One Piece Spin Off: Every promise is a debit di Red Robin (/viewuser.php?uid=27269)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Meeting ***
Capitolo 2: *** I am the adult! ***
Capitolo 3: *** A month and nothing more ***
Capitolo 1 *** First Meeting ***
Note:
Ormai ci sto a rota con le note v.v
Per chi non avesse capito, è uno Spin Off di Op...
interamente ZoSan. Scusate, ma anche se non mi piace fare AU del
genere, non ho resistito v.v
Prima di andare avanti, vorrei precisare che la storia non
sarà shota, i personaggi sono tutti maggiorenni, o comunque
hanno raggiunto un’età legale per poter almeno
stare assieme v.v
Vi prometto che leggendola non vi pentirete, soprattutto voi fan del
ZoSan e chi vuole anche SanZo (Non mi piace ma non avrà un
preciso orientamento, o almeno presumo che ognuno possa vederci il seme
e l’uke che voglia <3)
ATTENZIONE: I personaggi potrebbero
rivelarsi alcune volte OOC essendo uno spin off e loro molto
più giovani!
First meeting
Un ristorante, ecco dove era stato
portato il ragazzo dall’insolita capigliatura verde.
Ormai erano giorni che non mangiava, e, dopo aver liberato dei mercanti
da due aguzzini grazie alle sue abilità da
spadaccino, in cambio del favore gli era stato offerto un
pasto. All'inizio non sapeva che il suo pranzo sarebbe stato preso
nel mare, tanto che ci aveva quasi rinunciato, convinto che
lo avrebbero messo a pescare; poi, con suo sommo stupore, si era
ritrovato come se nulla fosse in mezzo al mare, dove aveva visto
levarsi l'insegna di un ristorante completo di tre piani.
Il Baratie,
il nome del posto, sembrava essere a tutti gli effetti un'imbarcazione,
e a giudicare dalle navi ormeggiate era ben più di
un’isola di salvataggio, giacché era probabilmente
un luogo ben conosciuto, e in cuor suo aveva sperato non si trattasse
uno di quei luoghi ‘snob’ dove ogni piatto era
guarnito di cibo che sarebbe andato sprecato. Non che
gl’importasse, ma non era mai stato molto felice di dover
stare attento persino a come pulirsi la bocca né del
vociferare di non avere l’abito giusto. In fondo lui
indossava un semplice paio di pantaloni neri, degli stivali, una
canotta bianca e il suo fedele haramaki verde.
Legato al fianco aveva tre spade di cui andava orgoglioso, e avrebbe
preferito non separarsene una volta entrato.
-Ecco qui.- gli disse, una volta attraccati, il Capitano, un
uomo dall’aspetto tarchiato e la barba lunga brizzolata,
-Puoi andare, ragazzo.-
-E per i soldi?- chiese il giovane spadaccino con fare guardingo. -Mi
è stato offerto un pranzo.- ricordò, facendo
ridere di gusto l’uomo.
-Hai ragione, ragazzo.- confermò quello, tirando dalla tasca
un portamonete di stoffa. -Sono cinquanta Berry, dovrebbero bastare.-
gli fu detto prima che gli venisse messo in mano il sacchetto. -Credo
che con i soldi delle taglie potrai pagarti un passaggio per il
ritorno, noi dobbiamo andare.- salutò così il
giovane, che fece loro cenno con una mano prima di saltare sul
ponte del ristorante ed entrare senza indugi.
Rimase sorpreso nel vedere la grandezza della sala. Anche se si era
aspettato che si trattasse di un ristorante di lusso, mai avrebbe
immaginato che una nave ristorante nell’oceano potesse avere
quelle dimensioni. Venne immediatamente accolto da un uomo
rasato con un fazzoletto arrotolato in testa.
-Benvenuto, caro cliente!- disse, aggiungendo un “Faccia da
totano lesso” sottovoce, facendo accigliare il ragazzo.
-Che? Voglio un tavolo.-
-Ehi, ma i soldi ce li hai, ragazzino?- chiese l’uomo,
guardingo, facendo innervosire il giovane spadaccino.
-Per chi mi hai preso? Non vado in giro a rubare cibo. Dammi un
tavolo.- insistette in tono più alto, tanto da richiamare
l’attenzione degli altri commensali e dei camerieri, prima
che dal piano superiore scendesse un ragazzo biondo con una sigaretta
tra le labbra.
-Che cavolo succede qui? Zeff ha detto di sbattere fuori tutti i
rompiscatole che ha da fare.- commentò, uscendo dal locale
per poi accendersi la sigaretta, mentre quell’uomo rasato
sembrò grugnirgli contro prima di tornare a osservare il
nuovo arrivato.
-Allora? Ce li hai i soldi, ragazzino?- insistette.
-Ti ho detto di sì, sei sordo?- obbiettò il
giovane dalla capigliatura verde.
-Cinquanta Berry non bastano.-
-E io ti dico che ho altri soldi.- rimbrottò. -Ora fammi
mangiare, ho fame.- insistette. Bastarono pochi minuti prima che il
ragazzo si ritrovasse fuori dal ristorante, occhi negli occhi con
quelli azzurri del biondo che, con un fil di fumo che gli usciva dalle
labbra, lo osservava. -Beh? Che hai da guardare?- sbottò lo
spadaccino, rialzandosi.
-Non dovresti parlare così a chi ti darà un buon
piatto di ramen, sai?- ironizzò il biondo con un
po’ di nervoso. -Fammi finire questa.- disse, alzando la
sigaretta per mostrargliela. -E mangerai anche tu.-
A quel dire il giovane si accigliò. -Di', sei
scemo, per caso? Sei solo un ragazzino, proprio come me.-
sembrò fargli notare.
-Sta' zitto, scemo, sono un cuoco anche io, sai.- gli rispose il biondo
con uno sbuffo. -Tu sei uno spadaccino, no?-
-Sì. Diventerò il migliore.- affermò
il giovane senza esitazione, facendo sorridere l’altro.
-Non sei credibile nemmeno tu.- lo prese in giro. -Quindi siamo pari,
aspetta un attimo e ti porto del ramen.-
-Voglio degli onigiri.- rimbrottò il nuovo arrivato,
risoluto, facendo accigliare il biondo.
-Ehi, non credo che tu sia nella posizione di fare richieste. Sei
affamato, accetta quello che uno ti offre.- gli disse, prima di venire
interrotto dalla voce di un uomo che, indossando un cappello da cuoco
altissimo, se ne stava affacciato al balcone del piano
superiore.
-Sanji! Smettila di fumare quella robaccia e torna al lavoro! Abbiamo
dei clienti!- venne richiamato in tono burbero.
-Sta' zitto, vecchio! Anche io ho diritto ad una pausa come tutti gli
altri!- strillò, decidendo di buttare il mozzicone in acqua
e di rientrare senza fare troppe storie nonostante fosse contrario,
mentre gli occhi verdi dello spadaccino lo fissarono.
-Ehi, e tu ti fai trattare così?- chiese quello a braccia
conserte, ma il cuoco si limitò a guardarlo di rimando e a
fare spallucce.
-Dai, entra, la tua ordinazione la prendo io.- gli disse senza troppi
ripensamenti. -Ci penso io a quell’idiota di Paty, i suoi
piatti fanno anche schifo.- commentò, aprendo la porta del
ristorante e aspettando il ragazzo. -Andiamo, non ho tutto il giorno.-
lo spronò, per poi vederlo entrare nel locale prima di lui,
tanto che il biondo chiuse la porta con un sospiro.
-Sanji! Che cavolo stai facendo? Io quello lì l’ho
buttato fuori!- lo aggredì il cuoco che il giovane
spadaccino aveva incontrato pocanzi, venendo ignorato dal ragazzo.
-Sta zitto, Paty, i soldi li ha... e di certo non sarai tu a cucinare
per lui, o gli provocherai un'intossicazione alimentare se gli servirai
le tue schifezze.- replicò prima di raggiungere un cameriere
e ordinargli di far arrivare a lui le ordinazioni dello spadaccino.
-Chi cavolo ti credi di essere, moccioso insolente? Pensi di potermi
parlare così solo perché il capo non ti ha ancora
sbattuto fuori?-
-No, so di
poterti parlare così perché sei il peggior cuoco
di questo ristorante.- obbiettò, incamminandosi verso la
scala. -E forse vederti bighellonare fuori dalle cucine mi
rincuora. Se non altro meno clienti avranno intossicazioni alimentari,
minor pubblicità negativa avremo.- lo schernì,
salendo ormai le scale per sparire al piano superiore, seguito da
quell'uomo, sicuramente pronto a protestare.
-Sanji! Quante volte ti ho detto di non fumare quella robaccia? Ci hai
messo troppo tempo a salire su, quando ti chiamo devi scattare,
marmocchio!- urlò l’uomo dai baffi biondi al
ragazzo appena salito.
-Non chiamarmi marmocchio, vecchio! Anche Paty era giù e
cacciava i clienti con i soldi.- protestò, afferrando una
pila per riempirla d’acqua.
-Quel ragazzino aveva solo cinquanta Berry.- volle precisare
immediatamente l’uomo in risposta all’occhiataccia
ricevuta dal capo.
-Ma non mangia da giorni! Che razza di cuoco sei?!- gli ripose
prontamente il minore, venendo però colpito in testa dal
grande cappello del proprietario.
-Non devi far entrare i clienti senza soldi!- gli venne urlato contro
da quest’ultimo, che si affiancò a lui. -Che
intenzioni hai?-
-Appena finito di mangiare lo butterò fuori io stesso.-
obbiettò.
-Sai bene che non ha soldi.- gli fece notare l’uomo, cercando
di guardare il ragazzo, che non si scompose più di tanto.
-Vorrà dire che sarà mio ospite. Non è
cattivo.- concluse il biondo, decidendo di puntare il suo sguardo
celeste sull’uomo, il quale decise d’ignorarlo con
protesta di Paty.
-Ma, Capo, Sanji ha…- cercò di farsi ascoltare
senza successo, tanto che una mano gli impose il silenzio.
-Sta’ zitto, decido io. Lasciagli fare quello che vuole.-
ordinò, facendo sorridere il ragazzo -Hai anche tu del
lavoro da fare, vedi di muoverti.- gli fu detto, chiudendo il discorso
non prima di aggiungere un ultimo ordine rivolto al minore.
–Sanji, indossa la divisa.-
Nel frattempo, al piano inferiore,
il ragazzo dalla capigliatura verde, guardandosi intorno con
soggezione, se ne stava seduto compostamente al tavolo, le sue katane
erano ancora appese fedelmente al suo fianco. Non era stato spesso in
locali di lusso, forse una volta o due con i suoi genitori, ma non ne
era sicuro. Presto gli venne portato da bere, per poi seguire gli
onigiri richiesti, stupendosi in un primo momento, sostituendo sul
volto sorpreso un ghigno.
“Alla fine mi ha dato retta.” commentò
tra sé e sé, per poi rivolgersi al cameriere che
continuava a fissarlo.
-Che c’è? Vuoi qualcosa?- domandò un
po’ infastidito, mentre quello si avvicinò di
poco, chinandosi verso di lui.
-Il Capo mi ha detto di riferirle che dopo questo pasto sarebbe gradito
vederla fuori di qui, mentre Sanji, il cuoco mi ha detto di riferirle
di ordinare quello che vuole.-
Accigliandosi, il ragazzo guardò l’uomo. Sanji, a
quanto aveva sentito, era quel ragazzo che fumava fuori sul ponte.
-Dì un po’, tu, sei serio?- chiese -Secondo te
cosa dovrei fare?-
A quella domanda il cameriere sembrò deglutire, impaurito.
-Beh… a dire il vero io preferirei che se ne andasse, non
gradirei assistere all’ennesima rissa della
giornata…-
-Ennesima rissa? Lo dici come se qui fosse frequente.- lo interruppe il
minore. Insomma
era o non era un locale di classe? Si
chiese, le risse non sarebbero dovute essere contemplate… o
forse no?
-Beh… vede, qui passano molte persone e molti sono pirati, e
i nostri cuochi non amano vedere chi non paga e scoppiano risse. La
gente qui viene anche per questo... e vedendo le sue spade credo che
verrà presto preso di mira, e il Capo non ama che gli si
sfasci il mobilio.- commentò.
-E Sanji?- chiese divertito il ragazzo. -Se lui è soltanto
un cuoco, con quale diritto mi offre di mangiare qui senza dovermi
preoccupare?-
-Sanji… è uno dei migliori cuochi, e, anche se il
Capo gli ha lasciare preparare il suo piatto, credo verranno preso alle
mani. Se ne vada.- spiegò, concludendo con la sua richiesta
senza mezzi termini, eppure tutto quello che ottenne fu solo la risata
del giovane davanti a sé, il quale non si degnò
di abbassare il tono o mantenere un contegno, tanto che
l’eccesso gli fece sbattere un pugno sul tavolo
più volte nel ridere di gusto.
-Divertente! Credo proprio che resterò per vedere cosa
accadrà, di’ al cuoco di cucinarmi quello che
vuole, io sarò qui ad aspettare finché non mi
sarà calato l’appetito. E digli di prepararsi,
perché forse resterò anche per cena.- il ragazzo
informò in quel modo il cameriere, che, gemendo,
girò su se stesso per informare le cucine del desiderio del
cliente. Cosa che in cucina non piacque molto.
Il ragazzo in sala aveva mangiato montagne di cibo, aveva visto molti
clienti andare e venire e il cameriere chiedergli a ogni portata di
andarsene, per non finire in un litigio, finché non
tirò in terra il proprio grembiule, decidendo persino di
andarsene. Per questo il giovane si sentì in colpa, ma
presto venne servivo dal cuoco stesso, il quale con un sorriso gli
disse di non preoccuparsi, perché era raro che un cameriere
durasse più di due giorni in quel ristorante. E quasi
quest’ultimo lo avrebbe ringraziato, se solo non avesse
trovato lo spadaccino ancora seduto al tavolo una volta arrivato
l’orario di chiusura, lasciandolo accigliato. Decise infine
di raggiungerlo, decidendo di sedersi davanti a lui.
-Hai mangiato tre dolci, cos’altro aspetti?- chiese senza
mezzi termini -Siamo chiusi, ormai. Puoi riprendere la tua barca e
tornare a casa.- commentò, mettendo mano al pacchetto di
sigarette prima di portarsi la stecca alle labbra, tirando una prima
boccata dopo averla accesa. -Ah! Ci voleva proprio!- esclamò
sollevato. -Quel vecchio rompe proprio le palle.- commentò.
-Beh, forse non dovresti fumare, sei un cuoco.- disse il ragazzo dalla
capigliatura verde.
-E allora? Non fumo in cucina, e ho diritto al mio svago.-
replicò. -Per me può dire quello che vuole. Non
è nemmeno mio padre.-
A quel dire, stavolta fu il suo interlocutore ad accigliarsi. -No?
Eppure ci avrei giurato.-
-E perché mai?- chiese il biondo, non aspettandosi un
commento del genere. -Ti sembra che ci assomigliamo?-
-Beh… non lo so.- ammise, facendo spallucce. -Ti chiami
Sanji, vero?-
-Già, e tu?- chiese curioso il biondo, soffiando via un
po’ di fumo verso l’altro. -Conosci il mio nome, mi
pare dovuto sapere il tuo.-
-Roronoa Zoro.- disse, per poi chinare il capo. -Grazie del pasto.
Posso pagarti, non ho solo cinquanta Berry, ma l’uomo che mi
ha dato un passaggio a quanto pare mi ha imbrogliato dopo che
l’ho liberato da un paio di furfanti. Credevo fosse un
ristorante a buon mercato.-
-Non direi, per soli cinquanta Berry non compreresti nemmeno un chicco
di riso.- lo schernì il biondo con un sorriso strafottente.
-Già, ma ho preso le taglie di quegli uomini, quindi posso
pagare.-
-No.- rispose prontamente, tornando a fondere i suoi occhi con quelli
del ragazzo. -Lascia che il vecchio si arrabbi, come ti ho
già detto sei mio ospite e se verremo alle mani tanto
meglio. Non vedo l’ora di far tornare in riga Paty e Carne...
e poi il Capo ed io dobbiamo vedercela.- commentò, facendo
sì che un ghigno si dipingesse sul volto del suo
interlocutore.
-Divertente…- rimbeccò lo spadaccino.
-Già, resti anche per cena?- chiese, anche se conosceva
già la riposta, -Non saranno preoccupati i tuoi genitori?-
-No, me ne sono andato di casa per seguire il mio sogno. Piuttosto
i tuoi, a lavorare in questo ristorante pieno di gente dalla
testa calda…-
-Il Capo una volta era il Capitano di una nave pirata, e ci vuole gente
tosta per mandare avanti questo posto senza che viandanti o vagabondi
ne prendano possesso. Ecco perché i camerieri scappano
impauriti e la gente viene qui più per lo
‘spettacolo’ che per il cibo, anche se siamo i
migliori cuochi che potresti trovare e l’unico ristorante che
ti salva dopo giorni di digiuno.- spiegò, ignorando
volutamente la domanda sui propri genitori.
