la ricerca della felicità.

di thksel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo. ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo. ***
Capitolo 3: *** terzo capitolo. ***
Capitolo 4: *** quarto capitolo. ***
Capitolo 5: *** quinto capitolo. ***
Capitolo 6: *** sesto capitolo. ***
Capitolo 7: *** settimo capitolo. ***
Capitolo 8: *** ottavo capitolo. ***
Capitolo 9: *** nono capitolo. ***
Capitolo 10: *** decimo capitolo. ***
Capitolo 11: *** undicesimo capitolo. ***
Capitolo 12: *** dodicesimo capitolo. ***
Capitolo 13: *** tredicesimo capitolo. ***
Capitolo 14: *** quattordicesimo capitolo. ***
Capitolo 15: *** quindicesimo capitolo. ***
Capitolo 16: *** sedicesimo capitolo. ***
Capitolo 17: *** diciassettesimo capitolo. ***
Capitolo 18: *** diciottesimo capitolo. ***
Capitolo 19: *** diciannovesimo capitolo. ***
Capitolo 20: *** ventesimo capitolo(ultimo) ***



Capitolo 1
*** primo capitolo. ***


primo capitolo.

Era mattina, a New York e i primi raggi di sole tentavano di aprirsi una via fra i grattacieli della città.
Stavo andando a scuola, ero talmente assorta dai miei pensieri da non accorgermi del rumore che ogni giorno c'èra nella metropoli. Ero concentrata sulle cose che avrei dovuto svolgere appena arrivata alla scuola che io, insieme a mia madre avevamo fondato due anni prima.
Normalmente passavo per i grandi viali del centrocittà, per evitare il giornaliero concerto di clacson.
Questo era diventato come un modo per sfuggire dalla realtà, un modo per dichiarare a me stessa la mia estraneità rispetto a tutto ciò che mi circonda.
Quella mattina era piuttosto presto, avevo ancora un pò di tempo , così feci una passeggiata per i giardini pubblici.
Mi sedetti su una panchina, a due isolati dalla scuola dove io e mia madre avevamo passato gli ultimi due anni a lavorare senza sosta. Per rendere ancora migliore quel posto che per me era come una seconda casa. In quel luogo avevo trascorso moltissimo tempo, direi tutti i giorni, soprattutto gli ultimi due anni. Ci tenevo moltissimo. Io ero ciò che la gente definisce una ragazza educata, timida, altruista. Il giorno seguente avrei compiuto 21 anni. Avevo già conseguito la laurea, per me studiare era sempre stata una cosa fondamentale, volevo semplicemente che fosse il mio obiettivo che poi raggiunsi con la creazione della mia scuola. Ero giovane, ma studiare era sempre stata la mia passione. Venivo attaccata per questo. Così, mi rinchiudevo in me stessa. Nei miei libri. Era come se fossero i miei unici amici.
Anche se ero giovane, avevo lavorato sodo per tutta la mia vita. E anche grazie a tutte le mie attività guadagnai parecchio e ebbi tutto ciò che avevo sempre desiderato. Avevo una lussuosa casa con magnifica vista, un'auto incredibile, ero convinta che la gente che prima mi prendeva in giro adesso avrebbe dovuto invidiarmi. Ero all'apice della mia carriera, la mia scuola andava a gonfie vele. Mi sentivo fiera di tutti i traguardi che avevo raggiunto. Eppure nella mia vita c'èra qualcosa che non andava. Forse avevo capito cosa fosse.
Avevo smarrito la mia felicità. Ricordavo con nostalgia le gioia spensierata di quando, all'età compresa tra i 5 e i 10 anni passavo giornate intere a ballare, e cantare strimpellando la mia chitarra.
O anche semplicemente le uscite con gli amichetti o giornate sulla spiaggia ammirando i surfisti. Adesso quella capacità di godere delle cose semplici della vita sembrava scomparsa. Sebbene possedessi tutto ciò che volevo non avevo un bel niente.
'Se ti mostrassi un bicchiere colmo per metà, mi diresti che è mezzo pieno o mezzo vuoto?'
'Come?' dissi sorpresa.
'A volte mi domando come sarebbe il mondo se tutti riuscissero a vedere il proprio bicchiere mezzo pieno.'
Queste furono le parole che udii da una sconosciuta, che mi sorrise in modo strano.
'Ci conosciamo?' domandai.
'Penso di sì.'
Impossibile, pensai. Quella donna aveva un aspetto trasandato, i capelli non curati, dava l'idea di una barbona. Non capivo come avrei potuto conoscere una persona simile.
'Comunque, mi chiamo Ariana, e tu?' aggiunse.
'Selena. Selena Gomez.'
'Devi aver sbagliato persona' mi rivolsi a lei con aria agitata e le porsi 20 dollari dicendo 'vai a comprarti qualcosa di carino.'
'No, tieniteli grazie. Conservali per il nostro prossimo incontro'.
Rimisi il denaro nel portafoglio e ad un tratto iniziai a correre, era come se avessi perso la mia strada nel mondo e una voce dentro di me chiese 'Da cosa stai scappando Selena?'

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Capitolo 2
*** secondo capitolo. ***


secondo capitolo.

Quella mattina arrivai a scuola ma non sò esattamente come. Mi ritrovai nel mio ufficio a pensare, pensare e pensare...
'Selena? Ehy Selena, disturbo?'
Di colpo tornai in me.
'Oh no Jessica, ero distratta'.
Jessica era la mia vicepreside, c'èra sempre stata per me, e mi aveva anche aiutata nella realizzazione di questo grande successo.
'E' tutto a posto Selena? Sembravi triste'.
'Tranquilla, sto bene. Stavi dicendo?' mentii.
La giornata trascorse come al solito, facendo sempre le solite cose, solo che non passò come sempre, ma durò più a lungo. O almeno sembrò durare più a lungo. Ormai era sera tardi, io rimanevo sempre più degli alunni. Mi organizzavo per i giorni successivi, mi tenevo occupata per i recuperi e mettevo appunto nuovi compiti in classe.
Stranamente pensai 'Un altro giorno sprecato' .
All'improvisso mi ricordai della donna che avevo conosciuto al parco.
La mia vita sembra un bicchiere mezzo vuoto. Mi dissi.
Mi avviai all'uscita della scuola.
'Buona notte Jessica, ciao a domani'. Feci per uscire, ma mi soffermai.
'Jessica?'
'Si..?'
'Pensi che valga veramente la pena di lavorare così tanto? Che ci piace davvero? O ormai ci siamo abituati e non ce ne rendiamo nemmeno conto?
'Che domande strane Selena..'
'No, davvero. Lei preferirebbe fare qualcos'altro?'
Jessica mi guardò perplessa 'Selena, ti conosco da sempre e lavoro con te per questa scuola da tanto tempo ormai. Ho visto tutti i magnifici risultati ottenuti e il rispetto della gente nei tuoi confronti.
Se ne sia valsa la pensa, penso che solo tu possa stabilirlo.'
Prese un attimo fiato e poi continuò
'Mi chiedi se preferirei essere da qualche altra parte? No. Nel complesso sono soddisfatta della mia vita. Come tutti, ho avuto degli alti e dei bassi ma se mi guardo indietro, non rimpiango nulla. Ma ciò che va bene per me, non deve necessariamente andare bene per tutti, giusto?'
'Non lo sò Jessica. Non sono più sicura di niente'.
Tutto intorno a me sembrava così scontato. Ho sempre vissuto con la paura del giudizio altrui e non ho mai deciso completamente con la mia testa.
Ero costantemente insicura e lo studio era l'unica cosa dove potevo sentirmi me stessa. Molti dicevano che ero una bella ragazza, ai tempi delle superiori. Ma non mi sentivo così. Ho i capelli biondi e lunghi e occhi azzurri. Sono piùomeno alta e magra. Diciamo, sono le caratteristiche che la gente definisce 'perfezione' , come la maggior parte delle ragazze volevano essere. Io non la vedevo affatto così.
No, non mi sentivo affatto bella.
Ero la solita 'nerd' che non usciva.
Che sprecava intere giornate sui libri. Che veniva giudicata da tutti.
Poco importava l'aspetto fisico.
Almeno a me, proprio no.
La realtà è che avevo perso la mia strada. Non sapevo più cosa era importante e cosa non lo era. Prendevo in considerazione il futuro, come fosse più importante del presente. Dovevo forse prendermi quei momenti e renderli migliori, perchè non posso stare qui ad aspettare. Non ho mai avuto la forza di reagire. Pensavo di non essere brava in niente, e la scuola era l'unica cosa in cui potevo dimostrare qualcosa. Dimostrare che valevo qualcosa. Credo.
Forse.. avrei.. dovuto solo preoccuparmi di meno del pensiero della gente..

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Capitolo 3
*** terzo capitolo. ***


terzo capitolo

Se c'era un posto dove potessi pensare serenamente, dove potessi essere me stessa era la spiaggia, una piccola baita davanti casa mia. Soprattutto la mattina presto o nel tardo pomeriggio. Respirare la fresca brezza di quel magnifico posto riusciva a darmi la giusta concentrazione.
Lì potevo godermi i migliori tramonti di sempre, l'inizio di un nuovo giorno e la sua fine. Tutto ciò mi portava a riflettere.
Pensavo che tutto nella vita ha una fine, che le cose belle terminano in primo luogo. 'Niente è per sempre'. Ne ero convinta, forse. Volevo fare qualcosa di diverso nella mia vita, essa è una sola e va vissuta fino in fondo. Volevo agire, volevo cambiare il mio modo di essere. Ma non sapevo nemmeno piu chi fossi.
Era come se.. il cuore mi dicesse qualcosa ma io sentissi di dover fare qualcos'altro..
L'aria in quegli attimi sembrava diversa.
Tutto ciò che davvero sentivo di respirare era la libertà. La libertà da tutto ciò che avevo intorno. La libertà da tutto ciò che non volevo vedere o forse credevo di non voler vedere. Non ero convinta più di niente.

Mi soffermai a guardare il cielo, dove spensierati volavano i gabbiani.
Mi piacerebbe essere come loro. Pensai.
E' come se sapessero esattamente dove vogliono andare, se tutte le loro azioni avessero un significato, se conoscessero la loro strada. Basta guardarli per capirlo.
Vorrei che fosse così anche per me.
'Che splendido pomeriggio, vero? Sono felice che Selena Gomez abbia trovato il tempo di godersi questo spettacolo.'
Non riuscivo a crederci.
Era Ariana. Cosa ci faceva lì?
'Ariana.. cosa stai facendo qui?'
'Mi godo il momento. Proprio come te'.
Adesso sa anche dove abito. Pensai.
Come poteva una di quelle condizioni girare da quelle parti? In quei quartieri alti, intendo.
'Dov'è la tua casa?' chiesi.
'Qui vicino.' rispose calma Ariana.
Si fermò un secondo, poi continuò 'abbiamo lasciato delle cose in sospeso l'altra volta al parco'.
Rimasi quasi sconvolta.
'Allora, seriamente. Cosa vuoi davvero da me? Un lavoro, denaro? O altro?'
La sua espressione cambiò, sorrideva.
'Voglio solo vederti felice Selena, nient'altro.'
'Bè se vuoi vedermi felice, lasciami in pace! Perfavore!'
Detto questo mi voltai e continuai per la mia strada, anche se non sapevo esattamente quale fosse in realtà.
Mentre mi allontanavo la sua voce mi seguì 'Dovresti averlo già scoperto da sola, Selena, che il futuro sembra sempre lontano, ma avanza rapidamente: occorre prendersi il tempo per vivere, per essere felici, prima che sia troppo tardi.'
Fu allora che mi misi di nuovo a correre, cercando di scappare, non sapevo dove e da chi, sapevo solo di volermi allontanare da quella donna.
Mentre fuggivo un pensiero mi occupava la mente.
Stavo scappando da Ariana o stavo scappando dalla verità?

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Capitolo 4
*** quarto capitolo. ***


quarto capitolo.

Non riuscii a togliere dalla mia testa l'immagine di quella donna, che come in un sogno ripetuto, mi perseguitava.
Pensai molto alle sue parole e realizzai che in fondo, aveva ragione. Il problema non era lei, ne nessun altro.
Ero soltanto io.
All'improvviso mi sono sentita come bloccata in un tunnel che mi impediva di scappare e non potevo fare altro che andare avanti, anche se il buio mi circondava sempre più e mi sentivo confusa.
Poi, riflettei su tutto ciò che avevo fatto nella mia vita, nella quale avrei potuto comunque sconvolgere tanti piani. Ero rimasta soddisfatta, ma negli ultimi tempi non ero per niente felice.
La mia mamma è stata una professoressa e anche mia nonna. Diciamo che hanno voluto che io portassi avanti la tradizione. Mi sono fatta piacere tutto questo.
E' vero, non mi dispiaceva studiare o leggere.
Amavo la lettura, con un semplice libro si può arrivare in capo al mondo. Di conseguenza, mi piaceva inventare storie dove tutto potesse andare come volevo io.
Già, amavo anche scrivere e mi piaceva imbrattare qualsiasi foglio bianco. Non importava se fosse un quaderno scolastico o meno, lo facevo con piacere.
Però, non è detto che era quello a cui volevo dedicarmi per tutta la vita. Conosco un'altra arte capace di far viaggiare qualcuno senza prendere l'aereo.
Questa è la musica.
Si, quell'insieme di note capace di far tremare una persona, di farla emozionare, di farla piangere o ridere.
Ho studiato danza quando ero più piccola, e cantavo in continuazione. Credo che il mio più grande errore sia stato di farmi influenzare dalle opinioni della mia famiglia. Solo ora riesco a rendermene conto.
Ripensai alla mia vecchia chitarra.. a dove poteva essere finita.
Così, andai nella soffitta di casa mia, dove non salivo da troppo tempo ormai.
Lì c'èrano praticamente tutti i miei ricordi.
Vidi una custodia nera tutta impolverata incastrata tra le altre scatole.
La estrassi e lessi il nome sull'etichetta 'Selena Gomez 5B' . Facevo la quinta elementare.
Non potevo crederci. Erano passati 11 anni da allora. 11 anni da quando non ho più toccato quel meraviglioso strumento.
C'èrano anche molti pentagrammi e album di foto. Ne aprii uno; c'èrano tutte le foto dei miei saggi di danza. 'Davvero bei tempi'. dissi tra me e me.
Una lacrima mi scese e rigandomi il viso, bagnò la foto sottostante.
Mi mancava tutto quello.
In una pagina che trovai c'èra scritto il testo di una canzone che scrisse il mio maestro di musica Jake, perchè io la cantassi.
'A Year Without Rain'. questo era il titolo.
Era ispirata a mio padre, perchè in quel periodo era partito per lavoro e non l'ho visto per un anno.
Rispecchia completamente la mia situazione di allora.
Ogni volta che la cantavo sentivo qualcosa di inspiegabile.
Così, decisi di riprovarci e cominciai a cantare.
'Can you feel me, when i think about you?'
Dopo averla cantata, rivissi sulla mia pelle le vere emozioni che si provano nel cantare, nella musica.
Il cuore mi batteva all'impazzata.
Ho sempre amato cantare e non avrei mai dovuto smettere, avrei potuto fare qualcosa, diventare qualcuno.
Penso che la cosa più bella che ci sia è fare musica e nel frattempo sapere che si sta aiutando molte persone.
Perchè la musica guarisce.
Pensai di essere stata una stupida.
Pretendo di essere il protagonista del mio film e invece mi sono ritrovata spettatrice seduta in poltrona, capace solo di guardare, ma non di decidere quale sarà la prossima scena..

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Capitolo 5
*** quinto capitolo. ***


quinto capitolo.

