- capitolo 4-
Un triste giro tra tristi
cimiteri. In ricordo di Fred.
Pensai molte volte cosa avrei potuto
fare per mio fratello eore, ma più ci pensavo, più tardavo ad agire e meno idee
mi venivano.
Chiamai Hermione e con lei mi
sedetti in salotto per discuterne.
- Secono me dovresti lasciare che li
passi da solo. Questo è un tipo di dolore che deve passare piano e con il
tempo.- mi disse lei.
Mi rifiutai
categoricamente.
- Non posso, Hermione. Mio fratello
mi ha fatto davvero paura quando mi ha detto di voler stare con Fred. Mi ha
fatto tremare. E ti giuro, Hermione, non è bello quando un fratello ti dice di
voler morire.-
- Ma Ginny- replicò lei - George non
ha detto di voler morire!-
Scossi la
testa.
- No, non l'ha detto, ma era
sottinteso. A volte bisogna saper leggere tra le righe,
Herm-
Lei rimase in silenzio, con le mani
giunte in grembo.
Entrarono Ron ed Harry. Alzai lo
sguardo.
Harry aveva sempre gli stessi
capelli sbarazzini e gli occhi verdi. Era davvero tanto bello, con quella
piccola peluria che stava crescendo sul suo volto. Gli occhiali erano cambiati,
ne aveva comprati di nuovi, e stava tanto bene.
Rimasi a contemplarlo per molto
tempo, senza riuscire a spiccicare alcuna parola.
Ricambiò lo sguardo e
sorrise.
Fred, quando sto con Harry sono così
felice che mi sembra di volare senza scopa. Mi sembra
che...
- Allora, che
fate?-
Ron interruppe i miei discorsi
mentali con Fred.
Gli scoccai un'occhiataccia. Come
sempre rovinava tutto. Ero giunta ad un livello di enphasy mentale tale che
avevo iniziato a fare un discorso serio con Fred.
Hermione gli prese una mano e lo
fece sedere accanto a sè sul divano. Harry si mise sulla poltrona accanto al
divano, ormai pieno.
Brevemente spiegò ai due la
conversazione che avevamo fatto, e di quello che i miei avevano detto.
Tutti e quattro rimanemmo in
silenzio.
Harry stava per parlare, e già
pendevo dalle sue labbra, quando George si affacciò nella stanza. Aveva come
sempre enormi occhiaia e gli occhi spenti. Le labbra non erano rivolte verso
l'alto, come ormai da tempo.
Mi alzai e gli presi una
mano.
- Vieni con me?- gli
chiesi.
Lui mi guardò con aria spenta, ma
annuì.
Lanciai uno sguardo agli altri e poi
subito lo trascinai fuori. Sentivo li occhi di tutti puntati su di
noi.
Uscimmo di casa e camminammo a lungo
sul morbido prato in silenzio.
Le nuvole oscurarono il sole in
pochi minuti e iniziò a scendere una leggera pioggiolina. Fingemmo di non
sentirla cadere cadenzata sulla nostra pelle, bagnandoci.
Non eravamo qui, non eravamo
nell'ora. Eravamo altrove. A quel giorno in cui la persona a noi cara scomparve,
combattendo per la libertà. E insieme a lui tante altre
persone.
Sapevo che pensava a Fred, ma non
sapevo di preciso cosa pensava.
Alzai gli occhi su di lui e vidi il
suo sguardo perso tra gli alberi. Si sentiva smarrito e non sapeva neanche
perchè.
- A cosa pensi?- chiesi, rompendo
quel silenzio.
Per non piangere mi feci forza,
strinsi le mascelle e gli strinsi la mano,
incondizionatamente.
Lui mi guardò. Aveva dipinto in
volto la pazienza e il dolore.
- Tutti mi fanno sempre la stessa
domanda, e ad ognuno rispondo le stesse cose: penso a Fred.- rispose un po
scostato.
Mi sentii colpita con una spada
infuocata.
- Scusa- sussurrai e abbassai lo
sguardo. Allentai la presa. Lui non la strinse, al contrario di quel che mi
aspettavo.
Gli lasciai definitivamente la mano.
Non me ne andai, però. Non mi potevo arrendere, perchè arrendersi significava
perdere e per nulla al mondo me lo sarei giustificato. Forse non dovevo essere
così dolce e indiretta. Forse glielo dovevo dire chiaro e tondo che la nostra
vita va avanti e lui non può buttare la sua così, in attesa di ricongiungersi
con il gemello.
Gli afferrai violentemente la
mano.
- Ora vieni con me- dissi irritata,
nervosa, stanca di quella situazione.
Fred, il tuo gemello è proprio un
cocciuto!
Sentii gli occhi di George fermarsi
su di me per un attimo. Poi fu buio per qualche secondo. Sentii i polmoni che
venivano compressi. E poi la luce.
Era così accecante quella luce, in
confronto alla pioggia che avevamo lasciato sulla collina, che pensai di essere
morta. Cercai con lo sguardo Fred, ma più mi abituavo a quella luce forte, vidi
che eravamo dove volevo che fossimo.
George era
impaurito.
- Dove siamo?- chiese
titubante.
- Ti devo far vedere una
cosa...-
Lo trascinai quasi di forza
attraverso i pezzi di marmo dietro una chiesa.
Lo tenevo stretto per una mano, così
se avesse voluto smaterializzarsi mi avrebbe portata con
lui.
Volevo vederlo felice, e se con le
buone maniere non c'era verso, allora meglio un approccio brusco alla morte del
fratello e a un invito alla vita.
Arrivammo ad una
tomba.
- George, siamo nel cimitero di
Godric's Hollow- lo informai e gli mostrai la tomba.
