Under the rain. di annalisastyles (/viewuser.php?uid=259693)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti rivedrò? ***
Capitolo 2: *** Ci credi nell'amore a prima vista? ***
Capitolo 3: *** Uno sconosciuto. ***
Capitolo 4: *** In 5 minuti. ***
Capitolo 5: *** Due angeli. ***
Capitolo 1 *** Ti rivedrò? ***
Here I am staring at your
perfection
my arms, so beautiful.
This is guy is getting
dired cause stalls are burning out.
Somebody slow it down.
This is way too hard,
couse I know
when the sun comes out,
I will leave.
This is my last glance
that will soon be memory.
Maroon 5-Daylight
Dio,
quanto piove.
Non avevo
nulla contro la pioggia, anzi. Perdevo la maggior parte del tempo alla
finestra per vedere quelle goccioline così limpide cadere
piano, scendendo lungo il vetro. La pioggia mi rilassava e il suo
profumo mi mandava in ecstasy.
Ma i temporali no.
I temporali pieni di lampi e tuoni erano il mio incubo,
perlopiù se ero sola ad affrontarli.
Odiavo quei lampi capaci di illuminare un'intera casa anche alle 2 di
notte. Odiavo quei tuoni capaci di far suonare gli allarmi delle
macchine tanto il loro rumore.
Avevo il terrore dei temporali, odiavo veder squarciato il cielo.
Soprattutto se poi, con tutto questo temporale, ero costretta ad
uscire, per fare la spesa a mio fratello.
Gli costava così tanto scendere e arrivare dietro l'angolo?
Aveva anche una fottuta macchina lui. Perchè mandare per
forza me? 'Non gli va!
Dai, Abby scendi tu! Che ti costa?' aveva detto mia madre.
Ovvio che non gli andasse, lui era il preferito in casa, figuriamoci se
si doveva scomodare per andare a fare la sua spesa con la sua macchina.
Mi trascinavo giù per la strada fradicia da capo a piedi,
nonostante avessi un ombrello. I miei leggings blu ormai facevano parte
della mia pelle e la felpona azzurra della Jack Wills era come se non
ce l'avessi. Avevo tirato in su il cappuccio della felpa, alla ricerca
di un riparo in più per i miei capelli già
gocciolanti.
La strada era deserta e riuscivo a vedere solo i 5 metri dopo di me,
perchè la pioggia fitta aveva trasformato l'intera strada in
una matassa di grigio, troppo fitto per essere focalizzato.
Una folata di vento misto ad acqua fece si che il mio ombrello si
piegò dal lato opposto, rompendolo.
"Dannazione" sussurrai tra me e me, ripiegando l'ombrello rotto nella
sua custodia dato che ora era inutile.
Iniziai a correre più velocemente, alla ricerca di quel
dannato supermarket. La velocità mi fece togliere il
cappuccio, facendomi bagnare ancora di più il capo. Alzai lo
sguardo cercando di notare qualche insegna luminosa davanti ai miei
occhi, ormai stanca di quella corsa sotto quel fottuto temporale.
Un nuovo lampo squarciò il cielo, rendendo tutto
più illuminato; lo susseguì poco dopo il tremendo
boato del tuono, che mi accapponò la pelle. Il mio viso non
era solo bagnato dalla pioggia ora, erano presenti anche goccioline
calde appena sfornate dai miei occhi. Perchè ci sono dovuta
andare io? Perchè?
Osservai una piccola insegna luminosa all'angolo della
strada, affrettai nuovamente il passo per poi ripararmi sotto la
tettoia del supermarket. Diedi un piccolo colpo d'occhio alle mie
condizioni per poi alzare lo sguardo rassegnata. Alzando lo sguardo mi
resi conto della saracinesca abbassata proprio davanti a me.
Cristo, ma la sfiga mi
perseguita.
Mi strizzai leggermente i vestiti e i capelli per poi affacciarmi di
nuovo sulla strada, alla ricerca di un nuovo negozio. Un lampo (questa
volta di genio) mi illuminò la mente, facendomi ricordare
quel negozietto appena dopo 100 metri di strada.
Iniziai a correre, questa volta come un fulmine, e riuscii ad arrivare
in meno di un minuto a quel negozio, che sembrava essere aperto.
Entrai senza pensarci, dirigendomi subito agli scaffali di patatine che
il mio adorato fratellino aveva bisogno.
Una suoneria familiare mi distolse dai miei piani malefici per uccidere
mio fratello.
Afferrai il mio telefono senza neanche badare a chi mi stesse chiamando.
"Pronto?" dissi mentre ero presa alla ricerca dello shampoo
più balsamo della Pantene. Non gli andava bene uno shampoo
qualunque, no. A lui serviva quello giusto per 'idratare meglio' il suo
cuoio capelluto.
"Abby, amore, dove sei?" la voce del mio ragazzo si fece spazio tra i
miei mille pensieri.
Sì, ero 'fidanzata'. Ma credetemi, potevo sembrare di tutto
tranne che quello. Non sembravo molto la sua ragazza, sembravo quasi
una sua manager o anche la solo la sua cameriera personale. Eravamo
fidanzati 9 mesi quasi, e da 9 mesi io non facevo altro che ubbidirgli
e accontentarlo in qualsiasi fosse il suo ordine.
9 mesi peggio di una gravidanza.
"A fare la spesa. E sono a piedi sotto questo temporale" dissi
sottolineando il mio stato attuale. Ma come sempre, sembrò
sorvolare.
"Amore, le mie vans sono fradice! Le mie amate!" cantilenò
al telefono quando io ero alla ricerca del dopobarba. Forse amava di
più quelle scarpe che direttamente la sua ragazza. "Sono
finito accidentalmente in una pozzanghera e ora sono bagnate"
continuò notando il mio silenzio.
Ma era normale da parte sua essere trattata in quella maniera,
dopotutto le sue vans adorate erano bagnate.
"Cristo, Louis! Io sono bloccata in mezzo alla strada, nel pieno di un
dannato temporale, sono fradicia da capo a piedi, sono stanca di
correre e ho un ombrello rotto e tu pensi alle tue vans bagnate?!"
sbottai non riuscendo più a controllarmi. Notai un paio di
occhi osservare la scena così in silenzio pagai ed uscii dal
locale.
"Non è che puoi venire qui?" domandò imperterrito
mentre io riprendevo la mia corsa.
"Cosa non ti è chiaro della frase 'sono a piedi sotto questo
temporale'?" dissi affannosamente mentre cercavo una
scorciatoia possibile per evitare altri lampi nelle vicinanze. Sembrava
quasi la fine del mondo.
"Si, dai lasci la spesa a casa tua e prendi un nuovo ombrello. Che ti
costa?" egoista. Ecco cos'era.
Ormai venivo considerata da tutti la cameriera. Non esisteva amore o
affetto, ero solo una sguattera.
Sentii un urlo di avvertimento davanti a me, ma non feci in tempo ad
alzare gli occhi, perchè mi ritrovai già a terra,
con la spesa sparsa dovunque e il mio telefono, che continuava a
parlare, poco lontano da me.
Avevo sbattuto la testa pesantemente e mi sentivo avvampare in una
determinata parte del lato sinistro. Portai una mano per controllare se
fosse tutto apposto ma nel riportarla davanti ai miei occhi notai
perdessi un po' di sangue.
"Ma che bella giornata" dissi soprappensiero. Sentii una risata davanti
a me, da un corpo ancora seduto, anche lui, a terra. Mi sarò scontrata con
lui?
Alzai lo sguardo e vidi un ammasso di ricci castani tutti
bagnati che ricoprivano la fronte del ragazzo. Era in ginocchio davanti
a me distante forse un metro. Cercava di raccogliere i vari pezzi della
mia spesa per potermi aiutare.
