Under the rain.

di annalisastyles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti rivedrò? ***
Capitolo 2: *** Ci credi nell'amore a prima vista? ***
Capitolo 3: *** Uno sconosciuto. ***
Capitolo 4: *** In 5 minuti. ***
Capitolo 5: *** Due angeli. ***



Capitolo 1
*** Ti rivedrò? ***


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Here I am staring at your perfection
my arms, so beautiful.
This is guy is getting dired cause stalls are burning out.
Somebody slow it down.
This is way too hard, couse I know
when the sun comes out, I will leave.
This is my last glance that will soon be memory.
Maroon 5-Daylight



Dio, quanto piove.
Non avevo nulla contro la pioggia, anzi. Perdevo la maggior parte del tempo alla finestra per vedere quelle goccioline così limpide cadere piano, scendendo lungo il vetro. La pioggia mi rilassava e il suo profumo mi mandava in ecstasy.
Ma i temporali no.
I temporali pieni di lampi e tuoni erano il mio incubo, perlopiù se ero sola ad affrontarli.
Odiavo quei lampi capaci di illuminare un'intera casa anche alle 2 di notte. Odiavo quei tuoni capaci di far suonare gli allarmi delle macchine tanto il loro rumore.
Avevo il terrore dei temporali, odiavo veder squarciato il cielo.
Soprattutto se poi, con tutto questo temporale, ero costretta ad uscire, per fare la spesa a mio fratello.
Gli costava così tanto scendere e arrivare dietro l'angolo? Aveva anche una fottuta macchina lui. Perchè mandare per forza me? 'Non gli va! Dai, Abby scendi tu! Che ti costa?' aveva detto mia madre.
Ovvio che non gli andasse, lui era il preferito in casa, figuriamoci se si doveva scomodare per andare a fare la sua spesa con la sua macchina.
Mi trascinavo giù per la strada fradicia da capo a piedi, nonostante avessi un ombrello. I miei leggings blu ormai facevano parte della mia pelle e la felpona azzurra della Jack Wills era come se non ce l'avessi. Avevo tirato in su il cappuccio della felpa, alla ricerca di un riparo in più per i miei capelli già gocciolanti.
La strada era deserta e riuscivo a vedere solo i 5 metri dopo di me, perchè la pioggia fitta aveva trasformato l'intera strada in una matassa di grigio, troppo fitto per essere focalizzato.
Una folata di vento misto ad acqua fece si che il mio ombrello si piegò dal lato opposto, rompendolo.
"Dannazione" sussurrai tra me e me, ripiegando l'ombrello rotto nella sua custodia dato che ora era inutile.
Iniziai a correre più velocemente, alla ricerca di quel dannato supermarket. La velocità mi fece togliere il cappuccio, facendomi bagnare ancora di più il capo. Alzai lo sguardo cercando di notare qualche insegna luminosa davanti ai miei occhi, ormai stanca di quella corsa sotto quel fottuto temporale.
Un nuovo lampo squarciò il cielo, rendendo tutto più illuminato; lo susseguì poco dopo il tremendo boato del tuono, che mi accapponò la pelle. Il mio viso non era solo bagnato dalla pioggia ora, erano presenti anche goccioline calde appena sfornate dai miei occhi. Perchè ci sono dovuta andare io? Perchè?
Osservai una piccola insegna luminosa all'angolo della strada, affrettai nuovamente il passo per poi ripararmi sotto la tettoia del supermarket. Diedi un piccolo colpo d'occhio alle mie condizioni per poi alzare lo sguardo rassegnata. Alzando lo sguardo mi resi conto della saracinesca abbassata proprio davanti a me.
Cristo, ma la sfiga mi perseguita.
Mi strizzai leggermente i vestiti e i capelli per poi affacciarmi di nuovo sulla strada, alla ricerca di un nuovo negozio. Un lampo (questa volta di genio) mi illuminò la mente, facendomi ricordare quel negozietto appena dopo 100 metri di strada.
Iniziai a correre, questa volta come un fulmine, e riuscii ad arrivare in meno di un minuto a quel negozio, che sembrava essere aperto.
Entrai senza pensarci, dirigendomi subito agli scaffali di patatine che il mio adorato fratellino aveva bisogno.
Una suoneria familiare mi distolse dai miei piani malefici per uccidere mio fratello.
Afferrai il mio telefono senza neanche badare a chi mi stesse chiamando.
"Pronto?" dissi mentre ero presa alla ricerca dello shampoo più balsamo della Pantene. Non gli andava bene uno shampoo qualunque, no. A lui serviva quello giusto per 'idratare meglio' il suo cuoio capelluto.
"Abby, amore, dove sei?" la voce del mio ragazzo si fece spazio tra i miei mille pensieri.
Sì, ero 'fidanzata'. Ma credetemi, potevo sembrare di tutto tranne che quello. Non sembravo molto la sua ragazza, sembravo quasi una sua manager o anche la solo la sua cameriera personale. Eravamo fidanzati 9 mesi quasi, e da 9 mesi io non facevo altro che ubbidirgli e accontentarlo in qualsiasi fosse il suo ordine.
9 mesi peggio di una gravidanza.
"A fare la spesa. E sono a piedi sotto questo temporale" dissi sottolineando il mio stato attuale. Ma come sempre, sembrò sorvolare.
"Amore, le mie vans sono fradice! Le mie amate!" cantilenò al telefono quando io ero alla ricerca del dopobarba. Forse amava di più quelle scarpe che direttamente la sua ragazza. "Sono finito accidentalmente in una pozzanghera e ora sono bagnate" continuò notando il mio silenzio.
Ma era normale da parte sua essere trattata in quella maniera, dopotutto le sue vans adorate erano bagnate.
"Cristo, Louis! Io sono bloccata in mezzo alla strada, nel pieno di un dannato temporale, sono fradicia da capo a piedi, sono stanca di correre e ho un ombrello rotto e tu pensi alle tue vans bagnate?!" sbottai non riuscendo più a controllarmi. Notai un paio di occhi osservare la scena così in silenzio pagai ed uscii dal locale.
"Non è che puoi venire qui?" domandò imperterrito mentre io riprendevo la mia corsa.
"Cosa non ti è chiaro della frase 'sono a piedi sotto questo temporale'?" dissi affannosamente mentre cercavo una scorciatoia possibile per evitare altri lampi nelle vicinanze. Sembrava quasi la fine del mondo.
"Si, dai lasci la spesa a casa tua e prendi un nuovo ombrello. Che ti costa?" egoista. Ecco cos'era.
Ormai venivo considerata da tutti la cameriera. Non esisteva amore o affetto, ero solo una sguattera.
Sentii un urlo di avvertimento davanti a me, ma non feci in tempo ad alzare gli occhi, perchè mi ritrovai già a terra, con la spesa sparsa dovunque e il mio telefono, che continuava a parlare, poco lontano da me.
Avevo sbattuto la testa pesantemente e mi sentivo avvampare in una determinata parte del lato sinistro. Portai una mano per controllare se fosse tutto apposto ma nel riportarla davanti ai miei occhi notai perdessi un po' di sangue.
