Promise...

di Cherolain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Promise!? ***
Capitolo 2: *** Il primo incontro ***
Capitolo 3: *** Domande domande e...niente risposte! ***
Capitolo 4: *** Serata angelica ***
Capitolo 5: *** Incontro non molto fortunato, solo in un certo senso. ***
Capitolo 6: *** Sorpresa di compleanno, parte prima. ***
Capitolo 7: *** Quando il compleanno diventa fantastico! ***
Capitolo 8: *** Esami G.U.F.O. ***
Capitolo 9: *** A casa Black... ***
Capitolo 10: *** Casa, amara casa. ***
Capitolo 11: *** Casa, dolce casa. ***
Capitolo 12: *** La vera natura di Tom. { A Riddle Manor} ***
Capitolo 13: *** Regulus viene a fare visita a Riddle Manor... ***
Capitolo 14: *** Nuovo anno ***
Capitolo 15: *** Tornando ad Hogwarts... ***
Capitolo 16: *** Bianco o nero? ***
Capitolo 17: *** Dromeda e la McGranitt. ***
Capitolo 18: *** Quel buffone di Silente ***
Capitolo 19: *** Il Ballo ***
Capitolo 20: *** Avviso :) ***



Capitolo 1
*** Promise!? ***


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Ciao a tutti ragazzi! L’ispirazione di questa storia mi è venuta ieri sera, rileggendo la Camera dei Segreti. Rifacendo il punto. Siamo nell’Era dei Malandrini, Voldemort ha 23 anni. Le sorelle Black non sono tre ma quattro. Il Signore Oscuro ha chiesto la mano della più piccola, Jessie. Non svelo altro. Vi lascio al primo capitolo. Un bacio e…fatemi sapere come è questa idea! In poche parole…RECENSITE!

 

 

Promise

 

 

 

Primo Novembre. Una ragazza correva verso la Sala Grande, in ritardo. I capelli lunghi e corvini le sbattevano sul viso, ma non ci faceva caso. Le sue sorelle l’avrebbero come minimo uccisa. I suoi occhi quel giorno avevano una sfumatura tendente al verde. Con le guance rosate, cosa molto strana visto che la sua pelle era chiarissima, arrivò con un balzo al tavolo dei Serpeverde.

<< Scusate il ritardo >> disse Jessie Black sedendosi vicino alle sorelle.

Si afferrò di corsa una fetta tostata con pane, burro e marmellata

di arance.

<< Come al solito in ritardo!>> sibilò contrariata la sorella Bellatrix Black, senza neanche guardarla in faccia.

Narcissa Black, la sorella dai capelli biondi, scoccò un occhiata di fuoco verso Malfoy.

<< Ancora non capisco il motivo della vostra ira >>

<< Fai parlare me, Narcissa! Nostra Madre ti ha mandato una strillettera! >>

<< Cosa?! Ma io non ho fatto niente! >>

<< Deve semplicemente avvisarti di un fatto molto importante >> tagliò corto la sorella dai capelli mossi e neri.

Jessie notò che aveva una strana luce d’invidia negli occhi, quindi sarebbe stato un fatto molto piacevole.

<< Buongiorno, cugina!>>

La voce di Sirius Black, nonché il cugino rinnegato e scappato di casa, investì Jessie. Non gli stava per niente antipatico, anzi. Lo trovava molto simpatico. Ma se l’avesse detto davanti alle sorelle come minimo l’avrebbero cruciata. Quindi, la ragazza, si limitò a rispondere al saluto con un sorriso. Prima che Bellatrix, sconvolta, potesse fare domande, arrivò la posta. Uno spettacolo fantastico. Tantissimi gufi planavano con lettere e pacchetti accuratamente incartati. Il gufo di casa Black, Perseus, fece scivolare la strillettera tra le mani di Jessie Black. Subito tutti i ragazzi, anche delle altre Case, si girarono per guardare incuriositi. Molto di rado arrivavano lettere del genere. La ragazza quasi arrossì a vedere tutta quella attenzione.

<< Forse è meglio che…>>

<< Niente ma! La devi aprire ora!>>

<< O-ok… >>

Con le sue dita affusolate uscì la lettera. Subito la voce di sua Madre occupò la Sala Grande.

Mia cara Jessie, come sai eri promessa al tuo, ormai rinnegato cugino, Sirius Black. Non facendo più parte della famiglia il matrimonio è stato annullato. Oh, tesoro. Non hai neanche idea di chi abbia chiesto la tua mano. La categoria migliore, non c’è dubbio. Noi non pronunciamo il Suo nome. Un onore, è un onore averti, mia cara. Ovviamente abbiamo acconsentito alla tua mano, verrà a trovarti questo pomeriggio. Essendo oggi Mercoledì, il giorno delle visite. Sono così fiera di te e della tua bellezza. Dopo l’incontro vorrò sapere TUTTO. Le tue sorelle, in particolare Bella, ti diranno come ti dovrai comportare. Ti allego una Sua foto.

La lettera, infine, prese fuoco con un sonoro “ POOP”. Vicino a Jessie rimase solo una foto. La ragazza era completamente paralizzata. I Grifondoro, Tassorosso e Corvonero completamente spaventati e sconvolti. I Serpeverde orgogliosi. Al Tavolo dei Professori c’era una certa agitazione. La Professoressa Mc Granitt si rovesciò addosso il caffè. Il Professor Silente si limitava a fissare Jessie con cauto interesse. La povera ragazza? Svenne. Non sapeva neanche di essere promessa a Sirius, figuriamoci al Signore Oscuro.

Si risvegliò in infermeria, un ora dopo. Vicino al tavolo si scagliavano tutte le sue sorelle, compresa Andromeda, una delle più grandi delusioni dei genitori.

<< Come ti senti? >> iniziò dolcemente quest’ultima.

<< Male! Come mi dovrei sentire?! MI AVETE TENUTO NASCOSTO QUESTO!? >>

<< Guarda che è un onore… >>

<< Un ONORE!?! Bellatrix io ho perfino paura di quest’uomo! Inoltre è molto più grande di me! >>

<< Non dire cavolate, il Signore Oscuro ha 23 anni >>

<< Ma… >>

<< Niente ma! Rimettiti in piedi! Ci vediamo tra un ora al dormitorio >> concluse Bellatrix uscendo dall’ infermeria.

Jessie si alzò sbuffando completamente sconvolta, Narcissa la accompagnò verso il dormitorio. Andromeda tornò ferita nel suo dormitorio, Tassorosso.

<< Capisci cosa intendo, Narcissa? Neanche lo conosco… >>

<< Purtroppo certe cose non possono essere cambiate >>

<< Dicono che sia crudele… >>

<< Non devi avere paura, Jessie >>

Le due sorelle rimasero a discutere al dormitorio fino all’arrivo di Bellatrix. Jessie si sentiva leggermente meglio. Aveva deciso di non guardare la foto, si sarebbe sentita troppo male. Ormai erano quasi le cinque, l’ora delle visite. Jessie era pronta. Le sorelle non smettevano di farle raccomandazioni.

<< Non parlare se non sei interpellata! >>

<< Dagli del lei! >>

<< Non toccarlo! >>

A momenti la testa di Jessie Black esplodeva. Di colpo le venne in testa una domanda piuttosto ovvia, sapendo l’età del promesso sposo.

<< Se…se…bè…Lui mi mette le mani addosso? >>

<< Ovvio fattele mettere >> disse ghignando Bellatrix.

<< Bella! Tu sei pazza! Non farti mettere addosso niente >> replicò Andromeda.

<< Dipende comunque dove te le mette >> intervenne Narcissa.

L’orologio scoccò le cinque. Jessie incominciò ad avviarsi nel corridoio.

<< Sbrigati che il nostro Signore è sempre puntuale! >>

<< Si, si vado >>

Un passo le costava enorme fatica. Aveva paura, un gelo si impossessava della sua testa. Era l’Oscuro Signore. Ormai da sei anni tutti lo veneravano per quello che faceva. Uccidere , sterminare. Dicevano che fosse spietato, più dei suoi Mangiamorte. La ragazza cercò di non pensarci. Finalmente superò il corridoio, Pix aveva di nuovo allagato tutto. A dieci metri di distanza si ergeva l’uomo che aveva chiesto la sua mano. Era appoggiato al muro di destra, con una calma innaturale, sembrava quasi un angelo. Aveva dei capelli corvini leggermente mossi e degli occhi…grigi. Era molto alto, molto molto alto. A occhio e croce circa un metro e ottanta. Jessie arrivava a malapena al suo buon metro e sessanta. Appena la vide girò lentamente la testa, iniziò a guardarla intensamente. La stava assimilando. Jessie era in imbarazzo, gli occhi grigi le stavano facendo girare la testa. Non si accorse neanche di inciampare in una maledetta pozzanghera e finirgli spiaccicata sul petto. Porca miseria, non era certo un buon modo per iniziare.

 

 

Allora, come ve ne pare?! Aggiornerò il prima possibile!

 

 

 

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Capitolo 2
*** Il primo incontro ***


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Ringrazio con il cuore chi ha recensito e chi ha messo la storia tra le seguite! GRAZIE!

 Promise…

Capitolo secondo

“ Il primo incontro “

In un baleno si ritrovò spiaccicata sul petto del Signore Oscuro. Guardando il lato positivo ora sapeva che aveva un fisico asciutto e scultoreo. Inoltre aveva un profumo delizioso…Jessie non lo sapeva descrivere. Ma era incredibilmente freddo. Dopo pochi secondi in cui si rese conto della figuraccia, temendo per la sua vita, Jessie si allontanò di un paio di centimetri. Tremando leggermente non riuscì neanche a guardarlo negli occhi. Scivolò di nuovo sulla stessa pozza d’acqua, Lui la afferrò per i fianchi impedendole di scivolare, un'altra volta.

<< Non abbiamo un grande senso dell’equilibrio, direi >> costatò con un sorriso Lui.

<< Io…mi dispiace >>

<< Non fa niente…non avevi gli occhi azzurri, Jessie? >>

<< Cambiano a seconda dei miei…sentimenti >>

<< Quali sono i tuoi sentimenti per ora? >> chiese il Signore Oscuro.

Cosa gli dico pensò Jessie maledizione!

<< Che ne dici di una passeggiata? >>

<< Si, Signor… >>

<< Presumo che non sai come chiamarmi >>

<< Bè… io veramente >> sussurrò mortificata Jessie

<< Intanto dammi del tu, te ne prego >> la interruppe gentilmente

<< Cosa?!… >>

<< Hai sentito benissimo, dai andiamo >> disse facendole un segno.

Il Signore Oscuro sembrava perfettamente a suo agio in quella situazione, camminava vicino a Jessie. Ma decise di non essere troppo precipitoso: la ragazzina quasi tremava. Svoltando il corridoio trovarono il Professor Silente ad aspettarli.

<< Buongiorno, Tom >>

<< Buongiorno, Professore >>

<<  Sono contento che tu abbia trovato la Signorina Black >>

<< Il mio nome non è più Tom >>

<< Giusto, ora ti conoscono come…Lord Voldemort >>

Jessie emise un gemito strozzato a sentire il Suo nome. Sapeva il nome dell’uomo al suo fianco: Tom Orvoloson Riddle. Ma non avrebbe osato chiamarlo per nome in tutti i casi. Sapeva anche il nome con il quale si faceva conoscere: Voldemort. Nessuno lo pronunciava, per paura. Nemmeno lei, assolutamente no.

<< Esatto, Professor Silente >>

<< Non ci sono prove delle tue brutalità, Tom >>

<< Credo che lei vaneggi, Signore >>

<< Purtroppo non posso impedirti di entrare >>

<< Lo vedo… >>

<< Il Ministero ha molta paura di te, Tom >>

<< Non vedo… >>

<< La Signorina Black ha un animo molto sensibile >>

<< Cosa vorrebbe insinuare? >>

<< Niente, dopotutto sono un povero vecchio >>

<< Molto bene, i miei ossequi… signore >> disse Riddle scandendo con odio l’ultima parola e trascinando Jessie Black.

La portò vicino al Platano Picchiatore. Jessie, vedendo il terribile albero, si fermò di scatto. Tom Riddle notò la reazione  e si mise quasi a ridere. La piccola Black si morse con forza il labbro interiore. Mormorando una parolina il Signore Oscuro pietrificò l’albero.

<< Ti spaventa ancora? >>

<< No… >>

<< Allora vieni, sediamoci >>

Si sedettero sull’erba, abbastanza vicini. Jessie Black a momenti tratteneva il fiato. Solo la presenza di quell’uomo la faceva andare in ventilazione. Senza preavviso Riddle prese delicatamente una ciocca dei capelli corvini lucenti di lei. A quest’ultima quasi si mozzò il fiato.

Dai pensò la ragazza sei sempre stata così brava con i ragazzi. Lui è uno come tutti gli altri. Solo che è bello e spietato alla follia.

Dopo queste riflessioni prese il coraggio per fargli una domanda.

<< Perché lei…ehmm…tu hai scelto proprio… me? >>

Tom Orvoloson Riddle sorrise.

<< Vedo che stai prendendo parola >>

<< Scusami non dovevo… >>

<< La tu domanda è molto intelligente, ti avrei vista molto a Corvonero >>

Jessie si limitò a fare un sorrisino. Ricordava il suo Smistamento. Il Cappello voleva mandarla nei Corvonero, per evitare una reazione dei genitori lo pregò per mandarla con le sorelle, nei Serpeverde.

<< Devi sapere che ti osservo dal tuo primo anno, sei molto diversa dalle tue sorelle. Te lo dico come un complimento, non sopporto la gente altezzosa e troppo piena di sé. Quelle persone non avranno un grande futuro nelle mie schiere. Inoltre hai quella freschezza…purezza che ormai è impossibile da trovare oggi >> concluse con tono affabile lasciando la sua ciocca di capelli.

<< Capisco >>

<< Vorrei sapere qualcosa di te, Jessie >>

<< Di me? >>

<< Mi dicono che sei una studentessa brillante, soprattutto in Incantesimi >>

<< Me la cavo… >>

<< La modestia è una grande virtù >>

<< … >>

<< Cosa porti al collo? >> chiese a Jessie indicando una medaglietta.

La ragazza si era completamente dimenticata del piccolo medaglietta di argento.

<< Un regalo per il mio quindicesimo compleanno…di mio cugino Regulus >>

<< Regulus Black? >>

<< Esattamente >>

<< Ottimo Mangiamorte >>

Un lampo di dolore attraversò gli occhi di Jessie Black.

<< Qualcosa ti turba, Jessie? >>

<< No… >>

<< Non mentirmi >>

<< Io bè… >>

<< Riguarda Regulus, vero? >>

<< Si… >>

<< Non devi avere paura di me, Jessie. Tu non  

dovrai mai averne >> dicendo questo sfiorò lentamente la guancia della ragazza.

Jessie si sentì avvampare.

<< Allora cosa ti turba? >>

<< Non dovrei… la mia famiglia >>

<< Alla tua famiglia non interessano le nostre discussioni >>

<< Regulus e suo fratello non si parlano ormai da anni… >>

<< Ognuno sceglie la sua strada, dopo di che non si può tornare indietro>> concluse Riddle.

Aveva un animo gentile quella ragazza, lo sentiva. Nonostante i quindici anni sembrava ancora nell’età dell’innocenza. Tom Riddle era rimasto folgorato appena l’aveva vista. Quando guardava quel volto pallido avvertiva una strana sensazione. Ora era il momento di affrontare l’argomento delicato.

<< Jessie, immagino che saprai già che noi due ci uniremo in matrimonio >>

<< Si… finirò prima gli studi? >>

<< Certamente >>

<< Vorrei sapere se sei contenta di tutto ciò >>

<< C-cosa? >>

<< Lascia stare, abbiamo tutto il tempo per conoscerci. Anche se io ti conosco già molto bene >>

La piccola Black si sentiva molto rincuorata, avrebbe avuto tutto il tempo per conoscerlo. Ma aveva avvertito un brivido nell’ultima frase pronunciata da Lui. Mentre ci pensava non si accorse minimamente di appoggiare la propria mano su quella di Lord Voldemort. Quasi scottata dal quel contatto la levò di scatto, rossa in viso.

Stupida pensò grandissima stupida.

<< Rimetti la tua mano dove era prima, Jessie >>

<< Io… >>

<< Consideralo un ordine se vuoi >> gli disse l’uomo fissandola negli occhi.

Gli occhi di Riddle erano diventati quasi minacciosi.

Jessie Black, timidamente, rimise la mano sopra quella del Signore Oscuro.

<< Posso chiederti una cosa, Jessie? Una curiosità >>

<< Si ehmm…certamente >>

<< Quanto sei alta? >>

<< Un metro e sessanta… diciamo >>

Tom Riddle fece un sorrisetto.

<< Di solito le Black sono molto alte >>

<< … >>

<< Ma personalmente le donne alte non sono minimamente attraenti>> concluse bisbigliando nel suo orecchio.

Jessie quasi quasi stramazzò al suolo, quell’uomo la stava facendo collassare.

Lord Voldemort se ne accorse e, sorridendo, allontanò le sue labbra dal lobo dell’orecchio di Jessie Black.

<< Non volevo essere così precipitoso, ti prego di scusarmi >>

<< Nessun problema >>

<< Davvero? >>

<< Davvero… >>

L’orologio scoccò le sette di sera. L’ora delle visite era finita. A Jessie dispiaceva, anche se non riusciva a spiegarselo. Tom Riddle la prese per le mani e la sollevò da terra. Gli occhi di Jessie erano ormai tornati azzurri.

<< Vieni, ti accompagno al Castello >>

Durante il tragitto furono molto silenziosi. Il Signore Oscuro, approfittando di una grossa pietra che interrompeva il tragitto, prese delicatamente la mano di Jessie Black. Ormai aveva capito che era molto maldestra. La ragazza non fece resistenza, dopotutto quel contatto le piaceva. Anche se si vergognava ad ammetterlo.

<< Tornerò per la prossima visita>>

<< … >>

<< Sei ancora meglio di quanto pensassi Jessie Black >>

Le guance della ragazza si tinsero di nuovo di porpora. Poi, senza preavviso le diede un leggero, quanto appassionato, bacio sulla fronte. Con un sorrisino la ragazza sparì dentro le mura della scuola.

Sarà un ottimo Horcrux pensò la parte di nome Lord Voldemort.

A vederla mi trema quasi il cuore…pensò la parte di nome Tom Orvoloson Riddle.

 

 

Spero vi piaccia! Questo mi è venuto mooltoo più lungo! Una piccola recensione sarebbe gradita un bacione!

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Domande domande e...niente risposte! ***


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Ciao a tutti! Ecco qui un nuovo capitolo appena sfornato! Ringrazio chi ha messo la mia storia tra le seguite:

Preferite:

darklady2012 [Contatta]

Ricordate:

ayumi_L [Contatta]

Inoltre ringrazio chi recensisce la mia storia! Vi adoro! Vi lascio a questo nuovo capitolo…non ho idea di come sia venuto avendo la febbre. Se ho fatto qualche errore vi pregherei di dirmelo…non mi offendo! Un bacio e… leggete! Se leggete…recensite, recensite !

 

Promise

Quando Jessie Lily Black rientrò dentro la Sala Comune fu invasa da una massa di Serpeverde, che volevano sapere TUTTO. Tutti i particolari.

<< Quanto è alto? >>

<< è bello? >>

<< Usa il dopo barba? >>

<< Come era vestito? >>

<< Il Signore Oscuro ti ha parlato di qualcuno di noi che vuole scegliere come Mangiamorte il prossimo anno? >>

<< Vi siete baciati? >>

<< Ti ha messo le mani addosso? Ho fatto una scommessa con Andromeda >>

<< Ti ha tenuto per mano? >>

<< Di cosa avete parlato? >>

<< Sicuramente di Mangiamorte.. >>

<< Stai zitto McGuire! Era un appuntamento non una riunione >>

<< Voi maschi non capite niente! >>

<< Voi ragazze siete delle oche >>

<< Puoi iniziare a correre McGuire! >>

Jessie era davvero stanca, aveva trovato troppe emozioni in una volta. Si limitò a scivolare sulla più vicina poltrone di pelle nera, sospirando. La baraonda e le domanda continuavano. Non aveva neanche la forza per rispondere.

<< Quanti anni ha? >>

<< Vuole che diventi una Mangiamorte? >>

<< SILENZIO! >>

La voce di Minerva McGranitt sovrastò tutte le altre. Era strano trovare la Direttrice dei Grifondoro in mezzo ad un covo di Serpeverde. Davvero insolito.

