I want to be free

di louisjvoice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Change your life ***
Capitolo 2: *** Breathe slowly ***



Capitolo 1
*** Change your life ***


 

 

Change your life

 

 

Dopo aver salutato mio papà,andai dal mio cane,anche mia migliore amica,a darle la buona notte. Luisa era il mio cane da quando avevo dieci anni. Era una grossa pitbull. Era cosi buona o almeno cosi dimostrava a noi. Stavo per rientrare in casa ma notai una cosa bellissima: la luna. Cominciai ad ammirarla. Le stelle illuminavano la notte come i lampioni illuminano la strada buia. Sembrava cosi vicino e lontana allo stesso momento. Chiusi gli occhi e cominciai a sentire dei grilli cantare. Quel momento sembrava cosi magico. Sentii che qualcosa stava bagnando le mie guance. Alzai lo sguardo verso il cielo,per vedere se stava piovendo,ma non era cosi. Era una lacrima. Successivamente tanti ricordi dimenticati cominciarono a sfiorare la mia mente. Uno dei tanti,che mi piaceva,quando ero più piccola mi piaceva andare in Marocco da mia nonna e dormivo sotto il cielo stellato con le mie cugine,e mi sentivo felice e realizzata. Mi resi conto che ora non ero più felice,stare sola tutte le notti in una villa fuori Milano,impegnarsi per l'entrata all'università -visto che era metà agosto e non avevo ancora concluso niente- e mancava solo quattro settimane all'università,fare le faccende domestiche,studiare per i test d'ingresso,cercare di essere responsabile- che a volte risultava molto difficile- e anche il lavoro. Ero molto stanca. Ed era difficile uscire con le mie amiche,se si potevano chiamare tali. Avevo una migliore amica,Amal,ma lei pensava ai piercing e tatuaggi ed uscire con sua cugina,Ines. Per me c'era stata una sola volta quando a sedici anni,avevo avuto una “crisi” e avevo bisogno di sfogarmi e lei c'era stata,ma dopo un po' di tempo la sentivo lontana da me e quindi la lasciai andare. Ai miei problemi si era aggiunto mio padre che faceva due lavori per mantenere una famiglia,e anche l'eminente arrivo delle sue nozze. Quando disse quella frase cambiò la mia vita un'altra volta e il mondo mi era caduto addosso.

 

“Lara,io e Paola ci sposiamo” annunciò mio padre con un sorriso che andava da un' orecchio all'altro.

 

E io dovetti congratularmi e piangere dentro come una disperata,e mostrare un sorriso che avevo mostrato da parecchio tempo. In quel momento mi pentii amaramente di avergli dato la mia benedizione e il via libera di frequentare chi voleva. Per questo lo avevo odiato cosi tanto,dopo l'annuncio,come non avevo mai fatto in vita mia. Lo avevo odiato non come una ragazza odia una ragazza bella,ma come se per me non esistesse definitivamente.

Mi aveva detto che si sarebbe trasferita da “noi” dopo la luna di miele a Parigi. Non si era mai degnato di chiedermi come stavo per lui e tutti abbozzavo un sorriso falso. Dava sempre la colpa per ogni cosa che andava male nella sua vita a me. Mostrava disinteresse nei miei confronti,ogni volta che cercavo di conversare con lui-se conversare era il verbo adatto,che identifica una conversazione di massimo dieci secondi- sembrava sempre distratto e faceva finta di ascoltarmi. Cercavo di attirare la sua attenzione,rivolta, a qualcos'altro,ma niente. Mi sentivo vuota,non mi sentivo amata,o almeno nessuno mi diceva quelle tre paroline che volevo sentire,nessuno aveva bisogno di me,nessun sentimento,nè caldo nè freddo. Mi tenevo tutto dentro,perché non ne potevo parlare di certo con mio padre perché al posto di cercare di aiutarmi,mi giudicava come il resto del mondo sua moglie,stessa storia e la mia migliore amica era sparita lasciandomi sola con loro,e la malinconia con un mix di tristezza che mi riempiva il cuore,la mente e il corpo. Decisamente non mi sentivo a casa.

 

Appena entrai in bagno vidi la mia figura riflessa sullo specchio e a momenti non lo ruppi con un pugno. Mi lavai la faccia con un po' di acqua e sapone per nascondere gli occhi gonfi ,ma non feci un gran capolavoro. Preparai una cioccolata calda e andai in camera mia. Mi affacciai alla finestra per vedere di nuovo la luna che veniva riflessa sul pavimento della mia stanza color panna. Un altro ricordo sfiorò la mia mente di quando avevo quasi sedici anni,cioè quello di andare via da qua,volevo scappare. C'era sempre stato qualcosa a fermami,ma non ero più una ragazzina ingenua e stupida ed ero maggiorenne e potevo fare quello che volevo.

