Quando un uomo veramente muore?

di rupertinasora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Epilogo ***
Capitolo 2: *** Dobbiamo vivere ***
Capitolo 3: *** La strada per la felicità ***
Capitolo 4: *** Un triste giro tra tristi cimiteri. In ricordo di Fred. ***
Capitolo 5: *** La vera fine. Un nuovo inizio. ***



Capitolo 1
*** Epilogo ***


- Capitolo 1-

Epilogo.

 

Ecco, tutto quello che ci rimane di te è solo il dolce ricordo di un ragazzo che credeva negli altri, nel futuro. Combattevi sempre, senza arrenderti per una sciocchezza. Ognuno di noi ha contribuito alla formazione di questa famiglia: i Weasley.

Sono entrati nella famiglia altre persone, ma nessuna ha mai potuto, nè voluto, prendere il tuo posto, Fred.

Sei rimasto dentro di noi, attaccato al cuore.

E mai te ne andrai.

 

 

Mi svegliai con la testa che mi scoppiava. Mi portai una mano sul viso e scoprii, costernata, che avevo di nuovo pianto nel sonno.

Da quando tutto era normale e tranquillo, Tu-Sai-Chi sconfitto, e quella quiete attanagliava l'anima, mi svegliavo sempre piangendo.

Scesi dal letto e mi trascinai lungo le scale. Guardai in direzione della camera di George e vidi mamma che passava davanti alla porta, faceva scivolare una mano sulla porta poi, accortasi di me, sorrideva e se ne andava frettolosamente.

Era come se non ci volesse far vedere il suo dolore, che noi sapevamo essere enorme.

Mi toccai il grembo con una mano.

Che effetto fa avere un bambino, partorirlo, e vederlo crescere?

Che effetto fa vederselo portare via?

Mamma, non hai potuto fermarlo, questo lo so bene, così come non hai potuto fermare anche me. Ma come ti sei messa contro Lestrange e l'hai uccisa, così avresti fatto per Fred, vero? Saresti morta per lui.

Questo lo capisco, anche io l'avrei fatto.

Mi avviai per la cucina e mi sedetti vicino a Percy.

- Ciao- biascicai con la voce ancora impastata.

Mio fratello mi guardò preoccupata. Mi asciugò le guance.

Non dicemmo nulla. Presi il latte e mi riempii la ciotola, per poi immergervi dei gustosissimi biscotti al burro.

Ne gustai la fragilità.

Quel biscotto mi fece pensare. Se la nostra vita non fosse tanto fragile, ora Fred starebbe ancora qua. I miei occhi si velarono di lacrime, ma le ricacciai indentro, guardando il soffitto e sorridendo.

Abbassato lo sguardo, notai George di fronte a me. Aveva il viso basso e scarno. Per tutto il tempo non tocco nulla.

- Prendi qualcosa, caro. Devi mangiare- gli disse mamma con gentilezza, accarezzandogli i capelli.

Aprì la bocca e provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì.

Ingoiai il latte e sentii lo stesso la gola secca e arida.

Ron entr dalla porta, seguito, mano nella mano, da Hermione.

- Buongiorno- disse Hermione, e la sua voce sembrò risuonare dappertutto, in quella stanza affollata dove si potevano sentire solo il rumore delle posate e delle mascelle che, svogliatamente, lavoravano.

Mamma si avvicinò e abbracciò i due ragazzi.

- Venite, venite...- si affrettò a portarli vicino a due sedie vuote e riempì le tazze davanti a loro.

Ron mangiò velocemente rispetto a noi, ma più lentamente del solito.

Si vedeva chiaramente che la ragazza stava in difficoltà. Incrociò il mio sguardo e sorrise.

Papà chiese qualcosa a Percy, che mi sfuggì.

- No, non hanno ancora deciso. Tra poco vedo che si dice- rispose lui.

Sospirai e mi alzai da tavola, nello stesso momento di George.

Lo guardai sorridendo. Lui ricambiò lo sguardo e sorrise impercettibilmente. Lasciò la stanza.

Lo seguii un po' correndo.

- George- lo chiamai, ma non ci fu bisogno di seguirlo. Era lì, nel salotto, che aveva lo sguardo perso nel vuoto. Fu come risvegliato dalla mia voce.

- Che c'è, Ginny?- chiese guardandomi.

- Sorridi- chiesi. Era l'unica cosa che volevo da giorni.

Anche se ormai tutti avevamo quasi preso le nostre quotidiane abitudini, George era l'unico che non l'aveva fatto. E non era riuscito proprio a sorridere.

- No- rispose lui.

- Perchè?- subito chiesi, avvicinandomi a lui.

Non rispose. Girò il viso.

Sbuffai davvero annoiata. Non sopportavo vedere lui in quello stato. E non ce l'avrei fatta a vederlo così in quello stato per tutta l'estate.

Sarei tornata a scuola per settembre, e mi presupposi di farlo tornare a sorridere.

