Omicidio a Melbourne

di xcarlots
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** die. ***
Capitolo 2: *** Nuove scoperte. ***
Capitolo 3: *** Idee sbagliate. ***
Capitolo 4: *** Aiuti sbagliati. ***
Capitolo 5: *** Svolte. ***



Capitolo 1
*** die. ***


Die



ciao a tutti! Allora, questa one shot è un giallo come potete aver capito haha ambientato negli anni ’20.
I personaggi sono:
John Freeman, grosso imprenditore con un passato oscuro alle spalle in fatto di legge.
Sophia, moglie di John.
Marta, cameriera della famiglia Freeman.
Phryne, detective privata.
Jack, ispettore di polizia.
Marie, propietaria di un bagno turco.
 
Gli altri personaggi che nominerò non saranno di particolare importanza.
Buona lettura xx.

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Era nel bagno. Cercava di arrivare al lavandino sbattendo quà e là perché non riusciva a reggersi in piedi.
Toccò il lavandino, respirava molto affannosamente. Non pensava a nulla, si stava solo impegnando per tornare a respirare. Ogni secondo che passava il respiro era sempre più affaticato.  Cadde a terra.  Era steso immobile, con gli occhi aperti. Era morto.
Nell’ istante in cui John morì, la sua cameriera, Marta, scappò da quella casa. Prese tutti i suoi vestiti e le sue cose, si infilò molto velocemente un cappotto e il suo cappello e usci dalla casa con un passo molto veloce. Doth, una sua collega, la seguì.
“Marta, Marta. Fermati un secondo.” Le urlò Doth, seguendola.
“Lasciami stare, ti prego.” Le rispose Marta, cercando di nascondere lacrime.
Doth la raggiunse, le si piazzò davanti e tremando le accarezzò il viso bagnato di lacrime per asciugarlo. Stava male alla vista della sua amica cosi disperata.
Le porse un piccolo pacchetto fatto di stoffa. Marta lo aprì, c’erano piccolissime scarpine fatte a mano.
“Se hai bisogno sono qui, lo sai.” Le disse Doth mentre una lacrima le solcò il viso.
“Non potresti capire, scusami.” Le rispose Marta girandosi e ricominciando e camminare molto velocemente.
Doth rimase ferma, smise di seguirla. Pensò che non aveva molto senso continuare, Marta non voleva, o forse, non poteva rimanere.
Nel momento in cui tutto questo accadeva, Phryne era tornata a casa, dopo un lungo viaggio in cui aveva visitato tutta l’Australia; era di nuovo a Melbourne. 
Phryne si notava sempre. In quegli anni la gente di vestiva con ciò che aveva, quasi tutte le persone dovevano lavorare molto per permettersi ciò che poteva; lei no, aveva una famiglia ricca e poteva avere una vita molto agiata confronto agli altri.
Scese dalla nave, tutti rimasero incantati. Un bellezza unica, la pelle di un bianco luminoso, gli occhi da far invidia al cielo e le labbra.. colorate di un rosso brillante, come sempre.
Quanto toccò terra si girò e notò che ad aspettarla c’era Marianne, la sua migliore amica, quella con cui aveva passato l’infanzia, l’adolescenza e tutto quel che vien dopo.
Lei e Marianne parlando, ridendo e prendendosi in giro l’un l’altra come due bambine arrivarono a casa di Phryne. Ad un tratto qualcuno bussò e da sotto alla porta sbucò fuori una lettera.
“Chi è?” chiese Marianne con uno sguardo interrogativo.
“Era il postino, mi ha lasciato un invito per un pranzo. Devi venire anche te con me.” Rispose sorridendo Phryne.
“Mi dispiace ma oggi proprio non posso, da chi devi andare?” chiese nuovamente Marianne.
“Devo andare da John e Sophie.” Le rispose sorridendo.
“Prima di venire a prenderti al porto sono passata davanti a casa loro e ho visto un po’ di trambusto tra polizia e gente cosi…” la informò Marianne.
“Allora è meglio che vada in là.” Disse seria Phryne.
Phryne iniziò a vestirsi come suo solito, un po’ esagerata. Mise un bel vestito, uno dei suoi numerosi cappelli e il suo boa.
Salutò Marianne con un bacio sulla fronte e usci di fretta di casa, prese la macchina e in circa due minuti arrivò di fronte a casa Freeman, scese dalla macchina e andò verso la porta. Quando stava per entrare usci una delle governanti, Doth. Quella ragazza piangeva, sembrava scioccata.
“M-mi dispiace ma il pranzo di oggi è annullato.” Balbettò piangendo.
“Oddio ma cos’è successo tesoro?” Domandò phryne con aria molto preoccupata.
La ragazza non fece in tempo a rispondere che dalla porta uscirono due uomini con una barella con sopra un corpo coperto da un telo bianco.
“J-john?” chiese phryne con gli occhi spalancati.
Doth annuì.
Phryne non riusciva a crederci, si toccò il viso per cacciare le lacrime e si fece coraggio per entrare in casa.
“Oh Sophia, mi dispiace così tanto. L’ho appena saputo sennò sarei venuta prima.” Disse phryne entrando in casa di colpo.
Sophia aprì le braccia e phryne ci si buttò dentro.
“Grazie mille tesoro, grazie per essere venuta.”
Sophia le spiegò che il suo povero marito aveva avuto un collasso mentre era in bagno per farsi la barba ed era morto. Era disperata, si vedeva lontano due mila chilometri che stava male. Piangeva, piangeva, piangeva ininterrottamente.
“Potrei andare un attimo in bagno?” chiese Phryne a Sophia.
“Certo, stai attenta perché potrebbe essere utile qualcosa alla polizia, non toccare nulla per favore.”
Phryne si alzò, andò in bagno e guardò attentamente la sagoma bianca disegnata a terra. Capì subito che la morte non poteva essere avvenuta così, per caso. Era del tutto premeditata. Iniziò ad aprire tutti i cassetti e i mobili. Trovò una confezione rosa, annusò uno dei sacchettini che c’erano all’interno e ne prese uno, nessuno se ne sarebbe accorto. A quel punto bussarono alla porta.
“La toilette è occupata.” Disse phryne chiudendo i cassetti.
“Sono l’ispettore jack, apra subito per favore.”
Phryne dopo aver sistemato tutto andò ad aprire la porta. Anche l’ispettore s’incantò alla vista di Phryne.
Lei si presentò sempre sorridendo. “Piacere, sono Phryne”
“Jack.” Rispose.
“Credete che sia stato avvelenato?” ficcanasò phryne.