"Ma che bella giornata" dissi soprappensiero. Sentii una risata davanti a me, da un corpo ancora seduto, anche lui, a terra. Mi sarò scontrata con lui?
Alzai lo sguardo e vidi un ammasso di ricci castani tutti bagnati che ricoprivano la fronte del ragazzo. Era in ginocchio davanti a me distante forse un metro. Cercava di raccogliere i vari pezzi della mia spesa per potermi aiutare.
Mai nessuno era stato così gentile con me.
Rimasi incantata a vedere quel suo atto di generosità, notando di tanto in tanto un urlo proveniente dal mio telefono. Una nuova fitta di dolore si fece spazio tra i miei pensieri, facendomi portare spontaneamente la mano sul piccolo taglio sul mio capo. Il ragazzo si rese conto di quel mio movimento e si avvicinò a me, preoccupato in viso. I ricci gli cadevano lunghi sulla fronte, rendendomi impossibile guardarlo negli occhi.
"Ma tu ti sei fatta male!" disse notando il sangue sulle mie dita. Si affrettò a prendere un fazzolettino asciutto per poter tamponare leggermente sulla ferita. Ma l'acqua della pioggia non aiutava il tutto.
"Tranquillo" dissi cercando di scansarmi, ma poi capendo che ero senza forze. "E' solo un taglietto" dissi cercando di divincolarmi dalle sue cure preoccupate. Il ragazzo alzò lo sguardo portandolo sui miei occhi, lasciandomi spiazzata.
Aveva gli occhi di un verde mai visto, verde smeraldo, sembravano essere l'unico punto di colore in tutto quel grigio fitto. Aveva la bocca socchiusa, permettendomi di osservare le sue labbra rosso fuoco splendere sul suo viso bagnato. Mi osservava in silenzio, senza spiccicare una parola.
"Abbyyy" sentii urlare dal mio telefono ancora lontano da me. Fui costretta a staccarmi da quel suo sguardo magnetico per raccogliere il mio telefono e spegnerlo. Non mi andava di dare spiegazioni ad un tipo a cui importava solo delle sue vans tutte bagnate.
"Leggermente insistente il ragazzo, ah?" domandò il ragazzo alzandosi da terra; sorrisi appena, imbarazzata dalla sua presenza. "Lascia che ti aiuti" disse porgendomi una mano.
Incerta l'afferrai e lui mi tirò subito su, poco distante dal suo petto.
Era terribilmente alto, ed io al suo fianco sembravo un tappo da sughero.
Aveva ancora la mia mano sulla sua e non appena si rese conto del mio sguardo la strinse ancora di più a se, tirandomi verso un porticato, così potevamo metterci al riparo da quella odiosa pioggia.
Rimanevo in silenzio guardandolo tutto preoccupato per la mia ferita al capo. Notai avesse tra le mani ancora la mia spesa.
"Mi dispiace così tanto" disse ritornando a fissare i miei occhi fermandosi davanti a me. "Non ti avevo proprio vista e così ti sono venuto addosso. Ti prego di perdonarmi" disse ancora una volta, mettendosi una mano tra i capelli, tirandoseli indietro, mettendo bene in mostra i suoi occhi verdi, ancora più luminosi. "Cosa ci fai sotto questo temporale della Madonna tutta sola? In più senza un ombrello!" mi guardava premuroso, abbassandosi appena per potermi guardare negli occhi.
"I-io...." balbettai, ero incantata da quegli occhi smeraldo, non riuscivo a trovare una tregua per potermi staccare da loro. "Dovevo fare la spesa" dissi indicando appena la busta.
"Che sbadato! Giusto! Ecco!" disse in fretta dandomi la busta raccolta.
Un lampo illuminò ancora quel tardo pomeriggio, seguito da un tuono mai avuto prima. Un albero poco distante da noi cadde, facendomi sussultare. Dallo spavento finii tra le braccia del ragazzo, che vedendomi terrorizzata non ci aveva neanche pensato due volte prima di abbracciarmi.
"L'ombrello si è rotto" cercai di giustificarmi, allontanandomi dal suo corpo bagnato, ormai più che imbarazzata.
"Ohw.." disse lui sentendosi di nuovo solo, dopo quell'abbraccio. Aveva uno sguardo spento, rivolto verso l'alto, quasi ad implorare a qualcuno un aiuto con quella pioggia.
"Tu che ci fai sotto questo temporale e senza ombrello?" dissi guardando ogni suo minimo movimento. Lentamente si grattò la nuca e riportò il suo sguardo magnetico su di me. Una collanina appena al suo collo penzolò, trascinata dal vento; era un ciondolo di un aereoplanino di carta fatto d'argento. Rimasi incantata.
"Sono scappato di casa" disse alzando gli angoli della bocca, con una naturalezza che mi disorientava. Un sorriso si formò sul suo volto e una fossetta si fece largo sulla sua guancia sinistra. Aveva un sorriso perfetto.
"C-come?" dissi visibilmente spiazzata. Come poteva scappare di casa nel pieno di un temporale? Rise prima di darmi una risposta. Mi incantai al suono della sua risata, come poteva farmi tutto quell'effetto?
"Ho litigato con mia madre, e ci pensavo da un po'. Così.." fece spallucce, torturandosi appena il labbro inferiore.
"Ed ora? Come farai? Dove andrai? Diavolo, dovevi scappare oggi che diluvia?" dissi preoccupata per la sua condizione, sembrava quasi fossi la sua ragazza. Ma purtroppo ero fatta così, mi preoccupavo per chiunque, anche per uno sconosciuto. Rise divertito dalla mia reazione, come poteva rimanere così tranquillo?
"Ora non lo so, aspetto che la pioggia termini e poi mi troverò un posto in cui stare" aveva un sorriso dolce e tranquillo, che mi metteva un'ansia ancor più grande addosso.
"Hai amici che ti possono ospitare?" domandai più ansiosa di prima, sbarrando appena gli occhi dopo quel suo racconto stupido. Serrò la bocca e mi guardò ancora una volta.
"Sì, stavo giusto andando da uno dei più stretti" sorrise tranquillo, osservando divertito i miei gesti preoccupati.
Spostai lo sguardo sul mio orologio. 20:42. Quanto cazzo ero stata via da casa?
"Sarà meglio che vada" dissi affrettandomi a girare dopo la colonna che ci copriva.
"Aspetta" urlò nel vedermi lontana. "Vuoi che ti accompagni?" si avvicinò a me.
Come, scusa? Chi sulla faccia della terra era mai stato così gentile e premuroso con me? CHI?
"Tranquillo, hai già fatto tanto per me" mi sentii in dovere di dirgli. Lessi una leggera delusione sul suo volto, ma non mi illusi, di certo non poteva importargli davvero o no di accompagnarmi. Lo aveva chiesto solo per educazione. Mi avviai, iniziando a correre di nuovo sotto la pioggia, permettendo alle goccioline salate di lavare il sangue incrostato tra i miei capelli.
"Ti rivedrò?" gridò quando ormai ero all'angolo della strada e lui al centro del porticato, sotto la pioggia.
"Lo spero" dissi timidamente tra me e me, per poi sparire su, lungo la strada di casa mia.