Avevo capito una cosa importante.
Non sarei più stata una semplice spettatrice, ma la protagonista della mia vita. Ricordo anche le parole di mio padre 'se è destino accadrà'.
Non sapevo se potevo crederci più, perchè avevo scoperto che il fato è per i perdenti, per chi non ha il coraggio di far accadare qualcosa in questo preciso istante.
Mi ero resa conto anche di aver sbagliato a dare tutta quell'importanza a dei beni materiali. Insomma, auto, vestiti firmati, casa di lusso.
Pensavo che il mio star bene dipendesse da tutto questo, e avevo torto.
'Come ho fatto ad essere così superficiale?' pensai.
Eppure, non seguivo mai la massa.
Feci tutto quello per rendere orgoglioso qualcun altro e non me e non potevo nemmeno dare la colpa alle persone che mi circondavano.
'Se una cosa va male, non devi ringraziare nessuno all'infuori di te. Se una cosa va bene, non devi ringraziare nessuno all'infuori di te.'
Fecero capolino nella mia mente le sagge parole di mia nonna Jade, che durante l'infanzia è stata importante quanto mia madre e lo sarà sempre.
'Selenaa, io e tuo padre ti aspettiamo da mezz'ora. La cena è in tavola.' La voce scocciante e allo stesso tempo dolce di mamma Mandy mi distrasse e gridai un 'sto arrivando.'
Appena arrivata di sotto, allungai lo sguardo e li vidi osservarmi in modo strano.
'Si può sapere cosa stavi facendo?'
'Uh niente,studiavo...' questa fu la mia risposta e mi sedetti.
Avevo molta fame, mangiai tutto quello che c'èra nel piatto. 'Come sta andando a scuola?' mi domandò mia madre. 'Molto bene, gli alunni sono abbastanza soddisfatti, non c'è da lamentarsi!'
Risposi alla domanda non proprio con assoluta convinzione, ma fortunatamente e come al solito non se ne era accorto nessuno.
Avevo intenzione di raccontare quello che era successo in soffitta, ma non ne avevo il coraggio.
Mi ero sempre sentita una grande delusione, e non volevo che questa cosa continuasse, soprattutto per i miei genitori. A questo punto non seppi più cosa dire, così decisi di uscire per la solita passeggiatina serale con il mio cane, Baylor.
Accennai un saluto ai miei genitori,presi il guinzaglio e me ne andai.
Camminai ma non molto e mi fermai ad una panchina non troppo distante.
Sentii una voce pronunciare le seguenti parole:
'buona serata, selena.'
Mi girai di scatto riconoscendo il timbro vocale di Ariana.
Era proprio lei.
Non sapevo se avevo ancora paura o meno.
Dissi un semplice 'Heey' un pò tremolante.
'Come ti vanno le cose?' mi chiese.
'Mah..b-bene.'
'Questo è quello che dicono le tua labbra, ma i tuoi occhi mi comunicano un'altra cosa'.
Come faceva a conoscermi in quel modo? Di me sapeva solamente il nome.
Sedendosi anche lei, disse 'non è tempo di essere tristi, la vita è una sola. Piuttosto, guarda questa bellissima luna piena.'
Rimasi incantata, da quelle parti non si era mai vista così bene la luna.
'Wow, non l'avevo mai vista una così bella.'
'O forse non la volevi vedere.' replicò Ariana.
'Cosa significa? Che vorresti dirmi?'
Ariana accennò un sorriso e disse:
'Dai, puoi dirmi cosa ti è successo. Voglio ascoltarti, sfogati.'
'Bè, vedi..ho capito di aver sbagliato tutto nella mia vita e di aver raggiunto qualcosa che non volevo. Mi sono lasciata influenzare dalle bellezze materiali alle quali forse ho dato troppa importanza.'
'Comprendo come ti senti. Ci sono passata anche io. Ma devi sapere che non importa quanti affari tu concluda, quanti dollari tu possa guadagnare, o quanta gente ti rispetti. Alla fine, è solo al tuo cuore che devi rendere conto di ciò che hai realizzato. E questo è l'unico bilancio che conta.'
Si fermò un attimo e continuò dicendo
'Non avere paura. Non hai niente da dimostrare, perchè tu sai chi sei.'
'Ariana, cosa intendi?'
'Che tutte le cose che hai comprato per tentare di riempire i tuoi giorni, non potranno darti altro che un falso senso di sicurezza.'
Facevo fatica a seguire il suo discorso, così la misi alle strette.
'Ma le persone vogliono avere cose belle. Per un essere umano è normale cercare di migliorare.'
'Si, ma bisogna rendersi conto che non tutte le cose che si vogliono sono quelle di cui abbiamo realmente bisogno.'
Distolse lo sguardo da me, aveva gli occhi bassi, come se stesse pensandoci su un minuto.
Poi, alzò la testa e aggiunse:
'Ci siamo messi talmente sotto pressione per raggiungere il successo che abbiamo trasformato la felicità in una delle tante cose che dobbiamo possedere. Così la confondiamo con la ricchezza e il prestigio. Ma non è detto che chi ha conquistato entrambe le cose sia felice.'
Credetti di capire quello che voleva farmi capire.
Le persone sono avide, desiderano sempre più e non si accontentano mai. E quando ci si accorge di ciò che è stato fatto nella vita a volte è troppo tardi.
La voce di Ariana ebbe il sopravvento sui miei pensieri: 'Ricorda che si vive una volta soltanto. Devi imparare a distinguere le cose che ti aiuteranno ad arricchire la tua vita e quelle che ti faranno stare bene solo per alcuni momenti, perchè scoprirai che il prezzo che hai dovuto pagare per i tuoi vizi è di gran lunga superiore alla felicità che essi hanno saputo darti.'
Ariana sorrise nuovamente e disse:
'Il tuo cuore è come un gabbiano che vola libero nel cielo. Lascialo andare senza paura, ti saprà condurre alla felicità.'
'Ma..come faccio?'
Per lei sembrava tutto estremamente semplice, ma io non ne avevo idea.
'Prima di acquistare qualcosa, chiediti se ne vale davvero la pena. Se ne hai davvero bisogno. Cercati un posto tranquillo dove riflettere e stare un pò con te stessa.'
'Per te è facile a dirsi..' ribattei.
Senza dire nulla, si alzò, mi prese la mano e disse 'Vieni con me, devo farti vedere una cosa.'
'Aspetta, dove?' replicai.
'E' vicino, puoi stare tranquilla.'
Non so per quale motivo, mi fidai.
Arrivammo ad un casetta piccola di legno, con un vialetto prima della porta principale.
'Vedi quella?' mi domandò Ariana con un grande sorriso.
'Si?'
'E' casa mia.'
'Ma..come fai a vivere lì?' Chiesi.
Mi invitò ad entrare, dentro di me ammisi che era abbastanza calda e accogliente.
Ci sedemmo su un divanetto e rispose alla domanda che le avevo posto un attimo prima:
'Ho una piccola rendita, ma sufficiente alle mie necessità. Sai, questo ti offre tempo. Tempo per pensare alle cose davvero importanti nella vita, tempo per essere felice, tempo per dare il giusto valore a te stesso.'
'Ma Ariana, l'hai detto tu stessa, le persone sono avide, lì fuori il mondo è crudele, c'è competizione. Bisogna combattere per ottenere ciò che si vuole.'
Rimase in silenzio per qualche istante, riflettendo.
Poi disse:
'In genere, ci viene detto che nella vita abbiamo una scelta tra due strade: lottare con tutte le nostre forze per arrivare in cima, o unirci all'esercito dei 'perdenti' di questo mondo. Ma esiste anche una terza via, sai? Puoi cominciare a essere la persona che vuoi essere. Sono gli altri che hanno bisogno di te, non tu di loro.'
Le parole di Ariana mi spiazzarono completamente. Lei viveva come pensava fosse meglio per lei. Non capivo come facesse a vivere lì dentro, senza altri beni materiali. Ma era colma di felicità.
'Quindi è davvero così facile?'
'Non è facile, ma chiunque può riuscirci. Devi solo essere sicura che lo fai per la ragione più giusta: te stesso.'
Quella sera, mi resi conto che avevo giudicato male una persona che è in realtà gentile, saggia e che viveva con la massima serenità.
Non avevo mai fatto dei discorsi di questo tipo con qualcuno. L'unico è stato con mia madre ai tempi dell'inizio dell'adolescenza, ma non ne voglio parlare.
Le sue parole mi avevano illuminato e fatto conoscere un lato di me che nemmeno io conoscevo.
'Per i soldi che ti ho offerto al parco.. scusami. Ti avevo giudicato, ho sbagliato.'
'Non importa. Non immagini quanti insulti abbia dovuto ascoltare. Ma non me ne preoccupo.' rispose Ariana.
Si stava facendo tardi e i miei genitori mi stavano aspettando così mi alzai, e dissi 'Scusami, devo proprio andare adesso. Grazie di tutto Ariana.'
'Figurati, a presto!'
Mentre camminavo per tornare a casa, capii di aver imparato un'importante lezione.
Finchè si ascolta cuore e si fa di tutto per essere felici, siamo noi a condurre il gioco con le regole noi stessi ci siamo dati e molto spesso.. la felicità è una scelta..

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Capitolo 6
*** sesto capitolo. ***


sesto capitolo.

Accarezzai Baylor e continuai a camminare con passo deciso fino a quando non arrivai a casa. Si era fatto davvero tardi, così mi affrettai. Ariana mi aveva aiutata moltissimo, mi sentivo un'altra persona, mi sentivo rinata. Sempre a testa alta suonai il campanello ed entrai in casa.
'Sono tornata. Vado subito a letto, sono stanca'.
Queste furono le parole che rivolsi ai miei genitori e andai al piano di sopra, dove c'èra la mia camera. 'Buona notte tesoro.' sentii dire da sotto.
Sul letto c'èra il testo e lo spartito della canzone 'A Year Without Rain' trovato in soffitta.
Lo fissai riflettendo a tutto quello che mi era capitato e finii in lacrime.
Fu una lunga giornata, così decisi di chiudere tutto e andare a dormire.
Il giorno seguente mi sentivo forte, come non lo ero mai stata prima. Sentivo di aver qualcosa in più per poter affrontare la giornata che sarebbe arrivata. Senza pensarci sù, feci colazione, mi vestii con il mio solito stile: jeans, maglietta e converse.
Presi le mie cose e uscii, incamminandomi per la scuola. Appena entrai nel mio ufficio salutai la mia segretaria con un sorriso a trentadue denti.
'Buongiorno Jessica! Come stai oggi?'
'Bene, e a giudicare dal suo tono tu ancora meglio!' fece una risatina e proseguì 'A cos'è dovuto quel sorriso?'
'Magari perchè sto imparando a controllare lo stress e ad affrontare meglio i miei problemi.'
'Bè, qualunque rimedio sia, vai avanti!' disse Jessica entusiasta.
Per tutta la mattinata lavorai con gioia, senza avvertire il peso della costrizione.
Per la prima volta dopo mesi, svolsi i miei vari impegni sentendomi motivata a farlo.
Il mio lavoro stava ricominciando ad avere un senso.
Ma non era ancora sufficiente: la mia vita non poteva ridursi al solo lavoro.
Decisi di fare una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.
'Jessicaa? devo parlarti.' la chiamai.
'Si, Selena?'
'Bè, vedi ho deciso di fare una pausa. Non spaventarti, voglio solo che tu adesso prendessi il mio posto, che mi sostituissi per un pò.'
Jessica era davvero molto brava, aveva lavorato affianco a me per molto tempo, sapeva di cosa stavamo parlando.
Era perfettamente in grado di ricoprire i miei compiti. Dopo la mia affermazione, quasi cadeva dalla sedia.
'C-cosa? E tu?'
'Intendo concedermi un pò di tempo per.. vivere. Per fare delle cose che ho sempre voluto fare. Adesso, scusami ma ho intenzione di cominciare in questo preciso istante.
Lascio la scuola nelle tue mani, a presto Jessica!'
Detto questo lasciai la scuola e tornai a casa per fare una bella doccia per poi poter uscire. Mi vestii con molta fretta, mi gettai sul letto e iniziai a pensare.
Iniziai a pensare ad Ariana e del fatto che il tempo che trascorrevo con lei stava avendo un effetto positivo su di me.
Non dovevo lasciare che i dubbi rallentassero il mio cammino o peggio, che la paura vivesse la mia vita.
Non accennai Ariana a nessuno della mia famiglia.
Il motivo non mi era ancora molto chiaro, ma qualcosa mi diceva che era ciò che dovevo fare.
In quel momento mi tornarono in mente gli album fotografici in soffitta, quando ero stata interrotta per la cena il giorno precedente.
Erano tanti anni che non li vedevo. Un pò avevo paura di vederli, avrebbero fatto riemergere tanti sentimenti e non volevo rattristarmi.
Ma la curiosità fu più forte della paura così salii nella soffitta e ne presi uno.
Lo aprii lentamente.
Nella prima pagina c'èra una piccola ciocca dei miei capelli racchiusa in una bustina, mi scappò un sorriso.
Non feci in tempo a girare la seconda pagina che suonò il campanello.
Non c'èra nessuno in casa, così scesi ad aprire.
Era Ariana.
'Ciao Selena, spero di non disturbarti. Sono venuta a trovarti.'
Non mi disturbava affatto, la sua presenza mi aiutava sempre in qualche modo.
'Ciao, sono felice di vederti, entra pure.'
'Cosa stavi facendo? Ho interrotto qualcosa?'
chiese.
'Oh no, tranquilla, stavo solo guardando delle vecchie foto ma posso rimandare.'
'Oh amo quel genere di cose, se vuoi possiamo guardarlo insieme, sono molto curiosa.' esclamò.
'Se ci tieni' risposi.
'Vieni, ero in soffitta, seguimi pure.' aggiunsi.
'Davvero una bella casa, complimenti.' disse lei.
Una volta arrivate, la invitai a sedersi su una sedia, presi l'album e mi sedetti a mia volta.
Voltai la pagina.
C'èra una foto di un mio compleanno, compivo otto anni.
Eravamo io e due mie amiche di allora.
'Quale sei tu?' mi chiese Ariana.
'Quella in mezzo, quella con il microfono.'
Osservai attentamente quella foto, era da così tanto tempo che non la vedevo che non ricordavo nemmeno di averla fatta.
E' buffo, pensai. La malinconia ti assale senza preavviso. La riconobbi immediatamente a causa di quella che io chiamo <> . Si, quando vorresti parlare, ma non ci riesci; vorresti piangere, ma non ce la fai; vorresti ridere ma non puoi. Rimani sospeso tra la gioia e la tristezza.
Sfogliai quell'album rivivendo ogni istante impresso sulla pellicola, prigioniero a ogni pagina di un groviglio di emozioni.
'Cos'è quell'espressione ora? Ho detto qualcosa di sbagliato?' mi si rivolse Ariana con aria preoccupata.
'No, è che.. da bambina sognavo spesso che un giorno mi sarei trasformata in una cantante, una pop star, capace di influire sulla vita delle persone con la musica.'
'Non fai più quel sogno?' mi domandò.
'Potrei dire di si, ma sai già che ti mentirei. Per qualche ragione ho perso quel sogno lungo la strada..'
'E' triste come certe intuizioni, certi desideri,possano smarrirsi nella vita di ogni giorno e non si riesca più a ritrovarle. E poi, col tempo, si finisce per dimenticarsene.'
All'improvviso, un grande sorriso illuminò il suo volto. 'Ma ora stai ricordando, Selena! Il passo più difficile è stato fatto. Tu hai appena trovato la chiave per rievocare la tua felicità.'
'Credo di cominciare a capire ciò che dicevi sulle cose che contano nella vita.'
'Conta solo seguire i propri sogni, cercare di realizzarli e apprezzare ciò che si ha. Devi apprezzare la semplicità, c'è bellezza anche nelle piccole cose. La felicità non è frutto di grandi colpi di fortuna, ma di piccole soddisfazioni quotidiane.'
Ariana aveva ragione.
Avevo capito che avevo smarrito la mia felicità perchè non rincorrevo più i miei sogni come facevo un tempo. Ariana si interruppe, come se stesse pensando ad una sua esperienza e continuò il suo discorso:
'Molte persone si lamentano del proprio destino, e non colgono le mille piccole opportunità di sentirsi meglio che si presentano ogni giorno nella loro vita. Questo accade perchè non hanno capito che c'è sempre la possibilità di vivere in modo diverso. E' la paura del giudizio degli altri che impedisce di decidere con la propria testa.'
Aveva appena colpito il mio punto debole.
Mi ritrovai perfettamente nelle sue parole, era come sentire la mia descrizione.
Riuscii ad afferrare in pieno il concetto di ciò che voleva dirmi.
Quando concentriamo i nostri sforzi sul fare ciò che gli altri si aspettano da noi, proviamo e riproviamo senza mai riuscire a combinare nulla, perchè non è realmente quello che dovremmo fare. E' come cercare di camminare sull'acqua. Perchè non tentiamo a farlo? Perchè sappiamo che andremmo a fondo.
Viene sempre un momento in cui ciascuno di noi deve ascoltare il proprio cuore, cercare il proprio destino, la propria strada.
Purtroppo come è capitato a me, veniamo educati a vivere in un certo modo e questo imposta la nostra esistenza.
Poi, feci un pensiero ad alta voce
'Quando poi finalmente ci rendiamo conto della verità e scopriamo di essere differenti dalla persona che ci chiedono di essere, pensiamo che sia troppo tardi per riscoprire la nostra identità.'
'Ma non è mai troppo tardi. Solo, più si aspetta ad andare alla ricerca di se stessi, più il percorso si riempie di ostacoli.' rispose così Ariana alla mia piccola riflessione.
Poi continuò:
'Dovremmo essere ciò che sentiamo di essere, indipendentemente da quel che pensando gli altri. E' della TUA vita che stiamo parlando, è il TUO destino quello che stai costruendo.'
Mi guardò intensamente e con quel sorriso che ormai ammiravo molto, concluse:
'La felicità non va inseguita, ma è un fiore da cogliere ogni giorno, perchè essa è sempre intorno a te. Basta accorgersene.'

