Il segno maledetto di Miss Isabelle Davenant (/viewuser.php?uid=39516)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Miss Isabelle Davenant ***
Capitolo 2: *** Una nuova vita ***
Capitolo 3: *** Tortuga ***
Capitolo 4: *** La fuga ***
Capitolo 1 *** Miss Isabelle Davenant ***
CAPITOLO
PRIMO
Miss
Isabelle Davenant
Una
brezza calda soffiava da sud mentre il moto regolare delle
onde infrangeva una calma quasi irreale , il tempo ideale per chi amava
viaggiare in mare.
In lontananza un Veliero che non portava insegna si allontanava dalla
costa ;
l’imbarcazione ondeggiava lenta, le vele eleganti si
gonfiavano, ma nessun
rumore o schiamazzo giungeva da essa, l’equipaggio era
insolitamente silenzioso
come se temesse l’arrivo di un evento terribile , ma non si
trovavano in
pericolo, nulla in quel luogo avrebbe potuto minacciarli.
Sul ponte il capitano guardava adirato una donna che tra le braccia
stringeva
un piccolo fagotto, era disperata e gemeva inginocchiata di fronte a
quel
pirata crudele.
-Dobbiamo liberarcene e immediatamente- il tono di voce del capitano
non
ammetteva repliche
-ma è nostra figlia, non puoi fare una cosa del genere,
è tua figlia, è solo
una bambina- la donna singhiozzava nel vano tentativo di indurlo a
cambiare
idea.
-Lo sai benissimo, è stata maledetta, e io non ammetto sulla
mia nave la
presenza di qualcosa o qualcuno che possa in qualche modo mettere a
rischio la
mia vita e quella dei miei uomini, se vuoi rimanere a bordo obbedisci
all’
ordine, in fin dei conti l’errore è stato tuo e
tocca a te rimediare-
-… agli ordini …… mio …..
capitano- rassegnata chinò il capo prima di spostarsi
verso una scialuppa con le lacrime agli occhi.
-che madre snaturata scegliere l’amore, questa vita e
lasciare al proprio
destino una bimba innocente, ma sono certa che ce la farai Isabelle,
sei forte,
sei un pirata come me, come tuo padre e un giorno ti rivedrò
viva e bella come
non mai –
Quella
frase
sussurrata a mezza voce non la rendeva una persona migliore e questo lo
sapeva
bene, ma in qualche modo voleva salutarla, sapeva che il discorso
appena fatto
era solo una menzogna più per convincere se stessa che una
bambina incapace di
capire, oramai aveva deciso e si rendeva conto di cosa comportava
quello che
stava per fare: una vita schiacciata sotto il peso di un enorme errore.
Adagiò la piccola sul fondo dell’ imbarcazione e
le mise al collo un
medaglione, il medaglione di famiglia, quella famiglia che
l’aveva cresciuta e
curata e che lei aveva abbandonato per donare a quell’uomo
spietato la sua vita.
La bimba dormiva tranquilla del tutto ignara di quello che le sarebbe
successo,
- …. Calate … la scialuppa- Con la voce spezzata
dal dolore si aggrappò al
parapetto come per resistere alla tentazione di riprenderla con se
- au revoir mon trésor- la guardò per
un’ ultima volta, il visino pallido, il
ciuffetto di capelli rosso fuoco e quel piccolo segno sul braccio, la
causa di
tutte le sue disgrazie.
Nessuna parola accompagnò più il suo viaggio, era
sola, abbandonata a se
stessa, come era facile liberarsi di un problema, bastava lasciarlo
sparire
verso l’orizzonte, una degna fine per un pirata che non
poteva difendersi.
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-Dobbiamo catturare tutti i sospetti, signori, non possiamo permettere
che i
pirati prendano il sopravvento-
L’ esercito stanco si preparò
all’ennesima perlustrazione mentre la voce
profonda del comandante riempiva la piazza dove si erano riuniti.
-ordine e disciplina ecco cosa occorre ……-
- correggimi se sono in errore Jhon- sussurrò un uomo
imparruccato – ma mi pare
che ultimamente non facciamo altro, perlustrazioni ….
Perlustrazioni …. E senza
risultato tra l’altro-l’espressione corrugata del
compagno si fermò sul
comandante che implacabile continuava a parlare
-già mi sembra piuttosto difficile trovare ciurme intere di
pirati qui nei
dintorni,di solito per quello che ne so io prediligono il mare, a
quanto pare
il governatore è un po’ fissato-
Ormai un brusio sommesso regnava sovrano nelle ultime file della
compagnia ma
qualcosa riportò il soldati all’ordine,il
comandante stava per concludere il
discorso
-Ora è giunto il momento di agire è importante
trovare indizi che ci portino a
loro-
Ascoltando quell’ultimo ordine l’esercito
abbandonò rumorosamente il posto e
partì per la spedizione.
Il potere che stavano acquistando i pirati era davvero allarmante e il
governo
faceva di tutto pur di proteggere le proprie terre , anche se a volte
questo
comportava ore e ore di vagabondaggio puro alla ricerca di qualcosa che
non
c’era.
Jhon camminava tranquillo vicino ai suoi compagni, sapeva che quella
missione
non aveva nulla di diverso da quelle affrontate in precedenza,inutile
come
sempre .
Stanco e afflitto continuava
a marciare senza
un lamento quando qualcosa catturò la sua attenzione, gli
era parso di sentire
in lontananza il pianto di un bambino,impossibile, erano molto lontani
dalla
città,doveva assolutamente controllare;Vinto dalla
curiosità si distaccò dal
gruppo per scendere silenzioso lungo un sentiero che portava dalla
costa alla
spiaggia sottostante.
Più si avvicinava e più l’incertezza
prima dimostrata si trasformava in
certezza, non ci volle molto per trovare l’artefice di quel
lamento; proveniva
da una piccola imbarcazione arenata sulla riva, non sembravano esserci
altre
persone e quindi si avvicinò abbassando la guardia, era
sorpreso e troppo
curioso per lasciare quel piccolo mistero irrisolto, voleva vedere con
i propri
occhi il bambino che aveva raggiunto da solo la terraferma.
Si portò vicino alla scialuppa, e lì, adagiato
sul fondo lo vide, era poco più
di un neonato doveva avere all’incirca un anno, non credeva
ai suoi occhi era
decisamente troppo piccolo per poter sopravvivere in balia del mare,
osservando
colpito quella piccola figura si accorse del medaglione che portava al
collo
,glielo tolse e se lo rigirò tra le mani, sul retro inciso
con grafia
irregolare e frettolosa c’era un nome
-ah …..figlia del mare ….. ti chiami Isabelle
vero? – la prese in braccio, era
certo che il comandante non avrebbe approvato il suo gesto ma poco gli
importava, non poteva lasciarla li, in quel momento però un
braccino scivolò
fuori dagli stracci in cui era avvolta e l’uomo vide
chiaramente un simbolo che
lo spaventò a morte, quel marchio proveniva dai pirati ne
era certo,la bambina
era in pericolo
- che razza di genitori ti sono capitati tatuarti e poi abbandonarti
così, è
proprio vero che i pirati sono dei criminali senza cuore, ma non temere
so cosa
fare, sono certo che i Davenant si prenderanno cura di te, ovviamente
meglio
nascondere il tatuaggio per il momento- detto questo strappo un piccolo
lembo
di straccio per bendare il braccino.
Era facile vedere il male solo nei pirati, e questo era un motivo in
più per odiarli
ma Jhon così come tutto l’esercito,
quell’agglomerato di marionette uguali tra
di loro, si era macchiato dei crimini più atroci; in nome
della pace erano
stati uccisi uomini, donne ma anche bambini innocenti e il suo gesto a
prima
vista altruista e buono sembrava solo un tentativo di redenzione come
se
salvare la vita di bambino legato ai pirati potesse liberalo dalle sue
colpe.
Nessuno in quel mondo era buono e nessuno cattivo, erano semplicemente
tutti in
cerca di una cosa, il dominio sul mare.
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I Davenant, nobili e ricchi, abitavano in un enorme villa poco distante
dalla costa,
e non avendo eredi decisero di ascoltare le richieste del militare
accogliendo
alla fine Isabelle nella loro casa.
La bambina crebbe sotto un severo insegnamento che puntava a farla
diventare
una gentildonna a tutti gli effetti; distanza e sottomissione ecco come
doveva
essere una donna, le insegnarono la letteratura, la musica,
l’arte ma Isabelle
faticava a reprimere quella parte di se indomabile e disobbediente. non
riusciva a fare a meno di provare un’ insana attrazione per
tutto ciò che le
era vietato, in particolare nei confronti del mare, non aveva mai
capito perché
non le fosse concesso neppure avvicinarsi, viveva quasi segregata in
quell’odiosa villa, una sorta di prigione d’orata.
-Un vero peccato, dicono che miss Davenant sia bellissima,ma sembra che
la vita
di società non le interessi –
-concordo pienamente, ma penso proprio che andrò a farle
visita lo stesso,
voglio vedere di persona fino a che punto queste voci siano vere-
-sei sempre il solito, Justin-
Tre giovani uomini camminavano su una strada di periferia
chiacchierando
allegramente
-e quando pensi di andarci- sogghignò uno dei tre
-subito direi- justin si portò teatralmente sulla via che
portava alla villa
-non ho paura di una giovane donna lunatica, non saprà
resistermi-
Con passo deciso si incamminò, curioso e impaziente di
vedere colei che negli
ultimi tempi era finita al centro dei pettegolezzi con il suo fare
fuori dal
comune,molto probabilmente le voci sulla sua bellezza dovevano essere
vere ma
erano quelle che descrivevano il suo carattere a preoccuparlo
seriamente.
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-Miss
Davenant, miss Davenant ……- una cameriera
affannata giunse di corsa fino alla
sua camera
-Miss Davenant ……-
- Cosa succede Marie?-
Marie aprì la porta inchinandosi di fronte a miss Isabelle
che pigramente si
stava pettinando i capelli
-C’è un giovane uomo che chiede di lei, un certo
de Bonnard, cosa devo fare ?-
chiese titubante, conoscendo fin troppo bene i suoi modi
-Che scocciatura…..va bene…….. puoi
dirgli che lo incontreò –
La cameriera, sorpresa, si inchinò un’altra volta
prima di allontanarsi
,Isabelle doveva essere particolarmente di buon umore o molto annoiata
per
consentire questo privilegio a de Bonnard .
Quando Justin de Bonnard la vide per la prima volta
sussultò, tutto quello che
era stato detto sulla sua bellezza, non era vero, non le rendeva
giustizia, non
aveva mai visto una creatura così bella e fiera, in cima
alla grande scalinata
osservava distaccata il suo visitatore ; I capelli rossi raccolti in un
acconciatura complicata e la figura esile imprigionata in un vestito
all’ultima
moda nascondevano perfettamente la sua vera natura.
-miss Davenant, è..è un piacere fare la sua
conoscenza- il giovane non si
sentiva più tanto sicuro del proprio fascino come lo era
stato poco prima con i
suoi allegri compari.
Isabelle sorrise compiaciuta, sapeva di averlo colpito, forse avrebbe
aspettato
un po’ prima di cacciarlo, doveva ammetterlo non era poi
così male, mentre
proseguiva lungo la scala lo guardava sempre più ammirata,
ma qualcosa andò
storto nella sua fatata discesa, mancavano ancora pochi scalini quando
un
nastro della lunga gonna andò a impigliarsi sotto la
scarpetta, se ne rese
conto troppo tardi, ormai aveva già perso
l’equilibrio e in una frazione di
secondo si ritrovò ai piedi del giovane
-ahi………ahi…….ahi-
-Tutto bene signorina ??-Justin si piegò scrutando
preoccupato la ragazza che
ancora cercava di liberare la scarpa
-accidenti vestito inutile e orrendo- seduta per terra insultava
affranta, quel
vestito pieno di nastri e lacci
-signorina?-
-oh…
hem……..si……….cioè……..certo-
sollevò di scatto la testa trovandosi faccia a
faccia con il giovane, le sue guancie si infiammarono
-Ovviamente non sono caduta, stavo solo cercando la giusta prospettiva
lei da
qui è molto più affascinante-
Il ragazzo rise sollevato, non sembrava così irraggiungibile
come dicevano
-Io sono Justin de Bonnard come voi avrete di certo capito- e le porse
la mano
per aiutarla ad alzarsi.
