Lui ama lei, lei ama lui, peccato sia un segreto...

di Menma__
(/viewuser.php?uid=457058)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera ***
Capitolo 2: *** Polvere Volante ***
Capitolo 3: *** Compere a Diagon Alley ***
Capitolo 4: *** King's Cross ***
Capitolo 5: *** Hogwarts ***
Capitolo 6: *** Smistamento ***
Capitolo 7: *** La stanza segreta ***
Capitolo 8: *** Incidenti ***
Capitolo 9: *** Alla Tana ***
Capitolo 10: *** San Valentino ***



Capitolo 1
*** Lettera ***


DRIIIIN DRIIIIN -Taci, attrezzo malefico!- disse cominciando a sbattere la mano sul comodino nel vano tentativo di far cessare quel rumore infernale. Tutto inutile.
Si mise a sedere sul letto e si stropicciò gli occhi.
Si voltò verso la sveglia e spalancò gli occhi.
-Oh cavolo, sono le 7:45, mi devo muovere altrimenti arriverò tardi a scuola- disse trafelata alzandosi in fretta dal letto cominciando disperatamente a vestirsi.
-MAMMAAAAAAAAAAA-
La porta si aprì lentamente e sua madre, con la vestaglia e gli occhi socchiusi, aprì la porta.
-Che caspita vuoi Emily?-
-Come che voglio?!  È tardi e devo essere a scuola tra un quarto d’ora.-
Sua madre spalancò gli occhi e la guardò come a chiedersi se si rendeva conto di quello che stava dicendo.
-Ehm… Emily… la scuola è finita da una settimana… non ricordi che hanno anche fatto un discorso per i ragazzi che sarebbero passati all’istituto medio? E tra l’altro oggi è domenica.-
Smise di vestirsi e la guardò.
-Ma sei sicura?-
-Certo! Ora vedi che vuoi fare ma io ho un sonno che si crepa, se vuoi uscire devi prima fare colazione.-
-Va bene- ricominciò a vestirsi, questa volta però con più calma, mentre sua madre lasciava borbottando la sua camera.
“Ma guarda, non ricordavo che la scuola fosse finita” pensò.
Dopo aver finito di vestirsi uscì dalla sua camera e si diresse verso il bagno.
Si specchiò e vide i capelli color caramello tutti scompigliati, li pettinò e uscì scendendo le scale per andare in cucina.
-Buongiorno Emily- si girò e vide suo fratello sulle scale che le sorrideva.
Aveva i capelli un po’ più scuri dei suoi e gli occhi del suo stesso verde smeraldo, il quale non si sapeva da dove fosse uscito dato che entrambi i loro genitori avevano gli occhi azzurri, erano identici e se non avesse avuto qualche anno in più di lei li avrebbero presi per gemelli.
-Giorno Nath- rispose lei sorridente.
-Vai a fare colazione?- le chiese.
-Si, ma tanto non preparo anche per te- disse con aria saccente, giusto per farlo arrabbiare un po’.
-No no, tranquilla, non stavo pensando a quello, volevo sapere se ti andava di fare un patto- disse accompagnando la frase con un occhiolino.
-Mmh… illuminami-
-Che ne dici se io preparo il bacon e tu spremi le arance, per dividerci i compiti-
-Ok, dov’è la fregatura?-
-Assolutamente nessuna fregatura- disse mettendosi la mano destra sul cuore.
-Va bene, ci sto- rispose guardandolo di sottecchi.
Si diressero in cucina, lei prese lo spremiagrumi e Nath prese la padella per cucinare il bacon.
Si misero all’opera e dopo un po’ scesero i loro genitori che si sedettero subito al tavolo.
-Oh mio Dio sono distrutta… abbiamo avuto una riunione finita tardi ieri sera e tra l’altro Emily aveva un’innata voglia di andare a scuola questa mattina- disse sua madre lanciandole un’occhiataccia.
-Oh, un altro mattiniero, perché sveglio così presto Nathaniel? – chiese suo padre rivolto al fratello.
-Ehm… non vi ricordate? Devo andare… a comprare quelle cose… no?- disse palesemente a disagio guardando i genitori.
Loro sembrarono non capire ma all’improvviso spalancarono gli occhi.
-Ah sì, ora ricordo, scusami me ne ero dimenticato…- disse il padre battendosi una mano sulla fronte.
-Che devi comprare Nath?- chiese Emily senza giri di parole guardandolo insistentemente.
-Oh ni-niente di importante… dannazione il bacon sta bruciando-
Spense il fuoco e distribuì il bacon sui piatti.
“Tu non me la racconti giusta…”
Si sedettero e mangiarono chiacchierando di tutto meno che delle compere di Nath.
-Ah, io vado, ci vediamo dopo- disse Nathaniel dando un bacio sulla guancia alla mamma, uno sulla fronte a Emily e facendo un cenno con la mano al padre. La porta si chiuse alle sue spalle e ci fu silenzio.
-Che deve comprare Nathaniel?- chiese nuovamente lei ai suoi genitori.
-Niente, solo un regalo per il compleanno della sua ragazza.- rispose sua mamma continuando a mangiare.
-Sicuri?- chiese sospettosa alzando un sopracciglio.
-Ma certo, ora mangia che sennò si raffredda-
Appoggiò la forchetta e cominciò a fissare la mamma.
-Che c’è?- chiese.
-Mamma… il compleanno della ragazza di Nath è tra DUE mesi, va da lei tutti gli anni da quando stanno insieme.-
Sua madre non seppe che dirle.
-Ehm… vorrà evitare di dimenticarsene… o di non trovarle nulla di bello… si dev’essere per forza così-
-Con DUE mesi d’anticipo??-
-Eh ma lo sai com’è lui, si dimentica di tutto.-
-Va bene, va bene, io vado ci vediamo a pranzo.-
-Ok ma stai attenta.-
-Mamma ho 11 anni, so di dover stare attenta.-
-È solo per ricordartelo.- rispose quasi offesa.
Si girò sbuffando e uscì di casa.
Avrebbe capito cosa le nascondevano, niente sfugge a Emily Stone.
Entrò nel bar poco distante da casa e si sedette aspettando l’arrivo di Mary.
La porta del bar si aprì e Mary sbucò guardandosi intorno timida.
-Mary, sono qui- disse alzando un braccio per farsi vedere.
Il suo viso s’illuminò e si diresse verso Emily. Aveva gli occhi marroni coperti dalle lenti e i capelli castani legati in una coda.
-Ehi- disse sorridendo.
-Ciao, andiamo?-
-Certo-
Uscirono dal locale e cominciarono a passeggiare chiacchierando del più e del meno.
Camminarono per diverse ore comprandosi anche un gelato, Emily le parlò delle compere di Nath ma non le venne in mente nessuna idea su come scoprire di che si trattava.
Emily e Mary andavano in classe insieme dal primo anno d’asilo.
-Oh scusami, è ora di pranzo, devo tornare a casa- disse rivolta verso Mary.
-Va bene, tanto devo tornare a casa anch’io- si salutarono e Emily s’incamminò verso casa.
Arrivata alla strada di fronte a casa sua vide Nathaniel rientrare in casa con diversi pacchi, diciamo che sembrava un albero di Natale fuori stagione.
“E mi vuoi dire che sono regali per la tua ragazza? Dovresti aver svaligiato il negozio…” continuò a guardarlo finché non fu entrato, dopodiché corse verso il vialetto ed entrò in casa prima che avesse il tempo di nascondere i sacchetti.
 Aprì la porta e vide sua madre che aiutava Nathaniel a portare i pacchi in camera sua.
-Regali per la ragazza?- chiese la ragazza con un sorriso a dimostrazione che li aveva incastrati.
-Mi… mi sono fermato a fare la spesa- rispose Nathaniel.
-Ma…- non fece in tempo a finire di parlare che sua madre la interruppe.
-Emily, vai subito ad aiutare tuo padre, l’ho lasciato da solo in cucina e penso che stia organizzando un’esplosione nucleare. Sbrigati!-
Andò contrariata verso la cucina e fece giusto in tempo a spegnere i fornelli sul punto di far prendere fuoco ad uno strofinaccio troppo vicino mentre suo padre litigava con gli spaghetti che tentavano di strangolarlo, riuscì a salvarsi grazie all’utilizzo di un coltello dopodiché Emily gli assegnò l’unico compito che sarebbe stato in grado di fare senza far esplodere o distruggere nulla: asciugare, una ad una, tutte le posate che aveva bagnato con l’alluvione, dimenticandosi di chiudere il rubinetto dopo aver riempito la pentola.
Era seduto sulla sedia e borbottava qualcosa del tipo ‘è stato un incidente’ e ‘tutto questo è umiliante’.
Appena finito di pranzare i pacchi erano spariti così come la possibilità di scoprire di cosa si trattasse.
 
La mattina dopo si svegliò più tardi del solito, si alzò e andò in bagno a farsi una doccia.
Si asciugò e scese le scale per andare in cucina.
-Ah, buongiorno Emily, dormito bene?- chiese Nathaniel sorridendo.
-Mmh? Ah si- rispose lei stropicciandosi gli occhi.
Si sentì un leggero tonfo nel corridoio
-Emily, vai a prendere la posta per favore? Nathaniel sta cucinando- le ordinò sua madre mentre leggeva il giornale.
Si avviò senza rispondere verso la porta camminando con le mani davanti alla faccia per evitare di appiattirsela sbattendo contro qualcosa.
A terra c’erano tre o quattro lettere, le prese e cominciò a guardarle.
-Uhm… bolletta… bolletta… pubblicità… e questa?-
Aveva tra le mani una busta leggermente ingiallita chiusa con la ceralacca con incisa un H circondata da un serpente, un corvo, un tasso e una specie di leone.
Sul retro c’era scritto con una calligrafia elegante e ordinata di un verde smeraldo:
 
 Mrs. Emily Stone
 Cameretta primo piano
 5 Fleet Street
 
“Che caspita è?”
 
 
NOTE: Buon salve :D eccomi qui, preannuncio che i primi capitoli potrebbero risultare un po’ noiosi ma vi assicuro che appena avverrà la ‘svolta’ diventerà mooolto interessante ^-^
Ah, il nome della via in cui vive Emily l’ho presa dal film ‘Sweeney Todd’ xD
Detto questo, ecco dei link per farvi un’idea ottimale dell’aspetto fisico di Emily.
Occhi:
http://www.google.it/imgres?hl=it&biw=1280&bih=709&tbm=isch&tbnid=3iV_4IN4TidtmM:&imgrefurl=http://www.picturescollections.com/eyes-photos/green_eyes_by_catsastrofic/&docid=-UaKfpS4-HIe8M&imgurl=http://www.picturescollections.com/wp-content/uploads/2012/04/Green_Eyes_by_catsastrofic.jpg&w=1024&h=768&ei=XmDlUfjjIqPi4QTbvoC4Aw&zoom=1&ved=1t:3588,r:61,s:0,i:274&iact=rc&page=3&tbnh=187&tbnw=249&start=44&ndsp=25&tx=105&ty=66
Capelli:http://www.google.it/imgres?start=82&hl=it&biw=1280&bih=709&tbm=isch&tbnid=Um3q8R24TyrrDM:&imgrefurl=http://www.goodreads.com/topic/show/913735-making-your-charrie&docid=5jCvj86hNY-zkM&imgurl=http://data.whicdn.com/images/25054594/cool-freckles-ginger-girl-hair-Favim.com-334924_large.jpg&w=466&h=700&ei=rmPlUbO9NOny4QSqyIGgBg&zoom=1&ved=1t:3588,r:5,s:100,i:19&iact=rc&page=4&tbnh=185&tbnw=122&ndsp=27&tx=43&ty=63
Le immagini non sono mie, le ho semplicemente trovate su google immagini xD scusatemi se ho messo il link ma non riesco a mettere le immagini vere e proprie.
Spero che la fanfiction vi piaccia e non vedo l’ora di leggere delle eventuali recensioni ^-^
Ringrazio tutti quelli che recensiranno e ovviamente anche tutti coloro che leggeranno e basta ^-^
Bye bye  :*
 Menma__

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Polvere Volante ***


Quella lettera la incuriosiva molto ma non l’aprì, quasi le dispiaceva per quanto era bella, continuò a guardarla finché non raggiunse la cucina e consegnò il resto della posta nelle mani del padre.
-Oh mio Dio, ancora bollette! Ma si divertono anche solo a stamparle?- chiese suo padre esasperato.
-Ehi Emily, di chi è quella che hai in mano?- chiese con aria interrogativa suo fratello mentre addentava il bacon.
-Non lo so, non c’è scritto il nome del mittente…-
-No? Dammela un attimo…-
Gli porse la lettera e appena la ebbe tra le mani spalancò gli occhi.
-Ma-mamma dai un’occhiata-
Sua madre si sporse fino a vedere il logo di ceralacca e spalancò anche lei gli occhi.
-Voi sapete cos’è?- chiese Emily ma non le risposero.
Nathaniel e sua madre continuarono a guardare la lettera per qualche minuto, poi si scambiarono uno sguardo complice e la madre fece un cenno di assenso a Nath.
-Ehm… Emily… penso di doverti raccontare alcune cose…- disse infine guardandola negli occhi.
 
Erano entrambi seduti sul letto di Emily quando Nathaniel cominciò a parlare.
-Devo parlarti di alcune cose, ma prima apri la lettera e leggila.- le porse la lettera e lei l’aprì.
Era scritta con una calligrafia morbida e delicata, dava l’idea di una persona gentile ma sicura di se.
 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
 
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone
Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. De Maghi)
 
  Cara Mrs Stone,
  siamo lieti di informarla che lei ha diritto a frequentare la
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso tro-
verà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature neces-
sarie.
   I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del-
La sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v
 
                                                                              Con ossequi,
                                                                             
Minerva McGranit
                                                                               Vicedirettrice   
 
Insieme alla lettera c’era una lunga lista di oggetti strani e un biglietto dorato con scritto in nero ‘Binario 9¾’.
-Ehm… via…gufo? E dove dovrei trovare un gufo che spedisce lettere?-
-Puoi usare il mio- propose suo fratello quasi scoppiando a ridere a causa dell’espressione scioccata della sorella.
-Tu hai un gufo?? E da quando?-
-Circa da quando avevo la tua età-
Lei rimase a fissarlo esterrefatta.
-Va bene, ora ti spiego meglio: devi sapere che io non vado a scuola in questa città… sin da quando avevo 11 anni… andavo, e vado tutt’ora, ad Hogwarts, una scuola dove insegnano a padroneggiare la magia.-
-Quindi tu… sei un mago… ma non prendermi in giro- disse scoppiando a ridere.
-Non ci credi? Allora guarda qua…- cacciò dalla tasca un bastoncino.
Fece un gesto con il polso e disse: “Wingardium Leviosa” contro un cuscino caduto a terra.
Il cuscino prese a fluttuare sotto lo sguardo soddisfatto di Nath e quello sconvolto di Emily.
Nathaniel guidò il cuscino con la bacchetta fino a portarlo sul letto.
-Questo è un incantesimo che insegnano al primo anno ma ti è molto utile per capire.-
-Anche mamma e papà sono così?- chiese la ragazza riprendendosi un poco dallo shock.
-No, loro sono babbani-
-Babbani? Ma sanno di queste cose?-
-I babbani sono quelle persone senza poteri magici, in genere nessun babbano sa dell’esistenza di noi maghi ma i genitori che hanno dei figli così devono saperlo per forza-
-Allora perché non mi avete mai detto nulla?-
-Beh… mamma e papà sono babbani, il fatto che io sia un mago è pura fortuna per cui tu avresti potuto essere senza poteri. Se avessi saputo la verità, e poi avessi scoperto di non essere una strega, non ci saresti restata male?-
-Immagino di si…-
-Ecco... ma mi fa piacere, così andremo nella stessa scuola- concluse con un sorriso.
Emily gli sorrise a sua volta e Nathaniel l’abbracciò.
-Complimenti sorellina-
 