Il mio sguardo ricadde sulla ferita all'orecchio.

Sentii ancora la rabbia montare in me. Avrei tanto voluto sfogarmi su qualche Mangiamorte. Percepii la magia scorrere nelle mie vene, e dei quadri tremarono.

George si allontanò e uscì nel giardino.

Ron e Hermione si avvicinarono a me.

- Sei pronta, Ginny?- chiese la ragazza.

- Hermione- rispose, girandomi verso di lei. - Voglio far tornare a ridere George!- esclamai, sicura.

Lei sorrise dolce, come se avesse a che fare con una bambina piccola.

- Ginny, avrà i suoi buoni motivi per non sorridere. Col tempo gli passerà.-

Misi il broncio, poco convinta.

Salii in camera e mi vestii velocemente, poi scesi dalle scale e uscii.

Nel giardino ancora c'era George, che muoveva senza vigore la bacchetta e faceva andare su e giù uno gnomo, come faceva Fred.

Tremai. Era enorme quella loro somiglianza. E ora ne avevamo solo uno, triste e abbattuto, che non fa altro che muoversi come faceva l'altro.

Non lo rivedrò mai più.

Mi venne da piangere. Schiusi le labbra, tristemente, e respirai forte.

Le lacrime di nuovo cominciarono a scorrere in viso.

Con la vista appannata, vidi le lacrime sul viso di George.

Mi voltai da un'altra parte e mi strinsi a Ron, abbracciandolo.

Mi sentii strattonare e entrare in un luogo nero e soffocante.

Poi mi ritrovai altrove, completamente.

Stavamo nel nuovo Incanto Fidelius di Grimmauld Place 12. Entrai di corsa nella casa di Harry. Il Silente dell'incantesimo di Malocchio era stato tolto.

Il ritratto della sinora Black era rimasto intatto, come se non fossi affatto passata.

Harry era lì, con le braccia aperte che mi aspettava.

Sapevo che quelle grandi braccia aspettavano me. Vi affondai il viso e piansi.

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Capitolo 2
*** Dobbiamo vivere ***


- Capitolo 2-

Dobbiamo vivere

 

 

 

Mi strinsi a Harry, fortemente.

Piansi tutto quello che mi ero tenuta dentro. E le immagini di Fred mi comparivano davanti alle palpebre.

Aprii gli occhi e continuai a piangere, singhiozzando.

Non volevo rivedere il suo viso sorridente, non volevo sentire la sua risata cristallina che gli percuoteva il petto, gli occhi brillanti. Non volevo sentire la sua voce, con la battuta sempre pronta.

Sentii la forte stretta di Harry attorno alle mie spalle. Poggiai il viso sul suo petto ampio.

Sentii le lacrime bagnargli la camicia azzurra, ma, ehi!, chi se ne frega!

Ho perso mio fratello, che era tanto affezionato a tutti noi, e ne stavo per perdere un altro, che, disperato, sembra fare tutto quello che il gemello faceva.

Ci manca, a tutti. Ma forse quello che non sopporto è il vedere George tanto abbattuto.

Chiusi gli occhi, stravolta.

Avevo perso, e Fred tornò a prendere vita nei miei pensieri e le sue risate rimbalzavano nel mio cervello.

Sentii la sicura presa di Harry cingermi i fianchi e prendermi in braccio.

Di ciò che successe dopo ho dei ricordi davvero vaghi e confusi.

Mi ritrovai stesa sul divano, con la testa appoggiata alle gambe di mio fratello Ron.

Guardai Ron e ne vidi dei tratti di Fred.

La nostra maledizione è quella di essere tremendamente simili, belli e allegri. E vedere il viso di Ron solcato dalle occhiaia e un'aria stanca era come se fossi raggiunta da una secchiata di acqua gelida in pieno inverno sulle montagne.

E mi ricordai di George.

Il gemello che era rimasto, lo sapevo, aveva come perso una parte di se stesso. E mai potrà più riaverla.

Perchè non ride più come una volta? Perchè non continua a fare le battute?

Ma so che è semplice la ragazza.

Non riuscii a respirare. Ricordai di quando Fred finiva le frasi di George e viceversa.

Ingoiai la saliva, che era troppo amara. Mi aveva seccato tutta la gola.

Mi alzai piano, evitando le vertigini.

- Come ti senti?- chiese Hermione che, alzati gli occhi dal libro che leggeva, si era accorta di me.

- Bene- dissi con voce roca. Mi schiarii la voce, ma non cambiò molto. Ora sentivo solo un bolo mucoso che mi impediva di ingoiare bene e parlare.

Ma chi voleva parlare?

Volevo solo far tornare Fred indietro. Nemmeno la rabbia mi spiangeva a cercare vendetta.

Recare altra morte, un altro dolore come il mio, come il nostro...no, non me la sentivo.

Dovevo fare qualcosa di positivo. Dovevo andare avanti, anche se non avevo voglia di andare troppo avanti.

Mi schiarii ancora la voce e chiamai.