Mai nessuno era stato così gentile con me.
Rimasi incantata a vedere quel suo atto di generosità,
notando di tanto in tanto un urlo proveniente dal mio telefono. Una
nuova fitta di dolore si fece spazio tra i miei pensieri, facendomi
portare spontaneamente la mano sul piccolo taglio sul mio capo. Il
ragazzo si rese conto di quel mio movimento e si avvicinò a
me, preoccupato in viso. I ricci gli cadevano lunghi sulla fronte,
rendendomi impossibile guardarlo negli occhi.
"Ma tu ti sei fatta male!" disse notando il sangue sulle mie dita. Si
affrettò a prendere un fazzolettino asciutto per poter
tamponare leggermente sulla ferita. Ma l'acqua della pioggia non
aiutava il tutto.
"Tranquillo" dissi cercando di scansarmi, ma poi capendo che ero senza
forze. "E' solo un taglietto" dissi cercando di divincolarmi dalle sue
cure preoccupate. Il ragazzo alzò lo sguardo portandolo sui
miei occhi, lasciandomi spiazzata.
Aveva gli occhi di un verde mai visto, verde smeraldo, sembravano
essere l'unico punto di colore in tutto quel grigio fitto. Aveva la
bocca socchiusa, permettendomi di osservare le sue labbra rosso fuoco
splendere sul suo viso bagnato. Mi osservava in silenzio, senza
spiccicare una parola.
"Abbyyy" sentii urlare dal mio telefono ancora lontano da me. Fui
costretta a staccarmi da quel suo sguardo magnetico per raccogliere il
mio telefono e spegnerlo. Non mi andava di dare spiegazioni ad un tipo
a cui importava solo delle sue vans tutte bagnate.
"Leggermente insistente il ragazzo, ah?" domandò il ragazzo
alzandosi da terra; sorrisi appena, imbarazzata dalla sua presenza.
"Lascia che ti aiuti" disse porgendomi una mano.
Incerta l'afferrai e lui mi tirò subito su, poco distante
dal suo petto.
Era terribilmente alto, ed io al suo fianco sembravo un tappo da
sughero.
Aveva ancora la mia mano sulla sua e non appena si rese conto del mio
sguardo la strinse ancora di più a se, tirandomi verso un
porticato, così potevamo metterci al riparo da quella odiosa
pioggia.
Rimanevo in silenzio guardandolo tutto preoccupato per la mia ferita al
capo. Notai avesse tra le mani ancora la mia spesa.
"Mi dispiace così tanto" disse ritornando a fissare i miei
occhi fermandosi davanti a me. "Non ti avevo proprio vista e
così ti sono venuto addosso. Ti prego di perdonarmi" disse
ancora una volta, mettendosi una mano tra i capelli, tirandoseli
indietro, mettendo bene in mostra i suoi occhi verdi, ancora
più luminosi. "Cosa ci fai sotto questo temporale della
Madonna tutta sola? In più senza un ombrello!" mi guardava
premuroso, abbassandosi appena per potermi guardare negli occhi.
"I-io...." balbettai, ero incantata da quegli occhi smeraldo, non
riuscivo a trovare una tregua per potermi staccare da loro. "Dovevo
fare la spesa" dissi indicando appena la busta.
"Che sbadato! Giusto! Ecco!" disse in fretta dandomi la busta raccolta.
Un lampo illuminò ancora quel tardo pomeriggio, seguito da
un tuono mai avuto prima. Un albero poco distante da noi cadde,
facendomi sussultare. Dallo spavento finii tra le braccia del ragazzo,
che vedendomi terrorizzata non ci aveva neanche pensato due volte prima
di abbracciarmi.
"L'ombrello si è rotto" cercai di giustificarmi,
allontanandomi dal suo corpo bagnato, ormai più che
imbarazzata.
"Ohw.." disse lui sentendosi di nuovo solo, dopo quell'abbraccio. Aveva
uno sguardo spento, rivolto verso l'alto, quasi ad implorare a qualcuno
un aiuto con quella pioggia.
"Tu che ci fai sotto questo temporale e senza ombrello?" dissi
guardando ogni suo minimo movimento. Lentamente si grattò la
nuca e riportò il suo sguardo magnetico su di me. Una
collanina appena al suo collo penzolò, trascinata dal vento;
era un ciondolo di un aereoplanino di carta fatto d'argento. Rimasi
incantata.
"Sono scappato di casa" disse alzando gli angoli della bocca, con una
naturalezza che mi disorientava. Un sorriso si formò sul suo
volto e una fossetta si fece largo sulla sua guancia sinistra. Aveva un
sorriso perfetto.
"C-come?" dissi visibilmente spiazzata. Come poteva scappare di casa
nel pieno di un temporale? Rise prima di darmi una risposta. Mi
incantai al suono della sua risata, come poteva farmi tutto
quell'effetto?
"Ho litigato con mia madre, e ci pensavo da un po'. Così.."
fece spallucce, torturandosi appena il labbro inferiore.
"Ed ora? Come farai? Dove andrai? Diavolo, dovevi scappare oggi che
diluvia?" dissi preoccupata per la sua condizione, sembrava quasi fossi
la sua ragazza. Ma purtroppo ero fatta così, mi preoccupavo
per chiunque, anche per uno sconosciuto. Rise divertito dalla mia
reazione, come poteva rimanere così tranquillo?
"Ora non lo so, aspetto che la pioggia termini e poi mi
troverò un posto in cui stare" aveva un sorriso dolce e
tranquillo, che mi metteva un'ansia ancor più grande addosso.
"Hai amici che ti possono ospitare?" domandai più ansiosa di
prima, sbarrando appena gli occhi dopo quel suo racconto stupido.
Serrò la bocca e mi guardò ancora una volta.
"Sì, stavo giusto andando da uno dei più stretti"
sorrise tranquillo, osservando divertito i miei gesti preoccupati.
Spostai lo sguardo sul mio orologio. 20:42. Quanto cazzo ero stata via da
casa?
"Sarà meglio che vada" dissi affrettandomi a girare dopo la
colonna che ci copriva.
"Aspetta" urlò nel vedermi lontana. "Vuoi che ti
accompagni?" si avvicinò a me.
Come,
scusa? Chi sulla faccia della terra era mai stato
così gentile e premuroso con me? CHI?
"Tranquillo, hai già fatto tanto per me" mi sentii in dovere
di dirgli. Lessi una leggera delusione sul suo volto, ma non mi illusi,
di certo non poteva importargli davvero o no di accompagnarmi. Lo aveva
chiesto solo per educazione. Mi avviai, iniziando a correre di nuovo
sotto la pioggia, permettendo alle goccioline salate di lavare il
sangue incrostato tra i miei capelli.
"Ti rivedrò?" gridò quando ormai ero all'angolo
della strada e lui al centro del porticato, sotto la pioggia.
"Lo spero" dissi timidamente tra me e me, per poi sparire su, lungo la
strada di casa mia.
Torno a rompere con una
nuova ff, lo so :')
Spero vi piaccia anche questa.
E spero che continuerete a leggerla perchè ho in serbo per
voi mille colpi di scena e sono sicura che vi piaccia. :)
Mi farebbe molto piacere anche trovare qualche recensione <3
Confido e spero in voi, lol.
Spero di riaggiornare presto (dipende da voi).
Con amore, Anna :3
Twitter----> @edskiss
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Capitolo 2 *** Ci credi nell'amore a prima vista? ***
Tell me your secrets and ask me
your questions.
