Just be here.

di weretogether
(/viewuser.php?uid=322694)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ''che c'è, scappi da me?'' ***
Capitolo 2: *** ''sono umana, posso sbagliare anche io.'' ***
Capitolo 3: *** ''no, sono Justin.'' ***
Capitolo 4: *** ''no, resta'' ***
Capitolo 5: *** ''perché arrossisci?'' ***
Capitolo 6: *** ''volevo chiederti di uscire con me'' ***
Capitolo 7: *** ''un giorno te li farò vedere'' ***
Capitolo 8: *** ''il suo cuore ha smesso di battere ma il tuo può ancora battere per lui'' ***
Capitolo 9: *** ''vado a Londra'' ***
Capitolo 10: *** ''tu sei mia.'' ***
Capitolo 11: *** ''la scommessa'' ***
Capitolo 12: *** ''eri serio'' ***
Capitolo 13: *** ''solo un gioco'' ***
Capitolo 14: *** ''non bacio la prima che capita'' ***
Capitolo 15: *** ''lei?'' ***
Capitolo 16: *** ''anche se l'avessi saputo avrei rischiato lo stesso'' ***
Capitolo 17: *** ''sono tutte le tue piccole'' ***
Capitolo 18: *** ''per sempre?'' ***
Capitolo 19: *** ''quale differenza?'' ***
Capitolo 20: *** ''benvenuta New York'' ***
Capitolo 21: *** ''è andata a New York?'' ***
Capitolo 22: *** ''dove sei?'' ***
Capitolo 23: *** ''ho bisogno di te.'' ***
Capitolo 24: *** ''lui era meglio di tutto il dolore che mi aveva causato.'' ***
Capitolo 25: *** ''il dolore ti spazza via anche l'anima, quando vuole'' ***
Capitolo 26: *** ''te lo prometto'' ***
Capitolo 27: *** ''non ti dimenticare di me.'' ***
Capitolo 28: *** ''noi'' ***
Capitolo 29: *** ''è una persona'' ***
Capitolo 30: *** ''lui ha scelto te perché ti ama'' ***
Capitolo 31: *** ''non erano cazzate.'' ***
Capitolo 32: *** ''sarà troppo tardi, almeno è quello che crede.'' ***
Capitolo 33: *** ''Ellie Grace.'' ***
Capitolo 34: *** ''ti amo troppo per vederti soffrire.'' ***
Capitolo 35: *** ''allora vuol dire che sbaglieremo insieme.'' ***
Capitolo 36: *** ''nessun'altro.'' ***
Capitolo 37: *** ''baciami.'' ***
Capitolo 38: *** ''io ero il sinonimo di 'mai abbastanza'.'' ***
Capitolo 39: *** ''Sidney, o Amsterdam.'' ***
Capitolo 40: *** ''..'' ***
Capitolo 41: *** ''ma non ci riesco, non riesco a non amarti.'' ***
Capitolo 42: *** ''collezione di luoghi.'' ***
Capitolo 43: *** ''per sempre.'' ***
Capitolo 44: *** Epilogo. ***
Capitolo 45: *** Ringraziamenti. ***



Capitolo 1
*** ''che c'è, scappi da me?'' ***


Capitolo 1. ''-che c'è, scappi da me?-''



-dove vai?- gridò mamma dalla cucina.
Senza risponderle uscii di casa sbattendo la porta.
In quel momento me ne stava dicendo di tutti i colori, lo sapevo già, ma ogni volta che litigavamo era così.

Arrivai a casa di Jaz col fiatone, suonai al campanello e in qualche secondo mi ritrovai dentro.
-El- disse sorpresa -che succede?- mi tirò in camera sua.
-mia mamma- sospirai - abbiamo di nuovo litigato..-
-per quale motivo questa volta?- 
-si è lamentata del brutto voto in chimica - dissi sospirando un'altra volta.
-ma Dio El, litigate per un cinque? -
-si Jaz, per 'un cinque'. sai quanto ci tiene che vada bene a scuola- dissi seccata.
-lo so, ma c'è anche da dire che vai bene in tutte le materie, è il primo cinque in sei mesi, e sono sicura che sarà anche l'ultimo. deve per forza lamentarsi?- 
-ma che ne so. ha sempre problemi. - dissi ripensando alla discussione che avevamo avuto.
-e quando torni a casa che fai?-
-boh. ma se mi mette in punizione giuro che riceverà una lettera a casa che l'avverte che i miei voti stanno peggiorando. non toccherò mai più un libro. - dissi seria.
-non esagerare, El - disse come una mamma.
-io? esagerare? ma scherzi. è lei che complica sempre tutto. - dissi alzandomi e dirigendomi verso l'uscita.
-dove vai?- chiese.
-a fare un giro. - dissi facendole un cenno con la mano.
-ciao.-
-ciao.-
-e non combinare altri casini- 
-certo mamma- dissi ridendo.
Mi tirò una scarpa, ma fu troppo tardi, avevo già chiuso la porta.

Feci un giro in città e mi fermai da Kel's, il mio caffè\ristorante\fast food preferito.
Presi posto al solito tavolo e ordinai un hamburger e una porzione di patatine.
Dopo qualche minuto da quando era stata pesa l'ordinazione arrivarono quelle meravigliose patatine e quell'hamburger da mozzare il fiato ( okay, forse esagero, ma vi lascio intendere).
Divorai tutto, e mi incamminai verso casa.
Svoltai l'angolo quando vidi Justin, il migliore amico di Jaz, insieme ai suoi fantastici amici, idioti quanto lui.
Cercai di far finta di niente fino a quando sentii qualcuno pronunciare il mio nome.
-El. - disse.
Mi girai verso di lui.
-Justin, che piacere rivederti - dissi ironica.
-che c'è, scappi da me?- disse divertito e infastidito.
-no, perché dovrei?- dissi con le guance che avvampavano.
-bene, allora resta ancora un po' qui con noi- disse furbo.
-fanculo Justin- pensai quando pronunciò quelle parole.

Che dovevo fare?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ''sono umana, posso sbagliare anche io.'' ***


Capitolo 2. ''sono umana, posso sbagliare anche io.''



-non posso- dissi senza riflettere.
-perché?- disse facendo qualche passo verso di me.
-devo tornare a casa- 
-allora ti accompagno io- 
-scherzi?- dissi scoppiando a ridere.
-no- disse restando serio.
-perché dovresti accompagnarmi?- dissi smettendo di ridere.
-devo parlarti- 
Rabbrividii sentendo quelle parole.
Che succedeva? C'era qualcosa che non andava? 
Avrei preferito non vederlo, avrei dovuto cambiare strada, ne ero certa.
-okay- dissi cercando di mantenere la calma.
Salutò i suoi amici e venne con me, non aprimmo bocca per i primi cinque minuti e casa mia da Kel's ne distava dieci.
-che devi dirmi?- dissi mentre la curiosità mi divorava. 
-siamo a inizio febbraio- fece una pausa.
Perché portava la cosa così alle lunghe? Odiavo quell'attesa, avrei solo voluto che mi dicesse ciò che aveva da dirmi e che se ne andasse.
Anzi no, avrei voluto non uscire di casa, non vederlo e non sapere niente.
Annuii, volevo solo che continuasse, l'attesa era frustrante. 
-e Jaz compiei gli anni il 27- disse calmo.
Al sentir pronunciare quelle parole saltai di gioia dentro.
Non so per quale motivo, ma per la mente mi erano passate tante di quelle cose in qui cinque minuti, ed erano tutte così lontane da ciò che aveva da dirmi.
Sorrisi e annuii per una seconda volta.
-volevo organizzare qualcosa- si interruppe -e ho bisogno del tuo aiuto- ammise.
Justin Bieber che aveva bisogno del mio aiuto? 
Se c'era una cosa da fare, era quella di scrivere quel giorno nel calendario, farlo mettere nei libri di storia e, ne ero più che certa, l'avrei raccontato ai miei nipoti.
-aspetta, - sospirai- tu stai chiedendo aiuto a me
-si, che c'è di strano?- disse come se fosse una cosa che capitava tutti i giorni.
-beh, tu che mi chiedi aiuto, è una cosa abbastanza strana-
-perché?- disse come se fosse stupido.
Ma davvero non capiva?
-Justin, non ci parliamo da quando abbiamo cinque anni, da allora ci detestiamo, ma se c'è una cosa che so di te - feci una pausa- è per certo che tu non chiedi mai aiuto- conclusi.
-beh, questo è vero. - sorrisi riconoscendo che era sempre lo stesso ragazzino di dodici anni prima - ma non te l'avrei mai chiesto se non avessi davvero bisogno di te. - 
-questo significa che dovrei passare intere giornate con te?- il mio tono di voce tralasciava disgusto.
-chi ha parlato di passare intere giornate insieme?- chiese.
-aspetta, vorresti dirmi che vuoi iniziare da ora a organizzare?-
-si- 
Odiavo Justin, ma Dio, si vedeva che ci teneva.
Quella non era la prima occasione in cui faceva vedere quanto bene volesse a Jaz, sempre se si trattasse di solo affetto..
-beh, okay.- sorrise- ma lo faccio solo per Jaz.- 
Annuì col capo.
Nel frattempo eravamo già arrivati a casa mia.
-ora vado- dissi prima di aprire il cancello di casa.
Abitavo in una casa che faceva parte di un'immensa serie di ville a schiera.
Ero più nella zona periferica di San Francisco, ma il centro distava una quindicina di minuti da li.
-El- disse.
-si?- risposi mentre cercavo le chiavi per aprire il cancello.
-grazie- 
Mi girai e gli sorrisi.
-ricorda, tutto per Jaz.-
-certo- sorrise.
Aprii il cancello e gli feci un cenno con la mano.
-ciao- rispose.
-eh Justin- gli dissi prima che andasse- da quando in qua mi chiami El?- 
-scusa- 
-non intendevo quello, solo mi è sembrato un po' strano- ammisi.
-come i vecchi tempi- sorrise.
Già, proprio come i vecchi tempi..

Sgattaiolai in casa, nella speranza che mamma non fosse ancora arrabbiata.
Erano ancora le nove, stava apparecchiando la tavola di sicuro.
Papà aveva detto che quel pomeriggio aveva molte cause da sbrigare, quindi non sarebbe tornato prima delle otto e mezzo.
Passai dalla cucina senza destare sospetti, poggiai un piede sul primo gradino quando sentii mamma chiamarmi.
-Ellie- disse con un tono di voce strano che non lasciava intendere niente.
-si?-
-dove sei stata?-
-da Jaz-
-e cosa hai fatto?-
-Dio mamma, cos'è, un interrogatorio?-
-può darsi- disse credendosi furba.
-bene, allora può darsi che io non abbia intenzione di rispondere alle tue domande- dissi per poi capire di aver complicato le cose.
-cosa?-
-niente- speravo non mi avesse sentita.
-Ell- la interruppi.
-mamma, devi mettermi in punizione? fallo. smettila con tutte queste scenate della mamma comprensiva ma protettiva.
-di cosa stai parlando Ellie?- interruppe lei questa volta.
-di questo mamma, di questo.- sospirai- ti lamenti sempre di tutto, non ti va bene nulla. se prendo otto è troppo poco, se prendo un'insufficienza sono una figlia ingrata. sono umana, posso sbagliare anche io.- dissi su tutte le furie.
-voglio solo il meglio per te, Ellie- alzò il tono di voce.
-se il meglio per te significa criticare tutto ciò che faccio, allora ti assicuro che stai sbagliando.-

Salii in camera, avevo voglia di non far niente.
Mi distesi sul letto, ascoltai un po' di musica e ripensai a Justin.

Chissà cosa aveva intenzione di fare per la festa..

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** ''no, sono Justin.'' ***


Capitolo 3. ''no, sono Justin''

Sentii il portone aprirsi e richiudersi, di sicuro era arrivato papà.
Sapevo sarebbe salito sopra e mi avrebbe parlato, era una delle persone più dolci che io conoscessi.
Avevamo un rapporto unico e lo amavo per questo.
Sentii il cellulare vibrare vicino alla gamba.

Da Jaz: 'sei tornata a casa?' 
A Jaz: 'si, sono rientrata da poco' 
Da Jaz: 'tua mamma?' 
A Jaz: 'boh, non ho capito se è arrabbiata o no. è quasi impossibile decifrare i suoi stati d'animo, i suoi pensieri e tutto ciò che la riguarda. è così 'misteriosa' .. '
Da Jaz: 'ti chiamo'

Attesi qualche minuto dopo aver letto il messaggio, poi il cellulare squillò.

-Jaz- dissi quasi sollevata. 
-El- disse in tutta risposta- allora? che ti ha detto?- 
-mah, penso di essermi incasinata di più- sbottai. 
-cos'hai fatto El?- disse quasi fosse offesa.
Solo dopo la sua voce risuonò nella mia testa 'e non combinare altri casini'.
-Dio Jaz, scusami.- mi affrettai a dire.
-voglio sapere cos'hai combinato questa volta- disse come se non avesse sentito le mie scuse.
-mah niente. le ho semplicemente detto che potrebbe smetterla di fare la madre affettuosa e protettiva. entrambe sappiamo che non lo è, è inutile continuare a fingere.- sospirai.
-El- urlò - che cazzo combini?-
-ho solo detto la verità- 
-nel momento sbagliato- 
-ho colto l'occasione- dissi quasi cercando una scusa.
-si, per farti mettere in punizione- 
-senti, mi hai chiamata per farmi la predica? ne ho abbastanza di tutti questi 'sai solo combinare casini' 'figlia ingrata' e tutto il resto.-
-non intendevo questo- 
-allora cosa intendevi?- dissi cercando di trattenere le lacrime.
Ero davvero stufa.
-scusami El, non volevo- 
Sospirai una seconda volta -tranquilla, sono io che ho esagerato, non dovevo.- 
-no, sono io che ho esagerato.- disse seriamente dispiaciuta.
La conoscevo meglio di chiunque altro e sapevo riconoscere dal suo tono di voce quando era felice e quando non lo era.
-Jaz-
-si?-
-scusa.-
-El-
-non dire niente, è colpa mia, scusami-
 
Ci fu qualche minuto di silenzio, poi mio padre bussò alla porta.
-Ellie- disse calmo. 
Mi ispirava sempre tanta di quella calma.

-Jaz- dissi parlando al cellulare.
-si?- mi rispose.
-devo attaccare.- 
-okay- 
-scusami ancora. ciao- 
-ciao El, e tranquilla-
 
Riattaccai e aprii a mio padre.
-Ellie- disse sulla soglia della porta- posso?-
-certo- aprii del tutto la porta per permettergli d'entrare- vieni. -
Si sedette sul letto - che succede con tua madre?- 
-sei qui pure tu per farmi la predica? se è così puoi anche uscire, non ho bisogno di sentire altro- dissi come per prendere le difese.
-no, tranquilla, niente di tutto questo- mi sorrise- volevo solo dirti che se tua madre si comporta così è solo perché vuole il meglio per te- 
-il meglio? pensi che criticare tutto ciò che faccio, rimproverarmi per ogni minima cosa, limitare ogni possibile scelta sia il meglio per me?- dissi furiosa ma in tono calmo.
-Ellie, devi solo avere pazienza. Magari per ora ti sembra solo che ti odi, ma credimi, sta facendo di tutto per cercare di darti il meglio, per provare a non farti commettere errori- disse accarezzandomi i capelli.
-papà- dissi.
-si?- rispose.
-ti voglio bene, davvero tanto bene. non so cosa farei se non ci fossi- dissi abbracciandolo.
-ma io ci sono Ellie, e sono qui con te, ora e sempre. - disse stringendomi a se.
Papà era fondamentale per me, riusciva sempre a prendere il lato positivo delle cose, anche quando di positivo non c'era un bel niente.
-grazie- gli sorrisi.
Ricambiò il sorriso. - ora va a scusarti con tua madre-
Annuii.

Scendemmo insieme di sotto, parlai con mia mamma e in un certo senso chiarimmo.
Niente punizioni per questa volta. Diciamo che mi era andata bene.
Salii in camera, feci una doccia e dopo aver messo il pigiama accesi la tv e mi misi sotto le coperte.
Vibrò il telefono, ero sicura fosse un messaggio di Jaz.

Da sconosciuto: 'dormi già?'
A sconosciuto: 'mm, no.' 
Da sconosciuto: 'sai chi sono?'
A sconosciuto: 'no, chi sei?'
Da sconosciuto: 'quando avevi intenzione di chiedermelo?'
A sconosciuto: 'sei Jaz!?'
Da sconosciuto: 'no, sono Justin.'

Justin? Che voleva?

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** ''no, resta'' ***


Capitolo 4. ''no, resta''

A Justin: 'oh, ehi'
Da Justin: 'sconvolta?'
A Justin: 'no, solo che non me lo sarei mai aspettato'
Da Justin: 'perché?'
A Justin: 'perché diciamo che non mi hai mai considerato, non immaginavo che questa festa fosse così importante da farti avere il mio numero' - risposi sincera.
Da Justin: 'forse non ci crederai, ma voglio che sia perfetto' 
A Justin: 'ci credo.'
Da Justin: 'tengo tanto a Jaz, troppo. deve essere una festa strepitosa' 
A Justin: ':)'.

Era quello il motivo per cui non gli parlavo da quando avevamo cinque anni.
Diciamo che quando ero piccola 'amavo', sempre se si potesse trattare di 'amore' a cinque anni, Justin, ma lui ha sempre preferito Jaz a me.
Dapprima non capivo, ma col tempo capii tutto.
Jaz era così bella, solare, piena d'energia e di voglia di vivere.
Io ero così brutta, disperata, infelice.

Da Justin: 'solo questo?'

Esitai a rispondere.

A Justin: 'solo questo.'

Chiusi gli occhi per una frazione di secondo e mi addormentai come una bambina.

Riaprii gli occhi e controllai il cellulare, dopo aver capito che la sera prima ero crollata.
Ero davvero stanca, avevo avuto una giornata piena e quello era il minimo. 
Trovai 4 messaggi.

Da Justin: 'domani mattina ci dobbiamo vedere, devo parlarti di alcune cose' 
Da Justin: 'aah, da Kel's, penso sia ancora il tuo ristorante preferito'
Da Jaz: 'notte El. scusami per oggi' 
Da Justin: 'ti sarai addormentata di sicuro. sei sempre la stessa! :). notte, domani da Kel's, non facciamo colazione, non ne avremmo il tempo. ti aspetto. ciao :D' 

Dopo aver letto i messaggi, indossai le prime cose che mi capitarono sotto mano e scesi in fretta e furia al piano di sotto.
-buongiorno- dissi entrando in cucina.
-buongiorno Ellie- disse papà girandosi verso di me e facendo un enorme sorriso.
Come faceva a essere sempre così felice? Sorrideva sempre, anche quando c'era la pioggia.
-ciao Ellie- disse mamma felice.
Io e mia mamma litigavamo sempre, ma se c'era una cosa che per certo sapevo, era capire quando era felice, e in quel momento lei lo era.
-come mai così felici?- dissi aprendo il frigo e prendendo del succo. 
-niente- dissero in coro.
Li guardai con sguardo indagatore -state bene?-
-Ellie, va tutto bene.- si affrettò a dire papà.
-boh, se lo dite voi. - sorrisero lanciandosi un'occhiata- anche se mi sembrate abbastanza strani. -
Così facendo, salii al piano di sopra e, prendendo una giacca, salutai e uscii di casa.
Justin mi aspettava da Kel's ed erano già le otto. 
Speravo solo di non essere in ritardo, anche se non mi aveva detto un orario preciso. 

-El- disse Justin facendomi un cenno con la mano.
Mi avvicinai a lui, beveva un cappuccino. 
-Ehi- dissi sedendomi al suo tavolo- non avevi detto che non avremmo mangiato?-
-beh- arrossì- in teoria doveva essere così, ma, visto che pensavo saresti arrivata all'ultimo momento, ho voluto prendere qualcosa.- 
Risi. - dai, tranquillo, non fa niente- 
-prendi qualcosa?- 
-no, ho già 'fatto colazione'- 
-che hai mangiato?-
-ho bevuto un succo.- dissi non capendo il perché di quella domanda.
-solo un succo? e me la chiami colazione?- 
-beh, si.-
Mi guardò con aria sconvolta, quando fece avvicinare la cameriera.
Ricambiai con uno sguardo interrogativo.
-volete ordinare?- chiese.
Stavo per dire di no quando Justin mi precedette.
-si, una ciambella e un cappuccino.-
-arrivano subito- disse la cameriera, e così facendo si allontanò.
-wow, un altro?-
-sono per te.-
-io, non voglio niente- 
-allora, ti starai chiedendo perché ti ho fatto venire qui, giusto!?- disse cambiando discorso.
-beh, si.- dissi per poi sentirmi scoperta, come se Justin avesse capito che la curiosità mi divorava, volta per volta.
-volevo dirti un paio di idee che ho per la festa-
Vero, la festa.
Me l'aveva chiesto il giorno prima e già mi proponeva le sue idee. Voleva che tutto fosse meraviglioso, lo sapevo. 
-okay, sono qui per ascoltarti- 
-avevo pensato di affittare un locale. ci saranno un dj, dei baristi, dei cuochi.-
Lo guardai con aria interrogativa. Voleva fare qualcosa di serio?
-no, non voglio fare qualcosa di serio. -disse come se mi avesse letto nella mente, e il mio sguardo gli confermò di aver risposto alla mia domanda. sorrise per poi continuare. -ci divertiremo. i cuochi servono solo a preparare degli stuzzichini, tanto per non bere e basta. -
Uh, ecco ritornato Justin. 'tanto per non bere e basta'.
Annuii per farlo continuare.
-ci sarà tutta, o quasi tutta, la scuola.-
-okay.-
-cosa ne pensi?-
-penso che possa andare bene. diciamo che una cosa non mi ha convinto molto, ma sono 18 anni, e deve essere una festa strepitosa.- 
-bene, sono contento che sei d'accordo con me. questo pomeriggio hai da fare?-
-no, non dovrei.-
-allora che ne dici se andiamo un po' in giro per scegliere il locale? sarà meglio impegnarlo ora. -
Annuii per fargli capire che ero d'accordo con lui.
Nel frattempo arrivarono la ciambella e il cappuccino.
Addentai la ciambella, le amavo. 
-non avevi detto di non volerle?-
Arrossii di colpo - beh, vedi, emh..-balbettai.
Scoppiò a ridere. -Ellie Jones, sei sempre la stessa. -
Risi anche io, poi ci fu qualche minuto di silenzio in cui riuscii a terminare la ciambella.
-Jaz non mi aveva detto che le avevi dato il mio numero.-
Justin posò gli occhi su di me. Il suo sguardo mi faceva sentire in imbarazzo.
-non è stata lei a darmelo.- ammise.
-ah no?- chiesi sorpresa.
-no.- confermò.
-allora come hai fatto ad averlo?-
-ho i miei metodi- sorrise per poi distogliere lo sguardo. 
Era così misterioso. 
Ci alzammo e pagammo quello che avevamo consumato. 
-sarà meglio andare a scuola- gli dissi.
-già.- disse girando l'angolo opposto a quello che portava a casa mia.
-emh, vuoi che vada?- dissi sentendomi di troppo.
-no, resta- sorrise. -perché dovresti andare?-
Feci spallucce. 
-El- pausa. -Jus- 
Ci girammo entrambi, era Jaz che veniva verso di noi.
Io e Justin ci scambiammo uno sguardo. 
-Jaz- dissi.
-piccola- disse Justin abbracciandola.
Arrossii di colpo sentendomi di troppo, per fortuna nessuno dei due l'aveva notato.
Dio, erano fantastici. 
-che fate insieme?- chiese perplessa.
-beh, emh- balbettai per la seconda volta in quel giorno.
-ci siamo incontrati da Kel's e abbiamo fatto lo stesso tragitto- si affrettò ad aggiungere Justin.
-ah, già. è il vostro posto preferito. - sorrise Jaz.
Io e Justin ci scambiammo un altro sguardo. I nostri occhi dicevano 'è ancora il tuo posto preferito?'.
Entrambi a quel punto annuimmo e quasi come intontiti continuammo a camminare.

-sono tornata- gridai entrando a casa. 
Nessuno rispose.
-mamma, sono a casa- gridai più forte.
Nessuna risposta, ancora.
La casa era vuota.
Entrai in cucina e trovai un biglietto con su scritto 'sono a lavoro, c'è stata un urgenza in ospedale e hanno bisogno di me. papà ha un pranzo di lavoro e non tornerà per mangiare. in forno c'è della pizza. -mamma' 
Wow, bene, avevo casa tutta per me.




                                                                                                                      **

La, la, la.  

Chapter four is heeeeere peipi (?). 

No, ma okay.

Dopo quattro capitoli mi sono decisa a dirvi qualcosa. La, la, la.

Spero vi piaccia, non è la prima ff che scrivo, 

ma è la prima ff che posto qui. 


Mi farebbe piacere se lasciaste una recensione,

se no mi va anche bene solo sapere che la leggete.

AL PROSSIMO CAPITOLO BELLE RAGAZZE (?).

CONTO SU DI VOI :)

 


'SORRIDDEVA SEMPRE, ANCHE QUANDO C'ERA LA PIOGGIA.'

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** ''perché arrossisci?'' ***


Capitolo 5. ''perché arrossisci?''

Presi i libri, mi sedetti e cercai un po' di concentrazione.
Aprii l'inizio del capitolo. Dovevo studiare quattro capitoli di biologia per il giorno dopo. Mi aspettava un pomeriggio entusiasmante, insomma.
Iniziai a leggere quando vibrò il telefono. 
Tutto era meglio della biologia, così, promettendomi che avrei letto solo quello, lessi il messaggio.

Da Justin: 'questo pomeriggio andiamo a vedere per il locale? mi è venuta anche un'altra idea. :)'

Il locale, il locale, il locale. Me ne ero completamente dimenticata.
Non potevo dare buca a Justin, gli avevo detto che avrebbe potuto contare sul mio aiuto, e non potevamo partire col piede sbagliato. Ma non potevo nemmeno non studiare biologia, mamma mi avrebbe fatto a pezzi.

A Justin: 'a che ora?'
Da Justin: 'verso le tre?'
A Justin: 'fra mezz'ora intendi?'
Da Justin: 'si, così avremo più tempo per visitare i locali.'
A Justin: 'ah.. beh, allora okay.'
Da Justin: 'hai altro da fare?'
A Justin: 'nono.'
Da Justin: 'dici sul serio? se hai altro da fare non ti preoccupare, andremo un altro giorno.'
A Justin: 'se non venissi andresti un altro giorno?'
Da Justin: 'beh, si.' 
Sorrisi, allora aveva davvero bisogno del mio aiuto.
A Justin: 'okay, fra mezz'ora.'
Da Justin: 'passo a prenderti?'
A Justin: 'okay, a dopo :).'