Torno a rompere con una nuova ff, lo so :')
Spero vi piaccia anche questa.
E spero che continuerete a leggerla perchè ho in serbo per voi mille colpi di scena e sono sicura che vi piaccia. :)
Mi farebbe molto piacere anche trovare qualche recensione <3
Confido e spero in voi, lol.
Spero di riaggiornare presto (dipende da voi).
Con amore, Anna :3

Twitter----> @edskiss

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Capitolo 2
*** Ci credi nell'amore a prima vista? ***


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Tell me your secrets and ask me your questions.
Coldplay-The Scientist





"Sono rientrata" gridai ai presenti in casa. Dei pesantissimi passi fecero eco al mio urlo scendendo le scale in fretta e furia. Entrai in cucina per lasciar la busta della spesa fradicia, come del resto lo ero anch'io, per poi salire in camera.
Mio fratello non ringraziò neanche, fece irruzione nella stanza e spingendomi afferrò la sua busta adorata.
"Ma che schifo, Abby! E' tutta bagnata!" disse non appena si rese conto della busta gocciolante, spostò il suo sguardo su di me e notò che non era solo la busta a gocciolare. "Ma come ti sei conciata?!" si limitò a dire.
"La prossima volta ci esci tu sotto l'acqua, Zayn" dissi uscendo da quella stanza, per evitare di scannare mio fratello con le mie stesse mani.
Avevo le scarpe più bagnate quasi del nostro stesso acquario. Esempio pessimo, lo so, ma il mio umore in quel momento era davvero pessimo.
"Mamma" urlò mio fratello ancora dalla cucina, in cerca di attenzioni dall'unica persona in casa pronte a dargliele. "Abby mi ha portato la spesa tutta bagnata!" cantilenò lui come una lagna.
Dio, perchè stavo ancora sotto lo stesso tetto di quell'essere?
"Abby, dannazione, perchè hai portato la spesa tutta bagnata a tuo fratello?!" comparve lei, Crudelia Demon, dal suo studio, indossando una vestaglia rosso fuoco lunga fino ai piedi.
"Forse perchè lì fuori diluvia ed io non avevo neanche un ombrello intatto con me?!" risposi acida prima di risalire le scale e rifugiarmi nella mia camera, il mio mondo.
Perchè non avevo ancora fatto le valigie e non ero ancora scappata da quella famiglia? Forse solo per quella villa, era piena di ricordi, bei ricordi, e non volevo dargliela vinta a quei due poveri stupidi.
Ma forse era arrivato il momento di scappare via da tutta quella routine, da quel dolore e fare come aveva fatto quel ragazzo.
Entrai sotto la doccia e una profonda sensazione di benessere mi pervase non appena il gettito dell'acqua calda sfiorò la mia pelle.
Chiusi gli occhi, lasciandomi avvolgere da quel calore, e mi ritrovai a pensare a quelle iridi di un verde smeraldo mai visto, contornati da quei ricci così lunghi e allo stesso tempo leggeri.
Quel ragazzo era stato quasi simile ad un'apparizione angelica, se non fosse per il fatto che mi aveva lasciato qualcosa che mi poteva far ricordare di lui: un bel taglio sulla parte sinistra del cranio.
Non riuscivo a pensare ad altro che a quegli occhi e quella gentilezza inusuale al giorno d'oggi.
Eppure, nonostante fossi rimasta totalmente incantata da quel ragazzo, non sapevo neanche il suo nome.


"Abby?" fui svegliata da una voce stranamente familiare dal mio bel sogno. Il riccio mi invitava a scappare con lui.
Aprii gli occhi di scatto, ritrovandomi faccia a faccia con due occhi celesti e da un sorriso tranquillo.
Cosa ci faceva in camera mia lo dovevo ancora capire, mi limitai a sorridergli e girarmi dalla parte opposta del letto.
"Dovremmo andare a scuola, ti ricordo" mi disse Louis togliendomi di dosso le coperte, fui travolta da brividi di freddo. Possibile che avessi preso la febbre?
"Oggi salto, faccio un salto in biblioteca" mi limitai a dire, prima di alzarmi dal letto e andare in bagno.
"NO! Come puoi abbandonarmi? Da chi diavolo li copio io oggi i compiti?" disse incazzato bussando pesantemente alla porta. Feci finta di niente e con fare lento e svogliato mi vestii.
"Andiamo" dissi alla figura maschile imbronciata, seduta appena sul mio letto. Se si era offeso era il colmo.
Uscendo dalla mia camera una 'nuova' figura maschile mi spinse per poter passare.
"Ciao, Louis" sorrise smagliante mio fratello al ragazzo alle mie spalle. Portai gli occhi al cielo e scesi giù. "Come mai ancora con quell'acida di mia sorella? Andiamo, come diavolo fai?" risero entrambi di gusto per poi tornare a guardarmi e ricordarsi della mia presenza.
"Non essere cattivo, Zayn" prese parola Louis, mi stava davvero difendendo? "Mi serve" disse completando il suo discorso.
Ecco, ora si che ci siamo. Gli servivo, se no perchè stava ancora con me?