Coldplay-The Scientist
"Sono
rientrata" gridai ai presenti in casa. Dei pesantissimi passi fecero
eco al mio urlo scendendo le scale in fretta e furia. Entrai in cucina
per lasciar la busta della spesa fradicia, come del resto lo ero
anch'io, per poi salire in camera.
Mio fratello non ringraziò neanche, fece irruzione nella
stanza e spingendomi afferrò la sua busta adorata.
"Ma che schifo, Abby! E' tutta bagnata!" disse non appena si rese conto
della busta gocciolante, spostò il suo sguardo su di me e
notò che non era solo la busta a gocciolare. "Ma come ti sei
conciata?!" si limitò a dire.
"La prossima volta ci esci tu sotto l'acqua, Zayn" dissi uscendo da
quella stanza, per evitare di scannare mio fratello con le mie stesse
mani.
Avevo le scarpe più bagnate quasi del nostro stesso
acquario. Esempio pessimo, lo so, ma il mio umore in quel momento era
davvero pessimo.
"Mamma" urlò mio fratello ancora dalla cucina, in cerca di
attenzioni dall'unica persona in casa pronte a dargliele. "Abby mi ha
portato la spesa tutta bagnata!" cantilenò lui come una
lagna.
Dio, perchè
stavo ancora sotto lo stesso tetto di quell'essere?
"Abby, dannazione, perchè hai portato la spesa
tutta bagnata a tuo fratello?!" comparve lei, Crudelia Demon, dal suo
studio, indossando una vestaglia rosso fuoco lunga fino ai piedi.
"Forse perchè lì fuori diluvia ed io non avevo
neanche un ombrello intatto con me?!" risposi acida prima di risalire
le scale e rifugiarmi nella mia camera, il mio mondo.
Perchè non avevo ancora fatto le valigie e non ero ancora
scappata da quella famiglia? Forse solo per quella villa, era piena di
ricordi, bei ricordi, e non volevo dargliela vinta a quei due poveri
stupidi.
Ma forse era arrivato il momento di scappare via da tutta quella
routine, da quel dolore e fare come aveva fatto quel ragazzo.
Entrai sotto la doccia e una profonda sensazione di benessere mi
pervase non appena il gettito dell'acqua calda sfiorò la mia
pelle.
Chiusi gli occhi, lasciandomi avvolgere da quel calore, e mi ritrovai a
pensare a quelle iridi di un verde smeraldo mai visto, contornati da
quei ricci così lunghi e allo stesso tempo leggeri.
Quel ragazzo era stato quasi simile ad un'apparizione angelica, se non
fosse per il fatto che mi aveva lasciato qualcosa che mi poteva far
ricordare di lui: un bel taglio sulla parte sinistra del cranio.
Non riuscivo a pensare ad altro che a quegli occhi e quella gentilezza
inusuale al giorno d'oggi.
Eppure, nonostante fossi rimasta totalmente incantata da quel ragazzo,
non sapevo neanche il suo nome.
"Abby?" fui svegliata da una voce stranamente familiare dal mio bel
sogno. Il riccio mi invitava a scappare con lui.
Aprii gli occhi di scatto, ritrovandomi faccia a faccia con due occhi
celesti e da un sorriso tranquillo.
Cosa ci faceva in camera mia lo dovevo ancora capire, mi limitai a
sorridergli e girarmi dalla parte opposta del letto.
"Dovremmo andare a scuola, ti ricordo" mi disse Louis togliendomi di
dosso le coperte, fui travolta da brividi di freddo. Possibile che
avessi preso la febbre?
"Oggi salto, faccio un salto in biblioteca" mi limitai a dire, prima di
alzarmi dal letto e andare in bagno.
"NO! Come puoi abbandonarmi? Da chi diavolo li copio io oggi i
compiti?" disse incazzato bussando pesantemente alla porta. Feci finta
di niente e con fare lento e svogliato mi vestii.
"Andiamo" dissi alla figura maschile imbronciata, seduta appena sul mio
letto. Se si era offeso era il colmo.
Uscendo dalla mia camera una 'nuova' figura maschile mi spinse per
poter passare.
"Ciao, Louis" sorrise smagliante mio fratello al ragazzo alle mie
spalle. Portai gli occhi al cielo e scesi giù. "Come mai
ancora con quell'acida di mia sorella? Andiamo, come diavolo fai?"
risero entrambi di gusto per poi tornare a guardarmi e ricordarsi della
mia presenza.
"Non essere cattivo, Zayn" prese parola Louis, mi stava davvero
difendendo? "Mi serve" disse completando il suo discorso.
Ecco, ora si che ci siamo. Gli servivo, se no perchè stava
ancora con me?
"Non puoi marinare la scuola proprio oggi" sentenziò quando
eravamo per strada diretti sul vialetto che portava al centro. A
differenza della sera prima, nel cielo c'era un sole potente e caldo,
sembrava quasi che l'acquazzone e tutto quello che era successo la sera
precedente fosse stato solo un brutto sogno.
Portai instintivamente la mia mano sul taglio, per accertarmi di non
aver sognato nulla del genere.
"Lou, forse è il momento che ti metta a studiare invece di
ripetere l'anno per la quarta volta" gli risposi scocciata.
Ricevetti un paio di occhi sentenziatori, manco avessi detto una
qualsiasi bestemmia contro la bandiera inglese.
"Senti, ragazzina, io e te dobbiamo parlare poi, eh!" disse girando per
la via della scuola, mentre io continuai la mia strada dritta per la
biblioteca.
Ci andavo spesso lì, era una specie di rifugio da tutto e
tutti, e ci potevo trovare tranquillamente pace e silenzio.
Non appena entrai nell'ampio locale, il profumo della carta e di libri
antichi mi invase l'anima, calmandomi.
Vidi l'anziana signora dietro il bancone all'entrata. Era solita
accogliermi nel primo pomeriggio, non andavo quasi mai di mattina.
"Signorina Malik, cosa ci fa lei qui ora? E la scuola?"
domandò preoccupata la dolce signora dai capelli bianchi
raccolti in un'ordinata cipolla.
"Cercavo pace e tranquillità, signora Stewert" dissi facendo
spallucce e sporgendomi per darle un tenero bacio sulla guancia.
"Allora sarà un effetto del temporale di ieri, tutti che non
vanno a scuola per venire in biblioteca" rise un po' tra se e se
lasciandomi sconcertata. Tutti chi? La biblioteca sembrava deserta, se
non fosse per la mia presenza e quella della signora Stewert.
La lasciai in balia del suo libro e mi rifugiai negli alti scaffali del
reparto romanzi d'amore, alla ricerca del libro del giorno.
Scorsi una copertina nera, con una scritta rosa, due scaffali
più in alto di me.
Innamorata di un angelo,
era il mio romanzo preferito. Non finiva nel migliore dei modi, ma
almeno era un amore vero che aveva vinto su tutto.
Tentai con scarsi risultati di alzarmi in punta di piedi per afferrare
il libro, ma la mia statura si divertiva a prendersi gioco di me.
"Vuoi una mano?" mi chiese una voce roca e calda alle mie spalle;
imbarazzata mi scansai per permettere al ragazzo di recuperare il mio
libro.
"Sì, grazie mille" dissi con lo sguardo basso, vergognandomi
da sola della mia stessa altezza. "E' quello con la copertina nera"
dissi appena, nella speranza di non essere giudicata almeno dai miei
gusti sdolcinati.
"Innamorata di un angelo" commentò poco dopo il ragazzo,
porgendomi il libro davanti a se. Le nostre mani si sfiorarono una
volta che recuperai il volume, provocandomi un leggero brivido lungo
tutta la schiena.