Lasciai tutto sulla scrivania, feci una doccia super (?) veloce e mi preparai.
Ebbi a malapena il tempo di indossare dei jeans e un top che suonarono al campanello.
Doveva essere Justin, mamma e papà avevano le chiavi.
Andai ad aprire e lo feci accomodare dentro.
-sto finendo- dissi agitata.
-calmati- disse in tutta sincerità - fai con calma, non importa di quanto tempo hai bisogno.-
-beh, dovevo essere pronta- obbiettai.
-sono io in anticipo, ero nei paraggi e ho preferito venire ora-
-okay, arrivo. - dissi salendo in camera.
Indossai un super felpone, delle vans e sistemai i capelli. Li lasciai sciolti, non mi piaceva molto legarli.
Scesi di sotto, Justin guardava le foto che c'erano in salotto.
-che guardi?- dissi quasi come fosse un sussurro per paura di spaventarlo.
Non fece il minimo cambiamento, mi aveva sentito di sicuro -eri davvero carina- 
Arrossii -beh, grazie- 
-perché arrossisci?- mi dava le spalle, eppure percepiva il mio imbarazzo. Come faceva?
-niente, è solo che non sono abituata ai complimenti
Si girò, mi guardò con sguardo indagatore e dopo qualche minuto disse -dovresti-
Arrossii una seconda volta, lui sorrise.
-andiamo?- dissi per togliermi dall'imbarazzo.
-andiamo.-
Uscimmo di casa e ci avviammo verso il lato opposto, o quasi, a quello dove ci trovavamo. I locali notturni erano concentrati li.
-da dove partiamo?-
-direi di fare un giro dei locali che affittano-
-io avrei un'idea-
-dimmi- tardò a rispondere.
-perché non affittiamo una di quelle ville nel lato della costa?-
-costerebbe troppo-
-ma ce la potremmo fare. se risparmiassimo sul cuoco, che non serve più di tanto, potremmo solo chiamare un dj e qualcuno che stia nella zona bar- dissi cercando di capire se l'idea potesse funzionare.
Vidi Justin pensare, forse stava pensando alla stessa cosa.
-beh, potrebbe anche andare.- sorrisi - ma se non ce la facciamo con i soldi?-
Riflettei un po' -ho dei soldi da parte, potrei utilizzare quelli-
-e i tuoi genitori?- ribatté lui.
-quei soldi li ho messi da parte io, e li uso quando voglio io. e poi sono per le giuste cause, e Jaz ne fa parte.- 
Jaz era davvero importante per me, e anche se non sempre lo dimostravo, avevo una fottuta paura di perderla.
Era la mia migliore amica, forse l'unica, e ci tenevo a lei, come se fosse una sorella.
-facciamo una cosa, vediamo prima per quei locali, se non troviamo niente di convincente proviamo con la tua idea- 
Lo guardai delusa. - okay.. -
-non è che la tua idea non mi piaccia, ma quelli sono i tuoi risparmi, e anche se è per una giusta causa, non devi spenderli per colpa mia. potrebbero anche servirti-
-ma..- mi interruppe.
-se non troveremo niente faremo come dici tu, e non obbietterò, ma lasciami almeno provare, okay?- 
Annuii.


Erano già le sei, giravamo da tre ore per cercare un locale. Erano tutti o troppo cari, o troppo piccoli, o troppo grandi, o troppo al buio, o troppo esposti alle luci, nessuno andava bene e\o soddisfaceva le nostre richieste.
Ci sedemmo sfiniti su una panchina. 
-allora?- dissi. -vediamo per quelle ville?-
-abbiamo visitato tutti i locali della zona?-
-non solo della zona, abbiamo visitato quelli che pensavamo potessero andare, ma niente.-
-allora okay. -
-okay cosa?- dissi non capendo.
-okay, vediamo per quelle ville-
-sul serio?-
-sul serio. - fece una pausa- ma, se non andranno bene nemmeno quelle affitteremo il terzo locale che abbiamo visto.-
-okay- dissi abbracciandolo.
Lasciai la presa quando mi accorsi di ciò che avevo fatto.
Il mio viso si dipinse d'un rosso acceso, e Justin scoppiò a ridere.
-io, emh, beh, io- balbettai -non volevo.- dissi imbarazzata come non mai.
-perché ti scusi?-
-beh, non dovevo- 
-cosa c'è di sbagliato in un abbraccio, El?
Adesso capivo il perché di tutti quei nomignoli con Jaz.
-beh, niente, ma..- 
-ecco, appunto, niente- sorrise- non fa niente- 
Sospirai. Mi sentivo tremendamente in imbarazzo. Come avevo potuto? Abbracciare Justin come se niente fosse, ma scherzavo?
-vediamo oggi per quelle ville o andiamo un altro giorno?- chiesi.
-beh, come vuoi- 
Mi ricordai della biologia e dei quattro capitoli che mi aspettavano, tutti di venti pagine ciascuno. Ottanta pagine da studiare e non avevo ancora nemmeno letto il titolo. Bene, insomma.
-oddio, devo studiare biologia-
-perdi ancora tempo con quelle cose?- chiese.
-si da il caso che 'quelle cose' per i miei genitori contano. -
-per i tuoi genitori o per te?- chiese serio. 
Bella domanda, Bieber, uno a zero per te
-per entrambi- dissi -penso- aggiunsi.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
-tu? non studi?-
-io studio. -disse seccato- ma non mi ammazzo sui libri. non muore nessuno per un cinque- 
A quel punto ricordai alla discussione del giorno prima con mia madre. Già, non muore nessuno con un cinque, almeno che i tuoi genitori non siano uno degli avvocati più richiesti in città, e una dottoressa di uno dei maggiori ospedali degli stati uniti. 
-già..- sospirai.
-quindi?-
-forse è meglio che vada- dissi -che ne dici se continuiamo domani?-
-okay. ci vediamo domani allora?-
-okay.-
-ti accompagno?- chiese.
-no, tranquillo.-
-va bene. mi raccomando, non una parola con Jaz-
-certo.-
-mi faccio sentire io.-
-ti aspetto allora.-
-va bene.-
Fece un cenno con la mano, il quale ricambiai subito dopo, poi prendemmo strade diverse.

Avevo ancora letto dieci pagine e già mi era venuto sonno. Mancavano settanta pagine, solo settanta pagine. 
Mi sdraiai sul letto per fare una piccola pausa, per poi crollare dal sonno.
Ero fottuta.

 **
Taaa daaa (?).
Sono tornata con il capitolo 5.
Yeeee (?).
Okay, mi sto facendo prendere troppo la mano (?). 

Comunque sia, 

spero vi piaccia, spero in una vostra recensione.
Gli altri capitoli sono già pronti, aspetterò solo per 
vedere quante persone la leggeranno. 


PS: nei prossimi capitoli succederanno mooolte cose.

Alla prossima belle :)
Conto su di voi :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** ''volevo chiederti di uscire con me'' ***


Capitolo 6. ''volevo chiederti di uscire con me''

-Ellie- disse mamma bussando alla porta ripetutamente.
Disse il mio nome per cinque o sei volte, poi aprì la porta e mi tolse le coperte.
-maaamma- gridai.- vuoi farmi gelare?- 
-devi svegliarti Ellie- gridò lei - è tardi- 
-devo per forza andare a scuola?- dissi riprendendomi le coperte e continuando a dormire.
-si. devi.- fece una pausa- scendi subito, se no ti metto con la testa sotto la doccia, e non mi importerà di come avrai i capelli quando ti porterò con la forza a scuola- disse togliendomi le coperte per una seconda volta e scendendo al piano di sotto. 
Aprii gli occhi, li strofinai e mi guardai intorno. 
Il mio sguardo finì sui libri di biologia, intatti sulla scrivania. 
Non avevo studiato, mamma mi avrebbe fatto a pezzi. Che scusa potevo usare ora?

Mi vestii al volo, misi dei jeans, una maglia rossa e delle vans nere.
Scesi di sotto, papà non c'era, mamma preparava la colazione.
-dov'è papà?- chiesi prendendo del latte dal frigo. 
-è uscito presto oggi. aveva molto lavoro- 
-febbraio in genere è il mese in cui ha più lavoro. non capisco il perché.- pensai ad alta voce.
-è vero.- rispose la mamma. 
Posò i pancakes sul tavolo, erano ricoperti di cioccolato, li faceva così perché erano i miei preferiti.
-mmm- dissi a quella visione.
Potevamo anche litigare, ma mamma mi voleva bene, e io ne volevo a lei. Nonostante tutto era una persona meravigliosa.
-vuoi del latte?- mi chiese mentre metteva i pancakes nei piatti.
-okay- dissi divorandoli. 
Bevvi il latte e salii di sopra.
Misi i libri nello zaino, presi un giubbotto nero di pelle e scesi di sotto.
-pronta?- chiese la mamma prendendo le chiavi della macchina.
-si- dissi uscendo di casa.

-Ellie- disse Justin mentre uscivo dalla mensa. 
Due o tre volte a settimana pranzavamo a scuola, dipendeva dagli orari che avevamo. 
-Justin?- dissi girandomi nel sentire la sua voce.
Justin che mi parlava di sua spontanea volontà? Era una cosa abbastanza strana.
-come va?- mi chiese. 
-tutto okay. tu?- 
-tutto bene. hai visto Jaz?- 
Ah ecco. Jaz. Per un momento mi ero illusa che cercasse me, o anche solo che mi avesse voluto parlare. 
Come avevo potuto credere una cosa del genere? E poi, perché mai mi dovrebbe interessare ciò che Justin vuole da me?
SVEGLIATI.SVEGLIATI.SVEGLI
ATI. 
-no, mi ha detto che non veniva oggi- 
-sai il perché?- 
-mi ha detto che non sta molto bene.- 
-cos'ha?- chiese in tono preoccupato.
-non so. doveva andare dal dottore.-
-ah, okay. grazie.- 
-di niente- dissi per poi girarmi e continuare a camminare.
-Ellie- riprese.
-si?- mi rigirai. 
-questo pomeriggio continuiamo le 'ricerche'?- 
-okay-
-ti aspetto all'uscita- sorrise.
-va bene, vedrò di non dimenticarlo- ricambiai il sorriso e mi diressi verso il bagno.

-questi sono i compiti per la settimana prossima- disse la professoressa. 
-per la settimana prossima?- chiese David, uno del mio stesso corso di biologia. 
-si, per la settimana prossima. mancherò per alcuni giorni- rispose.
Ci fu a malapena il tempo di esultare che suonò la campanella, e, spingendoci tutti verso l'uscita, ringraziai il cielo per l'ora che avevamo perso a spiegare un capitolo.
Se mi avesse interrogato sarei stata non fottuta, ma fottuta al quadrato.

-Ellie- mi bloccarono per il polso. 
Mi girai di scatto, era David.
-si?- dissi.
-sai chi sono giusto?- disse scoppiando a ridere, sperando solo che mi ricordassi di lui.
-no, chi sei?- dissi ironica.
-davvero non sai chi sono?- disse con faccia sconvolta.
-David, scherzo. - sorrise, i muscoli della sua faccia si rilassarono. 
-dimmi- 
-beh, volevo chiederti di uscire con me- disse assumendo un colorito che assomigliava al rosso. Ma nonostante tutto cercava di non mostrare l'imbarazzo, e se non fossimo stati a qualche centimetro di distanza per colpa di tutti quegli spintoni, non l'avrei di certo notato. 
Un ragazzo che chiede a me, Ellie Jones, di uscire. Quello era un altro giorno da scrivere sul calendario. Dovevo segnare la data.
-okay- risposi in fretta.
-davvero?- disse per assicurarsi che non scherzassi. 
-certo.- gli diedi il mio numero di telefono. 
Lo vidi sorridere, poi fece un cenno con la mano e uscì.
Dopo qualche minuto mi ritrovai fuori, la massa mi aveva spinto senza che nemmeno me ne accorgessi.
Una volta fuori mi ricordai di Justin, e cercai di individuarlo, quando sentii qualcuno afferrarmi da dietro, e girarmi. 
Ero a qualche centimetro dal suo viso. Per quanto potessi odiarlo, non potevo di certo negare che era un figo assurdo. 
Aveva quegli occhi color nocciola e quei capelli che gli incorniciavano perfettamente il viso.
Il riflesso del sole che cadeva perpendicolare sui suoi capelli li rendeva ancora più biondi.
Gli occhi gli brillavano, era di sicuro l'effetto del sole.

Il mio stomaco si contorse. Sentivo una strana sensazione dentro.
-ehi- dissi allontanandomi. 
-scappi?- 
-no, cosa dici?- balbettai. 
-sembra che tu stia scappando da me.-
-no, cosa te lo fa pensare?- dissi facendo un altro passo indietro.
-perché hai paura di me?- 
-non ho paura di te, Justin- 
-'ho paura della poca distanza tra me e te. ho paura dei miei pensieri e di quello che potrei provare. o forse provo già qualcosa'- pensai
-allora, andiamo?- disse. 
Mi aveva salvato cambiando argomento, ma non capivo il perché.
Perché cambiava sempre argomento come se niente fosse?
Non mi sentiva, o forse non voleva sentirmi?

**

Sono di nuovo qui, belle :).
Ecco a voi il capitolo 6, non so se vi piace,

ma vi posso assicurare che da qui in poi ci saranno tante
SORPRESE.

Come vi ho detto nel capitolo cinque,
un paio di capitoli sono già scritti,
sta a voi
leggere e, ma non necessariamente,
recensire la storia.
Spero vi piaccia, ci tengo molto.

 

Alla prossima, meraviglie.

Conto su di voi :)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** ''un giorno te li farò vedere'' ***


Capitolo 7. ''un giorno te li farò vedere''

-che ne dici di questa?- dissi mentre facevamo il giro di una villa che affittavano ad un prezzo minore rispetto alle altre.
-è carina-
-carina e?- chiesi perplessa.
-e cosa?-
-pensi possa andare?- chiesi speranzosa.
-secondo me si. sono due piani, è abbastanza grande, sia al piano di sotto che al piano di sopra. la vista è decisamente bella e al piano di sotto le stanze sono collegate abbastanza bene da potersi spostare da una stanza a un'altra.- disse.
-quindi l'affittate?- chiese il proprietario.
Guardai Justin, che ricambiò lo sguardo, e lo vidi annuire.
-va bene, per i soldi me li darete quando mi riconsegnerete le chiavi.-
-okay- dicemmo in coro. 
-possiamo fare un ultimo giro?- chiese Justin.
-certo, vi aspetto fuori.- 

Il proprietario uscì e Justin mi prese per mano. Mi portò al piano di sopra e entrammo nella seconda stanza a destra, uscimmo in balcone.
-guarda- disse lasciandomi la mano.
C'era un'immensa distesa di mare.
La spiaggia era meravigliosa, ma breve. Quel tratto era uno dei pochi dove il mare aveva quasi completamente inghiottito la sabbia.
-è meraviglioso- dissi quasi senza fiato. 
Mi aveva portato li sopra per guardare quel paesaggio mozzafiato. 
-lo so- disse con il sorriso in bocca.
Era strano come si soffermava a guardare particolari che agli altri sembravano sciocchezze.
Prestava così tanta attenzione a ciò che lo circondava, gli piaceva analizzare luoghi e comportamenti, e si era anche reso conto delle meraviglie che esistessero.
-fai ancora la collezione di luoghi che hai iniziato da bambino?- gli chiesi.
Justin 'collezionava' luoghi. 
Ogni luogo che gli piaceva meritava d'essere ricordati, a certi faceva delle foto, altri li disegnava con la fantasia, ma la maggior parte li portava nel cuore.
Annuì col capo. -ho le foto in camera mia- aggiunse dopo. 
'ogni luogo un ricordo. ogni foto un momento
.' era questo quello che pensava, e forse capivo da dove nasceva quell'interesse.
-mi piacerebbe vederli- pensai. 
-un giorno te li farò vedere- rispose. Solo allora capii di aver pensato ad alta voce.
Diventai rossa in viso, ma nonostante tutto ero felice me l'avesse detto. 

-allora, ciao El- disse facendo un cenno con la mano.
-ciao Justin- dissi quando il cancello si richiuse.
Entrai in casa, erano le otto circa. 
-ciao mamma- gridai salendo al piano di sopra.
-ciao Ellie- disse la mamma dal salotto. 
Potevo percepire nel suo tono di voce la felicità, ancora una volta.
Mi nascondevano forse qualcosa?
Entrai in camera, mi tolsi il giubbotto e, entrai in bagno.
Misi i vestiti nel cesto dei panni da lavare e feci una doccia.

Stavo asciugando i capelli quando sentii papà chiamarmi.
-Ellie- disse.
-si?- risposi. 
-posso entrare?- chiese.
-certo- risposi. 
Entrò in bagno, come al solito stavo con una maglia larga e degli shorts.
Lo abbracciai.
-Ellie, ancora questi vestiti?- disse.
Scoppiammo entrambi a ridere, a papà non piaceva molto che camminassi così per casa, 'finirai per prenderti una polmonite' mi ripeteva, e ridevamo, ogni volta.
-sisi- dissi per farlo arrabbiare, ma lui non si arrabbiava mai. 
L'avrei chiamato 'il pacifista', ma dare soprannomi era una cosa troppo per professori, e lui, d'un professore, non aveva nemmeno l'ombra.
Era un avvocato, ed era vero, ma era la persona più bella che avessi mai conosciuto.
-ora devo uscire, sono passato per salutarti, mi hanno appena chiamato in ufficio, un cliente si sta lamentando e servo io- lo abbracciai- prima però volevo dirti che a cena io e tua madre dobbiamo parlarti- sorrise.
-Allora c'era davvero qualcosa che mi nascondevano!- pensai. 
-Okay- dissi sorridendo. -ciao daddy- sorrise.

Studiavo letteratura quando sentii un botto al piano di sotto e mamma piangere.
Che succedeva?
Scesi di sotto, la trovai a terra in un mare di lacrime.
-che succede, mamma?- chiesi. 
Singhiozzava, non riusciva a parlare, l'unica cosa che fece fu abbracciarmi.
-mamma, rispondi- dissi mentre per poco non iniziavo a piangere.
Cos'era successo?
Si strinse forte a me, eravamo entrambe in ginocchio. 
-papà- disse. Al sentir pronunciare quelle parole le lacrime scesero sole- ha avuto un incidente.- riuscì a sibilare.
Il mondo mi crollò addosso. -non ce l'ha fatta- disse infine.
E, l'una aggrappata all'altra, finimmo in un mare di lacrime.
Sentivo un vuoto dentro. 
Se l'erano portato via, come il mare di quel pomeriggio s'era portato via la sabbia.


**

Saaalve belle ragazze (?).
Ho postato il capitolo 7 su richiesta speciale,
e poi non mi andava di farvi aspettare molto per questo 
( sempre detto che vi interessa )

Da qui succederanno non tante, ma tantissime cose.
La vita di Ellie cambierà e...
STA A VOI SCOPRIRLO.


Spero vi piaccia e chissà, anche in una vostra recensione.
 

Alla prossima :D.

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** ''il suo cuore ha smesso di battere ma il tuo può ancora battere per lui'' ***


Capitolo 8. ''il suo cuore ha smesso di battere ma il tuo può ancora battere per lui.''

Tutto questo dolore aveva un senso? E se si, quale?
Le parole che mamma mi aveva detto la sera prima risuonavano nella mia mente.
Non riuscivo a fermarle, ma io non volevo ascoltarle.
Ero su una sedia d'ospedale, avevano appena fatto in tempo a portarlo in sala operatoria che aveva smesso di vivere.
Perché lui non era morto, aveva solo smesso d'essere con me, e faceva male, perché lui sarebbe dovuto rimanere al mio fianco.
Non dovevano portarselo via, io avevo bisogno di lui, più di quanto ne avessero loro.
Ma loro chi? Loro, gli angeli del paradiso, loro, i suoi genitori ad aspettarlo in cielo, loro, le stelle della notte o chi altro?
Sapevo solo che se l'erano portato via e il dolore mi stava stravolgendo. Stravolgeva me e la mamma, proprio lei che aveva tutti i giorni a che fare con la morte, sembrava non l'avesse mai vista prima d'ora, e sapevo stava soffrendo.
L'aveva voluto vedere un'ultima volta prima di dirgli addio per sempre, prima di rivederlo in giacca e cravatta, immobile, in un piccolo spazio in cui le persone buone come lui non meritano d'essere se non per colpa dellla vecchiaia, e lui non era vecchio.
-Ellie- sentii una voce familiare che in quel momento, quello in cui il mio cuore batteva forte e la mia mente vagava in cerca di una spiegazione, non riuscii a riconoscere.
Mi girai a malapena, ma riuscii ad intravedere lo sguardo di Justin.
Era venuto, era qui. Aveva saltato la scuola, per me
Gliel'aveva sicuramente detto Jaz, che si era scusata per non essere venuta, non stava molto bene.
Lo fissai per qualche istante, poi tornai con la testa fra le mani, le lacrime sembravano cascate.
-Ellie- ripeté lui.
Mi accarezzò i capelli, sentii un brivido lungo la schiena.
Mi girai una seconda volta e l'avvolsi un abbraccio. Ma non uno di quegli abbracci che, solo ora, mi ero resa conto di desiderare. Era uno di quegli abbracci pieni di rabbia, frustrazione, uno di quegli abbracci che dai perché ne hai bisogno, come se fossi in cerca di qualcuno che ti ami.
Strinse la presa e sentivo accanto alla mia testa il suo cuore battere.
-mi dispiace- mi sussurrò lui. 
Strinsi ancor più la presa, le mie lacrime gli bagnavano la felpa ma a lui sembrava non importare.
Eravamo così vicini che riuscivo a sentire il suo profumo.

-Ellie, sei pronta?- disse mamma come stesse sussurrando.
Lei era pronta, cercava di non piangere per non rovinare il trucco che aveva già aggiustato tre volte circa.
-si- dissi aprendo lo sportello della macchina, scesi.
Riuscivo a stento a camminare, le mie gambe cedevano.
Arrivammo alla collina dove avrei detto 'ciao' per l'ultima volta a mio papà.
Riuscii a scorgere le figure di Justin e Jaz tra la folla, Jaz non stava molto bene, si vedeva.
La trovavo molto cambiata da come l'avevo vista qualche giorno prima. Mi sembrava stanca e affaticata, quasi senza forze. Si reggeva a Justin.

'-sarò sempre con te- te ne ricordi papà? allora perché te ne sei andato? perché hai preferito il cielo a me e la mamma? le stelle sono più brillanti di noi, lo so. il cielo è un posto più adeguato alle persone meravigliose come te, lo so. gli esseri umani sono crudeli e spietati e tu meriti di meglio, lo so. tutto è meglio di qui, e ti capisco, ma perché lasciarci? perché proprio adesso? ho talmente bisogno di te, e ho anche bisogno di trovare una ragione sensata a tutto questo. vorrei solo sapere perché hai accettato di andartene quando tutti noi abbiamo bisogno di te. sei nel mio cuore daddy, ma non so se mi basterà, non so se sarà abbastanza per colmare il vuoto che crea la tua assenza. eri una persona meravigliosa e dovevi restare qui, ma i posti come questo non sono adatti alle persone come te. ciao daddy, non un arrivederci, non un addio, sarebbe troppo crudele, troppo spietato.'
Queste furono le parole che dissi davanti a tutti, prima di scoppiare a piangere e crollare a terra. Sentivo gli occhi puntati addosso, la matita colava sui vestiti, ma il trucco era l'ultima cosa che mi interessava in quel momento.
Lacrime di commozione, dolore, solitudine, scivolavano sui volti di tutti, o quasi, i presenti.
Ammiravo quelli che erano riusciti a mostrarsi forti e non piangere, avrei voluto essere così, forte e indistruttibile, ma non lo ero, e l'unica cosa che mi restava da fare era piangere.
Mamma mi sollevò da terra, e dissi 'ciao' all'uomo che avrebbe sempre fatto parte della mia vita, magari con un sorriso, magari con una lacrima, ma l'avrebbe fatto.

-El- disse Justin posando una mano sulla mia spalla.
Era passata una settimana da quando papà era morto, ed io tornavo ogni giorno su quella collina, a stare con lo sguardo fisso per terra, a sentire il rumore del vento accarezzarmi la pelle.
Le lacrime scorrevano incondizionate, come fiumi in piena, e ormai, quasi non le notavo.
Si sedette accanto a me sull'erba. Io non dissi niente.
-io sono qui, lo sai?- chiese.
-adesso lo so- ammisi. Non avrei immaginato me l'avrebbe mai detto.
-so come ci si sente El- fece una pausa. -so che vorresti mollare tutto. so che il dolore ti sta divorando. so che vorresti che lui fosse qui, che fosse lui a parlarti, e non io. so che vorresti che non fosse successo niente, ma è successo, e non puoi fare finta di niente. non puoi mollare davvero tutto, non puoi non venire a scuola.-
-invece si che posso. e posso anche non andare più a scuola, posso fare tutto quello che voglio, tanto niente più ha un senso. lui se ne è andato, perché proprio lui? perché doveva andarsene lui e ora?- dissi continuando a piangere.
-non puoi El, non puoi. non è quello che avrebbe voluto lui. e ormai che senso avrebbe capire perché se ne è dovuto andare lui e ora? allieterebbe il dolore?-
-cosa ne sai tu di quello che vorrebbe lui?- urlai con tutto il fiato che avevo dentro.
Stavo male e stavo andando contro Justin, e la cosa mi faceva stare peggio.
-pensi che quando mia madre si è uccisa io non abbia sofferto? pensi che non mi sia chiesto anche io le stesse cose? tuo padre se ne è andato ma non per scelta sua. mia mamma si è uccisa, e ho passato anni a chiedermi cos'avessi fatto che non andava. anni a cercare di capire perché lo avesse fatto, ma niente. ma poi mi sono accorto che non era colpa mia, ha voluto smettere di vivere, e io non potevo farci niente, e sapevo che lei avrebbe voluto che io continuassi a vivere e stessi bene, e anche tuo papà lo vuole. vuole che tu stia bene, perché ha sempre voluto solo il meglio per te. devi continuare la tua vita Ellie, fallo per lui- 
A sentire quelle parole lo abbracciai. Ero stata dura con lui, come sempre. 
Mi asciugò le lacrime -guarda il cielo El- 
Feci come mi aveva detto. 
-lo vedi?-
-cosa?- chiesi non capendo.
-c'è il sole. -disse. 
Lo guardai con aria interrogativa.
-sai perché?- chiese.
-no- ammisi.
-significa che tu devi continuare a vivere, perché la vita è piena di meraviglie.- sorrisi- El, il suo cuore ha smesso di battere, ma il tuo può ancora battere per lui- una lacrima mi scese, ma prima che continuasse il suo tragitto Justin me l'asciugò. Sorrisi.

**

Ecco qui il capitolo 8. 
(aww).
Forse è un po' troppo traumatico (?) e ho portato un po' avanti,
ma se devo scrivere giorno per giorno la storia finisce con 49823 (?) capitoli
e posso andare al Guinness World Records per la storia con più capitoli (?).
Okay, ora la smetto.
Comunque sia, è già da due capitoli circa che ve lo dico, 
ma dal prossimo in poi
la storia cambierà del tutto.

