Save me.

di Weareallmad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Helping each other. ***
Capitolo 3: *** Five people from nowhere. ***
Capitolo 4: *** Happy Birthday. ***
Capitolo 5: *** Jealousy. ***
Capitolo 6: *** The cure. ***
Capitolo 7: *** Please don't deprive me of your smile. ***
Capitolo 8: *** I will fix it. ***
Capitolo 9: *** Hold me tight. ***
Capitolo 10: *** Hic et nunc. ***
Capitolo 11: *** I just want to hear your voice. ***
Capitolo 12: *** Are you fine? ***
Capitolo 13: *** Someone from the past. ***
Capitolo 14: *** I really care about you. ***
Capitolo 15: *** I'm crazy about you. ***
Capitolo 16: *** Moments. ***
Capitolo 17: *** Don't let me go. ***
Capitolo 18: *** Don't get angry with me. ***
Capitolo 19: *** Tell me what to do. ***
Capitolo 20: *** I promise. ***
Capitolo 21: *** Blackout. ***
Capitolo 22: *** Lies. ***
Capitolo 23: *** Who are you? ***
Capitolo 24: *** I'm still here. ***
Capitolo 25: *** Why do you love me? ***
Capitolo 26: *** Next to me. ***
Capitolo 27: *** Too far away. ***
Capitolo 28: *** Your voice, my tears. ***
Capitolo 29: *** You're here, that's why. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Il ragazzo mi guarda senza sorridere. Poi, continuando a rimproverare il suo amico con gli occhi, si dirige pigramente verso di me. Io aggrotto la fronte e guardo Lauren, cominciando a capire. 
-Sono Harry - dice lui, ma non è affatto cordiale. Non gli stringo la mano, e gli comunico burbera il mio nome, sprofondando le mani nelle tasche della mia felpa. Lauren e Michael si allontanano per chiacchierare, e il tipo sbuffa. Ha dei capelli ricci che gli incorniciano il viso da bambino, avrà diciott'anni, diciannove al massimo.
-Senti, mi dispiace tanto di essere.. una delusione. Deve aver organizzato tutto quell'idiota di mio cugino, ma io non.. Che c'è? - si interrompe quando si accorge dei miei occhi sbarrati. Scoppio a ridere a crepapelle, tanto che Lauren da lontano si volta incuriosita.
-Che cosa? - esclamo -credi.. Credi che io sia qui per una specie di appuntamento combinato?!
Lui fa un mezzo sorriso, un misto tra ammirazione e sgomento.
-Non avevo idea che ci fosse qualcun altro! Mi sono venuti a prelevare a casa e mi hanno trascinata qui!
A quel punto ride anche lui, ma non so perché la sua risata mi da tristezza. 
-Scusami - dice, e mi accorgo che ha un leggero, adorabile accento inglese - è probabilmente un incontro combinato..
-È sicuramente un incontro combinato - lo correggo ridendo. Guardiamo entrambi i nostri amici, ma sono troppo presi da un abbraccio. Vado ad appoggiarmi al muro di pietra, e Harry mi passa quella che sembrerebbe la bottiglia di una birra, stappandola. Bevo un sorso.
-È.. Coca cola? - dico, un po' sorpresa, un po' per evitare silenzi imbarazzanti. 
-Che ti aspettavi, un Pinot?
Scoppio a ridere di nuovo. Adesso che abbiamo chiarito il malinteso che ci ha portati ad uscire insieme questa sera siamo tutti e due più socievoli, e devo dire che é bello parlare con qualcuno che non sa niente di te, qualcuno che non ti guarda assicurandosi che non stai per crollare. Il viso del ragazzo viene illuminato dai fari di un auto, e io rimango a fissarlo. Sorride a disagio.
-Che c'è?
-È che, beh - farfuglio, - fino a qualche tempo fa pensavo di avere degli occhi particolarmente belli, ma continuo ad incontrare gente che mi batte alla grande..
Lui ride, di nuovo la risata che sembra triste.
-Se questo è un complimento, è il più strano che mi abbiano fatto - dice ironico. 
-E hai anche un fastidioso ma dolce accento inglese.
-Oh, mi farai arrossire - risponde prontamente, imitando teatralmente la posa di un modello. Io scoppio a ridere, di nuovo. È incredibile, conosco questo ragazzo da dieci, forse quindici minuti e sento che non mi sembrava di essere così me stessa da secoli. Non so da dove sia stato mandato quest'angelo riccio, ma è bravo nel suo compito.
-Sono di Londra, però vivo a Long Island.
-A New York? Stai scherzando - gli dico, e fa cenno di no con la testa.
-È dove vorrei andare al college - gli spiego, - sei di Londra ma vivi a Long Island. Che ci fai a Portland?
-Sono qui da mio cugino per il prossimo mese. I miei stanno traslocando, e io ne ho approfittato - dice. 
Oh. Una data di scadenza, penso. Peccato. 
-New York è meravigliosa. È il mio sogno da sempre - gli dico per fare conversazione. Abbiamo cominciato a muoverci, e da quello che ho capito andiamo a vedere una specie di mini concerto a Jamison Square. 
-Si, è bellissima, ma a volte sento di voler tornare a Londra. 
Prima che io possa chiedergli il perché squilla il suo cellulare.
-Si? Dimmi - dice. Dal tono di voce credo stia parlando con suo fratello, o con un amico stretto.
-Si, chiedigli scusa, ha ragione.. Ma adesso non posso parlare. Okay? A domani, Lou. 
Attacca il telefono e mi sorride appena.
-Scusa. Sono i miei migliori amici. Mi chiamano tutti i giorni, da quando sono qui - mi spiega.
-Non dovevi attaccare - gli dico, più per cortesia che per altro.
Lui mi studia aggrottando le sopracciglia.
-Si, invece - risponde serio. Io porto la bottiglia alla bocca e continuo a camminare, guardando davanti a me. 







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Capitolo 2
*** Helping each other. ***


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-Aspetta, Michael, la mia strada è un senso unico, non puoi passare per di qua. Tranquilli, vado a piedi, sono cento metri - dico, scendendo dall'auto. Harry scende assieme a me, e mi volto a guardarlo.
-È l'una di notte. - spiega, senza battere ciglio, e aspetta che saluti la mia amica. 
-Ci sentiamo domani - le dico, sorridendo. Prendo la borsa e mi lascio accompagnare, zampettando sul marciapiede illuminato dai lampioni. Con la coda dell'occhio noto che sta guardando in alto. Ha le mani nelle tasche, ma non guarda a terra. Guarda il cielo. -Ora come torni indietro? È l'una di notte - lo prendo in giro. Sospira un sorriso, e mi osserva con gli occhi celesti. 
-Mi rapiranno e mi stupreranno, e sarà tutta colpa tua - dice, simulando teatralmente una faccia terrorizzata. 
-Hai insistito tu.
-Lo so - ribatte, di colpo di nuovo serio. Apro il cancello e mi giro per salutarlo. 
-Ci si vede in giro? - dice. Non ha nessuna intenzione di chiedermi di uscire, di chiedermi il numero. Eppure è stata una bella serata, mi sembrava.. Ma non mi offendo. Credo che, in tutto ciò, i sorrisi che cerca di fingere c'entrino molto.
-Si. Magari ci incastrano in un altro appuntamento combinato - scherzo. Si mette a ridere.
-Buonanotte, Elise.
Mi chiudo il cancello alle spalle, e lui sparisce di nuovo nel buio.
 
                                                                ***
 
-Elise! - sento, ma probabilmente è un sogno. -ELISE!! 
No, non è un sogno. È la mia migliore amica che mi scuote per farmi svegliare. Mugolo, e lei sospira. 
-Sono le dieci, hai intenzione di dormire tutto il giorno?
Faccio un verso di consenso e lei sospira di nuovo, anche se la sento sorridere. 
-Chi ti ha fatto entrare? - protesto, farfugliando contro il cuscino.
-Tua sorella. Dovresti dirle di non aprire agli sconosciuti - blatera, e si alza dal mio letto per andare ad aprire la tenda.
-Dovrei dirle di non far entrare te - ribatto, coprendomi la testa con la coperta color ocra.
-Dai, che oggi ti porto al mare - promette. Mi trascino in bagno, mi spoglio e mi infilo sotto la doccia, mentre Lauren continua a parlare senza sosta. Quando esco mi avvolgo in un asciugamano e zampetto fino all'armadio, lasciando orme bagnate sul parquet. 
Mi infilo dei pantaloncini rossi e una maglia bianca, prendo occhiali da sole e una borsa di paglia con un grosso fiocco rosso su un manico e esco, infilandomi il cellulare nella tasca. Mia sorella è già uscita, così preparo Seth e lo porto con noi. 
 
-Allora, come stai? - chiede Lauren. Io non distolgo lo sguardo da mio fratello che gioca a rincorrere le onde sulla riva. Si è già bagnato i pantaloni e sporcato di sabbia. 
-Bene Elle. Come ieri, e l'altro ieri. E la scorsa settimana. E il mese scorso..
-Va bene, ho capito! - scoppia a ridere, e io vengo contagiata dalla sua risata. Lauren è così. A lei non importa che oggi è nuvoloso e che tira anche vento. Non le importa che io sia di cattivo umore come al solito. Ha il suo sorriso stampato in faccia, e non è una maschera, come la mia, qualcosa che ti svegli la mattina e metti su per non far parlare la gente. È qualcosa di genuino. Un sorriso così guarisce da ogni male. Si lega i capelli biondi in una coda di cavallo e guarda l'orizzonte con i suoi Ray-Ban marrone chiaro. Io mi stendo sulla maglietta che ho buttato a terra, e chiudo gli occhi per godermi quella poca luce. 
-Sabato sera potresti venire con me e Michael - prova a dire.
-Oh, no - rido, - l'ultima volta hai cercato di incastrarmi.
-Te l'ho già detto una settimana fa. Michael ha il cugino come ospite, non poteva mica lasciarlo a casa - dice, con una faccia innocente. 
-E comunque, è bello da star male, non capisco di che ti lamenti. - continua poi. La sgrido con gli occhi. 
-Sai che non mi va di conoscere nessuno.
-Ma niente ti impedisce di avere un amico - controbatte, - e poi ho la sensazione che vi.. fareste del bene a vicenda.
Sbuffo. Mio fratello viene a darmi una conchiglia e mi chiede di conservarla nella mia borsa. 
-Non ha importanza, in ogni caso. Non mi ha chiesto il numero di telefono, né di rivederci. Chiaramente non è interessato.
Lauren inaspettatamente la prende come una battuta, e sorride compiaciuta. 
-Allora non avrai problemi a venire sabato - risponde, alzandosi da terra. Corre contro mio fratello, e io so che ha vinto lei. La verità è che non ho smesso di pensare a quei dannati occhi azzurri da quella sera.

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Capitolo 3
*** Five people from nowhere. ***


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-Cazzo. Cazzo! - continuavo a dire, girando per la stanza come una trottola. Ero talmente distratta che non mi ero accorta di Lauren, appoggiata sullo stipite della porta. 
-Che cerchi? 
-Il fottuto cellulare, cerco! Ma è scomparso! 
-Hai provato a farlo squillare?
La guardo come se fosse deficiente.
-Con cosa, scusa?! - le urlo contro, e lei sorride. Forse ho un aspetto comico.
-Sta calma, Lis! - mi dice, componendo il mio numero. La suoneria proviene da sotto il cuscino, e quando ho di nuovo in mano il mio telefono sono più tranquilla. Mi butto di schiena sul letto.
-Non sarai un tantino nervosa? - mi punzecchia, e io la guardo storta.
Sbuffo, e fisso il soffitto bianco.
-Non ci voglio venire.
-Ma ci verrai - dice al volo, e non ammette repliche. Viene a sedersi accanto a me sul letto.
-So che ci sarà il tuo ragazzo e tutto il resto, ma puoi stare un po' con me? Non voglio che si pensi che vengo per quel tizio - piagnucolo. Lauren mi fa il suo solito sorriso, che le arriccia il mento e le gonfia le guance, e mi stringe al suo petto.
-È troppo presto. - mormoro seria.
-No, non lo è. Sono passati sei mesi.
-Non mi riferivo al tempo. Non sono pronta a conoscere altre persone, Ell. 
Lei sospira sui miei capelli e intreccia le dita della sua mano destra alle mie. Ha un sottilissimo anello d'oro bianco al pollice, identico a quello che ho io.
-Si, starò con te. Ma tu promettimi che affronterai questa serata come se fossi di nuovo la Elise di prima, senza fingere. 
-Ci provo, promesso. - mugolo, e lei sorride appena. Si alza e mi da dei pantaloncini neri e una maglietta.
-Adesso andiamo - dice, e io la guardo con occhi da martire.
 
 
-Va bene, e allora?
-E allora ancora non mi hanno chiamata. Brutto segno - le rispondo. Michael sta parlando con due suoi amici che si sono uniti a noi. Harry non c'è, e io, dopo un primo momento di delusione, cerco di lasciar passare la serata. 
-Non è detto, le università così importanti non hanno certo solo te a fare domanda, dovranno rispondere a centinaia di persone. In fondo è passata solo una settimana.
Guardo il cielo buio, puntellato da qualche stellina.
-La verità è che quando mia madre scoprirà che voglio andarmene le prenderà un colpo.
-È New York - risponde Lauren, cercando una frase confortante da dire. -Si. Si, le prenderà un colpo. - ammette poi. Io scoppio a ridere, e mi accorgo che gli altri ragazzi sono rimasti indietro. Stanno parlando con un tizio appena arrivato in moto, ancora sulla sella, che armeggia con il cinturino per togliersi il casco. Quando lo toglie, riconosco la matassa informe di ricci, e mi stringo le braccia al petto. Io e Lauren rimaniamo immobili.
-È davvero bello da far paura - dice lei con voce bassa.
-Lauren - la rimprovero. Però so che ha ragione. Maledizione.
-Anche Rowan Atkinson sembrerebbe un figo se arrivasse su una moto del genere - continuo ironica, per cercare una giustificazione ai nostri occhi da pesce lesso. Lauren scoppia a ridere così forte che Michael si gira, e i ragazzi lo seguono e ci raggiungono. 
-Ciao - dice Harry, passandosi veloce una mano tra i capelli per scuoterli dopo che avevano sopportato il casco.
-Ciao - rispondo, - bella moto.
-Grazie - dice squillante, e fa un sorriso che illumina la notte. Rimango imbambolata a fissare le fossette ai lati della sua bocca piena, delle labbra rosa chiaro, e lui arriccia dolcemente il naso.
-Altro appuntamento combinato? - dice poi, con gli occhi che ridono.
-No, in realtà mi hanno costretto. 
-Io vado dove va mio cugino, ormai, quindi..
-Scusa un attimo - gli dico, e corro da Lauren. Michael approfitta per andare da Harry a farsi due chiacchiere.
-Che succede?
-Mi hai promesso che saresti stata un po' con me - sibilo.
-D'accordo - dice sorridente. 
-Sai, Michael mi ha parlato di quel ragazzo da cui continui a scappare - continua, indicando Harry - ha detto che si sta riprendendo solo adesso. Stava con una tizia che non faceva altro che farlo star male.
-Non voglio saperlo - la interrompo, - sono affari suoi. Non vorrei che Michael stesse raccontando di me a lui in questo momento. 
Abbasso lo sguardo sui miei piedi mentre cammino. Il ragazzo torna indietro, e abbraccia Lauren. Io scambio due parole anche con lui, poi torno avanti da Harry. Ma possibile che dobbiamo camminare come un branco di pecore? 
-Tutto okay? - chiede. 
-Si, tutto okay, ma perché stiamo camminando così? - sussurro ironica. Lui avvicina la bocca al mio orecchio e con fare cospiratorio sibila -Non ne ho la più pallida idea.
Scoppio a ridere, e lui con me.
-Ti va se ci fermiamo? Li raggiungiamo dopo. - indica un pacchetto illuminato con qualche panchina. Lo guardo e, senza neanche rispondergli, vado a passo spedito verso il punto che ha indicato. Lui mi segue con le mani nelle tasche.
-Ma dove va? - sento Michael chiedere a Lauren.
-A ricominciare a vivere - mormora lei ridendo, ma io non mi fermo. Raggiungo una panchina e mi ci butto sopra.
-Sarà dura smuoverti da qui - mi prende in giro. Fa fare uno scatto alla sua testa per portarsi indietro qualche ricciolo fastidioso. Si siede accanto a me e allunga le braccia, sullo schienale della panchina; io metto su i piedi e mi abbraccio le ginocchia.
La cosa bella è che non abbiamo per forza bisogno di spezzare il silenzio, mi sento completamente a mio agio.
-Lo sai, ho mandato la domanda di ammissione alla Columbia - gli dico. 
-Wow, la Columbia. Sei una secchiona - mi prende in giro, - aspetta: la Columbia? A New York? - risponde poi ad occhi sbarrati, alzando la schiena dalla panchina per guardarmi.
Io annuisco.
-L'ho spedita una settimana fa, poco prima di incontrarti, ecco perché ho fatto quella faccia quando mi hai detto che venivi da New York.
-È grandioso - dice solo.
-No, non lo è.. Ancora non mi hanno fatto sapere nulla. Non mi prenderanno, e anche se mi prendessero mia madre non mi manderà mai sola a New York.
-Sembri una che sa il fatto suo, pensa ad entrare, vedrai che tua madre non ti lascerà scappare questa opportunità.
Annuisco di nuovo, con un mezzo sorriso. 
-Io non credo di andare al college. - dice lui, senza aspettare che lo chiedessi.
-Perchè no?
-Non lo so, è passato tutto troppo in fretta per me. Può darsi che l'anno prossimo io cambi idea.
Sento il suo telefono squillare. Possibile che ogni volta che stiamo insieme gli squilli il telefono? Poi ricordo che è lontano da casa, e metto su una faccia comprensiva.
-Lou? Ciao.. Che vuol dire? Ma se sono le nove di sera - dice ridendo, - va bene, ehm, vedo quello che posso fare - risponde, guardandomi. -Va bene, ci vado! Va bene! Ti chiamo quando sono lì.
Che diavolo succede?
-È successo qualcosa?
Lui sorride ancora, guardando il telefono.
-Mi uccidi se ti chiedo di accompagnarmi da una parte?
 
 
Mi porge il suo casco e mi aiuta a salire. Io mi aggrappo forte alla sua schiena e chiudo gli occhi.
-Non avere paura, ti giuro che guido bene - dice ridendo. Ormai ho la conferma di quanto questo ragazzo sia fuori di testa, ma la situazione fa ridere anche me. Sento il cellulare vibrare, dev'essere un messaggio di Lauren, ma può aspettare. La moto sfreccia nei vicoli più desolati, credo sia per provare ad evitare una multa; io intanto, con la scusa di aver paura della velocità, appoggio la testa alla sua schiena, e inspiro profondamente. Dio mio, che profumo assurdo..
-Eccoci - dice troppo presto. Mi aiuta a scendere e a togliere il casco, facendomi tremare quando le sue mani hanno sfiorato il mio viso per sganciarlo.
-Fai tutti i giorni cose del genere? - gli chiedo ironica, e Harry scoppia a ridere. 
-No, ma ho degli amici totalmente pazzi. Mi hanno detto di andare nel vicolo di un bar, perché hanno spedito qualcosa per me.
-Un pacco bomba?
-No, non credo. Domani è il mio compleanno - mi dice con un sorriso.
Dal modo in cui gli parla per telefono, da quello che stanno facendo, le persone di cui parla devono volergli bene sul serio.
Arriviamo nel vicolo, illuminato solo da un lampione, e lui prende il cellulare per chiamarli. 
-Chi chiami, Harold?! - dice una voce dietro di noi, così dolce che per un momento ho il sospetto che sia di una donna. Lui si gira sorridendo.
-No, non ci credo - dice correndo incontro a quattro ragazzi alti come lui. Io rimango al mio posto a guardarli, mentre loro prendono Harry e lo spupazzano per bene. Non possono essere fratelli, sono troppo diversi. Ma lo abbracciano, e lo baciano, come se lo fossero. 
-Ti avevamo portato dei biscotti, ma li ha mangiati tutti Niall - dice seccamente un ragazzo bruno, abbracciando la schiena di un biondino che ridacchia. Tutti gli altri, Harry compreso, scoppiano a ridere. Io mi sento decisamente di troppo. Proprio mentre penso a come sparire di scena un altro ragazzo mi nota. 
-Ma guarda - commenta, -noi preoccupati che ti stessi deprimendo qui, senza di noi, e tu hai già trovato una amica - dice, denso di sottintesi. Io alzo una mano a mo' di saluto, e accenno un sorriso. Vengono contro di me e si presentano. 
-Non farci caso - dice il ragazzo bruno di poco prima. Ha degli occhi decisamente mozzafiato, sono marrone scuro, ma la forma gli danno uno sguardo dolcissimo.
-Sono Zayn - dice, e gli stringo la mano.
-Elise - rispondo. 
Al seguito, si presentano anche gli altri: il ragazzo che mi ha notato, Louis, quello con cui Harry parlava al telefono. Poi Niall, il biondino, e Liam, con i capelli rasati marrone chiaro. 
Mentre mi presento a tutti Harry mi guarda con un sorriso compiaciuto. 
-Allora - dice Liam allargando le braccia, -che si fa?







Salve a tutti! Mi chiamo Federica, e questa è la mia prima fanfiction a capitoli :) per chi volesse, su Twitter sono @_weareallmad, chiedete il followback :) al prossimo capitolo!



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Capitolo 4
*** Happy Birthday. ***


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Harry mi lancia un grande cuscino rosso, e io lo butto a terra e mi ci siedo sopra incrociando le gambe.
-Per quanto avete affittato questa sottospecie di casa? - chiede ironico ai suoi amici. Niall gli tiene un braccio sulle spalle, gli altri ridono e si punzecchiano tra di loro. Zayn mi passa una bottiglia di birra con un sorriso che non ho problemi a ricambiare.
-Per quindici giorni - risponde Liam. Ha una voce calma e profonda.
-Ci mancavi, Harreh, e la scuola è finita.. - aggiunge Louis, bevendo un sorso dalla sua bottiglia.
-E la prima cosa che avete pensato di comprare.. Sono le birre? - mi azzardo a dire, e i quattro ragazzi scoppiano a ridere. Harry guarda con ammirazione il mio spirito di integrazione. 
-Harry, la tua ragazza ci sta giudicando? - scherza Louis, punzecchiandomi.
-Non è la mia ragazza, e lo sai - risponde lui, alzandosi a prendere un altro cuscino da un enorme divano rosso. 
-Per fortuna, voglio chiederle di uscire - lo prende in giro Zayn; io alzo la mano.
-Sono qui - dico ironica, e scoppiano di nuovo a ridere. È incredibile quanto riescano a farmi sentire a mio agio. 
Si mettono a parlare di qualcuno che non conosco per qualche minuto, ma Liam si stacca dal discorso e si avvicina a me.
-Sono astemio, quindi non devi preoccuparti di rimanere sola con cinque ragazzi ubriachi - scherza, e io gli sorrido.
-Mi fa piacere, anche perché qualcuno dovrà riportarmi a casa poi - mormoro. 
-Ti riporto io. - dice Harry. Non mi ero accorta che avevano finito di parlare, ed eravamo diventati io e Liam il centro della conversazione.
-Allora, che ci siamo persi? Insomma - dice Niall, parlando con me, - avete fatto qualcosa di divertente, questi giorni? 
Il ragazzo ha gli occhi azzurri più chiari che io abbia mai visto. Molto più chiari di quelli di Harry, e decisamente più belli dei miei.
-Niente di che - gli rispondo gentilmente, - ci siamo incontrati per sbaglio. Una settimana fa suo cugino e la mia migliore amica hanno organizzato una specie di incontro combinato per farci conoscere - dico ridendo, e loro si divertono, prendendo un po' in giro il loro amico. Guardo per un secondo Harry per controllare che non sia arrabbiato per i particolari che sto raccontando, ma lui sorride, e i suoi amici sembrano contenti di vederlo così. 
-Zitti tutti! - urla Louis, e rimaniamo tutti in silenzio a guardarlo. Si alza con fare cospiratorio e viene vicino a me, mostrandomi l'orologio. Io mi copro la bocca con la mano in modo teatrale.
-È mezzanotte meno dieci - sussurro, e Harry abbassa gli occhi con un sorriso dolce che fa ricomparire le fossette. Incredibile pensare che ho conosciuto questi ragazzi solo poche ore fa e già li adoro. 
-Okay - dice Liam, alzandosi da terra con un movimento agile, e sparisce nella stanza accanto, dove hanno buttato i borsoni. Louis si butta alle spalle di Harry e lo abbraccia, Niall va a prendere la bottiglia di vetro che poco prima avevano poggiato in frigo.
-Dove diavolo hai messo i bicchieri?! - dice subito dopo, e Louis sbuffa, e va ad aiutarlo. Mi avvicino ad Harry.
-Lauren non è preoccupata, vero? - mi chiede.
-Mi ha chiamata, le ho detto che sono con te - gli rispondo, e lui sorride di nuovo, sempre guardando in basso.
-Sono fantastici - dico, indicando i ragazzi con un movimento della mano.
-Si, lo so - risponde annuendo, - e ti adorano - commenta, con una punta di sarcasmo.
-Io adoro loro - gli dico ridendo. I ragazzi tornano, Niall e Louis con bicchieri e spumante, Liam con un pacco rosso e Zayn, che si era allontanato per parlare al telefono, si riposiziona sul suo cuscino sul pavimento. 
-Okaaay, tutti in piedi - dice Louis, e gli altri sbuffano con un sorriso - guarda, manca un minuto. Sei pronto, quasi-diciannovenne? 
-Tu come ti senti, vecchio? - lo prende in giro Harry.
-Finiscila, ne ho solo ventidue. Arrivaci, alla mia età, col mio fisico - gli risponde facendo una posa da modello ovviamente esagerata. Scoppio a ridere, e cominciano a contare. Quando scocca la mezzanotte si buttano su Harry, mentre Liam apre la bottiglia.
Mi danno due bicchieri, e ne do uno ad Harry.
-Oh, avanti, chi si bacia a capodanno si bacia tutto l'anno.
-Lou, la metti di sparare cazzate?
-Tanti auguri - dico ad Harry, e mi sporgo in punta di pieni per accennare un bacio sulla guancia. Lui, di nuovo, abbassa gli occhi e sorride, tra gli schiamazzi degli altri ragazzi. Liam ha pietà di noi e gli mette tra le mani il pacco regalo.
-Tieni, una stupidaggine - dice, e gli altri lo guardano con dolcezza. Harry sorride e si tira indietro i capelli ricci, appoggia il pacco pesante a terra e si inginocchia per aprire la scatola. Al suo interno c'è qualcosa che assomiglia sofisticatissimo stereo nero. Toccando lo screen, si vedono le onde che seguono il dito del ragazzo, come uno specchio d'acqua. Sotto, le casse, e in uno spazio apposito, un cellulare d'ultima generazione, probabilmente l'ultimo iPhone. Regali costosi.
Si alza con gli occhi lucidi e li abbraccia uno dopo l'altro, ringraziandoli. Propongo di fargli una foto, e Harry mi passa il suo nuovo cellulare. Si mettono in posa abbracciandosi, Lou alza la gamba davanti a quelle degli altri, Niall fa la linguaccia, Liam bacia la testa di Harry, Zayn appoggia una guancia sulla spalla di Louis. Passiamo una decina di minuti a scherzare e a bere la bottiglia di champagne ghiacciato, poi Louis, mezzo sbronzo, si getta sul divano esausto.
-Sarà meglio che ti riporti a casa - mormora Harry al mio orecchio, e io annuisco. Provo a salutarli, ma Liam mi ferma.
-Aspetta, Elise! Non puoi mica lasciarci così - dice, e gli altri lo stanno a sentire - devi farci vedere la città. Domani vieni con noi, ci fai fare un giro - conclude, gli altri lo appoggiano, io sorrido.
-Si, va bene - gli dico.
-Va bene? - mormoro poi ad Harry, che annuisce sorridendo.
-Perfetto. E ora zio Liam va a nanna - conclude sbadigliando. Vengono a salutarmi uno dopo l'altro, e abbracciano Harry facendogli di nuovo gli auguri. Usciamo dall'attico e prendiamo l'ascensore in silenzio.
-Ti sei divertita? - mi chiede, probabilmente per spezzare la tensione.
-Si, molto - rispondo sincera. Una volta fuori, mi porge il casco e mi aiuta di nuovo a salire sulla moto. Mi appiccico di nuovo con forza alla sua schiena, solida e calda, e chiudo gli occhi, finché non mi chiede indicazioni su dove deve andare. Arrivati al solito vicolo a senso unico, scendo e lui parcheggia.
-'Sono le tre di notte, Elise' - gli rifaccio il verso, in rimando alla scorsa serata, e lui scoppia a ridere.
-In verità, è l'una e mezza - mi corregge, mostrandomi il suo orologio da polso.
 
 
~Harry
 
Mi viene da sorridere, perché anche se è più bassa di me ha un ritmo veloce e mi cammina sempre tre passi avanti. Con il fisico che ha, potrebbe mettere qualunque cosa, ma lei no, pantaloncini e superga. Probabilmente ci metto più tempo io a decidere cosa mettere, imbambolato soprappensiero davanti l'armadio.
-Ecco - dice davanti al suo cancello, cercando le chiavi nella borsa. Io aspetto con le mani in tasca, non voglio che rientri. Alza gli occhi da gatto e curva le labbra, e sono costretto ad abbassare di nuovo gli occhi. Non posso permettere di rimanere imbambolato a fissarla. 
-Ti andrebbe di essere il mio primo contatto sul telefono nuovo? - sputo fuori, e lei sospira un sorriso. Modo strano di chiedere il numero a qualcuno, me ne rendo conto da solo. Prende il cellulare dalle mie mani e scrive le cifre, le salva e me lo ridà. Si alza sulle punte, e mi da un leggerissimo bacio all'angolo della bocca. A momenti rimango senza fiato.
-Buon compleanno - mormora, prima di entrare, chiudendosi il cancello alle spalle. Aspetto immobile che entri dentro, ma forse anche di più. Vengo risvegliato dal mio stato di trance quando squilla il cellulare. Mentre rispondo, cammino verso la mia moto.
-Pronto?
-Ehi. Arrivato? - dice Liam dall'altro capo.
-Si, tranquillo - gli rispondo, - io non ho bevuto granché.
-La tua amica è bella sul serio - commenta, e io guardo in alto, il buio.
-Si, a proposito. Grazie per averla invitata domani.
Liam ridacchia piano.
-Buon compleanno. - dice, come spiegazione. 
 

