Come cadere dal cielo e atterrare in piedi...più o meno...

di ILoveItBaby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pro e Contro ***
Capitolo 2: *** Punto 1: L'ultimo libro del mio amico Nicky Flamel ***
Capitolo 3: *** Punto 2: Il Mondo delle FanFiction ***
Capitolo 4: *** Punto 3: Buttarsi fa bene all'anima. Parte 1 ***
Capitolo 5: *** Punto 3: Buttarsi fa bene all'anima. Parte 2 ***
Capitolo 6: *** Punto 4: Sedotto e (non ancora) Abbandonato ***
Capitolo 7: *** Punto 4: Sedotto e (a breve) Abbandonato...e (inaspettatamente)...Punto 5: Carol ***
Capitolo 8: *** Cara Sorellina. Scusa. Ti amo più della mia vita. E non è mai stata colpa tua. Ma solo mia. ***
Capitolo 9: *** La Fine di tutto. La Fine di noi. ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Pro e Contro ***


Pro e Contro
 
PRO
1. Il ragazzo che amo mi odia e non ne conosco il motivo
2. Tutti mi considerano un cesso
3. Ho troppa carne attorno alla pancia
4. Mia sorella è una stronza nata per rovinarmi la vita
5. Il ragazzo con cui avevo cominciato a chattare (e a cui avevo cominciato ad affezionarmi) mi ha segnata per la vita...
6. I miei genitori amano più mia sorella che me
7. Tutti mi odiano (proprio tutti) a parte la mia amica Carol, ma solo perché lei è troppo buona per odiare qualcuno
8. Odio il mio corpo e la mia mente
9. Odio me stessa in generale
10. Gli amici mi hanno sempre tradita e buttata via come spazzatura, a parte Carol, ma lei starà molto meglio senza di me.
11. Nessuno mi ama davvero, ne come parente, ne come amica, ne come ragazza.
12. A nessuno importerebbe se mi uccidessi, anzi, ne sarebbero felici, a parte Carol, ma come ho già detto, lei starebbe meglio senza di me
13. Sono una maledetta stronza senza cuore questo è ciò che gli altri credono di me e desidero merito di morire.
14. Non ho amici, non ho una famiglia stabile, non ho buoni voti e nessun futuro, perché a nessuno importa davvero che io amo leggere e scrivere e che un giorno vorrei fare questo, per gli altri NON è un lavoro.
15. A volte mi sento così stanca di questo modo, da desiderare di non esistere o di addormentarmi per sempre.
16. Persino i miei gatti, che amo con tutto il cuore, non mi vogliono e appena mi vedono mi girano al largo.
17. Cosa ci sto a fare qui?
 
Guardai la lista dei Pro-Suicidio.
Ora dovevo solo confrontarla con quella dei Contro.
 
CONTRO
1. Carol
2. Baciare un ragazzo (sì, non ho mai baciato un ragazzo, problemi?!)
3. Finire di leggere la saga di Nicolas Flamel e quella del Diario del Vampiro.
4. Veder trionfare il vero amore tra Damon e Bonnie
5. Carol
6. Fare almeno una volta bungee jumping
7. Carol
8. ...Non sono riuscita a trovare un numero 8
 
Era una lista decisamente piccola.
La giuria aveva deciso: prima avrei completato la lista dei Contro e poi avrei mandato tutto a quel paese.
Come? Buttandomi nel fiume, no?
Anche perché mia madre teneva tutti i farmaci chiusi ben a chiave...quindi niente pasticche, e non avevo abbastanza soldi per comprarmi qualcosa.
Buttarmi da un palazzo...non volevo dare spettacolo! E poi...e se non morivo subito?! Non ci volevo nemmeno pensare! Sì, sono estremamente codarda...
Ma torniamo alle liste...
Per primo avrei finito Nicolas Flamel. Facile.
Poi avrei dovuto vedere il Diario del Vampiro...complicato visto che tutt'ora non c'è una fine...trovato! Avrei letto un po' di fanfiction sul mio finale preferito! E anche questa era fatta.
Bungee Jumping...avrei trovato il tempo di farlo.
Il ragazzo....avrei trovato un modo anche di strapparne uno ad un tizio qualsiasi, tanto non avrei poi più dovuto rivederlo.
Carol. Le avrei scritto una lettera di addio...ero troppo vigliacca per salutarla faccia a faccia...però magari un ultimo abbraccio sì...quello sì.
 
Mi guardai attorno, osservando la mia triste camera.
Ero un essere davvero patetico. Io MERITAVO la morte.
E la desideravo.
 
Chiusi gli occhi.
 
Quant'era che non piangevo? Non me lo ricordo nemmeno. Talmente tanto.
Mi ricordai dell'unica persona che mi aveva voluto bene, mio nonno.
Erano tre anni che era morto. Oddio quanto mi mancava.
Poi, dopo la sua morte quella vipera di sua moglie, nonché, purtroppo, mia nonna, aveva deciso di far sparire tutto ciò che lui aveva posseduto (e promesso a noi, le sue nipotine), evitando in ogni modo che venisse a noi dato qualcosa.
Lei era la madre di mio padre, ma tra lui e sua sorella, quella puttana flaccida senza un grammo di cervello e umanità, aveva sempre preferito la figlia.
E così mio padre era cresciuto come fosse la merda della famiglia...ma non per mio nonno.
Sorrisi inconsciamente.
Quanto mi aveva coccolata.
 
Ma ora dovevo smetterla di pensare a lui!
 
Non volevo piangere, mi mostrava debole. E non volevo.
 
Chissà se sono mai davvero riuscita a provare qualcosa che somigliasse all'amore...di certo non lo ricordo.
 
Forse per quel ragazzo, Tyler, sì, il tipo del punto 1 dei pro. Sì, forse lui sì, e che cosa ho ottenuto?
Non posso rispondere nulla, visto che in realtà ho ottenuto molti “Vaffanculo” e “Stronza”.
Perché? Ottima domanda...non lo so, penso fossero solo gratuiti.
 
Non capisco molte cose della mia vita, come perché mia sorella deve sempre rovinarmi così, umiliarmi davanti agli altri. Sempre. Perfino al mio compleanno.
 
Ma ora sto cadendo nel patetico...anche se lo sono...
 
Da domani comincerò le mie cose da fare prima del grande botto!














Angolino Autrice:
Ok, lo so che ancora non è successo nulla, però volevo introdurre la situazione della protagonista.
Ppresto metterò anche il primo capitolo, promesso, per ora volevo solo sapere se l'idea stuzzicava qualcuno.
In ogni caso vi dico subito che questa è un'impresa suicida, visto che ho già aperte altre due FF...sì sono masochista, però non volevo lasciare lì a vegetare questo chiamiamolo Prologhino.
Cmq la storia non dovrebbe durare tanto (max 10 capitoli penso)
Beh, lasciatemi un commentino, e fatemi sapere!
Baci, Giulia :D

 
 
 

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Capitolo 2
*** Punto 1: L'ultimo libro del mio amico Nicky Flamel ***


Punto 1: L'ultimo libro del mio amico Nicky Flamel
 
Punto 1: In Caricamento...
 
25 Settembre
Entrai nella libreria, prendendo una forte boccata d'aria.
Adoravo l'odore di libri stampati.
Probabilmente da morta sarebbe stata l'unica cosa che mi sarebbe mancata.
Ma ora dovevo smetterla con pensieri del genere! Ero lì per fare una delle cose che amavo di più: Comprare libri che mi avrebbero portato in un altro mondo!
 
Dopotutto ora che avevo preso la mia decisione, un ultimatum, mi sentivo quasi meglio!
 
“Scusi, la sezione Fantasy?” chiesi alla tipa alla cassa che si stava mettendo uno smalto rosa fosforescente. Se non fossi stata in pubblico, probabilmente le avrei vomitato addosso.
Guardai fiera le mie mani dipinte di un bel nero opaco. Quelle, sì, che erano unghie!
Sorrisi fiera, quasi strafottente.
Mi guardò, irritata.
Il mio sorriso si allargò. L'ho detto che ero stronza, no?
Mosse la mano distrattamente verso un punto, che secondo lei doveva essere un'indicazione.
Sbuffai. Chiedere a quella biondastra nuovamente un'indicazione era come chiedere ad un orango la tabellina del 7 : se non te la sapeva dire la prima volta come potevi pretendere che il suo cervellino nel frattempo avesse elaborato l'informazione. Ecco, quella è fantascienza!
Stupide oche perfettine. Erano QUELLE che mi avevano rovinato la vita.
 
Il mio umore si risollevò quando approdai finalmente nella mia zona.
Mi persi nel mare di titoli, ormai in un altro mondo e li avrei presi tutti, se non fosse stato che avevo i soldi giusti per il mio amico Nicky.
 
Ho fregato i soldi a mia madre, se vi state chiedendo dove li ho presi.
È bastato frugare un po' nella sua borsa. So che è immorale ma non me ne poteva fregare di meno in quel momento e poi, anche se se ne accorgesse, cosa cambierebbe?
Perderei solo 5 minuti del mio tempo facendo finta di ascoltare quello che diceva e annuendo e altri 3 facendo sempre finta di arrabbiarmi per le prese in giro di Brea, mia mio malgrado sorella.
 
Sentì il campanello della porta suonare.
In quel buco di libreria non veniva quasi nessuno, così, presa dalla curiosità, sgattaiolai dietro ad uno scaffale e sbirciai verso la porta.
Sì, una diciassettenne che sbircia da dietro una libreria. Idiota, grazie.
Era un ragazzo un bel po' alto, bruno e, basandomi dal sexy profilo delle sue spalle anche nuotatore.
La bionda si drizzò sulla sedia e buttò all'aria tutto il suo accurato lavoro nel dipingere quelle sue zampe per dedicarsi completamente, anima e corpo, ma soprattutto la seconda, a giovane.
Scambiarono qualche parola, probabilmente le indicazioni, poi la bionda lo fermò nuovamente e disse ancora qualcosa, sicuramente di idiota, vista la piega che presero quella belle labbra che il giovane si ritrovava.
Le disse qualcosa e questa si gelò sul posto, lasciandogli il braccio afferrato poco prima.
Incrociai le dita. Ddaaaai che l'ha mandata a cagareeeee!!!
Ok, ora la mia giornata era definitivamente perfetta.
Tornai indietro e stavo afferrando l'ultima copia del MIO libro quando una mano sconosciuta (e che avrei volentieri azzannato) me lo sfilò dalle mani.
Mi girai, con i lampi negli occhi.
Avevo davanti il ragazzo.
Era carino. Forse avrei potuto...
No! Lui mi aveva rubato il MIO libro, anche se era carino non gliela avrei fatta passare liscia.
Ringhiai.
“RIDAMMELO!” ruggì.
“Woaaahh, che caratteraccio!”
“Dammelo!” sibilai.
“Sennò che mi fai?” sorrise, mesto.
Alcuni lampi di conversazioni, chat avute, mi passarono davanti agli occhi...quell'immagine...
la scacciai, ma probabilmente ero sbiancata perché il giovane aveva perso quella sua aria sfottente e sembrava preoccupato.
“Tutto bene?”
Mi riscossi.
“Sì.” dissi veloce “Ridammi il libro!”
Senza fiatare me lo ridiede. Dovevo proprio aver avuto una brutta faccia.
Mi veniva più facile trattare male i ragazzi, era più facile, così non rischiavo di fare figure di merda dopo, tanto mi sarebbero stati lontani.
Mi avviai verso la cassa senza nemmeno salutare.
“Comunque sono Alex!” mi urlò dietro.
“E io sono Cathy-non-me-ne-frega-nulla!” risposi.
Ridacchiò.
Pagai ed uscì.
 
Quando tornai nascosi il libro nella borsa, presi un grosso respiro.
“Ce la puoi fare, Cathy!”
Ed entrai.
Come avevo predetto mia madre mi si avventò contro urlando come una scimmia.
Alzai gli occhi al cielo. Così prevedibile.
“TUUU!! RIDAMMI I MIEI SOLDI, FIGLIA DEGENERE!!”
“Li ho spesi!” dissi tranquilla. Che senso aveva urlare?
“AHHHH E IN COSA, EH?! DROGA IMMAGINO! SÌ BRAVA, COSÌ MAGARI UNA BUONA VOLTA TI TOGLI DI MEZZO! MA LI RIVOGLIO, SAI! ENTRO IL FINE SETTIMANA, O...”
“O?” la stavo sfidando.
Abbassò le braccia e anche il tono.
“O questa volta ti butto fuori di casa! Stai tutto il giorno a poltrire! Piuttosto potresti dare una mano in casa! Lavorare! Già facciamo fatica a pagare il mutuo, non ci serve un altro peso!”
La guardai indifferente, girai i tacchi e andai in camera mia.
Chiusi la porta a chiave. Non me ne fregava niente se mia sorella, con cui la condividevo, sarebbe rimasta fuori.
Problema suo, non mio di certo.
Posai il mio adorato libro sul comodino, sopra a tutti gli altri.
Rimasi un attimo bloccata a fissare la pila. Sotto c'era, ben ripiegata la lista.
Chiusi gli occhi.
Avevo abbastanza fegato per farlo?
No, domanda sbagliata, avevo abbastanza forza per sfidare il mondo e vivere? No.
 
Sospirai e mi buttai nel mio letto, sotto quello di mia sorella.
Letto a castello. E io ero sotto. Come sempre.
La mia vita era un castello, e io stavo sotto.















Angolino Autrice
Come promesso ecco il 1 capitolo.
Ditemi cosa ne pensate!
Avete visto che caratterino la nostra Cathy?!
Beh ora vi saluto, baci, Giulia

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Capitolo 3
*** Punto 2: Il Mondo delle FanFiction ***


ATTENZIONE: In questo capitolo si affrontano tematiche delicate, per chi è sensibile è sconsigliata la lettura!

Punto 2: Il mondo delle Fanfiction
 
Punto 1: In Corso. 80% Completed
Punto 2: In Caricamento...
 
2 Ottobre
Non ho un computer.
O meglio, Internet. Non ce la possiamo permettere la connessione.
Così mi tocca andare in un pidocchioso InternetCaffè.
Lo odio, non mi piace navigare mentre intorno a me è pieno di gente. Insomma, è una cosa privata!
Non mi piace che gli altri sappiano cosa faccio, a meno che non sia io a dirglielo.
Questa volta avevo deciso di chiedere a Carol un prestito.
E lei me lo aveva concesso.
Sapeva bene i miei problemi di soldi, e lei, d'altro canto, era benestante, quindi ciò non le creava molti problemi.
Ero io a farmeli, i problemi.
Non mi piaceva avere conti aperti con le persone. Piuttosto non le facevo le cose, ma non chiedevo, e questo lei lo sapeva, così quando le avevo chiesto i soldi, me li aveva subito concessi, sapendo bene che doveva essere importante. E lo era.
Io DOVEVO terminare quella lista, altrimenti non sarei stata mai in pace con me stessa.
 
Sospirai ed entrai.
Una zaffata di caffè e odore di tastiere mi colpì.
Che schifo, ma non avevo altra scelta. Immaginai che quella fosse una delle tante prove che la prode eroina Cathy doveva svolgere per arrivare all'agognato premio: la pace eterna!
Ok, quel pensiero mi rallegrò.
 
Entrai e mi sedetti ad un computer, presi un cappuccino nonostante non ne avessi la più minima voglia. Mi faceva vomitare, ma dovevo pur ordinare qualcosa.
 
Aprì Firefox e cominciai a digitare “Efp FanFict...”
Qualcuno mi stava fissando, ne ero certa. Mi bloccai e mi guardai intorno.
Quando riconobbi quegli occhi mi venne un infarto. Mi stava fissando. Aveva sul viso un ghigno.
Sbarrai gli occhi.
No, n-non poteva essere lui....Signore Onnipotente, perché, nemmeno gli ultimi giorni della mia vita potevi risparmiarmi lui?!
Si alzò e mi si avvicinò.
Ero terrorizzata.
Ma nessuno mi aiutò mentre mi si avvicinava, con quel sorriso da faccia di merda.
Ormai non ci speravo più. La gente era vigliacca, gli importava solo di loro stessi.
Ero letteralmente piantata alla sedia.
 