Quel primo incontro diede vita ad una profonda amicizia, il giovane la
incontrava ogni giorno coprendola di regali e attenzioni e Isabelle
compiaciuta
si intratteneva con lui per ore, non conosceva nulla al di fuori delle
mura e dei
giardini di villa Davenant e quel dolce intrattenimento
l’aiutava a spezzare
una quotidianità altrimenti noiosa e insopportabile, col
tempo,colpita da quei
teneri gesti, se ne infatuò com’era giusto che
fosse, ma il suo errore più
grande fu scambiare quel sentimento superficiale per amore, Isabelle
Davenant
ancora non conosceva il vero significato di quella parola terribile
quanto
perfetta
-isabelle……ti
chiedo solo un bacio
suvvia- La giovane osservava contrariata Justin mentre tentava di
avvicinarsi
alla sua persona
-Non
mi sembra il
caso……….-sussurò a
denti stretti,che imbarazzo, non aveva la minima intenzione di
assecondare
quella richiesta, non le sembrava il momento adatto
-Dimmi
allora cosa devo fare per ottenere
questo privilegio- il teatrale inchino del giovane irritò
profondamente Isabelle
ma cercò comunque di nascondere il suo disappunto
-Ebbene……………….vediamo……………..dovete
sposarmi- un sorriso tremò sulle sue labbra, la richiesta
era tanto assurda che
sperava di indurlo a desistere
-Per
un bacio
soltanto?..................oh se è questo che volete
sarò lieto di
accontentarvi – Una risata melodiosa irradiò
l’atmosfera
-No
Isabelle sono
serio……………….vuoi
sposarmi?-
la giovane che ancora rideva di gusto si immobilizzò
sconvolta, no, doveva aver
capito male
-cosa?...............io-
lo sguardo profondo
e pieno di desiderio di Justin terrorizzò il suo spirito,
non stava scherzando
-
Ci conosciamo da tempo ormai e devo
ammettere che tu mi hai rubato il cuore dal primo istante- dei passi
lontani dissiparono
l’atmosfera testa e carica di aspettative che si era creata
-Justin…………………è
molto tardi…..-Quello era
un chiaro invito ad abbandonare la villa, il giovane la
guardò vagamente deluso
e addolorato.
-Come
volete……..miss Isabelle!- con un
cenno di saluto lasciò Isabelle sola con i suoi pensieri
Non
l’aveva cacciato per cattiveria,
quella richiesta l’aveva spaventata, certo lei era sicura di
amarlo, e non aveva
mai fatto mistero di ciò, ma non era pronta per sentire quelle parole
tanto meno per
rispondere
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-Marie credi che Justin tornerà da me?- con gli occhi
arrossati dal pianto
guardava triste la sua cameriera
-Voi siete molto confusa e poco decisa miss Isabelle, prima lo cacciate
e poi vi
chiedede se il signor justin possa in qualche modo tornare da voi-
Quelle parole troppo sincere fecero sprofondare isabelle nella
depressione più
totale, Marie intuendo di aver appena commesso un grave errore per
evitare un
licenziamento seduta stante cercò di consolarla
- ma se il signor Justin tiene alla vostra persona è molto
probabile che si ripresenti
alla porta, oppure voi dovreste pensare alla risposta e poi andare di
persona a
comunicargliela non credete?-
La giovane Isabelle si lasciò cadere tra i morbidi cuscini
del suo letto
-Forse hai ragione Marie, forse hai ragione ……
ora puoi andare devo pensare-
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Isabelle si svegliò presto quella mattina, era agitata,
nella lunga e
tormentata notte passata a ragionare sul suo futuro era giunta ad una
conclusione, e la sua risposta era si, ora non aveva più
dubbi o incertezze
voleva solo ritrovare Justin e chiedergli perdono
-Marie?.... Marie?.........dove sei Marie?- volava leggera lungo i
corridoi
alla disperata ricerca della sua domestica – Marie?....dove
caspita ti nascondi
quando mi servi ?- non si era neppure accorta di indossare ancora la
veste da
notte, non le importava
-signorina, cosa succede?- lo straccio dell’ argenteria le
cadde dalle mani per
la sorpresa
- oh eccoti finalmente, aiutami a prepararmi , devo incontrare mio
padre più
tardi- l’espressione raggiante mise all’erta la
povera Marie, che temeva di
aver parlato troppo la sera precedente
-Vostro padre?!.....come vuolete signorina-
Ore e ore passate a preparasi in una stanza che pareva quella delle
torture
l’avevano annoiata da morire ma ne era valsa la pena, era
perfetta, un angelo,
così l’aveva definita Marie, effettivamente quel
vestito bianco avorio le stava
molto bene ma dannazione era terribilmente scomodo,una volta aggiustati gli
ultimi particolari
decise di abbandonare la domestica
Non aveva più tempo doveva raggiungere suo padre,preoccupata
strabuzzò gli
occhi, la cosa doveva rivelarsi alquanto semplice, bastava mantenere la
calma e
formulare frasi corrette ma a quel punto non ne era neanche
più sicura
Purtroppo la strada che separava la sua camera dallo studio dove si era
rintanato il signor Davenant non era molto lunga,e prendere tempo
fermandosi
ogni due passi non servì a nulla, aveva raggiunto comunque
lo studio ma con una
dose di nervosismo in più, fino a quel momento non si era
mai dimostrata quel
che si dice coraggiosa in questo genere di cose, preferiva evitare i
momenti
imbarazzanti ma non aveva scelta doveva agire, bussò incerta
alla porta.
-prego entrate- la voce del padre la fece deglutire ma facendosi forza
riuscì
alla fine ad aprire la porta.
- hem padre…….-lo sguardo si era fissato su un
punto poco interessante del
pavimento
-Isabelle…cara, cosa fate qui?-disse nascondendo rapidamente
un piccolo oggetto
che aveva tra le mani
-ho bisogno del vostro permesso….io…..si io
voglio raggiungere Justin, ho
sbagliato e voglio rimediare-
- ma bambina mia è incosciente…sai
perfettamente….-lo sguardo adirato di
Isabelle incontrò quello del padre per un istante
-so cosa…?… di essere stata imprigionata fino ad
oggi in una casa per motivi a
me oscuri , io non ho mai chiesto niente, ora voglio poter scegliere e
io ho
scelto, lasciatemi andare-
-ma ma non puoi andar…..non puoi-l’uomo cercava in
tutti i modi di trovare una
scusa valida, sapeva di averla imprigionata per il suo bene, per quel
marchio
che nascondeva sotto la manica lunga, per la sua natura e per il
terrore che
qualcuno potesse scoprire il segreto ma non poteva dirle niente, non
voleva
rivelare alla giovane che in realtà lui e la signora
Davenant non erano i suoi
veri genitori
-vi prego….padre vi prego- gli occhi disperati della figlia
non gli diedero
scelta
Si rassegnò di fronte all’evidenza non poteva fare
più nulla, doveva chiamare
un domestico
-Edward! – un uomo corpulento di media statura
entrò inchinandosi leziosamente
-signor Davenant ?-
-preparate una carrozza, mia figlia deve andare immediatamente nella
proprietà
dei de Bonnard-
Stanco passò le mani sulle tempie, in fondo
l’aveva sempre saputo non poteva
tenerla rinchiusa a vita
-vi ringrazio con tutto il cuore- Isabelle sorrideva guardando il padre
piena
di gratitudine era finita, ora poteva andare, uscire veramente per la
prima
volta, non riusciva a crederci, quando fece per andarsene
però il padre la
trattene per un braccio
-Aspetta…..tieni….. questo ti appartiene- con
tristezza le mise al collo uno
strano medaglione su cui era inciso il suo nome
-Ma cosa?-non riusciva a capire non aveva mai visto
quell’oggetto
-ti prego piccola mia non aprirlo adesso
……più avanti non ora, lo apriremo
insieme promettimelo-
Isabelle guardava sconvolta il padre, ma qualcosa interruppe quella
strana
discussione, Edward era entrato distraendo entrambi
-La carrozza è pronta signore!-
Lasciò la presa con un ultimo sguardo implorante non poteva
più trattenerla
–promettimelo…-
-si ve lo prometto padre- e sparì rapida oltre la porta.
Era
giusto così,Il signor Davenant chiuse
gli occhi pensieroso,quelle strane voci, la gente cominciava a
sospettare………,no,
non poteva rimandare oltre, era necessario far tornare il medaglione
nelle mani
del legittimo proprietario, qualcosa turbò il suo animo, un
brutto
presentimento, quanto ancora poteva durare quella farsa.
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La proprietà dei de Bonnard era davvero immensa e si
fermò a contemplarla
qualche istante mentre la carrozza ripartiva per tornare a casa, le
erano state
concesse due ore prima che il signor Edward tornasse prontamente a
riprenderla,
suo padre non voleva rischiare lasciandola troppo a lungo lontana dalle
sue
mura.
Emozionata camminò lungo il viale che portava alla villa,il
grande portone non
era chiuso e quindi ne approfittò per entrare cauta, non
c’era nessuno, neanche
la servitù, cominciava a temere di aver sbagliato luogo
quando un rumore
proveniente dal piano di sopra la fece sussultare.
Poteva essere un qualunque membro della famiglia de Bonnard,magari lo
stesso
Justin. La scalinata che aveva di fronte era davvero allettante ma non
poteva
girovagare come se niente fosse tra le stanze di una casa che non era
di sua
proprietà. Forse la soluzione più semplice era
uscire e aspettare che qualcuno
si accorgesse della sua presenza
Un altro rumore la costrinse ad alzare lo sguardo, insomma oramai era
li ,in
ogni caso aveva sempre a disposizione la scusa della fanciulla sperduta
e
disperata
No non poteva tirarsi indietro, salì timidamente le scale, a
ogni gradino il
suo cuore accelerava il battito e quando riuscì finalmente
ad arrivare in cima
avvertì un odiosa sensazione di panico impadronirsi del suo
corpo.
-Calma Isabelle…calma……..ma cosa
stò facendo?-fece correre rapida lo sguardo da
a destra a sinistra in cerca della via giusta
Il piano di sopra, era buio e i quadri appesi alle pareti inquietanti,
non era
stata un’ idea molto fortunata, troppe stanze era impossibile
individuare
quella giusta.
Camminava ancora sconsolata quando sentì delle voci sommesse
provenire da
quello che sembrava un piccolo studio, non era molto distante quindi si
avvicinò e socchiuse piano la porta
-…… Justin?......-
Di fronte a lei e avvinghiato a una ragazza vide allibita il suo amore
-Isabelle?!- frettolosamente si allontanò dalla donna
-che…….che ci fai
qui?-cercava di mantenere la calma mentre guardava con isterismo prima
Isabelle
e poi la ragazza mora al suo fianco, quest’ultima sembrava
piuttosto divertita.
-Justin……non capisco……-si
appoggiò al tavolo che aveva vicino per resistere
all’enorme colpo appena subito
-Non temere Isabelle cara te lo spiego io- Rose si avvicinò
impercettibilmente
alla sventurata
-Pensavi di essere l’unica per lui vero, povero tesoro, sei
così bella eppure
così ingenua, Justin è un uomo di mondo
è normale che si intrattenga con più
donne non trovi è sempre stato così e
poi…..-
-Rose!-Justin interruppe preoccupato la ragazza che scoppiò
in una risata
sguaiata
Isabelle ignorò completamente Rose,tremava dalla collera e
inchiodò il giovane
con uno sguardo infuocato
-Tu non mi ami….non mi hai mai amata-
Non poteva più continuare a mentire era finita,
chinò la testa per fuggire agli
occhi adirati della bella Isabelle
-..No…….sei bellissima, la più bella
ma………… non ti amo- che
vigliacco non
riusciva neanche a guardare negli occhi colei che aveva tradito
-Ma allora perché mi hai mentito ……
perché volevi sposarmi?- ormai aveva perso
il contegno degno di una vera gentildonna e si ritrovò ad
urlare le ultime
parole con una rabbia che fino a quel momento non aveva mai provato
Ancora una volta intervenne Rose precedendo il giovane che sembrava
intento a
cercare le parole giuste
-Una sola parola, intimità mia cara, non penso che avesse
davvero intenzione di
sposarti ma non è nella sua natura lasciarsi sfuggire una
creatura così fuori
dal comune, qualcosa doveva pur fare non poteva di certo prendersi una
fanciulla così ben protetta e amata come se niente fosse, il
fidanzamento era
la scusa perfetta-
Questa volta Justin non la interruppe aveva colto nel segno, fu in quel
momento
che isabelle sentì scattare qualcosa in lei, d’un
tratto realizzò tutto, le sue
parole i suoi gesti, che sporco bugiardo.
Un terribile odio e ribrezzo per l’uomo che aveva davanti la
invase e perse il
controllo,tutto avvenne in pochi attimi, bastò il luccichio
di un tagliacarte
sul tavolo a cui era appoggiata per far scattare la vendetta.
Si lanciò in una corsa disperata con la lama del piccolo
oggetto protesa verso
l’uomo che l’aveva ferita, voleva solo una cosa,
ucciderlo.
