Consequences

di HellHathPie986
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Romance Dawn ***
Capitolo 2: *** Stand Up ***



Capitolo 1
*** Romance Dawn ***


Se avesse avuto una scelta in quella faccenda e glielo fosse stato chiesto a faccia a faccia, allora la risposta sarebbe stata, ovviamente, no. Non aveva alcuna esperienza in materia, né alcuna attitudine e diavolo, probabilmente era più qualificato per essere ammesso in un reparto psichiatrico lontano da chiunque di corruttibile della nuova generazione piuttosto che prendersi cura di uno di loro. Doflamingo credeva sinceramente che se non fosse stato per la morte della sua amica d’infanzia avrebbe già strangolato la donna da sé, anche solo per l’averlo preso in considerazione in questo piano. Il capitano pirata fissava l’oggetto della sua nuova e difficile situazione, trattenendosi dal semplice raggiungerlo e stringere alcune dita attorno al collo del piccolo, il che avrebbe dato un fine alla sua vita e l’avrebbe liberato dal peso scaricato sul ponte della sua nave. Se c’era qualcosa che odiava più delle persone che non mantenevano la loro parte di un accordo o non ripagavano i prestiti, quella erano i bambini, e Doflamingo odiava i mancati pagamenti.

Il piccolo sospirò, sollevando il petto su e giù continuava a dormire tranquillo sul letto del capitano senza la minima preoccupazione per l’uomo fremente di rabbia che stava in piedi accanto a lui. Doflamingo lentamente schioccò le nocche per l’agitazione prima di stuzzicarsi una mano, pizzicarsi la punta del naso e stringere gli occhi più che poteva. Il diciassettenne non aveva idea di cosa fare in quel momento, ma era molto tentato di trovare qualcosa, qualsiasi cosa, in vita e pestarlo nero solo per alleviare quella collera che aumentava costantemente vicino al suo punto di ebollizione.
 
E quello era esattamente lo stato in cui il giovane capitano si trovava da quando aveva trovato quella “gioia di fagottino” ben nascosta in un cesto sul ponte della sua nave. Per le ultime tre ore Doflamingo era andato in giro per la città alla quale lui e il suo equipaggio erano ancora attraccati e tutto ciò su cui si poteva mettere le mani era andato distrutto. Inutile dire che la città era appena riconoscibile dallo stato di prima, metà degli abitanti era morta e l’altra metà era stata ferita gravemente. Non che lui ci ripensasse; se loro non erano stati forti, veloci, o abbastanza intelligenti per scappare dalla sua strada, allora quegli abitanti meritavano quello che avevano ottenuto.
 
Alcuni rumori incomprensibili venivano dal bambino sul letto del capitano, e Doflamingo incuriosito aprì pigramente un occhio per vedere il piccolo agitarsi come se fosse sul punto di alzarsi. Per il dispiacere del pirata, il bambino si svegliò davvero e ormai stava sbattendo le palpebre malinconicamente. Il giovane non aveva la minima idea di cosa avrebbe dovuto fare in quel momento, ma era abbastanza sicuro che non avrebbe dovuto ascoltare la voce nella sua testa che lo supplicava di buttare il marmocchio giù, oltre la ringhiera della sua nave. Lei non lo avrebbe approvato e lui era piuttosto certo che quella donna avrebbe trovato un modo per tormentarlo per il resto dei suoi giorni e avrebbe fatto sì che la sua fortuna si prosciugasse completamente fino a morire di una morte lenta e dolorosa per qualche evento ultraterreno. Poi di nuovo, che lei stesse già eseguendo la tortura facendo cadere il suo primo e unico figlio nato praticamente sul gradino della sua porta con nulla se non una breve lettera che spiegava chi fosse il marmocchio e cosa fosse successo a lei, era estremamente discutibile. Doflamingo frugò in tasca e tirò fuori la lettera ancora una volta, per vedere se c'era qualcosa scritto che gli mancava.
~~0

Donquixote Doflamingo,

Mi scuso per la notizia all’ultimo minuto e per la mia assenza di questi ultimi anni, ma c'è qualcosa di urgente che devo chiederti visto che sei l'unico di cui mi fido abbastanza per chiudere la faccenda.