"Non puoi marinare la scuola proprio oggi" sentenziò quando eravamo per strada diretti sul vialetto che portava al centro. A differenza della sera prima, nel cielo c'era un sole potente e caldo, sembrava quasi che l'acquazzone e tutto quello che era successo la sera precedente fosse stato solo un brutto sogno.
Portai instintivamente la mia mano sul taglio, per accertarmi di non aver sognato nulla del genere.
"Lou, forse è il momento che ti metta a studiare invece di ripetere l'anno per la quarta volta" gli risposi scocciata.
Ricevetti un paio di occhi sentenziatori, manco avessi detto una qualsiasi bestemmia contro la bandiera inglese.
"Senti, ragazzina, io e te dobbiamo parlare poi, eh!" disse girando per la via della scuola, mentre io continuai la mia strada dritta per la biblioteca.
Ci andavo spesso lì, era una specie di rifugio da tutto e tutti, e ci potevo trovare tranquillamente pace e silenzio.
Non appena entrai nell'ampio locale, il profumo della carta e di libri antichi mi invase l'anima, calmandomi.
Vidi l'anziana signora dietro il bancone all'entrata. Era solita accogliermi nel primo pomeriggio, non andavo quasi mai di mattina.
"Signorina Malik, cosa ci fa lei qui ora? E la scuola?" domandò preoccupata la dolce signora dai capelli bianchi raccolti in un'ordinata cipolla.
"Cercavo pace e tranquillità, signora Stewert" dissi facendo spallucce e sporgendomi per darle un tenero bacio sulla guancia.
"Allora sarà un effetto del temporale di ieri, tutti che non vanno a scuola per venire in biblioteca" rise un po' tra se e se lasciandomi sconcertata. Tutti chi? La biblioteca sembrava deserta, se non fosse per la mia presenza e quella della signora Stewert.
La lasciai in balia del suo libro e mi rifugiai negli alti scaffali del reparto romanzi d'amore, alla ricerca del libro del giorno.
Scorsi una copertina nera, con una scritta rosa, due scaffali più in alto di me.
Innamorata di un angelo, era il mio romanzo preferito. Non finiva nel migliore dei modi, ma almeno era un amore vero che aveva vinto su tutto.
Tentai con scarsi risultati di alzarmi in punta di piedi per afferrare il libro, ma la mia statura si divertiva a prendersi gioco di me.
"Vuoi una mano?" mi chiese una voce roca e calda alle mie spalle; imbarazzata mi scansai per permettere al ragazzo di recuperare il mio libro.
"Sì, grazie mille" dissi con lo sguardo basso, vergognandomi da sola della mia stessa altezza. "E' quello con la copertina nera" dissi appena, nella speranza di non essere giudicata almeno dai miei gusti sdolcinati.
"Innamorata di un angelo" commentò poco dopo il ragazzo, porgendomi il libro davanti a se. Le nostre mani si sfiorarono una volta che recuperai il volume, provocandomi un leggero brivido lungo tutta la schiena.
Pian piano spostai il mio sguardo sul petto del ragazzo, riconoscendo una collanina dal ciondolo in argento che aveva attirato la mia attenzione anche la sera prima.
Sconvolta, con il cuore a mille, spostai il mio sguardo sui suoi occhi, accertandomi che erano proprio quelli verdi smeraldo che avevo sognato per tutta la notte.
"Mi hai aiutato un'altra volta" sorrisi timidamente, senza riuscire però a staccarmi dal suo contatto visivo.
"Sto cercando di diventare il tuo angelo custode" disse sorprendendomi. Un leggero rossore prese parte sul mio viso.
"Conosci la storia?" domandai esterrefatta, ancora più affascinata da quel ragazzo che conosceva anche il mio romanzo preferito.
"Serva me, servabo te" disse citando una frase del libro, lasciandomi ancora più incantata.
"Salvami, ti salverò" conclusi sorridendogli e perdendomi in quelle sue fantastiche iridi verdi.
Sorrideva, lasciando sbucare una fossetta sulla guancia sinistra.
"Cosa ci fai qui?" mi chiese rompendo quel silenzio che ci aveva invaso, permettendomi di ammirarlo nel migliore dei modi.
"Mi chiederai per sempre la stessa, solita cosa?" domandai divertita e in lui nacque una risata, una risata che mi scaldò il cuore. Com'era possibile che un ragazzo appena conosciuto, di cui non sapevo nemmeno il nome, mi creasse tutta quella confusione interiore?
"Hai ragione, ma non riesco a capire perchè sei sempre sola. Per questo te lo domando" tentò di giustificarsi lui.
"Meglio sola che mal'accompagnata" dissi citando un detto famoso, rise ancora mandandomi in tilt il cervello.
"Ti sei ripresa dal temporale di ieri sera?" domandò sereno, mentre col cenno del capo mi invitava a sederci su un divano poco distante da noi.
"Direi proprio di sì" dissi facendogli notare il mio sorriso, che aveva rimpiazzato il terrore e le lacrime della sera prima. "Tu hai trovato un posto in cui stare?"
"Sì, è un mio caro amico e dato che vive da solo con la sorella ha detto che per lui non ci sono problemi" sorrise tranquillo, per poi inumidirsi le labbra con la lingua.
Quel semplice movimento mi rese incapace di pensare ad altro che alle sue labbra rosse distanti un soffio dalle mie. Le vidi incurvarsi verso l'alto e spostai il mio sguardo sui suoi occhi verdi.
"Devi stare qui tutta la mattina?" domandò indicando il libro.
"Ero venuta qui in cerca di pace e tranquillità" dissi facendo spallucce.
"Oddio, scusa. Ti sto disturbando" disse alzandosi di scatto dal divano, ma instintivamente lo afferrai per la mano, per bloccarlo. Il mio sguardo si fermò sul contatto delle nostre mani e timidamente ritornai composta, dando spazio anche a lui di sedersi al mio fianco.
"Tranquillo" dissi cercando di tranquillizzare prima di tutto me stessa. Lui mi sorrise più sereno di prima.
"Ti va il gioco delle domande?" domandò lui illuminando i suoi occhi ancora di più. Una sensazione mai avuta dentro si fece spazio sul mio petto, accellerandomi il battito. Annuii appena.
"Inizio io" disse divertito a quell'idea "Posso sapere come ti chiami?" il nome. Me ne stavo per dimenticare un'ennesima volta.
"Abby" porsi la mano davanti a me. La strinse appena, evitando di farmi male "Harry" disse scostando appena i ricci con un movimento veloce del capo.
Harry. Perchè non avevo mai sentito nome più bello di quello?
"Quanti anni hai?" domandai a mia volta io.
"19" disse facendo una strana espressione col viso.
"Io ne ho 17" dissi fingendo un broncio.
"Facciamo qualche domanda più sensata, và" rise, seguito dalla mia risata. Era la prima volta che ridevo dopo davvero tanto tempo, lui smise di ridere, fermandosi ad osservare la mia risata. Quasi come se si fosse risvegliato da un incanto, si decise a parlare. "Credi nell'amore?"
Domanda pesante.
"Leggo tanto, davvero tanto sull'amore. Ne rimango affascinata ogni volta sempre di più, tanto che, una volta che torno alla vita reale, non faccio altro che cercare amore in qualsiasi cosa faccio. Ma, ogni volta che torno alla vita reale, mi rendo conto di quanto le persone ora vivano senza sentimenti, fregandosene di dimostrare qualcosa a qualcuno. Tutto è dovuto, e sembra quasi che la propria esistenza serva solo a fare da cameriera. Non ho mai amato, anche se innamorarmi, vivere davvero, sentendo quelle farfalle nello stomaco o perdere un battito solo notando gli occhi del mio amato, l'ho sempre desiderato. Ma il mio tipo di amore è tutt'altro rispetto a quello che viviamo ora" perchè diavolo ne avevo parlato con lui?
Mai nessuno aveva avuto modo di aprirmi così tanto e permettermi di parlare. Mai nessuno mi aveva chiesto la mia opinione.
"Qual è il tuo tipo di amore, allora?" domandò lui, sempre più interessato ai miei discorsi.
"Ora mi prenderai per pazza" sussurrai, cercando di convincere il mio cuore a calmarsi.
"La vedi esattamente come me, appunto ti domando qual è il tuo tipo di amore. Per capire se siamo davvero due pazzi, insieme" sussurrò ridendo a sua volta.
Insieme. Com'è che ora non esisteva più nessuna rabbia contro il mondo, nessuna preoccupazione e nessuna agitazione? Ero persa nei suoi occhi e nelle sue parole. Non mi era mai successo, e la cosa mi preoccupava.
"Io aspiro all'amore platonico. Quell'amore che non accetta nessun altro al di fuori del proprio partner, quell'amore così assurdo e grande da far paura, quell'amore che ti porterebbe anche alla morte se servisse. Quell'amore che riempie tutto il tuo mondo, non permettendoti di pensare ad altro" dissi con aria sognante, presa da quel mio ideale che mi catturava ogni volta.
Rise appena, facendomi quasi pensare che davvero mi aveva scambiata per una matta da manicomio. Eppure, non so perchè, non riuscivo a smettere di raccontargli tutto quello che provavo, mi sentivo chiamata a parlare, e a lui sembrava interessare il mio punto di vista, così mi sentivo sempre più in dovere di aprirmi con lui.
Con Harry.
"Avevo ragione, sai? Avevo ragione a pensare di aver trovato qualcuna capace di fare la pazza con me" sorrise.
Risi, alleviata all'idea di non essere stata scambiata per una pazza da manicomio.
"Ci credi nell'amore a prima vista?" mi chiese tenendo fermo il suo sguardo smeraldo sui miei occhi blu. "Perchè io credo proprio di sì".