Ma Justin riuscì a bloccarle il braccio impadronendosi
abilmente del
tagliacarte che aveva nella mano, la ragazza cocciuta
continuò a dimenarsi
,seppur disarmata, nel vano tentativo di colpirlo così il
giovane la spinse
all’indietro facendola cadere
A causa di quel gesto improvviso una manica del bel vestito color
avorio si
strappò e da sotto la seta comparve il marchio che in tutti
quegli anni era
rimasto nascosto.
-cos’è quello?- chiese interdetto
-è una scottatura-sussurrò mentre istintivamente
copriva con la mano quel
maledettissimo segno, perché rispondeva alle sue domande
perché rimaneva li per
terra umiliata e con il vestito strappato doveva andarsene e subito, le
venne
una terribile voglia di correre, senza meta, lontano e dimenticare
tutto, si
alzò e fuggì da quella casa e da Justin.
Nonostante il suo intento non riuscì ad andare molto lontano
le scarpette
facevano male e il vestito le impediva di correre decentemente, era
arrivata
fino alla costa, in un punto dove la terra saliva a formare una sorta
di
collina per poi scendere bruscamente ripida e rocciosa fino al mare.
Li si lasciò cadere ancora scossa e adirata.
Nessuno l’avrebbe più umiliata nessuno, poi
stringendo a pugno le mani che
poggiavano sulla terra umida prese una decisione
-IO NON AMERO’ PIU’ NESSUNO- urlò al
vento
-questa è una promessa – gli occhi scuri
determinati e orgogliosi – Miss
Isabelle Davenant non amerà mai più- ora non
aveva più nulla dire, nulla da
fare, era completamente svuotata, si sdraiò per terra e
raggomitolandosi su un
lato lasciò che tutta la stanchezza che le era
improvvisamente piombata addosso
prendesse il sopravvento.
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Non era mai stata tanto scomoda in tutta la sua vita, con gli occhi
ancora
serrati cercava di ricordare qualcosa di molto importante, uno strano
incubo,
quando d’un tratto realizzò
-Oddio!-spalancò gli occhi accorgendosi improvvisamente di
essere ancora sulla
scogliera, aveva una strana sensazione, anzi si sentiva vagamente
osservata così
si voltò di scatto. Dietro di lei decine di uomini armati la
scrutavano
serissimi
-Non …… non sono stata io- i suoi pensieri
volarono alla casa dei de Bonnard, a
Justin e al tagliacarte
- signorina Isabelle Davenant lei è accusata di pirateria e
per tale motivo
verrà imprigionata e giustiziata-
-ma…se l’è
cercata……..CHE COSA?-con gli occhi spalancati
dalla sorpresa si
rivolse all’uomo che aveva appena parlato
-io non ho mai visto un pirata …… sono una
Davenant e..-
Fece molta fatica per alzarsi, sentiva qualcosa che tratteneva le sue
braccia;si ritrovò legata a una tavola di legno molto
pesante che le impediva
alcuni movimenti, cominciò a temere che aggredire un uomo
armata di tagliacarte
potesse considerarsi un atto di pirateria
-signorina abbiamo effettuato le dovute ricerche, lei non è
figlia dei signori
Davenant, questa copertura è ormai inutile, dove
è stata negl’ultimi quattro
anni?-
- ma io sono una Davenant ……..e negli ultimi anni
non mi sono mai spostata da
casa mia accidenti!....il signor Justin de Bonnard può
confermarlo- rispose
decisa
-abbiamo già interrogato il signor de Bonnard, poche ore fa
e non ne sa niente,
sostiene di non averla mai vista – il comandante cominciava a
perdere la
pazienza
- non è possibile, che codardo mi conosce da molto tempo
……e comunque non avete
nessuna prova i Davenant mi difenderanno!- era innocente nessuno poteva
farle
del male, era sicura che suo padre l’avrebbe liberata da
quell’orribile
situazione
-Miss Davenant, se così posso chiamarvi- si
avvicinò alla ragazza sogghignando,
aveva cambiato totalmente modo di fare nei suoi confronti –
oh ma guardate, vi
siete sporcata di fango, che triste spreco vedere una splendida
creatura come
voi ridotta tanto malamente, fuggivate da qualcosa non è
vero, forse fuggivate
da me-chinò la testa fino a toccarle l’orecchio
con le labbra – mia cara i
Davenant sono stati rinchiusi per aver aiutato un pirata e io ne ho le
prove-
sentì una mano posarsi sul braccio incatenato proprio in
corrispondenza del
marchio– una scottatura particolare quella che portate-
sussurò
-è stato un incidente!-ancora quella macchia, non aveva la
più pallida idea di
come fosse comparsa sulla sua pelle,nessuno gliel’aveva
detto, ricordava di
averla sempre avuta, ma di certo una nobile donna del suo calibro non
poteva
far vedere una simile atrocità,per questo motivo
l’aveva nascosta.
Il comandante lasciò la ragazza con un sorriso beffardo
-Sei colpevole!....prendetela -all’ordine i soldati si
mossero pronti per
trascinarla via
-Aspettate, non ho paura, io non ho fatto niente e avrò
giustizia, vi seguirò
con le mie gambe – alzò il mento fiera delle sue
parole
i soldati però non presero in considerazione il suo
coraggioso intervento e
anzi puntarono verso Isabelle le sciabole con fare minaccioso, in quel
preciso istante
un’ idea le folgorò la mente
-D’altro canto se proprio devo scegliere tra morte certa e
forse morte ma non
so-indietreggiò pericolosamente fino a raggiungere il limite
della costiera.
i soldati comandante compreso la guardavano allibiti senza capire le
sue
intenzioni
-preferisco di gran lunga forse morte ma non so
……… oh che maleducata quasi
dimenticavo ….. con permesso-diede un ultima occhiata
soddisfatta alla scena,
felice di aver lasciato senza parole un esercito intero
-Adieu signori-
E si lasciò cadere all’indietro pronta a
raggiungere il mare o almeno ci
sperava seriamente
Si sentì un tonfo e poi più nulla, il comandante
con qualcuno dei soldati
raggiunse il posto dove pochi attimi prima c’era Isabelle.
Cercò di aguzzare lo sguardo per vedere se riusciva a
scorgere qualcosa tra le
onde, ma la ragazza sembrava sparita nel nulla, inghiottita dal mare.
-Quante probabilità ci sono che miss Davenant sia
sopravissuta- chiese
voltandosi verso uno dei suoi uomini
-beh considerando il fatto che il salto è spaventoso e che
miss Davenant è
caduta con le mani legate trascinandosi dietro una tavola di legno
,molto
pesante direi ….-e si mise a contare sulle dita con aria
intelligente -nessuna-
la battuta provocò una crisi di risate collettiva
-molto bene un altro lavoro concluso nel migliore dei modi
…….. suicidio……sono
proprio curioso di sapere cosa dirà lord Davenant quando
scoprirà cosa le è
successo-
Isabelle continuava ad affondare, il terribile impatto con
l’acqua le aveva
fatto perdere i sensi, per la seconda volta, dopo diciannove anni si
ritrovò in
balia del mare.
Una
nave dall’aspetto malandato
galleggiava placidamente, lontana da ogni contatto con la terraferma,
le vele
chiare ricadevano morbidamente sugli alberi contrastando con il colore
del
legno
-signor Gibbs, perché la nave è ferma ?!- il
capitano uscì dalla cabina e
inchiodò Gibbs con lo sguardo –Rum finito,
comprendi?- e per dimostrare ciò che
aveva appena detto si mise ad agitare freneticamente la bottiglia che
aveva in
mano
-u…una donna!- con occhi incerti indicò un punto
nel mare, non sapeva bene che
reazione aspettarsi da Jack Sparrow, d'altronde era impossibile poter
prevedere
le sue mosse e questo lo sapeva bene
La bottiglia rimase sospesa a mezz’aria, pessimo segno
………. o no?
– una donna !-sussurrò acido avvicinando il viso a
quello del nostromo;
insomma il capitano non doveva essere poi tanto dispiaciuto anzi
sembrava quasi
che volesse dirgli qualcosa di importante così protese
l’orecchio pronto ad ascoltare
-LEVATE L’ANCORA, AMMAINATE LE VELE, ….-i suoi
ordini ,urlati di buon grado
raggiunsero puntualmente l’orecchio di Gibbs -riferite agli
altri questo e
tutto ciò che occorre per far salpare decentemente questa
bagnarola-
-Ma…..-non riusciva proprio a capire
-su forza…….cosa fai ancora qua?.....tanto
l’ultima goccia è mia- e tornò a
litigare con la sua amata compagna che non voleva cedere
Con una grande frenesia tutta la ciurma escluso Jack si mise al lavoro
per
riportare la nave sulla giusta rotta, il vento favorevole soffiava
spingendoli
avanti velocemente, oramai avevano lasciato alle spalle
l’interessante
distrazione
Gibbs tornò ansante vicino alla cabina dove Jack depresso si
era finalmente
dichiarato sconfitto, la bottiglia era senza alcun dubbio vuota.
-Ma cosa….cosa succede ancora?-quasi faticava a parlare,
cominciava a sentirsi
troppo vecchio per i ritmi del capitano
-la seminiamo!!!- sereno e con gli occhi socchiusi si mise seduto a
gambe
incrociate lasciando che qualche treccia della sua strana capigliatura
finisse
davanti
-Capitano, quella donna sembrava svenuta ed era pure legata
……- niente poteva
descrivere bene la sua espressione quanto il termine “senza
parole”
-il fatto a mio parere non ha rilevanza, le donne portano guai,
specialmente su
una nave , specialmente se la suddetta nave è la mia nave e
si da il caso che
io al momento non voglia nessun genere di guaio femminile tra i piedi-
-Ma…ma…ma…..aveva un segno
interessante sul braccio-ormai si era rassegnato,
quella donna non aveva la minima possibilità di salvezza con
un Jack Sparrow
sobrio e di conseguenza nel suo momento peggiore ,quello era solo un
triste
ultimo tentativo, ma con sua sorpresa a quelle parole
sollevò curioso la testa
-Un segno Gibbs?!, e che genere di segno?, no perché se si
tratta di un segno
segno non posso lasciare questo segno a qualcun’ altro che
cerca segnalai, non
che io stia cercando segnali, s’intende –
-Era un segno….e basta……credo-
sospettoso lo scrutò serio, l’unica cosa certa
è
che non aveva mai visto una cosa del genere
-Perché non me l’hai detto
subito………………..FERMI
TUTTI SI TORNA INDIETRO-
Nessun pirata sollevò obiezioni e di nuovo si prepararono ad
affrontare le
dovute manovre, la fanciulla era salva,……..forse.
-Capitano,………. capitano!-parte
dell’equipaggio continuava a chiamarlo ma Jack
sembrava essersi estraniato in una sorta di mondo proprio, poi
però risistemò
la strana bussola che stava osservando e tornò alla
realtà - hem si ….che c’è?-
e si guardò intorno fintamente confuso
-abbiamo perso di vista la ragazza, non c’è
più- affranti alcuni uomini
continuavano a cercarla
-magari l’abbiamo investita- suggerì speranzoso
Ma il signor Gibbs lo distolse da quei lieti pensieri - No, eccola,
capitano è
da questa parte-
-mannaggia!- ora non poteva fare altro che raggiungere la parte opposta
del
ponte per accertarsi del triste evento.
E purtroppo eccola, sembrava quasi addormentata su una lastra di
legno,e anche
se i capelli disordinati le coprivano parte del viso si riuscivano
comunque a
scorgere i bei lineamenti
-non ha l’aria tanto viva-, - forse dovremmo ucciderla per
porre fine alle sue
sofferenze-, -che rara bellezza….un vero bocconcino-i pirati
continuarono a
parlottare tra di loro fino a quando il vero problema non venne a galla
-Capitano- chiesero all’unisono- come facciamo a portarla a
bordo- le loro
espressioni erano sinceramente preoccupate, nessuno aveva voglia di
tuffarsi
per recuperarla
-Non lo so, provate a pescarla ……….
suggerirei di usare gioielli come esca,
sembra che li trovino irresistibili- quindici paia di occhi lo
guardarono male
– che ho detto?....è l’assoluta
verità-e si complimentò con se stesso per
l’astuta trovata.
