Leave out all the rest

di xXx Veleno Ipnotico xXx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La prima volta ***
Capitolo 2: *** La mia ancora ***
Capitolo 3: *** Vieni via con me ***



Capitolo 1
*** La prima volta ***


 

 

Isaac non era mai stato a un rave, prima di allora. Veramente non era mai stato nemmeno a una festa, prima di allora, ma solo perché non aveva mai avuto degli amici che potessero invitarlo.

Era sempre stato solo, e ora, anche se per un motivo che ben poco centrava con il divertimento, si era ritrovato a contatto con quella realtà che per anni aveva solo potuto sognare.

Lo stesso valeva per Erica, che aveva immaginato di partecipare a un party del genere, magari accompagnata da un ragazzo, solo nelle sue fantasie più recondite.

Entrambi sapevano di doversi concentrare solo sul piano che avrebbe neutralizzato il Kanima, ma alla vista del palco, delle luci a intermittenza che illuminavano la pista, dove ragazzi ignari di ciò che stava per accadere al di fuori e all’interno di quelle mura ballavano e saltavano a tempo di musica, si sentirono per la prima volta parte di quel mondo che in più di un’occasione li aveva esclusi, facendoli sentire degli emarginati e anche se il loro intervento era di vitale importanza per la riuscita del piano, per un attimo si dimenticarono il vero motivo per cui erano entrati lì, sorpresi da quanto trovassero divertente quel luogo.

Loro, però, dovevano eseguire degli ordini ben precisi, così l’esaltazione fu subito soffocata dalla concentrazione, che li spronò a cercare Jackson tra la folla.

Dovevano distrarlo, in modo che Isaac potesse iniettargli in endovena quel liquido che lo avrebbe indebolito, e secondo Derek il modo migliore per farlo era cogliendolo alla sprovvista, sperando nella possibilità che vi fosse ancora qualche traccia di Jackson all’interno di quel corpo che, ormai, faceva solo da involucro allo strumento del male che era diventato.

Erica rimase perplessa quando Derek le disse ciò che avrebbero dovuto fare, perché in tutta la sua vita non aveva mai baciato nemmeno un ragazzo; figuriamoci due, nello stesso momento.

Le persone erano sempre state troppo impegnate a deriderla per notare che sotto quello strato di trascuratezza e velata sfiducia si nascondeva una bella ragazza, perciò non aveva nemmeno mai provato ad avvicinarsi ai ragazzi, perché ai loro occhi rimaneva in ogni caso una sfigata. Perfino Stiles, che non era di certo l’emblema della popolarità, sembrava essere all’oscuro della sua esistenza.

Ma adesso aveva acquistato molta più fiducia in se stessa, aiutata in qualche modo anche dal cambiamento del suo corpo, così la perplessità durò giusto il tempo di rifletterci sopra e giungere alla conclusione che non aveva niente di cui temere.

Camminavano in mezzo a quella gente fingendosi persone comuni, tenendosi per mano in modo da somigliare a una vera coppia e con addosso l’aria di due che si stavano realmente divertendo, anche se gli occhi vigili, costantemente in movimento alla ricerca di Jackson, dicevano tutto il contrario di ciò che sembrava all’apparenza.

Il palco non era poi così distante dalla pista e Jackson l’aveva quasi raggiunto, pronto a commettere l’ennesimo di quegli omicidi, ma prima che ciò potesse accadere il braccio di Erica, seguita da Isaac, circondò il suo collo e con estrema tranquillità iniziò ad ancheggiare a tempo di musica, avvicinando le sue labbra al collo del ragazzo, mentre da dietro, Isaac, le cingeva la vita stando al piano.

Non aveva mai fatto una cosa simile, prima di allora; non aveva nemmeno idea di sapersi muovere a tempo di musica così scioltamente. Solo un mese prima avrebbe provato vergogna a immaginarsi in una situazione del genere, ma adesso le sembrava così naturale che la riuscita del piano era diventata l’ultimo dei suoi pensieri. Si stava divertendo; così come accadeva ogni sera, prima della trasformazione, nelle sue fantasie.

Per un attimo provò a immaginare che tutto ciò stesse accadendo sul serio e non solo perché Derek glielo aveva ordinato e si lasciò andare fino a dimenticare ogni cosa. Licantropi, cacciatori, Kanima... Nella sua mente erano solo nomi senza significato di leggende metropolitane.

Chiuse gli occhi, lasciandosi andare sotto il tocco di Jackson sul suo fianco e piegando la testa all’indietro incontrò la bocca di Isaac, per scambiarsi uno di quei baci audaci che aveva sempre solo potuto vedere nei film e che inaspettatamente trovò assai appagante.

Ne voleva di più; ne voleva ancora. Senza mai mollare Jackson concentrò il peso del suo corpo all’indietro, lasciando che Isaac, alle sue spalle, la cingesse più saldamente per i fianchi e piegando la testa tra il collo e il petto del ragazzo, con una mano sulla sua guancia, lo invitò a baciarla ancora.

Il cuore le batteva forte e finalmente, dopo tanto tempo, si sentì una ragazza normale, proprio come quelle che per anni aveva invidiato; quelle che dalla vita sembravano aver avuto solo il meglio, mentre a lei era toccata l’epilessia. Eppure, per quanto normale potesse sentirsi in quel momento, probabilmente si trattava dell’unico della sua vita in cui non lo era per davvero e bastò uno dei graffi paralizzanti del Kanima a ricordarglielo.

La sensazione di benessere che i baci sul suo corpo le avevano provocato fino a quell’istante svanì di colpo, rimpiazzata dal dolore insopportabile della sua pelle squarciata, che pulsava là dove le vene si erano rotte, proprio come le loro speranze di fermare il Kanima. Ma Isaac non si diede per vinto e recuperando la siringa tra i piedi della folla intenta ballare, ignara di tutto, portò ugualmente a termine il suo compito.

Con l’aiuto di Erica trasportò il corpo privo di conoscenza di Jackson fin dentro una stanza isolata del locale, anche se la ragazza stava ancora riacquistando a fatica la sensibilità dei propri arti. Era un ambiente privo di finestre e l’unica via di uscita era una porta dall’aspetto non particolarmente resistente.

«Ha funzionato!» esclamò Erica, in tono sorpreso, mentre ancora scettica teneva d’occhio il corpo di Jackson, per paura che potesse balzare in piedi da un momento all’altro.

«Non credevi che ce l’avremmo fatta?» le chiese Isaac, confuso dal suo tono incredulo.

«Non è questo.» si affretto a rispondere la ragazza «È che sembrava indistruttibile. Perfino i proiettili di Argent sembravano non avere alcun effetto su di lui e poi si lascia mettere K.O. da un’iniezione endovenosa?!» scrollò le spalle «Mi sembra solo un po’ strano.»

Il suo ragionamento non faceva una piega, ma Isaac ci rifletté su qualche secondo «Beh, il Kanima è indistruttibile solo quando è il Kanima e il Kanima non è il Kanima quando è Jackson quindi è probabilmente per questo che ora è in coma su quella sedia.»

Erica lo guardò, forse ancora più confusa di prima, e non poté evitare di scoppiargli a ridere in faccia. La sua era una risata così spontanea che Isaac, pur non avendo ancora capito il motivo di quel comportamento, non riuscì a non sorridere di conseguenza.

«Che c’è?» le chiese con curiosità, senza smettere di guardarla.

Erica scosse la testa, gli occhi lucidi e le gote rosse per via delle risa che ancora le impedivano di formulare una frase per intero «È che avevi una faccia talmente buffa...» ebbe la sensazione che altre risate l’avrebbero presto sopraffatta, ma provò ugualmente a parlare «Avevi la fronte tutta corrugata.» mimò il gesto muovendo le mani vicino al volto «E un tono così autorevole che avrebbe fatto concorrenza a quello di Derek.»

Isaac sorrise «La chiarezza non è mai stata il mio forte!»

«Ho capito cosa volevi intendere.» la vista di quel volto imbarazzato la fece sorridere «Magari la prossima volta prova solo a utilizzare di meno la parola Kanima e vedrai che andrà meglio.» si trattenne dal ridere nuovamente e chinandosi in terra si sedette sul pavimento.

