Aslinn sunbright: professione cavaliere.

di hp_in_my_heart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1- Presentazione. ***
Capitolo 2: *** Cap.2- l'investitura. ***



Capitolo 1
*** Cap 1- Presentazione. ***


Aslinn Sunbright- professione cavaliere

 

 

 

Buonasera a tutti! Eccomi qua a pubblicare la mia prima originale! Per le note, come sempre, ci vediamo in fondo alla pagina! Enyoj!

 

 

Cap 1- Presentazione

 

La consistenza fredda e dura del pavimento di pietra andava poco d'accordo con le mie povere ginocchia, al momento appoggiate su di esso. Peraltro, l'armatura che indossavo impediva il contatto completo tra i miei arti inferiori e il pavimento, risparmiandomi parte del dolore.

Comunque, non mi ero azzardato a emettere un lamento, che fosse di noia, di dolore o di fame, per tutta la notte. Infatti, questo avrebbe notevolmente ridotto il prestigio ottenuto, con anni di allenamento, tra i miei compagni. Di certo, il mio aspetto aveva fatto una parte del lavoro: alto quasi come il maestro d'armi, un uomo sottile e dritto come una lancia, biondo e con gliocchi azzurri, il mio fisico sembrava piacere molto alle ragazze.

Ma questo non era di certo il momento di pensarci; un ragazzo che sta per diventare cavaliere dovrebbe avere tutt'altro in mente, durante la notte di purificazione che precedeva l'investitura. Avrei dovuto immaginare duri e cruenti scontri guerreschi, di morire anche, per la patria, e non calde e mprbide fanciulle, o di gettarmi, privo di volontà, tra le loro braccia. Comunque fosse, la veglia era iniziata solo da poco, e dovetti cercare un modo per trascorrere la notte fino all'alba, possibilmente senza addormentarmi.

Altrimenti, il mio ego ferito ci avrebbe messo un bel po' a riprendersi dallo smacco. Potevo sonnecchiare durante la notte, se volevo; tanto, col buio che c'era in chiesa non se ne sarebbe accorto nessuno. Ma sarebbe stato meglio che l'officiante, che sarebbe venuto da noi con i primi raggi del sole, mi trovasse sveglio. Per quanto, non sarei stato di certo il primo futuro cavaliere che si addormentava durante la veglia.

Il posto prestigioso che occupavo, però, mi impediva qualunque azione anche solo vagamente deprecabile. Ero un abile combattente, avevo qualità di leader; il maestro diceva che non ci avrei messo molto a fare carriera. Per questo dovevo dare il buon esempio.

Combattere era stato semplice fin dall'inizio, per me; forse a causa delle doti fisiche che avevo sviluppato nel corso degli anni, o forse perchè avevo giocato con le spade, e con le armi in generale, da quando ero stato in grado di portare una spada di legno adatta per un bambino alla cintura. O forse, da prima ancora. Non sapevo con certezza da da quando avessi cominciato; i miei ricordi non arrivavano così lontano. Secondo i racconti di mia madre, però, dovevo avere tre, quattro anni. Non era così insolito: i figli dei nobili, destinati a diventare dei guerrieri, vebivano addestrati all'uso delle armi da quando erano in grado di camminare da soli.

E io appartenevo a una casata nobiliare famosa in tutto il paese, i Sunbright, il cui stemma, molto opportunamente, era un sole brillante in campo azzurro cielo. Il nostro motto era '' più brillanti del sole''. Io, per il momento, ero stato abbastanza soddisfacente.

Potevo sembrare il rampollo perfetto, ma non lo ero affatto: da bambino ero un ribelle e, anche adesso che ero cresciuto, man,tenevo alcuni tratti di questa caratteristica caratteriale: l'impulsività, ad esempio. Il che non era necessariamente un bene, visto che spesso nei duelli non vinceva il più forte o il più esperto, ma quello che sapeva alaborare la tecnica di combattimento migliore, la più adatta, cioè, all'avversario che ci si trovava di fronte. A volte, avevo visto uomini esili abbatterne altri che sembravano montagne, semplicemente stancandoli con attacchi appena accennati ai quali loro reagivano furiosamente, e attaccandoli sul serio quando non avevao più la forza di difendersi. Io stesso ero più volte stato battuto con questo trucco; perciò l' impulsività poteva essere un grosso difetto.