“Sei sicura?”

“Si”

“Non te ne pentirai?”

“No,perché so che starò bene ovunque tranne qua. E' l'unica cosa di cui sono certa.”

“Sei pronta?”

“Si,lo sono”

 

Presi una valigia di grandezza media per mettere i miei vestiti,prima mi ricordai che dovetti telefonare a un taxi,per portarmi all'aeroporto diedi l'indirizzo e l'ora a cui doveva venire. Misi tutte le mie cose dentro la valigia,e aggiunsi qualche libro che amavo. Presi lo zaino e lo riempii di cose che sull'aereo mi potevano servire tra cui il mio portatile,qualche romanzo rosa e giallo,il caricatore del mio Iphone e del portatile,le cuffie. Mi fermai un secondo. Presi una mia foto assieme mio padre e tutti i ricordi più belli passati con lui,mi passarono davanti ai miei occhi come dei flash. Il mio cuore diceva di farlo e che ne sarei stata capace mentre la mia testa diceva di non farlo perché lo avrei lasciato e se gli sarebbe capitato qualcosa forse non me lo sarei perdonato. Ero confusa. In quel momento non sapevo cosa fare. Volevo fare la scelta giusta. Ero stufa di fare sempre la stessa routine. Decisi. Il campanello suonò segno che il taxi era arrivato. In quel momento l'orologio suonò indicando l'ora esatta,cioè le due di notte. Mi risvegliai dai miei pensieri. Continuai molto velocemente il mio lavoro. Misi tutto quello che pensavo che mi potesse servire. Avevo molta fretta perché non volevo che mio padre,quando sarebbe tornato dal lavoro,non mi avrebbe trovato. Andai in garage a prendere una chiave inglese e ritornai in camera. Girai il comodino che si trovava accanto al mio letto e aprii con la chiave inglese una specie di cassetta. L'aprii. Presi il piccolo libretto bancario,che si trovava all'interno della cassetta,un pacchetto contenente degli assegni in bianco e un sacco di soldi guadagnati dai lavori estivi che facevo quando ero più piccola,e altri erano mance dalle signore ricche sole,e altri ancora erano soldi che risparmiavo. Mentalmente ringraziai,alzando gli occhi al cielo,quelle signore e l'amico di mio papà per avermi trovato quei lavoretti. Rimisi tutto al suo posto come era prima. Alla valigia aggiunsi la ciabatte,le mie converse e un paio di stivali, e gli accessori del bagno. Non volevo lasciare niente di mio,in questa orribile casa. Nello zaino aggiunsi i libri di: spagnolo,francese,economia e inglese e presi il mio Iphone. Dopo aver chiuso le finestre e il resto,misi i soldi dentro lo zaino,presi i documenti assieme al mio portafoglio e al mio passaporto. Mi guardai attorno per un'ultima volta e salutai la casa. Uscii con lo zaino in spalle e la valigia che trascinavo,chiusi la porta con le chiavi di casa. Andai vicino al recinto di Luisa.

 - Ehi,ciao Lu,prenditi cura di lui,questo non è un addio è solo un arrivederci,forse- le sussurrai tutto d'un fiato guardandola nei suoi occhi grandi e marroni. Una lacrima cominciò a rigarmi la guancia. Chiusi il cancellino della mia ex casa. Eccolo lì,il taxista. Appoggiato al cofano del taxi quando si girò vedendomi,rimasi sbalordita da come potevano essere i taxisti. Era un uomo sulla trentina,capelli biondi tirati su una cresta e molto magro,abbastanza alto. Indossava una camicia azzurra con il colletto aperto che tralasciava vedere un tatuaggio,un paio di jeans con il risvolto il tutto abbinato con un paio di Converse bianche.

-Mi spiace per il ritardo- dissi con voce bassa.

-Non si scusi ormai ci sono abituato- affermò mettendo la valigia dentro al bagagliaio.

Guardai a destra e a sinistra per controllare se qualcuno dei miei vicini,era sveglio,ma cosi non fu. Sali sul taxi ancora con la guancia bagnata.

-Dove la porto signorina, a quest'ora?-chiese il taxista con voce tranquilla, e non di uno che è stato fuori ad aspettare un cliente,cominciando ad accendere la macchina.