Osservò Jackson con ancora il sorriso che le illuminava il volto, ma pian piano questo si affievolì, perché alla vista di quel corpo apparentemente esanime la sua mente le ricordò ciò che realmente erano venuti a fare là dentro e questo le procurò sconforto.

Isaac si sedette accanto a lei, anche lui improvvisamente impensierito, tanto che Erica non poté far a meno di domandargli cosa avesse.

Il ragazzo scrollò le spalle «Non ero mai stato a un rave, prima di oggi.» si voltò alla sua destra, per incontrare lo sguardo di Erica «A dire il vero non ero mai stato nemmeno a una semplice festa, prima di oggi.»

Questa volta Erica non rise e non perché il volto che le stava davanti fosse terribilmente serio, ma perché capiva esattamente ciò che Isaac stava dicendo.

«Perché?» gli chiese curiosa, guardando dentro i suoi occhi chiari «Non mi ricordo di te, prima che entrassi a far parte del branco di Derek.»

«È proprio questo il problema: non si ricordavano di me neanche gli altri. Non avevo amici!»

Erica sospirò, poggiando la testa contro il muro alle sue spalle e prendendo a guardare un punto impreciso nel nulla, con amarezza mormorò «Di me, invece, si ricordavano eccome; ma solo quando dovevano riprendermi con i loro stupidi cellulari durante una delle mie crisi.» una forte rabbia s’impadronì di lei, fino a farla tremare.

Isaac la guardò preoccupato «Ehi...» posò una mano sopra la sua e di conseguenza la ragazza si voltò verso di lui con sorpresa; i nervi distesi e le guancie arrossate.

Ripensò istintivamente a quando le loro labbra si erano incontrate e alla sensazione di appagamento che aveva provato. Sorrise, cacciando dalla mente i ricordi del suo passato «Non credevo mi sarei potuta divertire così, oggi.»

Isaac arrossì «E io non avrei mai creduto che il mio primo bacio l’avrei dato in una situazione del genere!»

Erica fu nuovamente sorpresa «Cosa?» chiese senza riflettere, ma subito dopo, accorgendosi della poca sensibilità che aveva dimostrato, si corresse «Credevo che le ragazze facessero a gara, per stare con te!»

«Beh, credevi male.» il tono di Isaac si era fatto improvvisamente freddo «Il non avere amici implicava anche non aver mai avuto una ragazza.»

«Non l’avrei mai pensato.» la voce di Erica assunse un non so che di malizioso «Baci piuttosto bene per non aver mai avuto una ragazza!»

Isaac rise; una risata spontanea e imbarazzata allo stesso tempo, ma non cercò di nasconderlo «Anche tu.» Erica perse improvvisamente un battito «Sai, in quel momento, per la prima volta in tutta la mia vita, ho avuto la mente sgombra da ogni pensiero. È stato bello!»

Erica provò una sorta di allegria all’idea che non solo lei avesse provato quelle sensazioni. Non le era mai capitato, prima di allora, di guardare quel ragazzo come stava facendo in quel momento. Per anni non si erano mai scambiati nemmeno una parola e ora scoprivano di essere più simili di quanto avessero potuto immaginare.

Abbassò il volto, notando che lui aveva ancora la mano poggiata sulla sua, in ricordo di quello che era stato un tentativo di calmarla e si sentì improvvisamente lo stomaco sottosopra, come se qualcosa glielo stesse stritolando. Prima di allora le era capitato solo guardando Stiles e all’epoca aveva per certo interpretato la sensazione come le così dette farfalle nello stomaco.

«Sai...» sussurrò flebilmente, rialzando il volto per guardarlo ancora una volta negli occhi «Era la prima volta anche per me.»

L’espressione sorpresa di Isaac la fece arrossire; i suoi occhi chiari la scrutavano attentamente e contraccambiando lo sguardo, Erica poté leggervi all’interno tutto il dolore del ragazzo.

Erano così vicini che per parlare bastava un lieve sussurro «Non ho mai avuto un ragazzo. Questi, insieme al resto della scuola, cambiavano direzione ogni volta che mi vedevano passare.»

«Io non l’avrei fatto.»

Erica perse un altro battito al suono di quella frase, ma ugualmente le venne da ridere «Evidentemente non ricordi com’ero!»

Isaac alzò le spalle, continuando a guardarla senza mai staccare lo sguardo dal suo «Vedo come sei adesso e non noto tutta questa differenza!»

Erica sorrise «Sai, mi sarebbe piaciuto poter essere tua amica.»

«Possiamo recuperare ora.» rispose il ragazzo, con dolcezza nella voce.

Un suono particolare, come ovattato, di passi in avvicinamento, lì fece improvvisamente zittire. Con i loro sensi affinati potevano percepire la corsa sfrenata che qualcuno stava facendo per raggiungere quella sala.

Si alzarono in fretta da terra, come se, imbarazzati, volessero nascondere quel piccolo momento di debolezza cui erano stati soggetti, ma prima che la porta fosse aperta, Isaac prese Erica per un braccio «Aspetta.» e facendola voltare verso di lui un po’ confusa, senza lasciarle nemmeno il tempo di capire, la baciò.

Erica si sentì avvampare, il cuore le batteva velocissimo nel petto. Chiuse gli occhi: sentiva le gambe molli e una sensazione di piacere ben diversa da quella provata sulla pista. Questa volta sentiva come se ci fosse qualcosa di vero, sotto; non lo stava facendo solo perché glielo aveva detto Derek!

Le labbra di Isaac erano così morbide da sembrare quelle di un bambino; le loro lingue s’incontravano appena, quasi avessero entrambi paura, nonostante poco tempo prima lo avessero fatto senza problemi. L’adrenalina aveva limitato l’emotività delle loro azioni, fino a farli agire con il solo scopo di compiacere se stessi, mentre ora tutto era diverso. Lo confermava il tremolio della mano di Isaac sul volto della ragazza, che intenerita vi poggiò sopra la sua.

Con dolcezza, Isaac si allontanò da lei e le sorrise, mentre Erica riapriva gli occhi non sapendo proprio cosa dire «Ecco: adesso abbiamo dato un vero primo bacio!»

La ragazza sorrise, tenendo la mano di lui ancora nella sua e guardandolo negli occhi come a voler fare una fotografia mentale di quel momento; ma il rumore di passi ovattati, percettibile solo a chi come loro aveva delle abilità particolari, si fece più intenso ed entrambi preoccupati dall’identità dell’individuo, decisero di allontanarsi.

La porta si aprì, facendo entrare uno Stiles piuttosto accaldato. Entrambi si sentirono più sollevati, anche se il cuore non diminuì l’intensità delle pulsazioni.

Si scambiarono un’ultima occhiata e non poterono far a meno di sorridere: non era stata di certo la paura ad aver aumentato i loro battiti!

 

 

 

 

 

Pensieri&Precisazioni: Ed eccomi tornata alla carica con questo piccolo esperimento di coppia Crack ;)

Chi mi conosce sa quanto io ami Isaac *///* È un cucciolo bisognoso di tanto affetto e sono convinta che lui ed Erica sarebbero stati una gran coppia, anche perché si somigliano molto più di quanto si possa immaginare U.U

L’idea di questa raccolta mi è venuta dopo un lungo rimuginare. Inizialmente l’idea era quella di scrivere una long, ma alla fine ho optato per una raccolta di missing moments, perché vi erano diversi momenti aventi come protagonisti questi due lupetti che mi sarebbe piaciuto approfondire.

Ogni os sarà indipendente dalle altre, quindi non ci sarà un filo conduttivo, tra di loro, e perciò potranno essere lette con molta libertà; ma ognuna sarà un missing moment di una puntata in particolare (come avrete notato, in questa os si trattava della 2x08) e volevo specificare che più o meno in tutte lascerò un finale aperto, quindi non specificherò mai se questi due lupetti si metteranno insieme, rimarranno amici o saranno solo soggetti a momenti di debolezza che cercheranno di colmare con l’affetto dell’altro/a.

In particolare, in questa prima os, ho voluto concentrarmi sul loro senso di inadeguatezza prima della trasformazione.