<< Signorina Black, il Preside desidera vederla >>

Jessie, con sommo stupore, seguì la Professoressa. Sotto lo sguardo stupito di tutti. La temperatura della Sala sembrava essere scesa. Durante il tragitto cercava di decifrare l’espressione della McGranitt, purtroppo arcigna come sempre. Entrati nello studio del Preside la Professoressa, senza una parola, si dileguò. Silente le dava le spalle, stava accarezzando la sua fenice. Sembrava molto pensieroso.

<< Ah, Signorina Black. Prego si sieda >>

Jessie non se lo fece ripetere due volte.

<< Vedo che ha incontrato…il Signor Riddle >>

<< Esattamente… >>

<< Come è andata? >>

<< Bene, molto bene grazie >>

<< Mi rincresce, ma io non sono contento di tutto questo >>

Jessie Black ci rimase male, ma in cuor suo sapeva che forse il Preside aveva ragione. Silente si mise a passeggiare nervosamente nella stanza.

<< Jessie, tu sai chi è veramente Tom Orvoloson Riddle? >>

<< Io… >>

<< Quale parte esce con te? >>

<< Credo di non… capire >>

<< Sono sicuro che sei al corrente delle atrocità che commette >>

<< Purtroppo non so che dirle, Signore >>

<< La tua famiglia è sempre stata una grande sostenitrice di Tom >>

<< Senta, non vedo il motivo per  cui deve parlare anche della mia famiglia >>

<< Ora rispondimi Signorina Black, con te l’uomo in questione prende il nome di Tom Riddle o Lord Voldemort >>

Jessie emise quasi un suono strozzato, come poteva pronunciare il Suo nome?! La risposta le venne quasi spontanea:

<< Tom Riddle >>

<< Ricordati Signorina che Lord Voldemort è nato dalla mente di Tom Riddle >>

<< … >>

<< Ciò significa che, se fossi in te, starei molto attenta >>

<< Ma… >>

<< Prenda un biscotto >>

<< Io, veramente… >>

<< Insisto >>

Titubante, Jessie, afferrò un grosso biscotto al cioccolato. Perché Silente tentava di metterla in guardia?! Non poteva semplicemente farsi gli affaracci propri!? Ma Jessie Black era una ragazza molto educata, quindi si limitò semplicemente a masticare il biscotto.

<< Signorina... ha mai sentito parlare degli Horcrux? >>

Il biscotto andò quasi di traverso alla giovane.

<< No, Signore…perché? >>

<< Ogni cosa a tempo debito, può andare >>

Non se lo fece ripetere due volte, scivolò di nuovo verso la Sala Comune.

Ma cosa è un Horcux pensò Jessie forse Horcurx…Horcrux. Non ne ho mai sentito parlare.

Tornata nella Sala venne di nuovo bloccata da migliaia di domande, decise di rispondere con calma.

<< Non so dirvi quanto è alto…ma rispetto a me è molto molto alto >>

<< Certo, sei una tappa >>

<< Chiudi quella bocca Bellatrix! >>

<< Scusa sorellinaaa… >>

<< Non so se una il dopo barba… non ne capisco di queste cose. Era vestito e… >>

<< Aspetta, aspetta… vogliamo sapere come era vestito! >>

<< Narcissa sei una seccatura! Completo nero per tua informazione. Soddisfatta!? >>

<<  Si, direi di si >>

<< Non abbiamo parlato di Mangiamorte… e di selezioni di quest’ultimi >>

<< Allora di cosa avete parlato? >>

<< Fatti miei… >>

<< Ti ha messo le mani addosso? >>

<< Bellatrix, mi sa che dovrai dare dieci galeoni ad Andromeda, non mi ha messo le mani addosso >>

<< Maledizione! >>

<< Vi siete baciati?! >>

<< No…insomma…i-io mi vergognavo e… >>

<< Almeno vi siete tenuti per mano? >>

<< Si, questo si >>

<< Non hai risposto alla nostra prima domanda…è bello? >>

Jessie indugiò sulla risposta. Non voleva dargliela subito vinta ma la risposta le uscì spontanea:

<< Dire che è bello… è poco >>

Dopo altri dieci minuti di confusione ognuno tornò ai propri compiti da svolgere. Nella fredda Sala rimasero solo Jessie e Bellatrix. Le parole di Silente rimbombavano ancora nella testa della giovane Black.

<< Bella, sai cosa sono gli Horcrux? >>

<< No, perché? >>

<< Niente…lo letto da qualche parte >>

<< Ora devo andare ho un appuntamento con Lestrange >> sussurrò soddisfatta Bellatrix scomparendo oltre la soglia.

Jessie Black rimase pensierosa nella Sala, non aveva voglia di andare nella Sala Comune per parlare con Andromeda.  Prese la foto mandata dai genitori del suo promesso sposo. Ancora non riusciva quasi a credere la strana piega che stava prendendo la sua vita. Forse era sbagliato. Quell’uomo era Lord Voldemort, per tutte le mutande di Merlino! Aveva ucciso…sterminato…torturato…era il Signore Oscuro. Lei aveva paura. Tutto il Mondo aveva paura della Sua crudeltà. Non pronunciavano nemmeno il suo nome. Eppure quando l’aveva incontrato, aveva provato qualcosa. Appena i loro sguardi si erano incontrati aveva provato… una scarica. Come una scarica elettrica. Non aveva mai provato niente del genere. Doveva ammetterlo, era bastato solo un contatto per perdere la testa per Lui. Per provare qualcosa. Il solo contatto con la sua pelle la faceva bruciare, i suoi occhi erano bellissimi. Ma anche incredibilmente… freddi. Ormai era troppo tardi per tornare indietro. Ricordava ancora il Suo sguardo possessivo mentre la fissava, le sue dita tra i suoi capelli. Dalla foto sembrava ancora fissarla minuziosamente. Il Demonio in persona l’aveva stregata.

 

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MOLTO BENE! PER OGGI ABBIAMO FINITO! AGGIORNERò AL Più PRESTO! COME VI è SEMBRATO? A PRESTO!

UN BACIO…. ^_^

CHEROLAIN ;)

P..S: HO TENTATO DI INSERIRE UN IMMAGINE DI TOM IN QUESTO CAPITOLO....MA NON SONO SICURA AL CENTO PER CENTO CHE IO SIA RIUSCITA  A METTERLA CORRETTAMENTE. QUINDI, SE NON VI ESCE, MI DISPICE UN SACCO!

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Serata angelica ***


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Ecco qui! Vi lascio al nuovo capitolo! Spero vi piaccia! Nonostante la mia febbre stia peggiorando ho deciso di scriverlo, un dovere u.u Fatemi sapere come è venuto con una piccola RECENSIONE! Ora passiamo ai ringraziamenti. Ringrazio vivamente chi recensisce.

Chi ha messo la mia storia tra le preferite:

1 - ayumi_L [Contatta]
2 - darklady2012 [Contatta]

Chi ha messo la mia storia tra le seguite:

1 - CruellaDeVil [Contatta]
2 - Didyme [Contatta]
3 - Lucetruce [Contatta]
4 - SmokeOnTheWater_Volturi [Contatta]
5 - _Elisewin_ [Contatta]

Premetto con il dire che è stato molto difficile scrivere questo capitolo, i pensieri ingarbugliati del Signore Oscuro sono quasi sempre impenetrabili. Spero di avere fatto un buon lavoro! Un bacio!

 

Promise

Capitolo quarto

“ Serata angelica “

 

Tom Riddle rimase qualche istante a fissare il vuoto quando, alla fine delle visite, Jessie rientrò. Si sentiva strano, provava qualcosa per quella ragazza che non sapeva spiegarsi. Ritornando nella sua dimora neanche la sua fedele Nagini riuscì a distrarlo, si sedette semplicemente in una comoda poltrona davanti al fuoco. Fissando distrattamente le fiamme non si accorse di un suo fedele servitore.

<< Mio Signore… >>

<< Regulus, cercavo proprio te, stavo mandando qualcuno a cercarti >>

<< Cosa…desideravate? >>

<< Volevo solo informarti che ho conosciuto tua cugina >>

<< Ah… spero che… >>

<< Mi ha colpito molto, una ragazza deliziosa >> Voldemort marcò l’ultima parola con un tono da brivido.

Regulus Black si limitò ad emettere un gemito di terrore. Povera, povera Jessie. L’unica Black con un cervello…buona al punto giusto. Proprio il Suo Signore doveva chiedere la sua mano?!

<< Ora puoi andare, Regulus >>

<< Si, Mio Signore ma… la riunione? >>

<< Alle otto in punto, nella Sala Circolare. Informa anche gli altri >>

<< Certamente, Mio Signore. Arrivederci. >>

Poi, silenzioso, si dileguò nell’ombra. Tom Riddle tornò ai suoi pensieri. Doveva essere sincero, aveva chiesto la mano della ragazza senza neanche vederla. Dopotutto l’amore era una cosa da deboli, lui voleva solo una donna al suo fianco, come tutti gli altri, tutto qui. Ma quando l’aveva vista aveva provato qualcosa di particolare. Quasi gli si stringeva il cuore quando gli era scivolata come una patata davanti. Ricordava ancora i suoi occhi cristallini, pieni di smarrimento. Non aveva dovuto fingere con lei. Prima di incontrarla si era preparato con una bella scenetta delle sue, non sapeva nemmeno l’aspetto di Jessie. Poteva essere anche una ragazza molto brutta, magari strabica. Invece, quando la vide, pensò che non c’era creatura più bella al Mondo. Non era di una bellezza volgare come la sorella Bellatrix, neanche odiosamente snob, come Narcissa. Era… perfetta. Era sua. Quel pronome possessivo faceva quasi ridere Tom Riddle, era strano, non gliene era mai fregato delle persone.

<< MALEDIZIONE! >> urlò Tom nella stanza dando un pugno ad un tavolino.

Cosa stava succedendo?! Quella ragazzina lo stava facendo impazzire. Basta. Sarebbe solo diventata un semplice Horcrux, per questo la voleva. O no?! Poi, senza neanche salutare Nagini, si diresse verso la Sala Circolare.  Entrò con furia, sbattendo la porta al suo passaggio. Prese posto a capo tavola. Non gli andava la riunione quella sera, ma quei bastardi degli Auror dovevano morire.

<< Mio Signore, la turba qualcosa? >>

<< No, Yaxley >>

<< Ecco…ehmm…noi >> Yaxley si girava alla sua destra per cercare un aiuto.

Tom Riddle quasi sghignazzava:

<< Cosa volete? >>

<< Ehmm, la ragazza. Immaginiamo tutto…bene >>

<< In poche parole siete molto curiosi >> si limitò ad obiettare il Signore Oscuro.

<< No…noi… >>

<< Non mentirmi, Yaxley. Comunque è una ragazza particolare, molto carina, Serpeverde e Purosangue. Non credo che ci sia altro da dire. Ora pensiamo alla missione di domani sera >> concluse secco.

I Mangiamorte capirono al volo che il Padrone non aveva voglia di parlare e non bisognava interromperlo, quella sera nessuno voleva essere cruciato.

<< Proporrei lo schema di attacco B, come la scorsa volta. Abbiamo a che fare con Auror meno esperti questa volta, sarà una passeggiata >>

<< No, Mio Signore Yaxley sbaglia. Io proporrei lo schema A. Sono Auror giovani, alla loro prima missione. Sicuramente Moody li avrà imbottito la testa per bene! >>

<< Schema C, Mio Signore. Per essere previdenti. Ci sono anche alcuni talenti del settimo anno come James Potter e Sirius Black >>

<< Non dire idiozie Yaxley! >>

<< Non dirle tu, Carrow! >>

<< Smettetela! >>

<< Lestrange non ti immischiare! >>

<< SILENZIO! >> urlò Lord Voldemort.

Nagini uscì dalla Sala stizzita da tutto quel chiasso. Gli occhi di Lord Voldemort stavano prendendo una sfumatura rosso sangue.

<< Quando vedremo con chi avremo a che fare…deciderò io >>

<< Ovviamente, Mio Signore >>

<< Certamente, Mio Signore >>

<< Ora uscite tutti, razza di stupidi. Fuori! Ho altre cose da sbrigare da solo >>

I Mangiamorte, pallidi in volto, si alzarono silenziosamente e scapparono fuori dalla Sala.

<< Regulus tu rimani qui! Devo dirti due parole! >>

Il povero Mangiamorte si fermò di botto e ritornò indietro, chiudendo la porta dietro di sé.

<< Dimmi tutto quello che sai su tua cugina, Regulus >>

<< Mio, Signore io…non la conosco molto bene >>

<< Ho voglia di scherzare, Regulus?! >>

<< Bè è una ragazza piacevole e, se mi posso permettere, molto graziosa. Molto solare e… quindici anni compiuti >>

<< Molto bene… puoi andare >>

<< C-certo io vado, Mio Signore >> disse balbettando il Mangiamorte uscendo dalla Sala.

Che incapace. Che incapaci che si ritrovava come servitori. Si era trattenuto quella sera da farli fuori tutti! Jessie era la prima persona intelligente che incontrava da anni, anche bella osava dire. Non era adatta a lui però, erano così diversi. Lei così pura, dolce, romantica, bastava uno sguardo per capirlo. Lui era sadico, spietato e cattivo. Dopotutto era Lord Voldemort. Maledizione, pensava che essendo una Black… ma era diversa! Al solo pensiero di vedere Jessie con il Marchio Nero il Signore Oscuro rabbrividiva. Ma anche al solo pensiero di vederla con un altro Tom Riddle diventava una furia.  Era una reazione che non sapeva spiegarsi, che lo affascinava e lo stizziva allo stesso tempo. Per lui le ragazze erano sempre state un passatempo, niente di più. Ma Jessie Lily Black la vedeva sotto un altro punto di vista. Lei aveva bisogno di lui, ma lui aveva bisogno di lei!? Forse si…ma Tom non voleva certamente ammetterlo. Non poteva  ammetterlo. Come in un lampo si ricordò della foto di Jessie che gli era stata mandata prima del primo incontro, aveva deciso di non guardarla. Tornando nelle sue stanze la trovò appoggiata su un tavolo di mogano, ancora imbustata. Sedendosi comodamente la scartò dalla busta con grazia. Uno strano sorriso increspò il volto del Signore Oscuro. Le avevano fatto la foto di nascosto a Jessie, di sicuro. Si notava dall’aria scocciata della ragazza, incredibilmente seducente. Se era il termine esatto. Peccato solo che fosse in bianco e nero, non si notavano gli strani occhi azzurro-verdi di lei. Era ufficiale, quella ragazza era un Angelo in persona e…  l’aveva stregato.

 

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Molto bene! Per oggi abbiamo finito! Come vi pare questo capitolo? Fatemi sapere…

P.S: La ragazza nell’immagine è la nostra cara Jessie. Spero vi piaccia ^^

Un bacio e… a presto ^^ !

Cherolain J

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Incontro non molto fortunato, solo in un certo senso. ***


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Ringrazio di cuore KatLuna89 e Ayumi_L per avere recensito. Inoltre ringrazio come al solito chi ha messo la storia tra le seguite ,ricordate e preferite. Purtroppo sono in ritardo perché sono stata molto male. Per farmi perdonare ho scritto un capitolo più lungo questa voltaJ

Fatemi sapere come vi sembra, baci

Cherolain ;)

Promise

Ormai l’inverno era arrivato, l’aria gelida di Gennaio si faceva sentire. La piccola Black passava molto del suo tempo a studiare, da sola. Le piaceva molto sedersi vicino al fuoco, assaporando le guizzanti e calde fiammelle. In quei mesi molte cose erano cambiate. Andromeda era scappata di casa, insieme a Ted Tonks, il suo ragazzo Nato Babbano. Un putiferio era scoppiato nella famiglia, nessuno le rivolgeva più la parola. Ogni tanto, Jessie, quando poteva, andava a consolare la sorella Tassorosso. Quel pomeriggio del primo Gennaio si trovava con la sorella rinnegata in biblioteca.

<< Bella e Cissy come stanno? >> domandò Andromeda

<< Bene, Dromeda >>

<< Non si degnano di parlarmi, vero? >>

Un moto di tristezza pervadeva la voce della Tassorosso, Jessie era così imbarazzata che non sapeva cosa dire. Andromeda, notando l’imbarazzo, si voltò di spalle e incominciò a cercare un libro sconosciuto. Che famiglia scombussolata! A volte non era molto bello essere Purosangue. Controllando un tremito prese un grosso libro a caso.

<< JESSIE! >>

Maledizione quanto era sguaiata la voce di Bellatrix, doveva essere davvero importante la cosa. Con il fiatone Bella si piazzò davanti alla sorella, dopo avere gettato una occhiata di disprezzo ad Andromenda.

<< Cosa c’è? >> chiese leggermente seccata Jessie.

<< C’è che hanno spostato l’orario delle visite. L’Oscuro Signore arriva tra un quarto d’ora! >>

Il cuore della piccola Black fece un balzo.

<< Sei davvero sicura Bella? >>

<< Ti sembro una sciocca?! >> ribattè Bellatrix scocciata.

<>

Bellatrix annuì brusca con un cenno e scomparve oltre la biblioteca.

Jessie, notando l’espressione di disappunto di Andromeda, fece per sgattaiolare via.

<< Dove credi di andare!? >>

<< Io…bè… devo andare >>

<< Invece tu ti siedi qui, noi dobbiamo parlare >> ribattè la sorella minacciosa.

Jessie non se lo fece ripetere due volte. Seduta, di fronte alla sorella, incominciò a fissare con interesse il legno grezzo del tavolo.

<< Io ti conosco molto bene, Jessie. Metti il dovere al primo posto, questo è sbagliato molte volte. Non sei obbligata a sposare quel mostro. Ricordati ogni tanto chi è fuori dai vostri incontri e cosa fanno i suoi seguaci >> concluse la sorella alzandosi e girando i tacchi.

Una lacrima solitaria scivolò sulla guancia di Jessie Black, sua sorella forse aveva ragione. Un mostro, quella parola le si rigirava nella testa. Eppure qualcosa le diceva il contrario, inoltre era inconsciamente attratta da lui. Uscendo dalla biblioteca andò di corsa nel Dormitorio Serpeverde, fuori nevicava, decise di mettersi la sciarpa. Mentre camminava verso l’ Aula di Trasfigurazione non riusciva a capire il suo terrore, c’era qualcosa di Lui, nonostante lo amasse, che la spaventava. Forse la sua pelle fredda o lo sguardo penetrante, ma forse erano state le parole di Silente.

<< FINALMENTE! SBRIGATI CHE è Già ARRIVATO >> le urlò Bellatrix trascinandola verso l’aula.

<< Dove… dove è? >> chiese Jessie.

<< In giardino! >>

<< In giardino!? >>

<< Si, sbrigati >>

<< Ma c’è freddo! >> ribattè la sorella.

<< Ti crucio se non ti sbrighi! >>

<< Ok, vado vado >> terminò secca la piccola Black.

Bellatrix aveva un cervello grande quanto quello di una gallina.

Rilassati, rilassati pensava Jessie è solo il tuo futuro marito nonché Lord Voldemort, nonché bellissimo.

Uscita nel giardino si accorse, che per fortuna, la neve aveva smesso di scendere dal cielo. Sistemandosi la sciarpa con un gesto deciso… si incamminò verso il Platano Picchiatore. Lui, ovviamente, impeccabile come al solito, era già lì ad aspettarla. Jessie Black, in panico totale, non si accorse della pietra che sporgeva da sotto il manto candido. Ruzzolò per tutta la discesa, per fortuna senza incontrare altre maledette pietre. Scivolando finì sopra a Tom, travolgendo anche lui.

Imbarazzo, imbarazzo totale.

Continuarono a ruzzolare finchè il Platano Picchiatore, pietrificato da Tom, non li fermò involontariamente. Con un sonoro gemito Jessie cercò di spostarsi da sopra il petto di Riddle, ma l’uomo la fermò prendendola delicatamente per i polsi. Il Signore Oscuro ribaltò la posizione, ora era Jessie a stare sotto.

Ok pensò Jessie  dopo questa muoio, farò bene a fare testamento.

Riddle, da sopra il suo volto, ghignava sornione. Quando si rese conto del panico totale della ragazza si spostò, aiutando a rialzarsi.

<< Bè, sicuramente non hai equilibrio >> commentò Riddle sghignazzando.

Jessie lo guardò così male che Tom scoppiò in una sonora risata. Si sedettero, come al solito, sotto il Platano Picchiatore.

<< Allora Jessie… come stai? >>

<< Bene, direi >>

<< Oh, aspetta hai ancora della neve…qui >> disse lui osservando la sua guancia.

Se mi bacia pensò Jessie non c’è la posso fare.

Tom Riddle si limitò a levarla accarezzandole la guancia sinistra, dopo di che la fissò divertito negli occhi.

<< Perché sei diventata rossa? >>

<< Io? >>

<< Non vedo altre Jessie… >>

<< Bè…c’è caldo >>

<< Ci sono tre gradi >>

<< Dettagli >> concluse la Black abbassando lo sguardo.

