Soul on fire

di Moody_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo (1) ***
Capitolo 2: *** capitolo (2) ***



Capitolo 1
*** Capitolo (1) ***


(1)

 

Per tutti coloro che, nonostante le difficoltà della vita,

sono ancora in piedi...

 

 


-Verginy...- mi richiamò il capo facendomi voltare.
Era stata una giornata molto stancante e speravo con tutta me stessa di poter tornare a casa in orario per una volta.
-Domani potresti venire prima a lavoro? Devi controllare alcune inserzioni pubblicitarie che non mi convincono.- nonostante fosse stata una domanda, sapevo che avevo un'unica scelta.
Domani mi sarei dovuta svegliare alle cinque di mattina per poter controllare con calma e attenzioni delle ridicole inserzioni pubblicitarie.
Era ormai inutile che mi domandassi per quale motivo non avessi una vita sociale attiva.
Se non a lavoro.
-Ma certo Signore, a domani!- mi congedai avviandomi verso l'ascensore.
I corridoi della redazione erano già vuoti.
Non capivo se fossi l'unica a lavorare seriamente e per bene o se fossi l'unica ad essere sfruttata.
Essendo assistente del capo-redattore, ogni sera, dopo lavoro una macchina mi aspettava per accompagnarmi a casa.
Questo era l'unico comfort che avevo.
Vidi la macchina parcheggiata esattamente davanti all'uscita principale; finalmente mi sarei potuta riposare.

Aprii la portiera e con un tonfo mi sedetti sui sedili in pelle.
-Ciao Tim.- sussurrai chiudendo gli occhi.
Tim era l'autista che ormai mi portava a casa da due anni.
Anche se molto lentamente, eravamo diventati ottimi amici; spesso mi raccontava delle avventure che aveva con la sua grossa famiglia o delle strane persone che aveva accompagnato in auto.
Era rilassante sentirlo parlare.
-Sembri più stanca del solito cara, dovresti chiedere una settimana di riposo!- disse dolcemente.
-Domani dovrò andare a lavoro due ore prima Tim e non credo che vedrò alcuna settimana di riposo per molto tempo!- sorrisi slacciando il cappotto che mi riparava dal freddo.
-Ti devo dire una cosa importante Verginy...- riaprii gli occhi e mi avvicinai al sedile di Tim.
-Per un po' di tempo questa sarà l'ultima volta che io ti accompagnerò a casa, mi sostituirà un ragazzo, non ti devi preoccupare di nulla!- spiegò gesticolando, per quanto potesse, con le mani.
Mi incuriosì il fatto che me lo avesse detto solo ora, molto probabilmente anche lui lo aveva saputo all'ultimo!
-Come mai Tim?- chiesi tamburellando le dita sui sedili.
Prima di rispondere inspirò aria.
-A causa di alcune faccende familiari che mi porteranno lontano da Manhattan-
Non feci altre domande non volendo sembrare una persona indiscreta.

 

********

Il suono snervante della sveglia mi avvisò che una nuova giornata stava iniziando.

Mi avvisò che una monotona e deludente giornata stava iniziando.

Nonostante fossi una ventiseienne, il mio volto ricordava quello di una quarantenne oppressa dalla vita.

Avevo iniziato a lavorare da soli due anni e non mi riconoscevo già più, il volto che vedevo allo specchio non era il mio, nemmeno gli occhi erano i miei; gli occhi che dovrebbero essere lo specchio dell'anima.

Cos'era diventata la mia anima?

Cos'ero diventata io?

Se non la pedina di un gioco sadico chiamato 'vita'.

Presi la borsa ed alcune cartelle contenenti documenti che avrebbe dovuto firmare il mio capo e scesi per e buie strade di Manhattan.

La redazione non distava molto da casa mia, ma non avendo una macchina e essendo buoi pesto, il tragitto fino a lavoro sembrava interminabile.

Non era questo il paesaggio che sognavo di scrutare da bambina; barboni agli angoli delle strade, cani randagi che correvano dietro alle macchine e prostitute con addosso vestiti sgualciti.

Dov'era l'America che facevano vedere in televisione quando io ero una poppante?

Mostrando quelle immagini illudevano i bambini di un mondo che non esisteva e che mai sarebbe esistito.

Spostai la sciarpa fino a sopra il naso e mi venne da pensare che uno di questi giorni mi avrebbero trovata congelata in un qualche angolo.

Arrivai all'edificio e dopo aver salutato Haimitch, il guardiano notturno, presi l'ascensore che mi avrebbe portato al mio posto di lavoro.

Era ancora tutto spento, ero ancora una volta l'unica a lavorare nel bel mezzo della notte per qualcuno che con molta difficoltà ricordava il mio nome.