-Malpensa,per favore- dissi a voce bassa cercando di star calma,cosa che non ero. E se qualcuno mi avesse vista andarmene? E se mi padre venisse a scoprirlo? “Lara,ragiona lo scoprirà prima o dopo la tua partenza. Ora stai calma”.L'aeroporto di Milano,non era cosi lontano da lì. Appoggiai la testa al finestrino del taxi bianco e vidi il paesaggio al di fuori scorrermi velocemente. Ricordai che mia madre prima di andarsene,ovvero prima di abbandonarmi da mio padre ed anche dopo il divorzio,mi disse una frase che tenni a mente per otto anni. “Tesoro,quando sarai grande vattene da questo inferno inferno. Lo so che ora sei piccolina,ti farai troppo male,piccola mia”. Dopo avermi detto quella frase,era sparita da me e le visite erano sempre meno frequenti. Finché non pensò di fare un taglio netto e non parlare,non vederci più. Quando ero più piccola,non sapevo che questa frase avrebbe tenuto un posto fisso nella mia testa. Pensavo che fosse una frase buttata giù cosi ,con delle parole a caso,ma invece non era cosi. Me ne resi conto al mio quindicesimo compleanno. Sentivo qualcuno che mi diceva con una voce cosi bassa sembrava un sussurro -Signorina,si svegli siamo arrivati-

Mi svegliai di soprassalto,molto spaventata. In quel posto c'erano troppe luci che illuminavano il luogo

-Signorina siamo arrivati all'aeroporto- mi ripeté con una voce con un pizzico di comprensione.

-Mmmh... - dissi con la voce assonata.

“Cazzo Lara,alzati devi andartene”

“O merda”

“Già”

-Mi spiace moltissimo per tutto- ripetei con voce ancora assonante mentre mi sistemavo i pantaloni grigi della tuta.- Mi potrebbe dare la valigia?- chiesi cortesemente mentre scesi dal taxi. Sembravo intontita,forse era questo l'effetto che mi faceva se dormivo per dieci minuti. Il taxista aprii il bagagliaio e tirò fuori la mia valigia e lo richiuse. E risali nel taxi e io mi affacciai verso il finestrino aperto.

-Quanto le devo?- chiesi gentilmente tirando fuori il portafoglio dallo zaino e contando i soldi.

- Venti euro- rispose il taxista.

Diedi i soldi e sentii un arrivederci da parte sua, e il motore sfrecciò veloce finché non lo sentii più. Ero all’aeroporto sola con la mia valigia dove conteneva la mia vita da adesso in poi. E’ possibile racchiudere in una valigia la tua vita in cosi poco tempo? Io non penso. Rimasi un attimo in piedi sul marciapiede a pensare. Dicevano che pensare troppo non fa bene,e probabilmente avevano ragione. Smisi di pensare e presi un respiro profondo e ripetei  mentalmente “Puoi farcela,Lara”. Presi l’elastico che avevo nel polso e mi legai i capelli mossi neri in un chignon disordinato. Cominciai a camminare,trascinando la valigia e con lo zaino sulle spalle, verso l’entrata dell’aeroporto illuminato dalle luci notturne. Entrai e mi guardai attorno. C’erano poche persone alcune sedute ad aspettare il proprio volo,mentre altri ad mangiare qualcosa al volo. Cercai il banco informazioni. Lo trovai molto facilmente.

-Mi scusi dove posso trovare le agenzie aeree?- chiesi con gentilezza notando che la signora era molto stanca,capendolo dalle occhiaie che aveva.

-Allora deve seguire quel corridoio - rispose cordialmente.

-Grazie - dissi per poi andare alle agenzie aeree

Dopo aver camminato parecchio sempre con la valigia da trascinare e lo zaino sulle spalle,finalmente riuscii  a trovare le agenzie. Osservai che tutte le agenzie avevano le persiane abbassate segno che erano chiuse tranne una. Decisi di avvicinarmi al banco..

- Buona sera - dissi

-Buona sera,come posso esserle utile?- chiese cortesemente

-Mi serve un’informazione qual’è il primo volo disponibile?- chiesi

- Mi faccia controllare un momento- ribatté con una voce delicata- Allora il prossimo è quello per Los Angeles.-

-Quello è perfetto,a che ora decolla?-

-Tra un’ora e mezza,se vuole prendere quello le consiglio di decidere in fretta perché tra mezz'ora chiudono l’imbarco-

-Bene,prendo un biglietto-

-Allora mi dia il passaporto- disse prendendolo e inserendo i dati sul computer- Con cosa paga?-mi chiese

-In contanti-

- Diretto?-

-Si-

-Prima classe o economica?-

“Bella domanda” pensai. “Prima classe potevo avere qualche Martini e il sonno assicurato,mentre se prendo l’economica,il cibo sarà uno schifo e ci saranno bambini che urleranno e scalceranno come persone indemoniate e niente sonno assicurato,ogni tanto bisogna rischiare”