Prenditi cura di mio figlio. È nato nove mesi fa il sei di ottobre e non ho nessuno a cui rivolgermi per la sua custodia. Suo padre è lo stesso uomo con cui sono stata da quando tu ed io, alla fine, abbiamo preso le nostre strade diverse, e lui non è in grado di mettersi alla ricerca di un bambino.

Dal momento che tu hai letto questa lettera sarò già morta. Avevi ragione quando mi hai detto tanti anni fa che l’organizzazione di cui facevo parte non era formata da altro che uomini corrotti e vorrei averti ascoltato. Probabilmente il mio bambino starebbe crescendo con sua madre e un padre adeguato a differenza dell’uomo con cui sono scappata.

Auguri per entrambi.

0~~
 
Il pirata accartocciò il pezzo di carta e lo tenne saldamente tra le mani. Non era saltato fuori niente di nuovo e per la quinta volta la lettura non aveva risposto a nessuna delle sue domande rimanenti. Sembrava che lei fosse sparita e lui era bloccato con il suo marmocchio.
 
Un piccolo gorgoglio scappò dal bambino davanti a lui e il pirata fissò il piccolo. Non ricordava di essere mai stato qualcuno dall’aspetto così minuto e fragile- guardandolo si era posto il problema se il bambino sarebbe sopravvissuto sulla sua nave per molto tempo o no.

Oh bene, il suo errore.
Altri squittii provenivano dal bambino e Doflamingo lo fissò, sapendo che anche dietro gli occhiali colorati le persone temevano lo stesso il suo sguardo severo. Il capitano in quel momento non era dell’umore giusto per avere a che fare con un marmocchio piagnucoloso e fece quella smorfia ben conosciuta con la sua espressione. Ma questo sembrava solo divertire il bambino che rideva allegramente mentre batteva le manine paffute. Il pirata grugnì e passò la carta stropicciata in una mano prima di gettarla al piccolo, con successo rimbalzò sulla testa del ragazzino e lo fece tacere.

“Chi cazzo ti credi di essere, moccioso?” Chiese minacciosamente. Si aspettava che il bambino iniziasse a piangere o a piagnucolare o qualcosa del genere dal momento che aveva sentito tutti dire da sempre che è quello che i bambini piccoli fanno ogni giorno tutti i giorni, ma il bambino semplicemente sorrise di nuovo e stese entrambe le braccia verso di lui, strillando di gioia. Il capitano borbottò qualcosa tra i denti e allungò una mano, afferrando il bambino per la collottola della camicia e sollevando il piccolo fino al livello dei suoi occhi.

“Perché diavolo sei così felice?” Il capitano ringhiò, mantenendo il suo sguardo arrabbiato sul ragazzo. Il bambino tubò innocentemente e allungò le mani, appena sfiorando il bordo degli occhiali del pirata con le dita grassocce.

“Lo sai che sei stato abbandonato, giusto? Lasciato qui a morire sulla mia nave da tua madre?” Doflamingo affermò, marcando la sua espressione facciale. Il piccolo non sembrava di capire che cosa avesse appena detto l’uomo e continuò a tastare in giro con le sue piccole mani, correndo con le punte delle dita sui cerchi delle lenti del capitano.

“Nessuno ti vuole e io sono molto vicino a romperti collo a metà, perché la tua stessa esistenza mi fa incazzare.” Dichiarò il pirata più cupo che poteva. Non era del tutto sicuro di cosa stesse cercando di ottenere minacciando qualcuno che non sembrava nemmeno notare il suo tono di voce ma il bambino nella sua stretta gli stava seriamente facendo saltare i nervi. Il piccolo continuava a ignorarlo e si rese occupato tirando gli occhiali colorati viola di Doflamingo oltre il suo naso. Il bambino li prese davanti all’altro dalla loro montatura e tubò nello stupore, mentre il giovane fissava non divertito il piccolo con lo stesso sguardo ostile. Il neonato si voltò verso il pirata e sembrò finalmente accorgersi della rabbia dell’altro non appena incontrò lo sguardo penetrante del capitano. Ma il piccolo non aveva paura e allungò una mano paffuta, ponendola alla base del fronte di Doflamingo, in mezzo agli occhi, prima di trascinarla verso il basso per la punta del suo naso. Il pirata alzò un sopracciglio, guardando come poi il piccolo iniziò accarezzando il naso e mormorando suoni indecifrabili.