-Questa è la nostra vita.- commentò, per poi
allentare la cravatta nera che portava sopra la camicia celeste.
-Quindi... se resterò qui potrò catturare qualche
altro bandito?- chiese il ragazzo, cogliendo l’occasione.
-Non vedo il motivo per farlo, noi non facciamo prigionieri,
né abbiamo bisogno di una guardia.- spiegò Sanji.
-E poi, dove vorresti andare a dormire? Il locale non ha letti
disponibili.-
-E se dormissi da te?- chiese quello, e sul viso del biondo comparve
una smorfia.
-E chi ti vuole? Comprati un passaggio, piuttosto!- replicò
quasi indignato.
-Allora riportami tu sulla terra ferma.- insistette Zoro a quel dire.
-Non ho tempo per queste cose, devo lavorare fino a tardi, e non
avrò la capacità di governare un imbarcazione
solo per portarti a terra e tornare qui.- obbiettò. -Se hai
intenzione di restare fa’ come vuoi, ma compra il passaggio a
qualcun altro, più che offrirti un pasto non posso fare.-
spiegò, decidendo di alzarsi.
-Ehi, dove vai?- chiese lo spadaccino, perplesso. -Ti sei offeso?-
-No, devo lavorare, non ho tutto il giorno da perdere come te. Adesso
va’ fuori, tra poco arriveranno a lavare per terra e non
dovranno vederti.- rimbeccò il cuoco prima di sparire su per
le scale.
Al piano superiore le cucine erano
già in movimento. Tutti si stavano preparando ad accogliere
i clienti per la sera, però, turbato da un po’ di
tempo a quella parte, il ragazzo se ne approfittò per
sgattaiolare nella propria stanza e sdraiarsi sul letto.
Aveva bisogno di pensare un po’ in solitudine, senza che
qualcuno gli desse fastidio o che Zeff potesse avere la malsana idea di
farlo allenare nel tirare calci nel vederlo senza fare nulla. Quel
giorno gli era arrivato un ragazzo tra capo e collo che sembrava
volergli movimentare al giornata, e avrebbe funzionato se il Capo si
fosse realmente arrabbiato con lui. Avrebbe voluto che lo facesse,
piuttosto che lasciargli fare ciò che voleva. Erano giorni
che cercava un pretesto per litigare, solitamente era un buon metodo
per capire cosa lo turbava. Non che normalmente gli interessassero i
suoi problemi, ma aveva un grande debito con lui; eppure in quei giorni
sembrava che Zeff lo stesse evitando, e ciò non
gli piaceva per nulla. Solitamente battibeccavano per dimostrarsi quel
loro insolito quanto meno bizzarro modo di volersi bene,
però lui era convinto di non aver fatto niente per far
arrabbiare così tanto il Capo da essere ignorato.
A quel pensiero sbuffò, girandosi sul fianco sinistro e
notando la foto posta sul suo comodino. Con una mano afferrò
ancora una volta una sigaretta e l’accese, mentre con la
destra libera agguantò la cornice che ritraeva lui e il
padrone del locale.
Al
ricordo stirò le labbra in un sorriso. Avevano appena aperto
quel ristorante e aveva giurato di restare ad aiutarlo, eppure,
ultimamente, sembrava che l’uomo non lo volesse
più attorno. Per quanto fosse sempre stato solito
ripeterglielo sin dal primo momento in cui si erano ritrovati insieme,
il tono assunto non erano mai stato così serio. Lui non
avrebbe mai potuto andarsene, pur essendogli stato ordinato di farlo.
Si
girò ancora una volta prima di riposare la cornice e
avvicinarsi alla finestra della camera per ammirare il mare, posando i
gomiti sul davanzale. L’acqua brillava sotto i raggi del
sole, riflettendo tutta la sua luce
sulla superficie dell’oceano; alcune ondine trasportavano di
tanto in tanto quel puzzle luminoso, tranquillizzandolo. Era
quello il suo posto, si disse. Aveva sempre vissuto in mare,
era nato e cresciuto lì, ed ora non poteva di certo
andarsene, per quanto fosse suo desiderio salpare e conoscere mari
ancora non visti. I suoi pensieri vennero però interrotti da
uno sferzare dell’aria sotto di sé, mentre una
voce richiamava il suo kiai 1. Gli
bastò difatti abbassare lo sguardo per trovare il
proprietario della voce, e si accigliò nel vedere quel
ragazzo dalla testa verde con due spade nelle mani e una sorretta con
la bocca, cosa che lo stupì non poco.
Decise di rimanere a osservarlo, in fin dei conti non aveva mai visto
uno spadaccino allenarsi. Le sue tecniche erano unicamente di gambe, in
quanto Zeff gli aveva insegnato a non combattere mai con le sue mani o
si sarebbero potute rovinare, e lui lo sapeva. Le prime volte, da
piccolo, si era tagliato accidentalmente con un coltello più
di una volta e, nonostante fossero ferite da poco conto, ne portava
ancora i segni, tutto a causa della sua inesperienza. Sapeva bene che
avrebbe potuto fare a meno di un arto inferiore o due nei
combattimenti, ma nulla gli avrebbe impedito di cucinare a differenza
della perdita l’uso delle sue mani... ciò
nonostante era piacevole vedere la maestria con cui gli altri usavano
le proprie tecniche, sia nemici che amici. Alcuni dei suoi compagni
cuochi usavano coltelli e, nonostante non condividesse il loro utilizzo
al di fuori dalla cucina, era un qualcosa che lo aveva sempre
affascinato.
Quel giovane, a differenza di molti, sembrava sapere il fatto suo.
Tirava affondi e difendeva la sua posizione, muovendosi molto
velocemente mentre fendeva l’aria, la quale
fischiò molte volte ad ogni tecnica che prendeva vita
tramite i movimenti di quel Zoro. Il suo petto nudo, nonostante fosse
ancora giovane, era già ben formato, e molti muscoli erano
tirati più di quanto non fossero in evidenza al riposo; il
sudore, brillante sotto i raggi solari, gli colava dalla fronte e gli
inumidiva il resto del corpo, rendendolo quasi sovrumano, mentre la
bandana legata in tesa riusciva in qualche modo a oscurargli
l’espressione in volto, riuscendo quasi a incutere timore per
la durezza a cui sembrava dar vita. Quasi non sembrava lui, e
ciò, agli occhi cerulei del biondo, consisteva in un mistero
che lo attirava magneticamente, e Sanji si sentì stranamente
geloso... forse perché non aveva la sua capacità
nel tranquillizzare il proprio animo in un combattimento. Aveva persino
cercato di nascondere la sua fedele sigaretta al suo Maestro al fine di
tirare una boccata rilassante senza risultato, facendosi dominare da
ogni dubbio e paura. E il vederlo quasi gli fece salire la rabbia. Ogni
tecnica era particolare, ogni muscolo veniva flesso con straordinaria
precisione, senza mai tremare.
Non seppe quanto rimase lì a osservarlo, ma era certo di
essere stato visto e, ad ogni occhiata, gli aveva inconsapevolmente
sorriso, quasi a rispondere di non preoccuparsi.
Lentamente
i colori sbiadirono sotto la luce che andava man mano scemando, e i
mozziconi di sigaretta presero ad aumentare, mentre le occhiate
aumentavano, catturando entrambi i ragazzi in un mondo tutto loro. Un
affondo, un sorriso, una tirata di fumo e uno sguardo gentile. Gli
occhi si cercavano, neppure il lieve vento che si era alzato riusciva
più a distrarli, se non di poco.
L’acqua
salata s’infrangeva sempre più contro la chiglia
del locale, arrivando a schizzare sulla piattaforma. Agli occhi del
cuoco, lo spadaccino danzava tra le gocce, mentre lui, con fluidi
movimenti, sperava di evitarle quasi per gioco, frattanto che il muto
contatto della segreta attrazione dei loro cuori, celando loro la
verità, li corteggiava. Quel momento era bello. Infinito,
magico, unico... e sarebbe stato bello se fosse durato per
l’eternità.
Si formò ad entrambi un groppo alla gola, mentre il
desiderio di toccare la pelle diafana dell’uno e quella
più scura dell’altro, venne maledetto. Erano
troppo lontani, per quanto risultò ad entrambiinnaturale.
Sanji non era più incuriosito. Sentiva quel magnetismo
dentro di sé, e una fievole voglia crescente lo spingeva a
voler combattere con lui. Voleva testare la sua forza e conoscere quel
segreto; voleva avere un contatto con lui, danzare al suo stesso ritmo,
ballare quel motivetto magico che i piedi dello spadaccino stavano
eseguendo; voleva unirsi e scoprire quel gioco di fantasia.
Prese un bel respiro nel posare le labbra sulla sigaretta, assaporando
per un momento il fumo dopo aver attraversato il filtro,
ingerendolo una volta pasteggiato nella bocca. Lo aveva sentito
scendere dentro di sé, attraversare il suo collo, sentendo
l’ennesimo sguardo smeraldo posarsi su di lui. E si sarebbe
strozzato se il fumo non fosse già arrivato ai polmoni,
mentre solo la pelle d’oca e un brivido di freddo
attraversarono le sue braccia e la spina dorsale, contemporaneamente.
Era quasi una scossa elettrica, un momento adrenalinico che gli
raggiunse il capo, facendogli rizzare piacevolmente i capelli, per
quanto il volto gentile e ancora un po’ infantile fosse
arrossito con evidente sorpresa; riprese a respirare solo dopo esservi
calmato, lasciando fuggir via dalle narici una nuvola di fumo. Il petto
era a mille e, confuso, non seppe che cosa dire, ma un ghigno da parte
dello spadaccino lo informò di essere stato visto e, forse,
la sua reazione era stata un effetto voluto.
Per quel modo di fare si irritò. Probabilmente gli avrebbe
spaccato la faccia in poco tempo se fosse sceso giù prima, e
lo avrebbe volentieri fatto in quel momento se un bussare alla porta
non lo avesse fatto trasalire; la voce rabbiosa del Capo che lo
richiamava gli giunse alle orecchie, e solo in quel momento,
ridestandosi, si accorse che il mare si era alzato, nonostante il vento
fosse più quieto e le onde avessero ormai perso la loro luce
brillante.
Tornò a guardare dalla finestra verso il basso, scoprendo
quasi amaramente che Zoro era sparito, mentre alcune navi alla sua
sinistra avevano già attraccato, indicando
l’apertura del locale. Svelto, si allungò verso il
posacenere, e, nel rendersi conto di aver fumato almeno un pacchetto
intero di sigarette, storse il naso. Aveva quasi finito i pacchetti di
scorta e non apprezzava aprirne uno nuovo la sera prima. Si
avvicinò alla porta, infine, correndo al piano inferiore
fino in cucina, riscoprendo già tutti al lavoro, e fu in
quel momento che un grembiule gli venne tirato in faccia.
-Sei in ritardo. Stasera lavi i piatti.- lo informò il Capo
con evidente nervosismo nella voce, al quale il minore non
riuscì a non ribattere.
-Perché?! Non l’ho fatto apposta!-
obbiettò. -Tutti qui hanno almeno un giorno di riposo, io...-
-Stai zitto, tu sei un moccioso e, dato che vuoi lavorare qui anche
senza il mio permesso, fai come ti dico.- ordinò Zeff,
ottenendo solo che il biondino, nonostante si fosse legato il grembiule
in vita, si arrabbiasse ulteriormente.
-Non puoi farlo! Sono migliore di tutti loro!-
-Non è vero, i tuoi piatti sono pessimi.- gli rispose
l’adulto con un sorriso divertito. -Tu stasera lavi i
piatti.- insistette.
-No. Sono già Vice Capo Cuoco, non vedo perché io
dovrei...- il ragazzo cercò ancora una volta di ribattere,
venendo però zittito dalla figura dello Chef, che aveva
cominciato ad avvicinarsi pericolosamente.
-Tu stasera lavi i piatti.- disse nuovamente, prima di afferrarlo per
il bavero della camicia azzurra che indossava e sollevarlo di peso
dinanzi agli occhi, -Così impari a prenderti distrazioni non
necessarie, la prossima volta. Va bene fare l’idiota con le
ragazze, ma non va bene se ti lasci distrarre da un ragazzo, facendoci
perdere poi un cameriere.- lo sgridò, lasciandolo andare.
-Sono stato chiaro?!- concluse infine, vedendo Sanji assottigliare lo
sguardo, per quanto nel petto il cuore di quest’ultimo perse
un battito. Zeff credeva che lui... aveva sì un interesse
per il coetaneo, ma non aveva quel tipo di attrattiva.
-È così? Credi che a me interessi un ragazzo?
Beh, sei fuori strada!- rispose prontamente, sapendo che non era bene
provocare il maggiore, soprattutto se di proposito.
-Stammi bene a sentire, moccioso, non m’interessa con chi
vai, ma non puoi mettere a rischio il mio ristorante. E ora vedi di
fare ordine e metterti a lavare i piatti, prima che io decida di farti
tornare a essere lo sguattero di questo posto fino alla fine dei tuoi
giorni.- ordinò minaccioso il Capo, il quale ottenne senza
consenso che il minore lo sorpassasse, premurandosi di urtarlo di
proposito per raggiungere i lavelli, dove alcune padelle già
lo attendevano, prima che lo Chef uscisse dalla sala con evidente
irritazione.
-Stavolta l’hai fatta grossa, ragazzo.- gli venne detto da
qualcuno, rimediandoci solo un grugnito da
parte di Sanji prima che quest’ultimo si tirasse su le
maniche della camicia e aprisse l’acqua. Nel prendere la
spugna si accorse che il sapone era finito e imprecò,
asciugandosi la mano bagnata sul grembiule prima di cercare il flacone
giusto per piatti.
-Non te la prendere, Sanji, in fondo ha ragione il Padrone.- si fece
sentire un altro cuoco dalla barba incolta e un paio
d’occhiali scuri, sorridendogli nel passargli accanto con un
pentolone di sugo bollente. -Insomma, hai sempre fatto come volevi e
messo bocca...-
-Che c’è? Vuoi provare a consolarmi?
Perché fai schifo, al massimo cerchi la lite.-
rimbeccò il giovane con irritazione.
-Idiota, ti sto solo dicendo che prima o poi avresti dovuto affrontare
le conseguenze. Non sei più un bambino.- rispose quello.
-Sai... non ci voleva un genio per capirlo.- sbuffò Sanji,
rialzandosi con una bottiglia di aceto bianco in mano e una scatola di
sapone.
-Lascialo stare, Carne!- si fece sentire il cuoco pelato, Paty. -A
cercare di ragionare con lui ci rimetti solo. E’ uno scemo
con il moccio al naso.-
A quel dire il suddetto ragazzo tirò nel lavello la spugna
che aveva ripreso per poi raggiungere l’uomo a grandi falcate.
-Che cosa vuoi, cuoco di seconda scelta? Invidioso perché un
ragazzino ti ha rubato il posto che tanto volevi?!- chiese. -O forse
vuoi assaggiare i mie calci?-
-Devi solo provarci, moscerino!- lo provocò quello, venendo
affiancato dall’altro cuoco con gli occhiali.
-Piantala, Sanji, non sei forte come il Capo. Potresti perdere, questa
volta!- gli disse, rimediandoci un altro grugnito da parte del minore.
-Potrei battervi già ora e anche in coppia, sfigati. Per due
come voi non basterebbero nemmeno diecimila anni di allenamenti!-
rispose il giovane cuoco.
-E allora fatti sotto!- gli venne detto infine, e, senza
farselo ripetere una seconda volta, il minore attaccò con un
poderoso calcio.
Al piano inferiore, la sala del ristorante era già
piena di clienti. Molte erano coppie, a differenza del giorno, dove si
poteva trovare anche qualche famiglia o pirati di vario genere.
Zoro si era seduto allo stesso tavolo di quel mattino, aspettando che
qualcuno prendesse la sua ordinazione o che arrivasse addirittura
Sanji. Si mosse frustrato sulla sedia, sbuffando. Non aveva fatto che
pensarlo per tutto il tempo in cui si era allenato, e non si era
sentito poi molto più tranquillo quando lo aveva scoperto
affacciato alla finestra ad osservare proprio lui. Aveva persino
rischiato di arrossire come un poppante nel momento stesso in cui gli
aveva sorriso, e si era sentito stranamente in imbarazzo,
giacché nessuno lo aveva mai guardato con
quell’interesse. E, accidenti, c’era stato molto
altro, in quegli occhi celesti. Ne era certo: nello sguardo di quel
ragazzo c’era più di quanto lui stesso desse a
vedere, per quanto fosse maledettamente bravo a mentire.