-Economica- dissi tutto d’un fiato “Scelta del cazzo,Lara. Scelta del cazzo”

-Allora sono 635  euro -

-Ecco a lei-

-Arrivederci e  si ricordi Gate 15-

Dopo aver fatto tutto e restituito il passaporto,potevo dire che in mano avevo la carta per la mia libertà. Riposi i miei documenti e tutto nello zaino,erano più al sicuro lì che nelle mie mani. Guardai l’ora sul mio Iphone,tirandolo fuori dalla tasca dei pantaloni,erano le due e tre quarti e alle tre e un quarto l’imbarco sarebbe chiuso. Decisi di andare molto veloce verso l’imbarco e consegnare la mia valigia.

Trovai una signora trentenne massimo,con un viso stanco,tailleur nero con una spilla sul seno sinistro,probabilmente dell’agenzia aerea per cui lavorava, capelli color cioccolato raccolti in una coda, un trucco minimo e molto magra. L’aeroporto sembrava deserto,non c’era nessuno,o almeno la poca gente che c’era io no riuscivo a vederla.

-Buona sera,dovrei imbarcare la mia valigia-

-Bene,me la dia- disse indicando il posto devo metterla

Misi la valigia,dove mi aveva indicato, e aspettai qualche minuto.

-Mi dia il suo biglietto-

-Ecco qua-

-Un po’ in ritardo,né?-

-Ehm … Già,cosa dell’ultimo minuto-

-Ha qualche bagaglio a mano,signorina?-

-Si,questo zaino- dissi mostrandole

Mi diede un pezzo di carta dove c’era il logo dell’agenzia aerea.

-Bene,ecco qua,aspetti vicino al Gate e faccia buon viaggio-

-E lei vada a riposare-dissi prima di lasciarla al suo lavoro

L’unica cosa che dovetti fare era aspettare per un’intera ora,non sapendo cosa potevo fare. Cominciai a tirare fuori un libro da leggere “il Grande Gatsby” a leggere. Finché non guardi l’ora e cominciai a dirigermi verso il Gate. Vidi una fila di gente composta da una quindicina di persone e mi misi in fila . Finché non toccò il mio turno e il poliziotto mi chiese di tirare fuori i miei documenti cioè passaporto e il biglietto aereo. Gli controllò e poi disse una cosa come “Faccia un buon viaggio”. Sospirai quando dovetti passare attraverso il metal detector per il controllo dove tolsi ogni cosa che probabilmente era di metallo e anche quello che avevo nelle tasche,che anche quello per mia fortuna andò bene. Mi incamminai assieme alle altre persone che come me stavano prendendo l’aereo diretto per Los Angeles. In oltre passai la scala a chiocciola per arrivare all’aereo. Feci un tratto di strada tra la scala e l’aereo a piedi come tutti d’altronde. Faceva un po’ freddo per essere in Agosto. C’era un po’ di vento,che mi fece scompigliare i capelli ancora di più di come fossero in principio. .Mi strinsi nella mia giacca nera di pelle che indossavo insieme ai pantaloni grigi della tuta e le mie Vans nere. Salii sui scalini dell’aereo e mi fermai un secondo ad ammirare il buio illuminato dai lampioni,ed dissi mentalmente “Addio Italia”. Diedi il biglietto all’hostess che strappo un pezzo per poi restituirmelo e indicò il mio posto. Sopra misi il mio zaino,presi il mio portafogli,dove c’erano i soldi e i miei documenti, e lo tenni in mano e mi sedetti,fortunatamente vicino al finestrino. Dopo che tutti si sedettero le hostess cominciarono a fare il loro discorso su come in caso di incidente,come bisognava procedere,io feci poco caso al discorso e cominciai a guardare fuori dal finestrino. Dopo aver finito il loro discorso e auguravano a tutti i passeggeri “Buon viaggio” . Il pilota accese il motore dell’aereo e cominciammo a partire,seguendo una rotta,indicata dalle luci. L’aereo cominciò ad decollare,finché non arrivò ad alta quota. Ora che ero sicura mi misi le cuffie e feci partire la mia playlist dove c’era “Change your life” delle Little Mix e l’album di Ed Sheeran,finché non mi addormentai,sulle loro noti,appoggiata al finestrino.






I'm here,people look at me!