Rivedendo la puntata non ho potuto far a meno di notare la loro espressione meravigliata/sorpresa/o come volete definirla voi (xD) quando entrano nel locale, come se avessero visto per la prima volta un qualcosa cui avevano tanto desiderato poter partecipare (nel loro caso una festa) e di conseguenza la mia immaginazione ha partorito questa roba xD

Per quanto riguarda il loro bacio: sì, se ne scambiano uno sulla pista, ma sono troppo presi dall’adrenalina per lasciarsi emozionare come si deve, quindi era importante che se ne scambiassero un altro, come dice Isaac, vero :3

Inoltre non ho preso in considerazione gli avvenimenti della 2x04 (ossia il bacio tra Derek e Erica) in quanto viene specificato che per entrambi si trattava di un primo bacio.

Per quanto riguarda il titolo, c’è un riferimento a diverse cose: il primo bacio, la loro prima festa...

Poi, mi scuso se non sono risultati molto ic (lo so, prendo atto di questa cosa e mi punisco come se fossi una piccola Dobby ç_ç), ma inizialmente volevo concentrarmi sull’aspetto del loro carattere un po’ alla “bad boy/girl”, che assumono nella prima parte della seconda stagione, solo che alla fine mi sono lasciata prendere dal fluff e adesso non saprei proprio definire il risultato O.O Fatemi sapere voi come avete trovato la loro caratterizzazione ^^”

Ci tenevo a specificare, inoltre, che il titolo della raccolta si ispira all’omonima canzone dei Linkin Park (http://www.youtube.com/watch?v=LBTXNPZPfbE), che come aveva notato anche la pagina facebook “Daniel Sharman Italia” sembra essere davvero azzeccata, per loro due ^^

Il banner mi è stato fatto dalla splendida pagina grafica Badwolf (https://www.facebook.com/pages/%CF%9F-Badwolf/401474849968965?fref=ts).

In più volevo lasciarvi una os su Erica che ho scritto un mese fa, sperando che vi possa piacere: Epilepsy (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2019543&i=1)

 

Ok, credo di avervi detto tutto ^^ Ci si sente al prossimo capitolo! ;)

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Capitolo 2
*** La mia ancora ***


 

 

La sera era vicina; presto la luna sarebbe stata alta nel cielo e avrebbe reso i loro istinti animali. Non sarebbero più stati in grado di ragionare e la sola cosa cui avrebbero bramato, per tutta la notte, sarebbe stata la voglia di uccidere.

Isaac era già stato succube dell’effetto della luna piena, una volta, ma aveva passato gran parte di quel tempo chiuso in una cella, fino al momento in cui era arrivato Derek a quietare i suoi istinti.

Ora, però, faceva parte di un branco e non aveva idea di come sarebbe stato perdere il controllo all’interno di questo, circondato da altri lupi inesperti che di certo non avrebbero placato la sua sete di sangue, ma che forse l’avrebbero addirittura aumentata.

Derek gli aveva promesso che avrebbe insegnato loro come trasformarsi a proprio piacimento, ma in quel lungo lasso di tempo non ce n’era mai stato modo, perché questioni “più importanti” non facevano altro che intromettersi.

Quella sera, perciò, non avrebbero potuto assaporare la loro vera essenza di lupi e Isaac, addirittura, sentiva che non avrebbero potuto farlo per molto ancora.

Derek gli aveva mostrato catene e altri arnesi di tortura, quella mattina, perciò non era stato difficile capire le sue intenzioni: voleva che se ne stessero buoni, lontani da cacciatori e da qualsiasi persona vivente.

C’erano già troppi problemi, in quella città, perché se ne aggiungessero degli altri!

In qualche modo, Derek voleva proteggerli. Avrebbero ucciso i loro stessi genitori, sotto l’influsso della luna e qualsiasi piccolezza avrebbe condotto Gerard dritto da loro.

No. Quella notte l’avrebbero passata a ululare all’interno della ferrovia abbandonata e l’unica cosa contro cui avrebbero combattuto sarebbero state le catene attorno ai loro corpi.

Quella sera, Isaac era arrivato nel “covo segreto” di Derek con un certo anticipo, convinto di non trovare nessuno. Per Boyd ed Erica sarebbe stata la prima notte in assoluto in cui avrebbero perso il controllo, mentre lui, nelle ore antecedenti al sorgere della luna, aveva già provato quella sensazione lacerante, come di un fuoco che lo bruciava dall’interno, per questo aveva deciso di allontanarsi dalle persone che lo circondavano con largo anticipo.

Lui lo definiva bruciore, perché era più semplice che chiamarlo con il suo vero nome. Era la voglia di uccidere, di fare del male, e per tutto il giorno non aveva fatto altro che agire per conto suo, facendolo sentire irrequieto, malvagio.

Sorpassò le varie ferraglie che delimitavano l’entrata, gettando un’occhiata fugace agli attrezzi di tortura appartenenti a Derek.

Quest’ultimo gli aveva spiegato che il solo modo per controllarsi era mantenendosi deboli, e niente meglio del dolore riusciva a indebolire qualcuno!

Entrò nel treno abbandonato, ma sull’uscio si sorprese di non essere solo: Erica si trovava seduta su uno dei sedili, la testa premuta contro il vetro sporco del finestrino. Guardava al di fuori di questo ed era così assorta nei suoi pensieri che non avvertì nemmeno la presenza di Isaac, fin quando quest’ultimo non attirò la sua attenzione pronunciando un sommesso «Ehi!»

Voltandosi di soprassalto verso di lui, Erica lasciò trasparire un’espressione agitata, quasi impaurita, che cercò di mascherare subito dopo, anche se il tono della sua voce rimase scostante «Che ci fai qui?»

Isaac alzò le spalle «Si sta avvicinando la sera; ho preferito allontanarmi da tutti un po’ prima.» la guardò sospettoso «Tu, invece?»

L’espressione di Erica sembrava quasi agonizzante, come se stesse soffrendo da ore «Tu non hai nessuno.» mormorò senza nemmeno badare alla domanda del ragazzo «L’unica persona cui avresti potuto nuocere è te stesso.» ma subito dopo aver parlato si rese conto di quanto le sue parole fossero state taglienti e inopportune e per questo si diede della sciocca mentalmente, della debole. Stava lasciando che la luna parlasse al posto suo.

Fortunatamente Isaac non era nuovo a quell’’esperienza: sapeva quanto l’influsso della luna condizionasse i loro modi di agire e di parlare, per questo non se la prese, anche perché, una volta azzittita, non fu difficile notare la sua espressione rammaricata.

Rispondergli non sarebbe servito a niente, a meno che non avesse voluto alimentare inutilmente il suo fuoco interiore, così decise di sedersi semplicemente accanto a lei, in silenzio.

Non aveva molta voglia di parlare, a dirla tutta. Temeva che così facendo avrebbe finito per comportarsi come Erica, e differentemente da lei non avrebbe saputo gestire la situazione. Per quanto sotto certi aspetti potessero somigliarsi, avevano acquistato dei caratteri differenti dopo la trasformazione: se Erica era diventata più esplicita e scontrosa, Isaac non aveva di certo perso la sua poca loquacità.

Di fronte a quel silenzio imbarazzante, però, Erica si rese finalmente conto di ciò che le stava accadendo, osservando la situazione da un punto di vista calmo che fino a quel momento non aveva ancora preso in considerazione, data la sua poca lucidità. Si passò le mani sul volto, facendo trasparire l’inquietudine. Era di sicuro una ragazza forte e dopo la trasformazione ci teneva a dimostrarlo più di qualsiasi cosa, ma certe volte era inevitabile far riemergere la parte debole e insicura che l’aveva caratterizzata per tanto tempo. Era la sua umanità, la cosa che le impediva di diventare un mostro, nonostante il suo nuovo status.

«È tutto il giorno che mi sento così... strana.» riprese a parlare nonostante il silenzio di Isaac, perché aveva paura che standosene zitta avrebbe dovuto affrontare in modo definitivo quei pensieri malvagi che non le appartenevano «Sono venuta qua per evitare di attaccare qualcuno ingiustamente, ma comunque sembra non esserci più nessuno in questa città.»

«Sono tutti alla festa di Lydia.»