Una
mano sbatté violenta sul tavolo, provocando un rumore
sinistro sul legno, ma non fu l’impatto a distrasse il
ragazzo, bensì l’evidente crepa che si era formata
sul piano. Gli occhi verdi si puntarono prontamente verso
l’uomo dai lunghi baffi biondi, ridicolmente legati con delle
trecce che avrebbero fatto ridere chiunque se la sua mole e la sua
palese irritazione non avessero incutito timore.
Stranito, il più giovane aggrottò la fronte dopo
il breve stupore, notando che l’uomo stava afferrando la
sedia del tavolo più vicino per potersi sedere accanto a
lui. I suoi occhi lo stavano sondando, non solo li sentiva su di
sé, ma quello non sembrava farsi problemi nel guardarlo
dall’alto al basso con quel cipiglio poco cordiale. La cosa
lo fece spazientire, tanto che si ritrovò a sbuffargli
contro.
-E allora?!- chiese infine. -Che cavolo stai guardando?-
Nulla, non ottenne risposta, se non una breve occhiataccia dalla sua
muta compagnia, la quale non sembrava affatto contenta della sua
presenza, ne era certo; se l’uomo avesse potuto, lo avrebbe
sbattuto fuori... ma probabilmente qualcosa o qualcuno glielo stava
impedendo.
Infine, su quel viso comparve un sorriso sgradevole, mentre un lieve
accenno di rilassamento apparve nei suoi occhi, come un piccolo lumino
che lo tranquillizzò in parte, facendo però
insospettire il giovane.
-E allora?- chiese nuovamente lo spadaccino, ottenendo una pacca sulle
spalle prima che l’uomo, muovendosi sulla sedia, accavallasse
la gamba di legno sulla coscia.
-Tutti presuntuosi e impazienti, i ragazzi di oggi.-
commentò l’uomo. -Dovrei cacciarti, sai? Per colpa
tua ho perso uno dei miei migliori camerieri. Forse l’unico
che sapeva prendere una maledetta ordinazione.-
-E allora perché non mi cacci?- fu la pronta risposta del
ragazzo. -Non sarebbe la prima volta, quest’oggi, e non vedo
il motivo per non farlo.- proseguì Zoro, dando vita ad un
ghigno strafottente qualche attimo dopo. -Ma tornerei. Sanji mi
verrebbe a riprendere.- affermò, facendo ridere
immediatamente il maggiore.
-Certo, ragazzo, credi quello che vuoi. Sanji è solo un
moccioso, questo locale è mio. E lui fa quello che dico.-
-Non credo, quest’oggi sono rimasto.- affermò lo
spadaccino.
-Per mio ordine. E la voglia di gettarti a mare è tanta, ma
purtroppo devo chiederti un favore.- ammise.
A quel dire, Zoro si ritrovò totalmente spaesato.
Perché una persona tanto ostile avrebbe voluto indebitarsi
con lui? Il locale sembrava ben difeso, quindi non sarebbe servita
molto la sua spada, senza contare che gli uomini di quel posto, giovane
cuoco a parte, erano quasi troppo corpulenti, e la sua figura asciutta,
anche se ben allenata in maniera evidente, sarebbe risultata poco
credibile.
-Vuoi ascoltare o no?- chiese la voce burbera del suo interlocutore e,
senza pensarci su, si ritrovò ad annuire, lasciando che
l’altro proseguisse.
-Non mi sembri troppo un sbandato e, in caso, non
m’interesserebbe molto. Voglio solo che porti via di qui
Sanji.- gli disse con sorpresa.
-Portare via... cosa dovrei fare?- domandò immediatamente
con palese stupore. -Io che c’entro con quello lì?
Nemmeno lo conosco.-
-Lo so, ma difficilmente sbaglia nei giudizi, quel moccioso. E lui
vorrebbe realizzare il suo sogno.- spiegò lo Chef, -Ma senza
una spinta non se ne andrà mai da qui.-
-E cosa le importa? È una sua scelta, non sono una
crocerossina.- fece notare.
-No, ma credo che abbiate pressappoco la stessa età. Non
importa quanto ci metterai, in cambio potresti restare qui e mangiare
quello che vorrai, affrontando ogni pirata con le peggiori intenzioni
che entra da quella porta.- cercò di convincerlo
l’uomo.
-E sentiamo, perché dovrei accettare?- chiese il minore, e
avrebbe ottenuto risposta, se proprio in quel momento il soffitto della
sala non avesse ceduto dietro di lui, provocando un copioso polverone,
provocando grida di paura e stupore ai presenti.
-Ma che diavolo succede qui?!- strillò prontamente il
padrone del locale, alzandosi in piedi per raggiungere i tre presenti
tra le macerie, mentre i resti di quello che sembrava un piano cottura,
del cibo e un rivolo d’acqua dal piano superiore li
imbrattò. -Dico io! Vi sembra questo il modo? Litigare in
cucina mentre io non ci sono, ora dovete pagarmi i danni!-
continuò infuriato.
-Ci scusi, Capo...- disse uno dei due uomini, mentre anche
l’altro sopraggiunse con una giustificazione che venne
prontamente zittita dallo Chef.
-È un miracolo che non ci fossero tavoli qui!- insistette.
-Sì, Capo, ma vede... Sanji...- Paty provò a dare
la colpa al più giovane, il quale protestò
prontamente.
-Non è affatto vero! Mi hanno provocato loro!-
-Non m’interessa! Ripulite tutto e venite in cucina!- fu
ordinato loro, mentre i tre, ancora seduti in terra a massaggiarsi i
punti dolenti, si guardarono in cagnesco. A interromperli fu lo
spadaccino, che cominciò a ridere.
-Davvero divertente, questo posto!- ammise, prima che, rivolgendo anche
lui uno sguardo infuriato, il biondo si alzasse e lo calciasse, per
quanto lo spadaccino si rivelò abbastanza veloce da
scansarsi in tempo. -Troppo lento!- lo prese in giro, vendo
però colpito da un secondo calcio.
-Ma abbastanza veloce per te.- gli fu risposto dal biondo, prima di
afferrare le posate che lo spadaccino aveva sul tavolo per poter
raccogliere il cibo caduto in terra. -Guarda che spreco.-
commentò, riponendo lo spezzatino nella pentola.
-Ehi! Non mischiarlo con il cibo buono!- gli fu detto prontamente da
Carne -È uno schifo!-
-Potevi pensarci prima di provocarmi, ora non ti aspetterai mica di
buttarlo via!- rimbeccò il minore.
-Di certo ai clienti non serviamo robaccia.- rispose Paty.
-Lo mangerò io, non c’è problema.-
Nel sentire quel botta e risposta, l’altro ragazzo si
accigliò.
-Ohi, non farai sul serio... sarà pieno di schegge di
legno.- si fece sentire.
-Giusto! Diglielo anche tu.- lo sostenne uno dei due uomini, i quali
anche loro avevano iniziato a far spazio nella sala. -Chi lo capisce
è bravo... nemmeno il Capo riesce a tenerlo lontano dagli
scarti immangiabili. Finirà per ammazzarsi, prima o poi.- a
quel commenti gli occhi smeraldini tornarono a osservare il ragazzo,
evidentemente provato nel vedere quel cibo in terra, per poi notare un
rivoletto di sangue dalla testa e i numerosi tagli, i quali non
mancavano nemmeno agli altri due cuochi, però credette che
il suo malessere fosse dovuto a quel taglio alla testa.
-Non
sarebbe meglio lasciar perdere? Forse ti sei fatto male...-
-Fatti gli affari tuoi, nessuno ti ha chiesto nulla.-
sbuffò, e qualche attimo dopo una risata si fece udire alle
sue spalle.
-Lascialo perdere, quando il padrone è arrabbiato per i suoi
casini diventa più scontroso del solito.- fu detto allo
spadaccino, il quale non si accorse che nel frattempo il ragazzo aveva
raccolto ogni ‘briciola’ e raggiunto le scale,
facendolo accigliare.
-Ti consiglio di andartene.- commentò il cuoco che Zoro
aveva già conosciuto ore prima. -Più resti qui,
meno lavoreremo in pace. Quei due litigano a causa tua.-
-Che strano, l’ultima persona che l’ha detto si
è licenziata stamani.- rispose prontamente lo spadaccino,
-Forse tra qualche ora avremo il piacere di vederti uscire di qui,
anche perché il tuo Capo mi ha offerto di restare. E a me
serve una stanza.-
-Che storia è mai questa?- chiese l’altro uomo,
accigliandosi prima di scambiare uno sguardo interrogativo con
l’altro.
-Non lo so, chiedete a lui. Il vostro amico voleva far arrabbiare il
vostro Capo, ma a quanto pare lui sembra aver piacere nel vedermi in
giro.-
-Sii più chiaro.- ordinò l’uomo con la
testa rasata. -O ti faccio sputare tutto con le maniere forti.- e a
quel dire il minore non poté fare a meno di ridere ancora
una volta, mentre tutti e tre ignorarono il vociferare alle loro spalle
che era ormai aumentato.
-Non credo proprio, a giudicare dalle pedate maggiori dei lividi del
vostro avversario, vi siete già fatti umiliare da un
ragazzino.- commentò ridacchiando, tornando al suo posto e
notando posata mancante. -Vedete piuttosto di portarmi una forchetta,
un paio di onigiri e della carne con tanto di salsa sopra.- disse loro,
sedendosi, ma non ancora completamente girato verso il tavolo non si
accorse del piatto che venne posato davanti a sé, e
sussultò poiché era stato poggiato sul tavolo fin
troppo forte.
-Mangia questo e sta’ zitto.- disse la voce dietro di lui,
facendolo girare del tutto, scoprendo così un’aura
propriamente non positiva proveniente dal suo coetaneo.
-Ehi... non avevi detto “Ordina quello che vuoi”?-
chiese con un po’ di timore.
-Sì, purché non fossi rimasto qui fino alla fine
dei tuoi giorni.- rispose il biondo.
-Non ho mai accettato.- si risentì prontamente
l’altro, rimediandoci uno schiocco di lingua.
-Idiota, è anche a causa tua se sono stato buttato fuori
dalla cucina.- e nel sentirlo dire, lo spadaccino sembrò
illuminarsi.
-Non lavori? Allora siediti.- lo invitò sorridente, ma un
ennesimo cipiglio poco cordiale gli venne lanciato dal biondo, prima
che quest’ultimo se ne andasse senza dire una parola,
lasciandolo con un sospiro.
Il resto della serata
passò abbastanza tranquillamente. Il soffitto era stato
riparato e la clientela stava via via scemando, e fu in quel momento
che Zoro vide tornare il padrone del locale, che si sedette a tavola
con lui.
-Non ha risposto alla mia domanda, prima, e non credo che rimanere qui
sia una buona idea. Sanji sembra detestarmi ora.- si fece sentire per
primo il più giovane, facendo compare ancora una volta il
sorriso sul volto dell’uomo.
-È naturale, ciò che io detesto lui lo adora e
viceversa... siete incontentabili, voi mocciosi.- rimbeccò
l’altro, divertito.
-Già. Non credo che resterò, non
c’è motivo per farlo.-
-Invece c’è. Potresti diventare il suo primo
amico. Insomma, uno della sua età.- fece notare
l’uomo al giovane spadaccino, che sbuffò.
-Non mi sembra un buon motivo. Nemmeno lo conosco. Dammi un buon
perché.-
-Perché lui ti
piace.- fu l’unica risposta che Zoro ottenne dal maggiore.
1 Kiai:
La parole vuol dire sia Grido,
sia Separazione
degli spiriti, se siete andati a controllare su internet,
potete fidarvi di me, ho preso la definizione precisa precisa dal mio
libro di Judo: Da cintura bianca a cintura nera di Tommaso Betti-Berutto
Salve gente! Vi piace questo primo
capitolo?
Sarò sincera, doveva essere un capitolo auto-conclusivo di
12 pagine, invece non sono riuscita a convogliare ogni idea in
così poche pagine e infine... beh, ho dovuto optare per un
massimo di 5 capitoli (Lo spero °-°) al fine di
ottenere un buon lavoro. E... promesso! Non vi farò pentire
di aver letto questo primo capitolo <3
Siate buoni sostenetemi e lasciate un commentino.. insomma, sono
curiosa, voglio sapere che ne pensante! Se no come faccio a scrivere se
non piace il punto in cui sono arrivata? °-°
Vi aspetto numerosi *w*
Dona
l’8% alla causa pro recensioni
Farai felice un milione di scrittori
E me XD!
|
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Capitolo 2 *** I am the adult! ***
Note:
Ed eccomi a voi, finalmente con il secondo capitolo di questa storia
<3 Che dirvi? Nulla di che, solo avvisarvi che nei prossimi
capitoli. Non necessariamente in tutti, neanche in questo, potreste
trovare Più ZoSan o SanZo dei precedenti in quanto i pg si
alterneranno ai ‘ruoli’ a seconda della situazione.
Ho dovuto avvertirvi per correttezza avendo, stranamente, iniziato il
3° capitolo^^^
Ci
vediamo con le note finali!
Non
demordete, presto avrete gli aggiornamenti di: The
secret of his love (Capitolo6)
e Tra
sogno e realtà (Capitolo
2)
I am the
adult!*
Era
ormai notte inoltrata quando qualcuno venne a disturbare il sonno del
giovane cuoco, che da poco era riuscito a raggiungere il proprio letto.
Il mozzicone di sigaretta appena spento nel posacenere accanto al suo
letto fumava ancora, mentre nella stanza, nonostante la finestra
aperta, aleggiava ostinato l’odore del tabacco, aspro a un
naso non abituato.
Sanji si mosse un po’ nelle lenzuola, lasciandosi scappare un
gemito quando, non riuscendo a stiracchiarsi come voleva,
incontrò un ostacolo alla sua sinistra; tirò un
calcio nel sonno senza accorgersene, spalancando gli occhi quando una
voce, che di sicuro non era la sua, si lamentò apertamente.
Svelti,
gli occhi cerulei guizzarono nel buio per cercare l’origine
di quel grido, mentre, nello sporgersi verso il proprio comò
alla ricerca dei fiammiferi, trovò
quell’indesiderato ospite che poco dopo, sotto il fascio di
luce lunare, riconobbe come lo spadaccino a cui aveva servito i pasti
fino a qualche ora prima. E fu spalancando le propri iridi che si
allontanò il più possibile, nonostante il braccio
ben piazzato e asciutto cercasse di tenerlo al letto con la schiena
ancorata contro il suo petto.
Il biondo gemette ancora una volta prima di riuscire a voltarsi per
prendere il toro per le corna, ovvero svegliando l’altro
ignaro di dover affrontare una dura sfida. Sospirò. Aveva
un’intera giornata di lavoro davanti a sé, non
aveva possibilità di molte ore di sonno e
quell’idiota, a suo parere, non lo stava aiutando, ma con un
ghigno ideò il migliore dei piani, il più
infallibile: usare i fiammiferi.
Tornò a guardarsi attorno, certo di potersi orientare e
individuare la propria scatola, sorridendo infine quando il braccio
riuscì persino a raggiungerli, ma fu un po’ deluso
non appena l’altro, svegliandosi, lo fissò
intensamente, sbadigliando come se nulla fosse.
-Che c’è? Non riesci a dormire?- gli venne
chiesto, come se per lui fosse normale trovarsi nel suo letto, e
ciò fece letteralmente incazzare Sanji. E avrebbe urlato se
non fosse stato certo di svegliare il vecchio Zeff e di doversi
ritrovare a far fronte alla sua rabbia e ai suoi calci.
-Dico, ma sei scemo? Che ci fai nel mio letto?- chiese il giovane
cuoco, cercando la calma più assoluta dentro di
sé. -Avresti dovuto farti dare un passaggio e tornare sulla
terra ferma.-
-No. Quel vecchio mi ha offerto un lavoro.- rispose lo spadaccino con
semplicità.
-Già, ma non mi aspettavo che accettassi, e poi...
perché cavolo ti trovi nel mio letto?- sbuffò
l’altro. -Se non avevi un posto potevi dormire sui tavoli.-
-E perché mai, quando il tuo letto è
così comodo...- e a quel dire Sanji sembrò non
reggere più il suo interlocutore, tanto che gli
tirò un calcio talmente forte da farlo capitolare in terra
con un sonoro tonfo e una pronta lamentela.
-Ma sei impazzito?! Mi hai fatto male, brutto idiota!-
s’infuriò a sua volta l’altro ragazzo,
facendo sì che un ghigno divertito apparisse sul volto del
biondo.
-Ben ti sta, questo è il mio letto e non apprezzo intrusi, a
meno che non siano delle belle ragazze avvenenti. Nel tuo caso: sei
brutto e di poca classe... e mi stavi toccando.- sembrò
volerlo informare con palese irritazione, decidendo di mettere
nuovamente mano al suo pacchetto di sigarette. Ormai era sveglio, tanto
valeva approfittarne per farsi una fumata.