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Capitolo 5
*** Jealousy. ***


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Muovo la testa a ritmo con la canzone dei Red Hot Chili Peppers che la radio sta trasmettendo, e rubo gli occhiali di Zayn dal cruscotto.
-Dove hai preso l'auto? - gli chiedo. Ai posti dietro, Liam e Louis chiacchierano tra di loro.
-L'ho presa in affitto per il tempo che staremo qui; abbiamo deciso che serviva almeno un auto, visto che Harry ha solo la moto - risponde cordiale, - vedi di non rompermi gli occhiali!
Scoppia a ridere quando gli faccio la linguaccia con i suoi Ray-Ban un po' troppo grandi che mi scivolano sul naso.
-Oh! Gira a destra! - gli dico, indicando una stradina.
-È una settimana che fai scegliere le nostre mete a questa tappetta, Zayn - si lamenta Louis scherzando.
-Questo perché non conoscete la città - lo rimbecco, e mi metto in ginocchio sul sedile per voltarmi a guardarlo in faccia - e poi non ti puoi lamentare, ti ho fatto vedere tutti posti bellissimi.
-Dolcezza, io so solo che se rivedo un altro luna park giuro che ti butto dalla ruota panoramica - scherza, e scoppiamo a ridere. Zayn parcheggia abilmente dove gli indico, e dietro di noi una moto rossa si posiziona in linea con la macchina. Sbircio con la coda dell'occhio Niall e Harry, che si libera dal casco e scuote con le mani i suoi riccioli. Scendo dall'auto e corro da loro, mentre Zayn apre il portabagagli per prendere la borsa frigo.
-Ehi - gli dico sorridendo. Niall mi da un buffetto sulla spalla e raggiunge gli altri, io rimango impalata a fissare il ragazzo riccio, che mette i caschi a posto e non mi risponde, evitando di guardarmi negli occhi. Vorrei chiedergli che cos'ha, ma il mio telefono squilla, così mi allontano delusa.
-Pronto?
-Toh, guarda chi è viva! - dice Lauren, quasi strillando - i ragazzi ti hanno rapita, nell'ultima settimana?
Scoppiamo a ridere insieme.
-Sono straordinari - le dico, - siamo al Terwilliger Park, perché non vieni da noi?
-Stanca di essere l'unica donna? - mi prende in giro.
-Ti direi una bugia se dicessi di si, ma mi manchi - le dico. La sento sorridere.
-Va bene, dammi venti minuti - dice, e attacca. Io sorrido come una stupida al telefono.
Torno dai ragazzi, e Harry continua ad ignorarmi. Liam mi abbraccia da dietro le spalle, io gli sorrido. Questo avvicinamento che ho avuto con loro non mi da fastidio, anzi. È un modo per sentirmi davvero parte del gruppo: vedo come giocano tra di loro, come si prendono in giro, si abbracciano, come fossero fratelli. Con Harry non ho lo stesso tipo di rapporto, purtroppo. Mi avvicino a lui, che copre gli occhi con le lenti scure dei suoi Ray-Ban neri.
-C'è qualcosa che non va? - provo a chiedergli, mentre cerchiamo un posto all'ombra in mezzo all'erba. Non sono che le undici del mattino, qualche ciclista passa sulla stradina asfaltata, qualcuno corre per respirare l'aria più pura del parco. Lui alza la testa, ma ancora non mi guarda.
-No, tutto okay - dice, e accenna un mezzo sorriso.
-Vuoi parlarne?
-Cos'è, un gioco? Io ti rispondo una cosa e tu ne capisci un'altra? Va tutto bene, Elise - risponde, con una gentilezza che mi fa male.
Abbasso lo sguardo, poi decido che non mi darò per vinta.
Zayn mi indica da lontano un posto, e io alzo il pollice per dire che va bene. Harry sta per raggiungere gli altri, ma lo blocco tenendogli il polso. Ha un piccolo tatuaggio lì, un minuscolo lucchetto. Durante la settimana ho imparato a conoscere i suoi tatuaggi a memoria, ne ha più di venti. Dalla maglia rossa scollata che porta adesso si vedono le ali nere dei due uccelli che ha sul petto.
-Aspetta. Volevo chiederti se poi potevi accompagnarmi tu a casa, stasera.
Mi guarda un po' stupito, si porta dietro i ricci con un movimento della testa.
-Non devi tornare con Zayn? - chiede, e io rimango a fissarlo per qualche secondo, poi scoppio a ridere. Ecco cos'è, allora.
-Che c'è - chiede, contagiato dalle mie risate, e io mi passo una mano sulla fronte, continuando a ridacchiare.
-No, non devo tornare con Zayn - riesco a dirgli, - e adesso, razza di scemo, accompagnami a prendere Lauren.
Lui fa di nuovo quel sorriso che si era messo in testa di negarmi, con le due dolci fossette ai lati, mordicchiandosi le labbra. La mia amica mi ha mandato un messaggio, e dato che non ero capace di spiegarle dove eravamo le vado incontro assieme ad Harry.
-Ti fa ancora male? - chiede lui mentre camminiamo sull'erba, prendendo il mio polso tra le sue mani. Passa l'indice appena sopra una linea rossa, qualche centimetro più sotto la mia stella.
-Non troppo - rispondo. Tre giorni fa, a Niall venne la brillante idea di cucinare le patatine fritte, nonostante ci fosse un McDonalds a tre minuti dalla loro casa. Dopo aver messo l'olio nella padella tutto da solo, mi era venuto a chiamare perché si era ricordato che non sapeva cucinare. Io, mezza assonnata, nel friggere mi ero scottata sul braccio. E mentre io continuavo a dire che non era niente, e Louis a urlare che dovevamo correre al pronto soccorso per tutta la casa, Harry silenziosamente mi aveva spalmato della crema lenitiva, senza chiedermi il permesso, con uno sguardo preoccupato. Le sue mani erano belle. Grandi, forti. Potevano essere le mani di un pianista, o di un dottore. Quando gli feci notare che aveva proprio delle belle mani, mi disse sorridendo che era il secondo complimento più strano che avesse mai ricevuto.

-Ciao! - dice Lauren. La mia amica bionda si avvicina sorridente e mi abbraccia.
-Tuo cugino è ad una partita di calcetto - dice ad Harry esasperata.
-Mi sento un po' in colpa, lo sto trascurando da quando sono arrivati i ragazzi.
-Non devi - gli risponde lei, - è sempre molto impegnato, anche per me.
Cammino con la mia amica a cingermi la vita, e Harry che mi lancia dei sorrisi che mi fanno ringraziare il cielo di avere ancora gli occhiali da sole di Zayn.
-Voglio i tuoi, a proposito - gli dico, senza rendermi troppo conto di averlo detto ad alta voce.
-I miei cosa?
-..i tuoi occhiali. Voglio i tuoi occhiali da sole - preciso.
-Hai già quelli di Zayn - dice guardando avanti.
-Però voglio i tuoi, posso averli? - insisto, e lui ride. Anche Lauren sembra divertita dallo scambio di battute, ma ha la sua faccia da 'che cosa mi sono persa', infastidita.
-Si, puoi averli - dice dolce, e mi regala un altro sorriso. Tornati dai ragazzi, stesi sulle coperte, do gli occhiali al loro proprietario e vado alle spalle di Harry, rubandoglieli da dietro. Per tutta risposta si volta e mi pietrifica con i suoi occhioni verdazzurri. "Era meglio che te li lasciavo, forse".
Lauren non mi lascia sola con loro a lungo: mi trascina via con la scusa di dover comprare dell'acqua. La guardo interrogativa.
-Allora? Me lo dici che incantesimo ti ha fatto?






Nota dell'autrice:

Ciao a tutti di nuovo! Mille volte grazie a tutti coloro che hanno letto e lasciato delle splendide recensioni, davvero :) continuate a scrivere, e, lo ripeto, per chiunque volesse su Twitter sono @_weareallmad, chiedete il followback ;) un bacio!

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Capitolo 6
*** The cure. ***


-Okay - dico, e mi metto seduta, staccandomi dall'abbraccio di Lauren. Ho ancora i piedi incrociati sulle gambe di Niall, e lui a sua volta poggia la testa sul petto di Liam.
-Devo dirvi una cosa. - dico, e trattengo un sorriso; loro smettono di fare quello che stavano facendo e mi guardano curiosi.
-Qualcuno - sottolineo, guardando Harry - già sa che ho fatto domanda a qualche università, di recente. Ieri mi è arrivata una lettera.
Faccio una pausa per farli esasperare.
-Allora? - chiede Zayn impaziente. Harry è impietrito.
-Mi hanno presa alla Columbia University. Giornalismo.
Rimangono in silenzio, Niall e Louis si guardano reciprocamente.
-La Columbia di New York? Scherzi? - chiede quest'ultimo, sbarrando gli occhi verdi. Io mi mordo un labbro sorridendo, e faccio spallucce.
-È grandioso - dice Liam, ancora stupefatto, e si trascina sull'erba per venire a congratularsi. Anche gli altri non aspettano a buttarsi giocosamente su di me, ovviamente.. Tranne Harry. Lui si alza e viene a salvarmi porgendomi la mano. Mi alzo zoppicando dando un buffetto scherzoso sulla testa di Lou, che intanto aveva dato un morso alla spalla di Niall. Mi appoggio barcollante alle sue braccia, e sorrido. Imprevedibilmente mi abbraccia.
-Congratulazioni - mormora vicino al mio orecchio, - ti avevo detto che ce l'avresti fatta.
Gli sorrido di nuovo e abbasso gli occhi, prima di accorgermi che gli altri ci stanno guardando. Lauren se la ride. Maledetta.
-Quindi questo cosa vuol dire, che starai con noi anche a New York? - dice il tenero biondo con gli occhi da angelo, mentre addenta un panino. 
-Non è così semplice, devo ancora dirlo a mia madre - gli spiego.
-Ti manderà, non ti farebbe perdere un'occasione del genere - mi risponde, e io guardo Harry, che mi fa l'occhiolino. 
Lauren guarda l'orologio.
-Devo andare, ragazzi, scusate - dice con un sorriso, e passa a salutare loro che la abbracciano brevemente e le dicono di stare pronta per un'altra giornata insieme. Mi alzo ad accompagnarla, e mi allontano tenendole un braccio sulle spalle.

~Harry

-Lauren è carina - dice Louis, non appena si sono allontanate.
-È fidanzata con mio cugino, scemo - lo rimprovero sorridendo.
-A proposito, Harold - mi prende in giro Zayn, - davvero poco sgamabile con miss occhi di gatto - commenta, e io gli lancio una bottiglietta d'acqua mezza vuota.
-Cazzo dici? Non ho fatto proprio niente - gli rispondo, abbassando gli occhi sulle mie scarpe.
-Per l'appunto - spiega, - sei un blocco di ghiaccio.
Alzo lo sguardo verso di lui, e gli altri mi osservano. Gli danno ragione. Mi alzo in piedi e con passo svelto le vado dietro. Stava tornando da noi, dopo aver lasciato la sua amica. Quando mi vede arrivare le si apre di nuovo quel sorriso assurdo che mi lascia sempre senza fiato. Non credo che sappia di essere bella, almeno non quanto è in realtà; lei cammina con quelle lunghe gambe abbronzate... Ha una piccola voglia di caffellatte, proprio sopra il ginocchio. È minuscola, ha la forma dell'Irlanda. E il modo in cui si porta indietro i capelli, liscissimi e lunghi fino al sedere. Li passa tra le dita, poi li intreccia, anche se poi non li lega mai. E il fatto che indossi i miei occhiali da sole è bello quasi quanto è bella lei.
-Ehi - dice, avvicinatasi a me. Le sorrido, mi guarda le labbra.
-Quindi.. New York. 
-Così sembrerebbe - risponde ridendo.
-Sai, se tua madre non ti manderà verrò a parlarci io - propongo, e lei ride di nuovo. Ogni volta che scoppia a ridere a me arriva una boccata d'ossigeno da farmi girare la testa. 
-Si, allora posso scordarmi l'università - dice.
-Perchè? - chiedo ironico. Voglio continuare a vedere quelle labbra muoversi, solo per me. 
-Ti pare - dice, cominciando a camminare per tornare dagli altri, - ragazzo tatuato, sexy e sconosciuto - mi prende in giro.
Aspetta, che cavolo ha detto?
-Sexy. Interessante - ripeto, con le mani in tasca. Lei diventa rossa come i suoi pantaloncini.
-Arrossisci facilmente - le faccio notare, giocando a fare lo sbruffone. Mi da una botta sul torace, senza avere il coraggio di guardarmi. Io sospiro un sorriso e la abbraccio, poggiandomi sulla sua testa. Sembra inspirare contro il mio petto, prima di staccarsi, perché siamo vicini agli altri.


~Elise

Per un momento, un brevissimo istante, rimango a pensare. Penso che avevo detto di non voler conoscere nuove persone. Penso che avevo detto che era troppo presto, quando invece lo guardo e vorrei solo che fosse mio. Forse è lui la mia medicina. Ma non posso permettermi di correre.
-..Elise? - chiede Liam timidamente, riportandomi alla realtà. Scuoto la testa, e gli sorrido.
-Sono le sei, vogliamo andare?
Ci siamo spostati poco durante la giornata. Ma ieri notte, i ragazzi hanno fatto tardi, probabilmente vorranno starsene un po' in pace. 
-Okay - dico, ancora in quella specie di trance. Zayn viene a darmi la sua mano per farmi alzare da terra, mentre gli altri raccolgono quello che hanno lasciato in giro e lo rimettono nelle borse.
-Torno con Harry - lo informo, e lui annuisce sorridente. Harry si volta per mezzo secondo, il tempo di lanciarmi una delle solite occhiate. 
Saluto i ragazzi, e metto uno dei caschi, che mi va un po' grande. Ancora una volta ho l'occasione di stringermi alla sua schiena, mentre sfreccia in mezzo al traffico per riportarmi a casa. Come al solito, davanti al vialetto parcheggia e mi accompagna per i duecento metri a piedi fino al mio cancello. Mi lascia il silenzio per pensare; io mi concentro su uno dei piccoli tatuaggi sul suo polso, pensando che in effetti da quando ci sono i ragazzi non l'ho visto da solo per più di cinque minuti.
-Ti va di uscire? - sputo fuori, prima di poterci riflettere meglio. Mi guarda con un sorriso.
-Usciamo tutti i giorni - dice.
-Si, con i ragazzi.
Arriviamo al cancelletto ancora in silenzio. Credo che la cosa che lo bloccava quando ci siamo conosciuti, quella per cui il suo sorriso mi sembrava così triste.
-Si, mi va. - dice alla fine, uscito vincente da una discussione silenziosa con se stesso.
Rimaniamo impalati là fuori. Lui non vuole andare via, io non voglio entrare. Mi azzardo a sfiorare i suoi ricci in un qualcosa che assomigli a una carezza, lui sorride, mi prende gli occhiali dalla testa facendomi scivolare i capelli ai lati del viso, mi da un leggero bacio sulla guancia e va via, non prima di essersi voltato con i suoi Ray-Ban neri e avermi fatto una piccola smorfia divertita. 



-Ma insomma - borbotta Lauren, guidando verso il mare. Le sue ballerine l'hanno costretta ad avvicinarsi con il sedile, perché non arriva bene ai pedali, e la cosa mi fa ridere.
-Uscite per la vera prima volta insieme, da soli - farfuglia, e la guardo confusa - e tutto ciò che sai dirmi quando ti chiedo come è andata è 'tutto bene'?
-Non c'è niente da dire di così importante - ribadisco. Con un parcheggio perfetto si immette in uno spazio proprio di fronte alla spiaggia. Prende la sua borsa, l'asciugamano, e camminiamo sulla sabbia cercando un posto tranquillo.
-Sul serio, Elise. Non me la bevo.
Sbuffo, mentre posiziono il telo a terra e mi spoglio. Indosso il mio costume più sofisticato, un due pezzi azzurro con piccole scritte bianche.
-Mi ha parlato della sua ex.
Lauren mi guarda alzando le sopracciglia bionde per lo stupore.
-Non è una gran mossa per la prima vera uscita - critica.
Io non la penso così. Finalmente è riuscito ad aprirsi.

-Non c'è niente da dire - mi risponde quando gli chiedo di parlarmene. Per i miei occhi insistenti, aveva deciso di sputare il rospo.
-Lei abita a New York, non lontano da casa mia, in effetti. Si chiama Corinne. Siamo stati insieme un anno, poi è finita. In realtà era finita già da parecchio, ma io ero totalmente stregato da lei, e non riuscivo a chiudere. Comunque, è una storia passata - aveva concluso con un sorriso. 
Avrei voluto dirgli che no, non lo era. Che io riuscivo a vedere lei nei suoi sguardi bassi, nei suoi sorrisi malinconici.
-Quando ci siamo conosciuti mi sei sembrato triste - gli confesso.
-Ero stranito dalla lontananza, ma adesso va meglio. 
-Perchè ci sono i ragazzi? - chiedo sorridendo.
-Liam dice che è perché ci sei tu - mormora. Io abbasso lo sguardo, e cambio discorso.

-Allora non è vero che non è successo niente. - dice Lauren, sdraiata accanto a me a prendere il sole. Faccio spallucce. Mi ha riportata a casa, mi ha dato il solito bacio sulla guancia ed è andato via.
Mentre penso alla scorsa serata il telefono squilla nella mia borsa.
-Niall? - rispondo.
-Buongiorno, Elise! - dice squillante. Quel ragazzo ha il potere di mettermi di buonumore.
-Ciao - rido, - già svegli?
-Harry doveva venire, ma è uscito con Michael - risponde, e io guardo Lauren con aria interrogativa, ma lei aggrotta le sopracciglia.
-Gli altri sono intenti a montare la piscina.
-La piscina? - chiedo sorridendo. Cos'altro si sono inventati?
-Si! Abbiamo il porticato fuori, e abbiamo comprato una piscinetta due metri per quattro - risponde contento come un bambino.
-Okay, io sono in spiaggia, nel pomeriggio passo, va bene?
-Si! Porta il costume! - dice lui con entusiasmo. Rido ancora, e attacco.
-Era Niall, dice che Harry è uscito con il tuo ragazzo - riferisco a Lauren. 
-Non lo sapevo. Dev'essere una cosa dell'ultimo minuto - mi risponde. Vado a fare un tuffo, e cerco di liberare la mente. Chissà di cosa staranno parlando.

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Capitolo 7
*** Please don't deprive me of your smile. ***


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~Harry

-Quindi? - mi chiede, fermandosi di punto in bianco. Mi guarda scioccato con i suoi occhi scuri.
-Quindi che? Non le ho risposto, ovviamente.
-La tua ex ti manda un messaggio dopo mesi che non vi sentite e non sei curioso di sapere cosa vuole?
-Sinceramente? - gli rispondo, - non me ne può fregare di meno.
Lui è ancora più stupito, e si blocca di nuovo. Sbuffo per quel camminare/fermarsi continuo.
-Quando sei venuto, due settimane fa, eri ancora a pezzi - dice, con voce incredula. Si passa una mano tra i corti capelli biondi, senza capire. -Che cosa è cambiato?
-Mike, ci siamo lasciati. Basta, è ora di andare avanti. Cambiare aria mi ha fatto bene - gli dico, giocherellando con i fili al collo della mia maglietta. Scuoto i ricci con le mani, fa caldo.
-Per me è una balla.
Sbuffo di nuovo.
-Cosa, che mi ha fatto bene cambiare aria?
-No, che è bastato quello a farti scordare quanto sei stato di merda.
Faccio spallucce, e guardo il cielo azzurro. Saranno le tre, e devo ancora andare dai ragazzi.
-Aspetta un attimo! - urla, e si ferma di nuovo, con una mano davanti alla bocca.
-Sembri molto gay in questo momento - lo prendo in giro.
-È per lei! - dice ignorandomi.
-Lei chi? - rispondo con disinteresse.
-Non prendermi per il culo - dice ridendo, - è per lei! Tu sei cotto di lei! Mi volto e continuo a camminare, abbasso lo sguardo e mi mordo le labbra cercando invano di trattenere un sorriso, mentre lui dietro di me se la ridacchia.
-Finiscila, stronzo.


~Elise

Infilo quattro cose al volo nella borsa e corro a prendere l'autobus.
Sono le tre del pomeriggio, deve essere rientrato per forza.
Salgo le scale in fretta e furia e busso alla porta. Già da fuori sento la voce di Louis che urla e rumore di cose che cadono a terra. Viene ad aprirmi Liam, in costume da bagno e mezzo fradicio.
-Ciao - dice, e io scoppio a ridere.
-Ciao! Che diavolo succede? - gli chiedo entrando in casa. Prima di avere il tempo per rispondermi, mi corrono davanti Louis e Niall che si inseguono armati di fucili ad acqua.
Io rido a crepapelle, e loro minacciano di bagnare anche me.
-No, no! Vado a cambiarmi! - strillo con le mani alzate in segno di resa. Trovo una camera da letto vuota e mi tolgo pantaloncini e maglietta. Nell'esatto momento in cui penso che Harry non si è fatto vedere, quindi forse non è ancora rientrato, lui spalanca la porta, mettendomi paura. Rimane a bocca aperta per mezzo secondo, poi vede che sono in costume e si tranquillizza.
-Oddio, scusami, non sapevo fossi qui - dice, entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
-Non credevo ci fossi tu! Non eri con Michael?
-Ero con lui fino a un minuto fa.
Si butta di schiena sul letto dove sono seduta, guardando il soffitto. Mi volto, incrociando le gambe.
-Allora, cosa avete fatto tutto il giorno? - chiedo. Lui sbatte le ciglia e mi lancia un azzurrissimo sguardo. La maglietta si è alzata appena sulla vita, si vedono le ossa del bacino e la pancia completamente piatta.
-Camminato, camminato e camminato. Forse voleva integrare il tuo corso di "conosci Portland in due settimane" - dice sorridendo.
-Quindi non ti va di venire di là a fare il bagno? - gli chiedo un po' delusa. Magari vuole dormire. Mi allungo vicino a lui, senza sfiorarlo, e appoggio la testa sul mio braccio.
Lui mi osserva curioso per qualche secondo.
-Si, mi va - mormora, e a me si stringe lo stomaco.
-Okay - dico con un sorriso, e mi alzo dal letto per lasciare la stanza. Chiudo la porta e vado a vedere questa fantastica piscina: non è più grande del bagno di casa mia, ma va bene. C'entriamo tutti, anche se adesso dentro non c'è nessuno. Non ho il tempo di andare a cercarli che mi arrivano spruzzi d'acqua gelata sulla schiena, e mi lascio sfuggire uno strillo. Louis inizia a ridere e a correre, mentre io gli vado dietro per fargliela pagare. Niall, nel tentare di vendicarmi, se lo mette contro in una nuova battaglia e presto i due spariscono. Liam si è chiuso in bagno per fare una doccia. Salgo la piccola scala e mi immergo lentamente: l'acqua non è così ghiacciata in fondo, anzi sembra un ottimo rimedio al caldo afoso di quei giorni. Entro fino alle spalle, e butto la testa indietro, chiudendo gli occhi.
-Devono avere cinque anni - dice Harry, chiudendo la porta-finestra scorrevole.
-Che ti aspetti? Sono Niall e Lou - gli dico ridendo. Si toglie la maglietta rimanendo a petto nudo, e a me per poco non parte una sinapsi. Non credo di aver mai visto niente di così perfetto. Sul suo addome ci sono altri tatuaggi.
-Li posso vedere? - chiedo timidamente quando entra in acqua. Lui si appoggia con le lunghe braccia al bordo della piscina per mostrarmi meglio quella parte del suo corpo. Mi avvicino lentamente, sorretta dall'acqua. In questo momento vorrei tanto avere i suoi Ray-Ban a proteggermi lo sguardo. Sembra più mingherlino di quanto non sia, i muscoli sono perfetti. Ha una stella sotto un braccio, e una gabbia per uccelli sul lato sinistro, insieme a parecchi altri disegni.
-Stai arrossendo, piccola Elise - dice, di nuovo con il sorriso da sbruffone. Arrossisco ancora più violentemente e mi allontano subito da lui.
-Stavo scherzando - dice, tornando vicino a me, - è bello quando arrossisci.
Per un momento siamo talmente vicini che i suoi occhi sono tutto ciò che riesco a vedere. Sentiamo un rumore che ci scioglie dalla trance, e Niall e Lou ricompaiono. Harry abbassa lo sguardo e si allontana.
-Tempismo - mormora per sé, talmente piano che loro non lo sentono. Che diavolo stava per succedere? Ho bisogno di uscire dall'acqua, prima di rimanere di nuovo da sola con lui.
-Ehi, ma dov'è Zayn? - chiedo a Louis.
-In camera sua, credo, si sente della musica - mi risponde, e io colgo l'occasione per scappare via dall'acqua. Mi copro in fretta con uno degli asciugamani poggiati su una sedia, pensando che troppo spesso dimentico di essere sola con cinque ventenni.
-Vado a chiamarlo - dico, e rientro in casa. Non mi giro a guardare la faccia di Harry, perché so che non sarebbe piacevole. Busso alla porta della stanza del mio amico.
-Avanti - dice subito, e io entro. È steso sul letto, a scrivere al computer. -Ciao - gli dico, - a te non va il bagno?
Vado a buttarmi accanto a lui, stringendomi nel telo.
-Sono stato a mollo tutta la mattina - mi spiega con un sorriso.
-Cos'è?
-Un vero schifo - scherza, - devo studiare per il test d'ingresso all'università, sai. Non siamo tutti entrati alla Columbia.
Ridacchio e leggo quello che sta leggendo. Credo sia un articolo d'attualità. Mi spiega cosa deve fare e provo a dargli una mano, e senza accorgermene passa più di un'ora.
-Comincio ad avere freddo, ma che or'è? - gli dico.
-Le cinque. Tieni - risponde, dandomi una sua maglietta.
-Grazie.
La infilo, mi arriva a metà coscia. Dopo un'altra ora dietro al computer, lo chiude di scatto e si gira di schiena sul letto.
-Basta. Non ne posso più.
Mi volto anch'io, e guardiamo insieme il soffitto.
-Sono contento che forse verrai a vivere a New York - dice di punto in bianco, - ci siamo tutti affezionati a te. Specialmente Harry, sembra stare di nuovo davvero bene da quando è qui.
-Che c'entra Harry adesso - dico, continuando a guardare in alto.
-Oh, per favore.
Rimango in silenzio.
-Ti segue con gli occhi. Ti muovi e lui ti osserva, qualsiasi cosa fai, come se fossi il suo programma preferito - dice. Che similitudine insolita, non riesco a vedermici.
-Vedi cose che non ci sono.
-Magari sei tu che non vuoi vederle, ma ci sono eccome. Bussano alla porta, ma non entra nessuno.
-È quasi pronta la cena - sentiamo dire. È la voce di Harry, ed è piuttosto scocciata.
-Okay - dice Zayn, e sentiamo dei passi che si allontanano.
Lui mi guarda come per dire "che ti avevo detto?", ma io scuoto la testa e mi alzo. Arriviamo in sala da pranzo giocando a darci delle giocose spallate, poi Zayn si siede al suo posto e io vado ad aiutare Lou con il forno a microonde. Niall butta Harry sul divano, che scoppia a ridere e scherza con lui, ma per tutta la sera non mi degna di uno sguardo. E io, pur sapendo di aver causato io quell'aria gelida, continuo a ripetere a mente "ti prego, ti prego. Non privarmi di nuovo del tuo sorriso".





Nota dell'autrice:
Buongiorno a tutti :) grazie mille per le visite e le recensioni, siete tutti tanto carini ^-^ come avrete notato, aggiungo a volte anche due capitoli al giorno, ho un ritmo molto veloce :)
Continuate a dirmi cosa ne pensate, ne sarei davvero felicissima *-*
Ribadisco che su Twitter sono @_weareallmad, chiedete il followback :3

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Capitolo 8
*** I will fix it. ***


Ci siamo chiusi in uno dei bar sotto casa, così, giusto per uscire un po' dall'appartamento. Mi siedo al tavolino e ripenso alla breve conversazione con mia madre della sera prima.

-Non ci sei mai ultimamente, sei sempre con i tuoi amici - dice lei, ma non mi sta rimproverando. Sta giustificando le valigie accanto alla porta. Come ogni anno, parte con i miei fratelli per il mare. Con o senza di me.
-Mamma, a parte questo. C'è una cosa che volevo dirti.
Lei spegne il phon per ascoltarmi, mentre si spazzola i capelli ancora umidi. -Mi hanno presa alla Columbia, a New York - dico, e lei strabuzza gli occhi. -Non sapevo che avessi fatto domanda.
-Non speravo che mi prendessero. So che è molto lontano da casa, ma è una grande opportunità, e..
-Mi sembra il momento meno opportuno di parlarne tesoro - mi interrompe, - ne discuteremo quando io e i tuoi fratelli torneremo il mese prossimo, okay?
Riattacca il phon senza aspettare la mia risposta, e non mi rimane che andar via.

I miei pensieri sono interrotti da un ragazzo con i capelli scuri e gli occhi da cerbiatto che si addicono così poco alla sua posa da duro.
-Quindi non ti parla da ieri sera - chiede Zayn fingendosi angelico, mentre si siede accanto a me. Io lo guardo di traverso. Il ragazzo sorride, mostrando i denti perfetti. Prende la coca cola ghiacciata e ne beve un sorso. Poco distanti, Niall e Harry, appoggiati ad un tavolo da biliardo, chiacchierano del più e del meno, passandosi un foglio stropicciato.
-Ti stai sbagliando - gli rispondo, anch'io con un sorriso, - Harry e io siamo solamente amici. Va bene così.
-Sei cieca per caso? - dice ironico, poi mi guarda pensieroso.
-Che c'è?
-Va bene - dice, più a se stesso che a me. Prende la sua sedia e la avvicina alla mia, fino ad avermi a venti centimetri dal suo viso.
-Che fai? - chiedo, incuriosita.
-Vuoi vedere? - farnetica, e mi passa due dita lungo il viso, dalla fronte fino al mento, e io sbarro gli occhi. Cosa diavolo fa? 
Mi farfuglia qualche parola a caso, ma con uno sguardo dolce. Adesso sembriamo più che amici. 
-Bene - dice poi, cambiando tono ma non espressione. -Adesso girati di scatto. Veloce.
Faccio come mi dice, e guardo di nuovo verso il tavolo da biliardo. Harry si è alzato dal bordo e ci guarda serio, anche un po' incazzato. Stringe i pugni, e Niall segue la direzione dei suoi occhi di ghiaccio per capire il perché di quella reazione. Sento Zayn ridere.
-Cosa sta guardando? 
-Noi. Sta guardando noi - balbetto, continuando a reggere il suo sguardo. Non ha nessuna intenzione di distoglierlo.
-Sbagliato - dice Zayn, e mi giro verso di lui. -Sta guardando te. Come al solito.
Sto in silenzio qualche minuto.
-Okay, ci vado a parlare.
-Per dirgli che? - chiede, incuriosito dall'impeto con cui mi alzo dal tavolo, tanto che a momenti faccio cadere la sedia.
-Non lo so ancora, mi verrà di getto - farfuglio. Mi avvicino a lui, che ovviamente guarda da un'altra parte.
-Harry?
-Mhm? - mugugna, improvvisamente concentrato sulle palle da biliardo. Si avvicina il bicchiere alle labbra, e a me manca il respiro. Che mi invento?
-Potresti accompagnarmi a casa un momento? 
Almeno posso parlargli durante il tragitto.
-Zayn ha la macchina - risponde freddo.
-Voglio che mi accompagni tu. - insisto. -Per favore.
Finalmente si volta, congelandomi con gli occhi chiari. Ha un riccio che sfugge sulla sua fronte, cerco di concentrarmi su quello. Si volta con mezzo busto e prende uno dei caschi, porgendomelo. Gli sorrido.
-Grazie - dico, e lui annuisce. Guardo l'ampia schiena farsi spazio tra la gente per uscire dal locale senza preoccuparsi di aspettarmi.
-C'è qualcosa che non va? Con me, dico - provo a urlargli dietro, scendendo le scale di corsa per raggiungere la moto.
-Che devi andare a fare a casa? - chiede con disinteresse, ignorando la domanda come se non avessi aperto bocca. Okay, ora lo prendo a schiaffi. La cosa più irritante è che non sembra arrabbiato. Semplicemente è calmo, posato. Ogni tanto scuote i ricci per mandarseli indietro. Ma quando i suoi occhi incontrano i miei non ha dove nascondersi. Così, capisco che per provare a risolvere la situazione devo inventare una balla.
-Mia madre è partita, e Zayn mi ha detto che posso stare lì, per non farmi stare sola. Hanno una stanza in più.
Cazzo. Non ho calcolato che questo non farebbe che peggiorare la situazione. Harry si infila il casco e mette in moto, guardando la strada. Salgo e abbraccio forte la sua schiena rigida, appoggiando la guancia per quanto mi è possibile.
-A questo proposito.. Ti andrebbe di rimanere anche te? - gli chiedo, vicini a casa mia. Lui mi fa scendere e mi guarda stupito. Bene, stupito è già meglio di indifferente.
-A che gioco giochi? - mormora, seriamente curioso. La domanda mi lascia a bocca aperta.
-A.. a nessun gioco, io.. 
Si avvicina di più a me, ho il suo petto davanti agli occhi. Le ali delle rondini sbucano fuori dalla maglietta. 
-Va' a prendere ciò che ti serve - risponde, di nuovo freddo.
-Ascolta, io non lo so cosa ti prende, ma fa male.. - non sapendo come continuare sto in silenzio. Lui mi guarda. Alzo le punte dei piedi e lo bacio piano sulle labbra, per tre secondi al massimo. Poi abbasso lo sguardo e vado ad aprire la porta di casa mia, senza voltarmi a vedere la sua reazione. 

~Harry

Mi appoggio alla sella e guardo in alto, il cielo è sereno. Saranno le sei del pomeriggio.
Questa ragazza mi farà ammattire. Pensavo sul serio che le piacesse Zayn. E che fa? Mi bacia. Diamine. Sta uscendo dalla porta con una borsa più grande. La chiude accuratamente a chiave e torna verso di me con lo sguardo basso: non ha il coraggio di incrociare i miei occhi, mi fa sorridere. Le porgo il casco e la faccio salire.
-Va bene - le dico, quando si stringe a me, - per stasera va bene. Dormirò a letto con Niall, tutto per colpa tua. - la prendo in giro ridendo, e faccio ridere anche lei. Accelero, affonda il naso nella mia schiena, e sento un suo respiro più forte. Magari di sollievo.