Come potrò mai ringraziarvi abbastanza?! Come?!
16 recensioni solo al primo capitolo? Ma mi volete davvero morta? *O*
Sul serio, grazie grazie davvero!
Spero che sono riuscita a colpirvi ancora con questo capitolo.
Ma non sono carini Abby ed Harry insieme?
Credete che succederà qualcosa?
Ed Abby che cos'ha che non riesce a spiegarsi?
Ed Harry a chi si riferisce quando le rivela che crede nell'amore a prima vista?
E Louis cosa vuole dirle?
Quante domande, lol
Domande che saranno risposte tutte nel prossimo capitolo!
Spero davvero che mi invadiate di recensioni anche questa volta perchè ne sarei davvero contenta!
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito perchè mi hanno davvero fatto capire che la storia piace e vale la pena che io continui.
Giuliavedanaxx
Vika_
emilygreen
Directioner_Is a promise
xandimsorry13
I_love_life
eli99123
matysora
I_want_boobear
Tomlins_off
livingmydaydream
ThankYouIdols
underwater_
thesunshining
Light19
rescue me idols
Siete state davvero dolcissime! Grazie mille! <3
spero di poter contare sempre sulle vostre recensioni e di altri se magari vogliano (lo vorrei tanto)!
Con tanto amore e affetto scappo a mangiare che ho fame :')
Alla prossima, Anna <3

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Capitolo 3
*** Uno sconosciuto. ***


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Amore corre verso amore,
così come gli scolari lasciano i loro libri,
per contro, amore lascia amore con volto corrucciato con cui gli scolari vanno a scuola.
William Shakespeare-Romeo e Giulietta




"Ti va di fare un giro?" domandò Harry, guardandomi negli occhi. Cercavo di evitare il suo sguardo, imbarazzata com'ero, per paura di non riuscire a trovare una via d'uscita, ancora. "Se vuoi rimanere qui non ho problemi" sorrise dolcemente, facendomi sentire al sicuro.
Com'era possibile che avendolo anche solo al mio fianco, la mia mente si svuotasse da tutti i problemi, il mio cuore batteva forte ed io mi sentivo protetta? Riuscivo a parlare con lui, uno sconosciuto, come mai avevo fatto in vita mia. Uno sconosciuto riusciva a farmi stare bene con un sorriso, riusciva a farmi sentire completa con uno sguardo.
Com'era possibile che io sentissi tutti quei sentimenti, che avevo letto in molteplici libri, con un semplice sconosciuto?
Annuii, reggendo il suo sguardo smeraldo. Sentii le guance avvamparsi quando lui, per aiutarmi ad alzarmi e fare in modo che io lo seguissi, mi sfiorò il dorso della mano.
Passando davanti alla scrivania della bibliotecaria, la signora Stewert notò la mia bella compagnia, davanti a me; rise appena, nascondendo il suo dolce ed anziano viso dietro il libro che aveva tra le mani. Harry la salutò gentilmente con un dolce sorriso e la signora Stewert ricambiò; non appena notò che il ragazzo si fosse girato, rivolta a me, fece un occhiolino che lasciava intendere tutto.

"Allora" riprese Harry, interrompendo quel tenero silenzio che ci avvolgeva. "Vuoi fare tu qualche domanda ora?" sorrise, portando le sue grandi mani nelle tasche davanti del suo jeans, prima di aver alzato la zip del giubbottino blu.
"Sinceramente" mi schiarii la voce con un colpo di tosse. "...una domanda da farti ce l'ho da ieri sera" sorrisi imbarazzata, notando per la prima volta una certa sfacciataggine da parte mia. Annuii facendomi capire che non dovevo aver paura di domandargli qualcosa. "Perché hai litigato con tua madre?" domandai posando il mio sguardo sui suoi occhi, scoprendo appena quasi una delusione sul suo viso.
Sperava per caso in un'altra domanda?
"Mia madre è molto esigente quando è a casa.." si interruppe un attimo, forse per cercare le parole giuste da dire. "La maggior parte del tempo lo passa a lavorare, si fa per dire, visto che non fa altro che perdere tempo e parlare, o provarci, con tutti i suoi colleghi. Se non è a lavoro è al pub con qualche sua amica o con la miriade di frequentatori con cui si sente" si girò per guardarmi, notanto uno sguardo triste da parte mia. "Non le sto dando della poco di buono, ci mancherebbe...è mia madre. Dico solo che se dedicasse solo un quarto del suo tempo libero a me, la mia vita, la nostra famiglia, ora non sarebbe un vero e proprio schifo. A me non da fastidio saperla spensierata e rilassata, ma non può fregarsene così di me, suo figlio, e quando torna a casa, poi, darmi ordini e comandarmi a bacchetta, come se nulla fosse successo".
Una lacrima scese amara sul mio viso, ascoltando quella triste storia, ma non per il racconto in se ma per ciò che mi ricordava, per un ricordo che rappresentava un'altra famiglia, di tanto, troppo, tempo fa.
Mi venne spontaneo abbracciarlo, fondermi tra le sue braccia ascoltare il suo cuore battere veloce, inebriata dal suo profumo dolce e suadente.
"Hey, io sto bene, tranquilla!" lo sentii sorridere, stringendomi più forte a se. Quel senso di protezione mi avvolse ancora.
"Lo so, è che...questa storia...mi ricorda tanto un'altra famiglia" ecco che un'altra lacrima si fece spazio sulla mia guancia, provocandomi una forte fitta di dolore all'altezza del cuore.

Harry sembrò capire e, in silenzio, rimase a tenermi stretta fra le sue forti braccia, facendomi notare il suo tatto e il fatto che io potessi contare su di lui, su di uno sconosciuto che mi rapiva il cuore ogni minuto di più.
Anche solo il fatto che lui fosse rimasto in silenzio, senza domandarmi nulla, senza farmi sentire peggio, ma, al contrario mi dava forza e coraggio, mi diede modo di constatare che persona d'oro fosse il ragazzo riccio dagli occhi smeraldo.

Una vibrazione, proveniente dalle tasche del mio jeans, mi distrasse da quell'abbraccio protettivo. Pensando fosse un messaggio lo lasciai fare, ma, non appena mi resi conto della vibrazione che continuava a squillare, dovetti allontanarmi da Harry, per rispondere alla chiamata.
"Pronto?" risposi senza guardare chi fosse l'interlocutore, come mio solito.
"Abby Jay Malik" una voce possente e forte gridò dal mio telefono. "Dove diavolo ti sei cacciata? Ti aspetto da una vita davanti a scuola e non hai neanche risposto ad un singolo messaggio" distrattamente spostai il mio sguardo sul display del telefono e notai i 9 messaggi non letti.
"Scusa, Louis. Ero in biblioteca e non l'avevo sentito" tentai di giustificarmi.
"Si può sapere quando ti muovi ad arrivare? Mi avevi promesso che avresti lavato i miei panni" sbraitò al telefono, con un mezzo tono da offeso.
"Arrivo" dissi soltanto, per poi attaccare. A quella semplice parola Harry sembrò rattristarsi nuovamente. Lo guardai, facendo semplicemente spallucce.

"Aspetta" mi fermò un attimo prima che stessi andando via. "Posso farti un'ultima domanda prima che tu vada?" mi domandò quasi implorandomi. I suoi occhi smeraldo brillavano di una luce più cupa.
"Certo, Harry" nominai il suo nome per la prima volta forse e sentii che quel semplice nome era stato creato apposta per essere pronunciato dalle mie labbra.
Cosa lo spingeva ad essere così ansioso? Cosa gli permetteva di torturarsi il labbro inferiore in quel modo? Che la sua domanda fosse per caso un 'scappa via con me'? No, troppi film, troppa fantasia, troppe illusioni che dovevo evitare per non rimanere scottata, semmai fossi ancora in tempo.
"Posso avere il tuo numero?" disse indicando il mio telefono e lasciandomi spiazzata.
D'accordo, non mi aveva chiesto una fuga romantica ma, anche solo avendo il suo numero, lo avrei potuto sentire più vicino, più mio.
Annuii prima di lasciargli il mio numero sul suo IPhone 5 e correre giù per la strada.
Mi sentivo un dio, mi sentivo felice e avevo stampato sul viso un sorriso di quelli difficili da dimenticare, uno di quelli da 32 denti, uno di quelli da pubblicità per un dentifricio.
Avrei potuto sentirlo, cercarlo, chiamarlo, messaggiarlo, incontrarlo..tutte le volte che volevo.
Ma che stavo blaterando?
Non mi poteva piacere il riccio, no. Non lo conoscevo ed io non potevo fare un torto del genere a Louis, dopo tutto quello che aveva fatto lui per me.
No, dovevo farmela passare.


