The Quest

di margotj
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Quest Part I ***
Capitolo 2: *** The Quest Part II ***
Capitolo 3: *** The Quest Part III ***



Capitolo 1
*** The Quest Part I ***


The Quest

seguito di Love Show

(Part 1)

 

Di MargotJ

 

Spoiler per: terza stagione di Torchwood. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi.

Pairing: Jack/Ianto slash

Rating: NC17, Slash, Angst

Timeline:

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Nota dell’autrice: E siamo alla fine. Russel T. ci ha fatto male, ci ha fatto sanguinare, ci ha fatto piangere.

A conti fatti, in questo mare di disperazione, ci ha dato ciò che aveva promesso.

Ci ha detto in ogni prologo che il mondo stava per cambiare... non ci ha mentito.

Questa è l'ultima mia personale rilettura su Torchwood. Poi, come il Dottore, andremo verso nuovi mondi.

 

PROLOGO

 

Martha Jones aveva un modo tutto suo di fare allusioni maliziose. E, Ianto, a conti fatti, aveva apprezzato come, in una conversazione così spudorata, ci fosse comunque del buongusto.

“Jack mi ha chiesto un berretto rosso della Unit per te.”

“Davvero?” - si era accertato di usare il proprio tono più svanito nel ribattere - “In effetti il rosso mi dona.”

“Quindi ho ragione a pensare che tu e lui...”

 

E, qui, le cose si erano fatte più complicate. Molto più complicate.

 

Tu e lui... io e lui.. io e lui, cosa? Cosa posso dire di me e lui?

“Noi... giochiamo.” - aveva replicato, incerto. Giochiamo?

Alla roulette russa, forse. Non di certo a Monopoli!

 

“Si? E come è quando lui gioca?”

 

Ecco. A questa domanda era più semplice rispondere.

Solo la verità. Un caso unico nella vita, trattandosi di Jack.

 

“Innovativo. Al limite dell'avanguardia.”

 

Innovativo.

Post-moderno.

Unico.

 

Unico...

 

“Ianto?” - lo chiamò Jack, apparendo sulla porta e infilandosi il cappotto - “Abbiamo un codice all'ospedale, andiamo?”

“Un codice di che tipo?” - ribattè Ianto, scotendosi dai ricordi. Martha, una vita fa... con Owen, con Tosh - “Jack?”

“Un codice... non so con che codice sia classificato ma è un alieno dentro ad una vecchietta. Prendi la sega laser.”

 

***

 

I’m leaving tonight

Going somewhere deep inside my mind

I close my eyes slowly

Flowin’ away slowly

But I know I’ll be alright

It’s coming stronger to me

And I know someone is out there

Lead the way

Lead the way

Show me the answers I need to know

(Bryn Christopher - The Quest)

 

Parto stanotte/Vado da qualche parte nella mia mente/Chiudo gli occhi lentamente/Scivolando via lentamente

Ma so che starò bene/Sta arrivando qualcosa di più forte per me/E so che qualcuno è là fuori/Fammi strada/Fammi strada

Mostrami le risposte che ho bisogno di conoscere

 

- 5 GIORNI

INNOCENZA

 

Stando con Jack, Ianto aveva compreso una grande verità: affondare la lama è qualcosa che si fa con gusto, non per necessità.

Affondare la lama, nelle persone come nelle situazioni, non è un'azione legata all'inevitabile, bensì all'attitudine.

Jack, ad esempio, ne era un maestro.

Jack colpiva, torturava e uccideva a piacimento. Armi, parole, fatti... poco importava.

Jack sceglieva di far male. E Ianto, quando si soffermava su tale aspetto del suo carattere, si domandava perché il fatto non gli provocasse ribrezzo bensì un'amara, incontrollabile rassegnazione.

 

Rassegnato. Rassegnato a Jack.

 

Jack, indispensabile come la sigaretta del condannato o l'ultimo goccio prima di perdere i sensi.

Jack, unicamente e irrimediabilmente Jack.

Jack, il sinonimo di amore, di quell'amore malato e disturbato con cui Ianto ormai avvolgeva tutta la propria vita, i fantasmi del passato, le ripetute menzogne, i delitti incerti e le azioni pulite, senza più distinguere gli uni dalle altre.

 

Jack... Jack era la panacea dei suoi incubi.

 

Eppure...

 

Quel medico... ha pensato che stessimo insieme. Ha detto 'voi due'.. il modo in cui l'ha detto. Voi due.”

Beh, lo siamo. Ha importanza?”

Non lo so, è una cosa nuova per me, tutto qui.”

 

Eppure, certi giorni, gli capitava di desiderare che fosse tutto diverso. Gli capitava di fantasticare su qualcosa di più banale, meno violento, meno tutto.

 

Noi due.

Pensare a noi come a 'noi due', in quel senso, proprio in 'quello'. Pensare a noi come a persone che dividono il gelato sdraiate sul divano, che litigano facendo il bucato. Pensare a noi come a...noi.

Erano quelli i giorni peggiori. Erano quelli i giorni in cui Ianto capiva.

 

Non era Jack ad affondare la lama.

No.

Jack era la lama.

Solo la lama.

 

E la mano, la mano stretta all'impugnatura, era la propria.

 

***

 

Se gli avessero detto che erano gli ultimi giorni della sua vita, non si sarebbe sentito molto colpito. Al Torchwood viveva ogni giorno come il probabile ultimo giorno della sua vita. Niente di tragico o patetico. Dopotutto, Torchwood era una zona d'ombra in cui i morti continuavano ad essere vivi e i vivi, molto spesso, finivano con il sentirsi morti dentro.

All'ospedale era andato tutto come al solito: una vecchietta, un alieno, un medico che sembra aver capito che c'è in ballo un grande complotto. Ma Ianto, se doveva soffermarsi sui particolari, non era certo di rammentarli tutti. C'erano sempre un complotto, una vecchietta, un alieno e, spessissimo, persino un Dottore, non aveva molto senso ricordarli tutti. Ma quel 'voi due' continuava a girargli per la testa, senza pace.

Sono un adolescente, ammise con se stesso, compilando, archiviando e girando per la base. Sono un adolescente che crede nell'amore eterno di un essere sovrannaturale e cerca di piegarlo alle effimere convenzioni degli umani. Inutilmente.

 

Gwen, Ci chiama coppia.”

Qual è il tuo problema?”

Sto solo dicendo...”

Odio la parola coppia.”

 

Inutilmente. Ianto guardò Jack girare i tacchi, allontanarsi, amplificare la sua disapprovazione con un'uscita teatrale. Spesso faceva così: lo spingeva a credere di essere colpevole di azioni che avrebbe compiuto comunque. Aveva già deciso di uscire ma, dopo quelle parole, lo aveva fatto con l'altezzoso disprezzo delle divinità contrariate.

Ianto non sentì nemmeno il bisogno di sospirare: Jack era così, Jack era violenza buona e violenza cattiva, violenza in amore come in battaglia. E, sotto quelle manifestazioni, sotto gli sguardi brillanti, i sorrisi e le parole, Ianto aveva l'impressione che scorresse solo un fiume impetuoso, fatto di emozioni nascoste in altre emozioni, di dolori annodati così stretti da impedire a chiunque di penetrarvi portando quiete.

Quello che non poteva conoscere Ianto, era quanto altro Jack sapesse abilmente nascondere sotto il mantello delle proprie reazioni.

 

Amore.

Ossessione.

Famiglia.

 

Sì, famiglia. Ianto, che nascondeva la propria, non poteva immaginare come questo fosse il grande segreto che li rendeva uguali: una famiglia.

Entrambi ne avevano una, entrambi negavano di averne una.

E, quando aprivano parentesi, per egoismo, come in quel caso, Ianto con la sorella, Jack con la figlia, erano solo messi innanzi al loro castello di bugie, costretti a forzare la porta con verità scomode.

 

E' solo che non riesco a sopportarlo, papà. Io invecchio sempre di più e tu rimani sempre uguale. Un giorno verrai al mio funerale e avrai lo stesso aspetto di quando sei andato al funerale della mamma. Non c'è da meravigliarsi che fosse così furiosa. Tu ci fai sentire vecchi.”

Un giorno anche mio nipote si accorgerà che non invecchio.” - aveva ammesso Jack, restando a guardarlo, dalla finestra della cucina. Suo nipote, un bambino con il suo sangue... era umano? Era alieno? Aveva un valore nell'universo?

Un altro buon motivo per stare lontano da noi.”

Immagino di sì.” - eccola, la verità che non avrebbe voluto dire.

Non fare esperimenti su quel bambino, papà, mai.” - gli aveva detto Alice, all'improvviso, fissandolo intensamente, come se potesse vedere il futuro - “È per questo che voglio che tu stia lontano, sei pericoloso.”

 

Non mi dici mai niente di questi tempi.” - protestava sua sorella, circondata da bambini che Ianto conosceva a malapena e con cui aveva l'impressione di non avere legami - “Papà è morto e tu te ne sei andato, proprio come volevi. Come se avessi fatto qualcosa di male. Non l'ho fatto, no?”

Non è quello. È il mio lavoro, è difficile, è …” - all'improvviso, Ianto si era stancato di dire la verità. Aveva voluto qualcosa per sé, per una volta, parole su Jack, come se quel 'noi due' esistesse realmente - “E' molto bello.”

Sua sorella si era illuminata. Parole, parole vuote che Ianto aveva ascoltato a malapena, intrappolato nella sua stessa ammissione.

 

È bello. Jack è bello. Parlo di lui come se mi appartenesse.

 

E' gentile però, vero? Lo è?”

 

Avrebbe dovuto mentire. Ma non era successo. Non era riuscito.

E, con innocenza, aveva pronunciato la propria condanna.

 

È strano. È solo diverso. Non sono gli uomini. Solo lui... e basta. É solo lui. Non so nemmeno cosa sia, davvero. Per questo non lo grido ai quattro venti.”

 

No, non lo grido, si era ripetuto, perdendo di nuovo le parole di sua sorella.

Non lo grido perché lui non vuole. Non lo grido perché, se lo facessi... ne avrei paura.

 

Paura, paura di perderlo, paura di non sapere più chi sono o cosa voglio, paura in modo tale da poter fuggire.

E dopo? Cosa sarebbe di me, dopo?

Non ho più desideri, da quando c'è Jack. Non ne ho più, se non Jack stesso, che scivola tra le dita come sabbia.

Non ho più nulla... se non la consapevolezza che oggi potrei morire. E, se non oggi, morirò domani.

E, se proprio deve accadere... voglio che sia con Jack.

Con Jack, si era ripetuto, ore dopo, con l'allarme bomba in corso, con la certezza che l'ordigno lo avrebbe dilaniato, cancellando la sua bellezza, cancellando la sua pelle, il suo profumo, la sua forza.

Con te. Uniti. Se ti stringerò, il mio corpo si cancellerà con il tuo.

Avrò la mia pace. La pace che non ho mai, quando sono con te.

Di due, uno solo.

Di due... vivrai solo tu. Ed io sarò frammenti, come la mia anima.

 

Ianto, rimarrai bloccato dentro. Ianto, per l'amor del cielo, vattene.”

Non rimarrà niente di te.” - non resterà nulla di noi.

Tornerò. Lo faccio sempre.”

 

Tornerò. L'hai promesso, Jack. L'hai promesso e io ti ho creduto.

Sono vivo, per te. E ti attendo, nell'ombra.

- 4

AMORE

 

 

Qualche frammento. Di lui non restava altro, dentro un sacco nero. Eppure, nascosto, Ianto non smetteva di sentir bruciare il loro bacio sulle labbra, la sua voce nella mente. Tornerò, aveva detto.

E Ianto desiderava davvero pensare che non avesse mentito ma... ma lui era Jack. E, con Jack, non si poteva mai essere sicuri di nulla.

In piedi, al centro del parco pubblico, in attesa di sua sorella, Ianto si tormentava le mani, la pelle, le dita. Era come sentisse Jack in ogni cellula, in ogni singola cellula.

Jack... Jack sdraiato nel loro letto, meno di un giorno prima. Jack il bello, Jack l'amore della sua vita, l'amore che non si grida ai quattro venti. Ianto chiuse gli occhi, richiamando il ricordo a sé, come se evocasse un fantasma.

 

“Sei felice, Jack?”

“E tu? Lo sei?”

Ianto lo fissò, enigmatico. Nella luce della stanza i suoi occhi avevano perso la sfumatura calcedonio, divenendo più scuri, omogenei.

“Non rispondere con una domanda…” – sussurrò, rotolando sul fianco e posando la tempia al pugno – “Rispondi soltanto…”

“Dici che lo sono, Ianto?” – domandò ugualmente Jack, ignorando l’ammonizione – “Sono felice?”

“No.” – Ianto scosse la testa, poco dopo. E tornò a sdraiarsi, voltando il capo dall’altra parte – “Non lo sei…”

La parete era nera, porosa nell’oscurità. E Ianto sentì che quel buio poteva inglobarlo e farlo svanire, per sempre.