Nel prossimo capitolo c'è una cosa dsaijdsioadjsa (almeno per me )

Spero che vi piaccia,
e magari anche in una vostra recensione.

Ah, ringrazio le 400 persone che hanno letto il primo capitolo
e le oltre 200 che hanno letto il secondo, dire che siete
meravigliose è dire poco.


Ahh, ringrazio anche le ragazze che recensiscono la storia, 
siete splendide, davvero.

 

Alla prossima :).

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** ''vado a Londra'' ***


Capitolo 9. ''vado a Londra''

Due settimane, due settimane da quando papà se ne era andato.
Dopo aver parlato con Justin ero tornata a scuola.
Anche Jaz era tornata a scuola, era dimagrita un po' ma per il resto stava meglio, diceva di non aver niente.
Io e Justin avevamo già trovato il dj e avevamo scartato la persona che sarebbe dovuto stare a disposizione di tutti a versare alcol. 
Era inutile spendere soldi così, nelle feste girano fiumi di alcol e chi l'avrebbe voluto se lo sarebbe preso da solo.

Scesi di sotto a mangiare.
Mamma aveva ripreso a lavorare, con un po' di difficoltà, ma c'era tornata, e oggi era a casa visto che di domenica aveva il turno di notte.
Ci sedemmo a pranzare, era ancora molto strano vedere solo due posti della tavola occupati, ma avevamo deciso che sarebbe dovuto essere così.

'-dobbiamo continuare a vivere mamma, l'avrebbe voluto papà- dissi. 
Mamma restò incredula con gli occhi fissi per terra. -hai ragione Ellie, dobbiamo essere forti, per papà-'

C'eravamo finalmente convinte che il dolore sarebbe durato per sempre, era impossibile aspettare che finisse per tornare a vivere.
Le lancette dell'orologio girano, i mesi dal calendario scompaiono e gli anni passano.

Iniziammo a pranzare in silenzio, poi mamma ruppe il ghiaccio.
-Ellie, devo dirti una cosa- disse accennando un sorriso, anche se, si vedeva, molto forzato.
-dimmi- risposi prima d'aver bevuto della coca cola.
-prima che papà..- si bloccò, respirò e riprese a parlare- beh, insomma, se ne andasse, ti aveva detto che dovevamo parlarti, ricordi?-
Vero, dovevano parlarmi.
-si, di cosa si trattava?- chiesi curiosa.
-all'inizio di gennaio io e tuo padre- vidi la malinconia nel suo sguardo- abbiamo mandato un curriculum allo studio di un avvocato tra i più famosi di Londra, e due settimane fa ci hanno mandato la risposta. ti hanno preso. farai uno stage di tre mesi a Londra in estate.- sorrise, questa volta era un sorriso vero. 
Era per quello allora che erano così felici quella mattina.
Sorrisi anche io e corsi ad abbracciarla.
Wow, realizzavo il sogno dei miei genitori
Sarei diventata un'avvocato, avrei gestito lo studio di mio padre e beh, che dire, avrei mandato all'aria il mio sogno di viaggiare per il mondo.
Perché si, anche io avevo un sogno.
-sei felice?- chiese mamma interrompendo i miei pensieri.
-certo che si. cioè, wow, uno degli avvocati più importanti di Londra- finsi un sorriso.
Come potevo dirle che quello era il loro sogno e non il mio? 
Io volevo fotografare i posti di tutto il mondo, volevo scrivere, scrivere per emozionare, volevo fare la mia felicità, ma in quel momento era più importante la sua.

Finimmo di mangiare, il pranzo aveva preso un po' di movimento quando la mamma mi aveva detto dello stage, quei lunghi pranzi senza spiccicare una parola erano stressanti, frustranti e odiosi.
Papà portava felicità, non tristezza, ed era così che l'avremmo dovuto ricordare, con felicità.

Aiutai mamma a sparecchiare, lavai i piatti e salii in camera.
Guardai la tv, avevo già finito i compiti.
Stavo per addormentarmi quando il mio telefono vibrò nella tasca degli shorts.
Lo presi, c'era un nuovo messaggio.

Da Justin: 'oggi che fai?'
A Justin: 'sto a casa, perché?' 
Da Justin: 'manca una settimana al compleanno di Jaz, volevo farti vedere come ho pensato di organizzare la casa' 
A Justin: 'okay, a che ora?'
Da Jaz: 'ehi, oggi che fai?'

Ora che cazzo m'inventavo? Non potevo dirle che andavamo nella villa che avevamo affittato, si sarebbe insospettita.

A Jaz: 'sto un po' a casa, tu? :)'
Da Justin: 'cinque e mezza, ci vediamo direttamente li' 
Da Jaz: 'pure io. usciamo?'
A Jaz: 'non posso. scuuusa. perdonami'
A Justin: 'okay, ci vediamo li'
Da Jaz: 'uff, non passi più tempo con me..'

Era vero, e mi sentivo così fottutamente in colpa.
Era da tanto che non passavamo un pomeriggio insieme. Stavamo insieme a scuola e poi tornavo a casa e\o uscivo con Justin, ma era per una buona causa, giusto?
Mancava solo una settimana, poi tutto sarebbe tornato come prima, almeno così credevo.

Mi preparai e scesi di sotto.
-mamma, esco- dissi dandole un bacio sulla guancia.
-dove vai?- chiese.
-con Justin, andiamo alla villa, deve farmi vedere la sistemazione di un paio di cose-
-vi state dedicando molto a questa festa- disse sorridendo.
-già- le feci un cenno con la mano e uscii.
Andai alla villa e trovai Justin che stringeva una ragazza, non sapevo se avanzare o aspettare che finissero.
Restai a fissarli, sentivo un vuoto dentro, ma non dissi niente.
CALMA ELLIE, CALMA.
Stavo per fare un passo indietro quando Justin mi vide. Mi fece un cenno con la mano, ora dovevo necessariamente avanzare.
-emh, ehi- dissi imbarazzata.
-ciao- disse Justin seguito dalla ragazza. Dopo le sussurrò qualcosa.
-se volete vado, magari mi fai vedere un altro giorno- dissi desiderando solo d'essere ovunque ma non li.
-no, Carly sta andando- le strizzò l'occhio.
-si.- 
-ciao piccola- disse Justin baciandole la guancia.
'piccola'. Che si fotta lui e la sua piccola. Fanculo Justin, fanculo.
La ragazza sorrise, dopo lo abbracciò e se ne andò.


Entrammo dalla porta d'ingresso. 
-quindi?-
-vuoi sapere chi era quella ragazza?- chiese con un sorriso malizioso.
-si cazzo, si- pensai.
-no- risposi. -quindi, cosa dovevi farmi vedere?-
-dai, non ti interessa nemmeno un po'?- mi chiese.
Che cazzo vuoi ora? Eh? Cosa vuoi?
-no, dovrebbe?- chiesi incrociando le braccia quasi arrabbiata.
-ti sei arrabbiata?- chiese furbo. -lo so che avresti voluto essere al suo posto. ti da fastidio che abbia chiamato 'piccola' lei e non te?- chiese con quel suo tono da fighetto.
-si, avrei voluto che chiamassi me piccola, okay?- pensai.
-per quale motivo dovrei essere gelosa?- chiesi sperando che non obbiettasse più.
Si avvicinò sempre di più a me -perché sappiamo entrambi che sei innamorata pazza di me. se potessi mi salteresti addosso all'istante- disse con un sorrisetto stampato in faccia.
-si cazzo, si- dissi fra me e me.
Aveva centrato il punto, se avessi potuto gli sarei saltata addosso all'istante, ma non potevo.
NON POTEVO.
-ti sbagli mio caro- dissi bluffando.
-dammi una prova- si avvicinò ancora di più. Il suo viso era a pochi centimetri da me.
Quella distanza era pericolosa.
Indietreggiai mentre pensavo ad una scusa.
IL VIAGGIO, IL VIAGGIO, IL VIAGGIO.
-quest'estate finita la scuola vado a Londra- sorrisi fiera.
Lo vidi irrigidirsi. -come sarebbe a dire che vai a Londra?- 
Vidi il suo viso contrarsi, era scomparso quel sorrisetto.
-vado a Londra per uno stage di tre mesi- 
Iniziò a muoversi per la stanza- quando avevi intenzione di dirmelo?- chiese alzando la voce.
-mia madre me l'ha detto oggi-
-potevi anche dirmelo- disse arrabbiato.
Che gli prendeva ora? Gli avevi solo detto che in estate sarei partita, non che avrei mandato a puttane tutto il lavoro che avevamo fatto quel mese per far si che quella festa fosse perfetta.
-che ti cambia Justin?- chiesi -non mi sembra sia una cosa così importante-
-come sarebbe a dire che non è importante?- disse mentre il suo respiro si affannava.
-non pensavo ti sarebbe cambiato qualcosa- ammisi sincera.
-non pensavi eh? non pensavi?-
Mi avviai verso l'uscita- senti, se oggi non ti sei scopata quella certa, come si chiama, Carly (?), non è colpa mia.-
Stavo per uscire quando mi prese per un polso.
-che c'entra Carly ora?-
-se sei arrabbiato per i fatti tuoi non puoi arrabbiarti con me, Justin- 
-io non sono arrabbiato per i fatti miei.- urlò.
-allora che hai?- gridai.
-dovevi dirmelo che partivi.-
-per quale motivo?- le lacrime mi rigavano il volto.
-perché non voglio che parti- disse con gli occhi iniettati di rabbia.
-per quale cazzo di motivo, eh?- urlai- nemmeno tu sai cosa vuoi, Justin. se faccio finta di niente non ti va bene, se ti dico qualcosa non ti va bene. cosa vuoi Justin? eh? cosa vuoi? mettiti le idee apposto perché non posso stare dietro te e i tuoi capricci, capisci?- le lacrime bruciavano sul mio viso.
Mi spinse contro il muro, eravamo a qualche centimetro, ancora.
Distolsi lo sguardo.
-perché non mi guardi?- 
Restai zitta.
-guardami- mi prese il viso. Lo guardai negli occhi.
-vuoi sapere cosa voglio? eh?- mi chiese arrabbiato.
-si cazzo, si- risposi.
-è questo quello che voglio- mi prese il viso tra le mani, mi guardò ancora una volta e prima che capissi quello che stava per succedere sentii le sue labbra morbide sulle mie.
Mi avvicinò a lui, lo strinsi a me.

Era davvero questo quello che voleva?



**
Allora, che ne dite? E' un po' corto (?) e non è il massimo, lo so,
ma non sapevo come introdurre il bacio.
Asajdsioajdoisa, che farà Ellie? 
Si farà lasciare condizionare da Justin e seguirà i suoi sogni
o
realizzerà il sogno di mamma e papà?
Ma, chi dice che farà per certo una di queste due cose?
LaLaLaLa.

Comunque sia,
spero vi piaccia e spero in una vostra recensione.

Ah, volevo ringraziarvi per le fantastiche recensioni che lasciate,
dire che siete la dolcezza fatta in persona è dire poco.
Siete fantastiche, grazie perché leggete la ff e perché la recensite,
sembrerà una cosa da niente, ma ci sto mettendo tutta me stessa 
per far si che venga fuori qualcosa di carino e per farvela piacere.
La scrittura è il mio modo di esprimermi e le vostre recensioni 
sono la mia forza.
Grazie ancora.

 

Alla prossima.

Conto su di voi :)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** ''tu sei mia.'' ***


Capitolo 10. ''tu sei mia.''

Ci staccammo. 
Vidi un sorriso sulle sue labbra. Dio, era meraviglioso.
-è davvero questo quello che vuoi?- gli chiesi.
-secondo te?-
-Justin, è davvero questo quello che vuoi?- gli chiesi mentre mi innervosivo. 
-El- si avvicinò. -è questo quello che voglio- mi baciò di nuovo.
I respiri si mischiarono, adesso non erano due cuori a battere, ma uno solo.
Sorrisi. 
-che c'è da sorridere?- mi chiese.
-niente- risposi. Sorridevo perché mi aveva baciata, sorridevo perché non voleva che partissi, sorridevo perché non me lo sarei mai aspettato.
-allora? che dovevi farmi vedere?- ruppi il silenzio che si era creato.
-questo- mi portò in salotto.
Aveva fatto una perfetta sistemazione delle cose.
-piano bar- indicò col dito- la ci sarà la tastiera del dj-indicò anche quel lato- e tutt'intorno ci saranno palloncini, solo palloncini. più semplice sarà meglio è- sorrise fiero di se.
Avevamo affittato quella villa così tanto tempo prima, per poi sistemare solo dei palloncini e occupare una piccola parte con l'attrezzatura che avrebbe portato il dj.
-e gli inviti?-chiesi come se me ne fossi ricordata solo in quel momento.
-li daremo domani a scuola- disse- ovviamente senza far capire niente a Jaz- aggiunse.
L'avevamo dato entrambi per scontato.
-solo questo?- chiesi.
-solo questo.- sorrise.
Si avvicinò a me quando il mio cellulare squillò. 

Da sconosciuto: 'stasera ti va di uscire con me?'.
A sconosciuto: 'certo, se però mi dici come ti chiami'.
Da sconosciuto: 'sono David'

David, giusto, David.
Gli avevo detto che sarei uscito con lui, e così dovevo fare, non potevo rifiutare.

A David: 'okay.' 
Da David: 'passo a prenderti alle 9 :)'

-chi è?- chiese Justin con fare autoritario. 
-no, uno del mio corso di biologia- feci come per non dar peso alla mia risposta.
-e che voleva?- 
Uhuh, Bieber era forse geloso?
-niente-
Mi guardò con fare interrogativo e prima che potesse obbiettare gli chiesi che ora era.
-sono le sei, perché?-
-merda, è tardi- non ce la potevo fare a prepararmi per le nove se fossi rimasta ancora li - devo andare- feci per girare.
-dove vai? speravo di poter passare del tempo con te- 
-se vuoi accompagnarmi, fallo pure, ma io ora devo andare-
-che hai di così importante da fare da non poter passare del tempo con me?- mi mise le mani ai fianchi.
Voleva forse persuadermi? Oh no, non ci sarebbe riuscito, almeno, non così in fretta.
-devo uscire- sorrisi vedendo la gelosia nei suoi occhi. 
-e con chi?- strinse i miei fianchi più forte. Il suo bacino era perfettamente attaccato al mio.
-con David-
-e chi è David?- 
-quante cose vuoi sapere Bieber.- sorrisi.
-chi è David?- chiese come se non mi avesse sentito.
-quello del corso di biologia-
-ma tu non puoi uscirci- obbiettò.
-e perché? sentiamo- chiesi con un falso sorrisetto. 
-perché tu sei mia- mi baciò. 
Feci come per respingerlo, ma non potevo. Volevo quel bacio più di quanto lo volesse lui, sempre detto che lo volesse.
-oh no caro, non sono tua- mi allontanai- e ora scusami, ma devo andare.- Andai verso l'uscita.
Uno pari, Bieber.
-ti accompagno- venne dietro di me. Uscimmo e chiuse la porta- e ricorda, tu sei mia- mi sussurrò.
I brividi mi percorsero la schiena, quel ragazzo mi faceva davvero uno strano effetto.
Ci avviammo verso casa mia, non mi prese per mano, e io non obbiettai. 
Arrivati al solito angolo, quello che da Kel's portava a casa mia, c'erano gli amici di Justin.
Non li salutò, che succedeva?
-non li saluti?- chiesi curiosa.
Fottuta curiosità. Perché ero così curiosa?
-non sto più con loro- 
-perché?- chiesi perplessa.
-rompono troppo. non sono la comitiva adatta a me.-
Che diceva? Se c'era una cosa che sapevo, era che Justin non avrebbe mai lasciato il suo migliore amico, Chaz, nemmeno se avesse dovuto rischiare la vita per lui. 
C'era qualcosa che non mi quadrava, ma feci finta di niente, non volevo rovinare le cose, non in quel momento.

-allora ciao- dissi facendo un cenno con la mano.
Stavo per aprire il cancello quando mi portò a se.
-solo questo?- chiese a qualche millimetro dalla mia faccia.
Lo baciai d'istinto, ora potevo.
-ecco così va meglio- sorrise.
Mi coprì di baci a stampo le labbra, poi si staccò da me. 
-ciao- dissi.
-ciao piccola
Non diedi peso a quelle parole, erano tutte le sue 'piccole'.
C'ero rimasta un po' male, ed era vero, ma non potevo farne una tragedia.

Salii in camera, mamma stava uscendo per andare a lavoro.
Fortunatamente non aveva visto niente di quello che era successo fuori, anche se in realtà fuori non era successo niente.
Tolsi quei vestiti, quando un odore di fragola mi invase le narici.
Quello era il profumo di Justin, il suo profumo ora era anche mio.
Misi un paio di shorts, un top bianco, una canotta bianca bucherellata, e una giacchetta nera di pelle.
Indossai delle francesine nere e misi un filo di trucco.
Scesi di sotto e mamma stava uscendo.
-dove vai?- chiese.
Malinconia, ecco quello che traspariva dai suoi occhi. 
E in quel momento mi sentii in colpa per quello che stavo facendo.
Era giusto? Far finta che nulla fosse successo, continuare a vivere come se niente fosse, era giusto?
Papà se ne era andato da così poco tempo, e io avevo già ripreso a vivere.
-mamma, sto sbagliando?- chiesi esasperata.
-cosa stai sbagliando?- chiese confusa.
-a vivere come se niente fosse.- ero sull'orlo di un pianto.
Ero una vera stronza. Che figlia ingrata ero?
-no, certo che no, tesoro.- mi accarezzò la guancia- stai facendo ciò che papà avrebbe voluto. pensi che avrebbe voluto che diventassi una diciassettenne senza voglia di vivere? devi vivere la tua vita, El. devi fare le tue esperienze, e se non le fai ora, quando?- mi abbracciò.- stai facendo la cosa migliore tesoro mio.- sorrise.
-promettimi una cosa mamma- le dissi. Annuì per dirmi che potevo parlare- devi promettere che sarai felice- finse un sorriso. Ora era lei ad essere sull'orlo di un pianto. 
-no, non piangere. devi essere felice.- sorrise- promettimelo.- aggiunsi.
-te lo prometto- mi abbracciò un'altra volta.
Aveva bisogno d'amore, si vedeva, e chissà se qualcuno, che non fosse papà, sarebbe mai stato in grado di darglielo.
Sciolse l'abbraccio. -allora, dove vai?- chiese serena.
Era strano come passasse dall'essere al punto di piangere al sorridere. Ma, in quel momento, era meglio così. Doveva sorridere.
Arrossii -esco con David- 
-e chi è David?- chiese curiosa. Allora era da lei che avevo preso. 
-uno del mio corso di biologia-
-e ti piace?- chiese furba.
-no, certo che no- dissi come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-El, ti sei innamorata di Justin?-
Sentii il cuore fermarsi- no, ma scherzi? cosa ti salta in mente?- cercai di convincerla, anche se in realtà era come se stessi convincendo me stessa.
-sicura?- 
-certo che si- esclamai. 
-se lo dici tu- sorrise. -ora vado. si è fatto tardi.-
-okay, ciao mamma- mi diede un bacio sulla guancia e si avviò verso l'uscita.
-El- 
-si?-
-sei uno schianto così- mi fece l'occhiolino.
Scoppiai a ridere.

David passò a prendermi.
Quando mi vide per poco non si faceva fare un alveare di api in bocca.
-chiudi la bocca- dissi sorridendo e mettendolo in imbarazzo.
Ma che dicevo? 
-oh si, scusa- arrossì per l'imbarazzo.
-su David- gli diedi una pacca sulla spalla.
Sorrise e uscimmo. 

Da Justin: 'quando stai tornando a casa mandami un messaggio' 
A Justin: 'perché?'
Da Justin: 'fallo e basta'

#due ore dopo.

A Justin: 'sto tornando a casa'
Da Justin: 'okay' 

David mi riaccompagnò a casa con la sua auto, aveva diciotto anni e i suoi genitori agli avevano promesso che una volta diciottenne gliel'avrebbero comprata, come regalo di compleanno.
Sua padre era un famoso ingegnere, lo conoscevo fin da bambina, ma non gli avevo dato peso più di tanto.
Avevamo passato una bella serata, c'era un unico problema.
Lui non era Justin.

-siamo arrivati- mi disse.
Ero stata silenziosa per tutto il viaggio, e sapevo di non essere stata di buona compagnia, ma non mi andava di parlare e lui non aveva fatto niente per rompere quel silenzio. 
-oh vero- sorrisi. -allora ciao, grazie per la bella serata- dissi. 
Si avvicinò per baciarmi ma io mi scansai. 
-oh scusa- mi disse imbarazzato.
-no, scusami tu, ma è ancora troppo presto-
Anzi no, era presto e basta.
Annuì. 
Gli diedi un bacio sulla guancia e uscii dalla macchina. Lo salutai un'ultima volta e se ne andò.

Stavo per aprire il cancello quando mi sentii bloccare per il polso.
Il mio cuore stava davvero smettendo di battere, chi era?
Sentii delle labbra calde sul mio collo. Erano le labbra di Justin.
-ehi- mi sussurrò.
Mi girai e lo baciai. 
Mi aveva fatto gelare il sangue nelle vene, ma quel bacio era bastato per farmi scorrere l'adrenalina nelle vene.
-che avete fatto tutta la serata?- chiese mentre i nostri corpi erano ancora attaccati.
-niente, abbiamo mangiato qualcosa e parlato- 
-e?- chiese curioso.
Allora non ero l'unica.
-e niente- sorrise soddisfatto.
-ha provato a baciarti ora, l'ho visto.- arrossii imbarazzata.
-ma l'ho scansato- aggiunsi. 
-l'ho visto piccola-
Ancora quel 'piccola', se qualche ora prima mi aveva infastidito, ora mi aveva mandato in estasi. 
-stai benissimo così- mi sussurrò all'orecchio.
-grazie- 
-tutto questo solo per lui?- 
-no, solo che dovevo essere carina- 
-per lui?-
-no, carina e basta-
-non sei carina.- sorrise- sei bellissima.-
Mi prese in braccio, legai le mie gambe ai suoi fianchi- resta con me, stanotte- gli sussurrai.
Sorrise.

**

Salve meraviglie.
Questo capitolo è forse un po' troppo, sdolcinato (?).
LaLaLaLaLaLa, mmm,
voi nemmeno immaginate 
cosa farà la nostra (?) brava Ellie nei prossimi capitoli.

Eheheheheheheheheheh.

Spero vi piaccia, e, se non chiedo troppo, in una vostra recensione.

Ah, ringrazio le oltre 500 persone che hanno letto il primo capitolo,
e vi amo per le 45 recensioni lasciate nei vari capitoli.


Siete la mia forza.

 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** ''la scommessa'' ***


Capitolo 11. ''la scommessa''

Aprii la porta di casa, ero ancora in braccio a Justin.
-e tua madre?- chiese una volta dentro, come se non se ne fosse reso conto prima di quel momento.
-oggi ha il turno di notte- sorrise- ma questo non vuol dire che mi porterai a letto, Bieber-
Due a uno per me, con me non si scherza.
-sicura?- disse baciandomi il collo.
-vuoi forse persuadermi? Bieber- dissi scompigliandogli i capelli.
-ne sei ancora sicura?- disse togliendomi la canotta bucherellata e lasciandomi baci in tutto il corpo.
-Bieber- gli sollevai la testa. -non ci pensare nemmeno- fece una faccia da cucciolo- e ora fammi scendere che devo togliermi di dosso queste scarpe-
-okay- disse annuendo e buttandomi sul divano.
-stupido- affermai, dopo scoppiai a ridere.
-ragazzina, dopo ti faccio vedere io di cosa sono capace-
-certo certo Bieber- feci come per prenderlo in giro.
Scesi dal divano e feci per andare su, quando mi prese di nuovo in braccio e mi portò su.
-devo togliermi 'ste cose- dissi indicando le francesine tacco dieci. 
-certo signorina.- disse guardando le scarpe e facendo una smorfia.
Mi tolsi le scarpe e uscii da un cassetto il solito felpone e il mio pantalone di tuta preferito.
-devo cambiarmi.- dissi. -emh, dovresti girarti.- arrossii.
Lui annuì e ridendo si girò.
Mi vestii in fretta e dissi a Justin che poteva girarsi.
-dormi con questi?- disse scoppiando a ridere.
-si, perché?- dissi imbarazzata.
-dai El, sei seria?-
-certo- 
Rise. -è solo che quegli shorts erano dannatamente sexy, e ora invece i pantaloni sono così diversi. -
Non capii.
-come dovrei dormire allora?- 
-in intimo.- 
Gli lanciai il cuscino. -fottiti Justin-
-con piacere.- si avvicinò e mi sbatté sul letto.
-Justin-
Si mise a cavalcioni su di me e iniziò a farmi il solletico.
-è la mia vendetta- disse sorridendo.
Continuammo a ridere e fare gli idioti fin quando, ormai stanchi per il sonno, non crollammo l'uno accanto all'altro.

-dove facciamo colazione?- chiese Justin uscendo dal bagno.
-andiamo da Kel's- sorrisi.
-ma è davvero ancora il tuo posto preferito?- 
-certo che si.-
-wow. non sei cambiata affatto.- 
-già.- 
-comunque okay. andiamo da Kel's- esclamò con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
Misi le solite vans e insieme a Justin, uscii di casa.
Andammo da Kel's e, prendendo posto, iniziammo a mangiare.
-e se ci vede Jaz?- chiesi mentre bevevo del cappuccino.
-abbiamo solo fatto colazione insieme.- sorrise tranquillo.
-sei consapevole che fino a qualche settimana fa ti odiavo?-
-si, ma si può sempre tornare amici, giusto?-
Annuii.
Addentò finalmente la sua ciambella, poi ruppi il silenzio. 
-dopo la festa glielo diremo?- chiesi.
-dipende-
-da cosa?-
-da come si comporterà lei.-
Il solo pensiero di dirlo a Jaz mi metteva paura. 
Sapevo quanto tenesse a Justin, non potevo 'rubarglielo', ma non potevo nemmeno mentirle.
Che razza di amica ero? 
Scacciai via quei pensieri, poi continuammo a fare colazione in silenzio. 
-andiamo?- disse Justin dopo aver pagato.
-okay- dissi raccogliendo lo zaino da terra e uscendo dal locale.
Ci dirigemmo a scuola, e, prima di arrivare a scuola ci separammo.
Io entrai subito a scuola alla ricerca di Jaz, Justin restò fuori a parlare con degli amici.

Justin's point of view.

