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di xpaynerauhl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue+Chapter1 ***
Capitolo 2: *** Chapter2 ***
Capitolo 3: *** Chapter3 ***
Capitolo 4: *** Chapter4 ***
Capitolo 5: *** Chapter5 ***
Capitolo 6: *** Chapter6 ***
Capitolo 7: *** Chapter7 ***
Capitolo 8: *** Chapter8 ***



Capitolo 1
*** Prologue+Chapter1 ***




 





PROLOGO

Jade Victoria Bennett, 18 anni, nata e cresciuta a Southampton, in Inghilterra.
Jade è una ragazza come tante ma non come tutte.
È una brava ragazza, pulita, tranquilla, gentile, rispettosa, molto disponibile, intelligente, perspicace e studiosa quanto basta.
Allo stesso tempo è molto sensibile, timida, fragile, insicura, si sente sola. 
Si sente sola perché non sa di chi potersi fidare, perché si è fidata troppo in passato quando non avrebbe dovuto. È diventata diffidente per questo.
Quando era bambina era molto estroversa, allegra, solare, parecchio - anche troppo - loquace.
Con gli anni ha perso quella gioia di vivere e quel sorriso sincero.
Ha imparato a fare sorrisi falsi che mascherassero il suo vero umore, a fingere una risata quando le veniva da piangere, a dire 'sto bene' quando dentro stava male, a trattenere le lacrime in ogni situazione e a parlare solo lo stretto necessario per paura di essere giudicata per quello che dice.
Jade, nonostante questo, si ritiene fortunata perché sa che c'è chi sta peggio di lei, "sono altri i problemi della vita" si ripeteva.
Ma questo periodo buio è solo una fase e sa che passerà.
Quando? Presto, prestissimo. Come? Ve lo racconterò.

Liam James Payne, anche lui diciottenne, anche lui di Southampton.
Liam è un ragazzo spensierato, solare, simpatico, divertente e molto socievole ma anche serio e molto intelligente.
È bello, una di quelle bellezze interiori che armonizza con quella esteriore.
Ma è stato cieco per molti anni, non si è mai sforzato di vedere oltre al suo mondo, quello in cui si trova da sempre, quello forse migliore di tutti, il più facile da abitare.
Jade non appartiene a quel mondo. I mondi di Jade e Liam sono molto vicini ma diversi, interagiscono ma non si mescolano, si sentono ma non si ascoltano. 




CAPITOLO 1

Jade, come tutte le mattine, era sul bus che l'avrebbe portata a scuola. Si sedette al suo solito posto, all'incirca a metà, le piaceva osservare le persone nell'autobus ma non voleva stare troppo indietro, quei posti erano tacitamente riservati ai più "popolari". Mise le cuffiette nelle orecchie e fece partire la playlist del cellulare intitolata 'D E M I' che conteneva appunto l'ultimo album di Demi Lovato. Prese il quaderno con gli appunti di matematica, non era ancora riuscita a capire alcune delle formule da utilizzare sul piano cartesiano, che tra gli argomenti era quello in cui andava peggio. Non esattamente per colpa sua, il professore che avevano da poco cambiato era pessimo a spiegare.

Liam salì qualche fermata dopo dalla porta posteriore e dovette stare in piedi nel corridoio perché i posti a sedere erano finiti. Si affrettò a tirare fuori dallo zaino il libro di biologia, il giorno prima era uscito con gli amici e non aveva studiato per l'interrogazione che si sarebbe tenuta l'indomani mattina. Biologia era una materia di studio, non c'era molto da capire e lui aveva seguito le lezioni in classe perciò con un po' di studio si sarebbe assicurato un bellissimo voto. Peccato che aveva anteposto il calcetto alla genetica.

Jade era visibilmente sconfitta, erano dieci minuti buoni che fissava il quaderno senza concludere nulla, più si sforzava e più sentiva che sarebbe finita con l'avere una crisi di nervi.
Sbuffò e si ravvivò i capelli color mogano spostando qualche ciocca dietro all'orecchio, distogliendo per un'attimo lo sguardo dal quaderno: aveva decisamente bisogno di una pausa. Aumentò il volume della musica e alzò lo sguardo. 
Scorse Liam che sfogliava freneticamente il libro di biologia, non sapendo da dove cominciare.
Il ragazzo sospirò e quando l'autobus si fermò si guardò intorno sperando - inutilmente - che qualcuno fosse sceso liberando un posto. Incrociò lo sguardo di Jade un paio di posti più avanti e la salutò con un cenno del capo e un mezzo sorriso stanco. La ragazza ricambiò con un cenno più timido ed uno sguardo comprensivo.
Liam si spostò di mezzo metro più in là in modo da essere di fronte al posto di Jade la quale, vedendolo arrivare, si tolse una delle cuffiette e abbassò di poco la musica.
«Ciao» la salutò meglio.
«Ciao» rispose lei. 
«Problemi con matematica?» chiese vedendole il quaderno appoggiato sulle gambe.
«Sì... non riesco proprio a capirla col nuovo prof» affermò frustata «tu invece con biologia, vedo. Non hai studiato?» provò ad indovinare.
«Già... e non saprei nemmeno che cosa studiare, ci sono tantissime pagine e questo libro è molto evasivo e non ho il tempo di selezionare le informazioni» spiegò deluso maledicendosi mentalmente per non aver studiato per tempo.
«È per questo che io mi sono fatta gli schemi»
Nella mente di Liam balenò un'idea che si decise ad esporre: «Non è che mi potresti aiutare tu? Io poi ti aiuto con matematica» le propose Liam.
«Mmm... va bene» rispose lei titubante, non che non volesse aiutarlo, anzi, era sempre disponibile ad aiutare gli altri se poteva, era solo un po' diffidente e non poteva farci nulla, faceva parte del suo carattere.
«Solo se ti va, ovviamente» si apprestò ad aggiungere lui.
«Sì sì, certo, nessun problema» sorrise lei sincera, non voleva assolutamente che il ragazzo pensasse che le avrebbe pesato aiutarlo, perché non era così.

Jade era intenta a descrivere la struttura del DNA, teneva lo sguardo fisso sul libro, non sarebbe riuscita a sostenere lo sguardo del ragazzo e a concentrarsi allo stesso tempo sulla biologia, la sua insicurezza la frenava.
Liam ascoltava Jade con molta attenzione, la scrutava mentre parlava, "ha gli occhi verdi, non ci avevo mai fatto caso" notò mentre lei si portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Era un gesto che faceva spessissimo.

Jade e Liam non avevano mai avuto tutta questa confidenza, si scambiavano giusto due parole riguardo la scuola e di tanto in tanto si salutavano se si incontravano. Frequentavano il penultimo anno alla Southampton High School e quest'anno avevano in comune quattro o cinque ore, tra cui biologia e matematica. 
Arrivati davanti a scuola Liam ringraziò immensamente Jade e le disse che dopo l'interrogazione di biologia le avrebbe spiegato matematica.
Il ragazzo ripose il libro nello zaino e raggiunse il suo gruppo di amici nel posto in cui erano soliti aspettare il suono della campanella la mattina fuori da scuola.
Jade, invece, entrò nell'edificio, passò il badge per la presenza e si sedette sugli scalini dell'atrio come era solita fare.


Jade stava ascoltando assorta l'interrogazione di Liam, dopo che l'aveva preparato voleva vedere come sarebbe andato.
Sapeva che era intelligente, ma si stupì nel notare il modo di esporre di Liam incredibilmente scorrevole e naturale, sempre con i termini adeguati. Era proprio bravo.

Finita la lezione la classe iniziò a svuotarsi e Jade stava rimettendo i libri nello zaino quando Liam l'affiancò. «Ancora grazie, è tutto merito tuo se l'interrogazione è andata bene, ti devo un favore» le disse riconoscente «a cominciare da matematica» aggiunse «facciamo nell'ora di pranzo?» propose.
«Ok, dove ci troviamo?» chiese Jade.
«Tu cos'hai l'ora prima?» s'informò lui.
«Storia dell'arte, aula 35» rispose la ragazza.
«Dunque è al secondo piano... io ho tecnologia nell'aula 9 quindi al piano terra. Allora vieni giù e ci vediamo davanti alla mia, ok?»
«Perfetto, a dopo» si congedò Jade facendogli un mezzo sorriso.
«A dopo» replicò Liam dopodiché si avviarono alle rispettive aule.




HEY:)
Per chi non mi conosce io sono Amy e questa è la mia seconda fanfiction.
L'altra è sospesa, la riscriverò.
A questa fan fiction ci tengo molto e so che nel primo capitolo non c'è molta sostanza, ma dal secondo si inizia a conoscere Jade. ;)

Questa è Jade, (Lauren Jauregui delle Fifth Harmony) e questo è Liam, me lo immagino con questo taglio di capelli :)

    
Scrivetemi cosa ne pensate in una recensione, mi aiuterà a capire se qualcuno la sta leggendo, cosa ne pensate e soprattutto mi aiuterà a migliorare.

Volevo mettere subito il secondo ma devo scappare, quindi lo metto domani... ciao :)

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Capitolo 2
*** Chapter2 ***







 
CAPITOLO 2

Jade stava aspettando Liam a qualche metro di distanza dalla porta dell'aula 9, ancora chiusa. La sua lezione di storia dell'arte era finita in anticipo e aveva approfittato per starsene un po' tranquilla ad ascoltare la musica. Quando sentì la campanella trillare e vide la porta aprirsi abbassò la musica e cercò Liam con lo sguardo in mezzo allo sciame di studenti. Lo vide uscire una manciata di secondi dopo mentre parlava con altri ragazzi provenienti da quell'aula.

«Stiamo insieme a pranzo?» ascoltò, involontariamente, Jade la proposta di uno dei ragazzi.
Liam si guardo intorno alla ricerca della ragazza che sapeva lo stava aspettando e quando la vide le mimò un "arrivo".
«Io no, devo studiare» declinò l'invito.
«Non dirmi che è una scusa per stare con quella» disse un'altro dei ragazzi enfatizzando l'ultima parola in modo dispregiativo.
«Io con quella? Ma va'! Dobbiamo solo studiare» chiarì Liam.
«Ah, va be'... Ci vediamo dopo a diritto» lo congedò il ragazzo.
«A dopo» salutò Liam avviandosi verso la direzione di Jade e insieme uscirono nel giardino della scuola.

Jade non sapeva se dirlo o no, alla fine si decise ad aprir bocca «senti... se... insomma se avevi altri programmi per pranzo non devi per forza stare qui a spiegarmi matematica, non importa» affermò con tono gentile.
«A: non avevo nessun altro programma, B: mi fa piacere, C: te l'avevo promesso, tu hai aiutato me stamattina» elencò Liam in tono convincente «dico davvero» aggiunse notanto l'espressione dubbiosa della ragazza.
«Ok...» balbettò incerta lei prendendo i libri dallo zaino.
Non gliel'aveva di certo detto, ma aveva sentito la conversazione con i suoi amici.
Aveva sentito di come avevano usato quel tono riferito a lei, di come Liam si era subito preoccupato di chiarire che non era minimamente interessato a lei 'in quel senso'.
Di certo non era sorpresa di nulla. Purtroppo ci era abituata, a tutto quello, e non si aspettava che andasse diversamente.
Spazzò via quei pensieri e mise su la sua espressione neutrale per concentrarsi sulla matematica.
Liam spiegò a Jade le cose che non aveva capito, quelle più difficili e Jade si rincuorò al pensiero che forse la verifica non sarebbe andata poi così male. Con il professore non aveva capito quasi nulla mentre con Liam tutto appariva più chiaro. Jade lo ringraziò di cuore per l'aiuto e lui fu contento di aver, in un certo senso, saldato il debito verso di lei.
Non ci misero molto, una mezzora circa, dopodiché Liam raggiunse i suoi amici e Jade andò a fare un giro nella strada dietro alla scuola, quella che era collegata alle scuole elementari, dove trovò vari gruppetti di ragazze che parlavano e passeggiavano tranquille ridendo e scherzando.
Si sentì mancare per un momento. Le invidiava terribilmente, avrebbe voluto avere delle amicizie così.

I bambini ridevano e correvano ma lei non li sentiva perché aveva le cuffiette, come sempre. Il suo non era semplice amore verso la musica. Lei ne aveva bisogno come l'aria se non di più e ogni momento libero era una scusa buona per mettere le cuffiette ed entrare in quel meraviglioso mondo.
Due ragazze che chiacchieravano animatamente passarono davanti ad un gruppetto di bambine che giocavano a fare intrugli con foglie e terra sul muretto della cancellata. Alcune bambine diedero loro il cinque, altre scambiarono qualche parola con le ragazze che subito dopo sorrisero e ripresero a camminare continuando la loro conversazione. 
Camminando anche Jade passò davanti alle bambine e una di loro quando la vide sorrise e sporse la manina dalla cancellata con il palmo rivolto verso di lei per chiedere di batterle il cinque. Jade si tolse una delle cuffie, batté la manina alla bimba e le sorrise dolcemente.
«E tu ce l'hai il fidanzato?» chiese un'altra bambina.
«No» rispose cordiale Jade per poi proseguire a camminare.
«Certo, questa era brutta» commentò la bambina che le aveva appena posto la domanda.
Jade tentò di ignorare la fastidiosa fitta al cuore e il nodo alla gola mettendo l'altra cuffia e aumentando il volume. Aumentò anche il passo verso l'edificio scolastico mano a mano che procedeva, tanto da arrivare a correre. Quando entrò vide il corridoio deserto - probabilmente erano tutti fuori o in qualche aula - e si rifugiò nel primo angolo che trovò, quello sotto le scale e non resistette più: scoppiò a piangere.
Si diede mentalmente della stupida più di una volta, come poteva piangere semplicemente perché una bambina la riteneva brutta? Eppure era più forte di lei, era troppo sensibile, uno dei tanti difetti che odiava di sé stessa. E poi com'era il detto? Ubriachi, leggings e bambini non mentono. Appunto.
E la sua bassa autostima diminuì ancora.

