One Piece Spin Off: Every promise is a debit

di Red Robin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Meeting ***
Capitolo 2: *** I am the adult! ***
Capitolo 3: *** A month and nothing more ***



Capitolo 1
*** First Meeting ***


Note: Ormai ci sto a rota con le note v.v 
Per chi non avesse capito, è uno Spin Off di Op... interamente ZoSan. Scusate, ma anche se non mi piace fare AU del genere, non ho resistito v.v 
Prima di andare avanti, vorrei precisare che la storia non sarà shota, i personaggi sono tutti maggiorenni, o comunque hanno raggiunto un’età legale per poter almeno stare assieme v.v 
Vi prometto che leggendola non vi pentirete, soprattutto voi fan del ZoSan e chi vuole anche SanZo (Non mi piace ma non avrà un preciso orientamento, o almeno presumo che ognuno possa vederci il seme e l’uke che voglia <3)


ATTENZIONE: I personaggi potrebbero rivelarsi alcune volte OOC essendo uno spin off e loro molto più giovani!

 

 

 

First meeting


 

 

 

 


Un ristorante, ecco dove era stato portato il ragazzo dall’insolita capigliatura verde. 
Ormai erano giorni che non mangiava, e, dopo aver liberato dei mercanti da due aguzzini grazie alle sue abilità da spadaccino, in cambio del favore gli era stato offerto un pasto. All'inizio non sapeva che il suo pranzo sarebbe stato preso nel mare, tanto che ci aveva quasi rinunciato, convinto che lo avrebbero messo a pescare; poi, con suo sommo stupore, si era ritrovato come se nulla fosse in mezzo al mare, dove aveva visto levarsi l'insegna di un ristorante completo di tre piani. 
Il Baratie, il nome del posto, sembrava essere a tutti gli effetti un'imbarcazione, e a giudicare dalle navi ormeggiate era ben più di un’isola di salvataggio, giacché era probabilmente un luogo ben conosciuto, e in cuor suo aveva sperato non si trattasse uno di quei luoghi ‘snob’ dove ogni piatto era guarnito di cibo che sarebbe andato sprecato. Non che gl’importasse, ma non era mai stato molto felice di dover stare attento persino a come pulirsi la bocca né del vociferare di non avere l’abito giusto. In fondo lui indossava un semplice paio di pantaloni neri, degli stivali, una canotta bianca e il suo fedele haramaki verde. 
Legato al fianco aveva tre spade di cui andava orgoglioso, e avrebbe preferito non separarsene una volta entrato. 
-Ecco qui.- gli disse, una volta attraccati, il Capitano, un uomo dall’aspetto tarchiato e la barba lunga brizzolata, -Puoi andare, ragazzo.- 
-E per i soldi?- chiese il giovane spadaccino con fare guardingo. -Mi è stato offerto un pranzo.- ricordò, facendo ridere di gusto l’uomo. 
-Hai ragione, ragazzo.- confermò quello, tirando dalla tasca un portamonete di stoffa. -Sono cinquanta Berry, dovrebbero bastare.- gli fu detto prima che gli venisse messo in mano il sacchetto. -Credo che con i soldi delle taglie potrai pagarti un passaggio per il ritorno, noi dobbiamo andare.- salutò così il giovane, che fece loro cenno con una mano prima di saltare sul ponte del ristorante ed entrare senza indugi. 
Rimase sorpreso nel vedere la grandezza della sala. Anche se si era aspettato che si trattasse di un ristorante di lusso, mai avrebbe immaginato che una nave ristorante nell’oceano potesse avere quelle dimensioni. Venne immediatamente accolto da un uomo rasato con un fazzoletto arrotolato in testa. 
-Benvenuto, caro cliente!- disse, aggiungendo un “Faccia da totano lesso” sottovoce, facendo accigliare il ragazzo. 
-Che? Voglio un tavolo.- 
-Ehi, ma i soldi ce li hai, ragazzino?- chiese l’uomo, guardingo, facendo innervosire il giovane spadaccino. 
-Per chi mi hai preso? Non vado in giro a rubare cibo. Dammi un tavolo.- insistette in tono più alto, tanto da richiamare l’attenzione degli altri commensali e dei camerieri, prima che dal piano superiore scendesse un ragazzo biondo con una sigaretta tra le labbra. 
-Che cavolo succede qui? Zeff ha detto di sbattere fuori tutti i rompiscatole che ha da fare.- commentò, uscendo dal locale per poi accendersi la sigaretta, mentre quell’uomo rasato sembrò grugnirgli contro prima di tornare a osservare il nuovo arrivato. 
-Allora? Ce li hai i soldi, ragazzino?- insistette. 
-Ti ho detto di sì, sei sordo?- obbiettò il giovane dalla capigliatura verde. 
-Cinquanta Berry non bastano.- 
-E io ti dico che ho altri soldi.- rimbrottò. -Ora fammi mangiare, ho fame.- insistette. Bastarono pochi minuti prima che il ragazzo si ritrovasse fuori dal ristorante, occhi negli occhi con quelli azzurri del biondo che, con un fil di fumo che gli usciva dalle labbra, lo osservava. -Beh? Che hai da guardare?- sbottò lo spadaccino, rialzandosi. 
-Non dovresti parlare così a chi ti darà un buon piatto di ramen, sai?- ironizzò il biondo con un po’ di nervoso. -Fammi finire questa.- disse, alzando la sigaretta per mostrargliela. -E mangerai anche tu.- 
A quel dire il giovane si accigliò.  -Di', sei scemo, per caso? Sei solo un ragazzino, proprio come me.- sembrò fargli notare. 
-Sta' zitto, scemo, sono un cuoco anche io, sai.- gli rispose il biondo con uno sbuffo. -Tu sei uno spadaccino, no?- 
-Sì. Diventerò il migliore.- affermò il giovane senza esitazione, facendo sorridere l’altro. 
-Non sei credibile nemmeno tu.- lo prese in giro. -Quindi siamo pari, aspetta un attimo e ti porto del ramen.- 
-Voglio degli onigiri.- rimbrottò il nuovo arrivato, risoluto, facendo accigliare il biondo. 
-Ehi, non credo che tu sia nella posizione di fare richieste. Sei affamato, accetta quello che uno ti offre.- gli disse, prima di venire interrotto dalla voce di un uomo che, indossando un cappello da cuoco altissimo, se ne stava affacciato al balcone del piano superiore. 
-Sanji! Smettila di fumare quella robaccia e torna al lavoro! Abbiamo dei clienti!- venne richiamato in tono burbero. 
-Sta' zitto, vecchio! Anche io ho diritto ad una pausa come tutti gli altri!- strillò, decidendo di buttare il mozzicone in acqua e di rientrare senza fare troppe storie nonostante fosse contrario, mentre gli occhi verdi dello spadaccino lo fissarono. 
-Ehi, e tu ti fai trattare così?- chiese quello a braccia conserte, ma il cuoco si limitò a guardarlo di rimando e a fare spallucce. 
-Dai, entra, la tua ordinazione la prendo io.- gli disse senza troppi ripensamenti. -Ci penso io a quell’idiota di Paty, i suoi piatti fanno anche schifo.- commentò, aprendo la porta del ristorante e aspettando il ragazzo. -Andiamo, non ho tutto il giorno.- lo spronò, per poi vederlo entrare nel locale prima di lui, tanto che il biondo chiuse la porta con un sospiro.
-Sanji! Che cavolo stai facendo? Io quello lì l’ho buttato fuori!- lo aggredì il cuoco che il giovane spadaccino aveva incontrato pocanzi, venendo ignorato dal ragazzo. 
-Sta zitto, Paty, i soldi li ha... e di certo non sarai tu a cucinare per lui, o gli provocherai un'intossicazione alimentare se gli servirai le tue schifezze.- replicò prima di raggiungere un cameriere e ordinargli di far arrivare a lui le ordinazioni dello spadaccino. 
-Chi cavolo ti credi di essere, moccioso insolente? Pensi di potermi parlare così solo perché il capo non ti ha ancora sbattuto fuori?- 
-No, so di poterti parlare così perché sei il peggior cuoco di questo ristorante.- obbiettò, incamminandosi verso la scala.  -E forse vederti bighellonare fuori dalle cucine mi rincuora. Se non altro meno clienti avranno intossicazioni alimentari, minor pubblicità negativa avremo.- lo schernì, salendo ormai le scale per sparire al piano superiore, seguito da quell'uomo, sicuramente pronto a protestare.

-Sanji! Quante volte ti ho detto di non fumare quella robaccia? Ci hai messo troppo tempo a salire su, quando ti chiamo devi scattare, marmocchio!- urlò l’uomo dai baffi biondi al ragazzo appena salito. 
-Non chiamarmi marmocchio, vecchio! Anche Paty era giù e cacciava i clienti con i soldi.- protestò, afferrando una pila per riempirla d’acqua. 
-Quel ragazzino aveva solo cinquanta Berry.- volle precisare immediatamente l’uomo in risposta all’occhiataccia ricevuta dal capo.
-Ma non mangia da giorni! Che razza di cuoco sei?!- gli ripose prontamente il minore, venendo però colpito in testa dal grande cappello del proprietario. 
-Non devi far entrare i clienti senza soldi!- gli venne urlato contro da quest’ultimo, che si affiancò a lui. -Che intenzioni hai?- 
-Appena finito di mangiare lo butterò fuori io stesso.- obbiettò. 
-Sai bene che non ha soldi.- gli fece notare l’uomo, cercando di guardare il ragazzo, che non si scompose più di tanto. 
-Vorrà dire che sarà mio ospite. Non è cattivo.- concluse il biondo, decidendo di puntare il suo sguardo celeste sull’uomo, il quale decise d’ignorarlo con protesta di Paty. 
-Ma, Capo, Sanji ha…- cercò di farsi ascoltare senza successo, tanto che una mano gli impose il silenzio. 
-Sta’ zitto, decido io. Lasciagli fare quello che vuole.- ordinò, facendo sorridere il ragazzo -Hai anche tu del lavoro da fare, vedi di muoverti.- gli fu detto, chiudendo il discorso non prima di aggiungere un ultimo ordine rivolto al minore. –Sanji, indossa la divisa.-  


Nel frattempo, al piano inferiore, il ragazzo dalla capigliatura verde, guardandosi intorno con soggezione, se ne stava seduto compostamente al tavolo, le sue katane erano ancora appese fedelmente al suo fianco. Non era stato spesso in locali di lusso, forse una volta o due con i suoi genitori, ma non ne era sicuro. Presto gli venne portato da bere, per poi seguire gli onigiri richiesti, stupendosi in un primo momento, sostituendo sul volto sorpreso un ghigno. 
“Alla fine mi ha dato retta.” commentò tra sé e sé, per poi rivolgersi al cameriere che continuava a fissarlo. 
-Che c’è? Vuoi qualcosa?- domandò un po’ infastidito, mentre quello si avvicinò di poco, chinandosi verso di lui. 
-Il Capo mi ha detto di riferirle che dopo questo pasto sarebbe gradito vederla fuori di qui, mentre Sanji, il cuoco mi ha detto di riferirle di ordinare quello che vuole.- 
Accigliandosi, il ragazzo guardò l’uomo. Sanji, a quanto aveva sentito, era quel ragazzo che fumava fuori sul ponte. -Dì un po’, tu, sei serio?- chiese -Secondo te cosa dovrei fare?-
A quella domanda il cameriere sembrò deglutire, impaurito. -Beh… a dire il vero io preferirei che se ne andasse, non gradirei assistere all’ennesima rissa della giornata…- 
-Ennesima rissa? Lo dici come se qui fosse frequente.- lo interruppe il minore. Insomma era o non era un locale di classe? Si chiese, le risse non sarebbero dovute essere contemplate… o forse no? 
-Beh… vede, qui passano molte persone e molti sono pirati, e i nostri cuochi non amano vedere chi non paga e scoppiano risse. La gente qui viene anche per questo... e vedendo le sue spade credo che verrà presto preso di mira, e il Capo non ama che gli si sfasci il mobilio.- commentò. 
-E Sanji?- chiese divertito il ragazzo. -Se lui è soltanto un cuoco, con quale diritto mi offre di mangiare qui senza dovermi preoccupare?- 
-Sanji… è uno dei migliori cuochi, e, anche se il Capo gli ha lasciare preparare il suo piatto, credo verranno preso alle mani. Se ne vada.- spiegò, concludendo con la sua richiesta senza mezzi termini, eppure tutto quello che ottenne fu solo la risata del giovane davanti a sé, il quale non si degnò di abbassare il tono o  mantenere un contegno, tanto che l’eccesso gli fece sbattere un pugno sul tavolo più volte nel ridere di gusto. 
-Divertente! Credo proprio che resterò per vedere cosa accadrà, di’ al cuoco di cucinarmi quello che vuole, io sarò qui ad aspettare finché non mi sarà calato l’appetito. E digli di prepararsi, perché forse resterò anche per cena.- il ragazzo informò in quel modo il cameriere, che, gemendo, girò su se stesso per informare le cucine del desiderio del cliente. Cosa che in cucina non piacque molto. 
Il ragazzo in sala aveva mangiato montagne di cibo, aveva visto molti clienti andare e venire e il cameriere chiedergli a ogni portata di andarsene, per non finire in un litigio, finché non tirò in terra il proprio grembiule, decidendo persino di andarsene. Per questo il giovane si sentì in colpa, ma presto venne servivo dal cuoco stesso, il quale con un sorriso gli disse di non preoccuparsi, perché era raro che un cameriere durasse più di due giorni in quel ristorante. E quasi quest’ultimo lo avrebbe ringraziato, se solo non avesse trovato lo spadaccino ancora seduto al tavolo una volta arrivato l’orario di chiusura, lasciandolo accigliato. Decise infine di raggiungerlo, decidendo di sedersi davanti a lui. 
-Hai mangiato tre dolci, cos’altro aspetti?- chiese senza mezzi termini -Siamo chiusi, ormai. Puoi riprendere la tua barca e tornare a casa.- commentò, mettendo mano al pacchetto di sigarette prima di portarsi la stecca alle labbra, tirando una prima boccata dopo averla accesa. -Ah! Ci voleva proprio!- esclamò sollevato. -Quel vecchio rompe proprio le palle.- commentò. 
-Beh, forse non dovresti fumare, sei un cuoco.- disse il ragazzo dalla capigliatura verde. 
-E allora? Non fumo in cucina, e ho diritto al mio svago.- replicò. -Per me può dire quello che vuole. Non è nemmeno mio padre.- 
A quel dire, stavolta fu il suo interlocutore ad accigliarsi. -No? Eppure ci avrei giurato.- 
-E perché mai?- chiese il biondo, non aspettandosi un commento del genere. -Ti sembra che ci assomigliamo?- 
-Beh… non lo so.- ammise, facendo spallucce. -Ti chiami Sanji, vero?- 
-Già, e tu?- chiese curioso il biondo, soffiando via un po’ di fumo verso l’altro. -Conosci il mio nome, mi pare dovuto sapere il tuo.- 
-Roronoa Zoro.- disse, per poi chinare il capo. -Grazie del pasto. Posso pagarti, non ho solo cinquanta Berry, ma l’uomo che mi ha dato un passaggio a quanto pare mi ha imbrogliato dopo che l’ho liberato da un paio di furfanti. Credevo fosse un ristorante a buon mercato.- 
-Non direi, per soli cinquanta Berry non compreresti nemmeno un chicco di riso.- lo schernì il biondo con un sorriso strafottente. 
-Già, ma ho preso le taglie di quegli uomini, quindi posso pagare.- 
-No.- rispose prontamente, tornando a fondere i suoi occhi con quelli del ragazzo. -Lascia che il vecchio si arrabbi, come ti ho già detto sei mio ospite e se verremo alle mani tanto meglio. Non vedo l’ora di far tornare in riga Paty e Carne... e poi il Capo ed io dobbiamo vedercela.- commentò, facendo sì che un ghigno si dipingesse sul volto del suo interlocutore. 
-Divertente…- rimbeccò lo spadaccino. 
-Già, resti anche per cena?- chiese, anche se conosceva già la riposta, -Non saranno preoccupati i tuoi genitori?- 
-No, me ne sono andato di casa per seguire il mio sogno. Piuttosto i tuoi, a lavorare in questo ristorante pieno di gente dalla testa calda…- 
-Il Capo una volta era il Capitano di una nave pirata, e ci vuole gente tosta per mandare avanti questo posto senza che viandanti o vagabondi ne prendano possesso. Ecco perché i camerieri scappano impauriti e la gente viene qui più per lo ‘spettacolo’ che per il cibo, anche se siamo i migliori cuochi che potresti trovare e l’unico ristorante che ti salva dopo giorni di digiuno.- spiegò, ignorando volutamente la domanda sui propri genitori. 
-Questa è la nostra vita.- commentò, per poi allentare la cravatta nera che portava sopra la camicia celeste. 
-Quindi... se resterò qui potrò catturare qualche altro bandito?- chiese il ragazzo, cogliendo l’occasione. 
-Non vedo il motivo per farlo, noi non facciamo prigionieri, né abbiamo bisogno di una guardia.- spiegò Sanji. -E poi, dove vorresti andare a dormire? Il locale non ha letti disponibili.- 
-E se dormissi da te?- chiese quello, e sul viso del biondo comparve una smorfia. 
-E chi ti vuole? Comprati un passaggio, piuttosto!- replicò quasi indignato. 
-Allora riportami tu sulla terra ferma.- insistette Zoro a quel dire. 
-Non ho tempo per queste cose, devo lavorare fino a tardi, e non avrò la capacità di governare un imbarcazione solo per portarti a terra e tornare qui.- obbiettò. -Se hai intenzione di restare fa’ come vuoi, ma compra il passaggio a qualcun altro, più che offrirti un pasto non posso fare.- spiegò, decidendo di alzarsi. 
-Ehi, dove vai?- chiese lo spadaccino, perplesso. -Ti sei offeso?- 
-No, devo lavorare, non ho tutto il giorno da perdere come te. Adesso va’ fuori, tra poco arriveranno a lavare per terra e non dovranno vederti.- rimbeccò il cuoco prima di sparire su per le scale.