"Dove sei stata?" domandò furioso una volta che lo raggiunsi davanti alla nostra scuola. Si avvicinava a me a passo svelto, con le braccia conserte, poggiate sul petto, e la fronte corrugata in una smorfia di rabbia che contornava quei suoi occhi turchesi, di un celeste pieno e vivo, in un nervosismo che mi metteva paura.
"In biblioteca, te l'ho detto" dissi appena, cercando di evitare in qualsiasi maniera quel suo sguardo indagatore.
"Abby, te lo dirò con le buone" mi puntò l'indice davanti al mio naso, per poi ricominciare a parlare. "Non mi piace affatto il tuo comportamento ultimamente. Mi tratti come se fossi l'ultima ruota del carro, non mi aiuti più in niente e salti la scuola per andare in biblioteca a riempirti di stronzate sull'amore perfetto" stronzate? Era davvero troppo diverso da Harry. "L'amore non esiste, mettitelo bene in testa. Esiste un grande affetto, simile al rapporto che conosciamo tutti chiamato 'amore', ma non esiste nessun tipo di amore perfetto! Non andiamo più d'accordo, va bene! Ma ti sei scordata per caso chi ti ha salvato la vita? Chi ti ha dato modo di rinascere dal tuo dolore? Ah?! CHI?!?!" urlava a 2 centimetri dal mio viso, facendomi esplodere il cuore in petto, incapace di reagire, muovermi o anche solo provare a respirare.
Era vero. Louis mi aveva salvato ed io, testarda com'ero sulla mia tesi dell'amore, lo stavo lasciando andare. Ma lui aveva ragione, non dovevo permettermi di perdere la testa per qualcosa che mi poteva sembrare amore o per una persona che mi poteva sembrare un angelo.
Anche se, quest'angelo, mi stava facendo capire cosa fosse davvero quel sentimento.






Tadààààààààààà!
I'm back :')
In questo capitolo si inizia a capire qualcosa di più sulle loro famiglie. Harry ne parla esplicitamente dopo la domanda di Abby.
Lei lascia intendere, ma non spiega un emerito ca....volo. lol
Ma col tempo capirete tutti cosa la affligge e cosa la lega a stare con Louis, nonostante lui faccia di lei la sua cameriera personale.
Come sempre sono onorata nel ringraziare le 12 recensioni che ho ricevuto, anche se me ne aspettavo qualcuna in più, perchè un po' sono calate :/
ma non mi lamento <3
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le
preferite/seguite/ricordate.
E in particolar modo a
Vika_
i_want_boobear
Light19
livingmydaydream
ThankYouIdols
Tomlins_off
i_love_life
Directioner_Is a promise
SpaccioSupra
_itsMary
thesunshining
Miss_Directioners
per aver recensito il capitolo precedente :')
Mi avete davvero reso felice.
Pleeeease, altre lettori che leggete (?) potreste anche voi recensire?
Amo sapere cosa pensate della mia storia e così mi rendete felice **
Poi se io sono felice il capitolo esce proprio faigo :')
pleeeease <3
Con immenso amore, la vostra amora (?). Anna :3

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Capitolo 4
*** In 5 minuti. ***


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Take my thoughts with you and you look behind
you will surely see a face that you recognize.
You're not alone.
I'll wait till the end of time.
Mads Langer-You'Re Not Alone