Nathaniel le parlò di Hogwarts, delle regole, del Quidditch, dei professori e delle case. Le spiegò il metodo con cui gli alunni venivano assegnati alle rispettive casate.
Le parlò degli incantesimi proibiti e mi raccontò la storia dell’unico ragazzo sopravvissuto ad uno di quelli: Harry Potter, il quale avrebbe dovuto avere più o meno l’età di Emily.
-Ma come comprerò tutte queste cose? Non sono cose che si vendono ovunque-
-Si lo so, ma c’è un posto dove si trova tutto questo: Diagon Alley.-
Spalancò gli occhi.
-Quindi i pacchi di ieri contenevano le compere fatte a Diagon Alley??-
-Si, proprio così. Ora rilassati, andremo a comprare l’occorrente per la scuola domani-
Passarono il resto della giornata a leggere i nuovi libri di Nathaniel, non ci capì molto ma le parve tutto molto emozionante.
Lo pregò di farle vedere qualche incantesimo ma le spiegò che gli era vietato prima del compimento dei 17 anni.
Anche i suoi genitori le fecero i complimenti per la lettera e le vietarono di parlare a qualcuno di Hogwarts, i babbani non potevano saperne nulla, così fu costretta a rinunciare all’idea di confidarsi con Mary.
Andò a dormire abbastanza serenamente, era ansiosa di vedere Diagon Alley.
La lettera era nascosta dentro un libro gigantesco, in modo che nessuno la vedesse, non poteva buttarla via, sia perché c’era scritto tutto l’occorrente per la scuola e sia perché era il primo segno di una scuola completamente magica che le avrebbe di certo cambiato la vita.
Si svegliò praticamente prima dell’alba, corse in camera di Nathaniel e gli tirò via le coperte.
-NATHAAANIEEEEEL-
-Ma che vuoi? Stai cercando di uccidermi?- biascicò nel sonno.
-Dai, dobbiamo andare a Diagon Alley-
-Se ti presenti a quest’ora come minimo ti mandano a quel paese.-
-Non fa niente, edaaaaai alzati-
-Si si va bene, basta che esci-
-Grazie mille fratellone- gli schioccò un bacio sulla guancia e si fiondò in bagno per prepararsi.
Circa mezz’ora più tardi furono entrambi pronti e uscirono.
Nathaniel e Emily camminarono fino a raggiungere un piccolo pub di periferia, entrarono e Nathaniel salutò con un cenno il barista.
-Possiamo? Accompagno mia sorella per la prima volta- disse Nath al barista.
-Certo, sai dove si trova. A proposito, auguri signorina- concluse il barista con un sorriso.
-Ehm… grazie- disse lei imbarazzata.
Andarono sul retro del locale e Nath si fermò davanti ad un vecchio camino.
-Ehm… che dovremmo fare qui Nath?- chiese lei.
-Ecco, questa si chiama ‘Polvere Volante’, prendine un po’…- disse porgendole un piccolo vaso pieno di una polvere grigiastra.
-… e guarda come faccio io- entrò nel focolare.
-Devi dire chiaramente ‘Diagon Alley’ chiaro? E poi buttare a terra la polvere, bene, vai prima tu-
Entrò nel camino con la polvere ancora stretta tra le dita.
-DIAGON ALLEY- gridò buttando a terra la polvere.
Un fuoco verde acceso la circondò, fece appena in tempo a vedere Nath con un sorriso fiero stampato in volto prima che le fiamme la risucchiassero.
Riaprì gli occhi terrorizzata e si ritrovò, sempre in un camino ma davanti a migliaia di persone cariche di pacchi, centinaia di vetrine e bambini che correvano a destra e a sinistra.
Nel focolare alla sua sinistra si accese improvvisamente un fuoco verde, proprio come quello che aveva risucchiato lei, dal quale sbucò suo fratello.
-Non c’era bisogno di urlare- disse lui.
-Era per evitare guai-
-Paura?-
-Nient’affatto.- disse incrociando le braccia fingendosi offesa.
Stava ancora tremando, non era certa che avrebbe retto un altro viaggio del genere.
Suo fratello la guardava divertito.
-Comunque sia… benvenuta a Diagon Alley.-
 
 
NOTE: Salve di nuovo :D sono sempre io ^-^
Volevo dirvi che molte cose sono modificate dalla storia originale, le ho dovute cambiare per rendere più carina la storia e rendere Emily la protagonista (al posto di Harry).
Alcune cose corrispondono ai libri mentre altre ai film, non vi preoccupate se trovate qualcosa di strano, è tutta colpa della mia mente malata °-°
Dal prossimo capitolo penso che pubblicherò ogni venerdì :) 
La lettera si è un pò incasinata >.< chiedo perdono

Bene, detto questo, spero che vi sia piaciuto e che continuiate a seguire questa fanfiction.
Al prossimo capitolo :D

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Compere a Diagon Alley ***


La via principale era piena zeppa di negozi di ogni genere: scope, pentoloni, ingredienti per le pozioni, libri scolastici…
-Bene, che vuoi comprare prima?- chiese Nathaniel.
-I libri?-
-Va bene, sono da questa parte.-
Si incamminarono uno accanto all’altra ma Emily fece fatica a star dietro a Nath a causa della folla.
Rimase parecchio indietro, tanto da non riuscire più a vederlo.
Si fermò e cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di suo fratello ma tra la folla era praticamente impossibile, quando una mano le afferrò il polso.
-Ehi stai attenta, se ti dovessi perdere non saprei come ritrovarti.-
-S-si -
La prese per mano e si diressero verso un negozio gigantesco, le porte erano alte un metro più di loro e sull’entrata troneggiava una scritta a lettere dorate ‘Il Ghirigoro’.
L’interno era tappezzato di libri, molti volavano da soli dalle mani dei clienti disinteressati al loro posto sugli scaffali.
Emily non fece altro che seguire Nath che guardava prima la lista dove erano elencati i volumi da acquistare e poi i libri, li prendeva con molta cura e li porgeva a lei, le copertine erano noiose come quelle babbane ma avevano qualcosa che allo stesso tempo le faceva sembrare speciali.
Dopo averla caricata di libri, Nath si diresse verso il bancone e pagò con delle strane monete, la commessa gli diede qualche busta nelle quali misero tutti i libri.
Dopo i libri andarono a comprare la divisa.
Entrarono in un negozio basso ma molto largo, c’era un ragazzino in piedi su una sedia mentre Madama McClan, la sarta, gli misurava la divisa, completamente nera.
-Guarda lì, i bordi della divisa cambiano colore al momento dello smistamento- le sussurrò Nath.
-Appena il cappello ti smisterà il bordo prenderà colore.- continuò.
-E quali sono?- chiese lei.
-Dunque: rosso per i Grifondoro, verde per i Serpeverde, blu per i Corvonero e giallo per i Tassorosso.-
-E la tua divisa di che colore è?-
-La mia è blu, io sono un Corvonero, chissà dove capiterai tu- disse con un sorriso.
-Perché, non capiterò nella tua stessa casa?-
-Probabilmente, ma non c’è nulla di certo-
Madama McClan si girò verso di loro e gli fece cenno di sedersi.
Il bambino sulla sedia scese e si guardò allo specchio, fece un sorriso alla signora e andò vicino alla madre seduta poco lontano dai ragazzi.
-Prego signorina – le disse la donna facendo cenno di avvicinarsi accompagnando il tutto con un sorriso cordiale – si metta in piedi qui sopra.-
Emily salì sulla sedia e la donna cominciò a prendere le misure.
Mentre prendeva le misure le fece diverse domande, giusto per fare conversazione.
Rimasero dentro quel negozio per circa venti minuti ma la divisa era stupenda.
-Che ne dici di andare a comprare la bacchetta?-
Il volto della ragazza s’illuminò.
-Certamente-
Andarono verso il fondo della strada, davanti ad un negozio imponente.
L’interno era sporco e pieno di ragnatele.
-Olivander- chiamò Nathaniel.
Un omino basso e dai capelli elettrizzati sbucò da dietro uno scappale impolverato.
-Oh, signor Stone, ha portato sua sorella, ha finalmente ricevuto la sua lettera, signorina Stone?-
-Ehm… si, signor… Olivander- rispose lei a disagio.
-Dunque – disse tornando dietro gli scaffali – cosa potrebbe andar bene per lei, signorina Stone?!-
Nathaniel l’accompagnò fino ad un bancone dal quale era visibile Olivander che frugava tra i pacchetti.
-Vediamo se le va bene questa… è simile a quella di suo fratello.-
Emily prese il pacchetto che le porgeva Olivander e lo aprì, dentro vi era una bacchetta sottile e lunga, di colore scuro, la prese e la guardò.
-Che… che dovrei fare?-
-La agiti-
La impugnò bene ma il signor Olivander gliela tolse immediatamente dalle mani.
-Mmh, direi di no.- disse Olivander guardando la bacchetta, la rimise nel pacchetto e tornò tra gli scaffali.
Lei lo guardava curiosa chiedendosi su che principio decideva qual era la migliore.
Tornò con un altro pacchetto che le porse.
-Forse questa-
Aprì il pacchetto e prese la bacchetta al suo interno, era di un legno chiaro e appena l’ebbe stretta tra le mani ebbe l’impressione che emanasse calore, come una persona vera.
-Penso che vada bene quella, non trova, signorina Stone?-
-Beh, penso di si-
-Eccellente, una bacchetta niente male, lunga 10 pollici e 3/4, legno di Peccio, nucleo di unicorno, sorprendentemente sibilante.- concluse lui.
Lei lo guardava stupita.
-Sta tranquilla, non devi memorizzarlo- la rassicurò il fratello sottovoce.
-Molte grazie signor Olivander- disse rivolgendogli un sorriso.
-Di nulla signorina, è il mio mestiere, spero di rivederla presto.-
Nathaniel pagò Olivander e si diressero verso la porta.
Il resto delle compere passò tranquillamente, Nathaniel le spiegò anche il valore delle monete che venivano utilizzate nel mondo magico.
Fecero anche delle compere per Nathaniel, se ne era dimenticate alcune e dato che si trovavamo lì ne approfittarono.
 
Era ormai mezzogiorno e decisero di fermarsi lì a mangiare, entrarono in un locale pieno zeppo di gente.
-Certo che Diagon Alley è davvero molto affollata- affermò lei.
-No, questo non è nulla, tante persone si riducono all’ultimo momento per fare compere quindi la gente è molta di più.-
Una cameriera si avvicinò a loro con due menù, era molto sorridente, soprattutto nei confronti di Nath.
Nathaniel prese i menù e la congedò.
Le ricette elencate le erano tutte sconosciute, avevano nomi strani e per niente invitanti.
-Ehm… Nath, tu che prendi?-
-Oh, penso che prenderò una Burrobirra e un panino agli occhi di rana, tu?-
-Non so, non ho ancora scelto…-
-Vuoi che ti aiuti?- le chiese nascondendo una risata.
-Si, ti prego- disse facendo uno sguardo supplichevole.
Nathaniel le elencò tutti gli ingredienti dei cibi nel menù, il che rese tutto molto più facile, finì per prendere le stesse cose di Nath ad eccezione della Burrobirra che prese analcolica.
Il locale era pieno di ragazzini dell’età di Emily che avevano deciso di restare più tempo possibile, accompagnati dai genitori.
La cameriera portò le cose che avevano ordinato.
Mangiarono tranquillamente e Nath le continuò a parlare di Hogwarts, le raccontò dei suoi amici e degli scherzi che facevano insieme.
Le parlò di un ragazzo della sua casa con cui faceva scherzi al guardiano, di due gemelli di un’altra casa che erano degli autentici geni negli scherzi, le spiegò che il guardiano, Gazza, aveva il compito di tener d’occhio gli studenti, disse che era un rompiscatole e che non era difficile prenderlo in giro.
Dopo aver finito con calma di mangiare conclusero le compere per la scuola, sia per lei sia per Nathaniel.
Appena si trovarono davanti al camino con il quale erano arrivati Nath si girò verso di lei.
-Tu vai pure a casa, io devo finire un’ultima commissione, ricordi la strada?-
-Si, certo, è una cosa importante?- chiese.
-Abbastanza, ora vai pure, vengo a casa tra circa mezz’ora-
Si girò e si diresse verso i negozi, lei lo guardò finché non scomparve tra la folla.
Tornò a casa da sola, un po’ spaventata essendosi fatta ormai sera, entrò salutando affannosamente a causa dei pacchi pesanti che portava addosso e li posò in corridoio.
Suo padre era seduto sul divano di fronte alla televisione e guardava distrattamente il telegiornale mentre sua madre era in cucina a preparare la cena.
-Ah, ciao Emily, ciao Nathaniel…- salutò la madre dalla cucina.
-Ciao, Nath non c’è, è rimasto un altro po’ a Diagon Alley, ha detto che ci avrebbe messo poco tempo.-
Sua madre si affacciò guardandola sorpresa.
-Quindi sei tornata qui da sola?-
-Beh… si-
-Appena torna Nathaniel mi sente… far tornare da sola a casa una ragazzina di soli 11 anni… a quest’ora?? Ah ora che torna…- continuò a borbottare tornando ai fornelli.
Emily andò in salotto e si accasciò sfinita sul divano accanto a suo padre.
-Stanca eh?- chiese lui.
-Oh si, tantissimo.-
- La prossima volta voglio venire anch’io, Nathaniel non mi ha mai lasciato andare con lui- disse lui borbottando.
-Tranquillo pa’, l’anno prossimo verrai anche tu, e magari facciamo venire anche mamma, non le fa molto bene restare sempre chiusa in cucina…-
-Perché no?! È un’ottima idea- disse sorridendole.
-Che dicono di interessante?- chiese lei riferendosi al telegiornale.
-Niente di che… non fanno altro che parlare di disgrazie…-
-Allora perché lo guardi?- chiese perplessa.
-Stai scherzando? Se mi facessi vedere da tua madre senza fare nulla mi metterebbe di certo in cucina a sgobbare… no grazie, mi bastano le ore in ufficio.-
Emily scoppiò a ridere, suo padre era molto meno severo della madre che era a tutti gli effetti ‘ l’uomo di casa’, che fosse una donna non era rilevante, Emily aveva ripreso tutto, ma proprio tutto, da lui.
La porta d’ingresso si aprì e si chiuse molto rumorosamente.
-NATHANIEL STONE- urlò sua madre dalla cucina.
-COME TI È SALTATO IN MENTE DI FAR TORN…-
-Mamma, non è il momento. Sono anche caduto a causa di questi stupidi pacchi in corridoio- bofonchiò lui interrompendola.
Seguì un periodo di silenzio.
-Ahia… guai in vista…- sussurrò suo padre togliendo l’audio alla televisione per godersi meglio lo spettacolo.
I litigi tra Nathaniel e la madre erano la cosa migliore che esistesse, lui aveva ripreso tutto da lei per cui ogni volta si finiva in parità con almeno due porte che sbattevano rumorosamente.
-Emily, vieni a controllare le pentole.- sibilò sua madre uscendo dalla cucina.
-S-subito mamma-
Emily corse in cucina e si mise il grembiule tendendo l’orecchio ai passi della madre per le scale.
I passi erano pesanti e rumorosi, un’ingegnosa tattica per far capire a Nath che la guerra stava iniziando.
Silenzio.
-Uhm… insolito, molto insolito… perché non urlano? Dove sono le grida?- chiese suo padre quasi deluso.
-Non ne ho idea- sussurrò lei affacciandosi in corridoio.
-Ah Emily, stanno scendendo, rifugiati in cucina, presto!- disse concitato il padre.
Lei rientrò immediatamente in cucina fingendo la massima attenzione alle pentole.
La madre e Nathaniel scesero tranquilli insieme, suo padre li guardò sorpresi mentre lei usciva lentamente dalla cucina.
-Tutto a posto?- chiese lui.
-Certo, tutto a posto- rassicurò sua madre.
Nathaniel si sedette in salotto e la madre la raggiunse in cucina.
La serata passò molto tranquillamente, sembrava che non fosse successo assolutamente nulla.
Parlarono e risero di alcuni avvenimenti che raccontò Nath dei suoi primi anni ad Hogwarts.
Più se ne parlava più Emily era ansiosa di andarci.
Si prospettavano degli anni stupendi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** King's Cross ***


