Dipenden(te).

di Caen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** -Tu. ***
Capitolo 3: *** -No. ***
Capitolo 4: *** -Dipenden(te). ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

 
 
 
È stato un dolore implacabile quando il sangue nelle mie vene ha cessato di scorrere.
È stato surreale, difficile da sopportare e soprattutto da ricordare.
E’ come se scoppiasse tutto; i ricordi, le emozioni, te stesso…quello che eri e ogni tua singola parte di te smette d’esistere.
Non puoi tornare indietro. Non c’è una cura.
Ogni pezzo di quello che rimane di te svanisce con il tempo.
Non ricordo come il tempo passasse prima, so solo che adesso è diverso rispetto a prima.
Non ricordo molto del mio passaggio al nulla.
In realtà non ricordo praticamente niente a parte il fatto che è stato straziante, più mentalmente che fisicamente.
Tutti i ricordi sono svaniti in un istante, sfocati da qualcosa di sconosciuto.
Tutta la mia vita è stata spazzata via come se nulla fosse.
 Mi resta solo il pensiero, un vago ricordo di cosa ero, di cosa ci fosse intorno e qualche parola sfocata della mia …vita.
Sento vicino a me delle grida; un profondo e angosciante dolore, penso si chiami così quella sensazione che ti rende fragile, impotente, solo, umano. Ma non ricordo cosa si prova quando uno è addolorato. Non ricordo nemmeno cosa si prova a gioire, so che è una parola priva d’emozione.
Un dolore che forse, in realtà, non proviene da me. Perché in questo momento non sto né soffrendo né sto compiendo qualcosa di doloroso.
Sono solo un pensiero immobile. Un pensiero che probabilmente era umano. Ma è tutto confuso, sfocato. Non riesco a leggere le righe della mia vita.
Penso dove possa provenire quest’emozione così carica d’'amore, rimpianti, tristezza, solitudine… intorno a me è nulla. Solo io.
Questa emozione? Da dove proviene? C’è solo nulla ed io, qua intorno. Forse sono… come la chiamavano?
A-anima? Sono un’anima? Non lo so. So solo che vorrei sapere di più, ma non ci riesco, nemmeno per un istante.
I pensieri rimbombano rumorosamente, quasi come se non volessero capire. Ma io devo. Li sento urlare, dimenarsi, piangere, soffrire.
Solo dopo realizzo che non sono i miei pensieri, bensì dei suoni esterni al nulla e me. Provengono da un luogo molto lontano perché rimbombano, quasi come un eco.
Alcuni di questi non riesco nemmeno a comprenderli, parlano in modo strano, diverso da quello che ricordo.

‘Aspetta…’ mi dico.

Cerco di comprendere. Sento una di queste voci sussurrare qualcosa. Improvvisamente, un lampo è come se fosse entrato in me.
Ricordo che esistono le lingue, dei suoni diversi che emettono gli umani per parlare con i loro simili.

‘ È un umano. ’ dico. 

Quella parola poteva suonare affascinante, ma era quasi impossibile provare ad essere affascinati da qualcosa.

‘ Gli umani sono bipedi, hanno costruito la civiltà e provano emozioni. ’ Provo a ragionare, mentre pronuncio quelle parole.

Quello che resta nella mia mente sono tutte le parole che ho ripetuto volta dopo volta per non dimenticare.
Sento altre lingue.
Sono più umani. Non è solo uno che sta soffrendo.
Non ricordo cosa si prova, quando li umani provano emozioni e soffrono.
Però ho compreso fin da subito che quelle grida corrispondevano al dolore, ma non so cosa si possa provare. Io non sono umano, non posso provare emozioni. Però da quelle poche cose che ricordo della vita, credo di esserlo stato un tempo.


***

 

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Capitolo 2
*** -Tu. ***


-Tu.
 


C’è una persona davanti a me. È una ragazza con un vestito verde chiaro.
Mi guarda e sorride, con i suoi trentadue denti smaglianti.
È molto bella. Dice qualcosa. Non comprendo. Mi guarda un po’ imbarazzata.
Pian piano le sue guance si colorano di rosso.
Mi agito, è magnifica, un po’ bassina ma magra, con gli occhi bruni. I suoi capelli castani le ricadono sul petto.
Sento qualcosa che si agita dentro me, mentre la guardo. Guardo lo stomaco dolermi d’eccitazione.