~Elise

Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Scende dalla moto, mi fa un sorriso, mostrandomi quelle adorabili fossette. Credo che ti bacerò di nuovo, sai? No. Sta calma. Cazzo. 
-Si, inizia a salire, faccio una telefonata - farfuglio, e lui aggrotta un po' la fronte e sale. Compongo il numero di Lauren. Risponde dopo qualche squillo.
-Elise?
-Ell. Sei con Michael? - le chiedo a bassa voce. 
-Si.
-Puoi allontanarti da lui?
-Ahà - conferma. Aspetto qualche secondo in silenzio, passando il dito su e giù sulla sella della moto. Poco fa qui c'era seduto lui. Cazzo.
-Ecco, parla pure.
-L'ho baciato. - sputo fuori al volo.
-..che?
-L'ho baciato. Cazzo - dico, questa volta ad alta voce.
-E lui come l'ha presa? - chiede, ansiosa quanto me.
-Bene, direi. Cazzo, Lauren..
-Va tutto bene, Elise. Era ora! - cerca di farmi tranquillizzare.
-Lauren, stasera dormo da loro. C'è anche lui. 
Lei rimane per qualche secondo in silenzio.
-Cazzo.
Scoppio a ridere, liberandomi della tensione. 
-Adesso devo parlare con Zayn, ma anche fare in modo che lui non si arrabbi di nuovo..
-Sta attenta.
-Ti faccio sapere.
Attacco il telefono e corro su per le scale.
Grazie al cielo apre Zayn.
-Devo parlarti! - sibilo, e lui con un mezzo sorriso stupito mi trascina in una delle stanze.
-Stasera dormo qui, è un problema?
-No, sai che non lo è. La stanza in fondo al corridoio è libera.
-Grazie grazie grazie. La versione è che mia madre è partita, okay? Che poi sarebbe vero.
Ah, anche Harry dorme qui, Niall ha il letto a due piazze, no?
-Frena un momento, mi vuoi spiegare? - dice lui alzando le mani. Io tiro un sospiro. 
-Non possiamo adesso, rischio di far incazzare Harry di nuovo. Inventati qualcosa! - gli mormoro, e esco dalla stanza. Quando andiamo in cucina sono tutti lì, e stanno contemplando il frigo vuoto.
-Vi avverto, io ho fame - si lamenta Louis. 
-Possiamo chiamare per una pizza - propone Harry, appoggiandosi alla penisola dei fornelli.
-Tante pizze - mormora Niall.
-C'è una pizzeria all'angolo, ci vado io - dico. Ovviamente, Zayn si propone di accompagnarmi prima che lo faccia Harry.
Scendiamo le scale in fretta e furia e arriviamo fuori la strada. -Allora? 
-Non mi parlava da ieri, Zayn - dico come scusa, - dovevo inventarmi qualcosa.
-Lui è geloso pazzo di te e tu inventi che rimani a dormire da quattro ragazzi? - mi chiede ridendo. Lo guardo in silenzio per mezzo secondo.
-Lo so, non è stata una grande mossa - farnetico agitando le mani, - però ha funzionato. Ho invitato anche lui. Metterò le cose a posto, Zayn. Deve andare bene questa volta - sussurro, più a me che a lui. Ricomincio a camminare, ma lui mi blocca per il polso. 
-Non si fiderà facilmente di te - dice serio. -È stato troppo male. Lo guardo, poi annuisco. 
-Metterò le cose a posto - ripeto.

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Capitolo 9
*** Hold me tight. ***


Siamo seduti sul tappeto, e i ragazzi scherzano raccontandomi tutte le gaf fatte a New York, come quella volta che avevano dovuto dare indicazioni a una spagnola, e Zayn si è messo a fare i mimi per indicarle la strada.
-Ti giuro, sembrava stesse facendo il ballo del tacchino, lo guardavamo tutti stravolti, compresa la povera signora - dice Liam, e scoppiamo tutti a ridere.
La cosa che mi mette più di buonumore, però, è che Harry, con la schiena appoggiata al divano e me seduta tra le sue gambe, mi abbraccia da dietro. Ogni tanto appoggio la testa sulla sua spalla, guardando il soffitto con un mezzo sorriso compiaciuto, e mi soffia un bacio sulla testa. I ricci morbidi mi accarezzano la fronte.
-Non dimentichiamoci di quando ti sei ubriacato, Liam - dice, e i ragazzi scoppiano a ridere di nuovo al ricordo. Liam si porta la mano alla fronte.
-Ha cominciato a chiedere ai passanti a che ora cominciasse la messa - mi spiega Harry, facendomi ridere.
-Bastardi, vi siete divertiti per bene alle mie spalle - si lamenta Liam, con un sorriso imbarazzato. Niall affonda la testa nel barattolino di gelato.
-È finito, Niall - lo prende in giro Louis. Io sbadiglio.
Zayn mi lancia popcorn tra i capelli, e io glieli rilancio cercando di colpirlo in faccia. Harry non sembra più infastidirsi, anzi, sorride all'amico e ogni tanto gli da spallate giocose.
-È quasi l'una, vogliamo andare a dormire? - propone Louis; la mattina dopo abbiamo deciso di andare al mare, e verranno anche Lauren e Michael. Mentre vado in camera mia, penso che dovrei riprendere con Lauren il discorso New York. Lei è praticamente mia sorella, come faccio a lasciarla qui? Chiudo la porta a chiave dietro di me e mi spoglio, mettendomi un semplice pigiama leggero. Mentre mi sto lavando i denti sento bussare, e vado ad aprire.
-Ehi - dice un Harry di ottimo umore.
-Ehi - gli rispondo con lo stesso entusiasmo.
-Scusa, ho lasciato qui la mia roba.
Entra e si chiude la porta alle spalle. Vado a sedermi sul letto a gambe incrociate, a guardarlo frugare nella borsa in cerca del pigiama. Si tira indietro i capelli un paio di volte.
-Vorrei dirti una cosa - gli dico, e lui si gira.
-Dimmi.
Gli faccio cenno di venire sul letto, lui si volta un momento, si toglie la maglia, lasciandomi la visione della sua schiena perfetta, e si infila veloce quella del pigiama. Poi si butta sul letto accanto a me, poggiandosi su un gomito.
-Okay, allora.. - inizio a farfugliare, distratta dai suoi occhi curiosi, - non ti ho detto proprio tutto di me, e tu invece.. Insomma.
-Non c'è bisogno di questo, Elise - mi tranquillizza, spostando una ciocca di capelli dal mio viso.
-Si invece.
Sta zitto, e io mi poggio con la testa sul cuscino. Adesso posso sussurrare, mi sentirebbe.
-Pochi mesi fa stavo con un tizio che mi ha fatta stare male parecchio. Quando ti ho conosciuto ancora stavo cercando di superare la cosa.
-Si, l'avevo intuito..
-No, aspetta - lo interrompo di nuovo, - quello che voglio dire è che.. Tu mi fai bene. Mi fai bene sul serio. E non voglio giocare - dico, rievocando le parole di quel pomeriggio, - tutto qui. Volevo fartelo sapere.
Gli faccio un sorriso timido, lui ricambia, abbracciando uno dei cuscini.
-Rimani un po' qui? - mormoro. Fa di si con la testa.
Smorzo i toni dandogli uno spintone per farlo girare. Lui scoppia a ridere quando salgo su una delle sue gambe.
-Avanti, fammi vedere - dico ridendo, riferendomi ai tatuaggi sul suo petto. Apro i due bottoni della sua maglia, e lui mi lascia fare.
-Se ti piacciono così tanto i tatuaggi fanne uno - mi prende in giro.
-Ce l'ho già - protesto mostrandogli il polso - ma mi piacciono i tuoi.
Mi guarda beato mentre mi avvicino fino a poggiare la testa sul suo petto, e traccio con le dita le linee delle due rondini. Alzo gli occhi, mi sta fissando.
-Mi piace davvero quando arrossisci - mormora, stavolta serio. Ci guardiamo per qualche secondo, finché non poggia le labbra morbide sulle mie.
Alzo un po' la testa per avvicinarmi, e gli sfioro i capelli, mentre la sua lingua segue lenta il percorso delle mie labbra. Mi butto da un lato, sul materasso, e lui si poggia su un fianco, scostandomi i capelli dal volto. Mi sento come se mi vibrasse lo stomaco, l'intestino o non so cos'altro. Mi stacco, per guardarlo in viso. Traccio con l'indice le sue labbra piene, e poi sostituisco le mie al dito, per baciarlo di nuovo. Non parliamo più. Mi appoggio contro il suo petto, segue la linea della mia schiena.
-Sai una cosa - sussurra contro le mie labbra, - mi sa che non ti piace Zayn.
-Sei un deficiente - gli rispondo ridacchiando, e lo bacio di nuovo.

Dopo circa un'ora si addormenta, con un braccio intorno a me, e qualche riccio gli va davanti agli occhi. Lo sposto piano con le dita, mi rifiuto di addormentarmi. Lo guardo per ore, concentrandomi sui particolari: le ciglia lunghe che gli sfiorano le guance, le palpebre delicate, il respiro più lento e profondo, le labbra piene. Poi, vinta dalla stanchezza, cado in un sonno profondo tra le sue braccia.


~Harry

Mi sveglio e per un momento non so dove sono. Metto a fuoco la figura accanto a me, e mi scappa un sorriso. Dalla finestra proviene qualche linea di luce che la illumina. Nonostante il mio braccio a cingerle il fianco, nella notte si è sdraiata a pancia in su, con un braccio piegato, e una mano semichiusa vicino alla guancia destra.
Ammucchio il cuscino sotto le mie braccia e mi metto a guardarla. Mi sporgo appena a darle un bacio leggero. Piano piano apre gli occhi, mi vede, li richiude e sorride, mentre io ridacchio.
-Buongiorno - mormoro.
-Il migliore di sempre - mugugna, e mi fa contorcere lo stomaco.
-Lo sai che sei bella anche appena sveglia?
Lei mi osserva curiosa, poi fa uno scatto veloce per alzarsi dal letto.
-Se lo dici è perché non è vero, altrimenti non ci avresti pensato! - farnetica entrando in bagno. Io scoppio a ridere, affondando la testa nel cuscino.
-Avanti, vieni qui - le dico con tono lamentoso. Si affaccia dal bagno e mi fa la linguaccia, per poi aprire l'acqua e sciacquarsi il viso.
Appena finito, corre a buttarsi su di me.
-Che ore sono? - chiede poggiando il mento sul mio petto.
-Saranno le nove. Che dici, Niall si sarà accorto che non ho dormito in camera con lui? - chiedo ironico, ed Elise fa una smorfia.
-Possiamo uscire furtivamente e andare a controllare la situazione - dice, con tono da spia in missione.
-Oppure - ribatto, stringendole attorno le braccia, - possiamo restare un altro po' qui.
Sorride accogliendo la proposta e il mio bacio.


~Elise

-Dici sul serio? - chiede Lauren, con un sorriso a trentadue denti.
Annuisco imbarazzata, guardando dallo scoglio dove sono seduta i sei ragazzi che giocano a pallone. Il ragazzo alto riccio è stato appena buttato a terra dall'amico biondo, e adesso sta ridendo a crepapelle.
Mi volto verso Lauren. -No, Ell. Non mi ha sfiorata con un dito, abbiamo dormito abbracciati per tutta la notte - dico, rispondendo alla sua domanda silenziosa.
-È la cosa più dolce che ti ho sentito dire negli ultimi, che ne so, nove mesi? - dice.
Alzo gli occhi al cielo e guardo la mia amica. Lancia uno sguardo al suo ragazzo, che è appena stato buttato in acqua a riprendere la palla. Lei sorride, in un modo così genuino che lo trasmette agli altri. Non sorride con la bocca, ma con gli occhi, e glielo invidio da sempre. Ha una bellezza di quelle che poche se ne trovano in giro. È una di quelle persone che anche in mezzo ad una folla, anche se la vedi passare di sfuggita all'angolo della strada, te la ricordi. Lei brilla di luce propria.
-Come farò senza di te se me ne vado a New York?
Il suo sguardo si intristisce un po'.
-Verrai a trovarmi, verrò a trovarti. Almeno so che sei in buona compagnia. E non parlo solo di Harry - dice, mettendosi gli occhiali da sole e sorridendo di nuovo, - quei ragazzi ti vogliono bene. Parti avvantaggiata, hai già degli amici lì - scherza.
Già, si. Ma l'unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento è che tra pochi giorni andranno via.
Che Harry andrà via tra due settimane, ed è solo inizio luglio.
Che tra pochi mesi, sarò a ore di volo dalla mia migliore amica, o, male che vada, a ore di volo da lui.

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Capitolo 10
*** Hic et nunc. ***


-La borsa inizia a pesare - la prendo in giro.
Neanche mi sente, si alza dalla sabbia con un'altra conchiglia e corre a portarmela. Ci soffio su e tolgo i granelli per poi metterla nella borsa con le altre. Lei mi guarda con un sorriso da dietro i Ray-Ban neri e si avvicina a darmi un bacio, tenendomi il viso tra le mani.
Ci siamo allontanati un po' dal gruppo. Mi mordo le labbra quando si stacca da me, troppo presto, e ricomincia a camminarmi davanti guardando per terra. Quel due pezzi le sta una favola; il seno perfetto è coperto da due triangoli rossi, la pancia piatta è abbronzata abbastanza da star bene con quel colore. Quando si china guardo le sue gambe che si flettono, poi tornano su, e si muovono verso di me, ancora e ancora. Dopo l'ultima conchiglia la stringo al mio petto, e lei ride come una bambina.
-Un bagno?
-Prima torniamo dagli altri - mormora contro il mio collo. Mi da un lieve bacio all'angolo della mandibola e si allontana da me, stringendomi la mano.
Qualcuno passando la guarda malizioso, ma io la avvicinò ancora di più al mio corpo.
-Avanti, allora - dice di punto in bianco, e sorrido pensando che come al solito si è fatta qualche discorso nella sua testa.
-Avanti cosa? - le chiedo paziente.
-Dimmi ciò che non so. Di te.
In effetti c'è un mondo che non sa di me, e che io non so di lei. Non ho idea da dove cominciare.
-Mi piacciono i cappelli - me ne esco, guardando avanti. Lei fa una risatina.
-Ti.. Piacciono i cappelli? - chiede ironica, e io annuisco.
-Ma hai i capelli ricci - dice, come se non lo avessi mai notato. Faccio spallucce.
-Okay, ehm. - pensa, - io adoro la maionese - esclama, e mi fa scoppiare a ridere.
-Sul serio?
-Si, sono maionese-dipendente! Potrei metterla su qualsiasi cosa, è come una droga - continua, e scoppiamo a ridere tutti e due.
-A me piacciono i muffin. E i pancakes. - dico, facendo un breve elenco, - e le fragole. E poi mi piacciono le lenzuola che sanno di fresco, e mi piace l'autunno. E mi piaci tu - concludo, stringendola scherzosamente tra le braccia. Lei ride, poi mi bacia. Siamo quasi arrivati.
-A me piacciono i maglioni di cento taglie più grandi della mia - dice ridendo, - e poi mi piace viaggiare in macchina di notte, sul posto di dietro, guardando fuori tutte le luci.. Immagina lo scenario e mi fa sorridere, dipingendolo nel vuoto con le mani.
-Eccoli! - sentiamo urlare Michael. Lui e Lauren sono sotto l'ombrellone, poco più lontani gli altri ragazzi, sudati e pieni di sabbia.
-Bagno? - propone Zayn ironico quando ci vede arrivare. Elise annuisce, e io vado a poggiare la borsa all'ombrellone. La sento strillare brevemente, questo perché Niall e Liam l'hanno presa in braccio per buttarla in acqua. Mi sbrigo a togliere il cellulare e il portafogli dalle tasche e andare a bagnarmi anch'io. C'è una guerra di spruzzi che mi vede coinvolto, ma dopo poco scappo più giù nuotando un po' sott'acqua.
Raggiungo Zayn e Louis. -Ehi - dicono loro. Gli sorrido.
-Guarda, Lou, sorride, che carino - mi prende in giro Zayn, il cui ciuffo moro bagnato ricade sulla sua fronte.
-Falla finita - lo rimbecco ironico, spingendolo sott'acqua. Quando riemerge ricambia il favore.
-Allora, adesso state tipo.. insieme? - chiede Louis con un'espressione confusa. Lo conosco abbastanza da sapere che lui è così, ha bisogno di dare un nome a qualsiasi cosa. Quello che non ha nome per lui non esiste.
-Non lo so, staremo a vedere.
-Però ti piace.
Annuisco, stringendo le labbra. -Anche tu piaci a lei - dice Zayn, e noi lo guardiamo.
-Ehi, non parlavamo certo del mio incredibile charme quando eravamo soli - ridacchia.
-Ero a tanto così dallo spaccarti la faccia - gli dico schizzandogli l'acqua in faccia.
-Si, lo so - sorride soddisfatto.


~Elise

Lo guardo da lontano, sta parlando con i suoi amici e decido di lasciarlo stare. In fondo loro erano venuti per stare con lui. Mi metto a galleggiare sull'acqua con le braccia intorno alla testa per qualche minuto, finché non lo sento dietro di me. Mi giro e mi avvinghio contro il suo petto.
Non c'è niente, niente di più bello di Harry a petto nudo, con i riccioli bagnati e gli occhi verdi come l'acqua, che mi sorride. Mi appendo al suo collo, e lui mi abbraccia, baciando l'incavo del mio collo.
-Sai di sale - dice ridacchiando, e soffia piano sulla pelle bagnata.
-Non mi dire - mormoro senza fiato. Sfioro la sua guancia con la punta del mio naso, prima di premere di nuovo le labbra contro le sue.


Esco dall'acqua con fatica, lasciandolo con Niall e gli altri. Michael ci ha raggiunti da poco, quindi ne approfitto per andare un po' dalla mia amica; strizzo via dai capelli l'acqua di mare, prendo gli occhiali da sole e mi stendo accanto a lei.
-Lauren?
-Mhm? - mugugna, con gli occhi chiusi, a provare ad abbronzare quella sua pelle così chiara. Il biondo dei suoi capelli sta diventando più dorato.
-Credi che stiamo correndo un po'?
-No. - risponde secca, e c'è un rimprovero. -Non cominciare.
Ridacchio.
-Chiedevo.
-Hai parlato con tua madre? - mi chiede poi, e so che si riferisce a New York.
-Ci ho provato, ma la conosci.
-A proposito, ho fatto domanda alla Pacific University - mi dice, tranquilla. Mi alzo mettendomi a sedere, lei nemmeno apre gli occhi.
-La Pacific è a Seattle - dico. Lei ride.
-Tu te ne vai a 4000 km da qui e io non posso andare a Seattle? Ci vogliono poco più di tre ore di viaggio.
-Ho sempre pensato che volessi andare alla Concordia, o comunque che rimanessi qui.
Lei fa spallucce, ancora non mi guarda.
-Magari anch'io ho bisogno di cambiare aria.
Mi butto sul suo lettino, e mi fa posto.
-Ma allora vieni con me - piagnucolo. So già come reagirà, e infatti non mi delude. Apre un occhio, mi guarda ridendo e lo richiude, tornando a prendere il sole. Sbuffo, ristendendomi sul mio lettino.


-Pronta? - chiede, mentre mi stringo al suo petto. Al mio consenso la moto accelera e con un forte rombo si allontana dalla spiaggia, superando le macchine, seguita dall'auto di Zayn e da quella di Michael. Alzo la visiera del mio casco e chiudo gli occhi, lasciando che l'aria fresca mi colpisca dritto in viso. Neanche dieci minuti e siamo a casa mia. I ragazzi ci aspettano all'appartamento per cenare, io devo fare una doccia in pace, e prendere il cambio.
-Vuoi entrare? - gli chiedo togliendo il casco. Lui fa lo stesso, e si passa una mano tra i ricci smuovendoli un po'.
-Devi fare la doccia in pace, e io ti starei solo tra i piedi - dice. Strano modo di vederla.
-La casa è grande - dico, avvicinando i nostri nasi. Lui sorride mostrandomi le fossette sulle guance.
-Passo a prenderti tra una mezz'ora - spiega. Decisamente troppo tempo. Sbuffo teatralmente, e lui scoppia a ridere.


~Harry

Non so neanch'io cosa sto guardando. Mi siedo sullo schienale di una panchina, poggiando su i piedi, con il mio caffè in mano. La mezz'ora è passata, ma Elise è una ritardataria cronica. Forse la coppia che passa davanti a me si chiede del perchè sorrido, tutto solo. Non sanno che una bellissima ragazza dormirà assieme a me questa notte, di nuovo. Penso che potremmo davvero rimanere abbracciati su quel materasso, in silenzio, per sempre. Passo davanti un negozio che ha aperto da poco, vende articoli di cartoleria. Con un mezzo sorriso divertito entro. Uscendo mi rendo conto che sto facendo tardi, così torno alla mia moto, che rombando mi porta da lei. Poco importa del futuro, penso. Un piccolo tatuaggio sul braccio di mio cugino dice 'Hic et Nunc'. Qui e ora. Ed è proprio il modo in cui voglio vederla io.

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Capitolo 11
*** I just want to hear your voice. ***


Mi butto sul divano addosso ad Harry, che mi abbraccia.
-Okay, non voglio fare il guastafeste - inizia a dire Louis, sedendosi sul bracciolo della poltrona dove è accucciato Niall, - ma tra cinque giorni andiamo via.
-Grazie, Lou. Non bastava mia madre a fare il count down - si lamenta Liam. Il ragazzo chiude appena gli occhi e si appoggia contro Zayn, seduto sull'altro divano.
-Non voglio che ve ne andiate - dico io triste.
-Ad ottobre ci rivedremo - mi dice Niall con un sorriso. Lui è sicuro al cento per cento che andrò a New York con loro. Ricambio il sorriso: l'ottimismo di Niall è proprio quello che mi ci vuole. Harry mi da un bacio sui capelli.
-Non potete chiedere di tenere la casa per un'altra settimana, o un altro paio? - chiede Harry. La sua voce roca mi da i brividi.
-No, credo che debba entrare una famiglia per il resto del mese di luglio. - dice Zayn, che si è occupato di affittare le due settimane. Io mi stacco dall'abbraccio di Harry e mi sporgo sul bordo del cuscino.
-Casa mia è vuota almeno fino ai primi di agosto - mormoro, e i ragazzi mi osservano.
-Potreste venire, è abbastanza grande - dico a voce più alta; cominciano a scambiarsi sguardi tra loro.
-Dovremmo chiedere ai nostri..
-Liam, hai vent'anni, per la miseria - lo prende in giro Louis, lanciandogli un cuscino.
-Sul serio non è un problema? - mi dice Harry, abbracciandomi di nuovo.
-E perché dovrebbe? Quella casa è vuota da quando ne ho memoria, mia madre non c'è mai. - gli sussurro. I ragazzi già discutono tra di loro.
-In ogni caso, aspettiamo qualche altro giorno per fare progetti - propone Zayn, e gli altri sono d'accordo. Passata l'una, decidiamo che si è fatta ora per andare a dormire.


Qualcuno bussa alla mia porta, e già so chi è. Mi si forma un sorriso da ebete quando vedo la sua testa riccia e gli occhi verdi. È più alto di me di dieci, quindici centimetri, e quando mi abbraccia posso poggiare senza fatica la testa sul suo petto. Potrei anche addormentarmi così, con il suono del suo cuore che batte.
-Che hai in mano? - gli chiedo poi, notando un pennarello nero. Lui sorride, contento della domanda. Chiude per bene la porta dietro di se.
-Sdraiati - mi ordina; sento di nuovo una fitta al ventre, ma obbedisco senza fiatare. Si fa spazio tra le mie gambe, poggiando le braccia sui miei fianchi.
-Ti sei fissata con i miei tatuaggi, no? Lascia che ti mostri come ci si sente - mormora ironico, io manco un paio di respiri. Alza delicatamente la maglietta del mio pigiama fino alle costole, lasciando scoperta la mia pancia piatta.
Lascia un piccolo bacio a sinistra dell'ombelico, poi inizia a scarabocchiare concentrato. Vorrei alzare la testa dal materasso per vedere cosa sta disegnando, ma non ci riesco. Mi limito a contare i miei respiri.
-Ecco - dice sorridente, e mi guarda. Mi alzo sui gomiti: adesso ho un piccolo gufo sul basso ventre. Rido appena, prima di lasciare che si rimetta al lavoro, scrivendo "Harry" sotto le costole con un'elegante calligrafia.
Mi tolgo la maglietta, restando con un top. In fondo un costume coprirebbe di meno, ma lui rimane comunque imbambolato a guardarmi.
-Adesso tu - gli dico piano. Si toglie la maglia, restando a petto nudo. Mi appoggio su di lui, rubando il pennarello dalle sue mani ormai prive di riflessi e inizio a scribacchiare su un pettorale, sotto una delle rondini. Lui mi osserva senza battere ciglio, e la cosa mi fa arrossire; forse per questo lo sento sorridere. Mi concentro sulla piuma delicata che sto disegnando, poi ci soffio piano per far asciugare l'inchiostro.
Lui si alza all'improvviso, portandomi con se, e mi bacia stringendo con le braccia la mia schiena. Io passo le mani tra i capelli morbidi, poi sul collo e le fermo sulle spalle.
-Sdraiati - gli sussurro all'orecchio.
Lui obbedisce e poggia una guancia sul cuscino, chiude gli occhi e lascia le mie dita scorrere lungo la spina dorsale. Mi metto a cavalcioni, sulla mia sinistra ci sono i suoi veri tatuaggi. Traccio le linee leggere della gabbia, lasciando un bacio sulla scapola.
-Dio - lo sento farfugliare, con la bocca coperta dal cuscino. Inizio a scarabocchiare sulla sua schiena per un po', finché ridendo non si volta di scatto e mi butta sul materasso accanto a lui. Mi abbraccia, e io poggio una gamba sul mio fianco. Lui prende il pennarello e scosta un po' i pantaloncini, scrivendo un "mine" frettoloso sulla mia coscia. Lo bacio sorridendo, lui mi stringe forte e, dopo neanche mezz'ora, si addormenta sul mio petto.


~Harry

Ancora una volta, mi sono svegliato prima di lei. Ha i capelli sciolti arruffati sul cuscino, e mi fa sorridere. Inizio a baciarle piano le palpebre, lo zigomo, le labbra, il mento, finché non mugugna qualcosa e si nasconde sotto la mia testa, poggiando la fronte sul mio collo.
-Ehi - le sussurro, dandole un piccolo morso sulla spalla.
-Mhm - si lamenta, facendomi ridere.
-Sono le dieci passate - le dico. Lei sbuffa e torna fuori, aprendo appena gli occhi azzurri.
Nota il mio sorriso e si lascia contagiare.
-È mattina, come fai ad essere di buon umore? - farfuglia prendendomi in giro. Le do un altro bacio leggero, che vale come risposta. Mi guarda per qualche secondo.
-Insopportabile - mugugna, e io scoppio a ridere.


Mi volto a guardarla, mentre passeggia accanto a Liam. Le faccio un piccolo cenno sorridendo, lei corre verso di me e sale sulle mie spalle, aggrappandosi alla mia vita con le gambe. Camminiamo sul lungomare, dopo aver mangiato pesce fino quasi a scoppiare; eppure, oggi, nonostante il caldo, il sole sembra non volerne sapere di restare per più di dieci minuti di fila. Guardo in alto le nuvole bianche.
-Secondo te si metterà a piovere? - le chiedo. Lei si stringe di più al mio collo.
-Non ne ho idea, ma forse conviene avvicinarci a casa. Noi siamo in moto - mi risponde. Lo diciamo ai ragazzi, che sono d'accordo con noi. Louis propone di andare a fare qualcosa al chiuso, come vedere un film o tornare al bar del biliardo. Optiamo per la prima, e passiamo per la videoteca. La scelta di Liam ricade su una specie di strano thriller psicologico, che fa addormentare sulla mia spalla dopo nemmeno un'ora; così la porto in braccio in camera e la lascio sul letto.
Appena chiusa la sua porta, il mio telefono squilla. Troppo distratto rispondo senza controllare il nome, pensando che fosse mia madre.
-Pronto?
-Harry? Finalmente. - dice una voce femminile.
Rimango impietrito per qualche secondo.
-Corinne.


-Perchè non mi hai mai risposto? - mi rimprovera. Io attraverso il salone a passo spedito, davanti agli sguardi curiosi dei ragazzi, e mi chiudo la porta dell'appartamento alle spalle.
Scendo le scale, ritrovandomi in strada.
-Non avevo niente da dirti.
-Harry, se ci siamo lasciati non vuol dire che dobbiamo essere in guerra - dice con voce flebile. Questa è una delle sue caratteristiche. Ha sempre un tono dolce e delicato, controllato, che fa sembrare tutto surreale.
-No, hai ragione - le dico, con un po' d'ironia.
-Volevo sentire la tua voce - dice, senza che io dovessi chiederle il perchè delle telefonate, - come stai?
-Sto bene, più che bene. Te?
Lei ride.
-Sono in ospedale - dice, scherzandoci su, - da circa tre settimane. Non è proprio la vacanza che speravo.
Io aggrotto la fronte, e sento il senso di colpa pronto ad attaccarmi. Mi chiamava da un letto d'ospedale, e io non le ho mai risposto.
-Che cosa è successo? - le chiedo.
Il mio tono, che lascia trapelare l'ansia, la fa sorridere. -Incidente d'auto, ho fatto un bel botto - ride di nuovo, con la voce cristallina.
-Mi.. mi dispiace.. Se non fossi qui, io..
-Cosa. Verresti a trovarmi? - dice, sempre ironica, - non avrebbe senso, no?
-Immagino di no.
Con un sospiro, cambia tono.
-Ma non ti ho chiamato per farmi compatire - dice, rimproverandosi da sola, - volevo chiederti un favore.
-Dimmi.
-Posso.. Chiamarti? Ogni tanto. Per sentirti parlare. Puoi anche parlarmi del tempo, non mi importa. Puoi fare questo per me?
Rimango a rifletterci su. D'istinto, alzo la testa: si vede la finestra della stanza dove dorme Elise.
-Si, puoi chiamarmi. - le dico. So che è perché mi sento in colpa, quindi non me ne preoccupo. Con lei è finita, e lo sappiamo entrambi. Sento il sospiro di un sorriso.
-Grazie - dice. Attacco il telefono e salgo le scale, dove intanto i ragazzi hanno spento la televisione.
-Era Corinne. - dico loro, che mi guardano tutti con sguardi misti tra preoccupazione e sorpresa. Spiego in breve cosa mi ha detto, poi cala il silenzio, rotto solo dal rumore di una porta che si apre. Elise compare senza sorridere, con la fronte aggrottata per i nostri sguardi seri. Mi fissa, in piedi al centro della stanza.
-Ma che succede?

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Capitolo 12
*** Are you fine? ***


-Allora? Me lo dite che succede? - dico, con una mezza risata spaventata. Zayn mi fa un mezzo cenno di andare a sedermi accanto a lui, così mi butto sul suo divano.
-Mi ha appena chiamato Corinne - dice Harry, con una faccia preoccupata.
-La tua ex? - chiedo stupita.
-Si, lei - dice, passandosi una mano tra i capelli, - ha fatto un incidente d'auto. È in ospedale.
Io spalanco gli occhi.
-Sta bene? - chiedo, seriamente dispiaciuta. Non è che una ragazza. Non sono certo quel tipo di persone che porta rancore per le ex del ragazzo che le piace. Abbiamo tutti un passato.
-Sembra di si, ma è ricoverata da parecchio tempo. - dice lui, senza mai perdere il controllo.
-Sua madre è tornata dal Canada? - chiede Liam a Harry.
-Non credo, doveva passarci l'estate. E Corinne non è il tipo da far preoccupare le persone, avrà sminuito la cosa per non farla ritornare a casa. Mi stupisce anche che me lo abbia detto.
Si mettono a parlare di lei e dei membri della sua famiglia che potrebbero essere lì ad aiutarla, escludendomi di fatto dalla conversazione. Io ne approfitto per rifletterci su. È ricoverata da parecchio tempo, e si fa sentire solo adesso? Se non è il tipo da far preoccupare le persone avrebbe chiamato Harry subito, piuttosto che lasciare che lo venisse a sapere da altri.
-Non era la prima volta che ti chiamava, vero? - dico, interrompendoli mentre parlavano.
Harry mi guarda per qualche secondo.
-No.
Abbasso la testa per un istante, poi mi alzo e faticosamente mi trascino nella mia stanza, chiudendo la porta.


~Harry

Busso, ma non risponde nessuno. Entro comunque, e la trovo sul letto, a giocherellare con il cellulare. Richiudo la porta e vado a sedermi accanto a lei, accarezzandole la testa.
-Mi ha chiamato un paio di volte, ma non le ho mai risposto. Stavo talmente bene qui, con te, con i ragazzi. Era come aver staccato la spina per davvero, portandomi dietro solo le persone importanti. Lei non è tra queste, non più - dico.
Elise si rigira su se stessa, mettendosi a pancia in su, e mi guarda. Non è arrabbiata. Ha solo paura.
-Io che cosa sono, una specie di storiella estiva? Quelle che si fanno durante le vacanze, con persone che non rivedrai mai più? - chiede, e le si rompe la voce. Io mi chino e la bacio a testa in giù.
-No.
-Non voglio stare male - mormora, prima che le mie labbra tocchino di nuovo le sue.
-Non ti farò del male, te lo prometto.
Accenna ad un piccolo sorriso, e mi trascina giù sul letto, facendomi poggiare la testa sulla sua pancia piatta, e accarezzandomi i capelli.
-Vuoi tornare a casa - chiede dopo qualche minuto di silenzio - a vedere come sta?
-No.
-Non mentirmi.
-Non lo faccio - ripeto, - sta bene. Mi chiamerà ancora, e risponderò, e le dirò "andrà tutto bene, guarisci presto", o "tieni duro, starai meglio". E la lascerò vivere la sua vita, e vivrò la mia. - dico.
Rimaniamo in quella posizione, senza avere più la forza di dire niente. Spero solo di non mentire a me stesso quando mi dico che Corinne sta bene, che non stia di nuovo sminuendo la cosa, che io non stia solo provando a vivere senza senso di colpa.