Liam entrò nella scuola un'amico gli aveva rovesciato la Coca-Cola sulla maglietta ed ora aveva bisogno di un bagno per cambiarsi.
Andò al suo armadietto a prendere la maglietta di ricambio che usava per l'ora di educazione fisica e si avviò al bagno.
Passando davanti alle scale sentì dei singhiozzi e si guardò intorno per capire da dove provenissero. Chinò la testa e scorse una figura rannicchiata sotto le scale che tremava ad ogni singhiozzo.
Era indeciso sul da farsi, non sapeva se intervenire e dire qualcosa o semplicemente ignorarla.
La ragazza alzò la testa dalle ginocchia per asciugare le lacrime con la manica della giacchetta e quando girò la testa per asciugare l'occhio sinistro vide Liam ma rimise immediatamente la testa sulle ginocchia portandosi le mani intorno ad essa e smise di singhiozzare, sperando che non l'avesse vista.
Liam la riconobbe e si chiese cosa potesse essere successo. L'aveva vista molto serena poco tempo prima ed ora aveva cambiato completamente umore.
Non seppe perché ma si decise ad avvicinarsi, seppure non sapendo bene come comportarsi.
Si sedette davanti a lei e le sussurrò piano il suo nome. Lei sussultò, era convinta che il ragazzo se ne fosse andato, e in risposta si rannicchiò ancora di più. «Jade» la chiamò di nuovo appoggiandole una mano sull'avambraccio e provocandole un'altro sussulto. Questa volta la ragazza si vide costretta ad alzare la testa. Incrociò i suoi occhi leggermente preoccupati per un secondo ma distolse immediatamente lo sguardo portandolo sulle proprie gambe.
«Cos'è successo?» chiese Liam piano.
Jade non sapeva cosa rispondere. Era abituata a mentire in questo genere di situazioni ma stavolta era stata 'colta in flagrante'. «Oh nulla, sono... allergica alla polvere» inventò lì per lì asciugandosi nuovamente le lacrime, la voce tremante anche se tentava di nasconderla.
«Sei una ragazza troppo intelligente per rifilarmi una scusa talmente banale. Se non vuoi parlarne dillo e basta» affermò il ragazzo in tono comprensivo.
«Non voglio parlarne» gli fece dunque eco Jade.
«Come vuoi. Se cambi idea sai dove trovarmi, ok? Intanto ti ricordo che fra poco inizia la lezione di matematica e hai una verifica da fare» la informò per poi alzarsi.
La campanella suonò. «Merda» imprecò Liam guardandosi la maglietta sporca di Coca-Cola, non aveva più tempo di andare in bagno a cambiarsi così, dopo aver controllato che nessuno lo vedesse, tolse velocemente quella bagnata e si mise quella pulita.
A Jade non dispiacque la vista del fisico robusto ed allenato del ragazzo - lo aveva sbirciato un secondo senza farsi vedere.
La ragazza sospirò e sciolse le braccia dalle ginocchia.
«Dai, andiamo» le sorrise Liam porgendole una mano.
Jade ricambiò con un mezzo sorriso poco convinto ma sincero, accettò la mano, si alzò, si mise la cartella e andò in classe insieme a lui.


«Mi dispiace signorina Bennett, lei ha fatto praticamente scena muta, non ci siamo, non posso assolutamente darle la sufficienza» sentenziò Mr Griffiths finita l'interrogazione. 
Jade si limitò ad abbassare il capo, mortificata. Lei aveva previsto una verifica scritta, poiché era stata assente quando i suoi compagni l'avevano fatta, e invece il professor Griffiths aveva preferito farle un'interrogazione orale. Ma già il carattere non l'aiutava, in più non era proprio dell'umore, perciò fece fatica a parlare. Le cose le sapeva, le aveva studiate prima con Liam, ma aveva paura che le lacrime le si strozzassero in gola al posto delle parole e che uscissero senza permesso quindi preferì la scena muta.
Jade tornò al suo posto, ancora più demoralizzata dal pessimo voto in matematica che le avrebbe abbassato precipitosamente la media e assicurato la bocciatura in quella materia. Bene. Come se tutto il resto andasse già meravigliosamente, ci mancava solo quella.
Non aveva mai rischiato la bocciatura in una materia, era una brava studentessa e non aveva mai permesso al suo umore di influire sul rendimento scolastico, si preparava sempre psicologicamente prima. Finché un professore non le rovinò i piani.
«Finita la lezione si fermi un'attimo, le devo parlare» la informò Mr Griffiths.
Jade annuì e pregò che la campana arrivasse in fretta per andarsene da quella situazione.

Liam aveva assistito esterrefatto all'interrogazione della compagna. "Ma come?! Sapeva tutto prima!" pensò. Si accorse però del volto della giovane e capì che il suo non era un problema di studio. Gli dispiaceva, gli sembrava che non lo meritasse, anche se non la conosceva.
Quando l'aveva vista nel sottoscala le sembrò così indifesa, ferita, come non l'aveva mai vista. Aveva già visto delle ragazze piangere, ma spesso i loro si erano rivelati pianti forzati per motivi futili. Liam non conosceva i motivi di Jade, ma aveva capito dalla sua espressione che quello che provava era vero, non fingeva nulla, ne era sicuro.

Quando la campanella suonò Jade aveva già la cartella e andò immediatamente alla cattedra come le aveva detto il professore mentre la classe iniziava a svuotarsi.
«Signorina Bennett, non capisco cosa le sia successo, non è da lei fare scena muta» iniziò il professore.
Jade abbassò lo sguardo ammonita.
«In ogni caso qualunque sia stato il motivo, so che se si impegna è in grado di recuperare. Però io devo dare i voti di fine semestre entro la settimana prossima perciò se vuole recuperare mi deve fare un'interrogazione o una verifica su tutto il programma non oltre venerdì. Le va bene?»
Jade annuì ritrovando un minimo di speranza per la promozione. «Preferirei una verifica scritta, se possibile» azzardò. Non era da lei fare di quelle proposte, ma non poteva permettere che anche quell'interrogazione fosse andata male per il suo carattere.
«Come vuole lei» acconsentì Mr Griffiths.
«La ringrazio. Arrivederci.» si congedò poi la ragazza.

Liam fece la cartella con calma, l'ora dopo era quella di ginnastica e non importava se tardava qualche minuto.
Aveva sentito la conversazione tra Mr Griffiths mentre usciva e sperava che Jade recuperasse. Per un attimo gli venne in mente un'idea a cui non sapeva se dar retta: e se si fosse offerto di aiutarla? Dopo tutto a lui non costava niente. Decise che ci avrebbe pensato su.

Fuori da scuola Jade aveva ritrovato il sorriso: stava scherzando e ridendo con una sua compagna di storia dell'arte mentre aspettava l'autobus.

In autobus Liam notò che Jade sembrava di nuovo rattristata, sempre con le sue cuffie nelle orecchie, come isolata dal mondo. Si chiese come avesse potuto cambiare espressione così in pochi minuti, ma si impose che non erano affari suoi e si costrinse a pensare ad altro.





HEY:)

So che la lunghezza del capitolo non è coerente con quella del primo, perdonatemi se sono impedita in queste cose, ma non sono una scrittrice e questo pezzo l'ho scritto tutto insieme.

Vi prego, davvero, se avete qualcosa da farmi notare che ho sbagliato, che non vi piace, che secondo voi non va bene, per favore ditemelo senza paura, ci tengo, mi serve a migliorare!

Su twitter sono @xpaynerauhl c:


E questa è Jade, in lacrime :(



-Amy

 

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Capitolo 3
*** Chapter3 ***






 
CAPITOLO 3
 
La campanella della prima ora era appena suonata, il tempo era nuvoloso e gli studenti stavano prendendo posto dato che la professoressa sarebbe arrivata da un momento all'altro.
Arrivò dopo dieci minuti buoni, posò la borsa sulla cattedra, si tolse il soprabito e richiamò il silenzio.
«Vieni pure Ginevra» affermò guardando in direzione della porta. Una ragazza dai capelli rossi entrò dando uno sguardo veloce alla classe per poi avvicinarsi alla cattedra.
«Ragazzi lei è Ginevra Edwards, la vostra nuova compagna di classe» annuciò Mrs Rogers «siediti pure dove vuoi» disse poi alla ragazza.
Ginevra percorse il breve corridoio tra i banchi e si sedette nell'unico posto libero in penultima fila, davanti a me, vicino ai gemelli Hedley. 'Poverina' pensai.
«Se non lo sapessi io sono Dylan Hedley» le disse con la sua solita aria spavalda,  mentre la professoressa iniziava a spiegare.
«Ginni» rispose lei semplicemente.
«Allora dolcezza, da dove vieni?» chiese poi l'essere squamoso.
«Chiamami un'altra volta 'dolcezza' e te ne farò pentire» replicò secca.
«Uhhh Tyler, hai sentito? Questa è una tosta» ridacchiò col fratello «sai, dolcezza, a me piacciono le ragazze con carattere» ammiccò poggiandole una mano sulla coscia coperta dai jeans chiari.
Lei guardò la mano e poi lui, mordendosi il labbro, «Davvero?» sospirò avvicinandosi a lui.
Dylan fece un mezzo sorriso sghembo e soddisfatto, quando la ragazza prese la mano che aveva sulla sua coscia e la storse piantandoci le unghie dentro.
«Anche questo ti piace o è troppo 'di carattere'?» chiese ironica tornando a prestare attenzione alla prof.
«E va bene, lasciamo perdere, per ora.» sibilò.
 
Ginevra - o forse doveva chiamarla Ginni, come si era presentata? -  sembrava 'una forte'. Proprio il suo contrario, pensò Jade.
 
Finita l'ora di letteratura la ragazza nuova si girò verso Jade con un foglio in mano. «Ciao, io sono Ginni» si presentò sorridente mostrando i denti perfetti il cui bianco risaltava con il rossetto aranciato 
che portava.
«Jade» rispose semplicemente lei ricambiando il sorriso.
«Per caso sai dove posso trovare l'aula 27, di diritto?» chiese gentilmente Ginni.
«Ho anch'io diritto dopo l'intervallo, ti ci posso accompagnare» rispose Jade prendendo le sue cose.
«Perfetto, grazie» la imitò l'altra.
«Ci sono sempre coglioni come quei due nelle classi?» iniziò il discorso Ginni.
«Purtroppo sì, nella maggior parte dei casi»
«Allora qui non è tanto diverso dalla mia vecchia scuola» sentenziò la ragazza.
«Dove andavi a scuola prima?» domandò Jade.
«A Brighton» rispose Ginni «ci siamo trasferiti per il lavoro di mia madre»
«E come mai a fine semestre?» chiese la mora.
«Visto che nell'altra scuola era già finito il preside mi ha consigliato di venire per mettermi in pari prima con le materie che prima non avevo»
«Quali materie hai diverse?»
«Solo biologia e diritto. Li avrei voluti fare anche nella mia vecchia scuola ma non erano più disponibili così appena sono arrivata qui non ho resistito. Lo so che sembra strano, ma a me piacciono come materie, soprattutto il diritto, perché vorrei diventare avvocato» spiegò la rossa.
Jade la scrutò pensando che il trucco pesante, i capelli rosso acceso e il look scuro le davano un'aria quasi 'dura' mentre in realtà era una ragazza estremamente solare, sempre sorridente, e molto simpatica. In più doveva essere anche una ragazza intelligente, per piacerle la biologia e per sognare una carriera da avvocato. Le piaceva quella ragazza.
«Oh scusa probabilmente ti sto annoiando con i miei monologhi, certe volte mi dimentico che alle persone non piacciono quelli che parlano tanto» disse con un tono di rimprovero verso se stessa.
«Oh no no, assolutamente, a me piacciono le persone che parlano tanto» chiarì Jade con un sorriso rassicurante.
Se c'era un pregio che Jade aveva, anche se non lo sapeva, era quello di riuscire a mettere a proprio agio le altre persone con i loro 'difetti'. Cercava sempre un lato positivo in essi e nelle persone. Forse era così perché era proprio lei a cui mancava qualcuno che le facesse notare che i suoi difetti non erano poi così tanti come li vedeva lei.
«Ma tu non sei una di quelle, giusto? Non mi sembri molto loquace» replicò la rossa.
«Già... io preferisco parlare lo stretto necessario, perché se inizio a parlare più del dovuto rischio di dire cose sbagliate» si spiegò la mora.
«In che senso?» aggrottò le ciglia Ginni.
«Niente, lascia stare. L'ho detto che è meglio se non parlo» sorrise Jade.
«Ok... senti, siccome sei la prima persona che conosco a scuola, ti andrebbe di venire da me una volta? Studiamo, parliamo, andiamo a fare un giro visto che non conosco questa città... non so, quello che vuoi» propose Ginni con un sorriso a trentadue denti.
«Sì perché no» accettò Jade «ma questa settimana non posso, devo studiarmi tutto il programma di matematica se non voglio farmi bocciare» aggiunse.
«Io sono brava in matematica, se vuoi ti do una mano volentieri» la informa la rossa.
«Davvero lo faresti?» si accertò la mora. Non era abituata a ricevere favori.
«Ma certo, e poi tu mi stai già simpatica» le assicurò Ginni.
«Oh davvero? Anche tu a me» arrossì leggermente Jade a quella sorta di complimento.
«Bene allora questo è il mio numero» le disse porgendogli un foglietto su cui aveva appena scritto delle cifre.
«Ti do anch'io il mio» replicò Jade scrivendole il suo, dopo aver messo il bigliettino in tasca.
«Ok adesso andiamo a lezione, non vorrei arrivare in ritardo la prima volta» constatò Ginni.
«Soprattutto con Ms Lockhart che è una pignola» la informò Jade.
 