Sull'epitaffio c'erano scritti i
nomi dei genitori del mio ragazzo.
- Sono morti per la libertà
loro.-
Mi guardò
confuso.
- Lily e James Potter sono morti
perchè avevano combattuto contro Voldemort. Per salvare la libertà del loro
figlio, del loro unico figlio, hanno preferito farsi
ammazzare-
Mi guardò
impaurito.
- Adesso andiamo?- chiese
nervoso.
- Non ho ancora finito- dissi
sicura.
Ci trasferimmo in un altro
cimitero.
Il tempo era più cupo, ma non
pioveva.
Lo trascinai verso un'altra tomba.
Era bianca, da poco posata.
- Remus e Ninfadora Lupin.- lo
guardai in volto. Lo sentivo tremare. Ci avvicinavamo sempre di più, lo sapeva,
a Fred. - Anch'essi sono morti per la libertà di loro figlio, sono sicura.
L'hanno fatto per lasciare al piccolo Teddy un futuro migliore. Harry e Teddy
hanno avuto la stessa sorte, e insieme combatteranno contro chi vorrà
togliergliela. Non glielo permetteranno. I loro genitori sono morti combattendo
l'Oscuro Signore. Harry ha avuto l'occasione di vendicarli e di vendicare tutti
gli altri morti, spesso innocenti. Teddy, sono sicura, avrà lo stesso sangue
freddo e lo stesso tempismo.-
Mentre parlavo mi salivano le
lacrime agli occhi.
- Sono morti anche e soprattutto per
amore, George.-
Guardai il suo viso, e lo vidi
rigato dalle lacrime.
Mi alzai sulle punte e gliele
tolsi.
- Basta piangere, George. Facciamoci
forza.-
Lanciammo un ultimo sguardo alla
tomba. Posai un bacio sulla lapide e sorrisi.
Piangevo anche io. Sapevo che mai
avrei più rivisto la faccina allegra di Tonks, capace di mutare aspetto, e il
trasandato Remus Lupin, così dolce da piangerne le disavventure patite in vita.
Ma le ha superate, e si è realizzato. E' morto per amore e per la
libertà.
E ce l'ha
fatta.
Anche noi dobbiamo fare come lui,
come hanno fatto tutti.
Ci smaterializzammo
ancora.
E ancora una volta entrammo in un
cimitero.
Questo però mi aveva lasciato
addosso un'inquetudine enorme. Sentivo che ci avvicinavamo al sangue nostro,
alla tomba di Fred.
Era da quando lo avevamo seppellito
che non ci tornavo.
George seppe esattamente dove ci
trovavamo. Corse.
- Aspetta George, non correre!- gli
urlai dietro.
Ma la pioggia aveva iniziato a
scendere sempre di più ed era difficile così farsi
sentire.
Ti prego, Fred, fa che non combini
nulla di pericoloso!
Continuai a correre, ma lui era
molto più veloce di me.
- George!- lo
chiamai.
Si fermò. E seppi perchè l'aveva
fatto.
Era abbracciato a una lapide e
piangeva disperatamente.
- Fred, Fred...- continuava a
ripetere.
Lo raggiunsi. Avevo il fiatone e la
pioggia mi dava proprio fastidio. Ma ero preoccupata per mio
fratello.
Gli presi le spalle e le strinsi al
mio corpicino. Sembravo una bimba in confronto a lui.
- George...basta,
George...-
Ma lui continuava a
piangere.
- E' morto...è morto...- continuava
a ripetere.
- George, no...non è
morto...-
Mi girai in modo tale che potesse
vedermi.
- George, lui
è...-
- Non dire scemenze Ginny! Lo vedi??
Vedi il suo epitaffio, la sua foto? E' morto, Ginny. Morto. Non
tornerà!-
- Ma George- urlai più di lui,
mentre piangevo per le cose che aveva appena detto.
- Tu non pensi mai a Fred? Non gli
parli nella tua testa?-
- Sì!- rispose- ma ciò non toglie
che l'ho perso per sempre, l'abbiamo perso per sempre!-
Mi scosse violentemente e sentii che
dovevo vomitare.
L'odore del prato tagliato bagnato
dalla pioggia mi entrava nel naso, stordendomi più di quanto non lo sia
stata.
Gli presi le mani e vi affondai le
unghie.
- Lui non è morto. Vive dentro di
noi, e dobbiamo vivere per far vivere anche lui.- dissi.
Calò il silenzio rotto solo dal
fruscio del vento e dal battere della pioggia cadente.
Gli presi la mano e ci
smaterializzammo fuori casa.
Lo aiutai ad alzarsi e lo feci
entrare.
La mamma stava ad aspettarci con il
viso tra le mani sul divano.
Appena varcammo la porta ci venne
incontro.
- Fred!-
disse.
Poi ci guardò
meglio.
- George...caro mio...-
Ci venne vicino e abbracciò
George.
Lui la scostò in malo modo e con
sguardo vuoto salì le scale.
Gli volevo correre dietro ma sentii
mamma che mi teneva un braccio.
- Vai a lavarti. Basta, non vedi
come è stanco?-
Quando vidi il suo viso, notai che
aveva ripreso a piangere.
Mai più, lo sapevo, avrebbe chiamato
quel figlio che ora è carne per vermi con quel tono preoccupato e ansioso. E
scambiare un gemello per un altro deve essere stato uno shock non solo per
George, ma anche per mamma stessa. E per me.
Mi rattristai, ma mi feci
forza.
Fred è vivo. Dentro di me. Non è
morto del tutto.
***
Mi scuso per il tremendo
ritardo di questo piccolo capitolo. Ringrazio come sempre chi ha recensito.
Continuate a farlo.