-Ehi! Non avrai mica voglia di appestare nuovamente la camera? Stava
iniziando a diventare vivibile.- si
lamentò ancora il giovane spadaccino, venendo fulminato nel
buio dagli occhi cerulei dell’altro.
-È la mia camera. Se non ti sta bene esci di qui!
Molestatore.- obiettò sulle sue quest’ultimo,
rimediandoci un sibilo.
-Per tua informazione, non ti
stavo toccando.- volle giustificarsi il ragazzo dalla capigliatura
verde.
-E allora cosa stavi facendo? Mi avevi preso per un peluche?- chiese il
biondo, sfregando con la destra la capocchia rossa del fiammifero sulla
scatola, illuminando la camera per qualche secondo prima di portare la
fiamma al limitare della sigaretta già pronta tra le sue
labbra per tirare una boccata di fumo. Immediatamente
pasteggiò nella bocca prima di mandare giù la
nuvola di fumo che poi rilasciò con un sospiro di piacere,
sotto lo sguardo disgustato dell’altro.
-Che schifo.- commentò Zoro.
-Fatti gli affari tuoi, molestatore.- commentò ancora una
volta il biondo, accendendo un secondo fascio di luce per poter
illuminare la stanza tramite la candela della lampada ad olio, la quale
diede loro modo di osservarsi in viso.
-A dire il vero ho provato a svegliarti in tutti i modi.- lo
informò lo spadaccino. -Sembravi agitarti nel sonno... sai,
come se stessi avendo un incubo, e solo quando...-
s’interruppe di nuovo e arrossì vistosamente,
distogliendo lo sguardo per l’imbarazzo. -Insomma, quello
è stato l’unico momento in cui ti sei rilassato.-
concluse infine, e stavolta fu il biondino ad arrossire e a guardare
altrove.
-Che cavolo vai dicendo? Solo i mocciosi hanno gli incubi... la notte
mi muovo spesso.- bofonchiò l'altro a quella rivelazione,
cercando di non ammettere nemmeno a se stesso che in effetti la sua
mente era ritornata a quei giorni spesi tra la fame e la solitudine su
quell'isola.
-E sentiamo, tu non saresti un moccioso? Fumi ma non hai nemmeno un
accenno di barba, hai ancora il volto di un bambino.- lo prese in giro
lo spadaccino, più che irritarlo che altro.
-Ehi! Guarda che ho sedici anni, è normale non avere ancora
la barba, però quando l'avrò...- ma il biondo non
poté continuare a parlare che una risa da parte del suo
interlocutore lo irritò. -Che c'è?-
-Abbiamo la stessa età. E sinceramente a me cresce dai
tredici, massimo quattordici anni. Torna a dormire che è
meglio.- gli fu infine detto da Zoro, che finalmente si alzò
da terra per raggiungere ancora una volta il letto, venendo
però prontamente fermato da una mano del biondo.
-Fermo lì, se proprio vuoi dormire in questa stanza resti
steso a terra.- mise a condizione il giovane cuoco, rimediandoci uno
sbuffo.
-Te la sei presa? Guarda che è normale fare brutti sogni.-
-Stai zitto e resta lì. - insistette il ragazzo, prima che
l’altro seguisse l'ordine dato per poter così
tornare entrambi a dormire.
-Sanji, posso farti solo una domanda?-
-Che vuoi?- chiese scorbutico il biondo, andando a spegnere la
sigaretta nel posacenere.
-Hai... davvero mangiato quella schifezza piena di segatura?-
domandò lo spadaccino, riferendosi allo spezzatino.
-No. Stavo per separare il commestibile dal non, ma poi il vecchio l'ha
buttato via.- rispose il ragazzo, sdraiandosi completamente sul proprio
letto.
Quel giorno il cielo era particolarmente cupo, ma, nonostante le nuvole
nere coprissero il sole, non aveva ancora piovuto e i pochi clienti
presenti sembravano aver fretta di tornare a casa o di andarsene
semplicemente altrove. Dato il poco da farsi, molti dei cuochi avevano
colto la palla al balzo per prendersi una giornata libera, mentre
Sanji, insieme ad era rimasto nella cucina.
Zoro, invece, si trovava ancora una volta sulla piattaforma per
riprendere i propri allenamenti, poiché forse, aveva
pensato, senza quel ragazzo sarebbe riuscito a concentrarsi.
Scattò in avanti e fece un affondo, prima di eseguire al
completo un'intera tecnica, rischiando di rovinare il ponte, certo che
il Padrone non avrebbe gradito.
Si
passò un braccio sulla fronte accaldata, catturando in quel
modo alcune goccioline di sudore che scendevano lungo le tempie,
strabuzzando però gli occhi quando invece si rese conto che
si trattava di una lieve pioggerellina che, nonostante tutto, lo
rinfrescava; decise dunque di sbrigarsi, così da non
rischiare di ammalarsi o ritrovarsi in seguito in grossi guai se
l’acqua fosse aumentata.
Attorno
a lui le onde avevano già cominciato ad ingrossarsi
più del dovuto, mentre il mare, ormai oscuratosi sebbene
apparisse stranamente luminoso, aveva iniziato a riversarsi sulla
piattaforma di legno, rischiando quasi di farlo scivolare a causa
dell’oscillazione; fu proprio in quel momento che
notò con la coda dell’occhio le navi pronte a
salpare, alcune dirette già al largo, e si
affrettò a rientrare nel locale, incrociando il giovane
cuoco, stranamente senza sigaretta, sulla soglia.
-Svelto,
stiamo per chiudere tutto.- gli intimò frettoloso, tirandolo
lui stesso all’interno del ristorante con ben poca grazia
prima di chiudere a chiave la porta e posare su di essa
un’asse di legno per sprangarla. -Aiutami.- gli disse,
passandogli alcuni chiodi per cominciare poi a batterli con il
martello, poco pratico.
Notandolo,
lo spadaccino gli sfilò svelto l’oggetto di mano
per rendersi utile e pensarci lui stesso, inchiodando alla svelta
l’asse; Sanji si stupì e ne fu persino un
po’ invidioso, ma non c’era tempo per le liti,
tanto che si affrettò a posare un’altra tavola
spessa contro la porta, facendo in quel modo capire all’altro
di darsi una mossa.
Dietro
di loro, i cuochi si stavano sbrigando a metter via tavoli e oggetti
che avrebbero potuto rompersi facilmente, mentre altri sprangavano
porte e finestre; dal piano di sopra si potevano sentire i passi
frettolosi del resto degli uomini e i richiami del Capo, che intimava
loro di muoversi e di fare un lavoro curato e pulito.
Una
volta certi di aver sigillato e rinforzato l’entrata del
ristorante e aver protetto i vetri alle finestre, si avviarono al
secondo livello, e, non appena li vide, Zeff li mandò
prontamente a sprangare quella che era ormai diventata la loro stanza,
seguendoli lungo il corridoio. -E
datevi una mossa! Presto qui si scatenerà l'inferno e
dobbiamo cercare di spostarci!- gridò a tutti loro, mentre
pochi uomini sul ponte, legati ad una cima, tiravano via l'ancora per
poter partire.
-Perché spranghiamo il locale, se poi ci spostiamo?- chiese
Zoro, seguendo il giovane cuoco nella stanza per poterla chiudere.
-Perché così evitiamo che l'acqua entri in caso
rimaniamo coinvolti nella tempesta.- spiegò il biondo,
posando un'asse sulla propria finestra. -E poi è saggio
proteggere l'interno, al fine di non dover ricompre gli oggetti
né farci male noi a causa di piatti o coltelli che posso
risultare pericolosi. Ecco perché fissiamo anche tavoli e
sedie e chiudiamo ogni sportello.-
-Sì,
ma perché avete spostato il mobilio?- insistette.
-Così
possiamo muoverci più facilmente.- rimbeccò Sanji
con uno sbuffo, osservando distrattamente la faccia stralunata dello
spadaccino. -Il ristorante ha il timone situato in una sala controllo
al centro del primo livello. Nel caso in cui rimaniamo coinvolti in
qualche tempesta, alziamo le pinne sottostanti al ristorante, che
servono per muoverci, per poterci stabilizzare.- si ritrovò
a spiegare infine, lasciando l'altro tra lo stupido e un po' perplesso.
-Figo!- si ritrovò a commentare poi Zoro. -Questo
è un super ristorante, allora! Era ora che capitasse
qualcosa di movimentato.-
-Se
fossi in te non parlerei, ogni giorni ci ritroviamo ad affrontare i
pirati della Rotta Maggiore o i più spietati che vogliono
entrarvi. E finora abbiamo tenuto duro, anche se molti, per lo
più camerieri, scappano. Ma i cuochi che si trovano qui sono
fedeli.-
-Dev’essere
eccitante, ho fatto proprio bene ad accettare di restare qui.-
commentò lo spadaccino, tornando ad inchiodare
l’asse di legno e provocando un nuovo sbuffo a Sanji.
-Già,
peccato che non sei andato a dormire altrove e hai occupato il mio
pavimento!- replicò.
-È
colpa tua che non mi fai entrare nel letto. Sicuramente starei anche
più comodo.- rimbeccò Zoro in tono ilare,
rimediandoci l’ennesimo sbuffo.
-Potevi
andare a dormire con gli altri cuochi. Pensa a lavorare, piuttosto, e
anche bene. O qui finisce che mi si allagala stanza e di certo non ci
tengo a dormire da un’altra parte.- sbottò,
facendo scuotere la testa all’altro ragazzo prima che si
rimettesse all’opera.
I
lavori di preparazione furono ultimati presto e anche agli altri uomini
non restò molto altro da fare se non aspettare che
l’imminente tempesta si abbattesse su di loro nello
sventurato caso che non riuscissero ad evitarla, o eventuali ordini di
attraccare nel caso fossero riusciti a raggiungere l’isola
più vicina.
Sopra
di loro il cielo era diventato ormai nero, ma non avrebbero potuto
accorgersi comunque della differenza a causa della moltitudine di
lanterne ad olio che illuminavano il locale a giorno. La lieve pioggia
che aveva cominciato ad abbattersi sul ristorante aveva iniziato a
picchiettare più insistentemente sulle assi di legno della
nave, facendo sì che il rumore all’interno
dell’imbarcazione sembrasse martellare sin dentro le loro
teste, frastornandoli.
Nessuno
dei presenti, esclusi i camerieri e Zoro, sembrava turbato dalla
situazione, nemmeno quando la nave cominciò ad oscillare
pericolosamente da un lato all’altro e le onde si infransero
contro le pareti di legno. I cuochi, ormai abituati, andavano da una
parte all’altra, stando ben attenti che non si creasse
nessuna falla per evitare il rischio di poter affondare.
Sanji,
però, a differenza di altri, sembrò
più annoiato dalla presenza di Zoro - che si era
ostinatamente attaccato a lui, seguendolo praticamente ovunque -
più che dai problemi che avevano in quel momento, tanto che
sussultò quando l’acqua picchiò
violentemente contro la parete dove si trovava lui, imprecando prima di
venir richiamato dagli altri per fare più attenzione. Eppure
le ore che seguirono fino alla cessazione della tempesta a notte
inoltrata, non lo sfinirono quanto le domande e la perenne tensione
dello spadaccino, il quale non sembrò volerlo lasciare in
pace nemmeno quando fu ora di coricarsi.
La
stanza del biondo era completamente buia a causa delle assi di legno
che sprangavano la finestra, ma non si curò di rimuoverle,
lasciando che l’umidita che aleggiava nell’aria
restasse fuori, anche per evitare che una seconda ondata di pioggia
potesse coglierli di sorpresa, nonostante il legno che rinforzava
dentro e fuori. E, proprio su questo, Zoro cercò di far luce
sui suoi dubbi, non capendo il motivo di chiudere con ulteriori assi di
legno un locale già rinforzato, ma, nonostante tutto,
l’esperienza gli aveva insegnato quanto il mare e
l’obiettivo che si era prefissato potessero rivelarsi
pericolosi, se non più duri di quanto avesse previsto. Si
era infine coricato nel suo letto, ovvero il materassino che Sanji gli
aveva dato insieme ad una coperta e ad un cuscino un po’
abbozzato, sentendo il cuore battere ancora all’impazzata nel
petto per la paura. Certo, se fosse stato un uomo non
l’avrebbe mai ammesso, eppure, per quanto fosse sicuro di
sé, era ancora un ragazzo inesperto che sapeva che sarebbe
potuto morire se gli uomini di quel ristorante non avessero eseguito
ognuno un compito ben preciso con la massima cura, e il suo sogno
sarebbe finito lì. Avrebbe voluto parlare, distrarsi,
allenarsi... fare qualunque cosa, pur di dimenticare anche solo per
poco quella tempesta e rilassarsi. E fu una manna dal cielo quando il
biondo parlò.
-Tu... hai un sogno?- chiese in un sussurro il ragazzo, quasi sperando
che l'altro dalla capigliatura verde non lo avesse udito.
-Certo. Sono partito proprio per questo.- fu invece la pronta risposta
dell'altro, che andò a toccare prontamente le sue spade,
quasi temesse di perderle, e nel fare ciò si alzò
a mezzo busto per sporgersi vero l'altro e guardarlo almeno in parte,
mentre la luce della lampada, protetta dal vetro, illuminasse almeno
parzialmente i loro volti, o meglio la schiena del giovane cuoco e il
viso dello spadaccino.
-Se hai un sogno, vattene da qui.- commentò il biondo,
stringendosi quasi maggiormente nelle coperte. -Devi diventare
più forte, non puoi sconfiggere i nemici che si affacciano
su questo tratto di mare.-
A
quel dire l'altro si accigliò, mentre un cipiglio
strafottente si dipinse sul suo volto. -Ehi, non sarai mica preoccupato
per me, vero?- chiese un po' divertito, rimediandoci uno sbuffo.
-Stupido... come potrebbe importarmi di uno conosciuto da nemmeno un
mese.- bofonchiò nel sentire l'altro sedersi sul suo letto,
e, per la prima volta, non si voltò verso di lui per
scacciarlo, cosa che fece stupire Zoro, il quale notò il
leggero tremore che scuoteva il corpo di Sanji.
Allora forse, non era l'unico a sentirsi un moccioso in quella stanza,
pensò. Ma si guardò bene dal farglielo notare,
certo che non avrebbe cavato un ragno dal buco. -Sai, è
divertente stare qui. Io mangio gratis, voi litigate. Cacciate via i nemici...
io ogni tanto vi do una mano e incasso le taglie quando posso... ho
finalmente messo da parte un bel gruzzolo, stando qui. Di solito spendo
molto per rifocillarmi.- sembrò volerlo informare,
ricevendoci l'ennesimo sbuffo della loro assurda convivenza. Non che
gli desse fastidio, anzi, gli sarebbe apparso strano anche quello se
fosse venuto a mancare.
-Sinceramente non m'interessa come vivevi fuori di qui. Se non sei in
grado di provvedere a te stesso, forse dovresti tornare a casa.- fu
l'unica risposta che diede Sanji. -Mancherai sicuramente ai tuoi.-
Ci fu una lieve risata da parte di Zoro, prima che decidesse di
sdraiarsi al fianco dell'altro. -Non era questo il punto.-
-E allora qual è?- chiese Sanji, scocciato.
-Finora non avevo mai trovato uno stupido come me. Anche tu hai un
sogno... e non mentire, ti ho visto quando nelle ore di pausa e quella
puzzolente sigaretta che ti ostini a fumare, fissi il mare quasi come
se volessi andare oltre questo posto.- rispose lo spadaccino,
rimediandoci un calcio da parte del suo coetaneo.
-Non dire stronzate. Io devo restare qui. Non c'è tempo per
i sogni, un giorno partirò e anche io me ne andrò
di qui, ma non ora.- rispose il giovane cuoco, come se non fosse la
prima volta che rispondesse ciò.
-Lo fai sembrare un dovere, quasi non ti piaccia stare qui.- fece
notare Zoro. -Non hai nulla a che fare con questi qui. La tua cucina
è davvero buona. È ad un livello superiore, come
quella del Padrone di questo posto.-
-E tu che ne sai?- chiese scettico l’altro. -Sei solo un
rozzo spadaccino, un ragazzo con uno stupido
sogno... i sogni sono tali proprio perché sono
sogni.-
A quel dire lo spadaccino assottigliò gli occhi, lasciando
da parte quella momentanea insicurezza che lo aveva colto prima di
voltarsi verso di lui e lasciare che ogni buon proposito che aveva
cadesse. Nessuno poteva dirgli che il suo era uno stupido
sogno, nessuno poteva permettersi d’insultare
ciò in cui lui credeva e ciò in cui aveva creduto
la sua migliore amica. Nemmeno il miglior spadaccino al mondo avrebbe
potuto farlo, né tanto meno un cuoco senza sogni. E fu con
questi pensieri che allungò una mano oltre la spalla di
Sanji per raggiungere il bavero della maglia che indossava per girarlo
e attirarlo a sé, mentre da seduto scrutò quegli
occhi celesti, per una volta privi di vitalità.