Baciai El prima di svoltare l'angolo, poi lei entrò a scuola e io restai a parlare con degli amici.
-brò- esclamò Chaz porgendomi il cinque.
-yo- dissi battendo sulla sua mano.
-vedo che le cose con la tipa vanno bene-
Sorrisi. -si, s'è bevuta tutto.- 
-così si fa, brò.- disse dandomi una pacca sulla spalla.
-non so se te ne sei accorto, ma sono Justin Bieber. quale ragazza può resistermi?- 
-oh, nessuna, certo. -disse facendo finta di stare al gioco.
-Carly?- chiesi non vedendola in giro.
-l'altro giorno ti ha visto con quella- 
-cazzo. e ora?- 
-ho provato a spiegarle ma..- lo interruppi.
-vado da lei. -
Corsi via, sapevo già dove potevo trovarla.
Feci il giro della scuola e la trovai sul solito muretto. Si sedeva sempre la quando c'era qualcosa che non andava. Voleva essere cercata, era certo. Quelle stronza voleva sempre essere al centro dell'attenzione.
-Carly- dissi appena la vidi.
Lei fece finta di niente. Mi avvicinai a lei, si girò.
-Carly che ti prende?- chiesi come se mi importasse di lei. Era brava a letto, solo quello.
-che vuoi ancora da me?- disse furiosa.
-Carly, non sto con quella ragazza.- 
-no, certo che no.- 
-sto solo provando a vincere la scommessa fatta con Chaz.- 
-credi che me la beva?- disse arrabbiata.
Mi sedetti vicino a lei, le posai le labbra sulla mandibola -piccola, è la verità- le sussurrai. -credi davvero che possa interessarmi quella?-
Si girò e, sedendosi su di me premette le sue labbra contro le mie.
Sapeva di alcool e fumo.
Faceva schifo, per essere una ragazza.

Ellie's point of view.

-Jaaaz- esclamai correndole incontro.
-El- disse abbracciandomi.
-oggi che si fa?-
-hai intenzione di stare con me?-
-certo che si. perché non dovrei?-
-sei sempre così impegnata.-
Voleva farmi sentire in colpa, lo sapevo, e ci stava anche riuscendo bene. 
-Jaz.- non rispose.
-Jaaz- le urlai dietro.
-che c'è?-
-scusami, è solo che sono stata così impegnata- 'e tu non mi sei stata vicino in questi giorni. avevo bisogno di te, sai? ma tu non c'eri, e al posto tuo c'era Justin. si, proprio lui, Justin. lo stronzo che da quando abbiamo cinque anni preferisce te a me. lo stronzo che ieri mi ha baciato. lo stronzo con cui sto giocando. ma, lo sappiamo entrambe, io non gioco mai.
-okay- sorrise.
-questa è la mia Jaz- dissi abbracciandola.
-mi sei mancata Ellie.- sorrise.
Rompemmo appena in tempo quell'abbraccio che la campanella suonò.
Vidi Justin entrare indistinto a scuola, come se niente fosse.
Mi lanciò un'occhiata che ricambiai, era solo, e lo sapevo, mi stava mentendo.
Andai in classe e iniziò quell'inferno destinato a durare cinque fottutissime ore.

L'ultima ora fu la migliore, filosofia.
L'amavo, l'amavo con tutta me stessa.
Amavo il sapere.

Ci sedemmo alla mensa, quello era uno dei giorni in cui eravamo costretti a mangiare la. 
Io e Jaz prendemmo posto al solito tavolo, Justin arrivò poco dopo.
-non ti siedi con i tuoi amici?- chiese Jaz.
-abbiamo litigato.- disse lui tranquillo.
-strano.- ammisi io.
-non sono cose che ti riguardano- disse seccato.
Non dovevamo dir niente, e questo mi andava bene, ma il suo tono tralasciava sincerità, solo quello.
Non stava scherzando, riuscivo a capirlo.
-Justin, se vuoi parlarne, io sono qui- disse Jaz.
-non ti devi preoccupare di nulla piccola- le sorrise Justin.
Ed ecco, ancora una volta, che Justin preferiva Jaz a me.
Quando era con lei era sempre così buono e gentile, invece quando stava con me poteva trattarmi anche come se fossi un cane.
Tanto io ero solo Ellie.
Finii di mangiare in silenzio, poi mi alzai per andare in bagno. 
Poco dopo sentii una voce chiamarmi.
Era Justin, non mi girai e continuai a camminare.
-che ti prende Ellie?- mi gridò.
Non risposi. 
-Ellie vieni subito qui.-
Non risposi.
-se non vieni tu vengo io.- disse correndo e afferrandomi per il braccio.
-che ti prende?-
-non sono cose che ti riguardano- dissi arrabbiata.
-stavo solo reggendo il gioco-
-no, tu eri sincero. ma sai che c'è? che non mi importa niente di te.-
-sei sicura?-
-no, ma ho intenzione di comportarmi come se non mi importasse. non sono uno straccio su cui puoi pulirti i piedi ogni volta che esci di casa e piove all'improvviso e torni a casa bagnato fradicio perché hai dimenticato l'ombrello. okay?- mi girai.
-Ellie.-
-no, Ellie niente. mi ero illusa Justin, mi ero illusa fossi cambiato. ma sei sempre lo stesso stronzo. -
Mi liberai dalla sua presa e andai in bagno.
Che si fotta.
FOTTITI JUSTIN. FOTTITI. FOTTITI. FOTTITI.


**

Allora, ecco a voi l'11.
Fa schifo, tremendamente schifo, lo so, scusatemi.
Spero mi perdoniate, ma è il massimo che sono riuscita a fare,
ma ora sapete molto di più.

Uhuh, la scommessa.
L'argomento non è introdotto bene, e lo so, ma
più avanti capirete di più.


Spero in una vostra recensione.

 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** ''eri serio'' ***


Capitolo 12. ''eri serio''

Mi chiusi in bagno, le lacrime rigavano il mio volto, ancora una volta.

Perché piangevo per lui? Che senso aveva? In fondo era solo un gioco, giusto?
'devi essere forte Ellie' mi ripetevo.
Ero stanca di non essere mai abbastanza, ero stanca di essere sempre 'solo Ellie'.
Mi asciugai le lacrime e passai dell'acqua fredda sulla faccia, dopo uscii dal bagno.

Justin's point of view.

Aspettai fuori dalla porta del bagno, dopo la vidi uscire e mi avvicinai.
-Ellie- urlai. 
Stavo per prenderle il braccio quando si scansò. -non mi toccare- scandì bene le parole.
-stavo solo reggendo il gioco- 
-no, tu non stavi reggendo il gioco, eri serio.- disse con un tono che mi dava sui nervi.
Lei e il suo tono mi davano sui nervi, lei e i suoi modi di fare mi davano sui nervi, ma non riuscivo a vederla così, stava così per colpa mia, per colpa del mio solito comportamento da stronzo, ma io ero Justin Bieber, e questo spiegava tutto.

Erano già le tre, stavo uscendo da scuola quando vidi Jaz.
-ehi- esclamai andandole incontro. Era con Ellie.
-Justin- disse abbracciandomi.
Quando mi avvicinai a loro Ellie se ne andò.
-che le prende?- chiesi come se non sapessi nulla. 
-non so, è strana- fece spallucce.
Annuii. 
-che fai ora?- chiesi.
-esco con Ellie.- sorrise- vieni?- 
-non posso, ho impegni- mentii. Se fossi andato con loro avrei solo complicato le cose e questa era l'ultima cosa di cui avevo bisogno un giorno prima dell compleanno di Jaz.
-allora ciao- disse avvicinandosi.
Le schioccai un bacio sulla guancia e la salutai con un cenno della mano, poi la vidi allontanarsi.

Ellie's point of view.

-Ellie svegliati- gridò la mamma come tutte le mattine.
Aprii gli occhi, misi a fuoco e mi ricordai che era il compleanno di Jaz.
-arrivo- gridai mentre andavo in bagno.
Lavai la faccia, mi vestii e scesi di sotto.
-saalve- dissi entrando in cucina.
-già pronta?- chiese la mamma sorpresa di vedermi arrivare così velocemente.
-oggi è il compleanno di Jaz, devo essere lucida.- affermai.
-oh, vero. falle gli auguri anche da parte mia- disse prendendo dal tostapane dei toast le cui punte erano leggermente bruciacchiate.
-è già tutto pronto per la festa?- 
-si- dissi ripensando a quanto era accaduto con Justin.
Cosa dovevo fare? Evitarlo? Parlargli? Fingere indifferenza? 
Non sapevo se quella era una buona scusa per non parlargli, ma mi odiava, l'avevo visto scritto nei suoi occhi il giorno prima, ma a quel punto, che senso aveva avuto baciarmi?
Era tutto così confuso e io non sapevo, o forse non volevo, darmi una risposta.
Mangiai in silenzio e dopo mamma mi accompagnò a scuola.
-ciao mamma- dissi dandole un bacio sulla guancia.
-ciao- sorrise. 
-non una parola a Jaz del compleanno, mi raccomando-
-certo- sorrise.
Scesi e dopo richiusi lo sportello della macchina dietro le spalle.
Vidi Justin con gli amici del giorno prima, di Chaz neanche l'ombra.
Mi lanciò un'occhiata la quale evitai e entrai a scuola.

-Jaz- le sorrisi. 
-ehi- sorrise anche lei.
-come mai così felice?-
-niente- mascherò la felicità.
-okay- 
-non hai niente da dirmi?- 
-no, perché?- finsi.
-niente- vidi la delusione dipingersi sul suo volto.
Ancora qualche ora e avrei potuto dirle tutto. Avrei voluto non vederla così, ma alla fine avrebbe riso anche lei. 

Le cinque ore di scuola passarono velocemente, così, una volta a casa pranzai e salii in camera.
Aprii l'acqua della doccia, e, stando sotto il getto d'acqua calda, ripensai a Justin.
Era un emerito stronzo, solo quello. 
Non mi aveva cercata e questo voleva dire solo una cosa, avevo ragione io. 
Uscii dalla doccia e asciugai i capelli.
Indossai un vestitino nero abbastanza semplice e delle Gucci, anch'esse nere, tacco dodici.
Aggiustai i capelli.
Li avevo fatti lisci con le punte morbide.
Poi mi truccai.
Scesi di sotto consultando la mamma. -che ne dici?- le chiesi facendo un giro su me stessa.
-vuoi la verità?- 
-certo- 
-sei un'incanto- 
-grazie, anche se è davvero troppo- 

Erano già le sette, così presi la borsa e, salutando mamma, andai a casa di Jaz.
Suonai al campanello più volte prima che mi aprisse.
-El, sei una favola- 
-grazie, tu non sei da meno- sorrisi.
Indossava un tubino rosso e delle chanel nere tacco dieci.
Aveva i capelli raccolti in una treccia laterale.
Era davvero stupenda.
-allora, andiamo?- 
-certo, dove andiamo?- 
-avevo pensato di passare la serata al mare.-
-a cosa devo tutto questo?- chiese furba.
-ho letto che ci saranno molte stelle cadenti questa sera, mi piaceva vederle- 
-questo vestito solo per delle stelle?-
-chissà, magari c'è qualche bel ragazzo. - le feci l'occhiolino.
Lei scoppiò a ridere.

Arrivammo alla villa, le luci erano tutte spente e i vialetti prima erano pieni di macchine, erano già arrivati tutti, o almeno la maggior parte.
-che ne dici di entrare?- le proposi.
-ma scherzi El?- 
-no, non ci vorrà molto- 
-ma potrebbero vederci. e poi come facciamo a entrare?-
-non ci vorrà molto ad aprire la porta sul retro.-
-e se passa la polizia?- 
-stavamo solo facendo un giro.- sorrisi.
Passammo dal retro, Justin aveva lasciato, come previsto, la porta aperta, così fu abbastanza facile fingere di aprirla.
-andiamocene El- 
-sei diventata una fifona?- le chiesi sapendo che l'orgoglio non l'avrebbe tradita.
-no, entriamo.- colpito e affondato. 

Entrammo, avanzammo un po' e, arrivati in salotto, nel preciso punto in cui Justin mi aveva baciata, le poche luci che avevano montato si accesero e tutti si alzarono gridando un 'buon compleanno Jaz'. 
Lei si trattenne dal piangere, e dopo averci ringraziato partì la musica.
Ecco iniziata la festa.

Incontrai gli sguardi di alcuni dei ragazzi, anche quello di Justin.
-Ellie- sentii dire prima di girarmi.
Era David.
-ehi- sorrisi.
-ti va di ballare?- 
-certo- annuii.
Ballammo per un po', l'alcool iniziò a scorrere come acqua lungo le cascate e dopo un po' fu quasi impossibile trovare qualcuno che non fosse completamente ubriaco, o almeno preso dall'alcool.
Ci vedevo annebbiato, non reggevo bene l'alcool, ma nonostante tutto non smisi di ballare o bere.
David mi stava appiccicato, e, anche se mi dava fastidio, amavo che qualcuno si interessasse a me.
Aveva provato a baciarmi un paio di volte, ma l'avevo sempre respinto.

Ci sedemmo sfiniti su un divanetto, erano ore che ballavamo.
Erano già le due e erano ancora tutti presenti, in pochi se ne erano andati.
Si sarebbe parlato di quella festa per anni, era sicuro. 
David mi stava addosso quando riuscii a scorgere Justin che ballava animatamente con Carly.
Iniziai a fissarlo, mentre mi ripetevo quanto stronzo e bastardo fosse, fin quando i suoi occhi non incrociarono i miei e le sue labbra quelle di Carly.
'che coglione' pensai mentre la mia vista si annebbiava, ma più non per colpa dell'alcool.
Distolsi lo sguardo e, mettendomi a cavalcioni su David, inizia a baciarlo con foga.
E' questo quello che vuoi Bieber? Adesso l'avrai.

**

Da premettere, so già che fa schifo, ma l'ho dovuto scrivere due volte.
Il mio stupido computer si è bloccato e ho dovuto staccarlo per farlo ripartire
e poof, tutto cancellato. 
Fa troppo schifo, più dell'11 e mi dispiace tantissimo.
In ogni caso, vi ricordate quando dicevo 'la vita di Ellie cambierà'?
Ecco, da qui tutto cambia.

Spero vi piaccia, e magari in una vostra recensione.

Non so quante volte ancora ve lo ripeterò,
ma le vostre recensioni sono la mia forza.

Grazie perché leggete la ff e l'apprezzate.

 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** ''solo un gioco'' ***


Capitolo 13. ''solo un gioco''

David mi prese in braccio, e io, senza smettere di baciarlo, legai le mie gambe ai suoi fianchi.
Si fece spazio tra la gente e stava per portarmi al piano di sopra.
Mi fece scendere, si scolò la sua bottiglia di birra, e mi prese per mano.
Anche se sapevo già dove voleva arrivare, mi lasciai trascinare, ero incapace di muovermi, le lacrime e l'alcool stavano facendo bene il loro lavoro. 
Mi portò nella seconda stanza a destra, quella dove mi aveva portato Justin quel pomeriggio di febbraio quando tutto era cambiato.
Mi spinse sul letto e si misi su di me.
Iniziò a baciarmi e mi sfilò il vestito di dosso, ero rimasta in intimo.
Io non volevo, ma non riuscivo a toglierlo da me.
Ero impotente sotto l'effetto dell'alcool.
Le lacrime mi rigavano il volto, un po' per Justin, un po' per la malinconia, ma a lui sembrava non importare.
-che cazzo fai?- urlò Justin entrando in camera e togliendomi di dosso David.
-che cazzo vuoi tu?- ribadì David.
-non vedi che piange?- disse Justin spingendolo a muro.
-è capace di parlare e di difendersi da sola. se non avesse voluto me l'avrebbe detto.-
-è completamente ubriaca cazzo, non riesce nemmeno a reggersi, come vuoi che ti dica che non vuole?- 
-levati Bieber- disse spingendolo via.
-vaffanculo David- disse dandogli un pugno e facendolo uscire.
Chiuse la porta a chiave in modo che non entrasse nessuno.
-sta tranquilla- disse sedendosi accanto a me.
-vattene Justin- urlai. 
-che c'è? ti sto solo aiutando. - 
-non ho bisogno del tuo aiuto, riesco a difendermi da sola.-
-che ti prende? impedisco che quel coglione ti faccia del male e te la prendi con me?-
-sai che mi prende? che non mi servi tu. non sono ne Jaz, ne Carly Justin, capisci?- dissi alzandomi a stento dal letto e avvicinandomi al balcone.
-che c'entrano adesso?- urlò.
-c'entrano. perché io non sono come loro. perché sappiamo entrambi che io non potrò mai piacerti, perché non sono ne bella come Jaz, ne attraente come Carly, perché stai facendo tutto questo solo perché mi compatisci, ma io non ho bisogno della tua compassione. stai solo giocando con me e non posso permettere che questo accada.- urlai mentre scivolavo sul pavimento. La mia schiena calda era contro quella parete così dannatamente fredda da farmi rabbrividire.
-io non sto scherzando El- disse Justin avvicinandosi a me.- se stessi scherzando perché pensi che io sia venuto quella sera?-
-allora perché mi odi Justin?- gli gridai con tutto il fiato che avevo in gola.
-io non ti odio.- gridò lui a sua volta. - chi ti ha detto che ti odio?- 
-l'ho visto scritto nei tuoi occhi-
-e tu credi agli occhi?- chiese arrabbiato.
-certo, lo sanno tutti che gli occhi non mentono mai- dissi fissando il preciso punto in cui la luna accarezzava il pavimento.
Era l'unica luce che filtrava in quella stanza e pur essendo fioca la rendeva perfettamente illuminata.
-sai che c'è Ellie? che è vero. ti odio. odio te, odio i tuoi modi di fare, odio il tuo modo di arrabbiarti, odio il tuo modo di aver ragione, odio tutto di te.- disse freddo. Sentivo le lacrime bruciare sul volto, ed era come se il cuore perdesse un battito, parola dopo parola.- ma posso anche dirti un'altra cosa. da quando le mie labbra hanno incontrato le tue, quelle di tutte le altre ragazze hanno perso sapore. -disse passandomi il pollice sulle lacrime in modo da formare disegni perfetti.
-guardami negli occhi- mi disse.
Aspettai un po', poi feci come mi era stato chiesto. -sai cosa ti stanno dicendo i miei occhi?- chiese.
Feci come per dire no. 
-dicono che vorrei portarti a letto, ma ho troppo rispetto di te per farlo. so solo combinare casini, ed è vero, ma non potrei mai toccarti senza avere il tuo permesso. sei troppo speciale per essere come le altre- disse mentre le nostre labbra si attaccavano. 
Mi prese in braccio e mi posò sul letto.
-posso?- mi chiese.
In tutta risposta unii le nostre labbra.
In quel momento ero furiosa, ma non sapevo se era più la voglia di prenderlo a pugni o quella di sentirmi sua.

Justin's point of view.

In poco tempo lei fu mia.
'-devi scopartela- disse Chaz dopo che aver ascoltato ciò che gli avevo detto' ma l'avevo davvero fatto solo perché me l'aveva detto Chaz?
Era stata davvero solo una notte con una ragazza come un'altra?
In tutta la mia vita non avevo mai passato una notte così con una ragazza.
Carly era brava, questo era sicuro, ma quella notte era così lontana da tutte quelle passate con Carly.
Qui prevalevano i sentimenti, con le altre era solo la voglia di fare qualcosa fuori dalle regole.

La vidi aprire gli occhi.
Erano le sei e mezza di mercoledì, c'era scuola, ma feci finta di niente.
Aveva dormito poco, ma per quel poco ero stato li a fissarla, come se non avessi mai visto una ragazza dormirmi accanto.
-ehi- disse mentre si strofinava gli occhi.
-ehi- sorrisi fissandola.
-che c'è? perché mi fissi?- chiese imbarazzata.
-ti è piaciuto?- chiesi.
-cosa?- disse come se non avesse capito.

Ellie's point of view.

-quello che è successo questa notte, ti è piaciuto?- chiese ancora una volta.
-si- ammisi imbarazzata.
Si avvicinò e mi baciò dolcemente.
Sembrava che tutta la rabbia della sera prima fosse svanita, come se quella notte fosse servita più di mille parole.
Si mise su di me. 
-pensi davvero ciò che hai detto questa notte?- chiesi.
-si.- ammise. -ti odio, ed è vero, ma amo le tue labbra più di quanto odio il tuo modo di aver ragione. -sorrise sulle mie labbra.
Ero felice. Non dovevo esserlo, quello che mi aveva detto non era di certo una bella cosa, ma era quello che sentivo anche io.
Odiavo tutto di lui, ma amavo le sue labbra più di quanto odiavo il suo essere così fottutamente stronzo.
Stavo per baciarlo quando bussarono alla porta.
-Ellie- disse Jaz dall'altra parte della porta.
Ci vestimmo e aprii alla porta.
-ehi- dissi imbarazzata.
Entrò e vide Justin. -Justin? che ci fai qui?- chiese lei più arrabbiata che sollevata.
-Justin mi ha salvata da David- dissi sincera.
Era la verità, in parte.
-già, è così. - aggiunse Justin.
-ah- i muscoli della sua faccia si rilassarono. -Ellie, devo parlarti un attimo.- disse lei.
Annuii -in privato- aggiunse dopo. 
Justin ci lasciò sole e lei chiuse la porta dietro le sue spalle.
-devo dirti una cosa- disse felice sedendosi sul letto.
-dimmi- dissi andando verso il balcone.
-stanotte sono stata a letto con Jason, quello del corso di filosofia.- disse.
-o mio Dio Jaz.- dissi sorridendo a trentadue denti non sapendo che altro fare.
'e io con Justin' dissi tra me e me.
-quindi?- chiesi per rompere il silenzio.
-ho capito una cosa.- 
-cosa?-
-Justin- sorrise.
-cosa c'entra Justin?- chiesi perplessa. Non aveva detto Jason?.
-ho pensato a Justin.-
La guardai con faccia interrogativa.
Sospirò. -mi sono innamorata di lui- disse tutto d'un fiato.
Quando Jaz pronunciò quelle parole sentii una stretta allo stomaco, e in quel momento realizzai cosa stesse succedendo, rivelai a me stessa che quello non era più 'solo un gioco'. Avevo combinato un gran casino e ora non potevo più rimediare. Corsi ad abbracciarla, cos'altro potevo fare?
Quella stessa notte ero stata a letto con il suo migliore amico, nonché il ragazzo di cui era innamorata.
I sensi di colpa iniziarono a divorarmi, l'avevo tradita, ma non sapevo mica cosa succedesse tra loro due, o meglio, a lei.
-solo questo?- chiese lei.
-scusami- dissi uscendo in lacrime da quella stanza.
Justin stava in corridoio e quando mi vide correre via mi seguii.

Che dovevo fare ora?


**
Ecco qui il capitolo 13, tutto per voi (?).
Premetto, anche questa volta, che fa schifo,
ma penso che ci siano stati abbastanza 
'colpi di scena'
in un solo capitolo.

In ogni caso,
spero vi piaccia e, magari, in una vostra recensione.
Ho visto che i capitoli 11 e 12 non vi sono piaciuti molto,
mi avete a malapena lasciato 6 e 4 recensioni.


Volevo chiedervi, se non chiedo troppo, di lasciare una recensione
anche se il capitolo non vi è piaciuto.
Mi farebbe sapere cosa non vi è piaciuto, 
le critiche sono costruttive, 
sapendo ciò che non vi è piaciuto posso solo migliorarmi,
o almeno provarci.

Ringrazio quindi quelle poche persone che mi hanno lasciato una recensione.

Ah, volevo dirvi che se vedo che lo leggete in molti e lasciate qualche recensione,
più tardi scrivo e posto il 14 :).

 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** ''non bacio la prima che capita'' ***


Capitolo 14. ''non bacio la prima che capita''

-Ellie- disse Justin una volta fuori.
Non risposi. Le lacrime bruciavano sul volto ed ero ormai stanca di quell'orrenda sensazione.
Dovevo rinunciare all'unica persona che riusciva a farmi sorridere e piangere nello stesso momento?
-Ellie- ripeté lui, ma io non risposi.
Corsi via, era quella l'unica cosa che sapevo fare ormai, scappare via.
Scappare da tutto e da tutti, perché ero una fifona, perché non ero forte e indistruttibile, perché ero un vaso che al più leggero soffio di vento rischia di cadere e di rompersi. 
Ero ormai in quel tratto che si vedeva dalla finestra della seconda stanza a destra, quella famosissima stanza a destra di quella casa.
Mi fermai ormai con il fiatone e Justin si fermò con me.
-che ti prende Ellie? perché sei corsa via?-
-Jaz- dissi tra un singhiozzo e un altro- lei ti ama.- dissi in lacrime.
Era la cosa più bella della vita della mia migliore amica e io piangevo. Piangevo perché sapevo me l'avrebbero portato via. Piangevo perché Justin avrebbe preferito Jaz a me. Piangevo perché così non mi restava niente, ma in fondo, era niente quel che avevo in partenza. 
Quella tra me e Jaz era una battaglia già persa in partenza.
Lei era avvantaggiata. Non potevo vincere contro la piccola, dolce e tenera Jaz.
-cosa?- disse Justin incerto.
-hai capito bene, si è innamorata di te.- dissi mentre asciugavo le lacrime.
A cosa serviva piangere se non a mostrarsi deboli? Ma, in fondo, io ero debole, e lo sarei sempre stata.
-e perché piangi?- chiese lui voltandomi la faccia verso di lui.
-perché questa notte sono stata a letto con te, l'ho tradita Justin- sussurrai.
Il leggero venticello di quella mattina ci cullava come fossimo suoi figli, come se quello che mi aveva detto Jaz fosse una matrigna cattiva che voleva portarsi via la felicità di quella notte ed il vento interveniva in nostro favore.
Accarezzava i nostri visi e leggeva le parole incise nei nostri cuori come fossero messaggi indecifrabili ma già letti.
-tu non l'hai tradita- disse lui in tutta risposta.- lei non c'entra niente con noi due- disse posando lo sguardo sul mare.
-tanto mi lascerai- dissi rompendo il silenzio che si era creato.
-non ti lascerò- disse. -perché dovrei farlo?-
-perché preferisci Jaz a me.- feci una pausa. -è sempre stato così, e le cose non cambiano da un giorno a un altro- 
-perché ti sottovaluti così tanto Ellie? chi ti dice che preferisco lei a te? chi ti dice che l'ho sempre fatto?- 
-l'hai sempre preferita a me.- 
-non l'ho mai preferita a te, solo che tu ti sei allontanata da me e abbiamo legato di più- disse tranquillo. 
-quindi cosa farai?- gli chiesi.
-Ellie, Jaz è la mia migliore amica e io e te non siamo mai stati molto amici, ed è vero, ma in questo mese passato con te le cose sono cambiate molto, e se non te ne sei ancora resa conto, sei diventata più di una semplice 'conoscente' o 'amica'. non bacio la prima che capita- sorrisi a quelle parole. Era vero? Non mi avrebbe lasciato?
-e come facciamo con Jaz?- 
-non saprei.- 
-forse per ora sarebbe meglio non dirle niente. io non voglio perdere la sua amicizia, ma non voglio perdere nemmeno te.- sorrise.
-se pensi sia meglio così.- annuì.
-ora vado a casa- dissi alzandomi.
-ti accompagno.- 
-forse è meglio che stai con Jaz.-
-per ora c'è Jason con lei, tu hai più bisogno di me.- disse facendomi sorridere una seconda volta.