Accesi l'abat-jour che si trovava sopra la mia scrivania e inizia a controllare pratiche,avvisi e inserzioni pubblicitarie.

 

*******

 

Verso le sette e mezzo feci una breve pausa per riposare gli occhi e, in qualche modo anche la mente; i miei colleghi stavano iniziando ad arrivare, ma non prestai attenzione a nessuno di essi bensì mi misi ad osservare le microscopiche persone che si vedevano attraverso le grandi vetrate dell'ufficio.

Ogni persona seguiva la sua strada ignorando tutto ciò che accadeva intorno; ignorando la fontana che strabordava di acqua, il tipo con il violino che cercava di raccogliere spiccioli con melodie che nell'ottocento avrebbero fatto impazzire i nobili, ignorando i grossi cartelloni pubblicitari che di tanto in tanto facevano passare qualche pubblicità divertente o il bambino che non trovava più la sua mamma.

Da quando eravamo diventati tutti così cechi?

Cechi nel vedere cose che secondo molti erano superficiali, ma che un giorno, magari sul punto di morte, avremmo rimpianto.

-Buongiorno...- la voce roca alle mie spalle mi risvegliò dai pensieri -a che punto sei con il lavoro che ti ho assegnato?-

Con un veloce scatto afferrai alcune cartelle che erano sulla mia scrivania e le poggiai sulla sua -ho terminato una decina di minuti fa...- lo avvertii.

Dopo avermi sorriso mi invitò a lasciare la stanza per andargli a prendere la colazione.

Assistente era ormai diventato sinonimo di serva.

Il ragazzo della caffetteria non appena mi vide arrivare mise il solito vassoio sul bancone e mi sorrise.

Era un bel ragazzo, forse poco più giovane di me che aveva lasciato il suo paese per cercare lavoro.

-Grazie...- dissi prendendo il vassoio, ma prima che potessi lasciare il locale la sua voce mi richiamò -Ti consiglio di mettere il caffè nella tasca del tuo cappotto se non vuoi che si freddi- constatai che aveva fatto un'osservazione sensata.

-Ottima idea- mormorai mettendo accuratamente il caffè in tasca, dopodiché tornai in ufficio dove il mio capo si stava già spazientendo.

Poggia la tazza sul tavolo assieme al vassoio contente un succo al pompelmo e una brioche al cioccolato.

-Ho visto dove vuoi posizionare la pubblicità...- disse prendendo la tazza fumante e avvicinandola alla bocca -Non mi convince...- concluse soffiandoci sopra.

Ogni volta mi diceva la stessa frase e non capivo perché continuasse, ugualmente, a darmi questo compito da svolgere.

-Non credi che attirerebbero più attenzione se si trovassero alla fine della rivista?- chiese scrutandomi attentamente da dietro gli occhiali.

-Credo di no, Signore- sul suo volto si dipinse un sorriso aguzzino -E...perché?- continuò.

-Personalmente, se vedessi delle inserzioni pubblicitarie al fondo di una rivista, non sprecherei tempo a guardarle mentre se le inserzioni si trovassero a metà rivista sarei obbligata a guardarle.- dissi tutto d'un fiato abbassando lo sguardo verso terra.

-Stupenda osservazione Verginy, ti meriteresti un aumento...- che però non mi avrebbe mai dato.

-Grazie Signore.-

 

********

 

Nonostante il capo mi fosse sembrato entusiasta del mio lavoro, scelse di mettere la pubblicità alla fine della rivista.

Forse perché non voleva seguire i consigli di una comunissima assistente inesperta o forse perché si era reso conto che la mia idea era migliore della sua e non voleva accettarlo.

Presi la valigetta e il cappotto e mi recai all'uscita dell'edificio.

Un'altra giornata era finalmente terminata.

Vidi quasi subito l'auto che mi aspettava; mi metteva rabbia pensare che non ci avrei trovato Tim dentro, che non mi avrebbe raccontato le sue avventure e che non mi avrebbe chiesto come stavo.

Tim era l'unico vero amico che avevo.

L'unico a cui interessasse qualcosa di me.

Aprii la portiera del sedile posteriore e notai subito il riflesso di due grandi occhi verdognoli nello specchietto retrovisore.

Era sicuramente più giovane di quanto mi aspettassi.

-Sono Harry, il tuo nuovo autista- si girò per porgermi la mano che prontamente afferrai -Piacere, Verginy- mi presentai facendo risplendere sul suo volto un sorriso smagliante.

Dopo poco si girò e mise in moto l'auto.

-Come è andata la giornata?- chiese tenendo ben stretto il volante.

-Bene, grazie- mi limitai a rispondere slacciando il cappotto.

-Quando tornerà Tim?- questa volta fui io a guardarlo attraverso lo specchietto.