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Capitolo 7
*** settimo capitolo. ***


settimo capitolo.

Ultimamente avevo notato che qualcosa stava cominciando a cambiare in me.
Avevo un pensiero nella mia mente che continuava a vagare senza decidere di andarsene: forse c'è uno scopo speciale per cui ho fondato quella scuola con mia madre, forse non era tutto finalizzato a fare soldi. Ma davvero non riuscivo a capire la ragione. La mia mente era come innebbiata.
Nemmeno Ariana sapeva come rischiarire i miei pensieri, o forse non le avevo dato il modo di farlo. In quel momento, mentre eravamo in soffitta suonò il campanello, così dissi ad Ariana di scendere.
Aprii la porta ed era il postino, con delle lettere per i miei genitori, da far firmare e il giornale di ogni mattinata.
Lasciai una firma e richiusi la porta davanti a me.
Poggiai le lettere sul tavolo e sul giornale, diversi titoli in prima pagina attirarono la mia attenzione. Nazioni povere devastate dalla guerra, bambini con malattie ancora incurabili, ragazze suicide a causa del bullismo.
Ad un tratto, un senso di rabbia mi avvolse.
Perchè la vita deve essere così ingiusta? Perchè c'è chi ha tutto e chi nemmeno il necessario? Perchè la nostra società fa così schifo da mettere in condizione delle adolescenti al suicidio, a causa delle prese in giro, dei bulli? Se c'è un Dio da qualche parte, come può permettere che accadano tutte queste cose? Perchè sono sempre i cattivi a vincere?
Poi, riflettei ad alta voce, riferendomi ad Ariana che mi guardava perplessa:
'Hai letto il giornale di oggi? Come faccio a godermi questa giornata? Avanti, tu che sai sempre tutto, come si può pretendere che una ragazza vittima di bullismo, odiata da tutti sia felice? O che un ragazzo gay debba essere costretto a suicidarsi perchè non viene accettato? O come si può parlare di felicità a chi conosce la guerra?'
Ariana mi guardò con tristezza.
'Domande al vento. Io proverei a risponderti con un'altra domanda. Che cosa ti aspetti che facciano? Dovrebbero perdere la fede per il resto della loro vita, quando gente come me e te sanno che la felicità si può raggiungere? Stai cercando di dirmi che quelle vite non sono importanti, che dovrebbero scomparire per porre fine a tutto? Non pensi che, una volta riemersi dai loro drammi saranno in una posizione migliore della nostra per arrivare alla felicità? Niente è facile, ma tutto è possibile. Non capisci? La felicità è nei loro cuori. Sono le circostanze materiali che rendono il loro cammino più difficile, il dolore più forte e la ricompensa più grande.'
'Già hai ragione.' dissi. E in quel momento, mi sentivo una persona davvero fortunata. Credevo di non aver mai apprezzato fino in fondo tutto ciò che avevo.
'Quanto a te, la vita ti ha dato tutto ciò che hai chiesto. Forse la tua felicità starà nel condividere con altri ciò che hai realizzato.'
Fece un respiro profondo, poi continuò:
'Torna al passato, pensa alla prima volta che hai lavorato, e ricorda cosa hai fatto con il tuo primo stipendio.'
Mi tornò in mente un giorno in cui avevo solo 12 anni, ma fu allora che 'lavorai' per la prima volta.
Non era un lavoro come si intende, in piena regola.
Organizzai un semplice mercatino con delle cose che non mi servivano più durante una fiera.
'Ricordo anche..di aver utilizzato il denaro guadagnato per comprare una nuova chitarra..la musica è sempre stata la mia passione.'
'Hai visto? Prima, era la felicità di poter raggiungere i tuoi obiettivi e non i soldi a farti stare così bene, è questa la chiave. A volte, bisogna pensare con la mente di un bambino.'
Non riuscivo a credere come quel sogno che avevo nel cassetto, non era nemmeno più lì dentro. Si trovava dentro un qualche universo parallelo, senza che io ne tenessi cura. Poi, capii che la maggior parte dei nostri errori è mancanza di esperienza. Inoltre, si impara di più tentando, anche se commettiamo degli sbagli.
In quel momento avevo come un'illuminazione.
Riuscivo a vedere il mondo da un'angolazione del tutto diversa.
'Ti stai avvicinando al momento di prendere una decisione.' disse Ariana.
'Come sono arrivata qui?' replicai.
'Bè , sei arrivata in un incrocio della tua vita, e qualcosa dentro di te ti sta dicendo che devi fare una scelta.'
'Ma, Ariana, allora cosa dovrei fare secondo te?'
'Questa è una domanda alla quale devi rispondere da sola.
Posso dirti solo che io ho scelto la semplicità. Ho deciso di tenere solo le cose che mi danno realmente gioia e liberarmi di quelle che mi facevano sentire in trappola.'
rispose. Poi, chiesi una sua opinione, dicendo:
'Tu cosa mi consigli?'
La sua risposta fu:' Nessuno è in grado di dirti cosa sia meglio per te. In fondo al tuo cuore conosci già la risposta.'
Mi era sempre stato detto di seguire il cuore.
'E' facile' dicevano. Non sapevo quale fosse la chiave.
Ad un certo punto mi domandò:
'Come prendevi le decisioni da bambina?'
'..Non sò..io.. agivo senza pensare. Lasciavo che l'istinto mi guidasse e non me ne rendevo conto.'
'Esatto. In realtà, dovremmo trovare un equilibrio tra istinto e ragione, senza dimenticare mai cosa intendiamo raggiungere.' disse.
'Sto cominciando a vederci chiaro, Ariana. Per tutto questo tempo ho creduto di decidere per conto mio, ma non era vero. Comunque..davvero grazie mille per tutto. Stai cambiando la mia vita.' rivelai tutto ciò che sentivo.
'Tutto questo lo devi solo a te, Selena.'
mi rispose con una dolcezza unica.
Credi alla forza dei tuoi sogni e loro diventeranno realtà. Ecco. Avevo trovato il segreto di una vita felice.
Ancora una volta ricordai le parole di mia nonna
'Sii sempre felice, e condividi quella felicità con altri semplicemente essendo te stesso.'
Come aveva ragione, pensai.
Stavo recuperando il mio sorriso.
'Hey, Ariana. Ho capito cosa devo fare. Ho preso una decisione.'
'Dimmi che cos'hai in mente.' rispose.
'Mi licenzio. Lascio la scuola in mano alla mia segretaria, Jessica.'
'Ne sei sicura?'
'Fammi finire.. E con i soldi che ancora mi avanzano, istituirò un posto chiamato 'la ricerca della felicità' che si occuperà di prendersi cura dei giovani, un punto di ascolto per chiunque ne avesse bisogno. Voglio aiutarli. Come tu hai fatto con me.'
Mi sfogai. Mi liberai da tutto ciò che portavo dentro. Non mi ero mai sentita così bene.
'E che ne sarà di te?' mi domandò Ariana.
'Ho realizzato che ho più denaro di quanto me ne occorra e che la felicità ha una sola casa: il mio cuore. Ho deciso di dedicare tutta la mia vita alla musica. La sola cosa capace di farmi stare bene, il solo mondo in cui posso essere finalmente me stessa.'
'Davvero, sono fiera di ciò che hai raggiunto. Adesso, vieni, devo farti vedere una cosa.'
Uscimmo da casa. Stavamo andando verso la sua, questa volta.
'Ma cosa?' dissi insospettita.
'Tu vieni.' replicò.
Una volta arrivati prese un vecchio giornale, quasi spezzato, a stento si leggevano le lettere.
Me lo porse.
'Leggi qui.' disse.
Annuii e dopo averlo fatto rimasi pietrificata.
Vidi...

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Capitolo 8
*** ottavo capitolo. ***


ottavo capitolo.

'E' impossibile!' gridai.
Rimasi stupefatta, incredula.
C'èra un vecchio articolo, il quale raccontava di una donna, che aveva fatto moltissime cose nella sua vita. Aveva raggiunto degli obiettivi fantastici, una grande nel mondo del mercato. Però, vi era anche scritto che sembrava avesse lasciato la città, senza lasciare traccia.
Credetti di riconoscere il volto di Ariana nella foto.
Mi rivolsi verso di lei dicendo 'Non dirmi che tu sei...'
'Sono io. Come vedi, niente è impossibile.'
'Ma..tu non eri scomparsa?' Chiesi.
'Infatti sono scomparsa. Ho solo deciso che ne avevo abbastanza e che dovevo ritrovare la mia felicità.' questa fu la sua risposta.
Io continuai.. 'Ho sentito che hai lasciato tutto il tuo denaro ai poveri.'
'Si, ma vedi, questi articoli non sono completamente esatti. Non raccontano tutta la storia. Si, ho fatto del bene donando i miei profitti. Ma non so perchè, il mondo sembra dare maggiore interesse alle cose materiali, tutto deve essere sempre calcolato. Hai idea di quante volte abbiano cercato di scoprire a quanto ammontassero le mie donazioni? Cercavano solo una notizia per vendere i giornali, nessuno voleva sapere il motivo del mio gesto.'
Vidi Ariana molto triste, sospirava e non sapevo cosa dire.
Poi mi venne in mente qualcosa.
'Bè, forse non sanno quel che fanno. Magari un giorno riusciranno a vedere ciò che vedi tu e allora capiranno.'
'Lo pensi davvero Selena?'
'Ne sono convinta.'
La sua espressione, a questo punto era cambiata.
Sorrideva.
'Adesso si tratta di trovare ogni giorno un pò di più di te stessa, la vera Selena Gomez. E' la tua migliore insegnante.'
'Grazie, Ariana, grazie di tutto.'
'No, grazie a te per aver colmato il tuo bicchiere mezzo vuoto.' rispose.
Fece un lungo respiro e disse:
'E' stato un vero piacere conoscerti e percorrere questo tratto di strada con te. In questi ultimi mesi ho avuto l'opportunità di insegnarti qualche trucchetto sulla felicità, sono fiera di te. Sono felice per te, perchè ti attende una nuova vita, piena di tutte le cose che hai sempre voluto fare e sperimentare. Se c'è qualcosa di cui sono sicura, è che farai un ottimo lavoro. Ho appreso molto nel corso degli anni, ma c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Non pensare che io abbia tutte le risposte, perchè non è così. La gioia sta nel viaggio. E' questo che sento di aver fatto in questo tempo condiviso con te.'
Rimasi quasi senza parole.
Quella donna mi aveva riportato la speranza che avevo smarrito lungo il cammino.
Mi aveva fatto capire cose davvero importanti, alle quali non avrei mai dovuto rinunciare.
'Non sò davvero cosa dire. Ariana, mi hai spiazzato. Sei stata fondamentale per me in questo periodo. Non ti ringrazierò mai abbastanza. Ti voglio bene.' Queste furono le mie parole.
Avevo fatto il primo passo sul sentiero della mia nuova vita, e le dovevo tutto.
'Ariana, adesso devo andare. A presto!'
'Ciao, Selena.' con l'espressione più dolce del mondo.
Uscii da casa sua, incamminandomi verso la mia.
A quell'ora avrei sicuramente trovato i miei genitori di ritorno a casa.
Una volta arrivata, presi le chiavi ed entrai.
'Mamma, papàà, sono a casa.'
'Siamo in cucina, tesoro.'
'Io vado nella mia camera, a dopo.'
Salii al piano di sopra e mi gettai sul letto, sorrisi e cominciai a pensare a tutto quello che mi era accaduto.
Avevo ritrovato la vera felicità, e l'avrei custodita per sempre nel mio cuore.
Avevo capito che per essere felice e in pace con il mondo dovevo essere prima in pace con me stessa.
C'è poco da fare, mi dissi. La vita è un libro pieno di domande, e le risposte si possono trovare soltanto attraverso l'esperienza. Finalmente mi alzai e pensai che era il momento di affrontare la realtà. La mia realtà. Decisi di andare a scuola, a riprendere tutte le mie cose e vedere come stava andando.
Entrai nel mio ufficio.
In qualche modo mi ero affezionata al suo profumo, alle persone che vi erano a darmi una mano.
Vidi Jessica che mi salutò sorpresa: 'Ehy, com'è bello vederti, Sel.'
'Sono venuta a riprendermi tutte le mie cose. E , a proposito come vanno le cose qui?'
'Alla grande. Anche se ci manchi davvero molto. Cosa farai adesso?' mi domandò.
'Quello che avrei dovuto fare fin dall'inizio. Comincerò a studiare musica e non mollerò mai.'
'Mi sembra fantastico. Vai avanti per la strada che hai scelto e gustati le piccole gioie della vita.' mi disse. Io mi sentivo in dovere di darle un piccolo consiglio: 'E tu, non fare come ho fatto io. Non ridurti al solo lavoro. Trovati il tempo per vivere, per essere felice.'
Mostrò un sorriso riconoscente e rispose 'lo farò. Grazie.'
Presi tutto ciò che mi occorreva, salutai Jessica con un forte abbraccio e uscii dall'edificio.
Mentre camminavo, pensai che non avrei più permesso che l'avidità e la voglia di successo mi rendessero schiava, perchè sono i due mali che ci inducono a dimenticare le cose davvero importanti nella vita: le piccole mosse che dovremmo fare ogni giorno per costruire una vita piena di felicità.
Decisi di seguire quei principi, prefiggendomi degli obiettivi. All'interno della mia mente, decisi di fare una lista delle scelte che volevo davvero fare. Tutti i punti dell'elenco sarebbero stati alla mia portata, perchè avevo imparato che siamo noi stessi a darci le nostre regole, e nessun altro.
Questo era l'inizio della mia nuova vita, il principio di una nuova avventura: la conquista della felicità.

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Capitolo 9
*** nono capitolo. ***


nono capitolo.