Bene bene,come vi avevo detto nel  sesto capitolo di "You'll my william and i'll be your kate",che
avevo un'idea sui 5SOS e che avevo intenzione di svilluparla e bene ora sono qui a farlo.
Che cosa posso dire del capitolo? Allora come potete vedere Lara,la protagonista non sopporta suo padre per quello che le ha fatto. E lei ha deciso si dare una piccola svolta alla sua vita. Allora visto che è il primo capitolo mi potresti dire che cosa ne pensate lasciandomi una piccola recensione,cosi mi faccio un'idea,per favore.Ora vado bella gente alla prossima.


Qui vi lascio i miei contatti,dove potete trovarmi 

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Capitolo 2
*** Breathe slowly ***


                                                                  Breathe Slowly                                                                                             


Una donna con capelli neri come la pece,occhi dannatamente azzurri come il mare e un tailleur rosso come il fuoco,mi svegliò bruscamente, dal mio sonno lontano da tutti e da tutto. Era l'hostess,tolsi le cuffie prima di poter parlare con lei.
-Vuole qualcosa da mangiare o da bere?- chiese con voce dolce.
-No,grazie. Quanto manca a Los Angeles?- ribattei con voce assonata.
-Solo qualche oretta.- rispose
-Da quante ore siamo in viaggio?-chiesi con sicura di me
-Molte- disse vagamente.
Tirai fuori dallo zaino “il Grande Gatsby” e andai avanti a leggere dal punto dove mi ero fermata precedentemente. Passò il carro del cibo e delle bibite,dove presi una bottiglietta d'acqua,e un panino con la cotoletta. Riposi il libro nello zaino e cominciai a mangiare come mai non avevo fatto. Il che sembrava davvero strano.
Il pilota cominciò a dire la tipica frase che si diceva quando si era era giunti a destinazione,mi allacciai la cintura cominciai a guadare fuori dal finestrino dove si cominciava già a intravedere Los Angeles. Era cosi spettacolare,anche se la vedevo da sopra. Cominciavamo a decollare,un po' brusco a mio avviso,ma l'importante era arrivare sani e salvi. E infatti ci arrivammo. I passeggeri,compresa me,cominciammo ad applaudire.
-Ora siamo ufficialmente arrivati a Los Angeles- disse l'hostess facendo scatenare qualche risata tra i passeggeri. Presi il mio zaino,ed a uscire dall'aereo,assieme ai passeggeri . Il sole stava tramontando,il cielo era di quelle poche sfumature che si potevano vedere nel momento ed anche nei film,e pensai immediatamente “Quanto cavolo ho dormito?”,quasi e presi un respiro profondo. Stavo respirando un'ottima aria,ma per alcuni era tossica. Arrivai all'interno del aeroporto,e cominciai a seguire la gente che era con me nell'aereo. Era cosi strano,che mi trovai qua in questo fantastico aeroporto. Arrivai al nastro dove c'erano molte valigie di tutti,aspettai che vedessi la mia valigia. Riuscii a vederla. La presi. Mi guardai attorno per ammirare in questo momento dove ero. C'era gente molto di fretta verso il lavoro,o gente che voleva viaggiare,lo si capiva dalla quantità di valigie con sé,e qualcun'altra che baciava il suo ragazzo per un addio,con le lacrime agli occhi. “E' possibile che questo aeroporto è cosi affascinante e affollato allo stesso momento?” Pensai e “Sai,com'è siamo a Los Angeles”.Andai a cambiare una banconota da cinquanta euro al distributore automatico. Trascinai le mie gambe fino all'uscita dell'aeroporto,ero troppo stanca anche se avevo dormito sull'aereo e con lo zaino sulle spalle e la valigia trascinata dalla mia mano. Non avrei mai pensato che un giorno sarei mai riuscita a venire qua,dall'altra parte del mondo. Ovviamente il paesaggio era mozzafiato,tutte le star del cinema e anche cantanti famosi erano tutti qua nascosti da qualche parte a Los Angeles. Guardai alzando gli occhi al cielo e vidi molti aerei che facevano un via e vai. Guardai a destra e vidi una fila abbastanza lunga di taxi gialli.
-Mi può portare a Los Angeles?-chiesi al primo taxista che vidi.
-Ma ci siamo già- disse con tono ovvio.
Il taxista era un uomo di mezz'età,un po' robusto con la pancia,calvo.
-Intendo al centro di Los Angeles?Mi serve un hotel dove alloggiare- chiesi con voce tremante.
-Ho capito,signorina- esclamò.