“Non puoi esserlo. Solo chi non ha più desideri è felice…” – sospirò. Alle sue spalle, Jack era rimasto immobile, il braccio sopra la nuca, gli occhi azzurri al soffitto, come sempre – “E tu… tu desideri sempre qualcosa…”

Si alzò, rivestendosi. L’aria era divenuta pesante, soffocante, troppo dolce del sudore dei loro corpi, delle loro mani.

“Sarò puntuale, domattina.” – disse soltanto, chiudendosi la porta alle spalle – “Le auguro un buon riposo, signore…”

 

Sarò puntuale. Sarò puntuale in questo giorno di morte.

Ianto riaprì gli occhi, l'escoriazione allo zigomo bruciò, come se lo avessero schiaffeggiato. Non un ricordo felice, ma comunque un ricordo di Jack a cui aggrapparsi.

 

Solo chi non ha più desideri è felice… e io... io che desidero te...

 

La mente talvolta mi diviene vuota.

Scivolano via i nostri pensieri, di loro resta solo lo sguardo fisso.

Di loro non possediamo più nulla, se non sfere di vetro che chiamiamo occhi.

Occhi persi sul mondo. Solo occhi persi nella luce.

 

Io mi sento così, se lui non c'è... se lui non esiste...

 

Sua sorella arrancava, goffa come sempre, con il portatile sotto al braccio. Ianto si voltò, la certezza di un'ombra scura a spiarli. No, solo un'impressione.

Voleva bene a sua sorella. Solo ora se ne accorgeva. Ma Jack... Jack era tutto. E, innanzi a questo fatto, il mondo svaniva e, per quanto competeva a Ianto, poteva anche non riapparire affatto.

 

Devo trovarlo. Devo trovare jack.

 

***

 

Un blocco di cemento. Difficilmente avrebbe scelto qualcosa di più semplice.

Jack, dentro al cemento e in volo giù da una rupe.

 

Jack, che si era rigenerato a partire da un dente, probabilmente. Aveva urlato? Provato dolore?

Era ancora Jack?

 

La sua pelle avrebbe avuto ancora lo stesso odore?

La sua voce?

 

Ve l'avevo detto che sarei tornato.” - era stata la sua prima frase, nudo e sorridente.

 

Ianto aveva sentito il sollievo salire come una marea.

Jack, ancora Jack, sempre Jack.

 

Ora, Jack, seduto in macchina, avvolto in qualche vestito di recupero, teneva la tempia contro il vetro. Non diceva nulla, non rispondeva a nessuna domanda. Dopo la battuta, il silenzio. E la tempia contro il vetro, la mente lontana. Un cervello che non era più quello con cui aveva sempre pensato ma che conteneva ancora gli stessi ricordi.

 

Non hai lottato, quando ti ho seppellito. È stato come se lo accettassi...” - aveva detto John, davanti al sarcofago di Grey.

Era la mia penitenza.”

Non è stata colpa tua.”

 

Ma lo era stata. Sua era la colpa, sua la colpa di ogni morte, sua la colpa delle esplosioni di Cardiff, sua la colpa di ogni singolo dolore di Grey, di Owen, di Tosh... di Ianto.

Ianto, che ora sapeva uccidere senza battere ciglio. Ianto, che sapeva calare sul viso una maschera di pietra. Ianto... l'unico pensiero che aveva avuto, mentre lo coprivano di cemento.

Penitenza. Espiazione, ancora.

Giacerò qui, si era detto, senza riuscire a perdere conoscenza. Giacerò qui con il pensiero del tuo bacio e della promessa non mantenuta.

 

Tornerò. Tornerò perché fa parte dei giochi. Tornerò perché così deve essere, nell'universo.

Sono tornato, mio Ianto. Ma non sono tornato per te.

 

Qualcosa si muove nel buio e sta venendo, Jack Harkness... sta venendo da te.

 

Sussultò. Doveva essersi addormentato, dedusse, guardandosi attorno. Macchina ferma, un garage, silenzio. Si raddrizzò, aprendo la portiera.

C'era un uomo, ch eis stava avvicinando.

Dottore? Si domandò Jack, non riuscendo a distinguerlo.

Ci siamo, finalmente... sei venuto...

“Gwen e Rhys controllano il perimetro.” - disse Ianto, apparendo dall'oscurità e piegandosi sui talloni per vederlo in viso - “Riesci a camminare?”

Jack lo fissò, come se non lo riconoscesse.

“Jack?” - chiamò, temendo che ogni sua paura stesse per divenire reale. Jack e non più Jack.

“Ianto...” - sospirò il capitano Harkness, in quell'attimo, dissipando ogni angoscia. Piegò la testa, tornando ad appoggiarla al testile, in contemplazione.

 

Ianto l'assassino.

Ianto il dio misericordioso.

Ianto e i suoi mediocri desideri di amore e felicità.

 

Un giorno avrò la possibilità di salvarti. E ti guarderò soffrire e morire.

 

Lo hai promesso, il giorno in cui ho capito quanto tu fossi importante per me.

E succederà, lo sento chiaramente.

 

Il cielo cadrà, pensò solo, con un brivido premonitore, io perderò la mia corona...

 

“Ti amo.” - sospirò, come se fosse inevitabile lasciar libera quella verità con lo svuotarsi dei polmoni - “Ma non saremo mai una coppia.”

Ianto rimase incerto. Poi sorrise, con derisione. Jack e ancora Jack.

“Riprendiamo da dove abbiamo interrotto, noto...” - commentò, carezzandogli il viso. Perché rispondere con odio, se odio e amore sono la stessa cosa?

“Non mi viene in mente un motivo per non farlo...” - come se fossimo fermi, congelati nel nostro rapporto.

“In tal caso, signore, mi permetta di ricordarle...” - replicò Ianto, avvicinando le labbra - “... che questo era il punto da cui ricominciare... il punto in cui mi ha salvato la vita...”

 

Jack si lasciò baciare. Non esisteva motivo per negarsi, dopotutto.

 

Sono tornato, ma non sono tornato per te. E tu ami più le illusioni dell'uomo che rappresento dell'uomo che sono.

Non è colpa tua... sono io che te l'ho permesso, perché senza di te... senza di te...

 

Qualcosa si muove nel buio e sta venendo, Jack Harkness... sta venendo da te.

 

Ianto si prese quel bacio che desiderava.

Ma non dimenticò mai come Jack, nel concederglielo, stesse tremando.

 

***

 

Ma cosa stava succedendo?

Era difficile seguire ogni passaggio della vicenda, capire dove stesse andando il mondo e come intendesse deviare dalla propria catastrofica traiettoria. I bambini gridavano, gridavano, gridavano. E il Dottore, quel dottore tanto sollecito ad apparire solo pochi mesi prima... assente. Assente.

A Londra, nascosti come topi, i superstiti del Torchwood sapevano di doversi riorganizzare: la morte era alle loro spalle, in allerta. Liquidati dal governo inglese, rinnegati, traditi dalle loro stesse attrezzature.

Compenseremo in astuzia, aveva scherzato Jack, riprendendo il comando. Compenseremo e attenderemo che il Dottore giunga, aveva pensato. Perché non può lasciarci soli, ora. Lui giungerà. Giungerà sicuramente.

Concedetevi alcune ore. Ne abbiamo bisogno, domani sarà un giorno infinito, aveva insistito, facendosi dare una pistola e prendendosi di prepotenza il primo turno di guardia.

A dormire.

 

Ora.

 

***

 

Ianto si svegliò di soprassalto. Si alzò dal giaciglio che si era preparato, barcollò in cortile e vomitò in un angolo riparato della rimessa.

“Ianto?” - si sentì chiamare.

“Incubo.” - gracchiò, pulendosi la bocca. Si sentiva come se lo avessero risucchiato fuori dal proprio corpo - “Nulla.”

 

Nulla, se non... represse un altro conato e si spostò, lasciandosi andare a terra, strisciando con le spalle al muro. Chiuse gli occhi, cercando di calmarsi.

 

Nessun ricordo.

Solo un uomo che parlava, molto rapido. Parlava, parlava, parlava...

 

Passi. Jack si avvicinò, la pistola spianata. Poi, comprendendo, rimase in piedi, la spalla contro il muro.

“Ianto?” - lo chiamò.

“Jack.” - rispose, come un sospiro rassegnato. Poi aprì gli occhi - “Ciao...”

“Tutto bene?”

“Nel limite del possibile.” - replicò il ragazzo, pulendosi la bocca con il dorso della mano.

“Sono di nuovo i sogni, vero?”

Annuì, senza dire nulla. Il nodo che sentiva alla gola, ora, sembrava comprimergli il petto.

 

Solo Jack. Jack, jack, jack. Venire qui mi ha dato un nuovo significato. Te.

 

Venire qui mi ha dato un nuovo significato. Te.” - ripetè, ubbidiente, dopo averlo sentito rimbombare nella mente.

“Come?”

“Non lo so. Era qualcosa che avevo bisogno di dire... che tu sapessi.” - sospirò, piegando la testa e sorridendogli - “Sei il significato ultimo della mia vita, a quanto sembra...”

 

Jack lo abbracciò, senza replicare. Come se sapesse, come se capisse.

Ma non c'è nulla da capire, pensò Ianto, afferrandosi a lui. Nulla.

 

Non saremo mai un noi. Non saremo mai una coppia.

Non abbiamo un domani, non abbiamo un passato.

Soli, esistiamo insieme, in questo istante.

Ed ogni volta che dico 'ti amo'... ogni volta...

 

“Quando finirà tutto questo, Jack?” - domandò, la fronte sulla sua spalla, la mano stretta alla manica della maglietta - “Prometti di tornare... ma non lo fai mai davvero. Prometti di tornare... ed ogni volta io credo sia per me. Ma noi, così... stiamo morendo...”

 

Rise, senza controllarsi. Rise, fino a trasformare la gioia isterica in un singhiozzo.

 

“Non facciamo altro, se non morire, poco a poco...”

 

Moriamo soli, uno tra le braccia dell'altro.

Ed ogni volta, ogni volta, se ne va una parte del nostro amore.

 

Ma tu sopravvivi. Sopravvivi ad esso, a me... a noi... sopravvivrai a me, senza voltarti mai indietro...

 

“Era questo che sognavi? La nostra morte?” - disse 'nostra' per non dire 'tua'.

 

Io non sogo mai di morire. Sogno voi... sogno la vostra fine, sempre.

 

“Io... non ricordo.”

“Ianto.” - lo chiamò Jack, obbligandolo ad alzare la testa - “Guardami. Non importa per chi io sia tornato... non è mai importato. Io dovrò sempre tornare, volente o nolente.”

 

Ti illudi se pensi che sia diverso. Nel ventunesimo secolo cambierà tutto, ed io dovrò essere qui, pronto. Questo è quanto.

E l'amore... l'amore... tu ed io non siamo altro che due estremi della stessa parentesi. Ciò che ci unisce è ciò che ci separa.

 

“Non è l'amore a portarmi indietro. Non è mai l'amore a guidarmi.” - aggiunse, in un soffio - “Vivo il mio amore per te, ora, qui. Non chiedermi ciò che non posso darti. Non farlo mai più.”

 

Non chiedermi niente che non ti abbia già concesso. Non esiste altro.

Lo so, pensò Ianto, rinunciando a rispondergli.

 

Quando Jack lo stringeva, nulla sembrava altrettanto reale, nemmeno il dolore.

Succede ancora... e ancora... e ancora... talvolta ho l'impressione che non possa finire mai, non essere mai altro che questo: solo sentimento.

Sentimento contrastante, sentimento inspiegabile che sopravvive ai nostri corpi, al tempo, allo spazio. Noi siamo relativi, rispetto alal nostra emozione. Ed i nostri corpi... non significano... nulla.

Gli prese le labbra, gli afferrò i vestiti. Jack lo obbligò a voltarsi, il viso contro il legno, le schegge a rendere ancora più dolorosa la ferita al viso. I vestiti, spiegazzati tra le loro mani, a terra.

Ogni dolore naufraga... ondate di piacere, come brividi di gelo. Ogni pensiero, ogni incertezza... il dolore si amplia e si restringe, Ianto chiuse gli occhi, posò le mani alla parete, il legno sotto le unghie. Con questo corpo posso sentirti, con questo corpo io posso conoscerti.

 

Noi non siamo altro che rabbia gelida ed il desiderio di svanire.

Il nostro mondo è vuoto, insieme diveniamo invisibili.

 

Questo amore mi scarnifica.

 

“Jack... promettimi...” - sibilò, alzando la testa. Stelle, le stelle cadevano su di loro - “Promettimi che saremo sempre insieme...”

 

Promettilo. Prometti di dare sempre un significato alla mia vita.

 

Jack non rispose.

 

( 24 agosto 2013)

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Capitolo 2
*** The Quest Part II ***


The Quest

seguito di Love Show

(Part 2)

 

 

Spoiler per: terza stagione di Torchwood. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi.

Pairing: Jack/Ianto slash

Rating: NC17, Slash, Angst

Timeline:

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Nota dell’autrice:

PROLOGO

 

Era successo dopo la comparsa del Dottore. Erano sopravvissuti, contrariamente ad ogni aspettativa e più grazie alla bravura di Tosh che alla propria. Jack era andato ed era tornato, come al solito, senza niente da raccontare. Aveva scherzato sulla possibilità di reclutare Martha Jones, poi aveva ripreso alla routine di sempre.