 
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Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, aspetto qualche recensione !!
Un bacio, carlots. ♥

 

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Capitolo 2
*** Nuove scoperte. ***


Ehi, grazie a tutti quelli che hanno letto il primo capitolo, volevo solo dire che ci sarà un nuovo personaggio importante.

George Winslet.

Buona lettura xx.
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Nuove scoperte.

“Molto probabile però le caus…” venne interrotto il poliziotto che affiancava Jack.
“Mi dispiace miss Phryne ma le indagini non la riguardano.” Disse Jack sempre guardandola nei suoi meravigliosi occhi azzurri. 
Jack già entrato dentro il bagno si girò verso Phryne e si appoggiò con il braccio alla porta come in gesto che lei non dovesse entrare ma Phryne non poteva farne a meno, con un veloce passo scivolò sotto il braccio dell’ispettore e rientrò dentro la stanza.
“Data la mancanza di sangue presumo che non si tratti di morte violenta a meno che non sia stato strangolato, ma, la posizione della vittima anche se non perfettamente riprodotta indica una soglia di dolore tale che non si può di certo associare ad una colluttazione. A detta della signora Freeman la morte è avvenuta dopo la colazione, ciò può far pensare a qualcosa di ingerito” disse Phryne osservando la sagoma riprodotta a terra, senza mai smettere di sorridere.
Il poliziotto segnava tutto ciò che l’incantevole signora diceva e alla fine, lui e l’ispettore si guardarono in faccia con gli occhi sbarrati dallo stupore per quanto quella donna potesse essere intelligente e furba e anche, perché bisognava avere una mente abbastanza intrigata per un ragionamento del genere.
“Ovviamente.” Rispose Jack. Non sapeva che cosa riponderle e non fece altro che darle ragione.
Phryne si diresse verso la porta ma prima di uscire si girò verso l’ispettore.
“Ha per caso un biglietto da visita? Sa.. una donna sola in questa grande città potrebbe aver bisogno di aiuto.” Disse Phryne con gli occhi da cerbiatto.
Jack senza rispondere prese un biglietto dall’interno della sua giacca e glie lo porse annuendo.  Lei lo prese, si morse le labbra e con il suo leggero e sensuale passo uscì dalla stanza lasciando senza fiato Jack, e anche il poliziotto.
Mentre tutto ciò accadeva, Marta, la ex-impiegata della famiglia Freeman, veniva accompagnata da un signore ad un taxi, lei non si reggeva in piedi, barcollava e ad ogni secondo la situazione della povera ragazza peggiorava sempre di più. La ragazza, aiutata, quasi sollevata da uno dei due uomini che lavoravano in quell’auto salì, e subito dopo, l’uomo che l’aveva portata fin lì diede i soldi per il trasporto al guidatore.
“Vi dirà la ragazza dove dovete portarla, arrivederci.” L’uomo corse via, salì su un’altra macchina e in un secondo scomparve dagli occhi dei due lavoratori.
La ragazza in macchina si era addormentata, o forse, era svenuta con la testa appoggiata a uno dei due signori.
“Ehi signorina, dove dobbiamo portarla?” chiese il signore.
La ragazza non rispose, non dava cenni di vita. Uno dei due prese la mano della ragazza che fino a quel momento era stata vicino alle sue parti intime e spostandola si rese conto che era insanguinata.
“Sarà meglio portarla in ospedale.” Disse quest’ultimo.
L’altro fece cenno di ‘sì’ con la testa.
Nel frattempo, Phryne, ancora nella casa di Sophia e del suo defunto Marito, scese le scale e tornò all’ entrata principale nella quale salutava la sua amica.
“Se hai bisogno ci s…” Phryne venne interrotta dal campanello.
La domestica andò ad aprire ed entrò un uomo di bell’aspetto: alto, capelli castani e occhi azzurri.
“Oh sophia, mi dispiace così tanto. L’ho appena saputo.” Disse Sasha, il nuovo visitatore che era venuto a vedere come stava la famiglia del povero John, baciandole la mano.
Si girò e notò Phryne.
“Mi scusi signorina, non mi sono presentato. Il mio nome è Sasha. Un loro amico, nonché il ragazzo che avrebbe dovuto intrattenere le persone alla festa che si sarebbe svolta domani sera.”  Affermò sasha riferendosi a Phryne.
Lei gli porse la mano, lui la prese e le diede un piccolo bacio. “Io sono Phryne, un’amica di famiglia.”
“Che festa doveva svolgersi domani sera?” domandò Phryne rivolgendosi a Sophia.
“Avevo pensato di fare una serata di beneficenza per le vittime della guerra.” Rispose Sophia piangendo e rivolgendo il suo sguardo al vuoto.
Rialzando lo sguardo disse: “John avrebbe voluto che la facessimo.”
“Allora la organizzeremo noi, vero signor Sasha?” affermò Phryne guardando fisso il ragazzo.
“Assolutamente sì.” Rispose lui.
In quel momento Sophia svenne, stava cadendo a peso morto sul pavimento ma per fortuna Sasha ebbe i riflessi pronti e la prese. La sollevò.