Tom stava per dire qualcosa quando:

<< SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! HA DETTO SII! DOVE JESSIEEE! >> urlava  Laio Canon correndo senza una meta per il prato.

No Laio ti prego pensò Jessie non rovinare tutto.

Istintivamente la ragazzina si aggrappò al braccio di Tom, l’uomo era stranamente contento della sua reazione.

Emmeline McDonald indicò a Laio dove era seduta Jessie, probabilmente aggiungendo che non voleva essere disturbata. Ma il ragazzino Grifondoro del terzo anno, con i capelli biondi al vento e le guance rosse, corse subito in quella direzione.

<< Conosci quel…ragazzino Jessie? >>

<< Ehmm…si >>

<< Ti da fastidio? >> chiese Tom con tono più duro.

<< No, no assolutamente. Penso che… >>

In quel momento Jessie fu interrotta da Emmeline che le urlava qualcosa che suonava come un avvertimento, ma Jessie non riuscì a capire.

<< GRAZIE JESSIEEEE! >> urlò Laio scendendo di corsa la discesa.

<< Si Laio ma…FRENA, LAIO FRENA! >>

Il ragazzino non riuscì a frenare e le finì addosso, facendole sbattere la testa contro il tronco del Platano Picchiatore. Jessie riuscì a vedere solo la faccia preoccupata di Tom, infinite stelline colorate e poi…solo il buio.

Quando si risvegliò fu a causa di alcune urla:

<< La prego i-io non l’ho fatto a posta >>

<< POTEVA MORIRE! Se sbatteva la testa un centimetro più giù rischiava perfino di non potere più camminare >>

<< Io sono mortificato…Jessie è una mia amica. Volevo solo ringraziarla, Signore >>

<< Sono del parere che per ringraziare non serva balzare addosso su una persona >> replicò indignato Tom.

Jessie, infastidita dalle urla, si girò di un fianco, capì così di essere in infermeria. Istintivamente si portò una mano dietro la nuca, trovò una benda di un tessuto che poteva essere tranquillamente lino. Non riuscì a trattenere un gemito quando tentò di sollevarsi, la testa le faceva un male tremendo. La discussione si interruppe, un rumore di passi e qualcuno entrò nell’infermeria. Quel qualcuno era Tom Orvoloson Riddle. Si avvicinò a passi veloci al letto di Jessie con lo sguardo preoccupato. Senza una parola prese una sedia e si sedette di scatto appicciato al letto di Jessie.

<< Stai bene? >>

<< La testa mi esplode…. >>

<< Quello stupido! >>

<< No, Laio non c’entra è colpa della neve, To… >> si portò di scatto le mani alla bocca.

Stavi dicendo il suo nome  pensò Jessie il suo nome da Babbano. O Dio, ha ucciso persone per averlo pronunciato.

Sentendo le prime due sillabe del suo vecchio nome gli occhi di Voldemort ebbero un guizzo non molto amichevole, ma la sua espressione si addolcì vedendo il volto spaurito e pallido come un cencio della ragazza. Prima di potere dire le sue scuse Tom si alzò e prese un bicchiere d’acqua nel tavolo più vicino e lo porse alla piccola Black.

<< Devi bere…sei molto calda >> le disse appoggiandole una mano sulla fronte.

Jessie bevve il bicchiere tutto di un fiato, si sentiva un fuoco nella testa.

<< Io…scusami. Non volevo, perdonami >>

<< Tranquilla, dopotutto non hai idea di come chiamarmi. Accetterò il fatto che, in privato, tu mi possa chiamare così >> dicendo questa le accarezzò una guancia.

A rovinare quel momento fu un ragazzino Grifondoro, entrato di corsa mortificato.

<< Scusate non volevo….ehmm…. volevo chiederti scusa Jessie >> il povero Laio aveva quasi le lacrime agli occhi.

Tom lo guardò in un modo così gelido che il poveretto fece tre passi indietro.

<< Tranquillo, Laio. Cosa volevi dirmi poi? >>

<< Ehmm, grazie a te Celestina si è decisa ad uscire con me >>

<< Bene, se la porti a Hosmade portala da Madama Piediburro, adora quel posto >>

<< Ma…ma a me non piace! >>

<< Stupidino, deve piacere a lei >>

<< O-ok. Al massimo ci vediamo dopo, io vado >> dicendo questo Laio scappò via.

Tom ghignò mentre cominciò a levare la fasciatura dalla testa di Jessie.

<< Dove è Madama…? >>

<< Appena ha saputo che c’ero pure io bè, diciamo che se le data a gambe >>

<< Oh… >>

<< Turbata? >>

<< No…assolutamente >> rispose forse troppo in fretta Jessie.

Riddle le aveva levato delicatamente le fasciature e le massaggiava esperto il luogo in cui le faceva più male.

<< Ora stai meglio? >>

<< Oh, si. Grazie! >>

<< Bene, molto bene >> rispose Tom con un sussurro.

Poi fu tutto così veloce. Riddle avvicinò il suo viso a quello di Jessie e stampò le sue labbra su quelle della ragazzina. Un bacio, un casto bacio.

A Jessie girò quasi la testa, mentre Tom la guardava negli occhi l’ennesimo scocciatore entrò in infermeria: Silente.

<< Tom, l’orario delle visite è finito.  Sei stato molto cortese a medicare la Signorina Black >>

<< Molto bene, signore. Ci vediamo presto, Jessie >> disse dando un tenero bacio sulla guancia alla ragazzina.

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Sorpresa di compleanno, parte prima. ***


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Ringrazio come al solito chi recensisce e chi ha messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate. Questo capitolo, in quanto molto lungo, è stato diviso in due parti. Vi lascio alla prima parte! Vi prego di recensire se vi piace, sennò non penso di andare avantiL

Baci!!!!

Promise

Appena Tom uscì dall’infermeria Jessie si sentì incredibilmente triste, uno strano vuoto le corrodeva lo stomaco. Il giorno dopo fu dimessa e tornò alla sua noiosa vita quotidiana. Cissy e Bella continuavano a ripeterle che era un incapace maldestra e che aveva rovinato tutto. Decise di non dire a quelle arpie del bacio, non si meritavano di saperlo. Dopo quella magnifica giornata aveva preso l’abitudine di sfiorarsi le labbra, quasi non consapevole di quello strano bacio ricevuto. La prossima visita sarebbe stata il primo di Giugno, quindi con i G.U.F.O. in vista. Jessie aveva il terrore degli esami, ecco perché in quel pomeriggio assolato del trenta Maggio, studiava sommersa di libri sul prato del giardino.

<< Ehilà, secchiona posso sedermi?! >> chiese Dora sedendosi accanto alla sorella, << Esami in vista eh? >> terminò divertita.

<< Eh già, che fifa >>

<< Già tutti questi appunti di Storia della Magia? >> chiese la sorella Tassorosso indicando una pila di fogli.

Jessie diventò color porpora, Storia della Magia era la materia in cui andava peggio. L’unica materia in cui andava male, veramente. Non sapeva il perché, ma tutte quelle date non le entravano in testa. Circa cinque pagine dei suoi appunti parlavano di Elfric l’Avido, continuo con la storia visto che a nessuno interesserebbe la vita di un folletto conquistatore e avido come la morte. Mentre Dora osservava con più attenzione gli appunti, correggendo il minimo indispensabile, con un fruscio di ali arrivò la piccola civetta di Jessie. A vederla, la piccola Esmè, sembrava un batuffolo marroncino e beige, con grossi occhi dorati. Consegnò con una beccata di affetto la lettera alla padroncina e sparì nella guferia.

A Jessie Elisabeth Violet Black

Hogwarts, giardino principale.

Inghilterra.

Da Tom Orvoloson Riddle

Riddle Manor, giardino principale.

Inghilterra.

Jessie fece un sussulto così forte che fece cadere la lettera sul manto soffice dell’erba.

Dora la guardò con un aria interrogativa:

<< Stai bene? Oh, ti ha scritto qualcuno >> disse tra le risate, << Fammi vedere daii! >>.

Jessie si tenne la lettera stretta al petto e scappò via, uscendo una delle sue tante scuse. Andò di corsa nel dormitorio dove si scontrò con Bellatrix, davvero infuriata.

<< Maledizione Jessie, guarda dove cammini! >>

<< Bella…l-ui…lettera >>

<< Cosa!? >>

<< Lui mi ha m-mandato una lettera >>

<< Corri a leggerla! Ti copro io, ci sono Grifondoro che tentano di entrare >> concluse dandole una leggera spintarella.

Seduta sul suo letto aprì con le mani tremanti per l’emozione la ‘ famosa’ lettera di Tom.

Cara Jessie,

inizio con il dirti che è la prima volta che scrivo una lettera, ovviamente una lettera del genere. Non ti so dire cosa sia venuto fuori, ho più volte stracciato innumerevoli bozze, difficile parlare tramite posta con una ragazzina di quindici anni. La cosa mi ha dato leggermente fastidio, non c’è niente che Lord Voldemort non sappia fare. Comunque, prima di tutto mi scuso in anticipo per il gemito che avrai emesso dopo avere letto il mio nome, secondo spero che tu stia bene. I tuoi genitori mi hanno sempre detto che sei una brillante studentessa, ma nel periodo degli esami tutti quanti possono iniziare a dare i numeri. Voi del quinto anno vi aspettate chissà quali prove, ma in realtà farete i conti con prove facilissime che sono le stesse dei miei tempi. Comunque, di questo parleremo domani. Ti ho scritto principalmente questa lettera perché domani è il tuo compleanno, non ti faccio ora gli auguri perché porterebbero sfortuna. Ho semplicemente una sorpresa per te, domani ricordati di portarti dietro un costume e un cambio.

Un bacio,

Tom Orvoloson Riddle; Lord Voldemort; Tu-sai-chi.

Aveva firmato con tutti i suoi nomi, comprensibile. Ma alcuni brutti pensieri si affacciavano nella mente della piccola Black, portare un costume. Ma doveva stare tranquilla, poi era il suo compleanno! Peccato che nessuno se lo era ricordato, pazienza. Sarebbe stata una sedicenne. A pensarci bene pure Lui aveva compiuto gli anni, ventiquattro. Il tempo passava veloce. Andò subito al suo baule, per controllare che avesse un costume adatto. Aprendo il baule trovò subito il suo preferito, probabilmente il più carino. In quel momento arrivò Bellatrix come una furia:

<< Allora!? >> incalzò, << Cosa ti ha detto? >>

<< Che domani, per il mio compleanno, mi porterà in un posto >>

<< La lettera si può leggere? >>

<< No… >>

<< Ok, ok. Allora incomincia a prepararti il tutto, sono le sette e mezza, tra mezz’ora dobbiamo scendere a cenare >> concluse secca chiudendo la porta dietro di sé.

Possibile  che nessuno si era ricordata del suo compleanno??! Si vede che non era abbastanza importante per alcune persone…

A cena fu silenziosa, non aveva neanche molta fame. Era felice, ma allo stesso tempo arrabbiata. Ma, addentando l’ultimo boccone di polpettone, ripensò a quelle morbide labbra e tutto le sembrò perfetto.

Il giorno dopo si svegliò più tardi del solito, cosa molto strana. Fissando l’orologio del dormitorio femminile scattò imprecando, possibile che nessuno l’aveva svegliata!!? Si mise la divisa di corsa e corse verso la Sala Comune. Inciampando su un gradino vide con orrore chi aveva travolto, mi correggo, ritravolto. Tom Riddle la fissava divertito dal suo ottimo metro e ottanta, con una cara espressione in volto.

<< Ti stavo aspettando >> sentenziò lui, giocherellando con una ciocca ribelle di Jessie.

<< Ehmm, la sveglia oggi non è suonata >> iniziò lei, << Più che altro bè, non mi hanno svegliata… >>

<< Io ho ordinato di non svegliarti… Buon compleanno Jessie! >>

<< Oh, grazie >> dicendo questo la piccola Black divenne rossa come un peperone.

Iniziarono a scendere velocemente le scale, Riddle si fermò di botto.

<< Sapevo che eri smemorata, quindi ho pregato tua sorella di darmi l’occorrente per oggi >> disse Tom porgendole una sacca contenente il costume e il cambio.

Maledizione pensò Jessie Mi ero proprio dimenticata.

Sorrise a modo di scusa e la prese dalle sue mani. Senza dire una parola Riddle, ghignando bonariamente, la trascinò fuori dalla scuola.

<< Io non credo di potere uscire >>

<< Ho chiesto il permesso a Silente >>

<< Ah… ma dove, dove stiamo andando? >> chiese Jessie mentre Tom la trascinava verso la Foresta Proibita.

Lui non rispose, sembrava pensieroso. Si avvicinarono a delle radici dove era posta una scatoletta argentata: una Passaporta. Tom Riddle la prese per mano e toccò delicatamente l’oggetto.

 

 

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Capitolo 7
*** Quando il compleanno diventa fantastico! ***


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Ringrazio come al solito chi recensisce e chi ha messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate. Questo capitolo, in quanto molto lungo, è stato diviso in due parti. Purtroppo ho avuto dei ritardi, in quanto sono stata molto male. Sapete, all’ospedale non ci sono computer! Per farmi perdonare vi ho lasciato un immagine molto hot del nostro Signore oscuro, non incominciate a sbavare. Vi rovinereste la tastiera. Vi ricordo di recensire e recensire! Anche perché in questo capitolo le cose sono un pochino più bollenti, infatti voglio il vostro parere se alzare il rating da verde a giallo.Vi lascio alla seconda parte! Baci!!!!

Promise

Non si era mai materializzata prima con la Passaporta, aveva lo stomaco sottosopra. Ma, imperterrita, continuava a tenere la mano fredda di Tom Riddle. Dopo qualche secondo di puro terrore e di un miscuglio di colori, finalmente arrivarono nel luogo predestinato da Riddle. La luce del giorno era così forte che accecò Jessie Black per qualche secondo, la testa continuava a girarle.

<< Jessie, stai bene? >> chiese Riddle vedendo il suo volto cereo.

<< Si, era la prima volta… con la Passaporta >> rispose lei facendogli un sorriso.

Tom la costrinse a sedersi qualche minuto, solo così Jessie ebbe veramente modo di osservare il panorama che  la circondava.  Lei e Tom si trovavano in mezzo alla natura, precisamente sotto un olmo. La fitta erba terminava molto più avanti, vicino a degli alberi alti e scuri. Alla sua sinistra, invece, si ergeva una bella dimora. Probabilmente, anzi, sicuramente la casa di Tom Riddle. L’insieme di tutto ciò era davvero delizioso, Jessie non vedeva posti del genere da anni.

<< Ti senti meglio? >>

<< Si, grazie. Sto bene >> dicendo questo Jessie si alzò incantata dal volo di una farfalla purpurea.

Dietro di lei Tom sospirò:

<< Ti piacciono le farfalle? >>

<< Le trovo meravigliose sono così… >>

<< Pure? Libere? >>

<< Si, per questo >>

<< Le farfalle ti assomigliano molto Jessie >> concluse Riddle trascinandola verso la dimora, con uno sguardo molto strano.

Jessie Black non sapeva se prenderlo come un complimento oppure il contrario. Entrando dentro la villa Jessie notò che non era arredata con un innaturale sfarzo, ma neanche con una grande semplicità. Una perfetta via di mezzo. Attraversando un corridoio e salendo una rampa di scale si fermarono davanti una porta.

<< Bene, cambiati >> disse aprendole la porta Tom.

<< Ok… >>

<< Quado uscirai chiudi gli occhi, non provare a sbirciare >>

<< Contaci >> disse Jessie sorridendo e chiudendo la porta  dietro di lei.

La stanza in cui si trovava era spaziosa, di bell’aspetto e soprattutto luminosa. Jessie era stata educata con un buio perenne nella propria casa, dopotutto era una Black. Sistemando il borsone di pelle sul letto si cambiò. Prima di uscire si diede una occhiata allo specchio, che era una grande lastra montata sull’argento. Fu in quel momento che notò per la prima volta. Il medaglione si poteva scorgere solo con il riflesso dello specchio, solo un occhio attento, molto attento poteva notarlo immediatamente.      Curiosa, la piccola Black, girandosi a tentoni, lo prese in mano. Sentiva uno strano rumore provenire da esso, qualcosa di naturale e innaturale allo stesso tempo. Accostandolo all’orecchio sentì una specie di strano cuore di metallo battere con ritmo umano. Turbata lo rimise al posto in cui l’aveva trovato. Si mise il pareo in fretta e furia e uscì dalla camera, serrando gli occhi.

<< Bene >> le disse la voce di Tom, << Dammi la mano così non sbatti >>.

Jessie allungò la sua manina nel vuoto e, poco dopo, sentì la morsa di ghiaccio di Tom Riddle. Continuarono ad avanzare per pochi minuti poi, finalmente, Jessie potè aprire gli occhi. Rimase incantata dalla visione del tutto. Ricordava che i suoi genitori non l’avevano mai portata al mare, dicevano che c’ erano troppi sudici babbani, ma a Jessie i babbani non dispiacevano. Erano persone interessanti. La spiaggia era bianca e la distesa d’acqua era piatta e cristallina. Tom le sorrise, abbandonò la sua mano e si tolse la maglia, non portava altro che il costume. Jessie prese a fissare con attenzione l’asciugamano bianca su cui era seduta, dire che era imbarazzata era poco. E non solo per il petto nudo di Tom Riddle. L’uomo si sedette al fianco di Jessie Black. La ragazza si voltò lentamente verso di lui, Tom sorrise. Gli occhi del Signore Oscuro era particolari, neri come la pece, dei tunnel nel buio, ma dannatamente attraenti. Jessie si accorse all’ultimo minuto che Tom le stava sollevando delicatamente il mento e ormai i loro nasi si sfioravano. Riddle iniziò cauto, dandole piccoli baci sulle labbra piene. Poi, quando sentì Jessie più a suo agio, le fece dischiudere le labbra, facendo entrare la sua lingua. La Black era titubante, ciò piacque a Tom, non si era mai baciata. Tanto meglio, avrebbe evitato spargimenti di sangue. Dopo qualche minuto si staccò dolcemente dalle labbra dell’amata. Era meglio non spingersi troppo oltre, aveva sempre sedici anni. Jessie gli sorrise, da quanto Tom non vedeva un sorriso vero? Troppo, davvero troppo tempo.

<< Forse non dovevo essere così precipitoso >> disse Riddle iniziando a giocherellare con la mano di Jessie.

La ragazza inarcò un sopracciglio . << Non vedo il motivo >> replicò.

Appena lo saprà Andromeda…andrà su tutte le furie pensò la ragazza mentre rispondeva a Tom.

Riddle approfittò del sua leggere distrazione.

<< Guarda lì Jessie! >> indicò un punto indefinito dietro le sue spalle.

Appena Jessie si girò Tom la prese in braccio e se la caricò su una spalla, ridendo a più non posso!

<< DIVERTENTE! MA MOLLAMI! >>

<< Non ne vedo il motivo! >>

<< No, no! Nell’acqua NO! Non so NUOTAREEE! >>

Tom la mise giù quando l’acqua gli arrivò alle cosce, meglio non farla spaventare troppo. Jessie lo fissava con un espressione falsamente scocciata. Tom non resistette e la ribaciò, adorava il suo sapore. Jessie si sorresse alle spalle di quel pazzo che aveva tentato di affogarla, temeva di scivolare. Dopo un bagnetto, esclusivamente dove si toccava, ritornarono sulle asciugamano a riva. Jessie fu la prima a distendersi con i capelli gocciolanti,  Tom si sdraiò al suo fianco, accarezzandole piano i capelli. Poi si alzò di botto, e iniziò a frugare nella borsa.

<< Prima che mi scordi, questo è il mio regalo di compleanno >> disse Tom mettendole un pacchetto tra le mani.

Jessie lo scartò immediatamente, era un medaglione ovale, ne grande ne piccolo, sembrava quasi una cornice. Ma al centro non c’era nessuna foto, bensì il cielo. O quantomeno lo sembrava.

<< Io c’è l’ho identico, lo porto sempre al collo. Basta che tu lo sfiora, formulando una domanda, un pensiero e….arriverà al mio medaglione, sotto forma scritta per intenderci. Così potremmo comunicare, utile per gli esami, no? >> concluse strizzandole l’occhio.

Jessie era senza parole, si lanciò tra le sue braccia. Tom non riuscì a non sorridere, accarezzò la schiena della piccola Black. Quando le sue dita arrivarono al gancetto del suo bikini ( Ma si dice così? N.d) Jessie diventò rosso fuoco. Riddle si affrettò a levare subito la mano.