E Ianto con lui.

 

Poi, una notte...

 

“Jack?”

“Mmm?” - era stata la risposta, nel dormiveglia.

“Se il Dottore ti avesse chiesto di seguirlo... Lo avresti fatto?” - aveva chiesto Ianto.

Jack aveva aperto gli occhi, con lentezza, come se stesse soppesando la domanda. Ianto si era sollevato, quanto bastava da vederlo in viso.

“Mi stai chiedendo se ti avrei abbandonato?” - aveva ritorto il capitano Harkness, voltando finalmente la testa verso di lui. Gli occhi blu passavano Ianto da parte a parte. Ianto, che annuiva - “Il Dottore me lo avrebbe chiesto solo per un buon motivo. Non per capriccio.”

“Quindi la risposta è sì. Se te lo avesse chiesto...”

“Non sono molti gli esseri che possono vantare di avergli detto no. E, comunque, non me lo ha chiesto. Puoi dormire sonni tranquilli.”

 

Eppure, pensò Ianto, non hai davvero risposto alla mia domanda.

 

Jack aveva richiuso gli occhi, come se la conversazione fosse finita. Ianto era tornato a sdraiarsi, gli occhi ben aperti nel buio.

“Forse, un giorno, sarò io a dirgli di sì.” - aveva commentato. E lui e Jack si erano trovati nuovamente, occhi negli occhi - “”E, per un buon motivo, volerò con lui oltre le stelle, fino alla fine del mondo.”

Jack lo aveva osservato a lungo, prima di rispondere.

“Se succederà, lo ricorderai per il resto della tua vita come l'attimo più felice mai vissuto. E, allo stesso tempo, come il più terribile davanti a cui il destino ti abbia messo.” - replicò, facendolo rabbrividire - “Non resterai né per me né per nessun altro.”

“Ti sbagli, Jack.”

“Davvero? Credi che esista qualcosa di più forte dello spazio e del tempo?”

“L'amore.” - replicò Ianto - “E, qualunque sia la scelta, qualunque il destino... io seguirò sempre il mio amore.”

 

 

All my life,love it is

It is all my love

All my life,love it is

I know it is a life to live lately

From above I hear

I hear the sound of them sinkin’

I feel numb, I’m alive

I know I’m getting closer

(Bryn Christopher - The Quest)

 

Tutta la mia vita è l’amore/È tutto il mio amore/Tutta la mia vita è l’amore/Adesso so che è una vita da vivere

Da quassù sento/Sento il suono di chi affonda/Mi sento sordo, sono vivo/So che mi sto avvicinando

 

- 3

NEGAZIONE

 

“Non chiedermi niente che non ti abbia già concesso. Non esiste altro.”

 

Ianto si alzò, la mattina successiva, prima di chiunque altro. Lisciò la giacca, aggiustò la camicia, si lavò il viso e indossò la propria espressione. Forse non aveva the o caffè da offrire, ma non esistevano motivi per essere trasandati, torturati o approssimativi.

Indossata la propria maschera, aveva disciplinato la mente con lunghe liste impersonali, sperando così di domare il cuore.

 

Fare ordine al di fuori, per compensare la confusione dentro.

Nascondere, ricomporre, ignorare la decomposizione interiore.

Morire dentro e far di tutto per non farsi scoprire.

 

Morire dentro e forzare un magazzino.

 

Eccoci qui. Ecco Torchwood. Siamo a casa. Una struttura di detenzione del Torchwood One abbandonata negli anni novanta.”

 

Pensare, pensare senza sentirsi persone. E poi uscire, camminare per strada, fingere di essere vivi, spendere soldi rubati, comprare il necessario.

The, caffè, cibo, accessori... e ritrovarsi con un cappotto, un vecchio cappotto militare tra le mani.

E pensare che, dopotutto, è destino.

 

Destino, solo destino che spazza via liste di verbi all'infinito, duri e impersonali.

E dire Destino per impedirsi di sussurrare Jack.

 

Ianto strinse più forte il cappotto, come se fosse quello di Jack. C'era stato un tempo in cui non aveva avuto altro, se non quel tessuto da respirare, da baciare, da vivere ad occhi chiusi.

Lo strinse più forte tra le mani, illudendosi.

Un cappotto identico al precedente per un Jack identico al precedente.

 

Devo pagare. Pagare e poi fuggire, si ripetè, per restare calmo.

 

Fuggire e tornare, ancora, alla mia prigione.

Fuggire e sperare di correre più veloce della follia.

Avere la certezza matematica di non essere mai visto.

 

E riuscire ad ammettere che Jack ha ragione: non esiste altro. Non si può chiedere altro. Non oggi.

E, se domani esisterà ancora il mondo... noi saremo ancora insieme.

 

***

 

Vorrei svanire.

Vorrei sparire.

 

Ianto, nella sua vita, lo aveva desiderato più volte. Lo aveva desiderato innanzi al padre ubriacone e svelto di mano, innanzi alla madre assente, alla sorella piagnucolosa, al frigo vuoto e ai vestiti sporchi.

Aveva desiderato svanire e, poco a poco, era quasi riuscito nel suo intento. Aveva chiuso gli occhi, stretto i denti e rinunciato a inseguire qualcosa nella propria vita. Inevitabilmente, aveva perso se stesso.

Sdraiato sul fondo del baratro, a meno di vent'anni, era stato colpito da un'amara verità: non conoscersi è come essere drogati, si necessita una dose quotidiana di indifferenza. Indifferenza verso se stessi, verso le preoccupazioni, verso le idee sbagliate, verso i pensieri incontrollabili che corrono impazziti per la mente. Non conoscersi significa non sapere dove andare e, soprattutto, non andare dove si vuole.

 

Nessuno stupore per quello che accade.

Nessuno stupore già da tempo.

 

“E se scegliessi di combattere?” - si era chiesto Ianto, un giorno - “Scoprirei di essere già in battaglia? In difesa, aspettando di avere la forza di attaccare?”

 

Il quesito era attecchito in lui più di ogni altra passione. Potrò mai essere vivo? Potrò?

Devo passare dal sopravvivere al vivere, si era detto, ricominciando a lavarsi, aggiustarsi i capelli, radersi il viso, accettando di costruire qualcosa nello scorrere del tempo.

 

E' l'unica scelta possibile.

Ma si dovrebbe essere pronti alle conseguenze.

E io non lo sono.

Non lo sono perchè non so chi sono. E, se non so chi sono... posso essere chiunque.

 

Quindi, si era creato un prestigioso passato, un padre fuori dal comune, un curriculum da capogiro.

Era divenuto un truffatore esistenziale, senza rimorso, quasi con innocenza.

Il mondo mi ha dato ciò che mi ha dato, nessuno mi ha detto con che occhi vederlo.

E aveva conosciuto Lisa. Il Torchwood.

Aveva vissuto intensamente l'amore e il dolore per infine giungere a Jack e a emozioni di cui negava la possibile esistenza. Prima di Jack, aveva confidato nel proprio cuore, nella propria calma, nei castelli di menzogne con cui aveva cancellato il proprio passato.

Con Jack, aveva compreso come esistano attimi in cui il respiro si invischia in movimenti lenti e inaspettati, attimi in cui il cuore, pompando sangue denso come miele, fa fatica a restare al suo posto e schiaccia, comprime e si dilata fino a riempire ogni spazio.

Con Jack, Ianto aveva imparato a non essere un frammento perso nell'universo. Jack gli aveva insegnato, a modo suo, che si odia o si ama, ma mai in piccolo, mai in maniera univoca, mai per reale altruismo.

 

“Più in alto, Ianto. Non limitare te stesso. Il mondo, amore mio, mio Ianto, è qualcosa che sta in una mano. Ognuno di noi ne è responsabile, ognuno di noi può stringerlo e sbriciolarlo, oppure elevarlo in alto, fino alla luce. Stupisciti innanzi a tutto ciò che ti circonda, ogni volta che puoi.”

 

Ed era in quelle che Ianto percepiva la vibrazione del loro legame. Esile, assurdo, terribilmente doloroso... eppure ancora in grado di stupire e sapere di vita.

 

“Non possiamo ritenerci integri se non ci collochiamo in questo equilibrio e in queste correnti di forza. Il destino, Ianto, è il più grande alleato e, allo stesso tempo, il nemico più onorevole che potremo mai avere. È il nostro giocatore, il nostro sfidante.... ed è da sciocchi giocare a carte ignorando di stare seduti al suo tavolo... tienilo sempre a mente.”

 

Ianto ascoltava, rapito. Notte dopo notte, quando si aprivano spiragli nell'anima di Jack e la sua passione iniziava a filtrare, Ianto sentiva di potere tutto nell'esistenza e, finalmente, di vivere.

Così, le bugie su suo padre, sua madre, sua sorella, poco a poco, erano divenute realtà.

Perché quello era l'uomo con cui Jack voleva parlare.

E Ianto, disperatamente, non voleva più essere altro.

 

***

 

Che sensazione hai provato? Voglio dire, ad esplodere.”

Non è stato il mio giorno migliore.”

No, ma... ma l'hai sentito? O si è semplicemente fatto tutto nero?”

L'ho sentito.”

 

Ianto aveva sentito quelle parole calare tra loro, come un sipario.

Tutto, in Jack, si riconduceva a quel singolo verbo: sentire.

Sentire.

Jack non faceva altro. Sentiva. Ma, al suo fianco, era difficile percepire qualcosa. Il buio che Jack temeva, il buio che da sempre lo inseguiva, era nascosto da qualche parte dentro di lui.

 

Pensi mai che un giorno la fortuna non ti aiuterà, che tu... non tornerai indietro.”

Sono un punto fisso nel tempo e nello spazio. Questo è quello che dice il Dottore. Credo che intenda dire che è per sempre.”

Così, un giorno, mi vedrai morire di vecchiaia. E continuerai ad andare avanti.”

Sì.”

Sarà meglio godersi la cosa più possibile, allora.”

Sì.”

Come adesso?”

Ianto, il mondo potrebbe stare per finire.”

Il mondo sta sempre per finire. E quel cappotto mi è mancato.”

 

Mi vedrai morire di vecchiaia. La sola idea gli aveva provocato sollievo. La risposta di Jack, quel monosillabo, aveva spazzato via l'angoscia della solitudine.

'Sì' altro non era che una promessa. Una promessa eterna e pura.

 

Sì, sì, sì... urlarlo o sussurrarlo non cambiava la sostanza delle due lettere. Sì.

Sì, invecchierò.

Sì, sarai con me.

 

Sì, mi basta così poco per negare ciò che sta accadendo, la mia paura, i nostri doveri, la fine del mondo e ciò che ci attende domani. Mi basta questa singola parola per desiderarti come sempre, per dimenticare ogni parola, ogni diniego, ogni singolo frammento di dolore ghiacciato che mi hai seminato dentro.

Il mondo sta svanendo, Jack, il mondo sta svanendo da tanto tempo, ormai. E non mi importa, perché non vedo più nulla, se non te. Non vivo altro, non vedo altro... tutto ciò che penso, che respiro sei tu.

 

Jack, Jack, Jack... eri la mia ossessione. Ora sei il mio delirio. E, affogando in questo non voler più altro, amore, mio amore, mio odiato amore, rispondo con un sussurro.

 

“Sì.”

 

- 2

TORMENTO

 

 

Gli ho dato i bambini. Nel 1965, io gli ho dato 12 bambini. Come dono.

 

No, non puoi averlo fatto, fu il primo pensiero che si concesse.

No, non sei tu questo.

Eppure, mormorò una voce in fondo alla mente, tu sai che è così. Tu sai che Jack può farlo.

Tu sai che Jack lo ha fatto.

Non rammentare il bambino dalle lunghe ciglia, le vostre parole sussurrate senza vestiti, su un tappeto rosso.

Pensa, Ianto, rifletti, prima di negare l'evidenza.

Ricorda la bambina consegnata alle fate.

Dimentica quanto ami le sue bugie, dimentica quanto ami lasciarti confondere.

Pensa.

 

Lui è Jack Harkness.

E tu lo hai visto uccidere con il sorriso sulle labbra.

 

“Lo hai fatto.” - mormorò, fissandolo dritto negli occhi, sentendo la propria voce come se non gli appartenesse - “E lo rifarai.”

 

Jack non disse nulla. Dalla bocca di Ianto non era uscita la condanna che attendeva.

Dalla bocca di Ianto era scaturita la sua fine.

 

Sta accadendo. È il cielo che collassa su di noi e mi trascina con sé. Io... io non voglio perderti.

Credi ancora che io sia un dio del cielo? Lo credi, mio Ianto, oppure...

 

“Sbagli.” - sussurrò, cercando di frenare una irrazionale paura crescente - “Non accadrà mai più. Io te lo...”

 

Fu in quell'attimo che l'anziano Clem gli sparò. Nel sentirsi svanire, Jack si domandò se Ianto gli avesse creduto. E Ianto, senza saperlo mai, fu il suo ultimo pensiero.