-Chi sei tu per permetterti di dirmi cosa sia stupido o meno?!- chiese,
liberando tutta il livore che in poche parole era riuscito a fargli
salire.
-Cresci, Zoro... non c’è nulla lì
fuori. Solo morte. I sogni servono solo a farti viaggiare per mare.-
insistette il biondo, tenendo lo sguardo duro nonostante tutto e
cercando di non vacillare.
-Anche tu hai un sogno, un’aspirazione nella vita;
perché dici questo?- chiese lo spadaccino al suo
interlocutore, il quale scosse la testa prima di spingere il corpo del
ragazzo lontano da sé, il quale non ci pensò due
volte a rinserrare la presa e avvicinare i loro volti.
-Perché?- insistette. Ma Sanji sbuffò, non
volendo rispondere, eppure una scossa da parte dell’altro
cercò di spronarlo. -Anche se vivi qui, non sei meglio di
me. Hai più paura di quanta ne abbia avuta io.-
commentò, riportando lui stesso il biondo sul materasso al
suo fianco. -Non credevo che potessi essere uno stupido marmocchio.-
commentò quasi schifato, mentre una mano del cuoco si
portò a un lembo della sua maglia per stringerla.
-Non sono un moccioso, ma non è il momento di ripensare a
stupide vecchie storie.- si fece sentire il biondo in un pigolio.
-L’hai
detto come se volessi parlarne. Ma io non ci voglio parlare con i
deboli.- rispose lo spadaccino, decidendo di alzarsi. Ma la mano
dell’altro glielo impedì, tirandolo nuovamente a
sé.
-Non ho paura del mare, io.- insistette il biondo. -Non ho paura di
morire qui, a differenza tua. Ho solo paura di non riuscire a
sdebitarmi. Di non essere all’altezza del compito, e non
posso permettermi che il Tesoro
del Vecchio venga
distrutto. Mi sentirei colpevole, dopo tutto.-
-Di che cavolo stai parlando, stupido ricciolo?- gli fu domandato con
un nuovo appellativo, il quale face stranire il giovane cuoco.
-A chi hai dato del ricciolo?- sbuffò, riprendendo un
po’ delle sue energie, riuscendo così a rincuorare
lo spadaccino.
-A te, stupido ricciolo. Hai un sopracciglio ridicolo e, vista la tua
stupidità, non vedo perché dovrei continuare a
rispettarti.- commentò Zoro, ricevendoci
l’ennesimo calcio.
-Non sono stupido!- obbiettò Sanji, alzando completamente la
voce che fino a quel momento era rimasta bassa. E proprio grazie a quel
rispondere, un bussare contro il muro richiamò la loro
attenzione, prima che il padrone del locale ricordò loro
sgarbatamente che non erano soli e che anche altri cercavano di dormire.
-Idiota,
è tutta colpa tua.- disse Sanji all’indirizzo
dell’altro, il quale rispose con uno schiocco di lingua,
quasi a schernirlo.
-L’unico idiota qui sei tu, che parli di debiti e sogni che
non realizzerai mai. Fai sempre il misterioso e cerchi di atteggiarti a
grand’uomo.- rispose prontamente, colpendo nel segno, almeno
in parte, nell’ultima osservazione.
-Perché non ti fai un po’ gli affari tuoi? Che
c’è? Il mare ti ha spaventato e non riesci a
dormire, così vieni da me e m’insulti?-
domandò a sua volta il biondo, centrando anche lui i
‘difetti’ dell’altro.
-Non è così... semplicemente non posso farmi
insultare da un moccioso. Sei anche basso di statura, oltre che
sbarbato.- gli fece notare, dato che, effettivamente, Sanji era
piuttosto minuto in confronto al suo già affermato metro e
settantotto.
-Vuoi fare a botte? Per qualche centimetro...-
-Almeno una decina non lo definirei “qualche”.-
ionizzò lo spadaccino, interrompendo il cuoco, il quale non
gradì molto, tornando a parlare più nervoso che
mai.
-Non vedo come l’altezza sia ora un argomento pertinente, ma
non capisco che cosa vuoi da me. Se hai un sogno e ci credi, auguri, ma
tienimi fuori dalla tue idee. Non me ne andrò mai da qui,
tanto meno con te.- volle concludere, ricevendoci infine uno sbuffo
dall’altro, che decise di avere, per una volta,
l’atteggiamento più maturo tra i due.
-Scusa, allora te lo chiederò con gentilezza.- si rivolte
Zoro al Cuoco.
-Cosa?- domandò quest’ultimo scocciato.
-Perché non vuoi andartene da qui? Non piaci a nessuno, e il
Padrone del locale ti vuole cacciare.- gli fece notare, avendo sentito
lui stesso i commenti negativi degli altri durante l’assenza
del Vice Cuoco, e l’avevano fatto con poco garbo. -E
inoltre... hai parlato di una vecchia
storia. Ha a che fare con quel Vecchio,
come lo chiami tu?-
-E a te cosa importa?- gli venne chiesto ancora. -Perché ti
preoccupi di quello che succede qui e di quello che dico?-
-Perché voglio saperlo e conoscerti. Ormai, che tu lo voglia
o no, sono qui e stiamo diventando amici.- rispose risoluto lo
spadaccino, facendo morire il sorriso spavaldo quando l’altro
gli rise contro, nonostante si fosse avvicinato tanto da nascondersi
contro il suo fianco per soffocare la voce.
-Certo
che sei proprio stupido... ma se ci tieni a saperlo...-
commentò, scrollando le spalle. Dopo tutto anche lui era
convinto di essersi fatto un amico, e, se la sua presenza non lo avesse
reso così invulnerabile, probabilmente non gli avrebbe
raccontato, come non aveva mai fatto con nessuno, il motivo per il
quale era legato al Padrone Zeff e a quel ristorante, né il
motivo per il quale lo spreco di cibo lo facesse infuriare
più di chi insultasse quel posto e il Capo Cuoco. E Zoro non
avrebbe di certo mai immaginato i motivi che aveva spinto Sanji a non
muoversi da lì e, nonostante tutto, non li condivideva.
Eppure non sarebbe riuscito a dirglielo neppure volendo, tanto che non
appena quella voce si zittì, un lieve russare si
levò dal basso, riscoprendo quella testa bionda dormire
sopra di sé.
Zoro
non poté evitare di sorridere, anzi, decise persino di
attirarlo un po’ a sé e far scendere il resto del
suo corpo per sistemarsi sul materasso, avvolgendo un braccio attorno
alle spalle del suo coetaneo per riposare a sua volta. Dopotutto, il
parlare - se così si sarebbe potuto definire - con
l’altro l’aveva messo di buon umore, anche se non
poté evitarsi di essersi impensierito.
Era
incredibile come i giorni, nonostante la fatica, passassero sempre
così velocemente, si ritrovò a pensare lo
spadaccino. Vedeva il locale riempirsi in continuazione e i cuochi
compiere sempre le solite azioni, e persino il flirtare di Sanji con le
ragazze stava cominciando ad annoiarlo. Tanto lo sapevano tutti che non
avrebbe mai avuto speranze. Nessuna gli diceva mai di sì, si
limitavano solo a sorridere come se volessero prenderlo in giro, o
addirittura lo ritenevano carino e gli carezzavano la testa, e
probabilmente, pensò Zoro con fare divertito, era anche a
causa dei suoi lineamenti ancora delicati e la sua bassa statura, che
lo facevano apparire come un dodicenne ansioso di crescere. Quella sua
stessa costatazione lo fece ridere, e si appuntò mentalmente
di riferirglielo in un secondo momento solo per farlo arrabbiare, cosa
che lo divertiva da matti. In fondo era un ottimo passatempo e una
buona compagnia quando il giovane cuoco non civettava. E proprio in
quel momento l’oggetto dei suoi pensieri apparve alle sue
spalle, annunciando il suo arrivo grazie all’odore di fumo
che il vento portò con sé.
Zoro
si voltò solo per incrociare con i propri occhi quelli
azzurri dell’altro, sorridendogli sghembo e divertito. -Ma tu
non lavori mai? Sei sempre qui fuori a fumare.- gli fece notare. -O
forse non sopporti la mia assenza?-
-Tsk,
ho altro a cui pensare che ad una testa di muschio come te.- fu la
pronta risposta di Sanji. -L’unico che sente la mancanza di
qualcuno qui sei tu.-
-E’
vero.- ammise Zoro. -Vorrei prendermi una piccola pausa e scendere a
terra ferma. Ma ho bisogno di un amico.-
-Scordatelo.
Ho del vero lavoro da fare, io,
e poi qui potrò vedere molte più ragazze di
quanto non possa offrirmi l’isola più vicina.-
asserì il giovane cuoco, mettendo mano alla sigaretta per
sbuffare un po’ di fumo. -Di’, vuoi solo
sgranchirti le gambe, vero?- insistette, osservando la piattaforma
ormai perennemente alzata a causa dei continui allenamenti dello
spadaccino, nonostante costituisse già un notevole aiuto
contro i brigati che si presentavano spesso e volentieri per dar loro
fastidio.
-E
se anche fosse? Non sembra ci sia nessuno contro cui scontrarsi.-
commentò il ragazzo, sfiorando l’elsa delle sue
spade.
-Ma
sei scemo? Qui si raduna la peggior gente proveniente dalla Rotta
Maggiore, come fai a dire che…-
-No.-
lo interruppe Zoro. -Intendevo per allenarsi e fare sul serio. Come un
piccolo gioco.-
-Sei
un moccioso? Chi vorrebbe giocare a una cosa così stupida
come la ‘lotta’?- chiese Sanji.
-Che
c’è? Hai paura di perdere?- cercò di
spronarlo l’altro con un sorriso strafottente, il quale
sortì l’effetto voluto, vista la rabbia dipintasi
all’istante sul volto del cuoco, che digrignò i
denti.
-Spero
che tu sappia nuotare, se proprio insisti.- si preparò
quest’ultimo, afferrando la sigaretta con una mano per
aspirare profondamente, prima di alzare la gamba in posizione
d’attacco. -Spero tu sia pronto.-
-Sono
sempre pronto, io.-
asserì lo spadaccino afferrando le else delle sue spade e
prepararsi in un lampo, prima di parare un potente calcio che lo aveva
colto alla sprovvista. Sorrise. Sanji ci sapeva fare e ne fu felice, di
certo non sarebbe stato facile mettere a terra il suo avversario. Era
da tempo che non gli capitava una sfida di quel genere, tanto che per
un attimo si abbandonò al ricordo della sua amica Kuina,
abbassando le difese e venendo colpito.
-Idiota.
Non sai nemmeno rimanere in piedi.- lo schernì il biondo,
sogghignando.
-E’
stata una distrazione momentanea.- fu l’unica risposta che
ricevette da Zoro, che si rialzò in piedi e strinse meglio
le else delle katane, per quanto non le avesse lasciate andare.
-Stavolta non sarà così facile.- e a quel dire la
smorfia di derisione assunta dal suo avversario sembrò farsi
più seria e a sua volta felice.
-Ci
stai a mettere delle condizioni?- chiese quest’ultimo. -Chi
vince si prende la mia camera.- propose, notando troppo tardi
l’affondo di spada che schivò per un pelo.
-Niente
affatto. Mi basta poter entrare nel tuo letto.- rispose lo spadaccino,
mantenendo la posizione dell’attacco appena lanciato, e,
dando le spalle all’altro, non si rese conto del potente
calcio che si abbatté sulla sua testa e lo
scaraventò a terra, mentre un Sanji arrossito prese a
urlargli contro.
-Ma
come ti salta in mente, brutto cretino! È una cosa ambigua
da dire!- commentò, vedendo l’altro rialzarsi un
po’ barcollante nonostante tutto e massaggiarsi il punto
colpito, lasciando due delle sue spade sulla piattaforma di legno.
-Ma
cos’hai capito! Non credevo fossi pervertito sino a questo
punto.-
-Io?
E tu che mi dici certe cose? Che dovrei pensare?- rispose il biondo
sulle sue, inviperito.
-Forse
che voglio solo dormire e sbattere il tuo culetto su quel materassino
al mio posto?!- cercò di difendersi il ragazzo dalla
capigliatura verde, rimediandoci un altro calcio che stavolta
parò senza problemi.
-E
continui?! Ma allora lo fai apposta!- rimbeccò il suo
avversario.
-Faccio
apposta cosa?! Sei tu che pensi male!- fece notare lo sfidante, per poi
lanciare lontano da sé quel pazzo che, imperterrito, stava
continuando a fumare come se nulla fosse. -Ehi! Ma la vuoi piantare di
fraintendere sempre tutto?!- chiese, tornando ad armarsi e spingersi
verso l’altro per attaccarlo, venendo prontamente bloccato da
una gamba. E nel vedere quelle pozze blu e profonde come il mare
così serie unite al rossore del viso, capì che
l’altro ci aveva seriamente creduto e non poté
fare a meno di sorridere divertito e assecondare quella sua assurda
fantasia, benché entrambi provassero una forma
d’interesse verso l’altro, per quanto fossero certi
che non fosse amore.
-Però…
se ci tieni potremmo provare.- ghignò, venendo
immediatamente scansato in malo modo.
-Scordatelo,
imbecille, non faccio certe schifezze con i maschi.-
obbiettò il biondo, arrossendo maggiormente.
-Andiamo,
lo sappiamo entrambi che le ragazze qui non ti notano nemmeno, e poi
siamo sempre circondati da una marea di brutti ceffi.- insistette,
volendo vedere fin dove sarebbe arrivata la stupidità e
l’ingenuità del suo coetaneo.
-Che
schifo…- commentò il giovane cuoco, afferrando la
sigaretta con due dita e sbuffando del fumo fuori prima di indicarlo
con quello in mano. -Se è così, allora ti
batterò e ti caccerò dalla mia stanza.-
-Bene.
Fatti sotto, ragazzina, perché io ho bisogno di uno sfogo e
i restanti cuochi mi fanno alquanto ribrezzo.- commentò, e a
quel dire si guardarono entrambi seriamente negli occhi prima di
ricambiarsi un’espressione schifata al solo pensiero, tanto
che dovettero voltarsi dalla parte opposta.
-Questo
fa ancora più schifo.- fu la costatazione del biondo, mentre
una lieve risata nervosa alle sue spalle si fece via via più
leggera.
-Che
schifo sì… direi che stavolta ho esagerato.-
convenne Zoro prima di tornare a fissare il suo coetaneo, che fece lo
stesso per poi sorridere con lui.
-Sì,
sei proprio un cretino. Forse devo dedurre che non sei così
intelligente come credevo la prima volta… sarà
che quel prato che hai intesta ha attecchito con le sue radici, non
lasciando spazio poi a molto, lì dentro.-
-Senti
chi parla. Quello con il sopracciglio stupido.- rimbeccò
l’altro, riponendo le proprie katane.
-Eh?
Già ti arrendi?- domandò il suo interlocutore,
gettando l’ormai mozzicone oltre il parapetto.
-No,
cerco di pararmi il culo.- rispose prontamente lo spadaccino,
sorridendo un po’ malvagiamente. E l’altro non ebbe
il tempo di chiedere spiegazioni che sentì un sguardo quasi
omicida dietro di sé.
-Sanji!
Piantala di amoreggiare anche con quel ragazzo e torna a lavorare!
Abbiamo bisogno di te in cucina, non sei qui per flirtare con ogni
essere vivente!- strillò dall’alto la voce di
Zeff; e talmente alto fu l’urlo che il biondo dovette
incassare la testa nelle spalle e strizzare gli occhi per aprirli solo
quando il richiamo cessò, puntando poi uno sguardo malevolo
verso il ragazzo davanti a sé.
-Grazie
tante, Zoro, potevi anche avvertirmi.- gli disse, prima di fare retro
front e guardare l’uomo affacciato dal piano superiore. -Sto
arrivando, vecchio, non c’è bisogno
d’urlare. O ti si alzerà la pressione.-
sfotté, rimediandoci un grugnito poco cordiale.
-Fa’
poco lo spiritoso, moccioso, o ti metto a pulire i pavimenti.-
minacciò, rimediandoci solo una risata sguaiata.
-Certo,
e poi come farai senza il tuo miglior cuoco? Non vorrai fari servire
quello schifo che prepara Paty, vorrei sperare.- asserì
divertito, mettendo mano alla sigaretta.
-Ora
Paty non c’è.- gli fece notare. -Piantala di
fumare e sbrigati a rientrare.- asserì gettando poi
un’occhiataccia al ragazzo alle spalle del suo Vice Capo
Cuoco.
-E
tu vedi di darti una mossa, non ti pago per non fare nulla.-
commentò, vedendo l’altro incrociare le braccia al
petto prima di mettersi seduto.
-Infatti
non mi paghi. Riscuoto le taglie e mangio gratis.- fece notare lo
spadaccino, rimediandoci ben due occhiate scettiche a quel dire, tanto
che il Padrone del locale aggrottò maggiormente la fronte.