“La porto nella sua stanza, chiami un dottore Phryne.” Disse lui avviandosi con Sophia in braccio verso la camera da letto.
Miss Phryne corse al telefono che si trovava nel salotto e chiamò Marianne, la sua migliore amica, era un medico e poteva occuparsi di lei.
Nell’arco di qualche minuto Marianne arrivò. Andò in camera e con una siringa e con  un telo caldo sulla fronte di Sophia, riuscì a farla riprendere.
“Deve assolutamente stare a letto tutto oggi e forse, se domani si sentirà meglio, potrà alzarsi.” Le raccomandò Marianne.
“Va bene, grazie.” Rispose sophia ancora un po’ ‘rintronata da ciò che le era successo.
Marianne uscì dalla stanza e disse a tutti di lasciarla riposare, così lei e Phryne si avviarono verso casa insieme e Sasha si avviò verso casa sua.
Arrivate a casa, Phryne prese fuori dalla sua borse la piccola bustina rosa che aveva prelevato dal bagno dei Freeman e la mostrò a Marianne.
“Uhm, sembrerebbe un calmante.. solitamente prescritto a persone affette da palpitazioni, crollo emotivo e isteria femminile.” Affermò Marianne guardando la piccola polvere contenuta in quel sacchettino.
“Perché l’isteria dovrebbe essere femminile scusa?” borbottò Phryne tenendo in mano il suo Whisky.
“Non ne ho idea ma anche nell’antico Egitto si pensava che l’isteria fosse una malattia tipicamente femminile.” Le rispose Marianne ridendo.
“Di certo io non sono isterica” disse Phryne ridendo.
A quel punto bussarono alla porta della camera di Marianne, era il suo Maggiordomo.
“Signora McMillar, hanno chiamato dall’ospedale femminile, hanno bisogno di lei.” Disse il maggiordomo.
Marianne si alzò di scatto, afferrò la valigetta e senza dire una parola usci di casa e andò in ospedale, ovviamente, Phryne, da buona ficcanaso, la seguì.
Arrivarono in ospedale. Entrarono e una collega le raggiunse.
“La signora è ricoverata in maternità, questi due signori l’hanno accompagnata con il loro taxi.”
Entrò nella sala, vide la paziente e dopo alcuni accertamenti la fece coprire con il lenzuolo e usci dalla stanza.
“Un dilettante ha cercato di toglierla dai guai.” Disse Marianne rivolgendosi a Phryne.
Phryne capì subito. La ragazza, nonostante fosse molto giovane era rimasta incinta e aveva provato ad abortire, solo che la persona che l’aveva in un certo senso ‘operata’ non ne aveva le capacità e l’attrezzatura adatta.
Fuori dalla stanza c’erano i due tassisti che volevano sapere se la ragazza si sarebbe ripresa. Ascoltarono i discorsi delle due signore e iniziarono a parlare.
“Sarà stato il ragazzo che l’ha portata da noi?” chiese uno dei due.
Miss Phryne li interruppe. “C’era qualcuno con lei?” chiese preoccupata.
“Si e ci ha chiesto di darle uno strappo.” Le rispose l’altro.
La signora pensò e le venne l’idea. “Conosco un detective, è il momento di andare da lui.”
Phryne tirò fuori dalla sua borsetta il biglietto da visita, lesse il nome e il luogo in cui si trovava l’ispettore e insieme ai due uomini andò da lui.
Appena entrati dentro il commissariato uno dei signori spiegò al poliziotto ciò che sapeva e lui prese un quaderno con dentro tutte le foto dei ricercati o delle persone con precedenze penali. Glie lo diede e glie lo fece riconoscere.
“E’ lui.” Affermò convinto.
“George Winslet.” Disse il poliziotto.
In quel momento entrò Jack nella stanza.
“Oh, miss Phryne. Chissà perché avevo il sospetto che l’avrei rivista molto presto. Ma non immaginavo di vederla insieme a questi estremisti Russi.”
“La vostra ora arriverà, oppressori delle vedove e degli orfani.” Borbottò uno.
“Mi scusi se interrompo la vostra conversazione, ma chi è George Winslet?” chiese lei, ficcanasando nuovamente.
“Sospettiamo che sia dietro all’aborto clandestino.” Disse jack, guardando sempre Phryne negli occhi luminosi.
“Ma se sapete ciò che fa, perché non lo arrestate?” domandò stupita phryne.
“Se riuscirà a prenderlo e magari, ad impacchettarlo con un fiocco, sarò lieto di arrestarlo.” Disse ironico l’ispettore.
Phryne guardava in aria mordendosi le labbra e pensando a cosa potesse fare. Intanto, Jack era sempre più incantato da lei e qualcosa nel suo stomaco si muoveva.
“Vorrei poter cambiare le leggi per lei, però mi dispiace, non posso.” Le disse Jack guardandola abbindolato.
“Questo vuol dire che lo farò io.” Gli rispose Phryne sorridendo.
La signora si girò e con il suo solito passo sensuale uscì dal commissariato.
Si rivolse verso l’ospedale. Arrivò. Entrò nella stanza di Martha e andò da Marianne che era lì con lei.
“Posso vedere le cose della ragazza?”
Marianne annuì. Andò a prenderle e le diede a Phryne.
Phryne li prese e andò nell’altra stanza. Spostò le scarpe che erano appena sopra il vestito e iniziò ad ‘aprire’ quest’ultimo. Nascosto in una tasca del vestito c’era una busta. L’apri e la lesse.
‘Vorrei raccomandarle..’