 

***

 

Quando Jack si risvegliò, minuti o ore dopo, riconobbe all'istante le braccia che lo trattenevano e si opponevano agli spasmi della resurrezione.

Un corpo caldo, solido, vestiti su cui ancora persisteva, a giorni di distanza, il profumo di colonia. Un profumo antico, parte dell'anacronistico modo di essere di Ianto, troppo giovane per buona parte della moda che prediligeva.

Respirò a fondo, non tanto per desiderio di ossigeno quanto per amor di familiarità. Ianto, a testa china, aveva occhi solo per lui. E jack non vi lesse alcun giudizio per le poche parole con cui si erano lasciati poco prima.

"C'è sempre una scelta...”

“E quale sarà la tua, Ianto Jones. Cosa sceglierai?”

“Ciò che scelgo di solito. Sceglierò te, jack.”

Sei... rimasto...

 

Respirò ancora, sorprendendosi di quanto fosse faticoso restare nel presente, non farsi confondere da ricordi letali come coltelli. Ianto, ianto nel presente e nel passato.

C'erano voci, in lontananza, Gwen, concitata, lo difendeva... deciso ad aiutarla, cercò di alzarsi.

E Ianto lo trattenne, deciso.

 

“No. Resta.”

 

Troppo sorpreso, ancora troppo frastornato, Jack lo lasciò fare. Tornò a riadagiarsi indietro, ad alzare lo sguardo verso di lui.

Nessuna parola tra loro. La paura provata poco prima era tornata insieme alla vita. Ianto sapeva. Ianto sapeva di cosa era capace e non avrebbe mai creduto ad alcuna promessa.

 

“Tu vuoi il mio perdono?”

“Non l’ho già avuto?”

“Non del tutto, no.”

 

Ancora ricordi scomodi. Jack allungò una mano, sfiorandogli il viso. Non esistevano parole per spiegargli senza dover, infine, mentire ancora.

Lo aveva fatto, aveva consegnato i bambini agli alieni perché, solo in questa maniera, la Terra sarebbe stata salva. Aveva scelto cosa fosse sacrificabile e cosa no. E, a conti fatti, ammise con se stesso, amplificando l'orrore che già provava, non sarebbe stata nella prima né l'ultima volta.

Nemmeno per Ianto, infine... nemmeno per Ianto avrebbe potuto fare altrimenti.

Ma poteva provarci. Poteva.

 

“Lo so, lo so... nella buona e nella cattiva sorte, in odio o in amore...”

“Odio e amore?”

“Non è questo che facciamo? Non ci amiamo solo dove finisce l'odio reciproco?”

 

“Dobbiamo andare, ora.” - sussurrò Ianto - “E lo faremo insieme.”

 

Accada ciò che accada. Tu ed io.

 

***

 

Non posso credere che tu non ne abbia mai parlato.”

Allora non parlavano attraverso i bambini. Non ho riconosciuto i segni all'inizio.”

Non intendevo questo.”

 

Lo so. Jack, gli occhi fissi al computer, avrebbe desiderato urlare. Ianto, sempre Ianto, con quella sua fastidiosa e assurda percezione del mondo.

Il silenzio si era spezzato, all'improvviso. Quando Jack ormai pensava di essere salvo, la lama di Ianto era affondata, come sempre, fino in profondità.

Ianto l'empatico, Ianto l'autolesionista.

Ianto, che forse avrebbe potuto capire se solo... se solo...

 

Tutto questo deve averti consumato, poco a poco. Perché non me lo hai detto? Avrei potuto aiutarti.”

No, non avresti potuto.”

 

Ianto, che forse avrebbe potuto capire se solo... se solo... se solo Jack non fosse stato Jack.

 

Io ti dico sempre tutto.”

Si? allora dimmi, che cosa avrei dovuto fare?”

Tenergli testa? Il Jack che conosco gli avrebbe tenuto testa.”

 

L'ho fatto. Ma non nel modo che credi. Io non sono l'uomo che pensi, non lo sono mai stato.

Poi, impercettibile agli occhi di Jack, si era incrinato qualcosa.

 

Ho solo scalfito la superficie, non è vero?”

Ianto, questo è quanto. Ho vissuto a lungo, ho fatto molte cose. Devo andare, non ci metterò molto.”

Lo stai facendo di nuovo. Parlami, Jack, dove stai andando?”

A chiamare Frobisher. Non posso farlo qui perché mi traccerebbero, ok?”

Tu sei il capo.”

E giusto per la cronaca ho una figlia che si chiama Alice, un nipote che si chiama Steven e ieri Frobisher li ha presi in ostaggio.”

 

Ianto rimase immobile. Una figlia, un nipote, una... famiglia.

La tua solitudine... il tuo lungo viaggio solitario... menzogne. Ancora menzogne.

 

“Non è l'amore a portarmi indietro.

Non è mai l'amore a guidarmi.

Vivo il mio amore per te, ora, qui.

Non chiedermi ciò che non posso darti.

Non farlo mai più.”

 

Non puoi darmi nulla... perché non hai nulla da darmi.

 

“Hai mai amato qualcuno?”

 

Si rese conto di fissare il vuoto. I pensieri erano scivolati via, abbandonandolo. I suoi occhi non vedevano nulla, il suo cuore non batteva, il suo essere non percepiva altra realtà se non rabbia.

Rabbia.

 

“Allora ci nutriamo di rabbia... quando siamo insieme.”

 

Rabbia e... ancora amore.

 

Jack mi aveva avvertito. Sono io che non ho voluto credergli.

 

Devi capire da che parte vuoi stare... perché, se non lo sai... da questa storia non uscirai vivo.”

 

Temevo di non vivere mai. Temevo di non saper combattere ma soltanto difendermi.

Ora so che mi stavo sbagliando.

 

***

 

Jack gli aveva voltato le spalle, deciso ad abbandonarlo, a impedirgli di leggere nei suoi occhi ciò che non voleva confessare. Lo aveva attaccato, ancora, per difendersi. E non poteva preoccuparsi se lo avesse ferito, perché...

“Capitano Harkness!” - sentì dire, alle sue spalle.

Un comando, fatto di acciaio. Si fermò. E impiegò un attimo a rendersi conto di averlo fatto.

La consapevolezza di aver ubbidito ad un ordine, ad un suo ordine, gli penetrò in ogni cellula ustionandolo.

 

Ianto...

 

“Non se ne vada, Capitano.” - ripetè Ianto, senza provare alcun desiderio di pregare. Immobili, dandosi le spalle a vicenda - “Non abbiamo ancora finito.”

“Ianto... non abbiamo tempo.”

“Hai ragione, Jack. Ed è proprio perché non abbiamo che non mi ripeterò una seconda volta. Farai ciò che devi e io non ti ostacolerò. Non muoverò nemmeno un dito.” - voltò la testa, senza realmente vederlo - “Mi hai sentito, capitano? Non sarò un ostacolo. Ma in cambio...”

Jack non si mosse. Ianto si stava voltando, ma lui non lo avrebbe fatto.

“In cambio, io sarò con te, fino alla fine. Non andrai da solo ad affrontarli, basta con le cavalcate solitarie, basta con la stronzata del punto fisso nell'universo. Io sarò con te, Jack, perché così deve essere. E l'unico modo che hai per impedirmelo, è uccidermi.”

Silenzio.

Nessuna risposta.

Soltanto silenzio.

“Mi hai capito, Capitano? E' questo che si sceglie quando si ama. Ed io ti amo, Jack, ti amo e di me non resta più nulla. Ma, se vorrai, quando tutto sarà finito... quando sarai tornato dalla morte... se è questo che vuoi, sarò io ad andarmene.”

 

Jack chiuse gli occhi. Il colpo penetrò al centro del cuore, come una pallottola, distruggendo.

 

Qualcosa si muove nel buio e sta venendo, Jack Harkness... sta venendo da te.

 

“E' questo che pensi io voglia?” - chiese, cercando di dominare la voce - “E tu, Ianto? Tu cosa vorrai?”

 

Ci riusciresti? Riusciresti a lasciarmi?

 

“Ho voluto molte cose, da quando ti appartengo.” - replicò, come se questo spiegasse tutto, voltandogli nuovamente le spalle - “E ora, vai. Abbiamo un mondo da salvare. Vattene, Jack... vai dove sei atteso.”

 

Un giorno avrò la possibilità di salvarti. E ti guarderò soffrire e morire.

 

Jack strinse la mascella, in uno forzo titanico di autocontrollo.

“D'accordo, Ianto.” - sibilò, raddrizzando le spalle - “Se è tutto qui... hai la mia parola. Insieme, fino alla fine. Poi ti lascerò libero.”

 

***

 

Fatto. Uno strappo netto. E più nulla.

 

Siamo uno scherzo cosmico, occhi dolci, un ammasso di chimica ed evoluzione. La vita, il sesso coprono il fatto che niente significa niente. Perciò corri, Ianto Jones. Corri.”

 

John... John Hart lo sapeva. E io l'ho ucciso perché è stato l'unico a non mentire.

Ma, che io fossi un mostro...

 

C'è sempre un'altra scelta.”

Non c'è, Ianto. Nel tuo modo assurdo, caricaturale e tenero, tu sai di non avere scelta. Jack è inevitabile, incontrastabile, unico, ti obbliga a mentire per sembrare migliore di ciò che sei, a piegarti, implorare, dimenticare tutto ciò che avevi. Fino a quando non si ha più scelta... e non resta che un'unica cosa da fare... Morire.”

 

Morire.

Tu morirai per Jack. Implorerai perché accada.

Ti illuderai che sia stata una scelta, che non fosse inevitabile.

E non avrà importanza. Perché niente è niente. E tu sei niente... da vivo e da morto.

 

Tu morirai, Ianto Jones. Per Jack. Abituati all'idea.”

 

Ianto chiuse gli occhi e scoppiò a ridere.

Piegò la testa, lasciò che la risata divenisse una massa di singhiozzi incontrollabili.

Morire, morire... morire non è più nulla, mio caro John. Questo non l'avevi previsto, vero?

 

Avevi previsto che morissi... non che mi uccidessi.

 

Piangeva. E rideva. Rideva, rideva, rideva...

 

Fatto. Il mondo senza Jack. Jack che tornerà sempre, ma mai più per me. Mai più.

Dormirò la notte, ora... ora che gli incubi sono divenuti la mia vita, io dormirò. Dormirò per sempre.

 

***

 

Capitano Jack Harkness e Ianto Jones.” - disse Jack, mentre entravano a braccia alzate, le pistole rivolte al cielo - “Siamo il Torchwood.”

 

***

 

Volevate una dimostrazione di guerra. E' stato rilasciato un virus. Ucciderà chiunque si trovi nell'edificio. State morendo, anche adesso.”

 

Nel momento stesso in cui sentì e comprese, Ianto abbassò la pistola. Il mondo perse di consistenza, divenne ovattato. Ma Ianto non volle chiudere gli occhi.

 

Avevamo un patto, pensò soltanto. Avevamo un patto.

Dovevi essere tu a lasciarmi.

 

Jack si voltò, gli occhi azzurri incredibilmente dilatati.

Dobbiamo farti uscire di qui. Io posso sopravvivere a qualsiasi cosa, ma tu no!”

E Ianto lo guardò dritto in viso, memorizzando ogni singolo elemento, ogni linea, ogni ombra. Un attimo perfetto, un attimo terribile... forse, destino. Poi sorrise, con una leggera alzata di spalle.

 

Troppo tardi.”

 

***

 

Hai detto che avreste combattuto.”

Allora ritiro quello che ho detto, d'accordo? Ritiro tutto. Ma non lui! No, no, no, Ianto. Ianto...”

 

Ianto si sentì cadere e le parole di Jack si distorsero, divenendo incomprensibili.

Non lui... sono io quel 'lui' per cui ora baratta il cielo e la terra.

Sono io quel 'lui', quel 'lui' a cui non può rinunciare...

 

Avrei voluto accadesse prima... ma non cambierei nulla. E ora, a modo mio, sono felice.

 

La vita è finita insieme all'amore. Non spazio, non tempo. Morte.

Forse, dopotutto, era davvero destino.

 

Lo sentì muoversi, ritrattare e, infine, lo sentì a fianco. Si sorprese di conoscerlo tanto bene, di percepire il suo corpo, immaginare la sua espressione, riuscire a vederla anche ad occhi chiusi.

Ma aveva davvero gli occhi chiusi? Forse la vista... la vista era il primo senso ad abbandonarlo. Alzò una mano, afferrando un lembo della sua camicia, prima che fosse troppo tardi. L'aveva tra le dita, ne percepiva la ruvidezza. Quante volte, quante volte quel gesto ripetuto, attendendo che tornasse, nel sonno, parlando in ufficio.

Stringere la sua camicia tra le dita, in un ultimo egoistico desiderio di possesso del suo corpo

 

No! Ianto, Ianto, Ianto! Rimani con me! Ianto, rimani con me, ti prego. Rimani con me. Rimani con me.”

 

Realmente stringeva ancora un lembo di stoffa? Realmente Jack stava implorando? Forse, ma non sentiva più nulla. Lasciò ricadere la mano.