Si lasciò scappare una risata divertita -Ti sei già stufata di me..?!-

-Oh no, intendevo solo...- lasciai la frase in sospeso non sapendo come giustificarmi.

Ero sempre stata una persona insicura, senza una propria opinione su nulla e forse era proprio per questo che ero rimasta completamente sola.

-Stai tranquilla, stavo solo scherzando...- mi rassicurò il ragazzo -Comunque non mi ha detto quando tornerà-

Con uno sguardo lo ringraziai per l'informazione e poi tornai a guardare fuori dal finestrino.

Sembrava un ragazzo simpatico e gentile, forse non sarebbe poi stato così traumatico questo cambiamento d'autista.

-Da quanto lavori in quegli uffici?-

-Da soli due anni anche se a me sembra già una vita...- spiegai tamburellando le dita sui sedili in pelle.

-Invece tu, da quanto guidi le auto?-

-Da troppo tempo...- soffiò entrando nel viale che mi avrebbe condotto a casa.

-Cosa vuoi dire?-

-Forse un giorno te lo racconterò!- concluse così la conversazione.

 

********

L'arrivo di un messaggio fece illuminare lo schermo del mio cellulare; rimasi sorpresa nel vedere che il mittente non era la mia compagnia telefonica bensì una vecchia conoscenza.

Non potei che non sorridere nel leggerne il testo.

 

Cosa ne pensi se, soltanto per una notte, riportassimo alla luce i vecchi tempi? Mark xx

 

Senza pensarci troppo decisi che non avrei dato risposta a questo strano invito, dopotutto sarebbe stato sbagliato riportare a galla i vecchi tempi che ormai da molto facevano parte del passato.

Del mio passato ancora troppo presente.

Dalla prima volta che dissi 'andiamo, andiamo via da tutti mamma, ricominciamo a vivere in un altro paese...' avevo capito che il mio futuro sarebbe stato diverso.

Ma non avrei mai immaginato che sarei dovuta anche scappare da quest'ultimo.

Dopotutto avrei dovuto dare ascolto a chi diceva che il futuro non sarebbe stato nient'altro che una copia scadente del passato.

'Amore, vorrei poterti aiutare ma la tua è un'anima difficile da salvare...' mi capita ancora di sentire la sua voce. La sua voce soffiata dal vento che scompiglia i miei capelli.

Ero un'anima difficile da salvare, avevo l'abitudine di ferirmi con le mie stesse mani.

Avevo molte cattive abitudini.

Che l'hanno uccisa e che presto uccideranno anche me.

O che forse mi stanno già uccidendo.

Riportai la sigaretta alla bocca e inalai il fumo; gli occhi mi parevano in fiamme, non avevo mai pianto così tanto, sarei stata pronta a giurare di aver finito tutte le lacrime.

-Non torni a letto? Sono solo le quattro di notte...- sentii mormorare dal salotto.

Buttai la cicca giù dal balcone e rientrai in casa.

-E' ora che tu torni a casa, sei già stato troppo tempo qui!- lo intimai raccogliendo i suoi vestiti sparsi a terra.

-Sei sicura di stare bene? Hai uno strano colorito...- si avvicinò e con il dorso della mano mi accarezzò la guancia.

Le sue mani erano bollenti e al contatto della mia pelle gelida anch'esse persero temperatura.

-Ti ho detto di andare...-

Il campanello mi fece sobbalzare, Alex corse a vedere chi era anche se io lo sapevo già; solo una persona poteva venire a quest'ora da me.

-Non aprire Alex...- gli ordinai facendolo fermare.

-Vatti a chiudere nella stanza degli armadi, subito!- appena fui sicura che lui avesse seguito le mie istruzioni aprii la porta d'ingresso.

Era arrivato Mark.




















Ciao a tutti!
Ho deciso di ricominciare a pubblicare su EFP...
Questa stroria l'ho iniziata a scrivere circa un mese fa e ci tengo veramente molto ad essa, anche perchè ci ho impiegato molto del mio tempo.
Avverto fin da subito che i protagonisti di questa storia saranno solo ed esclusivamente Harry Styles (che vediamo nei panni dell'autista) e Jamie Campbell Bower (che vediamo nei panni di Mark).
Il resto della band per ora non farà parte della mia storia.
Mi farebbe molto piacere ricevere dei vostri pareri... :)
A presto!
Francesca


LEGGIMMI
Il protagonista sarà Harry Styles per pura casualità, non per mia preferenza.

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo (2) ***


(2)

 

 

 

 

-Passa il tempo ma non cambi mai...- soffiò allungandosi per darmi un bacio.

Attentamente scrutai ogni singolo lineamento del suo viso.

Nemmeno lui era cambiato.

-Chi c'è qui con te?- chiese voltando lo sguardo verso il corridoi illuminato.