Avete ragione, voi non sapete chi è lui.
Ora ve lo racconto, così potrete capire.
Circa un mese fa una mia coetanea (no, non era una mia amica, a mala pena la conoscevo) aveva parlato di questo nuovo modo di chattare, questa app.
Insomma, non avevo mai accettato amicizie ne parlato con degli sconosciuti, ma per una volta volevo fare qualcosa di nuovo. Così lo scaricai, investendo qualche soldo in più in un collegamento ad internet a breve termine (non me ne sarei potuta permettere di più).
La particolarità (almeno per me) era che potevi conoscere persone nuove semplicemente scuotendolo e inviando un “messaggio di saluto”.
Lo feci un po', ignorando beatamente tutte quelle richieste, per lo più di turchi.
I soliti maniaci che, alle 2 di notte cercano qualcuna che gliela sbatta in faccia e gli dia un soggetto per le loro serate in bagno. Ma non me ne importava, volevo prendere in giro uno di questi polli arrapati.
Finchè uno di questi polli si presentò, con un saluto simpatico, non era nemmeno troppo male (almeno secondo i miei gusti e, fidatevi, le mie aspettative non erano molto alte).
Cominciammo a chattare.
Mi diceva porcate, ma io lo freddavo cattivamente, non gli dicevo nulla di me e lo facevo sputare sangue perché si doveva guadagnare tutto quello che gli dicevo, dalla mia età.
Questo aveva 20 anni, non troppo grande per me.
Faceva battutine sconce, ma a volte era anche simpatico, e diverse volte mi aveva detto seriamente che mi trovava molto bella. Non sexy, bella.
E quasi ci cascai.
Addolcì un po' i toni nei giorni seguenti.
Mi cercava e a volte riuscivamo anche ad avere discorsi seri, come quando mi aveva detto di fare il barista, o che aveva un gatto persiano (peraltro stupendo).
La terza sera iniziò come le altre due, forse in modo un pochino dolce, ma proseguì in maniera leggermente non prevista.
Cominciò a farmi proposte più sconce del solito e io lo bloccai, dicendogli che ero una ragazza seria, che poteva anche considerarmi pallosa, ma aveva solo da andarsene.
Non demordeva, voleva mandarmi una foto del suo gioiellino.
Gli dissi più volte di no, ma alla fine arrivò e io rimasi shoccata.
Fidatevi, c'è una bella differenza tra il dire di farlo e riceverlo. Lo so per esperienza. Anche io pensavo che in ogni caso non mi sarei impressionata. Mi sbagliavo. Di grosso.
Lo mandai a fanculo e lo bloccai, cancellai la cronologia, lo eliminai, cambiai immagine del profilo e dopo un po' mi cancellai del tutto.
Ora voi riderete, ma, vi auguro non vi succeda mai.
Ogni volta che chiudevo gli occhi rivedevo l'immagine, la delusione. Mi sentivo tradita. Lui mi aveva detto che ero BELLA. E io ci avevo creduto, era solo un pervertito.
Vedete? Piaccio solo ai pervertiti.
Non riuscivo a dormire, per paura che che quell'immagine si ripresentasse.
 
Passò una settimana e stavo tornando a casa, dove mi avrebbero urlato contro. Come sempre.
E lo vidi. Davanti a casa mia. Era proprio lui.
Mi bloccai e meditai di scappare e poi chiamare la polizia, ma lui mi aveva vista ormai.
Non avevo la forza di affrontarlo, ne mentale ne fisica.
Indietreggiai ma lui fu subito davanti a me.
Tremavo, ma non riuscivo ad emettere alcun suono. Capite? Quale essere idiota e inutile io sia?
Mi disse cose irripetibili al mio orecchio, cose che lo ferirono, che MI ferirono. Cose orribili.
“...e ora tu verrai con me! Mi hai detto tutte quelle cose e ora non vuoi soddisfarmi?!”
Lo guardai negli occhi e gli tirai una testata. Mi liberai e corsi verso il mio portone, ma lui mi riafferrò nonostante il naso sanguinante.
Urlai. Con tutto il fiato che avevo in corpo. Urlai finché tutti non mi sentirono, finché il vicino di casa mia non lo atterrò, finché non chiamarono davvero la polizia.
E lo denuncia.
Ma a quanto pareva ora era uscito.
L'Italia faceva proprio schifo. Un uomo che faceva una cosa simile si beccava così poco.
Sarei stata ben felice se tutta la penisola che è questo schifo di paese affondasse!
E ovviamente mia madre riuscì solo a urlarmi contro di quanto ero stata incosciente, idiota, degenere e che non si sarebbe stupita se non mi drogassi anche.
Me la pose quella domanda, ma io non proferì parola. Non mi ero mai drogata, non avevo mai fumato. Ma perché avrei mai dovuto renderne conto a lei?!
E lei pensò che fosse un'ammissione di colpa. Ed ecco piegata la sua reazione la scorsa volta.
Mi mandò a letto senza cena.
Meglio per me, così sarei dimagrita e forse sarei stata almeno passabile.
Però non piansi. Non gli avrei dato anche questa vittoria.
 
Bene, ora che sapete, possiamo tornare al presente.
 
“Ciao, finalmente ci rincontriamo!” disse al mio orecchio, insudiciandolo con il suo alito. Non potevo dire che fosse cattivo, odorava di menta, ma era lui ad essere sporco dentro.
Vi aspettavate un uomo brutto cattivo e puzzolente, vestito di stracci e con mille difetti orribili?
Oh, ma dai, questa è la realtà, non diciamo idiozie! I cattivi non li riesci a distinguere dalla massa, loro sono ovunque.
E io l'ho imparato in fretta grazie alla mia stupidità.
Si avvicinò al mio viso. Gli sputai in un occhio. No, non ero coraggiosa, solo stupida, perché si infuriò ancora di più.
Mi stringeva forte le braccia. Strinsi i denti. Non avrei urlato!
Stava per dire qualcosa, quando una mano si posò sulla sua spalla e lo fece voltare e in un attimo fu a terra, agonizzante per il calcio nei coglioni ricevuto da...A-qualcosa-il-tipo-della-libreria?
Com'è che si chiamava.
“NON TI AZZARDARE PIÙ A FAR DEL MALE ALLA MIA RAGAZZA O GIURO CHE TI SPEZZO L'OSSO DEL COLLO!” era tutto rosso e gli si vedevano le vene dal collo.
Sembrava uno scimmione incazzato.
Fingeva bene il ragazzo! E bravo il tipo della libreria...di cui non ricordo il nome.
Quello scappò a gambe levate, mandandoci qualche volta bestemmie tirate giù da un po' ovunque, scomodando un bel po' di Santi e Madonne.
Mi sedetti, ancora sconvolta.
Ora sembrava del suo colorito normale, diede un ultimo sguardo al tipo e si rigirò verso di me.
Cambiò espressione, sorridendo benevolo.
“Non ti dispiace se ho detto una balla, vero? Rendeva la scena più verosimile!”
Lo guardai.
Sorrisi, ma non uno di quei miei sorrisi meschini, uno vero.
Appena me ne accorsi lo feci scomparire.
Però mi stava simpatico. Sapeva mentire!
Sorrisi furbescamente, questa volta.
“E bravo il ragazzo della libreria!”
“Non ricordi il mio nome, vero?” Era bravo!
Allargai il sorriso e alzai le spalle.
“No.”
“E non ti importa.” Non era una domanda.
“Eeesattoo!”
Si avvicinò e si sedette accanto a me, ma senza malizia. Aveva capito che avevo qualche problema con quel comportamento.
“Beh, sono Alex.”
“Ti ho appena detto che non mi interessa!” dissi esasperata.
“Infatti, ma sono io che mi interesso!”
“Uffa e chi se ne importa!”
Sorrise.
“Hai bisogno di una mano?”
“NO!”
Bugiarda! Ma, nonostante fossi brava, trascinò la sedia a rotelle verso di me.
“Ti do una mano.”
Ringhiai ma lui...mi IGNORÒ!
Ero davvero frustrata, ma mi feci aiutare.
Quando avevo capito come fare mi lasciò alle mie cose. Almeno si faceva gli affari suoi!
Si mise al computer accanto al mio a fare le sue, mise le cuffie e lasciò il resto del mondo a farsi fottere.
Dovevo imparare anche io a fare così. Mi mancavano solo le cuffie...ed un mp3....e la musica.
Non che non mi piacesse ma...o la compravi o la scaricavi...e per scaricarla ci vogliono soldi, per comprarla pure, così mi limitavo ad ascoltare quella nel centro commerciale.
Carol mi aveva regalato il set, ma mia madre lo aveva preso e buttato, dicendo che noi non facevano l'elemosina. (In realtà credo lo abbia dato a mia sorella, che si lamentava da due ore che il suo si era rotto, di mp3, così pur di farla stare zitta le aveva dato il mio, che non facevo storie, ma poi non aveva avuto soldi per ricomprarlo e così...me nulla. Però erano solo supposizioni, mia sorella era troppo furba per sbattermelo sotto il naso, anche perché altrimenti l'avrei gambizzata.)
Verso le sei del pomeriggio il giovane batté in ritirate salutandomi solo con un cenno della testa.
Un'ora dopo, all'ora di chiusura mi cacciarono me ne andai anche io.














Angolino Autrice:
Buongiorno! So che questa storia potrebbe essere per molti indigesta, ma volevo creare qualcosa di particolare, ed eccolo qua!
Sono anche consapevole che saranno probabilmente in pochi a leggerla o perlomeno a seguirla, anche perché tratta argomenti tutt'altro semplici. Questo capitolo ne è degno rappresentante.
Se volete lasciarmi un commentino ne srei molto felice, anche perché altrimenti non riesco a rendermi conto se ci sia davvero qualcuno interessato.
E per chi se lo stia chiedendo, sì, ero in fase depressiva quando l'ho creata! XD
Ora vi saluto, baci, Giulia!

Ps: È molto probabile che il rating potrebbe alzarsi nei prossimi capitoli (forse anche in questO? Oddio non sono mai stata brava ad assegnare rating...vi prego...ditemi voi...) comunque spero di non andare oltre all'arancione!
Baci, Giulia

 

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Capitolo 4
*** Punto 3: Buttarsi fa bene all'anima. Parte 1 ***


Punto 3: Buttarsi fa bene all'anima. Parte 1
 
Punto 1: In Corso. 97% Completed
Punto 2: Completed.
Punto 3: In Caricamento....
 
29 Ottobre
Avete idea di quanto sia difficile trovare un posto in cui fare bungee jumping???
Beh, ragazzi, io sì. Ed è moooooolto dura!
In pratica dovevo andare a Milano! E chi ce l'aveva il tempo e i soldi?!
E poi come? A piedi? Da Torino??? Ma siete ammattiti?!
Avrei trovato un modo, senza dubbio, ma mi ci voleva tempo. Molto. E magari un lavoro. E un miracolo.
 
Stavo ascoltando quella noiosissima lezione di trigonometria con l'insegnante più odiosa del pianeta.
Non poteva essere umana, senza dubbio!
“E questo è quindi bla bla bla pensatela come bla bla bla bla bla!”
Ritornai ai miei disegnini mentre il mio compagno di banco, un cinesino che non spiaccicava parola dalla prima superiore seguiva la lezione, o meglio, vegetava sul banco.
Poverino, credeva ancora che ce l'avrebbe fatta a seguire la lezione, a non addormentarsi con gli occhi aperti!
Anche io ero così illusa fino alla metà del secondo anno. Poi ho capito che tanto il mio cervello decideva per sé e che se voleva poteva anche spegnersi e dirmi “Sbrigatela da sola, tesoro!”
Cervello di merda!
Ma d'altronde quella prof riduceva la tua capacità di attenzione a quella di un mollusco invertebrato che vegete assopito sul fondo del mare per decenni. Era lei che faceva quell'effetto.
A me una volta piaceva, addirittura affascinava, la matematica. Una volta.
Ora facevo solo disegnini idioti su un foglio a quadretti ignorando beatamente quell'essere incazzato che...mi fissava...ops.
“DEVIRIA!” uhhh, il mio cognome, tremo di pauraaa.
“Mi ripeta l'ultima cosa che ho detto!” seee, come se io avessi seguito! Puah!
La guardai, apatica. “Bla, bla e poi, se non ricordo male...cos'era, aspetti...bla?”
Era rossa come un peperone.
“DAL PRESIDEEEE!!”
Uscì dall'aula che ancora urlava.
Ridacchiai. Vecchia bacucca rincretinita.
Mi diressi verso la presidenza, per fare un'altra chiacchieratina con Dave, il nostro preside che, sì, io chiamo per nome.
Ormai aveva rinunciato persino a farmi le romanzine, così si limitava a calmare il professore di turno, promettere che mi avrebbe punita e, uscito il prof, mi offriva il caffè ce io puntualmente accettavo. E poi parlavamo del più o del meno.
Almeno lui era una persona intelligente!
Passai davanti alla segreteria e tirai oltre. No, aspettate, cosa avevo visto???
Tornai silenziosamente indietro.
Quella nuca!!!
Di nuovo lui!! ma non era possibile! E che cos'era, uno stalker?!
Tentai di svicolare senza farmi vedere.
Ma uscì di corsa dalla stanza e mi si parò davanti.
“Cathy!”
“Mmh, tizio della libreria...”
Alzò gli occhi al cielo.
“Dovrò presentarmi ogni volta?!” mi sporse la mano “Alex!”
Non la strinsi.
Invece mi voltai dall'altra parte e lo superai, dirigendomi dal mo amico Dave.
Mi bloccò il braccio e mi fermò.
Mi voltai, incazzata come una bertuccia.
Avrei voluto dirgli di tutto, ma dovetti rimangiarmi tutto e semplicemente digrignare con forza i denti.
Appena incontrò i miei occhi infuocati mi lasciò.
“S-scusa...”
Non gli risposi nemmeno, semplicemente me ne andai.
Entrai con passo marziale nell'ufficio di Dave, senza bussare, che, ormai abituato, non si scompose minimamente e continuò a parlare al telefono.
“Sì, ok, ma non potete toglierci i fondi...cosa?! Ma che razza di ragionamento è?! No, non trovo i soldi da altre parti! Siete lo stato voi...cosa?!...come lei non può fare nulla...NO, NON SI AZZARDI A RIATTACCAR...”
Bipbipbip... “Ma vaffanculo!”
Alzò lo sguardo su di me, seduta sulla poltroncina.
Ero esterrefatta.
Sospirò e si passò stancamente le mani sul viso.
Mi alzai e feci io il caffè. Nel suo ci aggiunsi della panna e qualche smarties, tanto per tirarlo su di morale...e anche perché era di un pallido da far paura.
Glielo porsi e mi ringraziò con lo sguardo.
“Che hai fatto questa volta?” mi chiese, stremato.
“Mmh...quella di trigonometria...è così noiosa...”
Fece un segno con la mano, che aveva capito il problema. Neanche fosse la prima volta e alla prima persona che quella rompeva i cabasisi...
“Senti, ora ritorno da quell'arpia e le dico che sei straoccupato...non sei in gradi di reggere un confronto con Miss Noia...hai una faccia da schifo!”
Rise. Buono. “Grazie per avermi dato del catorcio!”
“Uh, di nulla, quando vuoi.” sfogliai velocemente una rivista...moda, bleah, la richiusi.
“Siamo messi tanto male?”
“Abbastanza. La regione è a secco e lo stato...beh, senti anche tu i telegiornali.”
“Purtroppo sì...” gli posai una mano sulla spalla dopo essermi alzata “Vedrai che tutto si sistemerà.”
“Lo spero, Cathy, lo spero.”
E me ne andai, chiudendo la porta piano.
Le cose andavano sempre peggio. Mi chiesi quanto avremmo potuto resistere.
Saremmo finiti a chiedere l'elemosina.
Ora il mio umore era sotto i piedi.
Quella situazione coinvolgeva anche me. E molto.
Mi sentì improvvisamente tanto vecchia.
 