Le vacanze estive erano finite.
Il mese di Settembre si prospettava caldo ma non troppo.
Era ormai il 1 Settembre e i mesi estivi erano passati troppo lentamente per i suoi gusti.
Finalmente sarebbe andata ad Hogwarts, la scuola dei maghi.
Si svegliò molto presto, super elettrizzata.
-Emily, buongiorno. Ti sei svegliata presto oggi eh?!? Ansiosa di andare ad Hogwarts?- chiese Nathaniel sorridente mentre lei scendeva in fretta le scale.
-Ovvio! Quando andiamo a King’s Cross?-
-Il treno parte alle 11, mancano ancora 4 ore.-
-Si ma dobbiamo prepararci!-
-Che devi preparare? Le valigie le abbiamo fatte ieri sera.-
-Si ma potremmo aver scordato qualcosa…-
-Sta’ tranquilla, ora fai colazione, abbiamo ancora molto tempo a disposizione.-
Si sedette docile ad una sedia mentre Nath le metteva un paio di frittelle nel piatto.
Dopo pochi minuti scesero entrambi i genitori con un’espressione quasi imbronciata.
-Giorno ma’, giorno pa’- salutò lei.
-Buongiorno Emily, Nath, ci sei anche tu- disse la madre.
Si sedettero anche loro e cominciarono a mangiare insieme ai ragazzi, Emily mangiava molto velocemente ma la sgridarono così fu costretta a rallentare.
Avevano finito mezz’ora dopo.
-Che facciamo fino alle 11?- chiese a Nath.
-Non so…andiamo a controllare se abbiamo messo tutto nelle valigie.-
Lei si diresse verso la sua camera accompagnata dal padre e Nath verso la sua con la madre.
Cacciarono tutto quello che c’era nella valigia e compilarono una lista di tutto quello che le sarebbe servito, dopodiché cominciarono a rimettere dentro gli oggetti e i vestiti spuntandone i nomi dalla lista.
Si fecero parecchie risate e si ricordarono di prendere il pigiama, cosa della quale si era dimenticata.
Qualcuno bussò alla porta per poi entrare.
-Ehi Emily, tra un’ora e mezza parte il treno, sbrigati che andiamo alla stazione.- disse Nath richiudendosi la porta alle spalle.
Finì di rimettere nella valigia le ultime cose e la chiuse.
-Quindi non ti sentiremo più fare baccano in giro per casa giusto?- chiese suo padre con un velo di malinconia nella voce ma ostentando comunque un sorriso.
-Solo per il periodo scolastico, non illuderti.- rispose lei sorridendo.
-Sono orgoglioso di te, Emily- sussurrò abbracciandola.
Il padre era sempre stato molto divertente ma mai così sentimentale, la stava facendo commuovere.
-Grazie pa’- rispose.
Uscirono dalla camera e suo padre prese la valigia.
Appena scese le scale vide la valigia di Nath con sopra due gabbie, una con un gufo dalle piume scure e lo sguardo assonnato e l’altra coperta da un panno azzurro.
-Emily, la gabbia coperta è tua, dimmi cosa ne pensi.- disse Nath sorridendo da sopra le scale.
Prese sospettosa la gabbia e spostò leggermente la stoffa azzurra che la copriva.
Al suo interno c’era un gufo, gli occhi sul giallo-arancio, le piume chiare sul petto e all’interno delle ali mentre scure sulla parte esterna.
Rimase esterrefatta.
-È un gufo reale, maschio, adatto per i pacchi voluminosi e le lunghe distanze, ti piace??-
-È stupendo, grazie Nath- rispose lei abbracciandolo.
-Mi fa piacere, come lo chiamerai??-
-Uhm… non so…Midnight? Che ne pensi?? Abbreviato sarebbe Mid-
-Si, molto bello, è per comprarti quello che sono rimasto un po’ di più a Diagon Alley-
-Ora sbrighiamoci altrimenti faremo tardi.- li interruppe la madre scendendo le scale.
Uscirono caricando i bagagli sull’auto e si misero in viaggio.
Era eccitatissima, non vedeva l’ora di mettere piede nella scuola, nelle aule, di impugnare la bacchetta per fare il suo primo incantesimo.
-Dunque, se devi mandare qualcosa a casa devi solamente consegnarla a Midnight e dirgli di portarla a casa, lui conosce la strada.- spiegò Nath in auto.
-Si, va bene, ma se devono mandarci qualcosa da casa? Come fanno?- chiese lei.
-Oh tranquilla, anche mamma e papà hanno un gufo, loro ci spediranno la posta così. Guarda, siamo arrivati- disse lui puntando il dito verso un’enorme edificio.
-Io vado a prendere due carrelli, tu nel frattempo parcheggia.- stabilì sua madre aprendo la portiera e scendendo dall’auto.
Lei si diresse verso l’interno mentre il padre si accostava ad un’altra auto parcheggiata.
Scesero tutti dall’auto e cominciarono a scaricarla.
Dopo pochi minuti la madre li raggiunse spingendo due carrelli che consegnò a Emily e a Nath.
Caricarono sui carrelli tutti i loro bagagli compresi i gufi e si diressero verso l’interno dalla stazione.
Le porte erano gigantesche, l’interno pullulava di gente in attesa del proprio treno, avevano tutti delle valigie più o meno ingombranti ma non le parve di notare nessuno con dei pacchi simili ai loro.
-Dov’è il binario 9¾?- chiese a Nathaniel.
-Dobbiamo raggiungere i binari 9 e 10-
Si incamminarono verso il loro binario.
3…4…5…
-Ah ecco il binario 9- esclamò lei esaltata puntando il dito verso un ‘9’ in plastica nero attaccato ad un pilastro in mattoni.
-Già, Emily, guarda come faccio io ok?- chiese il fratello.
-Si-
Nathaniel si posizionò esattamente di fronte al pilastro e rafforzò la presa sul carrello.
Si slanciò in avanti camminando in fretta.
Emily era sconcertata, si sarebbe schiantato.
-Nath che…- provò a dirgli ma si bloccò appena lo vide scomparire all’interno del pilastro.
-Visto? È facile, basta camminare dritto verso il centro, non ti farai male.- spiegò suo padre.
-V-va bene-
Spostò il pesante carrello fino ad arrivare di fronte al pilastro in mattoni.
Doveva essere impazzita.
Le gambe le tremavano e la forza le venne a mancare.
Si spinse in avanti come aveva fatto Nathaniel, chiuse gli occhi, sapeva di essere vicinissima, sentì come se un velo le stesse scivolando sopra.
Bloccò il carrello e aprì gli occhi, si trovava di fronte ad un treno rosso e nero, vecchio modello, con un cartello dorato davanti e una scritta nera ‘Hogwarts Express 5972’.
Sentì l’estasi montarle dentro e la felicità crescere.
Nathaniel era poco distante da dove era sbucata lei e faceva cenno di avvicinarsi, si avviò verso di lui e dopo poco vide i suoi genitori uscire dal muro in mattoni.
-Adoro questa sensazione.- disse esaltato suo padre.
Raggiunsero tutti Nathaniel che aspettava poco distante.
Si incamminarono verso il treno, suo padre aiutava Emily a spingere il carrello mentre sua madre stava vicino a Nathaniel.
-Bene, vieni Emily che ti aiuto a caricare il bagaglio sul tre…- cominciò Nathaniel ma venne interrotto da un grido.
-NATHAAAAAAAAAAAA- urlò qualcuno.
-NIEEEEEEEEEEEEEEEEL- concluse una voce simile.
-Oh cavolo…mi hanno trovato…- sussurrò Nath.
-Chi ti ha trovato?- chiese lei perplessa cercando con gli occhi i padroni di quelle voci.
-Due miei amici, avevamo fatto la scommessa che sarei riuscito a non farmi vedere da loro fino alla partenza del treno…dannazione…-
-Nathaniel, ti abbiamo fregato- disse un ragazzo avvicinandosi, accompagnato da una sua fotocopia.
-Esatto, ci devi 3 cioccorane.- sogghignò l’altro.
-Oh, buongiorno cari, quanto tempo eh?- salutò solare la madre.
-Ah, buongiorno signora Stone…- salutò il primo facendo un piccolo inchino.
-…signor Stone- concluse l’altro facendo anche lui un inchino all’uomo.
-Oh ma che cari, dov’è vostra madre?- chiese lei.
-Sta’ arrivando, accompagna Ginny.-
-E tu chi sei??- chiese uno dei gemelli rivolto a Emily.
-Lei è mia sorella, Emily, ve ne avevo parlato.- spiegò Nath avvicinandosi a lei.
-Ah si, la ricordo, non vedevo l’ora di conoscerti, piacere, io mi chiamo Fred Weasley, al suo servizio, e questa mia copia orribile è George, non criticarlo, non è colpa sua se non è nato bello come me.- spiegò l’altro allungando la mano verso la ragazza con un sorriso gentile stampato in faccia.
Aveva i capelli corti e di un rosso acceso, gli occhi azzurri e la corporatura snella.
-Piacere, Emily Stone- si presentò lei stringendogli la mano, cercando di non scoppiargli a ridere in faccia.
-Senti chi parla, guarda che quello uscito male sei tu- disse l’altro spintonando il fratello –George Weasley, piacere- continuò allungando la mano.
La strinse.
-Sempre Emily Stone- disse ridendo.
-Dato che avete finito con le presentazione che ne dite di aiutarci a caricare le valigie?- chiese Nath ai gemelli.
-Certo.- disse George.
-Allora, tu aiuta Nathaniel e io aiuto Emily- stabilì Fred.
-Va bene, vieni George, la valigia è qui.- disse Nath.
-Allora Emily, dov’è la tua valigia?- le chiese Fred.
-Ehm…è su quel carrello lì.- disse lei indicando un carrello vicino ai genitori.
Si diressero insieme verso il carrello e lo spinsero verso l’entrata del treno.
Una volta giunti alle scalette Fred si mise davanti alla valigia e l’afferrò.
-Bene Emily, tu prendila da quel lato cosi la portiamo dentro.-
Dopo un po’ di fatica riuscirono a portare la valigia al suo posto.
-Perfetto, grazie mille dell’aiuto Fred- ringraziò lei.
-E di che, nessun problema- disse sorridendo.
-Ah eccovi, svelti salite, il treno parte tra 5 minuti- li informò Nath sbucando dall’entrata.
-Emily, Nathaniel, venite- chiamò la madre.
Si diressero verso i loro genitori, sua madre abbracciò Emily e lo stesso fece suo padre.
-Mi raccomando, state attenti- disse il padre con gli occhi lucidi.
-E ricordatevi di lavarvi i denti- continuò la madre mentre si allontanavano tenendo stretto un fazzoletto.
Salirono tutti e quattro sul treno e si affacciarono al finestrino per salutare i genitori, Emily vide accanto alla madre e al padre una donna bassa e cicciottella dai capelli rossi che teneva per mano una bimba dai capelli rossi corti che piangeva, accanto a loro un uomo alto con gli occhiali e anche lui con i capelli rossi, sembravano conoscersi infatti appena partiti i suoi genitori li salutarono ancora una volta e cominciarono a chiacchierare con i due signori accanto a loro.
-Tranquilla Ginny, ti porteremo una tazza del gabinetto di Hogwarts come ricordo- gridò uno dei gemelli alla bambina in lacrime che cominciò a correre dietro al treno ormai in corsa per poi arrendersi poco dopo.
Usciti dalla stazione si allontanarono tutti e quattro dai finestrini.
-Alcuni miei amici mi aspettano nei primi vagoni, volete venire anche voi??- chiese Nathaniel.
-No, grazie, ci aspetta Lee Jordan.- disse George facendo un cenno con la mano come per non farlo preoccupare.
-Tu Emily che fai?- chiese Fred.
-Non so…magari andrò in una cabina qualsiasi.-
-Comunque se vuoi puoi venire nella nostra cabina, saremo nella 357- disse George.
-Se hai qualche problema vieni pure da me, va bene?- chiese Nath.
-Si certo, puoi stare tranquillo-
-Ok, io vado che mi aspettano, ciao Fred, ciao George, non mutilate nessuno ok? Ciao Emily, stai attenta- salutò Nathaniel dandole un bacio sulla fronte per poi allontanarsi.
-Noi andiamo…- disse George.
-Ricordati il numero della cabina, puoi venire quando vuoi ma stai attenta quando apri la porta che potrebbe esplodere qualcosa.- continuò Fred.
-Ehi, tranquilla, era uno scherzo- la rassicurò George notando l’espressione impaurita sul volto della ragazza.
-Va bene, ci vediamo dopo allora.-
Fred e George si diressero verso la parte opposta a quella di Nath e lei rimase sola.
Stava andando nella migliore scuola che si potesse immaginare, non vedeva l’ora.
S’incamminò nella direzione dove era andato Nathaniel, alla ricerca di una cabina libera.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Hogwarts ***