‘ Ho le farfalle allo stomaco! ’ mi dico estraniandomi per un secondo dallo sguardo magnetico della ragazza.

Poi i suoi occhi preoccupati incontrano i miei. Dopo un breve istante di esitazione balbetto qualcosa.
Lei mi guarda, un po’ meno preoccupata.

‘ Tutto bene? ‘ mi chiede baciandomi una guancia.

La guardo. Lei sorride porgendomi la sua mano. Le bacio ogni angolo della mano.
Lei ride imbarazzata, ma la sua mano è ancora fra le mie. Continuo a baciargliela.

‘ Sei speciale. ‘ Mi dice, bloccando immediatamente la risatina.

I suoi occhi scuri si fanno pieni d’affetto, solo quegli occhi possono trasmettere delle emozioni così intense.
Mi fermo anch’io, la guardo negli occhi, serio. Anche lei ha un viso serio, tuttavia non è impaurita ne addolorata.
 È innamorata. Il mio viso si fa teso.

 ‘ Io… Ti amo. ’ Le dico.
 
 ***

Mi sveglio tutto sudato. È una estate torrida. Il letto dell’hotel quasi non riesce a contenere la mia elevata statura, tanto che i miei piedi fuoriescono dal letto. In pigiama, mi alzo e mi asciugo il viso con un fazzoletto.

‘ L’ho sognata. ‘ mi dico sorridendo.

Metto le ciabatte e vado nel cucinotto. Quasi non riesco a crederci che l’ho sognata di nuovo.
Sorrido nuovamente, soddisfatto.
Sono contento, penso sempre a lei e al nostro amore. Non vedo l’ora di dirle cosa ho sognato. Siamo fidanzati da tre anni e condividiamo tutto; il lavoro come attori, le emozioni e la passione per la recitazione e il canto. Amo vederla sorridere.
Sono innamorato.
Le mie guance si colorano un poco mentre penso a quello che vorrei chiederle. Vorrei sposarla e avere una famiglia con lei.
Però i miei pensieri romantici svaniscono improvvisamente.
Purtroppo delle volte ho bisogno di un’altra cosa, la mia ragazza non mi basta. Ogni tanto sento la mancanza di qualcosa.
Di qualcosa che ho provato quando ero adolescente e che ha segnato la mia vita.
Una profonda e dolorosa cicatrice che ogni tanto brucia molto forte.

‘ Non auguro a nessuno quello che si prova, dipendere da qualcosa è talmente… facile al giorno d’oggi. Ne sento il bisogno.
Non mi basta l’amore che provo per Samantha e quello che ricevo da lei. Non voglio ricaderci… ma è tutto… è perfetto…devo… ‘ penso.

 -una voragine ha preso il controllo della mia mente. Prende tutto, l’amore, la fatica, la paura, i traguardi…-

‘ devo solo riprovarla un’altra volta e… e poi ne uscirò. Lo giuro. ‘ mi dico, autoconvincendomi.
 
Esco dall’hotel. Il portiere mi saluta con gentilezza ma io non gli do importanza, non riesco a pensare ad altro oltre alla … Samantha. Cerco di distrarmi pensando al suo volto, al suo bellissimo e perfetto volto. La sua carnagione è chiara, quasi pallida, la sua mascella pronunciata.

‘I suoi meravigliosi occhi scuri, oh, sono la cosa più bella che abbia mai visto.’ Dico mentre salgo in macchina.

Accendo il motore per poi rispegnerlo. Non riesco a fermarmi.
Ho un fuoco che mi arde dentro, quasi come una battaglia fra la mente e il cuore.

‘Samantha non vorrebbe questo, lei…’ Penso che forse tutto è un errore. Devo chiamarla ma c’è qualcosa che non me lo vuol far fare.

Prendo l’iphone e digito, con grande forza di volontà, il suo numero.
Il mio cuore batte forte e apro il finestrino perché il caldo mi sta consumando.
Il cellulare squilla. La linea è libera.

‘Lei, lei mi può... aiutare.’ Dico cercando di autoconvincermi.