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Eccomi di nuovo qui, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto :3
volevo ringraziare chi ha recensito il primo capitolo, spero di ricevere recensioni anche in questo.
fatemi sapere se vi è piaciuto, se devo renderlo più intrigante oppure se devo smettere di scrivere hahah.
un bacio, carlots♥

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Capitolo 3
*** Idee sbagliate. ***


Idee sbagliate.



Spostò le scarpe che erano appena sopra il vestito e iniziò ad ‘aprire’ quest’ultimo. Nascosto in una tasca del vestito c’era una busta. L’apri e la lesse.
‘Vorrei raccomandarle Miss Artley. John.’ Phryne lesse e rilesse quel biglietto, non capiva nè chi fosse John, né per cosa era stata raccomandata. Poi girò la lettera, vide il marchi e rimase per qualche secondo a guardarlo.  Appoggiò la busta sul banco, prese la sua borsa e da li estrasse l’invito che aveva ricevuto quel giorno dalla signora Freeman. Avevano lo stesso marchio. John, era l’uomo che era stato ucciso quella mattina.
‘Ma perché le era stata licenziata?Aveva un motivo per uccidere quell’ uomo? Chi l’aveva ridotta in quelle condizioni?’ Erano domande che si ribaltavano a destra e a sinistra nella sua testa, non riusciva a dare una risposta sensata. Però era quasi sicura di una cosa, non era stata lei ad uccidere John.
Era rimasta imbambolata davanti a quelle lettere per qualche minuto poi le prese entrambe e le infilò dentro la sua piccola pochette rossa brillantata, ripiegò gli abiti, ci posò sopra le scarpe e ridiede tutto alla sua migliore amica.
“Ora è tardi, vado a casa che domani dovrò preparare la festa.” Disse Phryne a Marianne sbuffando.
Phryne si avviò a casa, si tolse il vestito sbrilluccicoso, le altissime scarpe e rimase con la sotto veste che portava sempre sotto gli abiti. SI stese a letto e iniziò a guardare il soffitto, aveva sempre un pensiero in testa.  Questo pensiero aveva un nome: Jack.
La mattina dopo si svegliò alle 8.58 e andò in cucina, fece colazione e telefonò a Sasha per mettersi d’accordo per quella sera.
Passarono la giornata insieme per i preparativi.
Arrivò la sera.
La festa iniziò alle 20.00 e procedeva bene.
Entravano tutti dentro la casa, si congratulavano e scambiavano quattro chiacchere, poco prima era arrivata Prudence, la zia di Phryne e stavano parlando.
“Povera Doth, è rimasta scioccata.” Disse Prudence riferendosi alla cameriera.
“Mi chiedo come potesse avere una sola cameriera in questa casa così grande...” rispose Phryne, facendo finta di non sapere nulla di Martha.
“Fino a pochi minuti prima della morte di John lavorava qui anche un’altra ragazza ma fu licenziata per non so quale motivo. ” le rispose Prudence sospirando.
 Ad un certo punto Phryne prese una bottiglia di champagne e la portò in camera di Sophia.
“Buona sera amica mia.” Disse Phryne entrando dentro la stanza.
“Ehi.” Disse Sophia senza guardare la sua amica, teneva sempre lo sguardo fisso contro il muro.
Phryne mise un po’ di champagne dentro un bicchiere, afferrò il braccio di sophia, la quale si girò verso di lei e prese il bicchiere, si sollevò appena e ne bevve un goccio.
“Zia Prudence mi ha detto che avete licenziato una cameriera.. perché?” chiese curiosa Phryne.
“Mah, niente di che… il mio povero Marito l’aveva sorpresa a rubare l’oliera d’Argento, così decidemmo di licenziarla.” Le rispose Sophia.
 “Pensi che abbia informazioni importanti da riferire alla polizia?” domandò Miss Phryne inarcando il sopracciglio destro.
“Ne dubito perché è una ragazza timida e riservata.” Le disse Sophia sospirando.
A quel punto Phryne guardò in basso, poi si alzò e tornò a piano terra.
Tornò da zia Prudence per chiederle una cosa.
“Pensi che qualcuno qui avrebbe potuto far del male a John e a Sophia?”
“Assolutamente no, qui è riunito il meglio della società. A parte Masha Jonson, è semplicemente la figlia di un tappezziere che gioca a fare la vip, e anche Kimberla Bottom, col suo drink sempre in mano e poi per ultima, la peggiore:  Marie Parker, la proprietaria di un bagno turco, che preferirei chiamare ‘bordello’ ”
Phryne si diresse verso questa donna, Marie. Si presentò e non fecero in tempo a continuare la chiacchierata che arrivò Sasha.
“Signorina, lei è sempre più bella.” Disse Sasha dopo aver fatto il baciamano a Phryne.