-Nessuno- risposi irremovibile chiudendo la porta alle sue spalle.

Si avvicinò al divano e raccolse alcuni miei indumenti che erano ancora a terra.

-Non credo che tu mi abbia detto la verità...-

-Non avrei motivo di mentirti, Mark.- mi lascia cadere sul divano mentre lui ispezionava ancora la stanza.

-Ne avresti tanti di motivi...-

Poco dopo si accese una sigaretta e si sedette accanto a me; da quanto tempo tutto ciò non accadeva più? Era passato talmente tanto tempo, ma a me sembrava ugualmente troppo poco.

Il mio oscuro passato aveva un nome e quel nome era Mark.

-Cosa ci fai qui?- domandai infilandomi i pantaloncini che aveva raccattato.

Vidi formarsi sul suo volto un sorriso aguzzino.

L'unico sorriso che era in grado di mostrare.

-Ho dei nuovi compiti...- rispose poggiando sul tavolino davanti a noi delle cartelle -abbiamo dei nuovi compiti- si corresse poco dopo.

Se avessi accettato di svolgere questi compiti sarei morta, se non avessi accettato sarei morta ugualmente.

Non avevo molta scelta.

-Non faccio più certe cose da molto tempo...- spiegai aprendo una delle cartelle.

C'erano foto di persone.

Di persone che non conoscevo, che non avevo mai visto ma che avevano tutte il mio stesso destino.

Una donna sulla trentina, un cinquantenne, altre donne poco più vecchie di me e anche una bambina.

No, non avrei accettato.

-Rifiuto la tua offerta.-

Si passò una mano tra i folti capelli biondi e buttò le foto che avevo in mano nel caminetto, poi mi mise sulle mie gambe la cartella successiva.

-Non l'aprirò!- dissi duramente lasciandola cadere a terra.

Mark si alzò con un veloce scatto e tirò fuori da essa una foto.

Il volto che mi mostrò era di mia conoscenza, dovevo aspettarmi questa sporca mossa dalla Cerchia.

-Sai che non potrei mai farlo e che quindi sarei destinato anche io a morire...-

-Saresti destinato comunque a morire-

Buttò anche quella foto nel fuoco dopodiché prese il resto delle cartelle e lasciò casa mia.

 

********

 

Guardai un'ultima volta il cumulo di gente che affollava sotto casa mia poi rientrai e spensi il caminetto.

Se non avessi accettato la proposta di Mark lui sarebbe morto per salvare me.

L'unica cosa di cui ero sicura era che nessuno sarebbe mai dovuto morire per una persona come me.

Una persona senza sentimenti.

Una persona che non sapeva amare.

Una persona senz'anima.

Nemmeno Alex sarebbe dovuto morire; sapevo che non avrei dovuto lasciarlo uscire poco dopo che era uscito Mark, ma non ho comunque fatto nulla per impedirlo.

Mi feci spazio tra le persone e mi incamminai verso gli uffici, quando notai una macchina simile a quella che guidava Tim e che ora guidava Harry, seguirmi.

-Verginy, vieni!- c'era Harry alla guida dell'auto che con un sorriso smagliante mi invitava ad andare da lui.

Cosa ci faceva qui? Non era compito suo portarmi a lavoro. Non era compito di nessuno portarmi a lavoro.

Prima che potessi dire qualcosa Harry da dietro il finestrino leggermente abbassato mi avvisò che doveva accompagnarmi a lavoro.

Da quando al mio capo interessava qualcosa di me? Mi aveva letteralmente lasciata senza parole.

-Mi spiace avvertirti che d'ora in poi dovrai vedere il mio bel faccino anche di mattina!- sorrise mettendo in moto l'auto.

Mi lasciai sfuggire un lieve risolino anche io. Era la prima volta da molto tempo che non sorridevo più.

Anzi, non ricordavo nemmeno l'ultima volta che lo avevo fatto!

-Dovresti farlo più spesso...- sussurrò dolcemente mettendosi la cintura di sicurezza.

Forse avrei dovuto dargli ascolto, dopotutto non avrebbe fatto male a nessuno.

Se non alla mia anima impura.

Non mi era permesso sorridere dopo ciò che avevo fatto.

Per colpa mia avevo impedito a molti sorrisi di nascere.

Ripensai ai volti di persone che avevo visto la sera precedente, non avrei potuto impedire anche ai loro sorrisi di nascere e nascere ancora. Non ero nessuno per farlo. Non lo avrei fatto.

Non avrei mai potuto uccidere centinai di persone per salvare Mark. Eppure Mark lo aveva fatto innumerevoli volte per salvare me.

Ma io non ero Mark.