La ricerca della felicità, per quanto ne sapevo era un cammino abbastanza lungo, ed era l'unica cosa che accumunava in pieno tutti gli uomini.
Chi è che non cerca la felicità?
Ad un certo punto della nostra vita arriva quel momento in cui dobbiamo seguire la nostra strada, ascoltare il cuore e fare il meglio che possiamo.
Seguire i sogni è importante, è alla basa di una vita felice. Tutto quello che possiamo fare è conoscere i propri limiti e cercare di superarli.
così, si scopre quanto siamo in grado di fare davvero. Ero lì, stesa sul letto, con una melodia che mi risuonava in testa da parecchi giorni.
Presi la chitarra ed eseguii gli accordi.
Presi una pagina di pentagramma, e cominciai ad appuntare quello che stavo suonando.
Alla fine, avevo creato uno spartito niente male.
Quell'insieme di note mi facevano stare davvero bene. Non credevo ai miei occhi. Non riuscivo a capire come avessi abbandonato tutte quelle emozioni, sensazioni che un tempo rendevano la mia vita completa. E dopo tanto, ricordare come si faceva a suonare non fu per niente faticoso.
Mi veniva naturale, ce l'avevo nel sangue e non potevo affatto evitarlo.
Cominciai a inventare qualche parola che potesse andare bene con la melodia composta.
'If time can turn in today,
And we left too many things to say..
If we could turn it back,
what would we want to change...'
Quelle parole esprimevano i grandi passi che avevo fatto in quel periodo. Erano perfette.
Non avevo nemmeno bisogno di pensarci troppo, sembravano uscire fuori da sole.
Cercai di continuare, volevo creare, per la prima volta una canzone, una MIA canzone.
'And now's the time to take a chance,
Come on, we gotta make a stand,
what have we got to lose,
The choice is in our hands..
And we can find a way to do anything..if we try to.
Live like there's no tomorrow.'
A tal punto mi bloccai.
'La prima strofa'. pensai.
Era davvero perfetta. 'Live like there's no tomorrow'
potrebbe essere un titolo meraviglioso, pensai.
La risuonai con tanto di chitarra, ma questa volta anche la mia voce la accompagnava.
Ero davvero soddisfatta.
Sentii dei passi sulle scale, così posai la chitarra e dissi 'chi è?'
'Sono il papà, posso entrare?'
'Si, certo.'
'Cos'èra quel rumore?' mi chiese lui.
'Oh, stavo solo cantando. Papà è davvero grand..'
Mi interruppe, prima che finissi di parlare.
'Non dire altro. Ci ho riflettuto su questa storia e non voglio che tu canti. Non puoi fare musica, hai spezzato la tradizione, questo non è il tuo destino. Quindi, adesso basta con questa pagliacciata, devi tornare a scuola.'
Sapete quella sensazione quando ti sta crollando il mondo addosso?
Ebbene, ecco cosa stavo provando in quel momento.
Non potevo credere a ciò che aveva detto. Non lo avevo nemmeno mai visto così arrabbiato, così serio.
'Ma cosa stai dicendo? Sei diventato pazzo? La musica è la mia vita, è il mio sogno, non capisci?'
'Ma quale sogni e sogni, non puoi avere nessun futuro , nessun lavoro in questo campo. Come troverai da vivere? Non fare la stupida.'
'Ma papà, io sto scrivendo anche una canzone, almeno ti andrebbe di ascol..'
'Il caso è chiuso.'
Detto questo, si voltò, uscì dalla mia stanza e sbattè forte la porta dietro di se.
Scoppiai in lacrime.
Come poteva pensare quelle cose?
La mia autostima era appena crollata, ancora di più.
Allora, tutte quelle parole, non hanno nessun significato?
Tutte cose buttate al vento? E gli insegnamenti da parte di Ariana?
Non valevano più niente? Avevo imparato a sognare ancora, e di certo non avrei smesso.
No, non mi sarei lasciata bloccare al primo ostacolo.
Dovevo dimostrare a mio padre di che pasta ero fatta.
Niente e nessuno avrebbe potuto fermarmi.
Quella voce non mi era stata donata solo per cantare.
Per la prima volta, nella mia vita, sentivo di poter credere in me stessa.
Sono sempre stata quella ragazza che aveva paura anche di parlare, di alzare la mano in classe per paura di sbagliare.
Quella ragazza che non accettava i complimenti, ma credeva ad ogni insulto.
Quella ragazza sempre confusa, di cui nessun ragazzo si innamorava, di cui nessuna amica si soffermava.
Ho avuto molte amicizie, ma nessuno è rimasto.
Tutti hanno preferito allontanarsi da me, tutti mi hanno usato, come fossi fatta di carta. Avevo perso me stessa, ero bloccata in quella routine, che stava per uccidermi.
Ma non questa volta. Mi dissi. E sbattei un pugno sulla scrivania della mia cameretta.
'La musica è la colonna sonora delle nostre vite.' mi dissi. Nessuno può portarcela via e avevo intenzione di combattere.
'Niente è impossibile' ricordai le parole di Ariana.
'Proprio come i sogni prendono vita, quando meno te lo aspetti,così accade per le risposte ai dubbi che non riesci a risolvere. Lascia che il tuo istinto guidi te stessa, e fà che le tue paure siano sconfitte dalla speranza.'
Ancora una volta, fecero capolino nella mia mente le parole della mia adorata nonna.
Non dovevo permettere di farmi portare via i sogni dentro il cassetto, dopo che li avevo finalmente tirati fuori.
La maggior parte di noi non è preparata ad affrontare i fallimenti ed è per questo che non siamo capaci di compiere il nostro destino.
E' facile sfidare quel che non comporta alcun rischio. Pensai. Niente nella vita è facile, ma non per questo è impossibile. Bisogna credere in tutto, fino alla fine, perchè tutto è raggiungibile.
Mia madre sentì papà che mi 'rimproverava' e decise di salire a vedere cosa fosse successo.
Aprì la porta e mi trovò in lacrime.
'Cos'è successo?' mi abbracciò.
'Non mi permette di cantare. Papà non mi permette di cantare.'
'Sono tua madre, e sò cosa stai provando.. ho cercato di farlo ragionare, credimi. Non ce l'ho fatta. E anzi, ti chiedo scusa per tutto questo, è anche colpa mia. Ti ho imposto tutto quello che hai fatto, ma adesso è tempo che tu decida la tua strada.'
'Oh, grazie mamma, grazie. Ma papà...'
'Ci proveremo, va bene? Tu non perdere mai di vista quello che intendi raggiungere, voglio solo vederti felice. E' questo quello che conta di più per me. Lo capirà anche tuo padre, ne sono sicura.'
Io tanto sicura non ero.
Conoscevo mio padre, ed è sempre stato molto testardo. Quando si mette in testa qualcosa, non cambia mai idea. Ma questa volta, si trattava di una cosa seria, della mia vita, della mia felicità.
'Adesso andiamo a tavola, è ora di mangiare.'
Mi sentii rassicurata dalla voce di mia madre, e anche se non avevo voglia, scesi le scale e mi sedetti al tavolo, dove c'èra già papà.
I piatti erano già pronti, presi la forchetta ,ma non riuscii proprio a mangiare nulla.
C'èra molta tensione, e papà aveva uno sguardo davvero arrabbiato.
Ad un certo punto si schiarì la voce e disse:
'Sai che ti voglio bene. Ed ecco perchè ho fatto quello che ho fatto. Adesso mangia.'
'..No..tu non mi vuoi bene. L'amore è anche imparare a lasciar libero l'altro,senza lasciare che i tuoi sentimenti ostacolino ciò che sarà la cosa migliore per coloro che amiamo. E tu, non sai cos'è meglio per me.'
Detto questo, senza aggiungere nient'altro e senza aver toccato cibo, salii in camera mia.

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Capitolo 10
*** decimo capitolo. ***


decimo capitolo.

Avevo appena visto il mio sogno infrangersi, come succede alle onde sugli scogli.
Però il mio caso era diverso.
Loro avevano la forza di ricominciare, si sarebbero infrante e ricreate per molto tempo ancora, ma io ..non sapevo se ce l'avrei fatta a continuare.
Non volevo tornare ad essere la ragazza che vive con quella dannata paura, che pensa costantemente di non farcela.
Perchè è questo ciò che ero.
Appena arrivata in camera mia cominciai a sfogliare ancora una volta l'album contenente le foto dell'infanzia, e una lacrima mi rigò il viso, bagnando anche la pagina ormai ingiallita dal tempo. 'Cosa sarebbe successo se non avessi abbandonato quel sogno?'
questa domanda invase la mia mente.
Ma non c'èra tempo.
Nè per i se, nè per i ma.
Era il momento di agire, non potevo lasciare che tutto il mondo mi crollasse addosso. Dovevo sostenerne il peso e rialzarmi più forte che mai.
Cominciai a cantare di nuovo quella canzone e mi sentii rinascere.
Mi faceva proprio bene. Il giorno seguente avrei avuto la mia prima lezione, dopo tanti anni, di canto. Non l'avrei saltata per nessun motivo al mondo, anche se mio padre non ne era a conoscenza. Mi è stato insegnato da lui a credere nei sogni e adesso non capivo proprio il suo comportamento. Non mi necessitava pensarci, avevo preso una decisione.
Così, indossai il pigiama, e mi misi a dormire.
Il giorno dopo mi svegliai molto allegra, non mi importava di niente e di nessuno, solo della mia musica. Mi preparai molto in fretta ed uscii di casa, i miei erano già a lavoro.
Mi avviai verso la scuola, feci una strada che non percorrevo da troppo, ormai.
Mi precipitai all'interno.
Il profumo era lo stesso, l'ambiente era lo stesso.
Quella che era cambiata nel tempo ero solo io.
Ma adesso che avevo ritrovato il mio vero io non l'avrei più perso ancora.
'Selena!!' disse correndo verso di me il mio insegnante, Jake.
'Oh dio Jake, quanto tempo.' ci stringemmo in un abbraccio.
'Allora dimmi, come stai? Come vanno le cose? Sono così felice che tu sia tornata.'
'Adesso che sono qui molto meglio, ne sono felice anche io.' Non dissi niente riguardo all'insaputa di mio padre.
In seguito, mi fece riscaldare la voce con semplici vocalizzi, e qualche esercizio di respirazione.
'Wa, sei ancora più brava di un tempo. Eppure, non canti da parecchio.'
'Ho la musica dentro.' risposi.
'Questo si vede.'
Decisi di fargli ascoltare la canzone che stavo componendo, la sua opinione mi avrebbe fatto molto piacere.
Lo informai di ciò, lui acconsentì entusiasta ed io cominciai a cantare.
Mi bloccai a 'live like there's no tomorrow', le ultime parole che avevo scritto.
'Wow, è impressionante! Una canzone degna di nota. Il testo, l'arrangiamento, la tua voce. Davvero perfetta. Và avanti, è incredibile.'
'Oh grazie. Mi sono bloccata qui, non mi vengono più le parole.'
'Concentrati meglio a casa, e vedrai che troverai l'ispirazione.'
La lezione dopo un'ora si era conclusa così salutai calorosamente e mentre tornavo a casa decisi di passare da Ariana, raccontarle ciò che era successo.
Suonai al campanello, in attesa del suo arrivo.
'Ehy, ciao!'
Ricambio il saluto con un 'ciao' e un abbraccio.
'Non immagini cos'è successo. Mio padre mi impedisce di cantare, ma sono appena stata a lezione. Quello è il mio sogno, non posso farne a meno. Tu cosa ne pensi?'
E infatti, io cantavo ma non per fare la cantante.
Io cantavo, perchè quello era il mio credo, perchè semplicemente mi era impossibile non farlo.
Era la mia passione.
'Penso che non hai per niente torto. Avrà le sue ragioni, ma non potranno mai essere giustificate. Combatti, dimostragli quanto è importante per te, lo capirà e dovrà accettarlo.'
Volevo farlo, più di ogni altra cosa.
Ma c'èra un sentimento più grande di me che me lo impediva: la paura.
Perchè è proprio questo che fa la paura, ti blocca.
Ma così si perdono tante, troppe occasioni e io non volevo perdermele.
'Ora è tardi. Scusami, come al solito mi sei sempre d'aiuto. Grazie,ciaao.'
La salutai e mi avviai verso casa, era quasi ora di pranzo. Infilai la chiave nella serratura, ma qualcuno mi anticipò e aprì la porta.
Era mio padre.
'Dove sei stata con quella chitarra?'
'.....'
'Allora, intendi rispondermi o no?'
'Io...'
'Tu cosa?'
'Io sono stata a cantare. Ecco l'ho detto, va bene ora? Mi hai insegnato a non mollare mai, sto facendo solo questo. No, non mollo perchè cantare è la mia vita. Mi ha fatto riscoprire la felicità che avevo perso lungo la strada, perchè non facevo più quello che realmente mi appassionava. Non puoi impedirmelo.'
Non avrei mai creduto di poter dire una cosa del genere a mio padre, specialmente con quel tono.
'Intanto, rivolgiti a tuo padre con più educazione, hai capito?'
'Non riesci a capire, eh?'
Fu in quel momento che pensai che dovevo mettere in pratica le cose che dicevo.
Avevo qualcosa da dimostrare, in quel caso, in quel momento.
Senza dire nulla, tirai fuori la chitarra dalla custodia, cominciai a suonare e cantai le parole che avevo scritto. In quel momento credevo in me stessa, più che mai. Sapevo che niente avrebbe potuto fermarmi.
Proprio lì. Proprio davanti a mio padre

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Capitolo 11
*** undicesimo capitolo. ***


undicesimo capitolo.

Avevo appena cantato l'ultima nota, ero molto tesa, come non lo ero mai stata.
C'era molta tensione, e lo dimostrava la mia espressione. Quest'ultima cambiò, quando vidi le labbra di mio padre aprirsi in un sorriso un po' forzato, ma pur sempre un sorriso.
Sentii che c'era ancora una speranza, ma non ebbi il coraggio di parlare.
Fortunatamente non dovetti essere io la prima a farlo, perché mio padre si avvicinò a me, mise una mano sulla mia spalla e disse :' sei una rivelazione. io non credevo che fossi così brava. Ma..questa canz..'
Lo interruppi.
'L'ho scritta io.'
'Tutta da sola?'
'Si, tutta da sola.' risposi decisa e determinata.
'Sono così orgoglioso di te. Non avevo capito quanto fosse importante la musica, scusami. Ti prometto che d'ora in poi ti darò sempre ascolto. Perdonami.'
'Certo, l'importante adesso è che tu hai capito.'
Ci stringemmo in un abbraccio.
Non sapevo come sarebbe andata, ma la cosa fondamentale, in ogni caso, è provare.
Se avessi fallito, significava che avrei dovuto provarci ancora. Non si può fallire per sempre.
Non è vero che i sogni sono inutili, che è inutile la speranza, perchè crederci è sempre la strada migliore da percorrere.
Nessun ostacolo è mai troppo grande da bloccare i nostri desideri.
Tutto si può raggiungere, se solo lo si vuole.
In quel momento cantare era tutto ciò che mi importava.
Ad un tratto fece capolino anche mia madre, che si unì all'abbraccio.
'Sono felice che abbiate chiarito. Selena, siamo orgogliosi di te. Non avremmo potuto chiedere di meglio.'
Mi sentivo così protetta.
'Grazie , non riesco a crederci, sono troppo felice.'
Ad un certo punto sentimmo il campanello suonare, e andai ad aprire.
Dietro la porta c'èra Jake.
'Ehy! cosa ci fai qui?' domandai.
'Ero venuto a salutare Mandy e Ricardo.'
'Che pensiero carino, entra pure, accomodati.'
Entrò, e abbracciò entrambi i miei genitori.
'Mi siete mancati tutti, moltissimo.' disse.
'Anche tu. E' tutta colpa nostra se ci siamo persi.'
A questo punto intervenni io:' tranquilla mamma,è anche colpa mia.'
'Adesso vado a preparare un caffè, siediti pure.' disse mia madre rivolgendosi a Jake.
'Grazie mille, Mandy.'
Mentre bevevano il caffè Jake disse:' Vostra figlia ha davvero un gran potenziale. E non ero venuto solo per salutarvi, volevo anche farle una proposta..'
'Qualee? Dimmii.' dissi io.
'Sputa il rospo!' ribeccò mio padre.
'Bè, sto organizzando uno spettacolo di beneficienza, dove alcuni ragazzi si esibiranno per raccogliere denaro da poter donare e.. Mi chiedevo se ti andasse di cantare.'
'Dici a me, sul serio? Ne sei sicuro?' domandai incredula ed entusiasta.
'Certo. Penso che tu sia davvero molto brava, ci aiuterai moltissimo. Ti prego.'
'Non devi pregarmi. Amo aiutare le persone, e in più l'emozione che mi regala cantare non è comparabile a nessun'altra. Ci sarò, dimmi solo dove e quando.'
'Tra una settimana, nella piazza qui vicino, ti farò sapere l'ora nei giorni seguenti. Ora devo proprio lasciarvi. Mandy, Ricardo, è stato un piacere! Arrivederci!'
'Buona giornata, Jake, anche per noi!' risposero i miei.
Appena se ne andò dissi :' Mamma, canterò su un palco, e per di più per beneficienza. Sarà bellissimo.'
'Stupendo, ne siamo sicuri.'
'Devo finire di comporre la canzone, vorrei tanto cantare quella, non una cover.'
'Ce la farai tesoro, manca una settimana!'
Feci affidamento su quelle parole, aveva ragione.
'Adesso andiamo a pranzare.' disse mia madre.
Appena finito, mi precipitai di sopra, nella mia camera , per trovare ispirazione per finire la canzone.
Cominciai a riflettere su tutto quello che mi era capitato nei mesi precedenti.
A come ero cambiata, come ero migliorata.
Passò un'ora, ma niente.
Trascorse solo un altro secondo e mi vennero in mente, le parole perfette, per una melodia perfetta.