-Appunto.
Quindi vedi di darti una mossa.- commentò prima di tornare
dentro al ristorante.
Un’altra
giornata era passata e oltre ai litigi in cucina non era accaduto molto
altro. Nonostante tutto, però, Sanji una volta toccato il
letto era letteralmente crollato a dormire senza indossare la sua
solita maglia, cosa che fece accigliare lo spadaccino, il quale lo
svegliò prontamente con poca grazia.
-Ehi!
Imbecille, ma che fai?!- sbottò, afferrandolo per il bavero
della giacca che indossava, scuotendolo; ma non aveva fatto i conti con
l’occhiataccia del biondo, tanto che, colto alla sprovvista,
indietreggiò.
-Che
cavolo fai, pezzo d’idiota?- domandò con la
più totale calma, riuscendo a far correre un brivido gelido
lungo la schiena di Zoro. -Una bella ragazza, gentile, avvenente e
delle belle labbra carnose mi aveva appena rivolto lo sguardo
più dolce del mondo… e io da bravo cavaliere
l’avevo invitata a ballare…-
-Ma
che razza di sogni malati fai, razza di imbecille?!- gli fu chiesto
prontamente dallo spadaccino, che non si era risparmiato di tirargli un
pugno sul capo. -Io mi preoccupo per te che dormi vestito e ti spiaci
di un sogno così cretino? Nemmeno te la fossi portata a
letto!-
-Sei
sempre il solito zotico, pensi solo a quello. Nella vita
c’è anche altro, come
l’amore…- rispose prontamente il giovane cuoco.
-Da’
retta ad un amico, le ragazze non ti si filano. Forse dovresti passare
ad altro.- commentò con un ghigno lo spadaccino, ricevendo
prontamente un cuscino in testa.
-Idiota…
come se potessi innamorarmi di un ragazzo.-
-No,
io parlavo dei giornali erotici.- sghignazzò. -Magari
riusciresti a vedere ben più.- continuò Zoro,
ricevendo stavolta una scarpa sul capo, mentre Sanji, seduto sul suo
letto, provvedeva a togliersi quella rimasta.
-Sai,
non ti facevo così rozzo e porco, nonostante quegli abiti
malconci che indossi.- fu la risposta che gli diede, passando infine ai
bottoni per farli passare attraverso le asole della giacca.
D’altra parte il ragazzo dalla capigliatura verde storse la
bocca in una smorfia contraria, prima di allungarsi e mettere mano tra
la roba del giovane cuoco con un ghigno, il quale aumentò
quando quello si allungò verso di lui per fermarlo.
-Ehi!
Quella è la mia roba, di che t’impicci?!-
-Nulla,
voglio solo beneficiare anche io delle tue segrete porcherie, visto che
parli tanto tu e il tuo bel vestitino.- ironizzò, tirando
fuori un giornaletto dalla copertina sconcia, al cui interno anche il
resto delle pagine non sembravano essere meno caste. -Sai, forse anche
uno rozzo come me potrebbe imparare da un ragazzo elegante solo
nell’aspetto.- lo prese in giro, schiaffandogli sul volto la
rivista aperta a metà per rivelare ai suoi occhi
l’immagine della donna con indosso pochi vestiti e in una
posa erotica, quasi a voler dimostrare di aver scoperto il suo
‘piccolo’ segreto. -O forse vorresti dirmi che lo
tieni nascosto per gli articoli?- continuò a stuzzicarlo, e
Sanji lanciò il giornaletto dalla parte opposta della stanza.
-Non sono affari tuoi, non devi toccare la mia roba.-
rimbeccò il biondo, per poi togliersi la camicia che
indossava e passare ai pantaloni.
-Andiamo,
di che ti vergogni? È normale avere qualche distrazione se
si è soli qui in mare aperto, però... mi domando
se tu...- prese a sghignazzare nuovamente Zoro, certo che
l’altro se la sarebbe presa, -ne abbia mai vista una vera,
con tutte le ragazze a cui fai la corte.- asserì, vedendo
difatti il ragazzo arrossire vistosamente per poi andare su tutte le
furie.
-Certo
che sì! Non sono mica uno sfigato come te!-
bofonchiò Sanji.
-Ah,
sì? E con quante ragazze sei stato? Essendo tu o loro di
passaggio, presumo molte. Io ho attinto ogni tanto nei villaggi... e
devo dire che certe ragazze sanno davvero come si fa il...-
-E
smettila! Non voglio sapere i tuoi dettagli. Sono affari miei.-
insistette, mentre l’altro allungò una mano verso
di lui per scompigliargli i capelli.
-Guarda
che non c’è da vergognarsene, eh? Sei sempre qui
rintanato, è normale se sei ancora verg...-
-Non
lo sono!- venne interrotto Zoro dal commento isterico del giovane cuoco.
-Sei
scemo? Ti si vede dagli occhi.- continuò a prenderlo in
giro. -O devo forse controllare li sotto?!- chiese lo spadaccino
divertito, mentre l’obiezione non tardò ad
arrivare.
-Tu
non controlli proprio un bel niente!- asserì difatti il
biondo, tornando a chiudersi la zip dei pantaloni scuri.
–Va’ a dormire anche tu, piuttosto, sei ancora
tutto vestito.-
-È
perché sono preoccupato per te.- ammise il suo
interlocutore, decidendo di sedersi al suo fianco, tanto da farlo
sussultare e scostarsi di poco.
-Torna
nel tuo letto.- ordinò.
-No.
È troppo scomodo.- asserì lo spadaccino,
guardandolo negli occhi. Aveva costatato già più
di una volta che Sanji ne restava stranamente rapito, mettendosi
sull’attenti, probabilmente a causa
dell’inesperienza e la curiosità, ma sfruttare
quella debolezza in quel momento non gli era parso poi così
male.
-Sanji...
ma tu sei mai uscito da qui? Hai mai desiderato di vivere la tua vita?
Non ti annoi?- gli chiese, tornando sul discorso della partenza,
l’unico al quale l’altro non riusciva mai a
rispondergli completamente.
-Bastardo...
altro che preoccupato. Vuoi solo rompermi le palle come tutte le sere
con la stessa storia.- si lamentò, ricedendoci un piccolo
colpo sulla spalla, con quella dell’altro.
-Imbecille,
sono serio. Anche il Padrone del locale vuole che tu lo faccia, ma sei
troppo stupido e codardo per muoverti da qui.- gli fece notare Zoro
-Lo
stupido sei tu che ancora non te ne sei andato. Se hai tanta fretta ti
regalo la mia imbarcazione.- ironizzò il biondo.
-Sanji.
Si può sapere qual è il tuo cavolo di sogno?-
insistette lo spadaccino.
-Nessuno.
È una cosa stupida.- commentò il biondo, per poi
sfilarsi finalmente i pantaloni e indossare la maglia. -Dormi e non ci
pensare.-
-E no. Se non vuoi rispondermi allora dormirò in questo
letto. Non sono disposto a spezzarmi la schiena per uno che non mi
da’ un motivo per venire via con me.- cercò di
spronarlo a quel modo, non ricevendo la risposta voluta.
-Fa’
come ti pare, basta che prendi il tuo cuscino e che non mi abbracci
come quando t’intrufoli qui.- mise a condizione il giovane
cuoco, lasciando l’altro spiazzato.
-Ti
ho detto che lo faccio solo per farti rilassare quando ti agiti nel
sonno.- bofonchiò Zoro.
-Se
tu restassi nel tuo letto, qualche volta...- prese a lamentarsi Sanji,
venendo interrotto.
-Ehi!
Guarda che a me i maschi fanno più schifo che a te. Vedi di
piantarla di pensare male, cuoco pervertito.- obbiettò in
risposta.
-Non
si direbbe, stupida testa d’insalata. L’unico che
pensa sempre al sesso e che si ritrova nel mio letto, stringendomi la
vita, sei tu. Sia chiaro che il mio culo non te lo do né
ora, né mai!- volle chiarire il biondo.
-Ma
chi lo vuole... è pure brutto, il tuo.-
-Tsk,
allora lo hai guardato, eh, brutto.... bruco
insensibile.- si lamentò il giovane cuoco,
decidendo di non dargli le spalle e di dormire con il volto rivolto al
soffitto, facendo accigliare il suo amico.
-Ma
fai sul serio? Ohi... a me del tuo culo non interessa nulla, e non
credevo di dovergli fare i complimenti per non farti offendere.-
commentò l’altro, per poi togliersi la canotta
nera ed entrare nel letto con solo i pantaloni. -E comunque non fare lo
stupido. Di solito dormi rannicchiato per prendere sonno, vedi di
sistemarti, che domani non voglio averti sulla coscienza se cadi in
mare.- ironizzò.
-E
a te che te ne frega? Vedi di dormire, se non vuoi che ti butti fuori
dal letto.-
-E
allora dimmi qual è il tuo stupido sogno.-
insistette Zoro, vedendo però l’altro fargli una
linguaccia.
-Dormi.-
ripeté infine l’altro avvicinandosi, seppur
riluttante, per rannicchiarsi contro il petto dell’altro. -Se
faccio così stai zitto, visto che non sembra spiacerti. Non
voglio sapere chi ti ricordo, ma sta zitto.- asserì il
giovane Cuoco facendo accigliare Zoro prima che, perplesso e stupito,
rispondesse: “Il mio cane”, facendo raggelare
l’altro che gli tirò un semplice calcio.
-Lo
dicevo io che era meglio non saperlo, e ora vedi di chiudere la bocca o
mi metto a fumare.- minacciò, certo che Zoro non avrebbe
obbiettato, e, nel giro di pochi minuti, entrambi i ragazzi, uniti solo
da quella bizzarra posa solo per un assurdo accordo sotto i raggi
lunari che filtravano dalla finestra, si addormentarono sereni.
* So che
la spiegazione può risultare noiosa eil titolo un
po’ stupido, ma ho le mie buone ragioni…
Probabilmente mi darete contro e forse avrete ragione, dato che sono un
po’ negata, fosse per me scriverei
‘Piripacchio’ e tanti cari saluti ma un buon titolo
di vuole sempre!
Per in tutto il capitolo affrontiamo le situazioni reali dei due pg, le
loro incertezze, e la voglia, come tutti i sedicenni, soprattutto i
maschi, di sentirsi al di sopra di tutto e tutti. Non ch ei due in
questione cambino atteggiamento, ma ho voluto renderlo più
‘aperto’. OP si basa comunque sulle
‘cretinate’ di noi giovani d’oggi dove a
30anni non sono ancora cresciuti molti di noi. Oda stesso lo rivela nel
manga nella risposta di una domanda dei lettori inserita tra i
capitoli, tanto che dice testualmente ‘I personaggi non hanno
età. Tutti sono al pari e si confrontano tra loro come
normali ragazzi spensierati’ includenti anche Robin, Franky e
Brook, quindi da un lato ho voluto mettere in risalto un carattere
‘nascosto’ se vogliamo chiamarlo così,
di sue pg che solitamente non si lasciano trasportare dalle emozioni
più semplici, o almeno non le esternano a quel modo,
né tanto meno tra di loro (intesi Zoro e Sanji), ma proprio
il fattore adolescenza, credo che sia l’età giusta
per essere ancora un po’ bambini e insicuri e la fase di
crescita che ti rende consapevole (purtroppo non accade così
nei ragazzi di ora oserei dire ç__ç) , di dover
crescere e diventare più responsabili
(Non linciatemi per aver blaterato così tanto pleaseee
ç__ç)
Ed eccoci alla fine di questo secondo capitolo… piaciuto? Di
spero proprio di se, anche semi sembra un po’
troppo… come dire… diciamo che non mi sembra ci
sia molto ‘amore’ tra i due, ma da un lato
è giusto così quando si è ancora
incerti e poco pratici (O almeno quanto riguarda chi dico io v.v) XDDD
Però
devo proprio dirvelo raga! E’ la prima storia che (almeno per
il primo capito), riceve così tanti ‘mi
piace’ su FB XDDD, anche se lo ammetto anche una piccola
recensioncina non ci sarebbe stata male *la linciano*
Se ci riuscirò, porterò questa storia in giro per
il web e cambieremo le sorti di OP! *E il web la uccise per
l’immensa cretinata*
E
ora passiamo ai ringraziamenti, in particolar modo quello della
‘Zia’ <3 … Oooh! Quanto mi ha
resa feliceee *w*
SanjiReaChan: Ahahah!
Capisco che ti ho tenuto il broncio perché mi eri
‘sparita’ nel recensirmi… ma
è veramente un poema! E ne sono anche felice v.v…
comunque tranqui quello era solo il primo capitolo, il così
detto ‘pilota’, come sempre… ti pare che
manchino battibecchi? Semplicemente qui avranno nuove situazioni, e
saranno già più coinvolti in
‘altro’ XDDD
Diciamo che questa ff come detto preannuncia un ipotetico
‘pre-inizio’ di Op v.v uno dei tanti spin off, solo
non ufficiale di Oda XD *E per questo si dispera* XDDD Sono
più, giovani, più docili… ma sono
sempre loro non schreziamo! Al prossimo si speraaaa <3
P.s.: Felice di aver esaudito il tuo ‘desiderio’
My Pride: Ziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiaaaaaaaaaa!!
Mi hai resa la donna (?) più felice del muondo! Insomma era
dalle scorse ‘A new enemy’ (Ancora
da sistemare e concludere) e
‘Life in three’
che non mi si segnalava per le storie scelte!! <3 Ed ora ne ho
una anche qui che giuoiaaaaaa!! Comunque, come ti ho già
detto, che giudizio serio! Ma tipo serissimo! Me l’hai
praticamente analizzata! So anche il perché non
rispondermi… ma sono felicissima lo stesso <3 TVB
Tognoz: Io scherzato ma tu mi hai recensito per
davvero… ora sono più felice, se non altro so
cosa ne pensi delle mie storie XDD Ad ogni modo, mi pareva il posto
più logico i ristorante di Zeff, per tanti motivi i quali
dirò in seguito, quindi non vorrei spoiler are la fic, che
avranno tutto un perché… ma almeno una cosa vogio
ricordarla a tutti: Sanji ci cresce su quel ristorante, quindi non
è difficile trovarlo li sopra… anzi a parer mio
sarebbe strano il contrario <3
See yaaaa (Si spera) XD
Blue Riza: Figo!
Ci sei anche tu <3… come ti ho già
risposto non sono propriamente bambini e se ricordo bene ci rivelano
entrambi la loro età <3 sono contro gli shota di ogni
genere ed essendo un po’ grandicella anche di mio…
bhe è la minima età che posso accettare per fare
unoSpin Off con
amore giovanile XD Che altro dirti? Spero che continuerai a seguirmi
anche tu! Kiss
Dona
l’8% alla causa pro recensioni
Farai felice un milione di scrittori
E
me XD!!
|
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Capitolo 3 *** A month and nothing more ***
Noticine ormai usuali (?):
Ebbene eccomi qui XD è passato del tempo ma tra vacanze e la
ricerca di un
lavoro… (Quest’anno per la prima volta non ne
trovo uno D:), rieccomi apparire
XD Purtroppo ci sonostati anche molti problemi tra i mio pc e quello di
My Pride
ch emi beta scusatem/ciiii <3
See you later
A month
and nothing more
Sanji venne spintonato a terra con
tutti i piatti vuoti che
aveva appena recuperato da un tavolo poco distante, facendo un immenso
rumore
nello scontrarsi in terra. Il biondo provò immediatamente ad
alzarsi, ma l’uomo
che lo aveva fatto cadere gli posò un piede sul petto,
costringendolo a
rimanere lì sdraiato sotto gli occhi di tutti i presenti.
-Non te l’hanno mai detto, ragazzino, che è
pericoloso
lavorare in certi posti? Devi sempre toglierti di mezzo quando passano
le
persone importanti.- sghignazzò
con aria di sufficienza. -Io sono Calico
Jack1!
Uno dei più temuti, la mia taglia ammonta
a 7.000.000 Berry.- si fece grosso a quel modo, e nel sentirlo lo
spadaccino si
portò davanti a lui per puntargli la lama
dell’Ichimonji alla gola,
pungolandola.
-Bene,
così finalmente potrò incassare qualche soldo che
mi fa comodo.- disse il
ragazzo dalla capigliatura verde, mentre il biondo, senza tanti
complimenti, si
scrollò l’altro di dosso per farlo cadere in terra
con un potente calcio che
gli tirò dietro la schiena,
prima di
rifilare un’occhiataccia al coetaneo.
-Non ho
bisogno dell’aiuto di uno come te. So cavarmela benissimo da
solo.- gli ringhiò
contro, certo che l’altro lo avesse fatto non credendolo un
vero uomo.