 

Non dimenticarmi.” - sussurrò, forzando le labbra ad aprirsi, la voce ad uscire. Dimentica le nostre parole di ieri, dimentica l'odio, ricorda solo l'amore.

Non potrei mai.” - Jack gli sorrise, piangendo. Senza ritegno, come se il mondo stesse crollando.

 

Mi amavi davvero, dopotutto.

Ianto provò a dirlo, senza riuscirci.

Mi amavi. E io amo te.

Almeno riguardo a ciò, eravamo sinceri.

 

Tra un migliaio di anni... ...non ti ricorderai di me.”

Sì, invece. Te lo prometto. Lo farò.”

 

Tra un migliaio di anni, tra le stelle, io non sarò che il ricordo sbiadito di una stagione di dolore. La terra e la cenere del tempo trascorso insieme non avranno più alcun significato. La vita sarà passata, per te, Jack, ancora bello, ancora diverso. E io spero che troverai qualcuno per cui tornare. Quel qualcuno che avrei voluto essere io perché tu... tu... tu sei stato l'unico significato della mia vita.

 

Ianto. Ianto. Non andare. Non mi lasciare, per favore. Per favore... per favore no.”

 

Il buio è giunto, infine. E, per quel poco che conta, Jack... Grazie. Grazie di tutto.

 

“Direi che, di questi tempi, la vita e la morte tendono a mischiarsi più del dovuto...”

“Come l’odio e il sesso... signore.”

 

***

 

Morto. Tra le sue braccia.

Morto.

 

“Owen ha ragione,

non bisogna far affidamento sul tempo.

Per questo, voglio che tu sappia che ti amo,

capitano Jack Harkness.

E voglio che tu lo sappia adesso.”

 

Morto, morto, morto.

Jack alzò gli occhi, senza distinguere nulla dell'alieno, nella nebbia della teca.

 

“Io sceglierò te, Jack,

sceglierò te ogni giorno fino alla morte.

E confido, amore, che quel giorno

mi concederai di andarmene tra le tue braccia.”

 

Ianto, morto. Chiuse gli occhi, sentendo l'energia abbandonarlo, la morte avvicinarsi, di soppiatto. Si preparò alla resa, a svanire. E il dolore lo travolse, con violenza inaudita.

Mi sveglierò solo.

Abbassò gli occhi, mentre la vista si appannava. Ianto sembrava sereno, lontano. Jack si piegò, posando le proprie labbra sulle sue.

E fu un lampo.

 

Ianto, seduto sul bordo nella scrivania. Ianto che si piegava su di lui, rubandogli un bacio.

Ianto, che lo stringeva nel sonno.

Ianto, che lo spingeva contro lo schedario, fissandolo dritto negli occhi.

 

I tuoi occhi... mi mancano i tuoi occhi...

 

Jack, sorrise. E chiuse i propri. Era tempo di morire.

Tornerò, promise all'universo, scivolando a terra. Tornerò in un mondo senza di te.

 

E sarà come non essere tornato mai.

 

(26 agosto 2013)

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Capitolo 3
*** The Quest Part III ***


The Quest

seguito di Love Show

(Part 3 - CAPITOLO FINALE)

 

 

Spoiler per: terza stagione di Torchwood e crossover con Doctor Who. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi. Un occhio di riguardo per il comunicato ufficiale di questa estate 2013 riferito al nuovo Dottore.

Pairing: Jack/Ianto slash

Rating: NC17, Slash, Angst

Timeline: Post Torchwood (negando che ne esista una 4a stagione) e Doctor Who 3a stagione.

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Nota dell’autrice:“Coming here gave me meaning again. You.” (Ianto, ep. 2x05 ‘ Adam’) E non dico altro.

 

A Carmilla, alle nostre chiacchierate sul divano mentre ,

a Natale, attendiamo il Dottore come ultimo regalo sotto l'albero.

A Chichi, che leggerà e mi prenderà a schiaffi.

 

PROLOGO

 

C'è una cosa che ho sempre voluto chiedere a Jack, ai vecchi tempi. Volevo sapere di quel suo Dottore. L'uomo che appare dal nulla e salva il mondo. Solo che alcune volte non lo fa.

Tutte quelle volte nella storia in cui non c'è stata traccia di lui, volevo sapere perchè.

Ma ora non ho più bisogno di chiederlo. Ora so la risposta.

Alcune volte il Dottore deve guardare questo pianeta e distogliere gli occhi dalla vergogna.”

 

Ianto, in piedi davanti al video, a braccia conserte, non lasciava trapelare una vera emozione. Ma, quando parlò, la sua voce vibrava d'esasperazione.

“Le permetterai di crederlo?”

“Non farti confondere.” - lo ammonì il Dottore - “Gwen ha girato quel video molto tempo fa. La sua bambina è cresciuta ed ha spazzato via l'amarezza. È andato tutto bene. Lei è felice, quella rabbia non esiste più.”

 

“Davvero? Tu credi davvero che sia andato tutto bene?” - insistette Ianto.

“E' andato come doveva andare, Ianto.” - replicò, rassegnato - “Certe scelte sono solo necessarie, non devono compiersi diversamente perché il tempo mantenga il proprio corso.”

“Sì, Jack direbbe qualcosa del genere. Ma, del resto, ha imparato da te...” - replicò Ianto, senza farsi intimorire - “E, dimmi, ciò che ha fatto quel giorno, per salvare il mondo... lo hai suggerito tu?”

Il Dottore rimase in silenzio. Poi scosse la testa, in un misto di desolazione e tristezza.

 

“No, purtroppo. Sei stato tu.”

 

Abbiamo bisogno di un bambino.

 

Oh, quel bambino friggerà.

 

No, papà. No, digli di no.

Un bambino o milioni.

Papà, digli di no!

 

 

My life has had its share of troubles

And now I found a place to go

I’ve said goodbye to all my troubles

cause now I’ve find my place to go

(Bryn Christopher - The Quest)

 

La mia vita ha avuto la sua parte di guai/E adesso ho trovato un posto dove andare

Ho detto addio ai miei guai/Perchè adesso ho trovato un posto dove andare

 

 

- 1

OBLIO

 

Aveva visto tante volte Jack risvegliarsi dalla morte. Lo aveva sentito, contro il proprio corpo, mentre il sangue ricominciava a scorrere, mentre i polmoni cercavano nuovamente ossigeno.

Si era interrogato milioni di volte su quale potesse essere il primo pensiero, quale la prima sensazione. Si era tormentato su cosa Jack ricordasse, se qualcosa in lui cambiasse impercettibilmente, ad ogni resurrezione: un gusto, una percezione, una preferenza.

Si era persino domandato se la fame insaziabile di Jack per le novità e le trasgressioni non nascesse da questo dover sempre tornare, dall'essere sempre impercettibilmente difettosi nella propria consapevolezza.

Cosa sai di te stesso, se ti svegli sempre differente?

Quanto ti fidi di te stesso, se non sai chi sei?

 

Nulla. Jack non aveva mai risposto a nessun quesito.

 

Ma Ianto non avrebbe mai immaginato che tutto si riducesse all'elettricità: ad una assurda consapevolezza di sentire l'energia elettrica percorrere gli arti e uscire dalle labbra, come aria dorata

Eppure così era stato. Aveva sentito il proprio corpo inarcarsi, la bocca dischiudersi come un bacio, in un respiro. E, poi, di colpo.... sveglio.

 

Si era seduto, di scatto: schiena dritta, gambe distese, occhi fissi innanzi.

Vivo.

Ma non lo sono.

Owen! Si afferrò un polso, premendo. No, c'era il battito. Vivo. Non come Owen... come Jack.

 

Si premette le mani sulle tempie, cercando di dominare il panico crescente. Vivo, vivo, vivo... Jack!

Si alzò, cercando di orientarsi. Non Londra, comunicò qualcosa, nel profondo del suo essere.

Non la Terra, disse un'altra voce, in fondo alla mente.

 

Calmati, Ianto, si ammonì, arrivando ad una porta e posando entrambe le mani sulla cornice. Rifletti. Chiuse gli occhi, rinunciando a percorrere il corridoio. E il sogno, quel sogno che lo aveva tormentato per mesi, tornò a fargli visita.

 

“Li chiami comunque sogni?”

“Son sogni, quando incontri qualcuno che ami.”

 

Ianto camminò con calma, costeggiando il pontile. Le mani in tasca, il bavero rialzato, gli occhi persi nei pochi metri di marciapiede necessari a non inciampare. E Jack, nella mente. Jack, Jack, Jack… Sempre Jack.

La cassa toracica si dilatò, senza dargli l’impressione di aver respirato. Alzò lo sguardo e qualcosa attrasse la sua attenzione. Qualcosa. O qualcuno.

“Bel completo.” – disse l’uomo, parandoglisi di fronte.

“Anche il suo, signore.” – rispose automaticamente, fissandolo. Alto come lui, secco, con capelli irriverenti e occhi scuri, brillanti. Li avrebbe fissati in eterno – “Posso aiutarla?”

“Io direi…” – rispose il tizio, con calma, massaggiandosi la guancia – “Proprio di si, si…”

Che tipo. Ianto non sapeva cosa pensare. Quell’uomo, senza attendere risposta e senza fornire spiegazione, non smetteva di fissarlo, come se stesse valutando un’incomprensibile equazione su una lavagna carica di numeri.

 

Sì, Ianto si sentiva un numero e un mistero. Erano quegli occhi a renderlo tale.

 

“Come…” – aggiunse, con lentezza – “…posso aiutarla… signore…”

Well, Ancora non mi è chiaro ma…” – rispose lo sconosciuto con rapidità, senza separare le parole per poi rallentare, sul finale – “Ma puoi di sicuro… Ianto Jones…”

Ok. Il gioco era durato troppo.

“Non amo le lunghe conversazioni. Risponda alla mia domanda, per cortesia.” – comunicò quindi, educatamente, armando il grilletto e mantenendo la canna della pistola a un centimetro dal naso del molestatore. Rapido, un solo gesto per estrarla dalla tasca – “Come posso aiutarla?”

Lo sconosciuto non parve stupirsi. O spaventarsi. Piegò la testa, squadrò l’arma e sorrise.

“Ianto, il capitano Harkness sa che vai in giro con la sua arma preferita?” – chiese, con un mezzo sorriso impertinente – “Sai come è geloso delle sue cose… soprattutto dei suoi giocattoli…”

Ianto si sentì avvampare, senza possibilità di replica. E i passi conosciuti alle sue spalle non sembrarono alleggerire la tensione creatasi.

“Nessuno gioca con i miei giocattoli.” – commentò infatti Jack, raggiungendoli. Incurante, in maglietta bianca e bretelle, come suo solito, sfilò l’arma dalla mano di Ianto senza incontrare resistenza e rifilò un’occhiata ammonitrice all’altro – “Nemmeno tu… Dottore…”

Fece scattare la sicura e infilò la pistola nella cintura, concedendosi una pausa teatrale prima di proseguire.

“Quindi…” – aggiunse poi con il più bel sorriso – “Leva subito i tuoi occhi da Ianto.”

Leva subito i tuoi occhi da Ianto.

Non sapeva se esserne lusingato o offeso.

Un giocattolo? Qualcosa di prezioso? Chi poteva dirlo.

Nulla. E tutto. Come Jack.

Ora, c'era una cabina della polizia, vecchia di cinquant’anni, di un blu omogeneo, in una via appartata. E quel tizio, il “Dottore”, impegnato a cercarne la chiave. Quando la porta si aprì, Ianto ebbe la fuggevole visione di uno spazio troppo vasto, illuminato e caldo.

Poi una voce dura, violenta, fuoricampo.

 

Ostacolami e Ti riempirò la mente di così tanti falsi ricordi che prenderà fuoco.”

 

Spalancò gli occhi, ansimando. Tardis, cercò di dire. Ma la parola gli si bloccò in gola. Dottore... anche questa stentava ad essere formulata.

Una voce lo chiamava.

“Ianto!” - ripetè l'uomo, a metà del corridoio - “Ianto, guardami!”

Ubbidì. E dubitò che qualcuno avesse mai osato non farlo.

“Mi riconosci?” - domandò l'uomo.

Ianto annuì. Dottore. Non riusciva a parlare né a stare in piedi. Cadde sulle ginocchia, respirando troppo rapidamente.

“Io... sono... morto...” - scandì - “… tra le sue braccia.”

 

Ostacolami e Ti riempirò la mente di così tanti falsi ricordi che prenderà fuoco.

 

“E' vero. Sei morto tra le sue braccia.” - ammise il Dottore, avvicinandosi. Ianto vedeva solo le sue scarpe... scarpe da persona che corre - “E mi hai sognato per mesi. Ma Adam non c'entra, non del tutto.”

“Adam... lui ha... fatto cose... alla mia mente...” - batteva i denti, non riusciva a smettere.

“Lo so. Ma questa è realtà. Non incubo, non visione. Tu sei morto, Ianto... e sei tornato. Ti ha aiutato il Tardis.” - spiegò, senza empatia, piegandosi sui talloni - “Guardami.”

Ancora ubbidienza, occhi negli occhi.