- Harry...-

Lui, che stava scrivendo chissà cosa per chissà chi, e sinceramente non avevo tanta voglia di saperne altro, lascia tutto e mi viene vicino.

Sorrise.

Gli misi una mano sulla guancia e ricambiai il sorriso.

- Sei mai morto, Harry?- chiesi.

Volevo fargli capire cosa volevo dire. Volevo chiedergli come aveva fatto a riprendere il sorriso. Anche a me, a volte sembra così difficile donare un sorriso. Io ho dimenticato cosa davvero significhi ciò, ma Harry c'è passato tante volte. Io lo voglio sapere, per poter aiutare George.

- Perchè me lo chiedi?- fece allarmato.

- Voglio capire come sei tornato a sorridere dopo che hai perso prima Sirius, poi Lupin e poi...- non riuscii a terminare la frase a voce, ma le mie labbra si mossero fino a formare la parola "Fred".

Harry mi mise una mano sulla spalla e con l'altra mi cacciò dietro i capelli.

- Tu sorridi, perchè lo fai?-

- Io voglio vivere- risposi semplicemente, di getto.

E pensai che è quello che avrebbe detto Fred, che combatteva per vivere, e farlo meglio.

Harry mi sorrise, soddisfatto.

E capii. E mi misi paura.

Chi non sorride, non vuole vivere.

Sbiancai. Per una volta volevo mettere in guardia George da se stesso.

Doveva tornare a sorridere, tornare a vivere.

 

 

Vidi George steso per terra, a qualche yarda di distanza dalla casa, che si vedeva come una pianta che cresceva male dal grande terreno.

Ero sola, ed ero in cerca di mio fratello, il gemello.

A pranzo ancora aveva evitato di mangiare, e sembrava che stava per piangere secondo dopo secondo.

Avevamo invitato anche Harry, per non essere costretti a rimanere a guardare quella sedia vuota.

Prima di andare a cercare George, stavo per entrare in cucina quando mi arrestai. Sentii la mamma piangere singhiozzando come una matta.

Guardai dal buco della serratura e la trovai seduta al posto che solitamente occupava Fred.

Papà, piangendo, l'abbracciava in silenzio.

Insieme, loro due avevano dei visi poco curati, come i vestiti. La mamma aveva i capelli molto sporchi.

In un angolo c'era uno scatolone con dentro dei vestiti e cose così che erano appartenute al mio caro fratello.

Mi strinse il cuore nel vederlo. Come mi si strinse vedendo George che, apaticamente, aveva volto lo sguardo su di me.

- Sorridi, George. Vivi- gli dissi, sedendosi vicino a lui.

Mi prese una mano e la strinse.

- No- disse con voce bassa e affaticata.

Sentii le lacrime salirmi su per gli occhi.

- Ma come no!- esclamai, abbracciandolo. Era freddo, quasi come un cadavere. - Devi farlo, altrimenti soffriremo di più...-

Mi interruppe biancicando.

- No-non...questo-

Lo guardai interrogativa.

- Non me la sento ancora- disse - Voglio essere con Fred-

Lo strinsi a me, facendogli sentire il mio calore, la mia vicinanza.

- Te lo prometto, George, te lo prometto. Tornerai a vivere-

- Io...Fred...-

Piansi, mentre gli risposi.

- Fred è morto. E anche tu lo stai facendo. Non voglio soffrire oltre.-

Ci guardammo tra gli occhi lucidi, uno scambio di sguardi piuttosto umido.

- Tornerai a vivere, fratellone- dissi.

Apoggiai il viso sul suo petto, lui mi strinse a sè.

Piangemmo perchè ci rendemmo conto che sarebbe stato difficile conviverci.

Convivevamo con un morto. Fred.

 

 

 

 

***

Volevo rispondere a lilla4eve che ringrazio, come tutte le altre, di aver recensito. Certo che lo continuo scambio culturale, e ho in mente nuovi sviluppi.

 

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Capitolo 3
*** La strada per la felicità ***


- Capitolo 3-

 La strada per la felicità

 

 

 

 

 

Mi sono svegliata senza piangere, Fred! Che bello!

Mi corrucciai subito.

Allora questo vuol dire che sto dimenticando mio fratello. Sto cercando di vivere, di sorridere, e che faccio? Dimentico parte di quel che è stato la mia vita?

No, Ginny. Ipocrita! Cattiva! Non puoi fare questo, non a tuo fratello!

Mi diedi un pugno sulla testa e piansi. Piansi umiliata per il solo fatto di essermi svegliata non triste. Col risultato di essere più triste di prima. Sì, perchè il ricordo di Fred mi era tornato prepotentemente nella testa.

Mi illudevo di riuscire a combattere. Sicuramente la morte è più facile. Non hai nulla con cui fare i conti.

Mi tirai le coperte fin sopra la testa.

Le lacrime continuavano a scivolare copiose, ma ormai non singhiozzavo più. Ancora una settimana era passata. Una settimana in più in cui il dolore si attenuava.