A dirla
tutta aveva reagito male verso di lui semplicemente perché
gli bruciava di
essere stato scoperto, la sera
precedente, a nascondere riviste poco
pulite senza ammettere che in effetti, a differenza
dell’altro, non aveva mai
provato dal vivo la sensazione del corpo di una donna, o nel suo caso
una
ragazza. Fraintese quindi il gesto dell’amico come un idiota,
tanto che quello
si accigliò, incurante dell’uomo a terra.
-Ma sei
imbecille?- chiese. -Voglio solo la taglia, così vi
ripagherò.-
-Come
se il padrone di questo posto non ti avesse offerto di rimanere qui
gratis.-
rimbrottò immediatamente il giovane cuoco, giusto un attimo
prima che
l’avversario atterrato si scagliasse verso lo spadaccino con
un pugnale, colpendogli
la coscia destra.
Sanji
si avventò contro di lui, calciando via l’arma
dalla mano, ma aveva reagito
troppo tardi: il sangue colava dalla ferita e il giovane spadaccino si
ritrovò a
terra, non riuscendo a reggersi in piedi come voleva. Ciò
sembrò far infuriare
maggiormente l’amico, tanto che afferrò
l’uomo per il colletto, portandolo
davanti a sé.
-Io non
sono un moccioso. Sono il Vice Cuoco, e tu
sei solo uno dei tanti di passaggio che non mangeranno qui
finché non mi verrà
portato rispetto.- lo informò, prima di voltarsi verso Zoro.
-Inoltre devi
chiede scusa al mio amico.- soggiunse.
-Va’ al
Diavolo, moccioso. Questo posto non vale così tanto.- volle
insistere quello,
mentre i camerieri, prontamente, andarono a chiamare gli altri cuochi e
il Capo
in cerca d’aiuto.
-Andiamo,
Sanji, devi sempre metterti a fare a botte con i clienti?- chiese
Carne, cercando
di tirarlo via con l’aiuto di Paty.
-Non è
cliente. Mi ha aggredito!- obiettò il ragazzo, gettando
un’occhiata a Zoro.
-Guardate a lui cos’ha fatto!- insistette.
-Già,
ma se paga...- iniziò Paty, venendo immediatamente
interrotto dalla voce tonante
di qualcun altro.
-Eccolo,
Capo! Fa’ smettere Sanji.- urlò indicando i tre,
prima che il suddetto ragazzo
venisse colpito dalla gamba di legno del proprietario.
-Piantala
di fare a botte!- lo redarguì a suo modo, vedendo il
biondino scivolare un po’
verso il basso.
-Ma che
fai, brutto vecchio? Ha iniziato quello! Guarda Zoro!-
s’infuriò, e Zeff,
gettata un’occhiata al ragazzo che non aveva minimamente
notato, cominciò a
prendere a calci il pirata.
-Tu!
Non dar fastidio a miei uomini!- strillò, vedendo quello
collassare sotto al
suo colpo.
-Capo!
Ma cosa fa, difende Sanji?!- chiesero all’unisono gli altri,
senza capacitarsi
del perché il Padrone stesso cercasse di cacciare un cliente
che forse avrebbe
potuto pagarli.
-Non
sopporto i cialtroni.- si giustificò, per poi indicare lui
Zoro. -Portatelo in
camera di Sanji, e che qualcuno gli dia un’occhiata.-
ordinò, e le polle
smeraldine lo fissarono.
-Perché
non ci pensi tu?- osò chiedere il malcapitato con impudenza,
cercando di
comunicare all’altro con il solo sguardo; ma Sanji gli diede
bellamente le
spalle, facendo finta di niente.
-Andiamo.-
rispose semplicemente, lasciandosi indietro un ammonimento. -Sanji,
vedi di
andartene se non vuoi che altri ti diano dei fastidi. In fondo
è solo a causa
tua che si prendono certe libertà e interrompi il nostro
lavoro.- disse al
ragazzo dirigendosi verso al scala sentendolo riversare tutta al sua
rabbia per
quel commento.
Zoro
era stato portato in camera del giovane cuoco e, seduto su una sedia
con la
gamba dolorante, osservava i movimenti del Padrone del locale nel
preparare con
cura tutto ciò che gli serviva per aiutarlo a liberarsi
di quella cavolo di lama conficcata nella sua carne.
Gli
occhi verdi del giovane spadaccino guizzavano dietro a quella larga
schiena,
cercando di attirare a suo modo l'attenzione, convinto che l'altro lo
stesse
ignorando solo per un suo principio, l’orgoglio. Lo stesso
motivo che spingeva
il ragazzo a rimanere in silenzio e attendere pazientemente il maggiore.
Zeff si
voltò solo tempo dopo con un paio di bende tra le braccia e
poco altro, segno
che aveva semplicemente perso tempo, prima di prendere posto a sua
volta sulla
sedia di fronte al sedicenne. Aveva da subito notato quello sguardo
serio e
poco incline ad una conversazione che non fosse una lamentela. Lo
stesso sguardo
che animava il suo ragazzo biondo, tanto da far scoppiare una lite ogni
qualvolta ce ne fosse l'occasione. In poche parole, Zoro sembrava sul
punto di
discutere con il Padrone del locale, il quale sembrava non avere la
stessa
voglia.
-Dovresti
dirglielo ed essere più gentile con lui.- disse infine il
ragazzo, cedendo suo
malgrado. -In fondo è
anche colpa tua.-
-Sta’
zitto, moccioso. Tu non puoi capire...- fu l'unica risposta che
ricevette. -Sei
qui solo da poco e quel marmocchio non lo hai ancora capito.-
-Io lo
conosco bene, invece. Dormo con lui e so molte cose.-
rimbeccò lo spadaccino con
fare risentito, rimediandoci uno sbuffo ilare e un po' scocciato da
parte del
suo interlocutore.
-Dormire
per un po’ con qualcuno non vuol dire conoscerlo. Noi siamo
pirati, cose come
il sentimento non esistono. Sanji deve crescere e andarsene, e tu con
lui.-
insistette Zeff, tirando via il manico di quel pugnale dalla gamba
senza tanti
riguardi, e Zoro strillò, impreparato, rendendosi conto di
non essere ancora
temprato nel corpo come avrebbe voluto.
-Mocciosi...
dopotutto non sei stata la mia scelta migliore.- commentò
l’uomo a quella
reazione. -Un uomo impara a sopportare.-
-Che
vuoi dire?!- chiese prontamente il sedicenne, con la voce tremante
nonostante
il tono alto. Gli occhi erano divenuti lucidi per un istante, e il
sangue tamponato da bende colava verso il basso in rivoli rossastri
fino a cadere in
terra, dove piccole gocce si riunirono formando una chiazza per qualche
secondo, prima che il pavimento in legno lo assorbisse senza dargli la
possibilità di divenire rappreso.
-Sanji
è un adulto.- ottenne solo in risposta. -Faresti meglio a
tenere il passo, se
veramente vuoi averlo con te.-
-Che
cavolo vuoi dire?!- domandò nuovamente lo spadaccino senza
riuscire a capire.
-Tsk.
Non devo di certo aiutare io dei mocciosi. Piuttosto impara da lui.- insistette il
maggiore. Le sue mani si mossero
verso un bottiglia di alcool prima di scoprire la ferita e versare
sopra il
liquido per poterla disinfettare a quel modo. Stavolta il grido di
dolore venne
azzittito prontamente dal minore, il quale si morse il labbro inferiore
che
rilasciò solo quando il bendaggio venne concluso.
-Resta
qua per oggi e, non appena starai meglio, vattene. Non posso mandare
via quel
ragazzo se deve occuparsi di uno come te. Sei grosso a parole, ma siete
su due
livelli diversi.- asserì il Padrone nell’alzarsi
dalla sedia, sentendo su di sé
lo sguardo smeraldo bruciante di rabbia.
-Dammi
ancora un mese.- rispose di rimando lo spadaccino. -Ti
dimostrerò che valgo e
Sanji verrà con me.-
-No. Tu
per lui rappresenti un ostacolo.-
-Non
vedo il motivo per cui tu debba offendermi così. Io
diventerò lo spadaccino più
forte del mondo!-
-Mihawk
non sarà contento. Farà fuori un rammollito come
te.- sospirò il cuoco. -Va’
via di qui appena puoi e lascia in pace Sanji.-
-No.
Sanji mi terrà con sé.- si ostinò.
-Sanji
non decide nulla. Questo posto è mio.- Zeff concluse
così il suo discorso,
prima di raggiungere la porta e fermarsi su di essa.
-D’accordo. Ti do un solo
mese. Se entro quel tempo limite non sarai maturato e Sanji non
vorrà venire
con te, te ne andrai senza fare storie.-
Zoro
era rimasto per il resto del giorno in quella stanza, esattamente come
gli era
stato detto.
Sanji,
che di solito saliva almeno per la pausa pomeridiana, non si era fatto
vedere
per nessun motivo, al contrario, lo aveva ritrovato sulla piattaforma a
fumare,
mentre il Capo Zeff cercava inutilmente di attirare la sua attenzione
con
qualche allenamento, ritrovandosi a calciarlo di continuo e a
redarguirlo per
quel suo vizio che non piaceva nemmeno a lui. Eppure, nonostante tutto,
si
ritrovò a seguire quei movimenti delicati e la cura
involontaria che ci
mettevano le labbra del Giovane Cuoco nel buttare via il fumo dalla
bocca.
Lo
trovava quasi sensuale, ma non lo attirava minimamente quel
particolare, era
solo l’insieme: la postura, i gesti e il suo modo di fare
genuino che lo
facevano sembrare quasi etereo quanto stupido, con quel sopracciglio di
cui non
sopportava minimamente la vsita. Si ritrovò persino a
chiedersi, quasi scioccamente,
il motivo per il quale il biondo non avesse cercato di tirarselo via.
“Non lo
irrita?” si domandò mentalmente prima che
l’ennesimo calcio colpisse il ragazzo,
facendolo cadere rovinosamente in terra; strillò per
l’ennesima volta il suo
disappunto e, gattonando, si allungò verso la sigaretta per
recuperarla,
facendo sbuffare ilare lo spadaccino, il quale si chiese come facesse
quell’idiota
ad essere più maturo di lui. A vederlo, difatti, sembrava
proprio un bambino a
cui era stato portato via il giocattolo, o forse ancor
‘peggio’ il ciuccio,
visto il modo in cui mordeva nervosamente il filtro e fumava di
continuo per
ottenere uno stato di pace con se stesso. Fumava talmente tanto che lo
si sentiva
arrivare a distanza anche senza cicca in bocca; ormai la sua pelle era
impregnata di quell’aroma di tabacco maleodorante.
Ci volle
un po’ prima che la simulazione di un combattimento prendesse
il via, per
quanto Sanji avesse deciso di non mettere via la stecca, che si
ostinava ancora
a fumare nonostante gli venisse sfilata via ad ogni colpo ricevuto.
Zoro dovette
constatare che il ragazzo sapeva prenderle bene, ma anche i suoi colpi
non
erano niente male. Vedeva entrambi ballare quella danza sfrenata fatta
di calci
e sangue che di tanto in tanto li accompagnava, senza che se ne
curassero.
Nessuno dei due sembrava voler cedere; erano svelti, i colpi si
facevano sempre
più duri e il Capo impartiva ordini e redarguiva il suo
allievo, incitandolo a
fare meglio senza però elogiarlo. Il suo metodo consisteva
semplicemente nel
provocarlo, sapeva che il ragazzo era arrabbiato con lui, proprio
perché per la
prima volta aveva espresso il desiderio reale di cacciarlo da quel
locale. E
Sanji non voleva
accettarlo.
Nel
continuare a guardarli, Zoro sospirò. Dovette convenire che
entrambi erano molto
simili, testardi, e poco inclini alla conversione. Non che lui fosse
più
espansivo, ma di certo da nessuno dei due avrebbero mai cavato un ragno
dal
buco.
Nel
frattempo, nel mentre i pensieri dello spadaccino avevano preso il
sopravvento
tirando le sue conclusioni, il giovane cuoco guardava malamente il Capo
Zeff.
Non
riusciva a capirlo. Sapeva di essere un peso per lui, ma non aveva mai
voluto mandarlo
via realmente da quel posto e ciò non gli stava bene. Non si
sentiva pronto ad
andarsene in giro per i mari per coronare il suo sogno, era convinto di
dover
rimanere lì per tacito accordo e ripagarlo del suo grande
debito, ma quello
sembrava ignorarlo. Non aveva mai tollerato molto quando qualcuno lo
guardava
con aria di sufficienza senza pensare ai suoi sentimenti, chiedendosi
come mai
l’uomo volesse sciogliere quella promessa fatta tempo
addietro e che lui aveva
tutta l’intenzione di onorare.
Tenne
la mano sinistra fissa sulla sigaretta mentre con la gamba destra
cercò di
colpire Zeff con scarso successo nonostante lo avesse sfiorato, eppure
la gamba
di legno, meno flessibile di lui, lo aveva raggiunto dal
l’alto
per calarsi sul suo capo. Incassò il colpo e chiuse gli
occhi nel tentativo di
sopportare il dolore come aveva fatto la prima volta da bambino, ma non
diede
la possibilità alle proprie gambe di cedere, non glielo
avrebbe permesso; si
piegò di poco per sostenersi e, con una nuova spinta verso
l’altro, cercò di
imitare il suo insegnante. Voleva raggiungerlo, era certo di poterci
riuscire,
e sperava che, una volta dimostrate le sue abilità, lo
avrebbe apprezzato di
più, ammettendo magari anche le sue doti culinarie. Ma fu
proprio a causa di
quei pensieri che si distrasse un attimo, giusto il tempo di permettere
all’altro di farlo indietreggiare e farlo cadere in terra con
un veloce De Ashi Harai Barai 2.
Sanji non si lasciò scoraggiare, al
contrario tornò in piedi e cercò di
contrattaccare, ma ancora una volta venne
fatto cadere indietro, finendo persino in mare. La rabbia
montò sempre più,
facendo presa sul suo animo senza che la calma lo facesse ragionare. Si
mosse
senza pensarci su, e, tornato sulla piattaforma, scalciò
agitato non riuscendo
più a sfiorare il suo avversario, figurarsi colpirlo.
Difatti quest’ultimo lo
spinse a terra con facilità prima di bloccarlo con la
schiena sulle assi e
chinarsi su di lui per dirgli qualcosa e mollarlo lì, forse
anche nella
speranza che si calmasse. Ma Sanji non era tipo da lasciare tanto
facilmente,
era testardo e mai come quella volta si era sentito ferito
nell’orgoglio.
Solitamente sapeva cosa faceva e l’essere guardato non era un
problema, ma un
paio di occhi penetranti sembravano quasi distrarlo e aveva finito con
il
pensare a tutto fuorché al suo allenamento. Aveva fatto la
figura
dell’incapace.
Quando comprese di aver fissato la
piattaforma per troppo tempo, si portò una nuova sigaretta
alle labbra e si
alzò. Solo in quel momento si accorse di aver rovinato il
vestito che fino a poco
prima indossava, l’acqua del mare non era l’ideale
per immergerlo, ma ormai, la
frittata era fatta. L’unica cosa a cui avrebbe dovuto pensare
per i minuti
successivi era il doversi cambiare e tornare ai fornelli. Lui era il
cuoco, il
suo aspetto avrebbe aspettato.
La
rabbia provata dal ragazzo durante
l’allenamento era ancora in agguato nel suo petto.
L’aveva sopita, ma sembrava
fremere ancora in lui.
Avrebbe voluto piangere e strillare, se
solo ciò non fosse risultato ridicolo e argomento derisorio.
E poi, le bellezze
che aveva davanti agli occhi avrebbero dovuto conoscerlo per il cuoco
fiero ed
elegante che avrebbe potuto capire i loro cuori meglio del babbaleo che
le
aveva portate in quel ristorante. E chissà, magari uno di
quelli avrebbe
reagito male e ingaggiato uno scontro con il quale rovinarsi
l’immagine, mentre
lui, irritato com’era, avrebbe colto due piccioni con una
fava: in primis si
sarebbe sfogato, e poi avrebbe rimediato una donzella da accompagnare e
chissà... magari sarebbe stata la volta buona. Specialmente
con quel ragazzo
fuori dai piedi, da quando era entrato nella sua vita sembrava avere
meno
opportunità.
Volteggiò nel locale per raggiungere una
moretta dai capelli mossi e presentarsi a lei con un vassoio con un
dolce. Un
semplice sorbetto e nulla più, ma curato in tutti i
dettagli; a partire
dall’ombrellino, la cannuccia, i colori perfettamente
mescolati e persino il
cucchiaino con il flute stesso erano una vera opera, mentre lo stesso
ordinato
dal ragazzo con cui era al tavolo, era solo un bicchiere dalla stesse
fattezze.
-Per te, My Lady.- disse lui nel
servirglielo con la cura più totale, mentre
all’altro sembrò quasi sbatterlo
sotto al suo naso. -Tieni.-
-Oooh!