Il taxista prese la mia valigia e la mise dentro al bagagliaio e io entrai nel taxi. Mise in moto il taxi e cominciammo a sfrecciare per le strade californiane. Ammirai attraverso il finestrino Los Angeles,bellissima come veniva illustrata nei telefilm. Dopo una ventina di minuti il taxi si fermò davanti allo hotel. Alzai lo sguardo verso l'alto e vidi una bandiera americana al centro attaccata. Era fantastico solo dall'entrata. Era circondato solo da verde,la natura. Aveva al centro una fontana circondata dal verde. Esternamente sembrava un castello,non volli immaginare l'interno. Era bianco,con tante finestre dello stesso colore. Il portone era a forma di un arco con sopra l'edera. Fuori dall'ingresso dell'hotel c'era un uomo che accoglieva gli ospiti,vestito in giacca e cravatta. Era cosi lussuoso che non volevo nemmeno immaginare il prezzo di una stanza. Il taxi si fermò. L'uomo vestito in giacca e cravatta mi apri lo sportello e ringraziai il signore. Apri il bagagliaio e presi la mia valigia. Mi fermai un attimo e pagai il taxista con i pochi soldi che avevo cambiato in aeroporto,e cominciai a dirigermi verso la hall,con la valigia e lo zaino. La hall,dalle pareti color panna,era fantastica,davanti a me c'era un piccolo tavolino in vetro,accanto c'erano dei divanetti in pelle bianca,sempre alla mia destra. Davanti a me c'era un ascensore e una scala a chiocciola. Invece alla mia sinistra c'era il banco della reception con una donna bionda,occhi marroni,indossava un tailleur verde acqua. Tutto era stato abbinato con stile,eleganza e delicatezza. E allo stesso momento era cosi raffinato e lussuoso.
- Buona sera,come posso aiutarla?-chiese
- Avrei bisogno di una stanza. Ne avete qualcuna disponibile?-
-Ora controllo-disse- …. Si ne abbiamo una disponibile,la 169 le va bene?-
-Certo quanto costa?
-Quante notti?-
-Intanto mi addebiti quattro giorni e tre notti-
-D'accordo- fece una pausa – Sono 1.299-
"Parecchi soldi per tre giorni spero di riuscire a trovare una dependance economica” pensai
-Accettate i contati euro?-
-Si-
Dopo aver dato i soldi e ricevuto la chiave elettronica della stanza mi ci diressi,seguendo le indicazioni della signora,prendendo l'ascensore. Cercai la mia stanza in ordine numerico, e infatti dopo qualche minuto,riuscii a trovarla. Passai la tessera nella fessura e la stanza si aprii. Appoggiai delicatamente lo zaino e la valigia a terra e cominciai a guardarmi intorno. La prima cosa che vidi era un bellissimo letto matrimoniale con le coperte bianche,c'erano anche delle poltrone beige scuro. Un tavolino di vetro era tra le due poltrone. Più in là verso sinistra vidi una vetrina in legno con all'interno una piccola tv e molto vicino c'era una scrivania in vetro,fantastica pure quella. Le uniche cose che non avevo visto erano il balcone,che dava una bellissima vista di Los Angeles, e il bagno,di cui mi importava poco. Guardai in alto,verso il cielo,era pieno di stelle. Mentre abbassai lo sguardo,vidi che sotto di me c'era una fantastica piscina. “Ho speso bene mille euro per questa stanza” pensai immediatamente. Ritornai dove avevo lasciato le mie cose,vicino all'ingresso della lussuosa stanza e cominciai a tirare fuori il cambio per fare il bagno,di cui avevo necessariamente bisogno di fare soprattutto dopo il faticoso viaggio. Tirai fuori dalla valigia una maglia della Carlsberg verde abbastanza grande,fino ad arrivare al ginocchio,l'intimo e le mise sopra al letto. Mi spogliai completamente. Presi un asciugamano,dalla mia valigia e me lo sistemai bene. .Entrai nel bagno,anche quello lussuoso. Presi anche le cose per il bagno,e le appoggiai al banco in marmo bianco,ed entrai sotto la doccia calda,anche se era estate o la sua fine. Presi un po' di shampoo e lo passai delicatamente sui miei capelli massaggiandoli,passai un po' bagnoschiuma sul mio corpo e fini con il getto freddo che colpiva il mio corpo. Dopo essermi lavata bene,uscii dalla doccia dalle piastrelle beige scure. Mi avvolsi nell'asciugamano,tirai su i capelli con una cipollina disordinata,andai a prendere i vestiti appoggiati sul letto e mi cambiai in bagno. Presi l'asciugamano bagnato e cominciai ad asciugare i miei capelli violentemente,finché non mi stancai,cioè dopo quattro secondi. Riposi tutto al loro posto e presi una copertina leggera sul letto e mi coricai sullo sdraio che c'era sul balcone e cominciai a guardare le stelle tanto illuminate.
“Non dimenticarti di farlo”
“Cosa?Non mi ricordo”
“Dai quella cosa”
“Non ho la più pallida di cosa tu stia parlando
“Devi bruciarla”
Rimasi qualche secondo a riflettere sul quel pensiero che mi sembrava cosi sconosciuto. E poi mi venne in mente,la cosa che dovevo fare per non farmi trovare da lui. Ci avevo pensato prima in aereo ma non ci avevo dato troppo peso e per quello che non mi veniva in mente,fino ad adesso. Andai in bagno e cominciai a cercare qualcosa di ferro dove potevo metterla. Alla fine trovai un cestino di ferro piccolo,ma andava bene. Spensi il mio iPhone,lo appoggiai su e tirai fuori la mia sim dell'Italia e la buttai dentro la cestino. Presi un accendino che avevo nello zaino e accesi l'accendino e la bruciai,successivamente la buttai dentro al cestino di ferro. La vidi bruciare fortemente,come vidi il mio passato svanire con lei. La fiamma si spense e io,tornai sul balcone,come se nulla di quello che avevo fatto precedentemente fosse successo,mi coricai sullo sdraio di legno,mi copri la coperta leggera e fini per guardare le stelle illuminare la notte. I miei occhi cominciarono a chiudersi da soli per via della stanchezza. Sembravano schiamazzi dei bambini che riuscirono a svegliarmi dal mio profondo sonno.