'Cause all we have is here, right now
Love like it's all that we know
The only chance that we ever found
Believe in what we feel inside
Believe and it will never die
Don't never let this life pass us by
Live like there's no tomorrow.'

Lo avevo trovato, finalmente.
Quello era il ritornello che cercavo.
Mi sentivo così soddisfatta, mi dava la carica, quell'energia che non sentivo da così tanto tempo.
Mi sentivo come se fossi in grado di volare.
Libera.
Non mi sentivo più in trappola.
Decisi di fare una piccola pausa, presi uno snack.
Dopodichè presi la chitarra e cominciai a strimpellarla, come adoravo fare da piccola.
Mi rammentava i vecchi tempi.
Da lì, uscirono fuori anche le altre parole, che avrebbero quasi reso completa la canzone.

If there never was a night, a day
And memories could fade away
Then there'd be
Nothing left, but the dreams we made
Take a leap in faith and hope you fly
Feel what it's like to be alive
Give it all that we've got
And lay it all on the line.

Scrissi tutto.
E ricantai tutto da capo.
Una volta arrivata a questo punto inserii il ritornello. E pensai a qualcos'altro che avrebbe potuto chiudere la canzone.

Be here by my side
We'll do this together
Just you and me
Nothing is impossible
Nothing is impossible

Poche parole, ma efficaci.
Non credevo a ciò che avevo appena fatto.
Avevo scritto una canzone, e in poco più di due ore l'avevo finita tutta.
La mia prima canzone, la quale descriveva ogni aspetto della mia vita.
Quella sera andai a letto felice,molto felice.
Quella settimana era trascorsa in fretta e il giorno dello spettacolo era finalmente arrivato.
Mi svegliai più pronta che mai.
Non avevo smesso di provare nemmeno un secondo quei giorni.
Mi precipitai alla piazza, dove si sarebbe svolto l'evento.
C'èra moltissima gente.
Jake presentava.
La tensione saliva.
Ad un certo punto, pronunciò il mio nome e in quel momento mi bloccai.
Non sapevo cosa mi stesse succedendo, ma la paura ebbe la meglio su di me.
Avevo paura di fallire, di fare una brutta figura e tutto era nato in così poco tempo.
Non me ne ero resa conto.
Sentii Jake ripetere la presentazione una seconda volta.
Lì la tensione era sempre più alta, il cuore mi batteva a mille.
Poi, ricordai.
Ricordai il lungo cammino che avevo fatto.
Ricordai gli insegnamenti avuti, le mie riflessioni e allora capii. Non potevo lasciare tutto al vento.
Mi sarei fatta valere, anche se non sarei stata all'altezza degli altri. Infondo, era uno spettacolo di beneficienza, l'unica cosa che contava era cercare di raccimolare qualcosa.
A quel punto, presi coraggio e salii sul palco.

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Capitolo 12
*** dodicesimo capitolo. ***


dodicesimo capitolo.

Mentre salivo le scalette che mi conducevano sul palco, sentii scorrere le note della mia canzone. Sentii i brividi, ma questa volta non di freddo, percorrermi tutto il corpo.
Stavo per cantare davanti a un pubblico di molte persone.
La ragazza che ero prima si sarebbe lasciata ammutolire da un pubblico come quello, ma in quel momento nulla mi avrebbe fermato. Dovevo essere onesta con me stessa.
Presi il microfono in mano e cominciai a cantare.
Provai delle emozioni indecrivibili.
Tutta la mia paura scomparve, e scoprii che non avrei dovuto averne, perchè è mentre cantavo che mi sentivo davvero me stessa.
Tutta la timidezza che mi aveva preso in possesso in tutti quegli anni era scomparsa.
Volevo solo cantare, e farlo bene.
Sentivo di poter avere un grande controllo nella mia voce. Sentivo l'adrenalina, quella che non avevo mai provato prima. Quando finii di cantare, mi sembrava di aver vissuto un sogno, sicuramente un'esperienza fantastica. Sentii gli applausi, vidi i miei genitori con un sorriso a trentadue denti, e tutto il pubblico abbastanza entusiasta.
Sentivo che era andato tutto bene, sentivo di essere piaciuta.
Scesi dal palcoscenico, trovai lì Jake che mi abbracciò, poi mi raggiunsero i miei e fecero lo stesso.
Mentre ero girata, mi sentii chiamare da dietro.
Mi voltai.
Era un tipo, che sembrava avesse l'aspetto di qualcuno di abbastanza importante.
'Selena, giusto?' mi domandò incuriosito.
'Si, sono io, perchè?'
'Bè, ti ho ascoltato mentre cantavi. Trovo che hai una voce splendida, è quello che manca alla mia scuola. Ti spiego, sono Jeremy Bieber, il direttore della più prestigiosa scuola di musica della città, sicuramente la conosci, la 'Music Academy of NY'.
'Oh certo che la conosco. E' sensazionale, qualcosa di perfetto, è praticamente un sogno!' risposi.
'Questo sogno può adesso diventare realtà. Ti sto offrendo la possibilità di venire a studiare da noi. Posso offrirti una borsa di studio, e ti giuro che l'ho offerta a sole tre persone nel corso di tutta la mia carriera. Accetta e non te pentirai, potresti fare tanta strada.'
Rimasi stupefatta alle parole di quel Jeremy. Quella scuola era davvero la migliore in circolazione, lì si ha una formazione completa, dagli strumenti, al canto, al ballo. 'Una vera accademia' pensai.
Una di quelle opportunità che non capitano tutti i giorni.
Ero incredula.
Sarebbe stato il massimo.
'Davvero? Io, si voglio accettare! Assolutamente, oh mio dio non ci credo. Un secondo.. '
mi misi a gridare cercando mamma e papà con lo sguardo 'MAAAAA, PAAA, venite qui!'
Si precipitarono da me.
'Questo signore è il direttore della 'Music Academy of NY' e mi ha offerto una borsa di studio. Posso andare, vero? Non riesco a crederci.'
'Oddio tesoro! E' perfetto per poter cominciare una vera formazione. Certo, ricordati che ti sosterremo sempre, siamo fieri di te!'
questa fu la risposta di mia madre, così la abbracciai con tutta la forza che avevo.
A quel punto, Jeremy intervenne:' Sarà un onore poter avere Selena nella nostra scuola, ha davvero molto potenziale!'
'Grazie mille! Te ne siamo grati.' gli risposero i miei.
Poi, rivolgendosi a me disse: 'Ci sono moltissimi ragazzi e ragazze della tua età, sono sicuro che starai benissimo, sono tutti molto socievoli. Ti farò conoscere mio figlio Justin, così ti farà visitare il posto e fare conoscenza. Ci vediamo lunedì, mi raccomando, puntuale! A presto!'
'Grazie ancora, a presto!' risposi io.
Non solo ci sarebbe stata la musica, il ballo e tutto il resto, avrei anche fatto nuove conoscenze, e ne avevo proprio voglia. Avevo voglia di farmi nuove amiche, di vivere, di divertirmi, di rendere questo periodo della mia vita il migliore possibile.
Adesso avevo una chance, e non l'avrei sprecata. Ma si, anche un'occasione buona per conoscere qualche ragazzo.
'Mmh, chissà che tipo sarà il figlio del direttore.' pensai.
Nel frattempo abbracciai una seconda volta entrambi i miei genitori.
Scoppiai in lacrime, lacrime di gioia ovviamente. Ero troppo felice, forse non lo ero mai stata così tanto. Sentivo di poter vivere un'altra vita, mi sentivo in un altro mondo, letteralmente.
Tornammo a casa, ero esausta.
Avrei dovuto presentarmi all'accademia due giorni dopo. Questi passarono davvero in fretta e finalmente quel giorno arrivò. I miei erano a lavoro, così presi un taxi. Arrivai davanti quella scuola, sembrava il paradiso. Scesi dalla macchina con un sorriso enorme ed attraversai la porta dell'entrata.
All'inizio c'èra una stanza tipo un atrio, dove c'èrano dei ragazzi, chi con le cuffie, chi cantava, chi ballava qua e la. Quel posto era a me sconosciuto, quindi non sapevo davvero dove dovevo andare.
C'èrano varie porte, e attaccati ad esse c'èrano bigliettini che chiarivano la loro funzione: una era la stanza dei professori, un'altra l'aula di canto ecc.
Decisi di andare nell'ufficio degli insegnanti, magari avrebbero potuto aiutarmi. Prima che bussassi, mi sentii girare da qualcuno.
'Tu devi essere Selena, la ragazza nuova. Ciao, io sono Justin, il figlio del direttore. Mi ha detto tutto.'
Davanti a me vidi la figura di un ragazzo non troppo alto, biondo, con degli occhi meravigliosi color nocciola. Rimasi quasi imbambolata da tale bellezza. Timidamente risposi:
'Oh si, sono io, piacere.'
'Piacere mio! Dove stavi andando?' disse, seguito da una piccola risata.
'Dai professori, non sapevo cosa fare davvero.'
'Adesso lo sai, ti farò visitare la scuola e ti stamperò il foglio con scritti tutti le lezioni, con i rispettivi giorni e orari.'
'Grazie mille!'
'Ma figurati, ecco. Hai una lezione tra esattamente...adesso. Di ballo. Ti accompagno nell'aula.'
Non me la cavavo benissimo a ballare, ma ero sicura che ce l'avrei fatta, dovevo.
'Ti seguo.'
Mi accompagnò davanti la porta, già chiusa. Probabilmente avevano già cominciato.
La aprì e mi presentò alla classe:' Buongiorno! Lei è Selena, una nuova allieva. Fatela sentire a suo agio. E' bravissima e anche molto carina. A dopo!'
Alle parole 'molto carina' rimasi stupefatta. Mi feci rossa come un peperone. 'Mi trovava davvero carina?' pensai. Comunque, cercai di calmarmi ed entrai, salutandolo facendo segno con la mano.
'Salve, io sono il professor Teefy! Stavo per cominciare una nuova coreografia. Vado lento le prime volte, se non mi capisci dimmi pure. Cominciamo.'
Mi sentii osservata, mi stavo vergognando da morire. Cominciò a muoversi, facendo i passi lentamente ci riuscivo benissimo.
'Molto bene, Selena.'
Non appena andammo più veloce, con la musica, non capii più niente e sbagliai tutto.
'Ecco cosa succede a far entrare principianti. Qui siamo esperti, cerca di stare al passo e svegliati.'
Queste furono le parole che pronunciò una ragazza lì, con aria snob e altezzosa.
'Hilary, perfavore! I tuoi soliti commenti non piacciono a nessuno. E' il suo primo giorno, migliorerà. E adesso basta, si deve continuare.' ribattè il signor Teefy.
Ma sentivo che aveva ragione, non ero affatto brava.
Un'altra ragazza si rivolse a me:' Ehy, tranquilla, Hilary è fatta così. Tratta chiunque in questo modo, anche Destiny, la sua unica amica. Non preoccuparti, noi ti staremo vicino. Migliorerai, solo un pò di tecnica.'
Rimasi molto felice da quella conversazione, nessuno che non avevo mai visto, mi aveva trattato con tale gentilezza. La lezione finì, io rimasi dentro l'aula a cambiarmi le scarpe, e quella ragazza mi aspetto e disse:' Il tuo nome già lo so, io sono Leyla.'
'E' un piacere conoscerti. Grazie mille di avermi aiutata, significa molto.'
'Figurati.'
Uscimmo insieme e per quel giorno era finito lì. Adesso devo andare, ciao Leyla a domani! Leyla era una ragazza alta, mora con i capelli mossi e un sorriso davvero splendente. 'Potremo essere ottime amiche' pensai. Mentre uscivo dalla scuola, c'èra fuori Justin che mi aspettava.
'Com'è andata la lezione? Ti sei trovata bene?'
'Si, a parte una certa Hilary..'
'Oh, non preoccuparti. Non è colpa tua. Vabbè stavi andando a casa? Lascia che ti accompagni.' Annuii e cominciammo a camminare.

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Capitolo 13
*** tredicesimo capitolo. ***


tredicesimo capitolo.