Al piano superiore le cucine erano già in movimento. Tutti si stavano preparando ad accogliere i clienti per la sera, però, turbato da un po’ di tempo a quella parte, il ragazzo se ne approfittò per sgattaiolare nella propria stanza e sdraiarsi sul letto. 
Aveva bisogno di pensare un po’ in solitudine, senza che qualcuno gli desse fastidio o che Zeff potesse avere la malsana idea di farlo allenare nel tirare calci nel vederlo senza fare nulla. Quel giorno gli era arrivato un ragazzo tra capo e collo che sembrava volergli movimentare al giornata, e avrebbe funzionato se il Capo si fosse realmente arrabbiato con lui. Avrebbe voluto che lo facesse, piuttosto che lasciargli fare ciò che voleva. Erano giorni che cercava un pretesto per litigare, solitamente era un buon metodo per capire cosa lo turbava. Non che normalmente gli interessassero i suoi problemi, ma aveva un grande debito con lui; eppure in quei giorni sembrava che Zeff  lo stesse evitando, e ciò non gli piaceva per nulla. Solitamente battibeccavano per dimostrarsi quel loro insolito quanto meno bizzarro modo di volersi bene, però lui era convinto di non aver fatto niente per far arrabbiare così tanto il Capo da essere ignorato. 
A quel pensiero sbuffò, girandosi sul fianco sinistro e notando la foto posta sul suo comodino. Con una mano afferrò ancora una volta una sigaretta e l’accese, mentre con la destra libera agguantò la cornice che ritraeva lui e il padrone del locale.

Al ricordo stirò le labbra in un sorriso. Avevano appena aperto quel ristorante e aveva giurato di restare ad aiutarlo, eppure, ultimamente, sembrava che l’uomo non lo volesse più attorno. Per quanto fosse sempre stato solito ripeterglielo sin dal primo momento in cui si erano ritrovati insieme, il tono assunto non erano mai stato così serio. Lui non avrebbe mai potuto andarsene, pur essendogli stato ordinato di farlo.

Si girò ancora una volta prima di riposare la cornice e avvicinarsi alla finestra della camera per ammirare il mare, posando i gomiti sul davanzale. L’acqua brillava sotto i raggi del sole, riflettendo tutta la sua luce sulla superficie dell’oceano; alcune ondine trasportavano di tanto in tanto quel puzzle luminoso, tranquillizzandolo. Era quello il suo posto, si disse. Aveva sempre vissuto in mare, era nato e cresciuto lì, ed ora non poteva di certo andarsene, per quanto fosse suo desiderio salpare e conoscere mari ancora non visti. I suoi pensieri vennero però interrotti da uno sferzare dell’aria sotto di sé, mentre una voce richiamava il suo kiai 1. Gli bastò difatti abbassare lo sguardo per trovare il proprietario della voce, e si accigliò nel vedere quel ragazzo dalla testa verde con due spade nelle mani e una sorretta con la bocca, cosa che lo stupì non poco. 
Decise di rimanere a osservarlo, in fin dei conti non aveva mai visto uno spadaccino allenarsi. Le sue tecniche erano unicamente di gambe, in quanto Zeff gli aveva insegnato a non combattere mai con le sue mani o si sarebbero potute rovinare, e lui lo sapeva. Le prime volte, da piccolo, si era tagliato accidentalmente con un coltello più di una volta e, nonostante fossero ferite da poco conto, ne portava ancora i segni, tutto a causa della sua inesperienza. Sapeva bene che avrebbe potuto fare a meno di un arto inferiore o due nei combattimenti, ma nulla gli avrebbe impedito di cucinare a differenza della perdita l’uso delle sue mani... ciò nonostante era piacevole vedere la maestria con cui gli altri usavano le proprie tecniche, sia nemici che amici. Alcuni dei suoi compagni cuochi usavano coltelli e, nonostante non condividesse il loro utilizzo al di fuori dalla cucina, era un qualcosa che lo aveva sempre affascinato. 
Quel giovane, a differenza di molti, sembrava sapere il fatto suo. Tirava affondi e difendeva la sua posizione, muovendosi molto velocemente mentre fendeva l’aria, la quale fischiò molte volte ad ogni tecnica che prendeva vita tramite i movimenti di quel Zoro. Il suo petto nudo, nonostante fosse ancora giovane, era già ben formato, e molti muscoli erano tirati più di quanto non fossero in evidenza al riposo; il sudore, brillante sotto i raggi solari, gli colava dalla fronte e gli inumidiva il resto del corpo, rendendolo quasi sovrumano, mentre la bandana legata in tesa riusciva in qualche modo a oscurargli l’espressione in volto, riuscendo quasi a incutere timore per la durezza a cui sembrava dar vita. Quasi non sembrava lui, e ciò, agli occhi cerulei del biondo, consisteva in un mistero che lo attirava magneticamente, e Sanji si sentì stranamente geloso... forse perché non aveva la sua capacità nel tranquillizzare il proprio animo in un combattimento. Aveva persino cercato di nascondere la sua fedele sigaretta al suo Maestro al fine di tirare una boccata rilassante senza risultato, facendosi dominare da ogni dubbio e paura. E il vederlo quasi gli fece salire la rabbia. Ogni tecnica era particolare, ogni muscolo veniva flesso con straordinaria precisione, senza mai tremare. 
Non seppe quanto rimase lì a osservarlo, ma era certo di essere stato visto e, ad ogni occhiata, gli aveva inconsapevolmente sorriso, quasi a rispondere di non preoccuparsi.

Lentamente i colori sbiadirono sotto la luce che andava man mano scemando, e i mozziconi di sigaretta presero ad aumentare, mentre le occhiate aumentavano, catturando entrambi i ragazzi in un mondo tutto loro. Un affondo, un sorriso, una tirata di fumo e uno sguardo gentile. Gli occhi si cercavano, neppure il lieve vento che si era alzato riusciva più a distrarli, se non di poco.

L’acqua salata s’infrangeva sempre più contro la chiglia del locale, arrivando a schizzare sulla piattaforma. Agli occhi del cuoco, lo spadaccino danzava tra le gocce, mentre lui, con fluidi movimenti, sperava di evitarle quasi per gioco, frattanto che il muto contatto della segreta attrazione dei loro cuori, celando loro la verità, li corteggiava. Quel momento era bello. Infinito, magico, unico... e sarebbe stato bello se fosse durato per l’eternità. 
Si formò ad entrambi un groppo alla gola, mentre il desiderio di toccare la pelle diafana dell’uno e quella più scura dell’altro, venne maledetto. Erano troppo lontani, per quanto risultò ad entrambiinnaturale. 
Sanji non era più incuriosito. Sentiva quel magnetismo dentro di sé, e una fievole voglia crescente lo spingeva a voler combattere con lui. Voleva testare la sua forza e conoscere quel segreto; voleva avere un contatto con lui, danzare al suo stesso ritmo, ballare quel motivetto magico che i piedi dello spadaccino stavano eseguendo; voleva unirsi e scoprire quel gioco di fantasia. 
Prese un bel respiro nel posare le labbra sulla sigaretta, assaporando per un momento il  fumo dopo aver attraversato il filtro, ingerendolo una volta pasteggiato nella bocca. Lo aveva sentito scendere dentro di sé, attraversare il suo collo, sentendo l’ennesimo sguardo smeraldo posarsi su di lui. E si sarebbe strozzato se il fumo non fosse già arrivato ai polmoni, mentre solo la pelle d’oca e un brivido di freddo attraversarono le sue braccia e la spina dorsale, contemporaneamente. Era quasi una scossa elettrica, un momento adrenalinico che gli raggiunse il capo, facendogli rizzare piacevolmente i capelli, per quanto il volto gentile e ancora un po’ infantile fosse arrossito con evidente sorpresa; riprese a respirare solo dopo esservi calmato, lasciando fuggir via dalle narici una nuvola di fumo. Il petto era a mille e, confuso, non seppe che cosa dire, ma un ghigno da parte dello spadaccino lo informò di essere stato visto e, forse, la sua reazione era stata un effetto voluto. 
Per quel modo di fare si irritò. Probabilmente gli avrebbe spaccato la faccia in poco tempo se fosse sceso giù prima, e lo avrebbe volentieri fatto in quel momento se un bussare alla porta non lo avesse fatto trasalire; la voce rabbiosa del Capo che lo richiamava gli giunse alle orecchie, e solo in quel momento, ridestandosi, si accorse che il mare si era alzato, nonostante il vento fosse più quieto e le onde avessero ormai perso la loro luce brillante. 
Tornò a guardare dalla finestra verso il basso, scoprendo quasi amaramente che Zoro era sparito, mentre alcune navi alla sua sinistra avevano già attraccato, indicando l’apertura del locale. Svelto, si allungò verso il posacenere, e, nel rendersi conto di aver fumato almeno un pacchetto intero di sigarette, storse il naso. Aveva quasi finito i pacchetti di scorta e non apprezzava aprirne uno nuovo la sera prima. Si avvicinò alla porta, infine, correndo al piano inferiore fino in cucina, riscoprendo già tutti al lavoro, e fu in quel momento che un grembiule gli venne tirato in faccia. 
-Sei in ritardo. Stasera lavi i piatti.- lo informò il Capo con evidente nervosismo nella voce, al quale il minore non riuscì a non ribattere. 
-Perché?! Non l’ho fatto apposta!- obbiettò. -Tutti qui hanno almeno un giorno di riposo, io...- 
-Stai zitto, tu sei un moccioso e, dato che vuoi lavorare qui anche senza il mio permesso, fai come ti dico.- ordinò Zeff, ottenendo solo che il biondino, nonostante si fosse legato il grembiule in vita, si arrabbiasse ulteriormente. 
-Non puoi farlo! Sono migliore di tutti loro!- 
-Non è vero, i tuoi piatti sono pessimi.- gli rispose l’adulto con un sorriso divertito. -Tu stasera lavi i piatti.- insistette. 
-No. Sono già Vice Capo Cuoco, non vedo perché io dovrei...- il ragazzo cercò ancora una volta di ribattere, venendo però zittito dalla figura dello Chef, che aveva cominciato ad avvicinarsi pericolosamente. 
-Tu stasera lavi i piatti.- disse nuovamente, prima di afferrarlo per il bavero della camicia azzurra che indossava e sollevarlo di peso dinanzi agli occhi, -Così impari a prenderti distrazioni non necessarie, la prossima volta. Va bene fare l’idiota con le ragazze, ma non va bene se ti lasci distrarre da un ragazzo, facendoci perdere poi un cameriere.- lo sgridò, lasciandolo andare. -Sono stato chiaro?!- concluse infine, vedendo Sanji assottigliare lo sguardo, per quanto nel petto il cuore di quest’ultimo perse un battito. Zeff credeva che lui... aveva sì un interesse per il coetaneo, ma non aveva quel tipo di attrattiva. 
-È così? Credi che a me interessi un ragazzo? Beh, sei fuori strada!- rispose prontamente, sapendo che non era bene provocare il maggiore, soprattutto se di proposito. 
-Stammi bene a sentire, moccioso, non m’interessa con chi vai, ma non puoi mettere a rischio il mio ristorante. E ora vedi di fare ordine e metterti a lavare i piatti, prima che io decida di farti tornare a essere lo sguattero di questo posto fino alla fine dei tuoi giorni.- ordinò minaccioso il Capo, il quale ottenne senza consenso che il minore lo sorpassasse, premurandosi di urtarlo di proposito per raggiungere i lavelli, dove alcune padelle già lo attendevano, prima che lo Chef uscisse dalla sala con evidente irritazione. 
-Stavolta l’hai fatta grossa, ragazzo.- gli venne detto da qualcuno, rimediandoci solo un grugnito  da parte di Sanji prima che quest’ultimo si tirasse su le maniche della camicia e aprisse l’acqua. Nel prendere la spugna si accorse che il sapone era finito e imprecò, asciugandosi la mano bagnata sul grembiule prima di cercare il flacone giusto per  piatti. 
-Non te la prendere, Sanji, in fondo ha ragione il Padrone.- si fece sentire un altro cuoco dalla barba incolta e un paio d’occhiali scuri, sorridendogli nel passargli accanto con un pentolone di sugo bollente. -Insomma, hai sempre fatto come volevi e messo bocca...- 
-Che c’è? Vuoi provare a consolarmi? Perché fai schifo, al massimo cerchi la lite.- rimbeccò il giovane con irritazione. 
-Idiota, ti sto solo dicendo che prima o poi avresti dovuto affrontare le conseguenze. Non sei più un bambino.- rispose quello. 
-Sai... non ci voleva un genio per capirlo.- sbuffò Sanji, rialzandosi con una bottiglia di aceto bianco in mano e una scatola di sapone. 
-Lascialo stare, Carne!- si fece sentire il cuoco pelato, Paty. -A cercare di ragionare con lui ci rimetti solo. E’ uno scemo con il moccio al naso.- 
A quel dire il suddetto ragazzo tirò nel lavello la spugna che aveva ripreso per poi raggiungere l’uomo a grandi falcate. 
-Che cosa vuoi, cuoco di seconda scelta? Invidioso perché un ragazzino ti ha rubato il posto che tanto volevi?!- chiese. -O forse vuoi assaggiare i mie calci?- 
-Devi solo provarci, moscerino!- lo provocò quello, venendo affiancato dall’altro cuoco con gli occhiali. 
-Piantala, Sanji, non sei forte come il Capo. Potresti perdere, questa volta!- gli disse, rimediandoci un altro grugnito da parte del minore. 
-Potrei battervi già ora e anche in coppia, sfigati. Per due come voi non basterebbero nemmeno diecimila anni di allenamenti!- rispose il giovane cuoco. 
-E allora fatti sotto!- gli venne detto infine,  e, senza farselo ripetere una seconda volta, il minore attaccò con un poderoso calcio. 
  
Al  piano inferiore, la sala del ristorante era già piena di clienti. Molte erano coppie, a differenza del giorno, dove si poteva trovare anche qualche famiglia o pirati di vario genere. 
Zoro si era seduto allo stesso tavolo di quel mattino, aspettando che qualcuno prendesse la sua ordinazione o che arrivasse addirittura Sanji. Si mosse frustrato sulla sedia, sbuffando. Non aveva fatto che pensarlo per tutto il tempo in cui si era allenato, e non si era sentito poi molto più tranquillo quando lo aveva scoperto affacciato alla finestra ad osservare proprio lui. Aveva persino rischiato di arrossire come un poppante nel momento stesso in cui gli aveva sorriso, e si era sentito stranamente in imbarazzo, giacché nessuno lo aveva mai guardato con quell’interesse. E, accidenti, c’era stato molto altro, in quegli occhi celesti. Ne era certo: nello sguardo di quel ragazzo c’era più di quanto lui stesso desse a vedere, per quanto fosse maledettamente bravo a mentire.