“Non sei molto sveglio, vero?” Chiese il capitano, mentre la sua espressione passava da un’occhiata arrabbiata a uno sguardo irritato. Il bambino ridacchiò di nuovo e rivolse la sua attenzione agli occhiali colorati in mano. Li sollevò davanti a sé e li ispezionò con sguardo curioso prima di spingerli sui propri occhi, proprio come li aveva Doflamingo.

“Non sei niente di meglio di un sacco di patate, eh?” Commentò il giovane prima di fissare il mento del ragazzo nella sua mano libera e girare la testa del piccolo da un lato all’altro. Il bambino per un attimo rimase confuso ma scattò subito fuori dalla presa, afferrò l’indice del capitano con entrambe le sue piccole mani e ricominciò a fare rumori casuali. Quando il pirata cercò di allontanarsi scoprì che non poteva.

“Lasciami andare, marmocchio.” Lo avvertì il pirata tirando la mano un po’ più fermamente. Ma il bambino si rifiutò di farlo e tenne duro con tutta la sua resistenza, che era sorprendentemente forte. Doflamingo tirò la sua mano, lentamente la portò più vicino a sé stesso e continuò a provare ad uscire dalla presa del piccolo. Il capitano diede un ultimo strattone veloce e fu libero, ma non prima che il bambino riuscisse ad avvolgere le braccia tozze intorno al collo del giovane, ridacchiando per la sua vittoria. Doflamingo inarcò un sopracciglio per l’intraprendenza del piccolo e si domandò che cosa di preciso avesse fatto voler penzolare dal suo collo al bambino.
Il pirata stava per rivendicarsi e con speranza stava per tirare il moccioso lontano da lui (se il bambino fosse stato inviato in volo sul fianco della sua nave nella mischia o no era ancora oggetto di discussione), quando sentì una voce familiare alla sua porta.

“Va tutto bene, signore?”

Il capitano si voltò e vide il suo primo ufficiale in piedi all'ingresso della sua camera, sul suo viso c’era un’occhiata interrogativa e austera. Doflamingo distolse la sua attenzione dal bambino aggrappato a lui e aggrottò la fronte. Recuperò gli occhiali dal neonato che aveva causato il piccolo sgomento, il quale si contorse e gridò in segno di disapprovazione, ma non appena il pirata poggiò una mano sotto il bambino e un’altra sulla schiena dopo aver piazzato i suoi occhiali da sole al loro posto, calmò il piccolo con successo.

“Va tutto bene, Vergo. Ma ho bisogno di un tuo favore.” Disse il capitano mentre si voltava verso l'altro. Il suo primo ufficiale si mise sull'attenti e attese i suoi ordini. “Sembra che avremo un altro membro dell'equipaggio a bordo per un po’, ho bisogno di te per fargli avere una stanza e un letto; qualcosa da cui non può rotolare via facilmente ma niente di particolare, forse puoi semplicemente inchiodare alcune tavole a un lettino e tenerlo nella stanza accanto alla mia”. Richiese Doflamingo, avvicinandosi all'uomo di fronte a lui fino a che non furono lontani solo un braccio. Vergo aggrottò le sopracciglia dietro i suoi occhiali da sole.

“Certo, signore. Ma perché stiamo tenendo il bambino?” Chiese, scettico su tutta la situazione, così come la vista di fronte a lui. Non tutti i giorni una persona potrebbe vedere uno dei più eccentrici e temuti capitani pirata rookie sulla Grand Line tenere un bambino piccolo così delicatamente e Vergo cominciava a chiedersi cosa ci fosse scritto su quella lettera.