Mentre camminavano mi indicò una macchina, che dall'aspetto parve essere molto costosa e accogliente. In seguito disse:' Quella è la mia macchina, andiamo.'
Mi aprì lo sportello e mi fece salire.
Durante il percorso parlammo un pò del più e del meno. Si vedeva che era un bravo ragazzo, aveva una voce molto dolce.
'Allora, come è nata questa tua passione per la musica?' mi domandò.
'Bè, non sò. Ha sempre fatto parte della mia vita, fin da piccola amavo cantare e suonare la chitarra. Purtroppo per un periodo ho perso di vista questo sogno per varie ragioni. Ma adesso sono qui per rimediare.'
Arrivati davanti casa, mi disse:
'Ecco siamo arrivati. Magari, un'altra volta mi racconti tutta la storia. Se ti va, possiamo incontrarci anche dopo le lezioni.'
Nel frattempo porgendomi un bigliettino continuò:' Ecco il mio numero di telefono. Aspetto un tuo messaggio, così registro anche il tuo.'
'Oh, si certo. Per entrambe le cose.' feci una piccola risata e proseguii:' Grazie mille per il passaggio, e per tutto il resto, ci vediamo!'
'Certo, ciao sel.'
Così dicendo mi diede un piccolo bacio sulla guancia e scesi dalla macchina. Feci cenno di saluto con la mano e rientrai. Mi ero fatta completamente rossa. Quel ragazzo non solo era molto dolce e gentile, ma era anche davvero bello. Sembrava che lo conoscessi da una vita, rimasi stupefatta da quel gesto. Dentro c'èrano i miei genitori ad aspettarmi. Mia madre aveva preparato uno dei miei piatti preferiti, lasagne al forno.
'Allora, com'è andata questo primo giorno?'
'Benissimo, mamma. La prima lezione è stata di ballo. Non sono il massimo, ma riuscirò ad imparare. Ho conosciuto il figlio del direttore e due ragazze.'
'Sono sicura che ce la farai. Sarai bravissima, e diventerai anche migliore di tutti gli altri! Impegnati. Solo così sarà possibile! Adesso mangiamo.'
'Grazie mille, mamma.'
Detto questo ci sedemmo e cominciammo a pranzare. Un piatto buonissimo, soprattutto cucinato da mia madre! Appena finii decisi di salire su in cameretta per provare la coreografia.
Fortunatamente, ricordavo tutti i passi.
Misi su una musica e li riprovai tantissime volte. Avevo deciso di non arrendermi finchè non l'avrei portata in scena perfettamente.
Un'ora più tardi, ricordai che avevo il numero di telefono di Justin.
Così presi il mio cellulare e lo registrai nella rubrica. Dopodichè, inviai un messaggio con scritto 'Sono Selena,questo è il mio numero.'
Solo qualche istante più tardi mi arrivò una risposta:' Ehy. Grazie per essertene ricordata. Che ne dici se andiamo tra poco a fare due passi?'
Appena lessi l'ultima frase mi venne un colpo. Io. Justin. Due passi. Mi sembrava quasi impossibile. Nessun ragazzo mi aveva mai chiesto di uscire.
Ad un tratto per qualche secondo tornarono in me la timidezza e la paura che avevo quasi sconfitto. Mi vergognavo. Avevo paura di non essere all'altezza anche per uscire con uno come lui. Poi mi decisi, e gli risposi:' Certo. A che ora?'
'Dammi un'oretta e sono lì da te, vengo a prenderti io. A dopo.'
Okey. Stavo quasi per svenire. Con tutti i vestiti che avevo nell'armadio, per quell'occasione sembrava non avere più nulla. Volevo cercare di apparire anche solo carina. Mi rassegnai e indossai vestiti del mio genere abituale: jeans, maglietta e supra. Passai un leggero filo di trucco e scesi. Dicevo tutto a mia madre, ma non seppi per quale motivo in quel momento non le dissi che stavo uscendo con Justin.
'Ma, io esco. Torno per ora di cena. Ciao.' Detto questo, senza specificare dove e con chi, uscii. Non dovetti aspettare molto prima che vedetti arrivare la macchina di Justin.
Mi fece cenno ad entrare. Una volta dentro mi salutò dicendo:' Ehy,ciao! Sei bellissima. Ti va se andiamo un pò al parco, magari prendiamo qualcosa da mangiare?'
Rimasi bloccata al 'sei bellissima.' Solo dopo aver realizzato ciò che aveva detto risposi:' Va benissimo per me. Grazie.'
Appena arrivati a destinazione, scendemmo, ci sedemmo ad una panchina libera e mi disse:' Aspettami qui, vado a prendere due crepes qui al carretto. Offro io. Ti va?' 'Certo,sono buonissime, Ma non preocc..'
Non mi lasciò finire la frase che subito intervenne:' Tranquilla, offro io.'
La dolcezza di quel ragazzo. Aveva una voce melodica, risuonava nella mia testa. E il suo profumo, mi veniva voglia di abbracciarlo senza mai lasciarlo.
Diedi segno di 'ok' con un sorriso e andò.
Appena finimmo di mangiare, mi disse: 'Avevamo un discorso in sospeso. Mi stavi raccontando di quel tuo sogno riguardante la musica.'
'Ohh,si. Bè vedi, da piccola sognavo di fare la cantante. Un microfono era la sola cosa che volevo. Poi..è successo che ho dovuto seguire delle impostazioni, dimenticando cosa volevo io.'
Gli raccontai completamente tutta la storia. Non sembrava annoiato, anzi, gli interessava.
Ad un certo punto, smisi e dissi:' adesso basta parlare di me. che mi dici di te?'
'Bè, un pò, credo di essere stato influenzato dalla mia famiglia, siamo tutti musicisti! E penso di aver ereditato il talento. Poi, quando i miei genitori si sono separati,mi sembrava che non ci fosse più nessuno per me, sembrava di essere rimasto solo. Invece, la musica mi è sempre stata accanto. Grazie ad essa riuscivo a superare gli ostacoli che mi si presentavano.'
'Mi dispiace per i tuoi. Ma..è una cosa meravigliosa il fatto che la musica aiuti il nostro animo a stare meglio, è magico.'
'Già..anche comporre, serve a farti distrarre da tutti i problemi, sei in un mondo parallelo. Nei giorni successivi a quello che è successo, mostravo sempre il sorriso, ma era finto. Con la musica ho riacquistato il vero sorriso, quello che viene da dentro.'
'Wow Justin. Ti capisco benissimo. Anche io, avevo perso il mio sorriso, la mia felicità. Non riuscivo più a dare uno scopo alla mia vita. E' incredibile cosa si può nascondere solo sorridendo.'
Rimasi incredula dal fatto che Justin mi capisse così bene. Ne avevo tanto bisogno. Si, di qualcuno che mi capisse, qualcuno con cui potermi sfogare, con cui poter parlare di ogni cosa.
Poi aggiunsi:' Ho tanta voglia di sentirti cantare,sai?'
Già, non ero più nella pelle di scoprire quale fantastica voce aveva.
'Davvero? Certo. Ti va di ascoltare la prima canzone che ho composto? Non è un granchè, ma rappresenta tutto me stesso.'
'Sembra invitante. Dai, fammi ascoltare.'
Cominciò a cantare acapella, quasi sussurrando per poi finire a un tono normale.
Mi cantò solo un pezzo di quella, che sembrava essere una canzone meravigliosa.
A quelle parole mi commossi, una lacrima mi scese dall'occhio destro.
'Down to earth' era il titolo. Parlava dell'esperienza che aveva vissuto con i suoi genitori.
'Ehy' mi accarezzò la guancia e mi asciugò la lacrima. 'ti sei commossa? non piangere, per favore. Adesso sto bene. Non preoccuparti.'
Subito la mia espressione cambiò, adesso sorridevo. Al suo tocco quasi mi scioglievo.
'Va bene. Hai una bellissima voce,comunque, complimenti. Non faccio per dire, sei stupefacente.' Davvero, non lo dicevo per dire, mi erano venuti i brividi nell'ascoltare quel ragazzo, che sembrava fosse un angelo.
Ad un tratto,le nostre labbra erano sempre più vicine.

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Capitolo 14
*** quattordicesimo capitolo. ***


quattordicesimo capitolo.

No,non ero ancora pronta. Lo conoscevo da così poco, anche se devo ammettere che lo trovavo irresistibile. Comunque sia, avevo anche paura per il semplice fatto che non avevo mai baciato nessuno, e mi sentivo a disagio. 'Per lui sarà facilissimo.' pensai.
Per me non lo era, ero capace di pensare solo alla brutta figura che avrei potuto fare.
A quel punto, mi spinsi più indietro, allontanandomi, anche se non troppo, da lui.
'Ehm..Justin..'
'Scusami, forse sto esagerando troppo. Mi dispiace, non avrei dovuto spingermi così in là. Tu non vuoi baciar..'
Non gli feci finire la frase, perchè non era assolutamente vero ciò che stavo per dire. Così lo interruppi e gli dissi:'
No. Non è per questo. E' che..io..bè, vedi..non sono ancora pronta. Ok? Adesso dovrei andare a casa, è tardi, mia madre mi aspetta.'
'Ma non è per quello che stava per succedere, vero? Voglio assicurarmi di questa cosa.'
'Nono tranquillo, dico sul serio.'
Sapevo fingere piuttosto bene, perchè in realtà il motivo era proprio quello. Mi sentivo in imbarazzo, non sapevo più cosa dire.
'Va bene, ti riaccompagno subito.'
Come era dolce. Non era uno di quei ragazzi che pensavano solo a 'certe cose.' Sentivo di aver trovato qualcuno con cui poter condividere tutto. Si,mi piaceva. Non potevo evitare di pensare a lui e ai suoi magnifici capelli.
Durante il viaggio in macchina,non parlammo per niente, e mi sentii ancora di più imbarazzata. Appena arrivati davanti casa, mi girai verso di lui e gli dissi:' Grazie mille per tutto.'
'Ma figurati,noi ci rivedremo ancora giusto?'
'..Certo,ciao.'
Scesi dalla macchina ed entrai.
'Selena, dove sei stata?' ecco la voce di mio padre, sempre nel momento meno opportuno.
'A fare un giro...'
'Con chi?'
'Da sola, pà. Ho fatto una semplice passeggiata.'
Non volevo dire a nessuno che ero uscita con Justin, non volevo le solite domande, i soliti discorsi, volevo essere libera per una volta.
'Okey va bene.'
Quella sera non avevo molto appetito, così dissi a mia madre che andavo direttamente nella mia camera ad indossare il pigiama.
'Sicura, tesoro,stai bene?' domandò mia madre.
'Si, tranquilla. Solo,non ho fame.'
Salii al piano di sopra, infilai il caldo pigiama e le morbide pantofole. A quel punto, presi la chitarra e cominciai ad esercitarmi, anche con la voce, visto che il giorno seguente ci sarebbe stata la lezione di canto. Volevo apparire al meglio. Non avevo niente da perdere e niente da dimostrare, però non volevo sbagliare qualcosa, ecco. Ogni volta che ascoltavo quel meraviglioso strumento suonare mi venivano i brividi. Amavo troppo la musica, e tutto ciò che la riguardava. Mi sentivo me stessa. Sentivo di poter esprimere ciò che volevo dire più con essa che con le parole.
Già,non ero molto brava a parlare, ma amavo scrivere.
Stavo per mettermi a letto quando sentii il telefono squillare. Era arrivato un messaggio. Aprii la cartella e lessi 'sogni d'oro piccola,a domani.'
Era da parte di Justin. Nessun ragazzo mi aveva mai chiamata 'piccola'. Un sorriso a trentadue denti comparve sul mio viso. Non sapevo cosa rispondere, ma decisi di scrivere semplicemente 'buona notte Justin.' Dopodichè, mi misi a letto e dormii.
Il giorno seguente mi sentivo molto carica, energica. Avevo molta voglia di fare. Scesi giù a fare colazione, mi lavai e mi vestii.
Subito dopo, corsi all'accademia. Ero in anticipo, ma poco importava. Amavo quel posto. Potevo condividere la mia passione con altre persone come me, e non c'èra nulla di più bello di questo.
Appena entrai, mi diressi verso l'aula di canto, dentro già c'èrano due ragazze che aspettavano.
In una delle due, riconobbi Leyla, così le andai incontro e la salutai.
'Hey, ciao! Come stai?'
'Selena! Che piacere vederti, molto bene e tu?' 'Anche io, grazie.'
'Ah, voglio presentarti Camilla, la mia migliore amica. Cami, lei è Selena, una nuova alunna.'
'Molto piacere Selena.' disse Camilla stringendomi la mano.
'Da quanto sei qui?' mi chiese sempre lei.
'Oh, questo è solamente il secondo giorno. Ma già mi piace molto.'
'Ti troverai molto bene, ne sono sicura. Noi siamo qui per ogni cosa ti serva.'
'Grazie mille, davvero. Siete così gentili.'
A quel punto sentii dei passi dietro di me, ma non mi girai per vedere chi era.
A farlo ci pensò qualcun altro. Quando mi voltai vidi Justin. 'Buongiorno Sel.' e così dicendo mi diede un bacio sulla guancia. Poi fece un cenno di saluto anche a Leyla e Camilla.
'Sta per arrivare Tiffany, la professoressa di canto, vado un attimo a mettere a posto i cavi dei microfoni.'
Mentre Justin andava dall'altra parte della stanza a fare ciò che aveva detto, Leyla mi sussurrò in un orecchio ridacchiando 'Qualcuno si comporta da ruffiano, avendo molta confidenza con il figlio del direttore.'
Diventai rossa, scoppiai a ridere e risposi:' Ma cosa dicii! Sempre ridendo disse:' Però c'è qualcosa tra voi..me ne sono resa conto da come lo guardavi.'
'Si vede così tanto? Okey...devo ammettere che mi piace, ma giuro, non c'è niente tra noi.'
'Aah, ci credo poco. Come lo hai conosciuto?'
'Bè, suo padre, mi ha offerto una borsa di studio, ed è stato lui a farmi visitare la scuola. Non dirlo a nessuno,perfavore non voglio che pensino che io sia una raccomandata.'
'Tranquilla, non dirò niente. Wow, devi essere proprio brava, non offre quasi mai queste opportunità. Non vedo l'ora di ascoltarti.'
'Aww. Ne sarò grata per sempre. Questo posto è un sogno. Ah, volevo chiederti una cosa.. Com'è Justin? Visto che tu lo conosci da più tempo..'
'Che dire..è molto gentile. Un ottimo amico. Non lasciartelo scappare. Al giorno d'oggi i ragazzi come lui sono sempre di meno.'
A quel punto arrivò Justin:' Di cosa parlavate?'
'Uh niente, facevamo conoscenza.' rispose Camilla.
'Ti trovi bene con loro? Sono sicuro di si'. chiese lui rivolgendosi a me.
'Certo, sono fantastiche.'
In quel momento entrò la signorina Tiffany con gli altri alunni.
'Buongiorno! Oggi faremo vocalizzi per scaldare la voce, e se qualcuno vuole presentare qualche composizione, lo può fare. Dopodichè, vi assegnerò un esercizio.'
Dopo aver scaldato la voce, riconobbe in me un nuovo volto così mi chiese:' E tu sei..?'
'Selena,molto piacere.'
'Bene, visto che sei nuova e non ti ho mai ascoltata, ci faresti il piacere di cantarci una canzone? Se hai composto qualcosa fai pure, altrimenti quello che vuoi. Lì c'è il nostro piccolo palco con tutta l'attrezzatura, sali pure. Per adesso, canta acapella, poi porterai la base.'
Avevo paura di non essere all'altezza per studiare in quel posto, di non aver abbastanza esperienza, infatti non ne avevo con la musica stessa.
Poi Justin gridò 'Vai Selena, sei bravissima e lo sappiamo tutti!'
Mi girai, gli sorrisi, salii sul palco e presi il microfono.

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Capitolo 15
*** quindicesimo capitolo. ***


quindicesimo capitolo.

Pronunciai le parole della prima strofa, procedendo in modo lento, timidamente. Man mano che andavo avanti, però, l'atmosfera si scaldava ed io mi sentivo sempre più sicura. Continuai con tono deciso ed energico. Vidi Tiffany sorridermi e annuire. Non la cantai tutta, arrivai fino al ritornello. Appena finii tutti gli alunni presenti mi applaudirono, tranne una.
'Non posso credere che facciano entrare gente come te. Torna a casa! Io sono la vera star qui.'
Queste furono le parole da quella ragazza. Era la stessa che mi aveva snobbato durante la lezione di ballo, Hilary.
Non sapevo cosa rispondere, lei continuava ad insultarmi e io cominciavo a crederci. 'Sono davvero così terribile?' pensai.
Io rimasi completamente muta.
A quel punto, intervenne la professoressa:' Hilary! Vai fuori! La tua permanenza qui è sempre più a rischio, ti avverto. E adesso vai.'
Hilary fece una smorfia di disgusto, sia alla prof, sia a me. 'Ma cosa vuole da me.' pensai tra me e me.
Appena uscì dall'aula la signorina Tiffany si rivolse a me:' Una performance incredibile. Il timbro della tua voce, la tua energia. Era molto che non vedevo un talento simile. E la canzone, è una tua composizione?'
'Si, l'ho scritta io.'
'Sono a dir poco sbalordita. Era tutto quello di cui avevamo bisogno qui. Anche per far aumentare il prestigio dell'accademia. Con te, è assicurato. E' scritta molto bene, complimenti.'
'Oh, davvero, grazie mille. Non me lo aspettavo.'
Detto questo scesi dal piccolo palco e Justin mi disse:' Ottimo lavoro.'
Gli sorrisi e lo ringraziai.
La sua voce stava per sciogliermi.
Dopodichè, Tiffany ci assegnò degli esercizi. Dovevamo riunirci in gruppi, da lei scelti, e comporre nuove canzoni che avrebbero rappresentato la scuola, e che sarebbero stati parte dello spettacolo che ogni anno, a Natale, gli alunni mandavano in scena. Non potevo credere che anche io ne avrei fatto parte.
'Come sempre, faremo solo un duetto. Quest'anno i protagonisti saranno.. Justin e Selena. Dovrete comporre una canzone d'amore, ma che parli nello stesso tempo, dell'amore che provate per la musica. Mi aspetto grandi cose.'
Justin si voltò verso di me sorridendomi e io ricambiai il gesto. Mi sentivo così felice, avrei composto con lui.
'Ah, Selena. Tu dovrai anche comporre una canzone da solista, la quale terminerà lo show. Pensi di potercela fare?'
Sgranai gli occhi davanti a ciò che aveva appena detto. Era da così poco che ero lì, e già avevo avuto due parti importanti per lo spettacolo.
'Si, certo che posso farcela. Darò il meglio che posso, ne stia sicura.'
'Mi fido di te, Selena.'
Dopo che fece salire altri alunni sul palco, ci disse di cominciare a lavorare sull'esercizio che ci aveva assegnato.
Io e Justin andammo nell'aula di musica, dove si trovano tutti i vari strumenti.
'Dobbiamo trovare l'ispirazione.' dissi io a Justin.
'Sono sicuro che la troveremo in fretta. Io ho una melodia che mi gira in testa da un pò di giorni, ti va di ascoltarla?' 'Certo. Vai pure.'
Si avvicinò al piano e cominciò, delicatamente a suonare quella che era una melodia molto dolce, ma allo stesso tempo energica, piena di passione.
'Wow. Suoni davvero bene. Mi piace molto. Magari, possiamo cominciare da qui per la canzone.'
'Mi piacerebbe moltissimo. Sono così felice.'
Appuntammo sul pentagramma le note appena suonate. Cominciai a cantare qualche parola, che potesse andare bene con la musica.