<< Ora su, dobbiamo andare >> disse Tom  Riddle aiutandola ad alzarsi, << Silente mi ha detto che devi essere a scuola per le sette precise, vedi tu che babbeo >>.

Ritornarono a passi veloci sotto il vecchio olmo, un'altra passaporta gli avrebbe condotti ad Hogwarts. Tom prese la mano di Jessie e scomparvero nel buio. Riapparvero nel dormitorio femminile Serpverde, non c’era nessuna ragazza. Erano solo le sette di sera. Jessie sgranò gli occhi, era impossibile.

<< Vedo che hai letto la storia di Hogwarts, dalla tua espressione >>

<< Bè si…è impossibile! >>

<< Per me niente è impossibile Jessie >> sussurrò Riddle.

Scostandole una ciocca di capelli corvini, si chinò a baciarla. La sua scia di baci arrivò fino al mento, per poi risalire lentamente. L’orologio scoccò le sette in punto. Il viso di Riddle si allontanò.

<< A presto, Jessie. In bocca al lupo per gli esami! >> disse scomparendo con un sonoro POOF!

Esausta la ragazza andò a farsi una doccia per levare tutto il sale che aveva accumulato nei capelli e nel corpo, non smettendo di pensare al Signore Oscuro.

 

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Ora ci dovrete credere per forza che Jessie è rimasta di sasso a vederlo! Potete sbavare in tranquillità in un fazzolettino, non mi prendo la responsabilità per eventuali tastiere rovinate!

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Esami G.U.F.O. ***


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Ringrazio come al solito chi recensisce e chi ha messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate. In questo capitolo vedremo i famosi esami G.U.F.O., che paura! Nel finale del capitolo troveremo un avvenimento triste e una grande sorpresa. Che altro? Recensite, sennò vengo a cruciarvi!

Kiss&Bites.

Promise

Il giorno dopo era il primo di Giugno, gli esami erano incominciati. Jessie aveva una fifa blu, se ne dicevano di tutti i colori! Juliette Abercrombie, alla prova scritta di Storia della Magia, era svenuta per lo stress. Emengarda Finnegan, invece, aveva avuto un piccolo attacco di cuore. Scesa dal letto, la piccola Black, dopo essersi vestita, scese nella Sala Serpeverde per ripassare alcuni appunti. Venne accolta da una grandissima confusione, tutti gli alunni Serpeverde del quinto schiamazzavano e tentavano i trucchi più disparati per copiare agli esami. Con la coda dell’occhio vide alcuni del settimo mettere dentro il water la testa di un primino. Bellatrix, nell’angolo opposto, si concedeva a delle “ effusioni” con Lestrange.  Narcissa, invece, si pavoneggiava davanti a quel pallone gonfiato di Malfoy. Sbuffando sonoramente si sedette nell’unica poltrona libera. Ci mancava solo il casino di prima mattina. Iniziò a leggere un noiossisimo appunto su Abdal il tirchio, dopo di chè sarebbe passata a Elfric l’avido. Davvero un divertimento notevole. Istintivamente sfiorò il medaglione di Tom che le pendeva dal collo, le mancava molto. Alle otto in punto andò, insieme ai suoi altri compagni, verso la Sala Grande. Sedendosi nella sua postazione sospirò.

Insomma, Storia della Magia non deve essere difficile pensò iniziando a scrivere sulla pergamena.

Le domande erano dieci, con un crespo sorriso sulle labbra iniziò a spremersi le meningi.

Mancavano dieci minuti alla fine del compito, a Jessie mancava una dannatissima domanda. Che le sfuggiva dalla testa, purtroppo.

10) Chi era Elfric l’avido? Quale riforma attuò nel 1807? Ebbe un erede? Se si, chi?

Come un fulmine a ciel sereno si ricordò del medaglione. Sfiorò delicatamente la parte cosparsa di piccole stelle e pensò:

Aiuto! Ti ricordi per caso chi era Elfric l’avido, quale riforma fece nel 1807 e qualcosa sul suo Erede?

Dopo di che, visto che non aveva altro da fare, spostò il suo sguardo su suo cugino Sirius, al suo fianco, che sembrava nel pallone. Gli sussurrò a mezza voce tutte le risposte che sapeva, attenta a non farsi beccare da Ruf ( Ma sapete come si fanno nella tastiera i due puntini sopra la u?! N.d). Dopo circa un minuto sentì un piacevole calore nel petto, Riddle aveva risposto al messaggio! Si chinò a guardare la risposta nel medaglione:

Elfric l’avido era un folletto salito al potere nel 1799 al trono dell’Irlanda, attuò una riforma contro i Giganti del Nord-Irlanda. Ebbe un erede, nato nel 1812, di nome Aratron. Mi manchi. Ho una sorpresa in serbo per te. Non rispondere, scrivi piuttosto la risposta mancante.

Jessie benedì mentalmente il suo quasi marito e, scarabocchiando in fretta e furia la risposta, corse a consegnare a Ruf ( ma quanto mi brucia di non sapere fare i puntini sulla u! n.D). Appena uscita dalla sala non ebbe un attimo di tregua, si diresse immediatamente all’esame di Pozioni. Fu semplice, per non dire banale. Una delle materie in cui Jessie era più portata, figurarsi per fare un filtro facilissimo come l’amortentia. Di pomeriggio le aspettava l’esame di volo. Una tragedia. Ebbene, Jessie non aveva equilibrio, neanche un po’. Quando veniva trascinata di peso da Madama Bumb a giocare, le compagne evitavano accuratamente di passarle la palla, in quanto veniva messa sempre come cercatrice. Salendo sulla scopa per la prova di esame, si concentrò a fissare il cielo. Se guardava giù sarebbe sicuramente caduta. Dio quanto era fastidioso Andrew Corbleu, la fissava con quella inquietante occhiata languida. Jessie maledisse quel maledetto corteggiatore. Dopo aver passato l’ora della partita immobile come una statua, e dopo il bel Troll della Bumb, corse distrutta a cenare.

<< Allora >> chiese Narcissa sedendosi al suo fianco, << Come è andata? >>

<< Oh, bene. Tranne…volo >>

<< Questo lo sapevo di già, Madama Bumb si è lamentata anche con noi del settimo, durante la nostra prova, della tua incapacità >> concluse sorseggiando del succo di zucca.

Jessie diventò color porpora, come al solito.

Il giorno dopo fece i restanti esami. In incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure andò egregiamente, in Divinazione non era tanto sicura, quasi affatto. Poi, finalmente, dopo due giorni veramente stressanti, si ritirò nel dormitorio per passare la sua ultima nottata, almeno per quell’anno, ad Hogwarts. Sotto le coperte argentate non riusciva a dormire, rompeva la quiete nella stanza solo il russare di Bellatrix. Ma poi, pensando a Riddle, con un sorriso in volto, crollò definitivamente.

Il giorno dopo c’era una grandissima confusione nei dormitori Serpeverde. Gente che non trovava un paio di calzini, magari nascosti da certi bulletti del settimo. Ragazze disperate che non trovavano alcuni trucchi. Primini che correvano starnazzando e, diciamo rompendo le pluffe, a tutti. Senza contare tutti i quaderni che Pix di nascosto rubava, con le proteste e pianti di tutti. Ma Robin Red, con un po’ di cervello, andò a chiamare il Barone Sanguinario. I quaderni ritornarono all’istante. Prima di salire sul treno, Jessie, salutò i suoi amici Grifondoro e Tassorosso, se Cissy e Bella l’avessero vista sarebbero andate su tutte le furie. I Serpeverde, secondo la regola di stato, potevano al massimo sopportare i Corvonero. Gli altri erano considerati spazzadura. Salita nel primo scompartimento notò al volo Andromeda, che camminava frettolosamente mano nella mano con Ted Tonks.

<< Dromeda! >> esclamò Jessie tentando di avvicinarsi alla sorella.

Ma Andromeda le scoccò una occhiata di fuoco, che sapeva tanto di disgusto. Lo fece dopo avere guardato il medaglione di Riddle, che sapeva di qualcosa di eramente serio e ufficiale. Jessie sentì quasi di essere stata pugnalata. Fu l’ultima attenzione che la sorella rinnegata le rivolse, il loro rapporto era irrimediabilmente spezzato. Triste andò fino al vagone riservato per il Luma club.

Quando scese dal treno, insieme al sorelle Cissy e Bella, rimase quasi senza fiato. Appoggiato a un palo vicino, con un sorriso sghembo in volto, Tom Riddle la fissava.

 

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Capitolo 9
*** A casa Black... ***


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Ringrazio come al solito chi recensisce e chi ha messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate.  Fatemi sapere come vi sembra questo capitolo!

Bacissimi,

Cherolain.

Promise

Jessie rimase imbambolata a fissare il suo promesso sposo, appoggiato allo stipite del muro della stazione.

<< Jessie! Ci sono i miei che mi aspettano!! Ti vuoi muovere a scendere!? >>

La voce di Celestina Butter sembrava arrivare da lontano, molto lontano. Bellatrix, da brava sorella, conficcò le sue unghie incredibilmente lunghe nell’avambraccio della piccola Black. Almen servì per farla ritornare in sé.

Jessie Black si voltò impercettibilmente verso la sorella. << Bellatrix, ti prego, aiutami >>.

<< Si può sapere quale è il problema? Non fare cattiva figura davanti al nostro Signore…>>

Black sospirò affranta, sicuramente quella pazza di Bella non l’avrebbe aiutata. Prendendo un po’ di coraggio scese dal treno, avvicinandosi alla sagoma di Riddle.

<< Ciao >> iniziò lui, con il solito sorrisetto sexy sul volto.

Jessie si azzardò ad alzare lo sguardo sul suo viso e rispose al suo saluto.

Il viso di lui era incredibilmente pallido, il pallore gli donava, ma aveva qualcosa di leggermente inquietante.

Forse sta male? Si chiese Jessie, nella sua testa.

Ma comunque evitò di fare domande, dopotutto era troppo timida in tutti i casi.

<< Comunque, che ne dici se iniziamo ad andare? >> chiese Tom con un sorriso leggermente più gentile.

<< A-a…casa mia, vero? >>

<< Certo >> concluse Tom Riddle, facendole segno di aggrapparsi al suo avambraccio.

Jessie si sentiva la testa stranamente leggera, non si accorse neanche di comparire davanti al portone della propria casa. Casa Black era una dimora austera, molto grande. Le tende, ovviamente verde argento, erano sbarrate come al solito.  La casa era quindi cupa  imponente come al solito, purtroppo nessun cambiamento. Tom bussò al battitore della porta, che non era altro che un serpente d’argento con gli occhi di smeraldo, con fare molto educato. Larkin, il vecchio e cencioso elfo domestico, si precipitò ad aprire, inchinandosi profondamente. Riddle non esitò sulla soglia, e con Jessie si incamminò verso il salotto. Cygnus Black aspettava seduto sulla suo ricca e costosa poltrona preferita. Jessie non amava molto il padre, era un uomo troppo altezzoso e superbo per i suoi gusti. Ma comunque qualche briciolo di bene doveva provare per forza per lui. Io non ho vissuto con Jessie, ma comprendo pienamente il rapporto tra i due. Sarebbe troppo lungo descrivere il tono con cui l’uomo si rivolgeva alla figlia e i miliardi di rimproveri che le dava, magari a causa della sua grande e innata bontà, non benvenuta nella nobilissima e antichissima casata dei Black. Cygnus fece un lungo cenno col capo in direzione di Riddle, quest’ultimo uno molto breve.

<< Jessie, sali a sistemare i tuoi bagagli. E accompagna tuo cugino Regulus nella stanza degli ospiti >> disse il Signor Black con tono freddo, indicando la sagoma di Reg sulle scale.

La ragazza non se lo fece ripetere, e si incamminò verso le scale che conducevano al piano di sopra. Riuscì solo a vedere Tom che si accomodava su una poltrona davanti al padre. Cercando di levarsi vari pensieri dalla testa, corse ad abbracciare Regulus.

<< Come stai Jessie? >> chiese il cugino salendo le scale con lei.

<< Abbastanza bene…>>

<< Abbastanza? >>

<< E’ un periodo particolarmente…stancante >>

<< Sei promessa a Lui >>

<< E quindi? >> rispose con un tono stranamente ferito.

<< Io non sono certo al Suo livello, sono solo il tuo stupido cugino >>

<< Ohh Regulus! >>

<< Non dire niente, siamo due impotenti >>

<< Ma… >>

<< C’è uno strano misto di piacere e dolore, quando si guarda una persona amata che non ha più bisogno di te. Ti invidio, perché lui è il mio Padrone. Ma ti compiango >> concluse con tono secco Regulus Black, entrando di corsa nella stanza degli ospiti.

Dentro Jessie qualcosa si spezzò. Il suo destino la stava portando in strade molto tortuose. Lei aveva sempre amato Regulus, ma a modo suo. Era un amore fraterno, punto. Ma, aquanto pare, il cugino era di un altro parere. Non bastava l’allontanamento di Dromeda, stava perdendo tutti i parenti. Sospirando decise di riscendere in salotto.Il salotto era sbarrato, segno che si stava parlando di cose molto importanti. Jessie, senza fare il minimo rumore, accostò l’orecchio alla porta chiusa a chiave. Fece scivolare per terra il suo nastro verde smeraldo, se avrebbero aperto la porta di colpo lei avrebbe avuto una scusa per essere lì. Le voci si sentivano molto soffocate.

<< Io ancora non credo di capire, Mio Signore. Nostra figlia Narcissa era sicuramente più adatta. Vede, Jessie è molto… >>

<< Ingenua? Inadatta? Troppo giovane? Troppo buona? Non vedo dove vuole arrivare >> sussurrò Riddle con tono freddo e tagliente.

<< Non mi fraintenda, Mio Signore. Intendevo solo dire che per il vostro rango… >>

<< Mi stia a sentire, Black. Vostra figlia Jessie è perfetta per il mio rango. Il tipo di giovane che ho sempre cercato. E non sono certo tenuto a spiegarvi i perché della mia decisione >>

<< Si Mio Signore, ovviamente… >> rispose Cygnus con tono adulatorio.

Jessie era disgustata, non aveva mai sentito sua padre parlare così. Era molto spaventato oppure era semplicemente impazzito.

<< E si tenga i suoi soldi, Black. Non voglio alcuna dote. L’unica cosa che voglio è sua figlia. Perché ormai  mi appartiene. Sono stato abbastanza chiaro? >>

<< Si, Mio Signore >>

Aveva sentito già abbastanza, Jessie salì di corsa nella sua camera. Sospirando si sedette alla sua scrivania e, per cercare di rilassarsi, fece partire il suo carillon preferito. Proprio mentre la musica del Lago dei Cigni stava terminando, Jessie avvertì una presenza al suo fianco.

<< Credo questo sia tuo, Jessie >> disse Riddle, sventolando divertito il suo nastro verde.

Cavolo pensò la Black, devo averlo dimenticato vicino alla porta.

<< Ehmm, si grazie >> rispose prendendolo dalle sue mani.

Tom, rapidissimo, afferrò l’avambraccio di Jessie, con il suo solito ghigno sornione. Il cuore della ragazzina incominciò a battere velocemente. I loro occhi si incontrarono, i profondi pozzi neri di Riddle e i  grigio-verdi di Jessie. Lord Voldemort si abbassò leggermente per baciare le vellutate labbra della ragazza.

<< A domani >> le sussurrò all’orecchio.

E Jessie non riuscì a non arrossire.

 

 

 

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Capitolo 10
*** Casa, amara casa. ***


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Allora, faccio dei ringraziamenti come si deve a….

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-       Grazie di cuore!


Promise

 

Jessie rimase qualche secondo a fissare la porta della sua stanza, chiusa delicatamente da Tom che, ahimè, era appena andato via. Risedendosi alla sua scrivania provò un senso di sconforto, si guardò allo specchio: i suoi occhi erano più grigi che verdi. Passò il resto del breve pomeriggio a leggere uno dei suoi libri preferiti.  All’ora di cena scese silenziosamente per cenare “amabilmente” con la sua famiglia. La sala da pranzo era rischiarata da pallide candele, come al solito. Cygnus Black sedeva a capo tavola, appoggiando le mani adunche sulla tovaglia di lino. Narcissa, da quando era morta la madre Druella Rosier, sedeva dall’altro capo del tavolo. Bellatrix, stranamente, alla sinistra del Signor Black. A Jessie toccò sedersi alla destra del padre. Nonché uno dei posti più importanti nella famiglia Black. Bellatrix la fissava con astio, Narcissa la squadrava dall’alto in basso.

<< Domani dovrai svegliarti alla sette  in punto, trascorrerai alcuni giorni dall’ Oscuro Signore. Forse tutte le vacanze >> disse a Jessie, con tono gelido, il cpao famiglia.

Jessie posò rumorosamente la forchetta. Bene, suo padre si voleva liberare di lei.

<< Molto bene >> riuscì solo a sussurrare.

Poi tornò a guardare nel suo piatto.

<< Sembri una Grifondoro, Jessie >> sibilò Bella guardandola fisso negli occhi.

La piccola Black alzò lentamente lo sguardo, e fissò con astio la sorella.

<< Preferirei esserlo, piuttosto di diventare una donna come te >>

Bellatrix, per l’affronto, si alzò in piedi, rovesciando la sedia. Jessie si limitò a impugnare la bacchetta, senza però puntarla alla sorella. Lo schiaffo del padre arrivò all’improvviso, sulla guancia candida di Jessie. Narcissa si limitò a squadrare la scena  con disapprovazione.

<< Non osare di mancare di rispetto a tua sorella Bellatrix >> disse Cygnus in tono duro.

<< Padre >> iniziò Bellatrix, << Ero più adatta io! Jessie non merita di avere un posto del genere al fianco del Signor.. >>

<< Basta così, Bella >> replicò con tono annoiato il Signor Black.

La cena si concluse senza intoppi, Regulus non si era presentato. Salendo verso la sua camera Jessie passò silenziosamente davanti alla camera del cugino. Non volava una mosca. Affranta si ritirò nella sua stanza. Buttandosi sul letto ripensò al suo fidanzamento con Reg. Non era stata una cosa seria, insomma, neanche un bacio, avevano undici anni. Dopo un anno era tutto finito. Per la piccola Black Regulus era sempre stato un cugino e amico. In altri modi non avrebbe potuto vederlo. Poi pensò a Lui. A Tom, a Lord Voldemort. Dal primo istante che l’aveva visto aveva provato qualcosa. Un sentimento difficile da descrivere, non quello che si raccontavano starnazzando le oche del settimo.

<< Cosa è quindi l’amore??? >> pensò quindi a voce alta Jessie.

<< Un sentimento sciocco e infantile! >> replicò Cissy dalla stanza accanto.

E Jessie non riuscì a non fare una linguaccia indirizzata alla sorella.

Ecco, Narcissa era una di quelle oche che starnazzavano parlando dei ragazzi. Che oca. Mettendosi la camicia da notte, dopo pochi minuti, sprofondò in un dolce sonno. Cullato dagli occhi scuri di Riddle, ovviamente. Il giorno dopo venne svegliata dai raggi di sole mattutini e da rumore di passi e sussurri. Sbadigliando guardò l’orologio vicino alla finestra: erano le nove e mezza. Subito si alzò: doveva chiedere alle sue sorelle a che ora sarebbe dovuta partire con Riddle. La cosa la faceva impazzire di felicità, ma anche di tristezza. Suo padre non l’aveva mai voluta bene e, come al solito, cercava un pretesto per allontanarla di casa. Scese di corsa le scale, ancora in camicia da notte, ma tanto era in famiglia. Imboccando il corridoio di destra, camminando a passo sostenuto, finì letteralmente addosso a qualcuno.

<< Narcissa!! Sei sempre tu una volta tanto smettila di >>

Jessie si interruppe, purtroppo non aveva travolto Narcissa. Non aveva neanche travolto Bellatrix, e non era suo padre. Era Tom, in carne e ossa.

<< Oh, ehm, scusa io… >> iniziò Jessie.

<< Ormai ci sono abituato Jessie >> disse Riddle, fissandolo con uno sguardo leggermente malizioso.

La piccola Black solo in quell’istante si ricordò di portare una leggera camicia da notte, che terminava sopra il ginocchio, con il bordo di pizzo nero.

<< Oggi vengo con te? >> chiese Jessie cercando di mascherare il suo imbarazzo.

<< Si, vieni con me. Ho finito pochi minuti fa di parlare con tuo padre. Aspettavo che ti svegliassi >>

<< I-io vado… a vestirmi >> concluse la Black con le guance color porpora.