 
 
 
Un paio di giorni dopo, Liam ci aveva pensato su e aveva deciso che voleva aiutare Jade. 
Così subito dopo scuola, prima che arrivassero i suoi amici, vide Jade parlare con una ragazza dai capelli rossi e le raggiunse.
«Ciao» iniziò Liam.
«Liam, ciao» rispose Jade con tono sorpreso, non si aspettava di vederlo.
«Ehm volevo dirti che mi dispiace per come è andata l'interrogazione di matematica e che ho sentito cosa ti ha detto il professore quindi se vuoi una mano per studiare...» spiegò il ragazzo.
«Oh beh.. grazie ma mi sono già messa d'accordo con lei - indicò Ginni - quindi...» rifiutò la ragazza.
«Ma io non sono davvero brava in matematica. Forse è meglio se ti fai aiutare da lui, sono sicura che ti sarà più utile» intervenne Ginni.
Jade fece una faccia confusa, perché Ginni le aveva mentito? Proprio non capiva.
«Quindi... ti serve il mio aiuto?» chiese Liam.
«Ehm» temporeggiò Jade non avendo ancora deciso cosa rispondere.
Era confusa, non capiva ancora perché Ginni si era comportata così e si stava anche chiedendo perché Liam voleva aiutarla.
«Il preside mi aveva detto che il giovedì la biblioteca è aperta dopo scuola per chi vuole fermarsi a studiare. Potete andare lì.» propose Ginni, decidendo lei per Jade.
La mora si voltò verso Ginni interrogativa per poi girarsi per vedere la reazione di Liam alla proposta.
«Se tu sei libera per me va bene» accettò Liam.
«Ma giovedì è... domani» notò Jade «comunque sì, va bene» aggiunse poi.
«Bene è arrivata mi sorella, noi dobbiamo andare» si rivolse a Jade.
«Allora ci vediamo domani?» chiese conferma Liam.
«Va bene» rispose Jade.
«Ciao» salutò allegra Ginni.
«Ciao» replicò Liam per poi allontanarsi.
 
«Jade, questa è mia sorella Perrie. Perrie, questa è la mia amica Jade» fece le presentazioni Ginni.
«Molto piacere» le tese la mano Perrie con un sorriso smagliante.
«Piacere mio» le sorrise Jade di rimando stringendole la mano.
«Allora andiamo?» disse Perrie aprendo l'auto col telecomando.
«Sì» rispose Ginni avviandosi alla macchina con Jade al seguito.
 
«Allora, tu hai delle classi in comune con mia sorella, no?» chiese Perrie, per fare conversazione, in auto.
«Sì alcune» rispose Jade.
«Ti prego spiegami come fai a sopportarla, so quanto sa essere insopportabile quando inizia a parlare a macchinetta» 
«Ma come sei dolce sorellina mia» intervenne Ginni, ironica.
«Beh io sono una che parla poco quindi diciamo che lei parla anche per me, ci compensiamo.» spiegò Jade.
«Vedì, sorellina?» replicò Ginni.
«Sì ma ti avverto che ti stuferai presto» informò Perrie rivolta a Jade.
«Oh non credo, mi sta molto simpatica tua sorella» le disse la mora di rimando.
«Mmh come vuoi tu, ma mi darai ragione un giorno» replicò Perrie.



HEY:)
La storia la stanno cagando in due, ma io sono ancora qua a pubblicare.
C'è un nuovo personaggio, Ginni. Vi piace? Io la amo askjlkg.
Ha il volto di Ariana Grande, eccola:


 

su twitter sono @xpaynerauhl

-Amy

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Capitolo 4
*** Chapter4 ***









CAPITOLO 4


Una volta arrivati, dopo pochi minuti di viaggio in auto, Jade riconobbe la via, era quella accanto alla sua.
«Questa verde acqua è la nostra casa» le disse Ginni indicandola alla sua sinistra.
«Che bella!» commentò la mora. «Lo sai che siamo anche vicine? La mia via è quella là» disse indicando una via che svoltava a sinistra.
«Oh bene, così possiamo vederci ogni volta che vogliamo» replicò entusiasta la rossa.

Quando entrarono Jade osservò la casa: era nuova, luminosa ed elegante, le piaceva. 
C'era un grande salone collegato alla sala da pranzo e delle scale chiare e moderne.
«Mamma siamo a casa» urlò Ginni per avvisare la madre che si trovava in cucina.
La signora Edwards uscì da quella che sembrava la cucina.
Era una signora abbastanza giovane, bionda e con gli occhi castani, come quelli di Ginni. Era curata ma né troppo elegante, né troppo sportiva.
«Oh ciao, tu devi essere Jade» la salutò con tono gentile.
«Sì, salve» replicò Jade.
«Ti ringrazio per dare una mano a mia figlia ad ambientarsi a scuola e con le nuove materie» le disse la signora.
«Per me è un piacere» le assicurò la ragazza.
«E mi scuso per il disordine in casa, ma stiamo ancora sistemando le ultime cose del trasloco» si giustificò per alcuni scatoloni qua e là.
«Si figuri, è normale» le disse Jade comprensiva.
«Va bene, noi andiamo in camera mia» informò Ginni.
«È stato un piacere signora» si congedò Jade.
«Anche per me, Jade» concordò Mrs Edwards.

«Allora adesso mi devi dire chi è quel gran figo che ci ha parlato oggi dopo scuola» iniziò la rossa una volta che erano sole.
«Sì, a proposito, si può sapere che cavolo ti è venuto in mente con la storia della biblioteca?!» sbottò Jade. 
«Mi è venuto in mente che il giovedì la biblioteca è aperta e-» tentò di giustificarsi Ginni.
«Mi riferivo di più alla parte in cui io domani devo andare a studiare con lui» la interruppe la mora.
«Che c'è? Mi sembrava una buona idea. E siccome sapevo che tu non l'avresti mai proposto ti ho dato un piccolo aiuto. Ho fatto male?»
«Sì.» sentenziò Jade leggermente alterata, ma mantenendo un tono normale. «Ma ormai fa lo stesso, è fatta.» aggiunse con un pizzico di delusione.
«Te la sei presa?» chiese Ginni mordendosi il labbro inferiore, un po' dispiaciuta. Iniziava a pensare che non era stata proprio una buona idea.
«No. Ma non lo fare mai più, ok?» le rispose Jade comprensiva.
«Promesso. Ma sicura che adesso non mi odi?» si preoccupò la rossa.
«Ma va' non ti odio di certo per una cosa così ahah» la rassicurò l'altra.
«Oh per fortuna, non volevo perdere l'unica amica che ho qui a Southampton» le confessò.
«Quindi toglimi una curiosità, tu sei brava o no in matematica?» chiese la mora.
«Sì, sono abbastanza brava» rispose Ginni.
Almeno Jade era sicura che non le aveva mentito, in fondo voleva solo aiutarla, l'aveva fatto "a fin di bene". Ma Jade non era il tipo di ragazza che voleva essere aiutata, soprattutto se non lo chiedeva e soprattutto in questione di ragazzi. Anche se in questo caso si trattava solo di un compagno di classe, no?
«Ma non mi hai ancora detto chi è» si ricordò Ginni.
«È un mio compagno di classe, abbiamo qualche materia insieme e prendiamo lo stesso autobus» spiegò Jade.
«E...?» 
«E niente, solo questo.» chiarì la mora.
«Mmh allora siete amici?» chiese la rossa.
«No, in verità spesso neanche ci salutiamo» rispose Jade.
«Ma oggi è venuto ad offrirti aiuto quindi...» insinuò Ginni.
«Quindi niente. Sinceramente non ho capito perché l'ha fatto, probabilmente perché gli faccio pena.» concluse Jade.
«Secondo me gli piaci» affermò Ginni.
«Oh proprio no, una come me non può piacere a quelli come lui, te lo dico io. E sinceramente neanche mi interessa piacergli, me la sono messa via anni fa che rimarrò single a vita» spiegò. «Tu invece, che mi dici? Hai lasciato qualche ragazzo a Brighton?» tentò di cambiare discorso.
«No no signorina, non provare a cambiare discorso.» la ammonì Ginni.
«Ma non stavo cambiando discorso, stavo solo cercando di ridarti il ruolo di quella che parla, visto che lo sto facendo solo io.» si giustificò Jade.
«Bella scusa, ma torniamo a noi. Perché sei convinta che rimarrai single a vita? Io non credo.» 
«Oh ma dai, mi hai vista?» le chiese Jade, indicandosi, con tono ovvio.
«Sì che ti ho vista, è per questo che non ti capisco. Sei carina, intelligente e quando vuoi sai anche parlare.» rispose Ginni.
«Per prima cosa non sono carina. Seconda cosa, l'intelligenza non interessa ai ragazzi. Terza cosa, il fatto che io sappia parlare non è un punto a mio favore.» elencò Jade, convinta.
«Mmh ho capito che sei anche testarda, perciò lascierò perdere visto che tanto non mi riconoscerai mai che ho ragione» concluse Ginni.
«Forse perché non hai ragione?» replicò Jade. «Comunque sì, meglio lasciar perdere. Dimmi di te.» aggiunse con un sorriso.
«Io ho avuto dei ragazzi ma niente di troppo serio» rispose Ginni.

«Tu hai mai... insomma... l'hai mai fatto?» chiese la rossa dopo un po'.
«Cosa?» domandò la mora.
«Sei mai andata a letto con un ragazzo?» specificò Ginni. Era una ragazza terribilmente curiosa e non si faceva mai problemi a dire tutto quello che le passava per la testa.
«Ehm... questa non è esattamente la tipica domanda che si fa a una che conosci da pochi giorni, lo sai?» replicò Jade rossa in viso.
«Lo so, ma io non sono normale, non si era capito?»
«Ahah sì, si era capito.» «Comunque no. Tu?»
«Neanche.»
«Posso chiederti perché, se hai avuto dei ragazzi?» azzardò Jade. 
«Beh perché anche se sono estroversa non sono una che la dà via facilmente e non ho ancora trovato qualcuno che amo e che mi ami» spiegò Ginni.
«Oh beh, almeno non sono l'unica allora...  con l'unica differenza che il tuo è un "non acora", il mio è un "mai"» disse Jade in tono molto tranquillo. Fin troppo, pensò Ginni. Come poteva dire una cosa così pessimista sul suo futuro una sensibile come Jade? La conosceva da poco, ma già stava iniziando a capirla. 
«Ok so che non ti conosco abbastanza e che qualunque cosa dirò non servirà a farti cambiare idea ma io sono convinta che non è così.» le disse Ginni con tono dolce.
«Beh hai ragione su tutta la prima parte ma io sono convinta che invece è così. Insomma, io sono realista. Mi piace sognare, credimi, ma con la fantasia si vola, io l'ho fatto fin troppe volte e sono caduta facendomi male. Riconosco tutti i miei difetti e anche se ho provato a cambiarmi io sono così, purtroppo.» 
«Sai, ho l'impressione che tu sia talmente occupata a vedere i tuoi difetti che non ti accorgi che hai anche dei pregi» replicò la rossa.
«Anche ammesso che questi pregi che dici tu esistano, gli altri non se ne accorgono, si accorgono solo dei difetti.»
«La gente fa schifo» commentò Ginni.
«Lo so» concordò Jade amareggiata.
«Ma tu dovresti imparare a fregartene della gente» aggiunse la rossa.
«Ho sempre voluto essere quel tipo di persona a cui non importa del parere delle altre persone, ma non lo sono.» confessò la mora.
«Questa però l'hai copiata, è una citazione di uno degli Emblem3, lo sapevi?» le chiese Ginni.
«Ehm... sì, perché? Tu come lo sai?» replicò Jade.
«Sono loro fan» le rispose semplicemente la rossa.
«Oh. Mio. Dio.» disse solo la mora con gli occhi sbarrati, stupefatta.
«Che c'è?» chiese Ginni.
«È che... non mi era mai capitato di incontrarne una. Insomma... wow!» spiegò Jade.
«Non mi dire che... ommioddio sei loro fan anche tu?» dedusse Ginni.
«Sì!» rispose Jade.
«Vieni qua e abbracciami sistah» replicò Ginni per poi stringerla in un forte abbraccio.
«Non ci posso credere.» commentò ancora Jade, incredula. 
«Oh aspetta aspetta, scommetto che questo è uno dei tuoi "difetti"» le disse Ginni.
«Beh sì, questo è un grosso difetto in effetti» asserì Jade.
«No, questo si chiama "gusto personale" non "difetto"» chiarì Ginni.
«Si chiama difetto, per gli altri, se tutti li odiano. Si vede che non conosci ancora bene Southampton e i suoi abitanti» concluse Jade.
«Può essere, ma non credere che a Brighton non ci siano haters. Solo che io me ne frego, sono le mie orecchie e ascolto quel cazzo che mi pare.» sentenziò Ginni.
«Come vorrei riuscire a dire anch'io così...» confessò Jade «E a proposito, se sei di Brighton allora avrai per forza visto Conor!» notò entusiasta.
«Sì l'ho visto un paio di volte» confermò l'altra eccitata.
«Oh chissà che bello poterlo vedere dal vivo» commentò Jade.
«Sì è... bellissimo» concordò Ginni.
«Comunque, torniamo alla triste vita reale, io domani come faccio?» chiese preoccupata Jade.
«In che senso?» replicò confusa l'amica.
«Come faccio a trovare una scusa per non andare in biblioteca dopo scuola» si spiegò meglio la mora.
«Semplice. Non inventi nessuna scusa e ci vai.» risolse facilmente Ginni.
«No, io non ci andrò mai.» sentenziò Jade.
«E perché?» domandò Ginni.
«Non saprei come comportarmi. E poi... boh non mi va di andarci.» liquidò la domanda Jade.
«C'è qualche altro motivo?» chiese Ginni.
«Beh... non vorrei che si facesse un'idea sbagliata di me. Del tipo che ci sto provando o cose del genere.» chiarì Jade.
«Primo, è stato lui a chiedertelo, quindi se mai è lui quello che ci prova. Secondo, anche se ci provassi che male c'è?» elencò la rossa.
«Primo, lui non ci proverebbe mai con me, te l'ho già spiegato, avrà voluto aiutarmi solo per pietà. Secondo, io non sono una che ci prova, soprattutto se so che non ho speranze.» la imitò l'amica spiegando le sue ragioni.
«Vedi? Se pensi in partenza che non hai speranze come lo fai a trovare un ragazzo? Se non credi tu in te stessa e nelle tue possibilità, come fanno a farlo gli altri?» cercò di farla ragionare Ginni.
«Io penso di non avere speranze e non ce la faccio a pensare il contrario. E poi chi l'ha detto che mi devo trovare per forza un ragazzo?» replicò la mora.
«Tu sei contenta di essere single?» le chiese la rossa.
«Beh... in effetti è brutto essere single, ma non ci posso fare niente» rispose Jade.
«Non è vero che non ci puoi fare niente. Puoi iniziare a pensare positivo, prima di tutto.» le disse Ginni.
Jade sospirò. «Va bene, ti prometto che ci proverò, ma non garantisco niente eh!» acconsentì.
«Brava, così mi piaci!» commentò entusiasta l'amica.
«Beh ora che ne dici se ci dedichiamo al diritto? Hai tanto da imparare» la informò Jade.
«Va bene, mettiamoci sotto» concordò Ginni.
Si sedettero entrambe alla scrivania e Jade iniziò a spiegarle tutto quello che doveva. Ginni capiva al volo tutto, era affascinata da quella materia, così in meno di un'ora studiarono tutte le "basi della materia" che poi sarebbero servite a studiare il programma del primo semestre.
«Direi basta per oggi, un'altro giorno ti spiego il programma del primo semestre» propose Jade.
«Sì sono un po' stanca.» concordò Ginni. «E ho fame. Vuoi mangiare?» aggiunse poi passandosi una mano teatralmente sullo stomaco.
«Solo bere, per favore.» rispose cordialmente Jade.
«Ok, adiamo giù»