Ero finalmente uscita da quel carcere che chiamavano scuola.
Avrei voluto non tornare mai a casa.
La mia mente si perse in un punto imprecisato nel percorso scuola-casa, così anche io, fisicamente mi ritrovai...beh, non ne avevo idea.
Mi guardai attorno.
Ammazza quanto avevo camminato! Ero arrivata nella zona a bene! Quella dei ricchi.
Una vecchia mi passò accanto e mi squadrò, schifata.
Le feci una smorfia e quella scappò a gambe levate con quel povero barboncino impomatato...mi guardava chiedendomi aiuto...poveraccio!
Ridacchiai. Stolta.
Già che c'ero potevo anche fare un giro, giusto per rifarmi gli occhi e...sì, spaventare qualche vecchietta! Quanto mi divertivo!
Con i miei vestiti un po' gotici di certo non passavo inosservata.
Nella mezz'ora successiva spaventai due omini, tre zitellone e un ragazzino poco più piccolo di me con un'aria da Mister Universo che gli avrei voluto togliere dal visino incerato!
Camminavo fischiettando per un viale quando mi accorsi dell'ora.
Porca caccola! Erano quasi le 2:00!
Solo allora avvertì il mio stomaco...chiedeva pietà.
Zitto tu! Che ti fa solo bene digiunare!
Alzai lo sguardo dalla mia pancia impertinente e vidi passare un'auto lussuosa accanto a me e frenare davanti ad una villettta di città, con mille ghirigori solo sul portone.
Mi bloccai, curiosa.
Ma, sapete come si dice...la curiosità uccise il gatto. In questo caso fu il vedere scendere Alex-sono-ricco-ma-vado-in-una-scuola-pubblica-per-far-invidia-a-quei-pezzenti.
Ci fissammo.
Mapporcacaccolicchia!! Ma lo dovevo incontrare ogni volta che non ero a casa???!!!!
Sorrise, esterrefatto.
“Ehi!” urlò e mi venne incontro.
“Che ci fai qui?” Perché, non potevo essere anche io una riccastra?! Chessò, la regina del Bangladesh?!
Ringhiai, causa il mio orgoglio ferito.
No, non potevo, ma questo non voleva dire che doveva fare affermazioni del genere.
“Non intendevo che non dovresti stare qui...o che...” sembrava stesse tentando di riparare.
“Hai fame?”
Lo fissai. E questo era il suo modo di sviare il discorso? Doveva decisamente fare pratica.
“No!”
Ma il mio stomaco traditore ruggì.
Infame!!!
Ridacchiò, e io lo fulminai con lo sguardo.
“Vuoi venire dentro? Ti offro il pranzo!”
Mi stava facendo la carità?!
“È solo una proposta di cortesia!” alzò le mani.
Aveva ormai capito come ragionavo.
Avrei voluto rispondere di nuovo di no, ma...il fatto era che....stavo morendo di fame!!! Se non mi fossi data una mossa avrei divorato lui!
Feci una smorfia ma annuì.
Sembrò esserne davvero felice.
“Vieni!”
Mi prese per mano e, prima che avessi il tempo di picchiarlo per quello, ero già dentro quell'enorme casa, con i soffitti di 4 o 5 metri.
Era una villetta stupenderrima, e la mia parte artistica era al settimo cielo vedendo tutte quelle opere, quei quadri e anche gli infissi delle porte erano delle opere d'arte da sole.
Mi persi, con gli occhi spalancati, fino a che quel maledetto guastafeste non mi riportò alla realtà.
“Dai, vieni, la sala da pranzo è di qua...”
SALA DA PRANZO??!! esclamò il mio subconscio.
“Sala da PRANZO??!!”
Il ragazzo sbuffò.
“Sì, sì, sala da pranzo...ma non immagini quanto sia fastidioso mangiare in un posto del gen....”
Si bloccò perché tanto io ero già partita in quarta verso la sala, ancora più stupenda della già favolosa entrata.
Continuavo a guardarmi intorno, sempre col naso alzato per rimirare il meraviglioso affresco antico sul soffitto.
“...ere...Ti piace l'arte?”
Tornai con lo sguardo su di lui e non potei non mostrarmi infastidita per la sua interruzione...non aveva nient'altro da fare che stare a fissarmi e darmi noia?!
So benissimo che quella era casa sua e che sarei dovuta essere più gentile, ma...ancora vi aspettate un comportamento del genere da me? Ve l'ho detto, sono stronza e senza cuore.
E voi a quanto pare ingenui.
“Mangiamo?” mi propose.
Avrei avuto tutto il tempo del pranzo per ammirare quella sala da pranzo che probabilmente non avrei mai più rivisto.
Annuì.
Ci lavammo le mani (in un bagno mega spazialeeeeee!!!) e tornammo.
Mi scostò la sedia dal tavolo, come un vero gentiluomo.
Gli lanciai uno sguardo tra l'ostile e il minaccioso, ma mi sedetti comunque.
Dopo pochi minuti arrivarono due cameriere e ci portarono diverse portate. Dopo la prima ero già piena, immaginatevi arrivata al dolce!
“Dove sono i tuoi?” chiesi per pura curiosità.
“In Giappone.” disse con un fil di voce.
Ah. Però. Magari ci fossi io in Giappone!
Sospirai, viaggiando con la mente.
“Ma a volte vorrei essere con loro. Sono cinque mesi che non li vedo.”
“Magari i miei se ne andassero per ben cinque mesi!” esclamai senza pensarci.
“Direi che viviamo situazioni moootlo diverse.”
Mi guardai attorno platealmente.
“Eh, direi di sì.”
“Cosa fai domani?”
Mi immobilizzai, gli occhi nei suoi occhi. Mi stava prendendo in giro. Ecco spiegato tutto.
“Dovrei fare una cosa.” risposi evasiva.
“Cioè?”
“Fatti-gli-affari-tuoi-market!”
“Ero solo curioso...”
“La curiosità uccise il gatto!”
“E tu sei il mio carnefice?” rise, davvero divertito.
“Potrei...se continui a darmi fastidio...” sussurrai.
“Posso chiederti una cosa?”
“No.” risposi meccanicamente, sfottendolo.
“Chi era quello dell'altro giorno?”
Sbiancai.
“N-non capisco di cosa stai parlando!”
“Smettila, dai raccontami...”
“No!”
“Cathy?” pronunciò il mio nome in maniera dolce, accarezzandolo. Sbarrai gli occhi.
“Non voglio farti del male...solo ascoltarti...” mi sorrise, tentando di mandarmi il messaggio che lui voleva davvero solo ascoltarmi, che nelle sue domande non c'era malizia né un secondo fine.
Qualcosa dentro di me si sciolse, forse un pezzo della mia corazza, e questa cedette fragorosamente, mostrandomi quanto in realtà fosse debole. Avevo bisogno di condividere quel peso con qualcuno, senza che mi buttassero addosso giudizi non graditi.
Mi sarei dovuta fidare?
Non sapevo, però glielo raccontai, velocemente e subito me ne pentì.
Mi accorsi troppo tardi di essermi appena condannata.
Lui lo avrebbe raccontato a tutti, ai sui amici ricconi e palestrati.
“Ora devo andare!” dissi sbrigativa.
Mi alzai e presi lo zaino, ancora di fianco a me.
Anche lui si alzò.
“No, dai, aspetta...”
Ma ormai ero già fuori.
Corsi verso casa mia, nonostante non fosse un posto accogliente, almeno lì sarei stata certa di non rincontrare ancora quel tipo.
Lo avrebbe detto a tutti, mi avrebbe sputtanata senza ritegno.
Un altro punto da aggiungere alla lista dei PRO: Alex.














Angolino Autrice paxxxa completamente eheh:
Holaaa come vi va?
Ormai aggiorno quando ho il capitolo pronto=non lo so nemmeno io :D
Anche qui il caratteraccio di Cathy prorompe e ci stende...spero XD
Come potete notare è solo la prima parte, quindi il prossimo sarà sempre sul punto numero 3, che del resto non ha nemmeno incominciato!
Ho deciso poi di mettere anceh come procedono gli altri punti...vi piace l'idea??
E poi volevo regalarvi un'immagine della nostra aodrabile e aggressiva Catherina...

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Cosa ne pensate? Ve la immaginavate così?
E poi ora sappiamo qualcosa in più sul fantomatico Alex...che da ora in poi starà un bel po' tra i piedi XD
Ringrazio la mia amatissima Black Beauty che è talmente coraggiosa da seguire anche questa mia ff....e l'ha pure recensita!!!!
Ma come farei senza di lei???!!!
BVabbe, ora vi lascio, e alla prossima, cioè.....boh.
Baci, Jules (TheStrange)

 
 
 

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Capitolo 5
*** Punto 3: Buttarsi fa bene all'anima. Parte 2 ***


Punto 3: Buttarsi fa bene all'anima. Parte 2
 
Punto 1: Completed
Punto 2: Completed
Punto 3: In Caricamento...
 
2 Novembre
Mio padre sedeva al tavolo per la colazione. Sembrava davvero esausto.
“Mi passi il latte già che sei lì?”
Chiusi il frigo con in mano uno yogurt e il cartoccio del latte. Glielo porsi.
Mia madre non mi guardava più in faccia dall'ultima litigata, quando le ho rubato i soldi.
Mia sorella vede lo yogurt ed esclama perfida “Cos'è? Finalmente ti sei messa a dieta...grassona?”
Ridacchiò.
Dovevo dominare la rabbia che cresceva dentro di me.
Respira, Cathy, respira.
E lo feci.
Riaprì gli occhi e li piantai nei suoi.
Sorrisi perfidamente e vidi chiaramente un brivido scenderle lungo la schiena. Sapeva che gliel'avrei fatta pagare cara. Bisognava solo avere pazienza.
Buttai la carcassa dello yogurt al limone e mi diressi verso l'uscita, passando dietro mie sorella, che si stava guardando le spalle, come se io potessi vendicarmi in quell'istante.
Feci uno scatto e lei balzò in aria come una molla, urlando stile “ragazzetta da film dell'orrore”.
Risi sguaiatamente mentre me ne andavo.
E lei era lì, a fumare dalla rabbia.
Uhhh, quanto ci godevo.
Feci la solita strada da 20 minuti verso scuola, nonostante il freddo.
Passai davanti al giornalaio e mi fermai davanti ai cartelloni delle notizie. Era l'unico modo per rimanere anche se minimamente, informati sulle notizie più importanti.
Juve batte Milan...e chi se ne frega...e questa era una notizia importante! Ah, però.
Miniera crolla, 15 morti....poveracci.
Ucciso uomo, l'uomo era stato incriminato diverse volte per molestie. Indagati i denunciatori. Possibile vendetta.
Bah, se lo meritava probabilmente...sotto c'era una foto e...mi venne un colpo.
Io lo conoscevo fin troppo bene!
Sbiancai e mi sentì mancare. Cominciavo a stufarmi di tutti questi colpi che avevo preso negli ultimi giorni.
Era l'uomo dell'internet-caffé....colui dal quale Alex-riccastro mi aveva salvata.
Ed ora era morto...però, non confondete il dispiacere con la semplice sorpresa.
Lentamente metabolizzai la notizia ed un enorme sorriso si presentò sul mio volto, sadico.
Quel bastardo aveva finalmente avuto ciò che si meritava!
Sperai perfino che avesse sofferto molto quel lurido.
Feci tutta la strada velocemente, euforica.
C'era stato il fine settimana ed ero mancata alcuni giorni, o meglio, avevo bigiato alla grande, tanto la firma dei miei la sapevo fare e a nessuno importava davvero molto di me, quindi non si sarebbero nemmeno preoccupati di controllare.
Solo appena entrai in classe mi ricordai perché in quei giorni non ero andata.
Alex lo aveva probabilmente detto a tutti...che quell'uomo era il mio assalitore...e magari, oltre a darmi della pervertita o dell'ingenua, mi avrebbero pure accusata di essere coinvolta nel suo omicidio.
Sapevo come ragionavano quegli idioti e...ne avevo paura. Il loro cervellino riconduceva ogni problema alla stessa persona, così da non dover fare sforzi a capire chi c'entrava e chi no.
Insomma, se eri colpevole una volta, poi eri colpevole per qualsiasi cosa successa dopo, che il pettegolezzo fosse vero o meno.
Non faceva differenza.
Sbuffai, indossando quell'aria da “andate a quel paese, i vostri insulti non mi toccano minimamente”, cosa non troppo vera.
Ma quelli erano dettagli.
Come al solito nessuno mi notò e mi si avvicinò...aspettate un momento...come al solito?
Quindi forse...lui...
“Ehi!”
Mi voltai. Alex, dovevo immaginarlo.
Sembrava allegro quel giorno.
“Hai visto le notizie?”
Oddio.
Sorrisi forzatamente. “No.”
“Bugiarda!” disse leggero.
Uffa, mi scopriva sempre, ma non era possibile.
“Oh, dimmi cosa vuoi e poi volatilizzati, ok?!”
“Mi devi un favore.”
Mi portai le man ai fianchi e lo guardai un misto tra l'esterrefatto e l'ironico.
“E per cosa scusa?!”
Non rispose ma il suo sorriso si allargò.
Cosa cavolo frullava in quel cervellino?
“Per molte cose.” rispose evasivo.
Ma si era fumato qualcosa.
“Non guardarmi come se fossi un povero malato mentale!”
Gli posai una mano sulla spalla e con fare melodrammatico dissi “Tranquillo! Supereremo questo momento di stupidità insieme” misi l'altra mano sull'altra sua spalla “Si sistemerà tutto!”
E cominciai a scuoterlo. Rideva. Non si era offeso, ma rideva! Che cosa aveva quel giovane di sbagliato?!
“Sai che sei divertente?!”
“Tu no!”
“Oh, sì, anzi io di più!”
“No,” dissi superba “perché io sono semplicemente perfetta!”
“Oh, ma anche io!” rise “Vedi, siamo perfetti insieme!”
Mi scostai, scottata.
Non è che non mi piacesse come ragazzo, semplicemente non credevo che lui stesse dicendo sul serio e io odio quando mi prendono in giro su quel tipo di cose, anche se per scherzare.
Allora, avete aggiunto un nuovo punto alla lista “cosa odia Cathy”? È lunga , vero?
“Ehi, che hai?”
“Irritazione da mente idiota...quindi mi allontano da te, così la bolle spariscono.”
Rise di nuovo e, invece di andarsi a sedere in fondo si mise accanto a me.
Mi infuriai.
“QUESTO NON È IL TUO POSTO!”
“Da oggi sì!”
“NO! QUI C'È...” cacchio, non sapevo il nome del cinesino!
In quel momento entrò dalla porta il sopracitato cinesino, così lo indicai “...LUI!”
Ma il giovane, appena capì che il vecchio posto di Alex vicino ad una biondastra con il chewingum (che stava rosicando avendo perso Alex-compagno-di-banco-che-volevo-rimorchiare) si fiondò lì seduto.
“Traditore.”
“Vedi, ora non puoi che...”
“Vuoi vedere che ti butto giù a calci da questa sedia?!” ero mooolto irritata.
Ma in quel momento entrò la prof di Italiano.
Stupido tempismo da insegnante!
La campanella suonò e la brunetta cominciò a fare lezione.
“Allora...prima di introdurre il nuovo argomento...parliamo dei vostri desideri!”
“In che senso prof? Tipo che adesso vorrei essere fuori di qui con la mia ragazza a fare cose brutte?” chiese uno. Non mi sprecai a voltarmi.
“O che vorrei agganciare quella biondina nella classe accanto?” chiese un altro e l'amico gli diede manforte. “Ah, sì quella gran gnocc...”
“NO!” disse la professoressa infastidita.
Riprese la calma.
“No, non intendevo quello.” si sedette “Intendevo cose più stile Cosa fare prima di morire.”
Silenzio.
Io rimasi imbambolata...possibile che avesse capito...no, non era possibile, doveva essere soltanto una coincidenza.
Eppure quella lezione mi aveva scottata molto. Temevo, lo so che è stupido, che se avessi detto qualcosa, tutti avrebbero capito magicamente e mi avrebbero compatita...o chiusa in una casa di cura.
Mia zia era stata rinchiusa...prima che si suicidasse nella sua camera all'ospedale.
“Va bene, chiamo io.” si guardò intorno, famelica “DeGaspri?”
“Emh...immagino andare sull'Everest...”
“Ok, e ora...Magnani?”
La ragazza bionda ci pensò su un attimo.
“Incontrare Miley Cyrus!”
Ecco, figurati se non se ne usciva con qualche cosa di idiota.
“Ognuno ha i suoi sogni..e tu, Deviria?”
Mi guardai attorno, sperando forse che apparisse un mio clone o che avesse solo sbagliato persona.
“No, parlo con te, Catherina, non con il pupazzo di Minnie!”
Sorrisi. Quella prof mi piaceva un mondo!
“Ci speravo...emh...non saprei...” ripensai alla mia lista e ponderai l'idea di dire qualcosa di vero. Tanto non ci perdevo nulla, no?
“Bungee Jumping!”
“Ah...e basta?”
“No, ma certo!” dissi, come se fosse ovvio “Anche scoparmi una rockstar inglese in tour!”
Si alzò una folata di risate divertite e la signorina Spalati trattenne un sorriso.
“Ok, ho afferrato il concetto...vediamo...e tu, DeLoire?”
Alex ci mise più tempo addirittura di me a rispondere.
“Girare il mondo!”
“Oh, questa è una grossa aspirazione” sorrise “E anche molto bella!”
Si rivolse nuovamente a tutta la classe.
“Infatti oggi voglio parlarvi dei sogni e del futuro...”
A quel punto staccai il cervello, completamente disinteressata, visto che non avrei avuto un futuro.
Mi misi a fare i miei soliti disegnini scemi.
“Sei brava!” mi sussurrò Alex dopo un'orette scarsa.
Lo ignorai.
“Non hai mai fatto bungee jumping?”
Mi voltai. Dove voleva andare a parare...?
non risposi.
“Io una volta sono andato in Canada e lì c'erano dei posti stupendi dove farlo! Anche uno con le cascate.”
Mi immaginai quel luogo così stupendo...wow, doveva essere una sensazione stupenda...
Per qualche minuto la mia mente si perse tra le meraviglie di quei luoghi che non avrei mai visto.
“Allora? Accetti?”
“Eh? Cosa?...Non ti stavo ascoltando...”
“L'ho notato...vorresti che ti ci portassi?”
La mia mascella toccò quasi il pavimento.
“C-cosa???” dissi con voce stridula.
“Ho un jet, possiamo andare e tornare entro sta notte...allora?”
“Tu, io, un jet privato...cascate in Canada...insieme?” riassunsi.
“Esatto?”
“No.”
Non si aspettava una domanda del genere.
“Cosa???” ora era la sua voce ad essere di qualche ottava più alta.
“Ma perché?”
“Perché non ci credo che lo faresti senza volere qualcosa in cambio, e io non ho niente da offrire!”
“Io NON voglio nulla, infatti!”
“Oh, ma dai! Nessuno farebbe una cosa del genere senza un motivo!”
“Certo! Io lo faccio perché sei la prima persona in vita mia che non mi giudicato dai vestiti, dai soldi, dal jet...e anche solo da come hai risposto alla mia proposta si capisce bene che nemmeno te ne importa! Ed è per questo che mi stai simpatica! Voglio diventarti amico!”
“Regalandomi un viaggio in Canada?!”
“Sì!” sospirò “Lo so che per te può sembrare una cosa insensata, ma per me è logica! Voglio offrirti la possibilità di vedere quelle cascate!”
“Lo sai che in pratica mi hai ricordato che io sono una poveraccia mentre tu il gran pascià?!”
Una vena pulsava sulla mia testa.
“Sì, ed è oggettivamente vero! Ma voglio poter condividere quel jet con te! Voglio farti un regalo! E questi sono i regali che io sono abituato a fare! A me non costa nulla!”
“È a me che costa!” strinsi le mani, tentando di scaricare in quel modo la tensione “Io. Non. Voglio. Elemosina!”
Si passò una mano sul viso. Voleva proprio convincermi!
“Ok, mettiamola così, è uno scambio! Io ti do il viaggio, e tu mi prometti che ogni pranzo dopo la scuola verrai a mangiare da me e passeremo qualche ora insieme, come amici.”
“E perché dovrei accettare?! Sarebbe un suicidio! Oltre a doverti sopportare a scuola dovrei farlo pure a casa tua?! Ma ti sembro scema?!”
Ok, forse ero stata un po' acida, in fondo mi stava offrendo una possibilità unica.
Però...non volevo sentirmi in debito, tanto meno con lui.
“Perché adori come cucina la cuoca, Rosmerta.”
Vero...verissimo!
“E allora?!”
“E allora accetta!”
Porca miseria, mi aveva chiusa. Adoravo quei manicaretti!
“Argh! Va benee! Verrò con te!!”
Sul suo viso si aprì un sorriso da un orecchio all'altro.
Ma perché cavolo mi aveva costretto ad andare ogni giorno da lui?!
Per solitudine, mia cara....stupida vocina! Sta zitta!
 