Iniziò a fare dietro front velocemente, maledicendosi per la sua orribile figura. Ma una mano le afferrò il braccio, e la costrinse a voltarsi. Riddle la baciò, con un bacio che era il contrario della parola “ casto”.  La sollevò delicatamente per i fianchi, per essere alla stessa altezza. Dopo qualche minuto la lasciò andare. Jessie corse in camera sua, con un gigantesco batticuore. Cercando di frenare la sua euforia indossò con calma il suo vestitino color panna preferito, e spazzolandosi per bene i capelli. Diede una occhiata alle valigie: erano già pronte. Probabilmente le sue sorelle l’avevano stranamente aiutata. Sospirando uscì dalla sua stanza, che avrebbe rivisto dopo un anno buono. Tom l’aspettava sul pianerottolo, con le braccia conserte. Proprio in quell’istante Regulus entrò in scena. Era molto pallido, e aveva un espressione molto, molto scontenta. Il cuore di Jessie si gelò solo per un istante. Andò nel panico quando li sguardi di Tom e Regulus si incontrarono per un istante.

<< Regulus Black, giusto? >> chiese Riddle con tono autoritario.

<< Si, Signore >> rispose Reg.

<< Tuo zio Evan Rosier parla bene sul tuo conto, un Serpeverde d’oro >>

<< Sono molto fiero di appartenere nella casa dei Serpeverde, Mio Signore >>

<< In futuro potrebbe esserci un posto tra i miei fedeli per te, ragazzo >>

<< Sarei davvero onorato, Mio Signore >>

<< Molto bene, andiamo Jessie >> terminò Riddle prendendo per mano la giovane.

La piccola Black si voltò un ultima volta a guardare suo cugino, il suo sguardo non era più lo stesso. Con un minuscolo sospiro si fece trascinare da Tom fino alla soglia di casa. Le sue sorelle e suo padre non erano venuti a salutarla. Fu in quel briciolo di istante che Jessie capì che l’unica sua famiglia, ormai, era Tom. E mentre scompariva dalla sua casa  non sapeva  se sentirsi felice o triste.

 

 

 

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Capitolo 11
*** Casa, dolce casa. ***


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GRAZIE!

Promise

<< Siamo arrivati >> disse Riddle, lasciando la mano a Jessie.

La Black si guardò intorno, il posto era meraviglioso, come il giorno del suo compleanno. Cercò gli occhi scuri di Tom che, però, stavano fissando due figure ammantate di nero. Due sinistrefigure ammantate di nero.

<< Aspettami qui >> ringhiò il Signore Oscuro, andando incontro ai loschi figuri.

Jessie Black obbedì, nonostante fosse molto curiosa da quei tipi che, molto probabilmente, erano dei Mangiamorte. Da lontano, purtroppo, non si capiva molto del discorso. Jessie capì solo qualcosa come “ missione”, “ Mio Signore” e “ compagna”. Dopo qualche minuto di quella strana conversazione i Mangiamorte sparirono nel nulla, facendo un inchino al loro Signore. Tom tornò con passo calmo verso la sua futura moglie, con un sorriso stampato in volto. Ma era arrabbiato, si notava dallo sguardo.

<< Tutto bene? >> chiese la ragazza titubante.

<< Si >> rispose Riddle, fissandola intensamente.

Era uno sguardo amorevole, senza alcun dubbio. Ma c’era qualcosa di inquietante in esso, qualcosa che spingeva Jessie a scappare. Quello sguardo era possessivo, troppo possessivo. Tom iniziò a giocherellare con le dita affusolate e delicate della Black, con una leggera ruga che gli solcava la fronte. Poi lasciò di botto la mano, trascinando la giovane verso la  villa. Era un uomo molto strano, sicuro. Entrarono subito nell’immenso atrio, sculture di ogni genere fissavano la ragazza con interesse.

<< Ti mostro la tua camera >> disse Riddle, facendo cenno di seguirlo.

Attraversarono due piani e dieci corridoi, e Jessie si deprimeva. Figurarsi, neanche a casa sua sapeva orientarsi. Casa sua. Le venne una stretta allo stomaco, la dimora Black non era casa sua. Non lo era mai stata, purtroppo.

<< Comunque >> iniziò l’uomo, << Fa come se fossi a casa tua, questa è casa tua. Ti mando l’elfo domestico per disfare i bagagli>> concluse con una espressione indecifrabile

Poi fece dietrofront, lasciando Jessie davanti a quella massiccia porta. La ragazza decise di entrare, quel posto dava leggermente i brividi. La stanza era molto grande, soprattutto molto luminosa. Jessie Black apprezzò quest’ultimo particolare. Uno spazioso letto a baldacchino, un armadio a due ante, un comodino, un cassettone, un grande specchio con una cornice d’argento e… il medaglione. Il gingillo spuntava da dietro un vaso di vetro colmo di rose bianche.

Tump, tump, tump, tump…

Il battito era metallico, come l’ultima volta. E sinistro, maledettamente sinistro. La giovane avvertiva la presenza di Riddle nella stanza, o forse era semplicemente il medaglione di smeraldi. Turbata andò nell’altro capo della stanza, verso la finestra. In casa Black le finestre erano sempre state ermeticamente chiuse, e per Jessie era una delle cose più belle aver della luce del sole nella propria stanza.

<< Kreans è stato mandato dal Padrone per aiutare la Padrona >>

Una voce squillante e infantile fece saltare in aria la ragazza, che si voltò per attribuire un volto allo strano timbro.

L’elfo domestico aveva delle orecchie gigantesche che, probabilmente, sembravano ancora più grandi a causa della sua magrezza e piccolissima statura. I suoi occhi erano di un grigio slavato, ma incredibilmente lucidi e luminosi. Sembrava molto contento. Jessie sorrise istintivamente, niente a che fare con quello scorbutico e lunatico di casa Black.

<< Ciao Kreans, io sono Jessie >> disse amichevolmente, stringendo la minuscola mano dell’elfo.

Kreans rimase basito, i suoi occhi diventarono più lucidi e grossi lacrimoni incominciarono a scendere sulle sue guancie.

<< Oh no, Kreans! Ho fatto qualcosa di sbagliato? >> chiese la Black, preoccupata.

<< Signorina! Nessuno aveva mai trattato così bene, Kreans. Kreans è solo un povero elfo domestico, ma Kreans è tanto bravo >> concluse iniziando a disfare i bagagli di Jessie, con un sorriso in volto.

<< Il Padrone come ti tratta, Kreans? >>

Le spalle del piccolo elfo si afflosciarono.

<< Kreans parla sempre bene del suo Padrone, perché Kreans non vuole essere punito >>

<< Quindi ti tratta male? >> incalzò la ragazza.

<< Forse… ecco … >> Kreans si bloccò di colpo, con un espressione di terrore degli occhi.

Lo sguardo dell’ elfo vagò velocemente nella stanza, saltellando prese un vaso di ferro battuto.

<< Kreans è cattivo! Tanto cattivo! E Kreans si punisce >> disse a voce alta colpendosi ripetutamente con il pesante vaso.

<< Calmati Kreans! Anzi, ti ORDINO di smettere di picchiarti >>

L’elfo smise immediatamente,.

<< Grazie, Padrona >>

<< Di niente, Kreans. Avanti, aiutami con i bagagli >> terminò Jessie

Un ora dopo, con la roba sistemata, Jessie sospirò di sollievo. Il messaggio della sua famiglia Black era chiaro: Non farsi più vedere. Le sue sorelle le avevano messo nei bagagli tutto, proprio tutto. Perfino i suoi carillon e le foto di quando era bambina.

<< Il Padrone ha detto a Kreans di farla scendere in giardino quando finivo i bagagli, e ora Kreans obbedisce >> disse l’elfo schioccando le dita.

La stanza iniziò a vorticare e Jessie, dopo pochi secondi passati a vedere strane macchie di colori, atterrò sulla soffice erba del giardino, con un leggero tonfo. Aspettò qualche secondo prima di aprire gli occhi, gli uccellini cinguettavano e… un rumore di passi veniva verso di lei. Sorrise aprendo gli occhi. Tom si scagliava davanti a lei in tutta la sua altezza, con il suo solito sorrisetto. Aveva levato il mantello, e indossava una camicia bianca che metteva in risalto i muscoli del torace. La raagazza si alzò scostandosi una ciocca di capelli dal viso.

<< L’elfo ti ha disfatto i bagagli? >>

<< Si, Kreans è stato molto gentile >> rispose Jessie.

Per un lampo di secondo passò un aria interrogativa e sorpresa negli occhi di Riddle, ma si riprese subito.

<< Bene… >> concluse l’uomo, iniziando ad accarezzare la guancia della piccola Black.

Poi, senza preavviso, la baciò. In pochi secondi ci fu un intreccio di lingue e, Jessie, si alzò sulle punte per almeno arrivare alle spalle del suo promesso sposo. Quando la caviglia della ragazza iniziò a cedere Tom la prese in braccio, interrompendo il bacio. Per alcuni istanti i loro occhi si incontrarono, provocando una scintilla. Poi Tom Riddle, con la ragazza tra le braccia, incominciò a correre verso la spiaggia.

<< NOOO! SOFFRO DI VERTIGINIII! L’ACQUA, ASPETTA,MI VUOI BUTTARE A…AHHHH! >>

Ciaffff!

Tutti e due finirono in acqua ma, mentre l’uomo rideva, Jessie mise un falso broncio. E per la prima volta nella sua vita fu solo Tom Orvoloson Riddle, Lord Voldemort era come svanito nel nulla.

 

Grazie a Sarnek, fantastico personaggio e mio amore costante delle Guerre del Mondo Emerso. Che, cambiando le lettere del suo nome, ha donato la vita a Kreans

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** La vera natura di Tom. { A Riddle Manor} ***


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Scusate il ritardo, ma ho avuto alcuni problemi. Spero di farmi perdonare con questo capitolo, il più lungo che abbia scritto in questa long. E di gran lunga quello che preferisco, almeno fino a ora.

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Promise

 

 I caldi raggi del sole svegliarono il giorno dopo la piccola Black. La ragazza mugugnò scocciata, rigirandosi nel lenzuolo candido. Per un minuscolo istante pensò di essere a Casa Black, in compagnia delle due vipere, il cugino triste e il padre dal cuore di pietra. Quest’ultimo pensiero le provocò un battito cardiaco molto veloce, che si quietò ricordandosi di essere, per sua fortuna, a Riddle Manor.

Tumptumptumptumptumptump…

Jessie Black sospirò, corrugando la fronte. Quello strano ciondolo, insieme al battito inquietante che produceva, la terrorizzava. Cercando di concentrarsi sul suo respiro si alzò per prepararsi. Seduta alla toletta del trucco* un sonoro Poop la fece saltare in aria.

<< Ho spaventato la Padrona? Kreans no, non era intenzione di Kreans >> disse il piccolo elfo, con gli occhioni più lucidi che mai.

Jessie si voltò verso l’elfo domestico, sorridendogli.

<< Buongiorno, Kreans. >>

<< Buongiorno, Padrona. Il Padrone vi sta aspettando per fare colazione >>

<< Puoi dirgli che sto scendendo? >>

<< Ovviamente >>

<< Grazie >> terminò garbatamente la ragazza.

Pochi minuti dopo Jessie uscì silenziosamente dalla sua camera, decisa ad arrivare al piano sottostante. Il panico la assalì vedendo almeno sei corridoi e cinque scale nel suo piano. Indugiando un po’ prese la prima scala sul suo cammino e stranamente arrivò al piano giusto. Prendendo un grosso respiro entrò nella sala da pranzo.

<< Sai, ero convinto che ti saresti persa >>

La voce di Riddle era divertita, molto divertita.

Jessie drizzò le spalle, cercando di darsi un contegno ed evitando di diventare rossa.

<< A quanto pare ti sei sbagliato >>

<< Di solito non mi sbaglio >> concluse l’uomo ghignando sornione.

Finita la colazione Tom annunciò che sarebbe partito per una particolare missione, e avrebbe fatto ritorno il tardo pomeriggio.

<< Per qualsiasi cosa chiedi all’elfo domestico >>

<< Vabbene, chiederò a Kreans >>

Tom assunse un'aria perplessa, e si fermò proprio davanti alla soglia per guardare Jessie negli occhi.

<< Chiami l’elfo con… il suo nome? >>

<< Ehm sì, insomma, è davvero molto gentile con me… >>

Riddle rise.

<< Sei proprio una strana Black >>

Poi le diede un buffetto sulla guancia e un leggero bacio, sparendo da Riddle Manor. Ma c’era una minuscola ira di rabbia nel suo tono, e Jessie Black ne rimase leggermente scossa. Una volta rimasta senza il suo promesso sposo dedicò la giornata a leggere, cogliere fiori e studiare qualche appunto. Quando il cielo iniziò a tingersi di rosso, salì al piano superiore. Doveva finire alcuni compiti assegnati dalla McGranitt che, stranamente, ne aveva dati più a lei che a tutti i Serpeverde messi insieme.

Tump…

Bastava anche un minimo battito di quel maledetto ciondolo per mandarla in crisi. Con delicatezza prese il medaglione e lo mise nel cassetto più lontano e isolato della stanza. Pochi minuti dopo fu interrotta da una presenza furiosa che entrò correndo nella sua camera.

<< DOV’E’?! DOVE L’HAI MESSO!! DOVE!!!! >>

Riddle era furioso, Jessie non l’aveva mai visto in quello stato.

<< I-io. Cosa? >> rispose indietreggiando.

<< HAI TOCCATO IL MIO MEDAGLIONE?! TU L’HAI PRESO! >> abbaiò l’uomo con una strana luce negli occhi.

Jessie iniziò a tremare convulsamente.

<< I-io mi dava fastidio i-il battito è-è nel cassetto q-quello >>

Tom le afferrò l’avambraccio, stringendola da far male. La ragazzina sentì le sue ossa scricchiolare paurosamente, e si accasciò sperando di far diminuire il dolore. Le lacrime iniziarono a solcarle le guance.

<< I-io non volevo, i-io … non sapevo che… >>

<< NON ammetto una sola parola. Azzardati a toccarlo di nuovo e questa ti sembrerà una carezza >> sibilò Tom Riddle.

Sconvolta e confusa Jessie Black si limitò ad annuire. Voldemort, dopo pochi istanti, la lasciò libera dalla presa ferrea. E uscì dalla stanza con il medaglione, non dicendo una sola parola. La piccola Black rimase interminabili istanti inginocchiata sul freddo marmo, con le lacrime che le rigavano il viso. Non scese a mangiare, rimase in stanza a fissare il suo riflesso dagli occhi gonfi. Invano cercò di dormire, quella sera non riusciva a prendere sonno. Tentava inutilmente di immedesimarsi nel libro “ Cime Tempestose “, quello che amava tanto. Con un tremito si ricordò che la natura di quell’ libro era Babbana, e Riddle sarebbe di nuovo andato su tutte le furie. Senza tante cerimonie lo prese e lo nascose dietro il comò, tremando come un pulcino spaventato. In quell’istante qualcuno bussò alla porta. Come un lampo al ciel sereno decise di correre sotto le coperte, pregò con tutto il suo cuore che non fosse Riddle. Per fortuna un essere minuscolo, dalle sproporzionate orecchie a punta, si presentò al suo cospetto. Kreans aveva gli occhi rossi e gonfi, proprio come i suoi. E un'espressione triste, dannatamente triste. Si avvicinò strascicando i piedi vicino al letto a baldacchino della ragazza.

<< A Kreans dispiace tanto, tanto per la Padrona. Il Padrone… è fatto così. E’ meglio non farlo arrabbiare, se non si vuole avere un livido o peggio >> dicendo queste porse a Jessie una benda di garza ghiacciata.

La ragazza mise subito l’impacco sull’avambraccio, che era gonfiato pericolosamente.

<< Ti prometto che non ti farà più male Kreans. Ti proteggerò io >>

<< Sì ma… chi proteggerà la Padrona? >> replicò con un sorriso triste l’elfo.

Jessie deglutì. Non sapeva cosa ribattere, purtroppo.

<< Ora Kreans va, Kreans non dovrebbe essere qui, Kreans va sennò il Padrone si arrabbia >> dicendo ciò scomparì di corsa.

Jessie uscì dalla stanza. Aveva bisogno di prendere un po’ d’aria. Camminò in punta di piedi per il corridoio, non voleva certo far svegliare Lui. Per carità. Si fermò a guardare fuori da un finestrone. La serata era limpida ma calda. Un alito di vento, e niente più. Troppo tardi si accorse dei passi che si avvicinavano pericolosamente alle sue spalle.

<< Jessie… cosa fai in piedi? >>

La giovane sobbalzò: era Riddle. Si voltò lentamente, cercando di mascherare la paura che forse le sfigurava il volto.

<< V-v…Volevo prendere una boccata d’aria >> riuscì solo a sussurrare.

L’uomo notò che stringeva convulsamente una pezzuola con del ghiaccio sull’avambraccio.

<< Fammi vedere >>

<< C-cosa? >>

<< L’avambraccio >>

<< I-io >>

<< Non discutere Jessie >> replicò l’uomo con tono duro.

La ragazzina fece un minuscolo sospiro e, lentamente, levò la benda. L’avambraccio era gonfio, e soprattutto violaceo.

<< Vieni con me >> disse con tono secco Riddle.

La Black lo seguì senza dire una parola.

Attraversarono più di due corridoi, la quiete regnava sovrana. L’unico rumore che Jessie riusciva a udire  era il sangue che le martellava nelle orecchie. Tom la fece entrare in una stanza abbastanza buia, solo alcune candele illuminavano l’ambiente. La ragazza dedusse che non era altro che la camera da letto di Riddle.

<< Siediti su quella poltrona >>

<< S-si >>

Tom rovistò su un tavolino in penombra, prese un piccolo impacco dalla natura indefinita e si avvicinò alla fidanzata. Senza dire una parola le tamponò con quest’ultimo l’avambraccio, e mormorò qualcosa tra sé e sé. I loro visi erano pericolosamente vicini. Jessie si morse il labbro inferiore.

<< Io… io non volevo. Non avevo idea che fosse qualcosa di molto prezioso, o magari importante. Quel battito era così… >> si interruppe con la voce rotta da leggeri singhiozzi.

Tom la guardò negli occhi, intensamente. Sembrava combattuto. Dopo pochi istanti la abbracciò, ignorando il battito del cuore spaventato della giovane.

<< Non avrei dovuto essere così duro, ma dopotutto sono Il Signore Oscuro. Anche se con te potrei essere tranquillamente chiamato Tom Riddle, fuori di qui, sono solo Lord Voldemort. Dovrai mettertelo in testa, Jessie >>

La ragazza si limitò ad annuire leggermente con il capo.

<< Questa sera rimani qui a dormire, più corretto dire che noi rimaniamo qui a dormire >> disse l’uomo, staccandosi dall’abbraccio della Black.

Jessie fu stupita e impaurita allo stesso tempo.

<< Stai scherzando? >>

<< No, voglio semplicemente farmi perdonare >>

<< Ma… ma >>

<< Russi, Jessie? >>

<< No! >> ribattè irata la giovane.

<< Allora cosa c’è? >> incalzò Riddle.

<< Cosa intendi con… insomma io… ehm >>

Tom inarcò un sopracciglio, aveva un cipiglio abbastanza divertito.

<< A quanto pare tu… Non importa, comunque. Non fare quella faccia da pulcino spaventato. Andiamo a dormire, dormire. Se non te ne sei accorta sono le due di notte, e vorrei riposarmi >> concluse Tom Riddle sghignazzando.

Jessie non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo. Senza una parola si sdraiò sul letto vicino al quasi sposo, spegnendo la candela più vicina.

Aveva sedici anni, miseriaccia. E non era Narcissa Black, quindi pensare solo certe cose la facevano diventare un peperone.

<< Scusa >>

Era la voce di Tom, senza dubbio. Ma era così flebile che Jessie non capì se era reale o se stava semplicemente impazzendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Regulus viene a fare visita a Riddle Manor... ***


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Eccomi qui! Con un nuovo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate!

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Promise

 

 Dopo essersi sdraiata sul letto matrimoniale Jessie, contro ogni sua aspettativa, crollò in un sonno profondo. Il giorno dopo pioveva. La ragazza fu svegliata dai pesanti goccioloni che ticchettavano sul vetro della grande finestra. Per completare in bellezza grossi nuvoloni scuri si ergevano fuori nel cielo. Insomma, un tipico acquazzone estivo. Imbronciata si voltò istintivamente al suo fianco per cercare Tom, ma trovò solo un biglietto:

Cara Jessie, sono dovuto andare fuori di casa per una particolare emergenza. Mi è dispiaciuto non poter stare a guardare le buffe espressioni che ti compaiono in volto nel sonno. Sono sicuro che tu sia arrossita, in questo istante, come un peperone maturo. Tornerò per colazione se tutto va bene.

Un dolce risveglio,

T.O.R.        O.S.

P. S: Questo pomeriggio verrà tuo cugino Regulus a farti una visita, mi ha confidato che desidera parlarti di un argomento abbastanza importante.