Una mano sbatté violenta sul tavolo, provocando un rumore sinistro sul legno, ma non fu l’impatto a distrasse il ragazzo, bensì l’evidente crepa che si era formata sul piano. Gli occhi verdi si puntarono prontamente verso l’uomo dai lunghi baffi biondi, ridicolmente legati con delle trecce che avrebbero fatto ridere chiunque se la sua mole e la sua palese irritazione non avessero incutito timore. 
Stranito, il più giovane aggrottò la fronte dopo il breve stupore, notando che l’uomo stava afferrando la sedia del tavolo più vicino per potersi sedere accanto a lui. I suoi occhi lo stavano sondando, non solo li sentiva su di sé, ma quello non sembrava farsi problemi nel guardarlo dall’alto al basso con quel cipiglio poco cordiale. La cosa lo fece spazientire, tanto che si ritrovò a sbuffargli contro. 
-E allora?!- chiese infine. -Che cavolo stai guardando?- 
Nulla, non ottenne risposta, se non una breve occhiataccia dalla sua muta compagnia, la quale non sembrava affatto contenta della sua presenza, ne era certo; se l’uomo avesse potuto, lo avrebbe sbattuto fuori... ma probabilmente qualcosa o qualcuno glielo stava impedendo. 
Infine, su quel viso comparve un sorriso sgradevole, mentre un lieve accenno di rilassamento apparve nei suoi occhi, come un piccolo lumino che lo tranquillizzò in parte, facendo però insospettire il giovane. 
-E allora?- chiese nuovamente lo spadaccino, ottenendo una pacca sulle spalle prima che l’uomo, muovendosi sulla sedia, accavallasse la gamba di legno sulla coscia.
-Tutti presuntuosi e impazienti, i ragazzi di oggi.- commentò l’uomo. -Dovrei cacciarti, sai? Per colpa tua ho perso uno dei miei migliori camerieri. Forse l’unico che sapeva prendere una maledetta ordinazione.- 
-E allora perché non mi cacci?- fu la pronta risposta del ragazzo. -Non sarebbe la prima volta, quest’oggi, e non vedo il motivo per non farlo.- proseguì Zoro, dando vita ad un ghigno strafottente qualche attimo dopo. -Ma tornerei. Sanji mi verrebbe a riprendere.- affermò, facendo ridere immediatamente il maggiore. 
-Certo, ragazzo, credi quello che vuoi. Sanji è solo un moccioso, questo locale è mio. E lui fa quello che dico.- 
-Non credo, quest’oggi sono rimasto.- affermò lo spadaccino. 
-Per mio ordine. E la voglia di gettarti a mare è tanta, ma purtroppo devo chiederti un favore.- ammise. 
A quel dire, Zoro si ritrovò totalmente spaesato. Perché una persona tanto ostile avrebbe voluto indebitarsi con lui? Il locale sembrava ben difeso, quindi non sarebbe servita molto la sua spada, senza contare che gli uomini di quel posto, giovane cuoco a parte, erano quasi troppo corpulenti, e la sua figura asciutta, anche se ben allenata in maniera evidente, sarebbe risultata poco credibile. 
-Vuoi ascoltare o no?- chiese la voce burbera del suo interlocutore e, senza pensarci su, si ritrovò ad annuire, lasciando che l’altro proseguisse. 
-Non mi sembri troppo un sbandato e, in caso, non m’interesserebbe molto. Voglio solo che porti via di qui Sanji.- gli disse con sorpresa. 
-Portare via... cosa dovrei fare?- domandò immediatamente con palese stupore. -Io che c’entro con quello lì? Nemmeno lo conosco.- 
-Lo so, ma difficilmente sbaglia nei giudizi, quel moccioso. E lui vorrebbe realizzare il suo sogno.- spiegò lo Chef, -Ma senza una spinta non se ne andrà mai da qui.- 
-E cosa le importa? È una sua scelta, non sono una crocerossina.- fece notare. 
-No, ma credo che abbiate pressappoco la stessa età. Non importa quanto ci metterai, in cambio potresti restare qui e mangiare quello che vorrai, affrontando ogni pirata con le peggiori intenzioni che entra da quella porta.- cercò di convincerlo l’uomo. 
-E sentiamo, perché dovrei accettare?- chiese il minore, e avrebbe ottenuto risposta, se proprio in quel momento il soffitto della sala non avesse ceduto dietro di lui, provocando un copioso polverone, provocando grida di paura e stupore ai presenti. 
-Ma che diavolo succede qui?!- strillò prontamente il padrone del locale, alzandosi in piedi per raggiungere i tre presenti tra le macerie, mentre i resti di quello che sembrava un piano cottura, del cibo e un rivolo d’acqua dal piano superiore li imbrattò. -Dico io! Vi sembra questo il modo? Litigare in cucina mentre io non ci sono, ora dovete pagarmi i danni!- continuò infuriato. 
-Ci scusi, Capo...- disse uno dei due uomini, mentre anche l’altro sopraggiunse con una giustificazione che venne prontamente zittita dallo Chef. 
-È un miracolo che non ci fossero tavoli qui!- insistette. 
-Sì, Capo, ma vede... Sanji...- Paty provò a dare la colpa al più giovane, il quale protestò prontamente. 
-Non è affatto vero! Mi hanno provocato loro!- 
-Non m’interessa! Ripulite tutto e venite in cucina!- fu ordinato loro, mentre i tre, ancora seduti in terra a massaggiarsi i punti dolenti, si guardarono in cagnesco. A interromperli fu lo spadaccino, che cominciò a ridere. 
-Davvero divertente, questo posto!- ammise, prima che, rivolgendo anche lui uno sguardo infuriato, il biondo si alzasse e lo calciasse, per quanto lo spadaccino si rivelò abbastanza veloce da scansarsi in tempo. -Troppo lento!- lo prese in giro, vendo però colpito da un secondo calcio. 
-Ma abbastanza veloce per te.- gli fu risposto dal biondo, prima di afferrare le posate che lo spadaccino aveva sul tavolo per poter raccogliere il cibo caduto in terra. -Guarda che spreco.- commentò, riponendo lo spezzatino nella pentola. 
-Ehi! Non mischiarlo con il cibo buono!- gli fu detto prontamente da Carne -È uno schifo!- 
-Potevi pensarci prima di provocarmi, ora non ti aspetterai mica di buttarlo via!- rimbeccò il minore. 
-Di certo ai clienti non serviamo robaccia.- rispose Paty. 
-Lo mangerò io, non c’è problema.- 
Nel sentire quel botta e risposta, l’altro ragazzo si accigliò. 
-Ohi, non farai sul serio... sarà pieno di schegge di legno.- si fece sentire. 
-Giusto! Diglielo anche tu.- lo sostenne uno dei due uomini, i quali anche loro avevano iniziato a far spazio nella sala. -Chi lo capisce è bravo... nemmeno il Capo riesce a tenerlo lontano dagli scarti immangiabili. Finirà per ammazzarsi, prima o poi.- a quel commenti gli occhi smeraldini tornarono a osservare il ragazzo, evidentemente provato nel vedere quel cibo in terra, per poi notare un rivoletto di sangue dalla testa e i numerosi tagli, i quali non mancavano nemmeno agli altri due cuochi, però credette che il suo malessere fosse dovuto a quel taglio alla testa.

-Non sarebbe meglio lasciar perdere? Forse ti sei fatto male...- 
-Fatti gli affari tuoi, nessuno ti ha chiesto nulla.- sbuffò, e qualche attimo dopo una risata si fece udire alle sue spalle. 
-Lascialo perdere, quando il padrone è arrabbiato per i suoi casini diventa più scontroso del solito.- fu detto allo spadaccino, il quale non si accorse che nel frattempo il ragazzo aveva raccolto ogni ‘briciola’ e raggiunto le scale, facendolo accigliare. 
-Ti consiglio di andartene.- commentò il cuoco che Zoro aveva già conosciuto ore prima. -Più resti qui, meno lavoreremo in pace. Quei due litigano a causa tua.- 
-Che strano, l’ultima persona che l’ha detto si è licenziata stamani.- rispose prontamente lo spadaccino, -Forse tra qualche ora avremo il piacere di vederti uscire di qui, anche perché il tuo Capo mi ha offerto di restare. E a me serve una stanza.- 
-Che storia è mai questa?- chiese l’altro uomo, accigliandosi prima di scambiare uno sguardo interrogativo con l’altro. 
-Non lo so, chiedete a lui. Il vostro amico voleva far arrabbiare il vostro Capo, ma a quanto pare lui sembra aver piacere nel vedermi in giro.- 
-Sii più chiaro.- ordinò l’uomo con la testa rasata. -O ti faccio sputare tutto con le maniere forti.- e a quel dire il minore non poté fare a meno di ridere ancora una volta, mentre tutti e tre ignorarono il vociferare alle loro spalle che era ormai aumentato. 
-Non credo proprio, a giudicare dalle pedate maggiori dei lividi del vostro avversario, vi siete già fatti umiliare da un ragazzino.- commentò ridacchiando, tornando al suo posto e notando posata mancante. -Vedete piuttosto di portarmi una forchetta, un paio di onigiri e della carne con tanto di salsa sopra.- disse loro, sedendosi, ma non ancora completamente girato verso il tavolo non si accorse del piatto che venne posato davanti a sé, e sussultò poiché era stato poggiato sul tavolo fin troppo forte. 
-Mangia questo e sta’ zitto.- disse la voce dietro di lui, facendolo girare del tutto, scoprendo così un’aura propriamente non positiva proveniente dal suo coetaneo. 
-Ehi... non avevi detto “Ordina quello che vuoi”?- chiese con un po’ di timore. 
-Sì, purché non fossi rimasto qui fino alla fine dei tuoi giorni.- rispose il biondo. 
-Non ho mai accettato.- si risentì prontamente l’altro, rimediandoci uno schiocco di lingua. 
-Idiota, è anche a causa tua se sono stato buttato fuori dalla cucina.- e nel sentirlo dire, lo spadaccino sembrò illuminarsi. 
-Non lavori? Allora siediti.- lo invitò sorridente, ma un ennesimo cipiglio poco cordiale gli venne lanciato dal biondo, prima che quest’ultimo se ne andasse senza dire una parola, lasciandolo con un sospiro.


Il resto della serata passò abbastanza tranquillamente. Il soffitto era stato riparato e la clientela stava via via scemando, e fu in quel momento che Zoro vide tornare il padrone del locale, che si sedette a tavola con lui. 
-Non ha risposto alla mia domanda, prima, e non credo che rimanere qui sia una buona idea. Sanji sembra detestarmi ora.- si fece sentire per primo il più giovane, facendo compare ancora una volta il sorriso sul volto dell’uomo. 
-È naturale, ciò che io detesto lui lo adora e viceversa... siete incontentabili, voi mocciosi.- rimbeccò l’altro, divertito. 
-Già. Non credo che resterò, non c’è motivo per farlo.- 
-Invece c’è. Potresti diventare il suo primo amico. Insomma, uno della sua età.- fece notare l’uomo al giovane spadaccino, che sbuffò. 
-Non mi sembra un buon motivo. Nemmeno lo conosco. Dammi un buon perché.- 
-Perché lui ti piace.- fu l’unica risposta che Zoro ottenne dal maggiore. 
  
  
 

 


  
  
1 Kiai: La parole vuol dire sia Grido, sia Separazione degli spiriti, se siete andati a controllare su internet, potete fidarvi di me, ho preso la definizione precisa precisa dal mio libro di Judo: Da cintura bianca a cintura nera di Tommaso Betti-Berutto 
  
 


Salve gente! Vi piace questo primo capitolo?
Sarò sincera, doveva essere un capitolo auto-conclusivo di 12 pagine, invece non sono riuscita a convogliare ogni idea in così poche pagine e infine... beh, ho dovuto optare per un massimo di 5 capitoli (Lo spero °-°) al fine di ottenere un buon lavoro. E... promesso! Non vi farò pentire di aver letto questo primo capitolo <3 
Siate buoni sostenetemi e lasciate un commentino.. insomma, sono curiosa, voglio sapere che ne pensante! Se no come faccio a scrivere se non piace il punto in cui sono arrivata? °-°

Vi aspetto numerosi *w*

 

 

 

 

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E me XD!


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Capitolo 2
*** I am the adult! ***


Note: Ed eccomi a voi, finalmente con il secondo capitolo di questa storia <3 Che dirvi? Nulla di che, solo avvisarvi che nei prossimi capitoli. Non necessariamente in tutti, neanche in questo, potreste trovare Più ZoSan o SanZo dei precedenti in quanto i pg si alterneranno ai ‘ruoli’ a seconda della situazione. Ho dovuto avvertirvi per correttezza avendo, stranamente, iniziato il 3° capitolo^^^ 
Ci vediamo con le note finali! 
Non demordete, presto avrete gli aggiornamenti di: The secret of his love (Capitolo6) e Tra sogno e realtà (Capitolo 2)


  
I am the adult!* 
  
 


Era ormai notte inoltrata quando qualcuno venne a disturbare il sonno del giovane cuoco, che da poco era riuscito a raggiungere il proprio letto. Il mozzicone di sigaretta appena spento nel posacenere accanto al suo letto fumava ancora, mentre nella stanza, nonostante la finestra aperta, aleggiava ostinato l’odore del tabacco, aspro a un naso non abituato. 
Sanji si mosse un po’ nelle lenzuola, lasciandosi scappare un gemito quando, non riuscendo a stiracchiarsi come voleva, incontrò un ostacolo alla sua sinistra; tirò un calcio nel sonno senza accorgersene, spalancando gli occhi quando una voce, che di sicuro non era la sua, si lamentò apertamente.
 