Secondo giorno di scuola.
Che gioia.
Svogliatamente mi ero svegliata ed ero arrivata a scuola peggio di uno zombie, senza neanche sistemarmi, almeno in parte. Dovevo scappare il prima possibile da quella casa e, così facendo, non mi si poteva guardare in faccia, a meno che servisse un aiuto a qualche stitico per sbloccarsi.
Entrai nel bagno della scuola, essendo arrivata in anticipo e mi precipitai allo specchio. Afferrai il mio viso e cercavo di tirarlo in qualsiasi modo possibile, facendo facce strane e occhiate bizzarre, nell'attesa di un miracolo che mi cambiasse il viso.
Una risata soffocata mi bloccò dalla mia ginnastica facciale. Mi sentii scoperta ed un rossore mai visto si formò sul mio viso. Imbarazzata mi voltai nella direzione della risata, per capire con chi fosse stata quella misera figura.
Una biondina dagli occhi ghiaccio e un sorriso smagliante, di qualche centimetro più alta di me, mi stava fissando con un sorriso dolce e complice.
"Ti serve una mano?" si avvicinò a me, posando la sua borsa sul lavandino e cacciando dal suo interno spazzola, crema e trucchi.
Mary Poppins is here?
"Piacere, sono Kate" disse, porgendomi la mano destra davanti a se. Sorrideva a 32 denti, mettendomi a mio agio.
"Sono Abby" dissi ricambiando la stretta. Era una tipa simpatica già a pelle. "Sono uscita di corsa da casa e non sono riuscita a prepararmi adeguatamente o almeno a rendermi presentabile".
Lei rise del mio racconto e annuì con la testa, come per farmi capire che c'era passata anche lei.
"Io ho un nuovo ospite a casa e mi vergogno a passare molto tempo in bagno così mi lavo, mi vesto e poi il resto lo vengo a fare qui" mi spiegò mentre mi passava tranquillamente la spazzola tra i capelli, come se ci conoscessimo da una vita e fossimo migliori amiche dalla nascita. Mi sentivo coccolata.
Non avevo mai avuto molte amiche perché già quelle poche che avevo, alla fine, mi trattavano anche loro per convenienza e favori da ricevere. Ed io, ogni santa volta, non ricevevo mai nulla.
Allora all'età di 10 anni promessi a me stessa che non intendevo più soffrire, quindi non ebbi più contatti con nessuno al di fuori della mia famiglia (e questa è una battuta) e la foto che avevo di mio padre, risalente all'anno prima.
"Perché non ti ho mai visto a scuola?" domandai forse un po' troppo indiscreta. Era impossibile che un viso come il suo passasse inosservato o era facile da dimenticare.
"Noi ci siamo trasferiti qui definitivamente quest'estate" disse rispondendo con tutta la calma possibile alla mia domanda precoce. "Di solito venivamo solo per le vacanze estive dai nonni, ma poi quest'estate abbiamo deciso di rimanere, per cambiare vita. Così...." sorrise facendo spallucce.
"E vi trovate bene? Cioè, avete amici qui? Chi siete in casa?" sparavo domande a raffica, presa dall'entusiasmo di quella storia e dalla tranquillità fugace della ragazza. Lei rise del mio entusiasmo repentino.
"Allora, sì, ci troviamo davvero bene. Abbiamo sempre amato questa città e ci siamo sempre detti che un giorno sarebbe diventata la nostra città. Comunque no, o meglio, io no. Ero solita stare con i miei nonni per tutta la vacanza, visto che era l'unico momento dell'anno che avevo la loro compagnia" un sorriso malinconico si fece spazio sotto quei occhi dal colore del ghiaccio. "Ma mio fratello invece aveva fatto diverse amicizie. Certo, erano pur sempre amicizie estive ma ne aveva uno in particolare con cui si sentiva per quasi tutto l'anno e diverse volte lo trovavo nella sua stanza, nella casa vecchia, a fare video chiamate su Skype con questo ragazzo" dal riflesso dello specchio la vidi chinare il viso di lato e sorridere a 32 denti, felice di quell'idea. "Qual'era l'altra domanda?" domandò corrugando la fronte in una faccia buffa.
"Chi siete in casa ora?" domandai divertita dai suoi modi di fare buffi ma semplici, quella ragazza attirava tutta la mia fiducia, ma avevo paura di essere ferita, ancora, così tentavo di trattenermi. Ma era strano questo mio modo di fare perché non era lei che ora veniva truccata e sistemata per bene da un'altra persona, ma io.
"Io e mio fratello" sorrise lei.  Poi sembrò quasi che un ricordo lontano la avvolse e scosse la testa ripetutamente, cercando di scacciarlo. Rialzò il suo sguardo sui miei occhi blu e mi sorrise. "Io scommetto invece che tu hai tante amiche, vero?" azzardò con un sorriso innocente.
"Invece scommetti male, proprio male" scoppiammo in una risata mai avuta, stupida, senza un significato logico, ma che ci rendeva felici, senza chiedere nulla in cambio.
"E perché?" disse mostrando il suo lavoro di matita, ombretti e rossetti allo specchio. Ero irriconoscibile e mi piaceva così tanto la mia figura che a stento riuscivo a crederci. Per caso il desiderio del miracolo sul mio viso si era realizzato? No, perché lei l'aspetto di un angelo lo aveva eccome.
Con un movimento gentile, mi alzai dalla mia poltrona (la mia cartella) e feci sedere lei, prendendo la spazzola da sopra al lavandino dove era stata lasciata e iniziando a spazzolarle i capelli biondi e lisci.
"Perché ogni volta che cercavo di avere un'amicizia, incontravo solo persone che erano pronte e buone ad approfittarsene, allora ho rinunciato. Meglio soli che mal'accompagnati" risi ricordando l'ultima volta in cui avevo utilizzato quella frase, con Harry. Lo avevo sognato anche quella notte.
"Oddio, io odio quelle amicizie così! Ma dico io, è così bello dare, vedere che quello che dai rende felice la tua amica, perché invece ricevere soltanto? E' una cosa così stupida!" disse lei quasi incazzata, avevo paura in quel momento a ritrovarmi con i capelli ancora nelle sue mani.
"Infatti, la vedi esattamente come me" sorrisi incantata da quella ragazza sbucata dal nulla, che, in meno di 5 minuti, era riuscita a farmi capire che non ero sola al mondo.
"Qual è la tua prima lezione?" mi anticipò, stavo giusto per chiederglielo io.
"Che telepatia" scoppiai a ridere, seguita subito dopo da lei. Vidi il nostro ritratto sullo specchio, in meno di 5 minuti era la seconda volta che scoppiavamo in una risata complice, senza pensieri. "Biologia" dissi, sperando che non capitassi con Louis in classe. Non mi ero ancora informata delle sue materie.
"Oddio, che bello!" disse saltando via dal mio zaino e girandosi nella mia direzione. Amava così tanto la biologia? "Anch'io ho biologia! Non starò sola! Saprò che se mi giro alla ricerca di un viso familiare, per lo scambio di una battuta non mi sentirò fuori luogo perché non troverò nessuno! Avrò te!"
Avrò te.
Furono le parole più belle che io potessi mai ricevere in tutta la mia vita. Nessuno, e dico nessuno, era mai stato felice di conoscermi o di frequentarmi, nessuno in 5 minuti mi aveva cambiato il look e fatto ridere per ben 3 volte, nessuno era stato capace di capirmi con un solo sguardo.
Nessuno.
Okay, potrà anche essere prematuro, potrà anche essere da sciocchi e immaturi ma in quel momento riuscii a fare solo una cosa: abbracciarla.
Lei mi abbracciò con la stessa forza che mettevo io, felice di quell'abbraccio spontaneo. Infondo, anche lei era una tipa spontanea.
In 5 minuti ero riuscita a capire che era la mia copia, forse più bella: era carismatica, simpatica, aveva avuto un passato difficile, non aveva amiche, era istintiva ed era capace di dare.
Per la prima volta ero riuscita a trovare qualcuno che era capace di dare e non chiedeva solo qualcosa per ricevere.
Una fitta di paura prese il mio stomaco, facendomi sciogliere immediatamente quell'abbraccio.
Avevo paura di perderla.
"Esiste l'amicizia a prima vista?" domandò lei, come se stesse vivendo la mia stessa paura.




Leggetemiiii!
Non so voi, ma io AMO questo capitolo.
Finalmente Abby trova una figura amica, pronta ad aiutarla e sembra quasi che anche lei ha avuto una brutta infanzia e questo la incoraggia ancora di più ad aprirsi con questa nuova figura.
Kate....il cognome lo scoprirete nel prossimo capitolo, credo u.u
Ma secondo me, già dall'aspetto fisico di Kate avete capito qualcosa..
E credo anche che avete capito chi sta come ospite da lei.
Mah...io non vi aiuto più ahahahah ora dovete soffrire e.e
ahahahah scherzo, rivelerò tutto nel prossimo capitolo, dove, probabilmente ci sarà un nuovo incontro :D
Spero recensirete in tanti, perché sapete che amo leggere cosa ne pensate!
Con tantiiiiiiiiissimo amore, la vostra Anna <3

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Capitolo 5
*** Due angeli. ***


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And then we go back, this is the moment 

Tonight is the night, we’ll fight till it’s over 
So we put our hands up like the ceiling can’t hold us
Like the ceiling can’t hold us
Macklemore & Ryan Lewis-Can't Hold Us




L'unica cosa che odiavo più di storia, erano i gruppi di lavoro di storia.
Doversi riunire, con persone del tutto sconosciute che sfruttavano la tua capacità intellettiva per prendersi un buon voto, trasformando il lavoro di gruppo in un lavoro da solo, perché si era troppo impegnati a vedere un programma in televione, o farsi la manicure, o semplicemente dormire.
Per fortuna per questa volta ero capitata bene, ero in coppia con Kate. Potevo chiedere di più?
Avevamo notato che, avendo la stessa età e gli stessi interessi, ci ritrovavamo in diversi corsi in comune: biologia, storia, letteratura inglese, matematica e, per scelta di Kate, come corso extra mi aveva incastrato col teatro.
Avremmo passato gran parte della nostra giornata insieme e la cosa mi riempiva il cuore, facendomi sentire tranquilla, finalmente, dopo tanti anni.
"A me va bene qualsiasi cosa, giuro! Potremmo andare a casa tua, o casa mia, o al parco, o in un pub!" elencava i vari posti in cui avremmo potuto passare il pomeriggio per studiare.
Casa mia? Non perchè non volevo che venisse a casa ma...casa mia? Scappavo da quella fottuta casa, non volevo tornarci. Poi non avremmo nemmeno studiato in santa pace.
"Casa mia no, ti ho un po' spiegato la situazione a casa" alzai un angolo della bocca, lei intuì subito, scusandosi a più non posso. L'idea del parco mi attirava sul serio, ma a breve iniziava a piovere guardando i nuvoloni che avevano preso posto. Il pub, idea carina, ma ci potevano infastidire dei ragazzi e...come cavolo si fa a studiare in un pub?
"A casa mia c'è mio fratello e il suo amico, credo. Ma non penso proprio che ci potrebbero dare fastidio. Mio fratello è un tipo tranquillo" sorrise dolcemente, con quell'aria che ti emanava sicurezza e tranquillità. "Quindi ti va se ti faccio vedere casa mia?"