Presi il cellulare e composi un messaggio

 

Vieni questa sera a casa mia. Ho bisogno di parlarti. Verginy xx

 

*******

 

-Hai cambiato idea?- mi chiese sorseggiando il bicchiere di vino che gli avevo appena servito.

-Mi spiace Mark...- fu l'unica cosa che riuscii a dire, le parole non mi uscivano dalla bocca.

Lui sarebbe morto per colpa mia.

Lui, che era stata l'unica persona ad amarmi veramente.

Lui, che mi era sempre stato vicino.

Lui, che mi aveva insegnato a provare sentimenti.

Lui, che mi aveva insegnato ad amare.

Lui.

Non disse niente, continuò solamente a muovere il bicchiere tra le mani; non riuscivo più a vedere nulla guardandolo negli occhi, non riuscivo a capire cosa stesse pensando e cosa stesse provando.

-Apprezzo questa tua decisione.- sibilò voltandosi finalmente verso di me.

Aveva il volto rosso e stava sudando.

No, non avevo mai visto Mark piangere, prima d'ora.

-Se mi ucciderai, non morirai...-

La Cerchia gli aveva dato il compito di uccidermi qualora non avessi accettato di tornare in azione e se non avesse rispettato gli ordini sarebbe morto.

-Verginy sappiamo entrambi che non ne sarei mai capace...- prese fiato -prima che ti incontrassi la mia vita non aveva alcun senso, ero una macchina assassina, non sapevo provare emozioni... ma non appena tu mi rivolsi un sorriso, tutto cambiò- posò il bicchiere, ormai scaldatosi, sul tavolo di fronte a noi -avevo finalmente una ragione per vivere-

Sentii il mio cuore, o per lo meno, ciò che ne era rimasto frantumarsi in mille pezzi.

Se avessi seguito la ragione lo avrei lasciato morire.

Se avessi seguito il cuore avrei ucciso molte altre persone.

Cosa dovevo fare?

Con un veloce movimento mi avventai sulle sue labbra, ne avevo bisogno... ne avevamo bisogno!

Dolcemente mi accarezzò i capelli e mi sfiorò le guance, lo sentii gemere quando feci la stessa cosa.

-Mark...- soffia tra un bacio e l'altro cercando un contatto con la pelle nascosta sotto la sua camicia. Rabbrividii nel toccare alcune cicatrici, non era quella la vita che sognava da bambino...

-Non ti scordare di me...- disse dolcemente lasciando un bacio sul mio collo.

Non avrei mai potuto...

 

********

 

Quando aprii gli occhi fui certa del fatto che Mark non fosse più al mio fianco; strinsi le lenzuola fra le dita mentre la gelida aria mattutina entrava dalla finestra ancora spalancata.

Vidi il sole sorgere e i primi raggi trapassare le vetrate per poi posarsi silenziosamente sul mio volto.

Non avevo alcuna voglia di andare a lavoro, di essere attorniata da persone vuote...

Raccolsi la camicia di Mark da terra e la infilai, nonostante mi fosse troppo grande, stare in quel profumato tessuto mi faceva sentire a mio agio; era come se lui fosse con me.

Il salotto era stato accuratamente ordinato, le stoviglie lavate e i miei vestiti piegati e appoggiati sopra il tavolo.

Segno inconfondibile che Mark era andato via.

Notai un foglio giallognolo fissato tramite una calamita sulla superficie gelida del frigo, sarebbe stato da masochisti leggerne il testo, ma dato che peggio di così non poteva andare...

 

Ti ho amato più di ogni altra cosa nella mia vita. Volevo che tu lo sapessi, dato che io non ho mai avuto la possibilità di dimostrarlo. Mark xx

 

Accartocciai il biglietto e lo gettai nel caminetto.

Mark stava andando dalla Cerchia a farsi uccidere, a farsi uccidere per salvare me.

Mi aveva dimostrato svariate volte che mi amava senza mai rendersene conto.

All'improvviso ricordai perfettamente la prima volta che lo vidi, avevo quindici anni ed ero appena arrivata in America, mentre stavo facendo un giro per il quartiere che mi avrebbe ospitato, scorsi la sua figura in un vicolo buio.

Aveva il volto sporco di fango e una ferita ancora aperta sopra l'occhio, la sua maglia era strappata e lasciava intravedere un tatuaggio a forma di teschio poco sotto le costole.

Quando i suoi occhi raggiunsero i miei, sentii il sangue gelarsi nelle vene.

Non avevo mai visto un ragazzo tanto bello quanto cattivo.

Sentivo la sua cattiverie impregnare l'aria e distruggere qualsiasi cosa si potesse definire pura.

Distruggere qualsiasi cosa, eccetto me.

Per qualche strano motivo gli sorrisi.

Quella fu la prima volta che mi salvò, che mi salvò dalla sua cattiveria.