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Nonostante tutto il tempo impiegato per liberarla dalle catene,
Isabelle non
dava ancora segni di vita rimaneva li, sul ponte, immobile e pallida
-Forse dovremmo provare noi a rianimarla- azzardò un uomo
mingherlino esaltato
dall’idea
Stava per ricevere il pieno consenso di tutta la ciurma quando un
flebile
movimento riportò l’attenzione sulla fanciulla che
lentamente aprì gli occhi.
finalmente aveva ripreso conoscenza
Non appena riuscì a collegare tutti gli avvenimenti tra di
loro si levò seduta
guardandosi intorno ancora vagamente stordita
-Come è finita in mare signorina
………- cominciò Gibbs
tentando di pensare al nome
che ovviamente non sapeva
- Isabelle …….- concluse meccanicamente
–Dove mi trovo?- non sapeva ancora se
quello che la circondava fosse un sogno o potesse considerarsi
realtà
Su una nave pirata gioia- questa volta fu lo stesso Jack a intervenire
– e io
sono Capitan Jack Sparrow- orgoglioso si posizionò a lato
della fanciulla
Fu in quel momento che lei lo vide, la pelle scottata dal sole ,gli
indumenti
improbabili per non parlare poi dei capelli e di quelle strane ombre
nere che
portava intorno agli occhi
-Oddio, mi sento male- si sdraiò di nuovo portandosi un
braccio sulla fronte,
ma dove caspita era finita, il destino doveva proprio volerle male, non
poteva
essere così sfortunata.
-Si ma come è finita in mare?- ribadì ancora una
volta il signor Gibbs
-Ho scelto forse morte ma non so- al momento non le veniva in mente
nulla di
più intelligente da dire
Trovava quell’ signor Gibbs estremamente seccante e inutile,
insomma l’aveva
interrotta nel bel mezzo di una riflessione molto importante sulla sua
sorte , quindi
non si impegnò più di tanto nella risposta
-Signor Gibbs traduci, io non capisco il donnese stretto-Jack
sogghignò
osservandolo di sottecchi
-E cosa ti fa pensare che io lo sappia- una risposta sfortunata la sua,
ma se
ne rese conto troppo tardi
–GIBBS-
suo malgadro il nostromo si concentrò per tentare
un’ interpretazione di quello
che aveva detto, se non altro per evitare le ire del capitano
-Non ne ho la più pallida idea, forse ha bevuto troppa acqua
salata o magari la
sua è solo demenza-
-HEI, MA COME OSA, io non sono affetta da demenza ne da altre patologie
strane
e se proprio vuole saperlo …- qualcosa però la
costrinse ad abbassare lo
sguardo, Jack le aveva preso il braccio e ora lo osservava con occhio
critico
-Signore la invito a levarmi cortesemente le mani di dosso- stava
innervosendosi, quegli uomini non avevano rispetto di una gentildonna.
-invito non accettato tesoro, mia nave ,…mio comando e poi
io ti ho salvata e
quindi ho il diritto di fare ciò che voglio,
c’è scritto nel regolamento-
-Ma di che regolamento stà parlando, accidenti io non le ho
chiesto di
salvarmi- questa volta l’agitazione la costrinse ad alzarsi
mentre fulminava
con lo sguardo il suo per così dire odioso salvatore
-Guarda che se vuoi ti rimetto dove ti ho trovata, non ci metto nulla
sai-
-NO…………no la prego-
-ecco appunto ..-
Non poteva essere così spregevole non conosceva i pirati
sapeva solo che erano
criminali e per non rischiare lasciò che Jack finisse di
esaminare la
scottatura
-interessante …..Legatela all’albero maestro-
Isabelle rimase scioccata si
aspettava di tutto ma non quello
-Perdonami tesoro, è per la tua salute vedrai che ti
rimetterai più velocemente
in questo modo-
Allegro le diede le spalle abbandonandola ai suoi uomini
-Ma io stò benissimo…….e
lasciatemi………Jack, jack
Sparrow……io stò bene- le sue
parole non lo toccarono minimamente, doveva andare a controllare nella
sua
cabina, era certo di aver visto quel simbolo sulla mappa che aveva
rubato a
Barbossa, proprio dove si poteva distintamente leggere
…”fonte dell’eterna
giovinezza”.
Nota
dell’autrice :…….Perdonatemi questa
è la mia prima Fan fiction in assoluto, non ho mai scritto
sigh sigh……mi sono
impegnata molto……
davvero!!!!……In questa prima parte non
indagherò molto sulla
personalità di Isabelle perché voglio che voi la
conosciate gradualmente capitolo
dopo capitolo…sn davvero contenta……non
pensavo che potesse essere così bello
scrivere!!^^…………………ovviamente
so bene che ci sono errori ovunque e che riceverò
molte critiche ma spero comunque di trovare tra queste anche qualche
nota
positiva……………BUONA
LETTURA
|
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Capitolo 2 *** Una nuova vita ***
Nota
dell’autore: grazie davvero per le
recensioni, hihihi per me è davvero importante ricevere
giudizi e consigli……sono
pronta ad ascoltarli per
migliorare…………..sono
contenta che vi piaccia…..ci
speravo tanto……vediamo si questo è il
continuo di POTC3……cotinuare da dove ci
aveva lasciato il film…..mi sembrava la scelta
più sicura…..Isabelle come
vedrete man mano, nonostante la belezza non è una ragazza
perfetta anzi
fondamentalmente è un disastro, bisogna comprenderla lei era
abituata a vivere
nella pigrizia e nel lusso quindi diciamo che non è abituata
ad arrangiarsi.
Purtroppo
il suo passato non è dei
migliori, ma comunque sia non ha vissuto male nella villa dei Davenant
, il
terribile Justin, per non dire di peggio, non voleva assolutamente
sposarla,
però confidando nell’ingenuità di una
fanciulla che non conosceva il mondo
sperava di raggirarla con la scusa del matrimonio, davvero infame.
Per
quanto riguarda le descrizioni e le
riflessioni……………………..me
ne rendo conto, non mi sono impegnata più di
tanto…waaaaaaaaa..ormai
il primo capitolo l’avevo scritto e inserire qua e la
pensieri voleva dire
stravolgerlo spero di riuscire a rimediare questa mia mancanza nei
prossimi
capitoli hihihi
GRAZIE
ANCORA…………..
CAPITOLO
SECONDO
UNA
NUOVA
VITA
Non
doveva essere poi così difficile
bastava solo avere molta, molta pazienza; isabelle cercava di
sciogliere il
nodo senza farsi notare dai due uomini che dovevano sorvegliarla.
Le braccia erano bloccate sotto una massa non indifferente di corde ma
le
permettevano comunque di fare piccoli movimenti con le mani.
Ancora poco, c’era quasi, sentiva esaltata quel groviglio
ruvido cedere sotto
la sua determinazione
-ah!....perfetto- sussurrò, era stata davvero brava quasi
quanto una
scioglitrice di nodi professionista e ora le serviva solo un diversivo
per
completare il suo ingegnoso piano
-SIGNORI…………..SIGNORI, una
nave ci viene addosso, ODDIO è enorme!- ma che razza
di grido spaventato doveva essere quello, si, se ne rendeva conto non
era mai
stata una brava attrice, più che altro non ne aveva mai
avuto l’occasione, ma
confidava nel suo impegno.
- ATTENZIONE …..- concentrò tutta la disperazione
che poteva nello sguardo
inchiodato verso l’orizzonte e funzionò,le due
guardie voltandosi preoccupate
cominciarono a cercare un veliero invisibile
-Ma cosa ?, signorina qui non c’è nessuna
nav…- uno dei due si rivolse offeso
ad una corda afflosciata sul ponte.
-MA…ma
…..ma…ma…dov’è?-
- ho come l’impressione che sia sparita- azzardò
l’altro – mai sentito parlare
di smaterializzazione improvvisa, potrebbe essere una strega in
realtà- con
occhio esperto cominciò a perlustrare la zona del misfatto
-Taci, ci è
sfuggita……………….CAPITANO!……..CAPITANO!-no era una cosa del tutto
impossibile, una donna li
aveva fregati.
Isabelle stava per avere una crisi di nervi mentre tentava
istericamente di far
scendere in mare una scialuppa, perché diavolo i pirati
dovevano complicarsi la
vita con tutti quei cordami a suo avviso una misera cordicella era
più che
sufficiente per sostenere il peso di una piccola imbarcazione
-accidenti, accidenti,accidenti - non aveva molto tempo, il suo
tentativo di
fuga stava per fallire miseramente
-Isabelle giusto?- con un tuffo al cuore si bloccò, beccata
-sei davvero gentile a controllare il corretto funzionamento delle mie
scialuppe- Jack la osservava divertito dall’alto della sua
nave
-hehehe……allora se permettete io continuerei nel
mio nobile intento- la giovane
tornò a trafficare con le corde
-gioia, non per infierire ma se continui così non riuscirai
mai a toccare
l’acqua e anche nel fortunato caso in cui tu ci riesca e io
ne dubito
fortemente, non faresti molta strada dal momento che sei sprovvista di
remi-
-Come?.......io…..la scialuppa …..i remi?- dava
per scontato la presenza dei
remi così non aveva controllato, non che avesse seriamente
intenzione di
usarli, per qualche strano motivo si era illusa che le scialuppe
funzionassero
da sole.
-Hai intenzione di passare li tutto il viaggio e in tal caso non avrei
nulla in
contrario o preferisci che ti mostri il nuovo alloggio ? - che
disastro, alzò
lo sguardo vergognandosi terribilmente
-se non vi spiace opterei per il nuovo alloggio- si sollevò
,pronta per essere
issata a bordo, ma dal capitano non giunse nessun aiuto, dannazione
doveva pure
arrampicarsi da sola.
-Certo che mi dispiace- sogghignò mentre la guardava fare
movimenti del tutto
inutili nel tentativo di raggiungere il ponte.
Isabelle non vantava un passato da arrampicatrice provetta e il legno
umido di
certo non l’aiutava,nonostante la determinazione, non
poteva resistere a lungo avvinghiata al parapetto.
le mani scivolavano e l'acqua diventava di attimo in attimo più minacciosa,presto sarebbe caduta in mare se lo sentiva, terrorizzata dal suo infelice stato scrutò disperata il capitano
-Un…..un aiuto?- tutto sommato le andò bene, un
istante dopo la sua richiesta
due forti braccia la salvarono dal mare.
Jack se la mise allegramente in spalla, non era quello il genere di
aiuto che
si aspettava
-METTETEMI GIU’ VILE MALEDUCATO, E’ INAUDITO
SO’ CAMMINARE DA SOLA-Profondamente offesa la fanciulla
si dimenava scalciando e tirando pugni mentre Jack la portava verso una
vecchia
porta, non si era mai sentita tanto debole in vita sua, odiava
quell’uomo
insensibile lo odiava con tutta se stessa.
Raggiunta la meta Jack decise di rimetterla a terra, ma nemmeno il ponte ,nuovamente sotto i suoi piedi, riuscì a farla rinsavire dalla profonda indignazione che l'aveva colpita e per tutta risposta
continuò
ad insultarlo e colpirlo almeno fino a quando un forte odore di rum
muffa e
alghe arrivò alle sue narici
ma cosa diavolo....
-Ecco miss Isabelle, qua sotto c’è la stanza, sono
certo che sarà di tuo
gradimento- la giovane si sporse titubante oltre la porta per osservare
il
posto che le era stato assegnato ma riusciva a vedere solo buio , buio
e buio
-dopo di lei…. Capitano- nonostante lo sforzo usato per
apparire sicura di se
la voce usciva comunque strozzata
-prima le donne- sembrava che neanche il capitano morisse dalla voglia
di
andare la sotto
-insisto- questa volta puntò i piedi decisa a non continuare
la visita se non
al seguito di Jack
La situazione stava decisamente precipitando e bisognava porre rimedio così senza indugio il capitano le
afferrò il braccio per poi accompagnarla personalmente verso
una cella incrostata.
-se
ignori la muffa non è poi così male
gioia- Jack scrutò divertito il visino offeso dalla giovane
-…………io
ti avrei fatta dormire con me
nella cabina ma tu non vuoi collaborare….- un rumore
metallico e Isabelle si
ritrovò chiusa nella vecchia gabbia
-preferisco
la muffa capitano- piena di
rabbia decise di lasciarsi cadere sulla branda malandata che aveva a
disposizione,non era mai stata in un posto tanto squallido e la cosa non le piaceva affatto
-Ironicamente
parlando……meglio così
figliola-l'uomo senza troppi complimenti
si portò verso l'uscita.
Fosse stato per lei l'avrebbe volentieri lasciato andare, non sopportava quelle conversazioni inutili, ma per sua sfortuna un brontolio sommesso proveniente dal suo stamaco le ricordò qualcosa di molto, molto importante
-Signor....Jack…Sparrow..-
improvvisamente consapevole
della propria debolezza decise di chiamarlo disperata, non pensava che
i morsi
della fame potessero essere tanto dolorosi,ora che ci faceva caso non
sapeva
neanche quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che
aveva mangiato
decentemente
-Signor Capitan
Jack Sparrow –il capitano la
corresse gesticolando offeso ma si fermò comunque pronto per
ascoltarla
-hem…-
era difficile ammettere una
debolezza del genere ma d’altro canto aveva un assoluto
bisogno di energie…non
poteva fare altro… – non so per quanto tempo sia
rimasta in
mare…………ma………ma……….ma…….