Pian piano spostai il mio sguardo sul petto del ragazzo, riconoscendo
una collanina dal ciondolo in argento che aveva attirato la mia
attenzione anche la sera prima.
Sconvolta, con il cuore a mille, spostai il mio sguardo sui suoi occhi,
accertandomi che erano proprio quelli verdi smeraldo che avevo sognato
per tutta la notte.
"Mi hai aiutato un'altra volta" sorrisi timidamente, senza riuscire
però a staccarmi dal suo contatto visivo.
"Sto cercando di diventare il tuo angelo custode" disse sorprendendomi.
Un leggero rossore prese parte sul mio viso.
"Conosci la storia?" domandai esterrefatta, ancora più
affascinata da quel ragazzo che conosceva anche il mio romanzo
preferito.
"Serva me, servabo te" disse citando una frase del libro, lasciandomi
ancora più incantata.
"Salvami, ti salverò" conclusi sorridendogli e perdendomi in
quelle sue fantastiche iridi verdi.
Sorrideva, lasciando sbucare una fossetta sulla guancia sinistra.
"Cosa ci fai qui?" mi chiese rompendo quel silenzio che ci aveva
invaso, permettendomi di ammirarlo nel migliore dei modi.
"Mi chiederai per sempre la stessa, solita cosa?" domandai divertita e
in lui nacque una risata, una risata che mi scaldò il cuore.
Com'era possibile che un ragazzo appena conosciuto, di cui non sapevo
nemmeno il nome, mi creasse tutta quella confusione interiore?
"Hai ragione, ma non riesco a capire perchè sei sempre sola.
Per questo te lo domando" tentò di giustificarsi lui.
"Meglio sola che mal'accompagnata" dissi citando un detto famoso, rise
ancora mandandomi in tilt il cervello.
"Ti sei ripresa dal temporale di ieri sera?" domandò sereno,
mentre col cenno del capo mi invitava a sederci su un divano poco
distante da noi.
"Direi proprio di sì" dissi facendogli notare il mio
sorriso, che aveva rimpiazzato il terrore e le lacrime della sera
prima. "Tu hai trovato un posto in cui stare?"
"Sì, è un mio caro amico e dato che vive da solo
con la sorella ha detto che per lui non ci sono problemi" sorrise
tranquillo, per poi inumidirsi le labbra con la lingua.
Quel semplice movimento mi rese incapace di pensare ad altro che alle
sue labbra rosse distanti un soffio dalle mie. Le vidi incurvarsi verso
l'alto e spostai il mio sguardo sui suoi occhi verdi.
"Devi stare qui tutta la mattina?" domandò indicando il
libro.
"Ero venuta qui in cerca di pace e tranquillità" dissi
facendo spallucce.
"Oddio, scusa. Ti sto disturbando" disse alzandosi di scatto dal
divano, ma instintivamente lo afferrai per la mano, per bloccarlo. Il
mio sguardo si fermò sul contatto delle nostre mani e
timidamente ritornai composta, dando spazio anche a lui di sedersi al
mio fianco.
"Tranquillo" dissi cercando di tranquillizzare prima di tutto me
stessa. Lui mi sorrise più sereno di prima.
"Ti va il gioco delle domande?" domandò lui illuminando i
suoi occhi ancora di più. Una sensazione mai avuta dentro si
fece spazio sul mio petto, accellerandomi il battito. Annuii appena.
"Inizio io" disse divertito a quell'idea "Posso sapere come ti chiami?"
il nome. Me
ne stavo per dimenticare un'ennesima volta.
"Abby" porsi la mano davanti a me. La strinse appena, evitando di farmi
male "Harry" disse scostando appena i ricci con un movimento veloce del
capo.
Harry.
Perchè non avevo mai sentito nome più bello di
quello?
"Quanti
anni hai?" domandai a mia volta io.
"19" disse facendo una strana espressione col viso.
"Io
ne ho 17" dissi fingendo un broncio.
"Facciamo qualche domanda più sensata, và" rise,
seguito dalla mia risata. Era la prima volta che ridevo dopo davvero
tanto tempo, lui smise di ridere, fermandosi ad osservare la mia
risata. Quasi come se si fosse risvegliato da un incanto, si decise a
parlare. "Credi nell'amore?"
Domanda pesante.
"Leggo tanto, davvero tanto sull'amore. Ne rimango affascinata ogni
volta sempre di più, tanto che, una volta che torno alla
vita reale, non faccio altro che cercare amore in qualsiasi cosa
faccio. Ma, ogni volta che torno alla vita reale, mi rendo conto di
quanto le persone ora vivano senza sentimenti, fregandosene di
dimostrare qualcosa a qualcuno. Tutto è dovuto, e sembra
quasi che la propria esistenza serva solo a fare da cameriera. Non ho
mai amato, anche se innamorarmi, vivere davvero, sentendo quelle
farfalle nello stomaco o perdere un battito solo notando gli occhi del
mio amato, l'ho sempre desiderato. Ma il mio tipo di amore è
tutt'altro rispetto a quello che viviamo ora" perchè diavolo ne
avevo parlato con lui?
Mai nessuno aveva avuto modo di aprirmi così tanto e
permettermi di parlare. Mai nessuno mi aveva chiesto la mia opinione.
"Qual è il tuo tipo di amore, allora?" domandò
lui, sempre più interessato ai miei discorsi.
"Ora mi prenderai per pazza" sussurrai, cercando di convincere il mio
cuore a calmarsi.
"La vedi esattamente come me, appunto ti domando qual è il
tuo tipo di amore. Per capire se siamo davvero due pazzi, insieme"
sussurrò ridendo a sua volta.
Insieme.
Com'è che ora non esisteva più nessuna rabbia
contro il mondo, nessuna preoccupazione e nessuna agitazione? Ero persa
nei suoi occhi e nelle sue parole. Non mi era mai successo, e la cosa
mi preoccupava.
"Io aspiro all'amore platonico. Quell'amore che non accetta nessun
altro al di fuori del proprio partner, quell'amore così
assurdo e grande da far paura, quell'amore che ti porterebbe anche alla
morte se servisse. Quell'amore che riempie tutto il tuo mondo, non
permettendoti di pensare ad altro" dissi con aria sognante, presa da
quel mio ideale che mi catturava ogni volta.
Rise appena, facendomi quasi pensare che davvero mi aveva scambiata per
una matta da manicomio. Eppure, non so perchè, non riuscivo
a smettere di raccontargli tutto quello che provavo, mi sentivo
chiamata a parlare, e a lui sembrava interessare il mio punto di vista,
così mi sentivo sempre più in dovere di aprirmi
con lui.
Con Harry.
"Avevo ragione, sai? Avevo ragione a pensare di aver trovato qualcuna
capace di fare la pazza con me" sorrise.
Risi, alleviata all'idea di non essere stata scambiata per una pazza da
manicomio.
"Ci credi nell'amore a prima vista?" mi chiese tenendo fermo il suo
sguardo smeraldo sui miei occhi blu. "Perchè io credo
proprio di sì".
Come potrò mai
ringraziarvi abbastanza?! Come?!
16 recensioni solo al primo capitolo? Ma mi volete davvero morta? *O*
Sul serio, grazie grazie davvero!
Spero che sono riuscita a colpirvi ancora con questo capitolo.
Ma non sono carini Abby ed Harry insieme?
Credete che succederà qualcosa?
Ed Abby che cos'ha che non riesce a spiegarsi?
Ed Harry a chi si riferisce quando le rivela che crede nell'amore a
prima vista?
E Louis cosa vuole dirle?
Quante domande, lol
Domande che saranno risposte tutte nel prossimo capitolo!
Spero davvero che mi invadiate di recensioni anche questa volta
perchè ne sarei davvero contenta!