Guardai le cascate sotto di me e sorrisi.
Sentivo l'adrenalina sparata al massimo e adoravo questa sensazione.
Avevo scoperto che Alex aveva delle guardie del corpo e delle persone ingaggiate dal padre per proteggerlo in svariate situazioni.
Era una cosa fastidiosa dover parlare con quelli là che ascoltavano...non che io volessi parlare con Alex, s'intende.
Seee, come no!
Zitta tu!
Mi voltai verso Alexander. Risi malefica. Non sembrava convinto ora, in piedi sul cornicione.
“Emh, magari vai avanti tu...”
Non gli permisi di finire la frase che lo presi per un braccio e lo buttai letteralmente giù.
E mentre quella mammoletta urlava, io mi tuffai, sperimentando la stupenda sensazione di volare.
Forse Alex non era nella lista dei pro...magari col tempo sarebbe potuto rientrare in quella dei...NO!
Non gli avrei permesso di rovinare tutto!Lo avrei fermato!
Chiusi gli occhi e sorrisi.
Bastava solo allontanarlo...anche se...colpo di genio!
Un'idea bastarda mi si affiorò nella mente.
Lo avrei usato. Per il mio prossimo punto.
Sedotto e abbandonato. Così imparava ad essere amico di una stronza.
O forse è perché lo vuoi anche tu...
No, non era vero.
Io lo stavo solamente usando!
Credo.















Angolino Autrice:
Salveee! Lo so che qui Cathy vi sembra davvero una stronza, ma nel prossimo vedremo le conseguenze di questa decisione...sia per Alex che per Cathy (Se ne pentirà? Avrà dei dubbi? O sarà ben contenta di strappargli il cuore come una terribile megera?)!
E vedremo anche una parte fondamentale del passato di Catherina, che spiega molti suoi comportamenti. Ormai siamo abbastamza vicini alla fine!!!
Ringrazio tantissimo chi mi legge e Black Beauty che ha recensito lo scorso capitolo!
Baci e alla prox, Giulia

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Capitolo 6
*** Punto 4: Sedotto e (non ancora) Abbandonato ***


Punto 4: Sedotto e (non ancora) Abbandonato


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Punto 1: Completed
Punto 2: Completed
Punto 3: Completed
Punto 4: In Caricamento...
 
11 Dicembre
Stare con lui mi faceva quasi piacere. Quasi.
E mi sentivo quasi in colpa per quello che gli avrei fatto. Quasi.
Ma non sono i quasi che hanno costruito il mondo, giusto? Giusto.
La professoressa blaterava sui filosofi Greci.
Ma perché quelli rendevano tutto una noia?! Una volta a ME la scuola PIACEVA!
Non sono mai stata una ragazza né gentile né studiosa, ma mi piaceva scoprire il mondo, e la scuola mi insegnava come farlo. Amavo quei numerini che si susseguivano, che danzavano e creavano nuove stupende danze di altri numeri.
O le parole! Quanto mi piaceva leggere le letterine una dietro l'altra formando meravigliose frasi che componevano una storia fatta di parole e sogni, pronte a trasportarti in mondi che nemmeno hai mai immaginato.
Poi la bella fiaba si è infranta.
Non credete che io sia sempre stata così rozza e cattiva. Lo sono diventata.
Prima ero una di loro, di quelle ragazzine che credono nel vero amore, nel principe azzurro e nel detto “Prima il dovere e poi il piacere”. Io ci CREDEVO.
Poi abbiamo perso tutto. La casa spaziosa, il conto in banca, la scuola prestigiosa, le macchine comode e...le amiche. Che poi tali non erano.
Ma è stato tanto tempo fa e io quasi non me lo ricordo più.
Sono stata scaraventata alla prematura età di 5 anni in un mondo spietato.
Ora mi direte: oh, ma dai, io non sono ricca eppure non sono rimasta traumatizzata!
Avete ragione.
Infatti non è stato questo.
È stata la morte di mia sorella.
Altri dubbi vi sorgono, vero? È comprensibile.
Io avevo una sorella più grande di un anno. Ci volevamo bene e tutto era perfetto anche nella neo situazione disagiata.
Ma poi una rissa. Era normale nella nostra nuova scuola, all'ordine del giorno. Ciò che anche lì non era normale fu che io venni spinta in mezzo a quelle bestie che ormai erano passati dai pugni alle armi.
Vidi brillare la lama, mentre io stavo scivolando velocemente verso di loro, tra loro.
Chiusi gli occhi e il mondo si fermò a rallentatore.
Sentì una botta allo stomaco e qualcosa di viscido schizzarmi sul viso.
Io sono qui e lei no, indovinate voi come andò a finire.
I miei erano distrutti e io mi ero chiusa in me stessa. E in quel momento le crepe nel tessuto della nostra famiglie perfetta si dilatarono a dismisura. Nessuno si prendeva responsabilità e la dava a chi ne era solo in minima parte, se non nessuna, colpevole.
E ci odiammo.
È tremendo quando c'è tanto odio in una famiglia già dilaniata dal dolore.
E quasi sicuramente fu quel giorno che diventai la Cathy bastarda e senza cuore, lasciandomi alle spalle principi e unicorni.
 
Ma ci ritirammo in piedi come potemmo ed andammo avanti, non facendo mai parola di lei.
Diversi anni dopo nacque la ranocchia.
Ammetto che appena sfornata già non la sopportavo. Io non volevo lei, volevo la mia altra sorella.
Lo so, erano pensieri cretini, ma all'epoca avevo a malapena 6 anni. Cosa altro potevo pensare?
E forse ancora oggi do la colpa a lei, semplicemente perché non è la mia ALTRA sorella.
So anche che lei non c'entra nulla. Ma i labirinti dentro la mente di un bambino sono complessi.
 
Forse era colpa mia se era così stronza ora.
 
Scacciai va i pensieri perché Alex mi stava passando un bigliettino.
Cosa fai Sabato?
Fissai quelle tre semplici parole.
Non alzai lo sguardo su di lui perché sapevo bene che mi sarei ritrovata intrappolata nei suoi occhi attenti.
Quel maledetto ragazzo era intelligente e, purtroppo per me, mi capiva al volo.
Odiavo quando mi analizzava.
Feci un respiro profondo e scrissi veloce.
Esco con te!
In pratica gli avevo evitato di dovermi chiedere cose imbarazzanti.
Per un attimo mi sentì come se gli stessi dando una pugnalata al cuore.
So che lo avrei ferito e mi sentivo in colpa.
Glielo passai e gli donai uno di quei rari sorrisi, in un certo senso per sentirmi meno in colpa, ma lui ovviamente interpretò male.
Sembrava radioso, credendo di aver finalmente frantumato la mia corazza.
Mi presi tra le mani il capo, tentando di scacciare il dolore al petto che sentivo.
Mi immaginai lui dopo che mi fossi buttata.
Piangente...triste...e il cuore mi si aprì di più.
Forse potevo non farl...NO! SMETTILA! LUI NON È NULLA! LUI NON TI PUÒ PIÙ SALVARE! SEI TROPPO MARCIA E MERITI DI TOGLIERTI DAL MONDO!
Quelle parole mi ferirono quasi. Ma sapevo che erano vere.
Avevo causato morte e sofferenza, come poteva una persona come me non sentirsi un mostro?!
La mia famiglia meritava di vivere in pace.
Mi odio.
 
Come al solito avevo mangiato a casa sua, ma non potevo non notare che ogni volta che pensava non lo vedessi lui mi osservava.
Ma non intendo che mi lanciava sguardi così, come si può guardare un bigliettino sul tavolo, ma una vera radiografia.
Non fraintendete, non come un allupato, ma come la persona che ti ama di più al mondo e non può fare a meno di fissarti perché, nonostante i difetti, ti vede l'essere più meraviglioso del pianeta.
I miei sentimenti erano invece un po' diversi. Stavo tra il colpevole e l'irritato.
Mi sentivo in colpa con lui -non devo rispiegarvelo il perché, vero? È già imbarazzante farlo una volta, quindi...- ed ero anche terribilmente arrabbiata perché odiavo l'idea che quel suo meraviglioso sorriso scomparisse.
E non mi piaceva essere guardata così.
Ti faceva sentir importante, così poi quando ti spezzavano il cuore la tua autostima poteva cadere più in basso di quanto non fosse mai stata.
Finimmo di mangiare e poi mi invitò ad andare con lui quella sera.
E ovviamente accettai.
Girammo per il centro, quasi come fosse tutto normale, ad eccezione del fatto che vidi per tutta la serata la sua mano che si avvicinava sempre di più alla mia, fino quasi a sfiorarla.
E per quel paio di volte fui costretta ad aggiustarmi la sciarpa molto, molto, molto a lungo.
Eppure non capiva. È una mia sensazione o quel ragazzo era davvero testardo?!
 
Ormai era Sabato e stavo fissando il mio armadio.
Cosa avevo fatto di male per ritrovarmi mia sorella tra le scatole???
“Allora? Esci con un ragazzo?” soffiò “Riiiispondiiii daiii!”
Aveva quel classico tono lamentoso che mi da un sacco fastidio...e lei lo sa.
“Mmmh, no.”
“Bugiarda.
“È la verità.” distolsi lo sguardo da quella catastrofe che era il mio armadio e lo posai su un altro di disastro e ben peggiore, con due gambe e facoltà proprie.
“E ora sparisci, caccola”
“No, vaffanculo!” disse dispettosa.
Mi misi le mani nei capelli, sfogandomi sul mio cuoio capelluto per trattenermi dall'azzannarla.
“Eeeddaiii dimmi con chi esciiii!”
“NO!” ringhiai “Tu vuoi solo riferirlo a tutto il mondo!”
“Non è vero!” finse di essere offesa “Quando mai ho fatto una cosa simile?!”
“In quinta elementare, con Simon Roche, in seconda media hai detto a tutti che mi piace Matt Lorey e infine l'anno scorso, se non ricordo male....ah, sì! Hai sbandierato il fatto che fossi completamente innamorata di...lui.”
Non riuscì a dire il suo nome, tanto voi sapete già chi sia, quello del punto 1.
Mi faceva ancora male. Tanto.
“E ORA SPARISCI O TI RIFACCIO IL VISETTINO CRETINO CHE HAI!” urlai, con l'umore definitivamente guastato.
Quella stronzetta sbuffò ed uscì tranquillamente.
 