Finalmente Isaac aprì bocca, ma solo perché si rese conto, come Erica, che forse tenendo acceso un discorso si sarebbero distratti, evitando così di pensare al loro istinto animale che prendeva il sopravvento.

Pronunciando il nome di Lydia, però, si ricordò improvvisamente della cotta che aveva avuto nei suoi confronti e convenne che anche un simile ricordo sarebbe bastato a tenerlo con i piedi per terra, vicino alla sua umanità, ma poi si ricordò anche di quella volta in cui le aveva chiesto di uscire e del modo snob e altezzoso con il quale lei gli aveva risposto e si rese conto che evidentemente non era un ricordo abbastanza solido, cui aggrapparsi.

Erica, dal canto suo, sembrava essersi infastidita dopo quella frase, ma camuffò la cosa con una risatina, anche se Isaac ci colse del nervosismo, all’interno, come qualcuno che cerca goffamente di mascherare le proprie emozioni scaricando la frustrazione su altro «Pazzesco! Anche ora che è diventata la pazza della città continua a essere popolare.» ma nonostante i suoi sforzi, alla fine cedette, e quell’espressione dura che le rendeva la fronte corrucciata si affievolì, rendendo anche più facile notare i suoi occhi lucidi «Ho paura, Isaac!» chinò la testa verso il basso, mentre cercava di guardare qualsiasi cosa pur di non incontrare lo sguardo del ragazzo.

Isaac sentiva pesare quella confessione come un macigno. Era come se Erica temesse di esporsi troppo e di conseguenza avesse paura di non apparire più la ragazza forte e dura che era diventata. Aveva paura di apparire nuovamente come l’Erica vittima delle crisi epilettiche, quella che veniva scansata da tutti e che ogni giorno si sentiva fuori luogo dovunque andasse. Il peso e la paura di quello che avrebbero dovuto affrontare, però, andava al di là di ciò che temeva sarebbe stato il giudizio delle persone; o in quel caso il giudizio di Isaac.

«Durerà solo una notte.» Isaac provò goffamente a tranquillizzarla. Non era mai stato bravo con le parole, soprattutto se doveva consolare qualcuno. Non aveva mai avuto modo di fare pratica, perché nessuno era mai andato da lui per confidarsi o semplicemente per parlare. «Non faremo del male a nessuno: Derek farà in modo di tenerci chiusi qua dentro.»

Erica alzò finalmente il volto, guardando Isaac nei suoi occhi chiari, ma il suo sguardo non sembrava affatto meno preoccupato «È proprio questo a farmi paura.» guardò oltre Isaac, fuori dal finestrino sull’altro lato del treno, come per rivolgersi alla cassa piena di catene e ferraglie varie «Non so se ricordi, ma ‘sta notte dovrò indossare una corona di chiodi. Neanche fossi Gesù Cristo!» la sua capacità di ricorrere al sarcasmo, in ogni situazione, era la cosa che impediva a Isaac di capire quando finisse lo scherno e iniziasse la paura.

Solo quella mattina, alla vista di quell’aggeggio, si era comportata con sufficienza, mormorando qualche battutina e fissandolo come non avesse capito che fosse destinato proprio a lei e adesso tutta la paura repressa le era crollata addosso facendola annaspare come soffocata dal panico.

«Credevo non fosse un problema, per te.» mormorò in risposta Isaac, ostentando una calma innaturale, per quel momento. Il fatto, era che ogni licantropo reagiva in maniera diversa alla luna piena: Scott si era comportato da vero stronzo, la prima volta; Erica tirava fuori la rabbia repressa sparando cattiverie ogni due per tre, mentre Isaac cercava solamente di tenere sotto controllo quel desiderio spaventoso di uccidere, che lo stava logorando dall’interno; troppo spaventato per affrontarlo.

Respirava male e si muoveva a fatica, come fosse reduce da un combattimento, una lotta interna contro se stesso. Lottava per tenere sotto controllo il suo lato umano, per non far prevalere il lupo che era in lui, ma gli risultava impossibile.

Erica, nel frattempo, aveva preso a fissarlo inviperita, gli occhi color miele sembravano ardere «Certo!» esclamò tra il sarcastico e l’esasperazione «Il mio unico desiderio è sempre stato quello di farmi incoronare da un pezzo di metallo chiodato!» le sue parole erano intrise di veleno, ma subito dopo averle pronunciate si rese conto di quanta cattiveria stesse dimostrando nei confronti di Isaac, il quale si stava dimostrando fin troppo accomodante, riguardo ai suoi repentini cambi d’umore. Si chiese se il suo non fosse un atteggiamento un po’ egoista, in fondo Isaac soffriva tanto quanto lei, ma a differenza sua non l’attaccava ogni volta che ne aveva la possibilità.

Nuovamente la sua espressione si fece abbattuta: non aveva intenzione di comportarsi in quel modo, soprattutto con Isaac, il quale aveva trovato di una presenza piacevolmente interessante dopo la trasformazione, così fece per scusarsi, ma lui la precedette «Tranquilla.» mormorò abbozzando un sorriso «Anche io ho paura.»

Erica sospirò «Sento ogni fibra del mio essere bruciare, come se stesse andando a fuoco. Il mio corpo mi costringe a trasformarmi, lo sento.» Isaac poteva leggere il terrore all’interno dei suoi occhi «E in più dovrò indossare quella cosa...» la frase le morì in gola, sottolineando quanto fosse terrorizzata «Dei chiodi entreranno nella mia testa, Isaac.» altre lacrime le inumidirono gli occhi «Non so, con precisione, quale dolore proverò quando la luna sarà arrivata all’apice, ma so per certo che dei chiodi nella testa non sono affatto piacevoli!»

«È per indebolirci.» Isaac cercava di trovare a tutti i costi un lato positivo, in quella faccenda, perché, stranamente, vedere soffrire Erica in quel modo lo faceva sentire strano. Quella stranezza, però, non riusciva a definirla; non sapeva se fosse colpa della luna, ma seduto accanto a lei, mentre ascoltava le sue parole cariche di enfasi, il suo cuore non faceva altro che battergli nel petto con la stessa intensità di un martello pneumatico. «Se saremo deboli, non potremmo fare del male a nessuno.»

Erica annuì, ma ciò non bastò a tranquillizzarla «Lo so. Mi chiedo solamente perché a me. »

Isaac non ne aveva idea, in quel momento, ma quando più tardi avrebbe fatto quell’identica domanda a Derek, lui gli avrebbe risposto esattamente nello stesso modo «Tu sei una donna molto forte: hai combattuto contro le tue crisi per tutta la vita. Riesci a sopportare il dolore più di tutti noi.»

Un sorrisetto compiaciuto colorò il volto della ragazza, che finalmente sembrò rilassare i muscoli della faccia, assumendo un’espressione meno tirata «Lo pensi sul serio?»

Isaac annuì, felice di vedere la sua preoccupazione assopirsi. Aveva un sorriso davvero spontaneo e per la prima volta si rese conto di quanto fosse bella. Nuovamente, sentendo i battiti del suo cuore accelerare, incolpò alla luna piena, anche se nel profondo sapeva di star mentendo a se stesso.

Le rivolse un ultimo sguardo, sorridendole, senza rendersi nemmeno conto che già da un po’ aveva smesso di percepire quel bruciore logorante che per tutto il giorno l’aveva fatto impazzire, portandogli alla mente solo sensazioni negative e immagini di uccisioni. «Io ti resterò vicino, se vuoi.» Erica annuì, sentendosi quasi più leggera «Andrà tutto bene, te lo prometto.»

La ragazza fece cadere la testa sulla spalla di lui, in un gesto che non aveva niente a che vedere con il malizioso. Stava solo accettando il conforto di un amico e inaspettatamente la vicinanza al suo corpo la fece sentire più tranquilla. Chiuse gli occhi: non aveva bisogno di alcuna promessa, perché stranamente si fidava delle sue parole. Forse perché in quel breve lasso di tempo, con la sua sola presenza, quel ragazzo che per una vita non aveva mai inquadrato, perché sempre troppo silenzioso e solitario, era riuscito a farla sentire in pace, come se non ci fosse più alcuna luna piena a torturarla e come se gli istinti che questa aveva risvegliato, fossero poco a poco spariti.