Ci stavamo dimenticando di Fred?

No, non voglio assolutamente dimenticarlo.

Volevo irrimediabilmente Harry accanto a me. Lui, che con quei suoi grandi occhi verdi sapeva capirmi al volo. Lui, che con le sue grandi mani ruvide mi asciugava le guance, bagnandosi i palmi. Lui, che mi baciava con dolcezza. Lo volevo, lo volevo, lo volevo!

Volevo solo lui.

...e Fred.

Ma ero consapevole che non sarebbe tornato più.

- Ma perchè?- mi chiesi a voce alta.

Stavo andando in tilt, davvero! Ormai parlavo da sola come se nulla fosse. I miei ritmi erano ancora scombussolati.

Mi sfilai da sotto le coperte, e poggiai i piedi a terra. Avevo la schiena inarcata, stanca. Mi passai una mano sul viso, e poi la passai tra i capelli. Sospirai e mi passai il dorso della mano destra su entrambi gli occhi. Mi grattai sul sopracciglio e mi alzai, con fatica.

Raggiunsi, portandomi dietro i piedi, la cucina. Quando vi entrai, trovai mamma accasciata sulla poltrona a dondolo, con gli occhi chiusi e la testa piegata in avanti, che tendeva a sinistra. Le braccia erano abbandonate sui braccioli della sedia.

Ma che ore erano?

Voltai di scatto il viso verso il nostro orologio. Quasi tutte le lancette erano sulla casa, tranne un paio.

Quella di Charlie indicava il lavoro. Evidentemente in Romania, il lavoro coi draghi iniziava presto. E quella di Fred, costantemente sul segnale di morte.

Quella di George? mi chiesi.

La vidi, stava spostata verso casa. Perchè? Non aveva intenzione di morire? Meglio così...

Bloccai il respiro quando la vidi oscillare tra il teschio nero e casa, fermarsi qualche secondo sul teschio, per poi tornare sulla casa.

Che stava succedendo?

- Ginny..- sentii sussurrare.

Mi voltai di scatto verso mamma.

- Mamma!- dissi, e le corsi subito incontro, sedendomi sui talloni. - Come va, mamma?- chiesi.

Ero preoccupata per le occhiaia e le borse che le erano terribilmente cresciute durante questo pericodo.

Mi liquidò con un: - Sto bene, grazie-

Si alzò e si avvicinò ai fornelli, pronta a preparare per la mattina.

- Mamma...-

Lei prese la bacchetta e la fece roteare. Le pentole iniziarono a mettersi sul fuoco.

Rimasi molto estasiata quando vidi quella scena, ma poi mi resi conto che per me era cosa quotidiana.

- Mamma...- la chiamai ancora.

Stavolta emise un grugnito.

Mi si bloccò qualcosa. Chiusi gli occhi e lo vidi lì, accasciato per terra, senza vita, con gli occhi appannati e sul viso ancora il sorriso dell'ultima risata, la stessa che mostrava al funerale.

Una scena totalmente diversa a quella a cui avrei dovuto assistere. Mia mamma che iniziava a cucinare.

- Perchè ti sei svegliata a quest'ora?- mi chiese lei, approfittando del mio silenzio.

Le guardai la schiena, con le spalle ricurve.

I capelli erano gettati tutti all'indietro. Mentre era intenta ad osservare i fornelli, si raccolse i capelli in una piccola coda. Poi si posò i pugni sui fianchi e si voltò verso di me.

Io le sorrisi imbarazzata e mi sedetti su una sedia, accanto al tavolo. La sedia dove mi siedo di solito.

- Ginny...- fece mia madre, sedendosi su una sedia accanto alla mia, voltandosi verso di me. - Capisco che la morte di tuo fratello ti abbia scioccato a tal punto, ma non puoi buttarti giù-

Mi guardò negli occhi. Avrei tanto voluto risponderle che non era per lui, ora stavo bene. Mi preoccupavo di chi avrebbe volentieri abbandonato la vita, sogno di chi l'ha persa.

- So bene che perdere qualche familiare a quest'età è difficile, ma tutti ci dobbiamo passare. A me è dispiaciuto che è morto un mio figlio...un tuo fratello...-

Mi guardò negli occhi. Stava piangendo. Nemmeno mi ero accorta che mi aveva messo una mano sulla spalla. La stava stringendo, come se non avesse voluto mai lasciarmi andare.

Mia madre stava piangendo davanti a me.

Sentii un senso di vuoto e disagio che mi avevano messo nella condizione di sentirmi ancora peggio con me stessa. Tutti ancora lo piangevano, e io no. Io ero l'unica. Mi sarei volentieri picchiata per la mia superficialità.

- Mamma...- dissi con voce rotta. Volevo piangere, ma mi dicevo di essere forte. Avevo quasi 17 anni, ero quasi maggiorenne. Non dovevo piangere.

Lei ancora mi interruppe.