«Ginni, prima ha chiamato Daisy e ti voleva, dopo richiamala» la avvisò la madre mentre le ragazze si sedevano al tavolo.
«Ok» le rispose la figlia.
«Daisy è mia sorella più piccola, è rimasta a Brighton con i miei zii perché venerdì ha una gara di nuoto, sabato mattina viene qui» spiegò Ginni.
«Quanti anni ha?» domandò Jade.
«16, ne deve compiere 17, va in terza» rispose la rossa.
«Quindi siete tre femmine, o ce ne sono altri?» chiese la mora.
«No, siamo solo noi tre.» replicò Ginni.
«Io invece sono figlia unica» disse Jade.
«Amo le mie sorelle, ma per certi versi vorrei esserlo anch'io» le confessò Ginni.
«Mh non so, io ho i miei genitori che avendo solo me rompono dalla mattina alla sera» le fece notare Jade.
«Noi veramente ci andiamo piuttosto d'accordo tutte e tre, ma a volte rompe anche lei... Con Daisy ha più discussioni perché vorrebbe le stesse libertà che abbiamo io e Perrie, non capisce che è più piccola.» spiegò la rossa.
«Beh ma alla fine è più piccola di te solo di un anno, come tu con Perrie» constatò Jade.
«Se consideriamo i mesi, lei è di dicembre, io di gennaio e Perrie di luglio quindi io e Perrie abbiamo solo sei mesi di differenza mentre con Daisy sono un anno e undici mesi» replicò Ginni.
«Ah beh, allora sì. Anche io sono di dicembre, quindi abbiamo undici mesi di differenza.» notò Jade.
«Davvero? In questo caso ti farò da sorella maggiore, visto che non ne hai una.» le disse Ginni ridacchiando.
«Ci sto» le rispose Jade sorridendo.



HEY:)
Nello scorso capitolo oltre a Ginni, come nuovo personaggio, c'era anche Perrie e mi sono dimenticata di mettervi una foto quindi rimedio :)
Ecco Perrie, Ginni e Jade: 

 
 


-Amy


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Capitolo 5
*** Chapter5 ***





CAPITOLO 5

Era giovedì pomeriggio e Jade stava aspettando Liam in biblioteca, come d'accordo.
Era cinque minuti in ritardo e lei sperava che non arrivasse, "se fra altri cinque minuti non è arrivato me ne vado" pensò.
Invece Liam arrivò dopo un minuto, di corsa.
«Scusa, è finita in ritardo la lezione» si giustificò.
«Non preoccuparti» gli sorrise Jade.

Passarono una mezzora buona a studiare. Liam le spiegava le formule e le faceva provare degli esercizi, lei li faceva e se sbagliava lui li correggeva. Jade era stata quasi tutto il tempo in silenzio, aveva proferito poche parole, giusto il necessario.
«Ok, direi che su questa parte sei pronta» concluse Liam.
«Bene, grazie» replicò Jade.
«Vuoi una mano anche per l'altra parte?» le chiese.
«Ehm... no, non voglio disturbarti ancora, sei stato fin troppo gentile» rifiutò lei.
«Ma no, mi fa piacere. A me piace la matematica e poi un ripasso non fa male neanche a me.» le assicurò Liam.
«Beh...»
«Dai ci vediamo un giorno di questi così ti spiego l'altra parte e poi giovedì che c'è la biblioteca aperta facciamo un'ultimo ripasso, ok?» propose il ragazzo.
«Va bene» concordò la ragazza, non troppo convinta.

"Allora come sono andate le ripetizioni? :)" recitava il messaggio appena arrivato da parte di Ginni.
"Bene :)" rispose Jade.
"Sei libera adesso? Così mi racconti :)"
"Sì però devo andare prima a casa... facciamo fra un quarto d'ora, va bene?" propose la mora.
"Ok, ti aspetto al parchetto qua vicino, sai qual'è , vero?" le chiese la rossa.
"Quello con lo scivolo blu?" 
"Sì, quello :)" confermò Ginni.
"Perfetto allora, a dopo :)" si congedò Jade.
":*" aggiunse Ginni. Jade sorrise a vedere quel 'bacino' mandatole dalla sua nuova amica. Le piaceva davvero e stavano legando sempre di più.

«Ciao» salutò la madre Jade.
«Ciao» rispose semplicemente la signora Bennett, intenta a sfogliare una di quelle riviste di gossip.
«Jade!» sentì chiamare dalla sala, riconobbe la voce del padre.
«Sì?» rispose la ragazza raggiungendolo in sala. Lo trovò seduto sul divano, intento a guardare la tv.
«Dove sei stata?» le chiese.
«A scuola» rispose Jade.
«A fare cosa fino a quest'ora?» Jade a quella domanda si impose di mantenere la calma. Non sopportava quando il padre le faceva il terzo grado, curioso, non le piaceva parlare di quello che faceva né a scuola né fuori (non che ci fosse molto da raccontare).
«Ho studiato in biblioteca» disse la ragazza.
«E perché? Non potevi studiare a casa?» Jade strinse un pugno, costringendosi però a rimanere calma e pacata.
«No, papà. Mi servivano degli altri libri per approfondire e li ho presi lì. E già che c'ero ho studiato tutto lì visto che ero tranquilla. Ho avvisato la mamma per messaggio e le ho detto di dirtelo.» spiegò Jade con tono leggermente alterato, sperando di rispondere a tutte le domande che era sicura le avrebbe fatto.
«Va bene, va bene, non ti arrabbiare, ho solo chiesto!» replicò il signor Bennett con tono innocente.
«Non sono arrabbiata» chiarì Jade con tono freddo per poi andarsene in camera sua.
Appoggiò la cartella sotto la scrivania e si gettò sul letto sbuffando sonoramente. Perché a quasi 18 anni doveva spiegare per filo e per segno ai genitori -o meglio al padre- quello che faceva? Per di più a scuola, un luogo in cui è così ovvio cosa si va a fare. Non lo sopportava.
Per un attimo si ricordò di quando alle scuole elementari, durante il breve tragitto a piedi da scuola a casa, raccontava tutta la giornata a sua madre che la ascoltava paziente. 
Si chiedeva com'era passata dal voler raccontare tutto, anche troppo, al non voler dire niente della sua vita scolastica.
Sbuffò di nuovo alzandosi a sedere per poi guardare il cellulare, mancavano due minuti all'appuntamento con Ginni.
Si fece una coda alta e dopo essersi alzata si sistemò la maglietta stropicciata ed infilò una felpa aperta. Mise cellulare e chiavi in tasca e scese le scale.
«Io vado al parchetto, con Ginni» avvisò velocemente il padre. Sapeva che era paranoico e ci teneva a sapere sempre dove e con chi andasse.
«Ma sei appena tornata!» protestò il padre.
«E allora?» replicò la ragazza.
«Non ce ne hai compiti, signorina?» si sentì dire dalla madre, era alle sue spalle con le mani sui fianchi.
«Li ho fatti prima in biblioteca» rispose prontamente Jade. Non capiva perché la madre si ostinava a farle sempre quella domanda. Ormai erano anni che Jade frequentava la scuola, sempre con un'ottima media. La questione di matematica era un incidente di percorso che si era decisa a risolvere, non aveva avvisato i genitori per paura di una loro reazione e perché comunque riteneva che la scuola non fossero affari loro, finché andava bene.
«Va bene allora, ma torna per cena. Anzi se vuoi invita anche la tua amica, così la conosciamo.» propose la madre, accettando la risposta riguardo ai compiti.
«Ok le chiedo, ciao» salutò avviandosi alla porta.
«Ehi ehi, la mia opinione non conta più?» chiese il padre. Jade fece finta di non sentire, chiudendosi la porta alle spalle e iniziando a camminare.
Non aveva per niente voglia di intraprendere un'altra discussione e rischiava anche di fare tardi.
Insomma, la sua opinione su cosa? Possibile che non potesse neanche più andare a due passi da casa senza tutte queste discussioni? Scacciò quei pensieri e mise su un sorriso arrivata davanti al parchetto e vedendo Ginni dondolarsi sull'altalena.
Si salutarono con un bacio guancia-guancia e Jade si sedette sull'altra altalena.
«Dai raccontami tutto, com'è andata con Liam?» chiese curiosa la rossa. 
«Ginni, non era un appuntamento o qualcosa del genere, sai?» replicò la mora.
«Sì, va be', ma cosa avete fatto? Dimmi!» oh Signore, tutta questa eccitazione per le ripetizioni di matematica da dove veniva?
«Studiato, solo studiato e fatto esercizi di matematica, tutto qua, non c'è nulla da raccontare» chiarì Jade. Vide l'espressione di Ginni diventare leggermente delusa. Cosa si aspettava? «Ah e poi mi ha chiesto se vuole che ci vediamo un'altra volta per finire il programma» aggiunse allora la mora, pensando che per Ginni fosse una cosa importante da riportare.
«Oh fantastico!» commentò infatti la rossa ritrovando tutto il suo entusiasmo.
«Tanto gli ho detto di no» la frenò subito Jade, con l'intenzione di vedere la sua reazione.
«Ma come??» enfatizzò la rossa.
«Dai scherzo. Ha insistito e ho dovuto accettare.» la informò quasi seccata Jade.
«Benissimo allora!» disse Ginni.
«Smettila di fare così, sei troppo entusiasmata, sono semplici ripetizioni eh!» le chiarì la mora, iniziando a pensare che l'amica se lo stesse scordando.
«Va bene, va bene...» acconsentì Ginni. «Ah sai che sono venuta a sapere che un certo Louis Tomlinson fa una festa imperdibile sabato?» si ricordò d'un tratto.
«Sì lo sapevo, la fa tutti gli anni a fine semestre, una delle tante feste che organizza» la informò Jade. Il fatto che non vi partecipasse non significava che non ne fosse al corrente.
«Dobbiamo rimediare un invito, tu sai a chi chiedere?» domandò la rossa.
«Io non ci vado, ma se tu vuoi ti dico a chi puoi chiedere» rispose Jade.
«Perché non ci vai?» chiese subito Ginni.
«Io non vado a queste feste» disse semplicemente la mora, come se fosse ovvio.
«E perché?» chiese Ginni.
«Ma io ti sembro tipo da festa, scusa?» le disse ovvia.
«Forse non ti piace ballare?» tentò di capire meglio la rossa.
«No, mi piace» replicò la mora.
«E allora perché non vieni? Dai fallo per me, non conoscerei nessuno se no... Per favore» la implorò Ginni assumento un tono ed un'espressione infantili. 
«Puoi sempre non andarci» le fece notare Jade sorridendole fintamente.
«Dai dobbiamo conoscere gente nuova tutte e due e non c'è niente di meglio di una festa» tentò di convincerla Ginni.
«Anche se per caso, ipoteticamente, io volessi, i miei sono ottusi e non mi lascieranno» la deluse Jade.
«Adesso che ci penso proprio sabato mattina arrivano i miei zii dall'Irlanda» si ricordò poi la mora.
«E allora?» replicò seccata Ginni non capendo come centrasse con l'argomento.
«Sicuramente i miei mi diranno di non lasciare solo mio cugino, li conosco» spiegò Jade.
«Quanti anni ha 'sto cugino? Devi fargli da baby sitter o cosa?» chiese sempre più seccata Ginni.
«Ha la nostra età» la informò.
«E allora! Lo portiamo alla festa con noi e problema risolto! Così anche i tuoi staranno più tranquilli che sei con lui e ti mandano, no?» esclamò Ginni soddisfatta.
«Giusto, così potrebbe funzionare» concordò Jade per poi estrarre il cellulare «chiedo a Niall se è d'accordo» spiegò digitando l'SMS.
Ginni capì da sola che Niall doveva essere il nome del cugino e annuì sbirciando il telefono.
«È carino tuo cugino?» chiese Ginni quando l'amica ebbe finito.
«Che domande sono? Comunque beh... sì dai, è biondo e ha gli occhi azzurri» lo descrisse semplicemente Jade. «Ecco, guarda» aggiunse mostrandole una foto.
«Mh carino» commentò Ginni sotto lo sguardo stranito di Jade.
«Ah, quasi mi dimenticavo di chiederti se volevi venire a cena da me» si ricordò Jade.
«Se per i tuoi non è un problema, va bene» accettò la rossa.
«Nessun problema, è stata mia madre a proporlo» aggiunse la mora. «Mi ha risposto» dichiarò poi sentendo il cellulare vibrarle tra le mani «dice che è contento di andare alla festa» riportò.
«Perfetto allora, devi solo chiederlo ai tuoi» disse la rossa.
«Glielo chiedo a cena così se ci sei tu è più facile che dicano sì» sentenziò la mora.
«Ok» sorrise Ginni.
Jade alzò gli occhi sulla strada e vide passare due ragazzi. Richiamò l'attenzione dell'amica.
«Quelli sono Louis Tomlinson e il suo migliore amico Harry Styles» sussurrò a Ginni per non farsi sentire dai due.
«Mh carini» commentò Ginni. «andiamo a chiedergli l'invito» affermò poi scendendo dall'altalena.
«No! Ma che fai?!» la fermò Jade prendendola per un braccio.
«Mi procuro gli inviti! Quale modo migliore se non chiedere all'organizzatore?»
«No no no ti prego» la implorò Jade imbarazzata già dal solo fatto che quei due, per una frazione di secondo, le avevano guardate.
«Ecco hai visto?! Adesso se ne sono andati e abbiamo perso un'occasione!» la ammonì la rossa quando si accorse che i due ragazzi avevano svoltato l'angolo.
«Troveremo un'altro modo, ma così era troppo imbarazzante» spiegò la mora.
«Ah sì? E pensi che a scuola, davanti a tutti, lo sarebbe di meno?» replicò Ginni.
«Hai ragione» concordò Jade.
«Provo a chiedere a Perrie se ce li procura» pensò Ginni, inviando subito un messaggio alla sorella.
«Ha detto che un certo Zayn in classe sua è amico di Louis e gli chiede» riferì dopo aver ricevuto la risposta dalla sorella.
«Problema risolto allora!» esclamò sollevata Jade.