Era passata davanti a decine di cabine, tutte strapiene.
Qualcuno le tirò la maglietta da dietro, si voltò.
Un ragazzino della sua età, dal viso un po’ rotondetto e alto quanto lei, la fissava con gli occhi pieni di lacrime.
-Hai…hai visto u-un rospo? Si chiama Oscar…l’ho perso- disse lui vergognoso.
-No, mi spiace, ma se vuoi ti aiuto a cercarlo, io mi chiamo Emily Stone, e tu?- chiese  allungando la mano.
-I-io sono Neville Paciock…davvero mi aiuteresti?- chiese stringendole la mano debolmente.
-Certo, io vado a vedere nelle cabine che si trovano da questa parte, tu vai di là.- stabilì lei ritirando la mano.
-Va bene…grazie mille Emily- disse lui facendo comparire un sorriso raggiante sul volto.
Gli sorrise a sua volta e si diresse verso gli altri vagoni.
Una ragazza dai capelli castani e vaporosi le veniva incontro, poteva chiedere a lei…
-Ciao, scusa, non è che hai visto un rospo? Un ragazzo ha perso il suo.- chiese.
Lei la guardò stranita, poi sorrise.
-Parli di Neville? Lo sto aiutando anch’io a cercare Oscar. Piacere io mi chiamo Hermione Granger  e tu sei?- chiese lei allungando la mano con aria saccente.
-Io sono Emily Stone, allora ci vediamo.- disse stringendole la mano per poi allontanarsi.
Caspita, la scuola non è ancora iniziata e aveva già conosciuto delle persone simpatiche.
Aprì la porta di un vagone nel quale si trovavano due ragazzi, un topo e tantissimi dolci sui sedili.
-Ciao, avete visto un rospo?- chiese.
Entrambi i ragazzi si girarono verso di lei.
-Sei la seconda persona che ce lo chiede- disse sbuffando un ragazzo dai capelli rossi.
-Ah, non lo sapevo, nel caso vi capitasse di vederlo potreste avvertirmi?- chiese.
-Certo, come ti chiami?- chiese l’altro ragazzo con gli occhiali.
-Io sono Emily Stone, voi?-
-Io mi chiamo Ron Weasley- disse il ragazzo dai capelli rossi.
-Ah, sei il fratello di Fred e George?- chiese lei.
-Si, perché, li conosci?-
-Sono amici di mio fratello ma io li ho conosciuti poco fa.-
-Mi spiace per te- borbottò Ron.
-Io invece mi chiamo Harry Potter- disse il ragazzo occhialuto sorridente.
-Ah, Harry, avevo sentito parlare di te.-
-Già…sono più conosciuto di quanto vorrei…tieni, prendi una cioccorana- disse lui gentilmente porgendole un pacchetto azzurro con una rana marrone disegnata sopra.
-Oh, grazie mille, io ora vado, devo aiutare Neville a cercare il rospo, a dopo.- disse lei prendendo il pacchetto.
-Allora ci vediamo a scuola- disse Ron mentre Emily usciva dallo scompartimento chiudendosi la porta alle spalle.
Si avviò verso un altro scompartimento e aprì la porta.
Dentro erano seduti: un ragazzino biondo e pallido, uno cicciottello al suo fianco, uno alto dall’aria non molto sveglia e una ragazzina dai capelli scuri e corti.
Appena aprì lo sportello tutti si voltarono verso di lei.
-Scusate, avete visto un rospo?  Un ragazzo ha perso il suo- chiese.
-Chi si porterebbe un rospo? È l’animale più stupido che esista!- disse il ragazzino biondo alzandosi e mettendosi davanti a Emily.
-Ah, più stupido di te intendi? - rispose lei secca.
Il ragazzo divenne ancora più pallido e il suo sguardo sembrò farsi più attento.
-Chi sei, ragazzina?- le chiese marcando l’ultima parola con un velo di disprezzo.
-Io sono Emily Stone- disse lei guardandolo fisso.
-Ah, la sorella di quel Corvonero, io sono Draco Malfoy, tu sei una mezzosangue giusto? Voi non dovreste avere il permesso di frequentare Hogwarts.- disse lui con un ghigno.
La rabbia cominciò a crescerle dentro.
-Perché dici questo?-
-Semplice, perché voi mezzosangue siete inferiori a noi purosangue, non dovreste frequentare una scuola di maghi.-
-Senti, anch’io sono stata ammessa quindi ho tutto il diritto di frequentare Hogwarts, ora, se non dispiace, devo aiutare un mio amico a cercare il suo rospo per cui me ne vado.- disse uscendo dalla cabina di Malfoy e chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo.
Bene, ad Hogwarts non c’erano solo persone simpatiche.
Continuò a chiedere agli studenti se avessero visto Oscar.
Aprì un’ennesima porta e si trovò davanti Fred e George Weasley insieme ad un ragazzo dai capelli scuri con una scatola abbastanza spaventosa sulle  ginocchia.
-Ehi Emily, come te la passi?- salutò George sorridente.
-Oddio…quella scatola si mu-muove?- chiese lei puntando il dito contro la scatola sulle gambe del ragazzo.
-Ahahah si, vuoi vedere che contiene? Dai Lee aprila.- disse Fred facendola sedere accanto a lui.
Lee aprì la scatola e ci infilò la mano dentro, la cacciò, sopra c’era un ragno gigante e peloso.
Emily afferrò prontamente il braccio di Fred.
-M-ma è legale po-portarlo ad Hogwarts?- chiese stringendosi ancora di più a Fred.
-Beh non penso ma nessuno dovrebbe sgamarci- disse Lee ridendo.
-A proposito, io sono Lee Jordan, piacere.- continuò il ragazzo allungando la mano dopo aver messo a posto il ragno.
-E-Emily Stone- disse stringendogli controvoglia la mano.
Lee richiuse definitivamente la scatola e lei si accorse di essere ancora stretta al braccio di Fred che lasciò subito arrossendo.
-Ehm…ero venuta a chiedervi se avevate visto un rospo…Neville ha perso il suo- spiegò.
-No, io non l’ho visto, e voi?- chiese George agli altri.
-No, neanch’io- convenne Fred.
-Se ne vediamo uno ti avvertiamo ok?- chiese Lee.
-Si, grazie mille, io ora vado, ci vediamo dopo.- disse salutando con la mano e uscendo.
Quel dannato rospo non si trovava…
Continuò a chiedere nelle varie cabine fino ad arrivare a quella di Nathaniel.
-Ehi Nath, hai visto un rospo?- chiese.
-Ehm…no, perché? Dove hai trovato un rospo?- le chiese a sua volta.
-Da nessuna parte, non è mio, è quello di Neville.-
-Mi spiace, comunque non l’ho visto, nel caso ti faccio sapere- continuò.
-Va bene.-
-Ah Emily, comincia a metterti la divisa, siamo quasi arrivati, puoi andare nel bagno, si trova lì-
-Grazie, vado subito.- disse dirigendosi verso il bagno.
Aprì la porta scorrevole ed entrò chiudendosela alle spalle.
Il bagno era molto piccolo ma c’era abbastanza spazio per cambiarsi.
Si mise in fretta la divisa e uscì, vide Neville camminare nella sua direzione.
-Ciao Emily, hai per caso visto il mio rospo?- le chiese avvicinandosi.
-No, mi spiace, non l’ha visto nessuno ma stai tranquillo, sono certa che lo ritroverai- rispose sorridendo.
-Va bene, comunque penso che siamo arrivati- disse lui.
-Ah, grazie, allora io vado, se vedo Oscar te lo dico- rispose allontanandosi.
Molte persone uscirono dai propri scompartimenti per riversarsi nel corridoio.
-Ah eccoti Emily- sentì dire.
Si girò verso la fonte della voce e vide i gemelli Weasley.
-Ti stavamo cercando- disse Fred.
-Già, voi del primo dovete scendere per primi- continuò George.
-Ah, grazie, scendo subito, ma le valigie?-
-Nessun problema, devi lasciarle qui, le portano nella tua stanza con la magia.- spiegò Fred.
-Grazie ragazzi, io vado- disse lei salutando in fretta e dirigendosi verso le porte, scese.
C’erano una flotta di ragazzi davanti a lei e un gigante barbuto alla testa della fila.
-Su ragazzi, ci siete tutti? Svelti seguitemi, tutti dietro di me- cominciò a dire il gigante, non aveva bisogno di urlare.
La fila si mosse in fretta e lei la seguì.
Il gigante li accompagnò fino ad una collina.
-State attenti, non vi spingete, rischiate di cadere.-
Passarono su una collina, alla sua destra si estendeva un precipizio e gli studenti erano costretti a camminare in fila indiana.
-Su su svelti, al castello ci aspettano.- ripeté il gigante.
Continuarono a scendere fino a raggiungere un lago enorme e dall’acqua scura.
-Questo è il Lago Nero, al massimo tre persone per barca altrimenti non vi regge, una persona di ogni barca deve tenere la lanterna.- spiegò il gigante barbuto.
Emily capitò in barca con Neville e una ragazzina dai capelli castano chiaro e lo sguardo spento, sembrava molto timida.
Emily si mise sulla prua della barca e afferrò la lanterna che le porse il gigante.
-Ehi ma non ci sono remi qui- disse all’uomo.
-Tranquilla, qui non servono i remi- rispose lui facendo scorgere un sorriso gentile sotto la barba incolta.
Le barche si staccarono dalla costa senza che nessuno le avesse toccate.
Davanti a lei c’era la barca con Harry, Ron e Hermione, poco distante da loro c’erano Draco Malfoy e i due ragazzi non molto svegli seduti accanto a lui nel vagone.
Davanti a loro si stanziavano moltissime luci e un enorme castello all’orizzonte.
Il gigante li precedeva a bordo della sua barca, un po’ più grande delle loro.
-Quella lì è Hogwarts- disse gonfiando il petto sentendosi onorato di essere il primo a mostrargliela.
Un fiume di sussurri si alzò dalle imbarcazioni.
Le luci del castello erano tutte accese e davano un’aria davvero magica al paesaggio.
La barca del gigante arrivò alla costa e lui scese.
-Bene, io mi chiamo Hagrid, sono il guardiacaccia, ricreate la fila qui davanti, su svelti.- disse il gigante una volta a terra.
Tutte le barche, una alla volta, giunsero alla costa e tutti gli studenti scesero.
La fila si ricreò in fretta davanti ad Hagrid.
Il gigante si rimise in cammino e i ragazzi lo seguirono.
Li portò su per una salita, un breve tratto di foresta ed ecco davanti a loro il castello.
Camminarono su per un viottolo e passarono accanto ad una casetta di legno molto piccola.
-Quella è la mia casa, nel caso vi servisse qualcosa non esitate a venirmi a trovare.- disse Hagrid puntando il dito contro la casetta in legno.
Finita la salita si ritrovarono davanti alla grande porta del castello.
Si sentì un rumore cupo e la porta si aprì quel poco che bastava a lasciarli passare.
Dalla porta sbucò una donna alta, i capelli legati a chignon, un lungo mantello color smeraldo e l’espressione accigliata, dava l’impressione di essere una donna severa.
-Eccoli professoressa McGranitt, sono tutti qui- disse fiero Hagrid alla donna.
-Grazie Hagrid, da qui in poi ci penso io, vai pure al banchetto- lo congedò la McGranitt.
Hagrid si allontanò e l’attenzione dei ragazzi fu catturata dallo schiarirsi la voce della McGranitt.
-Bene ragazzi, io sono la professoressa McGranitt, insegno Trasfigurazione, vi do il benvenuto ad Hogwarts- disse la donna.
-Ora vi accompagnerò nella Sala Grande dove verrete smistati nelle vostre case, dopodiché potrete prendere posto nella vostra tavola e, dopo il discorso del preside, potrete cominciare a cenare.- continuò.
-Tu sai di cosa si tratta?- chiese Neville sottovoce.
-No, non ne ho idea- rispose Emily.
-Bene, voi restate qui, io torno subito, rimanete in silenzio in modo che possa comunicare al preside del vostro arrivo.- disse la professoressa allontanandosi.
Dei fantasmi cominciarono a discutere e, accorgendosi dei primini li salutarono.
Erano delle figure slanciate e argentee.
L’attenzione di Emily non si soffermò molto sulla loro presenza, per quanto potesse essere strana, essendo agitata per lo smistamento.
Suo fratello era un Corvonero, i gemelli Weasley erano dei Grifondoro, non le sarebbe dispiaciuto capitare nella loro stessa casa, così come non le sarebbe dispiaciuto capitare con il fratello.
A ben dire era una dei pochi senza preferenze, sentiva molti ragazzi dire che non volevano capitare in Serpeverde a causa dei maghi che si erano distinti negativamente ma lei non ci vedeva nulla di male in quella casa, altri ragazzi speravano ardentemente di capitarci.
Le era indifferente.
Sarebbe finita in una casa dove sarebbe restata per 7 anni, era proprio curiosa di sapere qual era la qualità che l’avrebbe distinta.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Smistamento ***


Erano ancora tutti riuniti, l’eccitazione cominciava a farsi sentire.
La porta davanti a loro si aprì un po’ e ne uscì la professoressa McGranitt.
-Seguitemi.- disse semplicemente aprendo completamente la gigantesca porta.
La bocca le si aprì d’istinto.
Quella era la Sala Grande.
Il soffitto era identico al cielo, trapuntato di stelle e con delle piccole candele che sorvolavano le loro teste.
Dall’entrata si vedevano quattro tavoli, quello più a sinistra doveva essere dei Serpeverde perché aveva degli addobbi color verde smeraldo, di seguito c’erano Corvonero, Tassorosso e Grifondoro.
In fondo, su una piattaforma rialzata, si trovava un tavolo posizionato orizzontalmente, al centro c’era una grande sedia d’oro con su seduto un ometto alto e dai capelli e la barba argentata, probabilmente il preside, e alla sua destra e alla sua sinistra c’erano i professori, compreso Hagrid.
I ragazzi seguirono la McGranitt fino ad arrivare davanti al tavolo dei professori, li fece voltare e li mise in riga di fronte agli altri studenti.
Prese uno sgabello semplice, di legno, e lo posizionò davanti ai nuovi alunni, dopo poco ci posò su un vecchio cappello sporco e rattoppato.
Il cappello si mosse e aprì ‘la bocca’; una specie di strappo tra le pieghe.
 
Forse pensate che non son bello
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette,
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronti gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi e ascoltate
qual è la Casa in cui rimanere.
E' forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
e mettetemi in capo un istante
con me sarete in mani sicure
perché io sono il Cappello Parlante!
 
Tutti insieme spalancarono la bocca stupefatti sotto lo sguardo divertito degli alunni più grandi.
-Appena dirò il vostro nome verrete avanti, io vi metterò il Cappello Parlante sulla testa e sarete smistati nelle vostre case- spiegò la McGranitt.
Srotolò una pergamena che aveva in mano e cominciò a consultarla.
-Abbott Hannah- chiamò la professoressa.
Una ragazzina dai capelli marroni si diresse titubante verso lo sgabello, era la stessa ragazza che si trovava con Emily e Neville sulla barca.
Venne smistata in Tassorosso e un tavolo alla loro sinistra scoppiò in applausi compreso un fantasma ciccione che lo sorvolava.
La professoressa continuò a chiamare nomi ma Emily non prestava molta attenzione, stava cercando con gli occhi Nathaniel e lo intravide vicino ad una ragazza slanciata e dai capelli scuri sorridente e dall’aria simpatica.
Vederlo lì che la guardava con sguardo rassicurante la calmò molto, dopo poco cominciò a cercare i gemelli Weasley nel tavolo dei Grifondoro e li vide quasi immediatamente dato che facevano gesti per farsi notare, appena capirono che li aveva visti e che era leggermente terrorizzata cominciarono a fare boccacce e occhiolini, riuscì a stento a trattenere le risate.
-Hermione Granger- chiamò la professoressa, la ragazza dai capelli vaporosi si sedette e gli fu messo il cappello in testa.
Ci volle un po’ ma poi venne smistata in Grifondoro.
Poi tocco ad un Corvonero e poi a Neville.
Anche lui era terrorizzato, il cappello ci mise parecchio tempo per smistarlo ma poi mise anche lui in Grifondoro.
Emily tornò a guardare i gemelli che continuavano con le boccacce, contenta per l’amico.
Poi toccò a Ron e Harry, entrambi Grifondoro.
-Emily Stone- chiamò la professoressa.
Si pietrificò all’istante, fece fatica a muovere le gambe ma alla fine ci riuscì, si sedette sullo sgabello e l’ultima cosa che vide furono Fred e George che le facevano coraggio.
Il cappello le calò sugli occhi e non vide più nulla.
-Oh, Emily Stone, mi ricordo di tuo fratello, un ottimo Corvonero …- cominciò una voce nella sua testa.
-Uhm… non saprei… la tua testa è piena di idee, non hai preferenze eh? Va bene, saresti una brava Corvonero, come tuo fratello ma anche una grandiosa Grifondoro… cosa preferisci?- le chiese.
Lei rimase perplessa.
-Ehm… non so’… pensavo di non poter scegliere- rispose lei in un sussurro.
-Bene allora, molto bene… se è così… GRIFONDORO- gridò infine.
Le gambe parvero sciogliersi e si diresse, dopo essersi tolta il cappello, verso il tavolo a sinistra che applaudiva mentre vedeva il bordo della sua divisa mutare da nero a rosso.
-Evvai, sei dei nostri- urlò George nella sua direzione.
-Vieni siediti qui- disse Fred prendendola per un braccio e facendola sedere.
Loro si misero accanto a lei, di fronte vide Neville, sorridente ma ancora un po’ scosso.
-Dunque, la casa in cui è capitata è di suo gradimento signorina?- le chiese George alla sua sinistra.
-Certo, ma avrei preferito una compagnia migliore.- disse fingendo un’aria saccente.
-Ah è così?! Allora non le dispiacerà se la facciamo ridere un po’- disse Fred cominciando a farle il solletico, come se non bastasse dopo poco cominciò anche George con il risultato che sembrava una povera esaurita  che stava morendo di risate senza un’apparente motivo.
Il preside si avvicinò ad un leggio posizionato poco davanti a lui e cominciò a parlare.
-Eccovi tutti qui, ragazzi miei, vorrei ricordarvi che l’accesso alla foresta è proibito per tutti gli studenti, così come l’ala destra del terzo piano per tutti coloro che non desiderano fare una brutta fine. E ora, prima di iniziare con il banchetto, cantiamo la canzone della scuola.- disse sorridente.
-Ma dobbiamo cantare?- chiese ai gemelli incredula.
-Certo, è obbligatorio-
-Ma anche se non conosci le parole non è un problema.-
Il preside cacciò la bacchetta e la puntò in alto, da quella fuoriuscì un lungo nastro che andava formando delle parole.
Tutti gli studenti cominciarono a cantare.
-Ehi Emily, non canti?- le chiese George.
-Guarda che poi Silente si offende- continuò Fred facendole l’occhiolino.
Dopo un po’ riuscirono a convincerla e cominciò a cantare anche lei.
-Perfetto ragazzi, ora non voglio lasciarvi più a digiuno, che il banchetto abbia inizio.- disse il preside battendo le mani.
I tavoli si riempirono di prelibatezze di ogni genere.
Emily rimase di stucco per cinque minuti buoni ma quando abbassò lo sguardo sul suo piatto lo vide già pieno di dolci e pasticcini.
-Bisogna sbrigarsi all’inizio…- cominciò George.
-…Altrimenti finiscono le cose migliori- continuò Fred.
-Ma me le avete messe voi queste cose?-
-Certo, saresti rimasta a digiuno dal primo giorno altrimenti.- spiegò Fred.
Mangiò con calma e guardandosi per bene intorno.
Avrebbe voluto parlare con Nath, era da quando si era messa la divisa che non aveva l’occasione di parlarci
-Guarda lì.- le disse George puntando il dito verso il tavolo dei professori.
-Quello al centro è Silente, il preside-
-Quello col turbante è Raptor, insegna Difesa contro le Arti Oscure- continuò Fred.
-La professoressa col mantello verde è la McGranitt, insegna Trasfigurazione- riprese George.
-Quello con i capelli neri e untuosi è Piton, insegna Pozioni ma tutti sanno che aspira alla cattedra di Difesa contro le Arti Oscure.- disse Fred.
-Fermi fermi, tanto non li ricorderò tutti già da subito.- disse lei esasperata.
-Ah, sbrigati a mangiare, tra un po’ Percy vi accompagnerà nella Sala Comune dei Grifondoro.- spiegò George alzando lo sguardo verso un ragazzo alto e dai capelli rossi.
-Percy?-
-Si, è nostro fratello, fa il Prefetto- disse Fred con una smorfia.
Finì giusto in tempo perché il ragazzo dai capelli rossi si mettesse in piedi e prendesse la parola con i nuovi Grifondoro.
-Ragazzi del primo anno seguitemi.- ordinò.
Emily si alzò, salutò Fred e George e andò verso Percy.
-Attenti alle scale, a loro piace cambiare.- spiegò mentre salivano su una rampa che si spostò subito.
Nel mezzo della scalinata si videro dei bastoni volare, lei era in fondo alla fila e non vide niente ma capì che era Pix il Poltergeist , un esserino fastidioso e dispettoso che aveva paura solo del Barone Sanguinario, il fantasma dei Serpeverde , e sembrava avere anche una certa simpatia verso i gemelli Weasley essendo dei geni negli scherzi.
Percy, dopo essersi liberato di Pix, li accompagnò fino ad un grande ritratto raffigurante una donna molto grassa.
-Caput Draconis- disse Percy, la donna sbuffò e fece aprire il quadro in modo da farli passare, entrarono.
Si trovavano in una stanza tappezzata di rosso e oro, delle poltrone rosse di velluto e cordoncini d’oro di fronte a un grande camino acceso, la stanza aveva un’aria accogliente e calda.
-Eccoci qui, questa è la Sala Comune dei Grifondoro, la parola d’ordine cambia una volta alla settimana, il dormitori maschile è lì mentre quello femminile di là, le vostre valigie sono già nelle vostre camere, tra un po’ verranno anche gli altri Grifondoro e potrete fare amicizia. Attendete qui per un po’, se volete potete anche andare nelle vostre camere a sistemare le valigie.- disse per poi andarsene.
I ragazzi rimasero lì, immobili.
Alcuni si diressero nelle loro camere.
Emily salì le scale ed entrò nella sua camera, c’erano cinque letti a baldacchino con delle tende rosse e con i cordoni d’oro.
Poco dopo di lei entrarono Hermione e due ragazze che non conosceva.
-Ma siamo solo noi quattro?- chiese una ragazza dai capelli neri, lunghi e lisci.
-Beh si, ma ci sono cinque letti…- disse Emily guardandosi intorno.
-Già, c’è una studentessa in meno del solito quest’anno quindi siamo solo quattro, piacere io sono Hermione Granger, noi già ci conosciamo.- disse la ragazza rivolta ad Emily con un sorriso, aveva l’aria di essere una sapientona  ma in fondo cercava solo di fare buona impressione.
Emily e le altre ragazze cominciarono subito a fare amicizia mentre svuotavano le valigie, la ragazza dai capelli lisci e lunghi si chiamava Calì Patil e aveva una sorella gemella, Padma, tra i Corvonero, e l’altra ragazza, dai capelli mossi e castano chiaro tendenti al biondo era Lavanda Brown, aveva l’aria di essere un po’ sciocca.
-EEEEMIIILYYYYY- sentì chiamare dalla Sala Comune.
Scese in fretta allarmata e si trovò davanti i gemelli Weasley, vicini all’entrata.
-Ah eccoti, ti cercavamo- disse sorridendo George.
-Non mi pare la maniera migliore- borbottò lei avvicinandosi.
-Guarda qui chi c’è…- disse Fred aprendo il quadro e facendo intravedere Nathaniel sorridente.
Gli corse incontro e lo abbracciò.
-Wow, una Grifondoro, complimenti.- disse lui ricambiando l’abbraccio.
-Già-
-Sentite qua Weasley- disse lui ai gemelli.
-Si capo-
-Se Emily fosse capitata nella mia stessa casa non ci sarebbero stati problemi ma così non potrò vederla quasi mai… non è che potreste tenerla d’occhio voi?- chiese lui.
-Ehi, non ho bisogno di essere tenuta d’occhio- disse la ragazza offesa.
-Ma no, intendo se avessi bisogno di qualcuno, loro li puoi vedere sempre.-
-Ah ecco.-
-Per noi non ci sono problemi capo.- disse George.
-Te la proteggiamo noi.- continuò Fred circondandole le spalle con un braccio.
-Ehi ehi calma, per tenerla d’occhio intendo tenerla FUORI dai guai, chiaro?!? Non insegnatele a creare bombette o a cercare passaggi segreti, CHIARO?!- chiarì Nath con uno sguardo da serial killer.
-Oh ma ceeeerto, non ci sono problemi- disse Fred.
-Mmh… lo spero bene, ora vado che mi rivogliono nella mia Sala Comune, ciao Emily, ci vediamo Weasley.- disse Nath schioccando un bacio sulla fronte a Emily e facendo un saluto militare ai gemelli.
Dopo che il ritratto si fu richiuso, lei si voltò verso i gemelli.
-Mi insegnerete a creare le bombette e a cercare dei passaggi segreti vero?- chiese speranzosa a Fred che le teneva ancora il braccio intorno alle spalle.
-Certo, ti insegneremo tutto, sarai la nostra cara allieva.- disse lui con un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
 