 

********

 

-Ti sarò debitrice a vita Harry- gli dissi mentre la sua auto continuava a sfrecciare tra le strade affollate.

Non mi restava che sperare di arrivare in tempo.

Di arrivare in tempo nel campo-base della Cerchia.

Provai nuovamente a chiamare Mark, anche se era inutile perché ogni volta partiva la segreteria telefonica...

-Mi raccomando, appena sarò scesa dalla macchina tu vai subito via, torna a casa o continua a fare i tuoi trasporti...- gli ordinai per la ventesima volta.

Ad Harry non doveva accadere nulla, l'avevo già messo ad alto rischio chiedendogli di accompagnarmi. Ora stava a lui non commettere errori.

Non appena mi resi conto che ero arrivata mi fiondai fuori dall'auto e il mio cuore perse dei battiti; era da tantissimo tempo che non venivo più in questo posto!

L'entrata ere sempre molto sorvegliata ma se mi avessero riconosciuta non avrebbero fatto alcuna storia per farmi entrare. Dovevo solo sperare.

Non potei fare dieci passi che già un uomo alto due volte me, mi fermò afferrandomi saldamente per un braccio.

-Sono Verginy Mackler, devo parlare con la Cerchia!- ringhiai cercando di divincolarmi.

Il bestione senza troppa difficoltà mi alzò da terra e mi mise a peso morto sulle sue spalle. Era inutile cercare di scappare, avrei solo sprecato energie.

-Fermati Alexander!- una voce di mia conoscenza fece fermare di colpo il bestione che mi portava in spalle.

Da dietro due giganti scorsi la figura di una mia vecchia conoscenza, James Blue, forse l'uomo più importante della Cerchia, nonché colui che mi aveva addestrata e istruita.

-Ti sei comportata davvero molto male...- disse ridendo mettendosi faccia a faccia davanti a me -te ne sei andata senza dirmi nulla, mi hai lasciato...- continuò avvolgendo una ciocca dei miei capelli intorno ad un suo dito -ti ho cercata per così tanto tempo e ora sei stata tu a tornare da me...- concluse facendomi (finalmente) scendere.

Era invecchiato veramente molto in questi ultimi otto anni, faticavo a vedere in lui ciò che parecchi anni prima definivo mio salvatore. Vedevo solamente più un vecchio uomo senza anima e sentimenti.

Ciò che era realmente.

-Dov'è Mark?- chiesi diretta avvicinandomi all'entrata. Mi seguì velocemente per poi aprirmi la porta e farmi accomodare dentro.

-Non lo so...- rispose accompagnandomi verso La Sala.

Mi stava mentendo, sapeva benissimo dov'era... senza nemmeno rendermene conto lo presi per il colletto della camicia e lo alzai da terra. Mi stavo iniziando ad arrabbiare.

-Portami subito da lui!- ringhiai mostrando la persona che da tempo speravo e pensavo di aver distrutto.

Le mie nocche erano diventate bianche e sarei stata capace di spaccargli la faccia se non mi avesse subito condotto da Mark.

-E' nella Sala...- disse a singhiozzi tra un respiro e l'altro. Lo lasciai cadere a terra e senza curarmi più di lui raggiunsi quella maledetta stanza. Incontrare James mi aveva solo fatto perdere tempo. Tempo prezioso.

Non appena mi ritrovai davanti al grande portone che mi divideva da Mark, il sangue mi ribollì nelle vene.

Volevo veramente farlo?

Era ormai tardi per porsi domande, spinsi il portone e una serie di lucchetti si aprirono.

Ero dentro.

Una forte brusio si levò non appena mi riconobbero, tutti si ricordavano di me o almeno così sembrava. Parte della stanza era buia ed era difficile riconoscere i volti di chi mi stavano guardando.

Ad occhio e croce nella stanza c'erano una cinquantina di persone, assassini, ex-assassini, capi e il famoso trio di capi superiori...

-Che splendida sorpresa cara Verginy...- disse uno dei tre con un fare ironico, se non mi avessero subito portata da Mark, sarei stata capace di fare del male anche a lui.

Continuai a guardarmi intorno, doveva essere qui!

-A cosa dobbiamo la tua presenza?- continuò lasciando il posto sul quale era seduto.

-Sono qui per Mark...- soffiai guardandolo finalmente negli occhi.

Fece un piccola risata e mi prese per una mano.

-Amo le storie d'amore!- si limitò a dire suscitando la risata di gran parte della sala.

Lasciai subito la sua mano -Dov'è ora?- chiesi cercando di mantenere la calma.

-Se non te lo dicessi?-

Voleva farmi arrabbiare, voleva vedere se ero ancora la ragazza che aveva conosciuto.

Indubbiamente le guardie dietro di me erano armate e avendo visto quelle all'entrata, non dovevano nemmeno essere molto furbe se comandate bene o...impaurite!