–
-…suvvia
Isabelle datti una mossa- perché
il capitano doveva essere così insensibile insomma quello
era un discorso
delicato, lo guardò implorante per qualche istante
-purtroppo
ho sete…e….. sono affamata- tirò
un sospiro di sollievo, ora il peggio poteva considerarsi passato
-mi
sembra giusto- jack sorrise divertito
dalla difficoltà con la quale la giovane aveva formulato il
bisogno,doveva
assecondarla più che altro per evitare lamenti fastidiosi e inutili
Rapidamente
sparì dalla sua visuale per
poi tornare poco dopo con una brocca e una sorta di pagnotta rafferma
-Non
abituarti gioia la prossima volta
dovrai guadagnarteli- passò i viveri attraverso le sbarre e
la giovane,
dimenticando per un istante le buone maniere, li afferrò
famelica
Ma
che diavolo aveva contro le donne, neanche si conoscevano e già
pretendeva di detestarla, Isabelle
guardò con disappunto la coperta logora e umida sulla quale
si era nuovamente seduta per mangiare,doveva
essere completamente folle,senza alcun dubbio,d’altro canto
che importanza
poteva avere tanto lei ricambiava pienamente il suo sentimento
Allegro e soddisfatto il
capitano riemerse dalle profondità
della stiva traballando pericolosamente, quello stato d’animo
non
convinse il signor Gibbs, era suo preciso compito bloccare sul nascere qualsiasi cosa avesse in mente e quindi lo chiamò preoccupato
-Jack non penso sia saggio trattarla così, finirà
per dare più problemi di
quanti non ne abbia già dati-
-bazzecole!-non voleva neanche ascoltarlo
-Ora le è venuto il pallino della fuga, ma credo che se non
l’avessi trattata
così a questo punto sarebbe tranquilla sul ponte a contare i
pesci,
dove pensi che possa andare una giovane donna ricercata -
-vuoi farle compagnia Gibbs?.... per colpa di quella dannata Isabelle
il rum è
ancora lontano,............ mannaggia!-
----------------------------------------------------------------------------------------
Ultimamente
le pareva di passare un po’
troppo tempo incatenata, legata, imprigionata se quella doveva essere
libertà
preferiva di gran lunga la vita nella villa dei Davenant, dove erano
finiti gli
specchi, le spazzole, i domestici e ancora i domestici, intorno a lei
regnava
incontrastato solo il sudiciume.
Passò in rassegna per la terza volta la gabbia in cui era
stata rinchiusa ; A
giudicare dallo stato di corrosione non doveva essere così
robusta come
sembrava, si trattava solo di trovare il punto giusto e poi….
CRICK
Trovato, fece qualche passo indietro fino a toccare la parete con la
schiena e
si lanciò con tutto il suo peso contro le sbarre
Il ferro arrugginito cedette facendola cadere in una poltiglia scura
Non voleva neanche sapere cosa fosse quello che aveva
appena
toccato ,bastava la sensazione di viscido a terrorizzarla
Rimuovere l'accaduto ecco cosa doveva fare,con un po’ di fatica
raggiunse la scala e salì in
fretta, impaziente di trovare la porta dalla quale era entrata.
E finalmente eccola,piccola e chiusa incombeva su di lei privandola della libertà quindi,per rimediare,allungò una mano nel tentativo di aprirla
Qualcosa però non funzionò come invece avrebbe
dovuto, la maniglia era
bloccata, decisamente bloccata, forse si trattava di un suo errore ci
voleva
più violenza; Senza pensarci si accanì
con forza contro il pomello
malandato
-Oddio- invece di cedere quell’ingrato decise di vendicarsi
staccandosi di
qualche centimetro con la serratura al seguito
-no no no…..maniglia cara….torna al tuo
posto…..non fare così-bastò un ultimo
lieve tocco per farla cadere rumorosamente a terra
-dannazione …..che sfortuna- Isabelle era quel che si dice
una donna colta e
sapeva quindi che una porta si può chiamare porta quando
c’è una maniglia che
ne permette l’apertura di conseguenza senza maniglia quella
non era più una
porta e lei non poteva uscire
In quel preciso istante un movimento sospetto alle spalle interruppe i
suoi
pensieri contorti facendola rabbrividire, pietrificata non osava
voltarsi era
quasi certa di sapere chi fosse l’artefice del movimento
-APRITE..APRITE….LO SAPEVO CHE PRIMA O POI SAREBBE SUCCESSO
…….. APRITE …….LE
ALGHE ASSASSINE-
Urlava disperata battendo le mani contro il legno duro nella speranza
che
qualcuno si accorgesse della sua presenza
Le sue grida avevano infatti attirato l’attenzione di
parecchi uomini e tra
questi c’era anche il signor Gibbs che preoccupato si
ingegnò per liberarla
Non appena socchiuse la porta Isabelle si catapultò fuori
ancora ansimante
-miss Isabelle stà bene?- si aspettava di trovarla ferita o
comunque ammaccata
ma a prima vista sembrava sana
-Io la sotto non ci torno- disse guardando storto la stiva
-Ma cosa è successo?- se Jack Sparrow veniva a sapere che
l’aveva liberata per
un motivo futile il prossimo a finire rinchiuso era lui
-alghe assassine-era profondamente convinta di quello che aveva appena
detto
-Alghe assassine ?...e cosa diavolo sono?- sapeva molto di presa in
giro,non
esistevano delle alghe assassine
La giovane ignorò la sua domanda, non aveva tempo da perdere
in spiegazioni
doveva allontanarsi il più velocemente possibile da li
-hem….signore ……..nel caso in cui il
capitano dovesse chiedersi per quale
motivo la maniglia interna non sia più al suo
posto……..-
Fece una pausa per essere certa che Gibbs la stesse ascoltando,
ovviamente
pendeva dalle sue labbra confuso
-Si è rotta da sola!- senza aspettare la reazione
dell’uomo se ne andò
tranquillamente verso la prua della nave
-Signorina il capitano non vuole che lei giri ……-vinto dall'amarezza si vide costretto a rinunciare,
oramai era fuori
dalla sua portata perché nessuno lo ascoltava mai
----------------------------------------------------------------------------------------
Che
noia, dopo un po’ che lo osservavi
anche il mare diventava monotono, Isabelle appoggiata al parapetto
guardava
l’orizzonte con una mano sotto il mento
-MI pareva di averti lasciata da tutt’altra parte- il
capitano con il solito
fare baldanzoso la costrinse a voltarsi
-Il luogo era infestato da organismi vegetali pericolosi- ma che
arrogante
distogliere lo sguardo offesa era il minimo che potesse fare
-Alghe assassine mi è stato riferito, una piaga non
è vero?! Mi duole dirtelo
figliola ma sembra che fortunatamente attacchino sole le donne che portano
il nome
di Isabelle- perché nessuno le credeva, che ottusi, un
giorno si sarebbero
accorti di quanto erano vere le sue parole, per il momento era meglio
cambiare
discorso
-Di grazia dove siamo diretti?- fino a qualche istante prima la
destinazione
era stata l’ultimo dei suoi problemi ma ora che
obbiettivamente non aveva più
nulla da fare la curiosità aveva cominciato a divorarla.
-Tortuga tesoro!- sorrideva esaltato – non manca molto ormai-
-T…Tortuga, quella Tortuga?- cominciava a sentirsi vagamente
preoccupata, aveva
letto cose oscene su quel posto
-si…precisamente…quella Tortuga
figliola….-la guardò di sottecchi avvicinandosi
un poco alla sua persona
-non mi pare un posto raccomandabile-sorpresa si mise a cercare con lo
sguardo
gli occhi di Jack, magari stava solo bleffando per stuzzicare la sua
rabbia
-Se la metti in questi termini non si può neanche
considerare quel che si dice
raccomandabile viaggiare come unica donna a bordo di un nave pirata- il
ragionamento non faceva un piega
-è diverso…….e comunque non ho avuto
molta scelta- decisamente non stava
bleffando,si andava a Tortuga
-e non l’avrai neanche ora…….ma se
permetti vorrei in ogni caso sapere perché
hai deciso di vagare per i mari su un pezzo di
legno…perdonami gioia ma
l’imbarcazione scelta non è delle migliori- era
chiaro che voleva scoprire
qualcosa in più sulla sua sorte,forse era il caso di informarlo,tanto la situazione non poteva peggiorare,ormai aveva perso anche l'ultimo briciolo di dignità con la storia delle alghe assassine
-Mi hanno accusata di pirateria- suonava strano anche alle sue
orecchie, che
assurdità
-Senza offesa…..ma non hai come dire l’aspetto di
un pirata-il capitano
sogghignò osservandola
-L’offesa ci sarebbe nel caso
opposto…….io sono una Davenant non un pirata-
Davenant, con un nome così altisonante non poteva essere
altro che…..
-Una nobile?!- lo sguardo di Jack si rabbuiò- mi chiedo solo
quanto ci vorrà
prima che il tuo prode fidanzato ci trovi pronto a dare la vita pur di
salvarti- sembrava che alludesse a qualcosa successo tempo prima del
loro
incontro,ma questa era solo una sua supposizione,aveva capito una sola cosa del capitano.....era impossibile capirlo e poi doveva ammettere che lei stessa ultimamente tendeva ad essere alquanto visionaria
-io…………….non
sono promessa- anche i suoi pensieri volarono al passato e alla
felicità mancata,si immaginò felice in una grande casa con abiti eleganti e al fianco di Justin ma quel sogno ormai lontano venne interrotto provvidenzialmente dal buon Jack Sparrow
-chissà perché ma la cosa non mi stupisce ?!- il
capitano aveva improvvisamente deciso di tornare del
solito umore e quindi per chiudere in bellezza quell'atto di generosità si mise a contemplarla sarcastico
Isabelle lo fissò per una frazione di secondo,stava decisamente prendendosi troppe libertà, ancora una frecciatina del genere e non avrebbe risposto delle sue azioni
-Per sua informazione ho avuto una miriade di uomini
io…….non può nemmeno
immaginare quanti-e questa frase da dove le era uscita ? si ,doveva
essere
così, le sue labbra si erano mosse ma lei non aveva parlato
-buon per te gioia- accidenti allora l’aveva detto sul
serio,che vergogna
doveva assolutamente ribaltare la situazione
-E io mi chiedo perché lei si dia arie da gran capitano
anche se è al comando
di una carcassa……-
-questa non è la mia nave!................la mia nave
è grande ed è nera…..con
le vele nere comprendi?-
La giovane non sapeva se crederci o meno ma seguiva rapita i gesti del
capitano
– Ah davvero?-
-si…gioia ………completamente
nera-
-e dove sarebbe questa nave completamente nera?- Jack si
guardò intorno con
aria innocente
-tecnicamente………………..l’ho
perduta-
-è impossibile perdere una nave – che bugiardo
quel Jack Sparrow
- è successo, quindi vuol dire che se una nave dimentica di
essere nave diventa
perdibile e in quanto tale l’ho perduta –
-Hum-Non era impossibile perdere una nave...il problema era decisamente un altro.... era impossibile mantenere una conversazione decente con
quell’uomo così scocciata
tornò a dedicarsi al mare
I momenti in cui regnavano pace e tranquillità erano i
più pericolosi
specialmente se non c’era altro da fare che importunare una
bella donna, e tutti
sapevano quanto il capitano fosse sensibile alle belle donne ; per non
smentirsi neanche quella volta allungò un braccio senza
farsi notare per poi
cingere la spalla di Isabelle
-NON MI TOCCHI……..non ha alcuna speranza con me-
Isabelle si allontanò stizzita
di qualche metro
Jack non rispose subito, ma quando si decise a parlare fece sussultare
Isabelle
-Dimostramelo-
-Dimostr……..- che cosa aveva in
mente…….
-Baciami- gli occhi del capitano indugiarono un po’ troppo
sul corpo della
giovane mentre un sorriso si allargava sulla sua bocca
-COSA AVETE DETTO??- Isabelle strabuzzò gli occhi confusa
-Baciami! Se è vero quello che hai detto poco fa, con tutti
gli uomini che hai
avuto, non dovrebbe essere problematico un bacio innocente- dubitava
fortemente
che quello potesse essere un bacio innocente perché si era
lasciata scappare
una bugia così triste
-se non vuoi potrei anche dedurre che sei una bugiarda comprendi?-
sapeva bene
come ottenere quello che voleva e lei non aveva intenzione di dargliela
vinta
facilmente così mosse alcuni passi decisi verso quel
terribile imbroglione;
in pochi attimi si ritrovò davanti, lo sentiva vicino
dannatamente vicino
sollevò il viso strizzando gli occhi se ne andava della sua
parola un
sacrificio doveva pure compierlo
Con le labbra a pochi millimetri da quelle del capitano però
si bloccò
-Io non devo dimostrarle niente!-
-No?-lo sentiva ridere, irritante ecco una parola che lo descriveva
perfettamente
-NO!- aprì gli occhi guardandolo con aria di sfida prima di
dargli le spalle
-Lei dice che non ho l’aspetto di un
pirata…………..benissimo……vedrà
di cosa sono
capace!-
e se ne andò a grandi passi lasciandolo solo.