***

La luna, ormai, aveva raggiunto il suo apice e quella sensazione distruttiva che Isaac e gli altri avevano provato per tutto il giorno era ormai esplosa; quel dolore lancinante, ora, li stava costringendo a trasformarsi come fosse una violenza. Il loro corpo stava mutando in fretta e senza il loro consenso, ed era proprio questo a fare così male.

All’inizio, quando ancora la loro umanità poteva essere controllata, avevano cercato di collaborare, lasciandosi incatenare.

Come le aveva promesso, Isaac era rimasto vicino a Erica; l’aveva tenuta ferma mentre Derek girava quei pezzi di ferro nel suo cranio, come a volerle avvitare il cervello.

Le sue grida erano state insopportabili; perfino Boyd aveva voltato la testa straziato da quel suono, mentre sul volto il sangue le scendeva a fiotti corposi, fin quando la carne non si era rimarginata intorno al metallo e allora i rivoli di sangue avevano iniziato a rapprendersi.

Isaac l’aveva stretta più forte ogni volta che il suono delle sue grida era salito d’intensità, cercando di infonderle coraggio e di non venire meno alla sua promessa, ma era difficile perfino per lui assistere a quella scena, perché sapeva che oltre a sorreggerla e sostenerla non poteva fare nient’altro.

Vederla soffrire in quel modo gli aveva portato alla mente il ricordo di suo padre: aveva sofferto così tante volte, per mano di quell’uomo, che forse il pensiero di essere incatenato in modo strategico perché potesse soffrire non lo turbava come invece avrebbe dovuto.

In realtà era la sofferenza di qualcun altro che lo stava turbando. Erica aveva mormorato un grazie sommesso, con il respiro affannato, mentre Isaac si allontanava da lei per lasciarsi anch’esso incatenare.

La ragazza teneva gli occhi chiusi a causa del dolore che quella “corona” le provocava, così, fortunatamente, non poté vedere lo sguardo pieno di sofferenza quando, guardandola, Isaac le mentì dicendole «Il peggio è passato. Adesso andrà tutto bene.»

Si domandò come fosse possibile che stesse provando tutta quell’empatia nei suoi confronti, mettendo addirittura in seconda luce la sua, di sofferenza, poi, distratto dalle continue fitte cui il suo corpo in procinto di trasformarsi era sottoposto, smise di riflettere e si lasciò incatenare anche lui, chiedendo a Derek come facesse a non sentirlo (l’Alpha sembrava stranamente troppo calmo, rispetto a loro).

«Lo sento ogni secondo.» aveva risposto frettolosamente, stringendo il più possibile le catene attorno al suo corpo.

A Isaac quella risposta non bastava; lui desiderava sapere ogni cosa sul suo nuovo status ed era per questo che, probabilmente, era sempre il solo che si preoccupava di fare delle domande a Derek. Lui voleva capire, perché solo capendo le cose potevano essere risolte.

«E come lo controlli?»

«Trovando un’ancora. Qualcosa d’importante. Solo così tieni il lato umano sotto controllo.»

Quelle parole fecero riflettere il ragazzo, ma ormai sentiva che il suo tempo era finito: i muscoli, la pelle e tutto il resto bruciavano come se stessero andando a fuoco. Sentiva le unghie allungarsi e i denti diventare quelli di un’animale. La paura iniziò a scemare, fino quasi a lasciare interamente spazio al lupo.

Quasi... perché una parte di lui ancora lottava per tenersi stretta quell’umanità che, sapeva, era l’unica cosa che l’avrebbe salvato dal perdersi completamente.

Le urla di Erica e Boyd perforavano la sua mente provocandogli dolore, ma quello era di certo il minore dei suoi mali. Sentiva il loro armeggiare con le catene, per liberarsi, e data l’assenza di ragione, che lo aveva poco a poco abbandonato, non si rese nemmeno conto che a quel rumore si era aggiunto anche quello delle sue, di catene.

Percepì l’odore del sangue sui polsi e sulle caviglie, ma nella sua testa si svolgeva tutto in una maniera così confusa che, successivamente, furono ben poche le cose che ricordò di quel momento.

Aveva sempre trovato assurdo il fatto che certe persone potessero perdere il controllo della propria mente, agendo senza essere realmente in sé stessi. Più che altro si chiedeva come fosse possibile; insomma, se lui non voleva uccidere, avrebbe imposto al suo cervello di non farlo, ma solo in quel momento si rese conto di quanto le parole fossero molto più semplici dei fatti.

La testa che avevano in quel momento non era più la testa di tre adolescenti, ma la testa di tre licantropi e come tale ragionava di conseguenza. Adesso Isaac aveva capito quale fosse la differenza tra la trasformazione sotto la luna piena e quella sotto circostanze normali: nel secondo caso erano lupi, ma con le percezioni da umani, nel primo caso, invece, erano solo lupi, bestie assetate di sangue in cerca di vite da spezzare.

Probabilmente Derek aveva preso un po’ sottogamba la loro forza, o forse era l’effetto della prima luna piena (o nel caso di Isaac, la seconda) ad aver amplificato le loro capacita, perché nel giro di pochi minuti, dopo aver completato la trasformazione, riuscirono tutti e tre a liberarsi.

Erica e Boyd si avventarono senza indugio su Derek, affondando gli artigli nella sua carne. Derek era l’Alpha, ma certamente non ce l’avrebbe fatta contro tre licantropi fuori controllo. Cercava di tenergli testa, ma ogni volta che ne metteva uno K.O. l’altro gli si avventava contro con ferocia.

Isaac, differentemente, puntava a uscire da lì, così, cogliendo quel momento in cui nessuno stava più badando a lui, si fiondò fuori dal finestrino infrangendo il vetro.

Corse via da quella stazione abbandonata senza mai voltarsi a guardare indietro; sentiva il vento fra i capelli e le figure attorno a sé apparivano distorte per via della velocità con cui stava scappando.

Era una sensazione di libertà che aveva voluto provare spesso, nella vita, solo che in quel momento non era del tutto libero, perché condizionato da quella voglia di uccidere che sembrava essere l’unica cosa a prevalere. Ogni sua azione era comandata da qualcosa che non era lui e ciò gli procurava dolore. Era come se due entità si stessero contendendo lo stesso corpo, ma l’animale sembrava avere sempre la meglio.

Pensava a tutte quelle persone cui avrebbe potuto fare del male. Magari a Lydia, la quale lo aveva respinto ferendo i suoi sentimenti, o forse sarebbe potuto andare direttamente a casa sua e una volta lì fare una strage, per rovinare quella festa cui non era mai stato invitato. O magari avrebbe potuto sfogare quel misto di rabbia e forza incontrollata su Scott, il quale aveva detto di far parte del loro branco, ma ugualmente, ogni volta, agiva da solo, comportandosi come se fosse un Omega; oppure...

In quel momento l’immagine di Erica si figurò nei suoi pensieri. Le aveva promesso che le sarebbe rimasto accanto, invece alla prima occasione, comandato dai suoi istinti, era fuggito.

Stranamente quei pensieri animaleschi che annebbiavano la sua mente presero ad affievolirsi, facendo ritornare poco a poco il suo respiro regolare.

Si fermò, guardandosi intorno come stordito. Ma cosa stava facendo?! Si stava arrendendo alla luna così facilmente, senza provare nemmeno a lottare? Ne aveva abbastanza di personificare sempre la parte del succube; lo era stato per troppo tempo a causa di suo padre e aveva deciso di diventare un licantropo proprio per non sentirsi più così, e adesso permetteva alla luna di infierire su di lui come fosse una nuova forma di quell’uomo? No.

Ma il dolore, se cercava di ribellarsi alla sua natura, era troppo forte...

Nuovamente Erica si figurò nei suoi pensieri. Le aveva fatto una promessa e stava venendo meno alle sue stesse parole ogni secondo che stava lontano dalla stazione abbandonata. Doveva tornare da lei, doveva aiutarla, dirle che sarebbe andato tutto bene... glielo aveva promesso!

Stringendo i pugni iniziò a correre verso la direzione dalla quale, qualche minuto prima, era scappato, continuando a pensare alla sua promessa, per far in modo che il lupo non prendesse nuovamente il sopravvento.