'All i need is love,
that's what you give..'
Qui mi bloccai.
Vidi il viso di Justin quasi illuminarsi e continuò al posto mio.

'I'm taking it tonight.
All i need is touch, that's what i feel..'
A quel punto continuai io.
'When you're skin's on mine..'
Intervenne Justin:' Wow. E' sensazionale.'
Avevamo la musica solo fino a quel momento, così la ricantai da capo, mentre lui mi accompagnava con il piano. 'Niente male, davvero. Poi potremmo creare una base più movimentata usando il computer. Sono bravissimo in queste cose.' continuò.
'Certo, faremo un capolavoro!'
'Ne sono sicuro.'
Lo guardai intensamente negli occhi, mi accorsi che il mio cuore batteva più velocemente. Cantando, avendo lui vicino che mi guardava era la sensazione più bella che avessi mai provato. Il canto in se era qualcosa di magico, con una semplice nota, si può arrivare in capo al mondo. Era tutto ciò che contava per me, in quel momento. Poi, avevo anche Justin. Ogni volta che il mio sguardo cadeva su di lui, i miei occhi brillavano. Sentivo qualcosa, ma non sapevo esattamente cosa.
'Sei davvero molto brava. Il tuo è un talento naturale. Sai, il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta. E tu, sei riuscita a far battere il mio.'
Mi sentivo in paradiso.
'Davvero? Oh, grazie mille. Non posso crederci, voglio che questo sia il mio obiettivo. Riuscire a far emozionare le persone.'
Ma prima di tutto, volevo poter esprimermi al meglio con la mia musica. La nostra musica dice chi siamo, dove siamo stati, e dove andremo.
'Ci sei riuscita.'
'Adesso andiamo, è ora di tornare a casa.'
'Certo Selena, ti accompagno.'
Mi sentivo un peso, ogni volta mi portava a casa, non volevo che si sentisse obbligato. 'Ma non preoccuparti, posso anche tornare a piedi, tu va tranquillo.'
'Non ti manderò mai da sola a piedi, ricorda che puoi sempre contare su di me. Capito?'
Detto questo mi sorrise. Il sorriso più dolce che avessi mai visto.
'Capito'. risi.
Arrivai a casa e cominciai a pensare a quello che mi era capitato. Quando vidi Hilary dirmi quelle cattiverie, ripensai ai brutti momenti della scuola. Le persone così, erano in qualunque posto andassi. La loro cattiveria è così insensata. Come poteva giudicarmi, se nemmeno mi conosceva? Mi aveva attaccata fin dal primo momento.
'Essere la ragazza nuova' non è mai bello. Sapevo come ci si sentiva. Tutti gli sguardi puntati su di me, e nient'altro. Le continue critiche, gli insulti. In ogni luogo io andassi, mi sentivo costantemente presa in giro, usata.
Pensavo sempre a cosa ci fosse di così sbagliato in me. Quando ero più piccola, facevo di tutto per somigliare alle altre ragazzine. Io sono sempre stata diversa. Ma questo termine veniva travisato con 'strana' 'nerd' 'incapace.' Man mano che crescevo, capivo che non ero io quella strana. Capivo che sarei stata meglio da sola. Capivo che non dovevo essere ciò che gli altri volevano che io fossi. Io avevo una mia strada, una mia testa, i miei sogni. Queste ultime cose le avevo capite solo recentemente. Ma non è mai troppo tardi per fare la differenza. Stavo cambiando quel lato di me che non mi piaceva, volevo essere sicura di me, volevo credere in me stessa, volevo essere felice.
Ci stavo riuscendo.
Ogni giorno, imparavo sempre più dalla vita stessa e dagli errori commessi. Stavo imparando ad amare la ragazza che vedevo nello specchio, pregi e difetti. Perchè non si può essere capaci di amare qualcun altro, se prima non si ama sufficientemente se stessi.

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Capitolo 16
*** sedicesimo capitolo. ***


sedicesimo capitolo.

Se c'èra una cosa che avevo davvero capito, era che non dovevo più badare ai giudizi altrui, ma pensare solo a me stessa. Dovevo lasciarmi alle spalle tutto ciò che avrebbe potuto farmi star male. La vita è troppo breve per essere tristi. Cosa avevo da perdere? Nulla.
Non mi sarei più sentita come se tutti i passi che facevo, si sentissero persi, senza alcuna direzione. Non sarei stata più la stessa. La ragazza di anni fa, che aveva timore di qualunque cosa, che si sentiva incapace. Perchè, in ogni luogo andasse c'èra sempre qualcuno bravo in qualcosa,e lei non aveva nessun talento speciale. Ora che avevo finalmente trovato la mia vocazione, non mi sarei tirata indietro.
Come al solito, presi la chitarra e cominciai a strimpellarla. Quel suono mi faceva stare così bene. Quando suonavo e cantavo, era come viaggiare stando ferma, era come sognare stando sveglia. Dovevo anche pensare alla canzone da solista. Avevo molta tensione. Ma sapevo che era un'altra occasione. Perchè ogni giorno è una nuova opportunità. Passai tutto il pomeriggio a cercare nella mia testa la canzone perfetta che avrebbe chiuso lo spettacolo. Quella sera non cenai nemmeno. Non avevo molta fame ed ero molto presa dalla composizione.
In sei ore, riuscii a finirla. Per me non era nemmeno uno sforzo. Era tutto così naturale. Già,naturale. E' da questa parola che mi venne in mente tutto il testo. La canzone che ne uscì fuori la intitolai 'Naturally.'
Una base pop, allegra, orecchiabile. Ero fiera di ciò che avevo fatto. Avevo ancora una settimana per terminare l'esercizio, ma io ero riuscita a finirlo in un solo giorno. Comunque, ero abbastanza stanca, così andai a dormire. Il giorno dopo mi aspettavano due lezioni: canto e chitarra. Il giorno seguente, quando entrai all'accademia la prima persona che vidi, fu Justin.
'Buongiorno bellissima. Dai, andiamo subito a completare la canzone che stavamo componendo.'
Queste furono le parole che disse.
'Buongiorno..certo.'
Dopo un'ora passata in sala prove con Justin, ci venne fuori una discreta parte della canzone. Eravamo arrivati al ritornello, completandola solo a metà. Da ciò che scrivemmo, il titolo sarebbe stato 'Music feels better.'
'Niente male, Sel. Mi piace molto. Siamo stati bravi.'
'Si, lo penso anchio. Quando la finiremo sarà perfetta, ne sono sicura.'
'Anche io.'
'E tu, hai cominciato a pensare a qualche idea per la tua da solista?'
'L'ho già finita, in realtà. Mi stupisco di me stessa, ma è così. Ieri, con sei ore di lavoro.'
'Wow, sei formidabile! Nemmeno io riuscirei a fare una cosa simile. Che ne dici, ti va di farmela ascoltare?'
'Va bene.'
La sua opinione mi importava moltissimo. Era molto bravo, quindi mi faceva piacere sapere ciò che pensava. Andai al piano e cominciai a cantarla.
Dopo aver finito disse:' Un ritmo perfetto. E' proprio ciò che serviva per lo show. Andrebbero fatte solo delle piccole modifiche..ti dispiace?'
In quel momento, entrarono la signorina Tiffany, Leyla e Camilla. Tiffany intervenne:' Ehy,Selena, ti ho sentito cantare dalla porta. E' questa quella che canterai allo spettacolo?'
'Si, cosa ne pensa?'
'Che Justin ha ragione. E' perfetta ma necessita di alcuni cambiamenti. Ottimo lavoro, comunque.'
Poi riferendosi a Justin:' Affido a te il compito di migliorarla un pò.' Vidi Leyla e Camilla sorridere, e mi dissero che non avevano mai sentito una canzone così bella. Quasi mi commossi. Poi, rimanemmo solo io e Justin, nell'aula. In mezz'ora modificò alcune parti che riguardavano il suono. Provai a cantarla di nuovo, e non aveva affatto torto. Adesso, si che era davvero perfetta.
Avevo fatto tanti passi avanti e non mi rendevo completamente conto di ciò che avevo ottenuto. Appena finito di correggere la canzone, Justin mi chiese di uscire. Io, naturalmente accettai senza nemmeno un dubbio. 'Dove mi porti?' chiesi io a quel punto.
'Se ti va, possiamo andare a casa mia. Vorrei farti vedere la mia stanza.'
Avevo sentito bene? Casa sua? Mi vergognavo a farmi vedere da suo padre, con lui. Ma, in fondo era sempre stato molto gentile con me, ed era solo un amico. Tutto qui.
'Certo, perchè no.'
'La compagna di mio padre cucina le lasagne. Vuoi rimanere a pranzo? Mi farebbe molto piacere.'
'Le lasagne? Wua, è il mio piatto preferito. Se non disturbo.. va benissimo!'
Non credevo a ciò che avevo appena sentito. Sarei andata a casa di Justin Drew Bieber. 'Tu non disturbi mai. Tranquilla. Adesso, andiamo.'
Uscimmo dall'aula e ci dirigemmo verso la sua macchina. Arrivammo davanti a quella che più a una casa, somigliava ad un albergo. Un grande edificio, con un bellissimo giardino.
'Abiti qui?'
'Si. Vieni, andiamo. Mio padre e Carly, la sua fidanzata sanno già tutto.'
Mi aprì la porta, facendomi entrare per prima. 'Accomodati.'
Sentii delle voci di bambini provenire dal piano di sopra. 'Cos'è questo macello'? domandai a Justin ridacchiando.
'Oh, sono i miei fratelli, Jazmine e Jaxon.'
'Ah, non sapevo avessi...'
'Sono i miei fratellastri. Gli voglio molto bene.'
A quel punto arrivò Jeremy con una donna, che doveva essere appunto Carly. 'Salve, piacere sono Selena.' dissi rivolgendomi a Carly. In seguito Jeremy mi domandò come andassero le cose all'accademia, e gli risposi che era tutto fantastico, stavo vivendo un sogno. Poi, Justin mi portò al piano di sopra, dove c'èra la sua camera. Appena entrai, vidi un muro bianco, con delle note musicali disegnate in nero. Una chitarra, una batteria e un letto matrimoniale stupendo. Sgranai gli occhi.
'Wow, è qualcosa di sensazionale. Meravigliosa.'
'Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Adesso, andiamo a mangiare che dopo ti faccio provare quella chitarra.'
Era un modello fantastico, ero così eccitata all'idea. Appena finito di pranzare, ringraziai i due. Era davvero tutto molto buono.
Il resto del pomeriggio, lo passai, senza accorgermene, a casa di Justin. Suonammo e cantammo tutto il tempo. Non avevo mai vissuto delle esperienze simili, era una sensazione paragonabile a ciò che si prova quando si vola. Si era fatto tardi, era ora di cena, così decisi di andarmene.
'Ehi.. è stata una giornata fantastica. Sono stata benissimo qui con te, ma ora devo proprio andare.'
'Certo, ti accompagno. E..per la cronaca, anche io sono stato benissimo qui con te.'
Era il ragazzo più dolce che avessi mai conosciuto. Mi riportò a casa e dopo aver cenato, mi misi a letto e chiamai Leyla. Dovevo raccontarle quello che era successo. Anche lei, rimase stupefatta. E anche grazie alla conversazione con lei, stavo capendo pian piano, che mi stavo innamorando. Con un sorriso a trentadue denti, mi addormentai.

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Capitolo 17
*** diciassettesimo capitolo. ***


diciassettesimo capitolo.

I giorni all'accademia passarono molto in fretta. Il tempo passava così velocemente, che nemmeno me ne rendevo conto. Il momento dello spettacolo era arrivato e non me ne ero accorta. Quel giorno mi svegliai con addosso molta tensione, ero preoccupata, ma allo stesso tempo non vedevo l'ora di andare in scena. Mi sentivo carica, e non c'èra nient'altro che avrei potuto fare. Mi alzai dal letto cantando.
Per la prima volta nella mia vita non mi sentivo sola. Avevo degli amici meravigliosi. Justin, Leyla e Camilla. Per la prima volta, sentivo che nulla mi avrebbe potuto separare da loro. Erano sinceri e leali. C'èrano sempre per me e non avrei potuto chiedere di meglio. Inolte, ero in un posto dove potevo condividere la mia passione, con persone che sapevano capirmi. Credo che non ci sia niente di più bello. Mi sentivo in paradiso.
Quel giorno lo passai provando le canzoni, preparando i vestiti che avrei dovuto indossare e truccandomi. Era il momento di andare a teatro. Uscii da casa accompagnata dai miei genitori.
Appena arrivammo, entrammo subito. Mentre i miei si sedevano al loro posto io andai dietro le quinte. Leyla e Camilla erano già pronte. Le salutai con un grande abbraccio.
'Pronta? E' il tuo grande momento.' mi disse Camilla.
'Non sono mai stata più pronta di così.'
La abbracciai di nuovo. A quel punto, vidi Justin uscire dal camerino dopo essersi cambiato. Non sapevo più come fosse la nostra relazione. Lui era il mio migliore amico, ma sentivo che c'èra molto di più. Anche lui me lo faceva intendere, ma non sapevo cosa pensare senza parole chiare e dirette.
'Ehy, Selena! Sei favolosa. Saremo bravissimi questa sera.' Mi abbracciò.
'Anche tu, Justin! Si, ne sono sicura.'
Dopo l'abbraccio, lo sentii ancora di più. Si, quel grande sentimento che quando arriva ti travolge, quando meno te lo aspetti. Era l'amore.
Ne ero sicura. Il mio cuore batteva all'impazzata, non potevo resistere. Mi ero innamorata, e non potevo più negarlo. Nei suoi occhi, riuscivo a vedere il mare, eppure erano di color nocciola.
Lo spettacolo cominciò, stava per arrivare il nostro turno, quello del duetto. Ero molto agitata, anche per la presenza di persone abbastanza importanti. 'Andiamo, tocca a noi.' disse ad un tratto Justin.
Camminammo verso il palco, dove c'èrano già due microfoni pronti. Appena ci facemmo vedere, si accensero le luci, sentii il pubblico applaudire. Essere su un palco, era come essere a casa mia. Perchè mi sentivo me stessa. Potevo essere tutto ciò che volevo. Potevo esprimermi nel modo migliore che ci sia.
Tremando, presi in mano il microfono e improvvisando qualche piccolo passo di danza, cominciai a cantare, seguita poi dalla splendida voce di Justin. Ero riuscita a toccare il cielo con un dito. Era tutto ciò che avevo sempre desiderato, anche se non ne ero sempre consapevole.
Alla fine della canzone si spensero le luci, tutto il pubblico applaudì, e sentii anche qualche fischio, qualche urlo. Avevo fatto del mio meglio.
'Siamo piaciuti.'
Sprofondai nelle braccia di Justin con un sorriso a trentadue denti, non volevo più lasciarlo andare. Ma, non era finita qua, dovevo ancora terminare lo spettacolo, con Naturally.
Quando arrivò il mio turno, risalii sul palco, e con ancora più energia della canzone precedente, cantai. Mentre cantavo, avevo il microfono in mano e camminavo ovunque nel palco. Mi avvicinavo e mi allontanavo dal pubblico. Stavo provando delle emozioni indescrivibili. Sapevo che non avevo nulla da temere. Quello era il mio momento. E lo stavo vivendo alla grande. Finita la canzone, la folla era in delirio.
Tornai dietro le quinte, si era conclusa ogni cosa. Vidi Justin venirmi incontro, mi abbracciò fortissimo e dopodichè rimanemmo fermi, l'uno davanti all'altra, vicinissimi.
In quel momento avevo dimenticato anche che avevo vissuto il mio più grande sogno. Il cuore mi batteva all'impazzata. Ad un tratto, vidi le labbra di Justin avvicinarsi sempre di più, e lentamente e dolcemente, mi baciò.