Con uno scatto riuscii a sottrarre ad entrambi i bestioni dietro di me le loro pistole e a puntargliele contro.

-Fate un solo passo e morirete- li avvertii invitandoli a lasciare la stanza. I capi superiori erano rimasti fermi, sapevano che non avrei potuto fare molto. Ero sola in una stanza dove c'erano i migliori assassini del mondo.

Appena le guardie ebbero lasciato la stanza, mi avvicinai al capo che fino a poco si era preso gioco di me.

-Se ti avvicinerai troppo morirai... nessuno esiterebbe ad ucciderti!- mi avvisò sorridendo.

-Abbiamo entrambi le stesse possibilità di morire, se qualcuno sparerà a me, io sparerò a te!- non ero molto sicura di ciò che avevo detto ma in questo momento era la cosa più convincente che mi fosse venuta in mente...

-Moriresti per Mark? Solo per sapere dov'è o per sapere se... è ancora vivo?- all'udire quelle parole la mia lucidità iniziò a svanire.

Lasciai cadere entrambe le pistole a terra, non potevo rischiare di agire senza pensare...

-Se mi porterete da lui io rientrerò a far parte della Cerchia, come mi avevate chiesto...- il mio cuore aumentò a dismisura i battiti.

E se fosse già morto?

-E se non rispetterai ciò che hai appena detto noi ti uccideremo...questo è un accordo!- questa volta fu un altro dei tre a parlare.

-Va bene...-

-Fate entrare Mark!- ordinò James che era appena entrato nella sala.

Mark arrivò da una seconda entrata, era senza maglia e aveva le mani legate.

Ma era ancora vivo!

-Cosa ci fai qui...!- non capii se la sua era stata una domanda, sembrava arrabbiato, arrabbiato con me!

-Ho accettato la vostra offerta, ora non c'è più bisogno di uccidere Mark...- gridai in modo che anche i capo superiori mi sentissero.

James scosse la testa.

-E' troppo tardi Verginy, lui ha accettato di farsi uccidere e noi lo uccideremo!- spiegò aggiustandosi il colletto.

-Non potete...- mormorai avvicinandomi ancora di più a Mark.

Non potevano, io avevo accettato la loro proposta.

Non sarebbe stato leale.

-Se ucciderete lui, ucciderete anche me!- improvvisamente la camera divenne silenziosa.

Questa volta sarei stata io a morire per salvare Mark.

-Non datele ascolto, se qualcuno deve morire, quello sono io!- disse Mark tenendo lo sguardo fisso su di me.

Perché si stava comportando in tale modo? Era veramente sicuro che se io non avessi smesso di insistere avrebbe ucciso anche me.

Sarebbe stata una mossa stupida da parte loro.

Avrebbero perso due tra gli assassini più esperti!

-Lasciatelo andare, o perderete due tra i migliori assassini di sempre...- intimai coloro che mi stavano ascoltando.

L'espressione sui loro volti non cambiò. Ero veramente arrivata troppo tardi?

-Vi farò una seconda proposta...- mormorai -uccidete solo me e lasciate andare Mark-

Come prima, nessuno emise parola, intorno a me c'era solamente più un silenzio tombale.

James si avvicinò al tavolo dei capi e disse loro qualcosa, che però io non riuscii a comprendere. Entrambe le mie proposte mi avrebbero portata alla morte.

Ci invitarono a lasciare momentaneamente la sala.

Dovevano discutere.

-Ti sei bevuta il cervello?!- mi aggredì Mark non appena ci ritrovammo da soli.

Vedevo la rabbia nei suoi occhi.

Il dolore nei miei.

-Non potrei vivere sapendoti morta per aver salvato me...- aggiunse cercando di muovere le mani -Non avrei dovuto scrivere quel biglietto!- si maledì allontanandosi da me.

Non avrebbe dovuto scrivere quel biglietto? Lui credeva veramente che io fossi qui solamente per ciò che mi aveva scritto?!

Sarei venuta ugualmente, anche se lui non mi avesse detto nulla.

Lo avrei fatto!

-Non ti avrei mai lasciato morire per salvare me, quel post-it non centra proprio nulla con le mie decisioni!- mormorai richiamando a me la sua attenzione -Non credevo che mi pensassi così meschina-

Non appena ebbi finito la frase, uno dei bestioni che avevo disarmato, ci disse che James e i capi ci volevano parlare. Non saremmo più andati nella Sala, bensì nel loro studio.

Mark cercò di dirmi qualcosa ma decisi di non ascoltarlo. Mi aveva ferita il suo modo di pensare.

Mi aveva ferita più del pensiero che sarei potuta morire da un momento all'altro.