“Ora mi ricordo, l’ho vista danzare cinque anni fa con sua sorella in Francia.” Disse Phryne sorridendo.
“Mia sorella purtroppo è passata a miglior vita qualche mese fa…” rispose Sasha fingendo un piccolo sorriso.
Phryne guardò in basso. “Le mie condoglianze.” Disse.
“Non sono ancora abituato a danzare senza di lei… permette un tango signorina?” chiese a Phryne specchiandosi nei suoi occhi azzurri.
Phryne sorrise, non rispose.
Si sentì la voce di un presentatore e in sottofondo la musica del tango che piano piano aumentava sempre di volume.
Sasha iniziò a girare attorno a Phryne, la toccava, le sospirava sul collo.
Phryne appoggiò il bicchiere che aveva in mano sul tavolo e andò verso Sasha.
Lui le porse la mano, lei la afferrò e lui la fece ‘rotolare’ fino a lui e le diede un bacio sul collo; poi la musica prese un tono mi agitato e la fece ‘srotolare’ da lui, iniziarono a fare passi sensuali, leggeri e dolci. Ballarono per un paio di minuti, finchè la musica non cessò e rimasero faccia a faccia, vicinissimi, quasi pronti per un bacio, poi Phryne si spostò: lei pensava a qualcun’ altro.
Pochi attimi prima della fine del ballo suonarono al campanello.
Doth, la cameriera, andò ad aprire. Erano l’ispetto Jack e il suo fedele poliziotto. Volevano parlare con Sophia, quindi la cameriera li fece passare dal corridoio che si affacciava al salotto e Jack, in un attimo vide quella donna meravigliosa volteggiare come un angelo insieme a un uomo. Sospirò chiudendo gli occhi.
Phryne si girò e incrociò lo sguardo di Jack, e a quel punto si rivolse verso di lui che stava già salendo le scale per andare a parlare con Sophia.
“Pensiamo che sia stato avvelenato.” Disse Jack a Sophia.
“Avvelenato?” disse Sophia ad alta voce, sbarrando gli occhi e iniziando a piangere.
“La dottoressa ci ha informati del fatto che prima di morire aveva avuto sintomi simili ai suoi quando si è sentita male, così abbiamo fatto analizzare lo zucchero e abbiamo trovato una grande quantita di veleno per topi.” Disse serio Jack.
“Per fortuna non ho finito il mio the e beh, John metteva sempre una grande quantità di zucchero nel suo.” Rispose Sophie portando la sua mano alla bocca.
“Ci hanno detto che è stata la sua cameriera a preparare il vassoio quindi la porteremo in commissariato per interrogarla.” Affermò Jack.
“Non vorrete realmente incolpare una povera ragazza di questo omicidio.” Si intromise bruscamente Phryne, arrabbiata.
“In realtà stavo attentamente cercando di evitare quel termine.” Le rispose jack.
In quel momentò arrivò la ragazza, pronta per andare e Phryne le diede il biglietto da visita del suo avvocato, in caso ne avesse bisogno. Lei la ringraziò e accompagnata dal poliziotto e da Jack usci dalla casa.
“Non posso crederci che quella ragazza provasse del rancore verso di noi.” Affermò Sophia toccandosi le guancie bianche come il latte.
Dopo poco miss Phryne tornò al piano di sotto e incontrò ancora una volta Sasha che prese il suo grande giubotto rosso e glie lo mise dolcemente.
“Spero di rincontrarla miss Phryne.” Disse Sasha dolcemente.
“Sono certa che ce ne sarà occasione.” Disse sorridendo Phryne.
Sasha dopo averle baciato la mano usci di casa.
Phryne si guardò in torno e vide che era rimasta solo zia Prudence.
Andò verso di lei. Si toccò un orecchio e notò che mancava in suo prezioso orecchino, si toccò anche l’altro e nemmeno lì c’era più.
“Quell’uomo è stato fin troppo galante con me.” Disse phryne arrabbiata e si diresse verso la porta.
“A quest’ora? E’ pericoloso fuori! Come puoi pensare di andare in giro tutta sola?” domandò sconvolta zia Prudence.
“Perché con me ho una pistola.” Disse sorridendo e tirando fuori dalla tasca una piccola pistola color oro.
A quel punto iniziò a rincorrere Sasha.
Si trovava in un vicolo buio e …

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 ehi, grazie a tutti per aver letto anche il terzo capitolo, ringrazio chi ha letto e recensito anche i capitoli scorsi perchè mi hanno resa molto felice.
che dire.. spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Lasciate una recensione per dirmi se vi è piaciuto oppure se faceva schifo :)
continuerò al più presto, un bacio,
carlots♥

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Capitolo 4
*** Aiuti sbagliati. ***


Aiuti sbagliati.
 