“Era inevitabile.” - aggiunse il Dottore, come se Ianto sapesse di cosa stavano parlando - “E, grazie a te, Jack ha salvato il mondo.”

 

***

 

Se gli avessero detto che avrebbe vissuto il giorno successivo alla propria morte, Ianto Jones non sarebbe stato molto colpito. Dopotutto, era stato tutta la vita al servizio di Torchwood, qualche effetto collaterale era da mettersi in conto. Ma questo...

Seduto a terra in un corridoio metallico e asettico, Ianto non riusciva a trovare una spiegazione per la propria morte e, da qualunque punto osservasse la propria esistenza, aveva impressione di poterla sentire scompaginarsi tra le dita.

Morto. Sono morto con Jack. Sono vivo, lontano dalla terra, né spazio né tempo mi appartengono più.

Ho perso Jack. L'ho perso.

Il Dottore non lo aveva soccorso. Gli aveva dato il tempo di calmarsi, seduto per terra, la testa tra le mani. Quando lo aveva visto riprendere colore e rialzarsi, rassettando i vestiti con gesti automatici, gli aveva solo sorriso, indulgente.

Poi si era voltato, incurante.

“Seguimi.” – aveva solo detto, allontanandosi lungo il corridoio, con le mani nelle tasche del cappotto. Ianto, troppo sbalordito per replicare, non aveva immediatamente opposto resistenza.

Ma la sua arrendevolezza era durata poco.

“Ritengo…” – esordì, infatti, poco dopo, obbligandolo a fermarsi – “… che siano necessarie delle presentazioni ufficiali. Soprattutto prima di familiarizzare. Senza offesa, signore.... ma lei è un alieno.”

 

“Da quando sottilizzi in questa maniera nelle tue amicizie?” – domandò Jack, nella sua mente. E la sua voce gli provocò un brivido – “Qualcosa da ridire contro gli uomini alternativi?”

“Sei ancora una primadonna.” - gli rispose, come se fosse presente. E fu incredibilmente rassicurante - “Si parlava di lui, non di te.”

 

Il Dottore, per niente colpito dalla richiesta, tese la mano, senza attendere oltre.

“Ianto Jones, piacere di conoscerti dal vivo. Sono il Dottore. E sono un alieno. Bella deduzione.”

“Sono un tipo perspicace.” – replicò Ianto, ricambiando la stretta – “E, ora che siamo così intimi, gradirei sapere perché sono qui.”

“Intimi…”

“Mi sto sbagliando? Questo non è il massimo dell’intimità che si ottiene con lei?” – gli domandò, a bruciapelo. E il Dottore si voltò di scatto, sbalordito.

Ianto non battè ciglio ma, mentalmente, si prese a calci. Il Dottore era immobile, appoggiato a una parete. Braccia conserte, caviglie incrociate, aria pensierosa e, allo stesso tempo… ironica.

 

Sì, quell’alieno rideva di lui.

 

“Tu non cambi mai…” – mormorò il Dottore, dopo un lungo e interminabile silenzio. E lo disse in maniera quasi affettuosa, con un sentimento che il lui sembrava radicato e antico.

Come se fossimo amici. Amici da tutta un’esistenza.

 

“Seguimi.” - ripetè il Dottore, come se niente fosse assurdo - “Ti spiegherò tutto.”

 

***

 

Tardis. Il Dottore gli aveva spiegato quasi gratuitamente, per il piacere dell’erudizione. Ianto si era limitato ad ascoltare, anche al primo sobbalzo del trabiccolo stellare in decollo. Buona maniere, rassicuranti come binari, quasi balaustre sui baratri dell'assurdo.

Non smetteva di fissare il Dottore e unire i fili della trama a disposizione. Mettere insieme i pezzi, infatti, non è poi così difficile, se sei l’uomo che riordina al Torchwood.

 

Eri... se 'eri' l'uomo che riordina il Torchwood.

 

Non sempre si trattava di tazze e riviste. Fascicoli e file, fotografie e comunicazioni passavano tra le sue mani e… e nessuno si preoccupava che le suddette mani sapessero leggere e valutare.

Il Dottore. L’ultimo Signore del Tempo. Qualcosa che il Torchwood voleva, perennemente indeciso tra l’adorare e il distruggere. Qualcuno per cui fiumi di parole si erano sprecati, in ogni epoca.

Ianto si concesse di appoggiarsi ad uno dei montanti, con un braccio alzato, le dita a tormentare la fronte, riflettendo. Non aveva una buona spiegazione, ottenuta o intuita, con cui dare un senso alla vicenda.

 

Solo Jack, nella sua mente, solo Jack manteneva una calda, nitida consistenza.

 

Respirò ancora e il Dottore, sottecchi, seguì il movimento rotatorio delle dita di Ianto lungo la fronte, fino alla tempia.

“Non precorrere i tempi.” – lo ammonì, spingendo un’altra leva – “Tutto ha una spiegazione e un momento perfetto per svelarsi.”

“Non credo che il fatto mi conforti...” - sospirò Ianto, restando immobile - “Per quanto io ritenga di essere un tipo paziente, signore, questa situazione è... faticosa da sopportare.”

“Davvero? Per quale motivo?”

“Lei cosa dice? Sono morto, ho lasciato Jack in un palazzo in cui stavano morendo tutti, in una situazione ingestibile. E, al posto che aiutarlo... noi vaghiamo. Vaghiamo nello spazio.”

 

Il tasso di mortalita' infantile umana e' 29.158 morti al giorno. Ogni 3 secondi, un bambino muore. La reazione degli umani e' quella di accettarlo e adattarsi.”

Ci stiamo adattando proprio ora. E la faremo diventare una guerra.”

Che la guerra cominci allora.”

Stiamo aspettando una vostra risposta.”

Un'azione è già stata intrapresa.”

Cos' avete fatto?”

 

“Perchè non interviene, signore? La terra ha bisogno del Dottore, in questo momento.”

“Io sono intervenuto. Ma l'ho fatto in un modo che sarà inspiegabile, ancora per molto tempo.”

“Sono un tipo perspicace. Mi spieghi comunque.”

“Non lo farò. È qualcosa che vivrò, che non ho ancora vissuto. Non posso incrociare la mia linea temporale.” - spiegò il Dottore, cercando di ignorare il pensiero del se stesso coinvolto. Ancora troppo nebuloso, il futuro... - “Ho atteso la tua morte e ho provveduto a portarti via.”

“Io non intendo andarmene. Lui ha bisogno di me.”

“Jack non ha più del nostro aiuto.”

“È già finita?”

“E' finita. Oppure non lo è. Siamo lontani, nello spazio e nel tempo. Non possiamo restare vicino alla terra, né tu, né io. Sarebbe un paradosso.”

“Il paradosso non mi riguarda. Là c'è Jack e io non intendo lasciarlo solo. Per cui, Dottore, portami indietro, nel posto in cui devo essere.”

“No, Ianto. Mi spiace. Non è così. Tu sei stato con Jack fino alla fine. Ora sei oltre. Sono tutti oltre. Guarda.”

 

E, premuto un tasto, sullo schermo era apparsa Gwen.

 

C'è una cosa che ho sempre voluto chiedere a Jack, ai vecchi tempi. Volevo sapere di quel suo Dottore. L'uomo che appare dal nulla e salva il mondo. Solo che alcune volte non lo fa...

 

***

 

“E, dimmi, ciò che ha fatto Jack quel giorno,

per salvare il mondo...

lo hai suggerito tu?”

“No, purtroppo. Sei stato tu.”

 

Jack aveva ucciso Steven, suo nipote. Lo aveva fatto consapevolmente, superando ogni forma di limite etico, senza rispetto per la vita, per l'amore e per sua figlia.

Ianto, in silenzio, aveva osservato gli spezzoni video, ascoltato le parole di spiegazione del Dottore.

In piedi, deciso a non cedere, con testa e schiena fieramente eretti, Ianto aveva ascoltato, senza battere ciglio.

Jack aveva ceduto un singolo bambino.

Uno solo... ma uno di troppo.

Non uno tra tanti... un bambino sangue del suo sangue. Aveva ritenuto più semplice portarlo via alla propria figlia che ad una perfetta estranea.

 

Certo. Jack è così. Fa soffrire solo chi ama.

 

E io, pensò Ianto, che ho messo persino sull'avviso gli alieni...

 

Avete abbastanza informazioni su questo pianeta, controllate i vostri archivi. Si chiama Capitano Jack Harkness. Tornate indietro di 150 anni e guardate con chi avete a che fare.”

 

“E' veramente già successo?” - domandò, infine. Pensa, Ianto, nascondi le emozioni - “Non sono in tempo per cambiare le cose?”

“E' irrilevante sapere se è accaduto ieri o accadrà domani. È un punto fisso, nello spazio, nel tempo e, soprattutto, nel destino di Jack. Deve andare così perché... perché lui non è destinato a restare sulla terra.”

Un altro bottone premuto, un altro video.

 

Una collina. Jack, Rhys, Gwen.

 

Ritornerai mai, Jack?”

Per cosa?”

Per me.”

Non è stata colpa tua.”

Penso di si. Steven, Ianto, Owen, Tosh, e Suzie e... tutti loro, a causa mia.”

Ma hai salvato noi.”

E guarda cosa sono diventato. Tuttavia ho vissuto tante altre vite. È ora di trovarne un'altra.”

Loro sono morti. E mi dispiace, ma non puoi semplicemente andare via. Non puoi fuggire.”

Oh si, che posso. Guardami.”

 

“Sei un'illusa, Gwen.” - mormorò Ianto, come se, dallo schermo, la donna potesse udirlo - “Lui non resta per nessuno. E non torna per nessuno.”

 

Lui è un re del cielo. E, in quanto tale...

 

“Non è l'amore a portarmi indietro.

Non è mai l'amore a guidarmi.

Vivo il mio amore per te, ora, qui.

Non chiedermi ciò che non posso darti.

Non farlo mai più.”

 

Di colpo, il ricordo di Jack lo investì, come una marea. Il suo corpo, la sua violenza, il suo modo spietato di amare e far soffrire, confortare e odiare.

Io... non respiro.

 

Ianto si voltò, marciò dritto alla porta del Tardis e la spalancò, senza preoccuparsi di poter precipitare nel vuoto. Il Dottore non lo fermò. Abbassò soltanto gli occhi, tenendo tra le dita un oggetto.

Una polsiera da viaggiatore del tempo.

“Corri, Ianto Jones...” - sussurrò - “Corri.”

 

Questa è l'ultima volta che ti sarà concesso fuggire.

 

***

 

Una scogliera. Distese e distese di sabbia, fino all'orizzonte. E il mare, azzurro, come unico confine.

Il Dottore lo raggiunse e gli si sedette a fianco. Ianto fissava l'acqua, respirando a malapena il profumo impalpabile della rena.

“I tuoi incubi. Ne hai sempre avuti.” - disse, fissando a sua volta il mare - “E' così che ho cercato di mettermi in contatto con te. Ma la tua mente è forte, rifiutava le mie intrusioni.”

“Sogni.”

“Come?”

“Erano sogni. Belli, o brutti. Ma c'era Jack, quindi... erano sogni.”

“Sì, lo so. C'era Jack. Non volevo violare la tua privacy ma non ho impiegato molto a capire quali fossero i sogni in cui era più facile penetrare.”

“Non mi sorprende.” - replicò Ianto. Il mare lo calmava, lo distaccava dalle proprie emozioni, gli permetteva di parlare, finalmente - “Davanti a Jack non ho mai avuto difese.”

 

Amore. Morte. Gioia. Dolore. C'era Jack in ogni singola emozione.

 

“Il nostro contatto telepatico si è potenziato alcuni mesi fa.” - aggiunse il Dottore - “Un parassita alieno, Adam, così si faceva chiamare, ha manipolato le vostre esistenze per inserirvisi in maniera plausibile. Ve ne siete accorti e lo avete neutralizzato, se non che...”

 

Si interruppe. Se non che, così ha dato a me l'occasione di comprendere il valore della tua esistenza.

 

“Se non che...” - riprese, poco dopo, con calma - “Da una porta aperta si può passare... in entrambe le direzioni...”

 

Da una porta aperta si può passare in entrambe le direzioni.

 

Non era una spiegazione facilmente seguibile. Ma Ianto si impose di attendere altre parole.

 

“Jack ha fatto fare corto circuito ai vostri cervelli per isolare il virus. Ma tu hai opposto resistenza. E sei stato male.”

“Davvero?”

“Lo sai come è andata. E sai anche di ricordare...”

 

Ostacolami e Ti riempirò la mente di così tanti falsi ricordi che prenderà fuoco.

 

Incontrare Lisa e innamorarmi di lei. Non mi sono mai sentito così vivo.

 

Venire qui mi ha dato un nuovo significato. Te.

 

“Forse.” - rabbrividì Ianto. Forse.

“La mia parte in questa storia inizia in quel momento perché, a causa di questo incidente, ho capito chi tu fossi.” - ammise il Dottore, grave - “Ciò che vi è accaduto è estremamente pericoloso. La mente umana è complessa e delicata, non si dovrebbe mai giocarci in questa maniera. Jack ha scacciato il parassita, ma il suo trucco non era abbastanza da recidere la nostra connessione ristabilita... soprattutto tenendo conto delle informazioni.”