Arrivammo a casa, quando partimmo dalla villa Jaz era già andata via con Jason e saremmo tornati nel pomeriggio a ripulire la villa e dare le chiavi al proprietario. 
-allora ciao- dissi aprendo il cancello. 
-ciao.- disse lui baciandomi. -amore- disse sulle mie labbra.
Sorrisi e entrai in casa.
-Ellie, santo cielo, è questa l'ora di tornare a casa?- erano già le sette passate.
-scusa mamma- dissi facendo per salire di sopra.
-ma che ti salta in mente? ti avrò chiamato minimo cento volte.- disse lei furiosa.
-si, scusa, ho dimenticato il cellulare a casa- mentii. Avevo dimenticato di chiamarla.
-potevi avvisarmi- 
Annuii col capo e salii di sopra.
-per ora ti lascio dormire, non andrai a scuola, ma quando ti sveglierai faremo i conti signorina- gridò dal piano di sotto.
Entrai in camera mia, mi tolsi i vestiti di dosso e indossai il pigiama.
Puzzavo di alcool, ed era strano che mamma non se ne era accorta, ma appena sotto le coperte sentii di nuovo quell'odore, e un brivido mi percorse il corpo. 
Fragole, quello era l'odore di Justin, fragole.


**
Okay, questo è il capitolo 14.
Mi scuso in anticipo perché è corto e perché fa schifo, 
ma sono successe un bel po' di cose e non mi andava di cambiare
argomento già da qui. 


Le cose sono cambiate un bel po', non so se vene siete accorte,
tra le ultime righe c'è qualcosa che vi farà un po' capire
cosa succederà nei prossimi capitoli.


Spero in una vostra recensione.

 

Alla prossima. 

 Conto su di voi :).
 




''E' come se tutto quello che ci legava fosse scomparso per sempre,
ma in realtà non c'era niente che ci legava,
se non la consapevolezza di non combaciare perfettamente.
Ma chi ci dice che non siamo fatti l'uno per l'altra?''
 
da PensieriParole
da PensieriParole

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** ''lei?'' ***


Capitolo 15. ''lei?''

Justin's point of view.

''-mi serve il tuo aiuto Bieber- disse Chaz.
-che devo fare?- 
-ti devi portare a letto Ellie Jones- 
-che cazzo?- dissi arrabbiato.
-ho fatto una scommessa con Jason, quello che sta nel corso di biologia con la tua Jaz.- 
-e gli hai detto che mi sarei portato a letto quella?- 
-si, ora devi aiutarmi a vincere. se vinco io avremo via libera nelle zone di New York e potremo passare di li senza che ci attacchino.- spiegò Chaz.
Jason era uno che in quella scuola aveva tanti amici quanti nemici.
S'era formato una comitiva che pian piano si era espansa fino a New York, e, da quando Chaz aveva portato Carly nel nostro 'gruppo', eravamo diventati nemici di Jason, quindi non potevamo più stare in certe zone.
Erano pericolosi quelli, se avessero voluto ci avrebbero anche fatto saltare la testa in aria, e noi non facevamo niente che potesse contrastarli, se non passare intere giornate a fumare, bere e farci delle belle ragazze.
-no, te lo sogni- affermai.
-hai paura di non riuscire a scopartela?- 
-potrei portarmela a letto anche al primo appuntamento- dissi irritato. 
-dimostramelo- 
-scommettiamo che me la porto a letto in meno di un mese?- 
-okay, affare fatto.-
-e se vinco io?- 
-dico a Jason di smetterla di provarci con Jaz.- 
Bell'idea Chaz.
-affare fatto- dissi stringendogli la mano''


Din don. 1
Din don. 2
Din don. 3
Devo necessariamente alzarmi?
Din don. 4
Se suonano un'altra volta è importante.
Din don. 5
Okay, vado ad aprire.
Aprii gli occhi e, alzandomi dal letto, scesi di sotto.
Aprii alla porta ed era Chaz.
-brò- disse chiudendo le mani e battendo le sue nocche sulle mie, anche le mie mani si era chiuse per formare un pugno.
-che c'è?- dissi strofinando gli occhi.
-è così che mi accogli?- 
-ma stavo dormendo cazzo-
-come va con la principessina?- disse entrando e chiudendo il portone dietro alle sue spalle.
-come vuoi che vada?- chiesi mentre ci sedevamo su due divani opposti.
-che è successo stanotte?- 
-abbiamo fatto sesso- dissi compiaciuto. -c'è cascata- aggiunsi.
-sei un grande Bieber- esultò lui. -da oggi in poi possiamo anche trasferirci a New York se vogliamo- sorrise.
-già, lo so- dissi per vantarmi.
-quando la rivedi?- 
-questo pomeriggio, ripuliamo la villa e consegniamo le chiavi al proprietario.-
-e cosa hai intenzione di fare? la lasci, vero?- disse come se fosse più un'affermazione che una domanda.
-non lo so- dissi confuso.
-cosa significa che non lo sai?-
-devo ancora pensarci-
-ma tu non eri innamorato di Jaz?
-si, ma è tutto un casino.-
-ti sei innamorato di quella?- chiese lui.
Sentii il cuore battere più forte e la testa girare.
Non ero innamorato di quella, non poteva essere.
Avevo una cotta per Jaz da quando avevo 5 anni, era impossibile che quella la si fosse presa il mio cuore.
-no, certo che no.- risposi dopo un po'.
-perplesso Bieber?- 
-no, certo che no.- 
-hai esitato a rispondere.- disse lui.
-eh?- risposi io come se fossi appena caduto dalle nuvole.
-qualcuno ha detto che nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o meno una persona, hai già la risposta.- disse Chaz. 
Ma dove le trovava queste frasi così?
-cosa vorresti dire?- chiesi non capendo.
-sai già la risposta, Justin- 
Restammo in silenzio per qualche minuto, poi Chaz si alzò, mi salutò e se ne andò.
'Qualcuno ha detto che nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o meno una persona, hai già la risposta.'
E io? Io non amavo Ellie, no, io la odiavo. Odiavo tutto di lei. Non ero innamorato, ero semplicemente confuso.

-ciao Carly- dissi facendo come per andare.
-solo questo?-
La baciai, come minimo prima s'era scolata quattro bottiglie di birra.
Era sorprendente come quella ragazza bevesse costantemente alcolici. 
Stavo già iniziando a stufarmi di quel suo sapore orrendo, e poi era vero, da quando le mie labbra avevano incontrato quelle di Ellie, non riuscivo più a baciare le altre ragazze.
Che cazzo mi prendeva? Mi ero forse bevuto il cervello?

Andai a prendere Ellie e insieme ci dirigemmo verso la villa.
-hai parlato con Jaz?-
-no, ancora no.-
-cosa le dirai quando ti chiederà perché sei andata via piangendo?-
-che ero ancora ubriaca e mi è venuto spontaneo- disse lei un po' incerta.
-e ti crederà?-
-non lo so. - disse spostando lo sguardo verso il mare.
-siamo arrivati.- dissi per farla tornare alla realtà.
Entrammo e in due ore e mezza riuscimmo a riportare la villa alla normalità.
-abbiamo finito- disse lei buttandosi sfinita sul divano. 
-che facciamo ora?- dissi sdraiandomi accanto a lei e facendole poggiare la testa sul mio petto.
Era strano come io e lei passassimo il tempo.
In genere non stavo mai con le ragazze se non per portarmele a letto, ma lei no, lei era diversa.
Mi faceva venire voglia di abbracciarla in continuazione.

Ellie's point of view.

-andiamo di sopra?- mi chiese.
-a fare cosa?-
-a guardare per l'ultima volta quello spettacolo- disse riferendosi al mare.
-okay- dissi alzandomi e prendendolo per mano.
Entrammo, seconda stanza a destra.
Andammo in balcone e ci fermammo a guardare quello spettacolo meraviglioso.
-è fantastico- dissi io.
-già- sorrise.
-non fai una foto?- 
-okay, ma solo ad una condizione-
-quale?-
-che te ne fai fare una con questo sfondo- 
-no, non pensarci nemmeno-
-allora no.-
-ma Justin, questo paesaggio è spettacolare, non puoi non fotografarlo.-
-ma anche tu sei spettacolare.- sorrise.
Arrossii. -okay, ma solo perché voglio che lo aggiungi alla tua collezione.-
Sorrise e mi fece una foto, dopo ne fece una anche al mare.
Delimitai ogni tratto di mare e spiaggia, sapevo a memoria dove il tratto di mare finiva e dove continuava la sabbia, era qualcosa di unico.
-com'è venuta?- chiesi dopo a Justin.
-bellissima- disse lui sorridendo.
-non ci credo, voglio vederla- dissi avvicinandomi a lui per vederla.
-guarda tu stessa- disse poggiando la schiena contro il muro e facendo fare la stessa cosa a me.
Mi fece vedere la foto, era davvero carina, ma non io, il paesaggio.
-i tuoi occhi verdi spiccano molto contro l'azzurro del mare e il giallo scuro della sabbia- sorrise lui guardando dritto verso un punto indefinito.
Sapeva che i miei occhi erano verdi? Nessuno se ne era mai accorto.
-sai di che colore sono i miei occhi?- chiesi incredula.
-certo, non dovrei?- 
-nessuno lo sa mai- dissi io come se stessi pensando.
-allora io sono nessuno- disse posando lo sguardo su di me.
Sorrisi.
-perché mi fissi?- chiesi.
-perché è strano che nessuno l'abbia mai notato, sono bellissimi.-
-grazie- dissi imbarazzata.
Si giro verso di me, mi spinse contro il muro, fece combaciare i nostri corpi e mi baciò.
Le nostre lingue s'intrecciarono, come se si aspettassero da anni e riuscii a scorgere nel suo battito del cuore irregolare la sorpresa di quel bacio.
-perché l'hai fatto?- chiesi dopo che ci staccammo.
-mi andava.- disse restando a qualche millimetro da me.
-sei sorpreso.- affermai.
-come fai a saperlo?- disse lui quasi come se volesse percepire i miei pensieri.
-l'ho sentito dal battito del tuo cuore- ammisi.
-sei una maga- disse posando di nuovo le sue labbra sulle mie.
Quel ragazzo era capace di farmi sciogliere con un solo sguardo, figuriamoci con un bacio.

Consegnammo le chiavi di casa al proprietario, che ci aveva dato appuntamento in un parchetto poco distante da li.
Stavamo tornando a casa quando vidimo Jaz.
-ehi- disse lei correndo verso di noi.
-che ti è preso?- continuò una volta vicina a noi.
-ero solo un po' ubriaca- dissi io sperando ci credesse.
-ah.- sospirò lei. -che ci fate qui insieme?-
-abbiamo rimesso a posto la casa e consegnato le chiavi al proprietario- dissi.
-si, vero, la casa.- disse lei. 
Mi girai verso Justin che non aveva aperto bocca.
La guardava con occhi che non erano più i suoi. 
Sapevo riconoscere dal battito cardiaco cosa pensava una persona, sapevo capire semplicemente guardando gli occhi cosa una persona voleva dire, e sapevo per certo che Justin non la guardava con quegli occhi stupiti solo perché gli avevo detto che Jaz era innamorata di lui.
-Justin?- dissi confusa.
Si girò verso di me e pian piano quello stupore mischiato alla meraviglia svanì.
Lui amava LEI?


**

Ecco a voi il capitolo 15.


La prima parte è un flashback, per farvi capire un po' di più
su questa scommessa.


Fa schifo, ma è il massimo che sono riuscita a fare (?).

Spero vi piaccia e, magari, in qualche vostra recensione.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** ''anche se l'avessi saputo avrei rischiato lo stesso'' ***


Capitolo 16. ''anche se l'avessi saputo avrei rischiato lo stesso''

-si?- disse come se niente fosse.
Mi girai verso Jaz e vidi che mi fece l'occhiolino, supplicava di essere lasciata sola con lui.
-niente.- sentivo gli occhi pizzicare, stavo per scoppiare a piangere.
Chiusi gli occhi, presi un respiro e continuai a parlare. -ora vado.- mi girai e me ne andai.
Non diedi a nessuno dei due il tempo di replicare che avevo già svoltato l'angolo.
Mi bloccai subito dopo e, poggiando le spalle a muro, scoppiai a piangere.
Che senso aveva tutto questo?
Da quando Justin mi aveva chiesto di aiutarlo per la festa non facevo altro che piangere. Mi sentivo così fragile e stupida e impotente ed era una sensazione mai provata prima.
Ero sempre stata la tipa orgogliosa che non piange mai in pubblico per non essere giudicata 'fragile', nonostante ero molto, troppo, fragile,  e ora? Ora non sapevo più se a piangere ero io o il mio cuore.
Stavo male, davvero male, e tutto questo solo per Justin, ma in fondo dovevo saperlo, quando c'è Justin, ci sono guai.
Ma non potevo sapere che il mio cuore avrebbe iniziato a battere non più per me, ma per lui, non potevo sapere cosa sarebbe accaduto, e anche se l'avessi saputo avrei rischiato lo stesso, perché quella notte d'odio e d'amore era valsa più di tutte queste stupide lacrime.
Ma, a questo punto, perché mi aveva baciata?
Ero confusa, tanto confusa.
A interrompere i miei pensieri fu la vibrazione del cellulare.

Da David: 'ehi piccola, scusami per l'altra notte, ero completamente ubriaco, non volevo andare oltre o farti fare cose che non volevi. perdonami'

A David: 'non ti preoccupare, posso capirti, anche io ero completamente ubriaca e non sapevo cosa stavo facendo'

Da David: 'scusami ancora. stasera esci con me? per farmi perdonare ti offro da mangiare :)'

David, David, David.
Lui era la dolcezza fatta persona e mi sentivo tremendamente in colpa per averlo usato.
Accettai il suo invito, ma non per illuderlo ancora, solo perché avevo voglia di divertirmi un po' e provare a dimenticare Justin.
Lui, quel fottuto coglione che s'era preso tutto e mi aveva lasciato niente.
Se solo avesse provato a parlarmi avrei anche potuto mollargli un pugno in faccia.
Tornai a casa, feci una doccia e mi preparai.
Indossai una maglia aderente unico colore bianca, una giacca nera, dei pantaloni neri a sigaretta e delle ballerine.
-signorina, dove vai?- 
-fra poco esco- 
-pensi di passarla liscia?- 
-cos'ho fatto?- chiesi sedendomi sul divano opposto alla poltrona dove stava seduta.
-cos'hai fatto? stamattina sei tornata alle sette a casa, non mi hai avvisato, eri completamente ubriaca e hai saltato scuola.-
-non ero ubriaca- cercai di ribattere.
-non eri ubriaca? puzzavi, e anche tanto- 
Allora l'aveva notato l'odore dell'alcool.
-mamma, avrò bevuto massimo tre birre-
-si, certo, nella prima mezz'ora tre.-
Mi batteva su tutti i campi, riusciva sempre a zittirmi.
-okay, si, ero ubriaca, ma era una festa.- 
-questo non ti da il diritto di tornare mezza ubriaca a casa-
-quindi cosa farai?-
-per ora niente, era una festa ed è normale che delle volte capiti, anche io sono stata giovane una volta, ma la prossima volta ti metto in punizione.-
Anche lei era stata giovane una volta? Strano, l'avevo vista sempre come una quarantenne isterica che non aveva mai vissuto la sua adolescenza.
-okay, grazie- dissi abbracciandola.
-esci con Justin?- disse come se fosse in cerca di scoop. 
-no, con David- dissi sospirando.
-che succede?- disse avvicinandosi a me.
-mamma, è tutto un casino.- 
-dimmi tutto- 
Stavo per parlarle ma suonarono al campanello.
-vado ad aprire- dissi dirigendomi verso la porta.
Aprii e mi ritrovai Justin davanti alla porta.
Stavo per chiudere quando bloccò la porta con il piede.
Attirai l'attenzione di mia madre che salutò e uscì di casa per andare al lavoro.
-che vuoi?- dissi seccata.
-che ti è preso oggi?- chiese.
-non sono fatti tuoi. -dissi arrabbiata.
-Ellie, che succede?- 
-non succede niente.- alzai gli occhi al cielo.
Ma davvero non capiva? Eppure non era stupido.
-la smetti di fare la bambina viziata e mi dici che ti prende?- alzò il tono di voce.
-succede che non capisco perché mi vieni a cercare ogni volta quando alla fine non ti interessa niente di me. succede che non capisco perché mi hai baciata e hai continuato a farlo eppure non volevi questo.- dissi sull'orlo dell'esasperazione.
-cosa dici?- ribadì lui.
-pensi sia stupida? l'ho capito che ami Jaz, l'ho capito che non te ne frega niente di me.-
-io non amo Jaz.- urlò.
Quelle parole shockarono sia me che lui. 
-ho visto come la guardavi oggi.-
-e come la guardavo?- chiese lui come se volesse spiegazioni.
-ti piace proprio farmi del male, vero?- stavo per scoppiare a piangere, ancora, ma fortunatamente arrivò David.
Chiusi la porta dietro le spalle e andai verso la sua macchina.
-ora te ne vai?- gridò lui.
Non risposi.
-brava, scappa, tanto è l'unica cosa che sai fare.- disse mentre richiusi lo sportello della macchina.
-che succede?- chiese David.
-niente, puoi andare.- dissi baciandogli la guancia.

-siamo arrivati.- sorrise.
Eravamo in una piazzetta poco distante dal centro.
Scendemmo e mangiammo un panino.
-la festa di ieri è stata davvero bellissima- sorrise.
-lo so.- sorrisi anche io. 
-sei triste El?- disse leggendo nei miei occhi un filo di malinconia.
Lui era un po' come me con Justin.
Lui tralasciava sentimenti mentre parlava, io li raccoglievo per terra e li studiavo, li approfondivo e li capivo. 
-niente- finsi un sorriso.
-sicura?- disse premuroso.
-si.- gli feci l'occhiolino.
Scoppiammo a ridere.
-ti riaccompagno a casa?- chiese lui mentre camminavamo.
-no, andiamo in un bar- proposi.
-okay- sorrise lui.
Entrammo in un bar poco lontano, non era molto affollato e la cosa mi piaceva.
-è calmo qui.- affermò.
-così è più bello.- continuai io.
-infatti.- sorridemmo insieme.
Prendemmo posto davanti al bancone e ordinammo da bere.
Parlammo per ore, poi notammo che si era fatto tardi, e, completamente ubriachi, uscimmo dal bar.
Mamma mi avrebbe fatto a pezzi, era come se in quell'ultimo periodo non riuscissi a non combinare casini, ma nonostante tutto l'alcool mi faceva sorridere.
Sorridevo, ma a cosa?
Alla vita incasinata che avevo? A Justin che si era comportato da coglione? A Jaz che si era preso l'unica cosa bella che mi era capitata dopo la morte di papà? O a David? A quel ragazzo dal cuore d'oro che quella sera si era preso cura di me come un migliore amico?
Scelsi l'ultima opzione e l'abbracciai.
-a cosa devo quest'abbraccio?- chiese mentre cercava di reggersi.
Barcollavamo tutti e due, ma ridevamo, ridevamo non perché eravamo felici, semplicemente perché era come se ci aspettassimo da anni.
-a questa bella serata.- sorrisi.
-sei fantastica El.- disse lui.
Mi avvicinai e lo baciai.
Le sue labbra erano dolci e morbide, sapeva di more e lamponi e odorava di vaniglia, ma non erano come quelle di Justin.
-le tue labbra sono spettacolari- disse mentre si sdraiò a terra ormai completamente preso dall'alcool.
Stavo per dargli una mano quando caddi su di lui. 
Incontrai i suoi occhi e vidi il dolore impadronirsene.
-ma lo sai che ti amo?- disse sorridente.
Restai in silenzio non sapendo che rispondere quando sentii qualcuno sollevarmi di peso e prendermi in braccio. 
Mi voltai mentre il sangue mi si gelava nelle vene.
Vidi il suo sguardo e trovai i suoi occhi iniettati di sangue, era Justin.
-che cazzo vuoi?- dissi scendendo da lui e spingendolo via.
-devi smetterla di combinare cazzate- gridò. 
-sei tu che devi smetterla di stare nella mia vita.- gli urlai contro.
-ora devi dirmi che significa quello che mi hai detto oggi- 
-niente.- gridai mentre la testa girava.
-ah si?- mi prese in braccio e, dopo aver camminato per un lungo tratto, mi buttò in un laghetto.
-che ti salta in mente?- urlai arrabbiata mentre cercavo di uscire dall'acqua.
-devi dirmi che cosa intendevi.- gridò lui.
Uscii dall'acqua e mi avvicinai a lui.- vuoi davvero saperlo?-
Lui annuì col capo.
-l'ho visto scritto nei tuoi occhi che tu la ami e io ti odio, ti odio perché mi stai solo usando.- 
-non ti sto solo usando.-
-i tuoi occhi non dicono questo.-
-i miei occhi non dicono mai tutta la verità- si avvicinò lentamente e poggiò le sue labbra sulle mie.
-ma le miei labbra si- sorrisi.
Mi ero innamorata di lui e credevo a tutti i suoi stupidi giochetti, ma era così dannatamente bello e dolce.
-voglio solo dirti- fece una pausa e posò il suo sguardo su di me. - non tutto quello che vedi rappresenta la verità-

**
Allora, fa schifo e lo so, ma nella parte iniziale mi andava di mettere un po'
di pensieri di El.
Allora, Justin ha le idee incasinate (?) e sta a voi
scoprire che succederà e chi sceglierà, sempre detto che sceglierà qualcuno.


Lo so che l'ho postato un po' in anticipo rispetto agli altri,
ma mi avete lasciato 10 recensioni fantastiche e, 
siccome siete davvero meravigliose, ho deciso di postarlo prima.


Spero vi piaccia e, magari, in una vostra recensione.

 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** ''sono tutte le tue piccole'' ***


Capitolo 17. ''sono tutte le tue piccole''

Scesi da lui. -che ci fai tu qui?-
-sono qui con Jaz. dopo che sono andata via da casa tua vi ho 'seguiti' e ho visto eravate qui, così l'ho invitata per vedere cosa facevate e quando siete entrati in quel bar sapevo avresti combinato qualche cazzata.-
-sei il mio angelo protettore, Bieber?- chiesi sorridente.
-si.- sorrise baciandomi.
Mi staccai dalle sue labbra. -e Jaz?- chiesi andando nel panico.
-è al bar, le ho detto di aspettarmi li un attimo.-
-va da lei.- gli dissi.
-non posso lasciarvi qui, siete entrambi ubriachi- disse lui premuroso.

Justin's point of view.

Era strano come quella ragazza, nonostante fosse ubriaca, riuscisse a gestire le situazioni o fare cose che, in genere, gli ubriachi non riescono a fare.
-ce la caveremo- disse lei abbracciandomi.- ora va da lei.- mi schioccò un bacio sulla guancia.
-Ellie- dissi prendendola in braccio.- non se ne parla, vi accompagno io.-
Lei si aggrappò a me e protestò come una bambina -ma c'è Jaz qui.- sbuffò.
-non importa, le diremo che ti ho trovata qui ubriaca e che vi riaccompagno io a casa.- dissi accarezzandole i capelli.
Entrai nel bar con ancora Ellie in braccio e, trovata Jaz, le dissi ciò che era successo.
-fuori c'è David, lascio Ellie nella sua macchina e, mentre io lo reggo, tu stai con lei.- le dissi aprendo la macchina di David.
Non avevo la macchina ma avevo la patente, li avrei riaccompagnati io a casa.
Posai Ellie sul sedile posteriore della macchina e Jaz restò con lei.
Se in quel momento mi avessero chiesto chi avrei scelto tra le due, non avrei saputo scegliere.
Erano tutte e due bellissime, c'era un'unica differenza.
Jaz era bella e sicura di se. Ellie era bellissima ma triste.
Forse era per questo che il destino ci aveva fatti incontrare. Forse era proprio per questo che, tra le tante ragazze possibili, Chaz, anche se inconsapevolmente, aveva scelto Ellie per questa scommessa.
Riuscivo a vedere la felicità in ogni suoi abbraccio e la malinconia in ogni suo 'mi stai solo usando'.
Era come se fossi stato scelto per essere il suo angelo custode, come se la festa fosse stata un'occasione per prendermi cura di lei.
Aveva sofferto così tanto, e non meritava tutto questo dolore, e forse io ero una 'via d'uscita dal mondo' per lei.
Eppure anche lei, da quando era arrivata, aveva fatto tanto per me.
Ero cambiato molto, e, se me l'avessero chiesto, non sarei riuscito a stare un giorno lontano da lei.
Era come se ogni secondo passato lontano da lei, fosse un secondo che avrei potuto vivere in un altro modo.

Trovai David nello stesso punto in cui l'avevo lasciato e lo aiutai ad arrivare fino alla macchina.
Accompagnai prima Jaz, poi David e infine Ellie, anche se sarei dovuto tornare a casa di David.
-c'è tua mamma?- chiesi prima di suonare.
-no, aveva il turno di notte.-
-hai le chiavi?- le chiesi reggendole il viso perfettamente illuminato dal chiarore della luna.
-si, sono nella borsa.-
Rovistai un po' e dopo qualche tentativo le trovai.
Aprii la porta, entrai e, richiudendo la porta, la portai al piano di sopra.
Le tolsi le scarpe e la misi sotto le coperte.
Odorava di alcool, ma non era lo stesso odore di Carly, no, il suo era alcool mischiato alla malinconia, all'amore e alla riconoscenza ed era piacevole..
Lasciai un bacio all'angolo della sua bocca. -ciao piccola- le dissi alzandomi dal suo letto.
-sono tutte le tue piccole.- disse lei strofinando gli occhi per il sonno.
-no, tu non sei la mia piccola.-
-e allora cosa sono?- chiese lei curiosa.
-sei il mio amore- dissi come se niente fosse.
Lei era il mio amore? Ero ubriaco o cosa?
Era forse colpa del sonno, della serata passata o del cuore che accelerava di un battito ad ogni suo sorriso?
-anche tu sei il mio amore, Justin- disse lei chiudendo gli occhi.
Sorrisi alla sua affermazione, poi uscii di casa e ripensai a cos'era appena successo.

Ellie's point of view.

Un odore alcool e un profumo di fragole mi invasero le narici.
Justin, era stato lui a riportarmi a casa.
Era il mio angelo custode o cosa?
Sentii mamma richiudere il portone di casa, guardai l'orario, erano ancora le sei.
Salii in camera e appena entrò mi lanciò un'occhiata.
Sentiva l'odore dell'alcool ed io ero nei casini.
E ora?


**

Prima di tutto, voglio scusarmi perché è corto e fa tremendamente schifo,
so che ultimamente lo dico spesso, ma questo fa più schifo di tutti gli altri
messi insieme.


Che dire, stavolta ho fatto un capitolo dove prevale il punto
di vista di Justin, volevo che sapeste un po' come la pensa,
anche se, ha le idee un po' confuse.

Si è bevuto il cervello o cosa?