Mi avvicinai a lui.
La domestica mi aveva aperto e mi aveva mandata in salotto ad aspettarlo.
Cominciai a passeggiare su e giù.
“NON È VERO!”
Sentì chiaramente quell'urlo forsennato.
Era il momento sbagliato? Ero quasi certa che quella fosse la voce di Alexander...
“QUESTA È CASA MIA E TU SEI MIO FIGLIO! LE REGOLE LE FACCIO IO!”
Il...padre? Possibile?
“Non sei tu che devi dirmi come vivere!” Affermò nuovamente il ragazzo, con un tono di voce più pacato.
Stava tentando di riprendere la calma.
Ora le voci erano fuori dalla porta della stanza.
Ero lì impalata. Dove dovevo andare altrimenti?! Non è che conoscessi la villetta a menadito!
La porta si aprì con un botto e una furia ricollegabili solo ai muscoli di Alex.
Il padre lo seguì e, raggiuntolo gli tirò una sberla da fargli rigirare la testa.
La mia bocca formò un'enorme O.
Si accorsero troppo tardi della mia presenza.
“E TU CHI SARESTI?! UN'ALTRA DI QUELLE CHE VIENE A CHIEDERE L'ELEMOSINA E CHE IL MIO FIGLIO CRETINO CONCEDE?!”
Mi stava...urlando contro?!
Due cose mi fanno infuriare: quando mi urlano contro senza un motivo e quando mi danno della mentecatta e mi dicono che voglio solo scroccare soldi.
E lui le aveva fatte tutte due in una sola frase.
Mi irrigidì e dovetti avere gli occhi che sputavano fiamme perché vidi il padre sbiancare.
Sapeva di aver appena insultato una perfetta estranea e che questa estranea avrebbe potuto staccargli la testa da tanto sembrava incazzata.
Mi voltai e vidi un costoso vaso Ming (non è che sia un'esperta, per me sono tutti vasi Ming, basta che assomiglino a quelli che si vendono a chinatown).
Volevo sfogarmi e quello mi sembrava la cosa migliore.
Lo afferrai e con tutta la forza che avevo in corpo glielo tirai, mirando alla testa.
Sì, desideravo fargli del male.
Aveva picchiato Alex! E insultato me! E anche lui! E aveva urlato! E, porca miseria, non mi importa quanto tu sia isterico e cattivo, io sono una ospite!
Ma si scansò.
Peccato.
“IO, BRUTTO INCIVILE, NON SONO UNA MENTECATTA CHE VIENE AD ELEMOSINARE SOLDI AD UNA TESTA DI CAZZO COME LEI! PERCHÈ LEI PUÒ ANCHE ESSERSELA GUADAGNATA LA RICCHEZZA, MA C'È GENTE CHE, ANCHE SE SE LA MERITA È COSTRATTA A VIVERE IN BUGIGATOLI DA QUATTRO SOLDI! E MI INSULTI ANCORA E LE TIRO IL PIANOFORTE CHE ALEX MI HA MOSTRATO E VOGLIO VEDERE SE NON LA PRENDO! E PEZZENTE SARÀ LEI, SCHIFOSO RICCASTRO!”
Dissi tutto d'un fiato.
Rimase a fissarmi, intimidito quasi.
Aiutai Alex ad alzarsi.
“Stai bene?” gli chiesi preoccupata.
Mi guardava stralunato. Non si aspettava un comportamento così protettivo. E nemmeno io.
Avrei dovuto fare più attenzione e perdere meno il controllo.
“Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Catherina?!” Chiese scherzando.
Sorrisi.
Il padre ci guardava, senza mostrare emozioni.
Ma sapevo che si sentiva in colpa per quello che era successo. Glielo si leggeva negli occhi.
Si ricompose e mi allungò una mano. Segno di pace e per presentarci.
Non la accettai ma lo fissai gelida.
“Questo è mio padre...Maxwell...lei è Catherina.”
“Posso chiamarti Chaty?” sorrise. O provò a togliersi di dosso l'imbarazzo.
“No, né ora né mai.” risposi secca.
Alex mi fissò, implorante.
Sbuffai e strinsi quella maledetta mano che era ancora lì a mezz'aria.
“Cathy.” alzai gli occhi al cielo “E se mi da ancora della mentecatta giuro che le faccio del male!”
“Maxwell” sorrise tirato, più stanco di quanto non mi fosse parso mentre sbraitava “E sono mortificato per quello che è successo, ma...da quando siamo qui già un paio di ragazze si sono presentate qui tirando fuori le scuse più cretine e improbabili per avere dei soldi...”
“Se avessi voluto avere dei soldi non crede che avrei prima intortato suo figlio e me li sarei fatti dare da lui?! Sono così cretina da venirli a chiedere direttamente a lei?!”
“No, non sembri affatto stupida.”
“Lo prenderò come un complimento.”
“Stai con mio figlio?”
“Ha un'amante?” sorrisi beffarda “A domanda imbarazzante altra domanda imbarazzante.”
Sorrise divertito. “Sei brillante, Cathy.”
“Lo so”
“Hai idea di cosa vuoi fare nel futuro?”
Sììì, suicidarmi caro signore padre di Alex!
“Sì.”
“E cioè?”
“Andare a lavorare al KrustyBurger insieme al figlio dei Simpson!”
Rise. “Quando hai finito gli studi o prima per, chessò, fare uno stage da qualche parte o esperienze lavorative fammi sapere. Mi piacerebbe avere una mente brillante come la tua nel mio team.”
“Team che fa...?”
“Aiutiamo i più grandi aspiranti leader a far avverare i loro sogni di gloria. In pratica se vengono da noi, riusciamo a farli eleggere fin dalla prima elezione. Vuoi diventare sindaco? Vieni da noi! Risolviamo problemi ed evitiamo che se ne creino altri.”
“In pratica siete come quelli di Scandal?”
“Sì, ma non uccidiamo gente per proteggere i segreti del presidente.”
Questo è quello che dite voi....ma mi trattenni bene dal dirlo.
“In tutta Europa?”
“In tutto il mondo, ragazzina.”
“Non mi chiami ragazzina. Il mio avviso sul pianoforte è sempre valido.”
Rise. “Sei proprio perfetta. Sfacciata, intelligente e brava a fingere!”
Ehi, questo ultimo particolare come lo aveva capito?!
“Perché sono anche io bravo a farlo. Li riconosco.” mi spiegò.
Sorrisi. Ora capivo da dove Alex avesse preso la sua intelligenza.
“Ora dobbiamo andare.” mi strattonò Alexander.
Presi il bigliettino da visita, con l'intenzione di non fare mai un lavoro simile...forse.
Uscimmo finalmente.
Camminammo in silenzio, scalando una parte della collina che non avevo mai visto. Era tutto così buio e silenzioso, sembrava quasi di essere in un altro mondo!
“Gli piaci.” all'improvviso mi disse.
“Eh?”
“A mio padre. Piaci. Ti trova intelligente.”
“Mmh, e allora?”
“Mio padre non ride mai e non fa mai complimenti. Devi essere speciale. Deve aver visto qualcosa di incredibile in te.”
“Wow.”
“E a quanto pare io ho lo stesso suo intuito!”
“Certo Mister Modestia!”
Ridacchiò.
“Dove stiamo andando?”
Nel buio vidi i suoi denti aprirsi in un sorriso luminoso.
“Vedrai.”
Che cazzo di risposta.
È come dire: Non te lo dicooo ahahahah!
Sbuffai irritata, ma mi feci condurre.
E quando finalmente arrivammo (madonna che fatica, un'ora di cammino!) spalancai la bocca, estasiata.
Senza le luci della città milioni di bagliori brillavano nel cielo.
Sorrisi come una scema.
Alcune erano ad intermittenza, alcune si notavano appena mentre altre sembravano dei fari.
Venere era stupenda quella notte.
Chiusi gli occhi in estasi.
Come potevo non apprezzare uno spettacolo come quello?
Era in quei momenti che desideravo vederle tutte, toccarle. Mi rendevano felice.
Potevo lasciarmi andare e volare con l'anima.
Sfiorare qui piccoli puntini di gioia pura.
Mille, centomila, milioni, miliardi di possibilità, di mondi, di vite, di esseri. Di vita.
La vita, la perla più rara e stupenda. Ciò che muove cose inanimate, trasformandole in esseri viventi, capaci di amare, combattere, respirare e costruire.
Quanta vita c'era nell'universo? Le stelle potevano darci la risposta. Quel meraviglioso manto, forato per lasciarci intravedere minuscoli frammenti di paradiso.
Ecco cosa c'era oltre. Il Paradiso di luce.
E per me quel momento era davvero essere ad un passo da quell'utopia.
Mi voltai verso di lui. Non ero mai stata tanto felice. Lo abbracciai.
Era così caldo, così rassicurante, così...casa.
Profumava di casa.
Mi strinse con affetto infinito. Ora capivo: Lui mi voleva davvero bene.
Come non potevo esserne felice?
E mi lasciai cullare dalla dolce luce di quella notte senza luna. Non mi serviva la luna con lui!
Le stelle gli facevano solo da sfondo.
E mi ritrovai a piangere di felicità.
Nessuno mi aveva mai fatto un regalo così bello.
Vidi passare una luce, con una coda che brillava. Cometa.
E desiderai che quella notte non finisse mai.
Ormai le lacrime non si fermavano più.
“Tutto bene?” chiese allarmato dai miei singulti.
Risi tra le goccioline sul mio viso e mi staccai, col sorriso stampato sul viso.
“Sì, come non mai!”
Posò una coperta a terra e ci stendemmo, uno accanto all'altro. Non sapeva se gli avrei permesso avvicinarsi, ma lo precedetti.
Mi appoggiai al suo petto e continuai a piangere.
“Cathy?”
“Sì?”
“Volevi suicidarti?” chiese serio.
Non mi domandai nemmeno come facesse a saperlo, ero troppo immersa nella mia felicità. Il mio cervello, la parte razionale e scorbutica era andata in tilt. Ora non contava più nulla se non lui.
Alexander. Che nome stupendo. Era lui in generale ad essere meraviglioso.
Lo strinsi a me e gli baciai il petto, nonostante gli strati di maglie, e lui a quel contatto fremette e mi strinse ancora di più, come se volesse che ci fondessimo.
“Ci sei tu.”
“Sì, ora ci sono io.”
“Cathy?”
“Sì?”
“Dormi.”
E ubbidì per la prima volta.
Quella notte, feci un sogno bellissimo.















Angolino Autrissse
'Giorno genteee!
Che ne pensate? Questo è il capitolo più felice che ho scritto fin'ora e spero davvero che anche a voi piacerà quanto piace a me! ^.^
E pure il papà un po' esaurito abbiamo conosciuto! Poveraccio, magari il jet che il nostro Alex ha preso gli serviva per andare a pranzo da Obama eheh. Uhhh in ritardo dal president of United States of America!
Ahahah ok la smetto di dire cacchiate!
Taaaanti baci e...vi lascio un (altra) immagine del cielo che io amo così tanto. A voi non piace?

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Baciiii e grazie a chi ha recensitooooo,
Julie

Ps: per contattarmi su Fb, io sono Julie TheStrange e la mia pagina Fb si chiama ILoveItBaby FanFic Page (
https://www.facebook.com/pages/Iloveitbaby-Fanfiction-Page/541620629238463), se vi interesa.
...
Ve lo avevo già detto? Non me lo ricordo...ho troppe ff in corso...eheh sto andando un po' fuori. Tanti scusa se l'avevo già comunicato, sennò, meglio così. Baci

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Capitolo 7
*** Punto 4: Sedotto e (a breve) Abbandonato...e (inaspettatamente)...Punto 5: Carol ***


Punto 4: Sedotto e (a breve) Abbandonato
...e (inaspettatamente)...
Punto 5: Carol
 
Punto 1: Completed
Punto 2: Completed
Punto 3: Completed
Punto 4: 74% Completed...(ovviamente ci sto lavorando....)
Punto 5: Inaspettatamente In Caricamento...

 
11 Dicembre
Aprì gli occhi di scatto, come se mi fossi svegliata dopo un brutto sogno.
Doveva essere davvero presto.
Mi godetti per un secondo il sole, che mi accarezzava la pelle. E man mano che i miei muscoli si scioglievano dal torpore del sonno, anche il cervello si riattivò, proponendomi immagini della sera prima.
Non ero certa che non fossi totalmente impazzita.
Io non abbraccio la gente. Non dico parole dolci e non mi emoziono per un cielo stellato...o almeno non lo do a vedere al resto del mondo.
Mi dissi che mi ero comportata così solo per farmi baciare, che era stata tutta una farsa...ma cominciavo ad avere delle riserve perfino su quella scusa ormai, non credendoci davvero.
Decisi di accantonare la mia ricerca di motivazioni valide e mi concentrai sul suo viso.
Era davvero bellissimo. Stava sbavando. Bleah.
All'improvviso la sua tasca prese a vibrare e io, pur di toccarlo ancora e sentire il suo corpo contro di me, per continuare ad osservarlo con quell'aria rilassata, perché mi piaceva stargli accanto di non farlo svegliare, sfilai il cellulare in vibrazione dalla tasca e me lo portai davanti al viso.
“CARLO B.G.”
BG? Body Guard? Bello Gnocco? Boston Gangster? Bambolone Giripiricoccolo? Baywatch G...
Alex inconscentemente mi abbracciò mi ritrovai a pochi centimetri dal suo viso disteso dal sonno.
Era così vicino che anche lui avrebbe potuto ascoltare chiunque fosse dall'altra parte della linea.
Risposi.
“Alex? Alex, ci sei?”
Il ragazzo, quasi sentitosi chiamato in causa fin dai recessi della mente addormentata emise un grugnito e quello che il cellulare mi aveva presentato come CARLO lo pese per un suono d'assenso.
Prima che potessi bloccare il mio interlocutore e spiegare la mia situazione, questo scemo partì a manetta a parlare.
Una mitragliatrice, si potrebbe definire.
“Abbiamo un problema! Hanno trovato un bossolo...”
Ok...avrei potuto fermarlo, ma....eddai, voi non sareste curiose????
“...nei pressi del corpo di quel bastardo. C'è il rischio che qualcuno ci identifichi e dica loro che ci hanno visto bazzicare lì intorno! O meglio, che MI, visto che tu eri impegnato a...”
Uohhhh, rallentiamo....si sta parlando di morti? Magari...mai sentito dire Le apparenze ingannano? Era in quello che speravo spassionatamente.
“...a tentare di stare più tempo possibile con lei! Non capisci?...”
Perché poni una domanda se tanto poi rispondi tu? Avrei dovuto chiedere io.
“...Se hanno trovato una prova potrebbero ripescarne altre! Come le briciole di pane, che li porterebbero direttamente ai nostri culi, e che prenderebbero a calci senza ritegno!...” era decisamente incazzato e...aspettate un attimo...la frase prima! Con lei????
“E tutto per quella lì, Cathy, ora ci troviamo nella merda! Prega iddio che non ci becchino o siamo fottuti!!!”
Me? O un'altra? E cosa centro? Che cavol...
Sospirò “Senti, capisco che l'amore è cieco, ma....proprio lei?! Non una con meno problemi e che non ti avrebbe spinto a farti venire proprio queste idee del cazzo, come commettere un omicidio?! Ti concedo che quel pezzo di merda meritava molto peggio della morte, ma...E se qualcuno riferisse della tua piazzata all'InternerCaffè?! E se ricollegassero i puntini?! Insomma, va bene che quel tipo la molestava pesantemente, ma...”
Finalmente il mio cervello riuscì a ricostruire i fatti ed ad ordinare di dire qualcosa.
“L-lui ti ha detto di ucciderlo?”
Non potevo ancora crederci.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio straziante.
Doveva essere shoccato quanto me.
Silenzio.
Silenzio.
Abbassai lo sguardo e incontrai gli occhi di Alexander.
Era terrorizzato, tesissimo.
Gli passai il cellulare senza dire nulla.
“Carlo? (Era lei?)...Sì...(Ora sa tutto, vero? Ed è shoccata.)...Sì...(Richiamami dopo.)...Ti richiamo.”
E mise giù.
Ora eravamo stesi, l'uno davanti all'altra, occhi negli occhi, mente nella mente, dubbi su dubbi.
Lui aveva ucciso...per me.
O meglio, aveva mandato uno delle sue guardie del corpo più fidate.
Dovevo esserne felice? Ormai non lo sapevo più...veramente non sapevo più nulla.
Aveva fatto un cosa del genere, quindi mi voleva sul serio bene.
Io l'avevo spinto a macchiarsi...per colpa mia ora poteva essere accusato di solo-dio-sa-cosa.
Io ero un mostro. Ero riuscita a tirare anche lui nel mio lurido mondo, fatto di odio, morte, droga e chi più ne ha più ne metta.
Altro punto in più per i PRO:
  1. Ho spinto Alex, l'essere più buono del pianeta, ad essere un assassino.
 
Stava aspettando una mia reazione.
Per la seconda volta nelle ultime 12 ore stavo piangendo a dirotto, un bel record per una che non versa mai una lacrima.
Spinto da un istinto più forte della sua paura mi attirò a sé con slanci, cingendomi la schiena protettivo.
Mi stava consolando.
Mi stava proteggendo.
Mi chiedeva perdono.
Mi supplicava di amarlo come lui amava me.
Mi implorava di volergli bene per questo.
 
Mi faceva sentire in colpa.
Era stato macchiato per una che voleva solo usarlo.
Mi sentì sporca.
Meritavo davvero di morire.
Abbassai lo sguardo, ancora pieno di gocce salate.
“T-ti prego...” aveva un tono così dolorante “...g-guardami.”
Mi pregava di farlo. Ogni parola gli costava puro dolore.
Feci come mi chiese.
Sembrava così perso...quegli occhi, erano...spenti.
“Perdonami, ti scongiuro...” sussurrò.
“P-perché?” mi schiarì la voce “Perché lo hai fatto?”
Avevo la voce che tremava.
“Ti avrebbe perseguitata per sempre...era già scampato ad un accusa di stupro di un 15enne...e chissà quante altre...io...”
Posai una mano sul suo viso, per dargli coraggio, per sentire la sua pelle sulla mia.
“...Non volevo ti facesse del male...”
Stava fissando l'albero dietro di me intensamente.
“...tengo troppo a te...io...”
No, non dirlo.
Accoccolò i suoi occhi nei miei.
No, non guardarmi mentre lo dici...ti prego...
“...io...ti amo.”
L'aveva detto.
Le lacrime fluirono copiose.
Come potevo continuare a produrre una così smodata quantità di lacrime?? Come???
E io? Cosa avrei dovuto rispondere?
Posò le sue labbra calde sulle mie.
Erano così morbide...
Mi invitò ad aprire la bocca, e ubbidì. Mi guidò, approfondendo dolcemente il bacio.
Più imparavo, più la sua voracità aumentava, quasi disperatamente. Quasi volesse convincermi con quel bacio stupendo a dire che anche io provavo lo stesso.
Era vero?
A prescindere dal fatto che non vi riguarda, ma facciamo finta per un attimo che questo non conti, anche se avessi provato qualcosa, e sottolineo l'anche se, ora come ora, cosa sarebbe valso?
Io stavo per morire, porco cane! Non serviva a nulla legarmi, anzi, prima gli spezzavo il cuoricino, prima si sarebbe rammendato, sarebbe andato avanti felice, magari anche con un'altra.
Si staccò, e mi fisso speranzoso.
Avevo smesso di piangere ed ero riuscita a rimettermi la maschera d'indifferenza che ero tanto brava a portare e che in quei giorni mi era tanto difficile rimettere.
“Mi dispiace, ma io NON ti amo.” Misi particolare enfasi nel dirlo, come per prenderlo in giro che avesse formulato anche solo un pensiero del genere.
Mi tirai via dalle sue braccia e alzatami in piedi mi voltai verso di lui nuovamente.
Era nella stessa posizione di prima, immobile, congelato in quell'attimo.
Si voltò.
Ignorai le grosse lacrime sul suo viso.
Per un attimo mi chiesi come sarebbe stato buttarmi tra le sue braccia, dire che mentivo, e farmi amare da lui, continuare a vivere.
Ma come potevo, ormai? Io lo avevo cambiato...in molto, molto, molto, mooolto peggio.
E non lo meritava.
“Addio.” e dicevo sul serio.
Mi voltai e me ne andai.
Quella fu la cosa più difficile che dovetti fare fino a quel momento. Perché?
Semplice, perché anche io lo amavo.
 