Per fortuna, imparavo rapidamente, ed ero già più bravo di tutti gli altri miei compagni. Però, in un duello con un avverserio di livello avanzato, avrei anche potuto finire molto male. Tuttavia, la mia abilità era sotto gli occhi di tutti, e per questo ero stato scelto per il cavalierato.

Sbadigliai; i pensieri monotoni chestavo facendo non mi aiutavanodi certo a rimanere sveglio, ma a cos'altro avrei potuto pensare? Anche il mio stomaco cominciava a mostrare qualche problema; non mangiavo dal giorno prima, il gorgoglio che emise fu così forte e distinto che temetti che fosse udibile.

Scossi la testa per snebbiarla, e cercai di pensare ad altro: alla soddisfazione che avrei letto negli occhi di mio madre e di mio padre la mattina dopo, per esempio all'emozione che io stesso avrei provato nel sentire il piatto della spada dell'officiante sulla mia spalla; alla gioia dei miei compagni, snch'essa leggibile nelle loro espressioni soddisfatte; allo sfarzo della chiesa gremita di pubblico ed addobbata a festa. Perso tra questi pensieri, fu più piacevole aspettare l'alba.

Nel giro di poco tempo- o, almeno, così mi sembrò- i primi raggi del sole nascente colpirono i vetri colorati della finestre, creando pozze di luce colorata e cangiante sul pavimento.

Si sentì bussare alla porta; mi alzai io stesso ad aprire, e l'officiante entrò. La cerimonia sarebbe presto iniziata.

 

 

NDA

 

Eccoci arrivati ai commenti del primo capitolo di questa storia! Non mi vergogno ad ammettere che (quasi) tutto quello che so sui cavalieri me l'ha insegnato George R.R Martin, autore de ''Le cronache del ghiaccio e del fuoco''. Se non le conoscete, leggetele, perchè meritano davvero, al di là dell'orrenda traduzione italiana. Tuttavia, questa storia, casate e personaggi compresi, è tutta farina del mio sacco, per cui la colloco nelle originali. Per wuanto riguarda il contesto storico, l'araldica si sviluppa nel XII-XIII secolo, perciò questa storia è sicuramente posteriore. Detto questo, alla prossima!

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Capitolo 2
*** Cap.2- l'investitura. ***


Cap. 2- l'investitura.

 

Eccoci al secondo capitolo di questa long; come sempre, vi rimando in fondo alla pagina per le note. Enjoy!

 

 

 

L'officiante entrò e ci condusse fuori, allaperto, per l'ultimo allenamento alla spada da soldati semplici. In realtà, a crearci cavaleri sarebbe stato il re in persona, quello stesso giorno. L'uomo che tutti definivano l' ''officiante'' era il capo delle guardie del sovrano, ma il rango elevato di tutti noi faceva sì che dovesse essere proprio il re ad officiare il rito. Entrammo in un recinto allestito appositamente, e ci dividemmo a coppie; eravamo in dieci.

“Ehi, Will! Hai perso lo smalto, oggi, per caso?” Gridai a uno dei compagni poco distante. In vertà era il mio migliore amico, ma mi divertivo a prenderlo in giro, mai in modo pesante, però.

Lui rspose con un suono a metà tra un grugnito e un ruggito e riprese a duellare più duramente di prima con l'avversario che aveva di fronte. Io feci lo stesso con il compagno che mi stava davanti, e così per un po' il clangore delle spade che si scontravano fu l'unico rumore a squarciare il silenzio; gli altri non parlarono, per risparmiare il fiato o per l'emozione che fosse.

Comunque, quando il capitano delle guardie tornò, eravamo pronti. A nessuno tremavano le gambe, anche se eravamo tutti emozionati. Il silenzio ne era un indizio: tutti tacevano, perchè nessuno si fidava della propria voce. Ognuno si domandava se fosse stata limpida quando avrebbe dovuto pronunciare il giuramento, e temeva che tremasse; ci avrebbe fatto una magra figura, dal momento che la cerimonia avveniva al cospetto del re, del vescovo e del popolo.