----------------------------------------------------------------------------------------
Barbossa
era seduto
comodamente nella sua cabina,il cappello piumato abbandonato sulla
scrivania ,
lo sguardo assente,pensava avvilito al piano da lui architettato;
Non era andato come aveva previsto e questo lo irritava terribilmente
impedendogli di svolgere i consueti compititi degni di un capitano
Quel Jack Sparrow, che scocciatura, ricordava perfettamente il momento
della
triste scoperta, l’ira che aveva provato in
quell’istante, non poteva lasciare
la questione irrisolta l’avrebbe ritrovato, questa era la sua
unica certezza.
Si, l’avrebbe ritrovato, ma non per vendetta o rancore, il
suo movente era
l’ambizione, anche lui desiderava ardentemente quello che
Jack cercava e
l’unico modo per arrivarci al momento non era più
in suo possesso
-maledetto!- i suoi occhi indugiarono sulla cartina che aveva davanti ,
in
particolare sul buco che portava nel mezzo, come diavolo aveva fatto e
soprattutto dove era finito poi …….
Ci vollero due tonfi secchi per riportarlo al presente, qualcuno aveva
bussato
e lui doveva rispondere
-cosa succede?!- era convinto di aver intuito
l’identità del disturbatore più
che altro sperava che fosse lui, lo aspettava da giorni
La porta si aprì cigolando e un uomo alto quanto magro si
fermò sulla soglia
fissandolo timido con il suo unico occhio.
-Raghetti..............finalmente-il capitano lo trafisse con uno
sguardo
carico di aspettativa – che notizie mi porti?-
-Nessuna traccia di Jack
Sparrow………capitano……non
è passato dal luogo in cui mi
avete mandato-
Barbossa era perplesso, non poteva credere che Jack Sparrow avesse
rinunciato
alla fonte dell’eterna giovinezza, non era nella sua indole
-Impossibile-
-Se fosse passato lo saprei di certo,sono rimasto inchiodato buono,
buono sulla
scialuppa come mi avete ordinato-
Parte della rotta che jack doveva seguire la conosceva anche lui, era
già stato
in quei luoghi dannati e il punto d’osservazione in cui aveva
mandato Raghetti
era infallibile, a meno che……
-A meno che qualcosa non l’abbia ritardato –
attorno a questa flebile speranza
costruì rapidamente una nuova strategia, era una soluzione
che aveva sempre
avuto davanti agli occhi, semplice e perfetta
-Se non abbiamo modo di seguirlo possiamo sempre precederlo-
quell’idea proprio
non gli dispiaceva, la mappa sarebbe presto tornata nelle sue mani, se
lo
sentiva
Con un gesto elegante si rimise il cappello e uscì dalla
cabina con al seguito
un Raghetti che non osava proferir parola
-UOMINI….- la voce di Brbossa tuonò profonda
catturando l’attenzione della
ciurma
-VENTO ALLE VELE……….FACCIAMO ROTTA
VERSO NORD…..-
In pochi attimi ,la veloce Perla Nera tornò a volare sul
mare, tutto era
perfetto, Jack Sparrow non l’avrebbe fatta franca anche
quella volta .
L’eco di un’ultima risata crudele e la Perla era già sparita all'orizzonte
|
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Capitolo 3 *** Tortuga ***
Nota
dell’autore:ti ringrazio monipotty
per la recensione mi ha fatto davvero piacere, ringrazio anche tutti i
lettori
che hanno avuto il coraggio di leggere questa storia, questo capitolo
sarà
pieno d’azione spero che possa piacervi
In
questi giorni ho letto qualche fan
fictions su questo sito e presto provvederò per
recensirle….ci sono parecchi
autori di talento e io non posso certamente tenergli testa, spero di
migliorare, la trama l’ho ben presente nella mia testa
…… lo so!!.. devo
migliorare molto nello stile di scrittura…. ah ma non
demordo…… prima o poi mi
dichiarerò soddisfatta dei miei scritti!!!....Spero di
ricevere tante
recensioni più che altro per capire dove devo puntare
l’attenzione per le
eventuali correzioni hihi…e tremila sbagli che popolano
allegramente il
capitolo….VI PREGOOOO CONSIGLIATEMIIII….ecco ora
vi posso lasciare alle avventure
di questa fanciulla assolutamente sfortunata
ahahahahah………..BUONA TORTUGA!!!!
CAPITOLO
TERZO
TORTUGA
Il
sole era calato ormai da ore quando la malandata imbarcazione
di Jack Sparrow riuscì ad attraccare nel porto di Tortuga
Non appena la nave smise di beccheggiare Isabelle si sentì
enormemente
sollevata, sperava che la ciurma, con la scusa dell’arrivo,
smettesse di farle
saltare i nervi ogni due per tre; dal canto suo li detestava tutti
quanti
Nell’ultima parte del viaggio di certo i pirati non avevano
fatto molto per
entrare nelle sue grazie anzi, esaltati dalla vicina Tortuga, avevano
deciso di
deliziarla con una canzone stonata e interminabile
Che diamine , cosa aveva di così speciale quel posto
tralasciando ovviamente lo
stato d’inciviltà in cui era caduto.
-Hum- un silenzio irreale interruppe i suoi pensieri
C’era qualcosa che non andava, dove erano finiti ordini e
urla?
Per qualche strana ragione la ciurma non dava più segni di
vita, aveva la vaga
sensazione di essere rimasta sola così decise di controllare
Alzò titubante lo sguardo e si rese conto che molto, molto
lontano da lei si
erano radunati tutti ,capitano compreso, e parlavano ora con fare
cospiratorio
; nessuno l’aveva mai esclusa, decisamente non poteva
approvare un
comportamento del genere.
Non era accettabile, come passeggera d’onore a tutti gli
effetti voleva essere
giustamente informata sul da farsi
Andare di persona al cospetto di quei maleducati però non le
sembrava il modo
giusto per risolvere il problema,lei era una gentildonna e le
gentildonne non
si abbassano a tanto, dovevano essere loro a invitarla cortesemente
Perché allora nessuno l’aveva ancora presa in
considerazione, forse si erano
dimenticati della sua presenza
Scocciata si mise a pestare un piede convinta che potesse bastare per
attirare
l’attenzione, ma dopo alcuni attimi di insistenza decise che
il metodo da lei
scelto non portava a nessun risultato, la stavano deliberatamente
ignorando.
Suo malgrado provò a farsene una ragione
In fondo nessuno le impediva di origliare a distanza, voleva solo
cogliere
qualche parola qua e la nulla di più così
tentò di affinare l’udito
avvicinandosi un poco
Dalla parte opposta della nave Jack guardava annoiato i suoi uomini,
sembravano
delusi
-Capitano che fine ha fatto la democrazia, voi non potete impedirci di
scendere
a terra-
-Abbiamo perso fin troppo tempo per questa piccola deviazione mi
aspetterete
qui …… niente terra ,niente donne,niente rum- il
capitano sembrava serio
,stranamente serio
-Scenderete solo quindi?- Gibbs non riusciva a comprenderlo ma
l’avrebbe
appoggiato come suo solito
-No….Isabelle scenderà con me …..fa
parte del piano-
Si aveva sentito bene, non c’era alcun dubbio, Jack aveva
pronunciato il suo
nome, quindi qualsiasi cosa stessero complottando lei ne era coinvolta,
al
diavolo le buone maniere voleva scoprire qualcosa in più e
per farlo doveva
andare da loro
-questo è troppo,cosa centro io?- la voce candida della
giovane fece sobbalzare
il capitano che si girò rapidamente
-Isabelle!- non si aspettava di trovarsela alle spalle così
la guardò con aria
colpevole limitandosi a sorridere
-parlavate male di me vero?-Isabelle era a dir poco infuriata e voleva
sfruttare l' occasione per rimproveragli la riunione alla quale non era
stata
invitata
-No gioia ,certo che no….stavo giusto informando i miei
uomini che ti avrei
portata a fare una bella visita turistica, questa cittadina
è ricca di
tradizioni e di tutto il resto- Jack rimase in attesa, non sapeva
esattamente
che reazione aspettarsi
La fanciulla per qualche istante non disse nulla, una visita
turistica…….. non
aveva mai partecipato a visite turistiche……ma
dannazione quella era Tortuga
-No…non mi porterà da nessuna parte- non poteva
lasciarsi abbindolare
-E invece verrai- quell’ordine le fece ritrovare la solita
determinazione, se
il capitano insisteva tanto ci doveva essere sotto qualcosa
-ASSOLUTAMENTE NO……. Non metterò piede
a Tortuga ne ora ne mai…….- e si girò
dall’altra parte incrociando le braccia con fare testardo
-non può costringermi-mugugnò
-Ne sei certa figliola- Jack mosse qualche passo pronto a raggiungerla,
quando
fu abbastanza vicino le afferrò un braccio, aveva deciso di
trascinarla giù
dalla nave ma lei inaspettatamente si lasciò cadere sul ponte
- ho detto che non vengo- il capitano era in difficoltà, non
aveva la minima
intenzione di sollevare il suo dolce peso così
cominciò ad agitarle il braccio
-forza donnaccia cocciuta andiamo…….forza-
-No- Isabelle non voleva cedere e Jack aveva esaurito la pazienza
-Gibbs la bottiglia!- mastro Gibbs lo guardò confuso
-la bottiglia capitano?-possibile che quel dannato testone non capisse
mai un
accidente
-Si, la mia bottiglia di rum…vai a prenderla- il
pover’uomo si precipitò nella
cabina alla ricerca dell’oggetto, che strano,a cosa poteva
servire una
bottiglia di rum vuota
-e di grazia cosa intendete fare con una bottiglia di rum- isabelle
cercò di
catturare l’attenzione del capitano, era curiosa
-posso ubriacarti al punto che troverai le mie iniziative meravigliose-
constatò divertito
-lei è completamente pazzo- Isabelle tremò al
solo pensiero
-sei libera di credere quello che vuoi, ciò non toglie che
ora tu berrai il mio
rum……io sarei contento al tuo posto gioia- Gibbs
tornò di gran fretta reggendo
la bottiglia scura
-eccola capitano- dopo averla presa con la mano libera
l’avvicinò alla bocca di
Isabelle sogghignando
-no la prego…..non mi obblighi a bere-la giovane non
riusciva più a sostenere
il suo sguardo –vengo- cos’altro poteva fare,
rassegnata si alzò liberandosi in
fretta dalla stretta di Jack
*
Che strano posto,di certo non si poteva incontrare gente per bene a
Tortuga;
La giovane indignata procedeva molto lentamente attenta a non finire
nelle
pozzanghere che tappezzavano la strada dissestata.
-Isabelle…… pensi di metterci ancora molto?- Jack
qualche metro più avanti
cominciava a perdere fiducia nel piano
-A quanto pare questa via è un po’ troppo
complicata per te!- sorrise
osservando la giovane che scivolava a terra
-accidenti……è molto tradizionale
direi- isabelle cercò di rialzarsi ma lo
strato di fanghiglia su cui si era bloccata la costrinse a tornare
nella
posizione iniziale.