- Il dolore di una madre è enorme, Ginevra- mi accarezzò una guancia con una mano. Sentii le lacrime spostarsi dalle mie guance alle sue mani. Stavo piangendo. Piangevo per Fred, piangevo per il mio non essere triste e nemmeno felice, piangevo per mamma che aveva perso un figlio. Ma più di tutto piangevo per la paura di perdere un figlio.

Dovevo dirlo a mamma.

Basta commiserarci addosso. Fred non c'è più, vero. Fa male, vero. Ma che ne dite di farcene una ragione? A volte mi chiedo ancora oggi come possa davvero non importarmene. Avevo immaginato tante notti una vita tutti uniti, per la vita. Ma la vita di uno era finita. Morto. Sepolto. Carne per vermi.

Tremai sotto la mia severità. Volevo essere meno cattiva con me.

Mi sporsi verso mamma e la strinsi a me.

Pianse come una bambina. E il sole ancora non era alto in cielo in quel tempo.

Iniziava una nuova giornata, una giornata all'insegna della disperazione, del combattere contro la morte, che sia un pericolo o un ricordo. E per questo bisogno di combattere, sentivo gonfiarsi qualcosa nel petto. Orgoglio, fierezza, combattività. Doti di un Grifondoro. Doti di un Weasley. Mai da dimenticare, non fa bene. Sono regole di vita. Vita che è un dono prezioso da preservare.

Dissi a mamma di quello che mi aveva detto George. Di come avrebbe voluto essere con Fred, di come la sua mancanza lo spingeva a emulare il fratello.

Lessi nei suoi occhi paura e ancora disperazione, e ancora, e ancora, e ancora.

Siamo la sua vita. Se muore uno di noi, muore una parte di lei. Lo so, lo so. Sono una ragazza anche io, posso bene immaginare come ci si possa sentire.

- Dobbiamo aiutarlo- insistetti. Mamma annuì con vigore.

Si asciugò le lacrime e si alzò velocemente. Andò a cuocere il bacon.

Ecco quella forza che cerco per donarla a George, anche solo una piccola: superare e continuare a vivere.

Fred era morto.

Piano piano il sole si alzò in cielo, e arrivarono papà e Percy. Entrambi sarebbero tornati al lavoro.

La mamma riferì loro quello che le avevo detto di George.

Percy strinse così forte il bicchiere di acqua e lo mandò in frantumi. Papà ebbe gli occhi lucidi.

- Dobbiamo fare qualcosa!- si scladò mio fratello.

Non sapevo che avesse questa forza, questa volontà.

Mi sentii protetta. E in quel momento seppi che se qualcuno mi avesse fatto qualcosa, mi avrebbe difeso. E l'avrebbe fatto anche se avessi torto, anche se poi avrebbe detto che l'altro aveva ragione.

- E' quello che pensavo anche io!- convenni immediatamente.

Ci guardammo tra gli occhi e sapemmo cosa fare.

Aiutarlo.

Aiutare George a ritrovare la strada per la felicità.

A dimenticare Fred.

Perchè è morto.

 

...Fred, Fred, Fred...sempre nei nostri pensieri...ma sei davvero morto?

A volte provo qualche dubbio.

Ma poi tu non ci sei più e mi rispondo.

Sì, è morto, Ginny. Morto. Non ritornerà, mai più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

Volevo ringraziare chi con tanto calore ha  commentato non solo questa, ma anche tutte le altre mie fan fiction. Grazie davvero a tutti, perchè mi aiutate a mandare avanti le storie, a modificarle, a migliorarle.

Continuate a farlo. Io ho bisogno di voi.

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Capitolo 4
*** Un triste giro tra tristi cimiteri. In ricordo di Fred. ***


scambio culturale

- capitolo 4-

 Un triste giro tra tristi cimiteri. In ricordo di Fred.

 

 

 

Pensai molte volte cosa avrei potuto fare per mio fratello eore, ma più ci pensavo, più tardavo ad agire e meno idee mi venivano.

Chiamai Hermione e con lei mi sedetti in salotto per discuterne.

- Secono me dovresti lasciare che li passi da solo. Questo è un tipo di dolore che deve passare piano e con il tempo.- mi disse lei.

Mi rifiutai categoricamente.

- Non posso, Hermione. Mio fratello mi ha fatto davvero paura quando mi ha detto di voler stare con Fred. Mi ha fatto tremare. E ti giuro, Hermione, non è bello quando un fratello ti dice di voler morire.-

- Ma Ginny- replicò lei - George non ha detto di voler morire!-

Scossi la testa.

- No, non l'ha detto, ma era sottinteso. A volte bisogna saper leggere tra le righe, Herm-

Lei rimase in silenzio, con le mani giunte in grembo.

Entrarono Ron ed Harry. Alzai lo sguardo.

Harry aveva sempre gli stessi capelli sbarazzini e gli occhi verdi. Era davvero tanto bello, con quella piccola peluria che stava crescendo sul suo volto. Gli occhiali erano cambiati, ne aveva comprati di nuovi, e stava tanto bene.