~Elise

Si è addormentato. Sono solo le sette di sera, ma è crollato. Delicatamente sostituisco un cuscino al mio corpo, e lo lascio in camera da solo. Girando per l'appartamento mi accorgo che Niall e Liam sono usciti, nonostante il tempo che non accenna a migliorare, e Zayn e Lou stanno cercando qualcosa in dispensa da poter riadattare per la cena.
-Volete una mano? - chiedo, e loro si voltano; non mi avevano sentita arrivare.
-Harry dorme, non l'ho ucciso e sepolto nella cantina - dico ridacchiando.
-Io stavo già per offrirti il mio aiuto per farlo a pezzi - scherza Louis. Viene accanto a me e mi abbraccia da dietro.
-Tutto okay? - chiede Zayn, con in mano una padella e un pacco di farina. È buffo, mi fa sorridere.
-Si, è tutto okay - gli rispondo, poggiando la testa sulla spalla di Lou. È di poco più basso di Harry, e più piccolo di corporatura, ma è comunque abbastanza grande da poggiare il mento sulla mia testa.
-Com'è lei? - chiedo, e sanno già di chi parlo.
-Oh, andiamo - dico al loro silenzio, - siete miei amici, non vi sbranerà per questo.
-È carina. Alta, con gli occhi chiari. Ha i capelli biondi, più o meno come Lauren - dice Zayn.
Louis mi da un leggero bacio sulla testa e va ad apparecchiare la tavola.
-Però non è mai stata granché interessata a farsi voler bene da noi, è tutto il contrario di te sotto questo punto di vista. Testimone il fatto che, dopo che si sono lasciati, noi non l'abbiamo più sentita. È una cosa che con te non succederebbe - continua, e io gli sorrido.
-Grazie.
Harry arriva trascinando i piedi con uno sbadiglio.
-Scusate, devo essermi addormentato. Dovremmo dormire di più la notte, eh? - mi dice, abbracciandomi dalla schiena.
Zayn tossisce, Louis ridacchia.
-E non pensate sempre male - li rimprovera, ma io non riesco a ridere. Sciolgo delicatamente l'abbraccio e propongo di dare una mano a Louis ad apparecchiare.
-Buonasera! - Niall annuncia il suo arrivo, sorridente e con delle buste in mano - abbiamo comprato il gelato!
Liam, dietro di lui, chiude la porta parlando al cellulare e va in un'altra stanza.
-No, mamma, si tratterebbe di un'altra settimana, due al massimo.. - gli sento dire.
Credo stia proponendo a sua madre l'idea di restare un po' di più. Sono molto felice di questa cosa perché in fondo so che lo fanno per me: Harry tornerà a casa a fine mese, lo rivedrebbero presto. Inoltre, penso che Portland stia cominciando a piacergli.
-Sapete cosa dovremmo fare? - dico mentre mangiamo gli esperimenti di carne di Zayn, che segue una filosofia di vita secondo cui tutto ciò che è fritto diventa buono, molto affine a quella di Niall.
-Cosa? - chiede Louis, che è quello che meno si adatta a passare le giornate sulla spiaggia a non far niente.
-Dovremmo andare a Seattle. È una città bellissima, e dista poche ore.. Certo, non potremmo andare in moto - dico, guardando Harry, - però possiamo affittare un auto più grande.
I ragazzi si guardano.
-Si, sembra un'idea carina - dice Liam.
-Possiamo andarci dopodomani, è sabato - propone Louis, sorridendo.
Harry annuisce soddisfatto, Zayn concorda.
-Andata - dico.

Qualcuno bussa alla mia porta. Vado ad aprire.
-Ehi - dice. Si sente che qualcosa non va. Gli sorrido: non permetterò che questa cosa ci rovini i nostri momenti.
-Se vuoi posso dormire con Niall. Insomma, lui russa e ogni tanto chiacchiera anche, - dice scherzando, ma torna subito serio - però se vuoi dormo di là.
Io sorrido di nuovo, prendo la maglietta sul suo petto e lo tiro dentro. Lui ridacchia mentre si butta su quello che ormai è diventato ufficialmente il mio letto.
-Quindi non sei arrabbiata?
Scuoto lentamente la testa, e mi stendo di fianco a lui, lasciando che mi abbracci.
-E posso baciarti per tutta la notte? - chiede, come un bambino che chiede di poter prendere le caramelle.
-Non avevi detto che sarebbe meglio dormire di più? - lo prendo in giro, ridendo.
-Nah, dormiremo domattina - soffia contro le mie labbra, e mi bacia.





Nota dell'autrice:

Salve a tutti! Innanzitutto mi scuso, come avrete notato non sono una che si fa sentire molto, avrò scritto tre o quattro note al massimo ahahah però sono felicissima delle recensioni, grazie mille, davvero :) per le prossime settimane non sarò così spedita con l'aggiornare i capitoli, perché sarò all'estero, ma cercherò comunque di pubblicarne quanti più possibile :)
Come anticipazione posso dire che non sono una catastrofista, anzi, sono una romanticona e mi piace che Elise e Harry riescano a godersi dei bei momenti, ma purtroppo la tranquillità verrà presto sconvolta da alcune questioni passate lasciate irrisolte.. 

Continuate a lasciare recensioni, mi fa molto piacere rispondere a tutti :) se mi scrivete nelle vostre recensioni di ricambiare lo faccio volentieri, mi piace molto leggere in giro quindi non siate timidi :3 un bacio!
Twitter: @_weareallmad , chiedete il followback ;)

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Capitolo 13
*** Someone from the past. ***


Apro la porta, ma c'è troppo silenzio, così inizio a chiamarli.
-Ehi! - risponde Niall, e la sua voce viene dal salotto. Li trovo tutti su uno dei divani, tranne Harry, seduto comodamente in poltrona, che mi sorridono.
-Beh? Che sono quelle facce? - chiedo, e Louis alza un dito per parlare.
-Abbiamo deciso..
-Sempre se tu sei ancora d'accordo - lo interrompe Liam, guardandomi.
-È ovvio - gli risponde secco Louis.
-Dicevo.. Abbiamo deciso che potremmo restare qualche giorno in più. - conclude, sorridendo.
-Sempre se tu sei ancora d'accordo - ripete Liam come eco.
Io poggio la borsa a terra e mi butto sul divano con loro, ringraziandoli di restare con me.
Zayn mi abbraccia, mentre ho le gambe poggiate sulle ginocchia di Liam e Niall.
-È grandioso - dico loro, poi mi alzo e vado a sedermi su Harry, che mi accoglie tra le sue braccia.
-Andiamo a prendere la roba - dice Liam a Louis, e i ragazzi si alzano. Vogliono andare a fare un giro.
-Voglio un gelato - dico a Harry, una volta sola con lui. Mi accarezza i capelli con dolcezza, e fa sfiorare i nostri nasi.
-Promettimi che mi dirai tutto. Che non mi nasconderai più niente - gli dico. Lui fa la solita faccia da "non so di cosa tu stia parlando, ma è okay". Affondo il viso tra i suoi capelli, inspirando forte. Sanno di miele, e camomilla.
-Vuoi che non ti nasconda più nulla?
-Esatto.
-Okay, allora voglio dirti una cosa - dice, e abbassa gli occhi.
-Dimmi - lo incito a continuare. -Penso che mi sto innamorando di te, e ho paura da morire.
Lo guardo, mentre lo stomaco si stringe alle dimensioni di una pallina. Ha davvero un'espressione impaurita, e non posso fare altro che abbracciarlo ancora più forte.
-Non averne - mormoro, e lo bacio piano.
Torna Liam nella stanza, che è già pronto a uscire, seguito da Zayn e Niall che chiacchierano di qualche loro amico a New York.
-Andiamo?


~Harry

Mentre parlo con Louis del dover affittare un'altra auto, Zayn trascina Elise tenendola per il braccio e le fa vedere le vetrine dei negozi. Niall e Liam, dietro di noi, chiacchierano con dei ragazzi che percorrono la nostra stessa strada. Elise si gira verso di me e indica un bar. "Gelato" mima con la bocca, e io le sorrido annuendo.
Lei prende Zayn e lo porta dentro, noi la seguiamo. Va alla cassa, ma accanto a lei qualcuno la chiama. Un ragazzo con i capelli alzati, moro, con gli occhi scuri, la mascella squadrata. La osserva come se avesse visto un fantasma, e lei fa lo stesso.
-Dan? - mormora, prima di buttarsi ad abbracciarlo. Iniziano a parlare, a chiedersi le classiche banalità delle loro vite. Decido che è il momento di entrare in scena. Con un sorriso vado a salutare, ed Elise mi stringe a se.
-Harry, lui è Dan - dice, e lui mi da la mano cordiale. È di poco più basso di me, ma hanno negli sguardi una sintonia che non capisco. Chi è questo tizio?
-Senti, potremmo prenderci un caffè, una volta - le propone lui, lei gli sorride e annuisce.
-Certo, magari - risponde, dandogli il suo numero di cellulare. Continuo a far saltare lo sguardo da lei a lui, da lui a lei. Poi mi stanco di fare da terzo incomodo in una relazione che effettivamente non capisco e scappo fuori dal bar, raggiungendo Liam e Niall.
-Chi è quel tipo? - chiede Niall.
-Non ne ho idea - gli rispondo, cercando di rimanere calmo. Poco dopo, Elise esce fuori con il suo gelato, viene verso di me e mi prende di nuovo la mano.
-Gli ho detto che sei il mio ragazzo - dice. C'è ironia nella sua voce, come se avesse capito che mi sono sentito fuori posto. Mi passa la mano libera tra i ricci, facendomi chiudere gli occhi.
-Bene, lui chi è invece? - chiedo senza tanti giri di parole.
-Un amico - dice sorridendo, - ti racconterò dopo, okay?
Ricambio il sorriso, sollevato. Mi da un leggero bacio sulle labbra e trotterella assieme a me, con il suo cono tre gusti in mano, facendomelo assaggiare di tanto in tanto.


Sento Elise strillare, e scopro che Niall l'ha buttata sul divano lanciandole dietro i cuscini, promettendole torture terribili se non prepara la cena. Lei alla fine ridendo chiede pietà e va ad accontentarlo.
Per una sera mangiamo qualcosa di decente; dice sempre che ha dovuto imparare a cucinare per forza, dato che i suoi non ci sono mai stati, neanche prima che si separassero e suo padre andasse a vivere nell'Ohio. Ancora non sono riuscito a chiederle di quel ragazzo al bar, così, deciso a saperne di più, busso di nuovo alla sua camera. Ormai è una tradizione: io busso, lei apre e mi bacia, dandomi una spinta per farmi sedere sul letto.
-Allora.. È arrivato "dopo"? - le chiedo. Capisce subito cosa voglio dire, e si mette comoda sul letto sospirando piano.
-L'ho conosciuto quattro o cinque anni fa, ero più piccola e lì per lì credetti di essermi perdutamente innamorata di lui - racconta, ridendo un po' della sua ingenuità.
-Abbiamo passato insieme l'estate, ma lui abitava a due ore da qui, quindi ci siamo detti addio. Sono stata male per mesi, come può star male una quattordicenne con una cotta.. - continua, - comunque, ci siamo rivisti qualche anno dopo e abbiamo capito che il tempo aveva guarito il trauma di due ragazzini che devono lasciarsi per forza. Non lo vedevo da un paio d'anni..
Probabilmente ho una faccia che non la convince, perché mi osserva e viene a sedersi sulle mie gambe, abbracciandomi il collo e accarezzandomi i capelli.
-Ha avuto un ruolo importante - dico, continuando a rifletterci su - la prima vera cotta e tutto il resto.
-Sei geloso? - chiede sorridendo. La guardo incuriosito da quel sorriso soddisfatto.
-Si - dico, puntualizzando l'ovvio.
-Chiedimi di non chiamarlo. Chiedimi di non vederlo più, e non lo farò - dice con tranquillità.
Incrocio i suoi occhi chiari. -Sai che non posso.
-Si che puoi. Chiedimelo - insiste, poggiandomi una mano sulla guancia.
-No che non posso - ripeto, - ma davvero lo faresti? Per me?
-Si. Ma non ne hai bisogno, perché sono persa di te, e sei l'unico che ancora non l'ha capito, razza di scemo - dice ridendo, e mi bacia piano, una, due, tre volte. Mi lascio ammaliare e rido anch'io, quando di colpo la butto sul letto e premo forte le labbra contro il suo collo.
"Sono persa di te".

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Capitolo 14
*** I really care about you. ***


Capitolo 14 Caccio un piccolo urlo perché Liam mi ha presa in braccio, nonostante il borsone che ho addosso, e mi ha portata in casa. Mi lascia scendere e gli do una pacca sulla spalla, promettendo vendetta per il colpo basso, mentre lui va a poggiare i suoi bagagli nella stanza che ho preparato per lui e Niall. Harry di dietro ride con Zayn.
Ho notato una cosa che ha del bizzarro ma che trovo estremamente matura. Harry è geloso pazzo. Quando capita che qualcuno mi guarda, mentre passeggiamo, lui mi stringe a sé e lo squadra in cagnesco finché non ci sorpassiamo. Una volta è venuto a marcare il territorio perché un ragazzo si era offerto di prendermi una scatola su una mensola troppo alta.
-Cos'è, una gara a chi fa pipì più lontano? - l'avevo rimproverato.
-No, è un modo fin troppo carino per far capire che sei mia - aveva risposto scocciato, tornando dagli altri. Io avevo sorriso in silenzio, guardando a terra.
È una persona estremamente gelosa. Ogni tanto mi chiedo se lo è di me perché sono io, o è il suo carattere. Chissà se lo faceva anche per Corinne.
Comunque, pur essendo così, non è affatto geloso dei nostri amici. Liam e Zayn mi abbracciano continuamente, mi alzano da terra, Lou mi schiocca baci sulla guancia, Niall è la persona più dolce del pianeta, e lui non fa una piega. Anzi, sorride e si stupisce ogni giorno di quanto mi vogliano bene. A volte penso, anche se non dovrei, che forse avrebbe voluto qualcosa del genere con la sua ex.
-Elise? - sento chiamare. Torno all'ingresso, c'è Louis che trascina a fatica una valigia.
-Ti sei portato casa, Lou?
-E per fortuna, dato che rimaniamo dei giorni in più - risponde, soddisfatto.
-La tua stanza è lì, in fondo al corridoio - dico.
-Lis, posso dormire con te? Louis parla nel sonno - scherza Zayn. Harry dietro di me pronuncia un "ahahah" serio e ironico che mi fa morire dal ridere.

È passata un'altra settimana. I ragazzi hanno finito il loro tempo nella vecchia casa, e sono venuti a stare da me, ancora non sappiamo per quanto. Harry ha chiamato sua madre, che ha detto che non ci sono problemi, dato che il trasloco sta rubando più tempo del previsto. Ha detto anche di essere stata un po' preoccupata del fatto che lui non dormisse più dagli zii, ma che la madre di Liam le aveva detto del viaggio dei ragazzi e della casa che avevano preso in affitto, per non dover passare parte dell'estate separati.
Io sono una persona socievole, ho parecchi amici a cui tengo, ma non credo ce ne siano tanti come loro cinque. Sono fatti per stare insieme. Però credo che non sia solo questo. Penso che sia perché ognuno di loro è speciale in un modo unico, e mi rendo conto che sto cominciando a volere ad ognuno di loro pericolosamente bene.
Sto guardando le ombre degli alberi nel parco, con le mani nelle tasche, quando Louis mi raggiunge con una piccola corsa e mi abbraccia.
-Ranocchia - mi chiama, e io gli sorrido. Dietro di noi, a una ventina di metri, sento gli altri chiacchierare, compresi Lauren e Michael.
-Sei strana questi giorni. Che succede?
Lou non ha peli sulla lingua. Se c'è qualcosa di strano lo deve risolvere, e io so che con lui mentire non è la strada giusta da prendere.
-Ho un po' paura di tutta questa storia. New York, Harry, tutti voi.. Ovviamente inizia a formarsi un'idea nella mia mente di come vorrei che fosse la mia vita. E se invece, poi, fosse tutto l'opposto? - gli dico. Lui mi guarda, e questa è una delle rare volte in cui Lou sembra grande.
-Mhm. Proviamo a vedere come potrebbe andare - propone dolce, stringendomi ancora di più. Io appoggio la testa sulla sua spalla mentre camminiamo.
-Tua madre potrebbe non mandarti a New York - comincia ad elencare, - ma è anche vero che sei maggiorenne, e sai badare a te stessa. Se è davvero quello che vuoi, riuscirai ad averlo. Potresti stare un po' da noi, trovarti un lavoro. E questa è a posto - dice, eliminando la prima ipotesi.
-Tra te ed Harry potrebbe non funzionare - dice, prendendo in considerazione l'ipotesi che mi fa più paura. Nonostante tutto continuo ad ascoltarlo in silenzio.
-Avrai una nuova vita da vivere a New York. Nuove persone, e noi. Sorride soddisfatto, e mi da un bacio sulla testa. Mi fermo e mi appendo al suo collo, stringendolo forte.
-Okay, adesso basta spupazzarti la mia ragazza - dice una voce, roca e bellissima. Louis ride e si stacca da me, tornando dagli altri.
-Hai gli occhi lucidi - nota Harry, prendendomi il viso tra le mani - di che stavate parlando?
-Dell'ipotetica nuova vita a New York.
-Andrà tutto bene - mormora, stampandomi un bacio sulle labbra.
-Che dici, devo iniziare a preoccuparmi di tutte queste attenzioni da parte dei miei amici? - scherza, prendendomi per mano.
-Sono anche i miei, perciò non ti azzardare.
-Saresti capace di lasciarmi per loro? - chiede. Sta ancora scherzando, ma la domanda è vera.
-Non puoi chiedermi queste cose - gli dico soltanto. La verità è che non lo so. In fondo, ho conosciuto i ragazzi poco dopo di lui, e gli voglio bene. Anche se non so se riuscirei a rinunciare ad Harry.
Forse lui lo sa, per questo lascia scivolare il discorso. Neanche due minuti dopo il suo telefono squilla. Mi guarda preoccupato, e io abbasso lo sguardo con un sorrisino tirato perché so chi è.
-Pronto? Ciao.
La voce tenue dall'altro lato deve avergli chiesto se sta disturbando.
-Sono a passeggiare al parco con i ragazzi. No, va bene. Che vuol dire che sei ancora in ospedale? - le chiede, e senza rendersene conto si allontana da me, accelerando il passo.
"Con i ragazzi". Da una parte posso capirlo. Non poteva certo dire alla sua ex "sono con la mia ragazza, ma parlami pure dei tuoi problemi", però mi sento lo stomaco stretto. Vado da Liam e affondo il naso nel suo petto.
-Ehi - dice con un sorriso. Sento Niall accarezzarmi il braccio. Liam alza il mio mento con due dita e mi costringe a guardarlo.
-Sono le sette. Torniamo a casa. Louis raggiunge la panchina dove è seduto Harry e si siede ad aspettarlo, io seguo Zayn, Liam e Niall verso il parcheggio. Tornando a casa, mentre lo schermo si illumina mostrando un messaggio di Dan, mi rendo conto che non possiamo funzionare se non chiudiamo con il passato.


~Harry

-Se ne sono andati? - chiedo a Lou. Ha la testa buttata indietro dalla panchina, e guarda in alto impaziente.
-Si. Era Corinne? - chiede. Io annuisco.
-Ha detto che non l'hanno ancora dimessa.
Stiamo per qualche secondo in silenzio, finché non mi fa cenno di tornare a casa.
-Posso confessarti una cosa? - gli chiedo.
-Certo. Tanto oggi è giornata.
-Mi sento una vera merda, Louis. Mi guarda, mentre scalcio un sassolino davanti ai miei piedi.
-Per cosa, per Corinne? O per Elise?
Mi fermo e lo fisso curioso.
-Che c'entra Elise? Non faccio niente di male - sostengo, e lui riprende a camminare.
-Io non ho detto niente.
-Per Corinne, comunque. Siamo stati insieme.. Adesso lei sta male e io sono qui, lontano da casa, a spassarmela senza sensi di colpa.
-Le vostre vite sono separate ormai, Harry - mi risponde, cercando di farmi ragionare. Mi prende il braccio, costringendomi a fermarmi. Siamo vicini alla mia moto.
-Non sei più innamorato di lei, vero? - chiede con un intenso sguardo verde.
-Certo che no - dico serio, quasi rimproverandolo, - anzi, non so se lo sono mai stato.
-Quanto tieni a Elise?
Rimango a guardarlo per una manciata di secondi. Lui non distoglie gli occhi, per un momento penso che la proteggerebbe in ogni caso.
-Più di quanto non sia in grado di spiegarti.







Nota dell'autrice:
Salve a tutti! Perdonate i ritardi, ma sono a Londra e difficilmente trovo una rete wifi.. Comunque, sono particolarmente soddisfatta dei capitoli che sto pubblicando questo periodo, è una parte della storia interessante :)
Sto fangirlando come una pazza perché sto rivedendo tutti i posti dove hanno girato i video, ed è davvero bello essere in luoghi dove so che sono stati :') c'è anche un Nando's sulla strada del mio college :)
Comunque, spero di aggiornare presto e spero anche che lascerete una recensione, ci terrei tanto :) baciii

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Capitolo 15
*** I'm crazy about you. ***


Busso piano alla porta della sua stanza. Casa sua è molto grande, a New York è difficile trovare case così grandi, almeno non nelle zone residenziali. Il corridoio infonde tranquillità con le sue tinte verde chiaro.
-Si? - sento da dentro. Apro la porta e mi affaccio. Chiaramente non si aspettava che fossi io, perché si alza dal letto dov'era sdraiata e mi guarda.
-Chi aspettavi?
-Liam.
Chiudo la porta e mi siedo accanto a lei. La prima volta che sono entrato in questa stanza ho pensato che la sua camera fosse proprio come me l'ero immaginata, piena di pupazzi e libri su ogni scaffale, comodino, scatola, armadio. Dei disegni attaccati alle pareti, delle foto sparse qua e la.
-Che cos'hai? - le chiedo, sfiorandole una guancia bagnata. Asciugo una lacrima con un leggero bacio, ma lei si tira indietro.
-No, per favore - mormora, alzandosi dal letto.
-Dove vai? - le chiedo, preoccupato di quella reazione, - Elise!
Lei scappa letteralmente dalla stanza, e va a infilarsi in camera di Liam. Le corro dietro, lei si butta sul letto del ragazzo sedendosi accanto a lui contro il muro e si rifugia tra le sue braccia. Lui non è stupito quanto me, anzi la stringe, e mi guarda preoccupato.
-Elise, ti prego, dobbiamo parlare.. -Va via - mi interrompe, - sono stanca. Voglio stare qui, adesso.
Mi passo nervosamente le mani nei capelli. Non ce l'ho con Liam. Non ce l'ho con nessun altro tranne che con me stesso.
Vado fuori al giardino, dove i ragazzi hanno montato la piscina. Credo che Zayn stia dormendo, e Niall e Louis siano usciti di nuovo, perché non li vedo da nessuna parte. Compongo l'ultimo numero sulla lista delle chiamate.
-Harry? - mi risponde dopo il secondo squillo.
-Non ti ho detto una cosa - sussurro velocemente.
-Dimmi - risponde lei con voce rassegnata.
-Quando sono arrivato qui ho conosciuto una ragazza. Non posso più sentirti, Corinne, la fa stare troppo male, e io.. Io sono pazzo di lei.

Non sento più niente per alcuni secondi, tanto che sto per riattaccare.
-Come si chiama? - chiede, con la solita voce flebile. Sospiro.
-No, me lo devi - dice, di nuovo serena.
-Va bene, hai ragione. Si chiama Elise.
-Parlami di lei.
-Corinne, non so se..
-Parlami di lei, e giuro che non ti chiamerò più.
Non so per quale motivo, ma inizio a piangere in silenzio.
-Lei è.. È buona. Ha subito legato coi ragazzi, ora le vogliono un bene che neanche capisco.
-È bella?
-È perfetta. Ha gli occhi azzurri, i capelli scuri e lunghissimi. E poi è completamente pazza, e ride come una bambina di sei anni - dico, con un mezzo sorriso tra le lacrime.
Sento sorridere anche lei. Magari è vero che non dobbiamo farci la guerra. Improvvisamente mi accorgo che Corinne l'ha sempre presa bene, ed Elise anche.. L'unico a farsi problemi sono sempre stato io.
-Il fatto è che lei ci sta male. E mi sento in colpa verso di te, perché sono uno stronzo, perché pensavo che troncare di netto sarebbe stato meglio per entrambi..
-Tra me e te è finita, Harry. Anche se, probabilmente, se potessi tornare indietro cambierei tante cose.. Ti ho chiamato la prima volta proprio per questo. Lo sa, Elise? Sa chi sei?
-Adesso mi interessa che sappia che io voglio lei - rispondo.
-È troppo chiederti di non dirmi addio? - mormora dopo pochi secondi.
-No, non ti dirò addio. Quando tornerò a casa, magari potremmo vederci. Non è detto che non si possa essere amici, no? Siamo maturi abbastanza. - dico, sapendo che non sono più i sensi di colpa a parlare. La sento sorridere. Dopo poco, la saluto e attacco. Guardo in alto, il cielo si fa scuro.


~Elise

Apro gli occhi. Non credo di aver dormito, credo di essermi semplicemente appisolata per una manciata di minuti. Comunque, Liam è di fianco a me, che guarda lo schermo del computer mentre tengo ancora stretta con una mano la sua manica. Si volta e si accorge che sono sveglia.
-Ehi - mormora cauto.
Sento delle altre lacrime pronte ad uscire.
-No, no, per favore - dice di nuovo preoccupato, spostando il computer e avvicinandosi a me.
-Non so se lo posso fare, Liam - singhiozzo, - è successo tutto troppo in fretta. Forse dovrei semplicemente lasciar perdere questa follia..
Lui sospira e mi stringe più forte, per qualche minuto. Poi mi dice che va a vedere cosa stanno preparando per cena, e a farmi un tè, e mi lascia sola.
Sento delle voci dal salotto, e qualcuno bussa alla porta. Penso a Louis, perché Liam sa quanto sia capace di tranquillizzarmi.
-Ciao - dice un ragazzo riccio appoggiato alla porta. Non è Louis. Non rispondo, e lui viene verso di me, senza sedersi. Dalla maglietta si vedono le rondini e il torace perfetto. Incrocia le braccia al petto.
-Dobbiamo parlare - mormora. Sento le lacrime che stanno per uscire di nuovo.
Vuole lasciarmi.
Vuole tornare da lei.
Sono stata una stupida.
-Ho richiamato Corinne, le ho detto che ho una ragazza.
-Perchè non glielo hai detto prima? - riesco a dire senza far crollare la voce.
-Perchè non volevo che ci stesse male - risponde. Non è una scusa.
-Non hai pensato che avrei potuto starci male io? - farfuglio, un singhiozzo mi tradisce. Lui si appoggia al letto, senza spostare i suoi grandi occhi verdi da me.
-No - confessa, - perché speravo che tu capissi. Ma ovviamente ho preteso troppo, e ho gestito male le cose, come al solito.
'Gestito male le cose', l'eufemismo del secolo.
-Comunque - continua, - l'avevo chiamata per dirle di non telefonare più, che dovevamo finirla qui e basta. Ma non è andata così. Il mio cuore manca un battito. Penso a come sarebbe adesso essere lasciata da lui. Dopo tutto quello che ho passato, sarebbe troppo. Mi impongo di essere forte.
-Ci siamo ritrovati a parlare di te - confessa a bassa voce. Io alzo gli occhi lucidi, e lui si avvicina di più al mio posto sul letto. Mi sfiora le dita della mano, finché non le stringe tra le sue.
-E che cosa gli hai detto? - mormoro, ancora impaurita. Lui mi guarda senza rispondere.
-Che sono pazzo di te - dice infine, a voce bassissima. Non so cosa dire, così non dico niente. Mi accuccio sul cuscino, per evitare i giramenti di testa.
-Chiedimi di non sentirla più. Chiedimi di non vederla. - dice, ripetendo quello che io gli ho detto pochi giorni prima.
-Sai che non posso farlo - rispondo, come da copione.
-Si che puoi. Puoi chiedermi qualsiasi cosa, perché io ti amo.

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Capitolo 16
*** Moments. ***


Capitolo 16 Stringo forte il cuscino, dove si asciugano le mie lacrime. Continuo a fissarlo, aspettando che si rimangi quello che ha detto, che abbia pietà di me, ma lui, invece, non riesce a trattenere un sorriso. Mi ama. Mi ama ed è felice.
-Potresti abbracciare me, invece - dice, quando anche a me esce un mezzo sorriso distrutto. Un po' esitante mi butto tra le sue braccia, e mi stringe così forte che quasi mi fa male. Mi aggrappo al suo collo, e mi bacia. Poi fa sfiorare i nostri nasi per due, tre volte e fa un sorriso idiota che mi mette di buonumore. Mi riempie il viso di baci leggeri per asciugarmi le lacrime. Dopo un po', mi racconta per filo e per segno quello che si sono detti per telefono.
-Non andremo da nessuna parte se prima non risolviamo queste situazioni - gli dico.
-È già risolto tutto - dice, soffiando un bacio tra i miei capelli - aspetta, quali situazioni? Che altro dobbiamo risolvere?
Alzo la testa per guardarlo negli occhi.
-Mi ha mandato un messaggio Dan. Vuole che ci vediamo la settimana prossima. E lì per lì ho detto di si.
-Mi sarebbe piaciuto saperlo - mi rimprovera.
-Eravamo troppo impegnati a litigare per la tua ex, sai - rispondo acida, e lui sta zitto.
-Senti - continuo, staccandomi dall'abbraccio per guardarlo in faccia. Gli occhi verdi per un momento mi distraggono.
-Ci siamo conosciuti con delle situazioni irrisolte. Tra una settimana tornerai a New York, e andrai a trovare Corinne. E io incontrerò Dan. Dopo vedremo cosa fare, va bene?
Lui sospira, ma non gli do il tempo di replicare. Mi alzo e esco dalla stanza, lasciandolo immerso nei suoi pensieri tanto che a malapena nota che mi allontano.
Liam è con Louis in cucina. Mi sorride, mentre Lou mi da un bacio veloce sulla testa mentre va ad apparecchiare.
-Tutto okay? - chiede Liam, controllando il forno. Niall sta vedendo la televisione sdraiato sul divano, e Harry lo raggiunge poco dopo.
-Diciamo di si - gli dico a voce bassa. Gli dirò tutto più tardi. Vado anch'io sul divano, a sdraiarmi accanto a loro. Harry mi mette un braccio intorno, ma lo vedo assente, come se fosse già da un'altra parte.


~Harry

Tolgo il casco, scuotendo i capelli. Oggi fa caldo sul serio. Alzo la testa e la trovo appoggiata alla ringhiera del secondo piano. Mi fa un piccolo cenno di saluto senza staccare la mano dal ferro, e alzo sopra la testa la busta bianca. Sono solo le nove del mattino, si sarà chiesta perché sono scappato via senza aspettare, come al solito, che si svegliasse. Suono il campanello, e Niall viene ad aprirmi ancora in pigiama.
-Buongiorno - dice, con la voce impastata - dove sei andato?
-Dovevo risolvere una cosa - gli dico, rubandogli dalle mani la sua tazza di latte e bevendone un sorso. Mi sorride, e ricambio: solo Niall sorriderebbe, alle nove del mattino, appena sveglio, alla persona che lo ha trascinato fino all'ingresso perché aveva dimenticato le chiavi. Faccio le scale di corsa e vado nella stanza di Elise.
-Cos'è quella busta? - mi chiede, dopo un bacio veloce.
-Biglietto aereo - ansimo senza fiato, e glielo do, mentre vado a buttarmi di schiena sul letto.
-Non avevate già prenotato i biglietti? - mi chiede distrattamente mentre si avvicina al letto e apre la busta.
-C'è il mio nome sopra. - dice, dopo averlo tenuto un po' tra le mani. Mi metto seduto e la tiro per un braccio tra le mie gambe. Mi accarezza i capelli in un gesto automatico, continuando a fissare il biglietto.
-New York? Sei impazzito? - mi dice.
-Voglio che tu venga con me. Voglio che vieni per qualche giorno, e che vieni con me a trovare Corinne. E voglio farti vedere la città che adori. - le dico. Lei continua a guardarmi con la fronte corrugata finché non mi bacia, tenendomi una mano sulla guancia.
-Ma come faccio? Mia madre non mi permetterà mai di venire, e..
-Le dirai una cazzata. Dille che andiamo un weekend fuori città. A Seattle, o dove credi - dico. Mentre parlo, lo sento anch'io che è una follia. Ma non posso pensare di non vederla dopo aver parlato con Corinne, di doverla salutare all'aeroporto. Credo che anche lei la pensi così, perché mi spinge sul letto in un bacio di consenso.
-Sei completamente scemo - mi prende in giro, stesa su di me. Sorrido così tanto che mi fanno male le guance, e mi bacia di nuovo aggrappandosi alle mie spalle.
-Però sei anche la cosa più bella che poteva capitarmi - conclude. Si alza dal letto svelta e corre alla porta.
-Vado a dirlo ai ragazzi - squittisce, e io mi ributto sul letto, sorridendo ad occhi chiusi.