In ogni caso, qualche capitolo più in la troverete molto frequentemente:

''[..]Puzzavo di alcool.
Fragole, quello era l'odore di Justin, fragole''



Allora, è preso dal capitolo 14, e non troverete questa frase,
ma questa frase riassume molto della storia.

Voi cosa pensate significhi? Mi farebbe piacere sapere che idea vi siete fatte o
che idea vi ha fatto venire in mente la frase sopra.


Inoltre, volevo ringraziarvi per le 12 recensioni del capitolo 16,
davvero, non me le sarei aspettate, e per di più
sono tutte bellissime, del resto come gli altri capitoli.

Non so quanto ancora ve lo ripeterò, ma so per certo che non renderà mai l'idea,
grazie, perché sapere ciò che pensate della storia e\o del singolo capitolo
per me è tantissimo, ci sto mettendo tutta me stessa e sapere che l'apprezzate
mi fa più che piacere.
Poi quando mi lasciate recensioni tipo chilometriche dove mi riprendete anche certe frasi,
io tipo per poco non piango (?).
Davvero, grazie.


Spero vi piaccia e, magari, in una vostra recensione.

Alla prossima.

Conto su di voi :).


Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** ''per sempre?'' ***


Capitolo 18. ''per sempre?''

-Ellie- gridò lei.
Strofinai gli occhi -si?- dissi come se niente fosse.
Avevo fatto una gran cazzata.
-si? rispondi con un si?- urlò per la seconda volta. -ti avevo detto che non volevo che bevessi, e tu cosa hai fatto? ti sei ubriacata.- sbottò. 
-ero arrabbiata- dissi con la voce ancora un po' roca.
Mi alzai dal letto e mi diressi verso il bagno.
-questo significa che puoi ubriacarti ogni volta che sei arrabbiata?-
-no, ma..- feci una pausa, cosa potevo inventarmi?
-ma cosa? per due settimane resterai a casa e uscirai solo per andare a scuola.-
-ma scherzi?- dissi urlando.
-no, sono seria. davvero Ellie, hai raggiunto il limite, mi sembra di averti cresciuta bene e non tollero che ti comporti come una di quelle figlie senza educazione, cosa penserà la gente?-
-è questo che ti preoccupa, mamma? cosa pensa la gente? non me ne frega niente della gente, ho diciassette anni e posso fare quello che voglio.-
-tuo padre non penserebbe questo.-
Adesso aveva davvero toccato il fondo. -ah si? e allora cosa avrebbe voluto? che restassi in casa ogni fottutissima sera a fare la brava ragazza? tu non sai cosa avrebbe voluto papà, e di certo non lo so nemmeno io, ma nessun genitore vorrebbe questo per i propri figli.- 
-tu non devi fare la brava ragazza Ellie, tu lo sei, e se queste due settimane a casa non serviranno, ti manderò a New York da tua nonna e ci resterai fino alla fine dell'anno scolastico, e magari ti giochi anche Londra in estate- disse lei con tono autoritario.
Uh, mi gioco Londra? 
-non puoi farlo.- ribattei io riferendomi alla storia di New York. 
-chi te lo dice? io sono tua madre e io decido.- 
'fanculo' pensai io. 
Stava per uscire dalla stanza quando tornò a parlare -ah, e sia chiaro, tu non uscirai, ma nessuno verrà qui.- sorrise.
Quel sorriso poteva anche evitarselo. 
Stavo per ribattere quando uscì e chiuse la porta. 
Mi avrebbe isolato dal mondo? 

-ehi- disse Jaz sulla soglia della porta.
-ehi- dissi entrando con lei a scuola.
-va meglio?- chiese lei. 
-mmm, si.- 
-eri totalmente ubriaca, se Justin non ti avesse trovata non penso sareste tornati a casa- affermò lei.
-già.- sospirai.
-a proposito, perché eri bagnata?- 
Già, perché ero bagnata? Pensai ad una scusa e senza riflettere risposi. - sono caduta in un laghetto la vicino. -
-ah. -annuì.
Restammo in silenzio, ultimamente non avevamo molto di cui parlare, da quando Justin mi aveva baciata, la sentivo distante anni luce, come se non fosse più la mia migliore amica.
-ieri Justin mi ha portata a mangiare fuori.- ruppe il silenzio.
-mi fa piacere.- finsi un sorriso. 
-non vuoi sapere cosa è successo?- 
-cosa è successo?- le chiesi quasi fosse un obbligo. 
-mi ha quasi baciata. - disse lasciandosi scappare un urletto.
Sgranai gli occhi. -sul serio?- 
-si- sorrise lei. 
-e cosa ha fatto di preciso?- chiesi quasi arrabbiata.
-beh, si è messo a fissare le mie labbra.-
-e?- 
-e niente.-
Wow, fissare le labbra di qualcuno significa 'quasi baciare' qualcuno? 
Lentamente sentivo di iniziare ad odiarla.

-Son forse un poeta? 
No, certo. 
Non scrive che una parola, ben strana, 
la penna dell'anima mia: 
"follia". 
Son dunque un pittore? 
Neanche. 
Non ha che un colore 
la tavolozza dell'anima mia: 
"malinconia". 
Un musico, allora? 
Nemmeno. 
Non c'è che una nota 
nella tastiera dell'anima mia: 
"nostalgia". 
Son dunque... che cosa? 
Io metto una lente 
davanti al mio cuore 
per farlo vedere alla gente. 
Chi sono? 
Il saltimbanco dell'anima mia.
- lessi ad alta voce, seduta sul muretto davanti a scuola mentre aspettavo che mia mamma arrivasse.
Sentii due braccia cingermi i fianchi. -che leggi?- chiese Justin.
-potrebbero vederci.- arrossii.
-sono andati via tutti.- sorrise prendendo posto accanto a me.
Sospirai. -è una poesia italiana.- 
-e cosa ci fai con un libro di poesie italiane?- chiese lui baciandomi la guancia.
Un brivido mi percorse la schiena.
-me l'ha regalato mia nonna prima di trasferirsi a New York.- sorrisi. 
-c'è una dedica.- disse lui notando la scrittura in rilevanza che si notava appena nella copertina.
Annuii come per fargli capire che non si sbagliava.
-posso leggerla?- chiese curioso.
-certo.-
C'era scritto 'alla mia piccola. so che la distanza fa male, so che ci mancheremo l'un l'altra, ma io sarò sempre con te, ovunque tu sia. questo non è un regalo, è un ricordo. tienilo con te e leggilo ogni volta che ti senti sola o sei triste. io sono con te, sempre e ovunque. -nonna'
-ti senti sola?- disse lui accarezzandomi il braccio.
-un po'.-
-ma sai che ci sono qui io con te?- era già la seconda volta che me lo ripeteva.

''Si sedette accanto a me sull'erba. Io non dissi niente.
-io sono qui, lo sai?- chiese.
-adesso lo so- ammisi. Non avrei immaginato me l'avrebbe mai detto.''


-ci sarai per sempre?- gli chiesi poggiando la mia fronte sulla sua.
-ci sarò finché lo vorrai-
-e se lo vorrò per sempre?-
-ci sarò per sempre.- sorrise.
Poggiai le mie labbra sulle sue, e riuscii a sentire l'adrenalina scorrermi nelle vene come non mai.
-Jaz mi ha detto che l'hai quasi baciata.- dissi concludendo quel bacio. 
-io?- chiese lui. 
-si, tu.-
-non è vero.- negò lui.
-sicuro?-
-certo che si. cosa avrei fatto per baciarla, o quasi?- chiese lui.
-le hai fissato le labbra.- 
-e significa baciare una persona?- 
-no.- sorrisi. 

Justin's point of view.

La conversazione di quel mezzogiorno mi aveva fatto riflettere molto. 
ci sarò per sempre?' mi chiesi. 
Qual'era la risposta?
 
**

Allora, ecco a voi il capitolo 18, non è un granché,
ma ho voluto mettere una poesia che mi piace tantissimo. 

In ogni caso, se devo essere sincera, penso che questi capitoli
lascino molto a desiderare.
Se la storia non vi piace, per favore, siate sincere, perché così la modifico,
o al massimo la elimino.


Spero in una vostra recensione, in questo capitolo ci tengo molto,
voglio sapere cosa ne pensate davvero e se è il caso di continuare oppure no.

 
Alla prossima.

Conto su di voi :).
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** ''quale differenza?'' ***


Capitolo 19. ''quale differenza?''

Che dici Justin? Che dici.
Che si fottano Ellie e tutto il resto, Chaz ha vinto la scommessa con Jason ed è questo quello che conta, ora deve lasciar Jaz in pace.
-che ti prende?- chiese Chaz. 
-scusa, pensavo.- 
-a Ellie?- 
-no, a Jaz.- 
-allora lasci Ellie?-
-certo, oggi hai scattato la foto?- chiesi curioso. 
-ovvio. oggi la faccio vedere a Jason.- sorrise.- quando tutto questo sarà finito voglio trasferirmi a New York.- 
-cosa?- chiesi io. 
-si, mi trasferisco.-
-e mi lasci qui?- 
-vieni con me.- disse lui ovviamente senza intenzione di cambiare idea.
-non posso.- 
-perché?-
-perché qui c'è Jaz, e anche se mia madre è morta qui c'è la mia famiglia.- 
-preferisci Jaz a me?- 
-preferisci New York a me?- ribadii io.
-non è la stessa cosa.-
-infatti. io dovrei rinunciare ad una persona, tu ad una città.- dissi arrabbiato.
-Justin.- 
-no, niente Justin.- dissi alzandomi e uscendo di casa.
Quella sera Chaz sarebbe andato da Jason e tutto sarebbe finito.
Dovevo lasciare Ellie, dovevo dirle la verità, dovevo andare da Jaz, dovevo stare con lei, ma tutto questo sarebbe stato così semplice? 

-Justin- sentii una voce dietro di me.
-si?- era Carly.
-che ci fai qui?- 
-non posso nemmeno camminare ora?- chiesi abbastanza nervoso. Ultimamente quella ragazza mi irritava molto.
-non intendevo questo..- 
-allora cosa?-
-lascia perdere.- disse avvicinandomi a lei e poggiando la sua testa sulla mia spalla.
Non puzzava d'alcool, strano.
-che hai?- 
-niente, voglio solo stare con te.- 
-non posso.- dissi seccato.
-sicuro?- disse lei attaccando lee sue labbra alle mie e posando le mie mani sul suo seno. 
-andiamo.- dissi io.
Ed ecco che Carly vinceva, ancora.

Ellie's point of view.

Ero riuscita ad uscire fingendo di dover fare una ricerca con Jaz.
-entriamo qui?- chiese indicandomi un negozio che ci piaceva molto. 
In quel momento la sentivo vicina più che mai.
Quella mattina l'avevo quasi odiata e ora sentivo che io senza di lei ero niente.
Era il mio punto di riferimento da quando avevamo tre anni e il solo pensiero di smettere d'essere sua amica mi faceva star male.
Ma con Justin? Cosa dovevo fare? 
Jaz o Justin? Chi dovevo 'scegliere'?
-okay- le risposi tornando alla realtà. 

-sono soddisfatta- disse lei mentre camminavamo verso casa mia. 
-anche io.- sorrisi. 
-era tanto che non passavamo un pomeriggio insieme.- disse lei con un filo di nostalgia.
-è vero.-
-devo dirti una cosa El.- disse per poi sospirare.
-cosa?- chiesi curiosa.
-sei cambiata.- disse guardando sempre dritto davanti a noi.
-in che senso cambiata?- mi fermai di colpo. 
-nel senso che ho l'impressione che non vuoi più essere mia amica. ogni volta che ti chiedo di uscire hai sempre impegni, se ti parlo o ti dico qualcosa che mi rende felice rispondi come se fosse un obbligo.-
-che dici Jaz? scherzi?- dissi sentendo una stretta allo stomaco. -sei la mia migliore amica e ho bisogno di te. tu sei indispensabile e togliti dalla testa queste idee. in questo periodo è solo che le cose non vanno molto bene. papà non c'è più, mamma mi ha detto che quest'estate vado a Londra per uno stage di 3 mesi da uno degli avvocati più famosi d'Inghilterra, io riesco a combinare solo casini e non so più che fare. scusami tanto.- dissi mentre trattenevo le lacrime.
-io sono qui Ellie e non voglio che te ne dimentichi.- mi abbracciò.
-ti voglio bene Jaz.- dissi mentre le lacrime scendevano libere sui nostri visi.
-anche io te ne voglio, tanto.- 

-mamma- dissi aprendo la porta di casa.
Vidi delle valigie, partiva?
-mamma, perché queste valigie?- dissi togliendo la giacca ed entrando in cucina.
SORPRESA DELLE SORPRESE.
-tesoro mio.- disse la nonna venendomi incontro.
-nonna.- gridai entusiasta abbracciandola.
Erano due anni che non la vedevo. Al funerale di papà non era potuta venire a causa di alcuni problemi di salute.
-che ci fai qui?- sorrisi felice.
-non sei felice di vedermi?- 
-ma scherzi? mi sei mancata tantissimo.- dissi sedendomi.
-come stai?- 
-bene..- dissi un po' incerta.
-ti manca tanto papà, vero?- disse con un filo di malinconia.
-tantissimo nonna, tantissimo.- dissi cercando di non piangere.
-anche a me manca tanto.- disse triste.- ma lui è sempre con noi.- accennò un sorriso al suo ricordo.
-già.- dissi. 
Mi girai e vidi mamma asciugarsi le lacrime, era una donna forte, ed era vero, ma anche lei aveva bisogno di piangere.
-tu invece? come stai?- dissi cambiando discorso. 
-meglio.- sorrise.
-quanto ti fermi qui?- chiesi sperando di poter passare del tempo con lei.
-alle 10 parto di nuovo.-
-non ti fermi nemmeno un po'?- chiesi confusa. Allora perché era venuta? 
-no.-
-allora come mai sei venuta?-
Lei lanciò un'occhiata a mia mamma e capii subito ciò che la portava qui.
-Ellie, vai a stare due settimane dalla nonna.- disse mamma.
-cosa? perché?- dissi alzandomi di scatto.
-perché forse ti farà bene cambiare aria.- 
-che dici? io non ci vado la.- 
-perché no? almeno stai un po' con la nonna.- disse lei. Nonna non aprì bocca.
-perché io non ci voglio andare.- 
-invece ci vai.- urlò lei sull'orlo dell'esasperazione.
-no, te lo sogni.- gridai uscendo di casa.
Non poteva comportarsi così, non poteva.
Aveva detto che mi avrebbe mandato a New York solo se avessi combinato altri casini e io non avevo fatto niente, quindi voleva evidentemente sbarazzarsi di me, ma no.
Io non ci vado a New York. 
Camminai per un po', fin quando svoltando l'angolo intravidi Justin, baciava Calry.
Dopo che i miei occhi ebbero incontrato i suoi, la vista si appannò. Stavo per correre via quando mi bloccò per il polso.
-Ellie io..- 
-cosa Justin? cosa?- gridai infuriata.

Era tutto contro di me, TUTTO.
-non è come pensi.- 
-allora com'è? spiegamelo, allora com'è?- dissi iniziando a camminare.
-stavo con lei solo perché dovevo schiarirmi le idee.- 
-bene, allora fa diventare le tue idee bianche, non mi interessa più niente di te.- urlai.
-che dici Ellie?- 
-dico che per me puoi anche scoparti tutta l'America.- 
-ah si? allora grazie, mi hai evitato la fatica di mollarti.- gridò lui.
Mi fermai di scatto e lo guardai negli occhi. -cosa?- 
-niente.-
-cos'hai detto Justin?-
-niente.- urlò lui. 
-dimmi cosa cazzo hai detto.- gridai fuori di me.
Tutto andava male, tutto.  Mi sentivo fragile, ora più che mai.
-che tanto dovevo lasciarti. tu non sai la verità.- 
-quale verità?- 
-sono stato con te solo per scommessa, dovevo solo scoparti.- 
-vuoi dire che era tutto un gioco?- 
-si, era tutto un gioco.-
-erano tutte cazzate quelle che mi hai detto?-
-si, dimenticati di tutte quelle stronzate poetiche.-
-sai che ti dico Justin? anche io stavo giocando, ma c'è un'unica differenza.-
-quale differenza?- chiese lui.
-giocavamo entrambi, solo che tu ci hai creduto, io no.- dissi per poi andarmene.
-vaffanculo Ellie.-

Non risposi. Le lacrime bruciavano sul mio volto.
Tornai a casa e prima che mamma o nonna potessero aprir bocca dissi -vado a New York.- poi mi gettai a terra in un mare di lacrime.

**

Eccomi qui (?).
So che è una settimana che non posto niente, ma ho dovuto pensare a qualche colpo di scena.
Fa un po' schifo, lo so, ma è l'unica cosa che mi è venuta in mente.
Ho visto che la storia stava iniziando ad annoiarvi e quindi ora ho deciso di cambiare qualcosa,
anche se non ho ancora le idee del tutto chiare sul continuo.

Spero davvero che mi piaccia, e spero anche che mi diciate
cosa ne pensate dei cambiamenti, anche se non molto evidenti, 
presenti in questo capitolo.


Aspetto vostre recensioni.

 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** ''benvenuta New York'' ***


Capitolo 20. ''benvenuta New York''

Eravamo sull'aereo che avrebbe portato me e nonna a New York.
La notte non avevo chiuso occhio, avevo pianto, solo pianto, ma d'altronde, era l'unica cosa che mi riusciva nell'ultimo periodo.
-quanto resti?- chiese nonna facendomi sussultare.
-non saprei, ma quanto più a lungo possibile.- 
-cos'è successo tesoro?- chiese carezzandomi una guancia.
-niente nonna, niente.- chiusi gli occhi e feci finta di niente, non ero in cerca di domande e quindi non avevo nemmeno voglia di dare spiegazioni.
Ripensai a Justin, a quanto mi aveva detto la sera prima, e le lacrime iniziarono a farmi tornare la Ellie debole.
Mi alzai di scatto e andai in bagno. Mi sciacquai la faccia e guardai la mia immagine riflessa sullo specchio.
Era così che volevo essere? Era così che volevo sentirmi?
Mi ero ridotta così, e tutto questo in poche settimane.
Avrei dovuto sapere che era tutto uno scherzo, si, avrei dovuto.
Le lacrime iniziarono di nuovo a scorrere sul mio viso, e non ce la facevo più.
Con il dorso della mano bloccai il loro percorso.
Sarei stata diversa dalla Ellie di sempre, volevo e dovevo.
Basta alle lacrime, basta al trucco colato, basta al cuore spezzato, basta ai vestiti sporchi d'odio e di dolore.
Basta con tutto questo.
Da quel momento in poi avrei cambiato vita, e, chissenefrega di Justin.
Vivo anche senza lui.

-benvenuta New York- dissi sforzandomi di sorridere, ero una nuova Ellie, giusto? Allora quello sarebbe stato il prezzo da pagare.
Finti sorrisi, finta felicità, ma era così che dovevo fare.
Era bastato poco per far si che Justin si prendesse gioco di me, e ora non ero più disposta a permettere alle persone di giocare con i miei sentimenti.
Ora sarei stata io a giocare con i loro.
Volevano tutti il mio dolore, ma da quel momento in poi sarei stata io a prendermi gioco di loro.

Io e nonna salimmo su un taxi che ci portò in un palazzo molto lussuoso. 
-è qui che vivi adesso?- chiesi meravigliata.
-si, ventiduesimo piano.- sorrise lei.
Immaginavo già quella casa come una reggia, e mi sbagliavo di poco, era molto più di una reggia.
-ma è bellissima.- ammisi appena dentro.
-dicono tutti così.- si vantò nonna.
Ridemmo insieme.
-va a fare una doccia, alle valigie ci penso io.- disse dolcemente nonna.
Amavo il modo in cui si prendeva cura di me.
Dopo che nonna m ebbe indicato la mia stanza, con il rispettivo bagno in camera, entrai e, aprendo l'acqua e togliendo i vestiti, mi misi sotto il getto d'acqua tiepida che mi tolse via per qualche momento tutti i pensieri di dosso, ne avevo proprio di bisogno.

Uscita dalla doccia, mi vestii e avvolsi i capelli in un turbante, dopo chiamai mamma. 
-pronto tesoro.- disse mamma dall'altra parte della cornetta.
-ehi mamma.-
-com'è andato il viaggio?- 
-bene, ora sono a casa, o meglio dire, alla reggia, di nonna.-
Sorrise alla mia affermazione.
-come stai?- le chiesi. 
-bene.- disse un po' malinconica.
Il fatto d'averla lasciata sola mi faceva sentire in colpa, ma ne avevo di bisogno.
Dovevo andarmene da li, prima che le cose peggiorassero.
Avevo bisogno di una vacanza e nonna era arrivata nel momento più opportuno. 

-perché non esci un po'?- disse nonna sparecchiando.
-sola?- 
-c'è una ragazza molto simpatica al piano di sopra, perché non fai conoscenza con lei e uscite un po' insieme? può farti fare un mezzo giro di New York.- 
-okay.- dissi andando in camera.
Indossai degli jeans a sigaretta, una maglia bianca e un cardigan bucherellato nero, ovviamente le mie solite francesine.
Presi la borsa di chanel e uscii di casa.
Al contrario di quanto mi aveva detto nonna, non andai dalla ragazza al piano di sopra, ero troppo timida per andare a chiederle di venire con me.
Salii in ascensore e premetti il tasto 1, dopo pochi piani l'ascensore si fermò di nuovo e una ragazza abbastanza alta, poco più di me, entrò.
-ciao.- sorrise.
-ciao.- ricambiai il sorriso.
-devi essere la nipote della signora al ventiduesimo piano.- sorrise lei.
-si, come fai a saperlo?-
-mi avevano avvisato che sarebbe venuta sua nipote, e siccome non ti avevo mai visto prima ho capito subito che eri tu.- 
Sorrisi. - tu? chi sei?-
-abito al piano sopra di lei.-
Risi alla sua affermazione.
-perché ridi?- 
-perché mi aveva detto di venire da te, ma siccome sono troppo timida, ho pensato fosse meglio di no.-
Scoppiò a ridere anche lei. 
-piacere, Allison.- sorrise.
-Ellie.- sorrisi a mia volta.
-e cosa ti aveva detto di preciso?- chiese lei.
-che mi avresti portato a fare un giro.- 
-allora andiamo.- sorrise.
-no, non mi sembra il caso.- 
-perché no? stavo giusto uscendo.- 
-sola?- 
-si, avevo intenzione di andare in qualche pub.- 
-allora andiamo.- 
-pronta a vivere la serata più bella della tua vita?-
Annuii.

**

Sono tornata col capitolo 20, spero davvero vi piaccia.

Scusate se ultimamente non ho postato molti capitoli.

Quante di voi sono state al concerto ieri?

In ogni caso spero in una vostra recensione.

Alla prossima.

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** ''è andata a New York?'' ***


Capitolo 21. ''è andata a New York?''

Non pensavo che quel 'si' potesse cambiare tutto.
Erano già passate due ore, avevamo cambiato 5 pub, e in ogni posto in cui ci fermavamo ci scolavamo tre o quattro birre.
Avevamo già bevuto una ventina di birre, qualche bicchiere di chupito e una bottiglia di vodka.
Questa ragazza sapeva spassarsela.
Quando entrammo in un pub chiamato 'make a wish' riuscivo a stento a reggermi e mi sentivo una Ellie completamente diversa.
Non ero più la Ellie che rispettava le regole e che quando non lo faceva si sentiva in colpa, non ero più la Ellie che dopo un paio di birre metteva fine a quella straziante sensazione di piacere mischiato alla nausea, non ero più la Ellie che tutti consideravano una diciassettenne poco cresciuta, no.
Ero Ellie, una nuova Ellie. Una Ellie che non ha paura di ciò che la gente pensa di lei, una Ellie a cui non importa delle regole e dei limiti, ed era proprio questo che volevo diventare.
-ciao bambola.- disse un ragazzo sulla ventina che mi guardava da quando eravamo entrate in quel locale.
-ciao.- dissi mentre il rumore frastornante della musica mi rimbombava in testa.
C'era puzza di alcool e il mio odore si era mischiato a quello di tutti gli altri la dentro. 
-come ti chiami?- 
-Ellie.- 
-che bel nome, Ellie. la mamma lo sa che sei qui?- chiese ironico.
-e il paparino lo sa che gli hai fregato la macchina per venire ad ubriacarti?- chiesi senza muovere un muscolo o tralasciare sentimenti. 
Se voleva la guerra, l'avrebbe avuta.
-ehi, calma piccola, stavo solo scherzando.- disse chiaramente irritato.
-anche io.- feci un finto sorrisino e andai a sedermi su un divano.
-Kyle.- affermò lui porgendomi la mano sorridendomi.
-sai già il mio nome.- sbuffai.
-scusa per prima, amici?-
Perché, eravamo già diventati amici?
-amici.- dissi confusa, dopodiché iniziammo a ballare.

Justin's point of view.

Chaz mi aveva prestato la macchina e stavo guidando verso casa di Jaz.
Le avrei detto tutto. 
Arrivato, scesi dalla macchina e suonai al campanello. 
Mi aprii Jaz in tutta la sua bellezza. Indossava un vestito nero, delle scarpe bianche e sfoggiò uno dei suoi sorrisi più belli.
-ehi Jei.- sorrise lei incitandomi ad entrare.
-Jaz.- le sorrisi io.
Avrei dovuto sentirmi in colpa per il modo in cui avevo trattato Ellie, ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che anche lei stava giocando con me.
Io avevo mentito a lei, ma lei aveva mentito a me, e aveva perfettamente ragione, io ci avevo creduto al suo gioco.

-Jaz devo dirti una cosa.- dissi mentre guardavamo uno dei nostri film preferiti.
-anche io. vai prima tu.- sorrise lei voltandosi verso di me.
E proprio mentre stavo per dirle ciò che provavo veramente, sentivo il cuore battermi forte e lo stomaco richiudersi.
-Justin?- 
-dillo prima tu.- dissi io sussultando.
-sapevi che Ellie è andata a New York?- disse lei felice.
Cosa? Ellie era andata a New York? Per quale ragione? 
Era una fifona, una fottutissima fifona.
Stava scappando, scappava da me.
-ah.- dissi io.
-vai tu ora.- disse lei.
-Jaz io.- sentii le parole morirmi in gola e quando stavo per dirle tutto scappai via. Quello che mi aveva appena detto mi aveva sconvolto, e non poco. 
Dovevo chiamare Ellie. 

Ellie's point of view.