Rimasi a contemplarlo per molto tempo, senza riuscire a spiccicare alcuna parola.

Ricambiò lo sguardo e sorrise.

Fred, quando sto con Harry sono così felice che mi sembra di volare senza scopa. Mi sembra che...

- Allora, che fate?-

Ron interruppe i miei discorsi mentali con Fred.

Gli scoccai un'occhiataccia. Come sempre rovinava tutto. Ero giunta ad un livello di enphasy mentale tale che avevo iniziato a fare un discorso serio con Fred.

Hermione gli prese una mano e lo fece sedere accanto a sè sul divano. Harry si mise sulla poltrona accanto al divano, ormai pieno.

Brevemente spiegò ai due la conversazione che avevamo fatto, e di quello che i miei avevano detto.

Tutti e quattro rimanemmo in silenzio.

Harry stava per parlare, e già pendevo dalle sue labbra, quando George si affacciò nella stanza. Aveva come sempre enormi occhiaia e gli occhi spenti. Le labbra non erano rivolte verso l'alto, come ormai da tempo.

Mi alzai e gli presi una mano.

- Vieni con me?- gli chiesi.

Lui mi guardò con aria spenta, ma annuì.

Lanciai uno sguardo agli altri e poi subito lo trascinai fuori. Sentivo li occhi di tutti puntati su di noi.

Uscimmo di casa e camminammo a lungo sul morbido prato in silenzio.

Le nuvole oscurarono il sole in pochi minuti e iniziò a scendere una leggera pioggiolina. Fingemmo di non sentirla cadere cadenzata sulla nostra pelle, bagnandoci.

Non eravamo qui, non eravamo nell'ora. Eravamo altrove. A quel giorno in cui la persona a noi cara scomparve, combattendo per la libertà. E insieme a lui tante altre persone.

Sapevo che pensava a Fred, ma non sapevo di preciso cosa pensava.

Alzai gli occhi su di lui e vidi il suo sguardo perso tra gli alberi. Si sentiva smarrito e non sapeva neanche perchè.

- A cosa pensi?- chiesi, rompendo quel silenzio.

Per non piangere mi feci forza, strinsi le mascelle e gli strinsi la mano, incondizionatamente.

Lui mi guardò. Aveva dipinto in volto la pazienza e il dolore.

- Tutti mi fanno sempre la stessa domanda, e ad ognuno rispondo le stesse cose: penso a Fred.- rispose un po scostato.

Mi sentii colpita con una spada infuocata.

- Scusa- sussurrai e abbassai lo sguardo. Allentai la presa. Lui non la strinse, al contrario di quel che mi aspettavo.

Gli lasciai definitivamente la mano. Non me ne andai, però. Non mi potevo arrendere, perchè arrendersi significava perdere e per nulla al mondo me lo sarei giustificato. Forse non dovevo essere così dolce e indiretta. Forse glielo dovevo dire chiaro e tondo che la nostra vita va avanti e lui non può buttare la sua così, in attesa di ricongiungersi con il gemello.

Gli afferrai violentemente la mano.

- Ora vieni con me- dissi irritata, nervosa, stanca di quella situazione.

Fred, il tuo gemello è proprio un cocciuto!

Sentii gli occhi di George fermarsi su di me per un attimo. Poi fu buio per qualche secondo. Sentii i polmoni che venivano compressi. E poi la luce.

Era così accecante quella luce, in confronto alla pioggia che avevamo lasciato sulla collina, che pensai di essere morta. Cercai con lo sguardo Fred, ma più mi abituavo a quella luce forte, vidi che eravamo dove volevo che fossimo.

George era impaurito.

- Dove siamo?- chiese titubante.

- Ti devo far vedere una cosa...-

Lo trascinai quasi di forza attraverso i pezzi di marmo dietro una chiesa.

Lo tenevo stretto per una mano, così se avesse voluto smaterializzarsi mi avrebbe portata con lui.

Volevo vederlo felice, e se con le buone maniere non c'era verso, allora meglio un approccio brusco alla morte del fratello e a un invito alla vita.

Arrivammo ad una tomba.

- George, siamo nel cimitero di Godric's Hollow- lo informai e gli mostrai la tomba.

Sull'epitaffio c'erano scritti i nomi dei genitori del mio ragazzo.

- Sono morti per la libertà loro.-

Mi guardò confuso.

- Lily e James Potter sono morti perchè avevano combattuto contro Voldemort. Per salvare la libertà del loro figlio, del loro unico figlio, hanno preferito farsi ammazzare-

Mi guardò impaurito.

- Adesso andiamo?- chiese nervoso.

- Non ho ancora finito- dissi sicura.

Ci trasferimmo in un altro cimitero.

Il tempo era più cupo, ma non pioveva.

Lo trascinai verso un'altra tomba. Era bianca, da poco posata.