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito perchè mi hanno
davvero fatto capire che la storia piace e vale la pena che io continui.
Giuliavedanaxx
Vika_
emilygreen
Directioner_Is a promise
xandimsorry13
I_love_life
eli99123
matysora
I_want_boobear
Tomlins_off
livingmydaydream
ThankYouIdols
underwater_
thesunshining
Light19
rescue me idols
Siete state davvero
dolcissime! Grazie mille! <3
spero di poter contare sempre sulle vostre recensioni e di altri se
magari vogliano (lo vorrei tanto)!
Con tanto amore e affetto scappo a mangiare che ho fame :')
Alla prossima, Anna <3
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Capitolo 3 *** Uno sconosciuto. ***
Amore corre verso amore,
così come
gli scolari lasciano i loro libri,
per contro, amore
lascia amore con volto corrucciato con cui gli scolari vanno a scuola.
William Shakespeare-Romeo e
Giulietta
"Ti va di
fare un giro?" domandò Harry, guardandomi negli occhi.
Cercavo di evitare il suo sguardo, imbarazzata com'ero, per paura di
non riuscire a trovare una via d'uscita, ancora. "Se vuoi rimanere qui
non ho problemi" sorrise dolcemente, facendomi sentire al sicuro.
Com'era possibile che avendolo anche solo al mio fianco, la mia mente
si svuotasse da tutti i problemi, il mio cuore batteva forte ed io mi
sentivo protetta? Riuscivo a parlare con lui, uno sconosciuto, come mai
avevo fatto in vita mia. Uno sconosciuto riusciva a farmi stare bene
con un sorriso, riusciva a farmi sentire completa con uno sguardo.
Com'era possibile che io sentissi tutti quei sentimenti, che avevo
letto in molteplici libri, con un semplice sconosciuto?
Annuii, reggendo il suo sguardo smeraldo. Sentii le guance avvamparsi
quando lui, per aiutarmi ad alzarmi e fare in modo che io lo seguissi,
mi sfiorò il dorso della mano.
Passando davanti alla scrivania della bibliotecaria, la signora Stewert
notò la mia bella compagnia, davanti a me; rise appena,
nascondendo il suo dolce ed anziano viso dietro il libro che aveva tra
le mani. Harry la salutò gentilmente con un dolce sorriso e
la signora Stewert ricambiò; non appena notò che
il ragazzo si fosse girato, rivolta a me, fece un occhiolino che
lasciava intendere tutto.
"Allora" riprese Harry, interrompendo quel tenero silenzio che ci
avvolgeva. "Vuoi fare tu qualche domanda ora?" sorrise, portando le sue
grandi mani nelle tasche davanti del suo jeans, prima di aver alzato la
zip del giubbottino blu.
"Sinceramente" mi schiarii la voce con un colpo di tosse. "...una
domanda da farti ce l'ho da ieri sera" sorrisi imbarazzata, notando per
la prima volta una certa sfacciataggine da parte mia. Annuii facendomi
capire che non dovevo aver paura di domandargli qualcosa.
"Perché hai litigato con tua madre?" domandai posando il mio
sguardo sui suoi occhi, scoprendo appena quasi una delusione sul suo
viso.
Sperava per caso in
un'altra domanda?
"Mia madre è molto esigente quando è a casa.." si
interruppe un attimo, forse per cercare le parole giuste da dire. "La
maggior parte del tempo lo passa a lavorare, si fa per dire, visto che
non fa altro che perdere tempo e parlare, o provarci, con tutti i suoi
colleghi. Se non è a lavoro è al pub con qualche
sua amica o con la miriade di frequentatori con cui si sente" si
girò per guardarmi, notanto uno sguardo triste da parte mia.
"Non le sto dando della poco di buono, ci mancherebbe...è
mia madre. Dico solo che se dedicasse solo un quarto del suo
tempo libero a me, la mia vita, la nostra famiglia, ora non sarebbe un
vero e proprio schifo. A me non da fastidio saperla spensierata e
rilassata, ma non può fregarsene così di me, suo
figlio, e quando torna a casa, poi, darmi ordini e comandarmi a
bacchetta, come se nulla fosse successo".
Una lacrima scese amara sul mio viso, ascoltando quella triste storia,
ma non per il racconto in se ma per ciò che mi ricordava,
per un ricordo che rappresentava un'altra famiglia, di tanto, troppo,
tempo fa.
Mi venne spontaneo abbracciarlo, fondermi tra le sue braccia ascoltare
il suo cuore battere veloce, inebriata dal suo profumo dolce e suadente.
"Hey, io sto bene, tranquilla!" lo sentii sorridere, stringendomi
più forte a se. Quel senso di protezione mi avvolse ancora.
"Lo so, è che...questa storia...mi ricorda tanto un'altra
famiglia" ecco che un'altra lacrima si fece spazio sulla mia guancia,
provocandomi una forte fitta di dolore all'altezza del cuore.
Harry sembrò capire e, in silenzio, rimase a tenermi stretta
fra le sue forti braccia, facendomi notare il suo tatto e il fatto che
io potessi contare su di lui, su di uno sconosciuto che mi rapiva il
cuore ogni minuto di più.
Anche solo il fatto che lui fosse rimasto in silenzio, senza domandarmi
nulla, senza farmi sentire peggio, ma, al contrario mi dava forza e
coraggio, mi diede modo di constatare che persona d'oro fosse il
ragazzo riccio dagli occhi smeraldo.
Una vibrazione, proveniente dalle tasche del mio jeans, mi distrasse da
quell'abbraccio protettivo. Pensando fosse un messaggio lo lasciai
fare, ma, non appena mi resi conto della vibrazione che continuava a
squillare, dovetti allontanarmi da Harry, per rispondere alla chiamata.
"Pronto?" risposi senza guardare chi fosse l'interlocutore, come mio
solito.
"Abby Jay Malik" una voce possente e forte gridò dal mio
telefono. "Dove diavolo ti sei cacciata? Ti aspetto da una vita davanti
a scuola e non hai neanche risposto ad un singolo messaggio"
distrattamente spostai il mio sguardo sul display del telefono e notai
i 9 messaggi non letti.
"Scusa, Louis. Ero in biblioteca e non l'avevo sentito" tentai di
giustificarmi.
"Si può sapere quando ti muovi ad arrivare? Mi avevi
promesso che avresti lavato i miei panni" sbraitò al
telefono, con un mezzo tono da offeso.
"Arrivo" dissi soltanto, per poi attaccare. A quella semplice parola
Harry sembrò rattristarsi nuovamente. Lo guardai, facendo
semplicemente spallucce.
"Aspetta" mi fermò un attimo prima che stessi andando via.
"Posso farti un'ultima domanda prima che tu vada?" mi
domandò quasi implorandomi. I suoi occhi smeraldo brillavano
di una luce più cupa.
"Certo, Harry" nominai il suo nome per la prima volta forse e sentii
che quel semplice nome era stato creato apposta per essere pronunciato
dalle mie labbra.
Cosa lo spingeva ad essere così ansioso? Cosa gli permetteva
di torturarsi il labbro inferiore in quel modo? Che la sua domanda
fosse per caso un 'scappa
via con me'? No, troppi film, troppa fantasia, troppe
illusioni che dovevo evitare per non rimanere scottata, semmai fossi
ancora in tempo.
"Posso avere il tuo numero?" disse indicando il mio telefono e
lasciandomi spiazzata.
D'accordo, non mi aveva chiesto una fuga romantica ma, anche solo
avendo il suo numero, lo avrei potuto sentire più vicino,
più mio.
Annuii prima di lasciargli il mio numero sul suo IPhone 5 e correre
giù per la strada.