Si trovava in un vicolo buio e nonostante fosse pericoloso continuava a seguire Sasha per vedere cosa ci doveva fare con i suoi orecchini. Aveva paura, era tutto scuro, era pieno di pozzanghere a terra e ci girava brutta gente. Persone che la guardavano passando e le fischiavano dietro, persone che avrebbero potuto farle del male da un momento all’altro. Lui camminava, era strano, si guardava intorno. Era come se cercasse di nascondersi da qualcuno. Ad un tratto arrivò ad una farmacia, i vetri di quest’ ultima erano molto grandi quindi Phryne senza entrare poteva benissimo vedere ciò che succedeva e data la sua vicinanza al negozio poteva anche sentire tutto. Sasha entrò.
“Sono venuto per comprare quella cosa.” Disse misterioso Sasha.
Il commesso alzò gli occhi per guardarlo in faccia e gli chiese che cosa aveva per pagare. Lui prese dalla sua tasca un piccolo fazzoletto bianco in cui aveva riposto gli orecchini dopo averli accuratamente sottratti a Phryne. Il commesso si agitò e fece suonare 4 volte il campanellino che aveva di fianco. Sasha si preoccupò e gli chiese cosa stesse succedendo. A quel punto dalla casa di fronte al negozio uscirono due uomini armati ed entrarono. “Vattene.” Disse uno dei due spingendo Sasha contro il bancone.
Sasha era intimorito ma cercava di non farlo vedere. “Ehi, che ho fatto? Lasciami in pace.” Gli rispose Sasha allontanandosi da loro. Sasha prese fuori dalla tasca del suo vestito un coltello; uno dei due se ne accorse e disse all’altro di stare attento. Sasha lo mise ben in mostra, per spaventare quei ragazzi. Gli disse di allontanarsi da lui o li avrebbe colpiti, loro si allontanarono e Sasha riprese cautamente gli orecchini e uscì correndo dalla porta. A quel punto gli uomini iniziarono a seguirlo tenendo in mano le pistole.
Intanto Phryne continuava a seguirli. Anche lei prese in mano la pistola per essere più protetta. Phryne non li vedeva più poiché il vicolo era ‘nascosto’ da fumo.  Lei si guardava intorno per cercare di vedere qualcuno e si sentì uno sparo. In quel momento Phryne ebbe l’istinto di abbassarsi a terra e caricare la pistola. Iniziò a camminare in avanti tendendo in alto la pistola e dal fumo vide arrivare qualcuno.
“Phryne si fermi, la prego. Sono io, il suo amico. Sasha.” Disse tenendosi il braccio ferito.
A quel punto Phryne andò da lui, lo prese per il braccio ‘sano’ e senza dire una parola lo tirò via da lì.
“Nasconditi qui.” Disse Sasha indicando una botte di fronte ad una casa.
Lui si mise lì dietro, accovacciato.
Lei si mise di fronte alla botte, tolse la spilla che teneva la gonna del vestito chiusa in modo che si vedesse la giarrettiera, si abbassò il ‘cappotto’ luccicante e si spettinò i capelli.
Dopo pochi istanti i due uomini arrivarono da lei.
“Cercate compagnia?” disse lei riferendosi ai due uomini cercando di sembrare una prostituta.
Uno dei due prese l’accendino per illuminare la donna, volevano osservarla bene.
Intanto lei aveva il cuore che batteva a mille, ma rimaneva calma.
I due uomini continuavano a fissarle le curve. “Stiamo cercando un tipo. L’hai visto correre da questa parte?” chiese uno.
“No, in genere li vedo distesi.” Disse Phryne inarcando il sopraciglio.
Uno dei due uomini borbottò che non gli sarebbe servito a niente e continuò andando avanti per trovare Sasha, mentre l’altro, il peggiore forse si fermò lì.
“Quanto vuoi?” disse lui toccandola.
Phryne si stava innervosendo molto. “Tu quanto mi dai?” rispose lei guardando verso le sue parti basse.
L’uomo iniziò a slacciarsi la cintura. Phryne rigettò in gola la saliva e spalancò gli occhi.
L’altro uomo tornò indietro. “Ehi luke, che fai? Vieni qui.” Disse quest’ultimo con tono molto arrabbiato.
L’altro si riallacciò la cintura e senza fiatare seguì l’altro. Quando se ne andarono Phryne si fece avanti, si girò verso Sasha e gli porse la mano. Lui l’afferrò e si fece aiutare ad alzarsi. Per fortuna quel vicolo era a pochi isolati da casa Freeman così in poco arrivarono alla macchina di Phryne. Salirono e andarono a casa di Phryne.  Entrarono in casa e Phryne gli fece segno di sedersi sulla poltrona, in quel momento slacciò il vestito e rimase con una sottile canotta in lino e pizzo e gli abbinati pantaloncini. Lui la guardava, quasi sbavando. Phryne andò in cucina e tornò indietro con del disinfettante e un panno bianco. Lei andò sulla poltrona in cui si era seduto Sasha e si sedde in braccio a lui. Iniziò a medicarlo mentre fece delle domande.
“Perché hai rubato i miei orecchini?” gli chiese Phryne.
“Per pagare la cocaina…” disse lui rivolgendo lo sguardo al vuoto.