- Remus e Ninfadora Lupin.- lo guardai in volto. Lo sentivo tremare. Ci avvicinavamo sempre di più, lo sapeva, a Fred. - Anch'essi sono morti per la libertà di loro figlio, sono sicura. L'hanno fatto per lasciare al piccolo Teddy un futuro migliore. Harry e Teddy hanno avuto la stessa sorte, e insieme combatteranno contro chi vorrà togliergliela. Non glielo permetteranno. I loro genitori sono morti combattendo l'Oscuro Signore. Harry ha avuto l'occasione di vendicarli e di vendicare tutti gli altri morti, spesso innocenti. Teddy, sono sicura, avrà lo stesso sangue freddo e lo stesso tempismo.-

Mentre parlavo mi salivano le lacrime agli occhi.

- Sono morti anche e soprattutto per amore, George.-

Guardai il suo viso, e lo vidi rigato dalle lacrime.

Mi alzai sulle punte e gliele tolsi.

- Basta piangere, George. Facciamoci forza.-

Lanciammo un ultimo sguardo alla tomba. Posai un bacio sulla lapide e sorrisi.

Piangevo anche io. Sapevo che mai avrei più rivisto la faccina allegra di Tonks, capace di mutare aspetto, e il trasandato Remus Lupin, così dolce da piangerne le disavventure patite in vita. Ma le ha superate, e si è realizzato. E' morto per amore e per la libertà.

E ce l'ha fatta.

Anche noi dobbiamo fare come lui, come hanno fatto tutti.

Ci smaterializzammo ancora.

E ancora una volta entrammo in un cimitero.

Questo però mi aveva lasciato addosso un'inquetudine enorme. Sentivo che ci avvicinavamo al sangue nostro, alla tomba di Fred.

Era da quando lo avevamo seppellito che non ci tornavo.

George seppe esattamente dove ci trovavamo. Corse.

- Aspetta George, non correre!- gli urlai dietro.

Ma la pioggia aveva iniziato a scendere sempre di più ed era difficile così farsi sentire.

Ti prego, Fred, fa che non combini nulla di pericoloso!

Continuai a correre, ma lui era molto più veloce di me.

- George!- lo chiamai.

Si fermò. E seppi perchè l'aveva fatto.

Era abbracciato a una lapide e piangeva disperatamente.

- Fred, Fred...- continuava a ripetere.

Lo raggiunsi. Avevo il fiatone e la pioggia mi dava proprio fastidio. Ma ero preoccupata per mio fratello.

Gli presi le spalle e le strinsi al mio corpicino. Sembravo una bimba in confronto a lui.

- George...basta, George...-

Ma lui continuava a piangere.

- E' morto...è morto...- continuava a ripetere.

- George, no...non è morto...-

Mi girai in modo tale che potesse vedermi.

- George, lui è...-

- Non dire scemenze Ginny! Lo vedi?? Vedi il suo epitaffio, la sua foto? E' morto, Ginny. Morto. Non tornerà!-

- Ma George- urlai più di lui, mentre piangevo per le cose che aveva appena detto.

- Tu non pensi mai a Fred? Non gli parli nella tua testa?-

- Sì!- rispose- ma ciò non toglie che l'ho perso per sempre, l'abbiamo perso per sempre!-

Mi scosse violentemente e sentii che dovevo vomitare.

L'odore del prato tagliato bagnato dalla pioggia mi entrava nel naso, stordendomi più di quanto non lo sia stata.

Gli presi le mani e vi affondai le unghie.

- Lui non è morto. Vive dentro di noi, e dobbiamo vivere per far vivere anche lui.- dissi.

Calò il silenzio rotto solo dal fruscio del vento e dal battere della pioggia cadente.

Gli presi la mano e ci smaterializzammo fuori casa.

Lo aiutai ad alzarsi e lo feci entrare.

La mamma stava ad aspettarci con il viso tra le mani sul divano.

Appena varcammo la porta ci venne incontro.

- Fred!- disse.

Poi ci guardò meglio.

- George...caro mio...-

Ci venne vicino e abbracciò George.

Lui la scostò in malo modo e con sguardo vuoto salì le scale.

Gli volevo correre dietro ma sentii mamma che mi teneva un braccio.

- Vai a lavarti. Basta, non vedi come è stanco?-

Quando vidi il suo viso, notai che aveva ripreso a piangere.

Mai più, lo sapevo, avrebbe chiamato quel figlio che ora è carne per vermi con quel tono preoccupato e ansioso. E scambiare un gemello per un altro deve essere stato uno shock non solo per George, ma anche per mamma stessa. E per me.

Mi rattristai, ma mi feci forza.

Fred è vivo. Dentro di me. Non è morto del tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 ***

Mi scuso per il tremendo ritardo di questo piccolo capitolo. Ringrazio come sempre chi ha recensito. Continuate a farlo.

 

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Capitolo 5
*** La vera fine. Un nuovo inizio. ***


scambio culturale

- Cap 5-

La vera fine. Un nuovo inizio.