Svelti, gli occhi cerulei guizzarono nel buio per cercare l’origine di quel grido, mentre, nello sporgersi verso il proprio comò alla ricerca dei fiammiferi, trovò quell’indesiderato ospite che poco dopo, sotto il fascio di luce lunare, riconobbe come lo spadaccino a cui aveva servito i pasti fino a qualche ora prima. E fu spalancando le propri iridi che si allontanò il più possibile, nonostante il braccio ben piazzato e asciutto cercasse di tenerlo al letto con la schiena ancorata contro il suo petto. 
Il biondo gemette ancora una volta prima di riuscire a voltarsi per prendere il toro per le corna, ovvero svegliando l’altro ignaro di dover affrontare una dura sfida. Sospirò. Aveva un’intera giornata di lavoro davanti a sé, non aveva possibilità di molte ore di sonno e quell’idiota, a suo parere, non lo stava aiutando, ma con un ghigno ideò il migliore dei piani, il più infallibile: usare i fiammiferi.
Tornò a guardarsi attorno, certo di potersi orientare e individuare la propria scatola, sorridendo infine quando il braccio riuscì persino a raggiungerli, ma fu un po’ deluso non appena l’altro, svegliandosi, lo fissò intensamente, sbadigliando come se nulla fosse.
-Che c’è? Non riesci a dormire?- gli venne chiesto, come se per lui fosse normale trovarsi nel suo letto, e ciò fece letteralmente incazzare Sanji. E avrebbe urlato se non fosse stato certo di svegliare il vecchio Zeff e di doversi ritrovare a far fronte alla sua rabbia e ai suoi calci.
-Dico, ma sei scemo? Che ci fai nel mio letto?- chiese il giovane cuoco, cercando la calma più assoluta dentro di sé. -Avresti dovuto farti dare un passaggio e tornare sulla terra ferma.-
-No. Quel vecchio mi ha offerto un lavoro.- rispose lo spadaccino con semplicità.
-Già, ma non mi aspettavo che accettassi, e poi... perché cavolo ti trovi nel mio letto?- sbuffò l’altro. -Se non avevi un posto potevi dormire sui tavoli.-
-E perché mai, quando il tuo letto è così comodo...- e a quel dire Sanji sembrò non reggere più il suo interlocutore, tanto che gli tirò un calcio talmente forte da farlo capitolare in terra con un sonoro tonfo e una pronta lamentela.
-Ma sei impazzito?! Mi hai fatto male, brutto idiota!- s’infuriò a sua volta l’altro ragazzo, facendo sì che un ghigno divertito apparisse sul volto del biondo.
-Ben ti sta, questo è il mio letto e non apprezzo intrusi, a meno che non siano delle belle ragazze avvenenti. Nel tuo caso: sei brutto e di poca classe... e mi stavi toccando.- sembrò volerlo informare con palese irritazione, decidendo di mettere nuovamente mano al suo pacchetto di sigarette. Ormai era sveglio, tanto valeva approfittarne per farsi una fumata.
-Ehi! Non avrai mica voglia di appestare nuovamente la camera? Stava iniziando a diventare vivibile.-  si lamentò ancora il giovane spadaccino, venendo fulminato nel buio dagli occhi cerulei dell’altro.
-È la mia camera. Se non ti sta bene esci di qui! Molestatore.- obiettò sulle sue quest’ultimo, rimediandoci un sibilo.
-Per tua informazione, non ti stavo toccando.- volle giustificarsi il ragazzo dalla capigliatura verde.
-E allora cosa stavi facendo? Mi avevi preso per un peluche?- chiese il biondo, sfregando con la destra la capocchia rossa del fiammifero sulla scatola, illuminando la camera per qualche secondo prima di portare la fiamma al limitare della sigaretta già pronta tra le sue labbra per tirare una boccata di fumo. Immediatamente pasteggiò nella bocca prima di mandare giù la nuvola di fumo che poi rilasciò con un sospiro di piacere, sotto lo sguardo disgustato dell’altro.
-Che schifo.- commentò Zoro.
-Fatti gli affari tuoi, molestatore.- commentò ancora una volta il biondo, accendendo un secondo fascio di luce per poter illuminare la stanza tramite la candela della lampada ad olio, la quale diede loro modo di osservarsi in viso.
-A dire il vero ho provato a svegliarti in tutti i modi.- lo informò lo spadaccino. -Sembravi agitarti nel sonno... sai, come se stessi avendo un incubo, e solo quando...- s’interruppe di nuovo e arrossì vistosamente, distogliendo lo sguardo per l’imbarazzo. -Insomma, quello è stato l’unico momento in cui ti sei rilassato.- concluse infine, e stavolta fu il biondino ad arrossire e a guardare altrove.
-Che cavolo vai dicendo? Solo i mocciosi hanno gli incubi... la notte mi muovo spesso.- bofonchiò l'altro a quella rivelazione, cercando di non ammettere nemmeno a se stesso che in effetti la sua mente era ritornata a quei giorni spesi tra la fame e la solitudine su quell'isola.
-E sentiamo, tu non saresti un moccioso? Fumi ma non hai nemmeno un accenno di barba, hai ancora il volto di un bambino.- lo prese in giro lo spadaccino, più che irritarlo che altro.
-Ehi! Guarda che ho sedici anni, è normale non avere ancora la barba, però quando l'avrò...- ma il biondo non poté continuare a parlare che una risa da parte del suo interlocutore lo irritò. -Che c'è?-
-Abbiamo la stessa età. E sinceramente a me cresce dai tredici, massimo quattordici anni. Torna a dormire che è meglio.- gli fu infine detto da Zoro, che finalmente si alzò da terra per raggiungere ancora una volta il letto, venendo però prontamente fermato da una mano del biondo.
-Fermo lì, se proprio vuoi dormire in questa stanza resti steso a terra.- mise a condizione il giovane cuoco, rimediandoci uno sbuffo.
-Te la sei presa? Guarda che è normale fare brutti sogni.-
-Stai zitto e resta lì. - insistette il ragazzo, prima che l’altro seguisse l'ordine dato per poter così tornare entrambi a dormire.
-Sanji, posso farti solo una domanda?-
-Che vuoi?- chiese scorbutico il biondo, andando a spegnere la sigaretta nel posacenere.
-Hai... davvero mangiato quella schifezza piena di segatura?- domandò lo spadaccino, riferendosi allo spezzatino.
-No. Stavo per separare il commestibile dal non, ma poi il vecchio l'ha buttato via.- rispose il ragazzo, sdraiandosi completamente sul proprio letto.

Quel giorno il cielo era particolarmente cupo, ma, nonostante le nuvole nere coprissero il sole, non aveva ancora piovuto e i pochi clienti presenti sembravano aver fretta di tornare a casa o di andarsene semplicemente altrove. Dato il poco da farsi, molti dei cuochi avevano colto la palla al balzo per prendersi una giornata libera, mentre Sanji, insieme ad era rimasto nella cucina.
Zoro, invece, si trovava ancora una volta sulla piattaforma per riprendere i propri allenamenti, poiché forse, aveva pensato, senza quel ragazzo sarebbe riuscito a concentrarsi. Scattò in avanti e fece un affondo, prima di eseguire al completo un'intera tecnica, rischiando di rovinare il ponte, certo che il Padrone non avrebbe gradito.
 
Si passò un braccio sulla fronte accaldata, catturando in quel modo alcune goccioline di sudore che scendevano lungo le tempie, strabuzzando però gli occhi quando invece si rese conto che si trattava di una lieve pioggerellina che, nonostante tutto, lo rinfrescava; decise dunque di sbrigarsi, così da non rischiare di ammalarsi o ritrovarsi in seguito in grossi guai se l’acqua fosse aumentata. 
Attorno a lui le onde avevano già cominciato ad ingrossarsi più del dovuto, mentre il mare, ormai oscuratosi sebbene apparisse stranamente luminoso, aveva iniziato a riversarsi sulla piattaforma di legno, rischiando quasi di farlo scivolare a causa dell’oscillazione; fu proprio in quel momento che notò con la coda dell’occhio le navi pronte a salpare, alcune dirette già al largo, e si affrettò a rientrare nel locale, incrociando il giovane cuoco, stranamente senza sigaretta, sulla soglia. 
-Svelto, stiamo per chiudere tutto.- gli intimò frettoloso, tirandolo lui stesso all’interno del ristorante con ben poca grazia prima di chiudere a chiave la porta e posare su di essa un’asse di legno per sprangarla. -Aiutami.- gli disse, passandogli alcuni chiodi per cominciare poi a batterli con il martello, poco pratico. 
Notandolo, lo spadaccino gli sfilò svelto l’oggetto di mano per rendersi utile e pensarci lui stesso, inchiodando alla svelta l’asse; Sanji si stupì e ne fu persino un po’ invidioso, ma non c’era tempo per le liti, tanto che si affrettò a posare un’altra tavola spessa contro la porta, facendo in quel modo capire all’altro di darsi una mossa. 
Dietro di loro, i cuochi si stavano sbrigando a metter via tavoli e oggetti che avrebbero potuto rompersi facilmente, mentre altri sprangavano porte e finestre; dal piano di sopra si potevano sentire i passi frettolosi del resto degli uomini e i richiami del Capo, che intimava loro di muoversi e di fare un lavoro curato e pulito. 
Una volta certi di aver sigillato e rinforzato l’entrata del ristorante e aver protetto i vetri alle finestre, si avviarono al secondo livello, e, non appena li vide, Zeff li mandò prontamente a sprangare quella che era ormai diventata la loro stanza, seguendoli lungo il corridoio.  -E datevi una mossa! Presto qui si scatenerà l'inferno e dobbiamo cercare di spostarci!- gridò a tutti loro, mentre pochi uomini sul ponte, legati ad una cima, tiravano via l'ancora per poter partire. 
-Perché spranghiamo il locale, se poi ci spostiamo?- chiese Zoro, seguendo il giovane cuoco nella stanza per poterla chiudere. 
-Perché così evitiamo che l'acqua entri in caso rimaniamo coinvolti nella tempesta.- spiegò il biondo, posando un'asse sulla propria finestra. -E poi è saggio proteggere l'interno, al fine di non dover ricompre gli oggetti né farci male noi a causa di piatti o coltelli che posso risultare pericolosi. Ecco perché fissiamo anche tavoli e sedie e chiudiamo ogni sportello.- 

-Sì, ma perché avete spostato il mobilio?- insistette. 
-Così possiamo muoverci più facilmente.- rimbeccò Sanji con uno sbuffo, osservando distrattamente la faccia stralunata dello spadaccino. -Il ristorante ha il timone situato in una sala controllo al centro del primo livello. Nel caso in cui rimaniamo coinvolti in qualche tempesta, alziamo le pinne sottostanti al ristorante, che servono per muoverci, per poterci stabilizzare.- si ritrovò a spiegare infine, lasciando l'altro tra lo stupido e un po' perplesso. 
-Figo!- si ritrovò a commentare poi Zoro. -Questo è un super ristorante, allora! Era ora che capitasse qualcosa di movimentato.- 

-Se fossi in te non parlerei, ogni giorni ci ritroviamo ad affrontare i pirati della Rotta Maggiore o i più spietati che vogliono entrarvi. E finora abbiamo tenuto duro, anche se molti, per lo più camerieri, scappano. Ma i cuochi che si trovano qui sono fedeli.- 
-Dev’essere eccitante, ho fatto proprio bene ad accettare di restare qui.- commentò lo spadaccino, tornando ad inchiodare l’asse di legno e provocando un nuovo sbuffo a Sanji. 
-Già, peccato che non sei andato a dormire altrove e hai occupato il mio pavimento!- replicò. 
-È colpa tua che non mi fai entrare nel letto. Sicuramente starei anche più comodo.- rimbeccò Zoro in tono ilare, rimediandoci l’ennesimo sbuffo. 
-Potevi andare a dormire con gli altri cuochi. Pensa a lavorare, piuttosto, e anche bene. O qui finisce che mi si allagala stanza e di certo non ci tengo a dormire da un’altra parte.- sbottò, facendo scuotere la testa all’altro ragazzo prima che si rimettesse all’opera. 
I lavori di preparazione furono ultimati presto e anche agli altri uomini non restò molto altro da fare se non aspettare che l’imminente tempesta si abbattesse su di loro nello sventurato caso che non riuscissero ad evitarla, o eventuali ordini di attraccare nel caso fossero riusciti a raggiungere l’isola più vicina. 
Sopra di loro il cielo era diventato ormai nero, ma non avrebbero potuto accorgersi comunque della differenza a causa della moltitudine di lanterne ad olio che illuminavano il locale a giorno. La lieve pioggia che aveva cominciato ad abbattersi sul ristorante aveva iniziato a picchiettare più insistentemente sulle assi di legno della nave, facendo sì che il rumore all’interno dell’imbarcazione sembrasse martellare sin dentro le loro teste,  frastornandoli. 
Nessuno dei presenti, esclusi i camerieri e Zoro, sembrava turbato dalla situazione, nemmeno quando la nave cominciò ad oscillare pericolosamente da un lato all’altro e le onde si infransero contro le pareti di legno. I cuochi, ormai abituati, andavano da una parte all’altra, stando ben attenti che non si creasse nessuna falla per evitare il rischio di poter affondare. 
Sanji, però, a differenza di altri, sembrò più annoiato dalla presenza di Zoro - che si era ostinatamente attaccato a lui, seguendolo praticamente ovunque - più che dai problemi che avevano in quel momento, tanto che sussultò quando l’acqua picchiò violentemente contro la parete dove si trovava lui, imprecando prima di venir richiamato dagli altri per fare più attenzione. Eppure le ore che seguirono fino alla cessazione della tempesta a notte inoltrata, non lo sfinirono quanto le domande e la perenne tensione dello spadaccino, il quale non sembrò volerlo lasciare in pace nemmeno quando fu ora di coricarsi. 
  
La stanza del biondo era completamente buia a causa delle assi di legno che sprangavano la finestra, ma non si curò di rimuoverle, lasciando che l’umidita che aleggiava nell’aria restasse fuori, anche per evitare che una seconda ondata di pioggia potesse coglierli di sorpresa, nonostante il legno che rinforzava dentro e fuori. E, proprio su questo, Zoro cercò di far luce sui suoi dubbi, non capendo il motivo di chiudere con ulteriori assi di legno un locale già rinforzato, ma, nonostante tutto, l’esperienza gli aveva insegnato quanto il mare e l’obiettivo che si era prefissato potessero rivelarsi pericolosi, se non più duri di quanto avesse previsto. Si era infine coricato nel suo letto, ovvero il materassino che Sanji gli aveva dato insieme ad una coperta e ad un cuscino un po’ abbozzato, sentendo il cuore battere ancora all’impazzata nel petto per la paura. Certo, se fosse stato un uomo non l’avrebbe mai ammesso, eppure, per quanto fosse sicuro di sé, era ancora un ragazzo inesperto che sapeva che sarebbe potuto morire se gli uomini di quel ristorante non avessero eseguito ognuno un compito ben preciso con la massima cura, e il suo sogno sarebbe finito lì. Avrebbe voluto parlare, distrarsi, allenarsi... fare qualunque cosa, pur di dimenticare anche solo per poco quella tempesta e rilassarsi. E fu una manna dal cielo quando il biondo parlò.
-Tu... hai un sogno?- chiese in un sussurro il ragazzo, quasi sperando che l'altro dalla capigliatura verde non lo avesse udito.
-Certo. Sono partito proprio per questo.- fu invece la pronta risposta dell'altro, che andò a toccare prontamente le sue spade, quasi temesse di perderle, e nel fare ciò si alzò a mezzo busto per sporgersi vero l'altro e guardarlo almeno in parte, mentre la luce della lampada, protetta dal vetro, illuminasse almeno parzialmente i loro volti, o meglio la schiena del giovane cuoco e il viso dello spadaccino.
-Se hai un sogno, vattene da qui.- commentò il biondo, stringendosi quasi maggiormente nelle coperte. -Devi diventare più forte, non puoi sconfiggere i nemici che si affacciano su questo tratto di mare.- 

A quel dire l'altro si accigliò, mentre un cipiglio strafottente si dipinse sul suo volto. -Ehi, non sarai mica preoccupato per me, vero?- chiese un po' divertito, rimediandoci uno sbuffo.
-Stupido... come potrebbe importarmi di uno conosciuto da nemmeno un mese.- bofonchiò nel sentire l'altro sedersi sul suo letto, e, per la prima volta, non si voltò verso di lui per scacciarlo, cosa che fece stupire Zoro, il quale notò il leggero tremore che scuoteva il corpo di Sanji.
Allora forse, non era l'unico a sentirsi un moccioso in quella stanza, pensò. Ma si guardò bene dal farglielo notare, certo che non avrebbe cavato un ragno dal buco. -Sai, è divertente stare qui. Io mangio gratis, voi litigate. Cacciate via i nemici... io ogni tanto vi do una mano e incasso le taglie quando posso... ho finalmente messo da parte un bel gruzzolo, stando qui. Di solito spendo molto per rifocillarmi.- sembrò volerlo informare, ricevendoci l'ennesimo sbuffo della loro assurda convivenza. Non che gli desse fastidio, anzi, gli sarebbe apparso strano anche quello se fosse venuto a mancare.
-Sinceramente non m'interessa come vivevi fuori di qui. Se non sei in grado di provvedere a te stesso, forse dovresti tornare a casa.- fu l'unica risposta che diede Sanji. -Mancherai sicuramente ai tuoi.-
Ci fu una lieve risata da parte di Zoro, prima che decidesse di sdraiarsi al fianco dell'altro. -Non era questo il punto.-
-E allora qual è?- chiese Sanji, scocciato.
-Finora non avevo mai trovato uno stupido come me. Anche tu hai un sogno... e non mentire, ti ho visto quando nelle ore di pausa e quella puzzolente sigaretta che ti ostini a fumare, fissi il mare quasi come se volessi andare oltre questo posto.- rispose lo spadaccino, rimediandoci un calcio da parte del suo coetaneo.
-Non dire stronzate. Io devo restare qui. Non c'è tempo per i sogni, un giorno partirò e anche io me ne andrò di qui, ma non ora.- rispose il giovane cuoco, come se non fosse la prima volta che rispondesse ciò.
-Lo fai sembrare un dovere, quasi non ti piaccia stare qui.- fece notare Zoro. -Non hai nulla a che fare con questi qui. La tua cucina è davvero buona. È ad un livello superiore, come quella del Padrone di questo posto.-
-E tu che ne sai?- chiese scettico l’altro. -Sei solo un rozzo spadaccino, un ragazzo con uno stupido sogno... i sogni sono tali proprio perché sono sogni.-
A quel dire lo spadaccino assottigliò gli occhi, lasciando da parte quella momentanea insicurezza che lo aveva colto prima di voltarsi verso di lui e lasciare che ogni buon proposito che aveva cadesse. Nessuno poteva dirgli che il suo era uno stupido sogno, nessuno poteva permettersi d’insultare ciò in cui lui credeva e ciò in cui aveva creduto la sua migliore amica. Nemmeno il miglior spadaccino al mondo avrebbe potuto farlo, né tanto meno un cuoco senza sogni. E fu con questi pensieri che allungò una mano oltre la spalla di Sanji per raggiungere il bavero della maglia che indossava per girarlo e attirarlo a sé, mentre da seduto scrutò quegli occhi celesti, per una volta privi di vitalità.
-Chi sei tu per permetterti di dirmi cosa sia stupido o meno?!- chiese, liberando tutta il livore che in poche parole era riuscito a fargli salire.
-Cresci, Zoro... non c’è nulla lì fuori. Solo morte. I sogni servono solo a farti viaggiare per mare.- insistette il biondo, tenendo lo sguardo duro nonostante tutto e cercando di non vacillare.
-Anche tu hai un sogno, un’aspirazione nella vita; perché dici questo?- chiese lo spadaccino al suo interlocutore, il quale scosse la testa prima di spingere il corpo del ragazzo lontano da sé, il quale non ci pensò due volte a rinserrare la presa e avvicinare i loro volti.
-Perché?- insistette. Ma Sanji sbuffò, non volendo rispondere, eppure una scossa da parte dell’altro cercò di spronarlo. -Anche se vivi qui, non sei meglio di me. Hai più paura di quanta ne abbia avuta io.- commentò, riportando lui stesso il biondo sul materasso al suo fianco. -Non credevo che potessi essere uno stupido marmocchio.- commentò quasi schifato, mentre una mano del cuoco si portò a un lembo della sua maglia per stringerla.
-Non sono un moccioso, ma non è il momento di ripensare a stupide vecchie storie.- si fece sentire il biondo in un pigolio.
 