“Dai alzati,non vorrai mica,rimanere chiusa qua?”
“Adesso,mi alzo dammi cinque minuti”
“Dai,alzati”
“Dammi altri cinque dannati minuti”
“Siamo a Los Angeles,bisogna divertirsi. E sarà quello che farai tu,dunque alza quelle chiappe”
Mi alzai controvoglia dallo sdraio in legno,avevo dormito bene anche se un po' di freddo lo avevo sentito. Andai in bagno a lavarmi la faccia, e per la prima volta vidi sul riflesso dello specchio un viso riposato senza occhiaie,mi lavai la faccia con un po' di acqua. Andai dove lasciai la valigia,in cerca di qualcosa da mettere per uscire. Optai per una maglia larga degli Who e un paio di pantaloncini a vita alta neri e le Vans. Mi legai i capelli con un chignon disordinato. Misi in ordine la mia stanza e misi sotto al letto la valigia e lo zaino. Presi il portafoglio dove c'erano soldi e passaporto e telefono,uscii dalla stanza e la chiusi con la carta magnetica e cominciai a camminare verso la hall. Oggi c'era al posto della signora di ieri sera,un bel ragazzo abbronzato con l'apparecchio,al banco della reception.
-Mi scusi sa se di qua passano i taxi?-chiesi
-Penso di si,ma dovrà farsela a piedi per un po'-
Pensai “A piedi vedi Los Angeles oppure in un orribile taxi,o meglio un taxi fantastico?”
-Oppure?C'è un'altra scelta?-
-Noi offriamo un servizio di macchine ovviamente offerto dalla casa-cominciò a dire
-Va bene,accetto- dopo aver sentito le ultime tre parole,accettai immediatamente
“Beh,almeno risparmierò qualcosa”
-Vado a chiamare una macchina per lei,signorina- disse per poi sparire e ricomparire dopo qualche minuto – quando uscirà dalla porta chieda di un certo Paul-
-D'accordo-
Quando uscii vidi un uomo abbastanza grosso con indosso una giacca nera,camicia bianca e pantaloni intonati alla giacca,rasato e un po' di barbetta,appoggiato alla macchina. Mi diressi verso la sua direzione. E cominciai a pensare “Bene,Lara cosa fare sei a Los Angeles?Hai l'imbarazzo della scelta”
“Non saprei”
“Io avrei un'idea”
“Starbucks?”
“Devi fare colazione ed è il posto più adatto per mangiare”
“E Starbucks,sia”
Vidi l'uomo robusto appoggiato all'auto. Mi apri la portiera dell'auto,salii e la chiuse. Intanto si incamminò verso il posto da guidatore
-Dove la posso portare?- chiese dopo che salimmo in auto
-Dovrei comprare una sim,per il mio telefono-
-Bene,so dove possiamo andare-
Accese il motore della macchina e cominciammo a sfrecciare per West Hollywood. Guardai al di fuori del finestrino,vedendo un grande parco e curiosa feci uno sguardo interrogativo,e non riusci a capire come fece a sapere.
-Quello è il West Hollywood Park, è bellissimo dovrebbe andarci-
Lo ringraziai con lo sguardo e continuai ad ammirare l'esterno. Era cosi bellissimo ed diverso dall'Italia. Se per Milano mettevi qualcosa di troppo scollato c'era sempre qualcuno ad avere lo sguardo fisso su di te,a me questa cosa dava molto fastidio. Questo assieme altri motivi,mi spingeva a star sempre chiusa in casa,quando avevo finito le mie cose. La voce di Paul mi risvegliò dai miei pensieri,fermando la macchina ed accostando.
-Siamo arrivati.Siamo a Hollywood Boulevard- disse intanto che mi apriva la portiera – Qua troverà tutto quello che le servirà- disse per poi andare via assieme alla macchina.
“Ma ora che faccio?”
“Ti metti a girare per Los Angeles come una persona normale.”
Cominciai a camminare per Hollywood Boulevard ed ovviamente,gli sguardi indiscreti ragazze perfette non potevano non mancare. Mi guardai attorno,era cosi stupendo,era quasi un sogno essere qua. Ammirai le tante vetrine al mio fianco,con abiti magnifici ma anche il prezzo era abbastanza alto. Vidi un vestito fantastico blu acqua,corto fino al ginocchio,anche se non ero tipo di ragazza che se lo sarebbe mai messo,ma volevo provarmelo. Infatti entrai nel negozio. Venni subito invasa una dolce canzone lenta e anche subito dalla commessa che mi chiese la solita frase.
-Ha bisogno d'aiuto?- chiese una commessa bionda che a momenti le uscivano le tette
-No,grazie. Sto dando un'occhiata- risposi fredda
Cominciai a girare il reparto donna,ma non vidi niente che mi interessava. Decisi di andare pure nel reparto maschile,visto che la maggior parte mi mettevo maglie maschili e detti un'occhiata anche li, a certo punto la musica dolce che c'era prima spari e divenne Treasure di Bruno Mars. Combattei con me stessa per non cercare di ballare,ma persi e il mio corpo cominciò a ballare senza farmi vedere da nessuno,dopo qualche secondo smisi perché andai contro qualcosa o qualcuno.