Ansimo, potrebbe rispondere da un momento all’altro e venire a sapere quello che sto per ...vorrei fare.
Singhiozzo, appoggio la testa e le mani al clacson mentre riattacco velocemente.
Scoppio in lacrime con la testa fra le mani, la mia giacca di Armani si bagna un poco. Mi allargo la cravatta, il caldo mi sta davvero uccidendo. Guardo la temperatura esterna sul cruscotto della macchina mentre provo a smettere di piangere. Il clima è torrido ma sono io che sto evaporando. Il mio corpo richiede ciò che in realtà non vorrei assumere, ma devo.Ne sento il bisogno. 
La mia mano trema.
Accendo il motore con uno scatto e parto verso il fornitore.
 
 ***

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Capitolo 3
*** -No. ***


  No.



“Sono così felice.” Dico sorridendo a Judith.
Lei mi sorride scostandosi i capelli biondi dal viso.

“Sono così innamorata. Dylan è veramente … non so come descriverlo, è semplicemente… perfetto.”
Le mie guance si colorano leggermente mentre cerco le parole giuste per descriverlo.

Judith prende un sorso di cappuccino, e si sistema i ray-ban.

“Tesoro, tu sei fortunata. Hai tutto quello che hai sempre desiderato; fama, ricchezza e un forte legame con un ragazzo fantastico. E in più tutti vi adorano come coppia. Sei veramente molto fortunata, Samantha”.

Judith sorride con i suoi trentadue denti perfetti da modella e dopo aver finito il cappuccino, mi saluta mentre paga il cameriere che si era appostato di fianco a lei.

Faccio altrettanto e mi avvio alla macchina.
Mentre prendo le chiavi dell’auto, arrivano un paio di paparazzi che mi hanno riconosciuta.

‘Cavolo, non mi sono travestita bene.’ Penso ridacchiando fra me.

I paparazzi si avvicinano velocemente e scattano un paio di foto mentre salgo in macchina.
I miei occhiali riflettono la luce abbagliante dei flash.
 
‘Samantha, ehi, guarda qua!!’  grida uno.
 
Io faccio finta di nulla mentre un coretto di paparazzi grida il mio cognome per attirare l’attenzione sulle loro fotocamere. Do gas, mentre sorrido passando di fianco al gruppetto.
Arrivata a casa voglio chiamare Dylan.
È da un paio di giorni che è fuori città, è andato dalla sua famiglia.
Prendo l’iphone e mi accorgo di avere una chiamata persa proprio da lui sul cellulare.

 ‘Di solito lui mi chiama la sera.’ Penso mentre mi metto una maglietta di Dylan.

La maglietta ha il suo dolcissimo profumo.
Oh, quanto lo amo.
Mi da un senso di sicurezza e affetto.
Ridacchio un po’ vedendo quanto larga mi sta la maglietta.

'Io e Dylan siamo molto differenti in altezza e questa maglietta grigia con lo scollo a V è veramente grande per me.' penso sorridendo come una scema.

Non appena realizzo di star chiamando Dylan, mi sento un po’ su di giri, con le farfalle allo stomaco, come se lo stessi chiamando per la prima volta nella mia vita.
In fondo è solo da due giorni che è via, ma a me sembra un anno.
Mi manca così tanto.
Non riesco a pensare ad altro.
Il telefono squilla. La linea è libera.

Mi siedo sul letto.

‘Rispondi Dylan, dai…’ mi dico tutta entusiasta di sentire la sua voce.

Lui risponde.

‘Dylan, mi manc..’ realizzo che è la sua segreteria.

Non è lui, è solo la registrazione della sua bellissima voce, così candida e confortevole.
Mi distendo sul letto un po’ sconfortata. Poi mi convinco che richiamerà.
Non rendendomene conto mi addormento con il cellulare in mano.
 

***
 
 
Sono in una stanza d’albergo, Dylan è accanto a me. Ci diciamo quanto ci amiamo, di quanto tutto sia perfetto.
Lui si inginocchia. Io metto le mani alla bocca e i miei occhi si dilatano.
Dylan sorride dolcemente e tira fuori una scatolina.
Mi scende una lacrima non appena vedo l’anello.

‘Samantha Almens, dopo tutto quello che abbiamo passato, i bei momenti, le risate, le canzoni cantate male anche pur non riuscendoci, dopo tutto questo, vuoi sposarmi?’ dice tutto d’un fiato Dylan.