“Cathy? Che ci fai qui a quest'ora?” sbadigliò Carol “Sono le 7 del mattino!”
“Oggi non c'è scuola.” dissi a mo' di scusa.
“E allora ti presenti qui alle 7 del mattino?” mi chiese.
Era intelligente. Non mi credeva per niente.
“È tanto che non passiamo una giornata insieme.”
“Ripeto: 7 DEL MATTINO!”
“Ripeto: VORREI PASSARE DEL TEMPO CON LA MIA MIGLIORE AMICA!”
Mi guardò stupita.
Sapeva di esserlo, ma io non glielo avevo mai detto chiaramente.
“Stai male?” chiese improvvisamente apprensiva.
“No!” dissi esasperata “Ma se non mi fai entrare subito credo che mi si congelerà il cervello, e allora sì che saranno guai!”
Si spostò per farmi entrare, ancora squadrandomi preoccupata.
Mi sedetti in cucina.
Ci fissammo un paio di minuti, in silenzio. Ognuna stava valutando l'altra.
E scoppiai a piangere.
Ormai Carol mi guardava come se fossi un alieno, un clone della vera me.
E poi capì: se stavo addirittura piangendo voleva dire che la cosa era grave. Tremendamente grave.
Mi saltò praticamente addosso, avvolgendomi rassicurante tra le sue braccia.
“Shhh, tranquilla, raccontami.”
Mi staccai.
E mi asciugai infastidita quelle stupide goccioline che continuavano a tradirmi. Era da deboli piangere!
“Ok, ti ricordi di Alex?”
E le raccontai ciò che avevo scoperto lui aveva fatto per me, la dichiarazione e la mia fuga.
Non le spiegai i perché, altrimenti avrei dovuto esporre anche ciò che aveva causato tutto: la mia decisione di suicidio.
E lei non mi fece domande.
Le volli bene come non mai.
Era davvero mia amica, e ogni giorno me lo dimostrava, ma quella volta mi dimostrò anche quanto rispettava i miei spazi e quanto, nonostante le costasse, rispettasse le mie scelte.
E le volli ancora più bene.
Immensamente.
“Provi qualcosa per lui?”
“No.” Bugiarda.
“So che stai mentendo ma va bene.” sospirò “Starai facendo ciò che è meglio per te.”
“Sì.”
“Allora ok.”
“Cathy?”
Mmh, questo richiamo mi ricordava conversazioni scomode. Forse era la formula fissa per dire all'interlocutore che stava per avere uno scambio di battute mooolto serie.
“Non ci sono.”
“Allora costringiti a ritornare.”
Sbuffai. “Eeccomiii!” dissi con finto entusiasmo.
“Promatti che non farai mai nulla che possa fare del male a te stessa...prometti di non fare sciocchezze.”
Sbarrai gli occhi.
Se non sapeva, per lo meno sospettava.
Le mie mani in grembo si contorsero.
Feci passare due minuti, in cui tentai di sembrare più in difficoltà di quanto non fossi.
Doveva pensare che stessi per fare una vera promessa, anche se sotto al tavolino rotondo le mie mani si piegavano in uno spergiuro dei più terribili: quelli ad un'amica così preziosa.
Alla fine cedetti (o almeno finsi).
“Sììì, prometto.” sembravo scocciata “E poi cosa dovrei fare?! Io non posso mica rovinarmi, sono troppo importante per questo mondo!”
BUGIARDAAAAAA!!!!.
Sorrise, sollevata.
“Va bene...e ora vattene! Ho un sonno tremendo!” tentò di sembrare scocciata, ma con scarsi risultati.
Ero io quella brava a mentire, non lei di certo.
Mi alzai di slancio e l'abbracciai.
“Ti voglio bene, sussurrai tra i suoi capelli ricci.
E prima che potesse rimanere nuovamente shoccata uscì di nuovo e corsi via.
Perché stavo di nuovo piangendo?!













Angolino Autrisssse!
Holaaaa!
Siamo quasi alla fineee!
Due capitoli e l'Epilogo! Spero di avervi emozionate e che i prossimi faranno lo stesso!
E grazie mille per le recensioni, chi ha lasciato un parere una volta ogni tanto, e chi si è spacato le balle per lasciarne uno per capitolo, chi legge e chi passa solo per sbaglio!
Uhhh, sono emozionata!
Tanti baci!
La vostra strampalata Julie (TheStrange)!!

Ps: Visto che ho finito di scriverla, credo che metterò un capitolo ogni giorno, circa, se riesco!
In ogni caso ve lo dirò anche sulla mia pagina Fb, ILoveItBaby Fanfiction Page!

 
 

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Capitolo 8
*** Cara Sorellina. Scusa. Ti amo più della mia vita. E non è mai stata colpa tua. Ma solo mia. ***


Cara Sorellina. Scusa. Ti amo più della mia vita. E non è mai stata colpa tua. Ma solo mia.
 
Punto 1: Completed.
Punto 2: Completed.
Punto 3: Completed.
Punto 4:........Completed.
Punto 5: Completed.
 
11 Agosto
Ore 18.40
Rilessi il penultimo punto e, quasi dolorosamente, lo depennai.
Era ora di uscire di scena col botto.
Ora dovevo solo scrivere una lettera, e poi, l'indomani mattina, presto, avrei finalmente lasciato alle spalle il mio dolore.
 
Lettera 1:
 
Cara Mamma, Caro papà,
vi voglio bene.
 
Mamma,
Te ne ho sempre voluto. Ma tu eri troppo chiusa nel tuo dolore per la morte di...lei, per prestare attenzione anche al mio di dolore.
Non te ne sto dando la colpa. Semplicemente non ne eri capace.
Con lei, non hai avuto la possibilità di vederla crescere e so bene che né io né Isabel potremmo mai sostituirla. Come so che lei non potrebbe sostituire noi. Ognuna di noi era parte di te, ed ora che un pezzettino se n'è andato con lei, il tuo cuore non riesce più a raccapezzarsene.
Solo che non sei mai andata avanti, e...ti sei persa me.
Desidero, ti chiedo, se davvero mi hai amato...dimenticami.
Dedicati completamente a Isa. È lei ad avere bisogno di te ora. Stalle accanto e non sbagliare come hai fatto con me.
Allo stesso modo stai accanto a papà.
Per quanto possa sembrare duro e forte, dentro è tremendamente delicato. Amali, riempi quegli spazi nel tuo cuore con loro.
Dimenticami.
Dimenticaci.
E continua a vivere.
Realizza i tuoi sogni e da' una vita migliore alla tua famiglia. Ne sei capace. Lo hai fatto una volta. Rifallo.
Ti amo come la mia anima,
 
Papà,
Stai con mamma.
Senza di te lei crollerà.
Sii il suo amato marito, sii la sua stampella, e fatti sorreggere da lei al contempo.
Siete due, e siete uniti, non voltatevi le spalle.
Insieme uscirete vincitori in questa battaglie col dolore.
In due il mondo è più semplice.
Raccogli la tua famiglia, e mettila al primo posto.
Da' una vita migliore alla tua famiglia. Ne sei capace.
Ne siete capaci. Insieme. Diventate i leoni che eravate.
Ti amo oltre ogni pensiero,
Cathy.
 
Mi asciugai rabbiosa le goccioline e presi un altro foglio.
La mano mi tremava.
 
Lettera 2:
 
Cara Sorellina,
Scusa. Ti amo più della mia vita. E non è mai stata colpa tua. Ma solo mia.
Ti ho dato colpe che non hai, fin da quando sei nata.
Se ora siamo in due e non tre è solo colpa mia.
Ma per non sentirmi male l'ho data a te.
Perché tu c'eri e lei no.
Perché io volevo lei e non te.
Perché tu avevi preso il suo posto.
Ma nulla di tutto questo era vero.
Tu avevi un posto diverso, tu non eri lei e mai lo sarai, e lei non è te e mai lo sarebbe potuta essere.
Non sei la ruota di scorta, sei semplicemente tu.
E ti voglio bene.
E mi dispiace.
Ho sbagliato.
È colpa mia se ora tu sei come sei, se ti ho costretta a diventare una copia di me, forse, sperando, che non diventassi lei.
Tu sei Isabel, e lei è lei.
Avete due quadratini nel mio cuore ben distinti e ora ne sono consapevole.
Sii felice e continua a vivere.
E prenditi cura di mamma e papà.
Sono fragili, tu sei forte. E anche se crederanno di essere loro a consolare te, tu, nel tuo cuore, saprai bene che sei la più resistente e che sono loro ad avere un bisogno disperato della loro cucciola.
Sei l'unica che hanno, ti prego, tirali su.
Solo tu ci puoi riuscire. Falli tornare i leoni di dieci anni fa.
Falli tornare loro. Ce la puoi fare.
Sei una bimba sveglia.
Ti amo, sorellina,
Cathy.
 
 
Stupidi occhi! Collaborate!!
Smettetela di colare!
O se ne accorgeranno anche con tutto il trucco del mondo! Urlai a me stessa.
Sigillai ogni lettera in una busta differente, con sopra scritto in bella calligrafia «Per Isabella» e «Per Mamma e Papà».
Sorrisi tra i singhiozzi.
Sarebbero stati bene. Ne ero certa.
Guardai il terzo ed ultimo foglio.
Avrei dovuto farla?
Probabilmente no.
Così sarebbe stato convinto che non lo amavo e sarebbe andato avanti.
O avrebbe creduto che era per colpa di ciò che aveva fatto che mi ero uccisa, anche se sapeva bene che era già nei miei progetti.
Probabilmente lo aveva visto un giorno mentre cercava nella mia cartella qualche libro, il foglio con la lista, i punti...chissà se avrà pensato che lo stavo usando...all'inizio non ci pensavo nemmeno...dopo...le cose si sono complicate.
Maledetta lista.
E forse credeva che quella rivelazione fosse stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Sbuffai e presi la penna.
 
Lettera 3:
 
Caro Alex,
ti amo.
Ma forse già lo sapevi.
Ti chiedo solo una cosa: non autocommiserarti e va' avanti.
Non è colpa tua...e sono sincera.
Tu hai solo reso i miei ultimi giorni più lieti.
Ti amo e lo farò sempre, ma ora vai avanti e dimenticami, come faranno tutti.
E consola Carol.
Non le go scritto niente perché a lei non ho nulla da dire.
Le ho già detto che le volevo bene. Ed è un'amica fantastica.
E, ti chiedo ancora un ultimo favore, perché io mi fido di te, porta i miei saluti al mio amico Dave il preside.
Digli che gli ho voluto bene.
Alex?
Ti amo. Con tutta l'anima. Per sempre. Cathy.
 
Scrissi in bella grafia, anche se un po' tremolta, anche su questa a chi era destinata: Per Alexander Andrews.
 
Sospirai.
Ora ero pronta per andare.
 
“CAATHY! LA CENA!”
 
Mi alzai.
Quella sera fui particolarmente gentile con tutti e prima di andare a letto diedi pure il bacino della buona notte a tutti, che mi guardarono basiti, forse in modo positivo, ma pur sempre shoccati.
Mi distesi sul letto e chiusi gli occhi.
 
Quella notte non feci sogni.
Né incubi.
Semplicemente nulla.











 
Angolino Autrice!
Gionooo! Lo so che vorreste picchiarmi...che ritenete questo capitolo nemmeno un vero capitolo ma solo due lettere del cacchio messe lì per far aumentare il numero di chapterini, ma vi assicuro che è di gran peso...insomma, è la conclusione di un processo emotivo importante, fa ammettere a Cathy le proprie colpe e quelle degli altri...nel corso della storia ha subito molti cambiamenti...all'inizio non si sarebbe mai sognata di scrivere una cosa simile ed aveva detto per esempio che non avrebbe salutato Carol di persona, cosa che invece ha fatto, dimostrando coraggio anche, e che quindi palesa il divario che c'è tra quella Cathy chiusa e stronza iniziale (la maschera) con quella che accetta sé stessa e gli altri, anche addossandosi colpe dolorose (l'anima).
Insomma, per me segna la fine di un processo di maturazione duro e doloroso che è alla base della storia.
Spero che anche voi abbiate visto quello che ho visto io e mi auguro soprattutto che sia riuscita ad emozionarvi.
Domani posterò l'ultimo capitolo, e Mercoledì chiuderò la storia con l'Epilogo.
Se voleste lasciarmi una recensione...fate pure! Giuro che non mordo! ^.^
Ok, ho reso questa nota depressiva e formale...uhhh madonna du carmine!
Sembro il mio prof di filosofia....che tra l'altro stimo molto....
Grazie a StellaDelMattino per aver recensito lo scorso capitolo e chi mi segue/Preferisce...
in ogni caso farò i ringraziamenti seri nei prossimi capitoluzzi!
 
Baci a tutte/i, Giulia ;-*

Ps: vi metto un'immagine..ok, un po' di immagini di Alex (mi raccomando, non sbavate...come sto facendo io eheh) e un'altra di Cathy, dopo aver cambiato pettinatura:

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che ne pensate?????
Ancora ciauuu

Ps: per altre immagini visitate il mio account Fb o la mia pagina Fb (trovate gli indirizzi nel mio account Efp.) Thanks.

 

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Capitolo 9
*** La Fine di tutto. La Fine di noi. ***


Gioooorno....o meglio....seraaaa! ok, premetto col dire che sarà un capitolo luuuuungo! (Guardate quanto è piccola la barretta di scorrimento! :D) Sono 7 pagine di file di testo....mi dispiace, non avevo proprio cuore di spezzarlo in due XD
Spero davvero che vi piacerà! Non ho idea se sia venuto bene o male! ç.ç Ok, ora vi lascio leggere! Ci vediamo in fondooo!
Giu





La Fine di tutto. La Fine di noi.
 
Lista Completata.
Suicidio in Corso...

 
12 Dicembre
Mi svegliai alle 7 del mattino di Domenica.
Ergo, non volava nemmeno una mosca.
Il silenzio era quasi un pesante mantello che mi opprimeva il cuore.
Significava che nessuno sapeva, che nessuno immaginava, che nessuno mi avrebbe fermata.
Non volevo dover dire addio a nessuno.
Volevo solo avere una silenziosa morte. Volevo solo essere dimenticata, cadere nell'oblio del silenzio.
 
In dieci minuti fui pronta e avevo anche posizionato le lettere in bella vista sulla scrivania.
Rimasi a fissarle per un pochino. Quelle erano le uniche cose che sarebbero rimaste di me.
I ricordi sbiadiscono. Le persone scompaiono e alla fine nessuno più sa chi sia stata Catherina Deviria.
Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro.
Volevo che l'odore di casa mia mi restasse profondamente impresso nella mente anche da trapassata.
Sapeva di dolore nascosto e carta stracciata.
Aprì la porta ed uscì.
 