~Elise

Alzo la mano, perché ancora non ho parlato; la forchetta nell'altra brandisce un pezzo di pollo.
-Io non vengo - proclamo, serena. I ragazzi mi guardano, Niall alza addirittura la testa dal piatto, con le guance piene.
-Perchè no? - chiede Louis, con un tono di voce triste.
-Non voglio uscire stasera, vorrei mettere un po' a posto e dormire - rispondo con un sorriso - voi andate e divertitevi.
Vogliono andare a fare una passeggiata fuori città in cerca di un locale nuovo da provare, ma io non ne ho davvero voglia. Cinque ragazzi in casa da soli sono come un uragano, e il disordine inizia a farsi vedere.
-Allora non vengo neanche io - dice Harry, e gli altri alzano un coretto di protesta.
Io gli faccio l'occhiolino, perché lo avevo già minacciato di gravi punizioni se una ragazza lo avesse anche solo sfiorato con lo sguardo. Lui scherzando aveva detto che stavo esagerando, poi forse si era messo nei miei panni ed era stato zitto.
-Siete due sole - si lamenta Zayn, - non starete diventando una di quelle coppiette sposate sempre chiuse in casa, no?
Io scoppio a ridere, poi vado in camera loro ad aiutarli a scegliere i vestiti. Louis fa una mini sfilata mozzafiato davanti ai miei occhi, poi lascia che gli sistemi la camicia.
-Guarda che sono gelosa, vedete di non combinare casini.
-Il nostro cuore è solo tuo, Lilli - dice ridendo, con una mano teatralmente poggiata sul petto, storpiando di nuovo il mio nome.
-Esatto, Lou - rispondo con un sorriso. Gli do un bacio sulla guancia e lo lascio andare. Quando sono usciti, Harry è a fare la doccia, così ne approfitto per mettere in ordine. Prendo un grande sacco della spazzatura e ci butto dentro tutti i rifiuti che trovo sparsi per la casa. Sono ancora chinata sul tavolino quando lo sento arrivare.
-Non sgocciolare sul parquet - dico ridendo, prima di voltarmi e perdere la voce. Ha un asciugamano intorno alla vita, e ne sta usando un altro per asciugare i capelli. Il petto nudo è ancora bagnato, piccole goccioline sulle rondini nere. Sorride, forse per la mia espressione.
-Se aspetti ti do una mano.
Finalmente alzo gli occhi per guardarlo in faccia, e riesco ad annuire velocemente. Fa un altro sorriso e si volta per andare in camera, regalandomi la visione della sua schiena perfetta. Rimango immobile, a fissare il punto in cui si trovava, per un minuto, forse due. Poi, quasi correndo, lo raggiungo nella stanza, rallentando prima di varcare la soglia. Si volta incuriosito, guardandomi di sbieco. Sta rovistando nel cassetto per trovare una maglietta. Mi avvicino lentamente, concentrandomi sui miei passi, finché non sono a pochi centimetri da lui, che dopo avermi guardato negli occhi con un mezzo sorriso, si china a baciarmi piano.

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Capitolo 17
*** Don't let me go. ***


Mi aggrappo alla sua schiena ancora bagnata, alzandomi sulle punte. Le sue mani percorrono la mia, dalle spalle in giù, fino a prendere la maglietta e, lentamente, alzarla fino a sfilarmela. Mentre la sua lingua esplora la mia bocca faccio scivolare le mani sul suo petto, fino a poggiarle sulla pancia piatta. Quando sfioro il bacino mugola piano, e inizia a baciarmi con più violenza. Mi tolgo i pantaloncini appena prima che mi faccia stendere sul letto, e si poggi su di me.
-Dio, quanto sei bella - mormora, lasciando baci morbidi sul collo. Io chiudo gli occhi, ormai non capisco più niente. Mi sporgo al volo per premere l'interruttore: la luce è troppo forte. Adesso, con la finestra aperta, siamo illuminati dai lampioni e dalla luna. Il buio mi da il coraggio di spogliarmi, mentre la sua bocca lascia baci dal collo fino alla pancia, e sull'osso del bacino.
-Vieni qui - riesco a mormorare, e lui obbedisce. Mi bacia con calma, percorrendo con la lingua le mie labbra. Si volta e finisce sotto di me, prendendomi le mani, segno che sono io a controllare. Alza la schiena per avvicinarsi di nuovo alla mia bocca, ma adesso ho altro in mente. Tiro via da sotto di noi l'asciugamano bianco, buttandolo a terra; lo guardo dritto negli occhi mentre, con una lentezza straziante, entra dentro di me.
Tiro indietro la testa, mentre lui si appoggia sul mio petto. Dopo qualche secondo inizio a muovermi, andando a ritmo con il suo ansimare piano. Si tira di nuovo su con la schiena e mi stringe forte contro di sé. Pochi minuti dopo sono sotto di lui, chiudendo gli occhi mentre mi riempie ad ogni spinta. Mi aggrappo al suo corpo, conficcando le unghie nella sua schiena, mentre ancora mi bacia.


Mi sveglio perché qualcuno bacia il mio viso, centimetro per centimetro. Mugolo: ci sono risvegli peggiori. Apro gli occhi, e lo trovo di nuovo fastidiosamente felice.
-Ciao amore - biascica tra un bacio e l'altro. Sospiro sorridendo, e accolgo la sua bocca. Poi mi appoggio al suo petto ancora nudo.
-Mi abbracci? - chiedo piano, e lui obbedisce, attirandomi a se con tutto il lenzuolo.
-Più forte - mormoro.
-Ti farò male.
-No. Più forte - ripeto, e mi stritola contro di lui, tanto che sembriamo una cosa sola. Appoggio la fronte sull'incavo della clavicola e inspiro il suo profumo.
-Ti amo - dico, così piano che a malapena mi sento da sola.
-Che hai detto? - chiede, e mi sta prendendo in giro.
-Ti amo - ripeto più forte baciandogli il collo. Lo sento sorridere.
-Anch'io.
Mi stacco appena per guardarlo in faccia, stringendo gli occhi.
-Lo devi dire - mi lamento. Lui scoppia a ridere.
-Anch'io ti amo.


~Harry

-Ho pensato a cosa fare - dico dopo una mezz'ora. Lei si sporge per guardarmi in faccia.
-Quando ci hai pensato? - dice ironica, e la sgrido con gli occhi anche se a malapena trattengo un sorriso.
-Mentre facevo la doccia - la rimbecco, - insomma, vuoi saperlo o no?
Sento la sua testa annuire sul mio petto.
-Risolveremo una cosa alla volta, ma insieme. Non separati, come pensavamo di fare, ma insieme. Andremo a New York, poi ti porterò a parlare con tua madre. Poi ti troveremo un posto dove stare. Risolveremo persino la questione con quel Dan, quando gli dirai che se ci tiene alle ossa c'è un limite di un chilometro quadrato intorno a te - dico. La sento ridacchiare, e mi fa sorridere. Louis dice che mi sto rincitrullendo. Forse è vero, perché non faccio che sorridere come uno scemo, ma mi sta bene così, più che bene.
-Adesso con che faccia andiamo in cucina? - le chiedo ironico.
-Perchè? Abbiamo dormito insieme. Lo facciamo da settimane.
-Okay. Prima tu - le dico, e scoppia a ridere, alzandosi dal letto.
-Vigliacco - mormora, mentre cerca qualcosa da mettere addosso.


Ci affacciamo in cucina cercando di fare finta di niente, e i ragazzi ci salutano tranquilli. Elise si appoggia al piano della cucina a guardare Liam preparare dei pancakes, e lui le da un bacio scherzoso sulla guancia, facendola ridere.
Vado a sentire cosa dicono Niall e Zayn. Il ragazzo biondo mi poggia un braccio sulle spalle.
-Possiamo anche tornare in spiaggia, per me - dice Zayn. Il programma non gli interessa granché, perché tanto dovrà passare la maggior parte del tempo a studiare. Si sentono gli strilli di Elise e le risate di Liam che giocano in cucina.
-Per me va bene.
Arriva Louis, che prontamente ruba un pancake, seguito dagli altri due, che prendono posto intorno alla tavola.
-Ragazzi, i miei partono dopodomani. Possiamo poggiarci a casa mia - dice ad Elise, e lei annuisce. La cosa mi sta bene: casa di Zayn è a pochi minuti dalla mia, ed Elise non mi permette di pagarle l'albergo.
-Stai bene? - le chiedo una volta di nuovo in camera. Lei si volta e sorride, spegnendo tutte le preoccupazioni. Si avvicina e si alza sulle punte per baciarmi.
-È tardi, dobbiamo fare la doccia - mormora quando la stringo a me con più vigore.
-Okay, andiamo - dico contro le sue labbra, e lei ridacchia. Mi tolgo la maglietta velocemente e la prendo in braccio, facendole fare uno strilletto di sorpresa.


~Elise

Mi rimetto gli occhiali e, buttando indietro i capelli bagnati, mi poggio sul lettino. Apro gli occhi quando sento degli schizzi d'acqua, e scopro che sono i capelli di Lauren.
-Hanno iniziato a tirarsi la palla. Sul serio, io i maschi non li capirò mai - si lamenta; sorrido, dando un'occhiata al ragazzo riccio che scuote i capelli e ride con Niall.
-Lauren, mi sa che non ti ho detto una cosa - le dico scherzando. Lei mi guarda con le sopracciglia arcuate, alzando gli occhiali da sole.
-No! - dice, ridendo sorpresa. Io mordo un sorriso e richiudo gli occhi, rimettendomi a prendere il sole.
-E me lo dici così?!
-Veramente non ho detto niente - rispondo ironica. Si mette a sedere per guardarmi in faccia.
-E allora? - dice, quando vede che non le parlo.
-E allora che? È successo, tutto qui - rispondo, intrecciando i miei capelli su una spalla.
-Non puoi darmi una notizia così e poi dire 'è successo' - si lamenta.
-Come è stato? - mormora ridacchiando.
-Lauren - la rimbecco.
-Dai, dillo a zia Lolly - scherza, punzecchiandomi una spalla. Faccio spallucce, non sapendo cosa dire.
-Sembra uno che ci sa fare - dice.
-Lauren! - scoppio a ridere, guardandola negli occhi per la prima volta. Lei ride con me, e finalmente mi da tregua.
-Però non è una cosa di dominio pubblico, perciò niente battutine davanti ai ragazzi - mi raccomando, e lei fa il gesto di cucirsi la bocca. Mi alzo prima di subire un altro interrogatorio e corro in acqua, abbassandomi a sciaquarmi le mani nel mare.
-Amore - dice una voce, - potresti coprire il tuo fantastico didietro davanti agli altri bagnanti? Scoppio a ridere e mi alzo, prendendogli le guance.
-Ma quanto sei carino - dico, e lui con un sorriso ammiccante si avvicina, stringendomi. Poi mi bacia.
-Ti ho mai detto che ti amo? - mormoro contro le sue labbra. Lui annuisce col suo sorriso da bambino.
-Ricordo precisamente il contesto - risponde.
-Sei bella quando arrossisci. -Dimmi una cosa - dico, cambiando discorso.
-Mhm.
-Non sei geloso neanche un po', dei ragazzi? - chiedo. Ho paura di avergli messo la pulce nell'orecchio, ma invece lui, sorridendo, scuote la testa. Gli sorrido fiera, e lo bacio sul naso. Zayn da dietro ci chiama per far andare Harry a giocare.
-Forse io si, invece - scherzo, e lui scoppia a ridere, prima di correre sul bagnasciuga.



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Capitolo 18
*** Don't get angry with me. ***


Gli ultimi due giorni sono stati perfetti. Siamo andati al mare con Lauren e Michael, e sono riuscita a parlare di più con la mia amica; siamo andati anche a fare un giro fuori Portland. Se penso che tra tre giorni devo partire mi viene il magone, poi ricordo che è per stare con loro.
Esco dal bagno già vestita e trovo il mio ragazzo seduto sul letto. Guarda il mio vestito bianco.
-Che c'è? - gli chiedo, cercando un nastro per legare i capelli.
-Non ti arrabbiare - dice. Mi fermo e mi giro, incrociando le braccia con la fronte corrugata.
-Ho controllato il tuo telefono - dice, guardandomi dal basso con occhi colpevoli.
-Harry! - lo sgrido, più irritata che arrabbiata. Come gli viene in mente di controllare il mio telefono? La sua gelosia mi piace, è lusinghiera, ma a volte è anche esasperante.
-Mi hai detto una bugia - dice, cambiando tono. Io continuo a guardarlo senza dire niente.
-L'appuntamento con Dan non è la prossima settimana - dice, e guarda l'orologio - è oggi, tra un paio d'ore.
-È una cosa che devo fare da sola. Voglio solo parlargli! Lo hai detto anche tu, abbiamo condiviso una parte della nostra adolescenza, non lo vedo da tempo e voglio fare due chiacchiere.
-Però mi hai detto una bugia - risponde, calmo. Sembra esserci rimasto male davvero.
-Non ti autorizza a ficcare il naso dove non devi - lo rimprovero. Sposta lo sguardo fuori dalla finestra.
-Come pensavi di andarci senza che io lo sapessi?
-Mi avrebbe accompagnata Liam.
Fa un sospiro irritato, adesso si sente ancora più tradito.
-Non prendertela con lui, mi aveva avvertito che sarebbe stato meglio dirtelo.
Si passa le mani tra i capelli, poi si alza di scatto e esce, sbattendo la porta.


~Harry

Vado in cucina e mi appoggio al lavello. Neanche a farlo apposta, Liam passa dietro di me per raggiungere il frigo, e io non sapendo cosa fare prendo un bicchiere e lo riempio d'acqua.
-Che fate? - chiede lui, e forse già si è pentito della domanda.
-Discutiamo - rispondo, calmo e freddo.
-Te l'ha detto, eh? - chiede, bevendo da una bottiglietta di Coca Cola. Annuisco.
-Non ce l'ho con te - gli dico subito, e lui sorride appena.
-Non è semplice iniziare una storia da zero, tutti abbiamo un passato - dice dopo un po', e io alzo gli occhi.
-Credi che riusciremo a risolvere tutti questi casini?
-Dipende molto da quanto ci tieni - risponde, con ovvietà.
-Ci tengo da morire - dico.
-Allora si - risponde tranquillo, e sorride. Mi butto giocosamente contro di lui e lo stritolo un po'. Ci sono volte in cui mi sento troppo fortunato, e penso "non può andarmi tutto liscio", così spreco il tempo ad aspettare qualcosa di negativo. Invece poi li guardo, i miei migliori amici, e decido che forse la vita non è lo schifo che dicono tutti finché sto con loro.
Tra poco la mia ragazza andrà ad un appuntamento di cui non mi aveva parlato con un tizio che non conosco, la sua prima vera cotta, quella che è finita non perché non si volevano più, ma perché non hanno avuto la possibilità di continuare. E se decidesse che vale la pena tornare indietro nel passato? Stare con qualcuno che ti conosca davvero? Mi butto sul letto e guardo il soffitto, finché non sento la porta aprirsi. Alzo la testa per un momento, giusto per accertarmi su chi è.
-Sto per uscire.
-Okay.
Si avvicina al letto, e mi guarda dall'alto, ma io continuo a fissare il muro bianco.
-Non voglio andarci mentre sei arrabbiato - dice, con un tono più dolce.
-Non puoi avere tutto quello che vuoi.
Si mette a cavalcioni su di me, per costringermi a guardarla in faccia. Ha un leggero rossore sulle guance, e so che non è trucco. Gli occhioni azzurri sono tristi.
-Fammi risolvere questa cosa - chiede piano. Si china a baciarmi e, dopo qualche secondo impassibile, la bacio anch'io.
-Se quel coglione ti sfiora con un dito lo ammazzo, giuro - mormoro, e lei ridacchia un po' contro le mie labbra, poi mi bacia di nuovo.
-A dopo - sussurra, e va via.


~Elise

Arrivo al bar e mi siedo al tavolino, sperando che lui arrivi prima del cameriere per le ordinazioni.
Neanche cinque minuti dopo qualcuno mi sfiora una spalla, facendomi alzare gli occhi. Ci salutiamo sorridenti, e si mette a sedere, chiamando il cameriere. Ordiniamo due acque toniche e ci mettiamo a chiacchierare delle banalità della nostra vita.
-Non ti ho più visto in giro - gli dico, bagnandomi le labbra con la mia bibita fredda. È rimasto lo stesso. Stessi occhi dolci, stesse spalle larghe, stessi capelli sempre volutamente spettinati. Forse è un po' più muscoloso, e la mascella è più squadrata, ma é ancora lui.
-Vivo ancora fuori città, ma sono qui per cercare una casa. Vengo a vivere a Portland per andare al college.
-Ma pensa, chi l'avrebbe detto - rispondo pensierosa.
-Cosa?
-Che tu vieni e io vado via - spiego, - sono stata presa alla Columbia.
Lui sbarra gli occhi sorridendo.
-Accidenti! Sei ancora la secchiona che ricordavo - mi prende in giro.
-A parte questo, dimmi della tua vita. Hai una ragazza? - chiedo.
Ormai siamo totalmente a nostro agio, come se non ci fossimo mai separati.
-Non più - dice sorridendo, ma ha uno sguardo triste. Stringo le labbra.
-Mi dispiace.
-E tu? Che mi dici? - rilancia, cambiando tono di voce.
-Si chiama Harry - dico. Anche solo il suo nome mi fa sorridere come una stupida.
-È il ragazzo del bar, no?
-Esatto, buona memoria - gli dico sorridendo, lui annuisce sereno.
-Stiamo insieme da poco, e abbiamo avuto qualche piccolo intoppo, però in linea generale sono decisamente felice - dico con una piccola risata. Lui sembra davvero contento di vedermi così.
Nel periodo in cui mi mancava, per quanto potessi essere ancora solo una bambina, non ho mai pensato alla possibilità di averlo come amico. Mi viene da sorridere pensando al mio stupido, geloso ragazzo, e di quanto lo stringerò forte una volta a casa.

-È stato bello rivederti, davvero - dice, alzandosi assieme a me. -Anche per me - rispondo sorridendo, - possiamo rifarlo, uno di questi giorni.
-Certo, così mi fai conoscere anche Harry - dice. Annuisco, prima di vederlo sparire tra la gente. Sono a mezzo chilometro da casa quando una macchina si accosta al marciapiede e abbassa il finestrino.
-Passaggio? - chiede Zayn sorridendo con i suoi RayBan neri. Scoppio a ridere piano e mi infilo in macchina.
-Tutto bene? - chiede.
-Si, ero andata a prendere qualcosa al bar - gli dico.
Scendiamo chiacchierando e torniamo a casa, percorrendo il solito vialetto a piedi. Mentre prendo le chiavi nella borsa Niall apre la porta.
-Niall fa l'usciere - dice Zayn prendendolo in giro.
-È perché vive in cucina - gli rispondo scherzando, e scoppiano a ridere. Ha ancora i capelli umidi, deve aver fatto una doccia.
-Lou? - chiamo, e la porta della sua stanza si apre. Louis sbuca fuori dalla porta, curiosamente in pigiama, e con un sorriso viene ad abbracciarmi, stampandomi un bacio su una guancia.
-Ciao ranocchia - dice, e io gli sorrido.
-Perchè non sei vestito? - gli chiedo. Lui guarda il suo pigiama a righe e fa spallucce.
-Sto più comodo.
Scoppio a ridere, poi salgo le scale fino alla camera di Harry. Apro la porta, e lui è al telefono con sua madre. Attacca pochi secondi dopo, e non fa una piega, così gli corro incontro e mi aggrappo al suo collo. Sorride pacato.
-Abbiamo fatto due chiacchiere - gli dico, senza bisogno che me lo chieda. Mi prende delicatamente dei ciuffi di capelli ai lati del viso e li porta dietro le orecchie, io chiudo gli occhi al tocco delle sue dita. Le sue labbra mi sfiorano piano il naso, poi si adattano alle mie.
-È stato un pomeriggio lungo - dice sulla mia bocca.
-Però ora sono qui - rispondo, e ci buttiamo insieme sul letto.

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Capitolo 19
*** Tell me what to do. ***


-Stringimi.
Obbedisco con piacere, circondandole il ventre con le braccia.
-Più forte.
Inspiro tra i suoi capelli, e lascio un bacio sulla schiena.
-Ti devo dire una cosa - dice, e si gira faticosamente nel mio abbraccio, prendendomi il mento tra le dita, e facendo sfiorare i nostri nasi.
-Ogni volta che litigheremo, ogni volta che ti urlerò contro, che mi sgriderai e ti dirò che non voglio più vederti - dice sottovoce, così vicina alle mie labbra che occasionalmente le sfiora - sarà una bugia, okay? Io ti vorrò sempre, sempre. Non importa quello che dirò. Promettimi che te lo ricorderai.
-Te lo prometto - le dico, baciandola piano. Sto sfiorando la sua schiena scansando la maglietta quando Niall entra violentemente dalla porta, e ci fa saltare entrambi.
-Scusate, ma c'è un problema. Elise, dovresti scendere - le dice, e lei corre giù dal letto. Louis la aspetta fuori dalla stanza, porgendole la mano.
-Che succede?
-C'è qualcuno per te.
Mi alzo anch'io e vado da loro.
-Non aspetto nessuno - dice confusa, mentre si precipita con Louis giù per le scale. Arriviamo davanti al portone e lei si blocca, portando una mano davanti alla bocca. All'ingresso c'è un uomo sulla cinquantina, con i capelli scuri e gli occhi azzurri.
-Ciao Elise - dice. Io guardo la mia ragazza, che ha ancora una faccia scioccata.
-Papà - mormora. Louis fa cenno agli altri di salire in camera, e anch'io mi allontano. Strano, avevo capito che il padre di Elise vivesse lontano, che lei non lo sentisse mai.
-A dopo - le sussurro, talmente piano che non sono sicuro abbia sentito. Mi chiudo la porta della mia stanza alle spalle, e aspetto.


~Elise

-Che ci fai qui? - gli chiedo. Lui sembra perfino stupito della domanda.
-Non mi inviti ad entrare? L'ultima volta mi hai urlato che questa non è casa mia.
Lo guardo con disprezzo. Cosa diavolo vuole? A malapena lo sento per gli auguri dei compleanni, o di Natale. E adesso si presenta senza avvisare. Tengo la porta aperta e lo lascio entrare dentro.
Va in salone e si accomoda su quella che una volta era la sua poltrona preferita.
-Come mai qui? Non dovresti essere nell'Ohio con la tua famiglia? - sputo con più calma possibile, ancora in piedi, con le braccia incrociate al petto. Mia sorella non lo odia affatto, mio fratello a malapena ricorda il suo volto. Ma io non accetto di avere niente a che fare con quest'uomo.
-Che tu lo voglia o no anche tu fai parte della mia famiglia. Sono andato a trovare i tuoi fratelli e ho chiesto a tua madre di te. Quello che mi ha detto non mi è piaciuto, quello che ho visto ancor meno - dice autoritario come sempre.
-Tu non sai niente della mia vita. E quel che è peggio è che neanche ti interessa, quindi davvero non riesco a capire la tua visita - rispondo calma, mettendomi a sedere.
-Sono venuto a parlarti dell'università. Davvero credi di poter andare da sola in una città come New York?
Mentre parla, non posso far a meno di notare alcuni movimenti, alcune piccole mosse, che mi ricordano i miei fratelli, forse anche me stessa.
-So cavarmela.
-Davvero? Tua madre va in vacanza e ti trovo sola in casa con cinque ragazzi. Ti sembra normale? Chi diavolo sono queste persone?
-Chi diavolo sei tu per sputare sentenze! Tu non li conosci, sono miei amici! - urlo, ma non abbastanza forte da essere sentita fino al piano di sopra. Non voglio che vadano via per colpa di quest'uomo.
-Non ho bisogno del tuo permesso.
Lui sorride nervoso.
-Credi che la retta della Columbia sia uno scherzo? E la vita a New York, credi sia facile? Tua madre non può mantenerti da sola.
Il ricatto mi stringe lo stomaco e mi fa vedere rosso.
-Sei carino ad interessarti, adesso per piacere va via. Torna nell'Ohio e pensa alla tua vita, io penserò alla mia.
Mi alzo, dirigendomi verso la porta, e la tengo aperta per farlo uscire.
-Ricordati che, senza il mio consenso, non vai da nessuna parte.
Chiudo la porta e ci poggio contro la schiena, scivolando fino a terra, pensando a quello che è appena successo. Vorrei alzarmi e correre nella stanza di Harry. Avrei bisogno delle sue strette, o della voce di Louis, o degli abbracci di Liam, o dei discorsi rassicuranti di Zayn, o del sorriso contagioso di Niall. Come può permettersi di giudicarli? Di giudicarci? Prima piano, poi sempre più forte, inizio a singhiozzare.


~Harry

Dopo aver sentito la porta sbattere provo a uscire dalla mia camera, ma non sento nessuna voce. Così scendo le scale, e la trovo rannicchiata contro l'ingresso, con la testa poggiata sulle ginocchia, strette al petto. Vado a sedermi sul parquet, di fronte a lei, e le accarezzo i capelli; a malapena si accorge di me, alza la testa e vedo gli occhi rossi e pieni di lacrime.
Senza dire niente la attiro contro il mio petto e la stringo forte. Non importa adesso cosa sia successo, me lo racconterà domani. La prendo in braccio e la porto in stanza, mentre singhiozza piano. Liam, affacciato alla sua stanza, non fa domande, e scende in salone. La lascio sul letto e mi stendo accanto a lei, che piano piano si calma e, credo, si addormenta. Mi sono chiesto, mentre parlava con suo padre, se l'averci trovati lì l'avrebbe messa nei guai. Con tristezza mi ero reso conto che in effetti non mi aveva mai parlato di suo padre. Sapevo solo che i suoi avevano divorziato da anni e che lui si era rifatto una vita con un'altra donna, altri bambini. Una situazione spiacevole, ma con la quale lei non voleva avere niente a che fare. All'inizio mi ero stupito di quanto fosse sempre libera di fare qualsiasi cosa, di quanto spesso fosse sola. Per quanto una persona possa avere diciannove anni è ancora una bambina, lo vedo da come mi chiede di abbracciarla la notte, da come si aggrappa ai ragazzi come fossero la sua scialuppa nella tempesta. La lascio addormentata e scendo per mangiare qualcosa.
-Come sta? - chiede Louis alle mie spalle.
-Non ha ancora detto niente, credo che l'abbia un po' scioccata. Ti va di andare tu da lei?
Annuisce, e sale le scale. So quanto Louis le faccia bene, a volte anche più di me, anche se mi è difficile ammetterlo. Vado a buttarmi sul divano, guardando distrattamente la televisione.


~Elise

Apro gli occhi, perché sento un rumore. Louis mi guarda attento.
-Ehi - mormoro, passandomi una mano sulla fronte. Richiudo gli occhi quando si stende accanto a me e mi abbraccia. Ha un buon profumo, mi aiuta.
-Non so cosa vuole - gli dico, - non so perché è venuto. Non gliene è mai fregato niente.
-Fregatene anche tu.
-Se fosse vero? Se mi ostacolasse, se non mi permettesse di vivere la vita che ho scelto?
-Tu non glielo lascerai fare.
Mi accoccolo contro il suo petto.
-Continua a parlare - gli chiedo, dopo qualche minuto di silenzio.
Inizia a raccontarmi di quello che le sue sorelle gli hanno detto al telefono quella mattina, io lo ascolto distrattamente e lui lo sa. Louis ha una voce meravigliosa. La più dolce che conosca, diversa dagli altri ragazzi. È così tenera che anche un insulto sembrerebbe un complimento. È una di quelle persone che vorrei vicino se non riesco a dormire, e le farei parlare e parlare fino a chiudere gli occhi.
-Dimmi cosa devo fare - dico dopo una mezz'ora. Lui ci pensa su.
-Forse dovresti parlare con tua madre. Ma adesso devi venire con noi a New York, e risolvere altre cose. Quando tornerai andrai a parlarle.
-Estate movimentata - mormoro ironica, e lo sento sorridere.
Rimango tra le sue braccia un'ora, forse di più, poi mi rendo conto di aver fame. Scendiamo le scale e Lou mi soffia un bacio sui capelli prima di andare in cucina.
-Dov'è Niall? - chiedo a Liam. -È uscito a prendere la cena con Harry. Stai bene?
Si avvicina abbassando un po' la testa per guardarmi in viso. Annuisco con un mezzo sorriso e mi stringe per un po' tra le braccia.
'Sola in casa con cinque ragazzi'. Non so come farei senza di loro. Ma in fondo mio padre è sempre stato così. Lui giudica. Ha il suo pensiero e non lo cambia. La verità è che non sa niente di niente. Prendo il cellulare dalla borsa e compongo un numero.
-Elise? - risponde la mia migliore amica.
-Lauren, è successa una cosa. Ci possiamo vedere?









Nota dell'autrice:
Questa ve la devo raccontare perché è troppo divertente: mentre scrivevo questo capitolo, nella mia stanza a Londra, all'una di notte, sento bussare forte alla porta. Vado ad aprire e trovo trenta del mio gruppo a ridere come pazzi e davanti a me uno dei miei amici con la maschera di Harry looool dopo un momento di shock mi sono buttata ad abbracciarlo urlando "Oh my God, is Harry Styles!!!" ahahahaha da premettere che non sa nessuno che scrivo questa fanfiction, semplicemente sanno che sono una directioner e hanno trovato la maschera :) insomma, me l'hanno regalata e adesso ce l'ho qui con me, sulla porta, devo solo trovare il modo di portarla a casa senza che si rovini lol
A parte questo, vi piace la piega che sta prendendo la storia? Ho sempre detto che i problemi sarebbero stati non pochi, ma non voglio anticiparvi niente.. Continuate a recensire, non sapete quanto mi fa piacere :) un bacio!

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Capitolo 20
*** I promise. ***


-Stai scherzando - dice scioccata. Rimane a guardarmi con il suo frappé rosa tra le mani, io faccio spallucce e prendo un sorso del mio, al cioccolato.
-Si è presentato così, senza avvisare. Non ha chiamato, non lo ha neanche detto a mia madre, probabilmente perché non glielo avrebbe permesso.
-Dovresti parlarne con lei - dice.
-Sai com'è fatta. A malapena mi sta a sentire, per telefono non ne caverei un ragno dal buco.
Sta facendo notte. Zayn mi ha scritto un messaggio, vuole che li chiami quando voglio tornare a casa, così passeranno per il centro a prendermi. Mi siedo su una panchina, al confine con il parco.
-Tua madre è a nemmeno un'ora e mezza da qui, va e parlale - mi risponde, con semplicità. Lauren è così, non vede tutte le complicazioni che vedo io.
-Voglio andare.. Ma ho paura che vedermi con Harry la preoccuperebbe.
Lauren sorride.
-Con lui sembri una minorata mentale, lo guardi inebetita tutto il tempo - mi prende in giro, facendomi ridere. So che ha ragione. In verità, vorrei evitare di ricordare a mia madre che New York è il mio obiettivo non soltanto per la Columbia. Voglio che conosca Harry, ma non mentre il mio futuro è in forse.
-Ti ci accompagno io.
Guardo Lauren, chiedendomi se è la cosa più giusta da fare.
-Domani i ragazzi hanno una partita di calcio con Michael, nel pomeriggio. Passo a prenderti e andiamo - progetta. Forse è il modo più semplice.
-Ma non dirlo ad Harry - aggiunge.
-Non posso raccontargli altre cazzate, Lauren - dico scuotendo nervosamente la testa - si arrabbierà come la scorsa volta.
-Senti, adesso come adesso hai una scusante, okay? Devi fare qualunque cosa per risolvere questi problemi, inizierai a fare la brava fidanzata quando sarà tutto sistemato - dice. Aggrotto la fronte, guardando in alto.
-Se continuo così non avrò bisogno di fare la brava fidanzata - dico ironica, accettando la sua proposta. Domani sera, anche questa dovrà essere chiusa.