“Motivi personali” fu tutto ciò che il capitano rispose. Passò un momento di silenzio tra i due prima che il primo ufficiale lasciasse l’entrata per completare i suoi ordini. Doflamingo guardò l’uomo andarsene e si chiuse la porta alle spalle. Tornò al suo letto e si sedette con un lungo sospiro. Quella era stata una lunga giornata e il capitano era più che pronto ad avere un fermo alle sorprese per un po’.

Un piccolo sbadiglio venne dal bambino tra le sue braccia e Doflamingo lo guardò. Il piccolo sicuramente assomigliava a ciascuno dei suoi genitori in diversi aspetti che erano stati sia graditi sia disprezzati. Lei era sempre stata uno spirito libero, seguendo nient’altro che il vento e felice di affrontare qualsiasi ostacolo che ostruisse il suo cammino. Era fedele e premurosa, un diamante grezzo con la bellezza di gran lunga superiore qualsiasi cosa il pirata avesse mai visto. Al contrario, il suo amante era freddo e duro e non aveva nulla se non un futuro tetro da guardare già dalle premesse. Era silenzioso e severo, difficilmente lasciava mostrare qualche emozione e cercava sempre di dominare tutto e tutti nella sua portata.

In tutta la sua vita Doflamingo non avrebbe mai potuto mettere in parole quello che provava. Quando era vicino a quella donna c’era uno strano malessere come quello di cadere e di mal di mare, ma mai volle dare un freno a quella sensazione. Era come se fosse diventato pazzo e masochista, ne era troppo affezionato per considerare il suo stesso bene. Per i tanti anni che era stato in sua compagnia, Doflamingo aveva subito una valanga di cose nell'organizzazione a cui entrambi erano appartenuti; alcuni istanti che includevano esperienze premorte dove aveva volontariamente saltato di fronte ad un’arma o a un attacco al fine di proteggerla. Ma quella donna aveva scelto la sua strada e se ne era andata con il bastardo che a quanto pare non riusciva nemmeno a tenerla al sicuro e quello era ciò che veramente faceva arrabbiare il capitano.

Doflamingo tolse la mano che aveva sulla schiena del bambino e lo spinse lontano da sé fino a quando il suo pugno colpì la parete. Il legno si frantumò facilmente sotto la sua forza e spaventò il bambino in braccio. Il piccolo si lasciò sfuggire un paio di rumori di panico, ma fu messo a tacere con facilità quando il pirata posò delicatamente una mano sulla schiena di nuovo.

A un tratto ricordò qualcosa di un momento che avevano trascorso insieme, dove entrambi avevano avuto una conversazione sull'età adulta e sulla vita familiare. Ricordò che l’argomento l’aveva quasi annoiato a morte, ma non c’era un solo punto di cui lei avesse parlato che lui si fosse dimenticato, gli aveva detto i nomi che lei avrebbe dato il suo primogenito, se fosse stato una femmina o un maschio. Naturalmente lei aveva anche incluso l’ultimo nome dello stronzo che lei era così disperata da scopare, ma Doflamingo non avrebbe avuto niente di tutto questo.

Il pirata rivolse la sua attenzione al bambino e si rese conto che il marmocchio si era già riaddormentato. Sembrava che il bastardo narcolettico avesse lasciato qualcosa di fastidioso nel patrimonio genetico del piccolo, ma forse nei primi anni di vita del bambino sarebbe stato comodo. Doflamingo alzò la mano dalla schiena del neonato ancora una volta, ma questa volta la posò in cima alla sua testa, passando le dita tra i capelli lanuginosi del ragazzino.

“Benvenuto nella ciurma, Trafalgar Law.”Annunciò il pirata silenziosamente mettendo assieme il cognome della donna e quello che lei scelse per un maschio. Suonava bene, ma il bambino avrebbe dovuto decidere se quella nave fosse davvero accogliente.