-L’hai detto come se volessi parlarne. Ma io non ci voglio parlare con i deboli.- rispose lo spadaccino, decidendo di alzarsi. Ma la mano dell’altro glielo impedì, tirandolo nuovamente a sé.
-Non ho paura del mare, io.- insistette il biondo. -Non ho paura di morire qui, a differenza tua. Ho solo paura di non riuscire a sdebitarmi. Di non essere all’altezza del compito, e non posso permettermi che il Tesoro del Vecchio venga distrutto. Mi sentirei colpevole, dopo tutto.-
-Di che cavolo stai parlando, stupido ricciolo?- gli fu domandato con un nuovo appellativo, il quale face stranire il giovane cuoco.
-A chi hai dato del ricciolo?- sbuffò, riprendendo un po’ delle sue energie, riuscendo così a rincuorare lo spadaccino.
-A te, stupido ricciolo. Hai un sopracciglio ridicolo e, vista la tua stupidità, non vedo perché dovrei continuare a rispettarti.- commentò Zoro, ricevendoci l’ennesimo calcio.
-Non sono stupido!- obbiettò Sanji, alzando completamente la voce che fino a quel momento era rimasta bassa. E proprio grazie a quel rispondere, un bussare contro il muro richiamò la loro attenzione, prima che il padrone del locale ricordò loro sgarbatamente che non erano soli e che anche altri cercavano di dormire.
 
-Idiota, è tutta colpa tua.- disse Sanji all’indirizzo dell’altro, il quale rispose con uno schiocco di lingua, quasi a schernirlo.
-L’unico idiota qui sei tu, che parli di debiti e sogni che non realizzerai mai. Fai sempre il misterioso e cerchi di atteggiarti a grand’uomo.- rispose prontamente, colpendo nel segno, almeno in parte, nell’ultima osservazione.
-Perché non ti fai un po’ gli affari tuoi? Che c’è? Il mare ti ha spaventato e non riesci a dormire, così vieni da me e m’insulti?- domandò a sua volta il biondo, centrando anche lui i ‘difetti’ dell’altro.
-Non è così... semplicemente non posso farmi insultare da un moccioso. Sei anche basso di statura, oltre che sbarbato.- gli fece notare, dato che, effettivamente, Sanji era piuttosto minuto in confronto al suo già affermato metro e settantotto.
-Vuoi fare a botte? Per qualche centimetro...-
-Almeno una decina non lo definirei “qualche”.- ionizzò lo spadaccino, interrompendo il cuoco, il quale non gradì molto, tornando a parlare più nervoso che mai.
-Non vedo come l’altezza sia ora un argomento pertinente, ma non capisco che cosa vuoi da me. Se hai un sogno e ci credi, auguri, ma tienimi fuori dalla tue idee. Non me ne andrò mai da qui, tanto meno con te.- volle concludere, ricevendoci infine uno sbuffo dall’altro, che decise di avere, per una volta, l’atteggiamento più maturo tra i due.
-Scusa, allora te lo chiederò con gentilezza.- si rivolte Zoro al Cuoco.
-Cosa?- domandò quest’ultimo scocciato.
-Perché non vuoi andartene da qui? Non piaci a nessuno, e il Padrone del locale ti vuole cacciare.- gli fece notare, avendo sentito lui stesso i commenti negativi degli altri durante l’assenza del Vice Cuoco, e l’avevano fatto con poco garbo. -E inoltre... hai parlato di una vecchia storia. Ha a che fare con quel Vecchio, come lo chiami tu?-
-E a te cosa importa?- gli venne chiesto ancora. -Perché ti preoccupi di quello che succede qui e di quello che dico?-
-Perché voglio saperlo e conoscerti. Ormai, che tu lo voglia o no, sono qui e stiamo diventando amici.- rispose risoluto lo spadaccino, facendo morire il sorriso spavaldo quando l’altro gli rise contro, nonostante si fosse avvicinato tanto da nascondersi contro il suo fianco per soffocare la voce.
 
-Certo che sei proprio stupido... ma se ci tieni a saperlo...- commentò, scrollando le spalle. Dopo tutto anche lui era convinto di essersi fatto un amico, e, se la sua presenza non lo avesse reso così invulnerabile, probabilmente non gli avrebbe raccontato, come non aveva mai fatto con nessuno, il motivo per il quale era legato al Padrone Zeff e a quel ristorante, né il motivo per il quale lo spreco di cibo lo facesse infuriare più di chi insultasse quel posto e il Capo Cuoco. E Zoro non avrebbe di certo mai immaginato i motivi che aveva spinto Sanji a non muoversi da lì e, nonostante tutto, non li condivideva. Eppure non sarebbe riuscito a dirglielo neppure volendo, tanto che non appena quella voce si zittì, un lieve russare si levò dal basso, riscoprendo quella testa bionda dormire sopra di sé. 
Zoro non poté evitare di sorridere, anzi, decise persino di attirarlo un po’ a sé e far scendere il resto del suo corpo per sistemarsi sul materasso, avvolgendo un braccio attorno alle spalle del suo coetaneo per riposare a sua volta. Dopotutto, il parlare - se così si sarebbe potuto definire - con l’altro l’aveva messo di buon umore, anche se non poté evitarsi di essersi impensierito. 
  
Era incredibile come i giorni, nonostante la fatica, passassero sempre così velocemente, si ritrovò a pensare lo spadaccino. Vedeva il locale riempirsi in continuazione e i cuochi compiere sempre le solite azioni, e persino il flirtare di Sanji con le ragazze stava cominciando ad annoiarlo. Tanto lo sapevano tutti che non avrebbe mai avuto speranze. Nessuna gli diceva mai di sì, si limitavano solo a sorridere come se volessero prenderlo in giro, o addirittura lo ritenevano carino e gli carezzavano la testa, e probabilmente, pensò Zoro con fare divertito, era anche a causa dei suoi lineamenti ancora delicati e la sua bassa statura, che lo facevano apparire come un dodicenne ansioso di crescere. Quella sua stessa costatazione lo fece ridere, e si appuntò mentalmente di riferirglielo in un secondo momento solo per farlo arrabbiare, cosa che lo divertiva da matti. In fondo era un ottimo passatempo e una buona compagnia quando il giovane cuoco non civettava. E proprio in quel momento l’oggetto dei suoi pensieri apparve alle sue spalle, annunciando il suo arrivo grazie all’odore di fumo che il vento portò con sé. 
Zoro si voltò solo per incrociare con i propri occhi quelli azzurri dell’altro, sorridendogli sghembo e divertito. -Ma tu non lavori mai? Sei sempre qui fuori a fumare.- gli fece notare. -O forse non sopporti la mia assenza?- 
-Tsk, ho altro a cui pensare che ad una testa di muschio come te.- fu la pronta risposta di Sanji. -L’unico che sente la mancanza di qualcuno qui sei tu.- 
-E’ vero.- ammise Zoro. -Vorrei prendermi una piccola pausa e scendere a terra ferma. Ma ho bisogno di un amico.- 
-Scordatelo. Ho del vero lavoro da fare, io, e poi qui potrò vedere molte più ragazze di quanto non possa offrirmi l’isola più vicina.- asserì il giovane cuoco, mettendo mano alla sigaretta per sbuffare un po’ di fumo. -Di’, vuoi solo sgranchirti le gambe, vero?- insistette, osservando la piattaforma ormai perennemente alzata a causa dei continui allenamenti dello spadaccino, nonostante costituisse già un notevole aiuto contro i brigati che si presentavano spesso e volentieri per dar loro fastidio. 
-E se anche fosse? Non sembra ci sia nessuno contro cui scontrarsi.- commentò il ragazzo, sfiorando l’elsa delle sue spade. 
-Ma sei scemo? Qui si raduna la peggior gente proveniente dalla Rotta Maggiore, come fai a dire che…- 
-No.- lo interruppe Zoro. -Intendevo per allenarsi e fare sul serio. Come un piccolo gioco.- 
-Sei un moccioso? Chi vorrebbe giocare a una cosa così stupida come la ‘lotta’?- chiese Sanji. 
-Che c’è? Hai paura di perdere?- cercò di spronarlo l’altro con un sorriso strafottente, il quale sortì l’effetto voluto, vista la rabbia dipintasi all’istante sul volto del cuoco, che digrignò i denti. 
-Spero che tu sappia nuotare, se proprio insisti.- si preparò quest’ultimo, afferrando la sigaretta con una mano per aspirare profondamente, prima di alzare la gamba in posizione d’attacco. -Spero tu sia pronto.- 
-Sono sempre pronto, io.- asserì lo spadaccino afferrando le else delle sue spade e prepararsi in un lampo, prima di parare un potente calcio che lo aveva colto alla sprovvista. Sorrise. Sanji ci sapeva fare e ne fu felice, di certo non sarebbe stato facile mettere a terra il suo avversario. Era da tempo che non gli capitava una sfida di quel genere, tanto che per un attimo si abbandonò al ricordo della sua amica Kuina, abbassando le difese e venendo colpito. 
-Idiota. Non sai nemmeno rimanere in piedi.- lo schernì il biondo, sogghignando. 
-E’ stata una distrazione momentanea.- fu l’unica risposta che ricevette da Zoro, che si rialzò in piedi e strinse meglio le else delle katane, per quanto non le avesse lasciate andare. -Stavolta non sarà così facile.- e a quel dire la smorfia di derisione assunta dal suo avversario sembrò farsi più seria e a sua volta felice. 
-Ci stai a mettere delle condizioni?- chiese quest’ultimo. -Chi vince si prende la mia camera.- propose, notando troppo tardi l’affondo di spada che schivò per un pelo. 
-Niente affatto. Mi basta poter entrare nel tuo letto.- rispose lo spadaccino, mantenendo la posizione dell’attacco appena lanciato, e, dando le spalle all’altro, non si rese conto del potente calcio che si abbatté sulla sua testa e lo scaraventò a terra, mentre un Sanji arrossito prese a urlargli contro. 
-Ma come ti salta in mente, brutto cretino! È una cosa ambigua da dire!- commentò, vedendo l’altro rialzarsi un po’ barcollante nonostante tutto e massaggiarsi il punto colpito, lasciando due delle sue spade sulla piattaforma di legno. 
-Ma cos’hai capito! Non credevo fossi pervertito sino a questo punto.- 
-Io? E tu che mi dici certe cose? Che dovrei pensare?- rispose il biondo sulle sue, inviperito. 
-Forse che voglio solo dormire e sbattere il tuo culetto su quel materassino al mio posto?!- cercò di difendersi il ragazzo dalla capigliatura verde, rimediandoci un altro calcio che stavolta parò senza problemi. 
-E continui?! Ma allora lo fai apposta!- rimbeccò il suo avversario. 
-Faccio apposta cosa?! Sei tu che pensi male!- fece notare lo sfidante, per poi lanciare lontano da sé quel pazzo che, imperterrito, stava continuando a fumare come se nulla fosse. -Ehi! Ma la vuoi piantare di fraintendere sempre tutto?!- chiese, tornando ad armarsi e spingersi verso l’altro per attaccarlo, venendo prontamente bloccato da una gamba. E nel vedere quelle pozze blu e profonde come il mare così serie unite al rossore del viso, capì che l’altro ci aveva seriamente creduto e non poté fare a meno di sorridere divertito e assecondare quella sua assurda fantasia, benché entrambi provassero una forma d’interesse verso l’altro, per quanto fossero certi che non fosse amore. 
-Però… se ci tieni potremmo provare.- ghignò, venendo immediatamente scansato in malo modo. 
-Scordatelo, imbecille, non faccio certe schifezze con i maschi.- obbiettò il biondo, arrossendo maggiormente. 
-Andiamo, lo sappiamo entrambi che le ragazze qui non ti notano nemmeno, e poi siamo sempre circondati da una marea di brutti ceffi.- insistette, volendo vedere fin dove sarebbe arrivata la stupidità e l’ingenuità del suo coetaneo. 
-Che schifo…- commentò il giovane cuoco, afferrando la sigaretta con due dita e sbuffando del fumo fuori prima di indicarlo con quello in mano. -Se è così, allora ti batterò e ti caccerò dalla mia stanza.- 
-Bene. Fatti sotto, ragazzina, perché io ho bisogno di uno sfogo e i restanti cuochi mi fanno alquanto ribrezzo.- commentò, e a quel dire si guardarono entrambi seriamente negli occhi prima di ricambiarsi un’espressione schifata al solo pensiero, tanto che dovettero voltarsi dalla parte opposta. 
-Questo fa ancora più schifo.- fu la costatazione del biondo, mentre una lieve risata nervosa alle sue spalle si fece via via più leggera. 
-Che schifo sì… direi che stavolta ho esagerato.- convenne Zoro prima di tornare a fissare il suo coetaneo, che fece lo stesso per poi sorridere con lui. 
-Sì, sei proprio un cretino. Forse devo dedurre che non sei così intelligente come credevo la prima volta… sarà che quel prato che hai intesta ha attecchito con le sue radici, non lasciando spazio poi a molto, lì dentro.- 
-Senti chi parla. Quello con il sopracciglio stupido.- rimbeccò l’altro, riponendo le proprie katane. 
-Eh? Già ti arrendi?- domandò il suo interlocutore, gettando l’ormai mozzicone oltre il parapetto. 
-No, cerco di pararmi il culo.- rispose prontamente lo spadaccino, sorridendo un po’ malvagiamente. E l’altro non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni che sentì un sguardo quasi omicida dietro di sé. 
-Sanji! Piantala di amoreggiare anche con quel ragazzo e torna a lavorare! Abbiamo bisogno di te in cucina, non sei qui per flirtare con ogni essere vivente!- strillò dall’alto la voce di Zeff; e talmente alto fu l’urlo che il biondo dovette incassare la testa nelle spalle e strizzare gli occhi per aprirli solo quando il richiamo cessò, puntando poi uno sguardo malevolo verso il ragazzo davanti a sé. 
-Grazie tante, Zoro, potevi anche avvertirmi.- gli disse, prima di fare retro front e guardare l’uomo affacciato dal piano superiore. -Sto arrivando, vecchio, non c’è bisogno d’urlare. O ti si alzerà la pressione.- sfotté, rimediandoci un grugnito poco cordiale. 
-Fa’ poco lo spiritoso, moccioso, o ti metto a pulire i pavimenti.- minacciò, rimediandoci solo una risata sguaiata. 
-Certo, e poi come farai senza il tuo miglior cuoco? Non vorrai fari servire quello schifo che prepara Paty, vorrei sperare.- asserì divertito, mettendo mano alla sigaretta. 
-Ora Paty non c’è.- gli fece notare. -Piantala di fumare e sbrigati a rientrare.- asserì gettando poi un’occhiataccia al ragazzo alle spalle del suo Vice Capo Cuoco. 
-E tu vedi di darti una mossa, non ti pago per non fare nulla.- commentò, vedendo l’altro incrociare le braccia al petto prima di mettersi seduto. 
-Infatti non mi paghi. Riscuoto le taglie e mangio gratis.- fece notare lo spadaccino, rimediandoci ben due occhiate scettiche a quel dire, tanto che il Padrone del locale aggrottò maggiormente la fronte. 
-Appunto. Quindi vedi di darti una mossa.- commentò prima di tornare dentro al ristorante. 
  