Mi sentivo un dio, mi sentivo felice e avevo stampato sul viso un
sorriso di quelli difficili da dimenticare, uno di quelli da 32 denti,
uno di quelli da pubblicità per un dentifricio.
Avrei potuto sentirlo, cercarlo, chiamarlo, messaggiarlo,
incontrarlo..tutte le volte che volevo.
Ma che stavo blaterando?
Non mi poteva piacere il riccio, no. Non lo conoscevo ed io non potevo
fare un torto del genere a Louis, dopo tutto quello che aveva fatto lui
per me.
No, dovevo farmela passare.
"Dove sei stata?" domandò furioso una volta che lo raggiunsi
davanti alla nostra scuola. Si avvicinava a me a passo svelto, con le
braccia conserte, poggiate sul petto, e la fronte corrugata in una
smorfia di rabbia che contornava quei suoi occhi turchesi, di un
celeste pieno e vivo, in un nervosismo che mi metteva paura.
"In biblioteca, te l'ho detto" dissi appena, cercando di evitare in
qualsiasi maniera quel suo sguardo indagatore.
"Abby, te lo dirò con le buone" mi puntò l'indice
davanti al mio naso, per poi ricominciare a parlare. "Non mi piace
affatto il tuo comportamento ultimamente. Mi tratti come se fossi
l'ultima ruota del carro, non mi aiuti più in niente e salti
la scuola per andare in biblioteca a riempirti di stronzate sull'amore
perfetto" stronzate?
Era davvero troppo diverso da Harry. "L'amore non esiste, mettitelo
bene in testa. Esiste un grande affetto, simile al rapporto che
conosciamo tutti chiamato 'amore',
ma non esiste nessun tipo di amore perfetto! Non andiamo più
d'accordo, va bene! Ma ti sei scordata per caso chi ti ha salvato la
vita? Chi ti ha dato modo di rinascere dal tuo dolore? Ah?! CHI?!?!"
urlava a 2 centimetri dal mio viso, facendomi esplodere il cuore in
petto, incapace di reagire, muovermi o anche solo provare a respirare.
Era vero. Louis mi aveva salvato ed io, testarda com'ero sulla mia tesi
dell'amore, lo stavo lasciando andare. Ma lui aveva ragione, non dovevo
permettermi di perdere la testa per qualcosa che mi poteva sembrare
amore o per una persona che mi poteva sembrare un angelo.
Anche se, quest'angelo, mi stava facendo capire cosa fosse davvero quel
sentimento.
Tadààààààààààà!
I'm back :')
In questo capitolo si inizia a capire qualcosa di più sulle
loro famiglie. Harry ne parla esplicitamente dopo la domanda di Abby.
Lei lascia intendere, ma non spiega un emerito ca....volo. lol
Ma col tempo capirete tutti cosa la affligge e cosa la lega a stare con
Louis, nonostante lui faccia di lei la sua cameriera personale.
Come sempre sono onorata nel ringraziare le 12 recensioni che ho
ricevuto, anche se me ne aspettavo qualcuna in più,
perchè un po' sono calate :/
ma non mi lamento <3
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le
preferite/seguite/ricordate.
E in particolar modo a
Vika_
i_want_boobear
Light19
livingmydaydream
ThankYouIdols
Tomlins_off
i_love_life
Directioner_Is a promise
SpaccioSupra
_itsMary
thesunshining
Miss_Directioners
per aver recensito
il capitolo precedente :')
Mi avete davvero reso felice.
Pleeeease, altre lettori che leggete (?) potreste anche voi recensire?
Amo sapere cosa pensate della mia storia e così mi rendete
felice **
Poi se io sono felice il capitolo esce proprio faigo :')
pleeeease <3
Con immenso amore, la vostra amora (?). Anna :3
|
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Capitolo 4 *** In 5 minuti. ***
Take my thoughts with you and
you look behind
you will surely see a
face that you recognize.
You're not alone.
I'll wait till the end
of time.
Mads Langer-You'Re Not Alone
Secondo
giorno di scuola.
Che gioia.
Svogliatamente mi ero svegliata
ed ero arrivata a scuola peggio di uno zombie, senza neanche
sistemarmi, almeno in parte. Dovevo scappare il prima possibile da
quella casa e, così facendo, non mi si poteva guardare in
faccia, a meno che servisse un aiuto a qualche stitico per sbloccarsi.
Entrai nel bagno della scuola, essendo arrivata in anticipo e mi
precipitai allo specchio. Afferrai il mio viso e cercavo di tirarlo in
qualsiasi modo possibile, facendo facce strane e occhiate bizzarre,
nell'attesa di un miracolo che mi cambiasse il viso.
Una risata soffocata mi bloccò dalla mia ginnastica
facciale. Mi sentii scoperta ed un rossore mai visto si
formò sul mio viso. Imbarazzata mi voltai nella direzione
della risata, per capire con chi fosse stata quella misera figura.
Una biondina dagli occhi ghiaccio e un sorriso smagliante, di qualche
centimetro più alta di me, mi stava fissando con un sorriso
dolce e complice.
"Ti serve una mano?" si avvicinò a me, posando la sua borsa
sul lavandino e cacciando dal suo interno spazzola, crema e trucchi.
Mary Poppins is here?
"Piacere, sono Kate" disse, porgendomi la mano destra
davanti a se. Sorrideva a 32 denti, mettendomi a mio agio.
"Sono Abby" dissi ricambiando la stretta. Era una tipa simpatica
già a pelle. "Sono uscita di corsa da casa e non sono
riuscita a prepararmi adeguatamente o almeno a rendermi presentabile".
Lei rise del mio racconto e annuì con la testa, come per
farmi capire che c'era passata anche lei.
"Io ho un nuovo ospite a casa e mi vergogno a passare molto tempo in
bagno così mi lavo, mi vesto e poi il resto lo vengo a fare
qui" mi spiegò mentre mi passava tranquillamente la spazzola
tra i capelli, come se ci conoscessimo da una vita e fossimo migliori
amiche dalla nascita. Mi sentivo coccolata.
Non avevo mai avuto molte amiche perché già
quelle poche che avevo, alla fine, mi trattavano anche loro per
convenienza e favori da ricevere. Ed io, ogni santa volta, non ricevevo
mai nulla.
Allora all'età di 10 anni promessi a me stessa che non
intendevo più soffrire, quindi non ebbi più
contatti con nessuno al di fuori della mia famiglia (e questa
è una battuta) e la foto che avevo di mio padre, risalente
all'anno prima.
"Perché non ti ho mai visto a scuola?" domandai forse un po'
troppo indiscreta. Era impossibile che un viso come il suo passasse
inosservato o era facile da dimenticare.
"Noi ci siamo trasferiti qui definitivamente quest'estate" disse
rispondendo con tutta la calma possibile alla mia domanda precoce. "Di
solito venivamo solo per le vacanze estive dai nonni, ma poi
quest'estate abbiamo deciso di rimanere, per cambiare vita.
Così...." sorrise facendo spallucce.
"E vi trovate bene? Cioè, avete amici qui? Chi siete in
casa?" sparavo domande a raffica, presa dall'entusiasmo di quella
storia e dalla tranquillità fugace della ragazza. Lei rise
del mio entusiasmo repentino.