NOTE: Eccomi qui ^-^
Annuncio che io NON sono una Grifondoro ù.ù sono una Serpeverde in tutto e per tutto (come Pottermore testimonia)ma ho dovuto far capitare Emily tra i coraggiosi altrimenti i miei geniali piani non sarebbero stati attuabili >:) okok la smetto u.u comunque sia spero che questo capitolo vi sia piaciuto ^-^ al prossimo :D
Bye bye
Menma__

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La stanza segreta ***


Le prime lezioni passarono senza problemi.
Neville si era fatto male nella prima lezione di volo ma Harry, proprio per aver ripreso la Ricordella che gli aveva preso Malfoy, era entrato a far parte della squadra di Quidditch.
Era arrivato il giorno di Halloween, i tavoli erano stracolmi di dolci e biscotti.
Tutti si abbuffavano a volontà e i vassoi, una volta svuotati, si riempivano di nuovo.
Emily era seduta, come al solito, tra i gemelli Weasley.
Si era abituata bene nel castello, i gemelli erano molto simpatici e le facevano sempre compagnia, giravano insieme per il castello e si riunivano nella Sala Comune per fare i compiti insieme e, anche se sembra impossibile, erano abbastanza bravi tanto che a volte l’aiutavano anche.
Spesso le arrivavano delle lettere dei genitori che le chiedevano come si trovava e se si era ambientata, a volte le mandavano anche alcuni pacchi contenenti dei dolci o delle foto.
La Sala Grande era piena di ragazzi affamati e rumorosi, il soffitto incantato rifletteva un cielo pieno di nuvole grigie e fulmini, c’erano diverse zucche con strane smorfie che volteggiavano sulle teste degli studenti.
Tutto era calmo e tranquillo senza contare i rombi dovuti al temporale.
I professori erano riuniti al loro tavolo chiacchierando pacificamente.
Emily si era già fatta un’idea precisa su ognuno di loro: Piton non le era simpatico per niente, la McGranitt era severa ma gentile ma quello che le prestava più sospetto era Raptor, non che fosse cattivo o altro, anzi, era troppo timido e impacciato, sembrava una farsa, balbettava molto ed era irritante, alcune volte lo aveva visto passeggiare e parlare da solo anche se non era poi così strano per un tipo come lui.
Guardando con attenzione il tavolo, Emily si accorse che l’unico a mancare era appunto Raptor così chiese ai gemelli.
-Sapete perché Raptor non è con gli altri insegnanti?-
-Non saprei, magari e a parlare con la sua iguana…- cominciò Fred.
-O magari si è appartato con lei in qualche sgabuzzino.- continuò George mettendosi a ridere.
Il grande portone che si trovava in fondo alle tavolate si aprì di scatto e il professor Raptor entrò di corsa nella Sala Grande.
-Un troll… un troll… nei sotterranei- cominciò a gridare per poi rimanere imbambolato al centro della Sala.
-Io ve l’ho detto- concluse per poi crollare a terra svenuto.
La Sala era rimasta in un macabro silenzio da quando il professore aveva fatto irruzione nella stanza ma appena cadde a terra un fragore esplose dagli studenti che si alzarono di scatto gettando via quello che stavano mangiando.
George afferrò prontamente la mano di Emily e si alzò dal tavolo portandosela dietro.
-SILENZIO!- tuonò Silente dal tavolo degli insegnanti.
Tutti gli studenti si pietrificarono all’istante rivolgendo lo sguardo verso di lui.
-Bene, i prefetti accompagnino gli studenti della loro casa nei dormitori mentre gli insegnanti mi seguiranno nei sotterranei!- ordinò lui con una calma quasi snervante.
Percy Weasley iniziò subito a urlare ordini per far rimanere compatti i Grifondoro.
George tirava Emily verso la porta ma lei non si muoveva.
-Emily, Emily, svelta, dobbiamo andare con gli altri!- cercò di convincerla lui.
-Ma non c’è Fred, dov’è finito?- rispose lei continuando a guardarsi intorno preoccupata.
Qualcuno le afferrò velocemente l’altra mano e la cominciò a tirare insieme a George.
-Ehi Emily, sono qui, svelta dobbiamo andare.- disse Fred tenendola per mano.
Lei si tranquillizzò un po’ e li seguì.
Emily si diresse con tutti gli altri studenti per i corridoi.
Fred e George la tenevano per mano premurosamente, come con una sorellina minore.
Raggiunsero la Sala Comune.
-Voi attendete qui, io raggiungo i professori- sentenziò Percy per poi uscire in fretta attraverso il quadro.
Fred e George, notando lo sguardo preoccupato e spaventato di Emily, la tranquillizzarono assicurandole che l’avrebbero protetta loro.
 
La Sala Comune Rosso-Oro rimase affollata per molto tempo, di tanto in tanto qualche studente andava a letto mentre altri, soprattutto i più grandi, restavano svegli in attesa di notizie.
Emily si era accorta dell’assenza di Hermione, Harry e Ron e ne aveva parlato con i gemelli, era rimasta sveglia ad attenderli ma alla fine era crollata su una poltroncina, accanto a Fred e George.
Harry, Ron ed Hermione tornarono nella Sala Comune quando era ormai quasi vuota, diedero una breve spiegazione alle persone restanti e andarono a letto.
Fred svegliò Emily, le disse che i tre erano tornati e le raccontò brevemente l’accaduto.
Emily fece per salutarli volendo andare a letto ma loro la fermarono.
-Sai, ci è venuta un’idea ma devi venire con noi, ci stai?- chiese George.
La curiosità ebbe la meglio e chiese spiegazioni.
-Sai, noi conosciamo più che bene tutti i passaggi segreti di questa scuola…- cominciò George.
-Ma ieri ne abbiamo trovato uno nuovo che vorremmo mostrarti!- concluse prontamente Fred.
-L’unico problema è che dobbiamo raggiungere il corridoio…-
-Dal quale si entra nel passaggio-
-Ma se ci trovano?- chiese Emily preoccupata.
-Beh quello sarebbe un problema-
-Ma non ci hanno mai scoperti e non scopriranno neanche te se farai come diciamo!-
Emily si lasciò convincere e dopo un po’ si erano già preparati.
Uscirono in silenzio dal quadro e si diressero verso un corridoio a destra.
Continuarono a svoltare nascondendosi ad ogni minimo rumore, cambiarono direzione così tante volte che Emily fu sicura di essersi persa.
Finalmente, dopo parecchio tempo, Fred e George si fermarono davanti ad un muro, non aveva niente di speciale, era una parte di muro come le altre ma Fred si mise a schiacciare dei mattoni precisi mormorando delle frasi apparentemente incomprensibili.
La frazione di muro davanti a loro scivolò via silenziosamente e George entrò.
-Siamo certi che sia sicuro li dentro?- chiese la ragazza in un sussurro.
-Si, puoi stare tranquilla, dai vieni.- la incitò Fred prendendole la mano.
Entrarono entrambi e si unirono a George che era in piedi poco lontano da loro.
Avevano davanti una stanza enorme, con lampade di mille colori e di lunghezze diverse appese al soffitto, un’enorme finestra coperta da tende bianche e dorate che lasciavano intravedere il cielo stellato che si stanziava oltre il vetro.
Il pavimento era un enorme tappeto soffice colorato di bianco, sparpagliati sul pavimento c’erano diversi libri, ampolle contenti liquidi colorati, vestiti utilizzabili all’occorrenza.
Era una stanza meravigliosa, inutilizzata da tempo ma del tutto pulita grazie ad uno spolverino che rimuoveva la polvere di propria iniziativa.
Un grande camino in mattoni creava una sensazione di calore e sicurezza, non bisognava neanche metterci la legna perché faceva tutto da solo.
In fondo c’era una grande scala a chiocciola in mattoni come le pareti, i ragazzi salirono al piano superiore e si trovarono davanti una stanza un po’ più piccola dell’altra, un grande telescopio puntava dritto verso il soffitto a cupola di vetro, senza nessuna traccia di sporco e senza nessun graffio, anche lì il pavimento era formato da un soffice tappeto ma questa volta di un leggero colore dorato.
Il cielo era molto più visibile da quella cupola e si intravedeva anche la luna, il telescopio permetteva di vedere, anche grazie ad alcuni incantesimi appuntati su un foglietto lì accanto, tutti i pianeti del sistema solare e le costellazioni molto chiaramente.
Si divertirono a guardare le stelle insieme e a dare un’occhiata ai libri sparsi sul pavimento.
Emily aveva perso tutto il sonno che aveva prima e si stava divertendo un mondo.
 
-Da quando conoscete questa stanza?- chiese la ragazza seduta su una morbida poltroncina azzurra.
-Veramente da ieri, più o meno, l’abbiamo trovata per caso…-cominciò George allungato sul tappeto bianco con una strana fialetta contenente un liquido rosso in mano.
-E abbiamo pensato di fartela vedere proprio quando la vedevamo noi per la prima volta- concluse l’altro mettendosi a sedere distogliendo la sua attenzione da un carillon nero pece che aveva trovato in giro.
-Che ore saranno?- chiese lei guardando la finestra dalle tende bianche e oro.
-Non saprei ma penso sia ora di tornare a letto se non vogliamo che ci trovino- disse sbuffando George e mettendosi a sedere.
-Già- acconsentì lei alzandosi a sua volta e dirigendosi verso la piccola porta che sembrava un muro dall’esterno.
Rimase lì ferma per un po’ facendo preoccupare i due.
-Emily, è tutto a posto?- chiese George.
-Ehm… è normale che la porta sia chiusa? Insomma non si apre!- disse lei guardando preoccupata nella direzione dei gemelli.
-No, non è possibile!- disse George dirigendosi verso la ragazza cercando di nascondere la preoccupazione che rispecchiava la sua voce.
Cercò anche lui di aprirla ma non vi riuscì.
-Ehm… Fred, credo che siamo in un mare di guai- disse il gemello tenendo le spalle all’altro, non accorgendosi quindi che Fred stava nascondendo la bacchetta nella tasca della divisa.
 
Cercarono per parecchio tempo di aprire la porta ma fu tutto inutile mentre Fred se ne teneva a distanza.
Dopo qualche tempo si arresero e ripresero, preoccupati, a chiacchierare.
Emily, con l’aiuto di Fred, riuscì a rimettere un po’ in ordine tutte le cose sparse su pavimento.
Divisero i libri in base agli argomenti su un grande scaffale e misero le ampolle, in base al colore, su un altro, ripiegarono i panni e li posizionarono con cura su alcune mensole.
Dopo aver finito di risistemare le cose sparpagliate a terra si accasciarono ognuno su una poltroncina.
-Come facciamo ad uscire di qui?- chiese George.
-Non ne ho idea, e se qualcuno si accorge della nostra assenza rischiamo anche una punizione.- disse Fred.
Non sapendo che fare, i gemelli mostrarono a Emily la Mappa del Malandrino che era in loro possesso e grazie alla quale avevano trovato quella stanza segreta.
Continuarono a chiacchierare del più e del meno per tutta la notte.
 
George si era addormentato da un pezzo nella stanza con il telescopio, allungato sul soffice tappeto dorato.
Fred ed Emily erano ancora svegli e guardavano assorti la distesa di stelle sulle loro teste, sembrava quasi di essere allungati su un prato.
In quell’istante un gruppo di piccole farfalle dalle ali brillanti e perlacee, quasi dello stesso colore della luna, cominciarono a volare nell’osservatorio lasciandosi dietro una scia argentata.
Erano comparse dal nulla e volteggiavano libere in entrambi i piani.
Delle volte si posavano leggere sulle mani protese dei ragazzi e delle altre si posavano sul gigantesco telescopio.
Emily e Fred erano distesi, in silenzio, ad osservare quelle bellissime farfalle, respirando a malapena per evitare di farle fuggire.
Sembrava quasi che anche le pareti fossero sparite e che fossero solo circondati da stelle e cielo, da ogni lato, e le farfalle aiutavano a creare quest’atmosfera di pace e tranquillità, di magia, che si era andata a creare.
 
Le farfalle svolazzavano tranquille da parecchio tempo ormai.
Fred, non sentendo neanche fiatare Emily, si chiese se non si fosse addormentata, dovevano essere circa le quattro di notte ed era più che normale che fosse stanca.
-Emily, sei sveglia?- chiese in un sussurro il ragazzo.
Non sentì una risposta così si mise a sedere.
Emily aveva gli occhi chiusi e sulla pelle sembrava riflettersi il colore delle stelle.
I capelli color caramello sembravano più accesi alla luce lunare ed erano sparpagliati sul pavimento, alcune farfalle le si erano posate tranquille tra i capelli dandole un’aria ancora più angelica e magica.
Per la stanza si era sparso il suo dolce profumo.
Era stato affascinato da lei dalla prima volta che l’aveva vista, forse anche da prima, quando Nathaniel parlava orgoglioso di lei e, quando aveva ricevuto la notizia che a Emily era finalmente arrivata la lettera d’ammissione ad Hogwarts, era stato contentissimo, impaziente di conoscerla, così aveva proposto la scommessa a Nathaniel che l’avrebbe trovato prima di partire.
Con il tempo che avevano passato insieme si era affezionato a lei, così come George, ma George la vedeva come una sorellina minore, lui la vedeva come qualcosa di più, una persona fragile che era suo compito proteggere, doveva assolutamente assicurarsi che stesse bene e che fosse felice.
Era rimasto affascinato, sin dall’inizio, da quegli strabilianti occhi verde smeraldo, così simili a quelli del fratello ma anche così diversi, aveva cominciato a capire quello che pensava solo osservandola negli occhi, non l’aveva mai vista piangere e sperava di non vederla mai in una simile occasione.
Si chinò dolcemente sul suo viso gentile ma allo stesso tempo così deciso, che sembrava ormai senza più protezioni a quel chiarore della luna.
Arrivò a pochi centimetri da lei e le posò un leggero bacio sulle labbra che, in quel momento, gli parve la cosa migliore che gli fosse mai successa, migliore del Quidditch, migliore delle scorpacciate alla Tana, migliore degli scherzi ben riusciti con George, migliore di tutto.
Avrebbe passato ogni istante con lei, semplicemente a proteggerla.
Si allungò accanto a lei, ancora con il sapore del bacio addosso, un grande sorriso felice si fece strada sulle sue labbra.
Infine si addormentò, una mano stringeva quella di Emily e l’altra era immersa tra i suoi soffici capelli.
Si addormentò cullato dolcemente dal profumo e dal calore di lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Incidenti ***