Un’altra giornata era passata e oltre ai litigi in cucina non era accaduto molto altro. Nonostante tutto, però, Sanji una volta toccato il letto era letteralmente crollato a dormire senza indossare la sua solita maglia, cosa che fece accigliare lo spadaccino, il quale lo svegliò prontamente con poca grazia. 
-Ehi! Imbecille, ma che fai?!- sbottò, afferrandolo per il bavero della giacca che indossava, scuotendolo; ma non aveva fatto i conti con l’occhiataccia del biondo, tanto che, colto alla sprovvista, indietreggiò. 
-Che cavolo fai, pezzo d’idiota?- domandò con la più totale calma, riuscendo a far correre un brivido gelido lungo la schiena di Zoro. -Una bella ragazza, gentile, avvenente e delle belle labbra carnose mi aveva appena rivolto lo sguardo più dolce del mondo… e io da bravo cavaliere l’avevo invitata a ballare…- 
-Ma che razza di sogni malati fai, razza di imbecille?!- gli fu chiesto prontamente dallo spadaccino, che non si era risparmiato di tirargli un pugno sul capo. -Io mi preoccupo per te che dormi vestito e ti spiaci di un sogno così cretino? Nemmeno te la fossi portata a letto!- 
-Sei sempre il solito zotico, pensi solo a quello. Nella vita c’è anche altro, come l’amore…- rispose prontamente il giovane cuoco. 
-Da’ retta ad un amico, le ragazze non ti si filano. Forse dovresti passare ad altro.- commentò con un ghigno lo spadaccino, ricevendo prontamente un cuscino in testa. 
-Idiota… come se potessi innamorarmi di un ragazzo.- 
-No, io parlavo dei giornali erotici.- sghignazzò. -Magari riusciresti a vedere ben più.- continuò Zoro, ricevendo stavolta una scarpa sul capo, mentre Sanji, seduto sul suo letto, provvedeva a togliersi quella rimasta. 
-Sai, non ti facevo così rozzo e porco, nonostante quegli abiti malconci che indossi.- fu la risposta che gli diede, passando infine ai bottoni per farli passare attraverso le asole della giacca. D’altra parte il ragazzo dalla capigliatura verde storse la bocca in una smorfia contraria, prima di allungarsi e mettere mano tra la roba del giovane cuoco con un ghigno, il quale aumentò quando quello si allungò verso di lui per fermarlo. 
-Ehi! Quella è la mia roba, di che t’impicci?!- 
-Nulla, voglio solo beneficiare anche io delle tue segrete porcherie, visto che parli tanto tu e il tuo bel vestitino.- ironizzò, tirando fuori un giornaletto dalla copertina sconcia, al cui interno anche il resto delle pagine non sembravano essere meno caste. -Sai, forse anche uno rozzo come me potrebbe imparare da un ragazzo elegante solo nell’aspetto.- lo prese in giro, schiaffandogli sul volto la rivista aperta a metà per rivelare ai suoi occhi l’immagine della donna con indosso pochi vestiti e in una posa erotica, quasi a voler dimostrare di aver scoperto il suo ‘piccolo’ segreto. -O forse vorresti dirmi che lo tieni nascosto per gli articoli?- continuò a stuzzicarlo, e Sanji lanciò il giornaletto dalla parte opposta della stanza.
-Non sono affari tuoi, non devi toccare la mia roba.- rimbeccò il biondo, per poi togliersi la camicia che indossava e passare ai pantaloni.
 
-Andiamo, di che ti vergogni? È normale avere qualche distrazione se si è soli qui in mare aperto, però... mi domando se tu...- prese a sghignazzare nuovamente Zoro, certo che l’altro se la sarebbe presa, -ne abbia mai vista una vera, con tutte le ragazze a cui fai la corte.- asserì, vedendo difatti il ragazzo arrossire vistosamente per poi andare su tutte le furie. 
-Certo che sì! Non sono mica uno sfigato come te!- bofonchiò Sanji. 
-Ah, sì? E con quante ragazze sei stato? Essendo tu o loro di passaggio, presumo molte. Io ho attinto ogni tanto nei villaggi... e devo dire che certe ragazze sanno davvero come si fa il...- 
-E smettila! Non voglio sapere i tuoi dettagli. Sono affari miei.- insistette, mentre l’altro allungò una mano verso di lui per scompigliargli i capelli. 
-Guarda che non c’è da vergognarsene, eh? Sei sempre qui rintanato, è normale se sei ancora verg...- 
-Non lo sono!- venne interrotto Zoro dal commento isterico del giovane cuoco. 
-Sei scemo? Ti si vede dagli occhi.- continuò a prenderlo in giro. -O devo forse controllare li sotto?!- chiese lo spadaccino divertito, mentre l’obiezione non tardò ad arrivare. 
-Tu non controlli proprio un bel niente!- asserì difatti il biondo, tornando a chiudersi la zip dei pantaloni scuri. –Va’ a dormire anche tu, piuttosto, sei ancora tutto vestito.- 
-È perché sono preoccupato per te.- ammise il suo interlocutore, decidendo di sedersi al suo fianco, tanto da farlo sussultare e scostarsi di poco. 
-Torna nel tuo letto.- ordinò. 
-No. È troppo scomodo.- asserì lo spadaccino, guardandolo negli occhi. Aveva costatato già più di una volta che Sanji ne restava stranamente rapito, mettendosi sull’attenti, probabilmente a causa dell’inesperienza e la curiosità, ma sfruttare quella debolezza in quel momento non gli era parso poi così male. 
-Sanji... ma tu sei mai uscito da qui? Hai mai desiderato di vivere la tua vita? Non ti annoi?- gli chiese, tornando sul discorso della partenza, l’unico al quale l’altro non riusciva mai a rispondergli completamente. 
-Bastardo... altro che preoccupato. Vuoi solo rompermi le palle come tutte le sere con la stessa storia.- si lamentò, ricedendoci un piccolo colpo sulla spalla, con quella dell’altro. 
-Imbecille, sono serio. Anche il Padrone del locale vuole che tu lo faccia, ma sei troppo stupido e codardo per muoverti da qui.- gli fece notare Zoro 
-Lo stupido sei tu che ancora non te ne sei andato. Se hai tanta fretta ti regalo la mia imbarcazione.- ironizzò il biondo. 
-Sanji. Si può sapere qual è il tuo cavolo di sogno?- insistette lo spadaccino. 
-Nessuno. È una cosa stupida.- commentò il biondo, per poi sfilarsi finalmente i pantaloni e indossare la maglia. -Dormi e non ci pensare.-
-E no. Se non vuoi rispondermi allora dormirò in questo letto. Non sono disposto a spezzarmi la schiena per uno che non mi da’ un motivo per venire via con me.- cercò di spronarlo a quel modo, non ricevendo la risposta voluta.
 
-Fa’ come ti pare, basta che prendi il tuo cuscino e che non mi abbracci come quando t’intrufoli qui.- mise a condizione il giovane cuoco, lasciando l’altro spiazzato. 
-Ti ho detto che lo faccio solo per farti rilassare quando ti agiti nel sonno.- bofonchiò Zoro. 
-Se tu restassi nel tuo letto, qualche volta...- prese a lamentarsi Sanji, venendo interrotto. 
-Ehi! Guarda che a me i maschi fanno più schifo che a te. Vedi di piantarla di pensare male, cuoco pervertito.- obbiettò in risposta. 
-Non si direbbe, stupida testa d’insalata. L’unico che pensa sempre al sesso e che si ritrova nel mio letto, stringendomi la vita, sei tu. Sia chiaro che il mio culo non te lo do né ora, né mai!- volle chiarire il biondo. 
-Ma chi lo vuole... è pure brutto, il tuo.- 
-Tsk, allora lo hai guardato, eh, brutto.... bruco insensibile.- si lamentò il giovane cuoco, decidendo di non dargli le spalle e di dormire con il volto rivolto al soffitto, facendo accigliare il suo amico. 
-Ma fai sul serio? Ohi... a me del tuo culo non interessa nulla, e non credevo di dovergli fare i complimenti per non farti offendere.- commentò l’altro, per poi togliersi la canotta nera ed entrare nel letto con solo i pantaloni. -E comunque non fare lo stupido. Di solito dormi rannicchiato per prendere sonno, vedi di sistemarti, che domani non voglio averti sulla coscienza se cadi in mare.- ironizzò. 
-E a te che te ne frega? Vedi di dormire, se non vuoi che ti butti fuori dal letto.- 
-E allora dimmi qual è il tuo stupido sogno.- insistette Zoro, vedendo però l’altro fargli una linguaccia. 
-Dormi.- ripeté infine l’altro avvicinandosi, seppur riluttante, per rannicchiarsi contro il petto dell’altro. -Se faccio così stai zitto, visto che non sembra spiacerti. Non voglio sapere chi ti ricordo, ma sta zitto.- asserì il giovane Cuoco facendo accigliare Zoro prima che, perplesso e stupito, rispondesse: “Il mio cane”, facendo raggelare l’altro che gli tirò un semplice calcio. 
-Lo dicevo io che era meglio non saperlo, e ora vedi di chiudere la bocca o mi metto a fumare.- minacciò, certo che Zoro non avrebbe obbiettato, e, nel giro di pochi minuti, entrambi i ragazzi, uniti solo da quella bizzarra posa solo per un assurdo accordo sotto i raggi lunari che filtravano dalla finestra, si addormentarono sereni. 
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
* So che la spiegazione può risultare noiosa eil titolo un po’ stupido, ma ho le mie buone ragioni… 
Probabilmente mi darete contro e forse avrete ragione, dato che sono un po’ negata, fosse per me scriverei ‘Piripacchio’ e tanti cari saluti ma un buon titolo di vuole sempre!
Per in tutto il capitolo affrontiamo le situazioni reali dei due pg, le loro incertezze, e la voglia, come tutti i sedicenni, soprattutto i maschi, di sentirsi al di sopra di tutto e tutti. Non ch ei due in questione cambino atteggiamento, ma ho voluto renderlo più ‘aperto’. OP si basa comunque sulle ‘cretinate’ di noi giovani d’oggi dove a 30anni non sono ancora cresciuti molti di noi. Oda stesso lo rivela nel manga nella risposta di una domanda dei lettori inserita tra i capitoli, tanto che dice testualmente ‘I personaggi non hanno età. Tutti sono al pari e si confrontano tra loro come normali ragazzi spensierati’ includenti anche Robin, Franky e Brook, quindi da un lato ho voluto mettere in risalto un carattere ‘nascosto’ se vogliamo chiamarlo così, di sue pg che solitamente non si lasciano trasportare dalle emozioni più semplici, o almeno non le esternano a quel modo, né tanto meno tra di loro (intesi Zoro e Sanji), ma proprio il fattore adolescenza, credo che sia l’età giusta per essere ancora un po’ bambini e insicuri e la fase di crescita che ti rende consapevole (purtroppo non accade così nei ragazzi di ora oserei dire ç__ç) , di dover crescere e diventare più responsabili
(Non linciatemi per aver blaterato così tanto pleaseee ç__ç)

  
  



Ed eccoci alla fine di questo secondo capitolo… piaciuto? Di spero proprio di se, anche semi sembra un po’ troppo… come dire… diciamo che non mi sembra ci sia molto ‘amore’ tra i due, ma da un lato è giusto così quando si è ancora incerti e poco pratici (O almeno quanto riguarda chi dico io v.v) XDDD
 
Però devo proprio dirvelo raga! E’ la prima storia che (almeno per il primo capito), riceve così tanti ‘mi piace’ su FB XDDD, anche se lo ammetto anche una piccola recensioncina non ci sarebbe stata male *la linciano*
Se ci riuscirò, porterò questa storia in giro per il web e cambieremo le sorti di OP! *E il web la uccise per l’immensa cretinata*
 
E ora passiamo ai ringraziamenti, in particolar modo quello della ‘Zia’ <3 … Oooh! Quanto mi ha resa feliceee *w* 
  
SanjiReaChan: Ahahah! Capisco che ti ho tenuto il broncio perché mi eri ‘sparita’ nel recensirmi… ma è veramente un poema! E ne sono anche felice v.v… comunque tranqui quello era solo il primo capitolo, il così detto ‘pilota’, come sempre… ti pare che manchino battibecchi? Semplicemente qui avranno nuove situazioni, e saranno già più coinvolti in ‘altro’ XDDD 
Diciamo che questa ff come detto preannuncia un ipotetico ‘pre-inizio’ di Op v.v uno dei tanti spin off, solo non ufficiale di Oda XD *E per questo si dispera* XDDD Sono più, giovani, più docili… ma sono sempre loro non schreziamo! Al prossimo si speraaaa <3
P.s.: Felice di aver esaudito il tuo ‘desiderio’
 

My Pride:
 Ziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiaaaaaaaaaa!! Mi hai resa la donna (?) più felice del muondo! Insomma era dalle scorse ‘A new enemy (Ancora da sistemare e concludere) e ‘Life in three’ che non mi si segnalava per le storie scelte!! <3 Ed ora ne ho una anche qui che giuoiaaaaaa!! Comunque, come ti ho già detto, che giudizio serio! Ma tipo serissimo! Me l’hai praticamente analizzata! So anche il perché non rispondermi… ma sono felicissima lo stesso <3 TVB 


Tognoz:
Io scherzato ma tu mi hai recensito per davvero… ora sono più felice, se non altro so cosa ne pensi delle mie storie XDD Ad ogni modo, mi pareva il posto più logico i ristorante di Zeff, per tanti motivi i quali dirò in seguito, quindi non vorrei spoiler are la fic, che avranno tutto un perché… ma almeno una cosa vogio ricordarla a tutti: Sanji ci cresce su quel ristorante, quindi non è difficile trovarlo li sopra… anzi a parer mio sarebbe strano il contrario <3
See yaaaa (Si spera) XD 

Blue Riza: Figo! Ci sei anche tu <3… come ti ho già risposto non sono propriamente bambini e se ricordo bene ci rivelano entrambi la loro età <3 sono contro gli shota di ogni genere ed essendo un po’ grandicella anche di mio… bhe è la minima età che posso accettare per fare unoSpin Off con amore giovanile XD Che altro dirti? Spero che continuerai a seguirmi anche tu! Kiss

  
  
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E me XD!!