Mi era sempre piaciuto sentire il vento sulla pelle, sembra di...stare, come dire,...volando...di essere in pace con sé stessi.
No, io lo ADORAVO.
Ero lì, con le braccia aperte e il volto disteso dalla calma.
Avrei potuto arrivare e buttarmi subito, ma...volevo godermi gli ultimi attimi di pace, prima della morte.
Gli ultimi attimi prima dell'oblio.
Sarei morta nel silenzio.
E poi...la fine di tutto.
Suonava così pretenzioso, così ridondante. Eppure era semplicemente la verità.
Una folata di vento più forte e gelida mi fece rabbrividire di piacere.
L'acqua del fiume mi avrebbe congelato le ossa e spento la mente. Forse era la cosa migliore.
Non volevo aprire gli occhi mentre cadevo, volevo solo schiantarmi, senza l'ansia del: fra quanto?
Nel mentre dell'attesa del mio stato di pace completa, il cervellino sadico si mise ad analizzare tutta la mia vita. Fotogramma per fotogramma. Persona per persona. Sentimento per sentimento.
Stupido cervellino bastardo.
Avevo deciso di farla finita, perché doveva torturarmi ancora con le mie svariate macchie?!
 
Mia sorella maggiore...così bella e così buona. Io l'avevo uccisa. Era colpa mia.
Mia sorella minore...così piccola e così uguale a me, pestifera. Io l'avevo distrutta dentro.
Mia madre, da cui avevo ereditato la mia testardaggine...donna forte e coraggiosa...una che vinceva. Che ancora si torturava per lei. Colpa mia. Se fossi morta io quel giorno non avrebbe mai incolpato sé stessa.
Mio padre...duro fuori, dolce dentro. Lui era il mio papozzo. E avevo distrutto anche lui.
Mio nonno...così lontano nei miei ricordi, ma così vivido nei miei sentimenti. Lo avevo perso. E non avevo combattuto perché venissero rispettate le sue volontà. Che vergogna. Mi ero semplicemente seduta ad aspettare la mia di ora.
Il mio Preside, Dave,...così...insegnante! Avrebbero dovuto fare una categoria a parte, staccata dagli esseri umani, con il nome di Homo Insegnantus Torturatores Studentorum.
Mi diedi mentalmente il cinque da sola per aver usato (si fa per dire) il latino.
E poi c'era...Alex. Colui che avevo ferito e distrutto più di tutti.
Colui che più mi aveva amato e che da quel giorno non sarebbe mai più tornato lo stesso.
Che per me aveva litigato con il padre, aveva costretto il povero (si fa per dire, ho lo strano sospetto che per lui non fosse la prima volta, ma, dettagli...) Carlo ad uccidere, mi ha rivelato il proprio amore, aprendomi il cuore...e che io ho calpestato.
Lo so che sono stata malvagia, ma, in mia difesa vorrei dire che,...l'ho fatto per lui.
Ho tolto via tutto in un botto, senza prolungargli la sofferenza.
Era il minimo che avrei potuto fare per liberarlo da me. Glielo dovevo.
A volte odiare è il mezzo più facile per dimenticare il dolore di aver amato una persona.
Mi sta anche bene se per per il resto dell'esistenza mi ricorderà come una mostro, a patto che si ricostruisca una vita.
Lo amo e desidero che lui sia felice...anche senza di me.
 
Respirai a fondo.
Era tempo.
Aprì gli occhi e mi issai sul parapetto bello spesso di pietra, o ci provai.
Stupidi ponti di Torino, non potevano essere più facili come punti fondamentali per suicidio, più sottili e bassi?! Ci avrei messo una vita anche solo per scalarlo!
Quando finalmente, dopo varie ed estenuanti, si fa per dire, peripezie, finalmente fui sopra.
Avrei voluto intonare l'inno della vittoria, ma avrei potuto destare curiosi. E non ero per niente dell'umore adatto.
 
E i cieli si aprirono per intonare il canto di gloria...Aaallelujaaaaa!! Aaaallelujaaaa!!!
Ok, basta pensieri idioti, qui siamo per fare la storia dei Deviria, non per divertirci!
 
Sorrisi e stavo davvero per prendere il respiro a cui sarebbe seguito il tuffo da campionato olimpico, con tripla piroetta, carpiato, rotazione di 478563 gradi, spaccata, salto in lungo e per finire tuffo in entrata in acqua a bombazza, ad occhi rigorosamente chiusi, quando sentì una sgommata e frenata annessa.
Aprì gli le palpebre di scatto e non osai voltarmi.
Non volevo essere fermata. Ero una persona spregevole e lo meritavo.
Se fossi rimasta li avrei macchiati ancora di più.
Li amavo troppo per fargli una cosa del genere.
Dovevo buttarmi! ORA!
Portai una gamba avanti, sostenuta dal vuoto, stavo per posare tutto il mio (in)delicato peso su di essa, per inanellarmi nel vuoto, quando una mano mi afferrò e quasi mi fece schiantare dalla parte opposta del ponte, sull'asfalto.
Sbarrai gli occhi e riuscì a rimettermi in posizione retta sulla balaustra, anche se una mano ancora mi tratteneva.
La mia mente divenne un'enorme lampadina, rossa e urlante, che diceva “BIIIP BIIIP BIIP SCAPPARE TUTTI!!! PERICOLO DISTRUZIONE VOLONTÀ SUICIDIOOOO!!! BIIIP BIIIP BIIIIP!
E tra tutte le persone che avrebbero potuto esserci davanti a me, si presentò l'unica per cui avrei davvero mollato tutto. Non andava affatto bene.
Lo avrei ucciso dentro di questo passo.
Alex.
Ringhiai e strattonai, ma non mi mollava.
Era serissimo, quasi...arrabbiato.
Non avevo coraggio di aprire bocca. Temevo che sarebbero uscite le parole che non volevo dire, la mia resa.
Aveva gli occhi lucidi e gonfi...le occhiaie.
Quei bellissimi occhi sembravano allucinati dal dolore e dalla paura.
Fitta di senso di colpa.
Strattonai di più e questa volta ci riuscì.
Velocemente mi voltai di nuovo verso il fiume e mandai al diavolo il tuffo olimpionico. Sarebbe andato bene anche solo buttarsi così.
Ancora una volta lui mi fermò.
Anzi, salì accanto a me.
“Dove vai tu vengo anche io.” disse risoluto.
Lacrime copiose scendevano dai miei occhi. Ma quei due stronzi stavano sempre a lacrimare?!
Non osavo girarmi a vedere chi altri ci stesse fissando.
Sapevo che la macchina era del preside. Noi non ce l'avevamo.
Ringhiai di nuovo.
Era l'unico modo in cui potevo esprimere il mio dissenso senza dover parlare...e dire cose sbagliate.
Diedi un'occhiata veloce all'acqua che scorreva sotto di noi.
Sapevo che non mentiva.
Se mi buttavo io lo faceva anche lui.
Brutto Traditore! Come potevo salvarlo da me se non me lo permetteva?!
“Come hai fatto a trovarmi?” sussurrai.
Eravamo davvero vicini.
“Ti conosco come conosco me stesso.”
“Va' via.”
“Tu scendi, allora.”
“No!” ringhiai.
“Allora rimango.”
“Vaffanculo! Sto tentando di salvarti non lo capisci, brutto idiota?!”
“E da cosa?”
“DA ME!” urlai piano “IO SONO MARCIA! E STO INFETTANDO ANCHE TE! LO VUOI CAPIRE! DEFICIENTE!”
Mi fissò per un attimo.
“Non è stata colpa tua. Di nulla.”
“È sempre stata colpa mia! La catena di eventi l'ho innescata io e ho pure peggiorato le cose!”
Scosse la testa.
“VATTENE! IO NON TI VOGLIO QUI!”
“Non senza di te.”
“Impiccati!”
“Non senza di te.”
“Devi rifarti una vita senza di me.”
“Impossibile. Senza te sono nulla.”
“Frase sdolcinata che non vuol dire niente! Lo vuoi capire che il lieto fine esiste solo nelle favole?!”
“Non è vero. Noi siamo il nulla. E lo siamo insieme.” sospirò “Ti prego...non spezzarmi di nuovo.”
Sbarrai gli occhi.
Non poteva dirmi quello...io...io...come poteva farmi una cosa del genere! Come poteva spingere sui miei sensi di colpa! Era per causa loro che ora ero lì!
“Non posso continuare a vivere. Ho troppe colpe. Sono un mostro! Io lo MERITO!”
“Non è vero.”
“Stupido ragazzo testardo amante delle cause perse! CRESCI! La vita fa schifo e non puoi sempre salvare tutti!” gli sbraitai in faccia, ma lui non si mosse di un millimetro.
Non volevo essere salvata!
“Ti prego...” questa volta era il mio turno di sembrare patetica “...almeno una volta...lasciatemi fare la scelta giusta...lasciatemi morire...io voglio solo...sparire...io...”
“Non voglio! Non è la cosa giusta! Farai solo soffrire di più!”
“Sì, ma poi si...vi dimenticherete di me e sarete finalmente felici! VI STO LIBERANDO!”
“No, ci stai condannando a una vita da soli e di rimorso.”
Stava parlando di sé stesso.
Scossi la testa. Possibile fosse tanto cieco? Io spezzavo, rompevo, distruggevo. Non creavo nulla né potevo guarirlo. Non ne ero capace.
Mi fissava, semplicemente. Come se fossi una cosa meravigliosa. Il suo Santo Graal personale.
“Per colpa mia due persone hanno perso la vita, e molte altre hanno rovinato la loro!” gli puntai un dito sul petto.
“E tutto per causa mia! Io MERITO di morire!” sussurrai decisa.
Non mi avrebbe fermato.
“Diventeranno tre se lo farai.” affermò, più disperato che risoluto.
“Sarò morta quando accadrà.” dissi, con una freddezza che non avevo.
“E io con te. Ti perseguiterò per sempre!”
“E chissene frega!” sembravo insensibile alle sue suppliche.
Ne ero quasi felice. Odiavo l'idea.
Rimanemmo in silenzio per un attimo, a fissarci i piedi, ben piantati sulla balaustra.
Da una parte l'acqua, rinfrescante, purificante, dall'altra il duro asfalto, che non mi avrebbe mai permesso di volare, che mi avrebbe ancora legata ad un mondo che mi sputava addosso solo dolore e rimorso.
La scelta era facile. Allora perché non mi muovevo di un millimetro? Non volevo che lui si sacrificasse per me. Avevo già la coscienza abbastanza sporca.
Sapevo che ci stavano osservando, ma non men ne importava affatto.
“E io ti ho spinto addirittura ad uccidere! Sono una maledetta stronza manipolatrice!”
“Non mi hai costretto tu! E poi io ti ho obbligata a venire da me ogni santo giorno aspettando che tu ti innamorassi follemente di me! Ti ho ricattata!”
“Non c'è paragone!”
“Infatti. Sono io che merito di morire. Ho ammazzato!” esordì lui.
Lo fissai un attimo. Era sempre bellissimo. Era tremendamente serio. Non scherzava.
Mi voltai verso il fiume, ignorando la sua figura, praticamente attaccata al mio fianco.
“Stronzo.”
Sorrise.
“Ti starò sempre attaccato al culo.”
Sbuffai, furiosa.
“Fallo per me.” sussurrò all'improvviso.
“Mi ami. Lo so. L'ho letto.”
Mi infuriai.
“Avresti dovuto farlo dopo!” frase sbagliata, forse potevo ancora... “E POI ERANO SOLO MENZOGNE! CREATE PER NON FARTI SOFFRIRE! PERCHÈ NON TI SENTISSI IN COLPA! VUOI LA VERITÀ? BENE! IO NON TI AMO! NON PROVO NULLA PER TE SE NON PENA! GUARDA A CHI TI SEI LEGATO! COSA HAI FATTO PER UN AMORE IMPOSSIBILE E STUPIDO! IO NON TI AMO E NON LO FARÒ MAI!” tentai di calmare i nervi “Non saresti dovuto venire. Non hai fatto quello che ti avevo chiesto!”
“E TU AVEVI PROMESSO!” urlò Alex
“Avevi promesso!” ripeté.
Sentì un singhiozzo acuto e poi un sussurro “Ce lo avevi promesso.” la voce femminile dietro di me.
Carol. Maledì il suo udito finissimo.
Ma non mi voltai nuovamente.
Non volevo vederla, vedere il suo sguardo triste, lei era così delicata, così dolce...non potevo vederla distrutta per causa mia!
Se li avessi visti, tutti lì, avrei ceduto.
Così, per evitarli mi spostai su di lui. Grosso errore.
Nel suo sguardo trovavo dolore...la sua anima si era rotta...lo potevo vedere, lo potevo sentire dentro di me. Ed era doppiamente straziante.
Provava quasi male fisico. Tentava di trattenersi dal lasciarsi cadere. Non voleva ancora demordere.
Forse una piccola parte di lui sapeva, sperava che mentissi.
Ma ero una buona attrice e quando i suoi occhi incontrarono i miei quella sua speranza si spense. Lo vidi.
Perché gli occhi stessi si erano spenti.
Sembrava uno zombie.
Quanto male potevo ancora fargli? A quanto pareva non c'era fine.
Era così...maledettamente...difficile...mentirgli. Lui che mi leggeva dentro. Lui che mi amava.
Avevo ferito di più lui in quel momento che in qualsiasi altro momento da quando ci eravamo conosciuti.
Lui era venuto lì perché pensava che io ricambiavo, perché sperava di potermi amare liberamente.
Lo vedevo, si chiedeva cosa avesse sbagliato, si stava incolpando.
Come potevo ancora essere lì? Mi avevano salvato solo per soffrire di più!
BASTA! Doveva finire quella storia.
Mi rivoltai verso di lui e lo spinsi verso l'interno, verso l'asfalto, verso la vita, sperando che cadesse, invece riuscì a riprendere l'equilibrio. Ma non c'era tempo per pensare a lui.
Ero ad un divario. Tra vita e morte. Tra felicità mia e degli altri.
E per una volta, decisi di non essere egoista. Volevo liberarli.
Perché li amavo. Tutti.
Perché amavo lui.
Presi slancio e finalmente sentì l'aria e il vuoto. Rimasi sospesa, un attimo...e poi crollai.
Urla da sopra, sempre più lontane, sempre più disperate e due braccia forti si avvolsero attorno a me. Mi aveva seguita.
“Io non ti lascio...” sussurrò tra le lacrime.
Pensai che era un'idiota.
Anche le mie lacrime caddero, rimasero sospese nel vuoto sopra di noi, mischiandosi alle sue, come i ricordi dei momenti felici.
Alla fine ero riuscita a trascinarlo nell'oblio insieme a me.
Per un secondo il tempo si fermò e ci guardammo negli occhi, amandoci un'ultima volta.
Aveva sempre saputo che mentivo, dentro di sé. Lui mi conosceva. Lui era parte di me. Come avevo anche solo pensato che non avrebbe capito? Come potevo credere di potergli nascondere fino all'ultimo la mia anima?
Lo baciai e lui ricambiò, leggero.
Annusai il suo profumo meraviglioso. Me lo sarei portato dentro, come parte di lui.
“Ti amo” sussurrai, e il tempo riprese a scorrere normalmente.
Aspettai di sentirmi soffocare dall'acqua, di sentire il mio corpo schiantarsi.
Di sentire la mia anima finalmente distrutta.
Di sentire i nostri cuori fermarsi insieme.
 
Qui riposano...
...coloro che amano...
 
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Ma non successe. Il destino è infame, forse più della morte stessa.
 
“Capitano! Venga! Due giovani sono appena atterrati sul ponte della nave!”
“Due cosa? Dove? Ma sei sicuro di quello che...”
“Venga! Venga!”
 