"Lei è Abby, l'amica migliore di sempre" mi presentò Kate a suo fratello, non appena entrate.
Il fratello dovevo ammettere che fosse davvero carino, era quasi la fotocopia della sorella: biondo, occhi di un celeste intenso, guancia rosse. Insieme sembravano davvero degli angeli. Mi sorprendeva la mia capacità di pensare sempre e costantemente agli angeli. Ultimamente non facevo altro che paragonare chiunque agli angeli.
L'ultima volta l'avevo fatto con Harry, perché era di una gentilezza inusuale.
Harry.
Chissà come stava. Il suo numero lo avevo, ma Louis aveva ragione. Non potevo lasciarmi trasportare dal vero amore, non esisteva e io meritavo quella situazione.
"Piacere mio, Abby. Io sono Niall" sorrise, aveva una voce forte e uno strano accento che la sorella non aveva.
"Noi dobbiamo studiare, fratellino. Ti dispiace se occupiamo il salotto? Lì prende bene il wifi, sai com'è"
"Vai tranquilla, tesoro mio" le rispose Niall, nella maniera più dolce possibile, stampandole un bacio sulla fronte.
In quel momento mi sentivo una specie di alieno, o mutante. Io e mio fratello ci sbraitavamo contro e non potevamo stare nemmeno sotto lo stesso tetto e loro invece si trattavano così dolcemente anche solo parlando di una stanza da condividere.
C'era qualcosa nel sangue degli Horan di speciale, che li rendeva dolci e assurdamente angelici.
Ecco, di nuovo la storia degli angeli.

"Ma perchè sto cavolo di wifi non si connette col mio telefono?" Kate aveva finto un broncio, implorando con lo sguardo un mio aiuto. Non me ne intendevo molto ma tanto valeva provarci.
"Hai messo la password?" l'unica cosa che mi venne in mente.
"Sì, ma sarà sbagliata!"
"Hai un portatile con la connessione già impostata?" domanda geniale.
Driiin.
La cioccolata calda era finalmente pronta e il diluvio iniziato.
"Si, intanto che io preparo le tazze potresti andare a prenderlo tu? E' in camera mia credo. Sali le scale, la prima porta sulla sinistra!" disse entrando già in cucina.
Bene, andiamo in cerca della camera dell'angelo.
Quel pensiero mi fece ridere.
"Cerchi qualcosa?" Niall mi sorrise sbucando dal bagno, avrà sentito i miei passi, molto leggeri.
"Il portatile" risi, sorpresa da quella domanda ricevuta da un momento all'altro.
"E' in camera mia, prendilo tranquilla. Però fà piano perchè c'è un mio amico che dorme" rise anche lui a sua volta.
Avevo dimenticato il famoso coinquilino.
Mi indicò la porta della sua camera e tornò in bagno. Aprii piano, scrutando il territorio. Vidi un ragazzo che dormiva di spalle, rannicchiato su se stesso mentre abbracciava un orso di peluche. Era una scena troppo tenera, ma non potevo fare altro che rimanere a fissare quelle spalle larghe che sembravano appartenere ad un'anima ancora troppo piccola e debole.
Mi avvicinai, affascinata e trasportata da non so cosa. Dei ricci morbidi scendevano lungo la nuca del ragazzo, mi avvicinai forse attratta dalla leggerezza di quei capelli, che sembravano riposarsi anche loro.
D'un tratto il ragazzo si girò, voltandosi nella mia direzione e rimanendo sdraiato su di un lato, aprii piano gli occhi.
Non so se fu il mio cuore o solo il mio corpo caduto a terra dalla sorpresa, ma mi ritrovai sulle ginocchia, provocando un forte rumore.
Il ragazzo che dormiva dolcemente era Harry, che, notando la mia figura dinanzi a lui, si era alzato di scatto, sbattendo la testa contro una mensola. Abbassò lo sguardo e notò l'orso fra le sue braccia, senza neanche pensarci l'orso aveva già preso un volo gratis verso l'altro lato della stanza.
"Non volevo svegliarti, perdonami" ero totalmente, pienamente, assurdamente rossa in viso. Piena di imbarazzo dalla testa ai piedi. Non sapevo che dire o come comportarmi, il mio cervello si era bloccato, rendendomi incapace anche di fuggire via.
"Tu cosa ci fai qui?" fu la sua unica risposta. Aveva gli occhi che gli brillavano, sembrava al settimo cielo, ma poi ragionando mi resi conto che si era appena svegliato, era normale avesse una faccia del genere....credo.
"Mi farai a vita la stessa domanda, ho capito" la sua risata fece eco nella stanza riscaldandomi da quel gelo che mi teneva immobile davanti a lui. Vederlo ridere mi fece riprendere a respirare regolarmente. Non mi ero nemmeno resa conto dell'apnea.
"Posso capire se ti trovo in giro, d'accordo, ma adesso sei in una casa, in una camera in cui ci sono anch'io. Se non è destino questo?" sorrise, mostrando sicuro la sua fossetta.
"Ero venuta per....." per cosa diavolo ero salita? "AH! Per il portatile!" mi girai velocemente verso la scrivania e lo trovai lì.
"Sei amica di Niall?" domandò lui ancora una volta, sembrava divertito dal mio imbarazzo.
"Amica di Kate" serrai la bocca.
Rimaneva lì, seduto sul bordo del letto, a fissarmi con un sorriso ebete stampato in faccia. Mi ritornarono in mente tutti i nostri discorsi sull'amore, sulla vita, sulla famiglia. Mi ritornò in un attimo tutto ciò che provavo per lui.
Dovevo evitarlo.
"Scusa, devo andare a studiare" così dicendo, scappai.







Le vacanze estive sono terminateeeeeee ahahahah
Detto questo vi annuncio che riprenderò a scrivere regolarmente :D
sempre se voi lo permettete <3
entrando su efp ho trovato messaggi e recensioni a non finire.
'è vero che continui?'
'mica hai intenzione di abbandonare Under The Rain?'
ahahah siete troppo, troppo, dolci <3
Anyway, io sono felicissima di essere di nuovo a casa e ricominciare a scrivere..
Voi siete felici di riprendere a leggere le quattro cavolate che io scrivo?
Ahahah, spero di ritrovarvi numerose <3
Come sempre ci tengo davvero tanto a ringraziare tutti coloro che seguono la storia in particolare:
Directioner_Is a promise
ThankYouIdols
_welcometomylife_
livingmydaydream
xandimsorry13
TheGorgeous
_leeyum
Scrittrice02
_Summer sadness_
yaya1D
Sun and Smile
Miss_Directioners
i_love_life
bimbastronza
liden500
smarty86
per le recensioni che mi hanno scritto.
SIETE LA DOLCEZZA.
Sappiate che continuo a scrivere solo per voi <3
se no mi ero già data all'ippica da tempo :')
come ho già detto spero di ritrovarvi numerosi **
mi farebbe un piacere assurdo, che nemmeno immaginate.
Con un amore immenso, la vostra Annalisa <3

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