“Deve essere un vizio importante se rischi la vita per comprarla.” Disse Phryne inarcando il sopraciglio.
“Non pensare che sia un vizio. Non lo è. Però le mie ragioni sono personali.” Disse lui visibilmente dispiaciuto.
“Anche i miei orecchini lo erano.” Ironizzò lei. “Cosa avevi chiesto al farmacista?” chiese lei continuando a fasciargli il braccio.
“Volevo incontrare il re della neve. E’ lui che gestisce il traffico di cocaina in questa città.” Rispose lui accennando un sorriso finto mentre lei girò lo sguardo verso il suo.
“Scommetto che il marito di Lidia non era cosi entusiasta della danza. ” disse Phryne sorridendo.
“Me ne sono sempre fregato di John. Tu pensi che abbia una relazione con la tua amica ma è un errore.” Disse lui toccandole la canotta. Phryne in quell’istante finì di fasciargli il braccio. “… troppo timida per le mie attenzioni. Mentre tu…” Sasha inarcò il sopraciglio e si assicurò guardandola negli occhi che le fosse completamente d’accordo con lui. Lui le diede un bacio sulla mano. Lei si alzò. Lui fece lo stesso. Lui si avvicinò al suo collo e le diede un bacio. Lei chiuse gli occhi e sospirò. Dopo poco si trovarono nella posizione della fine del tango che avevano ballato insieme, però, questa volta, lui le diede un bacio appassionato e lei non si tirò indietro. La prese in braccio e la portò in camera.
Passarono insieme quella notte: fecero l’amore. Si addormentarono abbracciati.
Lui si svegliò prima, prese gli orecchini che erano dentro la sua giacca appoggiata sul tavolo, li appoggiò sul comodino di Phryne, si rivesti e senza farsi sentire se ne andò. Dopo un po’ si sveglio anche lei, guardò verso il comodino e notò che le aveva lasciato ciò che le era stato rubato la sera prima.
Ad un certo punto suonarono alla porta, lei si mise una vestaglia per coprirsi e andò ad aprire.
“Miss Phryne, sono stata licenziata senza referenze e ho bisogno della donna di cui mi parlava.” Disse Doth piangendo. Phryne la fece entrare. “Siediti e raccontami tutto.” Disse Phryne sedendosi senza mai perdere il sorriso.
“La polizia mi ha fatto tante domande fino a sfinirmi.” Disse piangendo. Sospirò e continuò a spiegare. “Io sono cattolica e non ho potuto mentire. Mi hanno chiesto che uomo fosse, come trattava il personale e domande di questo genere. Gli ho detto la verità. Gli ho detto che allungava sempre le mani, che aveva provato a spassarsela con me la sera prima e che aveva fatto lo stesso con Martha che per questo motivo se n’era andata.”
“Martha è stata messa incinta dal suo datore di lavoro? John Freeman?” disse Phryne sbarrando gli occhi.
Doth annuì. In quell’istante capì la lettera che aveva trovato tra le cose di Martha all’ ospedale. Capì che lui cercò di raccomandarle un uomo per farla abortire.
Phryne si alzò di scatto, disse a Doth di aspettarla e corse in camera. Si vestì e si truccò. Si mise il cappello.
“Doth, vieni con me.” Disse Phryne a Doth che era seduta ad aspettarla. Le due signorine uscirono e si recarono all’ ospedale. Entrarono dentro la stanza di Martha che per fortuna si era ripresa e stava bene.
Si sistemarono vicino al suo letto e le chiesero come fece ad arrivare all’uomo che l’aveva ‘operata’.
“Fu Marie ad aiutarmi. Mi fece entrare dentro un furgoncino e mi portarono in un luogo che non avevo mai visto. Non so dove fosse. Ho sentito odore di cibo, di pane caldo, credo.” Martha si interruppe un attimo. Sospirò, sbattè un paio di volta le ciglia per trattenere le lacrime. “Aveva detto di essere un dottore e io mi sono fidata.” Conclusero lì la conversazione perché l’orario delle visite era finito e Martha doveva riposare.
Tornando a casa Phryne si fermò con la macchina davanti al bagno turco. Diede delle indicazioni a Doth per scoprire delle cose e lei accettò di aiutarla.
Doth andò al bagno turco, dentro l’ufficio di Marie. Non fece in tempo a dire parola che Marie la riconobbe. Si alzò in piedi. “Oh no.. non dirmi che anche tu? John Freeman?” chiese Marie. Doth annuì.
Nel frattempo Phryne andò a prendere Sophia a casa e la portò al bagno turco per farla rilassare un pochino.
Anche loro arrivarono. Si misero a bordo della piscina caldissima. Sophia la ringraziò per averla portata con lei. Cosi poteva passare un pomeriggio abbastanza in tranquillità.
“Mi dici qualcosa degli affari che trattava tuo marito?” chiese Phryne avvicinandosi a Sophia.
“Purtroppo non abbastanza. Non sono molto brava con i calcoli, ma ora dovrò prendere in mano la sua azienda.” Mentre Sophia rispondeva, Phryne versava del the.  “Senza zucchero, grazie.” Disse Sophia.
Da quelle parole, Phryne iniziò a capire…