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Capitolo 18
*** diciottesimo capitolo. ***


diciottesimo capitolo.

Rimasi stupefatta, quasi incredula davanti a ciò che mi era appena successo, davanti all'inaspettato gesto di Justin.
Principalmente, non avevo mai baciato nessuno, quindi la prima volta pensavo che sarei stata nervosa. Ma non fu così. Mi sentii come se tutto fosse così naturale. In quel momento esistevamo solo io e lui. Ero come imbambolata.
Ero ferma, davanti a lui, con le sue braccia forti che mi tenevano, come se stavano dicendo che non mi avrebbero fatto scappare.
Ad un tratto 'mi svegliai' da quel sogno, quando mi sentii chiamare.
Mi girai di scatto e vidi di fronte a me la figura di un uomo, alto, moro, vestito con giacca e cravatta. Dava l'idea di essere un uomo d'affari molto importante. Ma non sapevo chi fosse, ne come facesse a conoscermi.
'Salve, sono John Kennedy, produttore discografico, proprietario della 'Star Records'.
Star Records era un'etichetta musicale importantissima, la quale aveva lanciato molti artisti che avevano avuto grande successo. Quindi, sgranai gli occhi. Volevo che arrivasse subito al punto. Gli feci cenno di continuare ciò che intendeva dire.
'Ebbene, Jeremy Bieber mi ha contattato, voleva che io ti sentissi cantare e mi ha detto che hai un grande talento. E non ha torto. Vedi, guardandoti lì, muovendoti e ascoltandoti, l'ho capito. Hai la stoffa della popstar. Sono nel campo musicale da anni, e un talento come il tuo non deve essere sprecato. Che ne dici di firmare un contratto per la 'Star Records'?'
Justin era lì con me, di conseguenza aveva sentito tutto. Io stavo per svenire. Lui mi abbracciò fortissimo e io stavo quasi per urlare.
'Lo posso considerare un 'si'?' Intervenne a quel punto John.
'SISISISI, assolutamente!' Risposi entusiasta.
Quello che stava accadendo superava i miei sogni, spiazzava completamente le mie aspettative. Insomma, tutto ciò che volevo io era solamente cantare, vivendo di emozioni, di musica, giorno dopo giorno. Non avrei mai creduto di poter arrivare a tanto. Adesso avevo una chance, una chance per diffondere il mio messaggio, per farmi sentire, per diventare la voce di qualcuno.
'C'è qualcuno lì fuori che ha bisogno di ascoltare questa storia.' Pensai tra me e me.
Avevo un'occasione, che però aspettavo da molto.
Fare la differenza nel mondo. E adesso, potevo. Perchè attraverso la musica tutto è possibile e niente mi avrebbe più fermato. Chi lo avrebbe mai detto?
'Justiiin, ti rendi conto? Firmerò un contratto con la Star Records!'
'Te lo sei meritato, amore mio. Sono felicissimo per te. Adesso la tua vita cambierà. Io ti sarò sempre accanto, qualunque cosa accada.'
Scoppiai in lacrime, ovviamente di gioia. Era la prima volta, dopo anni che le mie lacrime erano di gioia.
Ero così felice. Quella felicità che si può raggiungere attraverso la costanza, la perseveranza.
Tornai in me.
Justin mi aveva appena chiamata 'amore mio?'
'Justin, ma.. come mi hai chiamata?'
'Amore mio.'
Si girò e vide Leyla e Camilla correre verso di noi, così urlò 'La mia ragazza firmerà un contratto con la Star Records!' Mentre diceva ciò mi indicava con il dito. Aveva detto 'la mia ragazza.'
Come poteva essere accaduto? Troppe cose belle, in troppo poco tempo. Eppure ero lì, con il mio fidanzato, le mie migliori amiche e il mio sogno in mano. La tristezza e la solitudine che mi avevano pervaso negli anni prima mi avevano abbandonato. Adesso, avevo delle persone che mi erano accanto e un progetto molto importante da portare avanti.
'Abbiamo sentito bene?' gridarono Leyla e Camilla.
'Si, proprio così. Non riesco a crederci, sto sognando, vero?' Con due sorrisi a trentadue denti mi strinsero in un forte abbraccio.
'Te lo meriti amica mia. E volevo dirti anche, grazie per essere stata vicina a noi. Hai reso questa parte della nostra vita all'accademia fantastica. Ti staremo sempre accanto, sempre.' disse Leyla.
Fu in quel momento che mi resi conto ancora di più del valore dell'amicizia. Camilla era lì, ad annuire, quasi paralizzata, con gli occhi lucidi.
'Wow..io non avrei mai pensato di poter fare una cosa del genere. Insomma, la mia vita è cambiata moltissimo da quando sono entrata a far parte dell'accademia. Sono la prova vivente che niente è impossibile, che tutto è raggiungibile. Non è mai troppo tardi, e sono fiera di averlo capito. Voglio ringraziarvi, perchè siete le mie prime vere amiche, mi avete dato quel senso di sicurezza e vi voglio bene.'
Mi abbracciarono ancora.
A quel punto, mi girai ancora verso Justin.
'Un grazie speciale va anche a te. Mi sei sempre stato vicino, mi hai supportato in tutto. Te ne sono grata. Hai fatto uscire la parte migliore di me stessa, mi hai reso una persona migliore.'
Mi abbracciò fortissimo, uno di quegli abbracci, di cui si può sentire l'amore. Ero così felice.
'Ma il merito è solo tuo. Con la tua voce, la tua voglia di vivere, la tua energia, hai conquistato mio padre, poi me, poi John Kennedy..e ben presto, il mondo intero. Ne sono sicuro.'
Mi fecero di nuovo capolino le parole di mia nonna 'Se qualcosa va bene, non devi ringraziare nessuno all'infuori di te. Se qualcosa va male, non devi ringraziare nessuno all'infuori di te.'
Magari aveva ragione, ma io mi sentivo in dovere di ringraziare quelle persone che erano ormai parti integranti della mia vita, come Justin e le mie amiche. Non dimenticavo comunque l'appoggio della famiglia. Senza quello, non avrei potuto fare nulla, quindi gliene sono grata.
Era arrivato il momento di fare il saluto finale dello spettacolo. Salimmo tutti sul palco e facemmo un inchino. Gli applausi erano alle stelle. Era tutto finito, così, uscimmo dal teatro e io mi diressi in fretta dai miei genitori, che mi stavano aspettando fuori.
'Mammaa, papàà, firmerò un contratto con la Star Records! Il produttore me lo ha proposto. Io..sono al settimo cielo!'
'Davvero tesoro? Non stai mica scherzando? Sono così orgoglioso di te. Sei arrivata fin qui, hai creduto al tuo sogno e hai fatto di tutto per realizzarlo.'
'Anche voi mi siete stati d'aiuto, grazie.'
'Ma, ricorda che se non avessi combattuto, io non ti avrei lasciato fare musica. Quindi, è tutto merito tuo, complimenti.'
La mamma non riusciva nemmeno a parlare, ci riunimmo anche noi in un caloroso abbraccio.
'Domani vado a prendere il contratto.' dissi loro. Così, salutai Justin che mi stava venendo incontro e tornai a casa.
Per l'agitazione, nemmeno riuscivo a dormire. La notte passò in fretta e la mattina seguente mi precipitai in studio di registrazione, dove mi aspettava Jhon con il contratto. Andai anche con i miei e un avvocato, per farlo controllare. Una volta tutto a posto, firmai quello che era solo un pezzo di carta, ma avrebbe segnato l'inizio della mia nuova vita.

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Capitolo 19
*** diciannovesimo capitolo. ***


diciannovesimo capitolo.

Mi sentivo come se avessi vinto alla lotteria. Insomma, una cosa così non si riesce nemmeno a sognarla! Era sensazionale. Pensavo a tutto quello che mi era capitato prima di entrare nell'accademia. Erano cambiate moltissime cose.
In quel momento il mio 'cosa sarebbe successo se' più grande era..se non avessi seguito il mio cuore, se non avessi lottato, se sarei rimasta dentro le mura di quella scuola. Non sarei arrivata fino a questo punto.Non sarei più stata capace di sognare. Ed era anche per quel motivo, che avevo voglia di dimostrare al mondo che ce l'avevo fatta. Io, Selena Gomez, una normale ragazza newyorkese.
[...]
Dopo aver firmato il contratto discografico, i giorni sembravano scorrere molto velocemente. John, il produttore, mi aveva fatto girare un pò per New York, cantando delle cover, per farmi conoscere. Justin e le mie amiche erano sempre accanto a me, e mi accompagnavano ovunque io andassi.
Mi accorsi che una discreta quantità di persone mi riprendevano, scattavano foto.
In seguito, cominciavano a trasmettermi. Su youtube, su twitter. Prima 10, poi 100, poi 1000 visualizzazioni e crescevano sempre di più. Non potevo crederci, alla gente piaceva ciò che facevo. Mi riempiva il cuore di gioia, perchè io mi impegnavo davvero, in tutte le canzoni che cantavo. Poi arrivò, finalmente quel giorno. Il giorno in cui avrei registrato il mio primo album...
'Selenaaa, sei pronta? Devi andare allo studio di registrazione!'
Quella mattina avevo dormito un pò troppo, cosa strana data l'agitazione.
'Oddio, arrivo mamma!'
Scesi le scale più in fretta che potevo e feci colazione. 'Vado ma!'
Appena varcai la porta, davanti a me vidi Justin, Leyla e Camilla. Mi sostenevano sempre, ero così felice. 'Andiamo amore.' così detto Justin mi salutò con un bacio sulla bocca. Leyla e Camilla, invece mi abbracciarono. Si vedeva, nei loro volti la contentezza. Salimmo nella macchina di Justin e partimmo.
'Sei nervosa?' mi chiese colui che era il miglior fidanzato della terra.
'Ehm,.. abbastanza.'
'Andrà benissimo. Hai talento, e saprai farti valere. Il tuo album di debutto, sarà qualcosa di unico.Inoltre, sarò il primo a comprarlo, anche su Itunes.' disse poi, accompagnando il tutto con una piccola risata.
Era così dolce. Mi aveva certamente tranquillizzata. Entrai in studio, dove c'èra John. Vidi una stanza con un mixer ed un microfono professionali, piùomeno 50 chitarre e il muro rivestito bianco, con qualche nota musicale qua e la. Di certo, la camera dei sogni. Mi sentivo come a casa, perchè era proprio quello il luogo in cui avrei dovuto trovarmi, nessun altro.
'Ti trovo in gran forma! Sarà un successo. Allora, cominciamo?'
'Certo!'
Procedemmo con la prima canzone, che sarebbe stata anche il titolo dell'album.
'Kiss & Tell.'
[...]
Per completare la registrazione dell'album ci vollero circa 3/4 settimane. Ero tutti i giorni in studio, mi ero impegnata moltissimo. Dopo la data di pubblicazione del CD, dovevamo accertarci del numero di vendite. Mentre aspettavo una telefonata da parte di John, accesi la radio e rimasi stupefatta. Di solito, ascoltavo i miei cantanti preferiti, tormentoni e cose così. Quella volta fu diverso. Perchè la voce che si nascondeva dietro la melodia.. era la mia. 'SONO ALLA RADIOO.' cominciai a gridare.
Stavano iniziando a trasmettermi. Stavo avendo successo. Avevo gli occhi lucidi, quasi non riuscivo a trattenermi dal scoppiare in lacrime.
Ad un tratto, sentii il telefono squillare.
'Selena, l'album ha ottenuto molto successo. E non solo a New York. Abbiamo venduto un numero discreto di copie anche in Europa, in Canada, tutti gli Stati Uniti.'
Era ufficiale. Stava accadendo qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

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Capitolo 20
*** ventesimo capitolo(ultimo) ***


ventesimo capitolo.

Dopo aver pubblicato l'album, esso stava riscuotendo davvero molto successo. Quell'anno, sembrava scorrere molto velocemente. Inoltre, avrei dovuto portare in giro per il mondo, il mio primo tour, con canzoni tutte mie. Era una cosa sconvolgente, non mi sarei mai aspettata tutto quello.
Andava completamente oltre le mie aspettative. Ogni volta che andavo in giro, i fans mi riconoscevano, chiedevano gli autografi ed erano contenti, aspettavano, anche delle ore. Tutto questo mi ricompensava moltissimo. Il palco era quel luogo dove potevo essere me stessa, dove vedevo nascere i miei sogni e vedere tutta quella gente sotto mi rendeva davvero felice. Mi bastava vedere i loro sorrisi, per far sorridere anche a me. Loro mi avevano fatto arrivare davvero in alto. Talmente in alto, che mi successe una cosa a dir poco pazzesca.
'Selena, sono John. I biglietti per il concerto al 'Madison Square Garden' sono terminati in trenta minuti.'
Rimasi stupefatta, avevo gli occhi lucidi, e non riuscii a trattenermi dal scoppiare in lacrime, ancora una volta.
Dopo che l'album aveva avuto così tanto successo, era diventato il mio obiettivo, il mio sogno suonare al 'Madison Square Garden', l'arena più famosa di New York. Insomma, tutti i migliori artisti erano stati lì, e per me era davvero un onore.
[...]
Non fu l'unica cosa meravigliosa che accadde quell'anno. Quest'ultimo passò molto in fretta, e mi arrivò una notizia fantastica, incredibile.
Avrei suonato al 'Times Square' l'ultimo dell'anno. Si, avrei festeggiato Capodanno sul palco del Times Square, con tutti i cantanti più famosi, i migliori nel campo musicale. In genere, io ero sotto il palco, ma quella volta era diverso, vi sarei stata sopra, dall'altra parte dell'obiettivo.
Si, perchè avevo combattuto per far avverare i miei sogni, non avevo lasciato che morisse la speranza. Dobbiamo sognare come se dovessimo vivere per sempre, e vivere come se dovessimo morire oggi. Lo avevo imparato. Non ero più la solita ragazza nerd, la solita insicura, quella che odiava a morte se stessa. Avevo anche imparato una cosa importantissima. Ovvero, non si può amare un'altra persone finchè non si ama se stessi.
In quel momento, ero felice come non lo ero mai stata, per la prima volta ero soddisfatta, fiera della persona che vedevo nello specchio. Il cammino per raggiungere la felicità è lungo e a volte può essere molto duro. Ma nessuno aveva mai detto che era facile. Nulla è facile, ma niente è impossibile. Ci vuole speranza, fede, convinzione, determinazione e perseveranza. Ma soprattutto, la cosa che conta di più è l'autostima, la sicurezza, sono qualità che cambiano il mondo.
Avevo smesso di seguire gli altri, avevo cominciato a pensare con la mia testa, e mi aveva ripagato. Avevo imparato a non dare troppa influenza al giudizio degli altri, non sarà mai importante quanto il nostro pensiero. Avevo così tanta voglia di raccontarvi questa storia. Si, perchè sono convinta che a qualcuno di voi serve ascoltarla. Avevo voglia di aiutare qualcuno, come avevano aiutato me. In quella vita, avevo anche imparato un'ultima cosa, ma fondamentale. Infatti, grazie a questo lungo viaggio ho potuto capire che la felicità si può trovare solo nel proprio cuore. Non sta nel soddisfare tutti i desideri.. la felicità non viene da ciò che hai, ma da ciò che sei.
Tutti cercano la felicità, ma mi ero anche resa conto che molti sbagliano, come era capitato a me, cercandola nei piaceri, nel denaro, nelle cose materiali. Per essere felici bisogna accontentarsi di ciò che si ha. La felicità si deve trovare nel presente, vivendo 'qui e ora' la vita, apprezzando ciò che ci ha già donato. Non è mai troppo tardi per fare la differenza.
Insomma, la felicità è anche decisione.
E voi, cosa decidete?



Salve cari lettori, il mio primo *spazio autrice* in tutta la storia. Bè, volevo dirvi che siamo giunti al termine di tutto quanto. Spero che vi sia piaciuto e vi ringrazio molto per avermi seguita! A presto!

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