Doflamingo ridacchiò seccamente quando si rese conto della responsabilità che aveva appena accettato senza averne l’intenzione, ma strinse le spalle interiormente perché la maggior parte delle sue decisioni erano state organizzate tempo prima con grandi conseguenze. Il pirata restò sul letto e chiuse gli occhi, decise di lasciare per il momento che il futuro prendesse le redini e mostrasse la strada.
Sembrava adorare parecchio il più crudele degli scherzi che la vita potesse giocargli.

 

Salve ragazzi, è OrenjiAka che parla. E sono qui in veste di traduttrice per farvi avere questa fantastica Fan Fiction scritta da HellHathPie986!
Che? Chi dice che “fantastica” è un’esagerazione?
*KABOOOOM!*
Ok, ora lasciatemi posare il bazooka, ringraziasi Rambo per avermi prestato il suo preferito.
Seriamente, c’è un valido motivo se adoro questa storia (anche le altre della stessa traduttrice, eh!).
Tanto per cominciare c’è Doflamingo. E per quanto sia figo misterioso e poco conosciuto come personaggio, sappiamo che il suo modo di pensare è contorto e sadico, non è facile scrivere di lui. E poi HellHathPie986 se lo immagina mentre ha a che fare con bambini e una donna. E rimane sempre in lui!
Andando avanti con la storia si aggiungeranno teorie. Teorie di incontri, amicizie, identità e tanto altro avvenuto nel mondo di One Piece, cose che non abbiamo neanche immaginato.
Lavorerò quanto posso per farvi avere anche gli altri capitoli il prima possibile –il prossimo arriverà domenica 15 settembre.
Ci si vede alla prossima, ciao!

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Capitolo 2
*** Stand Up ***


Doflamingo si considerava una persona mattiniera perché era uno dei primi sulla nave ad alzarsi. Ma quando fu svegliato alle dio-solo-sa-a-che-ora da un certo bambino, non era esattamente di buon umore. Il pirata era sul suo letto completamente immerso in svariate coperte e lenzuola quando ne sentì tirare una. Il sole non era nemmeno spuntato, ma il bambino era riuscito a strisciare fuori dal suo letto, attraversare un po’ di corridoio e vagare fino alla stanza del capitano come se fosse il padrone del posto. Alcuni grugniti di fatica e frustrazione provenivano da Law mentre continuava a cercare di salire sul giaciglio del ragazzo, arrampicandosi sulle lenzuola che penzolavano oltre il materasso. Doflamingo roteò gli occhi seccato mentre cominciava il primo giorno di tantissimi lunghi anni.

Il pirata si chiese vagamente quanto tempo ci sarebbe voluto al bambino per diventare completamente efficiente e autonomo, ma rabbrividì quando si rese conto che non sarebbe stato molto presto.

Alcuni rumori più tenui sfuggirono dal neonato e Doflamingo prima di rendersene conto poté vedere una minuscola mano frugare sul fianco del suo letto. Il tessuto si strinse mentre un altro fu alzato sul materasso e la testa del bambino spuntò oltre il bordo. Il capitano lo fulminò irritato prima di scoprire un braccio da sotto le lenzuola, afferrare con la mano il retro della maglia del piccolo, sollevarlo in alto e lontano dal suo letto e girando il marmocchio verso la porta da cui era entrato. Doflamingo poi lo mise giù, diede al bambino una leggera spinta e finalmente si voltò a guardare lontano dal neonato.

A Law ci vollero pochi secondi per realizzare appieno tutto ciò che era appena accaduto prima di rendersi conto di essere stato ingannato. Il bambino gridò insoddisfatto e crollò sulle sue ginocchia, tornando a gattonare e a ricominciare tutto il processo di arrampicata sul letto del pirata. Doflamingo fece del suo meglio per ignorare i progressi di quel piccoletto, fingendo di dormire e sperando che il bambino si stancasse e cercasse qualcos’altro da infastidire, ma dopo pochi minuti il neonato era riuscito a salire sul letto ed ormai stava inginocchiato vicino al suo orecchio accarezzandogli la testa.