Perché in momenti come quello non riusciva a dimostrare
tutta la sua
superiorità camminando ben dritta e fiera, si faceva pena da
sola
-quando finirà questa visita?.... comincia a diventare
dannosa per la mia
salute- Isabelle gattonò lontano dalla trappola scivolosa
nel tentativo di
sfuggire alla triste situazione
-figliola ,a dire la verità,siamo solo scesi dalla
nave……….- jack le fece segno
di voltarsi
Contrariata osservò la strada alle sue spalle, era
seriamente convinta di aver
percorso un bel tratto quindi rimase sconvolta quando notò
che la nave era
ancora a pochi passi dalla sua persona, cominciava a temere di aver
camminato
all’indietro senza accorgersene
Stava perdendo tempo inutilmente e questo non era sfuggito al capitano
che non
trovando altra soluzione decise di intervenire;
si guardò intorno con circospezione per poi avvicinarsi alla
giovane
-e comunque questa non è una visita
turistica……….siamo in missione
comprendi?-
A quelle parole Isabelle saltò in piedi agile e scattante,
non riusciva a
crederci
-Che genere di missione?- contro ogni logica era nata in lei
l’insensata voglia
di fare qualcosa di irresponsabile e pericoloso
-è una questione di vita o di morte e concorderai con me
immagino nel giudicare
le questioni di vita o di morte segreti …… quindi
dal momento che la missione
di cui ti ho accennato prima rientra tra le suddette
questioni…non posso
dirtelo……mi dispiace gioia-
In poche parole doveva rimanere all’oscuro di tutto, poco
importava, Jack non
avrebbe seriamente messo la sua vita a repentaglio, ne era quasi certa
-Però devi sapere
che……….-Il capitano le si
avvicinò pericolosamente- tu sei
l’elemento indispensabile…..fondamenteale
……..irrinunciabilre….e via dicendo-
La giovane si sentiva quasi in soggezione,Jack era troppo vicino per i
suoi
gusti, doveva escogitare qualcosa , si allontanò con un
balzo guardandolo
intensamente
-Ho afferrato il concetto……ANDIAMO- gli occhi le
brillarono per l’eccitazione
-Isabelle dove vuoi andare?- Il capitano la guardava allontanarsi
confuso
-vado a portare a termine la missione ovviamente- si bloccò
interdetta, non
riusciva proprio a capire, se decideva di fare una cosa non andava bene
e se
decideva di non farla non andava bene lo stesso insomma cosa voleva da
lei Jack
Sparrow
-Ammiro il tuo entusiasmo…ma….la missione non si
porta a termine da quella
parte- Jack le indicò una strada scoscesa che saliva fino a
una sorta di
locanda
-Per l’esattezza è li che dobbiamo andare-
Isabelle, guardò prima il percorso e
poi la meta cercando di mantenere una certa dignità
-Ah!- non riuscì a dire altro, dalla sua postazione la
locanda sembrava
irraggiungibile
-Ah si tesoro- Il capitano le fece strada divertito, quella fanciulla
era
proprio un disastro.
*
In
un primo momento pensò di essere
entrata in un altro mondo, quindi quella era una locanda,
all’interno tutto
appariva caotico e colorato non aveva mai visto uno spettacolo del
genere;
c’erano persone che bevevano, altre che cantavano, altre
ancora litigavano, la
giovane con gli occhi sbarrati osservava curiosa tutte quelle
novità e quasi
non si accorse che Jack la stava sospingendo verso una lunga tavolata
-Su ….. Sali- Isabelle lo guardò confusa,
perché mai doveva finire su un
tavolo, le sembrava assurdo
-spicciati- Jack le diede una piccola spinta per aiutarla
nell’arrampicata e poi
la raggiunse agilmente
Nessuno sembrava essersi accorto della loro presenza, molto
probabilmente erano
abituati alle stranezze;
Senza indugiare un attimo il capitano afferrò la sua mano e
lei rispose con uno
sguardo carico di complicità, era pronta per la missione
-Signori ,ascoltatemi, ho da proporvi uno scambio- Il locale cadde nel
silenzio
più assoluto, con voce profonda Jack Sparrow era riuscito a
catturare
l’attenzione degli allegri bucanieri.
Sollevò il braccio di Isabelle sfoderando un sorriso sghembo
-Questa bellissima donna per una bottiglia di rum-
-Si questa bellissima donna…….- la voce della
giovane seguì quella del capitano
ma si spense quasi immediatamente, c’era qualcosa che non
quadrava
- MA COSA….Jack …..ho sentitò bene?-
Non poté fare a meno di scrutare
preoccupata la folla che cominciava a scaldarsi mandando cenni
d’assenso
-Perfettamente……ora mi dispiace gioia ma devo
andare…ho da fare- Jack saltò giù
dal tavolo e fece correre lo sguardo da destra a sinistra
-ma……………….-il
panico cominciava a prendere il sopravvento, non sapeva come
comportarsi;
la reazione della donna l’aveva insospettito così
per essere sicuro di aver
scelto un diversivo decente cercò di incoraggiarla
-Non eri tu che volevi farmi vedere di cosa sei capace…..se
vuoi un consiglio
corri-
- PIRATA CRUDELE!-in quel momento avrebbe voluto ucciderlo ma aveva
problemi
molto più urgenti su cui concentrare l’attenzione
-Senza alcun dubbio figliola-
Non avevano altro da dirsi, quella era l’occasione buona per
abbandonarla al
suo destino
-Ebbene dov’è il rum?- alcuni uomini indicarono la
strada che portava alla
cantina
-la fanciulla è tutta vostra!- e si diresse indifferente
verso quella direzione
Nello stesso istante in cui Jack si allontanava decine di uomini
ubriachi si
gettarono sulla poveretta tirando e strappando il suo vestito
-BONTA’ DIVINA!!-Isabelle si divincolò a fatica e
tentò la fuga lungo il tavolo
-Dove vai dolcezza??-
-vieni qui bambolina!-
-ehi non scappare!-
quei fuorilegge come immaginava non avevano la minima intenzione di
lasciarla andare;
le serviva qualcosa, qualsiasi cosa,meglio se acuminata ovviamente
senza fermarsi si chinò afferrando il primo oggetto capitato
tra le sue mani
era il momento di agire, decise di arrestare la corsa per poi voltarsi,
a quel
punto l’unico atteggiamento che poteva darle una
possibilità di salvezza era
affrontare direttamente i suoi assalitori.
Con aria minacciosa puntò contro questi l’oggetto
di cui si era appena
appropriata
-FERMI!!......Ho questo……….-Isabelle
abbassò lo sguardo per accertarsi
sull’identità dell’arma fatale-
cosciotto d’agnello???- no, non era possibile,
un cosciotto d’agnello accidentaccio cosa poteva fare con un
cosciotto
d’agnello, la sua sfortuna non aveva limiti
- e….e….e non ho paura di usarlo!-dopo la
coraggiosa scena con la quale si era
fatta valere non poteva certo tirarsi indietro, in qualche modo doveva
pur
concludere
Tutti gli uomini sghignazzarono pronti
per la cattura.
Isabelle fortunatamente aveva intuito il loro intento e quindi riprese
a
scappare, il suo obbiettivo era una grossa porta, sperava sinceramente
che
portasse all’esterno
-Dannazione!-
proprio sul limitare del tavolo però, quando credeva ormai
di essere salva, un
vecchio uomo calvo le bloccò la strada da terra,la giovane
lo sovrastava ma
questo non sembrava preoccuparsene anzi continuava a guardarla famelico
scoprendo un ghigno sdentato
-Oddio……che esempio di rara bruttezza!- sconvolta
si ritrovò a sferrare un
calcio così forte da farlo crollare a terra
-ne ho atterrato uno?......NE HO ATTERRATO UNO!-era la prima volta che
faceva
una cosa simile e come una bambina voleva rendere noto il lieto evento,
quella
piccola distrazione però le costò
l’incontro con un enorme omone che approfittando
del momento l’aveva raggiunta
-hem…..- doveva prendere tempo;
Quell’uomo a giudicare dall’espressione non doveva
essere molto intelligente se
giocava bene le sue carte non le sarebbe successo niente
-Cosa Jack?…..si certo arrivo subito!-l’energumeno
osservò Isabelle incredulo-
scusate la mia scortesia signore ma non posso intrattenermi, purtroppo
la mia
persona è richiesta da un'altra parte- fece una finta e
saltò giù dal tavolo
precipitandosi verso l’uscita, ce l’aveva fatta.
|
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Capitolo 4 *** La fuga ***
NOTA
DELL’AUTORE: vi ringrazio per aver
seguito con tanta pazienza i capitoli di questa fan
fiction…..sono davvero
contenta che vi piaccia……ah
ecco……..scusate se ci ho messo tanto per
pubblicare
questa parte ma a quanto pare gli impegni hanno deciso di torturarmi
più del
solito…spero comunque di ripagarvi con questo
capitolo………….mi fa sempre
tanto piacere
ricevere recensioni le leggo e rileggo…….giusto,
giusto per rendermi veramente
conto che qualcuno ha il coraggio di leggere e seguire la mia fan
fiction quindi
……………..Monipotty
e 68keira68…mi illuminate la giornata con i vostri commenti
hihihihi…spero di riceverne ancora……e
farò di tutto per continuare a scrivere
questa storia…anche a costo di ritirarmi a vita privata su
un monte cambiando
identità per evitare le scocciature della
scuola!!!!!......buona lettura a
tutti!!!!
CAPITOLO
QUARTO
LA
FUGA
L’aria
fresca della notte sferzò contro il suo viso mentre
correva a rotta di collo lungo le strade di Tortuga ,più
indietro alcuni uomini
continuavano a seguirla, doveva seminarli ad ogni costo;
Non conosceva il posto di conseguenza non aveva la più
pallida idea di dove
andare, poteva solo affidarsi all’intuito ; destra, sinistra
ancora
destra,sapeva benissimo che utilizzando quel metodo si sarebbe persa,ma
non le
importava
Proprio grazie ai continui cambiamenti di direzione era riuscita a
conquistare
un piccolo vantaggio,quindi, in nome della sua salvezza, doveva
continuare a
depistarli
La giovane approfittò del suo stato per fiondarsi in una
viuzza laterale buia e
anonima
-Cosa faccio?…..cosa faccio?- non voleva assolutamente
finire tra le grinfie di
quei barbari incivili ma come in ogni momento di panico non le veniva
in mente
nulla di costruttivo
Stava per perdere le speranze quando una catapecchia piuttosto nascosta
attirò
la sua attenzione, non poteva chiedere di meglio,contro ogni suo sano
principio
decise di entrare, in fondo si trattava di rimanere li dentro solo fino
a
quando gli inseguitori non avessero rinunciato alla sua persona.
Chiuse piano la porta e vi si appoggiò nella speranza di
riprendere un po’ il
fiato
La corsa l’aveva distrutta, che situazione assurda lei,
Isabelle
Davenant,nobildonna a tutti gli effetti, aveva alle calcagna una folla
imbufalita, doveva proprio trattarsi di un brutto sogno
-donnina……….donnina vieni
qui!-qualcuno aveva parlato facendola sobbalzare
Un uomo dall’altro lato della piccola stanza la guardava
deliziato con una
bottiglia sospetta in mano
-Oh no un altro…..ma non è possibile…
qui ci sono uomini strani proprio
dappertutto- Era assolutamente indignata da Tortuga e dai suoi abitanti
Per sua fortuna quel rimprovero non fece alcun effetto sul bucaniere
che anzi
decise di continuare nel suo intento
-ehi ..ma non mi ascolti!- cominciava a preoccuparsi sembrava che
l’uomo,chiaramente ubriaco,stesse per perdere il controllo
sugli eventi
-Ho detto che devi venire qui…..hai capito donnina?-
Isabelle deglutì prima di
rispondergli,se voleva fuggire doveva provare a distrarlo con la sua
cultura
-In verità sarei molto lusingata di assecondarvi
ma….ma se prendiamo in
considerazione la tanto declamata teoria dei contrari secondo la quale
tutto
ciò che è verità diventa menzogna e
tutto ciò che è menzogna diventa
verità, in
virtù di quanto è stato detto e da un punto di
vista strettamente allegorico
trascendentale io non posso adempire alla richiesta se dichiaro di
essere…hem…….un uomo- come diavolo
faceva a pensare certe cose, doveva
ammettere che ogni tanto si stupiva di se stessa
L’ubriacone ammutolito lasciò cadere la bottiglia
che si infranse a terra
–Cosa?-
-In una parola……Addio!-se proprio doveva
scegliere preferiva la folla imbufalita
almeno all’aria aperta non doveva sopportare
l’odore di rum
Tornò sulla strada sbattendo fragorosamente la porta, fu un
grosso errore ma se
ne rese conto troppo tardi,quando ormai aveva rivelato a tutti la sua
posizione
-oh no!-complimentandosi con se stessa per l’intelligente
trovata riprese la
fuga,……sbattere le porte e da quando lo faceva?
Era tutta colpa di quel pirata maleducato se stava perdendo
l’uso delle buone
maniere,già quell’odioso capitano disonesto che
l’aveva fregata,un momento, che
soluzione geniale,l’illuminante piano da lei appena ideato si
prospettava
piuttosto semplice, non doveva fare altro che raggiungere la nave di
Jack
Sparrow,
in cuor suo sperava che la ciurma vedendola in difficoltà la
liberasse dal
pericolo, ovviamente era superfluo pensare al fatto che era stato
proprio il
loro capitano a metterla in quel brutto guaio
Di nuovo si lanciò in una corsa disperata ma questa volta
nel senso inverso.
*
Finalmente
eccola,dissestata e ripida la
discesa che all’andata aveva tanto odiato ora le riempiva il
cuore di felicità.