Ashton's pov


-Allora come mi sta secondo te,Mike?-chiesi indicando la giacca marrone che avevo adosso
-Secondo me dovresti...- disse che non fece in tempo che qualcuno venne contro di me
-Scusami- disse distratta
-Tranquilla-
Era un bel bocconcino. Riuscivo a vederlo anche attraverso gli occhiali da sole. La ragazza aveva capelli ricci marroni come il cioccolato,occhi neri come la notte. Era abbastanza alta con dei pantaloncini che le mostravano le sue curve morbide fantastiche,non le avevo mai viste cosi,o almeno si le avevo viste ma alle ragazze che aprivano facilmente le loro gambe a chiunque.
-Allora stavo dicendo come mi sta Mickey?- chiesi come se lei non avessi interrotto niente
-Ma secondo me non va bene- disse
-Concordo con il ragazzo- s'intromise la ragazza indicando Michael – A me sembri un tipo più sportivo,non è vero?- chiese
-Infatti lo è- rispose Michael
-Gente,io sono qua e riesco a sentirvi- dissi con nonchalant – Visto che ti sai muovere bene perché non vieni a una festa con noi?- domandai
-Innanzitutto perché non vi conosco e in più non so bene il posto- cominciò a dir
-Beh per soddisfarti noi siamo Ashton e Michael- dissi indicando Michael- e per il posto ti facciamo da guide turistiche tanto non abbiamo impegni,giusto?-
Michael scosse la testa,segno di no.






Angolo autrice

Salve bella gente,allora innanzitutto mi scuso per il ritardo e anche per gli errori grammaticali,in questo momento sono un po' di fretta, e in più devo studiare per la scuola.Dico anche che questo capitolo non mi piace moltissimo. Ho impiegato tanto tempo perché ho notato che l'editor di EFP è cambiato totalmente,è diverso e strano. 
Come vedete Lara riesce a trovare un posto dove stare in questo periodo e qua incontra Ashton e Michael,due quarti dei coglioni. Ringrazio subito le persone che hanno recensito,cioè 14 cosa che non riesco a credere, e per le persone che hanno messo tra le preferite,seguite e ricordate. Questa fan fiction è molto importante per me. Vi chiedo umilmente se potete lasciare una recensione per farmi sapere che cosa ne pensate del capitolo e che cosa pensate che potrebbe succedere nel prossimo capitolo. Chiedo anche alle lettrici silenziose di fare un passo avanti e lasciare una piccola recensione.  Scusate se non ho risposto alle vostre recensioni,ma siete dolcissime,che mi sono sciolta completamente come il buro fuso nel microonde.
Su twitter mi potete trovare come @louisjvoice mentre gli altri contatti potete trovarli nel primo capitolo.


bacioni xx
lara. 

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