“Informazioni.” - ripetè Ianto, quasi sovrappensiero. E il Dottore si voltò, fissandolo.

“Si, Ianto, informazioni. Adam non si è limitato a distorcere i tuoi ricordi... lottando, ha dovuto necessariamente lasciare delle informazioni.” - ripetè – “E io credo che tu sappia di cosa io stia parlando.”

“Forse.” - rispose, aprendo uno spiraglio sulla propria consapevolezza - “Sì, penso di sì... so di cosa sta parlando.”

“Bene.” - il Dottore annuì. Nulla sembrava scalfirlo, nemmeno al peggiore delle certezze - “In tal caso, riusciremo a capirci. Perchè credo che tu, al momento, abbia qualcosa che mi appartiene.”

 

Lo sai, Ianto. Lo sai che sta strisciando nella tua mente. Tu puoi sentirla....

 

Ianto si voltò, studiandolo.

“Ah, certo.” - sussurrò, infatti, sprofondando negli abissi neri delle certezze inconsce, senza rendersi conto di parlare - “Non si può intervenire sulla mente di un Signore del Tempo senza lasciare un segno. È l'universo stesso a frapporsi. Sbaglio?”

“No, assolutamente.” - confermò il Dottore. Ianto iniziava a capire. Inevitabile - “Come sei giunto a questa conclusione?”

“Il parassita ha manipolato anche la tua mente o, almeno, ha provato a farlo..” - spiegò Ianto, con lentezza. Era come se mille cavilli si disponessero con un ordine, senza interruzioni o deviazioni - “Ma troppe informazioni possono confondere... e l'alieno non l'aveva considerato quando ha cercato di impiantarsi qui dentro...”

“Esatto.” - annuì. Le parole di Ianto erano una conferma, un'ennesima conferma - “Io l'ho respinto e il Tardis ha fatto altrettanto. E, così, è arrivato a voi, attraverso il tempo, passando dalla frattura. Cercava un'altra fonte di potere, qualcosa che contenesse tempo e spazio... Jack. E ha trovato te.”

 

***

 

Ianto non commentò. Nessuna sorpresa, dopotutto: Jack era ciò che era proprio a causa del Dottore, non c'era niente di particolare nel dedurre come Adam, abbandonando il Tardis, lo avesse riconosciuto come una paradossale fonte di energia.

Un punto fermo nel tempo e nello spazio... forte quanto un corpo in movimento nel tempo e nello spazio.

 

Ma, si chiese Ianto, perché avrebbe dovuto volere me?

 

Si fissarono. Il Dottore di Jack, eccolo, al suo meglio. Non poteva essere diverso. E, da dietro gli occhiali, aveva uno sguardo penetrante e, da certe angolazioni, spietato.

L'uomo a cui tutti dicono sì...

 

Tutti tranne me. Io rispondo solo a Jack.

 

“E' tutto troppo...” - commentò, tornando a fissare il mare - “... lontano da ciò che sono. Non ha senso.”

 

Mi chiamo Ianto Jones.

Sono un uomo del Torchwood. Non credo nella normalità, non credo nella ragione.

Ho mentito tutta la mia vita, ho ucciso, ho avuto un unico grande amore.

 

Ieri sono morto.

E oggi sono vivo.

 

“Senza Jack. E l'assenza di Jack non è altro che oblio.” - mormorò, seguendo i propri pensieri.

Il Dottore alzò gli occhi verso di lui. Di nuovo quell'espressione, di nuovo quell'occhiata enigmatica che Ianto si sentì in dovere di ricambiare.

“Quello che ho appena detto ha un senso per te?” - domandò, studiandolo.

“Sì, mio Ianto. Ne ha.”

 

Mio... mio Ianto.

 

“Solo Jack può chiamarmi in questo modo.”

“Hai ragione. È stato sbagliato, da parte mia. Istintivo. Tu sei davvero suo.” - disse il Dottore - “Suo e del potere che lo ha riportato in vita.”

“Il Vortice del tempo...” - sussurrò, come se non esistesse altra risposta. Eppure, se si fosse soffermato a riflettere, avrebbe compreso di non averlo mai sentito nominare.

 

Informazioni. Informazioni lasciate da Adam, lo calmò una voce, in fondo alla mente.

Sembrava la voce del mare.

 

“I ricordi sono la genetica del tempo, riconoscono la fonte da cui provengono. Con Adam hai riavuto ciò che hai perso, almeno in parte.”

“Ciò che ho perso...” - ma cosa? Cosa ho perso? Eppure, la sua voce stava dicendo altro - “Non importa. È passato troppo tempo.”

“Oh, sì, importa.” - lo contraddisse il Dottore, fissando oltre. Oltre lo spazio, oltre il tempo stesso, oltre le parole di Ianto - “Ma non ora. Ora è giusto che tu comprenda cosa è successo ieri.”

 

***

 

“Da qualche parte nell'universo, la terra sta vivendo il quinto giorno di battaglia. Tu, sei morto ieri e oggi... oggi Jack farà ciò che sai.”

 

Jack.... il Dottore aveva un modo particolare di pronunciare il suo nome. Come se, all'interno, vibrasse un dolore sordo, indescrivibile.

Non vuoi fargli del male, considerò Ianto. Tieni a lui, quanto lui tiene a te. Daresti la tua vita per Jack? Lo faresti realmente? Penso di sì ma... ma non lo farai oggi.

 

Non oggi.

 

“Oggi, Jack è destinato a macchiarsi del peggior delitto della sua vita. Darei di tutto perché così non fosse ma... ma così deve essere. È un punto fisso nell'universo e, come ogni momento cruciale, per realizzarsi deve avere una buona motivazione. Tu, Ianto. Con la tua morte.”

“No.” - rispose, deciso. Se deve accadere oggi, siamo ancora in tempo per evitarlo - “ Non intendo, io non... non mi importa di morire, ma io non farò a Jack ciò che mi stai chiedendo di fare.”

“Lo hai già fatto, Ianto. Jack è destinato a cose che non non mi è permesso raccontarti ed è oggi che si decide la sua grandezza. Tu vivi ed esisti perché lui abbia la forza di fare ciò che occorre.”

 

Vivo ed esisto... Ianto abbassò la testa, concedendosi un sorriso. Io sono una parentesi nella vita di jack, così piccola e così dolorosa che...

 

“E tu? Davvero non sei in grado di intervenire?”

“E' scritto che, con questo volto, io non possa intervenire. Ma, in un domani, porterò la mia parte di peso per ciò che è accaduto. Soffrirò, quanto soffri tu oggi. Hai la mia parola.”

“Non mi importa. Non mi importa di nulla, se non di Jack. E oggi...”

“Oggi, per la disperazione di aver perso te, salverà il mondo, sacrificando la cosa più preziosa che possiede.” - mormorò il Dottore, interrompendolo. Era come se sussurrasse nel suo orecchio - “Espiazione. Redenzione. In lui è forte, non credi?”

 

Non hai lottato, quando ti ho seppellito. È stato come se lo accettassi...”

Era la mia penitenza.”

 

“È così. Lui vorrà la redenzione. Ed andrà così lontano, così in alto, per ottenerla... ma tutto inizia con il tuo amore, con l'amore che prova per te. Solo perdendoti, avrà la forza per fare ciò che occorre.”

 

I tempi verbali cambiavano, fluidi, nelle sue parole. È accaduto, accadrà, così è, così sarà... Ianto si adattava al confondersi del tempo, senza che questo mutasse la sostanza.

 

Jack mi amava. E io sono stato la sua rovina.

Potevo salvarlo e... l'ho condannato.

Ho spinto Jack tra le braccia del destino, di quel ventunesimo secolo che tanto lo atterriva.

 

Qualcosa si muove nel buio e sta venendo, Jack Harkness... sta venendo da te.

 

Sono io quel qualcosa.

Alla fine, ho mantenuto la mia promessa.

 

Un giorno avrò la possibilità di salvarti. E ti guarderò soffrire e morire.

 

“Io non voglio essere il lupo cattivo.” - replicò, in un sussurro.

 

Il mare sembrò incresparsi, divenire grigio, violento.

Ma il Dottore non si fece confondere.

 

Non era il mare, a rabbrividire... era l'universo.

 

***

 

“Io non voglio essere il lupo cattivo.”

“Lo so.”

“Non voglio.”

 

“Ma lo sei. Ianto, ascoltami... davvero non sai cosa sei?”

 

“Non cosa, chi. Io sono un uomo. Ianto Jones nato a... figlio di... mia sorella. Mia sorella...”

“Si, Ianto. Hai una sorella. Ma non sai il suo nome. Hai un padre, anche... ma chi era?”

“Era un sarto, un sarto famoso, io ho imp... no, sto mentendo. Io ho creato queste menzogne perché lui... lui...”

“Sì, stai mentendo. L'hai ripetuto, giorno dopo giorno, illudendoti che fosse la realtà. E tua sorella... la mente umana è semplice da manipolare, accetta di vedere cose in posti dove non vi è nulla. È bastato un attimo, per strada, perché lei si convincesse di essere tua sorella. Le vostre vite si sono strofinate l'una con l'altra ma... tu lo sai che nulla è mai stato vero. Lei non ha mai avuto un fratello.”

“No, io non posso. Adam...”

“Adam... Adam non è giunto nella tua vita per caso, te l'ho detto. Hai sofferto delle sue manipolazioni perché non ti erano estranee, perché sapevi cosa fossero e come funzionassero. Ora ricordi?”

 

“No.” - si era alzato, avanzando verso il mare. I suoi capelli erano più lunghi, più scuri.

 

Menti. Stai ricordando, considerò il Dottore, studiando i primi cambiamenti della sua fisionomia. Solo ricordando puoi avere il potere di farlo.

 

“Tu non appartieni a questo mondo, amico mio. Tu sei qui, perché qui ha deciso di portarti il Tardis. Tutto, in te, si riconduce a Jack. Ma tu ed io sappiamo dove è iniziato il tuo viaggio.” - rispose, alzandosi a propria volta - “Sii coerente con te stesso, Ianto, non opporre resistenza. Hai mentito tutta la vita sapendo di farlo ed hai avuto un'unica verità: amore. L'amore è parte di te, in ogni sua sfumatura.”

 

“Credi che esista qualcosa di più forte dello spazio e del tempo?”

“L'amore. E, qualunque sia la scelta, qualunque il destino...

io seguirò sempre il mio amore.”

 

“Hai scelto persino il tuo nome. Dio è misericordioso. Ma che cosa è la misericordia? È qualcosa che viene dal cuore, è comprensione sottile... è un'arma. Ti sei plasmato attorno alla certezza di quale fosse il tuo destino, hai creato ad arte tutto ciò che poteva servirti per raggiungere Jack, spingerlo, forgiarlo. Come un dio. Tu sei il dio dietro al re del cielo.”

Ianto si era voltato, le spalle al mare. Era più alto, i capelli più scuri ma gli occhi... gli occhi erano ancora quelli torbidi e, al tempo stesso, quelli puri che Jack aveva amato.

Davanti a lui, Ianto sembrò acquisire consapevolezza, guardarsi le mani, le dita che divenivano diverse, meno sottili, meno languide.

“Stai cambiando.” - spiegò, fissando con aria rapita quella mutazione. Figlio ibrido del tempo - “Presto rivedrai Jack, perché sei destinato a ciò, sei nato per inseguirlo, fino alla fine. Ma Jack non è destinato a riavere Ianto Jones.”

“Io sono Ianto...”

“Sei Ianto perché così definisci te stesso ma... ma non per Jack. Ianto è morto, tra le sue braccia.” - alzò la testa, osservando il mare - “Sai dove siamo? Questo posto si chiama Boeshane Peninsula. Jack è nato qui, nel cinquantunesimo secolo. Non è ancora nato ma, per noi, è come se lo fosse. Tutto è iniziato qui, con la scomparsa di Grey, il primo essere per cui Jack si sia sentito in colpa. Se ne è andato, a caccia di espiazione, ma non è mai stato in grado di dimenticare. E il giorno in cui è morto, il Vortice del Tempo si è aggrappato a questo ricordo per farlo tornare indietro. La memoria di un attimo indispensabile.”

 

“Questo, il prezzo pagato da Jack per la sua immortalità: ricordi.”

 

La memoria è un meccanismo delicato, inserirsi significa togliere qualcos'altro...

 

“I ricordi sono la genetica del tempo...” - ripetè Ianto - “...riconoscono la fonte da cui provengono. Mi hai portato qui perché io ricordi, vero? Io ricordi al posto di Jack.”

“Sì. Tu sei nato in quell'attimo, Ianto. Nell'attimo in cui Rose ha liberato il Vortice e portato la vita... tu sei stato creato.”

 

***

 

Nessuna reazione. Si fissavano, immobili.

L'aria, satura di profumo, li avvolgeva, come se fosse densa.

Non respiro, pensò Ianto. Ma anche la necessità di ossigeno, forse, è un'illusione.