La stanza nella quale fummo condotti era buia e fredda, sarebbe stato molto facile scambiarla per un sepolcro.

Notai subito la presenza di un ragazzo giovane alle nostre spalle, sarebbe stato lui ad uccidermi?

Se lo avessi visto per strada non avrei mai detto che era un compagno della Cerchi, sembrava troppo buono.

Non metteva paura e sembrava anche molto curato.

-Non ci potremmo permettere di perdere due tra i migliori assassini del mondo, nonché futuri capi della Cerchia- cominciò James servendosi un bicchiere d'acqua.

Se non fossimo morti prima, saremmo diventati coloro contro i quali ci stavamo mettendo contro ora.

Avrei decisamente preferito morire.

-Siete salvi, entrambi, per ora...- spiegò uno dei tre, che fino ad adesso non aveva mai parlato. Sentii Mark fare un sospiro di sollievo e liberarsi dalle manette con la sola forza delle braccia.

Mi stupii il fatto che non lo avesse fatto prima... molto probabilmente non voleva creare ulteriore scompiglio!

-Ma da ora si cambia gioco piccoli innamorati...- riprese James -Con voi lavorerà anche Liam...-

Il ragazzo che avevo visto prima fece alcuni passi avanti e mi porse la mano, avrebbe lavorato con me e Mark. Non mi entusiasmava come notizia. Sembrava tutto, fuorché un assassino!

Afferrai la sua mano e mi presentai, dopodiché Liam si mosse verso Mark, che però non lo degnò di uno sgurado.

Mark vedeva Liam come un intralcio, come un peso inutile...

 

********

 

-Sono realmente delle bombe?- chiesi ancora una volta maneggiando delle minuscole sfere di plutonio. Non avevo mai visto un oggetto tanto piccolo quanto letale! In otto anni si erano evoluti a dismisura...

-Devi stare attenta a non farle cadere o potresti uccidere tutti!- mi disse Liam scherzando.

-Finitela di giocare, sembrate due imbecilli!- ci sgridò Mark strappandomi di mano le sfere di plutonio.

Da quando avevamo lasciato la Cerchia, io e Mark non ci eravamo più parlati, non avevamo nemmeno avuto il coraggio di guardarci negli occhi.

Era indubbiamente infastidito dalla presenza di Liam ma ora mi chiedevo se fosse anche infastidito dalla mia...

Mi conosceva e sapeva che sul lavoro ero più seria che mai, ma ora anche lui poteva concedersi una pausa.

Mi correggo.

Anche lui si sarebbe potuto godere la pausa se il lavoro non fosse stata la sua unica e continua fissazione.

-E' meglio che vada ora...- presi la borsa che avevo appoggiato sul freddo tavolo di metallo e anche due pistole che aveva progettato Liam e mi avvicinai alla porta.

-Ci vediamo domani sera Verginy- mi salutò Liam venendomi ad aprire, dopodiché lo ringraziai e lascia l'edificio.

Mi domandavo se Mark pensasse ancora ciò che mi aveva scritto.

Eppure avrebbe rischiato di morire per me.

Fortunatamente le strade non erano più molto affollate e il freddo doveva ancora scendere sulla città; avevo paura di alzare il volto e magari incrociare lo sguardo di qualcuno. Di qualcuno che magari poi avrei dovuto uccidere...

Mi sentii afferrare per la manica della mia giacca e istintivamente mi voltai trovandomi a pochi centimetri dal volto di Mark.

Una smorfia disgustata si impossessò del mio volto.

-Vorrei tornare a casa, sempre se non ti dispiace...-gli sputai addosso riprendendo a camminare.

-Moriresti ancora per me?- gridò alle mie spalle.

Di colpo mi fermai. Mi aveva veramente fatto quella domanda?

A passo svelto tornai da lui -Morirei ancora per te... morirei sempre per te, ora, domani, magari fra un settimana o dopo uno dei nostri soliti litigi...- presi fiato -morirei sempre e comunque per te...-












Ciao!
Ho avuto veramente molto tempo per scrivere e quindi ne ho approffitato! Questo è solo il secondo capitolo ma già si scoprono molte cose e compare anche un nuovo personaggio-protagonista: Liam.
Vi devo avvertire che Liam non sarà interpretato da Liam Payne ma bensì da Liam Hemsworth (famoso per film come Hunger Games e The last song).
Sto mischiando veramente molti personaggi: Harry Styles, Jamie Campbell Bower, Liam Hemsworth; per il semplice motivo che voglio rendere questa storia un po' diversa dalle altre!
Mi farebbe veramente molto piacere sapere se questa storia vi piace e se devo realmente continuarla a scrivere.
Un bacione!
Francesca

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Continuerò solo dopo 4 recensioni.


 

Lui è Mark



Lui è Liam

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