Jessie aggrottò la fronte, non desiderava vedere Reg. Non voleva farlo soffrire ulteriormente. Sospirando uscì dalla camera di Riddle, per andare verso la sua. Una volta preparata scese a fare colazione al piano sottostante. Tom non c’era, a quanto pare era ancora in missione.

<< Buongiorno Padrona! >>

<< Oh… ciao Kreans >> disse la ragazza sorridendo.

<< Si sieda Padrona. Ora Kreans porta la colazione. Cosa desidera la Padrona? >>

<< Mm… un bicchiere di latte, per favore >>

L’elfo saltellò fino alla cucina, e tornò poco dopo con un vassoietto colmo di biscotti e di un bicchiere esageratamente grande di vetro.

<< La colazione è servita >>

<< Grazie Kreans >>

La Black si sedette al tavolo e iniziò a sgranocchiare qualche biscotto. Poi fissò perplessa l’elfo, seduto in uno sgabello solo soletto in cucina.

<< Kreans, vieni qua a farmi compagnia >>

L’elfo domestico guardò con occhioni luccicanti Jessie.

<< La Padrona dice sul serio? >>

<< Certo >>

Terminata la colazione, che si era svolta con un commosso Kreans che non poteva accettare un biscotto al cioccolato, Jessie Black si trasferì in salotto per ultimare i compiti della McGranitt. In un'ora arrivò fortunatamente all’ultima pergamena degli esercizi:

1000) L’aconito è utilizzato per facilitare la trasfigurazione di quale animale?

1001) Descrivi la trasfigurazione di un ermellino in una tazza da thè.

1002) Qual è il principio di trasfigurazione umana di Urchidaex?

1003) Perché non bisogna mai trasfigurare un gatto in una barretta di cioccolato bum al latte di drago?

1004) Cos’è un Horcrux?

La ragazza rimase paralizzata davanti all’ultima domanda. La sua mano ebbe un tremito. Non era programma del suo anno, di nessuna classe. Silente le aveva accennato qualcosa, ma perché? C’entrava con Lui? Una voce la fece sobbalzare all’istante.

<< Jessie, non finiscono mai i tuoi compiti? >>

Era Riddle.

La Black si voltò lentamente, cercando di mantenere una faccia di bronzo.

<< Ehm, a quanto pare >>

<< McGranitt? >> chiese l’uomo sedendosi al suo fianco.

<< Si >>

<< E’ un classico, riempiva anche a me di compiti durante le vacanze. Posso vedere il questionario? Vedo se sono giuste magari >>

Il cervello di Jessie andò in tilt, non voleva che vedesse quella domanda. Ma non doveva neanche fare capire che aveva collegato il suo promesso sposo al suddetto “ Horcrux”. Sospirando gli porse il foglio. Riddle, con tutta la sua buona volontà, iniziò a leggere dalle ultime risposte. Le leggeva scrupolosamente, facendo segni di approvazione, mentre teneva la mano della giovane. Arrivato all’ultima domanda, smise di accarezzare la mano di Jessie, stringendo pericolosamente la mascella. Gli occhi di Tom erano diventati duri, e furiosi.

<< La McGranitt ti ha scritto quest’ultima domanda? >> chiese con tono incredibilmente gelido.

<< Sì, almeno credo.  Io non so… cosa… cosa sia >> mormorò in risposta la ragazza.

Riddle si accigliò, ma non proferì altra parola.

Il pranzo si svolse tranquillamente in modo piacevole. Regulus si presentò verso le cinque del pomeriggio, suonando educatamente il campanello.

Driin Driin Drin.

Tre suonate brevi pensò la giovane E’ sicuramente Reg.

<< Sarà meglio che inizi a scendere >> disse Tom sbuffando.

<< Sì, sono pronta >>

<< Jessie? Curiosità: cosa deve dirti tuo cugino? >> chiese l’uomo avvicinandosi lentamente alla ragazza.

<< Davvero, non ne ho la più pallida idea >> mormorò in risposta la Black.

Riddle era così vicino che la giovane sentiva il suo sensuale fiato caldo sul collo. Poi, senza preavviso, l’uomo si incamminò verso la sua stanza.

<< Quando finisci, raggiungimi >> concluse con un occhiolino.

La ragazza arrossì violentemente.

Tom scosse sorridendo la testa.

Appena udì la voce sottomessa di Kreans parlare con un ipotetico qualcuno si precipitò al piano di sotto. Era Regulus. Era cambiato. Sembrava più alto, o forse era il suo volto più scarno e pallido a fare la differenza. Aveva una strana luce negli occhi. Determinazione? Dolore? Jessie Black non riusciva a leggere quelle iridi scure.

<< Ciao Reg >>

<< Ciao Jessie >> mormorò come risposta il ragazzo.

La ragazza si sentiva stranamente in imbarazzo.

<< Prego, accomodati >> disse portandolo verso il salotto.

Seduti uno di fronte all’altro, Reg sospirò.

<< Jessie, sono venuto per una questione importante >>

<< Sirius è scappato di nuovo? >>

<< No >>

<< E’ morto qualcuno? >>

<< No >>

<< Andromeda è stata punita? >>

<< No, no. Niente di queste cose terribili. E’ una cosa bella, fino ad un certo punto >> proruppe imbarazzato il cugino.

La mente di Jessie lavorava veloce, e dopo pochi istanti capì con terrore.

<< Senti Reg è meglio che… >>

<< Io ti amo, Jessie. Se l’unica cosa cui tengo in questo mondo, quando ci siamo lasciati tutto mi è caduto addosso >>

<< No, Regulus >>

Il ragazzo non ascoltò, e prese delicatamente le mani alla cugina.

<< No tu, Jessie. Io so che mi ami >>

<< Mi dispiace, Reg. Ma non è più così >>

<< Hai idea di quello che sto passando!? >> ribatté irato, << Sto scegliendo te al mio Signore! L’uomo che da anni desidero servire con tutto me stesso. Non sei obbligata a scegliere lui >>

<< Io ho già scelto Regulus. Mi dispiace, è questo il mio destino >> concluse la giovane liberandosi dalla stretta del cugino.

Un lampo fugace di dolore passò negli occhi del Black.

<< Permettermi almeno di starti accanto >>

<< E’ meglio di no Reg >>

<< Sai che io sarò Mangiamorte in tutti i casi questo Settembre, ormai ho finito la scuola. Che tu ci metta una buona parola o non io… Che cosa hai fatto all’avambraccio? >> chiese interrompendo il discorso, fissando il grande livido scuro.

Jessie Black lo coprì con la mano come poteva.

<< Non è niente… >>

Regulus Black capì dannatamente tutto. Con le mani tremanti si alzò dalla sedia, andandosene da quella dimora. Una lotta interiore lo stava divorando.

Jessie sentì il volto cospargersi di lacrime e salì di corsa al piano di sopra, dove incontrò Riddle.

<< Jessie ma cosa diavolo…? >>

La ragazza si buttò tra le sue braccia singhiozzando.

<< Va… tutto bene. Sta tranquilla >> mormorò l’uomo accarezzandole la schiena.

<< Non va tutto bene >>

Tom alzò il mento della ragazza, in modo tale di guardarla negli occhi. Erano così vicini.

<< Invece presto andrà meglio >> sussurrò con voce sensuale.

<< Come fai a saperlo? >>

Tom Riddle inarcò il sopracciglio destro.

<< Io so tutto >> disse, avvicinando le labbra a quelle invitanti e tornite della ragazza.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Nuovo anno ***


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ATTENZIONE! AVVISO INPORTANTE ALLA FINE DEL CAPITOLO!!

Promise

<< Si può? >> chiese Riddle bussando alla porta.

Jessie arrossì, era in biancheria intima. Si stava ancora sistemando. Senza preavviso, e con una gran faccia tosta, Tom entrò nella stanza. La Black fece appena in tempo a fiondarsi dietro il paravento.

<< Non si poteva entrare >> puntualizzò leggermente stizzita.

<< Mm, che peccato. Devo dire che odio questo paravento. Ti aspetto giù, ricordandoti che il TUO treno parte tra due ore al binario nove e tre quarti >> sussurrò malizioso in risposta, uscendo dalla stanza.

Appena l’uomo uscì Jessie emise un sospiro di sollievo. Lentamente indossò il suo abito preferito, legandosi i capelli con un nastro verde smeraldo. I suoi occhi, quel giorno, erano veramente grigi. Ammetteva lei stessa, nella sua testa, che era molto contenta di tornare a Hogwarts per il sesto anno, ma l’idea di lasciare Riddle le metteva molta tristezza. Scacciando il pensiero scese al piano sottostante.

<< Padrona? >>

Era il piccolo Kreans, che avanzava titubante verso la giovane.

<< Padrona ho un regalo per voi >>

<< Dici sul serio Kreans? >>

In risposta l’elfo domestico, timidamente, le diede un minuscolo pacchetto.

Jessie sorrise: adorava quell’elfo.

<< Jessie!! Ti ricordo che perdi il treno se non ti sbrighi!! >> proruppe Riddle dal giardino.

<< Sto arrivando! >> replicò.

Scartò in modo febbrile il pacchetto: era un calzino fatto a mano tutto colorato.

<< Era della mamma di Kreans, Padrona. Kreans l’ha sempre tenuto, ma ora Kreans vuole darlo a voi, perché Kreans è felice che la Padrona sia così buona >>

<< Oh, Kreans. Grazie. Ti prometto che quando sarò DAVVERO la tua Padrona, te l’ho regalerò. >>

Non fece in tempo ad aggiungere altro che una possente forza la trascinò verso l’esterno. Quando voleva Riddle sapeva essere molto rozzo.

<< Capisco il tuo sentimentalismo, ma dobbiamo sbrigarci >> disse l’uomo con una punta di sarcasmo.

Jessie Black si limitò ad alzare il sopracciglio destro.

<< Prendi il braccio >> terminò Tom con un sorriso sghembo.

Sapeva come farla sciogliere, era un dato di fatto.

In pochi secondi riapparvero in un vicolo isolato di Londra, nei pressi della stazione.

<< I bagagli? >>

<< Ci sono >>

<< Bene, andiamo >> concluse con un tono stranamente secco Riddle.

Attraversarono la stazione Babbana, nella quale Tom faceva smorfie di disgusto. Senza farsi notare passarono attraverso il muro del binario nove e dieci, sbucando finalmente al binario nove e tre quarti. Una caotica folla di maghi, streghe e animali domestici li travolse. Tra gli spintoni e le grida Jessie Black riconobbe sua sorella Andromeda insieme a Ted Tonks, e il suo cuore divenne piccolo piccolo. Tom Riddle, silenzioso, la trascinò dietro la colonna più vicina, a riparo dagli occhi indiscreti.

<< Ho sempre odiato gli addii, Jessie >>

<< Non è un addio, in fin dei conti >>

<< Ma non sarà certo come vivere con te >> replicò scostando alla ragazza una ciocca ribelle corvina dagli occhi.

<< Verrò a trovarti durante gli orari di ricevimento >> continuò, << E’ una promessa >>

<< Bene >> sussurrò in tutta risposta la giovane.

A quel punto, Tom, la fissò dritta negli occhi. Prendendo il suo viso tra le mani e iniziando ad avvicinare le sue labbra. Fu un bacio travolgente, in cui Jessie dovette stare in equilibrio in mezza punta, giacché abbastanza bassina. Le loro lingue si accarezzavano dolcemente, mentre la mano bollente di Riddle si faceva strada sotto la camicetta della ragazzina. Il corpo di Jessie iniziò a diventare particolarmente sensibile, finchè non si ricordò di essere dietro ad una misera colonna del binario nove e tre quarti. Imbarazzata più che mai interruppe il bacio, ritrovandosi il solito sorrisetto di Tom in faccia.

<< Mmm… dovresti iniziare ad andare, dopotutto. Avemmo modo il prossimo mese di, come dire, approfondire la discussione?! >>

Jessie divenne ancora più rossa, non era mica Narcissa!

<< Ciao >> concluse come una scema scappando via.

Senza voltarsi indietro salì di corsa in treno, dove Laio Canon la aiutò a salire i bagagli, il minimo che potesse fare dopotutto. L’incidente dell’inverno passato era diventato molto rinomato, e qualcuno ancora ne parlava. Povero Laio! Che vergogna! Ringraziando il Grifondoro si diresse verso il suo scompartimento preferito, nell’ultimo vagone del treno. Nessuno aveva un posto fisso sul treno, tranne lei. Non le importava molto di chi si sedeva al suo fianco, le piaceva fare amicizia e conversazione. Entrò nello scompartimento accorgendosi con orrore che tutti la fissavano insistentemente. C’era James Potter, Lupin, Minus, suo cugino Sirius, Andromeda, Ted Tonks e… Lily Evans, quella Grifondoro che sembrava così simpatica. Istintivamente s'irrigidì, non andava bene.

Ordine della Fenice, Grifondoro, cugino rinnegato, nemici di Lord Voldemort.

Per Merlino, non andava per nulla bene. In tutti i casi si sedette nel posto più vicino, ridosso alla porta. Non le andava di fare la figura della tipica Serpeverde con la puzza sotto il naso.

<< Ciao cugina >> disse Sirius interrompendo il silenzio gelido.

<< Oh, ciao Sirius >>

<< Passate buone vacanze? >>

<< S, e tu? >>

<< Ottime senza la famiglia, direi >>

Andromeda la fissava in modo glaciale, a differenza della Evans che la squadrava benevola. James Potter si limitò a smozzicare qualche frase del tipo: “ Ho una fame da lupi” e “ Lily quest’anno mi devi aiutare con i compiti, ti pregooo!”

Quando arrivarono a destinazione Jessie fu la prima a uscire dallo scompartimento, seguita a ruota da Remus Lupin, che la prese in disparte.

<< Jessie non ti conosco come vorrei, ma so da Sirius che sei una brava ragazza, una Black sicuramente finita per sbaglio tra i Serpeverde. Non hai idea in cosa ti stai andando a cacciare sposando Voldemort, non hai idea dell’incubo che potrebbe diventare il tuo futuro. Non sempre i poli opposti si attraggono, ricordatelo bene. Noi possiamo aiutarti, tutto l’Ordine della Fenice è pronto a fare qualcosa per te. Ricordatelo. E per qualsiasi cosa, anche una chiacchierata, non esitare a chiamarmi >> concluse Lupin raggiungendo di corsa gli altri Malandrini.

La piccola Black rimase paralizzata per qualche istante. Combattuta tra la ragione e i suoi sentimenti. Forse Lupin aveva ragione, ma anche no.

Non hai idea dell’incubo che potrebbe diventare il tuo futuro.

Quelle parole l’avevano colpita come uno schiaffo in pieno viso, soprattutto perché aveva la piena consapevolezza che il futuro illustrato da Lupin avrebbe potuto avverarsi. Scese lentamente dal treno, con i capelli scompigliati dal vento, qualsiasi cosa sarebbe successa, o qualsiasi decisione avrebbe preso, l’avrebbe mantenuta e affrontata. Ora un nuovo anno la chiamava, e dopotutto era contenta di iniziare un’altra nuova avventura.

ALLORA, RAGAZZUOLI. MI SCUSO PER L’IMMENSO RITARDO, MA TRA LE VACANZE E LA SCUOLA NON AVEVO NEANCHE IL TEMPO PER SEDERMI AL COMPUTER. AVENDO QUEST’ANNO GLI ESAMI DI TERZA MEDIA SARò COSTRETTA A SOSPENDERE MOMENTANEAMENTE LA STORIA, IN QUANTO DEVO METTERMI LA TESTA A POSTO E INIZIARE IL RIPASSO PER BENE. LA STORIA RIPRENDERà, AHIMè, AD AGOSTO/SETTEMBRE. IN QUANTO NELLA LOCALITà DOVE STO D’ESTATE NON C’è UNA CONNESSIONE ._. VEDO Già LA VOSTRA FACCIA, NON DISPERATEVI!! NON VI LIBERERETE MAI DI ME, E IO NON ABBANDONERò MAI QUESTA STORIA, CHE ADORO DOPOTUTTO. COMUNQUE NON SPARIRò DALLA FACCIA DI EFP, POTRETE VEDERE PUBBLICATA QUALCHE DRABBLE O ONE-SHOT ( CHICCHE DI CHEROLAIN IN VISTA NELLA SEZIONE DI DEATH NOTE) AD AGOSTO/SETTEMBRE RIPRENDERò QUESTA LONG, E NE INIZIERò ANCHE ALTRE DUE ( NON SVELO NIENTE, DICO SOLO CHE RIGUARDANO IL FANDOM DI DEATH NOTE & HARRY POTTER) LA MIA RACCOLTA “IN FRONT OF THE MIRROR” VERRà AGGIORNATA IL GIORNO STESSO IN CUI PUBBLICHERò QUESTO CAPITOLO.

CHE ALTRO DIRE?

SE AVETE CONSIGLIETTI PREZIOSI PER AIUTARMI PER GLI ESAMI, MAGARI DICENDOMI ANCHE LA VOSTRA ESPERIENZA, VI SCONGIURO DI FARVI AVANTI. SONO COSì STRESSATA.

VI VOGLIO BENE E…GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE PER SEGUIRMI DA DICEMBRE 2010 CON QUESTA LONG.

CHEROLAIN

 

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Capitolo 15
*** Tornando ad Hogwarts... ***


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LEGGERE IMPORTANTE!

Eilà, sono consapevole di essere un mostro senza cuore. Vi ho abbandonato da Maggio: causa esami ( che sono andati egregiamente) Purtroppo per tutto il mese di giugno e luglio, oltre a non avere la connessione internet, non ho avuto neanche il computer, visto che il monitor si è rotto :/ Qua ad Agosto posso usufruire da mia cugina, una odiosa scema patentata che odia leggere, scrivere e le fanfiction. Motivo per cui mi sorveglia a vista, facendomi stare solo su Fb, sto pubblicando ora di nascosto, per non lasciarvi a bocca asciutta fino a Settembre. Vi voglio bene, e grazie per le enormi soddisfazioni che mi date tramite questa storia.

Una recensione è gradita…abbiate pietà di me! Ne sto passando di cotte e di crude senza il mio computer, e con quel troll di mia cugina.

Un bacione,

Carol Cuzari ( alias Cherolain)

Promise

 

<< Ma Jessie…mi stai ascoltando? >> chiese infuriata Julie White, agitando la forchetta ricolma di budino al cioccolato in direzione della guancia pallida della giovane.

Lo sguardo della piccola Black era perso in un punto indefinito della stanza. Le parole di Lupin le ronzavano ancora in testa.

<< I-io…si, ti sto ascoltando. Stavi parlando di te e Rabastan, giusto? >>

<< Si…e comunque…sai, lui è bellissimo, siamo entrambi Serpeverde, quindi i miei approvano ed è anche più grande! >>

<< Sono contenta per te, Julie >> disse con un sorriso Jessie.

La White ricambiò enormemente il sorriso.

<< Grazie, comunque …Oh, come sei fortunata Jessie, che onore! Sai che Silente ha smentito tutto? Ha fatto una riunione con li studenti a tua insaputa! Ora tutto i luridi Mezzosangue, Nati Babbani, Tassorosso, Grifondoro e la maggior parte dei Corvonero pensano che non è affatto vero che stai e sei promessa sposa all’Oscuro Signore >> concluse tra un boccone e l’altro mugugnando.

<< Forse è meglio così, che non si sappia in giro…>>

<< Punti di vista. Ovviamente il resto della nostra Casa ti crede, eccome se ti crede! Ci sono genitori, ti anticipo, che verranno qui per una futura raccomandazione da parte tua per fare entrare i figli, e parliamo anche di mocciosi del primo anno, nella Sua futura schiera >>

Jessie rabbrividì.

<< E cosa c’entro io? I-insomma…io… >>

Julie la prese saldamente per le spalle, guardandola fissa con i suoi enormi occhi blu cobalto.

<< Jessie Elisabeth Violet Lily Black, tu c’entri. E anche tanto, lo capisci? >> esclamò scuotendo i suoi ricci color del grano.

La Black si accorse che dal tavolo Grifondoro i Malandrini la stavano fissando, compresi la Evans. Imbarazzata spostò lo sguardo verso Laio Canon che la salutava allegramente, ricambiando. Finita la cena Jessie scese di corsa nel dormitorio femminile, aveva bisogno di dormire. E anche di riflettere. Con indosso solo la corta camicia di notte nera di pizzo, andò verso il bagno, pettinandosi i lunghi capelli corvini davanti allo specchio. L’aria era stranamente fredda, per cui Jessie rabbrividì. D’un tratto percepì qualcuno, o qualcosa alle sue spalle. Terrorizzata si voltò di scatto, trovando solo la carta di parati. Simulò un respiro di sollievo proprio nell’istante in cui qualcuno le coprì la bocca con la mano. La ragazza fece un sobbalzo e, per la paura, le cadde la spazzola dalle mani.