Quando finalmente entrammo in chiesa, mi accorsi subito che era gremita: in prima fila sedevano i nobili genitori dei candidati, poi gli altri nobili e le signore di lignaggio. Infine,nello spazio tra la porta e l'ultima fila di panche, il popolino faceva ala: al nostro passaggio il gruppo si divise, per poi tornare a riunirsi una volta passati oltre.

La cattedrale era immensa, con sfarzosi quadri e stucchi alle pareti, l'incensiere d'oro che oscillava appeso al soffitto, e il tabernacolo rilucente.

Nonostante di solito fosse un luogo piacevole, quel giorno non volevo stare lì dentro più del necessario: l'assembramento di pubblico faceva sì che l'ambiente diventasse quasi claustrofobico. Badai a che nulla del mio disagio apparisse dalla mia espressione.

E dovetti anche riuscirci, perchè quando gli passai accanto, mio padre mi rivolse un cenno del capo. Niente più di questo, ma capii che scoppiava di soddisfazione.

Mi sembrò che ci volessero secoli per sistemarci in riga davanti al sovrano, che si trovava in piedi davanti al vescovo, che avrebbe benedetto le nostre armi.

Notai pochi dettagli mentre attraversavo la navata, ma mi saltò subito all'occhio la raffinatezza delle signore e dei nobili. Le prime portavano lunghi abiti colorati dalla scollatura quadrata e risvolti preziosi alle maniche, di pizzo o pelliccia; i secondi sfarzosi abiti da cerimonia composti da farsetto, spesso intessuto d'oro o comunque di stoffa pregiata, e brache a sbuffo. Era evidente il contrasto con i popolani; anche se, probabilmente, si erano messi i loro abiti migliori, non avrebbero mai potuto sperare di competere con la sfarzo della corte.

Quasi non mi acccorsi che il re aveva dato inizio alla cerimonia, con un lungo discorso collettivo che seguii a malapena; alla fine, venne il momento in cui ogni cavaliere, chiamato singolarmente, doveva prestare giuramento. Ero quello di lignaggio più alto, quindi toccava a me per primo.

Il re iniziò con le domande rivolgendosi a me, che mi ero inghinocchiato, con la sua voce stentorea:

“ Avete compreso lo scopo della cavalleria? Volete continuare sulla strada della saggezza? Giurate fedeltà al re a alla Chiesa?'' Dovette poi ripetere le domande a ciascun candidato, con infinita pazienza. Da me ottenne tre risposte affermative. Fortunatamente, la voce non mi tremò. Una volta pronunciato l'ultimo giuramento, si avvicinò a me, mi toccò la spalla con il piatto della spada e disse: “ Alzati, ser Aslinn Sunbright. Possa il tuo cavalerato essere segnato da giustizia, saggezza e nobiltà d'animo.''

Quando ebbe finito, mi alzai e mi misi in piedi presso lo scranno del re, ad attendere i miei confratelli. Una volta che anche l'ultimo di noi ebbe prestato giuramento, toccò al vescovo: si avvicinò al gruppo che avevamo formato e benedisse le armi con l'acqua benedetta.

Infine, il capitano delle guardie ci passò davanti con il vessillo, in modo che ciascuno di noi lo vedesse bene, e ci raccomandò di onorarlo con il nostro comportamento esemplare. A quel punto, la cerimonia potè dirsi conclusa.

I raggi del sole al tramonto si infransero su di noi; finalmente, potevo lasciarmi andare a un genuino sorriso.

Ce l'avevo fatta; ero certo di avere un bel futuro spalancato davanti a me; per quel giorno, però, mi bastava godermi la notte di festa che sarebbe seguita senza troppi pensieri.

 

 

 

NDA

Spero che vi paccia. Per i particolari sull'investitura, mi sono ispirata- senza copiare nulla, per questo non ci sono i credits- a un paio di siti internet- che, ahimè, non trovo più- e un lbro che avevo in casa. Per chi non lo sapesse, l'incensere è quel contenitore di metallo appeso al soffitto delle chiese spargendo in giro l'incenso. Fateci caso, la prossima volta che andate in chiesa in un' occasone importante, come Natale o Pasqua. La sottoscritta lo conosce bene, essendo allergica all'incenso! Detto questo, la smetto di blaterare a vuoto e vi aspetto per il prossimo capitolo. Alla prossima!

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