I suoi occhi sono pieni d'emozioni. Di tutto quello che abbiamo passato insieme, fin dall'inizio, prima che tutto il successo ci travolgesse come un uragano.

Inizio a piangere di gioia e mi spongo verso la sua bocca.
E' stato così bello vivere con lui quei momenti.
Lo bacio.
I miei occhi si stringono e la sua mano cade sul mio fianco.
Le nostre labbra si muovono piano, dolcemente e con passione.

 ‘Un bacio vale più di mille parole.’ Dico ridacchiando non appena ci stacchiamo.

‘Allora è un sì.’ Dice soddisfatto con il suo perfetto mezzo sorriso.

 Fotografo nella mia mente quel momento perfetto, i suoi occhi scuri che mi guardano incantati,
la sua bocca lievemente inumidita, il suo sorriso così dannatamente magnifico.

‘Assolutamente s… cosa è questo rumore?’ Chiedo a Dylan.

‘E’? Quale rumore?’ Chiede Dylan guardandosi, confuso, attorno.

***

Mi sveglio. Era solamente un sogno.

'Peccato. Se solo fosse stato vero.' penso.

I miei occhi si spalancano quando vede che la fonte del rumore è il mio cellulare.

‘Dannazione, mi ha svegliato sul più bello.’ Dico scocciata guardando l’ora tarda.

Prendo il telefono e vedo scritto un numero privato. Rispondo con un tono seccato.

'Chi è che chiama alle..? Pronto?' Chiedo confusa.
sento una voce soffocata, come se fosse stretta in una morsa pungente. 

Mi blocco non appena sento quella frase.
Ogni singola parte del mio corpo si paralizza. I miei occhi si sbarrano non appena sento quelle parole.
Il mio cuore lampeggia. Non spiccico una parola, sono paralizzata. Non riesco a comprendere.    

'No,no, no,no. Che cavolo di scherzo è? Non è divertente, non può essere vero. Mi state prendendo in giro.' penso.

La mia mente pulsa.

‘Non è uno scherzo divertente. NO. NO.’ Ripeto nella mia mente.

I miei occhi luccicano. Il mio cuore si stringe in una morsa soffocante.

‘Nooo!’ urlo buttandomi a terra, ancora con il cellulare allo orecchio.

Le lacrime scorrono sul mio viso come la pioggia su un vetro.
Il mio cuore è spezzato, frantumato, impossibile d'aggiustare.
La persona mi conforta, mentre anche lei piange disperata, mi dice che andrà tutto bene, che sarà tutto ok.
Ma non è così, non andrà tutto ok. Non sarà tutto perfetto, non sarà mai più tutto perfetto.
Solo dopo varie urla di disperazione, comprendo che quella voce spezzata nella gola è del padre di Dylan.
Ancora non ci credo che lo stanno portando via. Via da me.

'No, per favore, No. Non può essere vero!' urlo.

‘ Si saranno sbagliati!’ urlo, rannicchiandomi su me stessa, disperata.

Mi duole lo stomaco da morire. Ogni parte di me brucia, arde, mi consuma lentamente mentre le lacrime continuano a scendere, insaziabili della mia soffocante disperazione.
Cristoph dice, con poco fiato in gola, che è tutto vero.
Sento le urla della madre di Dylan, soffocate dal mio insaziabile pianto isterico.  

La frase mi rimbomba in testa, straziandomi.

"Dylan è ricaduto e questa volta non ce l'ha fatta."

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Capitolo 4
*** -Dipenden(te). ***


-Dipenden(te).



'Ripenso a tutti gli attimi che abbiamo passato insieme.
A tutte quelle cose a cui abbiamo riso, partecipato, vissuto.
Il nostro amore per la musica.
Il nostro sogno realizzato.
Noi due che esclamavamo alla fine di un concerto.
È passato un mese dalla tua morte.
Non riesco a mangiare, non riesco a vivere.
I miei amici mi vogliono distrarre, ma è tutto invano.
Non riesco a pensare a niente oltre che a te.
Non posso stare senza te.
 Il mio ragazzo.
L’amore della mia vita.
Se ne è andato, per sempre.
Mi hanno detto che tu eri dipendente da certe sostanze, e che un overdose ti ha stroncato.
Io ero dipendente da te.
Il tuo amore mi manteneva in vita.
 Non ho niente senza di te.
 Tutto quello per cui ho lottato duramente negli ultimi anni, il successo, i soldi, la carriera, non sono nulla se non ho te. Tutti i miei sogni realizzati non valgono niente. I miei sogni non valgono niente.
Tutto quello che ho desiderato l'ho avuto, e adesso mi senti?
Riesci a sentirmi?
Ti prego torna da me.
Desidero con tutta me stessa che torni da me.
Se non ho te il resto non conta.' Dico.