Ma è veramente delizioso!- lo elogiò la ragazza,
anche se il suo accompagnatore
sembrò quasi grugnire.
-E
questo sarebbe l’ottimo servizio?- chiese. -Cerchi di
soffiarmi la ragazza.-
-Sta’
zitto, asino.- rispose il cuoco a quel dire, mentre la moretta
sembrò prendere
le sue difese.
-Andiamo,
non essere ridicolo.- cercò di placarlo lei. -A me questo
posto piace.-
-Beh,
ricordatelo, qui non ci torneremo più.- commentò
lui, adocchiando il biondo.
-In quanto a te, farò in modo che tu venga cacciato.-
-Ti
faccio i miei auguri.- rispose Sanji con non curanza, portandosi una
sigaretta
alle labbra. -È da quando è stato costruito
questo posto che il Padrone mi
vuole cacciare, ma non c’è ancora riuscito.-
concluse prima di allontanarsi con
il vassoio sotto il braccio.
Sarebbe
stata una buona occasione, ma non poteva iniziarla lui la rissa, o
almeno non
davanti a una delle possibili candidate che gli offriva quel posto. In
poche
parole, prima o poi qualcuna sarebbe rimasta lì con lui e
non poteva
permettersi di fare sbagli.
-Sanji!
A cosa devo l’onore del tuo ritorno così
tempestivo?- lo accolse il Capo non
appena lo vide tornare nella cucina. -Non hai mai perso
l’occasione di poterti
intrattenere con una ragazza.- lo prese in giro.
-Allora
dovresti ringraziarmi. Vorrà dire che potrai tenerti un
tavolo e una sedia in
più.- rimbeccò con tono piccato il biondo.
-Voglio
sperare che avrò anche le quote del tavolo sei, quello pieno
di ragazze.-
-No.-
asserì con semplicità il biondo, voltandosi verso
l’uomo per fargli una
linguaccia. Lo aveva appena superato per raggiungere i fornelli e
riprendere il
suo lavoro, sapeva che un altro tavolo presto avrebbe concluso il suo
primo e
reclamato il secondo. -Sarei un mostro se non offrissi la cena a tali
bellezze.-
-Avranno
almeno il doppio della tua età.- s’intromise uno
dei cuochi, facendo ridacchiare
gli altri. Non che al giovane cuoco importasse particolarmente se
venisse
sfottuto, ma non gli avrebbe dato l’agio di divertirsi alla
sue spalle, così si
avvicinò svelto a lui per assestagli un calcio sul volto.
-Prova
a ripeterlo, cuoco di quinta categoria!- obbiettò.
-Sta’
fermo, Sanji! In fondo ha ragione, non uscirebbero con te, puoi anche
farle
pagare.- asserì il Padrone del locale.
-E
allora? Ho messo tutto sul conto di un tizio che mi è
antipatico. Dovrebbe
ringraziarmi. Gli farò fare bella figura con la sua ragazza.-
-E
allora fa pagare le donne e chiedi a lei di restare con te.- risolse la
questione il maggiore dei due, ridacchiando a quel malumore peggiorato
dalla
gelosia del non avere nessuna curva da stringere.
-Tsk,
quando vedrà la cifra non vorrà pagare. E la
figura da tirchio farà il resto.-
-Sei un
mostriciattolo, marmocchio. Io non ti ho insegnato questo.- fece notare
il Capo,
mettendo su un ghigno sarcastico. -Vedi solo di non combinarmi altri
casini.-
-Che
c’è? Paura di veder spazzata via una sedia o due?-
chiese Sanji, ricevendo
un grugnito poco cordiale.
-Bada
bene, moccioso... se mi fai fuori l’ennesimo servizio,
compreso tavolo e tutto
il resto, ti getto a mare legato come cibo per pesci.-
-E tu
getteresti via il tuo miglior elemento?-
-Sei un
pessimo soggetto.- affermò il maggiore, decidendo di
raggiungere l’esterno
della cucina per poi sparire, seguito da un borbottio molto simile a un
“Detto
dal primo di noi che ha la peggior fama non fa effetto”.
Già, un brutto vizio
quello di voler avere l’ultima parola, cosa che non era
privilegio di molti. Ma
solo lui riusciva a tenergli testa senza remore, anche se non era raro
che il
Padrone lo mettesse a tacere con qualche ponderoso calcio.
La serata
passata non era stata delle migliori, per Sanji.
Esausto,
aveva fatto ritorno alla sua stanza dopo aver lavorato e sistemato
l’intera
cucina da solo, come penitenza per aver fatto avverare le
più oscure previsioni
del Padron Zeff: far fuori tavolo, sedie e tutto il servizio solo per
poter
mandare a quel paese un cliente con il quale aveva preso a discutere
fino a passare
all’azione. Ora tutto ciò che voleva era gettarsi
sul letto dopo fatto un bel
bagno ma, aimè, purtroppo quel morbido materasso che aveva
sognato di toccare
era stato occupato da una presenza non molto gradita, con la quale
aveva dovuto
discutere per poi ritrovarsi a riposare fianco a fianco pur di non
cedere. E
così fu anche per le sere successive, dove pian piano
dovette accettare
quell’assurda presenza a causa del freddo a cui era stato
ceduto il passo dal
caldo estivo.
Un
tremore scosse il corpo del cuoco, rifugiato sotto il piumone messo a
rivestire
il letto, mentre il suo ‘coinquilino’, fresco di
doccia, lo osservava con un
asciugamano al collo e una maglia a maniche corte rubata al biondo.
-Ohi, com’è
che stasera hai perso tutta la tua vitalità?- gli chiese
ironico Zoro,
avvicinandosi di qualche passo per potersi sedere al bordo del letto e
alzare
le spalle. -Se non altro, non correrò il rischio di
ritrovarti al mio fianco
ingrifato.-
-S...
sta’ zitto, idiota...- obbiettò tremulo il suo
interlocutore. -P... p... per
chi... mi.... mi hai preso?-
-Per il
maniaco che sei.- affermò come se nulla fosse lo spadaccino,
voltandosi di poco
verso di lui e sorridergli affabile. -Di’ un po’,
vuoi che ti tenga al caldo?-
-Ma
no... non ci p... pensare p... proprio... idiota.-
-Idiota
sarai tu, stai morendo di freddo e ancora riesci a trovare il fiato per
insultarmi.- constatò, scuotendo la testa con fare divertito
nell’alzarsi e
raggiungere le sue katane, riponendole al fianco del letto. -Credo che
mi
allenerò un po’, questo freddo è
l’ideale per temprare il corpo e lo spirito.-
-E... e
poi ti... ti chiedi p... perché vieni in... insultato.-
constatò il biondo alle
sue spalle.
-Hai
un’idea migliore?- chiese l’altro.
-Si...
t... ti avevo dato un compito.- asserì rimediandoci
un’occhiata indagatoria
dall’altro prima di chiedere spiegazioni. -Do... dovevi
solo... dare fastidio
a... ad altri.-
-Quanto
sei permaloso.- fu l’unico commento che ricevette.
-Di’, non è che volevi solo
la compagnia di un coetaneo? Non sarebbe poi così strano,
qui.-
-N.. no,
io... se a... anche fosse?- venne spontaneo domandare dal biondo che,
colto un
pochino sul vivo, si era immediatamente messo a sedere, sentendo il
calore
fluire nelle sue guance sino alla punta delle orecchie, quasi certo,
però, che
il freddo gli sarebbe stato amico e non lo avrebbe tradito.
D’altro
canto Zoro si accigliò, lui aveva detto solo
così, per dire... ma a quanto
pareva quel ragazzo era quel genere di persona imprevedibile, che
sarebbe arrivato
a fare qualcosa di stupido e lo avrebbe negato a se stesso pur di
ottenere
qualcosa di voluto, seppur imbarazzante. Certamente gli era costato
molto
dirlo, ma non gliel’avrebbe fatto notare; era vero che si
divertiva a
infastidirlo, ma era altrettanto vero che non sarebbe mai riuscito a
dargli
contro. Insomma, vivere per anni a stretto contatto con quei brutti
musi doveva
essere veramente stancante, così, senza preavviso,
ignorò i suoi esercizi per
alzare le coperte di quel letto mentre le iridi bluastre si sgranarono
e una
pronta protesta si fece sentire, ma incurante di ciò prese
posto e, passato un
braccio alla vita del biondo, lo tirò con sé
verso il materasso, avvicinandolo
al suo petto.
-Sei tu
un idiota.- fu l’unica risposta che ricevette alla domande
sconnesse e forse un
pochino imbarazzanti, prima che una curiosità si facesse
largo tra le idee del
giovane spadaccino. -Ohi, ma è mai possibile che non appena
qualcuno ti si
avvicina tu dia in escandescenza?-
-Dove
cavolo vuoi andare a parare?- domandò l’altro
senza capire e, dal suo punto di
vista, non aveva tutti i torti. -Se un maschio mi abbraccia,
è naturale che io
me la prenda.-
-E se
lo fa una ragazza?- insistette. -Probabilmente ti ritireresti anche con
le,
sembra come se nessuno ti avesse mai abbracciato.-
-Ohi,
testa verde, ma ti ascolti quando parli?- insistette il giovane cuoco.
-E meno
male che dicevi di non interessarti al mio culo.-
-Non
vedo il nesso tra questo e il tenerti al caldo. Sei un ingrato, potevi
mettere
una coperta più pesante.-
-Imbecille,
allora che cavolo te ne frega di quello che faccio?-
-Sei un
amico, no? Allora ringraziami, perché non stai
più tremando.- fece notare Zoro.
-Strilli e strepiti ogni sera, ma alla fine resti sempre qui.-
-.È
solo perché tu me lo hai imposto.-
-Ci
credo, il tuo letto è così comodo.-
ghignò lo spadaccino. -Ma devi ammettere
che in due è anche più caldo ed è
servito a non farti lamentare nel sonno.-
-Io non
mi lamento nel sonno come i bambini.- bofonchiò il biondo a
quel dire, tirando
un calcio a Zoro sotto le coperte e rimediandoci in risposta un pugno
sul capo.
-Se non
la pianti di fare i capricci sembrerai un vero e proprio bambino.-
constatò,
ricevendo una pronta replica dai toni troppo forti che si
ritrovò costretto a
sopire posando una mano sulla bocca del suo interlocutore.
Fu
strano, per la prima volta aveva toccato le sue labbra e un brivido,
quasi un
solletico, lo aveva percorso in tutto il corpo turbandolo per un
secondo,
giusto il tempo utile per parlare al suo posto e mettere le cose in
chiaro,
anche se per un attimo aveva quasi tentennato. -È vero, tra
noi due sei tu
quello più forte, e io, mi costa ammetterlo, non sono
così preparato perché sin
ora ho combattuto solo in un dojo. Quindi adesso ti lascio libero, ma
sta’
zitto.- e nel dire ciò fece come era stato detto, ovvero
tolse la mano dalla
bocca di Sanji mentre un misto di dispiacere, appena accennato, aveva
toccato i
petti di entrambi.
-Cos’era
questa? Un’ammissione?- chiese il giovane cuoco. -Non eri tu
quello che non si
rassegnava mai?-
-No, ho
deciso di maturare.- fu l’unica risposta che ricevette. -E
poi hai poco da
parlare, perché i tuoi sorrisi e la tua sicurezza sono solo
falsi, io non ho di
questi problemi.-
-Ehi!
Vuoi forse litigare?-
-Non
chiedo di meglio, ma ora è troppo tardi. Dormi, ricciolo.- e
con quelle
semplici parole mise a tacere il discorso, per quanto quel quesito
irrisolto fosse
rimasto tacito nella sua mente: “Sanji aveva mai dormito
abbracciato a
qualcuno?”
Forse
era vero, non mirava al suo fondoschiena ma a ben altro, e non riusciva
a spiegarselo.
1 John
Rackham, o Calico Jack, così chiamato per i pantaloni a
righe e la giacca, si
trasformò da quartiermastro a pirata quando assunse il
controllo della nave del
suo capitano. Charles Vane, lo sfortunato capitano dei pirati della
nave
Treasure, non aveva attaccato una nave da guerra francese, facendo
montare su
tutte le furie Calico Jack, che organizzò una protesta e,
spalleggiato dal
resto della ciurma, sbarcò Vane e i suoi fedelissimi su di
una piccola
scialuppa e li lasciò alla loro sorte. Tempo dopo Calico
Jack incontrò Anne
Bonny sull'isola di New Providence. La convinse ad abbandonare il
marito e a
unirsi a lui sulla nave, vestita da uomo. Nella ciurma di Calico Jack
c'era già
un altra donna pirata, Mary Read, anche lei, come Anne, vestita da
uomo. Anne e
Mary erano entrambe a bordo quando, nel 1720 un cacciatore di pirati
attaccò la
loro nave per ordine di Woodes Rogers, governatore reale. Durante il
combattimento Calico Jack si nascose nella stiva insieme all'equipaggio
lasciando Anne e Mary a combattere gli attaccanti sul ponte. Persero la
battaglia e Calico Jack fu giustiziato e poi impiccato.
2 De Ashi Harai (Barai): E’ una tecnica di
gambe (O meglio
piede) Judo, secondo la quale porta a interrompere i movimenti
dell’avversario.
In parole povere quando i due combattenti si ritrovano a camminare sul
Tatami
Uke (Colui che subisce) e Tori (Colui che attacca), bisogna riuscire ad
assumere il secondo ruolo indicato al fine di portare
l’avversario a seguire i
propri passi movimenti per poterlo interrompere e calciare il piede.
Per far si
che ciò avvenga, il proprio piede deve assumere la forma di
una paletta e
girare la pianta verso l’interno, mentre l’esterno
deve strusciare in terra.
N.B.: Ho volutamente usato un espressione del Judo, perché
mi sono accorta che
Zeff nel ristorante nel redarguire Sanji alle prime puntate, tira la
tecnica
“Ippon Seoi Nage”, una tecnica di braccio che
carica sul dorso l’avversario per
lanciarlo in terra – Come faccio a esserne sicura?
E’ la mia tecnica di braccio
(Te Waze) che non visto a spiegare se no non finiamo più XD
Ma ho motivo di credere per vari motivi che il Judo c’entri
molto con Sanji e
Zeff
Ave
gentA! Lo so, lo so… troppo
corto x i
mie canoni quindi… non uccidetemi x3
Che
dire, dopo una luuunga pausa estiva, anche se con poco, mi ccio
risentire XD Ok
dubito che a qualcuno interessi ancora ma io sono tornata per
concludere lol
Spere
sarete in molti a recensire igh T__T *Ultimamente a crisi XD*
tognoz:
Eccomi inalmente! Sisi, l’ho detto capitolo corto ma
c’è lol. Che ne pensi?
Dici che iniziano a essere gay ingenui? Tu sei Ivasama dovresti saperlo
v.v
Notalone:
Salveeee XD
Spero tu mi stia ancora seguendo e mangari mi recensirai ancora lol amo
le
recensioni mi aiutano a invogliarmi a scrivere XD Sono in oltre ben
felice di
sapere che ti piace come scrivo e ciò che scrivo spero mi
seguirai ancora <3
anche se sono lentucolisimo a scrivere er mancanza di tempo XD
My Pride: Ziaa
eccolo
inalmente il cappy XD (Ke ai letto ebetato staani <3) allora
Devy leggo
ecommento appena genny parte XD visto che già conosci la
storia ecco una
domanda importante: Ci vieni alla festa di Ady? XD e punto 2: Genny
dice che
qlk dice che a Lucca nevica bha -.- al massimo piove e io mi
morirà dal freddo
con i cosplay <3
SanjiReaChan: E
rieccola
tra noi yeee XD Ahahaha bellissimo que commento sklerotico spero che
anche se
poco anche qusto cappy ti piacerà <3
blue riza: eice
di sapere
che anche questa storia ti pice lol corto il capitolo ma ci sono sisi
v.v e
speriamo che continuerai ad amarla <3
orbit: Salveeeee
finalmente torno a casuccia attiva e anke su b si spera lol ma ci son
osempre
per pensare a voi recensori <3, visto che chi legge e basta non
lo conosco
se non ci sentiamo su fb…. ci vieni a Lucca o haida fare? XD
Winnipeg_:
Inannzitutto:
benvy new recensotrice (? *ha seri problei mentali*). Come detto e
promeso
dovevo postarlo e l’ho fatto XD
son
lento per via del lavoro, qundo arrivano e iere cosplay sono sempre
preso poi
negli ultimi momenti ma ci sono sempre XD Tardi ma torno XD spero tornerai a
recensirmi <3
Laura B:
Salve anche a
te! Vedrai che non c’è sempre tutto scritto anche
tu se vorrai potrai scrivere
prim ao poi XD per adesso mi accontento di un tuo giudiio ne
avrò altri? <3
metticela tutta ^^^
Dona
l’8% alla causa pro
recensioni
Farai
felice un milione di scrittori
E
me XD!!
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