“Mamma!” Chiamò il ragazzino. Doflamingo era vagamente impressionato; la maggior parte dei marmocchi piagnucolanti all’enorme età di nove mesi avrebbe potuto difficilmente gattonare, figuriamoci parlare. Ma la parola che Law aveva appena pronunciato menzionò un intero nuovo argomento che il pirata non pensava che il bambino potesse ancora capire appieno.

“Non è qui.” Borbottò il capitano, desiderando almeno un'altra ora di sonno prima di essere svegliato così bruscamente. Un momento di silenzio passò tra i due prima che il piccolo riprendesse ad accarezzare la testa del maggiore.

“Mamma!” Gridò ancora una volta il bambino, questa volta un po’ più urgentemente. Doflamingo sospirò irritato e parlò di nuovo.

“Tua madre è morta.” Affermò in tono piatto, la sua impazienza era evidente nella sua voce. Un altro momento di silenzio riempì la stanza mentre la notizia del capitano rimaneva sospesa nell’aria. Proprio mentre stava per chiudere gli occhi e fingere dormire, il pirata pensò di aver sentito un esile tremore viaggiare attraverso le dita del piccolo.

“Mamma...” Disse Law remissivo. Doflamingo capì subito il suo errore nel pensare che il bambino non fosse abbastanza grande per capire delle frasi basilari e si schiaffeggiò mentalmente per questo. Non che fosse preoccupato per i sentimenti del piccolo o qualcosa di amoroso e sdolcinato come quello, ma non aveva proprio voglia in quel momento di avere a che fare con un bambino che piangeva.  O mai, se era quello il punto. Qualche singhiozzo e qualche lacrima provenivano dal bambino e il pirata brontolò sottovoce irritato. Tirò subito fuori un braccio e afferrò il piccolo da dove era inginocchiato, sollevandolo verso l’altro lato del letto e portandolo sotto le coperte. Tenne Law vicino a sé stesso in quello che sperava essere un modo un po’affettuoso mentre le lacrime continuavano a scendere dagli occhi del neonato e maledì la sua sfortuna per avere avuto a che fare con tutto questo. Sapeva che urla e minacce non avrebbero aiutato in quella situazione e decise di aspettare fino a quando il bambino non si sarebbe calmato almeno un po’.
I minuti passarono, e ben presto il neonato si ridusse solo a singhiozzi secchi e tiri su col naso mentre continuava a piangere per la madre. Ormai il capitano ne aveva avuto abbastanza di tutta la situazione e decise che la sua buona azione dell’anno era già stata fatta.

“Ora smettila di piangere.” disse l’adolescente in modo rozzo. Il piccolo si irrigidì all’atteggiamento duro del maggiore, colpì con i pugni stretti il torace nudo del pirata ma ancora tirava sul col naso. Doflamingo sospirò amaramente.

“Che cosa ho detto? Frena il tuo pianto patetico o ti butto in mare.” Minacciò il pirata mentre aspettava che il piccolo obbedisse. Law non era del tutto sicuro di quello che l’adolescente avesse appena detto, ma sapeva che non sarebbe riuscito a farla franca con nulla come il giorno prima. Purtroppo, il lamento non si fermava e lui continuò a tremare e singhiozzare mentre piangeva silenziosamente. Doflamingo ringhiò in gola.

“L’hai voluto tu, moccioso.”

~0~

Si stava già rivelando una bella mattina e nonostante il giorno fosse giovane, una brezza calda passava nell'aria. Vergo piacevolmente sedeva a un tavolo all’esterno, rivolto verso la prua della nave, immergendosi nei raggi del sole che avevano appena cominciato a spuntare sopra l’orizzonte mentre leggeva il giornale del mattino. Il News Coo era stato piuttosto veloce a consegnare quella mattina, ma non era un problema in quanto il primo ufficiale era sempre il primo ad essere alzato. Doflamingo commentava spesso questo fatto e chiedeva, prendendolo in giro, se dormisse o no. Di fatto Vergo dormiva ma non aveva bisogno di così tanto tempo come la maggior parte delle persone e aveva scoperto di essere più ristorato con un massimo di cinque ore di riposo.