"Allora, sì, ci troviamo davvero bene. Abbiamo sempre amato
questa città e ci siamo sempre detti che un giorno sarebbe
diventata la nostra
città. Comunque no, o meglio, io no. Ero solita stare con i
miei nonni per tutta la vacanza, visto che era l'unico momento
dell'anno che avevo la loro compagnia" un sorriso malinconico si fece
spazio sotto quei occhi dal colore del ghiaccio. "Ma mio fratello
invece aveva fatto diverse amicizie. Certo, erano pur sempre amicizie
estive ma ne aveva uno in particolare con cui si sentiva per quasi
tutto l'anno e diverse volte lo trovavo nella sua stanza, nella casa
vecchia, a fare video chiamate su Skype con questo ragazzo" dal
riflesso dello specchio la vidi chinare il viso di lato e sorridere a
32 denti, felice di quell'idea. "Qual'era l'altra domanda?"
domandò corrugando la fronte in una faccia buffa.
"Chi siete in casa ora?" domandai divertita dai suoi modi di fare buffi
ma semplici, quella ragazza attirava tutta la mia fiducia, ma avevo
paura di essere ferita, ancora, così tentavo di trattenermi.
Ma era strano questo mio modo di fare perché non era lei che
ora veniva truccata e sistemata per bene da un'altra persona, ma io.
"Io e mio fratello" sorrise lei. Poi sembrò quasi
che un ricordo lontano la avvolse e scosse la testa ripetutamente,
cercando di scacciarlo. Rialzò il suo sguardo sui miei occhi
blu e mi sorrise. "Io scommetto invece che tu hai tante amiche, vero?"
azzardò con un sorriso innocente.
"Invece scommetti male, proprio male" scoppiammo in una risata mai
avuta, stupida, senza un significato logico, ma che ci rendeva felici,
senza chiedere nulla in cambio.
"E perché?" disse mostrando il suo lavoro di matita,
ombretti e rossetti allo specchio. Ero irriconoscibile e mi piaceva
così tanto la mia figura che a stento riuscivo a crederci.
Per caso il desiderio del miracolo sul mio viso si era realizzato? No,
perché lei l'aspetto di un angelo lo aveva eccome.
Con un movimento gentile, mi alzai dalla mia poltrona (la mia cartella)
e feci sedere lei, prendendo la spazzola da sopra al lavandino dove era
stata lasciata e iniziando a spazzolarle i capelli biondi e lisci.
"Perché ogni volta che cercavo di avere un'amicizia,
incontravo solo persone che erano pronte e buone ad approfittarsene,
allora ho rinunciato. Meglio soli che mal'accompagnati" risi ricordando
l'ultima volta in cui avevo utilizzato quella frase, con Harry. Lo
avevo sognato anche quella notte.
"Oddio, io odio
quelle amicizie così! Ma dico io, è
così bello dare, vedere che quello che dai rende felice la
tua amica, perché invece ricevere soltanto? E' una cosa
così stupida!" disse lei quasi incazzata, avevo paura in
quel momento a ritrovarmi con i capelli ancora nelle sue mani.
"Infatti, la vedi esattamente come me" sorrisi incantata da quella
ragazza sbucata dal nulla, che, in meno di 5 minuti, era riuscita a
farmi capire che non ero sola al mondo.
"Qual è la tua prima lezione?" mi anticipò, stavo
giusto per chiederglielo io.
"Che telepatia" scoppiai a ridere, seguita subito dopo da lei. Vidi il
nostro ritratto sullo specchio, in meno di 5 minuti era la seconda
volta che scoppiavamo in una risata complice, senza pensieri.
"Biologia" dissi, sperando che non capitassi con Louis in classe. Non
mi ero ancora informata delle sue materie.
"Oddio, che bello!" disse saltando via dal mio zaino e girandosi nella
mia direzione. Amava
così tanto la biologia? "Anch'io ho biologia!
Non starò sola! Saprò che se mi giro alla ricerca
di un viso familiare, per lo scambio di una battuta non mi
sentirò fuori luogo perché non troverò
nessuno! Avrò te!"
Avrò te.
Furono le parole più belle che io potessi mai ricevere in
tutta la mia vita. Nessuno, e dico nessuno,
era mai stato felice di conoscermi o di frequentarmi, nessuno in 5
minuti mi aveva cambiato il look e fatto ridere per ben 3 volte,
nessuno era stato capace di capirmi con un solo sguardo.
Nessuno.
Okay, potrà anche essere prematuro, potrà anche
essere da sciocchi e immaturi ma in quel momento riuscii a fare solo
una cosa: abbracciarla.
Lei mi abbracciò con la stessa forza che mettevo io, felice
di quell'abbraccio spontaneo. Infondo, anche lei era una tipa spontanea.
In 5 minuti ero riuscita a capire che era la mia copia, forse
più bella: era carismatica, simpatica, aveva avuto un
passato difficile, non aveva amiche, era istintiva ed era capace di dare.
Per la prima volta ero riuscita a trovare qualcuno che era capace di
dare e non chiedeva solo qualcosa per ricevere.
Una fitta di paura prese il mio stomaco, facendomi sciogliere
immediatamente quell'abbraccio.
Avevo paura di perderla.
"Esiste l'amicizia a prima vista?" domandò lei, come se
stesse vivendo la mia stessa paura.
Leggetemiiii!
Non so voi, ma io AMO
questo capitolo.
Finalmente Abby trova una figura amica, pronta ad aiutarla e sembra
quasi che anche lei ha avuto una brutta infanzia e questo la incoraggia
ancora di più ad aprirsi con questa nuova figura.
Kate....il cognome lo scoprirete nel prossimo capitolo, credo u.u
Ma secondo me, già dall'aspetto fisico di Kate avete capito
qualcosa..
E credo anche che avete capito chi sta come ospite da lei.
Mah...io non vi aiuto più ahahahah ora dovete soffrire e.e
ahahahah scherzo, rivelerò tutto nel prossimo capitolo,
dove, probabilmente ci sarà un nuovo incontro :D
Spero recensirete in tanti, perché sapete che amo leggere
cosa ne pensate!
Con tantiiiiiiiiissimo amore, la vostra Anna <3
|
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Capitolo 5 *** Due angeli. ***
And then we go back, this is the moment
Tonight
is the night, we’ll fight till it’s over
So
we put our hands up like the ceiling can’t hold us
Like
the ceiling can’t hold us
Macklemore & Ryan
Lewis-Can't Hold Us
L'unica cosa che odiavo
più di storia, erano i gruppi di lavoro di storia.
Doversi riunire, con
persone del tutto sconosciute che sfruttavano la tua
capacità intellettiva per prendersi un buon voto,
trasformando il lavoro di gruppo in un lavoro da solo,
perché si era troppo impegnati a vedere un programma in
televione, o farsi la manicure, o semplicemente dormire.
Per fortuna per questa
volta ero capitata bene, ero in coppia con Kate. Potevo chiedere di
più?
Avevamo notato che,
avendo la stessa età e gli stessi interessi, ci ritrovavamo
in diversi corsi in comune: biologia, storia, letteratura inglese,
matematica e, per scelta di Kate, come corso extra mi aveva incastrato
col teatro.
Avremmo passato gran
parte della nostra giornata insieme e la cosa mi riempiva il cuore,
facendomi sentire tranquilla, finalmente, dopo tanti anni.
"A me va bene
qualsiasi cosa, giuro! Potremmo andare a casa tua, o casa mia, o al
parco, o in un pub!" elencava i vari posti in cui avremmo potuto
passare il pomeriggio per studiare.
Casa mia? Non
perchè non volevo che venisse a casa ma...casa
mia?
Scappavo da quella fottuta casa, non volevo tornarci. Poi non avremmo
nemmeno studiato in santa pace.
"Casa mia no, ti ho un
po' spiegato la situazione a casa" alzai un angolo della bocca, lei
intuì subito, scusandosi a più non posso. L'idea
del parco mi attirava sul serio, ma a breve iniziava a piovere
guardando i nuvoloni che avevano preso posto. Il pub, idea carina, ma
ci potevano infastidire dei ragazzi e...come
cavolo si fa a studiare in un pub?