<< Sta calma, Jessie. Sono io. >>

La flautata voce di Tom le soffiò nell’orecchio destro.

<< Come…come sei entrato? >>

<< Nello stesso modo in cui sono entrato la sera del tuo compleanno. >> ribattè con una risatina.

Lo sguardo di Riddle scivolò sul corpo della giovane, e si soffermò sulla minuscola camicia da notte. Jessie degludì arrossendo, fissando lo specchio davanti a sé. Non aveva la più pallida idea di cosa fare. La mano gelata di Riddle scivolò sulla coscia di lei, che d’istinto tentò di scansarsi. Ma Tom l’afferrò saldamente per un fianco, continuando il suo lavoro, spostandosi nell’interno coscia.

<< T-tom >> pigolò spaventata, cercando di sottrarsi a quella morsa d’acciaio.

<< Sta tranquilla, non voglio farti del male >>

<< Ti prego…>> sussurrò stringendo con forza il lembo della sua camicia, girandosi di scatto.

Tom bisbigliò qualcosa incomprensibile. Poi proruppe in un roco<< Mi dispiace. >>

<< Non fa niente… >> mormorò la ragazza in risposta, non osando guardarlo fisso negli occhi.

Tom Riddle le alzò delicatamente il mento, in modo tale di poterla fissare negli occhi.

<< Domani partirò, ho un importante faccenda da sbrigare, ci rivedremo al primo colloquio. >>

<< L’ordine della Fenice?…>>

<< Sì… >>

Jessie sentì un’innata paura per Tom. Fu in quel minuscolo istante, forse, che comprese di amarlo. Il solo pensiero di perderlo, di non vederlo mai più, nonostante ciò che era successo a Riddle Manor, nonostante il suo essere crudele le fece venire le lacrime agli occhi.

<< Sta attento. >> sussurrò sfiorandogli la mano.

Tom la fissò negli occhi, con un’espressione sorpresa negli occhi.

<< Sta tranquilla, Jessie. In tutti i casi, tieni sempre il medaglione al collo. >>

<< Io non lo levo mai! >>

<< Brava! >> sogghignò, dandole un buffetto scherzoso.

Le voci delle compagne Serpeverde di stanza si fecero più vicine e chiassose.

<<  Arrivederci Jessie, domani ti farò i complimenti per i risultati dei G.U.F.O.>> concluse l’uomo, scomparendo di punto in bianco.

Sospirando leggermente, la ragazza, uscì di corsa dal bagno, scontrandosi con Narcissa.

<< Che diamine fai in camicia da notte? Svelta, vatti a rivestire. Silente vuole vederti immediatamente, ha mandato la McGranitt a prenderti. Quella stupida megera sta aspettando nella nostra Sala, e io vorrei andare ad avere un contatto intimo con Malfoy, non so se mi spiego, bambina. >> concluse con una smorfia di superiorità.

Come l’odiava, diamine, come l’odiava!
Senza proferire parola corse a vestirsi, e si gettò giù per le scale, rischiando di rompersi l’osso del collo, arrivando nella Sala Serpeverde. La professoressa McGranitt fissava con occhiate sinistre li studenti presenti nella Sala, ed era piuttosto spazientita.

<< Alla buon ora, Signorina Black! >>

<< Mi scusi, Professoressa. >>

<< Mi segua dal Preside, immediatamente. >> disse arcigna, facendole strada.

Iniziarono a risalire i sotterranei. Jessie teneva il passo della Mc Granitt, facendola, però, camminare qualche passo più avanti.

<< Professoressa…io…ho fatto qualcosa di male? >>

<< Purtroppo non posso dirti nulla, il Professor Silente mi ha espressamente vietato di trattare l’argomento. >> rispose, con un tono molto dolce, che rincuorò la giovane.

Arrivati nell’Ufficio di Silente, Jessie, venne lasciata sola dalla Professoressa. Silente si presentò pochi minuti dopo, invitando la Black a sedersi.

<< Un po’ di thè? >>

<< No, grazie, Signore. >>

<< Neanche un biscotto? >>

<< No, no, grazie. >>

<< Scommetto che, però, ti interessa sapere il motivo per cui…sei stata convocata qui. >> disse l’uomo, accarezzandosi pensoso la barba candida.

<< Effettivamente sì, Signore. >>

Silente iniziò a camminare pensoso per la stanza.

<< Hai terminato tutti i compiti delle vacanze, Jessie? >>

<< Sì. >>

<< Compresi quelli della McGranitt? >>

<< Lì non sono riuscita a rispondere ad…una domanda >> rispose.

<< Quella su li Horcrux? >>

<< Esattamente, e non è certo nel programma. >>

<< Giusto, ma ti riguarda in prima persona. >>

Jessie Black gelò sul posto.

<< Li Horcrux riguardano Lord Voldemort, signorina Black. Sono degli oggetti oscuri, e dannati. >>

<< Io…>>

<< Ascoltami bene, Jessie. Non sei come le sue sorelle Narcissa e Bellatrix. Assomiglia più ad Andromeda, di certo. >>

<< Non è la prima persona che me lo dice…>>

<< Noi possiamo aiutarti, Jessie, se lo desideri. Possiamo proteggerti e farti avere una vita felice.. Sei così giovane, troppo giovane per un peso del genere >> ribattè con occhi tristi Silente.

<<> rispose quasi meccanicamente la giovane, nel suo totale stupore.

<>

Lo amava?

Sì che lo amava, forse, certamente.

<< Perdonami, sono stato troppo invadente. Puoi andare, Signorina Black. Sarai stanca, e domani escono i risultati dei G.U.F.O. >> disse senza aspettare risposta, congedandola.

Jessie Black uscì con una strana sensazione agrodolce nel petto.

Cosa desiderava da lei realmente Silente?

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Bianco o nero? ***


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Ecco qui il nuovo capitolo, dedicato a Kat Luna89 che segue la mia storia da sempre: GRAZIE DI CUORE! Vedete, anche se magari non sembrerà, questo è stato un capitolo molto difficile da scrivere. In u certo senso…è la perdita di innocenza ( emotiva, piccole menti contorte. So già cosa stavate andando a pensare XD) di Jessie. Le ultime battute, nonché quelle di Laio Canon, sono le più importanti. Le dissi, le dedicai, ad una delle mie più care amiche, che sta attraversando un periodo non molto bello.

Comunque, fine del monologo, spero che il capitolo vi piaccia^^

Un bacio, Carol.

P.S: In effetti avrei scritto una drabble su Lavanda Brown e Hermione Granger ( Buffo.) Mi piacerebbe infinitamente un vostro parere.

Promise

 

Il giorno dopo Jessie si svegliò con una fifa innata: i risultati degli esami erano stati aperti al pubblico.

Ai tempi di Jessie Black i risultati dei G.U.F.O. non arrivavano a casa durante l’estate via posta, ma venivano messi pubblicamente in bacheca il secondo giorno di scuola del nuovo anno ad Hogwarts. Cercando di rilassarsi, dopo essersi resa presentabile, scese nella Sala Comune Serpeverde. L’atmosfera era piuttosto pesante, soprattutto per le Serpi del settimo anno. Bellatrix Black si limitava a imprecare ad alta voce seguita da Rodolphus. I restanti studenti di esami erano pallidi, strano a vedersi su una Serpe. Alle nove in punto tutti si precipitarono a vedere i risultati. Davanti alla grossa pergamena, con il dito tremante, Jessie si fermò davanti al suo nome e cognome.

Black Jessie:

Astronomia: Oltre ogni Previsione

Cura delle Creature magiche: Eccellente

Incantesimi: Eccellente

Difesa contro le arti oscure: Eccellente

Divinazione: Accettabile

Erbologia: Eccellente

Storia della magia: Oltre ogni Previsione
 
Pozioni: Eccellente

Trasfigurazione: Eccellente

Non poteva credere ai suoi occhi. Rimase un paio di minuti a fissare con espressione sconvolta la bacheca e, dopo un paio di spintoni, si fece da parte, sedendosi nella panca di pietra lì vicina. All’improvviso sentì un piacevole calore al petto: il medaglione bruciava, Tom le aveva scritto qualcosa. Impaziente rischiò quasi di strozzarsi,  nella foga di leggere nella superficie.

Ormai avrai visto i risultati, e ti faccio i miei più vivi complimenti. Ci vediamo presto, devo parlarti urgentemente, faccia a faccia.

T.O.R.                             L.V.

Un brivido attraversò il corpo della Serpeverde, aveva commesso qualcosa di sbagliato? Subito formulò nel pensiero la risposta che, automaticamente, si trascrisse nel medaglione.

Ho fatto qualcosa di sbagliato?

J.B

 

Passarono i minuti, ma non ebbe risposta. L’aveva fatto arrabbiare, le avrebbe fatto del male di nuovo. Dio. Non avrebbe potuto farcela. Stava quasi per mettersi a singhiozzare quando avvertì una presenza al suo fianco: era Dromeda, nella sua impeccabile divisa Tassorosso.

« Come sono andati gli esami? »  le chiese con tono abbastanza formale.

Jessie si voltò per fissare la sorella negli occhi.

« Bene, grazie » .

« Quanti G.U.F.O.? »

« Nove su nove » .

« Papà sarà fiero di te » .

« Lo sai perfettamente che mi odia! »  sbottò Jessie.

« Non quanto me, non ti pare? Senza contare che ora è sicuramente contento…con la tua unione vantaggiosa »  sibilò con disprezzo « Non ti riconosco più ormai, Jessie » .

La Serpeverde si prese la testa tra le mani. Era stufa di sentirsi dire sempre le stesse cose.

« SMETTILA, ANDROMEDA, SMETTILA! »

« Cosa? Cosa dovrei smettere in particolare? Cercare di farti ragionare? Dirti che Regulus si è quasi suicidato perché è innamorato di te, e tu, probabilmente, lo vorresti ricambiare ma non puoi? »

Ormai tutti i presenti le stavano fissando. Rodolphus e Rabastan avevano già la bacchetta in mano, pronti a intervenire, stizziti del comportamento della Tassorosso. Narcissa, che casualmente passeggiava nel corridoio, rimase a fissare il tutto con un’aria glaciale, stringendo il braccio di Lucius. Tutti gli altri si limitavano a scoccare occhiate nervose, trovando un pretesto qualsiasi per allontanarsi dal corridoio, per spettegolare sul quel certo Regulus Black.

Dopo l’ultima insinuazione di Dromeda, profondamente ferita e umiliata, con sorpresa dei presenti, e anche di se stessa, Jessie lanciò un Expelliarmus in pieno petto alla sorella. La Tassorosso fu sbalzata a pochi metri di distanza e fissò, con aria sconvolta, la sorella.

« Cosa sei diventata? COSA SEI DIVENTATA? »

Quattro abili Grifondoro trascinarono di corsa via Andromeda, vedendo già  le faccie maligne delle Serpi, con le bacchette sguainate. Solo uno di loro  rimase in mezzo al corridoio, con i ricci biondi scompigliati, e la bacchetta riposta nel mantello. Laio Canon non aveva ereditato dalla sua Casa solo il coraggio ma, probabilmente, anche il masochismo. Se ne stava lì, a fissare Jessie Black, con un’aria di muto rimprovero che non si addiceva di certo ad un quasi quattordicenne, circondato da un branco di Serpi incazzate. Il ragazzo fece alcuni passi in avanti, e tese la mano verso la Black.

« Jessie, vieni, andiamo via » .

Era sbagliato aggrapparsi all’unica certezza in quel corridoio? All’unica persona che, seppur magari voleva rimproverarti, ti voleva bene come una fratello?

Non ci pensò due volte, seguì il Grifondoro, lontano da quel luogo.

Uscirono fuori, quasi correndo, superando le serre di Erbologia, sedendosi vicino al tronco di una maestosa quercia. L’aria di Settembre iniziava a diventare fresca, se non fredda.

« Ti sei calmata ora? »

« Sì » .

« Jessie, qual è il problema? »

La Black fissava un punto indefinito nell’erba color smeraldo.

« Non lo so, Laio. E’ tu non potresti aiutarmi in tutti i casi » .

« Posso starti accanto, però » .

Le lacrime iniziarono ad affiorare negli occhi della giovane. Le parole di Silente le risuonavano ancora in testa.

Laio le tirò un ciocca di capelli, per costringerla a voltarsi verso il suo viso.

« Jessie, ascoltami bene. Io non sono qui per giudicarti, non sono come Andromeda, lo capisci? Io sono del parere che la vita sia come un immenso puzzle, decidiamo noi se finirlo, aggiungere un'altro tassello, o lasciarlo incompleto.
Decidiamo noi se aggiungere il tassello nero o quello bianco, quello vecchio o quello nuovo, bastiamo solo NOI. Quello che siamo, quello che ci circonda, quello che abbiamo accanto. Io ti sono accanto, sempre. Non importa quale tassello sceglierai, la vita è la tua. E io non posso intromettermi. Posso solo starti accanto, darti un consiglio su quale tassello aggiungere se lo desideri, niente più. Sono le nostre scelte, che si rivelano davvero chi siamo, più delle nostre capacità »  concluse serio, fissandola negli occhi.

Cambiavano davvero tante cose anche in pochi mesi. Laio era diventato un uomo, ormai Jessie l’aveva compreso.

« Cosa devo fare, Laio? »

« Quale tassello vuoi aggiungere al tuo puzzle? »

Il bianco o il nero?

 

 

 

 

Il prossimo capitolo sarà….bè….torno a casa l’uno Settembre, e inizierò a scrivere da quel giorno. Sono ufficialmente tornata, yess :D

Cherolain.

 

 

 

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Capitolo 17
*** Dromeda e la McGranitt. ***


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Eccomi con il nuovo capitolo^^ Spero vi piaccia, un bacio.

P.S: Vi piace la novità? Questo bellissimo banner è stato creato da Lights.

Promise

 

Per Jessie Black parlare con Laio Canon era semplicemente la cosa migliore che le potesse capitare in quei giorni. La notizia dello schiantamento di Andromeda aveva fatto il giro dei corridoi e, a quanto pare, anche la discussione tra le due sorelle era stata resa pubblica. Stranamente nessun Professore ne era al corrente, la omertà delle Serpi era famosa in tutta Hogwarts.

 Il giorno dopo la litigata, Jessie, decise di andare al dormitorio Tassorosso, per chiarire con la sorella. Dirigendosi verso le Cucine incontrò un gruppetto di Grifondoro del quarto anno, che le scoccarono una strana occhiata. Per entrare al Dormitorio Tassorosso non servivano parole d’ordine, bastava semplicemente bussare alla grande porta. Jessie rimase qualche secondo titubante ma, con un coraggio che di certo non l’apparteneva, picchiò con decisione l’uscio, preparandosi la miglior faccia di bronzo dei suoi sedici anni. Dopo pochi secondi sentì uno scalpiccio di passi, seguito ad alcune parole sussurrate. La porta venne aperta da un allampato Tassorosso pel di carota del suo anno che la fissò con una smorfia disgustata.

« Cosa vuoi qui, Black? »

« Desidero parlare con Andromeda, è importante » .

L’espressione del Tassorosso divenne più disgustata.

« Con che coraggio ti presenti qui? »

« Con nessun baldanzoso coraggio,  non sono una Grifondoro » .

« Andromeda non è in Dormitorio…» .

« Non mentirmi »  ribattè  Jessie « Si capisce perfettamente quando mentite voi Tassi. Non entrerò nel vostro Dormitorio, dici solo ad Andromeda che sono qui, e che è importante » .

Il ragazzo sbuffò sonoramente, ma fece ciò che le aveva chiesto la ragazza. Pochi secondi dopo uscì Andromeda, con i capelli castani stretti in una lunga coda. Sembrava tesa.

« Cosa vuoi, Jessie? »

« Io…volevo chiederti scusa » .

« Perché dovrei accettare le tue scuse? »

« Perché sei mia sorella, no? »

« Non lo sono più » .

Jessie sgranò gli occhi sorpresa.

« Non dire idiozie! »

« Papà mi ha diseredato, e disconosciuto » .

« Tu resterai sempre mia sorella »  replicò in un sussurro.

Con la coda dell’occhio vide che Dromeda trascinava alcune valige. Qualcosa le si strinse nello stomaco.

« Te ne vai? »

« Sì, ho superato molto bene i M.A.G.O. » .

« Non resti qui a fare specializzazione per Difesa Contro le Arti Oscure? » **

« No, ho deciso di andare al Ministero. Da Alastor Moody per la precisione »  dicendo ciò iniziò ad allontanarsi verso il corridoio, dando le spalle alla sorella  più piccola.

« Mi dispiace che sia finita così, Jessie »  continuò « Non pensavo che le nostre vite…io… » .

Non terminò neanche la frase, semplicemente scomparì via, e Jessie ebbe la sensazione di averla vista per l’ultima volta.

Molto triste andò verso l’aula di Storia della Magia, dove l’aspettava una noiosa lezione sui Goblin dominanti del 1608. Vide, però, che molte ragazze erano accalcate a leggere un’avviso  nella bacheca del corridoio. Incuriosita anche lei si fece spazio, per leggere la pergamena.

Hogwarts è lieta di annunciare:

Il Ballo della Vigilia di Natale

 

Alle 20:00 in punto, della Vigilia, si terrà nella Sala Grande il Ballo che da sempre distingue Hogwarts dalle altre scuole di Magia. Per i ragazzi è tassativamente obbligatorio lo smoking, per le ragazze, un qualsiasi abito, che potrà essere acquistato solamente alla prossima  uscita ad Hosmade. Potranno partecipare gli studenti dal terzo anno in poi. Quelli del primo e secondo anno potranno partecipare solo se invitati da uno studente più grande.

Minerva McGranitt

 

Jessie sorrise istintivamente alla notizia, adorava il Ballo della Vigilia. Era stata invitata tutti gli anni da molti ragazzi, ma era sempre andata con Regulus. Il solo pensiero del cugino la rattristava infinitamente. Con chi sarebbe andata al ballo? Sicuramente con nessuno, avrebbe fatto da tappezzeria, come molte altre. Riddle…lui non poteva certo venire, era un uomo pieno di impegni. Senza contare che da tempo aveva finito Hogwarts, non poteva certo partecipare al ballo. Ancor più affranta si diresse verso l’Aula di Storia della Magia. Al posto di seguire la lezione si perse nel limbo dei suoi pensieri, che riguardavano Tom, Regulus, Andromeda e Laio. Finchè, come un boato, il Professore quasi le urlò che la McGranitt desiderava vederla urgentemente. Leggermente spossata si diresse verso l’ufficio della donna lentamente. Prima di entrare bussò delicatamente, ed entrò solo dopo avere sentito il consenso.

La donna  sedeva dietro la sua scrivania di mogano, con la solita espressione arcigna in faccia,  fece cenno a Jessie di sedersi. La ragazza non se lo fece ripetere due volte.

« Signorina Black »  iniziò, « Lei avrà sicuramente letto l’annuncio del Ballo, non è vero? »

« Sì, certo. Oggi mentre andavo a lezione » .

« Vede, noi non possiamo permetterlo » .

Jessie le scoccò un’occhiata perplessa.

« Cosa non…comprendo, Professoressa » .

Fu il turno della McGranitt di fare una faccia perplessa.

« Il Signor Riddle non le ha riferito niente? »

« Credo di no… »

« Lei non può andarsene alla fine del ballo con il Signor Riddle, abbiamo un rigido protocollo da seguire. E non credo neanche che il Signor Riddle possa partecipare al ballo » .

Jessie sospirò delusa.

« Professoressa lei non…non può… »

« Fare uno strappo alla regola? No, non posso Signorina Black. Soprattutto in queste… circostanze, e con alcune determinate persone »  marcò il tutto con un velo di disprezzo ( o tristezza? Jessie non lo comprese mai)

La Black chinò il capo, stufa delle persone che, in un modo o nell’altro, cercavano di manifestarle lo stesso timore.

« Lei è una ragazza molto carina, Signorina. Sono sicura che non avrà problemi a trovare un altro cavaliere » .

« Il problema, Professoressa, è che io non credo di volerlo trovare e non potrei in tutti i casi » .

La situazione era estremamente comica da un lato, la McGranitt e Jessie Black che parlavano di un argomento a tratti così delicato.

La Professoressa non rispose subito, ci furono dell’interminabili secondi in cui, l’unico rumore udibile, era il ticchettio dell’orologio a parete.

« Signorina Black, fino a prova contraria, lei è una ragazza libera. Deve comprendere, anche se non sono la persona più giusta per spiegarglielo, che deve cercare di fare uno sforzo. Cercare di trovare…un altro cavaliere, sarebbe una soluzione più semplice e chiara» .