-vuoi?- disse porgendomi una sigaretta.
-okay.- dissi io. 
Non avevo mai fumato prima d'ora, ma nuova vita, nuove esperienze.
Lui mi porse il pacchetto, io ne presi una e dopo averla accesa sentii il cellulare squillare.
-si?- dissi senza guardare il display del cellulare per vedere chi mi chiamava.
-che cazzo fai Ellie?- la voce di Justin risuonò dall'altra parte del telefono e rabbrividii al sentirlo.
Restai ferma immobile, senza fiatare.
-Ellie, rispondi.- urlò lui.
-che vuoi ancora? cosa vuoi ancora da me?-
-perché sei scappata?-
-non sono scappata.- gridai io come se l'avessi davanti.
-invece si, sei scappata.-
-e da cosa sono scappata?-
-da me Ellie, da me.-
-dimmi cosa vuoi Justin, dimmi cosa vuoi.-
-dimmi perché te ne sei andata.-
-non ti è abbastanza chiaro?-
-no, devi dirmi perché te ne sei andata.- 
-vaffanculo Justin.- dissi per poi staccare.
Sussultai vedendo la mano di Kyle asciugarmi le lacrime. 
Stavo piangendo, ancora.
-che succede piccola?- disse lui stringendomi a se.
Strinsi più forte la presa e gli stampai un bacio sulla guancia.
-vai via?- mi chiese.
-si.- dissi io cercando di tornare ad avere il respiro regolare.
-dove vivi?- 
Gli scrissi il mio numero di telefono su un foglietto, poi girai e me ne andai.
Il passato era tornato dopo nemmeno 24 ore da quando me ne ero andata. Ma quello non era il passato, era semplicemente la mia paura più grande.


**

Il capitolo 21 è qui, signori e signore.

Scusate per il ritardo e scusate se fa schifo, ma non ho molto tempo per ora 
e questi sono i risultati. 

Devo dire che i primi capitoli mi piacevano molto di più, 
ma non voglio fare qualcosa di deprimente,
mi piacerebbe alternare bei momenti a momenti più tristi.

Che ne dite della paura di Justin di dire tutto a Jaz?

E della nuova Ellie? Cosa ne pensate.

Spero in una vostra recensione.

E,
grazie per le recensioni che mi lasciate, davvero, grazie.
 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** ''dove sei?'' ***


 

Capitolo 22. ''dove sei?''

-Ellie.- gridò Allison. 
Stavo buttando giù le lacrime, non volevo piangere, sarei stata forte, senza Justin, senza Jaz, senza nessuno.
-si?- mi girai come niente fosse.
-dove vai?- eravamo fuori da quell'inferno di alcool e droga, ma il nome era carino. 
'make a wish'.
-prima di andare avrei espresso un desiderio.- pensai.
-che fai Ellie? hai fumato qualcosa?-
-no, scusa.- dissi ripensando alla domanda che mi aveva fatto- torno a casa.- dissi io mentre la testa girava e vedevo per lo più appannato.
-vengo con te.- 
Prima di incamminarci, mi misi davanti a quella scritta e desiderai che tutto cambiasse, che qualcosa andasse meglio, che le persone non mi deludessero, che potessi finalmente tornare a sorridere.
Non ci reggevamo in piedi, eppure arrivammo davanti a quell'enorme palazzo. Durante il tragitto avevamo parlato, e parlato e parlato.
-allora ciao.- dissi ridendo per poi scendere dall'ascensore.
-ciao.- scoppiò in una fragorosa risata lei. Eravamo ubriache, molto ubriache.
Rientrai in casa, tutte le luci erano spente. Erano le tre circa quindi nonna stava di sicuro dormendo.
Togliendo le scarpe andai in camera e, indossando una canotta e dei pantaloncini, mi sdraiai sul letto.
Ripensai a quanto successo, ripensai a quanto la mia vita era cambiata, e non riuscii a non far a meno di piangere.
Stavo male per Justin, stavo male per Jaz, stavo male per tutte le cose che nella mia vita non andavano, ma soprattutto, stavo male per lui, l'uomo più importante della mia vita.
Era andato via troppo presto e sentivo così tanto la sua mancanza. Se ci fosse stato lui al mio fianco tutto sarebbe andato meglio, ma no, lui non c'era, non più.
-dove sei papà? dove sei?- sussurrai.
Sentii le lacrime bruciarmi sul volto, e avrei solamente voluto un suo abbraccio. 
Lentamente chiusi gli occhi e mi addormentai.

-Ellie- disse nonna aprendo la tenda della mia camera.
-mmm- mugugnai.
-sono già le due, a che ora sei tornata stanotte?- 
-che c'è nonna, prendi il posto di mamma? non ho bisogno di altri rimproveri.-
-puzzi di alcool- disse lei ignorando la mia domanda.
Aprii lentamente gli occhi e dopo aver messo a fuoco le mandai un'occhiataccia.
Lei si sedette sul mio letto e mi passò una mano sul viso. -piccola, non voglio rimproverarti o altro, voglio solo il bene per te.- 
-questo è il mio bene.- affermai convinta.
-pensi che ubriacarsi tutte le sere serva a qualcosa? il dolore non passa, le cose non si dimenticano e fai ancora più male a te stessa.- 
-e tu come fai a saperlo?- 
-esperienza Ellie, esperienza.- 
-non ho intenzione di smettere di fare ciò che sto facendo. a me sta bene così-
-perché vuoi cambiare Ellie?- chiese lei con gli occhi lucidi.
-perché mi sono stufata della Ellie buona e cara.- dissi per poi alzarmi dal letto e andare in cucina.

Justin's point of view.

-è andata a New York.- affermai io mentre Chaz, seduto sul muretto davanti a scuola, fumava la terza sigaretta in sette minuti.
-e quindi?- disse lui calmo.
-ma sei serio?- dissi i infuriato- e smettila con quella fottutissima sigaretta.- dissi per poi togliergliela di mano.
-ehi, che fai?- chiese protestando.
-ascoltami quando ti parlo.- 
-ti ho ascoltato Justin. cosa posso farci io se è andata a Ne York? sei tu il coglione che l'ha riempita di balle e l'ha fatta illudere.- sbottò lui.
-santo cielo, sei tu quello che ha fatto la scommessa.-
-dovevi solo portartela a letto, Justin, non dovevi regalarle mezzo mondo. bastava farla ubriacare un po', non farla innamorare lentamente.-
Aspetta, lui parlava d'amore?
-hai detto 'innamorare'?-
-esatto.- 
-ma lei stava solo giocando.-
-potrà anche essere che stava solo giocando, ma entrambi siete presi da questa storia.-
Ripensai alle sue parole e, mentre la parola 'amore' mi rimbombava in testa, Chaz sospirò. 
-anche io parto per New York?- 
-che cazz- Chaz mi interruppe.
-no Justin, non posso permetterti di parlare. te l'ho detto solo per fartelo sapere, sono grande e vaccinato e non ho bisogno del tuo permesso. sei il mio migliore amico, ed è vero, ma non puoi impedirmi di partire.- 
Le sue parole mi fecero sussultare, diceva sul serio o scherzava?
-mi sono innamorato Justin, e scusa se non te l'ho detto prima, ma sei così preso da quella ragazza che non volevo darti altre preoccupazioni.- 
Rimasi in silenzio mentre lo vidi andar via. 
-veng
o anche io.- ribadii subito.

 

Dovevo vedere Ellie, dovevo parlare con lei, dovevamo chiarire.
Per quale motivo? Non saprei. So solo che mi sento così dannatamente in colpa e ho bisogno di un suo abbraccio, adesso.
 
 
 



**

Taaa daaa (?). Ecco il 22.

E' cortissimo, come il 21, e mi scuso tantissimo per questo, 
ma nel prossimo vedrò di fare del mio meglio per farmi perdonare.

Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione.

Ah, scusatemi ancora!

 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** ''ho bisogno di te.'' ***


Capitolo 23. ''ho bisogno di te.''

Ellie's point of view.

Erano già passati cinque giorni da quando Justin si era fatto sentire quella sera. Io e Allison di giorno uscivamo a fare shopping e di sera la situazione era sempre la stessa, finivamo per ubriacarci, ma stavamo bene così. 
Io bevevo per cambiare, ma lei? Questo non l'avevo ancora capito, e c'era qualcosa di così misterioso in quella ragazza. 
Nonna aveva smesso di farmi domande, mamma mi chiamava tutti i giorni e io non avevo assolutamente voglia di tornarmene a San Francisco, anche se prima o poi avrei dovuto. Justin aveva ragione, stavo scappando, da lui.
-Ellie.- disse Allison uscendo un vestito dal mio armadio. 
Ci stavamo preparando per andare al solito posto. 
Il 'make a wish' era diventato il mio locale preferito nel giro di una settimana, e li avevo conosciuto gente davvero simpatica. Certo, quando parlavamo eravamo tutti sotto l'effetto dell'alcool, ma era proprio questo che ci spingeva a parlare, il fatto che ci fosse qualcosa ad accomunarci.
Non riuscivo bene a capire cosa li spingesse a fare questo schifo di vita, perché, per quanto potesse 'piacermi', questa vita faceva davvero pena. Era una routine di alcool e fumo, e questo non era quello che avevo immaginato per me, ma, in questo momento, non mi meravigliavo più di niente. Erano cambiate così tante cose, e non avevo più tempo per preoccuparmi di quella che mi sarei aspettata fosse la mia vita.
Fissai Allison e annuii col capo per farle capire che il vestito che teneva in mano mi piaceva.
Lei lo posò sul letto e dopo scelse le scarpe che avrebbe indossato. Avevo deciso di prestarle qualcosa, visto che le piacevano così tanto i miei vestiti.
-devo dirti una cosa.- disse tenendo lo sguardo fermo sul mio guardaroba.
-dimmi.- dissi io mentre prendevo i vestiti, per poi dirigermi davanti alla porta del bagno dove mi fermai ad aspettare che continuasse.
-questa sera non saremo sole.- 
Sgranai gli occhi non capendo cosa volesse dire - e chi ci sarà con noi?- chiesi confusa.
-beh, oggi è arrivato a New York il ragazzo che frequento da un po'. non è di qui, ma ci siamo conosciuti anni fa durante una vacanza.- sorrise lei.
-wow. okay.- dissi fingendomi entusiasta. In realtà sapevo che avrei fatto la candela fino ad arrivare al locale e mi sarei annoiata, ma non potevo deluderla, così sarei stata con lei. 
-non ti preoccupare, ci sarà anche un suo amico con lui.- disse lei come se mi avesse letto nel pensiero. 
Feci un sospiro di sollievo e subito dopo entrai in bagno per fare la doccia.
Uscita, mi preparai e alle 10 uscimmo di casa.
-ci incontriamo direttamente in discoteca?- chiesi io meravigliata del fatto che fossimo uscite sole. 
-si.- sorrise lei.
Camminammo e dopo circa quindici minuti riuscivamo già a vedere quel’enorme scritta ‘make a wish’.
-siamo arrivate- fece una pausa -ci aspettano dentro- disse Allison per poi entrare.

Justin's point of view.

-questa sera andiamo in discoteca.- mi avvertì Chaz entrati in casa.
Eravamo appena arrivati a New York e ci eravamo stabiliti nella vecchia casa di Chaz. 
In realtà lui non era di San Francisco, si ci era trasferito quando aveva soli cinque anni insieme alla madre. Il padre di aveva lasciati soli, era per questo che eravamo diventati subito migliori amici. 
Le situazioni dopo qualche anno erano diventate simili, suo padre di aveva abbandonati e mia madre era morta, così eravamo segnati entrambi da un dolore profondo che ci spinse a conoscerci meglio e diventare presto amici.
Io annuii col capo, dopo decisi di aprir bocca -esci con la ragazza di cui ti sei innamorato?-
Lui sorrise e annuii col capo - a quanto pare ci sarà anche una sua amica, quindi Bieber, non sarai solo.- 
-si, ma quella ragazza non sarà Jaz, quindi è come se fossi solo- pensai.
Subito dopo Chaz entrò in bagno, ed ecco iniziato il nostro primo pomeriggio a New York.

-sei pronto Bieber?- chiese Chaz guardandosi un'ultima volta allo specchio che si trovava nel corridoio che portava alla porta d'ingresso.
-si.- dissi dando un'ultima sistemata ai capelli.
-allora andiamo.- disse lui prendendo le chiavi di casa e uscendo.
Poco dopo usciti di casa arrivammo ad un locale abbastanza affollato. 
-le ho detto di incontrarci dentro.- disse Chaz mentre facevamo la fila per entrare.
-sai che facciamo? resto fuori, fra una decina di minuti entro.- 
-allora le dico di aspettarci fuori?-
-no, va tranquillo, arrivo.- lo rassicurai per poi andarmi a sedere in un muretto poco distante.

Fumavo una sigaretta quando vidi in lontananza un volto a me familiare. Era Ellie? 
Scesi dal muretto, spensi la sigaretta e mi avviai verso l'ingresso.
Vidi la sua amica entrare, così, prima che lei potesse seguirla, l'afferrai per il braccio e non le permisi di entrare.

Ellie's point of view.

Stavo per seguire Allison quando una mano mi afferrò per il braccio.
Cercai di liberarmi da quella presa, ma la stretta era più forte di quanto potessi immaginare e, al solo pensiero d’essere impotente, il sangue mi si gelò nelle vene.
Sentii la stretta farsi sempre più lenta, e due braccia cingermi i fianchi. Cosa voleva fare? E, soprattutto, chi era?
Sentii il mio corpo combaciare perfettamente con quello di quel ragazzo a me sconosciuto, e d’un tratto un odore di fragola mi invase le narici.
Era lui, Justin, ma cosa ci faceva qui?
-calmati Ellie.- disse lui.
Sentire la sua voce, ancora una volta, mi fece tremare. Non volevo vederlo, non ora, non mentre cercavo d’essere forte, ma io ero una debole, e i deboli restano sempre tali.
-che vuoi ancora?- dissi cercando di non far trasparire sentimenti. Dovevo comportarmi da dura, dovevo resistere e non dovevo piangere.
-perché sei scappata, Ellie?- disse lui su tutte le furie mentre attiravamo l’attenzione dei pochi passanti. Erano ormai tutti dentro quel’assurdo posto e per me non c’era speranza.
-non sono scappata.- dissi io.
-invece si che sei scappata, sei scappata da me.- ribatté lui.
-non ti basta come motivazione? vuoi farmi dell’altro male?- dissi furiosa.
-no, voglio sapere perché sei così maledettamente fifona e perché non riesci ad affrontare la realtà. le cose stanno così Ellie e non puoi fuggire ogni fottutissima volta.- 
-pensi davvero che abbia paura di affrontare la realtà?- 
Lui si limitò ad annuire col capo. 
-se avessi davvero avuto paura di affrontare la realtà sarei scappata anni fa, ma no, ho continuato la mia vita a San Francisco, ma non posso più, almeno, non ora.-
-perché?- chiese lui non capendo.
-perché la realtà in questione sei tu, Justin.- le parole mi morirono in gola, ma riuscii a pronunciarle, anche se, molto probabilmente, quasi come fossero un sussurro.
Restò in silenzio senza aprir bocca, tutto questo era straziante. 
-ti odio Justin.- gridai per poi scoppiare in lacrime. Ero tornata la Ellie debole, bastava poco per far cadere lo scudo protettivo che mi ero creata in quell’ultimo periodo.
-anche io.- si infuriò lui.
-allora va via.- urlai infuriata.
-non posso.- gridò questa volta lui.
-per quale motivo? cosa c’è ancora?- 
-ho bisogno di te.- sussurrò. 
Ci vidi appannato per qualche secondo, caddi a terra distrutta, e poi sentii di nuovo quel contatto.
Le sue labbra erano sulle mie e, prima che potessi ricambiare, un brivido mi percorse il corpo. 
Ci staccammo lentamente e, con gli occhi iniettati di rabbia, riuscii solo a dire- smettila di farmi del male.-, dopodiché entrai in discoteca e, dopo essermi asciugata le lacrime, feci finta di niente, come se fosse davvero semplice.
-Ellie?- sentii una voce non familiare, ma già sentita prima, pronunciare il mio nome. Mi girai di scatto per vedere chi fosse e rividi Kyle.
Dopo quella sera non ci eravamo più sentiti, e avevo immaginato avessi fatto male a lasciargli il mio numero.
-Kyle.- sorrisi. 
-scusa se non ti ho chiamato, ma ho perso il tuo numero.- si scusò lui. 
Ah, ecco. 
-non ti preoccupare. avrei voluto richiamarti ma io non avevo il tuo, così pensavo restassi solo una 'conoscenza' newyorkese.- mentii per essere gentile.
Lui rise e io mi limitai ad accennare un sorriso. 
Chissà cosa stesse facendo Justin. 
Rivederlo dopo appena una settimana mi aveva sconvolta, e non poco. Prima la sua voce, poi lui, poi le sue labbra. Era tutto così fottutamente confuso. 
-beviamo qualcosa?- chiese Kyle richiamandomi alla realtà.
-okay.- risposi, dopo mi limitai a seguirlo. 

Io e Kyle eravamo seduti sul muretto fuori dalla discoteca.
Avevamo bevuto qualche bicchiere in più di rum, e la vodka non aiutava molto.
-chi era quel ragazzo con cui prima hai litigato fuori?- chiese Kyle.
-che fai ora, mi spii?- dissi con fare la bambina.
Lui rise di gusto, e io con lui. 
-no, ho visto solo, mi trovavo li per caso.- si giustificò lui.
-ah-ah.- finsi di ridere io.- e comunque un conoscente di vecchia data- pronunciai la parola 'conoscente' con molta freddezza.
-ah.- disse lui sospirando.
Restammo in silenzio per qualche secondo, dopo sentii la mano di Kyle posarsi sul mio fianco sinistro. Mi stava stringendo a se e io, ubriaca per com'ero, non feci niente per impedirglielo.
-sei bellissima al chiarore della luna.- disse poco dopo.
Di sicuro ero arrossita, ma per fortuna eravamo al buio e l'unica fonte di luce era la luna.
-grazie.- dissi facendo finta di niente.
Mi prese in braccio e mi baciò, dopo infilò una mano sotto al vestito e stava per palparmi il seno, quando sentii qualcuno strattonarmi e portarmi via di peso.
-che cazzo fai?- sentii Justin pronunciare quelle parole e feci un respiro di sollievo. Anche se non volevo ammetterlo, mi aveva salvata ancora una volta.
'Puzzavo di alcool.[..]
Fragole, quello era l'odore di Justin, fragole
' -mi tornò alla mente.
-non sono fatti tuoi.- 
-invece si che lo sono.- ribadii lui -non ti permetterò di combinare altre cazzate Ellie.- 
Al sentir pronunciare quelle parole feci un respiro di sollievo, e mi sentii stranamente meglio.
Ed ecco che Bieber tornava a colpire.

**

Allora, so che fa schifo, molto schifo, tanto schifo, troppo schifo, 
ma ho cercato di fare del mio meglio. 

Ho cercato di farlo più lungo, gli ultimi due sono stati cortissimi 
e mi scuso tantissimo per questo.

In ogni caso, spero vi piaccia, e, avete presente la frase

''
Puzzavo d'alcool [..]
Fragole, quello era l'odore di Justin, fragole
'',

ve l'ho evidenziata varie volte e anche alcuni capitoli fa, 
ve l'avevo già detto, ma ve lo ridico,
il significato di questa frase sarà frequente. 

Spero in una vostra recensione. 

 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** ''lui era meglio di tutto il dolore che mi aveva causato.'' ***


Capitolo 24. '' lui era meglio di tutto il dolore che mi aveva causato.''

(se vi va ascoltate questa http://www.youtube.com/
watch?v=yTCDVfMz15M)

Dopo qualche protesta di Kyle, Justin mi prese in braccio e insieme svoltammo l'angolo e camminammo ancora per qualche metro.
-dove stai?- chiese Justin dopo avermi rimessa a terra.
-perché ti interessa?- chiese con fare da bambina non capendo che fosse serio e arrabbiato.
-ti riaccompagno a casa.-
-no, vado da sola.- protestai io.
-si, così magari vai a letto col primo che capita.- affermò lui infastidito e per poi schiarirsi la gola ovviamente imbarazzato.
Ero davvero così poco affidabile? Ero davvero diventata una ragazza facile? Era questo quello che pensava la gente di me? 
Ero una vera e propria delusione, non solo per la mia famiglia, ma anche per me stessa.
Dopo averci pensato un po' su, dissi a Justin dove vivevo e ci incamminammo verso quell'enorme edificio. Durante il tragitto nessuno dei due azzardò parola e forse era meglio così. 
Avevo seriamente paura di ciò che potesse dirmi, avevo paura di sentirmi dire che era qui solo per scusarsi e andare via, perché ora che l'avevo accanto a me, avrei voluto ci rimanesse per sempre. Volevo che almeno lui restasse, non che si prendesse gioco di me e mi usasse.
Arrivati in albergo entrammo insieme in ascensore. '-non vorrei restassi sulle scale-' aveva spiegato lui, così non avevo protestato, l'avevo imparato io, aveva sempre ragione lui.
Eravamo al quinto piano quando Justin, dopo aver sospirato, iniziò a parlare.
-perché ti comporti così?- chiese.
-così come?- chiesi a mia volta.
-così come se fossi forte e indistruttibile, così come se te ne fregassi del mondo intero, così come se esistessi solo tu.
-e ora sarei io quella egoista? quella che se ne frega degli altri? non sono forte e indistruttibile, ed è vero, ma non sono egoista. perché vuoi farmi passare per quella stronza quando in realtà sei tu quello che stava giocando con me?- pronunciai le parole con disgusto e restai impassibile quasi fossi priva di emozioni.
-pure tu stavi giocando con me, vuoi forse negarlo? l'hai ammesso tu stessa e forse non avresti dovuto.-
-no, ma sei tu quello che mi ha usato per una scommessa.- presi una pausa e di nuovo quel silenzio s'impossessò dello spazio intorno a noi.
-stavo giocando.- dissi io.- all'inizio.- conclusi. 
Sentii lo stomaco chiudersi e mi pentii immediatamente di aver ammesso di amarlo.
-cosa?- chiese lui.
-lascia stare.- sbottai io.
Mi girai dando le spalle a Justin, tenevo gli occhi fissi a terra, l'ascensore stava quasi per fermarsi e io non avevo il coraggio di spostare gli occhi sulla parete dell'ascensore.
Avrei potuto incontrare i suoi occhi color nocciola riflessi su uno degli specchi che stavano sulle pareti e non avrei avuto la forza di restare indifferente.
-Ellie, ripeti.- disse lui facendo un passo avanti. 
-no.- affermai decisa io, subito dopo si aprii la porta dell'ascensore e stavo per uscire quando Justin mi prese per il braccio e mi portò a se.
-Ellie, voglio sapere quello che hai detto.- disse esasperato e mi sentivo così dannatamente stupida per avergli fatto capire tutto.
-ho detto che giocavo all'inizio, dopo mi sono davvero innamorata di te.- dissi prima di sentire la mia schiena appoggiarsi alla parete dell'ascensore.
-e ora?- chiese lui guardandomi dritto negli occhi.
-ora ti odio e vorrei che non mi avessi mai fermato quella sera, ma è successo e ora sono qui a lottare per essere qualcuno che non sono, perché io mi sono innamorata e tu invece mi hai solo usata. ma sapevo che dovevo aspettarmelo da te, sapevo che tutte quelle cazzate non potevano essere vere, ma è così, quando si ha a che fare con l'amore speri con tutta te stessa che magari le cose possano cambiare o possano andare per il verso giusto.- dissi tutta d'un fiato e sentivo una strana sensazione dentro.
I battiti del cuore acceleravano velocemente e non capivo se era colpa dell'alcool o se l'amore si stava portando pezzi di cuore rimasti intatti per anni.
-e?- chiese Justin sempre con gli occhi puntati su di me.
-e non è andata come speravo o come avrei voluto che andassero, ma è sempre stato così, niente è mai andato come volevo e ormai alle delusioni ci sono abituata.- dissi facendo spallucce e lasciando che una lacrima mi accarezzasse il viso.
Mi passò una mano tra i capelli, io abbassai lo sguardo non sapendo che dire.
-posso andare?- chiesi imbarazzata per ciò che avevo appena detto.
-no.-
-perché?- chiesi incerta.
-mi dispiace Ellie, mi dispiace per essere stato così fottutamente stronzo. sai, quando mi hai detto che stavi giocando anche tu ti ho odiata, si, perché io ci avevo creduto sul serio a quei baci infiniti e quegli occhi profondi, avevo creduto veramente che qualcuno potesse amarmi e il fatto che mi avevi tenuto testa e avevi fatto il mio stesso gioco mi aveva dato sui nervi, mi piaceva l'essere amato sul serio, anche se io stavo giocando. ma quando ho saputo che eri partita sono stato malissimo e quando sono arrivato qui sarei stato anche pronto a insultarti e prenderti a parolacce, ma ora che sei qui, davanti a me, in lacrime e piena di dolore, ora che il tuo dolore sono io, non posso fare a meno di ammetterlo, sia a te che a me.- disse per poi alzarmi il volto e cingermi i fianchi.- ti amo Ellie e mi dispiace averti fatto tutto questo male.- disse lasciando un bacio all'angolo della bocca per poi ritornare a guardarmi negli occhi.
-Justin.- dissi, ma d'un tratto mi interruppe.
-non dire niente, vado via, volevo solo che sapessi ciò che provo.- disse lui per poi andarsene.
-non andare.- dissi io con quel poco coraggio che mi ritrovavo. 
Si girò di scatto e mi venne incontro, i suoi occhi erano lucidi.
-fammi compagnia.- continuai. 
Lo stupore sparii immediatamente dai suoi occhi e lui si limitò ad annuire col capo. 
Andammo nel corridoio e, appoggiando le nostre schiene a quel muro, ci lasciammo scivolare lungo la parete fredda, per poi sbattere contro il pavimento. 
Era strano come nonostante la parete fosse gelata sentissi l'adrenalina scorrermi nelle vene e uno strano calore cullarmi dolcemente.
-sono davvero stato così stronzo?- chiese lui rompendo il silenzio che si era creato.
-si.- dissi io incerta.
-scusami.- 
-è tutto passato.- dissi io, anche se sapevo che non era così semplice. Ma in quel momento avevo lui e lui era meglio di tutto il dolore che mi aveva causato.
-'quando vuoi stare con la persona che ami, non importano i luoghi e le circostanze, non importano i litigi e le discussioni passate, importa il presente, importa il 'noi'. i perché lasciamoli al futuro, che tanto c'è sempre da combattere e imparare'- sussurrai quasi per darmi un motivo per lasciar stare ciò che era successo.
-dove l'hai letta?- 
-in un libro che mi hanno regalato quando avevo sette anni, era l'unica cosa bella di quel libro e l'ho letta e riletta così tante volte che la so a memoria ormai.- 
Sorrise.
-sei una persona davvero speciale.-
-non credo.- 
-invece si che lo sei, anche più di Jaz.- disse lui e io alzai un sopracciglio non capendo ciò che volesse dire.
-cosa?- chiesi confusa.
-niente.- sorrise lui.
Restammo li a parlare, poi ci addormentammo vicini. 
Qual'era la cosa giusta da fare? Lasciare che rientrasse nella mia vita o fingermi forte e non mollare?