Busso alla porta, sento il rumore di un cassetto chiuso con forza.
-Sei molto sexy - dico, guardando il fisico mozzafiato del mio ragazzo. Mi avvicino a lui, che mi guarda con un sorriso. I capelli ricci che cadevano sulla fronte sono tenuti indietro da una sottile fascia gialla, le braccia muscolose messe in evidenza dalla maglietta bianca e attillata.
-Stai bene? - sospira sulle mie labbra, abbracciandomi. Mi reggo ai suoi avambracci e annuisco.
-Si. Te l'ho detto. Una visita di scortesia, niente di più - mento, e mi prende il viso tra le mani con forza per baciarmi.
-Dove andate tu e Lauren a far danno? - chiede, mentre indietreggia fino a buttarsi sul suo letto portandomi con se.
-Non lo so, forse in spiaggia - dico vaga.
-Te lo ricordi che se qualcuno ti sfiora anche solo con lo sguardo io lo ammazzo, vero? - mormora sorridente, e mi fa ridere.
-Si, me lo ricordo - rispondo, baciando quelle labbra morbide. Sono sotto di lui mentre inizia a passare le mani sulla mia schiena, scansando la maglietta.
-Non hai una partita? - mormoro contro le sue labbra.
-Chi se ne frega - dice, con una voce roca che mi fa attorcigliare lo stomaco.
-Sul serio, è tardi - gli dico ridendo, e lui ci pensa su.
-Allora quando torno farai la doccia con me? - chiede sussurrando. Annuisco, con gli occhi da pesce lesso. Mi da un altro bacio carico di promesse e esce dalla stanza.

-Smetti di cambiare canzone ogni due minuti? Non me ne hai fatta sentire una per intero - si lamenta.
Guarda con attenzione la strada, da sotto i suoi RayBan scuri. Ho già mandato un messaggio a mia madre, per dirle che stiamo arrivando, quando Lauren svolta a destra per entrare nel quartiere marittimo dove si trova casa mia. Parcheggia vicino alla spiaggia, e io tolgo le ballerine per mettermi un paio di ciabatte. Quando finalmente riusciamo a trovare mia madre in mezzo alla gente, lei è in piedi, con il suo fisico ancora giovane, anche per una quarantacinquenne, sul bagnasciuga, a parlare con delle altre donne. Una la riconosco, è la madre di una mia amica del mare.
Mi avvicino sorridente assieme a Lauren, e ci facciamo vedere. Mia madre ci saluta con un breve abbraccio e ci porta sotto l'ombrellone per parlare un po'. Lauren declina l'invito andando invece a giocare con i miei fratelli sulla riva, che quando la vedono le corrono incontro.
-Mamma, sapevi che papà è venuto a casa? - le chiedo, più diretta possibile. La sua faccia mi fa capire che non lo sapeva, ma la cosa non la stupisce più di tanto.
-Mi dispiace, Elise. È piombato qui, voleva vedere Seth e Miriam - spiega lei.
-Gli ho detto che eri stata accettata alla Columbia, e ha iniziato a lamentarsi del fatto che New York è troppo lontana. Mi ha dato della madre sciagurata! - esclama, e a stento non le scoppio a ridere in faccia.
-Non può decidere. Vero? - chiedo.
-Tesoro, in realtà per certi aspetti gli do ragione - dice, - a New York da sola..
-Non sarei sola, mamma, ci sono i ragazzi. E comunque so cavarmela, tu lo sai - le dico, pregandola. Lei mi guarda triste.
-Purtroppo tuo padre ha ragione. Devi convincere lui, non riuscirò a mantenervi tutti, da sola - risponde. Sospiro. Davvero devo parlare con mio padre di questa cosa? Almeno so che lei è dalla mia parte, per quanto vale. La saluto, la informo del mio breve viaggio a "Seattle" con i ragazzi e vado a riprendermi Lauren. Dopo aver dato un bacio ai miei fratelli, prendiamo la macchina e torniamo a casa.
-Quindi, cosa pensi di fare? - chiede lei. Non sono sicura di sapere la risposta a questa domanda.
-Non lo so. Credo che dovrò parlare con lui, ma non so come rintracciarlo.. Troverò il suo numero di telefono, lo pregherò in ginocchio, non lo so - sbotto, stringendomi le ginocchia al petto.
Possibile che di punto in bianco io debba rendere conto a mio padre della mia vita? Una persona che se ne è sempre fregata. Che dimenticava di venire a prendermi a scuola, che non si presentava ai saggi di danza e non ammetteva idee diverse dalla propria.
Torno a casa mia e apro la porta. Il primo che trovo, all'apparenza anche l'unico, è Zayn, e mi butto tra le sue braccia esausta. Lui senza dire niente mi da un bacio leggero su una guancia, mi stringe un po' e poi mi lascia andare.
-Giornata brutta? - chiede andando in cucina.
-Orribile - rispondo, salendo le scale a quattro a quattro.
'Ma sta per migliorare'. Trovo Harry in camera sua, ha appena buttato il borsone sul letto. È sudato, sporco di terra, e sorride. Non c'è niente di più bello al mondo, ma prima devo chiarire le cose.
-Oggi sono andata con Lauren da mia madre, per parlarle della situazione - gli dico, il suo sorriso si spegne, le sopracciglia si aggrottano appena.
-Volevo sentire cosa ne pensava. Mio padre non mi ha dato il permesso di venire a vivere a New York.
Lui si lascia cadere sul letto.
-Continui a nascondermi le cose, continui a dirmi bugie - mormora dopo qualche secondo di silenzio - perché?
Mi torturo nervosamente le mani, rimanendo in piedi, accanto alla porta chiusa.
-Perchè la mia vita è un casino, e non voglio coinvolgerti - rispondo a bassa voce. Lui addolcisce un po' lo sguardo, poi guarda a terra.
-Allora possiamo lasciarci - dice tranquillo. Il mio cuore perde un colpo.
-..Come? - sussurro senza voce. Lui alza gli occhi ghiacciati.
-Possiamo lasciarci - dice a voce più alta, - se non vuoi coinvolgermi nella tua vita, cosa ci facciamo insieme?
I miei occhi si gonfiano di lacrime. Cazzo, lo sapevo.
-Mi dispiace - dico, e mi si rompe la voce.
Si toglie gli scarpini con un calcio, la fascia gialla dai capelli sudati e si alza, andando verso il bagno.
-H..Harry, mi dispiace - dico a voce più alta, le lacrime iniziano ad uscire - ti prego, ti prego non farmi del male anche tu..
-Sei tu a fare del male a me! - sbotta, battendosi il pugno sul petto. Ha le guance arrossate, dal caldo e dalla rabbia.
-Avevamo detto di risolvere insieme, invece continui a fare tutto da sola, come credi dovrei comportarmi?
Mi passo una mano tra i capelli.
-Scusa - mormoro, avvicinandomi. Ignoro il fatto che incroci le braccia tese sul suo petto ed eviti il mio sguardo. Gli accarezzo una guancia.
-Ti prego scusami. Te lo prometto, non ti nasconderò più niente. Te lo prometto.
Lui mi guarda per un paio di secondi, poi abbassa di nuovo lo sguardo, ma adesso è calmo. Mi passa affianco e chiude dietro di se la porta del bagno. Dopo pochi minuti sento scorrere l'acqua.


~Harry

Mi tolgo la tuta e apro il rubinetto, aspettando che l'acqua sia alla temperatura giusta. Elise. La mia piccola, bellissima Elise. Troppi problemi insieme. E se non ce la facessimo? Se il problema di fondo è che non ci conosciamo abbastanza, che non conosciamo le nostre vite, il nostro passato, come possiamo risolverlo se continua ad escludermi da tutto?
Mi infilo sotto il getto caldo e alzo la testa, così che l'acqua mi colpisca in pieno viso. Non sento la porta aprirsi, vedo solo una piccola figura attraverso il vetro appannato. Si toglie la maglietta, poi i calzoncini blu, poi la biancheria, rimanendo perfettamente nuda. Apre la porta della doccia e si infila sotto il getto assieme a me, abbracciandomi forte. Sono ancora arrabbiato, non reagisco, ma so che potrei morire adesso e non accorgermene.
Mi passa una mano tra i capelli bagnati, ha gli occhi azzurri aperti a fatica a causa dell'acqua; mi prende il viso tra le mani, costringendomi a baciarla. Il mio sciopero non dura più di dieci secondi, perché rispondo al bacio, e la stringo a me.
-Ti amo - mormora al mio orecchio, in mezzo al suono ovattato dell'acqua. La bacio di nuovo, respirando forte. Faccio scivolare le mie mani lungo i suoi fianchi, fino a dietro le cosce, per prenderle e alzarle. Lei cinge con le gambe i miei fianchi, poggiando la schiena alla parete bianca.








Nota dell'autrice:
Salve a tutti! Come sta andando l'estate? Io sto ancora recuperando il sonno lol
Volevo chiedere il favore di recensire ai lettori silenziosi, in modo da sapere se piace la storia! Per questo, non continuerò finché questo capitolo non otterrà almeno 5 RECENSIONI, vorrei capire se sto scrivendo per qualcuno oppure no. Le visite aumentano, fatemi questo regalo.
Comunque, essendo tornata in Italia, riesco ad aggiornare velocemente. Grazie mille per le visite :) un bacio!

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Capitolo 21
*** Blackout. ***


Esco dalla doccia e mi avvolgo nell'asciugamano bianco, ridendo quando cerca di prendermi in braccio. Corro sul letto e mi raggiunge. Dopo un po' di strilli, mi sdraio con la testa bagnata sul cuscino, e lui appoggia il mento sul palmo della mano, portandosi indietro i riccioli gocciolanti. Con un dito percorre lentamente il mio naso, poi passa per le mie labbra e arriva al collo.
-Non dirlo mai più. Mai più - mormoro, di colpo torna un po' di tristezza.
-Che cosa? - chiede attento, passando l'indice sul mio petto e sulla spalla.
-Che vuoi lasciarmi.
Stringe le labbra, e si appoggia ai gomiti per avvicinarsi di più al mio viso.
-Ogni volta che litigheremo, ogni volta che ti urlerò contro, che mi sgriderai e ti dirò che non voglio più vederti - recita con un sorriso, - sarà una bugia. Io ti vorrò sempre, non importa quello che dirò.
Annuisco, ridacchiando piano.
-Va bene, ma non dirlo lo stesso.
Sfiora il mio naso col suo, dandomi un bacio leggero.
-Sei talmente bella che ho paura di rovinarti anche quando ti sfioro con le labbra.
Per evitare che veda il rossore sulle mie guance, mi aggrappo al suo collo e lo faccio mettere sotto di me. 'Andrà tutto bene, Elise. Tutto bene.'



Caro diario.
Questa è la prima pagina, mi sei stato regalato da Liam. Dice che sto troppo tempo col telefono in mano, dice che devo scrivere con una penna. E forse ha ragione. Comunque, sono in aeroporto, sto andando nella città più bella del mondo, con il ragazzo che amo, e i miei migliori amici. Lauren ci ha accompagnati dopo che Zayn ha riconsegnato la macchina presa in noleggio, e mi ha salutata con un lungo abbraccio. Forse le è scappata anche una lacrima, ma è un bene questo piccolo periodo di prova. Non voglio pensare a quando a malapena riusciremo a vederci tre, quattro volte l'anno. E a proposito di questo, Harry ha detto che mi aiuterà a rintracciare mio padre, e troveremo una scappatoia. Dice che mi sono fatta tanti problemi per niente, perché non mi permetterà di allontanarmi da lui.
Gli aeroporti sono posti strani. Fanno riflettere tanto. Sono andata a stringere la mano a Louis, durante il check-in.
-Hai mai pensato di guardare il tabellone delle partenze e saltare sul primo aereo che ti capitava sott'occhio?
-Ci penso ogni volta, ma non credo che avrei il coraggio di farlo. Da chi cerchi di scappare? - mi chiede lui con un sorriso. La domanda mi fa pensare, tanto che non aspetta una risposta, e io non gliela do.
Harry indossa i soliti RayBan scuri, guarda lo schermo del telefono con la sua maglietta bianca e i bermuda rossi. Non ho idea di come si faccia ad essere così perfetti, diario, ed è mio, solo mio. Ho ricambiato il favore di un po' di tempo fa, quando mi ha controllato il cellulare - lo so, predico bene, ma sapevo che stava mandando dei messaggi alla sua ex e volevo sapere. Non ha scritto niente di che. "Saremo lì domani mattina, baci". Lei aveva risposto un semplice "okay, a domani", fine della conversazione.
Il mio aereo sta per partire, diario. Louis al lato del finestrino, io in mezzo e Harry accanto a me, e davanti a noi Niall, Zayn e Liam. Prendono tutti in giro quella testolina bionda perché ha paura di volare, io mi infilo le cuffie nelle orecchie e provo a dormire un po'. Spero di scriverti ancora cose belle la prossima volta, diario. Baci, Elise.



Harry mantiene i ricci con una mano e sorride per la foto. Io ho una faccia stupida, lui è bellissimo come al solito.
-Stasera ci riprendiamo dal viaggio, e domani ti farò vedere Manhattan - mormora Harry al mio orecchio.
-Dopo Corinne - dico, con un tono un po' troppo infastidito, guardando fuori dal finestrino del taxi. Lui si volta.
-Già, dopo Corinne.
Forse ho paura, adesso. Si rivedranno, nessuno sa come potrebbe prenderla. Nella mia insicura testa da ragazza gelosa, lui si rende conto di aver fatto una stronzata, le dice che non l'ha dimenticata, che la ama ancora e vuole tornare con lei.
Harry poggia la testa sulla mia spalla e chiude gli occhi. In confronto a tutto questo, conoscere sua madre e sua sorella sembra una bazzecola. Forse l'ansia mi verrà domani.
Zayn ci fa strada fino a casa sua, Niall mi porta uno dei borsoni, chiacchierando con me riguardo la tranquillità della zona.
Ci fa entrare e vedere la casa, che è poco più piccola di quella che avevano affittato, ma molto più bella, e tecnologica. Mi fa strada fino alla mia stanza, mentre gli altri già sanno dove si trovano le loro è spariscono esausti nel corridoio.
-Dov'è la tua camera? - chiedo ad Harry quando si affaccia, mentre cerco il pigiama.
-Eccola - dice, indicando il letto a due piazze.
-Dormi qui?
-Se preferisci Louis.. - scherza, girando i tacchi, ma lo prendo per un braccio e lo tiro dentro ridendo. Sorride dolce quando piega la testa per baciarmi, in mezzo alla stanza. Mezz'ora dopo, esausti, crolliamo a dormire l'una sull'altro.


-Tutto okay? - mormora, stringendomi più forte la mano. Io lo guardo e faccio un sospiro nervoso, prima di buttarmi al suo collo e dargli un bacio travolgente. Chi se ne frega che siamo in mezzo alla gente. Le infermiere ci camminano intorno di fretta, e non si preoccupano di noi. Bussiamo alla porta che ci è stata indicata e entriamo dentro.
Una ragazza, bionda e con la testa fasciata, è sdraiata sul letto e legge una rivista. Alza i chiari occhi grigi quando varchiamo la soglia, Harry un passo avanti a me. Si sistema faticosamente per poggiarsi allo schienale del letto.
-Ehi - gli dice con una voce cristallina che la fa sembrare ancora più debole.
-Ciao - le risponde Harry, con uno sguardo mortificato, e le si avvicina fino a poggiare una mano contro il muro e toccare il letto con le ginocchia. Parlano delle formalità adatte al contesto e poi mi presento. Lei mi guarda con un piccolo sorriso tirato, studiandomi. Per mezzo minuto, Harry esce dalla stanza a prendere una bottiglia d'acqua per Corinne, lasciandomi sola con lei.
-Sei davvero bella come ti ha descritto - dice lei sincera, provando a rompere il ghiaccio. Io le sorrido imbarazzata, ma vorrei fuggire via da quella situazione.
-Grazie.
-Mi dispiace di aver creato problemi, non era mia intenzione - dice, con voce flebile. Io guardo fisso i suoi occhi di argento colato.
-Non importa.
-Tu abiti a Portland, vero? - chiede lei, per fare conversazione.
-Ancora per poco - le rispondo prima che torni Harry nella stanza.
-Si trasferisce qui intorno ad ottobre, è stata accettata alla Columbia - le spiega lui, guardandomi con un sorriso orgoglioso.
La circostanza è un po' inusuale, ma ci stiamo adattando. Io penso solo che tra mezz'ora finirà l'orario delle visite. Nascoste dal letto, le nostre mani si intrecciano, lui disegna dei cerchi sul mio dorso con il pollice.
-È grandioso - dice lei, e non so perché suona un po' formale. So che vorrebbe restare sola con lui. Per un momento penso che probabilmente se non li lascio parlare sarà stato tutto inutile.
-Senti, io vado di sotto - mormoro ad Harry, che aggrotta la fronte.
-Perché?
-Devo fare una telefonata - dico a tono leggermente più alto. Sorrido alla ragazza.
-È stato un piacere, Corinne - le dico gentile, e indietreggio fino alla porta.
-Anche per me.
Sparisco nel corridoio, tra la gente.


~Harry

Mi sto ancora chiedendo perché Elise sia uscita così di fretta, quando Corinne interrompe i miei pensieri.
-Allora, che mi racconti?
Prendo una sedia e mi accomodo vicino al suo letto. Ha una gamba ingessata, sopra il lenzuolo bianco.
-Niente di che. Nessuna novità, tranne quelle che hai visto con i tuoi occhi.
-È bellissima - dice, non troppo sicura se questo possa essere un complimento anche per me. Le sorrido, come a dire che lo so. Passa una mezz'ora a parlarmi dell'incidente: un pazzo ubriaco l'aveva travolta passando col rosso ad un semaforo, mentre tornava a casa a mezzanotte passata.
-Ho avuto una lieve commozione cranica - mi spiega, quando le chiedo perché abbia la testa fasciata. Prende i capelli e li raccoglie su una spalla, rievocando nella mia mente quel gesto automatico che avevo rimosso.
Le racconto un po' i miei programmi per l'estate. Si stupisce nello scoprire che non comprendono Elise: lei deve sistemare le ultime cose a Portland, prima di ricominciare una nuova vita.
-Questo non ti mette un po' di ansia? Il fatto che lei si trasferisca per stare con te..
-No, perché so che non è solo per quello. Lei vuole stare con i ragazzi, loro non la lascerebbero, neanche se lo facessi io. E poi, aveva scelto New York ancora prima di conoscermi. Diciamo che è stato un colpo di fortuna.
Continuiamo a parlare un po'. Cerca di convincermi a frequentare il college, io le rispondo che ci penserò. Poi, un'infermiera viene ad annunciare che il tempo delle visite è scaduto.
-Dovresti chiamare tua madre - le dico, prima di andar via.
-E perché farla preoccupare inutilmente? Sto bene, adesso. Tra poco mi faranno uscire - dice con un sorriso.
Mi avvicino al suo letto e le do un bacio sui capelli biondi.
-Non sparire - mormora - ti prego. Annuisco comprensivo, prima di uscire dalla porta.









Nota dell'autrice:
Salve a tutti! Come promesso, ecco un nuovo capitolo :) ringrazio tutti per le recensioni, non c'è niente che mi faccia più piacere ^-^ a proposito di questo, qualcuno mi ha chiesto in messaggi privati quanto potrebbe durare la storia: la risposta è che non lo so, ma dato che i capitoli sono molto brevi credo che andrà avanti ancora per un po', anche perché ci sono degli eventi che richiederanno del tempo :)
Continuo con la solita richiesta: 5 RECENSIONI, e aggiorno :) spero di averle presto perché ho già un capitolo pronto e vorrei pubblicarlo subito, hahahah ^-^ un bacio!
~Federica

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Capitolo 22
*** Lies. ***


Chissà di cosa staranno parlando. Sorrido distrattamente davanti al mio succo all'albicocca. È sempre stato il mio preferito, sin da bambina, e ricordo che mio padre lo comprava, tutte le volte. Non è sempre stato così menefreghista.
Il cameriere mi fa un sorriso ammiccante, ma non gli do importanza. Sto riflettendo. Io mi fido di Harry. E poi, decido che la prenderò bene in ogni caso. Anche se adesso tornasse qui, e mi dicesse che si, la ama ancora, che la nostra è stata solo una storiella estiva, che ha preso un abbaglio, che sa di poter essere più felice con lei. Perché adesso non si tratta più di me. L'unica cosa che voglio è questa, che sia felice.
Il cameriere viene a portarmi il resto, ma sono distratta dal ragazzo riccio e bellissimo che si accorge di me dalla vetrina del bar ed entra.
-Ecco a te - dice, appoggiandosi alle sedie vuote e sporgendosi in avanti con un altro sorriso. Lo guardo per mezzo secondo: è carino. Ma ha l'aria di chi se la crede parecchio.
-Scusa, ti dispiace? - dice la voce roca di Harry, piuttosto infastidita, facendolo spostare e avvicinando una sedia per mettersi accanto a me.
-Per me un caffellatte. Ciao, amore - dice poi a me, circondando la mia sedia con un braccio. Il cameriere va via senza battere ciglio.
Vorrei sgridarlo, ma riesco solo a scoppiare a ridere, e lui sorride nel guardarmi.
Mentre ancora rido mi da un bacio, prima divertito, poi sempre più dolce.
-Andiamo a casa? - mormora, con la solita voce bassa che mi fa accartocciare lo stomaco. Sorrido contro le sue labbra.
-Dovevi farmi vedere Manhattan..
-Hai una vita intera per vedere Manhattan - ridacchia ironico.


~Harry

-Avanti, vieni qui - le dico a bassa voce. Lei mi guarda, dall'altra parte della stanza, e scende dai sandali alti. Poi cammina verso di me e si appende al mio collo per darmi un lungo bacio. Scendo con le mani fino alle sue cosce, scivolo davanti e le sbottono il pantalone. Sorride contro le mie labbra.
-Allora, come è andata? - chiede in un sussurro. Vuole davvero parlare di Corinne? ..vuole davvero parlare?
-Dobbiamo parlarne adesso?
Passo le labbra sul suo collo, lei butta la testa indietro per darmi migliore accesso alla mandibola.
-Beh, si. Se devi lasciarmi almeno voglio saperlo prima di venire a letto con te - scherza. Mi blocco, e la guardo.
-Smettila di fare così.
Sbuffa piano e fa cadere le braccia via dalle mie spalle, guardando da un'altra parte.
-Sento che devo proteggermi - mormora. Quando mi guarda negli occhi, per poche frazioni di secondo, rivedo quella paura di quando ci siamo conosciuti.
-Non ne hai bisogno, ci penso io a proteggerti. Falla finita.
Incrocia le braccia sul petto, sistemandosi un po' la maglietta. La abbraccio e la bacio, tenendole la schiena stretta al mio corpo.
-Io non ti farò del male. Tu ne farai a me - le dico sottovoce. Mi guarda dal basso.
-Perchè?
-Perchè continui a guardarmi come fossi una pistola carica, e non mi piace.
Gioca con i primi bottoni della camicia, facendoli uscire dalle asole, uno dopo l'altro. Toglie il tessuto dal mio petto per lasciarlo nudo, e traccia con un dito il profilo dei miei tatuaggi.
-E quindi? Che ti ha detto?
-Che sei bellissima - soffio sul suo collo, mentre poggia una piccola mano delicata sulle mie costole.
-E poi?
Prendo il suo labbro inferiore tra i denti e stringo piano, lei si impossessa della mia bocca, lasciandola solo per permettermi di rispondere.
-Mi ha detto di come è avvenuto l'incidente.
Ancora una volta, sono stregato da lei. Mi controlla, anche solo con il piccolo, leggero tocco della sua mano sul mio costato.
-E poi? - ripete cantilenante, a voce sempre più bassa, chiudendo gli occhi quando bacio l'incavo della spalla.
-E poi mi sono steso sul suo letto, e ci siamo baciati - mento, con tono tranquillo. Il suo respiro si mozza per un secondo, poi sospira appena.
-No, non è vero - ridacchia contro le mie labbra. Arriva a sbottonare i miei pantaloncini, e li spinge a terra. Io faccio un passo avanti e ne esco, poi la faccio stendere sul letto, gattonando sopra di lei. Inizio a baciare il suo petto, mordo la piccola collana a forma di stella e scendo in mezzo ai seni.
-Questa bugia ti costerà cara - scherza, con un tono che mi fa pulsare il basso ventre.
-Cosa pensi di fare? - chiedo, bisognoso di sentirla parlare. La faccio sollevare appena dal materasso per slacciare il reggiseno.
-Ci devo pensare - dice con un sorriso, stringendomi i capelli tra le dita. Si libera degli slip senza distogliere lo sguardo, poi stringe le gambe intorno ai miei fianchi.
Entro piano dentro di lei, che chiude forte gli occhi e schiude le labbra. Porta una mano sulla mia schiena, ancorandosi alla carne con le unghie, mentre l'altra ancora stringe forte i miei ricci. La mia lingua esplora ogni centimetro della sua pelle mentre sono dentro di lei, sempre di più.
-Apri gli occhi - mormoro al suo orecchio, e lei obbedisce. Esco un po', prima di penetrarla di nuovo, guardando le sue pupille allargarsi. Attira a se la mia testa e mi bacia con violenza, e io inizio a muovermi sul serio. Rotea il bacino contro di me, avvinghiandosi alla mia schiena, gemendo a bassa voce. E, proprio per uno di quei gemiti, vengo dentro di lei.


-Abbracciami - ordina, come una bambina capricciosa. La stringo a me assieme al lenzuolo bianco, sentendo le sue forme nude con le mani.
-Più forte - si lamenta, come sempre.
-Ti farò male - le ricordo.
-Più forte - dice ancora, puntando i piedi. La stringo tanto che può sentire la mia erezione contro la sua schiena formarsi di nuovo. Gira il collo verso destra, e il suo naso sfiora il mio, poi prende la mia mano alla sua sinistra, dal braccio che la cinge. Intreccia le dita, poggiando il suo palmo sul mio dorso. Poi guida la mia mano sul suo corpo, con una lentezza straziante. Lungo la coscia, sul ventre piatto, sull'addome, lungo le costole, sul seno. Scivolo via da sotto di lei, che si gira e sale su di me.
-Vediamo un po' come posso punirti - dice, intrecciando i capelli dietro la testa, con un sorriso demoniaco sulle labbra. Dio mio.
Vorrei fare una battuta, ma mi manca il fiato. Poggia i polpastrelli sulla mia pancia e scivola giù, fino al lenzuolo che mi copre il pube. Segue le linee a triangolo che scendono dai miei fianchi, e respiro forte mentre la guardo, mentre non penso ad altro che ai modi per toglierle quel sorriso malizioso dalla bocca.


~Elise

Mi metto gli occhiali da sole ed esco dal taxi. Corro reggendomi il cappello fino al marciapiede fino alla vetrata del bar, dove Louis sta fumando una sigaretta. Mi butto al suo collo e lui scoppia a ridere, poi aspira un ultima volta, facendo uscire il fumo dal naso, e butta la cicca.
-Vogliamo entrare?
Mi prende la mano ed entriamo nel bar, prendendo posto vicino alla vetrata. È abbastanza tranquillo, forse perché è mercoledì mattina e siamo in un quartiere esterno.
-Da quando fumi? - gli chiedo. L'ho visto fumare un paio di volte, ma mai assiduamente. Fa spallucce.
-Una ogni tanto. Allora, cos'è che vuoi dirmi?
Eccola, la sua curiosità. Mi fa sorridere. Poi però ripenso al mio discorso e torno seria.
-C'è una parte della mia vita.. - comincio, e lui aggrotta la fronte, incrociando le mani sul tavolo - che non conoscete, nemmeno Harry.
Forse nemmeno serve raccontarla a lui.. Ma volevo farla conoscere a te.








Salve gente :3 ci tengo a ringraziare per le recensioni, siete tutti tanto carini ** vi aspetto al prossimo capitolo, sempre dopo che questo avrà ottenuto almeno 5 RECENSIONI (non odiatemi <3) con qualche novità :) baciii
~Federica

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Capitolo 23
*** Who are you? ***


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-Harry, dai ad Elise un altro po' di patate. Dove hai detto che vivi, tesoro? 
-A Portland, signora, non lontano da Michael - mormoro con un sorriso educato. Il patrigno di Harry risponde al mio sorriso con naturalezza, la sorella continua a osservarmi incuriosita. Ma la cosa più strana, e fastidiosa anche, è che Harry ha sulla bocca un fottutissimo sorrisetto trattenuto, come se si stesse divertendo un mondo a vedere come sto sulla graticola.
-Oh, chiamami Anne - risponde la donna, non prima di avermi di nuovo sorriso.
Il ragazzo riccio al mio fianco guarda prima me, poi il mio piatto, pieno per la seconda volta, poi si alza e mi porge la mano, sotto gli sguardi sorpresi di tutti.
-Ti faccio vedere la mia stanza - mi dice, io accolgo felicemente la proposta.
-Ma tesoro, lascia che finisca di mangiare prima - lo rimprovera Anne. Lui non la sta neanche a sentire, io mi scuso con gli occhi prima di venire trascinata su per le scale. Apre una porta e scopre una camera semplice, il cui ordine è probabilmente dovuto al fatto che non dorme lì da più di un mese, e che la maggior parte delle cose sono già state portate nella nuova casa per il trasloco. 
I ragazzi sono andati a cenare a casa loro, Zayn è andato con Liam. E Harry ha insistito perché conoscessi la sua famiglia.
-Sai cosa sarebbe eccitante? - mormora, stringendomi a se con un sorriso sghembo.
-Ci sono i tuoi, di sotto.
-Per questo sarebbe eccitante - controbatte ironico, e mi bacia. Mi libero dall'abbraccio e vado a buttarmi sul suo letto.
-Tua sorella è bellissima, e anche tua madre. Dev'essere una cosa genetica - lo prendo in giro, mentre guarda distrattamente gli scaffali.
-Questo sarebbe un complimento? - chiede con una punta di sarcasmo.
-Sono io quella dei complimenti bizzarri, no? 
Poggia le mani sul materasso, accanto ai miei fianchi, facendomi stendere per baciarmi. 
-Sono convinti che dormirai qui, stanotte - sussurro senza fiato, mentre passa la sua lingua sul mio collo.
-No, sanno che starò da Zayn.
-Però ci sperano - continuo, scappando dalle sue labbra per riuscire a ragionare a mente lucida, - non ti hanno a casa da un mese per colpa mia, puoi stare qui se ti va.
Fa uno sguardo offeso.
-Non mi vuoi? - mormora infastidito, mettendo il broncio. Lo guardo di sbieco.
-Come non detto, non si può ragionare - dico, alzandomi dal letto e uscendo dalla stanza. Lo sento seguirmi.
-Ma che diavolo ti prende?
La domanda finisce nel vuoto. Arrivo in cucina e mi offro per dare una mano a sparecchiare; quando Anne mi mette tra le mani una coppa di vetro, con dentro del gelato, mi allontano in veranda a guardare il cielo scuro.
-Ehi - mormora qualcuno dietro di me. Mi volto, guardando negli occhi la sorella di Harry.
Gemma. Come il nome scritto in ebraico sul suo braccio, e la piccola G sulla spalla. Harry adora la sorella, e dalla voce leggera, dagli occhi sereni, posso provare a intuire il perchè.
-Ciao - le rispondo con un sorriso, mentre prende una piccola cucchiaiata del suo gelato.
-Come ti sembra New York? -È meravigliosa. Oggi ho visto un po' Brooklyn, è davvero carino come posto - le rispondo. 
-La tua università si trova a Manhattan, giusto?
-Si, non lontana da Central Park. 
Lei annuisce, e fa tintinnare il cucchiaino contro il bicchiere di vetro. 
-Mi dispiace per mia madre - dice ridendo appena, - ha la fissazione del cibo, credo sia una caratteristica di tutte le mamme.
Le rispondo con un sorriso, ma dentro ho quella solita sensazione di estraneità.
Nella mia adolescenza era già un evento se mia madre, quando partiva, mi lasciava qualcosa in frigo, o i soldi per farmi la spesa. Una volta al supermercato la cassiera, forse vedendomi sola, mi chiamò "signora". Avevo diciassette anni, e le sorrisi debolmente prima di infilarmi in macchina e scoppiare a piangere.
Mi siedo sullo scalino della veranda, lei viene accanto a me.
-Mio fratello ti fa addannare? - chiede con un sorriso complice. Probabilmente ci ha sentiti.
Stranamente, quella domanda non mi sembra fuori luogo, inopportuna o imbarazzante. Parlare con lei è come parlare con Lauren, ed è una cosa assolutamente nuova per me, che difficilmente mi apro con qualcuno.
-No, non è colpa sua. - confesso.
-A volte è davvero impossibile, lo conosco - cerca di tranquillizzarmi, ma io so di avere ragione. Stavolta la colpa non è di Harry.