 

 

 

Stavo osservando George.

Qualcosa era cambiato in lui.

Erano giorni che non usciva dalla sua camera, e finalmente l'aveva fatto.

Era sceso sempre con quella sua aria triste che gli aleggiava attorno, ma aveva sorriso quando mi aveva visto.

Aveva sorriso!

E aveva mangiato un po'.

Un buon inizio direi.

Stavo seduta sul prato, abbracciata ad Harry. Accanto a me, Ron e Hermione discutevano su cosa potesse essere preso a George.

- Ragazzi- dissi piano, attenta a non farmi sentire dal ragazzo che stava in piedi in un angolo del giardino a contemplare il cielo - sono stata molto dura l'altra volta...-

Mi rattristai al solo pensiero.

Harry mi strinse a sè e mi baciò il collo.

- Ginny, non rattristarti. Sei stata dura, è vero, ma qualche cambiamento l'abbiamo visto, non trovi?-

- Ma sì, Ginny...- disse Hermione, allungando il braccio e poggiando una mano sul mio ginocchio.

- Non preoccuparti- continuò Ron.

Sorrisi a tutti e tre e abbracciai, gettandogli le braccia al collo, Harry.

Rimanemmo poi ad osservare George.

Una farfallina colorata gli si avvicinò e lui allungò una mano.

Quella girò più volte per poi posarvisi. Spiccò quasi subito dopo il volo. George la seguì con lo sguardo. Si girò e vide che noi lo osservavamo.

Aveva le labbra rivolte verso il basso. Gli occhi però erano puliti, non più lucidi, rossi, gonfi.

Gli sorrisi, e suppongo che lo fecero anche gli altri.

Alzò un lato delle labbra e poi l'altro.

Si avvicinò a noi e si sedette accanto a noi, senza dire nulla.

Lo seguimmo con lo sguardo.

Mi allontanai da Harry e mi avvicinai gattonando. Gli passai una mano tra i capelli.

- Come va oggi?- chiesi tranquilla.

- Meglio.- rispose.

Prendemmo a parlare del futuro, di cosa avremmo fatto dopo, a inizio dell'anno scolastico.

Erano stati istituiti corsi di recupero per chi avesse perso degli anni a scuola a settembre, che si sarebbero tenuti nelle librerie e biblioteche di Diagon Alley.

Io, dissi, sarei tornata normalmente a scuola.

George strinse i denti.

-Io continuerò il mio lavoro nel negozio. So che Fred avrebbe fatto lo stesso.- disse sicuro.

I miei occhi si riempirono di lacrime.

- Oh George...- l'abbracciai forte.

Stava tornando il mio George, il ragazzo estroverso che era sempre stato. Lo sapevo, sarebbe tornato. Non presto, ma questo non m'importava affatto.

Forse aveva capito che Fred in realtà non era affatto morto, ma vivo dentro di noi.

Perchè un uomo non muore mai veramente se c'è qualcuno che gli permette di vivere col suo solo ricordo.

Harry l'aveva imparato a suo tempo. Avevamo imparato tutti noi, tutti i Weasley. E ora aveva imparato anche George.

 

Quella sera cenammo tutti assieme, con Harry e Hermione. Vennero anche Charlie, Bill e Fleur con la loro piccola figlioletta, Victoire.

Tutti sorridevamo.

Vedevo mamma e papà che si scambiavano occhiate fiere tra di loro.

I loro piccoli bambini erano cresciuti. E anche se non erano più in sette, la famiglia si era allargata.

Dopo qualche anno ci saremmo sposati tutti, e quel che fu, è ancora. Ma meno triste il suo ricordo.

George si sposò con Angelina, la sua compagna di squadra ad Hogwarts.

E suo figlio si chiama Fred.

 

***

E con questo capitolo si conclude qui questa fan fiction dedicata alla morte di Fred.

Davvero ringrazio chi, anche se non ha commentato, ha letto. Mi ha fatto sentire tranquilla. Mi ha dato la forza di continuare. E ringrazio, non finirò di farlo, chi ha commentato: lilla4eve, gardenia, Maglodra, _Sweet_Angel_, mara_star.

Dedico questa fan fic, lo so che è strano che la dedico alla fine, ma solo ora che è finita ho il coraggio di farlo, a mio nonno, che è morto quest'estate. Spero che gli sia piaciuta, perchè sono convinta che lui sapeva già tutto. Che l'avrei scritta, e che l'avrei fatto mentre pensavo a lui. Mi sono calata in quel dolore che non volevo rivivere, ma che mi ha dato la forza di andare avanti.

Un'ultima cosa. Il primo capitolo si chiama "Epilogo" non perchè abbia sbagliato a scrivere, ma perchè era "l'epilogo" della vita di Fred. Lui era morto. I Weasley, soprattutto George, hanno vissuto un periodo di transizione che doveva chiudersi con la morte del gemello e viverne un altro continuando a vivere. Morire per vivere.

Grazie ancora.

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