Il corpo di Alex si piegò sotto di me e per un attimo sentì tutto sobbalzare dentro di me, di noi.
Ripresi a respirare, dolorosamente. Tremavo.
Aspettai che lo facesse anche lui. Ma non accadde.
Temetti che fosse morto.
Che ironia, non ero io quella che voleva ammazzarsi?
Pregai che non fosse così e giurai che non lo avrei mai più lasciato se fosse sopravvissuto.
Ti prego Dio...ti prego...io lo amo!...giuro che non lo lascerò mai, mai, mai più!
Mi alzai dal suo petto e lo fissai.
Forza...dai...
Mi piegai sul suo viso.
Non andava affatto bene...diedi un pugno al suo petto, quasi con rabbia.
Non poteva lasciarmi lì, da sola!
“Stupido! Se tu non fossi così idiota ora saresti lassù e saresti vivo!” gli urlai, altro pugno “Stupido masochista! Io meritavo di morire! E invece tu mi dai altre colpe! Non ti azzardare nemmeno lontanamente a lasciarmi qui! È anche colpa tua!”
Pugno, pugno, schiaffo, pugno.
Ormai ero disperata.
Le lacrime inzuppavano i suoi vestiti che coprivano ancora il corpo caldo.
Posai le mie labbra sulla bocca semiaperta di Alex e, tra gocce salate, che probabilmente ora gli stavano finendo in bocca, gli diedi la mia aria, gli offrì la mia vita in cambio della sua, e ad ogni boccata un pugno. Perché lo amavo. Perché soffrivo. Perché lo odiavo.
Non POTEVA morire, ero io a ribellarmi! Io lo avrei costretto a tornare qui.
“RESPIRA STUPIDO!” gli urlai e gli assestai uno schiaffo da rigirargli la testa.
Tossì e riprese a respirare, alzando il petto e sbarrando gli occhi per il dolore. Gli ero atterrata addosso da almeno 15 metri.
Lui aprì gli occhi e si portò una mano al viso, con uno sguardo da “Ahia”.
Io aprì gli occhi che non mi ero nemmeno accorta di aver chiuso. E respirai. Da quant'è che non respiravo? Intendo per DAVVERO, perché ero davvero felice? Da quant'era che il mio spirito non provava vera felicità?
Ci fissammo, trattenendo mille parole, mille grida, mille pensieri, e guardammo l'imbarcazione.
Eravamo crollati tra una marea di reti sul ponte di un peschereccio.
Sorrisi.
E poi gli tirai un altro schiaffo.
“Ma...perché?” era esterrefatto.
Mi alzai in piedi e con tono melodrammatico gli puntai un dito contro.
“NON TI AZZARDARE MAI PIÙ A TENTARE DI MORIRE!”
“Solo se anche tu lo farai! E poi non volevi morire?!”
Sbuffai.
“Ormai è tardi!”
“E perché?”
“Perché un'idiota mi ha fatta innamorare e mi ha ripescato dallo schifo di mondo in cui speravo di morire sola!”
“Già, un vero idiota.”
“Assolutamente.”
Allungò un braccio e mi costrinse, o meglio, mi lanciai su di lui, e ci abbracciammo, stesi.
“Puzzeremo di pesce per sempre.”
“Abbiamo tempo per lavarci dopo....e insieme.”
Lo baciai. “La cosa mi piace.”
 
I marinai ci guardavano con la mascella che toccava terra.
Li salutai allegra.
Ok, lo so, i miei sbalzi di umore sono orribili.
“Ehi, non è che potreste portarci a terra?”
Il più vecchio si riprese dallo stato di shock e annuì, ancora stranito.
“Ottimo!”
 
“COME DIAVOLO TI È VENUTO IN MENTE DI MOLLARMI DA SOLA QUI CON QUELL'OCA DI ALISA IN CLASSE?!”
Urlava Carol tra le lacrime e gli abbracci compulsivi.
“Non ce la facevo più.”
“M-ma...e io?! Stupida donna!” era a due centimetri dal mio orecchio ma continuava ad urlare. Avrei voluto picchiarla. Ma per ovvie ragioni mi trattenni.
“Brutta egoista! Io sola qui e tu lassù con gli amori della mia vita! Michael Jackson, John Lennon e Elvis Presly! Stronzaaa!!!!”
Risi. “Uhhh sì una bella orgia!”
Alex mi lanciò uno sguardo tra l'omicida e il geloso allo stato estremo.
Mi piaceva provocarlo. Mi piaceva punto.
“Vaffanculo!”
“Anche io ti voglio bene!” dissi ridendo.
“Loooo sooo, anche iooooo!” e riprese a piangere senza mollarmi.
Dopo 15 minuti riuscì a riprendere possesso del mio corpo.
 
Affrontai uno ad uno i miei draghi.
Non vi mentirò. Fu davvero dura, a volte avrei voluto essere morta piuttosto che dire a mia madre certe cose, eppure, nonostante le sapesse già per aver letto le lettere, mi ascoltò senza dire una parola.
Fu la cosa più difficile che avessi mai fatto...sì, anche più di lasciare Alex.
Però ora ci capivamo e...mi accorsi di esserle più simile di quanto immaginassi.
Anche io ero scappata dai problemi e avevo preferito prendere la strada più facile, la morte, piuttosto che tentare di fare qualcosa.
Ma da quel giorno non avrei fatto più la codarda.
 
“Vieni a casa con me?”
“Emh...”
“Ho un bagno superspaziale con l'idromassaggio.”
Non potevo rifiutare allora.
Sorrisi e gli diedi un bacio a stampo come risposta.
Sorrise anche lui.
“Cathy?”
Mi voltai.
“Sì?” chiesi al tappo davanti a me.
“Io ti voglio bene.”
“Anche io topo.”
“Cathy?”
“Sì?” chiesi di nuovo.
“Tu non te ne andrai come lei, vero?”
Scossi la testa. “Non contarci, sono a questo mondo per renderti la vita impossibile!”
Mi abbracciò le gambe.
“Ne sono felice!”
Non versò nemmeno una lacrima.
Che brava cucciola.
“Dai vieni.”
 
Così, lo baciai e lo amai.
E non lo avrei lasciato per nulla al mondo.
Nemmeno per i sensi di colpa.
Sbagliato una volta, la seconda ti fai furba.
 
Insomma, come cadere dal cielo e atterrare in piedi...più o meno...diciamo che atterriamo e siamo già fortunati a respirare ancora...ma soprattutto ad essere vivi...ed insieme.
Forse il destino non era poi così male.














Angolino Autrice!
Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!! Siamo alla fineeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!! Lo stress prima o poi mi ucciderà......allora.......cosa ne pensate????
Ammettetelo, per un attimo avete detto: li ha fatti morire?! LI HA FATTI MORIRE! MA LA AMMAZZ....ah, no, ce n'è ancora un altro pezzo....ohhhh......^.^!!!
Eheheh ma quanto sono malefica ^.^???
Cmq....oddio ora mi vengono i dubbi da prestazione.....come sono andata???? La fine vi ha soddisfatte/i???? Devo ritirarmi????? Vi aspettavate di meglio??????? Non ho descritto bene i sentimenti????
Ho fatto schifo???? Sono stata troppo prolissa????? Non era un testo sul suicidio ma una commedia low cost con un cast scadente???? Avete 5 biglietti per un concerto dei Muse e me li volete regalare tutti??? Perché io li accetto... Ah, no vero?...beh, ci ho provato XD Ma accantoniamo la mia passione per i Muse.................
..............................................................
..............................................................
Sul serio, sto andando in pallone!
Credo che mi verrà un infarto!!!!
Insomma, questa è la mia prima long (non troppo long) che concludo e.............insomma ho il terrore che qualcuno mi rida in faccia dicendomi che è il chapter peggiore (e più sdolcinato) di tutta la ff!!!
In ogni caso le critiche le accetto.......poi piango in bagno, certo, ma le accetto.......ç.ç
Coooomunque, il prox sarà l'EPILOGO e poi pensavo di fare delle piccole Extras Stories, su questa ff....momenti belli e brutti del passato e del futuro....magari una giornata tipo di quelle che Cathy e Alex passavano insieme prima della dichiarazione....o....eheh...non vi do altri spoiler....chissà, magari una piccola storiella comica parallela...da vedere se vi piace l'idea!! ^.^
Ok, ho fatto una nota EEEENOOOOORRRRMEEE, come del resto il capitolo!
Nel prox spenderò il tmp per i ringrazieenti, fatti per bene!
Baci Giulia

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


Epilogo.
 
Se ci fossero punti questo non sarebbe un Epilogo! Mi sembra ovvio!
Ragazze...state perdendo colpi eheh...ma vi voglio bene lo stesso!


6 Mesi dopo.
Mi stiracchia nelle coperte.
Mi voltai e vidi che anche Alex era sveglio.
Stava parlando al telefono. Lo abbracciai e posai il viso sul suo petto nudo. Mi accarezzò il capo.
“Sì, sì...è stupendo!” ...attesa... “Ci sentiamo. Aggiornami.”
Chiuse la chiamata e mi guardò, con un sorriso da un orecchio all'altro.
Lo guardai sospettosa.
“Hanno chiuso il caso e in pratica hanno fatto finta di non aver mai trovato i bossoli, o meglio, li hanno ricollegati a qualche criminaluccio.”
“C-cosa...?”
“Sapevano bene che genere di persona era e perfino loro avrebbero voluto farlo fuori...diciamo che hanno dato colpa alla Mafia o ad un'altra organizzazione criminale, tanto già quello spacciava droga, era anche facile che fosse stato ucciso per qualcosa legato a quello, eheh.”
“Uf, certo che i poliziotti sono più lunatici di una donna incinta!”
Rise.
“Hai sentito Dave?”
“Sì” risposi, e diedi un bacetto veloce al suo petto caldo. Fremette.
Quanto mi piaceva provocarlo! Lo so, sono bastarda dentro.
“Sai, potrei quasi essere geloso del fatto che vi conoscete così bene da chiamarvi per nome”
Ridacchiai e gli accarezzai il fianco.
“Scemo...non ti tradirei mai con lui....al massimo con Carlo!”
Fece una faccia fintamente sconvolta. “Mmh, allora mi dovrò impegnare di più con te...”
Disse alludendo a cose ben poco caste.
“Comunque sì, sta benone. La moglie ha appena partorito il secondo figlio, e...”
“E?”
“Hanno rinnovato i fondi per il liceo. Una donazione anonima ha rimpinguato i loro conti. E a quanto pare una bella minaccia da persone importanti ha fatto anche smuovere il ministero... hanno istituito un progetto per le scuola, che consiste nell'offrire vari viaggi di studio per gli studenti...tutto pagato....dalla ministra ovviamente. E vari altri soldi come sostegno scolastico.”
Alzai lo sguardo, e lui era tutto preso a fissare i soffitti dipinti con ricciolini e punti, come un cielo stellato.
Gli diedi un colpetto.
“Sì, fa' finta di nulla...sbruffone dal cuore d'oro.”
Ridacchiò.
Mi diede un bacio e avrebbe anche approfondito...molto, ma io mi sfilai e lo guardai sorniona.
“Vado a bere.”
Mi guardò con finta delusione.
Sapeva che sarei tornata, ma avrebbe preferito semplicemente che non me ne andassi proprio.
Ero appena uscita dalla mia...nostra stanza di casa mia quando una voce fastidiosa mi perforò le orecchie. Scocciatrice.
“CATHYYYYY!!”
Sbuffai e scesi giù, ritrovandomi nell'enorme salotto.
Mia madre si stava preparando per il suo importante lavoro e mio padre con lei. Ormai erano impiegati nell'azienda del padre di Alex, ma non perché fossero imparentati con me, sia chiaro, quando li ha assunti non lo sapeva nemmeno, ed era successo prima della mia...fase...depressiva, mettiamola così.
E presto anche io avei lavorato con lui, solo che io ero nel suo, di Maxwell, di team, a fare un lavoro leggermente diverso.
Era da mesi che i miei quando erano insieme sembravano una coppia di giovani sposini.
È bello se siete voi, certo, ma se sono i vostri genitori...la cosa è differente....ve lo assicuro.
Stavo per defilarmi per evitare di vederli tubare, quando Carlo dal fondo della stanza, mentre giocava con la piattola mi richiamò.
Ok, non avevo scampo. Se fossi fuggita quello mi avrebbe rincorsa e con i muscoli che aveva mi avrebbe presa di peso e riportata indietro. Allora, perché sprecare energie?
“Cathy! Cathy! Guarda cosa ho trovato!” urlò al settimo cielo Isabel.
E Carlo mi passò un mp3 e delle cuffie.
Assottigliai lo sguardo e lei fece la faccina innocente.
Ormai avevo abbastanza soldi per comprarmi tutta la fabbrica, ma quello era un regalo...il famoso regalo di Carol (che tanto per fare uno scoop, vi dico che ora sta con il bello e inaspettatamente giovane Carlo...uhhh che carini!).
“Ohhh, ma guarda! Ma non lo avevi buttato.”
Mi rivolsi a mamma.
Diventò rossa e fece finta di rispondere al telefono.
Ridacchiai.
Lo studiai un po'.
Ormai ne avevo un altro, ma ero certa che ad Isabel piaceva.
Sorrisi tranquilla e glielo ridiedi. “È vecchio e non me ne faccio più nulla.” dissi, facendo la faccia schifata.
Ovviamente non era vero, ma non ero forse un'ottima attrice?
I suoi occhi si illuminarono e mi saltò addosso.
Per un attimo rimasi shoccata, ma poi ricambiai la stretta.
Sentì la porta aprirsi e richiudersi.
Carlo si alzò in piedi di scatto e una Carol raggiante si ritrovò davanti alla porta.
Due secondi netti e quei due erano incollati.
Alzai gli occhi al cielo.
Avevamo dato, o meglio, io l'avevo fatto, le chiavi della nostra nuova casa anche a Carol.
Carlo e Carol....uh, per carità, condividevano pure le lettere! Letteralmente inseparabili!
Questi due si sarebbero sposarti, ne ero certa...
Mi venne in mente me e Alex.
Sapeva che voleva farlo...avevo visto, per caso l'anello e il discorso...e per caso lo avevo letto. Lo avrebbe fatto dopo aver finito la scuola.
Tutto per caso...Carlo non c'entra nulla...e nemmeno Carol...parola di scout!

Vi ho mai detto che non sono mai stata uno scout? Beh, ora lo sapete. Eh, infanzia triste.
Eheh.

E poi Carol si fiondò anche su di me e così fui tra due morse.
“Ook, ora dovrei tornare sopra...e magari respirare!”
“Cathy?”
“S-sì?” chiesi titubante. Il suo sguardo allucinato non mi piaceva.
Laciai uno sguardo ad un Carlo gongolante, chiedendogli implicitamente se gli avesse fornito dell'LSD.
“Vorresti farmi l'onore di essere la mia damigella d'onore?” chiese solennemente.
La mia mascella cadde.
“WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!”
Urlai.
Alex si precipitò giù, allarmato.
“Tutto ben...?”
Fissò me e Carol fare una danza strana. E sbarrò gli occhi.
“Hai dato loro dell'LSD?” chiese a Carlo che rideva, mentre faceva la proposta anche a lui, di essere il suo “damigello”, cioè...volevo dire testimone...anche perché qualsiasi altra proposta avesse fatto lo avrei preso a calci.
“Ma certo amico!”
“Amore?” Si rivolse a me.
Gli diedi attenzione, interrompendo la nostra, mia e di Carol, raffica di parole.
“Non dovevi solo prendere dell'acqua?”
Sorrisi come una bimba.
“Lo sai che mi piace fare le cose in grande!”


3 Anni dopo.
“Amoreee!”
“Sì, sì arrivo! Che stress!” sbuffai “Sono enorme!”
Rise.
Quello stronzo stava ridendo!
Mi venne ad aiutare.
Con quel pancione non riuscivo a fare nulla.
“Allora, come la chiameremo?” chiese con lo sguardo fisso su di me.
Alexander.
“Uffa...non ne ho idea!”
“È una femmina...che ne dici del nome di tua sorella.”
Trattenni il fiato, shoccata da quella proposta.
Ci guardammo intensamente.
Sorrisi. “Va bene. Vada per Ginevra.”
“Saremo costretti a soprannominarla Ginny.”
“Già e il suo ragazzo Lancilotto.”
Rise. “Ci odierà.”
Scrollai le spalle. “E le passerà.”
Mi abbracciò.
“Ti amo.”
La bimba scalciò.

“Anche noi.”











 
 
Angolino Autrice!!!!
Ehiii Siamo ormai proprio agli sgoccioli più sgocciolosi.
Eheh, lasciando da parte le mie battute di dubbia ilarità...Ecco a voi l'Epico Epilogo!!!
Happy Ending I LOVE YOUUU!!!
Inoltre pensavo di fare una raccolta di extra....spero che avrete voglia di passare anche di lì!
………
 
E ora...the Thanks!
 
Ringrazio Chi mi ha seguita:
Like_The_Moon e StellaDelMattino! Graaazie!
 
Ringrazio Chi mi ha Preferita (La storia, eh, non me U.U):
StellaDelMattino!! Graazie!
 
Ringrazio Chi ha recensito:
Black Beauty (che ormai mi stalkera con amore ^.^....come farei senza di lei??)
StellaDelMattino (che ha recensito tutto (capite???)! Applausoooo!! )
Like_The_Moon (che è stata la prima a scovare questa cosa ed è stata sempre gentilissima! Graaziee!)
 
Ed infine, ma non meno importanti, a tutti coloro che hanno letto!!!
Grazieeee!!!
 
E tantissimi baci a tutti!!!
 
Giuliette!
 
 
 
 
 

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