«Allora Ginni, giusto?» chiese conferma sul nome alla ragazza la signora Bennett «come mai vi siete trasferiti?»
«Per il lavoro di mia madre, fa il medico chirurgo infantile e l'hanno promossa primario del reparto di pediatria al St. Luke's Hospital» spiegò gentilmente la ragazza prima di prendere un boccone di cibo.
«Ma davvero? Anche io lavoro lì, proprio in quel reparto!» esclamò il signor Bennett. «Quindi tua madre è la dottoressa Edwards?» concluse.
«Esatto» confermò Ginni.
«Ma guarda tu che coincidenza!» affermò la signora Bennett.
«Già» disse Ginni.
«E il papà che lavoro fa?» domandò il padre di Jade.
A quella domanda Ginni cambiò espressione.
«Mio padre è morto.» disse piano abbassando la testa.
Jade trucidò con lo sguardo il padre, vergognandosi della sua indiscreta curiosità.
«Mi dispiace, io non volevo-» tentò di scusarsi dispiaciuto.
«Stia tranquillo, non poteva saperlo» lo interruppe Ginni accennando un sorriso. «faceva il poliziotto, comunque» aggiunse riferendosi alla domanda iniziale.
«Hai fratelli o sorelle?» si intromise la signora.
«Sì, una sorella più grande e una più piccola» rispose cordialmente la ragazza. «A proposito, un compagno di classe di mia sorella ha organizzato una festicciola, una cosa tranquilla, e ho chiesto a Jade se voleva venire. Sempre con il vostro permesso, chiaramente.» spiegò Ginni. Jade si appuntò mentalmente di ringraziarla per averle risparmiato di doverlo chiedere lei.
«Mi dispiace ma Jade non può venire, arrivano i suoi zii dall'Irlanda» spiegò il padre. Jade pensò che il padre avesse usato la prima scusa che gli venne in mente.
«Veramente io ho chiesto a Niall e lui mi ha detto che vorrebbe venire anche lui alla festa» intervenne Jade.
«Ma non è della vostra scuola, magari non può» protestò il signor Bennett.
«Non è un problema, signore» intervenne Ginni, sempre con tono gentile.
«Sì dai a me sembra una buona idea, così anche Niall esce un po' e poi sono sicura che anche mia sorella e mio cognato saranno d'accordo» intervenne la madre di Jade.
«E va bene» concordò il padre.
«Però è di sabato vero? Perché se il giorno dopo c'è scuola non va bene» aggiunse la signora Bennett.
«Sì, mamma, è di sabato, tranquilla» rispose Jade. 
«Visto che abbiamo finito noi andiamo su» annunciò Jade alzandosi.
«Come, non aiutiamo tua madre a sparecchiare?» intervenne Ginni.
«Vedi Jade? Prendi esempio da Ginni, lei sì che è una brava ragazza» la elogiò la signora Bennett.
«Sì va bene» la liquidò Jade iniziando a sparecchiare seguita dall'amica.
Quando ebbero finito andarono al piano di sopra.
«Questa è la mia camera, scusa se è in disordine» disse la mora facendola entrare.
«Ma te la ricordi la mia? È messa molto peggio!» esclamò la rossa.
«Insomma, io nel mio disordine trovo tutto» affermò Jade.
«Esattamente» concordò l'amica.
«Senti...» iniziò mentre si sedevano entrambe sul letto «mi dispiace per quello che ha detto mio padre... È sempre inopportuno»
«Tuo padre non poteva sapere, mi ha fatto solo una domanda. Comunque non è successo niente»
«Però ti sei un po' rattristata» constatò dispiaciuta.
«Beh l'ho più o meno superato, ma resta sempre un argomento delicato, diciamo»
«Se ti va di parlarne, io sono qui» espresse la sua comprensione Jade facendole un sorriso dolce.
«Grazie davvero, Jade. Vedi mio padre è morto facendo quello che amava fare e cioè il suo lavoro. È stato colpito da un malvivente durante una sparatoria.» spiegò.
«So che non serve a niente, ma mi dispiace»
«Serve, invece. Avere un'amica vicino serve sempre. Grazie.»
«Questo ed altro per te» replicò Jade. 
Ginni non resistette dall'abbracciarla e Jade ricambiò con piacere, stringendola forte.
«E grazie anche per aver chiesto ai miei della festa» 
«Se no tu non l'avresti mai chiesto per paura di un rifuto» 
«Forse»
«Poi un giorno di questa settimana vieni a casa mia che mi aiuti a scegliere cosa mettermi, ok?» domandò Ginni.
«Certo» accettò Jade.
«E tu cosa pensi di metterti?»
«Jeans e maglietta non va bene , vero?»
«Certo che no! Vorresti dirmi che non hai vestiti?» chiese esterrefatta Ginni.
Jade si limitò a scuotere il capo, in risposta.
«Allora quando vieni ti presto qualcosa io. Presumo anche che tu non abbia nemmeno tacchi.» 
«Infatti, presumi bene» confermò Jade.
«Che numero porti?»
«38» rispose
«Perfetto, anche mia sorella. Ci facciamo prestare qualcosa.» decise Ginni.
«Vedremo...»
«Ok si è fatto tardi, io vado a casa» annunciò Ginni.
«Ti accompagno» replicò Jade.






HEY:)

AVVISO: da adesso pubblicherò sempre una volta la settimana, di domenica.
Non sarò così fiscale, nel senso che se ho un capitolo pronto potrei metterlo prima o qualche volta potrei avere una settimana impegnativa e non riuscire a pubblicare, mi scuso in anticipo, ma farò del mio meglio per essere sempre puntuale :)
Mi ero dimenticata di spiegare che nella fanfiction gli Emblem3 "fanno la parte" dei One Direction, come band famosa, diciamo. Avrei voluto usare direttamente i ragazzi, ma erano già nella fanfiction quindi ho messo una band che amo.
Cosa pensate dei personaggi? Cosa vi aspettate che combineranno? Ho un sacco di idee in proposito e sono curiosa di sapere cosa ne pensate. :)
E cosa ne pensate del banner?
Fatemi sapere!

Vi lascio con delle foto dei personaggi, come al solito.

  


-Amy



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Capitolo 6
*** Chapter6 ***







CAPITOLO 6


Era sabato, l'ultimo giorno della settimana scolastica, e Jade, dopo tante discussioni, aveva convinto i genitori a lasciarla andare da Ginni tutto il pomeriggio prima della festa, nonostante quella mattina fossero arrivati gli zii dall'Irlanda.
Con Niall si era tenuta in contatto per messaggio e si erano messi d'accordo che l'avrebbero passato a prendere alle 9 e mezza quella sera, lui avrebbe solo dovuto farsi trovare pronto.

Liam quel sabato in autobus, al ritorno da scuola, aveva notato che mancasse qualcuno dato che, essendo sempre in pochi per le prime fermate, conosceva tutti almeno di vista.
Jade. Ecco chi mancava. Probabilmente era andata con la macchina della sorella di Ginni, pensò.
In quei giorni si erano visti solo a lezione e in autobus e salutati di rado.
Liam si ricordò che aveva promesso di aiutarla per la seconda parte del programma di matematica, si appuntò a mente che doveva chiederle quando vedersi.
Com'è che si chiamava la sorella di Ginni? Ah, sì, Perrie. Gliel'aveva accennato Zayn, ci sarebbe stata anche lei alla festa di quella sera, a casa di Louis.


«Allora, la scelta si è ridotta a questo nero o quest'altro verde acqua. Quale mi sta meglio?» chiese Ginni dopo una mezzora buona in cui provava abiti.
«Mh.. quello verde acqua.» consigliò Jade.
«Bene allora scelgo questo e basta. Con le scarpe argento che ci stanno benissimo, che ne dici?» chiese conferma, mostrandogliele.
«Perfette» annuì Jade.
«E ora arriviamo a noi. Dobbiamo scegliere un vestito per te.» sentenziò la rossa. «Qualche preferenza di quelli che ho già provato?» continuò.
«Mh non lo so... mi sembrano tutti cortissimi, non credo che stiano bene col mio fisico.» confessò Jade indecisa.
«Secondo me ti starebbero bene. Perché non ne provi uno?» propose la rossa.
Jade si alzò e scelse uno dei vestiti gettati sul letto e lo indossò.
Si guardò allo specchio e storse il naso, non si sentiva per niente a proprio agio.
«Non ti piace, eh?» constatò Ginni.
«Non mi ci vedo proprio» spiegò Jade.
«Beh se non ne hai mai usati, è normale che non sei abituata... Vediamo, dovrei avere qualche vestito un po' più lungo che non uso mai» disse Ginni cercando nell'armadio.
Dopo un po' che li accumulava sul braccio, la rossa buttò sul letto un mucchietto di vestiti e Jade frugò in esso. Trovò un vestito blu scuro, molto semplice e non troppo corto, che le piaceva.
«Questo» sentenziò porgendolo all'amica.
«Carino, era una vita che non lo mettevo.» commentò la rossa.
«Scarpe?» chiese la mora.
«Andiamo a chiedere a mia sorella» così dicendo Ginni invitò l'amica a seguirla fuori dalla porta.
Dopo aver bussato e aver ricevuto il consenso, Ginni entrò per prima.
«Daisy ti voglio presentare una mia amica, Jade.» la presentò facendole cenno di non rimanere sulla porta.
«Piacere» le sorrise la ragazza dai capelli biondi. Somigliava molto a Perrie, ma aveva qualcosa anche di Ginni e di loro madre.
«Jade ha la sua prima festa stasera e siccome ha il tuo stesso numero ci chiedevamo se potevi prestarle delle scarpe.» spiegò la rossa.
«Una festa? E perché io non ne sapevo niente?» domandò confusa la bionda.
«Ehm perché è organizzata da uno della scuola e tu non c'eri...» tentò di giustificarsi la sorella.
«Anche io sono iscritta a quella scuola» fece notare la minore.
«Lo so ma... il fatto è che sei anche di terza e...» Ginni non voleva che la sorella si sentisse esclusa ma non aveva pensato al fatto che lei sarebbe stata a Southampton il giorno della festa.
«Io ti presto pure tutte le scarpe che vuoi, non c'è problema. Ma voglio venire anch'io alla festa.» dichiarò Daisy.
Jade alternava lo sguardo tra le due sorelle, non sapendo se e cosa dire o fare.
«Devi chiedere alla mamma.» le ricordò la maggiore.
«Ok, vado subito. Ma se mi dice di sì mi portate, promesso?» chiarì la più piccola.
«E va bene» accettò con tono seccato la rossa  «ma devi ascoltare me e Perrie e non fare come vuoi tu, come al solito. O sarà l'ultima volta, capito?» 
 «Sì sì va bene. Io vado, intanto voi cercate le scarpe» le liquidò indicando l'armadio e avviandosì fuori dalla porta.
«Mi dispiace tantissimo che ci dobbiamo portare dietro anche mia sorella, ma hai visto? Non ho potuto fare altro. Scusa.» disse dispiaciuta Ginni.
«Non penso che sia un disturbo. O lo è?» Jade era confusa.
«Dobbiamo guardarla ogni tanto, se so che c'è lei mi sento responsabile, capisci?» spiegò Ginni.
«Certo, non è un problema» replicò Jade con un piccolo sorriso.
«Adesso cerchiamo le scarpe» annunciò la rossa aprendo l'armadio dove in fondo, "per terra", c'erano varie paia di scarpe.
«Direi quelle blu, sembrano le più comode e si abbinano, no?» indicò la mora.
«Sì mi sembrano perfette» concordò Ginni. «Con questa» aggiunse prendendo una borsa.
«Sicura che a tua sorella non dispiaccia che abbiamo preso la borsa?» si preoccupò Jade.
«Nah tranquilla» le assicurò Ginni.
«La mamma ha detto di sì!» esclamò Daisy entrando di getto.
«Ah, ok.» rispose Ginni. «Noi andiamo in camera mia, tu preparati intanto che non voglio fare tardi» 
Daisy annuì mettendosi subito a cercare nell'armadio, mentre le altre due uscivano dalla sua stanza.