Colta dall’entusiasmo percorse rapidamente il primo tratto,
il suo obbiettivo
era raggiungere la nave nel minor tempo possibile e ce
l’avrebbe fatta se un
ammasso informe non avesse improvvisamente deciso di ostruire la strada
-Ma che diavolo………- a
quell’orribile visione lo stato di irritazione
Isabelliana superò ogni limite
Jack Sparrow, fermo a metà tragitto, cercava di smuovere con
tutte le sue forze
un piccolo carretto sul quale aveva caricato molte botti di rum
-Ben gli sta-
La giovane non poté fare a meno di sorridere compiaciuta
trovando nella
ridicola scena una piccola vendetta
pensandoci meglio si meritava pene ben peggiori di un carretto
bloccato,
dannazione l’aveva pur sempre scambiata con una bottiglia di
rum,non approvava
quel gesto,lei valeva molto di più,come minimo cinque botti
e in ogni caso non
doveva permettersi di metterla nei guai
Delle urla lontane la riportarono alla realtà,si rese conto
immediatamente di
non aver abbastanza tempo per fantasticare sulle future sofferenze del
capitano, in quel momento la fuga aveva la priorità su tutto
il resto così
malvolentieri si vide costretta ad abbandonare quei piacevolissimi
pensieri
-Capitano..... la pagherà cara-il sussurro appena accennato
non arrivò alle
orecchie del capitano ma le servì per metterla del giusto
umore
Quella frase ebbe il benefico effetto di farle raggiungere in pochi
attimi
l’odiato compare,dal canto suo decise comunque di non
fermarsi, anzi per
dimostrare quanto fosse semplice procedere senza un carretto dispettoso
al
seguito lasciò che la pendenza della strada accelerasse la
sua andatura
Isabelle sogghignò soddisfatta mentre correva di buon grado,
moriva dalla
voglia di ripetere quelle parole che il signor frego chiunque
perché mi va le
aveva propinato al momento dello scambio, non tanto per avvertirlo del
pericolo, più semplicemente voleva fargli notare quanto
l’avesse indignata il
suo comportamento
-….SE VUOI UN CONSIGLIO…….CORRI-
Jack sentendo ciò si riscosse dal suo compito e
guardò la ragazza superalo, era
agitata e correva, soprattutto correva non era un tipico comportamento
da miss
Isabelle Davenant, le nobildonne si offendono e gridano ma non si
affannano mai
in sforzi fisici troppo elevati
Sospettoso alzò lo sguardo verso la locanda, doveva arrivare
da li sicuramente,
o almeno era li che l’aveva lasciata
-Mannaggia-
Al principio della strada un gruppetto di uomini lo fissò
per qualche istante,
non ci misero molto per realizzare quanto stava accadendo
-quello è il nostro rum!-
-ha rubato il nostro rum-
-PRENDIAMOLO-
L’attenzione era decisamente passata sul povero capitano, le
belle fanciulle
passano in secondo piano quando c’è di mezzo il
rum, dovevano fermarlo ad ogni
costo
Jack cominciò a strattonare e tirare istericamente quella
maledetta legnosità
che non voleva collaborare
Si sentì un rumore sordo e il carretto sfuggì
dalla sua presa perdendo
progressivamente il controllo,era riuscito a liberalo dal
problema,senza alcun
dubbio, ma a quel punto non poteva fare altro che osservarlo mentre
scendeva a
una velocità paurosa verso la nave
-ISABELLE…..- Anche il capitano, spinto da un forte istinto
di sopravvivenza si
mise a correre
-ISABELLE………..FERMALO………………..SALVA
IL RUM!-La giovane si voltò sconvolta , cosa
voleva da lei ancora
-ODDIO- alle sue spalle un carretto impazzito minacciava di investirla
-NEANCHE PER SOGNO………….-
riuscì ad evitarlo lasciando che l’inconsueto
oggetto
la superasse
-….DI QUESTO PASSO SARA’ L’UNICO A
SALVARSI- urlò queste ultime parole
sinceramente terrorizzata ,i bucanieri stavano guadagnando terreno,era
inutile
illudersi non avevano molte speranze.
Quella strada sembrava interminabile, guardò avanti a se per
accertarsi sulla
distanza che ancora doveva percorrere ma si ritrovò a
fissare alcuni uomini
dalla ciurma,non ci poteva credere erano scesi a terra pronti per
salvarla,
aveva fatto bene a riporre fiducia in loro, forse in fondo non erano
così male
come aveva pensato inizialmente.
Non ci volle molto e la terribile verità le
crollò addosso costringendola ad
arrestare bruscamente la corsa
-NOOOO...fermi....piccoli infami-
Provò un'ira spropositata quando scoprì il vero
intento della ciurma;
In realtà avevano lasciato la nave giusto, giusto per
placare il carretto e
portare al sicuro il rum, una volta completato il loro dovere infatti
si erano
ritirati nuovamente negli antri dell’imbarcazione
la prima impressione che aveva avuto nei confronti di quegli
egocentrici
alcolizzati era certamente quella giusta,al diavolo i pirati sarebbe
comunque
salita su quella nave anche a costo di usare la forza
con una nuova carica di determinazione riuscì a raggiungere
il molo ma la
testardaggine non servì per evitarle un'orribile presa di
coscienza,l’equipaggio
non solo si era rifiutato di dare aiuto ma aveva anche deciso di
salpare
lasciando indietro i due malcapitati e tutti i loro guai
Era assolutamente sconvolta e rimase sul limitare del porto con gli
occhi
sbarrati, no, non potevano fare una cosa del genere senza il suo
consenso
Jack le fu accanto poco dopo, non sembrava preoccupato e si mise ad
osservare
fiducioso mastro Gibbs che si allontanava,quel comportamento non si
addiceva
alla situazione, forse non erano stati abbandonati come sembrava,
aggrappandosi
a quest’ultima speranza anche Isabelle si ritrovò
a scrutare il buon uomo
Gibbs, dalla poppa della nave lanciò la prima cima e Jack
l’afferrò con abilità
e sorridente, aspettò il turno di Isabelle prima di
abbandonare il porto,non
voleva perdersi lo spettacolo, la giovane stava per dare sfoggio delle
sue
qualità cordaiole, c'era da divertirsi
Offesa da quell’atteggiamento tentò di prepararsi
alla presa
-che sarà mai…- non sembrava una cosa difficile
la corda arriva e tu la prendi
fine della storia
Ed ecco che dalla nave giunse anche la seconda cima, era talmente
ansiosa di
dimostrare la sua bravura che riuscì a mancarla.
demoralizzata osservò la corda tornare dal suo legittimo
proprietario,Gibbs
ormai era troppo lontano per tentare un altro lancio,che disastro
in qualche modo doveva salvare la situazione,decise di optare per lo
sguardo
implorante
-Jack……-lui osservò Isabelle serio e
per qualche istante parve indeciso sul da
farsi.
-Jack …andiamo…non mi lascerà
qui…..- jack sparrow suo malgrado prese una
decisione, rapidamente la strinse a se e spiccando un balzo
lasciò che la cima
li portasse verso lo scafo della nave, verso la salvezza
*
Dopo
tutto quello che le aveva fatto,
dopo tutto quello che le aveva detto perché non poteva fare
a meno di provare
gratitudine nei confronti di quell’uomo disonesto
Forse perché tra le sue braccia si sentiva sicura,lontana da
qualsiasi
pericolo, o forse perché l’improvvisa vicinanza le
confondeva le idee ma non
doveva essergli grata,no, lei lo odiava, lo odiava con tutta se stessa
ne era
certa, eppure…..
Sollevò timida il viso per scrutare la sua espressione, jack
guardava avanti a
se, verso il porto che si faceva sempre più lontano,
chissà quali erano i suoi
pensieri……
Accidenti, ma cosa diavolo stava facendo, lei era miss Isabelle
Davenant, non
doveva comportarsi così
Certo che per una volta, una soltanto poteva anche cedere, lasciare che
le
sensazioni prendessero il sopravvento sulla ragione,in fondo cosa aveva
da
perdere
Chiuse gli occhi e posò la testa sulla sua spalla,era felice
Libertà, passione, rischio,avventura solo ora cominciava a
capire il vero
significato di quelle parole
In risposta a quel gesto il capitano abbassò lo sguardo
scrutandola divertito,
per qualche istante non disse nulla ma
poi………..
-Gioia, dobbiamo tornare sul ponte, non che mi dispiaccia stare qui sia
chiaro,
sei molto interessante ma vedi…..cominci a pesare e io ho bisogno di
rum……particolarmente rum-
Prontamente lasciò la sua spalla per osservarlo confusa
-io……..hem……..non
penserà che….-una mezza domanda completamente
inutile,purtroppo la risposta si leggeva chiaramente
nell’espressione
dispettosa del capitano
-VADA ALL’INFERNO!- la cosa peggiore era che in quella
posizione non poteva
neanche andarsene stizzita come invece avrebbe voluto fare,
cercò comunque di
aggrapparsi alla corda per tentare una goffa arrampicata
-Figliola ci sono già stato, non è neanche
così male ti assicuro- ma che
crudeltà, basta non poteva sopportare altro, Isabelle lo
abbandonò
calpestandolo senza ritegno doveva pur scavalcarlo in qualche
modo……e quel modo
se l’era meritato pienamente
Con molta fatica e l’aiuto del signor Gibbs riuscì
a raggiungere il ponte e li
si lasciò cadere sfinita, orami aveva deciso, non si sarebbe
più mossa, quella
sera aveva dato abbastanza
Jack Sparrow saltò sul ponte subito dopo,che sbruffone,lo
guardò da terra
incrociando le braccia offesa ma lui evidentemente non ci fece caso e
le si
avvicinò ignorando il suo stato d’animo
-Se mi è lecito saperlo potresti dirmi come hai fatto a
fuggire- era
sinceramente curioso, insomma non è da tutti fregare una
folla Tortughese
-Utilizzando la mia sconfinata cultura ovviamente- Isabelle era fiera
di se, si
sentiva molto pirata in quel momento, si , era giunto il momento di
mettersi in
mostra e accantonare il risentimento
-Ovviamente……….posso immaginare- il
capitano la guardò pieno di sospetti
-Ha visto, che alla fine ho trovato il modo di tirar fuori la mia parte
piratesca- lo guardò esaltata, aveva vinto lei
-Per carità………tesoro tu non
sei e non sarai mai un pirata……- la giovane non
riusciva a capire, cosa c’era in lei che non andava,insomma
ne aveva passate di
tutti i colori e secondo il suo modesto parere quello poteva bastare
per
diventare un pirata
-Che cosa?- forse non si era espresso abbastanza chiaramente, doveva
ritentare
la spiegazione
-Io sono miss Isabelle Davenant…e dò del voi a
tutte le persone che
incontro……..guardate il mio bel
vestito…- Jack aveva deciso di provare con la
sua crudele imitazione
-….ma per favore…i pirati non sono donnette
figliola……prova ad essere più uomo-
se non capiva così doveva essere chiaramente ritardata
- Ma come faccio ad essere più uomo se sono una donna?-
certo che il capitano
pretendeva un po’ troppo da lei
-Non ne ho la più pallida
idea…….questo lo lascio a te- il problema non lo
toccava minimamente e quindi dopo aver espresso le sue opinioni se ne
andò
lasciandola pensierosa sul ponte
Isabelle strinse le ginocchia al petto cercando di ignorare la sua
situazione,era sporca e il suo vestito cadeva a pezzi,ma almeno poteva
dichiararsi salva e questo le doveva bastare.
E allora perché non riusciva a tranquillizzarsi, sembrava
che tutte le angosce
patite nella giornata avessero deciso di invaderla proprio in quel
momento, si
sentiva come quando, da bambina, sobbalzava spaventata per un brutto
incubo,
solo che sulla nave nel bel mezzo dell’oceano non
c’era nessuno pronto a
consolarla
Era tutta colpa di quel dannato segno, era tutta colpa di
quell’orribile
cicatrice, era tutta colpa di quel maledetto marchio se tutto era
cambiato
Isabelle abbassò lo sguardo per accertarsi che la scottatura
fosse ancora li al
suo posto e si stupì nel vedere l’ enorme
mutamento;
Se prima era una macchia irregolare solcata da una più scura
e sottile ora si
poteva chiaramente distinguere un cerchio perfetto oscurato da una
sorta di
esse scarlatta, come aveva fatto a non accorgersene e soprattutto
quando era
successo, cominciava a chiedersi se il comandante non avesse detto la
verità,
magari lei non era la figlia dei Davenant, a quei pensieri la sua mano
si
strinse convulsivamente sul medaglione che portava al collo, non doveva
essere
così
Lontano da tutti Jack Sparrow poteva finalmente godersi il rum nella
sua tranquilla
cabina,ma c’era qualcosa che lo tormentava,forse un ricordo
legato alla sua
infanzia,quei capelli rossi e quello sguardo ardente e scuro, avevano
un non so
che di famigliare …………ma
dove li aveva visti?
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