 

Si fissò le mani, ancora una volta. I palmi erano più larghi, le nocche più nodose. I vestiti, fino a un attimo prima su misura, ora gli stringevano il torace.

Si fosse specchiato, si sarebbe riconosciuto?

 

“Il tempo non procede con ordine, dentro al Tardis. Ieri, oggi, domani... le linee si incrociano ed è come...”

“Come una linea disegnata su un foglio di carta appallottolato.” - lo interruppe, ripensando a Jack, alle sue parole, alle parole di quella sera.

 

La sera in cui mi sono arreso definitivamente.

 

“E' esatto. Come un foglio appallottolato.” - confermò il Dottore - “Questo è il modo in cui vivono coloro che provengono dal Tardis. Jack è questo, l'anomalia scaturita dal caos. Per lui il tempo non passa, per te è la stessa cosa. Ianto Jones è stato solo il primo dei ruoli che coprirai nella sua vita. E sarà una vita lunga, fatta di amore, in cui né tempo né spazio saranno rilevanti. Solo amore... e non sarà mai solo.”

 

Attraverserai la sua vita, visto, amato, dimenticato, nascosto. Non farai altro che essere con lui, dentro alle persone che ama, dentro i suoi nemici, ad obbligarlo a levare la pistola, a permettergli di posare la testa e riposare.

 

“Sono immortale?”

“Forse più ancora di Jack, ma è lui ad alimentarti. La prima volta che sei rinato... è stato in un suo bacio.”

Ianto abbassò lo sguardo, riflettendo.

“Jack mi ha tirato fuori dall'acqua... mentre combattevamo con Lisa. E mi ha … baciato.”

 

Baciato. Un bacio. Un flash, un ricordo, la certezza.

In quell'attimo ho capito che non lo avrei mai più lasciato.

 

“Tu sei la risposta, Ianto. Dall'immortalità del tuo amore si alimenterà la lunga vita di Jack. E tu saprai sempre cosa fare per condurlo al suo destino.”

 

***

 

“E Lisa?” - ritorse Ianto, opponendo ancora resistenza - “Io la amavo.”

Il Dottore esitò. E l'esitazione fu il suo sbaglio. Ianto, come una lama, come quella spada che i terrestri chiamavano Misericordia, penetrò deciso in lui.

“Io ero al Torchwood 1, con Lisa.” - insistette - “L'ho vissuto, non sapevo nemmeno di Jack, non esisteva nulla se non...” - si bloccò.

 

Ecco il velo che cade, pensò il Dottore.

Il tempo e lo spazio si lacerano, innanzi all'amore.

 

Quando Ianto lo fissò negli occhi, comprese, senza scampo, di essere finito.

Fine delle bugie.

Fine delle spiegazioni.

 

“Rose.” - disse Ianto - “Rose è stato un altro punto fisso.”

 

Io ero lì perché lì dovevo essere. Io ero lì perché, quel giorno, tu l'hai persa.

Io non provengo dal Vortice del Tempo.

Il tempo non genera amore, è l'amore a vivere nel tempo.

Io provengo da te. E da lei.

 

Io sono nato da un bacio. Un bacio perso nel tempo. E non ho mai smesso di desiderarne un altro.

 

***

 

“Il giorno in cui Jack fu ucciso dai Daleks e riportato indietro, Rose domò il Vortice del Tempo. Era disposta a morire per te. Il tuo amore era l'unico modo per salvarla, perché il Vortice la lasciasse vivere. E tu hai dato la tua vita.”

 

Hai dato la tua vita e da quel bacio... da quel singolo atto d'amore... io.

 

“Vai avanti.” - sospirò il Dottore. Nessun motivo per nascondersi, ormai.

 

Affonda, Ianto. Fino in fondo.

 

“Quando, al Torchwood 1, l'hai vista volare dall'altra parte del muro, dall'altra parte del velo ed hai capito di averla persa... il tuo dolore mi ha dato una vita.”

 

Tutto inizia da Lisa perché è stato l'attimo del mio primo respiro, del tuo sconfinato dolore.

Non mi ero mai sentito vivo prima.

 

“Io l'amavo.” - ripose, semplicemente il Dottore, come se potesse sentire i suoi pensieri - “Avrei dato ogni cosa per Rose.”

 

Ho spento un sole per dirle addio.

Ma, certi giorni, vorrei spegnere l'universo per riuscire a dimenticarla.

 

Jack è stato l'atto d'amore di Rose. Ianto, la conseguenza del mio.

 

Rose aprì il cuore del Tardis e ne assorbì il vortice del tempo. Nessuno dovrebbe avere tanto potere, se lo avesse un signore del tempo sarebbe un dio... un dio vendicativo. Ma Rose... Rose era umana.”

 

E tu, Ianto, inevitabilmente... un dio misericordioso.

 

***

 

Ianto Jones era immobile, lo sguardo perso. Ma, dentro ai suoi occhi, nulla era oscuro. Il Dottore, fissandone le profondità chiare, ebbe l'impressione di vedere le nubi fuggire, la luce tornare.

Ianto sapeva. La confusione ed i sotterfugi di Adam non erano più abbastanza per negargli consapevolezza.

Ora, Ianto sapeva di non essere umano ma di essere figlio delle emozioni più forti che la Terra avesse mai generato.

“Sei un lupo cattivo, Ianto. Un lupo travestito da pecora in un universo incomprensibile, un atto d'amore mascherato di violenza.” - spiegò, posandogli una mano sul viso, guardandolo dritto negli occhi - “Il dolore sarà parte di te, perché è parte della consapevolezza che mi appartiene. Una volta ho detto a Jack che sarebbe stato felice solo con se stesso... ma sbagliavo. Sbagliavo, perché tu esisti.”

Gli sorrise, con affetto. E Ianto, posò la propria mano sulla sua.

 

***

 

Il Dottore, senza attendere oltre, gli porse una polsiera.

“E' tua. È ora che io te la restituisca.”

Ianto la prese, osservandola. All'interno, incise nel cuoio, due iniziali.

 

JH. Jack Harkness? no...

 

“La polsiera di John Hart. Non è mia.” - mormorò. Io l'ho ucciso, spedito tra le stelle, senza pietà...

“Le coordinate erano quelle del Tardis. Ho raccolto il corpo.” - spiegò il Dottore - “Le hai inserite tu. Ed è tua, Ianto...”

“Io l'ho ucciso.”

“Forse, Ianto... è ora che tu ammetta con te stesso di esserti ucciso. Tu sei John Hart.”

 

***

 

No. Non lo sono. Non posso esserlo.

 

“John, nel bene e nel male, ha amato Jack. È stato al posto giusto nel momento giusto, persino per farsi uccidere da te. Se ti conosco abbastanza, nei panni di John, hai scelto come farti sparare e ti sei difeso dal paradosso di essere due volte nello stesso spazio e tempo. JH... non è un caso che 'lui' abbia le iniziali di Jack. È un trucco che continuerai a usare.”

 

Ianto scoppiò a ridere.

 

“Sono un vero mago dell'inganno!” - esclamò. Lupo e pecora... Io e John - “Ma questo è davvero troppo!”

 

“Rispondi solo ad una domanda. Che cosa ha significato per te?”

 

“Jack. Jack è il significato della mia vita.” - la voce gli morì in gola. La consapevolezza della risposta fu come una condanna finale.

 

Ha ragione. Per Jack farei qualsiasi cosa.

Qualsiasi cosa, si ripetè, stringendo la polsiera nella mano.

Io... e John. John sapeva... io sapevo, nei panni di John.

 

“Andiamo! Sono stato tra i buoni, alla fine!

E ti prego di tener presente che abbiamo ritrovato Jack per merito mio.”

“Infatti ti ucciderò in maniera rapida, contento?”

“Sì, lo faresti. Ianto...”

 

“Cosa accadrà ora?”

“Davvero non lo sai?”

 

Siamo uno scherzo cosmico, occhi dolci, un ammasso di chimica ed evoluzione. La vita, il sesso coprono il fatto che niente significa niente. Per ciò corri, Ianto Jones. Corri.”

 

Correrò.

Perchè Jack è da qualche parte, nell'universo. Ed io, ho promesso.

Con lui, fino alla fine.

 

***

 

Tre soli stavano tramontando, sopra il velo dell'acqua.

In piedi, con le mani in tasca, Ianto e il Dottore non erano poi così diversi uno dall'altro.

 

E presto si sarebbero salutati.

 

“Un signore del Tempo ha due cuori.” - commentò Ianto, fissando il mare e le stelle che sembravano inabissarsi - “Jack ed io... uno a testa.”

“Sì, molto poetico.” - ribattè il Dottore, mantenendo un certo sarcasmo - “Ma io preferisco dire che i guanti non sempre restano spaiati.”

“Indubbiamente più adatto.” - ammise Ianto, ridacchiando, indossando la polsiera. Digitò una password e impostò le coordinate che sentiva rimbalzare in mente.

“Sai già dove andrai?”

“Sì, lo so.” - rispose, sicuro. Piegò la testa verso di lui, sorridendo, accattivante - “Ora, a dirla tutta, so molte cose. E ce ne sono parecchie che non vedo ora di fare.”

 

“Più in alto, Ianto. Non limitare te stesso.

Il mondo, amore mio, mio Ianto, è qualcosa che sta in una mano.

Ognuno di noi ne è responsabile,

ognuno di noi può stringerlo e sbriciolarlo,

oppure elevarlo fino alla luce.

Stupisciti innanzi a tutto ciò che ti circonda, ogni volta che puoi.”

 

“Non ne dubito.” - sospirò il Dottore, ricambiando il sorriso. Adam, come un fiume, aveva trascinato molto, dalla mente di uno a quella dell'altro. Ma quanto? - “Ianto, ricorda... anche se non ti riconoscerà... lui saprà comunque chi sei.”

 

Sembrerà odio, indifferenza, tortura, rabbia, sesso... Sarà un amore sempre diverso, un amore che nasce e muore, nasce e muore... ma sarà sempre amore.

 

“Lo so.” - replicò, in un soffio, Ianto. Jack, Jack che lo amava eppure lo feriva.. jack, che avrebbe barattato il mondo per un suo bacio, ancora - “E' ora che vada. Il Capitano Harkness ha bisogno una spintarella per arrivare puntuale all'appuntamento con il destino. Il più importante della sua vita.”

 

Rose lo aspetta, sospesa nel vuoto su Londra.

 

“Non mi resta che augurarti buona fortuna...”

“Ci rivedremo?”

“Io ti ho già visto molte volte.” - ritorse il Dottore, tendendogli la mano - “E la risposta sarebbe uno spoiler, per cui...”

“Non aggiungere altro.” - replicò Ianto, stando al gioco. Era diverso, ormai, come se la consapevolezza del destino avesse portato a galla la forza interiore che aveva sempre negato di avere. Avrebbe voluto dire 'a presto' ma, tra loro, sarebbe stata una frase senza senso - “Ci vediamo... in giro. Prima o dopo.”

 

Mosse tre passi a ritroso, accennando un piccolo inchino.

 

“Signore...” - padre...

“Ianto...” - salutò il Dottore, con lo stesso cenno. Ianto, con il nuovo volto, sorrideva, nel voltargli le spalle e allontanarsi.

 

Mio Ianto. Mio, in un modo che non saprò mai definire.

 

Ed ora, andiamo, pensò Ianto, svanendo.

Perché qualcuno mi ha detto che, stasera, gli angeli balleranno al Ritz.

 

***

 

1941

 

Jack e Tosh stavano provocando confusione in pista. Ianto seguì la scena, attendendo il momento opportuno per intervenire. Restò in attesa, quasi in contemplazione.

 

Jack. Bello, sorridente... doloroso come il destino. L'amore che si sussurra soltanto ai quattro venti, tanto se ne teme la potenza. Il re dei cielo, il dolore irrimediabile, che scarnifica, che non perdona e che mantiene vivi.

 

“Il destino, Ianto, è il più grande alleato e, allo stesso tempo,

il nemico più onorevole che potremo mai avere.

È il nostro giocatore, il nostro sfidante....

ed è da sciocchi giocare a carte

ignorando di stare seduti al suo tavolo...

tienilo sempre a mente.”

 

Terrò a mente ogni cosa, Jack. Sono Ianto, dopotutto e non ne avrai mai più un altro.

Si diviene lupi quando si perde l'innocenza, dopotutto.

 

Due cuori. Ma non un 'noi due', mai.

Non importa con che volto, non importa con che sguardo... saremo insieme, sempre, nel bene e nel male, nel giusto e nello sbagliato. Insieme.

 

Jack. Per sempre Jack. Ed io... per sempre tuo.

 

Attese, con pazienza. E, quando fu il momento, tese la mano a Jack, presentando il nuovo se stesso.

 

“Capitano Jack Harkness. 133° squadrone.” - disse.

 

E fu di nuovo, ancora, amore.

 

What I’m gonna live for

What I’m gonna die for

Who you gonna fight for

I can’t answer that

(Bryn Christopher - The Quest)

 

Per che cosa vivrò/Per che cosa morirò/Per chi combatterai/Non so rispondere

 

 

 

I-nnocenza A-more N-egazione T-ormento O-blio

 

 

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