Arrivò giusto in tempo per bloccare la fuga di Boyd, mentre Derek ammanettava il polso inerme di Erica a uno dei pali del vagone. Isaac ebbe un tuffo al cuore, a quella vista, ma non si lasciò abbattere e con più quanta forza aveva in corpo spinse Boyd contro i sedili, tenendolo fermo con una mano sul suo collo, premendo fino a fargli perdere conoscenza.

Derek si voltò verso di lui sorpreso, ma allo stesso tempo felice di vederlo e senza perdere tempo lo aiutò a trascinare il corpo inerme di Boyd accanto a quello di Erica, per incatenarlo una seconda volta.

L’adrenalina di quel momento l’aveva aiutato a rimanere lucido e la vista di Erica, inerme sul pavimento, il volto segnato dal sangue e il corpo martoriato da graffi e ferite, lo fece sentire strano, male: di nuovo provò quella sensazione che non era riuscito a definire. Ma se provava delle emozioni, qualunque queste fossero state, non voleva forse dire che non era diventato completamente un’animale? Era riuscito a tenere sotto controllo la sua umanità.

Si chinò accanto a Erica, guardandola per un’ultima volta con gli occhi carichi di lacrime. Perché si sentiva così? Era una sensazione strana, per lui; mai provata prima. Poi la vide muoversi, agitarsi come se stesse facendo uno strano sogno, e allora il suo cuore riprese a battere regolarmente e sulle labbra gli si dipinse un sorriso. Stava bene!

Avvicinò con timidezza una mano al suo volto, per scostarle dalla faccia una ciocca di capelli «Visto?» mormorò, anche sapendo che non avrebbe potuto ascoltarlo «È andato tutto bene.»

A quelle parole gli venne da ridere, dato com’erano andati realmente i fatti: avevano quasi ucciso Derek, ma almeno non erano fuggiti per andare a mietere vittime innocenti per la città.

Si alzò da terra continuando a sentirsi strano. Era tranquillo, in un certo senso, ma ugualmente c’era qualcosa che lo inquietava: quella ragazza, in qualche modo, era riuscita a salvarlo.

Raggiunse Derek vicino a uno dei sedili rimasti intatti e si lasciò incatenare senza opporre resistenza.

«Starai bene, ora. Hai trovato un’ancora!»

Isaac si rese finalmente conto di ciò che gli stava capitando: Erica era stata la sua ancora; lui le aveva promesso che l’avrebbe aiutata, ma alla fine era stata lei ad aiutare lui.

Sorrise, pensando che, forse, qualcosa di buono, quella sera, era accaduto.

 

 

 

 

Pensieri&Precisazioni: Ed ecco a voi la secondo os *///*

Ammetto che mi ha fatto un po’ penare, questo secondo “capitolo”, ma spero che alla fine ne sia uscito fuori qualcosa di decente (anche perché a forza di rileggerlo lo avevo imparato a memoria e non riuscivo nemmeno più a scovare gli errori o le frasi senza senso ç_ç).

Qui, come avrete notato, il clima è abbastanza diverso da quello della os precedente: qui mi sono voluta concentrare un po’ più sulla “sofferenza” e sul fluff, che sulle scariche di adrenalina che prevalgono in “La prima volta”.

Prima di iniziare questo capitolo mi sono fatta miliardi di filmini mentali, perché avevo paura che il testo non risultasse fluido, dato che ho scritto più missing moments in uno, ma spero di aver fatto un buon lavoro ^^”

Questa volta ho voluto raccontare la storia dal punto di vista di Isaac, perché avevo bisogno che ci fossero alcuni riferimenti a suo padre, durante la narrazione. Infatti lui cerca di fare dei paragoni tra i due tipi di sofferenze e alla fine, oltre alla promessa che ha fatto ad Erica, il desiderio di non volersi più sottomettere a qualcuno (in questo caso la luna) come faceva con suo padre, gli da lo stimolo di continuare a lottare; che poi era l’ancora che trova nel telefilm, quindi non potevo allontanarmi troppo da questo xD

Essendo una raccolta incentrata sull’Erisaac, però, ho fatto in modo che trovasse “la sua ancora” soprattutto nella figura di Erica: lui le promette che le sarebbe stato vicino, ma alla fine è lei a “salvarlo” ^^”

Inoltre, in questa puntata, ho sempre trovato Isaac molto curioso, nel senso che pone diverse domande a Derek, rispetto agli altri, così ho voluto riportare questa mia sensazione anche qui nella os xD

Mi è piaciuto molto descrivere le loro sensazioni durante la luna piena, anche se ho cercato di non soffermarmi troppo su queste, per non renderle pesanti.

Ho immaginato che il loro “dolore” dipendesse dal fatto che questa li obbligasse a trasformarsi contro la propria volontà, anche perché, nella puntata, una volta trasformati non sembrano soffrire più come prima (umanità persa a parte xD).

Una cosa che non vi avevo detto nella os precedente è che non ho intenzione di far durare troppo questa raccolta ^^” Probabilmente vi aspetteranno solo altre due os, perché non essendo una long o comunque una raccolta dove le varie os seguono un filo cronologico, ho paura che alla lunga possa stancare (e poi diciamocelo: i missing moments da scovare non sono poi tantissimi xD).

Credo di avervi detto tutto. Nonostante l’abbia rivista centinaia di volte, ci sono ancora delle cose che non mi convincono, quindi siate i più sinceri possibile, con le recensioni. Non mordo xD

Infine ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto questa storia tra le seguite/ricordate/preferite e chio l’ha recensita la scorsa volta: siete bellissime :3

 

Un bacio <3 Ci sentiamo al prossimo capitolo! 

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Capitolo 3
*** Vieni via con me ***


 

 

Erica camminava a passo svelto nell’oscurità della sera, confondendosi con il buio quasi fosse stata una gatta.

Si guardava intorno a disagio, come temesse di essere seguita, e in quelle circostanze, in effetti, non era poi una supposizione così azzardata!

Avevano deciso che andarsene era la soluzione migliore. Sapevano che il morso avrebbe potuto comportare dei rischi, Derek gliene aveva parlato quando li aveva trasformati, ma nessuno dei tre avrebbe mai pensato che sarebbero potuti andare così vicino alla morte.

Non riusciva ancora a togliersi dalla testa le parole del suo Alpha; “voi state scappando” gli aveva gridato contro con rabbia, ma guardandolo negli occhi, Erica si era resa conto di come in realtà lei e Boyd lo stessero facendo sentire in quel momento: non arrabbiato, ma un fallito, perché fallire con loro sarebbe stato proprio ciò che avrebbe fatto, se fossero scappati.

Erica, però, si era dispiaciuta per lui solo per un attimo, perché alla fin dei conti avrebbe anteposto la sua sopravvivenza, a ciò che invece Derek riteneva più giusto, in ogni caso.

La battaglia finale era vicina e lei aveva paura. Ne aveva vissuti parecchi di momenti adrenalinici, in quel periodo, ma ogni volta era riuscita a mantenere i nervi saldi, perché sapeva di essere diventata abbastanza forte da uscire vincitrice da ogni battaglia, perciò la paura non faceva più parte di lei, ma quella volta era diverso, perché sapeva che se fosse rimasta a combattere non ne sarebbe uscita viva.

Avevano perciò deciso di scappare durante la partita, in modo che nessuno avrebbe potuto vederli e in quel momento era diretta a casa di Boyd.

L’idea era stata sua, forse perché tra tutti e tre era quella che il morso aveva cambiato di più, perciò tenersi stretta quella vita priva delle crisi epilettiche che il morso le aveva donato, e che solo la morte avrebbe potuto portarle via, era sicuramente una delle sue priorità.

Boyd si era trovato subito in accordo con lei: finalmente adesso aveva degli amici, e gli sarebbe piaciuto che quella sensazione potesse durare ancora per un po’. Era stato lui a suggerire di trovare un nuovo branco e come avevano potuto costatare la sera precedente, ce n’era effettivamente un altro, in città.

Solo Isaac sembrava essere più riluttante, rispetto a loro. Prendere una decisione non era stato facile, per lui; era combattuto tra la lealtà verso il suo Alpha e la paura, che lo spingeva a seguire quelli che erano stati i suoi unici amici in tutta la vita.