Caro diario, questa camera è troppo vuota. Sono le due di notte, ma non riesco a prender sonno. Da quando c'è Harry con me, non soffro più di quelle brutte insonnie, e gli incubi arrivano sempre più di rado. Non mi sono più svegliata urlando, ma questa è una di quelle notti in cui mi sento davvero di nuovo sola. 
Zayn è passato, con una tazza di tè bollente, a darmi la buonanotte con un bacio sulla fronte, scacciando via l'improbabile sensazione di freddo. Louis mi ha mandato un messaggio.
"Parlagliene, la stai pensando in maniera sbagliata", aveva detto ieri al bar. Sto ancora pensando a cosa fare quando il rumore di nuovi colpetti alla porta, brevi e decisi, decidono al posto mio. Il mio angelo con gli occhi verdazzurri mi guarda serio, appoggiato in alto allo stipite della porta.
-Ho visto la luce accesa - cerca di giustificarsi.
Non gli rispondo, incrocio le braccia e poggio la testa contro la porta, chiudendo gli occhi stanca.
-Posso stare qui? - chiede a bassa voce. -Non voglio dormire solo. Non riuscirei a chiudere occhio pensando che sei a due camere di distanza. 
Alzo una mano per passare le dita tra i ricci morbidi, con un sorriso languido. Lui entra, chiudendosi la porta alle spalle, e mi bacia con un sospiro.
-Che cos'hai? - mi chiede quando siamo vicini al letto. Per un momento ho sperato che avesse lasciato correre, che volesse solo spogliarmi e dormire contro di me. Ma ormai dovrei conoscerlo abbastanza da sapere che non smetterà di chiederselo. Mi trascino sul letto, lui si siede di fronte a me, aspettando che io parli.
-C'è una cosa che non ti ho mai detto. Non spaventarti - dico, mettendo le mani avanti.
-Che cos'è? 
Sospiro.
-È chi ero prima di incontrarti, prima di stare con Mark. È un'Elise che hai avuto la fortuna di non conoscere.


Caro diario, quel Mark inizia a infastidirmi, ma in modo piacevole. Gliel'ho spiegato, come sono, ma a lui non importa. Gli ho detto che sono una stronza egoista, che non voglio relazioni, che uso le persone, perché ho quasi diciott'anni e mi voglio divertire. La scorsa settimana passai davanti alla sua classe.
Gli mandai un bacio con le labbra, e sorrisi.
-Ah, per finta! Dammelo fatto bene, no!
Io scoppiai a ridere.
-Non sfidarmi! - dissi, ma a lui il gioco piaceva.
-Avanti, dammelo!
-Mark, non sfidarmi perché lo sai che..
-Si si, sei buona solo a parlare.
Senza pensarci neanche mezzo secondo gli presi il viso tra le mani e lo baciai. Le sue labbra morbide premevano contro le mie, le avvolgevano calde. Poi mi staccai, e senza guardarlo girai i tacchi e andai via, per non vederlo sorridere. Una volta lontana, mi morsi il labbro inferiore. Sentivo il suo sapore. Era di questo che avrei avuto bisogno. Ma non così. In un secondo mi sentii sporca. E mi venne in mente quando lo facevo per gioco, nel periodo della mia depressione. In discoteca, quando ragazzi sconosciuti ti prendevano le mani e se le passavano sui pantaloni, e strusciavano le loro sul tuo corpo caldo, quando ti prendevano quasi con violenza e ti mordevano la bocca, ti ficcavano la lingua senza chiedere il permesso. Ti usavano senza sapere che tu stavi usando loro. Per darti una lezione, per dimenticare. Per sopportare il dolore. 


Caro diario, le cose mi sfuggono di mano. Lui vuole cambiarmi. Resterà deluso, sta perdendo il suo tempo. Cambiarmi? Nessuno può farlo, sono così e basta. Gli ho urlato contro che le persone non vogliono nient'altro da me, se non il mio corpo.
"Se lo prendessero, allora! Ma non avranno nient'altro. Nient'altro." ho gridato. Lui ha detto che non era vero. Gli ho tirato uno schiaffo. Non era vero? Avevo vissuto gli ultimi due anni in quel modo, cosa credeva di potermi dimostrare?


~Harry

Rimango in silenzio. La guardo come si guarda qualcuno che dice di conoscerti, ma che non riesci a ricordare. Quando poi alza gli occhi e incontra i miei, capisco. Lei è Elise. È Elise, e io la amo. Ma come mai allora la conosco così poco?
-Una sera, io e Lauren andammo in discoteca. A fine serata avevo scelto un tizio per ballare, lui si strusciava contro di me e non mi lasciava respirare. Di colpo mi prese il viso con una mano e mi baciò, mordendomi forte le labbra. Mi faceva male, sentivo il sapore del sangue sulla lingua, ma era come se mi avesse svegliato. Mi liberai dalla sua stretta, presi il braccio di Lauren e la trascinai fuori dalla bolgia di gente, fino all'aria fresca.
"Che ti prende?" aveva detto lei. Io non avevo risposto, e mi ero infilata tre o quattro gomme da masticare in bocca. Tornata a casa prima del solito, mi lavai i denti due, tre volte. Mi sentivo sporca, mi rendevo conto che stavo facendo solo cazzate, che non era quella la vita vera. Non lo feci più, non mi feci usare più come un oggetto. Andai da Mark, che mi aiutò a modo suo, anche se alla fine mi avrebbe fatto del male anche lui. 
La guardo inspirare per la rivelazione, ha gli occhi lucidi e le palpebre pesanti. 
-Perchè non me l'hai mai detto? - le chiedo, ma esce poco più di un sussurro, perché ho la gola secca. Lei prova a non farci caso.
-Per due motivi - spiega, - perché non volevo che ti preoccupassi quando ero con i ragazzi, sei già abbastanza geloso.. E poi, perché volevo evitare quello sguardo - conclude, indicandomi.
Abbasso gli occhi, e rimango lì seduto, mentre lei spegne la luce e trova rifugio sotto le coperte. 










Nota dell'autrice:
Salve a tutti! Comincio col ringraziare tutti coloro che hanno lasciato una recensione, siete stupendi ** 
Ci tengo a dire che questo capitolo mi è costato parecchio, perché è un po' autobiografico. Più avanti spiegherò tutto riguardo la storia di Elise, che è sempre stata riservata e adesso fa temere ad Harry di essersi innamorato di una persona che non conosce.. Comunque, non voglio dirvi altro ^-^ stessa regola, almeno 5 RECENSIONI, e aggiorno :) baci!
~Federica

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Capitolo 24
*** I'm still here. ***


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Quando mi sveglio, è ancora lì dove l'avevo lasciato. Adesso però, vinto dalla stanchezza, si è sdraiato sul materasso. Troppo lontano da me. Mi alzo senza fare rumore, non voglio rincontrare quello sguardo; esco dalla stanza e cammino frettolosa verso il bagno in fondo al corridoio, chiudendomici dentro.
Mi guardo allo specchio, cerco qualche differenza ma no, niente, sono la stessa persona di ieri. Occhiaie a parte. Mi infilo sotto la doccia, non voglio pensare più a niente.
Quando esco dal bagno, prendo in mano il mio cellulare, adesso so di cosa ho bisogno.
-Pronto?
-Niall? Possiamo vederci?


Busso alla camera di Zayn, lui mi invita ad entrare. Resto comunque sulla porta. Il ragazzo, con un libro sulle ginocchia piegate, appoggiato alla testata del suo letto, sembra essere sveglio già da un po'.
-Sto uscendo, ma Harry dorme.. - mormoro, lui mi guarda con la fronte corrugata.
-Va tutto bene?
-Vado a prendere un gelato con Niall. Se si sveglia, di solo che sono uscita - mi sbrigo a dire, e mi richiudo la porta alle spalle.
Esco quasi di corsa per strada, e cammino per dieci minuti fino al solito bar con la vetrata. Niall ancora non si vede, decido di aspettarlo fuori.
Quando arriva, scendendo da una macchina scura, mi ricorda perché ho voluto parlare proprio con lui: ha un sorriso stampato sulle labbra così genuino, così luminoso che nonostante tutto lo schifo che ho passato questa notte riesce a far sorridere anche me. Mi saluta, io mi lascio abbracciare forte.
-Stai bene? - dice poi, scrutando il mio sguardo con gli occhi celesti. Annuisco debolmente, il sorriso sta per spegnersi.
-Vieni - dice col solito entusiasmo, mettendomi un braccio attorno al collo, - ti offro qualcosa. Questo posto fa dei frappé assurdi.

-Capisci adesso? - gli sussurro, guardandolo mentre si passa le dita tra i corti capelli biondi - non sono chi pensava che fossi. È una parte del mio passato che non mi piace rivangare, ma..
-Ma hai sentito che le cose si stavano facendo serie, e ti sei sentita in colpa. Finché eri a Portland erano solo chiacchiere, idee, adesso sei qui e hai paura.
Annuisco con sicurezza. Ecco un altro motivo per cui ho chiamato Niall. Io e lui siamo sulla stessa modalità di pensiero. Non ha la dolcezza di Louis, o di Liam, non cerca di psicanalizzarmi come Zayn. Dice le cose come stanno e basta, leggendole direttamente nei miei occhi.
Fa un altro sorriso, come si sorride a un bambino impaurito dal buio, e stringe la mia mano sul tavolo.
-Non sei più quella persona. Guardati - dice, indicando con un dito la vetrina alla sua destra. Mi volto, e vedo un leggero e indistinto riflesso del mio viso - non ti riconosci?
Prendo un altro sorso del frappé alla fragola.
-Ho paura di tornare a casa e di vedere negli occhi di Harry il disgusto. Ho paura di vedere che si è pentito, che non sono la persona che credeva... Ho paura che mi dica che l'ho preso in giro.
-Io lo conosco, secondo me devi solo dargli un po' di tempo.
Tempo. Mi sembra un'eternità da quando non passo le dita tra i suoi capelli, da quando non sento il sapore delle sue labbra..
-Ascolta - dice, interrompendo i miei pensieri, - tu non sei così. Non so a cosa fosse dovuto..
-Dan. Il primo amore e tutto il resto, hai presente? Mi era stato strappato via, e per una ragazzina di quindici anni è stato una specie di trauma.. Insomma, diciamo che iniziai a capire come andassero le relazioni, e decisi che non mi sarei più permessa di star male. Avrei giocato e basta, senza sentimenti di alcun genere, finché non è arrivato Mark.
-Il tuo ultimo ragazzo?
-Si. È riuscito a farmi credere che avrei potuto avere un tipo di.. legame diverso con le persone. Neanche un anno dopo, sarebbe stato lui a farmi del male, facendomi di nuovo smettere di credere alle relazioni.
-Però con Harry non hai giocato, neanche all'inizio. Cosa è cambiato? - chiede curioso. Gli sorrido, perché ha un'espressione talmente innocente che sembra essere fatto di vetro.
-Io. Sono cambiata io.



~Harry

Sono affacciato alla finestra da talmente tanto che ormai ho smesso di contare i minuti, scivolano indistintamente lasciando passare la mattinata. Per la prima volta, mi sono svegliato e non l'ho trovata.
"Dove diavolo sei? Devo dirti tante di quelle cose.." chiedo rivolgendo lo sguardo verso l'alto, abbagliandomi con il sole che si riflette contro le vetrate dei palazzi. Qualcuno entra alle mie spalle cercando di non fare rumore, ma si blocca quando vede che sono sveglio.
-Ciao.
Ha addosso un vestito che le ho regalato io. È rosso, semplice, con le spalline fine, arricciato sotto il seno, stretto da una fascia bianca. Le caviglie sottili sono allacciate ai sandali con dei nastri.
-Dove sei stata?
Credo che sentire la mia voce le dia forza. Entra e richiude la porta, senza guardarmi poggia la borsa sul letto.
-Con Niall.
-Hai parlato con lui?
-Si.
-Perfetto. Continua pure a parlare con tutti, tranne che con me.
Alza gli occhi mortificata.
-Hai chiamato Lou - deduce. Io mi stringo nelle spalle, con una smorfia. Incrocia le braccia al petto e mi guarda, più sicura di se.
-Non hai il diritto di trattarmi così. Questa era la mia vita, prima che ti conoscessi - mormora, ma è severa.
Trattarla come? Sono solo arrabbiato. Arrabbiato perché ha scelto di passare la mattina con uno dei miei migliori amici invece di aspettare che mi svegliassi, arrabbiato perché non ho chiuso occhio, arrabbiato perché vorrei sbatterla sul letto e baciarla, ma non posso.
-Se pensi di non poterlo sopportare, se pensi sia troppo per te - continua, ma le viene a mancare la voce - torna a casa. Io andrò a vedere la mia università, e poi me ne tornerò a Portland.
Mi mordo le labbra.
-Non lo capisci? Non sono arrabbiato per quello che mi hai detto - le spiego, - sono arrabbiato perchè non parli con me. Credi che non sarei in grado di capire?
Rimane a fissarmi, a studiarmi. Si sta chiedendo se sono serio. Un paio di lacrime corrono veloci sulle sue guance, e io non ce la faccio più a starla a guardare. Mi avvicino con lentezza, come si fa con un cucciolo per paura di spaventarlo, e lei mi viene incontro buttandosi nelle mie braccia. La sento singhiozzare piano contro la mia spalla.
-Smettila di piangere, ragazzina sciocca.
Elise ridacchia tra le lacrime, mi guarda le labbra e mi bacia.
-Mi dispiace.
-Non tornerò a casa mia, voglio stare qui con te - annuncio, lei mi stringe più forte.
-Sarai ancora più geloso adesso, vero? - mormora dopo un po', credo che mi stia prendendo in giro.
-Tu sei mia - le spiego, facendo spallucce.
Vado a sedermi sul bordo del letto, lei mi spinge con un sorriso, facendomi sdraiare.
-Okay, non dovrei dirlo, ma litigare con te ha degli aspetti positivi - mormoro, facendola ridere piano, mentre prova ad alzarmi la maglietta.


-Payne! - urlo. Il mio amico si volta, cercandomi per un secondo tra la folla, prima di vedermi e sorridere. Con un dito ci indica agli altri. Elise lascia la mia mano e gli corre incontro, abbracciando Liam.
"Non vi vedete da tre giorni, Cristo santo" penso, ma sto zitto. Niall si aggrappa alla mia schiena in uno strano abbraccio, Louis mi da una pacca sulla spalla.
-Mi manca vedervi ogni giorno - dice Elise, mentre saluta Louis. Zayn, dietro di noi, è ancora al telefono con i suoi.
Prendiamo due taxi e lasciamo Long Island per andare a Manhattan. Elise, col naso incollato al finestrino, fa capire con sua espressione che non si è ancora abituata a quei grattacieli giganteschi. Gira come una trottola per Times Square, trascinandosi dietro Louis che è più elettrico di lei. Torna indietro da noi per farmi assaggiare una fragola al cioccolato appena comprata al Lady Godiva, e mi ruba i Ray-Ban per tirarsi indietro i capelli lunghissimi.
-Avete risolto? - chiede Niall, quando si allontanano di nuovo.
-Si, diciamo. A proposito, - gli dico, e lo stringo a me con un braccio - ti dovrei ringraziare. Mi ha detto che ha parlato con te.
-Le voglio bene, figurati - risponde, con un sorriso che ricambio.
-A volte credo che sia una vera fortuna il vostro rapporto con lei. Come se parlare con me in certe situazioni non bastasse - ammetto, con le mani in tasca.
-Questa cosa è normale, tutti abbiamo bisogno degli amici - mi tira su, - forse dovresti prendere esempio da lei e parlare di più con noi.
Mi volto con un sorriso stupito.
-Hai ragione, Horan, ti darò retta - ironizzo, dandogli un colpetto che lo fa ridere. Elise mi chiama da un po' più lontano e mi indica un negozio, trascinando assieme a lei Louis e Zayn. Le annuisco sorridendo, e mi metto una mano in tasca.
Il mio telefono sta squillando.
-Che succede? - chiede Liam, guardandomi curioso mentre fisso lo schermo. Scuoto la testa.
"Domani finalmente esco :)"





Nota dell'autrice:
Salve a tutti! Ringrazio ancora una volta le recensioni, siete davvero meravigliosi, si può dire che è grazie a voi se ancora pubblico i capitoli :)
per il resto, voglio spiegare un po' queste parti complicate: è entrato di più nell'obiettivo il nostro Nialler, che non è così ingenuo come si poteva pensare, ed Elise lo sa. Harry è ancora un po' combattuto, ma è consapevole di avere altri problemi a cui pensare prima di discutere con Elise..
E poi c'è Corinne, che sta uscendo d'ospedale, e non si lascerà dimenticare facilmente. A parte questo, sono felice di poter descrivere un po' la mia città preferita in assoluto, che è New York; spero di potervi trasmettere un po' della magia che è in grado di emanare :) continuate a recensire, ditemi cosa ne pensate, se vi piace la piega che sta prendendo la storia, se invece vi fa schifo, insomma, a 5 RECENSIONI aggiorno di nuovo ^-^ baciiii
~Federica

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Capitolo 25
*** Why do you love me? ***


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-Che fai? - le chiedo, quando fruga nel cassetto dopo avermi tolto la maglietta. Le si apre un sorriso sulla faccia quando trova quello che stava cercando, e fa ballare un ben noto pennarello nero tra due dita.
-Oh, il nostro pennarello - ironizzo, mentre mi spinge sul letto e gattona sopra di me. Si appoggia sul mio petto, con il gomito sulle costole, e mette su un'espressione concentrata quando comincia a scribacchiare sulla mia pelle.
-Come mai lo hai tirato fuori? - le chiedo, guardando il soffitto. Mi lascia un bacio su un pettorale.
-Una scusa per entrare nella doccia - sussurra con fare cospiratorio, io ridacchio facendo vibrare il petto.
Questa volta fa delle scritte. Una accanto alla rondine destra dice "promise", e uno scribacchiato "I love you" poco sotto.
-Adesso io.
La ribalto sul letto e le tolgo la maglia, le viene una leggera pelle d'oca. Scrivo il mio nome veloce sopra l'ombelico, lei si sporge per guardare.
-Mi hai autografato la pancia? - dice ridendo.
-Magari un giorno divento famoso - scherzo, poi disegno una chiave sul suo piccolo avambraccio.
Mi passa le dita tra i capelli, quando ho finito alzo la testa e mi bacia con un sorriso languido. Sto già per prenderla tra le braccia quando il suo telefono squilla.
-Avanti, lasciami vedere chi è! - si divincola ridendo. Solo perché è fuori casa e potrebbe essere sua madre, mi sposto di lato e la lascio arrivare al cellulare.
-Ehi - dice contenta - so di mancarti, Lauren, ma le chiamate costano un bel po' e.. Che?
Si alza di scatto dal letto, facendomi aggrottare le sopracciglia. La seguo con lo sguardo mentre cammina nervosamente avanti e indietro.
-Non me ne frega nulla della legge sulla privacy, stupida - le risponde alzando la voce - aprila e mandami un messaggio. Si, okay. Grazie - conclude più dolcemente. Attacca il telefono e si siede a terra, con le gambe incrociate.
-Che succede?
Elise sospira, chiudendo gli occhi per un momento.
-Prima di partire avevo chiesto ad Elise di passare ogni tanto a casa mia, a controllare che fosse tutto okay, e a prendere la posta; avevo paura che lasciare sempre le lettere nella buca avrebbe attirato l'attenzione, non volevo si sapesse che la casa era vuota. Oggi però è arrivata una missiva diversa, a quanto pare, da parte di mio padre.
Alzo le sopracciglia stupito. Il suo cellulare squilla, apre il messaggio frettolosamente, poi legge a bassa voce.
-Dice di volermi vedere per discutere del conto in banca a mio nome. Cazzo - dice di scatto, alzando la testa - il conto lo ha aperto lui, ed era il sovrintendente fino alla mia maggiore età. Non può controllarlo adesso che ho più di diciotto anni, vero?
-Non credo.. - le rispondo, alzandomi dal letto. Vado accanto a lei e mi porge impassibile il cellulare per farmi leggere.
-Ma magari non ha intenzioni cattive, Elise. Non trarre conclusioni affrettate - le dico. Si volta di scatto verso di me.
-Quell'uomo è egoista, non pensa che a se stesso. Questa cosa non lo interesserebbe se non gliene venisse niente in tasca.
-Dico solo che dovresti prima parlare direttamente con lui.
Sospira, annuisce e appoggia la testa sulla mia spalla.
-Se lo chiamo da qui capirà che sono a New York e scatenerei il putiferio. Devo aspettare di essere di nuovo in Oregon - ragiona a bassa voce. Aspetto qualche minuto, poi mi alzo e le porgo la mano. La tiro su con me, e con un sorriso ci ributtiamo sul letto.


~Elise

-Sul serio, Ellie - si lamenta Louis, agitando teatralmente il suo bicchiere di Martini - come fai a non adorare questo posto?
-C'è troppo casino - rispondo, sorridendo per i suoi occhi languidi a causa del prosecco. Niall accanto a me ridacchia e chiama il cameriere alzando un braccio. Harry torna al tavolo e rimette il cellulare in tasca.
-Chi era?
Lui mi guarda la bocca, poi mi da un bacio veloce.
-Corinne? - tiro a indovinare. Lui annuisce serio.
-Domani esce dall'ospedale.
-Vuoi andarla a prendere?
Lui mi guarda interrogativo.
-È sola qui - spiego, - per me va bene.
Lui mi osserva attento per un po'.
-Che c'è? - chiedo con un sorriso.
-Questo è uno dei motivi per cui ti amo. Te lo ricordi, vero? Che ti amo?
Annuisco soddisfatta, stringendo le labbra. Paghiamo il conto, ci alziamo e torniamo a casa. Liam, che non era con noi perché la madre lo aveva costretto ad una cena in famiglia, ci raggiunge per strada. Mi butto tra le sue braccia, come fossero un porto sicuro.
-C'è qualche novità? - mi chiede sorridente, mettendomi un braccio sulle spalle. Harry, davanti a noi, scherza con Niall, Zayn e Lou.
-Ti racconterò poi. Niente di buono, comunque. Un sacco di problemi come sempre.
-Sennò che gusto ci sarebbe - dice ironico, stringendomi in un mezzo abbraccio mentre camminiamo. Dopo una serata a zonzo, un po' nel parco, un po' per locali, salutiamo i nostri amici e torniamo a casa. Louis mi stringe e inspira tra i miei capelli con un sorriso.
-È incredibile quanto io ti voglia bene, stupida ragazzina - mi prende in giro, e io ridacchio sulla sua spalla.
-Anch'io ti voglio bene, Loulou. Ci vediamo domani - rispondo, gli stampo un bacio sulla guancia e saluto gli altri.
Harry mi prende per mano, parlando con Zayn, e torniamo a casa. Mentre loro parlano, ripenso un po' alla strana situazione, perdendo lo sguardo tra gli alti palazzi. Da lontano vedo il ponte di Brooklyn completamente illuminato, le luci velocissime dei taxi che si seguono nella notte, le finestre illuminate dei grattacieli nella parte alta. Tra due giorni sarò di nuovo a casa. Senza Harry, a dover affrontare mio padre. E lui sarà qui, con Corinne. Ha detto che troveremo il modo di vederci almeno un'altra volta prima di settembre, ma a me salgono le lacrime lo stesso. Adesso, tutti i problemi di cui ci eravamo fatti carico insieme pesano solo sulle mie spalle, e a malapena mi fanno respirare. Come farò? Mio padre, i soldi, mia madre, lasciare tutti, la mia migliore amica, i miei fratelli, per inseguire qualcosa che ancora somiglia più a un sogno che alla realtà vera e propria. Questa città mi piace, è viva. Sembra di essere sospesi in un'altra dimensione, ed è una sensazione liberatoria.
-Non so come farò un mese intero senza di te. - dice d'un tratto, dando voce ai miei pensieri. Nemmeno avevo fatto caso di essere già a casa. Non rispondo, vado a mettermi sul letto ancora vestita. Ho uno sguardo strano, lui lo ha già notato.
-Dimmi perché mi ami.
Rimane un po' spiazzato, ma ho bisogno di sentirlo. Quante volte me l'hanno detto? Quante volte l'ho sentito da Dan, prima di essere costretta a lasciarlo andare? Quante volte l'ho sentito da Mark prima che mi ferisse?
Nei secondi seguenti, mentre lui pensa in silenzio al perchè di quella domanda, la mia mente mi riporta a qualche anno prima, a quel periodo che ancora cercavo di tenere nascosto. Un ragazzo mi aveva detto di essere innamorato di me. Io gli avevo sorriso.
"Non è vero. Non mi conosci, perché se mi conoscessi non ti innamoreresti di me. A me non importa di nessuno" avevo detto prima di sparire. Adesso, mi viene in mente che forse è sempre stata la paura a parlare al posto mio, a fare tutto quello di cui ancora mi pento.
Harry mi prende il mento tra le dita riportandomi alla realtà.
-Ti amo perché mi ami.
Aggrotto la fronte. Lui sorride.
-E poi ti amo perché sei bellissima, perché sei la persona più intelligente che conosca. Perché tutte le persone che conosci ti adorano all'istante, ma sei solo mia - inizia ad elencare, buttandosi accanto a me e stringendomi tra le braccia, - ti amo perché ogni volta che ti presento a qualcuno mi sento così orgoglioso che vorrei scriverti in fronte "proprietà di Harry Styles" - dice, passando sulla fronte due dita ridendo, e facendo ridere anche me. Mi guarda felice, accarezzandomi una guancia.
-Perché questa domanda?
Mordo il mio sorriso, avvicinandomi alla sua bocca.
-Volevo sentirmelo dire.
-Sei preoccupata per il mese che dobbiamo passare lontani?
Giro la testa per affondare il viso nel cuscino. Lui mi stringe di più a se, accarezzandomi la schiena su e giù con due dita, finché non ci addormentiamo, un'ora dopo.










Nota dell'autrice:
Salve gente! Buon ferragosto :D Questa notte ho conosciuto una canadese a cui piacciono i ragazzi, abbiamo chiacchierato un bel po' :)
so che questo capitolo - questi ultimi, a dir la verità - non sono molto incisivi, ma mi servono per dove voglio andare a parare, quindi abbiate pazienza ^^ grazie mille per le recensioni e i messaggi privati, non c'è nulla che mi faccia più piacere :) continuate a dirmi cosa ne pensate, più recensite e prima aggiorno ^-^ a presto!
Su Twitter sono sempre @_weareallmad, chiedete il followback :)

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Capitolo 26
*** Next to me. ***


-Smetti di piangere.
Louis mi stringe di più a se. Non sto piangendo. Mi sto solo permettendo qualche lacrima.
-Credi sia facile..
-Tornare alla quotidianità? - continua sorridendo.
-Siete voi la quotidianità adesso.
La voce piatta e registrata di una donna chiama per l'ultima volta i passeggeri del gate 11. Il JFK non è così grande come pensassi. Harry continua a guardare ansioso i tabelloni delle partenze, come se qualcosa potesse cambiare all'ultimo minuto. I ragazzi decidono che quell'ultima ora che devo aspettare in aeroporto la passerò solo con lui. Così vengono a salutarmi a uno a uno.
Niall mi scompiglia i capelli prima di attirarmi a se. Non riesco a trattenere le lacrime. Sento il suo profumo, sa di buono.
-Ci rivediamo tra un mese, piccoletta. Non fare danni.
-Okay - mugolo, tirando su col naso. Mi lascia andare, e non ho neanche il tempo di asciugarmi poco elegantemente le lacrime col dorso della mano che Liam mi prende il mento tra due dita.
-Stai bene?
-Non si vede? - ironizzo, e lui sorride.
-Il tempo vola. Soprattutto d'estate - mi consola.
-Non senza di voi.
Mi abbraccia.
-Quando verrai a settembre, ti staremo così addosso che non ne potrai più di averci tra i piedi - promette, e io ridacchio tra i singhiozzi. Harry continua a non guardarci. Fissa il tabellone, ma sono sicura che non sta leggendo niente.
-Lacrime all'aeroporto, un vero cliché - commenta Zayn, venendo a stringermi tra le braccia.
-Scusa se sono così banale - dico sarcastica, e affondo il viso nel suo petto.
-Mi mancherai tanto. Ci siamo messi tutti d'accordo per chiamarti ogni sera, col mio cellulare, perché ho una promozione che non mi fa pagare la tariffa internazionale - dice, e io sorrido.
-Ecco perché a Portland te ne stavi beatamente le ore al telefono - lo prendo in giro, mi da un bacio sulla guancia e mi lascia.
Louis mi guarda con le mani in tasca.
-Beh? Non mi saluti? - singhiozzo. Lui sorride e apre le braccia a mo' di invito. Mi ci butto al volo, spingendo la fronte contro il suo collo.
-Ti voglio bene - dice, e io lascio che un singhiozzo mi esca dal petto.
-Già mi manchi. Come faccio un mese senza di te? - gli chiedo, ed è una domanda sincera e disperata. Davvero, come farò senza di lui che mi dice cosa fare, che mi stringe e con la sua voce dolce mi assicura che andrà tutto bene, che troveremo sempre una soluzione?
-Possiamo parlare per ore su Skype - dice ridendo. Aggiudicato. Annuisco e stringo le labbra salate per via delle lacrime. Mi bacia sulla fronte, scostandomi indietro i capelli, poi mi fa un occhiolino e va via insieme agli altri. Si voltano a salutare con le mani prima di sparire fuori. Mi lascio cadere su una sedia, abbraccio le ginocchia e ci affondo il viso, cercando di non pensare a niente.
Sento qualcosa che viene infilato tra le mie gambe strette al petto, e alzo un po' la testa. È un bigliettino, un ticket per l'autobus, credo. Lo prendo e lo apro.
"Ti amo. Harry"
Continuo a singhiozzare più forte, il ragazzo riccio e bellissimo in piedi di fronte a me piega le gambe e mi stringe al petto.
-Giusto per i momenti in cui vorrai sentirlo, ma non sarò lì per dirtelo.
-Non voglio, non voglio stare lontana da te un mese intero - singhiozzo. Lui inspira profondamente. Non sono l'unica a starci male, ma adesso lui deve farmi sentire quanto è forte, quanto non sia niente di grave.
-Un mese passa in fretta, vedrai. Però promettimi che mi racconterai tutto, tutto, anche le cazzate. Voglio sapere quello che fai, ogni giorno - implora. Io annuisco; non chiedo altro che sentire la sua voce.
Mancano pochi minuti, è già ora di andare. Di solito negli aeroporti si aspetta un infinità di tempo, questa volta invece il tempo sembra non essere abbastanza. Mi accompagna fino all'imbarco e ci fermiamo, guardandoci negli occhi. Verde contro blu. Cerco di stamparli bene nella mia memoria, voglio sapere ogni giorno quanto sono meravigliosi. Sembrano lucidi, e forse è per questo che li chiude e mi bacia con forza, lì, in mezzo alla gente. Mi aggrappo alle sue braccia, lo stringo forte per non farlo andare via, mentre mi tiene il viso tra le mani, come un drogato con la sua ultima dose.
-Ti amo - sussurro staccandomi, perché voglio che non lo dimentichi, ma lui si riattacca a me in un altro bacio.
Ci separiamo per qualche secondo, cerco di andare via, ma torno indietro dopo neanche un metro, e lo ristringo tra le braccia, inspirando forte il suo profumo.
-Tieni - gli viene in mente, e si toglie dal polso un braccialetto nero, mettendolo al mio. Da quando lo conosco lo ha sempre indosso.
-Ci vediamo presto, amore - mormora, prima di staccarsi, questa volta per davvero, e lasciarmi andare. Le mie gambe mi portano automaticamente a correre verso gli imbarchi, ma continuo a guardarlo immobile, in mezzo alla gente, finché non sparisce.
Continuo a piangere. Qualcuno mi guarda preoccupato, ma non me ne importa niente. Salgo sull'aereo, riesco a calmarmi. Metto il bigliettino nel portafogli, nello spazio per la foto.


Caro diario,
la mia casa è vuota. Come sempre. Forse è un bene che io sia così abituata a non avere persone intorno. La cosa positiva - o negativa? - è che mia madre tornerà la settimana prossima, così queste mura non mi sembreranno più fredde, spoglie, morte. Dopo tutto questo tempo passato con i ragazzi, le mie giornate sono vuote. Ci sono notti in cui mi sveglio e mi rivolto nel letto, allungo il braccio sul materasso, e non trovo nessuno.
Ho sentito Harry tre giorni fa, appena scesa dall'aereo, e ieri sera. Forse stasera Zayn chiamerà di nuovo. Intanto, ci mandiamo messaggi a raffica. Mi racconta che sta provando a mantenere un rapporto di amicizia con Corinne, e, non che la cosa mi vada proprio a genio, ma provo ad accettarla.
Niall è riuscito a far funzionare Skype - quel ragazzo e la tecnologia non vanno propriamente d'accordo - e stamattina sono riuscita a vedere la sua testolina bionda. Dice che non ci sono novità, che i ragazzi si vedono tutti i giorni, ma si sente la mia assenza. Ho chiamato mio padre sul cellulare mille volte, ma è sempre staccato. Perché mandare una lettera per poi non essere rintracciabile?
Quando non so più cosa fare, il pomeriggio tardi, mi butto sul divano e penso a quanto mi manchino. Per fortuna c'è Lauren, che viene tutti i giorni e mi costringe a uscire. Un ragazzo ieri ha provato miseramente a flirtare, e ho sorriso pensando a quella che sarebbe stata la reazione di Harry. I suoi messaggi, la sua voce per telefono. È questa la mia vita, ormai Portland è cupa, vuota, non mi appartiene più. E io non appartengo più a lei. Io appartengo a New York.