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Capitolo 3
*** A month and nothing more ***


Noticine ormai usuali (?): Ebbene eccomi qui XD è passato del tempo ma tra vacanze e la ricerca di un lavoro… (Quest’anno per la prima volta non ne trovo uno D:), rieccomi apparire XD Purtroppo ci sonostati anche molti problemi tra i mio pc e quello di My Pride ch emi beta scusatem/ciiii <3
See you later




A month and nothing more

 

 

 

 

Sanji venne spintonato a terra con tutti i piatti vuoti che aveva appena recuperato da un tavolo poco distante, facendo un immenso rumore nello scontrarsi in terra. Il biondo provò immediatamente ad alzarsi, ma l’uomo che lo aveva fatto cadere gli posò un piede sul petto, costringendolo a rimanere lì sdraiato sotto gli occhi di tutti i presenti.
-Non te l’hanno mai detto, ragazzino, che è pericoloso lavorare in certi posti? Devi sempre toglierti di mezzo quando passano le persone importanti.- sghignazzò
con aria di sufficienza. -Io sono Calico Jack1! Uno dei più temuti, la mia taglia ammonta a 7.000.000 Berry.- si fece grosso a quel modo, e nel sentirlo lo spadaccino si portò davanti a lui per puntargli la lama dell’Ichimonji alla gola, pungolandola.
-Bene, così finalmente potrò incassare qualche soldo che mi fa comodo.- disse il ragazzo dalla capigliatura verde, mentre il biondo, senza tanti complimenti, si scrollò l’altro di dosso per farlo cadere in terra con un potente calcio che gli tirò dietro la schiena,  prima di rifilare un’occhiataccia al coetaneo.
-Non ho bisogno dell’aiuto di uno come te. So cavarmela benissimo da solo.- gli ringhiò contro, certo che l’altro lo avesse fatto non credendolo un vero uomo.
A dirla tutta aveva reagito male verso di lui semplicemente perché gli bruciava di essere stato scoperto, la sera precedente, a nascondere riviste poco pulite senza ammettere che in effetti, a differenza dell’altro, non aveva mai provato dal vivo la sensazione del corpo di una donna, o nel suo caso una ragazza. Fraintese quindi il gesto dell’amico come un idiota, tanto che quello si accigliò, incurante dell’uomo a terra.
-Ma sei imbecille?- chiese. -Voglio solo la taglia, così vi ripagherò.-
-Come se il padrone di questo posto non ti avesse offerto di rimanere qui gratis.- rimbrottò immediatamente il giovane cuoco, giusto un attimo prima che l’avversario atterrato si scagliasse verso lo spadaccino con un pugnale, colpendogli la coscia destra.
Sanji si avventò contro di lui, calciando via l’arma dalla mano, ma aveva reagito troppo tardi: il sangue colava dalla ferita e il giovane spadaccino si ritrovò a terra, non riuscendo a reggersi in piedi come voleva. Ciò sembrò far infuriare maggiormente l’amico, tanto che afferrò l’uomo per il colletto, portandolo davanti a sé.
-Io non sono un moccioso. Sono il Vice Cuoco, e tu sei solo uno dei tanti di passaggio che non mangeranno qui finché non mi verrà portato rispetto.- lo informò, prima di voltarsi verso Zoro. -Inoltre devi chiede scusa al mio amico.- soggiunse.
-Va’ al Diavolo, moccioso. Questo posto non vale così tanto.- volle insistere quello, mentre i camerieri, prontamente, andarono a chiamare gli altri cuochi e il Capo in cerca d’aiuto.
-Andiamo, Sanji, devi sempre metterti a fare a botte con i clienti?- chiese Carne, cercando di tirarlo via con l’aiuto di Paty.
-Non è cliente. Mi ha aggredito!- obiettò il ragazzo, gettando un’occhiata a Zoro. -Guardate a lui cos’ha fatto!- insistette.
-Già, ma se paga...- iniziò Paty, venendo immediatamente interrotto dalla voce tonante di qualcun altro.
-Eccolo, Capo! Fa’ smettere Sanji.- urlò indicando i tre, prima che il suddetto ragazzo venisse colpito dalla gamba di legno del proprietario.
-Piantala di fare a botte!- lo redarguì a suo modo, vedendo il biondino scivolare un po’ verso il basso.
-Ma che fai, brutto vecchio? Ha iniziato quello! Guarda Zoro!- s’infuriò, e Zeff, gettata un’occhiata al ragazzo che non aveva minimamente notato, cominciò a prendere a calci il pirata.
-Tu! Non dar fastidio a miei uomini!- strillò, vedendo quello collassare sotto al suo colpo.
-Capo! Ma cosa fa, difende Sanji?!- chiesero all’unisono gli altri, senza capacitarsi del perché il Padrone stesso cercasse di cacciare un cliente che forse avrebbe potuto pagarli.
-Non sopporto i cialtroni.- si giustificò, per poi indicare lui Zoro. -Portatelo in camera di Sanji, e che qualcuno gli dia un’occhiata.- ordinò, e le polle smeraldine lo fissarono.
-Perché non ci pensi tu?- osò chiedere il malcapitato con impudenza, cercando di comunicare all’altro con il solo sguardo; ma Sanji gli diede bellamente le spalle, facendo finta di niente.
-Andiamo.- rispose semplicemente, lasciandosi indietro un ammonimento. -Sanji, vedi di andartene se non vuoi che altri ti diano dei fastidi. In fondo è solo a causa tua che si prendono certe libertà e interrompi il nostro lavoro.- disse al ragazzo dirigendosi verso al scala sentendolo riversare tutta al sua rabbia per quel commento.

Zoro era stato portato in camera del giovane cuoco e, seduto su una sedia con la gamba dolorante, osservava i movimenti del Padrone del locale nel preparare con cura tutto ciò che gli serviva per aiutarlo a liberarsi di quella cavolo di lama conficcata nella sua carne.
Gli occhi verdi del giovane spadaccino guizzavano dietro a quella larga schiena, cercando di attirare a suo modo l'attenzione, convinto che l'altro lo stesse ignorando solo per un suo principio, l’orgoglio. Lo stesso motivo che spingeva il ragazzo a rimanere in silenzio e attendere pazientemente il maggiore.
Zeff si voltò solo tempo dopo con un paio di bende tra le braccia e poco altro, segno che aveva semplicemente perso tempo, prima di prendere posto a sua volta sulla sedia di fronte al sedicenne. Aveva da subito notato quello sguardo serio e poco incline ad una conversazione che non fosse una lamentela. Lo stesso sguardo che animava il suo ragazzo biondo, tanto da far scoppiare una lite ogni qualvolta ce ne fosse l'occasione. In poche parole, Zoro sembrava sul punto di discutere con il Padrone del locale, il quale sembrava non avere la stessa voglia.
-Dovresti dirglielo ed essere più gentile con lui.- disse infine il ragazzo, cedendo suo malgrado. -In fondo è anche colpa tua.-
-Sta’ zitto, moccioso. Tu non puoi capire...- fu l'unica risposta che ricevette. -Sei qui solo da poco e quel marmocchio non lo hai ancora capito.-
-Io lo conosco bene, invece. Dormo con lui e so molte cose.- rimbeccò lo spadaccino con fare risentito, rimediandoci uno sbuffo ilare e un po' scocciato da parte del suo interlocutore.
-Dormire per un po’ con qualcuno non vuol dire conoscerlo. Noi siamo pirati, cose come il sentimento non esistono. Sanji deve crescere e andarsene, e tu con lui.- insistette Zeff, tirando via il manico di quel pugnale dalla gamba senza tanti riguardi, e Zoro strillò, impreparato, rendendosi conto di non essere ancora temprato nel corpo come avrebbe voluto.
-Mocciosi... dopotutto non sei stata la mia scelta migliore.- commentò l’uomo a quella reazione. -Un uomo impara a sopportare.-
-Che vuoi dire?!- chiese prontamente il sedicenne, con la voce tremante nonostante il tono alto. Gli occhi erano divenuti lucidi per un istante, e il sangue tamponato da bende colava verso il basso in rivoli rossastri fino a cadere in terra, dove piccole gocce si riunirono formando una chiazza per qualche secondo, prima che il pavimento in legno lo assorbisse senza dargli la possibilità di divenire rappreso.
-Sanji è un adulto.- ottenne solo in risposta. -Faresti meglio a tenere il passo, se veramente vuoi averlo con te.-
-Che cavolo vuoi dire?!- domandò nuovamente lo spadaccino senza riuscire a capire.
-Tsk. Non devo di certo aiutare io dei mocciosi. Piuttosto impara da  lui.- insistette il maggiore. Le sue mani si mossero verso un bottiglia di alcool prima di scoprire la ferita e versare sopra il liquido per poterla disinfettare a quel modo. Stavolta il grido di dolore venne azzittito prontamente dal minore, il quale si morse il labbro inferiore che rilasciò solo quando il bendaggio venne concluso.
-Resta qua per oggi e, non appena starai meglio, vattene. Non posso mandare via quel ragazzo se deve occuparsi di uno come te. Sei grosso a parole, ma siete su due livelli diversi.- asserì il Padrone nell’alzarsi dalla sedia, sentendo su di sé lo sguardo smeraldo bruciante di rabbia.
-Dammi ancora un mese.- rispose di rimando lo spadaccino. -Ti dimostrerò che valgo e Sanji verrà con me.-
-No. Tu per lui rappresenti un ostacolo.-
-Non vedo il motivo per cui tu debba offendermi così. Io diventerò lo spadaccino più forte del mondo!-
-Mihawk non sarà contento. Farà fuori un rammollito come te.- sospirò il cuoco. -Va’ via di qui appena puoi e lascia in pace Sanji.-
-No. Sanji mi terrà con sé.- si ostinò.
-Sanji non decide nulla. Questo posto è mio.- Zeff concluse così il suo discorso, prima di raggiungere la porta e fermarsi su di essa. -D’accordo. Ti do un solo mese. Se entro quel tempo limite non sarai maturato e Sanji non vorrà venire con te, te ne andrai senza fare storie.- 

Zoro era rimasto per il resto del giorno in quella stanza, esattamente come gli era stato detto.
Sanji, che di solito saliva almeno per la pausa pomeridiana, non si era fatto vedere per nessun motivo, al contrario, lo aveva ritrovato sulla piattaforma a fumare, mentre il Capo Zeff cercava inutilmente di attirare la sua attenzione con qualche allenamento, ritrovandosi a calciarlo di continuo e a redarguirlo per quel suo vizio che non piaceva nemmeno a lui. Eppure, nonostante tutto, si ritrovò a seguire quei movimenti delicati e la cura involontaria che ci mettevano le labbra del Giovane Cuoco nel buttare via il fumo dalla bocca.
Lo trovava quasi sensuale, ma non lo attirava minimamente quel particolare, era solo l’insieme: la postura, i gesti e il suo modo di fare genuino che lo facevano sembrare quasi etereo quanto stupido, con quel sopracciglio di cui non sopportava minimamente la vsita. Si ritrovò persino a chiedersi, quasi scioccamente, il motivo per il quale il biondo non avesse cercato di tirarselo via.
“Non lo irrita?” si domandò mentalmente prima che l’ennesimo calcio colpisse il ragazzo, facendolo cadere rovinosamente in terra; strillò per l’ennesima volta il suo disappunto e, gattonando, si allungò verso la sigaretta per recuperarla, facendo sbuffare ilare lo spadaccino, il quale si chiese come facesse quell’idiota ad essere più maturo di lui. A vederlo, difatti, sembrava proprio un bambino a cui era stato portato via il giocattolo, o forse ancor ‘peggio’ il ciuccio, visto il modo in cui mordeva nervosamente il filtro e fumava di continuo per ottenere uno stato di pace con se stesso. Fumava talmente tanto che lo si sentiva arrivare a distanza anche senza cicca in bocca; ormai la sua pelle era impregnata di quell’aroma di tabacco maleodorante.
Ci volle un po’ prima che la simulazione di un combattimento prendesse il via, per quanto Sanji avesse deciso di non mettere via la stecca, che si ostinava ancora a fumare nonostante gli venisse sfilata via ad ogni colpo ricevuto. Zoro dovette constatare che il ragazzo sapeva prenderle bene, ma anche i suoi colpi non erano niente male. Vedeva entrambi ballare quella danza sfrenata fatta di calci e sangue che di tanto in tanto li accompagnava, senza che se ne curassero. Nessuno dei due sembrava voler cedere; erano svelti, i colpi si facevano sempre più duri e il Capo impartiva ordini e redarguiva il suo allievo, incitandolo a fare meglio senza però elogiarlo. Il suo metodo consisteva semplicemente nel provocarlo, sapeva che il ragazzo era arrabbiato con lui, proprio perché per la prima volta aveva espresso il desiderio reale di cacciarlo da quel locale. E Sanji non  voleva accettarlo.
Nel continuare a guardarli, Zoro sospirò. Dovette convenire che entrambi erano molto simili, testardi, e poco inclini alla conversione. Non che lui fosse più espansivo, ma di certo da nessuno dei due avrebbero mai cavato un ragno dal buco. 

Nel frattempo, nel mentre i pensieri dello spadaccino avevano preso il sopravvento tirando le sue conclusioni, il giovane cuoco guardava malamente il Capo Zeff.
Non riusciva a capirlo. Sapeva di essere un peso per lui, ma non aveva mai voluto mandarlo via realmente da quel posto e ciò non gli stava bene. Non si sentiva pronto ad andarsene in giro per i mari per coronare il suo sogno, era convinto di dover rimanere lì per tacito accordo e ripagarlo del suo grande debito, ma quello sembrava ignorarlo. Non aveva mai tollerato molto quando qualcuno lo guardava con aria di sufficienza senza pensare ai suoi sentimenti, chiedendosi come mai l’uomo volesse sciogliere quella promessa fatta tempo addietro e che lui aveva tutta l’intenzione di onorare.
Tenne la mano sinistra fissa sulla sigaretta mentre con la gamba destra cercò di colpire Zeff con scarso successo nonostante lo avesse sfiorato, eppure la gamba di legno, meno flessibile di lui, lo aveva raggiunto dal
l’alto per calarsi sul suo capo. Incassò il colpo e chiuse gli occhi nel tentativo di sopportare il dolore come aveva fatto la prima volta da bambino, ma non diede la possibilità alle proprie gambe di cedere, non glielo avrebbe permesso; si piegò di poco per sostenersi e, con una nuova spinta verso l’altro, cercò di imitare il suo insegnante. Voleva raggiungerlo, era certo di poterci riuscire, e sperava che, una volta dimostrate le sue abilità, lo avrebbe apprezzato di più, ammettendo magari anche le sue doti culinarie. Ma fu proprio a causa di quei pensieri che si distrasse un attimo, giusto il tempo di permettere all’altro di farlo indietreggiare e farlo cadere in terra con un veloce De Ashi Harai Barai
2.
Sanji non si lasciò scoraggiare, al contrario tornò in piedi e cercò di contrattaccare, ma ancora una volta venne fatto cadere indietro, finendo persino in mare. La rabbia montò sempre più, facendo presa sul suo animo senza che la calma lo facesse ragionare. Si mosse senza pensarci su, e, tornato sulla piattaforma, scalciò agitato non riuscendo più a sfiorare il suo avversario, figurarsi colpirlo. Difatti quest’ultimo lo spinse a terra con facilità prima di bloccarlo con la schiena sulle assi e chinarsi su di lui per dirgli qualcosa e mollarlo lì, forse anche nella speranza che si calmasse. Ma Sanji non era tipo da lasciare tanto facilmente, era testardo e mai come quella volta si era sentito ferito nell’orgoglio. Solitamente sapeva cosa faceva e l’essere guardato non era un problema, ma un paio di occhi penetranti sembravano quasi distrarlo e aveva finito con il pensare a tutto fuorché al suo allenamento. Aveva fatto la figura dell’incapace.
Quando comprese di aver fissato la piattaforma per troppo tempo, si portò una nuova sigaretta alle labbra e si alzò. Solo in quel momento si accorse di aver rovinato il vestito che fino a poco prima indossava, l’acqua del mare non era l’ideale per immergerlo, ma ormai, la frittata era fatta. L’unica cosa a cui avrebbe dovuto pensare per i minuti successivi era il doversi cambiare e tornare ai fornelli. Lui era il cuoco, il suo aspetto avrebbe aspettato.