***


E' da molto che sono nel nulla. Non so precisamente quanto.
So che molta gente là fuori sta soffrendo, prova dolore.
Ed io sono qui che ascolto le loro grida d'aiuto, di disperazione.
Ho compreso che loro hanno amato, l'amore è una sensazione potente, hanno amato con tutta la forza possibile.
In particolare una ragazza.
Lei prova più dolore di tutte le altre persone. 
La sento urlare, chiedere aiuto.
Grida un nome, disperata. 
'Dylan'
Dice che non ha più niente, niente per cui vivere.
Dice che non può vivere senza Dylan, senza il suo amore, la sua droga.
Improvvisamente, qualcosa si smuove, e, velocemente, qualcosa sobbalza nel mio petto. 
E' una senzazione calda e fluida.
Batte di nuovo, e di nuovo. Continua.
sta diventando quasi dolorosa.

'Aspetta ma io non provavo emozioni?' Mi chiedo sorprendendomi.

E ancora provo un'altra emozione.

'Che mi sta succedendo?'

Sento qualcosa nella mia mente che si sta muovendo, il petto batte forte e in un istante mi trovo in piedi, davanti ad uno specchio. 
Nel riflesso dello specchio c'è la mia immagine.
Mi guardo, sono alto, molto alto e mi chiamo... Dylan.
Improvvisamente ricordo che la ragazza aveva urlato proprio quel nome.
Sobbalzo, indietreggiando un poco, e vedo la figura nello specchio fare altrettanto.
Mi tornano in mente tutti i ricordi, le emozioni provate durante la mia vita terrena. 
Ricordo le risate, la paura, la rabbia, la felicità, il canto, la recitazione e l'amore.
L'amore che provavo per una ragazza. 
Una ragazza che si chiamava Samantha.
Samantha era il mio amore della vita.
Una lacrima scende sul mio viso quando capisco cos'è successo.
Sono ricaduto nella trappola mortale che ti succhia velocemente la vita che c'è in te. 
La droga.
Adesso, sono solo, e voglio tornare indietro, urlo, piango, ma nulla succede.
L'unica cosa positiva è che non sento il bisogno di quella cosa.
Mi inginocchio e prego qualcuno, nonostante non creda a qualcuno.
Voglio vivere ancora la mia vita terrena, voglio ancora ridere con i miei amici, voglio ancora amare Samantha.
Il suo viso mi appare improvvisamente davanti, in un lampo.
Ha la bocca carnosa, la pelle chiara, la mascella tesa e i suoi occhi sono scuri, non solo dal colore vero e proprio dei suoi occhi, sono scuri di tristezza, dolore e solitudine.
Una riga d'acqua scorre sul suo viso mentre mi guarda.
Voglio toccarle una guancia ma la sua figura svanisce come vapore.
Mi sento solo. 
E al freddo totale.
Il calore è scoparso.
Adesso tutto è diverso.
La luce è scomparsa, sono al buio.
Mi sento stringere sempre di più, e in quell'istante ripenso a tutta la mia vita dandole un significato.
L'amore è ciò che serve, l'amore tra amici, fidanzati e familiari.
Il mio ultimo pensiero è sempre lei.
Samantha Almens.

La persona che ho amato con tutto me stesso.
La mia anima gemella.
Sento un botto nella mia testa. E tutto svanisce, improvvisamente.
Mi sento piccolo e impotente.
Non ricordo più niente di quello che stavo pensando prima, so solo che stavo pensando qualcosa.
Ho solo in mente una cosa: sto per vivere un'altra vita.













-Dipenden(te).


***
L'angolo dell'autrice.

Spero vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate e scusate per alcuni errori grammaticali. :)

Caen.



 

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