tornare la memoria?”-.
 
 
-“Che ci fai di nuovo qui?”- sbraitò Phoebe appena mi vide.
-“Sono venuto a trovare Liam!”-.
-“Beh entra pure e non farti vedere da me”- disse facendomi entrare.
Salutai Liam e poi Mary.
Poi Phoebe ci raggiunse in salotto. Stava scrivendo qualcosa al computer.
-“Cosa stai scrivendo?”- chiesi incuriosito.
-“Fatti gli affari tuoi!”- mi rispose stizzita.
Buttai l’occhio sul titolo: curriculum.
Voleva cercare lavoro!
-“Stai scrivendo un curriculum!”- esclamai.
-“Neanche in casa mia si può avere un po’ di privacy?”- disse arrabbiata chiudendo il portatile e salire le scale.
-“Sono sempre un’idiota”- dissi rivolgendomi a Liam.
-“Dalle tempo”- mi spronò.
Mary era seduta sul divano e si accarezzava il pancione.
-“Mancano solo tre mesi bambino mio”- sussurrò.
Liam la guardò amorevolmente.
Quei due erano davvero innamorati e io volevo che fosse lo stesso con Phoebe.
Dopo un attimo scese Phoebe in lacrime.
Mary le andò in contro e la abbracciò dicendole di calmarsi. Cosa era successo ora?
-“Che è successo?”- le chiese Mary accarezzandole la schiena.
-“Non ricordo più l’esito della gara che ho fatto per qualificarmi in nazionale”-.
-“Cosa devi farci?”- chiese Liam.
-“Devo scriverlo sul curriculum … non ricordo il punteggio, non ricordo la qualificazione … ti prego aiutami”- disse ancora piangendo.
Ero preoccupato. Perché non ricordava nemmeno la gara?
-“Ti prego Mary, domani voglio andare da uno psicologo … deve aiutarmi a ricordare…”- disse tra i singhiozzi.
-“Io non credo che serva uno psicologo …. Zayn può aiutarti!”- disse Liam.
Tutti mi guardarono!
 
 
Spazio autrice.
Questo capitolo per me, non è ben riuscito. Devo dire che non trovavo molta ispirazione, e in effetti sono un po’ delusa. Ma la cosa bella è che ho ritrovato l’ispirazione e che quindi so cosa succederà nel prossimo capitolo.
Devo dire che questo è un po’ triste.
Ah… ho deciso di pubblicare qualche capitolo scritto interamente da Phoebe. Lo capirete perché vicino al numero del capitolo ci sarà il suo nome.
Tornando al capitolo… voi cosa ne pensate? Che cosa succederà prossimamente? Cosa farà Zayn?
Fatemi sapere cosa ne pensate. Ringrazio chi continua a seguire la storia, anche se mi piacerebbe avere più recensioni. L
Ringrazio le lettrici silenziose, chi recensisce, e chi ha messo la mia storia tra le preferite/ ecc….
Un bacione grande a tutte quante.
 
P.S: domani sarò tutto il giorno via, quindi vedrò se aggiornare questa sera, o domani sera. Neanche venerdì potrò, perciò credo di aggiornare proprio questa sera! Ancora un bacio!
 
P.P.S: Quante di voi vanno a vedere il film? Io purtroppo no….
 
P.P.P.S: Recensiteeee! <3<3<3

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