«Siete pronte?» urlò Perrie dal fondo delle scale, pronta, con le chiavi dell'auto in una mano e la pochette nell'altra.
«Sì» gridò a sua volta Ginni.
«Arrivo» replicò anche Daisy.
Dopo un minuto scesero le scale. Ginni si era portata i capelli su un lato e aveva fatto qualche boccolo. Jade si era fatta lisciare i capelli dall'amica, Daisy li aveva raccolti in una coda alta, con la parte di sopra cotonata e Perrie li aveva leggermente mossi, al naturale.
Erano vestite così:
Jade, Ginni, Daisy, Perrie.
«Mi raccomando Daisy, ascolta le tue sorelle e stai attenta. Non dare confidenza a nessuno e non lasciare il bicchiere in cui bevi da nessuna parte» si raccomandò la signora Edwards.
«Sì tranquilla mamma» replicò Daisy.
«Mi raccomando, Perrie» si rivolse poi alla figlia maggiore.
«Non ti preoccupare mamma, le tengo d'occhio io» assicurò la ragazza.
«Ok allora andate e divertitevi» augurò Mrs Edwards.

«Ciao, sono Niall» si presentò allegro il ragazzo, una volta salito nell'auto.
Davanti c'erano Perrie, che guidava, e Daisy; dietro c'erano Jade, Ginni e Niall.
«Piacere, Perrie» si presentò la maggiore alzando una mano a mo' di saluto per poi concentrarsi sulla guida.
«Io sono Daisy» si presentò anche la più piccola.
«E io mi chiamo Ginni» aggiunse per ultima la rossa.
Tutte e tre le sorelle avevano avuto una buona impressione di Niall: un ragazzo semplice, carino, allegro e molto sorridente.
«Ciao irlandese» lo salutò la cugina «mi sei mancato» confessò con un grande sorriso.
«Ciao Victoria» salutò di rimando il ragazzo aumentando ulteriormente il sorriso sulle sue labbra.
«Victoria?» domandò confusa Ginni.
«È il mio secondo nome e da quando l'ha scoperto quando eravamo piccoli mi ha sempre chiamata così... poverino è stupido, perdonatelo» spiegò Jade, scherzando.
«Io penso che sia una cosa carina invece. Magari inizio a chiamarti anch'io Victoria» azzardò Ginni.
«Vedi che qualcuno mi dà ragione?!» esclamò Niall «Ginni, giusto?» chiese conferma
«Sì» rispose la ragazza. 
«Mi stai già simpatica» concluse Niall.
«Anche tu mi stai simpatico» replicò la rossa sorridendo.

La festa era iniziata da circa un'ora, Perrie e Daisy stavano ballando insieme, Ginni con un ragazzo e Jade stava giocherellando con il cellulare, seduta su una poltrona appoggiata alla parete della stanza.
Non vedeva l'ora di tornare a casa. Le facevano male i piedi con quelle scarpe, aveva bevuto qualcosa di alcolico che le faceva girare e scoppiare la testa ed era da sola, visto che Ginni stava ballando con quel tipo.
'Ma perché mi sono fatta trascinare qui? #missinghome' si sfogò su twitter.
Perché non riusciva a divertirsi? Se lo stava chiedendo. 
Forse perché si sentiva sola, persino in mezzo a tutti quei ragazzi. 
Oppure perché Ginni aveva trovato un ragazzo con cui ballare e lei no. 
In ogni caso Jade si sentiva terribilmente fuori posto in quella festa.
A destarla dai suoi pensieri fu qualcosa di freddo che le cadde sui piedi.
Guardò istintivamente in basso, notando che i suoi piedi erano interi, ma le scarpe si erano sporcate.
«Accidenti» mormorò guardando meglio e cercando di capire cosa fare.
«Scusami mi dispiace tantissimo, mi hanno spinto» si giustificò colui che aveva fatto cadere il drink.
Appena alzò gli occhi Jade si trovò davanti un volto non esattamente sconosciuto.
Ashton Irwin, uno dei ragazzi popolari della scuola. 
Acclamato da quasi tutta la popolazione femminile, perché era musicista, atleta e anche un bel ragazzo. O almeno, tutte dicevano che era un figo, ma secondo Jade non era tutto questo granché. 
«Ehm non importa, non l'hai fatto apposta» disse semplicemente Jade sentendosi un po' in soggezione.
«Ti ho sporcato le scarpe, voglio sdebitarmi. Posso pagarti la pulitura?» chiese il ragazzo.
«No, grazie, fa lo stesso» sorrise Jade volendolo liquidare con l'intenzione di scrollarsi di dosso quell'imbarazzo al più presto.
«Posso almeno chiederti di ballare, bellissima?» domandò allora Ashton.
Jade era rimasta interdetta, non sapeva cosa rispondere. Di certo quel "bellissima" non l'aveva sorpresa, sapeva che Ashton era un donnaiolo che sicuramente lo usava con tutte, anche se non era un complimento sincero, ma non sapeva se accettare o no, si sentiva in imbarazzo.
«Lo prendo per un sì» disse il ragazzo prendendole la mano e trascinandola nella pista.
Sì, magari era proprio quello che serviva a Jade, ballare e divertirsi senza pensare a niente, tanto Ashton aveva sicuramente ballato già con tantissime altre ragazze e bevuto altrettanti drink, non si sarebbe certo ricordato di Jade, il giorno dopo. Poteva stare tranquilla.
«Vuoi?» le chiese Ashton porgendole il bicchiere con il liquido azzurro.
«Ok» rispose Jade bevendo. Era alcolico, molto alcolico, lo sentiva. Non era abituata a bere, ma pensò che per quella sera poteva anche osare e divertirsi, per una volta.
«Come ti chiami, splendore?» chiese il ragazzo mentre ballavano.
«Jade» rispose lei.
«Piacere, sono Ashton, ma tu puoi chiamarmi Ash» replicò il ragazzo sorridente.
Ballarono tre o quattro canzoni di fila, ogni tanto qualche ragazza si strusciava vicino ad Ashton nel tentativo di farsi notare. 
«Io sono stanco di ballare, che ne dici se andiamo a berci un drink?» propose il ragazzo.
«Va bene» rispose Jade.
Si stava chiedendo come mai avesse scelto proprio lei per ballare, quella festa pullulava di ragazze molto più belle che sbavavano dietro a lui. Ma non se ne curò troppo, voleva solo divertirsi visto che era lì e se Ashton glielo permetteva, tanto meglio.
«Cosa vuoi, bellezza?» le chiese Ashton, una volta al bancone.
«Quello che prendi tu va bene» rispose la ragazza salvandosi, dato che non conosceva molti nomi dei drink.
«Ok, allora due angeli rossi» ordinò all'uomo dietro al bancone. 
I drink non tardarono ad arrivare. Ashton ne bevve metà mentre Jade lo bevve tutto.
«Vedo che ti piace» commentò il ragazzo.
«Senza saperlo hai scelto il mio preferito» replicò Jade, anche se in realtà non aveva un drink preferito, non era solita bere nessuno.
«Siamo in sintonia, allora» disse Ashton.
Jade si chiese se per caso ci stesse provando. No, non era possibile con una come lei, non era il suo tipo, non era abbastanza scoperta e non aveva il corpo che aveva la ragazza tipo di Ashton, decisamente no.
Però non le importava. Magari era ubriaco e non ci vedeva bene. Se voleva provarci, perché no? Jade aveva deciso di non trattenersi e di non pensare a niente, per quella sera. 
Aveva passato la maggior parte del tempo ad annoiarsi, ora aveva l'occasione di divertirsi e non voleva lasciarsela scappare.
«Torniamo a ballare?» propose la ragazza.
«Certo, piccola» accettò il biondo.
Mentre ballavano Jade si accorse che l'alcool era entrato in circolo e la faceva sentire più leggera, senza più timidezza o insicurezza, come se potesse lasciarsi andare senza vergognarsi di nulla. Le piaceva quella sensazione.
Ballavano vicini, molto vicini, al ritmo di quella musica commerciale. Ashton le aveva posato le mani sui fianchi da un po' e ora stavano scendendo lentamente lungo la schiena. Quando arrivarono appena sopra i glutei, la fece voltare facendo appoggiare la sua schiena sul petto muscoloso di lui e tenendola stretta per i fianchi. Continuavano a ballare e dopo un po' la fece girare nuovamente verso di lui, mettendo le mani direttamente sul suo sedere.
Jade sorrise a quella mossa e lo lasciò fare, posando le mani sulle spalle muscolose di lui. Beh, si vedeva che era sportivo.
Sempre sul ritmo della canzone, che nel frattempo era cambiata ma era ritmanta tanto quanto le altre, Ashton si avvicinò al viso della ragazza, Jade sapeva cosa stava per succedere e il terrore la invase. 
Voleva davvero che il suo primo bacio fosse dato ad un ragazzo praticamente sconosciuto, con la fama del puttaniere? 
D'istinto si girò di spalle, ma sempre continuando a ballare, facendo finta di nulla.
Ashton sorrise, i rifiuti lo divertivano. Diventavano come una sfida, rendeva tutto più eccitante e divertente.
Dopo poco Jade sentì un conato di vomito e corse fuori dalla folla, in bagno.
Vomitò tutto quello che aveva nello stomaco.
Sentì bussare alla porta. 
«Jade? Jade, sei tu? Ti ho vista entrare, cos'hai?» riconobbe la voce di suo cugino attraverso la porta.
«Sì sono io, sto bene, adesso ti apro» rispose la ragazza sciacquandosi il viso e uscendo.
«Ehi, tutto bene?» chiese preoccupato prendendole il viso tra le mani.
«Sì, grazie» rispose con un sorriso forzato.
«Hai bevuto?» chiese Niall con un tono che sembrava più un'affermazione. Ma era comunque un tono dolce, per niente accusatorio.
«Sì» ammise Jade. Non aveva timore di dirlo a Niall, sapeva che non l'avrebbe riferito ai suoi genitori.
«Dai, andiamo a casa.» le disse il ragazzo mettendole un braccio intorno alle spalle.
«Ma magari tu ti stavi divertendo, guarda che sto bene!» assicurò Jade. In realtà non aveva più tanta voglia di stare lì, il sapore del vomito in bocca le faceva schifo.
«No, andiamo, hai bisogno di una doccia e una bella dormita se non vuoi che i tuoi scoprano che hai bevuto» le disse il biondo.
«Hai ragione, andiamo» concordò la mora.
«Ma le tue amiche? Le avvisiamo?» chiese il ragazzo una volta fuori dalla porta.
«In realtà solo Ginni è mia amica. Credo, perché se n'è andata subito a ballare con un tipo e mi ha lasciata da sola» disse Jade con una nota di disprezzo.
«Oh, avanti, non pensarci adesso, sono sicuro che domani da sobrie vi spiegherete tutto. Ora chiamo un taxi e tu mandale almeno un messaggio per dirle che sei andata via» ordinò Niall.
«Va bene» accettò Jade sbuffando.






HEY:)
Ehilà! Lo so, ho saltato una settimana, ma sono successe troppissime cose e non sono riuscita a pubblicare, scusate, spero non succeda più. 
Comunque non mi sembra che se ne sia accorto nessuno, dato che la leggono in pochissime hahaha.
A proposito, VI RINGRAZIO TUTTE.

Dunque, in questo capitolo c'è un po' di movimento, c'è la festa e tre nuovi personaggi: Daisy, la sorella di Ginni e Perrie (Katherine Spires), Niall, il cugino irlandese di Jade e Ashton (Ashton Irwin, dei 5SOS).
Nel prossimo capitolo ci sarà la festa dai punti di vista di Perrie,Ginni e ci saranno compariranno altri membri dei one direction. E poi altre cose che non vi anticipo.
VI PIACCIONO I VESTITI DELLE RAGAZZE? Li ho fatti io con Polyvore :)
DITEMI SE PREFERITE I LINK DEI VESTITI O DIRETTAMENTE LE IMMAGINI, per me è uguale, come preferite voi :)
Comunque ecco le foto dei personaggi:

Jade con i capelli lisci:


Ginni: 


Daisy e Perrie (so che alla festa Daisy ha la coda, ma non ho trovato una foto quindi immaginatevela): 


Ashton:


e Niall: 



FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE DI TUTTO.