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Ohilà :) il mistero piano piano inizia a dare le sue riposte uhwu ♥
che ne pensate di questo capitolo? Fa schifo?
Lasciate una recensione scrivendomi ciò che ne pensate! :)

un bacio, carlots♥
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Svolte. ***


Chase e Micael sono i tassisti♥
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Svolte

Da quelle parole, Phryne iniziò a capire.
Phryne girò lo sguardo verso l’ orologio e si accorse che mancava poco all’ora del ritrovo con Doth e Chase e Micael. “Amica mia, ora devo proprio andare. Mi ero dimenticata di avere un impegno.” Si salutarono con un abbraccio, lei si alzò e andò a cambiarsi poi usci e guardandosi intorno vide l’automobile dei ragazzi.
“Hai delle novità?” chiese Phryne sistemandosi il cappello.
“Marie mi ha fatto pagare 10 sterline e mi ha detto di dare questo al ‘dottore’.” Rispose lei, porgendo un pacchetto a Phryne.  “Mi ha detto di non aprirla.” Aggiunse lei. Phryne non le diede ascolto, l’aprì e ci trovò dentro lo stesso farmaco che aveva trovato nel mobiletto del bagno dei Freeman. Doth sospirò e continuò ciò che aveva da dire. “Dovrò andare davanti al Comune, in piazza. Dovrò avere una rosa rossa tra i capelli e qualcuno verrà a prendermi.”
Phryne le chiese se ne era sicura, non era obbligata a farlo. Doth annuì, dicendo che se non fosse morto probabilmente ora ci sarebbe lei in ospedale e voleva scoprire chi era stato.
Tornarono a casa. Phryne appena entrata prese il farmaco e telefonò a Marianne. Lei in poco arrivò lì e si misero insieme sedute ad ‘analizzarlo’. Marianne ne prese un po’ con le pinzette. “Guardandola potrebbe sembrare un farmaco ma potrebbe essere Oppio o cocaina, non ne sono sicura.” Disse.
Phryne inarcò il sopraciglio. “Se glie l’ha dato Marie sono quasi certa che sia cocaina.” Disse. Si bagnò il dito con un po’ di saliva e lo poggiò sopra a quella polverina. Ne prelevò un po’ e lo mise in bocca. “Cocaina, si, sicuro.” Disse ridendo.
“Sono io il dottore.” Disse Marianne ridendo, poi, fece la stessa cosa. “Cocaina.” Ripetè.
Qualche ora dopo, Doth si trovava davanti al Comune. Ad aspettare. Arrivò una macchina, un signore con un cappello che gli copriva una parte del viso scese e le chiese di aprire la borsa per controllare se c’era ciò che Marie doveva dargli come ‘ricompensa’ per il lavoro. Ovviamente, da lontano Chase e Phryne li osservavano da dentro alla macchina, per seguirli. Doth salì e partirono, dopo pochi istanti partirono anche Phryne e Chase. Arrivarono in un vicolo chiuso, scesero dalla macchina e il signore che era venuto a prederla le indicò un porta in cui doveva entrare per arrivare dal tipo che doveva operarla. E dentro c’era il ricercato della polizia ad aspettarla, l’uomo dietro all’ aborto abusivo. Doth gettò in gola la saliva mentre lui si presentava. Appoggiò una ‘borsa’ sul tavolo e tirò fuori degli utensili di ferro, appuntiti, lunghi, di tutti i generi e li appoggiò sul tavolo. “Ti aiuterò a liberarti del tuo piccolo fardello.” Disse.
Doth sbarrò gli occhi. E in quell’ istante anche Phryne e Chase scesero dall’ auto. Mentre Phryne cercava la porta per entrare, il signore si rivolse a lei. “Sei un po’ nervosa eh.” Le disse afferrano gli una spalla. “La prego, mi lasci andare.” Urlava piangendo Doth.  Lui la prese in braccio e l’ appoggiò sul tavolo. “Vediamo di quanti mesi sei.” Disse lui aprendogli le gambe per toglierle la gonna. “No per favore. No. No. No. Non sono incinta!” disse lei piangendo. Lui le andò contro e lei si ritrovò stesa sul tavolo. Diceva che lui non voleva essere preso in giro e faceva di tutto per non farla muovere, stava per drogarla con l’aiuto del signore che l’aveva portata fino a lì. Ma entrò Phryne sbattendo la porta con la pistola in mano. “Lasciala immediatamente.” Disse. I due signori alzarono le mani e si immobilizzarono. Chase andò da Doth e l’aiutò ad alzarsi.
“Cosi siete voi ad aver operato Martha. – disse tentendo sempre in alto la pistola-…Chase, vuoi dire qualcosa a questo signore?” disse lei. Chase andò da lui e gli diede un pugno sul viso che glie lo ribaltò dall’altra parte. 
Dopo qualche ora quei due erano rinchiusi in cella, nella stazione di polizia di Jack.
Phryne capiva sempre di più ciò che era successo.
Quella sera, Phryne si vestì di nero e disse a Doth che se entro mezzanotte non sarebbe tornata, avrebbe dovuto chiamare la polizia. Andò insieme a Micael nel vicolo in cui vive Sasha, per seguirlo perché come tutte le sere andava a carcare di avere la cocaina. Dalla macchina lo videro mentre contrattava con altri due uomini e con la macchina, li seguirono fino al bagno turco. I tre uomini entrarono ma Phryne e Micael non potevano farsi sentire, quindi, salirono una scala ed entrarono dalla finestra. Entrò dentro la stanza di Marie, si guardava in torno per trovare qualcosa e sentì degli urli. Andò fino alla sauna e vide che lì dentro i due uomini stavano prendendo a botte Sasha. Prese la pistole e andò lì. Stava per parlare ma da dietro arrivò un uomo e la spinse, lei cadde a terra e la pistola anche, però, era lontana da lei. Quest’ uomo prese la pistola così lei e Sasha si trovarono indifesi. “Fatela andare. Avete già me.” Disse Sasha. Loro uscirono da quella sauna e li chiusero dentro. Dopo qualche minuto entrò..
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Ehiii, la fine della ff è vicina haha, si sta per scoprire tutto! So che è più corto del solito però non posso rovinare il finale :) aspetto qualche recensione prima del continuo.
Un bacio, carlots♥

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