~Harry

-..ho un controllo domani, e.. Harry, mi ascolti? Harry?
La voce di Corinne è lontana. Dicono che non si riesca a vedere il cielo di New York, per via dei grattacieli, ma forse non sono mai stati nel mio quartiere. Cammino con la testa buttata all'indietro. "Chissà dove sei, chissà cosa stai facendo."
-Pensi a lei? - chiede, questa volta la sento bene. Mi volto di scatto. Sorride. Le annuisco piano, con un po' di malinconia. Concentra l'attenzione su una piega del suo vestitino azzurro; si vede che ha passato l'estate chiusa in ospedale, perché ha la pelle bianco latte. Raccoglie frettolosamente i capelli biondi in una treccia.
-L'hai sentita?
Abbasso lo sguardo.
-Ancora non sono molto a mio agio a parlarti della mia ragazza - ammetto.
-Beh, sbagli - dice con naturalezza. Al solito, mi fa sentire come se l'unico ad avere problemi fossi io.
-No, non oggi. Forse stasera la sento - dico.
Parlo di Elise con i ragazzi, con la mia famiglia, mia sorella mi chiede novità, ma mai avrei pensato di poterne parlare con Corinne. Così, nei giorni seguenti, ci vediamo sempre più spesso. Io le racconto delle piccole cose, quelle di ogni giorno, di come mi sento; lei mi racconta di come, dopo di me, ha cercato di riprendere in mano la sua vita. Di un ragazzo con cui era stata per un po'.
-Stavo tornando da casa sua, la sera dell'incidente - mi racconta, sorseggiando il suo caffè ormai freddo. Una settimana è passata, penso. Poi cerco di concentrarmi sulle sue parole.
-E che fine ha fatto? - le chiedo, curioso.
-Non stavamo propriamente insieme, quindi non era tenuto a mettere le tende in ospedale, ma da qui a non farsi più sentire ce ne passa - scherza, con un sorriso sulle labbra. Che bastardo. Possibile che, nel momento in cui davvero aveva bisogno di qualcuno, siano spariti tutti?
-Comunque, un'infermiera amica di mia madre l'ha avvertita sull'incidente, maledetta stronza - sibila, cambiando discorso. Le parolacce dette con la sua voce chiara mi fanno sorridere.
-E quindi ha deciso di tornare prima dal Canada. Credo che tra due, tre giorni sarà qui. Ho provato a dirle che ormai non ce n'era bisogno, ma sai com'è fatta..
Le annuisco, e controllo il mio cellulare che ha appena vibrato.
È un messaggio di Elise.
"Mio padre mi ha richiamato. Ci sentiamo stasera, x"












Nota dell'autrice:
Salve gente, come procede l'estate? Volevo giusto ringraziare tutte le persone che hanno recensito, non c'è niente che mi faccia più piacere :3
Comunque, volevo dirvi una cosa: sto pensando di scrivere un'altra ff, un po'.. Diversa da questa, diciamo. Molto più elaborata.. Vabbè, nel prossimo capitolo vi darò qualche info in più :) per adesso, recensite recensite recensite ^-^ baciiii
~Federica

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Capitolo 27
*** Too far away. ***


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L'uomo mette su un sorriso tirato quando si siede sullo sgabello, poggia il mento sulle mani incrociate, con i gomiti sul tavolo, e mi guarda.
-Ti trovo cambiata.
No, non lo posso sopportare. Nella mia tasca, il telefono ha vibrato già due volte, so già che Harry vuole sapere come va.
Perché adesso finge di interessarsi a me? So che alzare un altro muro non mi sarebbe di alcun aiuto, se lui davvero controlla il mio futuro come dice, quindi metto su un quasi sorriso anche io.
-Sai com'è, sono passati sei anni..
-Ogni tanto rimpiango il non averti visto crescere.
Ha scelto un bar di seconda mano, il più vicino possibile a casa mia, per non scomodarmi a prendere un autobus ad agosto.
-Cosa vuoi da me? - chiedo sinceramente. Lui sospira, giocherellando con la sua fede nuova di zecca.
-Voglio che tu passi un po' di tempo con me. Mi ha colpito quello che mi hai detto l'ultima volta, che non ti conosco affatto; hai ragione.
-Non è colpa mia, questo - lo rimbecco.
-Lo so. Resterò una settimana a Portland, mi farebbe piacere passarla con te.
Mi passo le dita tra i capelli, guardando nervosamente fuori dalla finestra. In effetti, non era questo quello che volevo? Del tempo per convincerlo a mandarmi a New York?
-Va bene - convengo, senza impegno. Lui sorride appena, e rivedo in quella maschera sconosciuta l'uomo che tornava la sera da lavoro e ci abbracciava in tre.
Io ero sempre stata quella più distaccata, anche prima del divorzio; paradossalmente, ero anche quella che preferiva, in un certo senso. La cocca di papà. Mentre i miei fratelli erano più attaccati a mia madre. Nessun problema, se non fosse che mio padre poi è sparito, e io mi accorsi che li avevo persi entrambi.
-Grandioso. E, Elise, ci sono delle cose che vorrei farti vedere, riguardo il college.. - dice, ormai euforico. Piego la testa da un lato.
-Ho dei depliant in albergo. Università meravigliose, dove credo, con i tuoi voti, ti accoglierebbero a braccia aperte..
-Aspetta, che università? - chiedo sospettosa.
-Oh, avremo tutto il tempo per parlarne - dice poi, per paura di aver minato troppo la mia pazienza.
Lo saluto velocemente, e torno a casa mia. Ormai è quasi buio, mangio qualcosa al volo senza preoccuparmi neanche di cucinare.

"Sei a casa?" chiede Louis per messaggio. Vado ad accendere il computer e rispondo di si.
Apro Skype, e pochi minuti dopo arriva la sua chiamata. Posiziona la videocamera e la lampada contro il suo viso per farsi vedere meglio, e mi sorride.
-Ciao - dice solo, per me è meraviglioso sentire di nuovo la sua voce. Il suono arriva con qualche frazione di secondo in anticipo rispetto all'immagine, ma non importa. Sfioro lo schermo con due dita.
-Loulou - mormoro, - quanto vorrei tu fossi qui. È tutto un casino..
-Tra poco arriveranno anche gli altri, e si arrabbieranno perché non li ho aspettati per chiamarti, ma volevo un mio momento - scherza, - tutto bene?
Scuoto un po' la testa. Lui poggia il mento su una mano e ascolta con attenzione il mio sfogo.
-Sei sicura di quello che fai? - chiede alla fine.
-Perché me lo chiedi?
Toglie la mano da sotto il mento e la apre in aria, accanto al viso.
-Non hai pensato che potrebbe essere un modo per portarti con lui?
La verità è che si, ci avevo pensato. Ma mi era sembrato molto poco probabile.
-Mio padre ha un'altra famiglia, perché caricarsi di una figlia extra?
-Perché adesso sei maggiorenne e indipendente. Non sei più un peso - prova a farmi ragionare.
-Non andrò con lui, Lou.
Lui sospira appena, irritato dalla situazione.
-Ti chiedo solo di non farti mettere i piedi in testa.
Annuisco stringendo le labbra, poi sento dei rumori. Lou si allontana dallo schermo per qualche secondo, poi torna sorridendo.
-Qualcuno ti vuole salutare - dice, togliendosi di mezzo per farmi vedere gli altri ragazzi. Sorridono e sfiorano quello che sul computer deve essere il mio viso.
-Come stai? - chiedono, quasi in coro, e racconto loro qualcosa della mia noiosa vita chiusa in casa, da sola.
-Harry?
Cala il silenzio.
-Lo chiamo - mormora Zayn.
-Lou - dico, rimproverando il ragazzo che ancora cerca di sorridermi - so che è con Corinne. Non importa.
-Doveva riportarla a casa alle otto, starà arrivando - mi risponde, guardando l'orologio. Sentiamo tutti il campanello, Niall corre ad aprire e sento la voce del mio ragazzo chiedere cosa succede. Si affaccia allo schermo e sorride. Anche lui, quasi abbraccia il computer, sfiorando il led con le dita.
-Ciao - gli dico. Gli altri escono dalla stanza, e vanno in cucina, credo, a preparare qualcosa.
-Dov'eri? - chiedo.
-Con Corinne - dice, con naturalezza, - ero andato ad accompagnarla al supermercato.
Annuisco.
-Stai bene? - chiede, e gli racconto un po' delle mie giornate, passando poi a mio padre e alla sua curiosa visita.
-Lou dice che sbaglio, che non dovrei lasciarlo entrare di nuovo nella mia vita - gli confesso. Lui si passa nervosamente una mano tra i capelli.
-Senti, anch'io ho passato tanto tempo senza mio padre prima che mia madre si risposasse - dice, - io penso che tu abbia la forza di farti sentire.
Sorride e mi guarda orgoglioso.
-Vorrei tu fossi qui - mormoro. -Anch'io. Ti chiuderei nella mia stanza e non ti lascerei più uscire.
Ridacchio. I suoi grandi occhi verdi sorridono come ogni volta che mi vede, e allo stesso modo io mi sento come se stessi respirando di nuovo dopo una settimana intera di apnea.
-Devo preoccuparmi di questa cosa con Corinne? - gli chiedo in un sussurro. Aggrotta la fronte.
-Ovviamente no.
-Allora io posso vedere Dan uno di questi giorni - lo sfido, - anch'io sono sola e senza auto.
Allarga le narici, so che si sta trattenendo.
-Va bene - dice inaspettatamente alla fine.
-..sul serio? - chiedo, allibita.
-Sarei ipocrita a negartelo, anche se preferirei non lo vedessi.
Poggio la mano destra sullo schermo e lui mette la sua in corrispondenza.
-Ti amo - dico sorridendo.
-Lo so, altrimenti non ti lascerei uscire con quel coglione - scherza, ma so che è vero. -E comunque, ti amo anch'io.
Parliamo ancora, poi fa tornare i ragazzi a salutarmi.
-È incredibile quanto mi manchiate - dico loro, poco prima di salutarli, chiudere il computer e tornare immersa nello strano, rimbombante silenzio della mia casa.


~Harry

Sedici giorni. Sono passati solo sedici giorni. Niall farnetica qualcosa e indica una tavola calda, io mi limito a seguirli con le mani in tasca. Liam dice che sto diventando uno zombie. Forse ha ragione. Non sento la voce di Elise da due giorni.

-Sicura di star bene?
-Sto benissimo, Harry - aveva detto, allontanandosi dalla pizzeria a causa del rumore. Le serate con suo padre erano sempre più frequenti, e mi raccontava che lui era esattamente come lo ricordava, piano piano stava recuperando un rapporto di.. tolleranza, credo. Io continuavo a chiedermi come fosse possibile che una figlia, dopo aver odiato per anni l'uomo che aveva abbandonato la sua famiglia senza batter ciglio, in dieci giorni appena riuscisse a perdonarlo. Pensai che probabilmente avevo sottovalutato il bisogno di suo padre nella sua vita.
-Non ne avete ancora parlato?
-Mi rende le cose impossibili - mi aveva risposto esasperata - ogni volta che tiro fuori il discorso dell'università mi parla dei prestigiosi college a Columbus.
-Aveva ragione Louis allora. Vuole portarti con lui. - dico tra i denti.
-Comunque, l'Ohio è sempre più vicino a New York dell'Oregon - ragiona ad alta voce.
-Ma di che parli? Stai pensando di andarci? - sbotto, - non ce la farò mai, Elise, io non ce la faccio..
-Calmati, Harry! Cazzo, lasciami parlare! Non voglio andarci, ma sarebbe un passo avanti! Devo solo lavorarmelo un po' - quasi urla.
Stavamo davvero litigando?
Rimaniamo entrambi in silenzio per un minuto.
-Ci sentiamo, ti passo Liam. - le avevo detto, e avevo raggiunto i ragazzi per dare il cellulare al mio amico. Lui a sua volta si allontana un po' dal caos per parlare con lei. Zayn mi poggia un braccio sulle spalle, e mi sorride debolmente.
-Non so se ce la faccio - gli dico.

Ci sediamo ad un tavolo, ordiniamo qualcosa e iniziamo con le chiacchiere inutili di ogni giorno.
-Come va? - mi sussurra Louis in un momento di confusione. Lo guardo per un po'.
-Mi serve un favore.
-Tutto quello che vuoi - risponde, felice di vedermi prendere vita di nuovo.
-Devi parlarle tu. Mi uccide non sapere cosa succede, ero tentato dal prendere un altro aereo.. - balbetto.
-Dovresti darle più fiducia, lo sai, lei non si farà scavalcare.
-Lo so, ma è suo padre.
Louis annuisce, giocando con una forchetta. So che continuano a sentirsi, ieri sera Zayn ha parlato con lei per un po'. Ma quando la chiamo io, non risponde. E la domanda che non avrei mai pensato di farmi, ma che inizia a formarsi nella mia testa, è: siamo davvero abbastanza forti da superare tutto questo?








Nota dell'autrice:
Salve a tutti :) questo capitolo è stato un po' complicato. Harry ed Elise si rendono conto che stare lontani non aiuta, e non più assuefatti dalla vicinanza iniziano a farsi delle domande.. Comunque, non voglio anticipare, ci penserà il prossimo capitolo a portare chiarezza :)
Ringrazio infinitamente le recensioni, per favore continuate a farmi sapere se la storia vi piace, se c'è qualcosa che non va, che vorreste vedere diversa, accolgo volentieri tutti i suggerimenti. Spero di aggiornare presto :)
Vi ricordo che su Twitter sono @_weareallmad, chiedete il follow back e menzionatemi, sono sempre contenta di chiacchierare ;) vi lascio, come avevo anticipato, il link dell'altra ff che ho iniziato a scrivere. Il genere è completamente diverso, ma scopritelo da soli e decidete voi se vi piace o no. :)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2090332&i=1
baci!
~Federica

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Capitolo 28
*** Your voice, my tears. ***







Il cameriere mi sorride, io ricambio senza troppo entusiasmo.
-Cos'hai? Da un po' di giorni sembri giù di morale - chiede l'uomo di fronte a me, che si sistema il tovagliolo sulla gamba destra e si bagna le labbra con il vino bianco.
-Niente papà.
Torno a massacrare il mio pesce nel piatto, lui continua a guardarmi.
-Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa.
Alzo gli occhi.

-Il momento giusto - dico, ripetendo le parole di Liam, - parli bene tu. Non conosci mio padre. Il momento giusto con lui non esiste.
-Crealo tu - ribatte lui, dall'altro capo del telefono. Mi sente sospirare.
-Elise, posso chiederti cos'è che vuoi? - mormora, io osservo il cielo. Da casa mia si vede tutta Portland, le luci di una città che sembra non voler andare a dormire.
-Voglio stare lì con voi. - rispondo convinta, -Liam.. Come.. Come sta? Intendo..
-Un po' uno schifo, sai. Non gli rispondi al telefono..
-Che cosa gli dico? - controbatto -Che non riesco a farmi valere? Lui ha fatto così tanto..
Liam sospira, quella situazione non piace neanche a lui. Vorrei tanto che fosse qui, per regalarmi un abbraccio, ma stasera.. Stasera neanche quello basterebbe.
-Domani sera vado a cena con lui, proverò a parlargli, a creare il momento. Te lo prometto.
-Non è a me che lo devi promettere - risponde dolce. Annuisco, come se potesse vedermi, mentre una stella cattura la mia attenzione, più luminosa delle altre.

Incrocio i suoi occhi, azzurri come i miei, tornando con la mente alla nostra cena, seduta a quel tavolo di uno dei locali più costosi di Seattle.
-Ti ricordi.. Ti ricordi che ti avevo detto che mi avevano accettata alla Columbia di New York?
Lui distoglie lo sguardo irritato. Proprio come avevo previsto.
-Papà, voglio andarci sul serio. Ti prego. Io.. In questo periodo mi sto fidando di te. Ti prego fidati di me.
Jack Stevens torna a guardarmi, aggrottando le sopracciglia.
-Per un po' ho davvero sperato di averti convinto a seguirmi.. - dice, come se parlasse più a se stesso che a me.
-New York non è così lontana da Columbus - improvviso.
Lui lo sa. Sa che questo nuovo, strano rapporto cesserebbe di esistere se non mi concede un compromesso. Sospira.
-Sei sicura di quello che fai? In una città come New York, da sola.
-Non sono sola - gli sorrido, per la prima volta sicura che quello lì davanti è mio padre. Non uno sconosciuto, non un uomo meschino che ci ha abbandonati, semplicemente mio padre. E forse, in fondo in fondo, comincio a crederci anch'io che cerchi di fare ciò che è meglio per me.
-Già, i ragazzi senzatetto.
-Papà - lo rimprovero sorridendo.
Passo il resto della nostra serata a parlargli dei ragazzi, lui mi ascolta attento, cercando di conoscerli attraverso le parole, cercando di farsi un'idea del rapporto che ho con ognuno di loro.
-Ne manca uno all'appello, se non sbaglio - dice alla fine, - ne avevo contati cinque.
-Diciamo che con lui è un po' diverso.
Sorride dolcemente, come si sorride ad una ragazzina che ha preso una sbandata. Usciamo insieme dal ristorante e mi riporta a casa, mentre io, guardando fuori dal finestrino, mi chiedo dov'è Harry, che cosa sta facendo, perché il mio cellulare in tasca, con le chiamate perse ancora registrate, si sta facendo sempre più pesante.

~Harry

-Ma io dico, porca miseria - la sgrido, cercando di tenerla su da un fianco - a momenti un pazzo ubriaco ti ammazzava e tu che fai per festeggiare? Bevi tanto da non riuscire nemmeno a stare dritta.
-Sto dritta! - squittisce, - lasciami, guarda..
Mi sposta con una leggera spinta e cerca di stare in piedi. Fa una smorfia come a dire "te l'avevo detto", poi inizia a camminare e mi cade di nuovo in braccio.
-Si, certo - scoppio a ridere - ti porto a casa.
-Eddai, andiamo a divertirci un po'!
Non ha proprio l'aspetto di un'ubriacona. Jeans stretti, maglietta costosa, piccoli diamanti per orecchini, capelli biondi intrecciati su una spalla, voce di cristallo come sempre. Mi fa sorridere, è strano vederla brilla.
-Credo che vomiterò - annuncia, chiude gli occhi lasciandosi trasportare, con la testa mollemente appoggiata alla mia spalla. Salgo le scale fino al suo appartamento, le prendo le chiavi dalla tasca e la trascino dentro. Cerco di non pensare alle ultime volte che sono stato in quella casa. Vado dritto nella sua camera da letto, lei corre a buttarsi sul materasso. Le tolgo le scarpe, e la aiuto a coprirsi col lenzuolo leggero.
-Chiamami, se ti senti male - le dico, e faccio per andarmene, ma mi tira per la manica.
-Aspetta, devo dirti una cosa - farfuglia, a occhi chiusi e fronte aggrottata.
Sospiro e mi siedo accanto a lei. Si sistema il cuscino dietro la testa, sembra stare meglio ora che è sdraiata.
-Ti ringrazio per quello che stai facendo. So che non è un bel periodo..
-No, Corinne - la interrompo, ma lei mi zittisce con la mano.
-Comunque - dice alzando la voce - ti ringrazio. Non eri tenuto a fare tutto questo.
La guardo aggrottando la fronte, e lei fa lo stesso, abbracciando un po' il cuscino..

I miei quattro migliori amici mi osservano a occhi spalancati, seduti al bancone della tavola calda sotto casa di Liam. Non dicono una parola, Niall smette di sorseggiare il suo frappè alla fragola e mi guarda anche lui con la cannuccia tra le labbra.
-E poi? - chiede Zayn, spaventato. Piego un po' la testa.
-E poi le ho dato la buonanotte e me ne sono tornato a casa!
Fanno tutti un sospiro di sollievo, e smettono di fissarmi in quel modo inquietante.
-Che credevate? - chiedo sgridandoli. Liam fa spallucce, Louis sta scrivendo un messaggio.
-È lei? - mormoro. Alza gli occhi dal telefono e annuisce. Senza chiedere il permesso, glielo prendo dalle mani e mi alzo, lasciandoli lì seduti mentre esco dal locale.

~Elise

l telefono squilla. Accompagno con le mani il mio vestito e mi siedo sul muro del giardino: mio padre è in ritardo per una chiamata di lavoro.
-Lou - esclamo, contenta di poter sentire la sua voce invece dei solito messaggi.
-No, riprova.
Il cuore mi si ferma in gola.
-Ciao - mormoro. Lui sospira, forse si aspettava che attaccassi.
-Perché non mi rispondi mai?
Gli occhi bruciano, guardo in alto per non permettere alle lacrime di scendere.
-Harry..
-Dimmi una cosa, Elise - mi interrompe. È come se tutto il tempo durante il quale non abbiamo parlato avesse accumulato le domande, e non avesse il tempo adesso di sentire le risposte. -Stiamo ancora insieme? - sputa fuori. La sua voce è perfetta come ricordavo, anche con quella nota di disprezzo. Non riesco ad evitare i singhiozzi.
-Harry, per favore, non adesso..
-Stai facendo come al solito! Affronti le cose da sola! - sbotta, alzando la voce.
-Devo.. Devo risolvere la mia vita.
-E io pensare alla mia. Non posso passare le giornate ad aspettare un messaggio in cui mi dici che va tutto bene, a preoccuparmi..
Proprio in quel momento, una macchina nera svolta l'angolo. Tiro su col naso, cercando di asciugare in fretta le lacrime.
-Non è un buon momento..
Lo sento sorridere, è un suono freddo, distante.
-Certo. Parla con tutti, con Niall, con Louis, ma non con me.
-Ti richiamo io, Harry.
-No, senti, lascia stare, okay? Non vivrò una giornata di più aspettando che quel cazzo di telefono squilli.
Al diavolo. Al diavolo mio padre che abbassa il finestrino e mi chiama, al diavolo il ragazzo che amo che mi attacca il telefono in faccia, al diavolo tutti, le lacrime non riesco più a trattenerle.

Ogni volta che litigheremo, ogni volta che ti urlerò contro, che mi sgriderai e ti dirò che non voglio più vederti..

Mi alzo e corro verso quella macchina, e mi sembra di essere tornata all'inizio dell'estate, quando conobbi quei cinque ragazzi che cambiarono tutto, cambiarono le prospettive, sconvolsero i piani della mia vita.

..sarà una bugia, okay? Io ti vorrò sempre, sempre. Non importa quello che dirò. Promettimi che te lo ricorderai.

-Che succede? - chiede mio padre, con la fronte corrugata dalla preoccupazione. Io non riesco a fermare i singhiozzi, così, in un gesto talmente affettuoso che stride con il ricordo che ho di lui, mi abbraccia, stringendomi contro la giacca elegante e la camicia nera. Quando mi calmo, mi porge una busta.
-Che cos'è? - farfuglio, asciugandomi il viso col dorso della mano. Lui sorride appena, cercando di ridarmi il buonumore.
-Qualcosa per te.







Nota dell'autrice:

Lo so, mi odiate. Sto aggiornando sempre più di rado, ma il fatto che stiano diminuendo le recensioni non mi aiuta quindi per favore, lettori silenziosi, lasciate un parere.

Allooora: tante persone, quando ho scritto che faccio banner su richiesta, mi hanno chiesto aiuto, quindi lo scrivo anche qui: se vi serve un banner per la vostra storia contattatemi su twitter: @_weareallmad
per avere un'idea del tipo di banner che faccio guardate qui: http://federica2309.tumblr.com/

Poooi. Come qualcuno già sa, sto lavorando ad un'altra storia, ma vi avverto: è un genere diverso da questa. Parla sempre dei ragazzi, ma non ha niente a che vedere. Andate a dare un'occhiata http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2090332

Okay, dovrei aver finito ^-^ buona lettura, e alla prossima :)

-Federica
 

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Capitolo 29
*** You're here, that's why. ***


Rimetto a posto i miei documenti nella borsa, e la poggio ai miei piedi. Inspiro profondamente, chiudo gli occhi e cerco di non pensare.
-Hai paura di volare? Tua madre mi ha detto che non hai mai fatto viaggi così lunghi.
Errore. Per questo mi tenevo stretta il mio passaporto: non credo che a mio padre farebbe piacere vedere il timbro ancora fresco, e sapere che ero stata a New York neanche due settimane prima.
-No, va tutto bene.
Torna al suo giornale, io guardo fuori dal piccolo finestrino, pensando alla scusa da inventare per non farlo venire a vedere il college con me.
Non sarà complicato: come è proprio di mio padre, ci sono degli affari che lo aspettano nella zona di Wall Street, e ha pensato bene di unire l'utile.. Al dilettevole.


-Pronto? - rispondo, con la busta contenente i due biglietti aereo ancora tra le mani. Sono le undici di sera, per un attimo penso che potrebbe essere lui.
-Elise?
Tiro un sospiro di sollievo. Dopo questa giornata, non ce la farei ad affrontare anche lui, di nuovo.
-Zay.
-Come stai? Harry..
-Sto bene, sul serio. Dove sono gli altri?
-Sono fuori casa di Lou adesso. Niall e Liam sono a casa loro.
-Harry? - mormoro.
-Non lo so. Mi dici che è successo?
Mi passo una mano tra i capelli.
-Non ora. C'è un'altra cosa che devo chiederti..

Usciamo fuori, mio padre porta la sua valigia, io la mia borsa.
-Vado a cercare un taxi.
-No, aspetta - lo richiamo, lui si ferma. Prendo il telefono, ma non ho il tempo di fare nessun numero. Sento chiamare il mio nome, mi volto e vedo Zayn correre verso di noi. Sorrido e lascio cadere la borsa, lui mi abbraccia e mi alza da terra.
-Dio, quanto mi sei mancato - gli dico all'orecchio, il suo accenno di barba mi pizzica la guancia. Si stacca da me tirandomi indietro un ciuffo di capelli, poi stringe la mano a mio padre.
-Zayn Malik, signore. Ho la macchina qui dietro - dice, prendendo la sua valigia e facendo cenno di seguirlo.
Mio padre ha un'espressione incuriosita, almeno quanto me. Incredibile, nessuno era così disinvolto davanti allo sguardo inquisitorio di Jack Stevens. Zayn sembrava immune; forse perché sapeva che il fatto che io fossi lì in quel momento voleva poter dire solo una cosa: avevamo vinto noi.
Il ragazzo, con un leggero giacchetto di pelle sulla camicia color panna e i jeans stretti, fa sedere lui davanti, mentre io mi siedo in mezzo, sul sedile posteriore. Mio padre gli dice il nome dell'albergo, e inaspettatamente mi invita ad andare a fare un giro con lui, dicendo che New York la devi vedere con un newyorkese per amarla davvero. Credo che il carattere di Zayn l'abbia colpito.
-Adesso ti spiego tutto - gli dico, una volta soli nell'abitacolo.
-No, non ancora. Ti sto portando dagli altri.
-Gli hai detto che sono qui? - mi agito. Avevo chiesto a Zayn di stare zitto, perché sapevo che gli altri, pur non volendo, si sarebbero lasciati sfuggire qualcosa con Harry.
-No, certo che no - risponde, deluso che lo avessi pensato - ma avevamo appuntamento da Liam mezz'ora fa. Sono abituati ai miei ritardi.
Mi fa l'occhiolino. Devo dire che averlo lì con me aiuta. Parcheggia sotto casa di Liam e mi tiene la mano conducendomi all'ingresso.
-Aspetta qui - mormora, e mi fa nascondere dietro il muro bianco. Niall viene ad aprirgli, fa una battuta sul suo solito ritardo da star hollywoodiana e lo porta dentro.


~Harry

Zayn entra, alzo lo sguardo dal mio mazzo di carte per qualche secondo.
-C'è qualcuno per te alla porta, Liam - dice, e si siede accanto a Louis, che intanto pensa alla prossima mossa. Il padrone di casa si alza e va ad aprire, chiudendosi la porta alle spalle. Lo sentiamo alzare la voce, Louis si incuriosisce, Zayn ha un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.
-Ma chi è? - chiede Niall, buttandosi sul divano con un pacco di patatine formato famiglia. Liam torna in casa parlando a raffica, si affaccia in salone con un sorriso a trentadue denti.
-Guardate chi ho trovato - esclama soddisfatto, tirando per mano qualcuno. Mi si blocca il respiro, e ho la strana sensazione di estraneità di quando trovi qualcosa nell'ultimo posto in cui avresti pensato di vederla.
La ragazza che ho di fronte, con gli occhi azzurri visibilmente preoccupati ma con un sorriso sulle labbra, non riesce ad incontrare il mio sguardo. Aspetta che gli altri si buttino ad abbracciarla, mentre io ancora la osservo a occhi sbarrati, incapace di muovermi. Niall la alza da terra, quando la lascia andare si risistema il tubino azzurro che copre la pelle abbronzata. Mi ignora totalmente, Louis le sorride e allarga le braccia.
-Vorrei picchiarti perché non mi hai detto niente ma sono troppo felice di vederti - le dice a bassa voce.
-Anch'io - risponde. Finalmente si volta verso di me; sa che non può semplicemente continuare a ignorarmi.
-Ti va di parlare? - chiede in un sussurro. Gli altri non muovono un muscolo, e mi ritrovo con cinque paia di occhi addosso. Annuisco fingendo disinteresse e mi alzo. Lei esce dal salone, io la seguo in silenzio. Chiude la porta della cucina e si appoggia allo schienale di una sedia.
-Che ci fai qui? - è tutto quello che riesco a dire.
-Tu sei qui. Dove altro dovrei essere? - risponde tranquilla. So che ha paura, glielo leggo negli occhi quando incrocio le braccia sul mio petto.
-Non mi hai risposto al telefono per giorni..
-Neanch'io me la sono passata benissimo, sai. Tutte le persone a cui tenevo erano lontane, avevo vicino uno sconosciuto con la faccia di mio padre e dovevo convincerlo a fare qualcosa di impossibile: lasciarmi decidere della mia vita. Pensi sia stato facile?
Silenzio. Adesso, tutto quello a cui riesco a pensare, a dirla tutta, è a quanto mi siano mancate quelle labbra.
-E quindi? - chiedo.
Lei mi guarda per trenta secondi, forse di più. Il silenzio uccide, adesso lo so.
-E quindi, mi sta cercando un appartamento, a patto che vada a trovarlo tutte le volte che posso. Dovrei trasferirmi qui a settembre.
Studia la mia reazione, ma io non reagisco affatto. Continuo a star zitto, finché non fa un passo in avanti, chiedendo se sto bene, e io vado ad abbracciarla forte. La sento inspirare contro la mia spalla, e lasciare un bacio sopra il pettorale.
-Mi dispiace tanto..
-Non importa - la zittisco. Le prendo piano la testa tra le mani e la bacio, in un attimo mi sento come se non se ne fosse mai andata. Continua a prolungare quel bacio, sembra che voglia recuperare il tempo perso; ridacchia contro le mie labbra.
-Sei un deficiente - dice di punto in bianco, e scoppio a ridere anch'io.
-Come mai? - la provoco. Tiro indietro un ciuffo di capelli sceso al lato del suo viso.
-Hai pensato che avrei potuto lasciarti. Sei un deficiente! - ripete, infastidita, io mordo il suo labbro inferiore.
-Mi hai fatto innervosire parecchio. So esattamente come fartela pagare - dico, con tono malizioso, lei sorride contro la mia bocca.
-Oh, bene - sentiamo dire dietro di noi. Ci voltiamo di scatto e troviamo Niall che, senza troppe cerimonie, apre il frigo e si prepara un panino. -È tutto okay, stanno di nuovo insieme - conclude ad alta voce, gli altri ancora in salotto ridono e farneticano qualcosa.
-Non ci eravamo lasciati - li sgrido, con Elise ancora tra le mie braccia. Louis le dice qualcosa e lei corre in salone dopo un bacio veloce.
Rimango immobile per qualche altro secondo, pensando che, di colpo, il vuoto nel mio petto sembra essersene andato.






Nota dell'autrice:
Salve gente, come va? Siamo vicinissimi alla fine - il prossimo capitolo è l'ultimo - e devo dire che mi dispiace tanto, mi ero affezionata, spero sia così anche per qualcuno di voi :3 ci vediamo alla prossima! Ricordo di passare per la mia ff n.2, che si chiama Breathe :) Baci!
-Federica

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