« Io non…non posso » .

La McGranitt si sporse dall’altro lato della scrivania, per fissare meglio la ragazza negli occhi.

« O non vuole? »

Non voleva, ma non poteva e non voleva ammetterlo. Il volto di Dromeda diventava sempre più nitido nella sua mente.

No, non poteva ammetterlo.

« Può andare Signorina Black, torni a lezione. Io non posso fare niente. Se desidera potrà parlare con il Professor Silente »  la congedò, terminando il tutto con un gesto teatrale con la mano.

E Jessie uscì, perplessa non solo dal comportamento della McGranitt, ma anche dal suo.

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Quel buffone di Silente ***


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Promise

Io mi SCUSO INFINITAMENTE per l’immenso ritardo! Purtoppo ho iniziato il quarto ginnasio. Ho le giornate piene, pienissime! Il primo approccio con il greco, la miriade di compiti, i nuovi insegnanti. La mia vita ormai si può riassumere in: sveglia-scuola-pappa-studio-pappa-nanna ._.’’ Io vi prometto di cercare di aggiornare il più presto possibile! Purtroppo sono infinitamente impegnata! Questo capitolo, infinitamente importante per la storia, è dedicato a Patta97 <3

Au revoir!!

 

 

 

Erano passati due mesi dalla conversazione con la McGranitt. Jessie ogni pomeriggio, lezioni permettendo, si riuniva con alcuni Serpeverde, cercando di trovare una soluzione per il Ballo.

« Jessie, bisogna trovare una soluzione in fretta! Manca meno di un mese al Ballo! »  esclamò Julie White, scuotendo i suoi ricci ribelli infuriata.

« Lo so, Julie. Ma non ho nessuna idea in mente »  rispose pacatamente la giovane. « E inoltre tutte le vostre proposte sono da bocciare. Non possiamo Imperiare Silente, e neanche Schiantarlo e fare una lettera di permesso finta »  concluse sospirando, bevendo un sorso di tè bollente.

Rabastan sbuffò sonoramente, iniziando a camminare davanti al caminetto della Sala Comune Serpeverde.

« E se semplicemente chiedessi a  Lui  di parlare con il vecchio Silente? »  proruppe Lucius, sedendosi elegantemente accanto alla giovane, con aria di trionfo negli occhi.

Tutti i presenti fissarono con aspettativa Jessie.

« No io… non posso chiederglielo. Insomma … è un uomo impegnato, ha molto faccende da sbrigare ».

« In effetti ha ragione, Jessie. Dovresti usare il vecchio metodo seduttivo con il vecchio, Jessie » .

« Che diamine intendi Narcissa? Sentite… io ora devo correre a Pozioni, sono quasi in ritardo, ci vediamo dopo »  disse congedandosi frettolosamente.

Lucius Malfoy la seguì con lo sgomento di tutti, blaterando qualcosa sul fatto che gli servissero degli appunti.

« Jessie aspetta! »

La ragazza si fermò, girandosi con un sorriso verso il neo-cognato.

« Lucius… ».

« Avrei bisogno di chiederti… un favore ».

« Dimmi pure neo-dottore! »  esclamò scherzosamente la ragazza.

« E’ proprio questo il punto, io non sono un neo-dottore… » replicò con un’aria disgustata in viso.

« Ma come? All’orientamento a Narcissa hai detto che … ? »

« La mia massima ispirazione è diventare un Mangiamorte, Jessie » disse tutto in un fiato.

La ragazza si gelò sul posto.

« Ma cosa stai dicendo Lucius! »

« Serpeverde è la casata dell’ambizione e del potere, non dimenticarlo. Io sono nato per questo, l’ho sempre saputo. Ho bisogno di una tua raccomandazione, Jessie. Ti prego ».

« E come la prenderà mia sorella? COME? E’ pericoloso, Lucius! »

« E’ la mia strada Jessie ».

« Potresti perdere Narcissa! »

« Non succederà, mai ».

« Lo farò » promise Jessie, con aria triste.

« Promettilo ».

« Promesso. Ma sarai tu a dirlo a Narcissa. Sei uno sconsiderato, Lucius » terminò fredda correndo verso l’aula.

Lasciando in mezzo al corridoio un Lucius Malfoy disgustosamente tronfio e felice. La lezione si svolse nella completa normalità. Jessie si sedette al fianco di un Severus Piton amareggiato, in quanto ormai i suoi rapporti con Lily si erano del tutto incrinati. Inutile tentare di consolarlo. Verso la fine della prima ora di Pozioni Julie, dal bancone dietro, le passò un bigliettino.

 

“Oggi si va ad Hogsmeade!  Dobbiamo andare a prendere il vestito per il Ballo. Tu dovresti prenderlo in tutti i casi, è l’unica data possibile per andare a fare compere. Ci vediamo alle quattro davanti all’entrata di Hogwarts. Hai il permesso, non è vero?”

Jessie gelò un istante. Lei non aveva il permesso. Erano mesi che non vedeva suo padre. Come diavolo avrebbe fatto?

All’uscita dell’aula lo comunicò a Julie, che le disse semplicemente di presentarsi il pomeriggio nella fila degli studenti per andare ad Hogsmeade. Magari, con un pizzico di fortuna, non sarebbe stata notata da quell’imbecille di Jack Gazza.

Alle quattro scese davanti al portone d’ingresso, e si mimetizzò nella folla di Serpeverde. Si sentiva in imbarazzo, non aveva mai fatto una cosa del genere. Ad  un tratto arrivò la McGranitt, che iniziò a controllare i permessi degli studenti.

« Ah, Signorina Jessie Black, può andare anche lei. Ho la firma del suo tutore ».

Tutore? Quale tutore?

La McGranitt l’aveva individuata tra la folla, e la fissava pensierosa. Stupita si fece trascinare di pesa da Julie, verso i Tre Manici di Scopa, dove presero una Burrobirra calda.

« Julie, secondo te cosa intendeva dire la McGranitt? »

« Io…non ne ho idea. Senti, andiamo al negozio? Non vedo l’ora di prendermi l’abito per il Ballo »

Il tono di Julie non la convinceva affatto. Evitando di fare altre domande la seguì nel negozio, dove iniziarono a visionare montagne di vestiti. La commessa, una giovane molto simpatica, consigliò a Jessie un vestito dello stesso colore della sua Casa, infinitamente bello, lungo e forse  un po’ troppo scollato. Decise di prenderlo sotto insistenza di Julie e la signorina. Soddisfatte, le due amiche, tornarono ad Hogwarts intorpidite dal freddo. Jessie Black aveva una strana sensazione in corpo, un brivido le percorse la spina dorsale. Aggiustandosi meglio la sciarpa al collo si diresse verso la Sala Grande, dove trovò Laio annoiato al tavolo Grifondoro, alle prese con dei compiti di Trasfigurazione. Continuava a sentire quel brivido gelato, continuava a sentire la Sua Presenza. D’un tratto sentì dei passi frettolosi, che rivelarono la presenza della McGranitt nella sala.

« Mi segua, Signorina Black ».

« Come? »

« Mi segua dal Preside » tagliò corto, procedendo a passo spedito.

Arrivate davanti all’ufficio la Professoressa bussò all’uscio, dileguandosi subito dopo. Delle voci concitate provenivano dalla stanza. Jessie entrò timidamente e quasi il cuore si fermò

Tom

Tom era lì, seduto nell’Ufficio di Silente, e stava parlando con quest’ultimo, con una tazza di tè in mano. Riddle le rivolse un sorriso abbastanza tirato, come se fosse dovuto passare dalla rabbia assoluta alla più totale tranquillità, in pochi secondi.

« Ah, prego Signorina, si sieda. La stavamo aspettando ».

Meccanicamente Jessie obbedì a Silente, sedendosi vicino a Tom.

Involontariamente sfiorò la mano dell’uomo.

Era ghiacciata

Preoccupata si voltò leggermente verso il viso di Tom che, però, era una maschera impenetrabile.

« Tè, Jessie? »

« No, grazie Professore ».

« Insisto almeno per un biscotto, Signorina ».

« Va bene, Professore » rispose, afferrando un biscotto alla zenzero con mano tremante.

L’atmosfera era così sottile che poteva essere tranquillamente tagliata a fette.

Tom aveva la mascella serrata, sembrava trattenersi a stento dallo Schiantare Silente.

« Allora, a quanto ho capito, il problema di tutta questa faccenda è il Ballo. Ah, come sono cambiati i tempi, non c’è che dire. Abbiamo delle regole precise, in effetti. Però…potrebbe esserci un eccezione. La Signorina Black è una studentessa eccellente, ed è il mio regalo per tutti i G.U.F.O. ottenuti » terminò gioviale Silente.

Qualcosa non andava di certo, il comportamento del Preside stupiva enormemente Jessie. Tom continuava  ad avere la mascella contratta.

« Eppure, Signorina Black, avrei scommesso su un invito da parte di Regulus Black ».

I pugni di Tom si strinsero enormemente.

« Siete sempre andati molto d’accordo, ottimi amici, infinitamente ».

Voleva provocare Tom, per avere una scusa di aggressione volontaria e per poi smascherarlo come Lord Voldemort. Jessie lo capì nell’arco di pochi secondi, come un lampo a ciel sereno.

« Sì, siamo stati buoni amici, dopotutto siamo cugini ».

« Esatto, mi era quasi sfuggito al momento ».

Riddle strinse da sotto il tavolo il polso di Jessie, con una presa delicata, ma abbastanza forte.

« Forse è ora che Jessie torni a lezione, Silente, non crede? »

« Hai ragione, Tom. La  nostra chiacchierata è finita, potete andare tutti e due » concluse, con una strana espressione.

Riddle si alzò per primo, continuando a tenere stretta Jessie, guidandola fuori dalla Presidenza.

La lasciò solo al piano sottostante, con aria molto riluttante.

« Mi dispiace… ».

« Per cosa? »

« Avrei dovuto cavarmela da sola ».

« Non dire sciocchezze, Jessie! Non sai nemmeno di cosa è capace quel vecchio » replicò Riddle, sistemandosi un ciuffo corvino ribelle.

Jessie iniziò a fissare con un certo interesse il pavimento.

« Ora devo andare, ci vediamo al Ballo ».

« Tom! Aspetta! Cosa dovevi dirmi? »

Tom la fissò intensamente.

« Ogni cosa a tempo debito » rispose semplicemente, dandole un bacio fin troppo delicato sulle labbra, riprendendo il suo sfacciante sorrisetto. Poi le diede le spalle, iniziando ad allontanarsi. Ad un tratto, a metà corridoio, si fermò. Tornando di botto indietro, con passo misuratamente calmo. Afferrò Jessie per le spalle, baciandola appassionatamente, sollevandola quasi da terra.

« Avrò molte cose da dirti, al Ballo, Jessie. Anche qualcosa sul discorso di Silente. » concluse, sfiorandole l’orecchio con le labbra.

E poi si smaterializzò, come incredibilmente aveva già fatto più di una volta, lasciando una Jessie color porpora e incredibilmente confusa.

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Il Ballo ***


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Il mio al momento è uno strano periodo, stancante ma intenso, bello ma brutto e pieno di cambiamenti. Il Ginnasio mi succhia via i pomeriggi, è un miracolo che sono riuscita  ad aggiornare! Proprio oggi avevo il compito di greco, venerdì di matematica, tra due giorni di latino. Non smetterò MAI di dirvi grazie per voi che mi sostenete da ormai quasi un anno con questa storia, GRAZIE. Spero di ricevere recensioni, ne sarei così felice da dimenticare per un po’ tutto il greco che mi aspetta!

Un bacio, Carol.

 

Promise

 

Il giorno del Ballo l’aria che si respirava ad Hogwarts non era sicuramente una delle migliori. L’agitazione percorreva ogni luogo del Castello, mettendo in fibrillazione anche gli studenti più calmi, metodici e riflessivi. Jessie Black apparteneva a quest’ultima categoria.

La mattina del 24 Dicembre Julie White si sedette in Sala Grande vicino a lei, iniziandola a tartassare di domande.

« Hai deciso l’acconciatura? »

« No »

« Il vestito è pronto? »

« Sì »

« Non rispondermi a monosillabi! » sbraitò la White « Tutto dovrà essere perfetto, capisci? »

Jessie sbuffò.

« Lo so perfettamente, Julie. Non bisogna essere così agitati. Tutto andrà per il verso giusto » terminò, fiera della sua rara pillola di saggezza, bevendo la sua spremuta d’arancia.

La maggior parte delle ragazze del quarto anno fissavano Jessie con una strana espressione. La McGranitt, inoltre, informò dal tavolo dei Professori che per le ragazze sarebbe stata obbligatorio avere i capelli raccolti. Ciò consentì, il un certo senso, lo sfogo completo della ciurmaglia Grifondoro. Laio Canon si sedette accanto a Jessie tremante come una foglia.

« Laio, va tutto bene ».

« Non va affatto bene! Guarda le Grifondoro! Perché diamine siete così complicate voi ragazze? ».

« Dipende dalla ragazza in effetti ».

Laio la fissò, come le ragazze del quarto anno Corvonero, in modo molto strano. Poi sembrò prendere un po’ di coraggio.

« La maggior parte dell’ansia deriva dal tuo accompagnatore, Jessie. Per il semplice motivo, sai, ci sarà anche tuo cugino Regulus al Ballo. La discussione con Andromeda ha fatto il giro di tutti i corridoi, se ne parla ancora » le mormorò nell’orecchio.

Jessie deglutì e il labbro inferiore le tremò leggermente. Julie White, da brava Serpeverde, aveva ascoltato tutto il discorso, e trascinò Jessie fuori dalla Sala Grande. Le lacrime salirono senza un determinato motivo agli occhi, la mano di Julie la guidava saldamente verso un luogo più tranquillo.

Regulus.

Non poteva vederlo un’altra volta, non avrebbe potuto sopportare di nuovo il passato. Laio diceva che si trattava di aggiungere un tassello, o nero o bianco. Ma si trattava davvero di fare una scelta?

A occhio e croce le due ragazze dovevano trovarsi nel corridoio solitario tra l’Aula di Antiche Rune e Babbanologia.

« Jessie calmati ».

« Ti sembra semplice? Come puoi dire di calmarmi nella situazione in cui mi trovo? »

La Black sentiva un’innata rabbia dentro.

« Questa sera ci sarà il Ballo! Sarai con il tuo cavaliere, la persona che ami in modo inconscio, tutti l’abbiamo capito. Io per prima. Regulus è il passato, capisci? L’amore della tua infanzia, di quando il mondo non era ostile e incredibilmente luminoso. Ma non è così, Jessie! Quella di Regulus non era realtà, e ti faccio presente che noi non viviamo nei sogni » diceva Julie, con le guance rosse per il freddo, stranamente seria e infervorata « E Lui non è un incubo Jessie, è la realtà. E la realtà va vissuta con cautela » concluse sedendosi vicino a Jessie.

« Lo pensi sul serio, Julie? »

« Ovvio ».

La conversazione finì lì, ma Jessie non la scordò mai in tutta la sua vita.

Già dal primo pomeriggio iniziarono i preparativi per il Ballo. Nella Sala Comune Serpeverde le ragazze del terzo anno erano sicuramente quelle che producevano più chiasso. Narcissa camminava su e giù in maniera  per il Dormitorio, avendo sempre qualcosa da ridire sulla sorella più piccola. Lucius ancora non le aveva fatto parola sul suo ambizioso progetto per il futuro. L’ansia iniziò a crescere dentro Jessie, dopo che 17 persone le avevano ripetuto per tutto il tempo il nome del suo cavaliere. Quando fu l’orario di scendere nella Sala Grande sentì le gambe tremare.

« Jessie! Non fare la bambina, andiamo! »

« Julie ho paura… ».

« E di cosa? »

« Non lo so…sai quanto sono maldestra ».

« Ci siamo esercitate da un mese sul Ballo del Ceppo, quindi datti una calmata! » concluse seccamente trascinandola di peso fuori dalla Sala Comune.

La musica iniziava già ad aleggiare per la scuola, la neve dava un tocco incredibilmente delicato alla serata. Julie la lasciò davanti alla scalinata, come la più vile delle Serpi, visto che aveva scontrato il suo George nel corridoio dell’aula di Trasfigurazione, era sempre stata leggermente egoista a dire il vero. La Black prese un grosso respiro, i suoi tacchi sembravano sferzare con forza il pavimento, producendo un rumore non particolarmente gradevole. Si sentiva sola su quell’imponente scalinata, tutti erano già in Sala. Quando mise a fuoco l’unico ragazzo rimasto alla fine della scalinata il suo cuore fece un autentico capitombolo. Tom Riddle era incredibilmente affascinante in smoking, sembrava più alto del solito, ed era incredibilmente pallido. Il suo sorriso si curvò leggermente, con occhi scintillanti dalla punta smaliziata fissò la giovane. Ormai mancavano meno di due passi a dividerli.

« Ciao ».

« Ciao ».

« Sei bellissima! »

« Grazie… ».

Jessie prese un grosso respirò declamando timidamente un piccolo sì. Quando entrarono insieme la Sala sembrò zittirsi, la Black sentì molti sguardi puntati su di se, e la cosa le procurò un forte imbarazzo. La mano fredda di Tom, che la cingeva in una morsa delicata, la guidava con sicurezza. Silente fissava la coppia da poco lontano con un’ aria non troppo contenta. Le danze iniziarono, Tom le cinse i fianchi, il suo tocco faceva bollire la pelle chiara della ragazza. Al secondo Ballo entrò Regulus accompagnato da una biondina del quinto anno Tassorosso. Tom serrò la mascella.

Come diamine poteva essere al Ballo? Silente aveva dato il permesso anche a Reg, conscio del putifero che avrebbe provocato. La presa di Riddle si fece più stretta sulla vita della giovane.

« Continua a ballare » le mormorò all’orecchio, con tono fin troppo calmo.

Regulus la stava fissando fugace, la biondina sembrava non farci caso. Quando le labbra di Tom Riddle le sfiorarono la tempia Jessie perse di vista l’intera Sala, catturata dagli occhi di Tom, non assistendo allo schiaffo e alle lacrime di Narcissa causate da Malfoy. Poi il Ballo terminò e Regulus iniziò a fissarla apertamente. Jessie comprese il gioco di Silente, era lo stesso utilizzato il mese prima, voleva incastrare Tom, per poi provare al mondo intero la sua crudele e spietata seconda identità. Presa da sentimenti contrastanti e con il cuore che batteva a mille, per la prima volta, fu lei che sfiorò di botto ( e timidamente) le labbra di Riddle. L’espressione di Regulus subì una crudele modifica: divenne di ghiaccio e guardò velocemente alla sue spalle, dando le sue attenzioni alla Tassorosso. L’orchestra attaccò di nuovo con il Valzer della Strega Primaverile ma Tom trascinò via dalla Sala Grande Jessie. La  condusse fuori, vicino al Platano Picchiatore, dove si erano conosciuti per la prima volta.

« Hai freddo? Il tuo vestito è molto…leggero » affermò con un sorrisetto.

Jessie scosse la testa velocemente con lieve imbarazzo.

Tom le lasciò il polso, si mise a pochi centimetri dal suo viso, con un’espressione molto seria.

« Ti ricordi quando qualche mese fa ti ho mandato il messaggio in cui ti dicevo che dovevo parlarti? »

Come poteva non ricordarlo.

Il cuore della ragazza iniziò a battere disperatamente.

« Sì »

« Volevo parlarti di Regulus, voglio sapere, voglio capire cosa è successo tra di voi. E cosa sta succedendo ».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** Avviso :) ***


Mi rendo conto che sono passati due anni dall'ultimo aggiornamento, ed è imperdonabile, lo so.
In questi anni sono cambiate tante cose, io stessa sono una persona diversa e tra problemi, mancanza di ispirazione e impegni vari, è stato difficile aggiornare questa long.
Ho già scritto quattro nuovi capitoli, ma intendo ricominciare a pubblicare quando finirò del tutto la storia.
Il finale, come la parte mancante della storia, è già presente nella mia testa, devo solo delineare meglio il tutto e fare maturare alcune idee.
L'ispirazione non è tornata del tutto ma, un passo per volta, mi sto impegnando con tutta me stessa per concludere questo lavoro a cui tengo tantissimo.
Una cosa è certa: questa storia avrà una fine, e non verrà lasciata incompiuta.
Mi sono affezionata fin troppo a Jessie e Laio, i miei personaggi originali, e anche agli altri personaggi della Rowling che hanno trovato spazio nella mia storia.
Detto questo...volevo ringraziare con tutto il cuore chi ha messo la storia tra le seguite, ricordate o preferite e chi è stato così gentile da recensire.
Jessie e Laio vivono per voi, questa storia vive per voi.
Grazie.


Carol
 

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