La rabbia provata dal ragazzo durante l’allenamento era ancora in agguato nel suo petto. L’aveva sopita, ma sembrava fremere ancora in lui.
Avrebbe voluto piangere e strillare, se solo ciò non fosse risultato ridicolo e argomento derisorio. E poi, le bellezze che aveva davanti agli occhi avrebbero dovuto conoscerlo per il cuoco fiero ed elegante che avrebbe potuto capire i loro cuori meglio del babbaleo che le aveva portate in quel ristorante. E chissà, magari uno di quelli avrebbe reagito male e ingaggiato uno scontro con il quale rovinarsi l’immagine, mentre lui, irritato com’era, avrebbe colto due piccioni con una fava: in primis si sarebbe sfogato, e poi avrebbe rimediato una donzella da accompagnare e chissà... magari sarebbe stata la volta buona. Specialmente con quel ragazzo fuori dai piedi, da quando era entrato nella sua vita sembrava avere meno opportunità.
Volteggiò nel locale per raggiungere una moretta dai capelli mossi e presentarsi a lei con un vassoio con un dolce. Un semplice sorbetto e nulla più, ma curato in tutti i dettagli; a partire dall’ombrellino, la cannuccia, i colori perfettamente mescolati e persino il cucchiaino con il flute stesso erano una vera opera, mentre lo stesso ordinato dal ragazzo con cui era al tavolo, era solo un bicchiere dalla stesse fattezze.
-Per te, My Lady.- disse lui nel servirglielo con la cura più totale, mentre all’altro sembrò quasi sbatterlo sotto al suo naso. -Tieni.-

-Oooh! Ma è veramente delizioso!- lo elogiò la ragazza, anche se il suo accompagnatore sembrò quasi grugnire.
-E questo sarebbe l’ottimo servizio?- chiese. -Cerchi di soffiarmi la ragazza.-
-Sta’ zitto, asino.- rispose il cuoco a quel dire, mentre la moretta sembrò prendere le sue difese.
-Andiamo, non essere ridicolo.- cercò di placarlo lei. -A me questo posto piace.-
-Beh, ricordatelo, qui non ci torneremo più.- commentò lui, adocchiando il biondo. -In quanto a te, farò in modo che tu venga cacciato.-
-Ti faccio i miei auguri.- rispose Sanji con non curanza, portandosi una sigaretta alle labbra. -È da quando è stato costruito questo posto che il Padrone mi vuole cacciare, ma non c’è ancora riuscito.- concluse prima di allontanarsi con il vassoio sotto il braccio.
Sarebbe stata una buona occasione, ma non poteva iniziarla lui la rissa, o almeno non davanti a una delle possibili candidate che gli offriva quel posto. In poche parole, prima o poi qualcuna sarebbe rimasta lì con lui e non poteva permettersi di fare sbagli.
-Sanji! A cosa devo l’onore del tuo ritorno così tempestivo?- lo accolse il Capo non appena lo vide tornare nella cucina. -Non hai mai perso l’occasione di poterti intrattenere con una ragazza.- lo prese in giro.
-Allora dovresti ringraziarmi. Vorrà dire che potrai tenerti un tavolo e una sedia in più.- rimbeccò con tono piccato il biondo.
-Voglio sperare che avrò anche le quote del tavolo sei, quello pieno di ragazze.-
-No.- asserì con semplicità il biondo, voltandosi verso l’uomo per fargli una linguaccia. Lo aveva appena superato per raggiungere i fornelli e riprendere il suo lavoro, sapeva che un altro tavolo presto avrebbe concluso il suo primo e reclamato il secondo. -Sarei un mostro se non offrissi la cena a tali bellezze.-
-Avranno almeno il doppio della tua età.- s’intromise uno dei cuochi, facendo ridacchiare gli altri. Non che al giovane cuoco importasse particolarmente se venisse sfottuto, ma non gli avrebbe dato l’agio di divertirsi alla sue spalle, così si avvicinò svelto a lui per assestagli un calcio sul volto.
-Prova a ripeterlo, cuoco di quinta categoria!- obbiettò.
-Sta’ fermo, Sanji! In fondo ha ragione, non uscirebbero con te, puoi anche farle pagare.- asserì il Padrone del locale.
-E allora? Ho messo tutto sul conto di un tizio che mi è antipatico. Dovrebbe ringraziarmi. Gli farò fare bella figura con la sua ragazza.-
-E allora fa pagare le donne e chiedi a lei di restare con te.- risolse la questione il maggiore dei due, ridacchiando a quel malumore peggiorato dalla gelosia del non avere nessuna curva da stringere.
-Tsk, quando vedrà la cifra non vorrà pagare. E la figura da tirchio farà il resto.-
-Sei un mostriciattolo, marmocchio. Io non ti ho insegnato questo.- fece notare il Capo, mettendo su un ghigno sarcastico. -Vedi solo di non combinarmi altri casini.-
-Che c’è? Paura di veder spazzata via una sedia o due?- chiese Sanji,  ricevendo un grugnito poco cordiale.
-Bada bene, moccioso... se mi fai fuori l’ennesimo servizio, compreso tavolo e tutto il resto, ti getto a mare legato come cibo per pesci.-
-E tu getteresti via il tuo miglior elemento?-
-Sei un pessimo soggetto.- affermò il maggiore, decidendo di raggiungere l’esterno della cucina per poi sparire, seguito da un borbottio molto simile a un “Detto dal primo di noi che ha la peggior fama non fa effetto”. Già, un brutto vizio quello di voler avere l’ultima parola, cosa che non era privilegio di molti. Ma solo lui riusciva a tenergli testa senza remore, anche se non era raro che il Padrone lo mettesse a tacere con qualche ponderoso calcio.

La serata passata non era stata delle migliori, per Sanji.
Esausto, aveva fatto ritorno alla sua stanza dopo aver lavorato e sistemato l’intera cucina da solo, come penitenza per aver fatto avverare le più oscure previsioni del Padron Zeff: far fuori tavolo, sedie e tutto il servizio solo per poter mandare a quel paese un cliente con il quale aveva preso a discutere fino a passare all’azione. Ora tutto ciò che voleva era gettarsi sul letto dopo fatto un bel bagno ma, aimè, purtroppo quel morbido materasso che aveva sognato di toccare era stato occupato da una presenza non molto gradita, con la quale aveva dovuto discutere per poi ritrovarsi a riposare fianco a fianco pur di non cedere. E così fu anche per le sere successive, dove pian piano dovette accettare quell’assurda presenza a causa del freddo a cui era stato ceduto il passo dal caldo estivo.
Un tremore scosse il corpo del cuoco, rifugiato sotto il piumone messo a rivestire il letto, mentre il suo ‘coinquilino’, fresco di doccia, lo osservava con un asciugamano al collo e una maglia a maniche corte rubata  al biondo.
-Ohi, com’è che stasera hai perso tutta la tua vitalità?- gli chiese ironico Zoro, avvicinandosi di qualche passo per potersi sedere al bordo del letto e alzare le spalle. -Se non altro, non correrò il rischio di ritrovarti al mio fianco ingrifato.-
-S... sta’ zitto, idiota...- obbiettò tremulo il suo interlocutore. -P... p... per chi... mi.... mi hai preso?-
-Per il maniaco che sei.- affermò come se nulla fosse lo spadaccino, voltandosi di poco verso di lui e sorridergli affabile. -Di’ un po’, vuoi che ti tenga al caldo?-
-Ma no... non ci p... pensare p... proprio... idiota.-
-Idiota sarai tu, stai morendo di freddo e ancora riesci a trovare il fiato per insultarmi.- constatò, scuotendo la testa con fare divertito nell’alzarsi e raggiungere le sue katane, riponendole al fianco del letto. -Credo che mi allenerò un po’, questo freddo è l’ideale per temprare il corpo e lo spirito.-
-E... e poi ti... ti chiedi p... perché vieni in... insultato.- constatò il biondo alle sue spalle.
-Hai un’idea migliore?- chiese l’altro.
-Si... t... ti avevo dato un compito.- asserì rimediandoci un’occhiata indagatoria dall’altro prima di chiedere spiegazioni. -Do... dovevi solo... dare fastidio a... ad altri.-
-Quanto sei permaloso.- fu l’unico commento che ricevette. -Di’, non è che volevi solo la compagnia di un coetaneo? Non sarebbe poi così strano, qui.-
-N.. no, io... se a... anche fosse?- venne spontaneo domandare dal biondo che, colto un pochino sul vivo, si era immediatamente messo a sedere, sentendo il calore fluire nelle sue guance sino alla punta delle orecchie, quasi certo, però, che il freddo gli sarebbe stato amico e non lo avrebbe tradito.
D’altro canto Zoro si accigliò, lui aveva detto solo così, per dire... ma a quanto pareva quel ragazzo era quel genere di persona imprevedibile, che sarebbe arrivato a fare qualcosa di stupido e lo avrebbe negato a se stesso pur di ottenere qualcosa di voluto, seppur imbarazzante. Certamente gli era costato molto dirlo, ma non gliel’avrebbe fatto notare; era vero che si divertiva a infastidirlo, ma era altrettanto vero che non sarebbe mai riuscito a dargli contro. Insomma, vivere per anni a stretto contatto con quei brutti musi doveva essere veramente stancante, così, senza preavviso, ignorò i suoi esercizi per alzare le coperte di quel letto mentre le iridi bluastre si sgranarono e una pronta protesta si fece sentire, ma incurante di ciò prese posto e, passato un braccio alla vita del biondo, lo tirò con sé verso il materasso, avvicinandolo al suo petto.
-Sei tu un idiota.- fu l’unica risposta che ricevette alla domande sconnesse e forse un pochino imbarazzanti, prima che una curiosità si facesse largo tra le idee del giovane spadaccino. -Ohi, ma è mai possibile che non appena qualcuno ti si avvicina tu dia in escandescenza?-
-Dove cavolo vuoi andare a parare?- domandò l’altro senza capire e, dal suo punto di vista, non aveva tutti i torti. -Se un maschio mi abbraccia, è naturale che io me la prenda.-
-E se lo fa una ragazza?- insistette. -Probabilmente ti ritireresti anche con le, sembra come se nessuno ti avesse mai abbracciato.-
-Ohi, testa verde, ma ti ascolti quando parli?- insistette il giovane cuoco. -E meno male che dicevi di non interessarti al mio culo.-
-Non vedo il nesso tra questo e il tenerti al caldo. Sei un ingrato, potevi mettere una coperta più pesante.-
-Imbecille, allora che cavolo te ne frega di quello che faccio?-
-Sei un amico, no? Allora ringraziami, perché non stai più tremando.- fece notare Zoro. -Strilli e strepiti ogni sera, ma alla fine resti sempre qui.-
-.È solo perché tu me lo hai imposto.-
-Ci credo, il tuo letto è così comodo.- ghignò lo spadaccino. -Ma devi ammettere che in due è anche più caldo ed è servito a non farti lamentare nel sonno.-
-Io non mi lamento nel sonno come i bambini.- bofonchiò il biondo a quel dire, tirando un calcio a Zoro sotto le coperte e rimediandoci in risposta un pugno sul capo.
-Se non la pianti di fare i capricci sembrerai un vero e proprio bambino.- constatò, ricevendo una pronta replica dai toni troppo forti che si ritrovò costretto a sopire posando una mano sulla bocca del suo interlocutore.
Fu strano, per la prima volta aveva toccato le sue labbra e un brivido, quasi un solletico, lo aveva percorso in tutto il corpo turbandolo per un secondo, giusto il tempo utile per parlare al suo posto e mettere le cose in chiaro, anche se per un attimo aveva quasi tentennato. -È vero, tra noi due sei tu quello più forte, e io, mi costa ammetterlo, non sono così preparato perché sin ora ho combattuto solo in un dojo. Quindi adesso ti lascio libero, ma sta’ zitto.- e nel dire ciò fece come era stato detto, ovvero tolse la mano dalla bocca di Sanji mentre un misto di dispiacere, appena accennato, aveva toccato i petti di entrambi.
-Cos’era questa? Un’ammissione?- chiese il giovane cuoco. -Non eri tu quello che non si rassegnava mai?-
-No, ho deciso di maturare.- fu l’unica risposta che ricevette. -E poi hai poco da parlare, perché i tuoi sorrisi e la tua sicurezza sono solo falsi, io non ho di questi problemi.-
-Ehi! Vuoi forse litigare?-
-Non chiedo di meglio, ma ora è troppo tardi. Dormi, ricciolo.- e con quelle semplici parole mise a tacere il discorso, per quanto quel quesito irrisolto fosse rimasto tacito nella sua mente: “Sanji aveva mai dormito abbracciato a qualcuno?”
Forse era vero, non mirava al suo fondoschiena ma a ben altro, e non riusciva a spiegarselo.











 

1 John Rackham, o Calico Jack, così chiamato per i pantaloni a righe e la giacca, si trasformò da quartiermastro a pirata quando assunse il controllo della nave del suo capitano. Charles Vane, lo sfortunato capitano dei pirati della nave Treasure, non aveva attaccato una nave da guerra francese, facendo montare su tutte le furie Calico Jack, che organizzò una protesta e, spalleggiato dal resto della ciurma, sbarcò Vane e i suoi fedelissimi su di una piccola scialuppa e li lasciò alla loro sorte. Tempo dopo Calico Jack incontrò Anne Bonny sull'isola di New Providence. La convinse ad abbandonare il marito e a unirsi a lui sulla nave, vestita da uomo. Nella ciurma di Calico Jack c'era già un altra donna pirata, Mary Read, anche lei, come Anne, vestita da uomo. Anne e Mary erano entrambe a bordo quando, nel 1720 un cacciatore di pirati attaccò la loro nave per ordine di Woodes Rogers, governatore reale. Durante il combattimento Calico Jack si nascose nella stiva insieme all'equipaggio lasciando Anne e Mary a combattere gli attaccanti sul ponte. Persero la battaglia e Calico Jack fu giustiziato e poi impiccato. 

2 De Ashi Harai (Barai): E’ una tecnica di gambe (O meglio piede) Judo, secondo la quale porta a interrompere i movimenti dell’avversario. In parole povere quando i due combattenti si ritrovano a camminare sul Tatami Uke (Colui che subisce) e Tori (Colui che attacca), bisogna riuscire ad assumere il secondo ruolo indicato al fine di portare l’avversario a seguire i propri passi movimenti per poterlo interrompere e calciare il piede. Per far si che ciò avvenga, il proprio piede deve assumere la forma di una paletta e girare la pianta verso l’interno, mentre l’esterno deve strusciare in terra.
N.B.: Ho volutamente usato un espressione del Judo, perché mi sono accorta che Zeff nel ristorante nel redarguire Sanji alle prime puntate, tira la tecnica “Ippon Seoi Nage”, una tecnica di braccio che carica sul dorso l’avversario per lanciarlo in terra – Come faccio a esserne sicura? E’ la mia tecnica di braccio (Te Waze) che non visto a spiegare se no non finiamo più XD
Ma ho motivo di credere per vari motivi che il Judo c’entri molto con Sanji e Zeff







Ave gentA! Lo so, lo so…  troppo corto x i mie canoni quindi… non uccidetemi x3
Che dire, dopo una luuunga pausa estiva, anche se con poco, mi ccio risentire XD Ok dubito che a qualcuno interessi ancora ma io sono tornata per concludere lol
Spere sarete in molti a recensire igh T__T *Ultimamente a crisi XD*

tognoz: Eccomi inalmente! Sisi, l’ho detto capitolo corto ma c’è lol. Che ne pensi? Dici che iniziano a essere gay ingenui? Tu sei Ivasama dovresti saperlo v.v

Notalone: Salveeee XD Spero tu mi stia ancora seguendo e mangari mi recensirai ancora lol amo le recensioni mi aiutano a invogliarmi a scrivere XD Sono in oltre ben felice di sapere che ti piace come scrivo e ciò che scrivo spero mi seguirai ancora <3 anche se sono lentucolisimo a scrivere er mancanza di tempo XD

My Pride: Ziaa eccolo inalmente il cappy XD (Ke ai letto ebetato staani <3) allora Devy leggo ecommento appena genny parte XD visto che già conosci la storia ecco una domanda importante: Ci vieni alla festa di Ady? XD e punto 2: Genny dice che qlk dice che a Lucca nevica bha -.- al massimo piove e io mi morirà dal freddo con i cosplay <3

SanjiReaChan: E rieccola tra noi yeee XD Ahahaha bellissimo que commento sklerotico spero che anche se poco anche qusto cappy ti piacerà <3

blue riza: eice di sapere che anche questa storia ti pice lol corto il capitolo ma ci sono sisi v.v e speriamo che continuerai ad amarla <3

orbit
: Salveeeee finalmente torno a casuccia attiva e anke su b si spera lol ma ci son osempre per pensare a voi recensori <3, visto che chi legge e basta non lo conosco se non ci sentiamo su fb…. ci vieni a Lucca o haida fare? XD

Winnipeg_: Inannzitutto: benvy new recensotrice (? *ha seri problei mentali*). Come detto e promeso dovevo postarlo e l’ho fatto XD  son lento per via del lavoro, qundo arrivano e iere cosplay sono sempre preso poi negli ultimi momenti ma ci sono sempre XD Tardi ma torno XD  spero tornerai a recensirmi <3
 
Laura B: Salve anche a te! Vedrai che non c’è sempre tutto scritto anche tu se vorrai potrai scrivere prim ao poi XD per adesso mi accontento di un tuo giudiio ne avrò altri? <3 metticela tutta ^^^

 

 

 

 

 

 

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