Fred aprì gli occhi e si trovò di fronte a due grandi smeraldi che lo guardavano.
-Buongiorno Weasley- la voce gentile che rimbombava leggermente nella stanza.
-Buongiorno principessa- e un grande sorriso affiorava sulle sue labbra al solo pensiero della notte precedente.
-George è sveglio?- chiese il ragazzo stiracchiandosi sul pavimento.
-Oh si, da un bel po’, sta cercando di aprire la porta di sotto.- spiegò lei.
-Va bene, provo a darci un’occhiata io- disse lui alzandosi.
L’osservatorio era totalmente diverso dalla sera prima, le farfalle erano scomparse e dalla cupola di sopra entrava un caldo sole mattutino che faceva quasi brillare il tappeto dorato.
Scesero entrambi al piano di sotto, anch’esso molto diverso dalla sera prima, le tende brillavano al sole e le lampade colorate appese al soffitto espandevano mille colori sui muri e sul tappeto.
-Ben svegliati, dormito bene?- chiese ironico e sorridente George alle prese con la porta.
-Benissimo, e tu? Ronfavi alla grande ieri sera- lo prese in giro Fred.
George si rivolse di nuovo concentrato verso la porta facendogli un verso.
-Come te la cavi? Serve aiuto?- continuò Fred.
-Magari, prova tu- concesse l’altro.
-Ok, ci provo io, voi andate a rimettere in ordine le vostre cose- ordinò Fred spostando George dalla porta.
-Certo capo- disse George andando con Emily nell’osservatorio.
Fred, una volta rimasto solo, pensò al contro incantesimo del Colloportus, che aveva utilizzato la sera prima per blindare la porta.
La soluzione gli venne quasi subito.
-Finite Incantatem- sussurrò puntando la bacchetta contro la porta.
Si trovò a pensare come aveva fatto a non pensarci George, forse non immaginava che qualcuno avesse fatto un incantesimo.
-Ehi ragazzi, venite, la porta è aperta- chiamò.
-ORA SPIEGAMI COME DIAVOLO HAI FATTO?! CI HO PROVATO PER TUTTA LA NOTTE.- urlò George dal piano di sopra.
-Bastava spingere - mentì Fred.
George, tutto imbronciato e arrabbiato raggiunse Fred con Emily e uscì silenziosamente seguito dagli altri.
Sgattaiolarono veloci e furtivi fino al quadro della signora grassa che, dopo un po’ di storie li fece entrare.
Si salutarono in fretta e si diressero ognuno in camera propria per non farsi scoprire svegli e destare sospetti.
Dopo una mezzoretta circa le compagne di stanza di Emily si svegliarono e si prepararono per andare a lezione, così fece anche Emily anche se più assonnata.
Le lezioni passarono senza problemi e nessuno sospettò nulla.
Alla fine delle lezioni i tre si rincontrarono nella Sala Grande.
-Ti hanno fatto domande strane?- chiese sospettoso George a Emily.
-No, niente di niente e a voi?-
-Neanche a noi, non sospettano niente grazie alla nostra immensa genialità- disse Fred gonfiando il petto.
-Ah Emily, tra qualche giorno ci sarà la prima partita di Quidditch della stagione, quindi la prima che vedrai no?-
-Già, voi fate parte della squadra vero?- chiese la ragazza interessata.
-Si, siamo i battitori, mi raccomando, tieni gli occhi fissi su di noi, chiaro?- chiese George con aria minacciosa.
-Va bene, ci tenete così tanto ad essere osservati mentre fate una figuraccia?- chiese sorridendo furba lei.
-Dipende SE facciamo una figuraccia, io non ci conterei.- rispose Fred facendole un occhiolino.
 
Fred e George si allenarono molto durante i giorni prima della partita e dato che non potevano stare insieme, Emily li andava a vedere tutti i giorni mentre facevano gli allenamenti.
Erano veloci e svegli, riuscivano senza problemi ad individuare i bolidi e a lanciarli via dai giocatori della loro stessa squadra, essendo gemelli, tra l’altro, si intendevano senza problemi e senza parlare per cui erano perfettamente coordinati.
Emily li guardava stupita dagli spalti, lei non andava ancora sulla scopa se non durante le lezioni di volo e si ritrovò a pensare a come sarebbe stato volare sulla scopa con Fred.
Resasi conto dei suoi pensieri li scacciò bruscamente scuotendo il capo e diventando paonazza.
Guardò di nuovo verso i gemelli e vide George scansare un bolide da Harry e Fred, poco distante, mandava via l’altro da Angelina Johnson. Già… Angelina Johnson.
Era sempre intorno ai gemelli quando poteva, cosa che ovviamente faceva irritare parecchio Emily, mostrava soprattutto una certa preferenza per Fred il che rendeva gelosa marcia la ragazza, la cosa peggiore era che loro non la scacciavano via, e perché avrebbero dovuto in fondo, non faceva niente di male se non chiacchierare amichevolmente con i suoi battitori.
La squadra dei Grifondoro planò e atterrò tutta.
Emily scese dagli spalti insieme ad un altro paio di ragazzi che erano andati a vedere gli allenamenti.
-Ah ecco la nostra fan numero uno- disse sorridendo Fred avvicinandosi ad Emily.
-Cosa te lo fa pensare Weasley?- chiese lei divertita.
-Beh mi pare ovvio, io e lui siamo i più sexy qui, chi altro potresti essere venuta a vedere- spiegò George facendo un occhiolino.
-Vi sbagliate, io sono qui per Harry- cominciò lei fingendo un’aria d’importanza.
Il ragazzo occhialuto parve a disagio ma sorrideva timidamente, erano alcuni dei suoi primi allenamenti e in genere si teneva fuori dai riflettori.
 -Quindi ora me lo porto via se non dispiace- continuò lei divertita dallo sguardo imbarazzato del ragazzo e quello interdetto dei gemelli, andò da Harry e lo prese sottobraccio per poi dirigersi verso gli spogliatoi.
Sentiva il resto della squadra ridere mentre i gemelli sparavano scuse.
Arrivati davanti agli spogliatoi Emily lasciò il braccio di Harry.
-Scusa ma volevo mettere i gemelli in una situazione imbarazzante- si girò verso i gemelli, entrambi con il volto ormai paonazzo –ed è andata proprio come avevo immaginato- concluse con un sorriso soddisfatto.
-Nessun problema, forse avrei dovuto stare un po’ più al gioco ma mi hai preso alla sprovvista…- cercò di scusarsi lui.
-Ma no, non ti preoccupare, anzi credevo avessi detto che mentivo o cose del genere- disse lei mettendosi a ridere.
-Allora ti faccio cambiare, ora, ci vediamo in Sala Grande.- salutò infine lei allontanandosi.
 
Arrivò finalmente il gran giorno, la partita contro i Serpeverde era ormai arrivata.
-Agitati?- chiese Emily ai gemelli.
-Nient’affatto, anzi, siamo elettrizzati!- disse euforico Fred.
-Dobbiamo andare a prendere le scope in camera, vieni anche tu Emily?- chiese George.
Si avviarono verso la Sala Comune dei Grifondoro e, appena entrati attraverso il quadro, un grande coro accolse i gemelli.
Tutti i ragazzi davano incitamento sia a loro sia a tutto il resto della squadra stipata lì dentro.
-Weasley, prendete le scope e raggiungeteci al campo- ordinò Baston.
Fred e George fecero un cenno con la mano e si diressero verso la loro camera, davanti alle scale che portavano ai dormitori maschili, Emily si bloccò.
-Emily, perché ti sei fermata?- chiese perplesso Fred rivolto verso di lei.
-Non posso entrare nel vostro dormitorio, prendete le scope, io vi aspetto qui.-
-Ma che dici, guarda che puoi venire, siamo noi che non possiamo entrare nei vostri dormitori, dai muoviti che facciamo tardi.- la convinse George tirandola per un braccio finché lei non acconsentì.
La camera dei gemelli era la descrizione della parola ‘disordine’, la condividevano con Lee Jordan e altri due ragazzi che Emily non conosceva ma in quel momento era vuota.
Il pavimento era ricoperto di vestiti e fuochi d’artificio.
-Ti piace la nostra stanza? Non la trovi una meraviglia?- disse ironico George.
-Oh si, pulita e ordinata- rispose lei tenendo schifata una calzino con la punta delle dita.
Afferrarono le loro scope e si diressero in fretta giù per le scale, fuori dalla Sala Comune e al campo di Quidditch.
-Io vado sugli spalti, in bocca al lupo- augurò Emily sorridente ai gemelli.
-Perché dovremmo essere divorati da un lupo?- chiese perplesso George.
-No, è un modo di dire babbano… vabbè lasciamo perdere, buona fortuna- disse sorridendo lei abbracciandoli.
Una volta salutati e abbracciati entrambi i gemelli, Emily si diresse di corsa verso gli spalti.
-Emily, vieni, ti ho tenuto il posto- un ragazzino rotondetto e sorridente si stava sbracciando nella direzione di Emily.
-Ah, grazie mille Neville- lo ringraziò lei avvicinandosi e sedendosi accanto al ragazzo.
 
Ci fu il fischio d’inizio e la Pluffa, i Bolidi e il Boccino vennero liberati.
Emily era interessata solo ai gemelli Weasley e li continuò a guardare per tutta la partita.
Esattamente come nelle prove erano veloci e coordinati.
 
Fred sfrecciava veloce individuando i Bolidi e sbattendoli addosso agli avversari.
Aveva un leggero prurito alla nuca, si sentiva osservato.
In teoria era ovvio che si sentisse osservato, tutta la scuola guardava lui, la sua squadra e i Serpeverde.
Si voltò verso gli spalti e, tra gli altri, notò immediatamente due grandi occhi verde smeraldo.
C’erano tantissime persone stipate sugli spalti ma il suo sguardo risaltava maggiormente.
Harry volava lì vicino cercando di afferrare il Boccino e George deviava un bolide nella direzione del Cercatore Serpeverde.
Era lì, imbambolato come un deficiente, fermo a guardarla.
D’improvviso gli occhi verde smeraldo scomparvero, Emily si era voltata verso Neville e ora non lo guardava più.
Un velo di oppressione gli calò sullo stomaco, si sentiva quasi perso, cominciò a volare a caso per attirare l’attenzione.
Finalmente gli occhi verdi furono di nuovo su di lui e dopo poco si fermò.
Fermo a mezz’aria non si accorse del Bolide che si stava avvicinando pericolosamente a lui. Deviò. Era davanti a Fred.
Uno schianto, un rumore di legno che si piega e si rompe e un tonfo.
Fred era allungato tra l’erba del campo di Quidditch, privo di sensi.
 
Fred riaprì lentamente gli occhi.
Due figure sfocate erano chine su di lui.
Quando riuscì a mettere a fuoco le cose che aveva intorno si rese conto che erano Emily e George.
-Ah, Fred, meno male che stai bene, ci hai fatto preoccupare, è parecchio che sei svenuto. Prima c’erano anche Harry, Ron, Hermione, Neville, la nostra squadra e qualche altro ragazzino.- disse George.
Aveva la voce incrinata, sembrava sull’orlo delle lacrime. Aveva un’espressione spenta e preoccupata, sembrava avere venti anni di più.
Si voltò verso Emily e si accorse che era nella stessa situazione.
-Davvero credete di potervi liberare di me così facilmente? Ah no! Non v’illudete- li tranquillizzò Fred sorridendo.
Si sentiva intorpidito, provò a stiracchiarsi ma delle dolorose fitte si cominciarono a far sentire, non riuscì a trattenere una smorfia di dolore.
-Che c’è? Che hai fatto? Cosa ti fa male?- chiese preoccupata Emily.
-Ehi Ehi, tranquilli, sto bene.- disse lui riallungandosi.
-George, se vuoi puoi andare da Lee, è venuto parecchio tempo fa e diceva che era urgente… resto io qui- affermò Emily voltandosi verso George.
-Ah si, allora io vado, Fred poi ritorno- salutò George allontanandosi.
Fred e Emily erano rimasti soli.
-Raccontami un po’ cosa mi è successo- chiese Fred.
-Beh, tu eri fermo in mezzo al campo e… il bolide ti ha colpito, allo stomaco, tu sei caduto così hanno bloccato per un po’ la partita e ti hanno portato in infermeria- spiegò lei.
-Abbiamo vinto?- chiese ancora.
-Oh si, Harry ha preso il boccino, anzi lo stava per ingoiare- rispose lei sorridendo.
-Allora ricordami di ringraziarlo!-
Rimasero per un po’ in silenzio.
-Allora come ti senti?- chiese di nuovo lei.
-Diciamo abbastanza bene, solo  lo stomaco e le gambe mi fanno male-
-Sei messo abbastanza bene allora, Madama Chips ha detto che non è niente di grave e che ti dimetteranno fra qualche giorno.-
 
-Emily, hai i capelli arancioni!- disse Fred stupito dopo qualche tempo.
-Non proprio, sono color caramello, molti li scambiano per arancioni però- affermò lei.
-Sono belli, sono leggermente più chiari dei miei, potrebbero scambiarci per fratelli!- disse lui prendendole una ciocca tra le dita e sorridendo.
-Grazie…- sussurrò lei in risposta arrossendo.
 
Fred si era addormentato. Emily era rimasta accanto a lui.
Si guardò la mano e vide che Fred si era addormentato stringendogliela.
Un sorriso affiorò sulle sue labbra.
Lo guardò dormire e si chiese come mai era rimasto fermo nel bel mezzo del campo.
La sua scopa era appoggiata alla parete lì accanto, si era rotta con lo schianto ma era stata riparata dalla McGranitt mentre Fred veniva portato in infermeria, non glielo aveva detto per non farlo preoccupare ma gliene avrebbe parlato appena sveglio, in fin dei conti era come se non fosse successo nulla essendo tornata come nuova.
Tornò a guardare lui e ripensò alle ultime cose che aveva detto.
Sembravano davvero fratelli? Non ne era certa.
Lo trovava molto bello, altroché, ma a lui piaceva Angelina, era inutile e stupido immischiarsi no?
Provava un astio quasi indescrivibile nei confronti di quella ragazza, anche se lei non c’entrava niente.
“Non è nulla di ufficiale” pensò. “Magari mi sbaglio…”
Lo guardò dormire e si chiese quanto fosse fortunata ad averlo conosciuto. Ad averLI conosciuti. Lei teneva tantissimo anche a George anche se in modo diverso.
Notò solo in quel momento l’orologio appeso sopra un letto poco distante da quello di Fred, segnava le 20:30, era quasi ora di cena e lei stava morendo di fame avendo mangiato solo a colazione.
Non voleva lasciarlo lì ma rischiava di venire ricoverata anche lei se non fosse andata in Sala Grande.
Si alzò e posò un leggero bacio sulla guancia di Fred.
Si voltò e vide che l’infermeria era vuota, si morse un labbro, guardò ancora Fred e gli diede un bacio sulle labbra, velocemente, per paura di essere vista. Sorrise e corse subito in Sala Grande a cenare.
Alla faccia di Angelina Johnson.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Alla Tana ***


L’anno scolastico finì con calma, Grifondoro aveva vinto la coppa delle case grazie allo strepitoso contributo di Harry, Ron e Hermione, e anche Neville, a modo suo.
Fred era stato dimesso un paio di settimane dopo l’incidente, giusto in tempo per la partita seguente che riuscirono a vincere.
 
Tutti gli studenti si stavano dirigendo verso il treno per fare ritorno a casa.
Emily prese posto nello stesso scompartimento di Fred e George, insieme a Lee Jordan.
Fecero scoppiare tutti i fuochi che erano avanzati ai gemelli e approfittarono del viaggio per scagliarsi gli ultimi incantesimi.
L’ultimo giorno era stato stupendo, centinaia di coriandoli Rosso e Oro avevano cominciato a piovere dal soffitto incantato non appena Grifondoro fu decretata vincitrice della Coppa delle Case.
Tutti i ragazzi delle altre case si erano andati a congratulare con loro (fatta eccezione per i Serpeverde, scossi ancora dal ribaltamento delle posizioni), gli fecero i complimenti e venne consegnata a Grifondoro anche la Coppa del Quidditch, passarono la notte al castello, il giorno dopo venne speso per ripreparare le valigie e salutare gli amici.
I ragazzi del settimo e del quinto anno erano la gioia fatta persona, gli esami erano finiti ed erano davvero pochi quelli che non li avevano superati che si distinguevano perché erano gli unici fermi e immobili sulle poltroncine della Sala Comune.
 
Era ormai sera quando il treno giunse a destinazione.
Una folla molto numerosa attendeva estasiata i ragazzi e cominciò a sbracciare alla vista del treno.
I ragazzi finirono a scambiarsi gli indirizzi per potersi mandare delle lettere via gufo durante l’estate e scesero.
Fred e George tenevano Emily per mano per evitare che si perdesse.
-Oh Emily, quanto ci sei mancata, sentivamo la mancanza delle tua urla per casa- disse la signora Stone avvicinandosi di corsa ai ragazzi seguita a ruota dal marito.
Entrambi stritolarono in un abbraccio Emily e l’aiutarono a portare le valigie, una volta allontanata dalla folla andarono a cercare Nathaniel.
-Ehi Emily, ci stavamo chiedendo…- cominciò George.
-Se volessi venire da noi quest’estate- concluse Fred leggermente imbarazzato.
-Io… non so, devo chiedere ai miei, magari vi mando un gufo, va bene?-
-Certo, noi adesso andiamo a cercare nostra madre, appena puoi facci sapere-
-Ci vediamo Emily- salutò Fred abbracciandola, lo stesso fece George per poi allontanarsi sorridendo.
I genitori di Emily si avvicinarono accompagnati da Nathaniel.
-Bene Emily, sei pronta a tornare a casa?- chiese il signor Stone sorridendo.
-Certo!-
Si avviarono tutti e quattro verso casa, Emily e Nathaniel si fecero una doccia e andarono a cenare.
 