Voleva sentire altri pareri, altre opinioni riguardo quella fuga, così quella mattina si era diretto verso l’ambulatorio veterinario, deciso a consultarsi con Scott. Non erano mai stati amici, ma Isaac nutriva una sorta di rispetto nei cuoi confronti, perché lui faceva sempre le scelte giuste, così sperava che parlandogli avrebbe potuto fare altrettanto anche lui.

Scott gli aveva tolto ogni dubbio senza girarci troppo intorno: lui sarebbe rimasto, perché troppe persone avevano ancora bisogno di lui. Quella frase aveva fatto riflettere il ragazzo, in un certo senso, perché a differenza di Scott lui non aveva nessuno, perciò a cosa sarebbe servito rimanere?!

Eppure, a una sola mezz’ora dall’ora prestabilita con Erica e Boyd per scappare da quella città, non si sentiva ancora convinto della sua scelta.

Erica aveva quasi raggiunto casa di Boyd. Aveva i capelli in disordine e gli occhi contornati da spesse occhiaie, ma badare al suo aspetto era davvero l’ultimo dei suoi pensieri.

Non faceva che voltarsi all’indietro preoccupata, con il presentimento costante e quasi paranoico di essere seguita, fin quando un rumore, dal lato opposto della strada, non la fece saltare spaventata e mettendosi sulla difensiva sguainò gli artigli ancor prima di aver visto in faccia il suo aggressore. La figura che le stava venendo in contro, però, non aveva niente a che vedere con ciò che la rendeva inquieta, così lasciandosi illuminare il viso da un sorriso, ritirò indietro le unghie.

«Avrei potuto ucciderti sai?»

Il suo tono di voce era insolente, ma allo stesso tempo divertito e il cuore di Isaac non poté evitare di perdere un battito davanti a quell’espressione che tanto le ricordava il passato; ma quella stessa espressione rilassata corrugò immediatamente la fronte non appena gli occhi color miele notarono con più attenzione l’abbigliamento del ragazzo.

«Perché sei vestito così?»

Isaac portò lo sguardo sulla divisa da Lacrosse che stava indossando, cercando di guadagnare tempo in modo da trovare le parole giuste per iniziare quel discorso «Erica...»

«Anch’io sono dell’idea che per correre sia più indicato un abbigliamento sportivo, ma non credi che così sia esagerato?» il suo tono sarcastico era in contrapposizione con lo sguardo vigile e serio «Che fai lì impalato? Dobbiamo muoverci. Vuoi che ci veda qualcuno?» il silenzio di Isaac era così intenso che Erica iniziò a sentire una strana sensazione di claustrofobia «Isaac...»

«Mi dispiace.» mormorò il ragazzo senza aggiungere nient’altro.

Erica lo guardò per momento dritto negli occhi, poi rilassò i muscoli, abbandonando quella posizione da felino tipica di qualcuno che deve riprendere a camminare da un momento all’altro. Si guardò intorno furtiva, poi con una calma innaturale mosse qualche passo verso di lui «Hai cambiato idea. Perché?»

Sembrava confusa. Non riusciva a capire il motivo della sua decisione. Perché cambiare idea proprio all’ultimo? Forse non era mai stato veramente convinto di quel piano, come invece aveva voluto farle credere.

«Sono andato da Scott, questo pomeriggio. Lui rimane; dice che ci sono troppe persone che hanno ancora bisogno di lui, qui.»

«E allora?» il tono scocciato di Erica lasciava intendere che non aveva ancora capito dove Isaac volesse andare a parare, o forse non stava semplicemente ascoltando come avrebbe dovuto.

«E allora... è questo che dovrebbe fare un branco, no? Rimanere unito nei momenti difficili.» lasciò cadere a terra il casco della divisa «Non me ne posso andare. Il branco è tutto quello che mi è rimasto e se lo abbandonassi sarei completamente solo.»

«Ci saremo noi.» Erica non sapeva cos’altro dire «Non saresti solo. Troveremo un altro branco e...»

«Non sarebbe la stessa cosa, Erica.» il tono di voce di Isaac era fermo, irremovibile, ma con una punta di dolcezza all’interno che ancora evitava a Erica di prenderlo a sberle in faccia per scaricare la tensione «Come ti sentiresti, ogni giorno, sapendo che tutte le persone a te care sono morte e tu non hai fatto niente per impedirlo? O anzi, che probabilmente sei stata tu la causa della loro sconfitta?!»

«Se ciò significasse la mia sopravvivenza, allora mi sentirei bene.» la sua espressione adirata faceva a botte con il tono di voce tremante, tipico di chi preferisce dire una bugia, piuttosto che accettare di avere torto.

Gli occhi color miele sembravano gonfi, come se stesse trattenendo le lacrime con difficoltà «Sai quante volte ho desiderato che la mia vita cambiasse, prima del morso? Ogni mattina mi guardavo allo specchio con la speranza di essere cambiata, di essere guarita. Non succedeva mai.» adesso Isaac le vedeva con chiarezza: delle calde lacrime stavano inumidendo i suoi occhi «Quando Derek mi ha morsa mi sono sentita per la prima volta forte, bella... non voglio che tutto questo finisca così presto. Non voglio morire, Isaac!»

Cercava di mascherare la paura utilizzando un tono di voce burbero. Sentiva che il mondo le stava cadendo addosso, ma nonostante questo cercava di mantenere sempre un atteggiamento duro, quasi di scherno verso la vita.

La tensione, però, stava salendo e ormai sentiva come se tutte le ansie represse stessero venendo a galla e lei non aveva più la forza di spegnerle fino a farle assopire.

Come un palloncino troppo gonfio di elio, stava per scoppiare, ma anziché che volare via, lei si ancorò all’unica cosa che, in quel momento, avrebbe potuto ancora tenerla con i piedi per terra.

Con un gesto impetuoso, per niente riflettuto, portò le braccia attorno al collo di Isaac, rimanendo rigida e controllata. Sperava che il conforto di un amico avrebbe potuto tranquillizzarla, ma il cuore le batteva ugualmente forte e ormai non sapeva più se ciò era dovuto all’imbarazzo per quel gesto avventato che non aveva saputo evitare, o semplicemente perché stava lottando contro le sue stesse lacrime che volevano uscire a tutti i costi.

Stava quasi per sciogliere quel contatto, quando sentì le braccia del ragazzo cingerle le spalle, attirandola più vicina al suo petto. Quel gesto fece in modo che la rigidità che aveva frenato i movimenti dei suoi muscoli si attenuasse, fino a farla rilassare completamente; così tanto che non riuscì neanche più a impedire alle lacrime di rigarle il viso. Il cuore non diminuì l’intensità dei battiti.

«Mi sento così stupida...» quella frase arrivò alle orecchie di Isaac un po’ ovattata, a causa della faccia che teneva premuta contro la sua spalla.

Scaricare la tensione le stava facendo bene. Aveva da sempre trovato il pianto un tentativo umiliante per sfogarsi, ma in quel momento convenne che certe volte era il solo metodo efficace.

«Avere paura non è da stupidi.» la tranquillizzò lui «Ne abbiamo tutti.»

Erica tirò su il viso, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, neanche fosse stata una bambina. Teneva lo sguardo basso, non aveva il coraggio di incontrare quello del ragazzo «Vorrei che cambiassi idea.»

«Anch’io che la cambiaste voi.» la lasciò andare, e lei face un passo indietro per poterlo guardare meglio «E se Derek avesse ragione? E se non ci fosse nessun altro branco, in città?»

Erica alzò le spalle, gli occhi ancora rossi «Dobbiamo tentare, almeno.»

«Già.» mormorò Isaac, pensando all’imminente battaglia che lo aspettava «Anche noi.»

Al suono di quelle parole, una morsa dolorosa strinse lo stomaco di Erica, facendola sentire ancora più in ansia. Aveva paura, ma non solo perché i cacciatori potevano già essere sulle loro tracce; aveva paura per Isaac, il primo amico che avesse mai avuto.