-Amy




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Capitolo 7
*** Chapter7 ***





CAPITOLO 7

Perrie stava ballando con Daisy quando si sentì come soffocare e le venne caldo. Decise di uscire a prendere una boccata d'aria.
Raccomandò a Daisy di non allontanarsi, poi fermò la prima ragazza che incontrò e le chiese dove trovare un'uscita. La ragazza, tra il rumore, le disse di andare in cucina ed altre parole incomprensibili, coperte dalla musica altissima.
Perrie ringraziò con un sorriso e andò a cercare la cucina. Una volta dentro vide una porta-finestra e finalmente uscì da quella casa.
Subito prese un respiro a pieni polmoni e poté ammirare il cielo stellato.
«Ci sono molte stelle stasera» sentì dire. Sussultò per la sorpresa. Quando guardò alla sua destra scorse nella penombra la figura di un ragazzo appoggiato al muro che teneva una sigaretta tra due dita.
Era buio, però, e non poté vederlo in faccia.
«Chi sei?» chiese timorosa.
«Sono Zayn, non ti preoccupare non sono un maniaco» ridacchiò il ragazzo spegnendo la sigaretta sotto il piede e avvicinandosi alla porta per farsi vedere grazie alla luce proveniente dall'interno.
Perrie tirò un sospiro di sollievo al sapere che conosceva quel ragazzo.
Quando le si avvicinò sentì il forte odore di tabacco invaderle le narici. Non le dava fastidio, però.
«Scusa, probabilmente emanerò un odore terribile di fumo» si scusò il ragazzo, mentre si passava una mano fra i capelli corvini, leggermente in imbarazzato.
«Non mi da fastidio l'odore del fumo» replicò Perrie con un piccolo sorriso.
«Come mai fuori?» chiese Zayn.
«Faceva caldo. Tu?» rispose Perrie.
«Non so ballare quindi ho sempre molto tempo libero in queste feste» replicò Zayn divertito.
«Come si fa a non saper ballare questo genere di musica? È sempre lo stesso movimento ripetuto all'infinito» commentò Perrie spontaneamente.
«Boh, non ci ho nemmeno mai provato» le disse il moro.
«E allora come fai a sapere di non riuscirci? Vai dentro e provaci, solo così scoprirai se invece hai un talento per la danza.» ridacchiò la bionda.
«Ok.» accettò «ma tu vieni con me» aggiunse prendendola per una mano e portandola dentro.
«Solo un ballo però, ho mal di testa» gli urlò nell'orecchio Perrie. Non si stava inventando una scusa per non ballare con lui, semplicemente era un po' stanca e non aveva voglia di ballare.
Quando Perrie si era avvicinata all'orecchio di Zayn per parlargli aveva potuto sentire un'altro profumo oltre a quello del tabacco, un profumo molto buono che l'aveva inebriata per un momento.
Zayn le annuì in segno di approvazione.
Dopo quel ballo Zayn si fece strada tra i ragazzi e le ragazze che ballavano e diede la mano a Perrie, per non perderla nella folla.
«Usciamo di nuovo fuori?» le gridò nell'orecchio.
«Sì» rispose la bionda.
Una volta fuori la musica non era assordante come all'interno, arrivava ottavata alle loro orecchie.
«Allora come sono andato?» chiese il moro.
«Purtroppo credo che alla Juliard non ti prenderanno mai, ma te la cavi dai» replicò la ragazza sorridente.
«Ma no! La Juliard era proprio il mio sogno!» esclamò Zayn con finto tono deluso facendo sorridere la ragazza.
«Trovati un altro sogno» gli disse Perrie.
Lui sembrò pensarci su. 
«Non mi viene in mente niente adesso... Quando lo saprò ti farò sapere, ok?» le disse.
«Sai dove trovarmi. Ora vado a cercare mia sorella, ciao» replicò la ragazza.
«Ci si vede a scuola» la salutò Zayn.

Louis stava ballando con una ragazza quando questa gli disse nell'orecchio che sarebbe andata a prendere da bere per entrambi.
Louis sapeva che quella del 'prendere da bere' era una banale scusa per le ragazze per andarsene, così come sapeva che c'erano delle eccezioni. Ad esempio, nel suo caso, tutte tornavano, nessuna si era mai fatta sfuggire l'occasione di essere 'la ragazza che balla con Tomlinson', il re delle feste; nessuna l'aveva mai rifiutato, lui aveva tutto ciò che le ragazze frivole di quelle feste cercavano: era bello, figo, ricco e aveva quel 'fascino del ragazzo più grande', quell'aria spavalda e sicura di sé e quell'anno negli Stati Uniti che aggiungeva punti a suo favore.
Insomma, cadevano tutte ai suoi piedi. Ma solo poche erano le "predilette" che potevano puntare a lui. Louis sapeva di potersi permettere le ragazze più carine e così sceglieva solo quelle di particolare bellezza. 
Tutto questo però non gli impediva di avere un cuore, era stato romantico e dolce con quelle poche ragazze con cui aveva avuto rapporti seri, ma aveva trovato più facile e divertente l'essere single e poter scegliere ogni sabato sera una ragaza diversa. Ma, quando faceva "conquiste" chiariva esplicitamente che da loro non voleva delle storie serie, semplicemente una notte e via. Non voleva illuderle o farle soffrire.
Louis si guardò intorno, mentre continuava a muoversi a ritmo quando notò una rossa che ballava con un ragazzo. Chi era quella ragazza così attraente e perché non la conosceva? Gli sembrava impossibile non averla mai notata a scuola, una così si nota eccome.
Dopo aver passato secondi, minuti, a fissarla, dato che l'altra ragazza ci stava mettendo molto ad arrivare e che Louis non era esattamente molto paziente, si avvicinò a quella rossa che tanto lo incuriosiva.
Ginni alzò gli occhi e trovò, un po' più in là, un paio di occhi blu a fissarla e venirle incontro.
Il ragazzo dagli occhi blu picchiettò una mano sulla spalla del ragazzo che ballava con Ginni e questo cambiò espressione nel vedere Louis Tomlinson davanti a sè. Cosa voleva da lui?
«Posso?» parlò Louis.
«Puoi cosa?» replicò il ragazzo.
«Ballare con lei.» rispose ovvio.
«Non vedi che sta ballando con me?» gli disse il ragazzo con tono altrettanto ovvio.
«Senti sfigato, il tuo momento è finito, sparisci.» gli impose Louis con tono duro e altezzoso.
«Altrimenti?» lo sfidò il ragazzo.
«Se non lo sapessi sono il padrone di casa, posso lasciarti rimanere, ma lontano da me, oppure cacciarti all'istante. Scegli tu.» spiegò Louis.
Il ragazzo rispose con un'occhiata scocciata a entrambi e si mise a ballare più in là.
«Ciao bellezza» esordì Louis sfoggiando un sorriso sghembo.
Ginni in risposta si voltò.
Louis allora le andò vicino continuando a ballare.
«Sei nuova? Non ti ho mai vista a scuola, me ne sarei ricordato.» le disse con voce bassa, all'orecchio.
Ginni sussultò, non se l'aspettava. Pensava che girandosi lui avesse capito di lasciarla in pace. Sentì un brivido quando lui, subito dopo averle parlato, le posò delicatamente le mani sui fianchi.
Si girò di scatto e gli rivolse uno sguardo omicida.
«Ma cosa vuoi da me?» sbottò con tono duro.
«Ballare. E conoscerti.» rispose Louis.
«Non ballo con i maleducati e non voglio neanche conoscerli.» replicò lei.
«Cos'ho fatto di maleducato? Oh, è per quello sfigato? Te la sei presa?» le disse Louis.
«Direi di sì.» asserì Ginni.
«Hai ragione, scusami, è solo che ti ho notata e non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso, proprio non ce la facevo, scusa.» spiegò Louis con tono dolce, questa volta.
Ginni fece un mezzo sorriso a quella sorta di complimento.
«Dai perché non balli con me?» aggiunse Louis tornando ad un tono sensuale.
«No grazie, stavo bene prima che arrivassi» replicò la rossa.
«E allora perché non te ne torni dallo sfigato che non ha le palle per rispondermi?» sbottò Louis, impreparato ad un rifiuto.
«Ti sei risposto da solo, perché è senza palle. E comunque non sono affari tuoi, ciao.» lo liquidò Ginni.
«Puttana» sibilò Louis, abbastanza forte, però, da arrivare alle orecchie di Ginni.
«Ti sbagli, è proprio perché non lo sono che non ballo con te» chiarì la rossa.
«Vuoi solo fare la difficile, ma in realtà la darai al primo che passa, lo so, le conosco quelle come te.» le disse ridacchiando.
«Senti, solo perché tu sei puttaniere non significa che tutte le ragazze siano troie e non puoi certo permetterti di giudicarmi visto che non mi conosci.» gli disse arrabbiata.
«Sei più sexy quando ti arrabbi» commentò Louis mordendosi il labbro inferiore.
«Vatti a cercare una vera puttana, da me non avrai niente, mettitelo in testa.» precisò Ginni con tono duro.
«Questo è da vede-» non fece in tempo a finire la frase che Ginni gli sferrò un ceffone.
Louis, troppo sorpreso per reagire, la guardò semplicemente per una frazione di secondo, immobile, e non fece in tempo a rendersi conto della situazione che la ragazza era già sparita tra la folla.
«Non finisce qui» sibilò tra sé e sé.
«Hey tesoro, sono tornata» esordì con tono languido la ragazza di prima, con due drink in mano.
«Grazie» proferì Louis prendendo uno dei bicchieri e bevendone tutto il contenuto a grandi sorsi.

La festa era ormai inoltrata, alcuni erano già andati a casa e la maggior parte di quelli che erano rimasti erano ubriachi. Daisy era seduta su uno dei primi gradini della scala con un bicchiere in mano. Aveva chiesto a Perrie se poteva provare per una volta un drink alcolico e lei, se pur diffidente, sapeva che prima o poi avrebbe bevuto qualcosa lo stesso, perciò acconsentì, in fondo si trattava solamente di un drink. 
Perrie era una di quelle sorelle su cui si poteva contare. Era molto responsabile e sia Daisy che Ginni, sapevano di potersi confidare con lei in ogni caso, per qualsiasi cazzata, per qualsiasi problema.
Come quando tre anni prima Daisy provò per la prima volta una sigaretta e le confessò che stava pensando di iniziare a fumare perché le piaceva.
Perrie non le aveva fatto un discorso di tipo materno per convincerla a non farlo, sapeva che quelle cose non avrebbero funzionato. Le raccontò semplicemente la sua di esperienza, di quando anche lei ci aveva fatto un pensierino su, ma poi aveva deciso che preferiva la sua salute.
Anche loro madre si fidava della figlia maggiore, ed è per questo che pur essendo molto protettiva lasciava uscire Daisy e Ginni tranquilla, se sapeva che erano con lei. 
Perrie prese un succo di frutta per sé stessa -doveva guidare e comunque non amava molto bere- e ne scelse uno alcolico ma leggero per sua sorella, l'angelo azzurro. Non voleva farla sentire male, soprattutto perché non era abituata a bere.
«Ecco le mie favolose sorelle» squittì Ginni. Forse lei ne aveva bevuti due o tre di drink...
«E Jade dov'è? Fra un po' dobbiamo andare via, sono già le tre e avevamo detto per le tre e mezza» chiese Perrie.
«Oh mio Dio» esclamò la rossa sbattendosi una mano in fronte «ero occupata e mi sono dimenticata di cercarla»
«Sempre la solita, eh?» la ammonì Perrie con tono non troppo duro.
«Quanti te ne sei fatta?» ridacchiò invece la minore.
«Mmh non lo so, forse tre o quattro» rispose Ginni.
«Ah però... beh dai, andiamo a cercare Jade» replicò Daisy alzandosi dagli scalini.
«Io vado sopra, voi guardate al piano di sotto, poi ci ritroviamo qui, ok?» organizzò Perrie. «Intanto mandale un messaggio così magari vede il cellulare e sa che la cerchiamo» suggerì poi.
«Ok» rispose la rossa.

Al piano di sopra c'erano solo stanze, probabilmente da letto, e in fondo al corridoio quello che doveva essere il bagno.
Perrie guardò ogni stanza non occupata -non credeva proprio che Jade fosse il tipo da sveltina ad una festa- e lei non era in nessuna.
Aspettò che chi era nel bagno uscisse per vedere se era lei. Quando la porta si aprì si trovò davanti Zayn.
«Ciao» le disse sorpreso ma con un gran sorriso.
«Hey, ciao, non è che per caso hai visto una ragazza mora con gli occhi verdi...» iniziò guardando alle spalle di Zayn per controllare che non fosse nel bagno.
«Non c'è nessuno dentro, ero solo» ridacchiò lui.
«Oh certo, scusa, è che non la trovo» si giustificò imbarazzata Perrie.
«In ogni caso credo ci fossero varie ragazze more e con gli occhi verdi... se mi dici di più ti aiuto a cercarla» le sorrise Zayn comprensivo «è tua sorella?»
«Grazie mille e comunque no, è la sua amica.»
«Mmh può essere che magari è andata già via?» ci pensò Zayn.
«Boh, non so, siamo venute insieme, perché avrebbe dovuto andare via prima? E poi da sola?» rifletté la bionda.
«Io ho visto una mora andare via con un ragazzo biondo, lei era vesitita di nero o blu scuro mi pare» la informò Zayn.
«Sì può essere lei, lui è suo cugino» asserì Perrie.
«Vado giù a vedere se le mie sorelle magari l'hanno trovata, vieni?» chiese la bionda.
«Andiamo» disse il moro scendendo con la ragazza.
«Oh Perrie, eccoti» esordì Ginni «Jade ha risposto che è andata a casa con Niall perché è stata male e si sono dimenticati di dircelo» spiegò.
«Ah va bene, allora non dobbiamo cercarla più» notò Perrie «grazie dell'aiuto» si rivolse a Zayn.
«Figurati» le sorrise.
«Allora possiamo anche andare» concluse Daisy.
«Sì, adesso andiamo» concordò la sorella maggiore.
Salutarono Zayn, che andò in cucina dove c'erano i suoi amici, e tornarono a casa.


HEY :)

Dopo un'eternità ho ripreso a scrivere questa ff e ho intenzione di finirla. Non so se è rimasta qualche buon anima a leggerla, ma la continuerò lo stesso. L'ottavo capitolo è già pronto, lo pubblicherò nei prossimi giorni. 
Se qualcuno sta leggendo lo prego di farmi sapere cosa ne pensa che, come dico sempre, mi servirà per migliorare.
Ciao :)

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Capitolo 8
*** Chapter8 ***


CAPITOLO 8

Erano le nove di domenica mattina quando Jade si svegliò nel suo letto, con la luce che filtrava dalla finestra. 
Ci mise qualche secondo a svegliarsi completamente, si mise a sedere sospirando e all'improvviso si ricordò della serata precedente. 
Le scene che le passarono per la mente erano un po' confuse e frammentate, ci mise un po' a collegare tutto.
Ricordò di aver incontrato quel ragazzo di cui aveva sentito parlare a scuola, Ashton Irwin, di aver ballato, bevuto e ancora ballato con lui. Non ricordava molto del resto.
Le venne in mente di quanto si era sentita sola e fuori posto quando Ginni l'aveva lasciata sola. Cosa doveva pensare ora di lei? Poteva considerarsi sua amica o per Ginni lei non era niente?
E quello che era successo con Ashton? Cosa doveva pensare? Lui se ne sarebbe ricordato? E cosa avrà pensato quando lei se n'è andata all'improvviso?
Sbloccò il cellulare per vedere se Ginni o qualcun'altro le avessero scritto. Nessun messaggio, né altro. Ginni si era dimenticata di lei? Se non ci fosse stato Niall l'avrebbe lasciata lì senza accorgersene? 'Probabilmente sta ancora dormendo' cercò di convincersi.
Si accorse che si stava facendo troppe domande perciò prima di pensare a tutto decise di alzarsi dal letto, vestirsi e rinfrescarsi il viso con l'acqua, così dopo aver messo una maglietta e dei pantaloni comodi per stare in casa uscì dalla sua camera per andare verso il bagno.
«Buongiorno Jadey» squittì pimpante Niall uscendo dal bagno.
«Buongiorno Nialler» sorrise Jade davanti all'allegria mattutina del cugino.
«Allora, ti senti meglio dopo aver dormito?» le chiese con un tono più basso.
«Cosa?» chiese lei confusa.
«Non ricordi? Hai vomitato.» le chiarì lui.
«Oh davvero? Non ricordo molto... Vado a lavarmi la faccia così mi sveglio per bene e poi ne parliamo, ok?» propose la ragazza.
«Certo, ti aspetto giù in cucina, tanto i tuoi sono usciti e siamo soli» acconsentì il ragazzo.