Ma la sua tranquilla mattina finì presto perché fu interrotta da grida e pianti. Naturalmente, i due rumori provenivano da due persone diverse e Vergo non aveva bisogno di vederli per sapere che erano il suo capitano e il nuovo membro. Doflamingo prese a calci la porta che conduceva al ponte e si precipitò verso la ringhiera più vicina, vestito di nulla se non un accappatoio, prima di far penzolare il bambino che era di fianco alla sua caviglia. Il piccolo fermò subito il pianto quando abbassò lo sguardo e vide l’oceano agitarsi sfiorando il fianco della nave e sostituì la sua espressione di tristezza con una di paura.

“Regola numero uno, fottuto marmocchio.” Il pirata fremeva a denti stretti, sopprimendo la sua rabbia più di quando ne stava dimostrando. “Se vuoi restare su questa nave, non mi fare incazzare. Capito?”

Con grande sorpresa di Vergo, il bambino non fece nemmeno un suono quando agitò determinatamente la testa facendo su e giù in segno di affermazione. Doflamingo ringhiò dal profondo della sua gola come se rendesse la sua motivazione più degna di nota prima di portare il bambino di nuovo sulla sua nave e lasciarlo cadere sul ponte. Vergo rabbrividì quando la testa del bambino sbatté violentemente contro il legno, ma rimase ancora una volta stupito quando il piccolo non fece nemmeno un suono di protesta. Il neonato si mise a sedere stringendo la testa mentre il capitano parlava.

“Piangerai di nuovo?” Chiese il giovane in tono livido. Il bambino scosse un paio di volte la testa rimanendo in silenzio. Doflamingo incrociò le braccia.

“Allora alzati.” Disse il capitano con voce molto più controllata. Quando il bambino non rispose, il pirata si ripeté e fece un cenno con le sue mani di qualcosa che pensava avrebbe marcato il suo ordine. Il piccolo tremante si alzò in piedi prima di guardare il maggiore come se si aspettasse qualche tipo di risposta positiva.

Doflamingo semplicemente spinse il bambino a terra col piede, facendolo cadere all’indietro sulla schiena.

“Ho detto alzati.” Ribadì il pirata. Il neonato guardò il giovane un po’ confuso ma rispettando l’ordine ancora una volta solo per essere spinto non appena si era quasi rimesso in piedi.

“Alzati.” Il capitano lo ripeté più fermamente di prima. Law guardò negli occhi il maggiore come se stesse cercando ciò che l’uomo chiedesse in realtà, ma non trovò nulla. Questa volta il ragazzo si allontanò dal pirata percorrendo parte del ponte e cercò di mettersi in piedi. Alla fine si alzò e aspettò quello che il giovane aveva intenzione di fare allora, ma ricevette solo un sorriso soddisfatto prima che il capitano voltasse le spalle e si avviasse verso la porta che conduceva dentro la nave. Il bambino seguì in fretta il pirata, inciampando più volte mentre iniziava il suo cammino più lungo di sempre, ma riuscì a scivolare dentro poco prima che la porta si chiudesse.

Vergo osservò il duo più strano che avesse mai visto scomparire nella nave e si chiese come diavolo potesse venir fuori una tale combinazione.



 
Dedico un ciao a tutti gli studenti e le studentesse che oggi hanno iniziato ad andare a scuola!
Ho ritardato l'aggiornamento rispetto alla data che avevo dato nello scorso capitolo. Scusate. Mi perdonate, vero? Il prossimo, se non ritardo, uscirà tra sette giorni esatti. Per ora faccio un sacco di cose ed è difficile mantenere tutto, ecco!
*Tira fuori dal panciotto l'orologio da taschino* Dannazione, è tardi, tardi, tardi! Ci vediamo tra una settimana!

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