Forse era per questo che voleva così insistentemente che scappasse insieme a lei e Boyd. Il pensiero che sarebbe rimasto lì e che avrebbe affrontato Gerard e Jackson la terrorizzava. Il pensiero di perderlo, la terrorizzava.

«Vorrei aver trovato il tuo stesso coraggio, dentro di me.» il sorriso che gli rivolse fu uno dei più sinceri mai fatti in vita sua. La sensazione che altre lacrime le avrebbero presto inumidito gli occhi la travolse, ma non poté smettere di sorridere «Mi mancherai.»

Sporgendosi verso di lui, gli portò nuovamente le braccia al collo, questa volta più disinvolta. Assaporava il suo profumo per creare un ricordo e lo stringeva forte, silenziosamente, fin quando anche le braccia di Isaac le circondarono la vita.

Desiderava che quel momento non finisse più, perché quando si sarebbero staccati avrebbe voluto dire che le loro strade erano in procinto di dividersi ed Erica non riusciva ancora a pensare che una cosa del genere fosse già più concreta di quanto invece si ostinava a non credere.

Isaac era stato il suo primo amico...

Quel pensiero le procurò un brivido. Era strano che si sentisse così male, al pensiero di lasciarlo; anche Derek era una persona a cui teneva, ma non si era posta troppi problemi quando aveva deciso di scappare e lasciarlo a risolvere da solo i suoi problemi!

Il cuore le batteva forte e – forse a causa della tensione – le veniva da sorridere: era buffo che avesse compreso quegli strani sentimenti solo in quel momento. Le venne da pensare a un vecchio detto “le cose importanti si apprezzano solo nel momento in cui si perdono” e trovò che nella sua situazione non ci fosse niente di più vero a rappresentarla.

Avrebbe dovuto accorgersi prima di quell’affetto che la legava a Isaac; un affetto che andava a ben oltre il bene che si poteva provare verso il primo amico mai avuto.

Adesso era troppo tardi, e lei non poteva farci niente. Isaac aveva fatto la sua scelta; aveva deciso di rimanere, mentre lei sarebbe scappata.

Chiuse gli occhi, cercando di allontanare tutti quei pensieri e di fare in modo che potessero pervaderla solo le belle sensazioni, come l’abbraccio di Isaac.

«Mi mancherai tanto anche tu.» mormorò d’un tratto lui, quasi soffiando nel suo orecchio.

Altre lacrime, dopo quella frase, le rigarono il volto, ma ormai non le importava più. Non le importava perfino di fare qualcosa della quale, poi, si sarebbe pentita, perché sapeva che non ce ne sarebbe stato modo, in futuro; così fece scivolare le mani sul collo del ragazzo, fino ad arrivare al volto. Aveva la pelle così liscia che, senza accorgersene, si era ritrovata ad accarezzarlo, mentre lo guardava rapita nei suoi occhi chiari.

Era arrivato il momento che facesse anche lei le sue scelte coraggiose. Doveva imparare a rischiare, se voleva che gli altri la vedessero come quella donna forte che era diventata dopo il morso, così, avvicinandosi lentamente, posò le labbra sopra quelle del ragazzo.

Non sapeva come comportarsi; per lo più il cuore le batteva perché si sentiva terribilmente impacciata, ma com’era successo per l’abbraccio, Isaac riuscì a tranquillizzarla, ricambiando il bacio come lei avrebbe voluto.

La baciò con delicatezza, quasi avesse avuto paura di farle del male ed Erica si sentì una stupida per aver aspettato fino a quel momento per fare qualcosa che, adesso sapeva, entrambi non vedevano l’ora di fare.

Due cuori battevano alla stessa intensità ed entrambi, grazie ai loro sensi affinati, potevano percepirlo con orgoglio.

Erica ricordava il sapore delle labbra di Isaac da quella volta che si erano baciati al rave, ma i due momenti non potevano essere affatto paragonati.

Con riluttanza si staccò da lui, gli occhi ancora chiusi. Sorrise, poggiando la fronte contro quella del ragazzo e solo allora parlò «Vai... hai una partita da vincere!»

Isaac non riuscì a trattenere una risata: dopo tutto quel tempo la spontaneità di quella ragazza riusciva ancora a sorprenderlo. Non disse niente, però; si limitò a baciarla di nuovo, questa volta con meno trasporto, ma con uguale passione. Non voleva rovinare quel momento con stupidi addii riguardo ai quali non avrebbe mai trovato le parole adatte.

Erica lo guardò allontanarsi rimpiangendo per la prima volta la scelta che aveva fatto, ma l’orgoglio le impediva di ritornare sui suoi passi.

Quando tutto quello sarebbe finito, allora avrebbero potuto rincontrarsi; ma soprattutto, lei sarebbe potuta essere la donna coraggiosa che tanto ambiva diventare.

 

 

 

 

 

Pensieri&Precisazioni: Ed eccoci giunti a questo penultimo appuntamento (?) :3

Come avrete notato, questo missing moment fa riferimento alla 2x11. Il momento preciso dovrebbe essere prima dell’inizio della partita e mi è venuta in mente questa cosa perché vediamo Isaac arrivare un po’ in ritardo, perciò la mia mente si è messa all’opera ed ecco il risultato xD

Come vi avevo detto (oddio... non mi ricordo nemmeno se ve lo avevo detto O.O) questa raccolta avrebbe ripercorso gli eventi della seconda stagione perché mi piaceva quel lato “badass” del loro carattere, che ha maggior rilievo nella suddetta stagione, ma in questa os il lato “stronzo” (passatemi il termine ^^”) del loro carattere, si è fatto sentire di meno, perché essendo il missing moment di una puntata finale, mi piaceva dare l’impressione che fossero maturati, cresciuti; come effettivamente accade nel telefilm ^^

L’argomento “paura” è piuttosto presente in questa os e vi spiego perché: di certo non volevo far apparire Erica come la fifona di turno, che scappa alla prima occasione; piuttosto volevo che ci fosse un contrasto con la 3x03, dove vediamo Erica affrontare la morte con grandissimo coraggio U.U

Il non avere paura delle situazioni pericolose che li hanno coinvolti (come pensa lei stessa all’inizio) è una cosa, ma il coraggio è un’altra. Erica scappa perché ha paura di morire, ma questa decisione, anche se non traspare, la tormenta. Nella banca, quando affronterà Kali, allora scoprirà cos’è il vero coraggio; lo stesso che spinge Isaac a rimanere, quello per cui vai incontro alla morte, ma non importa, perché terrai l’onore alto fino alla fine.

Un’altra cosa che ci tenevo ad inserire era un riferimento a “I came to win” *^*

Erica dice ad Isaac «Vai... hai una partita da vincere!» e la mia mente malata ha partorito tale frase in modo che potesse ricollegarsi alla nota battuta di Isaac xD Spero solo che non sembri qualcosa di forzato ^^”

Come avrete notato, questo dovrebbe essere l’ultimo missing moment riguardante i nostri due lupetti (andando in ordine cronologico ci sarebbe quello in cui Isaac trova il corpo di Erica, ma riguarda la terza stagione e io avevo detto che mi sarei focalizzata esclusivamente sulla seconda), perciò, per non lasciarvi con questo capitolo angoscioso (xD) la prossima volta torneremo un po’ indietro nel tempo (eh sì, non sarei io se non faccio qualche pasticcio xD).

Tanto per rimanere in tema depressione, vi lascio questo bellissimo video Erisaac (http://www.youtube.com/watch?v=AGsVI5t7HRA) *^*

E per chi fosse un’amante della coppia Corsaac, lascio questa os che meno-impegnata-di-così-si-muore ^^” “Niente da mettersi” (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2110744&i=1).
Ok, credo di avervi rotto le scatole abbastanza, quindi vi saluto ^^” Sicuramente mi sono dimenticata una miriade di cose da dirvi (e voi starete pensando “meno male” xD) e sono sicura che mi verranno tutte in mente una volta cliccato sul tasto “pubblica”, ma vabbè xD

Un ringraziamento speciale va a coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli <3 Le vostre parole mi riempiono ogni volta di gioia; siete bellissime <3 E ovviamente ringrazio anche chi ha inserito la raccolta tra le preferite/ricordate/seguite <3

 

Ci sentiamo al prossimo missing moment ;)

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