«Dove sono andati i miei?» domandò Jade entrando in cucina. Rise immediatamente vedendo Niall addentare ferocemente una fetta biscottata.
«Che c'è? La mattina ho fame.» rise a sua volta il biondo.
«Niente, sei buffo. Mi mancava il modo in cui mi fai ridere.» disse Jade con una vena nostalgica.
«Dimmi cuginetta, sai cucinare? Io avrei ancora fame...» chiese con tono dolce Niall.
«Ti faccio i pancakes?» offrì Jade.
«Perfetto.» accettò lui.
«Allora, raccontami un po' di ieri sera» iniziò la cugina mentre prendeva l'occorrente per cucinare.
«Non so cos'hai fatto prima, ma devi aver bevuto un po' perché hai vomitato in bagno. Io ero lì che parlavo con un gruppo di ragazzi e ti ho vista correre in bagno, poi quando sei uscita ti ho chiesto delle tue amiche e tu mi hai detto che Ginni ti aveva lasciata da sola e poi dopo averle mandato un messaggio siamo venuti a casa in taxi, mentre ti facevi la doccia è venuto tuo padre che ci aveva sentiti rientrare, gli ho detto che la festa era andata bene e che eri in bagno. Quando sei uscita dalla doccia ti ho messa a letto e dopo un po' ho sentito qualcuno alzarsi, ho socchiuso la porta della mia stanza e ho visto tuo padre appena fuori dalla tua, probabilmente voleva controllare che la sua bambina stesse bene, forse tu dormivi già.» raccontò Niall dettagliatamente.
«Quindi mi hai coperta? Grazie mille, mio padre sarebbe sconvolto a sapere che ho bevuto. Ti devo un favore.» affermò la mora.
«Per te questo ed altro Victoria, e con questi pancakes deliziosi puoi considerarti sdebitata. Sicura di non volerne uno?» proferì il biondo prima di addentare un pancake.
«No, grazie.» rifiutò Jade ridacchiando. «Te li faccio quando vuoi, mi piace cucinare per qualcuno che apprezza.» aggiunse.
«Posso trasferirmi qui?» domandò Niall con finto tono commosso.
«A me farebbe solo piacere, ogni tanto ci si sente soli ad essere figli unici.» gli disse Jade con tono sincero.
«Oppure potresti venire tu in Irlanda.» propose lui, serio questa volta.
«Mi piacerebbe molto, anche solo in vacanza, ma sai come sono i miei...» rispose lei.
«Sì lo so, a loro non piace viaggiare, e soprattutto far viaggiare te da sola. Ma siete già venuti tante volte, sono sicuro che fra un po' troveremo una scusa per farvi venire.» assicurò Niall.
«Mh, poi vedremo dai.» concluse Jade.
«Oh quasi mi dimenticavo di dirti che è venuto un ragazzo a cercarti, un certo Ashton. Deve averci visti uscire. Tu eri appena salita sul taxi e ha visto che non stavi bene così ha chiesto a me cos'avessi. Gli ho detto che avevi solo bevuto un po' e che ti portavo a casa. La parte più divertente è che pensava fossi il tuo ragazzo.» concluse ridacchiando. «Ma chi è?» aggiunse curioso.
Jade fu stupita al sapere che Ashton si era interessato di cercarla. «È uno della mia scuola.» spiegò Jade.
«E tra voi cosa c'è?» si incuriosì il ragazzo.
«Assolutamente niente» rispose Jade con tono ovvio.
«Dai perché non vuoi dirmelo?!» protestò Niall.
«Non fare il bambino capriccioso e pettegolo, James» Jade lo chiamò di proposito con il suo secondo nome per indispettirlo.
«Va bene, Jadey Vicky» replicò il ragazzo utilizzando entrambi i nomignoli. Vicky era quello che sua cugina reputava più odioso.
Mentre scherzavano sentirono la porta d'ingresso aprirsi.
«Buongiorno ragazzi» salutò il signor Bennett.
«Avete fatto colazione? Vi preparo qualcosa?» si premurò subito sua moglie.
«Ho fatto i pancakes» la informò Jade.
«Va bene allora volete uscire un po' o preferite stare a casa?» chiese la signora Bennett.
«Non lo so, tu che vuoi fare?» chiese a sua volta Jade al cugino.
«Possiamo uscire pomeriggio? Stamattina volevo mettere un po' a posto le mie cose dato che ieri non ne ho avuto il tempo» affermò Niall.
«Ma certo tesoro, riposati un po', Jade ti ha fatto andare a quella festa già appena arrivato, sarai stanco.» esclamò premurosa sua zia. «Vedi Jade? Lui mette a posto le sue cose anche se sta una settimana, prendi esempio da lui finché è qui» fece notare invece a sua figlia.
«Sì, mamma» le diede ragione Jade con tono seccato.
«Tu che fai, mi dai una mano?» propose Niall a sua cugina.
«Certo, andiamo.» accettò Jade.
Dopo aver aiutato Niall, Jade andò in camera sua a controllare il cellulare. Niente.
«Vuoi startene da sola o facciamo qualcosa?» sentì Niall sulla porta rimasta aperta.
Conosceva sua cugina, sapeva che anche da bambina le capitava di voler stare un po' da sola, anche se non sapeva perché.
E infatti era uno di quei giorni in cui Jade sarebbe stata volentieri in camera sua passando il tempo ad ascoltare musica o a stare su Tumblr o su qualche social network.
Ma voleva sfruttare quella settimana in cui non era sola, c'era il suo cugino preferito e doveva goderselo.
«No, facciamo qualcosa.» replicò Jade sorridendo per togliersi quell'espressione pensierosa.
«Film?» propose il biondo.
«Okay» accettò la mora seguendolo al piano di sotto, in salotto.
«Ne ho uno bellissimo, secondo me ti piace.» esclamò subito Niall mettendo la chiavetta nella porta USB del televisore.
«Proviamo. Tanto so già che i tuoi film non mi piacciono.» replicò Jade.
«Now You See Me è bello.» insistette il ragazzo.
«Okay, okay. Di che parla?» si arrese lei.
«Di tre prestigiatori che durante i loro spettacoli fanno dei crimini usando i loro trucchi di magia. Ad esempio durante il loro primo show prendono uno dal pubblico e gli fanno rapinare una banca a Parigi, poi vedrai come.» spiegò Niall.
Durante il film Jade chiedeva spiegazioni al cugino sui fatti perché era complicato da seguire con tutti quegli intrighi.
«Dai tutto sommato mi è piaciuto, solo che era un po' contorto» affermò la ragazza sui titoli di coda.
«Sì però ti è piaciuto» ribadì il biondo.
«Sì dai» concesse lei. «Vado a prendere il cellulare, tu intanto pensa a un altro film.»
«Ok ti aspetto.»
Jade guardò il cellulare mentre scendeva le scale. Ancora nessun messaggio da parte di Ginni. Si chiedeva se non fosse il caso di mandargliene uno lei, in fondo se n'era andata prima lei dalla festa, magari Ginni l'aveva anche cercata, non poteva saperlo. Però un messaggio gliel'aveva mandato, quando Niall le aveva detto di farlo, e lei non aveva nemmeno risposto a quello. Decise di aspettare ancora. Mise su un espressione un po' più spensierata ed entrò in salotto.
«Hai trovato un film?» chiese al cugino.
«Veramente non ho più voglia di guardare film, ti dispiace?» ribatté Niall.
«Ma no, figurati. Che vuoi fare?» chiese lei.
«Non so, andiamo a fare una passeggiata? Dopo pranzo però, adesso non ho voglia.» programmò il ragazzo.
«Mh okay, ma quindi adesso che facciamo?» replicò la ragazza.
«Stiamocene qui tranquilli» propose lui.
«Ottima idea, sai che sono una nullafacente per natura» ridacchiò Jade.
«Lo so. E io voglio coccolarmi un po' la mia cugina preferita che non vedo più tanto spesso.» esclamò Niall con tono dolce.
«Aw che cugino dolcioso che ho, vengo subito ad abbracciarti» lo avvertì lei gettandosi sul divano tra le braccia del biondo.
«Mi sei mancata piccola» sussurrò Niall.
«A me sei mancato di più perché non ho fratelli» replicò Jade.
«Che c'entra, io comunque non ho una sorellina da coccolare» ribatté il ragazzo.
«In effetti Greg non è proprio il tipo che si fa coccolare» ridacchiò lei pensando al carattere del cugino più grande, molto meno affettuoso di Niall. 
Jade adorava quando qualcuno l'abbracciava come faceva Niall, forse perché succedeva raramente. 
Sono sempre stati molto legati, fin da piccoli, si volevano un bene dell'anima, come fossero fratello e sorella.
Non si vedevano spesso e si scrivevano solo ogni tanto, ma il loro affetto non diminuiva. Anzi, la distanza sembrava rafforzarlo perché ogni volta che si vedevano era un'occasione speciale.
Per Jade, Niall era una delle poche persone che nella sua vita c'erano sempre state e non se n'erano mai andate.
«Quella tua amica, Ginni, non l'hai più sentita?» chiese il biondo.
«Mh no, aspetta che controllo il cellulare però» Jade trovò un messaggio proprio da Ginni, gliel'aveva mandato qualche minuto prima. 
«Allora?» domandò Niall.
«Si scusa per ieri e dice che ha visto il messaggio ma non aveva soldi nel cellulare, per questo ha risposto solo ora.» riferì sua cugina.
«E tu che ne pensi?» indagò il ragazzo.
«Non lo so, penso che tutti sono sempre bravi a trovare scuse e che se avesse voluto scrivermi avrebbe trovato un modo, ma in fondo non è colpa sua se non aveva soldi quindi non posso prendermela con lei...»  rispose Jade.
«Hai ragione, avrebbe potuto scriverti con il cellulare di sua sorella per esempio, ma magari non ci ha pensato dai. E poi ormai arrabbiarsi non cambia le cose e conoscendoti non ti va di litigare, quindi passaci sopra» le consigliò il cugino.
«È quello che farò» concordò Jade.

Quel pomeriggio Jade, Niall, Ginni e Daisy uscirono insieme, andarono a fare una passeggiata sul lungomare, si sedettero ai tavolini di un bar a pochi metri dalla riva e parlarono del più e del meno.
«Hey scusa se ho portato mia sorella, ma non volevo lasciarla a casa da sola» sussurrò Ginni a Jade.
«Non c'è problema» le assicurò la mora.
«Mi piace l'aria di mare e il clima qui è migliore rispetto a Mullingar, vorrei poter stare di più» esclamò Niall.
«Già, peccato che tu non possa venire più spesso» concordò Jade.

Durante quel pomeriggio Ginni pensò molto alla sera precedente. A Brighton aveva deciso di non avere ragazzi da quando seppe del trasloco, ma ora era in una nuova città dove sarebbe stata per un bel po' e si concesse di guardarsi intorno. Fino ad ora aveva incontrato pochi ragazzi. I gemelli Hedley il primo giorno di scuola, sicuramente da scartare per la loro stronzaggine spavalda. Poi Louis, alla festa, che le era sembrato un po' stronzo, ma c'era qualcosa in lui che la attirava particolarmente, quella sfacciataggine e quel suo modo di fare con le ragazze le sembrava solo una strategia calcolata, una maschera sotto alla quale si celava un ragazzo che per qualche motivo si era scelto quella reputazione da puttaniere. Poi aveva visto qualche ragazzo alla festa, ma non sapeva nemmeno i loro nomi. Anche Niall, che aveva seduto davanti, le stava simpatico. Pensò che sarebbe stato un ottimo amico, ma purtroppo non avrebbe avuto altre occasioni per conoscerlo. Decise di darsi un po' di tempo, prima o poi si sarebbe ambientata a scuola e avrebbe conosciuto un ragazzo adatto a lei.
«Ginni? Cos'hai? Ti vedo pensierosa» le chiese l'amica.
«No, niente, forse non ho dormito abbastanza e ora sono stanca» rispose sforzandosi di sorridere.
«Okay, magari dormi di più stanotte» Jade non voleva insistere, ma si chiese a cosa stesse pensando l'amica.

Dopo essere tornati a casa Jade e Niall cenarono con i genitori di lei e dopo aver aiutato a mettere a posto andarono a vedersi un'altro film.
Jade stava meglio con lui nei paraggi, iniziava ad abituarsi alla sua presenza e le faceva bene. Pensò al vuoto che avrebbe sentito quando se ne sarebbe andato ma decise di scacciare quei pensieri e godersi suo cugino finché poteva. 



HEY :) 

Eccomi con un altro capitolo, non vedo l'ora di continuare perché ho tante idee per questa fan fiction.
Se qualcuno sta leggendo chiedo, come al solito, di farmi sapere cosa ne pensa. So che sono noiosa ma è davvero importante per me.

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