Nathaniel aveva appena finito il sesto anno quindi al successivo avrebbe avuto i M.A.G.O, si mise a studiare direttamente il giorno dopo il rientro a casa.
I signori Stone fecero una marea di domande ad Emily su come fosse andato l’anno scolastico, lei gli parlò dei gemelli, di Lee, di Neville e di quello che era successo a Harry, Ron e Hermione.
Nathaniel non usciva dalla sua camera quasi mai e quando lo faceva aveva delle occhiaie che facevano paura, i genitori cercarono di convincerlo a calmarsi e a smettere di studiare da subito ma non gli diede molto ascolto.
Qualche settimana dopo il rientro a casa Nathaniel disse che avrebbe passato il resto dell’estate con la sua ragazza, la Corvonero che Emily aveva visto seduta accanto a lui allo smistamento, e che avrebbe studiato con lei per i M.A.G.O.
Emily si era tenuta in contatto con i gemelli e con Neville, aveva chiesto ai suoi genitori il permesso di passare l’estate con Fred e George e loro avevano detto che dovevano pensarci.
 
Una settimana dopo la partenza di Nathaniel una Ford Anglia azzurra atterrò nel giardino della famiglia Stone.
Entrambi gli adulti corsero in giardino allarmati ma dopo un po’ chiesero ad Emily di scendere.
Emily li raggiunse e fu sopraffatta dall’abbraccio dei gemelli.
-Ehm… si, anche voi mi siete mancati tanto ma penso che mi ucciderete stringendo un altro po’- sussurrò con voce strozzata la ragazza.
I signori Stone invitarono i genitori di Fred e George a prendere un caffè occasione che, ovviamente, il signor Weasley non si fece sfuggire.
Emily accompagnò i gemelli in camera sua per poi cominciare a chiacchierare.
Parlarono della parte di estate appena trascorsa e Fred e George le parlarono di Ginny, di Percy, di Ron, di Charlie e Bill, della più che numerosa famiglia e delle cose più divertenti successe in quell’ultimo periodo.
-Sai, volevamo venire da soli…-
-Ma la mamma ci ha sgamati e ha preteso di accompagnarci.-
-Oh, penso sia meglio così, in fondo i nostri genitori potranno parlare tranquillamente e magari vostra madre riuscirà a convincere la mia a lasciarmi venire.-
Circa un’ora dopo la signora Stone salì in camera e invitò tutti e tre i ragazzi a scendere per mangiarsi una fetta di torta, scesero in cucina e trovarono il signor Weasley in fase ‘Nirvana’, si guardava attorno elettrizzato e faceva domande su ogni tipo di elettrodomestico che vedeva.
Emily gli mostrò come funzionava la televisione e ne rimase a dir poco strabiliato.
-Temo di dover andare a casa, Emily ti verremo a prendere domani mattina ve bene? Prepara l’occorrente per Hogwarts perché non penso che ti riaffaccerai a casa prima di partire. Grazie infinite dell’accoglienza- disse la signora Weasley rivolta ai genitori di Emily –ci vediamo domani.- salutò infine trascinandosi via i figli e il marito deluso dal dover tornare a casa.
 
La mattina dopo, appena finito di fare colazione, la Ford del signor Weasley atterrò in giardino.
Emily si precipitò fuori a salutare i gemelli.
-Ma, stavate guidando voi?- chiese lei.
-Ovvio, papà lavora e la mamma detesta guidare l’auto volante, quindi ha lasciato guidare noi.- rispose solare George.
-Oh Emily, cara, hai preparato le valigie? Portale qui così le carichiamo sull’auto- salutò la signora Weasley.
-Certo, vado subito!-
Emily corse su per le scale e portò a fatica le valigie al piano terra. I genitori la aiutarono a caricarle sull’auto e si fermarono a salutarla.
Emily salì sull’auto e Fred si mise al volante, si sporse dal finestrino e continuò a salutare i genitori.
L’auto si alzò in volo e divenne invisibile.
Il signore e la signora Stone erano ancora in piedi davanti alla porta sul retro.
-A quanto pare sono andati via di casa prima del previsto, no?- affermò la signora Stone sorridendo guardando il punto in cui l’auto era scomparsa.
 
L’auto viaggiava già da un po’, Fred e George si erano dati il cambio e la signora Weasley era seduta sul sedile posteriore insieme a Emily e chiacchieravano.
-Emily, eccola lì- disse all’improvviso Fred puntando il dito verso una casa molto alta poco sotto di loro.
Atterrarono lentamente e George andò a parcheggiare sul retro della casa, tutti scesero e Fred e George aiutarono Emily a scaricare le valigie, la signora Weasley diede un abbraccio stritola-ossa a Emily e si diresse dentro casa a preparare la colazione.
Fred e George fecero fare un giro intorno alla casa ad Emily mostrandole ogni particolare, le aiuole con gli gnomi, le colline poco distanti su cui si allenavano a Quidditch e le montagne che si vedevano in lontananza per poi entrare in casa.
-Ehm, grazie signora Weasley ma io ho già fatto colazione- disse Emily vedendo la donna affaccendarsi tra i fornelli.
-Chiamami pure Molly cara, suvvia, non fa male fare una colazione sostanziosa di mattina e poi tra un po’ dovrebbero scendere anche gli altri, ragazzi non toccate quei pasticcini, FRED, SMETTILA DI CORRERE PER CASA, HAI TUTTE LE SCARPE SPORCHE!-
-Lui non è Fred, io sono Fred.-
-Parola mia, insomma, e dici di essere nostra madre-
-NON PRENDETEMI IN GIRO! CORRETE A CHIAMARE GLI ALTRI- ordinò la signora Weasley con la faccia paonazza.
Fred e George cominciarono a correre ridendo su per le scale portandosi dietro anche Emily.
-Dai, ti facciamo conoscere gli altri- disse Fred continuando a salire le scale e arrivando fino ad una porta tra i piani più alti.
Fred aprì la porta silenziosamente e fece segno a Emily di non parlare.
Ron dormiva tranquillamente, il letto era proprio sotto la finestra e a terra regnava il caos.
-Sveglia Ron, ci sono ragni ovunque. RAAAGNIIIIII- cominciò ad urlare George mentre Fred lanciava dei piccoli ragni di gomma addosso al fratello.
Ron saltò per aria e cominciò ad urlare lanciando a destra e a manca i ragni di gomma che gli piombavano addosso.
Fred e George stavano ridendo a crepapelle e Ron era pronto per saltargli addosso ma appena vide Emily si portò le coperte fino al collo.
-Ehm, buongiorno Ron- salutò lei a metà tra il divertito e l’imbarazzato.
Le orecchie di Ron presero a diventare rosse mentre balbettava cercando di ricambiare il saluto.
-Va bene Ronnino, noi andiamo, la mamma vuole che scendi a fare colazione- disse Fred.
-Noi ti aspettiamo fuori e occhio ai ragni- continuò George facendo un occhiolino ad Emily.
Ron fece per alzarsi, irritato, ma i gemelli e Emily si erano già richiusi la porta alle spalle.
-Beh, lui purtroppo già lo conoscevi, ora andiamo da Ginny, starai in stanza con lei- disse George scendendo le scale.
Si fermarono davanti ad una porta e stranamente non l’aprirono.
-La mamma vuole che bussiamo sempre prima di entrare in camera di Ginny…- cominciò George guardando la porta.
-Ma tanto noi non l’ascoltiamo mai!- continuò Fred spalancandola.
Ginny era seduta su una scrivania e sembrava molto concentrata a scrivere qualcosa tanto che appena la porta si aprì lei saltò in aria per lo spavento e si affrettò a mettere dei libri su quella che sembrava una lettera.
-Dovete bussare!- disse lei irritata ai gemelli ma poi guardò incuriosita Emily.
-Chi è lei?- chiese.
-Ah, lei? Ma come, non lo sai? Mamma e papà l’hanno adottata, ora sarà nostra sorella.- rispose George soffocando una risata.
Ginny assunse un’espressione pensierosa scrutando prima Fred e George per vedere se mentivano, cosa inutile essendo più che bravi nel tenere nascoste questo genere di cose, poi si soffermò a guardare Emily.
-Voi mi prendete in giro!- affermò lei guardano fissa Fred e George mandando delle occhiatine a Emily.
-Accidenti, ci ha sgamati… pazienza, vorrà dire che la porteremo via da questa brutta stanza… troppo pulita… non se ne parla, cara Emily, tu ti stabilirai in camera con noi- disse con finta aria melodrammatica Fred guardando prima Ginny poi Emily.
-No, aspetta, volete dire che starà da noi?- chiese Ginny sempre più curiosa.
-Solo se farai la brava con la nostra cara allieva- rispose George.
-Allieva? No, non rispondere, non voglio sapere.- disse lei portandosi una mano a coprirsi gli occhi esasperata.
-Peccato, se è così noi adesso portiamo le valigie qui, voi fate amicizia ma non esagerate, insomma, i Weasley preferiti di Emily dobbiamo essere solo io e George, non soffiarci il posto Ginny.- disse Fred uscendo dalla stanza seguito da George.
-Ehm, piacere, io sono Ginny, come avrai capito.- disse la ragazza dai capelli rossi tendendo la mano verso Emily.
La guardò bene e la riconobbe come la bambina che all’inizio del suo primo anno era corsa dietro al treno.
-Io sono Emily- rispose l’altra stringendole la mano.
-Ah, allora sei tu. Sai, Fred e George hanno parlato per tutta l’estate di te. Sono contenta di conoscerti- disse lei sorridente.
Emily si guardò intorno e vide che la stanza era tappezzata da foto di Quidditch, le pareti erano lilla e il pavimento molto ordinato, al contrario di quello di Ron.
-Vieni, la mamma ha fatto comparire un letto giusto questa mattina ma non ha voluto dirmi il perché… se vuoi puoi mettere le tue cose qui- disse Ginny indicando un piccolo comodino.
-Tu vai ad Hogwarts?- chiese Emily.
-Non ancora, comincerò quest’anno e sono parecchio agitata…-
-Perché? Hai ehm…- cominciò Emily contando sulle dita - sei fratelli, ti aiuteranno no?- concluse.
-No, Bill e Charlie non vanno più ad Hogwarts, Percy tiene troppo al suo compito di prefetto per badare a me, Fred e George, insomma li hai visti… e a Ron non penso importi molto di come mi trovo.-
-Beh, in tal caso ci sono io, e Neville, Hermione ah e Harry-
A quelle ultime parole Ginny arrossì violentemente girandosi di spalle.
-Stai bene, Ginny?- chiese Emily preoccupata.
-Si, è tutto a posto- la rassicurò voltandosi ancora notevolmente imbarazzata.
-Ho visto che scrivevi qualcosa prima che entrassimo, di che si tratta?-
-Niente, niente di importante.- rispose arrossendo sempre di più.
A Emily sembrò scortese insistere così lasciò perdere.
La porta si aprì lentamente e ne sbucarono Fred e George arrossati dallo sforzo, portavano la valigia di Emily che si precipitò ad aiutarli.
Posarono la valigia vicino al letto e i gemelli cominciarono a riprendere colore.
-Alla mamma basta fare un incantesimo per spostare un baule su per le scale, ma no, lasciamo fare i lavori pesanti ai figli- borbottò George.
-Scendete, è pronta la colazione.- disse con un urlo la signora Weasley dal salotto.
Tutti e quattro i ragazzi scesero le scale e si precipitarono affamati a tavola.
-Emily, cara, cosa vuoi mangiare?- chiese la signora Weasley gentilmente.
-Va benissimo questo grazie- rispose lei guardando la montagna di cibo nel suo piatto.
-Quando torna papà?- chiese Ron che si era appena seduto.
-Tra poco, tra poco- assicurò la signora Weasley riempiendo il piatto di Ginny.
La porta si aprì e il signor Weasley  entrò dirigendosi verso la sedia a capo tavola, la signora Weasley riempì il suo piatto e, mentre lui la ringraziava, notò Emily seduta poco lontano.
-Oh Emily, buongiorno, come va? Quando sei arrivata?- chiese.
-Proprio questa mattina, signor Weasley-
-Bene bene, senti, devo farti una domanda.- disse sporgendosi verso di lei con la forchetta in mano.
-Lo chiedo sempre a tutti ma ancora nessuna sa darmi una risposta, tu sei cresciuta con i babbani giusto?-
-Ehm, si-
-Eccellente eccellente, dunque, sai dirmi qual è, l’esatta funzione, di una papera di gomma?- chiese ficcandosi la forchetta in bocca.
-Lo chiede a tutti quelli che hanno a che fare con i babbani, lascia perdere…- sussurrò George alla sua sinistra.
-Mmh… penso che… insomma, è carino vederla galleggiare quindi…- cercò di rispondere.
-Oh nessun problema, proverò con qualcun altro- disse sorridendo lui rimettendosi a sedere per bene.
Poco dopo anche Percy li raggiunse e si mise a sedere accanto al padre.
Dopo parecchio sforzo Emily riuscì a finire la sua colazione.
-Squagliamocela, prima che le venga in mente di assegnarci qualche orribile compito- sussurrò Fred a Emily tirandola per un braccio, tutti e tre salirono le scale e si fermarono.
-Noi di solito andiamo a volare, vuoi venire? Ce l’hai una scopa?- chiese George.
-Si ma l’ho dimenticata a casa- disse con uno sguardo depresso.
-Puoi mandare Midnight- propose Fred.
-Si, è un’ottima idea-
-Vieni, ti procuriamo noi una pergamena- disse George salendo le scale.
Si trovarono davanti ad una porta qualche piano più su, George si mise ad aprire i lucchetti che ricoprivano gran parte della superficie poi appoggiò la mano sulla maniglia.
-Non ti scandalizzare, ok?- disse Fred.
Aprì la porta, il caos si stagliò davanti a loro.
Il pavimento era quasi invisibile, una marea di panni, sporchi e non, lo ricopriva, c’erano ampolle sparpagliate ovunque e altrettanti libri. In alcuni punti i muri erano bruciacchiati così come il pavimento.
-Ma create armi nucleari qui dentro?- chiese la ragazza sbalordita.
-Una certa specie, tieni, ecco una pergamena.- disse George porgendole un foglio.
Emily scrisse una lettera sbrigativa ai genitori, la mise nel becco di Midnight e la fece partire.
Dopo un’oretta Midnight tornò alla Tana con la scopa.
Emily, Fred e George si diressero in fretta su una collina lì vicino, i gemelli sapevano già volare molto bene ma la ragazza non ne era ancora esperta, all’inizio le insegnarono un po’ come fare e per il resto del pomeriggio l’avevano fatta volare con loro.
Emily andava per un po’ sulla scopa con George e per un po’ con Fred, non era abituata a reggersi quindi era costretta ad appoggiarsi al ‘guidatore’, cosa che le faceva piacere soprattutto quando era con Fred, era dalla prima volta che aveva visto il rosso volare che voleva andare con lui, finalmente aveva la possibilità di volare sotto la sua guida, gli cingeva la vita con le braccia e si lasciava accarezzare la faccia dal vento, anche Fred arrossiva spesso ma, ovviamente, Emily non poteva vederlo.
Verso l’ora di cena tornarono a casa e, finito di mangiare, si chiusero nella camera dei gemelli.
-Amy, che ne dici di aiutarci con le pozioni?- chiese Fred.
-Amy?- chiese lei voltandosi con un sopracciglio alzato.
-Già, Amy, che ne pensi? È il soprannome perfetto, se non ti piace possiamo usarne uno più stupido- rispose George.
-No, va bene questo, mi piace-
-Perfetto, allora che fai? Ci aiuti?-
-Niente affatto, per ora questa camera ha bisogno di una pulita, quando avrò finito vi aiuterò-
Emily si dedicò per tutta la serata a pulire la stanza mentre i gemelli facevano esplodere gli strani liquidi nei pentoloni.
-Finalmente ho finito, io ho sonno, continuiamo domani va bene?- chiese lei.
-Certo, se vuoi ti scortiamo fino alla camera…-
-…non sia mai venissi rapita.-
-Molto gentili ma non ne ho bisogno, penso che fuori da questa camera potrei solo salvarmi da virus transgenici o mestoli killer. Notte Fred, notte George- salutò lei dando un bacio sulla guancia a entrambi.
-Notte Amy- risposero loro in coro mentre usciva.
Si diresse in fretta verso la stanza di Ginny e aprì silenziosamente la porta, la ragazza era seduta, molto concentrata, alla scrivania, non la sentì entrare quindi continuò come nulla fosse.
Emily avanzò silenziosamente, nell’avvicinarsi pestò una palla di carta e si rese conto che ce n’erano una marea sparse a terra.
Ne prese una e l’aprì, c’erano scritte un paio di righe, era una poesia abbastanza orribile.
Si avvicinò e vide che anche Ginny era circondata da palline di carta.
Ginny parve sentirla perché saltò dallo spavento e nascose subito il foglio dietro la schiena.
-La poesia è per Harry, vero?- chiese Emily senza giri di parole.
-Ehm…si- sussurrò imbarazzata lei.
-Se vuoi ti aiuto-
-No, voglio che sia solo opera mia.-
-Va bene, ma è tardi, penso sia meglio addormentarsi ora-
-Già- confermò la rossa mettendo a posto alcuni fogli e buttando nel cestino alcune palline.
-Sei stata nella stanza di Fred e George?- chiese.
-Si, perché?-
-Non lasciano entrare mai nessuno sai? La mamma non la pulisce da non so quanto e io l’ho vista solo un paio di volte, non si può entrare neanche quando non ci sono perché hanno messo una strana serratura, devi essergli davvero molto simpatica, non hanno lasciato entrare neanche Lee Jordan più di un paio di volte, anche se non viene spesso… com’è?-
-Beh… un caos, l’ho ripulita un po’ oggi… ma in fin dei conti non è affatto male- rispose leggermente in imbarazzo.
Ginny finì a buttare le palline aiutata da Emily.
Entrambe si cambiarono e si misero a letto.
-Buona notte Emily- augurò Ginny.
-Notte Ginny- ricambiò l’altra.
Emily si accoccolò sotto le coperte e si fermò a pensare che lei e Fred erano distanziati da un solo piano.
 