"A casa mia
c'è mio fratello e il suo amico, credo. Ma non penso proprio
che ci potrebbero dare fastidio. Mio fratello è un tipo
tranquillo" sorrise dolcemente, con quell'aria che ti emanava sicurezza
e tranquillità. "Quindi ti va se ti faccio vedere casa mia?"
"Lei è
Abby, l'amica migliore di sempre" mi presentò Kate a suo
fratello, non appena entrate.
Il fratello dovevo
ammettere che fosse davvero carino, era quasi la fotocopia della
sorella: biondo, occhi di un celeste intenso, guancia rosse. Insieme
sembravano davvero degli angeli. Mi sorprendeva la mia
capacità di pensare sempre e costantemente agli angeli.
Ultimamente non facevo altro che paragonare chiunque agli angeli.
L'ultima volta l'avevo
fatto con Harry, perché era di una gentilezza inusuale.
Harry.
Chissà come
stava. Il suo numero lo avevo, ma Louis aveva ragione. Non potevo
lasciarmi trasportare dal vero amore, non esisteva e io meritavo quella
situazione.
"Piacere mio, Abby. Io
sono Niall" sorrise, aveva una voce forte e uno strano accento che la
sorella non aveva.
"Noi dobbiamo
studiare, fratellino. Ti dispiace se occupiamo il salotto?
Lì prende bene il wifi, sai com'è"
"Vai tranquilla,
tesoro mio" le rispose Niall, nella maniera più dolce
possibile, stampandole un bacio sulla fronte.
In quel momento mi
sentivo una specie di alieno, o mutante. Io e mio fratello ci
sbraitavamo contro e non potevamo stare nemmeno sotto lo stesso tetto e
loro invece si trattavano così dolcemente anche solo
parlando di una stanza da condividere.
C'era qualcosa nel
sangue degli Horan di speciale, che li rendeva dolci e assurdamente
angelici.
Ecco, di nuovo la
storia degli angeli.
"Ma perchè
sto cavolo di wifi non si connette col mio telefono?" Kate aveva finto
un broncio, implorando con lo sguardo un mio aiuto. Non me ne intendevo
molto ma tanto valeva provarci.
"Hai messo la
password?" l'unica cosa che mi venne in mente.
"Sì, ma
sarà sbagliata!"
"Hai un portatile con
la connessione già impostata?" domanda geniale.
Driiin.
La cioccolata calda
era finalmente pronta e il diluvio iniziato.
"Si, intanto che io
preparo le tazze potresti andare a prenderlo tu? E' in camera mia
credo. Sali le scale, la prima porta sulla sinistra!" disse entrando
già in cucina.
Bene,
andiamo in cerca della camera dell'angelo.
Quel
pensiero mi fece ridere.
"Cerchi qualcosa?"
Niall mi sorrise sbucando dal bagno, avrà sentito i miei
passi, molto leggeri.
"Il portatile" risi,
sorpresa da quella domanda ricevuta da un momento all'altro.
"E' in camera mia,
prendilo tranquilla. Però fà piano
perchè c'è un mio amico che dorme" rise anche lui
a sua volta.
Avevo dimenticato il
famoso coinquilino.
Mi indicò
la porta della sua camera e tornò in bagno. Aprii piano,
scrutando il territorio. Vidi un ragazzo che dormiva di spalle,
rannicchiato su se stesso mentre abbracciava un orso di peluche. Era
una scena troppo tenera, ma non potevo fare altro che rimanere a
fissare quelle spalle larghe che sembravano appartenere ad un'anima
ancora troppo piccola e debole.
Mi avvicinai,
affascinata e trasportata da non so cosa. Dei ricci morbidi scendevano
lungo la nuca del ragazzo, mi avvicinai forse attratta dalla leggerezza
di quei capelli, che sembravano riposarsi anche loro.
D'un tratto il ragazzo
si girò, voltandosi nella mia direzione e rimanendo sdraiato
su di un lato, aprii piano gli occhi.
Non so se fu il mio
cuore o solo il mio corpo caduto a terra dalla sorpresa, ma mi ritrovai
sulle ginocchia, provocando un forte rumore.
Il ragazzo che dormiva
dolcemente era Harry, che, notando la mia figura dinanzi a lui, si era
alzato di scatto, sbattendo la testa contro una mensola.
Abbassò lo sguardo e notò l'orso fra le sue
braccia, senza neanche pensarci l'orso aveva già preso un
volo gratis verso l'altro lato della stanza.
"Non volevo
svegliarti, perdonami" ero totalmente, pienamente, assurdamente rossa
in viso. Piena di imbarazzo dalla testa ai piedi. Non sapevo che dire o
come comportarmi, il mio cervello si era bloccato, rendendomi incapace
anche di fuggire via.
"Tu cosa ci fai qui?"
fu la sua unica risposta. Aveva gli occhi che gli brillavano, sembrava
al settimo cielo, ma poi ragionando mi resi conto che si era appena
svegliato, era normale avesse una faccia del genere....credo.
"Mi farai a vita la
stessa domanda, ho capito" la sua risata fece eco nella stanza
riscaldandomi da quel gelo che mi teneva immobile davanti a lui.
Vederlo ridere mi fece riprendere a respirare regolarmente. Non mi ero
nemmeno resa conto dell'apnea.
"Posso capire se ti
trovo in giro, d'accordo, ma adesso sei in una casa, in una camera in
cui ci sono anch'io. Se non è destino questo?" sorrise,
mostrando sicuro la sua fossetta.
"Ero venuta per....." per cosa
diavolo ero salita? "AH!
Per il portatile!" mi girai velocemente verso la scrivania e lo trovai
lì.
"Sei amica di Niall?"
domandò lui ancora una volta, sembrava divertito dal mio
imbarazzo.
"Amica di Kate" serrai
la bocca.
Rimaneva
lì, seduto sul bordo del letto, a fissarmi con un sorriso
ebete stampato in faccia. Mi ritornarono in mente tutti i nostri
discorsi sull'amore, sulla vita, sulla famiglia. Mi ritornò
in un attimo tutto ciò che provavo per lui.
Dovevo evitarlo.
"Scusa, devo andare a
studiare" così dicendo, scappai.
Le vacanze estive sono
terminateeeeeee ahahahah
Detto questo vi
annuncio che riprenderò a scrivere regolarmente :D
sempre se voi lo
permettete <3
entrando su efp ho
trovato messaggi e recensioni a non finire.
'è vero che
continui?'
'mica hai intenzione
di abbandonare Under The Rain?'
ahahah siete troppo, troppo, dolci <3
Anyway, io sono
felicissima di essere di nuovo a casa e ricominciare a scrivere..
Voi siete felici di
riprendere a leggere le quattro cavolate che io scrivo?
Ahahah, spero di
ritrovarvi numerose <3
Come sempre ci tengo
davvero tanto a ringraziare tutti coloro che seguono la storia in
particolare:
Directioner_Is a promise
ThankYouIdols
_welcometomylife_
livingmydaydream
xandimsorry13
TheGorgeous
_leeyum
Scrittrice02
_Summer sadness_
yaya1D
Sun and Smile
Miss_Directioners
i_love_life
bimbastronza
liden500
smarty86
per le recensioni che mi hanno
scritto.
SIETE LA DOLCEZZA.
Sappiate che continuo
a scrivere solo per voi <3
se no mi ero
già data all'ippica da tempo :')
come ho già
detto spero di ritrovarvi numerosi **
mi farebbe un piacere
assurdo, che nemmeno immaginate.
Con un amore immenso,
la vostra Annalisa <3
|
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