NOTE: Si, lo so, ho tipo saltato la metà dell’anno ma non potevo certo scrivere le cose scritte già nel libro °-°
Scriverò solo delle cose più importanti sia per non rendere esageratamente lunga la fanfiction e sia per evitare di annoiarvi scrivendo cose che sapete già ^-^
Bè, grazie mille dell’attenzione :D al prossimo capitolo ^-^
Menma__

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** San Valentino ***


Emily passava giornate intere nella camera dei gemelli, li aiutava nelle pozioni o leggeva, spesso si addormentava lì e si svegliava solo per tornare in camera da Ginny.
Qualche settimana dopo il suo arrivo alla Tana anche Harry si unì a loro, il morale di Ginny cambiò radicalmente, quando lui era nei paraggi faceva cadere di tutto, arrossiva violentemente e lo guardava ogni due secondi e mezzo circa, quando invece lui non c’era era felicissima e non la smetteva di parlare del ragazzo, faceva domande di ogni tipo a Emily la quale, non avendoci parlato più di tanto, non aveva molte informazioni da passarle.
Harry si era stabilito nella camera di Ron e, proprio per la sua presenza, Fred e George avevano smesso di andargli a dare il buongiorno in modo moooolto fraterno.
Il pomeriggio lo passavano a volare sulla collina vicino alla Tana, da quando c’era Harry anche Ginny aveva cominciato ad andare con loro, ma senza volare.
La signora Weasley li rimpinzava di cose da mangiare, a qualsiasi orario, sembrava molto apprensiva soprattutto con Emily e con Harry, se avessero vissuto con lei sarebbero diventati delle botti.
Il signor Weasley aveva centinaia di domande da fare sugli oggetti babbani, andava ad alternanza, un giorno mitragliava Harry di domande, il giorno dopo Emily.
Emily si rifugiava in camera dei gemelli ad ogni occasione, facevano i compiti delle vacanze, era l’unica di tutta la famiglia Weasley, a parte i gemelli ovviamente, a poter entrare nella loro camera senza che uno strano e puzzolente liquido verde la sommergesse appena superata la soglia.
 
-Quindi come va la squadra? Con Angelina?- chiese la ragazza.
Emily era allungata sul letto di Fred e guardava un libro di pozioni mentre i gemelli, seduti a terra intorno al calderone, versavano liquidi e polveri al suo interno.
-Angelina?-
-Perché?-
-Nessun motivo in particolare, ho solo notato che siete molto uniti…- chiarì lei.
-Beh quello è ovvio, Fred ci sta insieme-
-COSA? Ma che dici?- urlò Fred rosso come i suoi capelli.
-Dai Freddie, non prenderci in giro, sono anni che ci prova con te, e a te non è mai dispiaciuto.-
-Che c’entra?! Non significa mica che ci sto insieme, a me piace un’al…- si bloccò all’istante, arrossendo ancora di più.
-Davvero Freddie? E chi è?- chiese curioso il gemello ostentando un’aria d’innocenza.
-Nessuno che conosci.-
-Impossibile, conosciamo le stesse persone-
-Non lei-
-Non ti credo-
-Mi spiace per te!-
-Va bene va bene, ora basta, si può sapere chi è, Fred?- intervenne la ragazza.
-Nessuno.-
-Hai appena detto il contrario-
-Non importa, ci ho ripensato-
-Non puoi ripensarci così in fretta!- insistette Emily.
-E perché mai?-
-Semplicemente perché è impossibile- intervenne George.
-No, non lo è-
-Dacci almeno un indizio- disse il gemello.
-Va bene, ma solo uno-
-Ok, qual è?-
-…-
-Dai!-
-È una ragazza!-
-Ma che indizio è?!-
-Dovresti esserne sollevato, non sono omosessuale!-
-Non mi frega un accidente, voglio solo sapere chi sarà la mia futura cognata o, a quanto pare è necessario specificare, futuro cognato-
-Dovrai aspettare il mio matrimonio allora!-
-E se, mettiamo l’ipotesi, TU non dovessi arrivarci?-
-Farò il possibile per esserci- ribatté sicuro Fred.
 
Emily fece le compere di Diagon Alley insieme alla famiglia Weasley e a Harry.
Conobbero il professore di Difesa contro le Arti Oscure, sostituto di Raptor: Gilderoy Allock, un uomo biondo e dal sorriso fastidioso, quel giorno indossava un orribile completo azzurro.
Mentre la signora Weasley comprava i libri per tutti, Harry, Ron e Hermione erano andati in giro, guardando le vetrine, Percy si era rinchiuso in un negozio di libri, Ginny era con i genitori a comprare i libri e la divisa mentre Emily, Fred e George si erano subito diretti in un negozio di scherzi.
La signora Weasley aveva raccomandato ai gemelli di non lasciare le ragazza indietro, per evitare che si perdesse.
La tennero per mano tutto il tempo, persino dentro il negozio tanto che sembravano fratelli per davvero.
Passarono la maggior parte della giornata dentro il negozio di Filibuster.
Mentre giravano per il negozio Fred e George avevano elencato a Emily tutti gli scherzi e gli esplosivi migliori, la ragazza afferrò un taccuino e si mise a prendere appunti.
Una volta a casa, i tre ragazzi si chiusero nella camera dei gemelli e cominciarono ad aprire i pacchetti dei Fuochi d’artificio appena comprati.
 
Il rientro ad Hogwarts andò magnificamente.
Sull’espresso Emily prese una cabina con i gemelli e Lee Jordan, Ginny era con Harry, Ron e Hermione, Emily le aveva proposto di andare con lei e i gemelli ma la rossa aveva rifiutato, dicendo che molto probabilmente non sarebbe sopravvissuta alle esplosioni. Emily all’inizio non capì a cosa si riferisse ma dopo circa un’ora dalla partenza, Fred e George cominciarono a far esplodere fialette e piccoli incarti.
Emily aveva visto Nathaniel poco prima di partire, avevano chiacchierato un po’ e infine si erano separati andando ognuno verso il proprio scompartimento.
La Sala Grande pullulava di persone, i ragazzi del primo anno arrivarono poco dopo l’arrivo dei ragazzi più grandi.
Emily si accorse che né Harry né Ron erano presenti ma pensò che si fossero solo trattenuti con Hagrid.
Lo smistamento si svolse con calma senza intoppi e di Harry e Ron non c’erano tracce.
Era arrivato il turno di Ginny, facilmente riconoscibile per i capelli rosso fuoco che caratterizzavano i Weasley.
Emily cominciò a cenare tranquillamente insieme ai gemelli, dopodiché andarono nei dormitori, girò in fretta la notizia che Harry e Ron erano arrivati ad Hogwarts grazie alla macchina volante del signor Weasley e i gemelli cominciarono subito a brontolare dicendo che avrebbero voluto esserci anche loro.
Poco tempo dopo i ragazzi si fecero vivi nella Sala Comune e li accolse un grande applauso.
 
Quell’anno Emily era in stanza con le stesse ragazze dell’anno prima.
Salutò e diede la buonanotte ai gemelli e salì in camera seguita da Hermione.
Poco dopo le raggiunsero anche Calì e Lavanda, cominciarono a chiacchierare amabilmente e dopo aver cominciato a sistemare la loro roba, la porta si aprì per far entrare Ginny.
-Ehy Ginny, che ci fai qui?- chiese Emily.
La rossa si sentiva a disagio tra quelle ragazze che non conosceva così quando tentò di rispondere la voce fu solo un sussurro.
-Come scusa?-
-Ho detto che mi hanno assegnata a questa stanza perché c’era un posto in più- ripeté la ragazza alzando leggermente la voce.
-Ah, allora ti presento le altre- disse cordiale Emily.
-Lei è Hermione, Calì e Lavanda- cominciò indicando le coinquiline –ragazze, lei è Ginny- continuò.
Ginny fece amicizia in fretta con le altre ragazze, prese posto nel letto tra quello di Hermione e quello di Lavanda e si addormentò con le altre.
 
Era arrivato Febbraio, più precisamente il 14 Febbraio, Emily si svegliò con un cuscino in faccia, gentilmente lanciato da un’esasperata Lavanda che ululava per tutta la stanza.
-Lavanda ma che t’è preso?- chiese contrariata Emily mettendosi a sedere ancora con gli occhi semichiusi.
-Che mi è preso? E me lo chiedi?! Oggi è San Valentino, devo prepararmi, devo essere perfetta, magari qualcuno mi noterà- continuava a ripetere più a se stessa che alle altre.
-Chi dovrebbe notarti, di preciso?- chiese Emily abbandonando controvoglia il letto caldo e mettendosi in piedi.
-Il mio Ron-Ron, ovvio- rispose.
Hermione la guardò male, Ginny fece finta di vomitare mentre Calì fingeva di dormire beatamente.
-Il tuo… Ron-Ron…-
-Certo-
-Lo stesso Ron che conosciamo noi altre?- chiese scettica Emily.
-Chi altri sennò?!-
Era completamente fusa.
Si aggirava per la stanza, vestita per metà, i capelli scompigliati e delle occhiaie da mettere spavento.
-Allora calmati e vestiti-
- È quello che sto cercando di fare!-
-E qual è il problema?-
-Non so che mettermi- rispose sull’orlo delle lacrime.
-Che ne dici della divisa?- chiese ironica l’altra.
-Ma non posso mettere la divisa, non è alla moda-
-Non è alla moda neanche passare la giornata con Gazza per essersi rifiutate di indossare una stupida divisa, ci starai bene lo stesso-
-Si, va bene, ora mi calmo- disse cominciando a fare respiri profondi in mezzo alla stanza.
Hermione e Ginny si guardavano preoccupate per la sanità mentale della coinquilina.
Tutte si vestirono e scesero nella Sala Comune.
 
Era da poco comparsa una scritta sul muro di Hogwarts, gli studenti erano preoccupati ma i compiti li distraevano parecchio, anche i professori lo erano anche se lo tenevano nascosto.
La gatta di Gazza, Colin, Justin e Nick-quasi-senza-testa erano stati ritrovati pietrificati.
Tutti pensavano che il colpevole fosse Harry ma i gemelli scherzavano molto su questo e ci si divertivano.
Lo tenevano lontano con spicchi d’aglio, urlavano: -fate largo, passa l’erede di Serpeverde!-
A Harry non dispiace, anzi, Emily all’inizio disse ai ragazzi di smetterla ma loro non vollero, poi si accorse che non era una cosa poi così negativa e ci si cominciò a divertire anche lei.
Hermione era rimasta in infermeria, non era permesso visitarla ma a Emily era stato concesso un paio di volte, era ricoperta di peli, non aveva intenzione però di spiegare la loro apparizione.
Dalla comparsa della scritta, Ginny era diventata molto più inquieta, la notte si girava e rigirava nel letto, il giorno si guardava intorno preoccupata.
Hermione tornò alle lezioni giusto in tempo per godersi lo spettacolo di S. Valentino.
 
La Sala Grande era rosa, tremendamente rosa, orribilmente rosa, un rosa esageratamente mieloso.
Una moltitudine di petali a forma di cuore cadevano dal soffitto e indovinate di che colore erano… ESATTO! rosa. Il professor Allock sembrava un confetto in grado di far venire il diabete solo a guardarlo, era vestito, ovviamente, di rosa e rosa chiaro.
Emily si diresse in fretta al tavolo dei Grifondoro e si sedette tra due schifati gemelli Weasley.
-Ehi ragazzi-
-Ehi Amy- salutarono loro distogliendo lo sguardo da tutto quel rosa.
-Perché tutta questa fantasia con i colori oggi?- chiese lei.
-È San Valentino…-
-E Allock ha voluto ricordarcelo-
Gilderoy cominciò a parlare, inutile dire che né Emily né i gemelli avevano ascoltato una sola parola. Solo una cosa attirò la loro attenzione:
-Ho una sorpresa per voi!- disse raggiante il confetto diabetico.
Il grande portone si spalancò e tanti piccoli nani, brutti e scorbutici, dalle ali, decisamente piccole per loro, incollate alla schiena, delle piccole arpe dorate e borse rosa sulle spalle, entrarono rumorosamente nella Sala Grande.
-Consegneranno le vostre lettere d’amore durante questa giornata- spiegò il confetto.
Lo sguardo di tutti si spostò sul preside, chiedendosi perché avesse acconsentito, si aspettavano di vederlo serio e impassibile invece guardava i nani con uno sguardo divertito, la McGranitt lo osservava arrabbiata e leggermente schifata.
Finita la colazione gli studenti si riversarono nei corridoi, alcuni si avvicinavano ai nani e lasciavano nelle loro mani delle lettere o dei foglietti, altri invece andavano in fretta verso le aule.
 
Interruppero spesso le lezioni, facevano irruzione irritando gli insegnanti specialmente perché molto spesso avevano sbagliato classe, quando non sbagliavano si avvicinavano a qualche ragazzo (puntualmente pallido come un lenzuolo) e gli lasciavano una lettera sul banco oppure, per i meno fortunati, cacciavano l’arpa e cominciavano a cantare, mai vi fu strazio più grande, in confronto Lavanda Brown cantava come un usignolo.
 
Mentre la classe di Emily saliva a fare incantesimi, un nano chiamò a gran voce Harry, gli si avvicinò tirando gomitate e lo acciuffò (avendo disperatamente intrapreso una fuga) bloccandolo a terra.
Gli cantò una poesia alquanto squallida che Emily riconobbe come molto simile a quella letta in camera di Ginny.
Durante l’ora di incantesimi un altro nano entrò in classe e lasciò una lettera sul banco di Emily, lei non l’aprì, nonostante le suppliche di Lavanda, e la chiuse subito nella cartella.
Quella sera Fred e George non la smettevano di cantare il San Valentino di Ginny, tanto che ad un certo punto Harry salì in camera stufo.
Quando si fece tardi, Emily diede la buonanotte ai gemelli e salì in camera.
Le sue compagne dormivano, lei si vestì in silenzio e si mise sotto le coperte, si ricordò solo allora della lettera, la prese e se la portò sotto le coperte.
Era azzurra, con qualche venatura argentata, non c’era il nome del mittente ma solo quello del destinatario, ovvero lei.
L’aprì, delicatamente, e estrasse un foglio di pergamena.
Non era una poesia come quella di Ginny né una filastrocca in rima, era una semplice lettera, dolce ma non esageratamente.
Si mise a leggerla in silenzio.
Parlava di un ragazzo che sembrava conoscerla bene, le disse di quanto le piacesse e di quello che provava per lei, le faceva centinaia di complimenti mai esagerati e completava sperando di poterle sempre restare accanto.
Emily si trovò a sorridere felice, chiedendosi chi fosse l’artefice della lettera; la mise sotto il cuscino e si addormentò.
 
Fred guardava il soffitto sovrappensiero.
George era seduto sul suo letto e smistava dei fuochi d’artificio.
-Dici che le è piaciuta?- chiese improvvisamente Fred.
George alzò lo sguardo e sorrise senza farsi notare.
-Certo, perché non dovrebbe, l’ha scritta un Weasley no? Che c’è di meglio?-
-Non ne sono convinto…-
-Stai tranquillo Freddie, ti basterà guardare il suo umore domani mattina-
-E se l’avesse buttata?- chiese preoccupato.
-Avrai tante occasioni per rifarti, e poi non hai scritto da parte di chi era e non può capire che sei tu anche perché l’abbiamo fatta consegnare a un primino.-
-Potrebbe riconoscere la scrittura.-
-Ma sei scemo? L’abbiamo scritta con una penna magica apposta-
-Ah già…-
-Freddie tranquillizzati, le piacerà! Poi vi sposerete, avrete tanti bambini e li chiamerete tutti come me, contento?-
 
NOTE: Scusate per il ritardo ma tra Lucca comics e compiti non ho avuto il tempo di finirlo prima >.<
È un po’ più corto del solito ma è un capitolo di transizione quindi…
Spero che vi sia piaciuto ugualmente :D
Al prossimo capitolo ^-^

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2138169