**

Allora, eccomi qui,  dopo ben 14 giorni ho aggiornato.
Scusate per il ritardo, ma ero al corto di idee e anche se questo capitolo l'avevo già scritto da quasi una settimana
ero indecisa sul postarlo o cambiarlo del tutto.
Inizio col dire che mi scuso se anche questo capitolo è estremamente corto,
so che è una cosa fastidiosa, ma non riesco davvero a rendermi conto di quanto può essere lungo.
Questi non li scrivo su word e quindi sembrano molto più lunghi, quando in realtà sono cortissimi.

Poi, non so se vi è arrivato il messaggio che volevo comunicarvi e spero che sia riuscita a descrivere bene le circostanze
e d'avervi descritto tutto per il meglio, la cosa più importante per questo capitolo,
secondo me, è l'immagine che ti viene in mente, e spero d'essere riuscita a darvela.

Infine, spero che vi piaccia e spero in una vostra recensione.

Ah, se a qualcuno interessasse, sto scrivendo una nuova ff, si chiama
'HOPE- HOLD ON, PAIN ENDS'
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1758407

Mi piacerebbe se la leggeste e mi farebbe piacere leggere una vostra recensione.

Alla prossima.

Conto su di voi :).


 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** ''il dolore ti spazza via anche l'anima, quando vuole'' ***


Capitolo 25. ''il dolore ti spazza via anche l'anima, quando vuole''

-Ellie, Ellie.- mi sentii scuotere.
-mmm?- mugugnai aprendo leggermente gli occhi.
-perché sei qui?- chiese Allison.
-mmm, dove sono? perché non sono in camera?- chiesi strofinando gli occhi spaesata.
-sei nel corridoio e dovresti dirmelo tu.- disse lei aiutandomi ad alzarmi.
-ah si, Justin.- dissi guardandomi intorno in cerca dei suoi occhi, ma niente, non c'era.- è andato via.- dissi come fosse un misto tra una domanda e un'affermazione.
-si, evidentemente si.- rispose Allison con ovvietà. 
-vado in camera.- dissi un po' delusa.
-okay, questo pomeriggio andiamo a prendere un gelato, vieni?- 
-okay, a dopo.- dissi andando verso la porta dell'appartamento e entrando. Prima di entrare a casa di nonna bisognava attraversare un corridoio che separava i due enormi appartamenti che stavano in ogni piano.
Entrai in casa e nonna faceva colazione, che ore erano? E, perché non mi aveva cercata?
-ciao.- dissi per poi entrarmene in camera.
-dopodomani torni a San Francisco.- disse lei evidentemente arrabbiata per poi bere del caffè.
-cosa?- chiesi spalancando gli occhi.- per quale motivo?- dissi reggendomi a malapena in piedi.
-non puoi continuare così Ellie, non te lo posso permettere.- disse lei togliendo dal tavolo la tazzina da dove poco prima aveva bevuto del caffè e riposando dei biscotti nella dispensa.
-così come?- ribattei io.
-così come se fossi una poco di buono. così come se non ti importasse di niente. così come se fossi l'unica a soffrire.- disse nonna alzando il tono di voce. Non l'aveva mai fatto, non si era mai comportata così.
-perché per una volta non posso fare ciò che voglio? perché devo essere sempre la Ellie buona e cara? perché siete tutti convinti che io sia una brava ragazza e che debba comportarmi sempre e solo da tale? per una volta, per una fottutissima volta, posso fare ciò che voglio senza essere necessariamente criticata?-
-perché questo non è ciò che vuoi, Ellie. questo è quello che credi di volere. questo è quello che il dolore ti pporta a fare, non a volere. il dolore ti spazza via anche l'anima quando vuole, il dolore prende la meglio su di te e ti fa diventare ciò che non sei, il dolore, quando prende il sopravvento, può anche mangiarti viva, ma sta a te non rovinarti la vita in cazzate. non voglio impedirti niente, voglio solo che tu la smetta di comportarti come una bambina capricciosa e che affronti la realtà. tu sei forte e non puoi perderti in cose che ti fregano per tutta la vita.- disse per poi indossare il giubbotto e uscire di casa. 
Mi lasciò lì, sola, spiazzata da quelle parole. 
Cos'era che dovevo fare? Quello che stavo facendo era davvero così sbagliato?
Andai a letto, con la testa che scoppiava e un senso di nausea che si stava portando via anche quel poco che mi restava dentro. 

Da: All. 
Ehi, allora, sei pronta? 

A: All.
Si, ci incontriamo all'entrata. Arrivo.

Indossai il mio giacchetto di pelle beige, presi la borsa e uscii di casa.
Appena l'ascensore fece il solito rumorino che si sente quando si ferma, scesi dall'ascensore e riuscii subito ad intravedere la testa di Allison appoggiata al divano. 
-All.- dissi una volta che fui vicino a lei.
-El.- disse venendomi incontro e abbracciandomi. 
-andiamo?- 
-si, Chaz ci aspetta a Central Park.- disse lei. Chaz? Questo significava che era lui il ragazzo con cui era uscita Allison e che quindi ci sarebbe stato anche Justin?
-sei uscita con Chaz?- chiesi io.
-si, si chiama Chaz. lo conosci?- chiese stupita.
-si..- 
-come fai a conoscerlo.- chiese mentre camminavamo.
-è il migliore amico del mio, beh, ex..- 
-lui? lui è il migliore amico del tuo ex? io.. io non lo sapevo.- balbettò incredula.
-non fa niente e anche quando l'avessi saputo non avresti potuto farci niente.- dissi rassicurandola.
Allison usciva con Chaz, bene.. 
-ma è qui?- chiese lei.
-si, sono tornata con lui questa notte.- 
-e?- 
-e niente, mi ha baciata, mi ha detto che mi ama e io son o confusa, tremendamente confusa.- dissi passandomi una mano sulla fronte.
-oh, se vuoi non andiamo.- disse Allison apprensiva.
-non dirlo nemmeno per scherzo. noi andiamo.- dissi fingendo un sorriso. L'avrei voluto rivedere. 
-okay.- disse Allison stringendomi forte a lei.
-mmm, e ieri sera cosa avete fatto tu e Chaz?- 
-naaah, niente.- disse lei sorridendo a trentadue denti.
-Allison.- pronunciai il suo nome con una sorta di cantilena per farle capire che volevo sapere tutto.
-mi ha baciata. lui mi ha baciata.- disse mentre aveva gli occhi lucidi.
'Sai quand'è vero amore? Quando vedi una persona e ti brillano gli occhi, quando guardi una persona e senti il cuore a mille e i nodi nello stomaco infrangersi a ogni parola, quando vedi una persona e pensi 'chissà cos'ha da nascondere'.

Arrivammo a Central Park, era un pomeriggio afoso, nonostante fosse Marzo, a New York faceva caldo, ed era strano.
Appena arrivate vidi prima Chaz e poi Justin. Dio, se avessi detto che era bello, avrei mentito. Lui non era bello, lui era perfetto.
Si girò di scatto e incontrai, per la seconda volta in meno di ventiquattro ore, i suoi bellissimi occhi color nocciola.
Avrei voluto baciarlo, all'istante.
Mi fissò per qualche secondo, dopo sorrise.
Il suo sorriso mi faceva sciogliere.
-ehi, Ellie.- disse lui venendomi incontro. Lui, veniva da me?
-ehi.- gli sorrisi un po' imbarazzata ripensando a quanto successo quella notte.
Ci abbracciammo, dopo salutai Chaz e insieme, tutti e quattro, camminammo verso una meta a me sconosciuta.

Era quasi mezzanotte e quel pomeriggio mi ero divertita come non mai. Era tanto tempo che non ridevo così tanto, e forse era anche la presenza di Justin a contribuire.
-ehi voi due, smettetela di baciarvi.- scherzai io facendo arrossire Allison.
-ah-ah. che carina.- disse ironico Chaz, per questo motivo si beccò un pugno sul braccio da parte di Justin.
-ai.- disse strofinandosi il braccio.- che fai, la difendi?- disse per prendere in giro.
Justin gli diede un altro pugno sul braccio e scoppiammo tutti a ridere.
-amico, dovresti calmarti. -disse Chaz ridendo.
Camminammo ancora per un po', dopo Justin mi si avvicinò.
-vieni con me.- disse mi sussurrò all'orecchio.
Era così dannatamente sexy.
-okay, dove?- 
-è una sorpresa.- sorrisi alla sua affermazione, mi prese per mano e lo seguii. 
Dove voleva portarmi?

**
I'm heeeere (?)
Okay, so che il capitolo è una delusione, ma spero che la mezza idea che ho per il prossimo capitolo sia abbastanza interessante.
Diciamo che Justin è tornato e che solo nei prossimi capitoli vedrete se ciò che Justin ha detto 
a Ellie nel capitolo precedente era vero o era tutta un'enorme balla
(siccome sono cattiva(?) vi faccio venire i dubbi)
In ogni caso, spero in una vostra recensione e volevo ringraziarvi perché anche se ultimamente
ritardo un po' e i capitoli sono più corti, leggete e recensite lo stesso.
Tantissime grazie, sul serio, senza voi questa ff non sarebbe niente.

Ah, ve lo dico un'altra volta.
Ho iniziato un'altra ff, 'HOPE- hold on, pain ends', se vi va, passate a leggerla, sono ancora agli inizi :)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1758407


 

 Alla prossima. 
Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** ''te lo prometto'' ***


Capitolo 26. ''te lo prometto''

-ma non abbiamo nemmeno avvertito Allison e Chaz.- dissi dopo dieci minuti che camminavamo. 
-non fa niente. Chaz lo sa già.- disse.
-vuoi dire che l'avevi già programmato?- sorrisi. 
-si.- mi schioccò un bacio sulla guancia e mi appoggiò un braccio intorno alla vita.
-dove hai intenzione di portarmi?- chiesi curiosa.
-te l'ho detto, è una sorpresa.- sorrise.
-manca tanto?-
Pensò prima di rispondere, poi fece cenno di no con il capo. 

-siamo arrivati.- disse una volta davanti ad un enorme grattacielo che sicuramente si distingueva dagli altri. 
-questo è l'Empire State Building!- affermai con un sorriso a trentadue denti in volto. 
-già.- disse sorridendo a sua volta.
-è bellissimo!- dissi entusiasta.
-e non siamo ancora saliti.- disse lui.
-vuoi dire che saliremo?- 
-certo.- disse per poi prendermi per mano e trascinarmi con lui. 
-ma come faremo?- 
-non ti preoccupare.- 
Justin si avvicinò ad un grosso uomo di colore e gli sussurrò qualcosa, dopo prendemmo una via secondaria isolata per poi ritrovarci davanti a un ascensore. 
L'uomo di colore ci lasciò soli e salimmo fino all'ottantaseiesimo piano. 
Dopo essere scesi dall'ascensore prendemmo per un corridoio dove, anche questa volta, non c'era nessuno, e ci ritrovammo davanti ad un'enorme finestra a guardare Manhattan di notte in tutto il suo splendore.
I grattacieli e la città erano perfettamente illuminati e quello spettacolo era qualcosa di meraviglioso.
-è fantastico!- esclamai. 
-ti piace?- chiese Justin. Era ovvio che mi piacesse.
-certo che mi piace! non c'ero mai stata e penso che nessuno mi ci avrebbe portata, soprattutto di notte.- 
-ma io si.- 
Sorridemmo insieme
-vieni.- disse indicandomi di avvicinarmi a lui.
Feci come mi era stato richiesto e Justin si mise dietro di me e mi cinse i fianchi. 
-guarda attentamente davanti a te.- 
-okay.- 
-hai memorizzato tutto?- chiese dopo qualche secondo.
Annuii col capo.
-ora chiudi gli occhi.- 
Feci come mi aveva detto.
Spostò un braccio dal mio fianco, mi prese la mano e iniziò a disegnare gli edifici che avevo visto poco prima.
-te li ricordi?- chiese mentre le nostre mani erano ancora in aria a disegnare ogni singolo particolare di quella vista mozzafiato.
-si.- dissi sorridente.
-bene, questa l'aggiungiamo alla nostra collezione di luoghi.- sorrise schioccandomi un bacio sulla guancia. Io riaprii gli occhi e mi spostai di poco in modo da fare combaciare le nostre labbra.
-sei la meraviglia.- dissi sorridente mentre ero a qualche centimetro di distanza dal suo volto. 
-no, la meraviglia qui sei tu.- sorrise e unì di nuovo le nostre labbra.
E d'improvviso tutto il dolore di quell'ultima settimana era scomparso, era come se lui fosse la soluzione a tutti i miei problemi.
-ti amo Justin.- dissi in un sussurro.
-ti amo anche io.- disse stringendomi forte a lui.
Per una volta le cose stavano andando bene?

Dopo mezz'ora uscimmo, anche se avrei voluto non lasciare mai quell'edificio così magico.
-dove andiamo ora?- chiesi una volta fuori. 
-ci vieni con me?- 
-dove?-
-è un segreto.- 
Sorrisi e dopo iniziammo a correre verso non so dove.
-tu sei folle!- dissi quasi senza fiato mentre correvamo mano nella mano.
-no, voglio solo che tu sia felice.- disse correndo ancora più veloce.
Arrivammo in un grattacielo poco distante, Justin aprii la porta e salimmo al decimo piano.
-è casa tua?-
-si.- 
-e sei solo?- 
-solo per oggi- mi fece l'occhiolino.
Attraversammo un lunghissimo corridoio e sembrava che il tempo si fosse fermato, solo per noi
Entrammo in casa e, dopo aver chiuso la porta, mi fiondai sulle labbra di Justin.
-hai fatto tutto questo per me?- dissi tra un respiro e un altro.
-solo per te.- disse riprendendo a baciarmi.
Andammo in camera da letto e mi buttò sul suo letto, si mise a cavalcioni su di me e iniziò a lasciarmi baci sul collo.
Passava dalle mie labbra, al mio collo con una tale rapidità che sembravo volerne sempre di più.
-posso?- disse poggiando una mano sulla mia maglietta.
''-sai cosa ti stanno dicendo i miei occhi?- chiese.
Feci come per dire no. 
-dicono che vorrei portarti a letto, ma ho troppo rispetto di te per farlo. so solo combinare casini, ed è vero, ma non potrei mai toccarti senza avere il tuo permesso. sei troppo speciale per essere come le altre- disse mentre le nostre labbra si attaccavano. 
Mi prese in braccio e mi posò sul letto.
-posso?- mi chiese.
In tutta risposta unii le nostre labbra.
''
Poggiai le mani sulla sua maglietta, lasciandogli il via libera, e lasciai che la serata prendesse il suo corso.
Mi tolse la maglia e i pantaloncini, io tolsi la sua maglia e i suoi pantaloni.
Iniziò a baciare ogni singola parte del mio corpo e sentivo la felicità impadronirsi di me.
Quello non era 'sesso', quello era 'amore', ed era diverso.

Aprii di poco gli occhi e sentivo che lo sguardo di Justin era posato su di me.
-perché mi fissi?- chiesi girandomi verso di lui.
-perché sei bellissima.-
Arrossii di colpo e lui, capendo il mio imbarazzo, mi lasciò un bacio sulla fronte.
-quando arrossisci sei ancora più bella.- disse ridendo e io sentivo di andare a fuoco.
Justin scoppiò a ridere e io, ironicamente, gli diedi un pugno sul petto.
-ahi.ahi.ahi. questo non dovevi farlo.- disse Justin mettendosi su di me.
-che c'è, volevi una scusa per baciarmi?- chiesi sorridendo.
-forse.- disse unendo le nostre labbra.
Ricambiai il bacio fino a renderlo più intenso e capii quanto fosse importante per me Justin.
-ho bisogno di te.- dissi staccandomi da lui e guardandolo negli occhi.- 
-anche io ho bisogno di te.- 
-non te ne andare.-
-non lo farò.-
-promettilo.-
-te lo prometto.- disse tornando a baciarmi.

Lo guardai dormire e capii che non importava quante labbra avrei baciato dopo di lui, non importava quanti abbracci avrei ricevuto da ragazzi che non erano lui, non importava quante braccia, che non erano le sue, mi avrebbero ancora abbracciata. Io avevo bisogno di lui, solo di lui.

''Ed è stato guardandoti l'ultima volta, che ho capito che non amerò mai più così. Ti cercherò dentro tutti gli altri e non ti troverò mai''


**
Taaa daaa (?). 
Finalmente le cose sembrano andare bene.
Cosa ne pensate? Diciamo che ho cercato di far diventare dolce Justin, che ve ne pare della sorpresa?
Diciamo che non era un granché, ma diciamolo, andare all'Empire State Building di notte, non è una cosa soiajdoasdjia?

Ah, mi scuso per il ritardo, ma ultimamente non ho più tutto il tempo che avevo prima per scrivere. 
Volevo ringraziarvi in ogni caso perché leggete comunque la stanza.
Grazie per le recensioni che mi lasciate, anche se nel capitolo precedente avete recensito solo in tre.
Ah, e scusatemi anche se non rispondo, ma sappiate che leggo tutte le vostre recensioni e che siete meravigliose.

Ultima cosa: l'ultima frase non è mia, l'ho trovata in giro e siccome mi è piaciuta l'ho voluta mettere come un'aggiunta
alla conclusione di questo capitolo.

 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** ''non ti dimenticare di me.'' ***


Capitolo 27. ''non ti dimenticare di me''

-Justin, vado.- gli sussurrai all'orecchio mentre dormiva, mi avrebbe sentita, ne ero sicura.
Si era addormentato poco dopo la nostra conversazione. 
'te lo prometto', quelle parole mi rimbombavano nella testa e non avevano lasciato i miei pensieri nemmeno per un secondo.
E forse non avrei dovuto fidarmi, forse sarei rimasta di nuovo delusa, ma c'era qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che mi diceva che era sincero, qualcosa che mi faceva credere che quelle parole erano vere.
-mmm- mugugnò lui -resta.-
-sono già le dieci, devo tornare a casa e preparare le valigie.- 
-cosa?- disse aprendo gli occhi lentamente.
-domani torno a San Francisco.- già, non glielo avevo detto. 
-perché?- chiese sedendosi e poggiando le spalle alla spalliera del letto.
-perché mia nonna si è già stufata di me, sono solo riuscita a combinare casini, e poi la mia vita è la.- dissi, le parole vagavano dentro quella stanza e Justin non disse niente per qualche secondo che a me pareva essere un tempo interminabile.
Era arrabbiato?
-pensi di potercela fare?- chiese calmo.
-forse.- feci una pausa -se ci sarai tu con me sarà tutto più facile.- aggiunsi. Le parole erano quasi un sussurro ma sapevo che le aveva sentite.
Provavo un po' di vergogna, perché sentivo le mie difese crollare, ma ora che i nostri cuori erano così vicini, l'imbarazzo non valeva niente. 
C'ero io e c'era lui e questo mi bastava, mi bastava così tanto da farmi dire parole mai pronunciate e sentimenti mai espressi.
Dopo poco sorrise -chi ti dice che ci sarò?- 
Iniziai a tremare ma non volevo farglielo notare. 
Presi coraggio -me l'hai promesso.- dissi con tono fermo.
Posò le sue labbra sulle mie -ti amo così tanto.- disse sulle mie labbra.
-anche io.- dissi dopo esserci staccati.
-vengo anche io.- disse d'un tratto.
-dove?- 
-a San Francisco.- 
-perché?-
-perché non voglio perdermi nemmeno un minuto con te.- disse schioccandomi un bacio sulla fronte.
Sorrisi. Ora lo sapevo per certo, avevo bisogno di lui.

Dopo pranzo finii di completare le valigie e nel tardo pomeriggio uscii con Allison, ovviamente c'erano anche Justin e Chaz.
-dove andiamo?- chiese Allison con fare da bambina.
-a Central Park.- proposi io. 
-si, ci sto.- disse Allison con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
Se c'era una cosa che volevo, era passare al meglio il mio ultimo giorno a New York. 
New York, New york, New York.
Ed era proprio li, nella città dei miei sogni che il mio unico amore era tornato per me, per amarmi, perché si, ne ero sicura, lui sarebbe stato il mio unico amore.
Non potevo sapere con esattezza se fosse quello giusto, ma sarebbe stato l'unico, di questo ero sicura.
Prendemmo la macchina di Allison, Central Park non era facile da raggiungere a piedi. Guidava Chaz.
Durante il tragitto pensai a quanto fossero cambiate le cose nel giro di qualche mese, pensai a quanto la mia vita fosse cambiata, era tutto così strano. 
Fino a qualche mese prima non avrei mai immaginato di stare con Justin, almeno, non avrei mai immaginato che avesse potuto amarmi.
Eravamo così diversi, eppure c'era qualcosa di incredibilmente forte che mi riportava a lui, sempre.
Arrivammo dopo una ventina di minuti e appena scesi Justin mi prese per mano.
-che succede?- chiese evidentemente notando il mio silenzio in macchina.
-niente.-
-Ellie.- disse come per incitarmi a parlare.
-pensavo.- 
-a cosa?-
-a noi.-
-e cosa pensavi?- 
-pensavo che è strano che tu sia qui..- presi un respiro -con me.- 
-perché è così strano?- 
-perché tu sei così, figo, e io sono così, sfigata, e timida, e stupida, e brutta, e asociale.- era quella la verità. Justin era quello popolare, quello che volevano tutte, e io ero quella diversa, quella che passava inosservata per i corridoi, quella di cui le persone non sapevano nemmeno il nome.
-non devi assolutamente pensare a cose del genere.- 
-ma è la verità.- affermai decisa.
-no, è la tua verità.- fece una pausa -sarò anche uno stronzo, ma credimi, se non fosse stato per il tuo carattere da dura, avresti già trovato qualcuno migliore di me.-
-cosa stai cercando di dirmi?- 
-che le persone ti vedono. e vedono anche quanto sei bella. nessuno si era ancora fatto avanti perché avevano paura d'essere rifiutati e, lo so per esperienza, fa male.- 
-davvero?- 
-certo, tu sei splendida.- poggiò il suo braccio sinistro sulla mia vita.- e sei mia.- disse per poi unire le nostre labbra.
-voglio che questa giornata sia speciale.- 
-anche io lo voglio.-
-allora andiamo.- sorrisi. 
Con lui ero al sicuro, ero protetta e se avevo lui, avevo tutto.

-Ellie, svegliati o farai tardi!-
Quindi, si parte!? Lasciare tutto questo, posso davvero? 
Aprii a malapena gli occhi affinché potessi vedere che ore erano. Le 6:30, bene. 
-ma è ancora presto.- protestai.
-non se il tuo aereo è alle 9:40- disse nonna.
Dopo l'altra sera non avevamo ancora parlato, intendo parlato veramente.
Le nostre risposte erano dei monosillabi e non ci guardavamo nemmeno negli occhi. Di sicuro era colpa dell'orgoglio, ma avrei dovuto essere io a fare il primo passo e per me non era una cosa semplice, soprattutto dopo aver passato una vita a cercare di fare la dura.
-okay, vengo.- dissi alzandomi e facendo un passettino alla volta, quasi fossi ubriaca.
-è tutto pronto?- 
Annuii col capo. 
-vuoi fare colazione?- chiese.
-no, è ancora presto, vado a fare una doccia.-
Andai in bagno e feci una doccia.
Mi vestii in fretta e andai a sdraiarmi sul divano in pelle color panna che si trovava in salotto. Quella casa era un lusso.
-stai bene?- chiese nonna. 
Wow, stava davvero parlando con me?
-si.- 
-bene sul serio?-
-bene sul serio.- ripetei io. 
-Ellie, mi dispiace. mi dispiace essermi comportata come una stupida, non volevo rimproverarti, ma volevo semplicemente farti capire che ciò che stavi facendo non era la cosa giusta per te. avrei voluto che ti fermassi di più qui, anzi no, avrei voluto che tu ti fermassi qui in eterno, perché lo sai, sei la mia unica nipote e ti voglio bene come voglio bene a mia figlia, ma non posso permettere che ti rovini. so anche tu sai che quello che stavi facendo è sbagliato e so anche che un giorno, magari distante anni luce, capirai che ho fatto la cosa migliore.- disse mentre cercava in ogni modo non piangere. Era troppo orgogliosa per piangere e questo mi fece sorridere.
-lo so nonna, lo so. sono io che ho reagito male, ma era un momento 'no' e ho lasciato che la mia parte peggiore venisse fuori. nemmeno a me piace ciò che stavo facendo e sapevo anche che bere non sarebbe servito a niente, ma volevo essere forte, o almeno far finta.- dissi mentre le lacrime mi rigarono il volto.
Mia nonna venne ad abbracciarmi e notai che anche lei aveva ceduto, le sue lacrime bagnavano di poco la mia maglietta.
-ti voglio bene.- disse lei.
-anche io te ne voglio.- dissi stringendola più forte.
Erano le otto e quarantacinque quando arrivammo all'aeroporto.
Da Justin: 'sei già li?'
A Justin: 'si'
Da Justin: 'arrivo'
A Justin: 'ti aspetto'
Da Justin: 'ti amo'
Non risposi, glielo avrei detto di persona. 
Appena arrivato fece finta di niente, ma sapevo che avrebbe voluto una mia risposta.
-ehi.- dissi abbracciandolo.
-ciao.- disse lui abbastanza freddo.
-c'è qualcosa che non va?- feci finta di non sapere il motivo per cui era arrabbiato.
-no, è tutto okay.- finse.
Con lui c'erano anche Chaz e Allison. Chaz restava a New York.
-All!- esclamai appena la vidi. Le corsi incontro e l'abbraccia forte.
Quella ragazza era meravigliosa e mi sarebbe mancata molto, tanto, troppo. 
-El!- disse abbracciandomi più forte di quanto stessi facendo io.
-devi necessariamente andare?- chiese.
Rivolsi uno sguardo a mia nonna.
-direi di si.- 
-mi mancherai tantissimo.- disse mentre scoppiava a piangere.
-anche tu.- dissi lasciando che le lacrime accarezzassero il mio viso.
-tornerai, vero!?- disse come se fosse più un affermazione che una domanda.
-ovvio.- 
-ma come farò nel frattempo?- 
-resisteremo.- no, non ce l'avremmo fatta. Ma eravamo forti e potevamo almeno provarci, dovevamo.
-odio gli addii.- disse mentre mi cercava di asciugarsi le lacrime.
-io odio il fatto di doverti lasciare qui.- 
Nessuna delle due parlò, mi sarebbe mancata così tanto.
-verrai a trovarmi a San Francisco, vero!?- chiesi dopo poco.
-certo!- si sforzò di sorridere.
-Ellie, dovete andare.- disse nonna.
-si, arrivo.- dissi prima di abbracciare per l'ultima volta Allison.
-non ti dimenticare di me.- disse tra un singhiozzo e un altro.
-pensi che potrei mai dimenticarmi di te?-
Fece cenno di no con la testa e ridemmo tutte e due.
-ovviamente nemmeno tu ti devi dimenticare di me!- affermai.
-certo!- 
Ci abbracciammo un'ultima volta e, dopo aver salutato anche Chaz, andai vicino a Justin.

Salivamo sull'aereo quando l'affiancai.
-ti amo anche io.- gli sussurrai. 
Lui sorrise e mi prese per mano.
San Francisco, arriviamo..

**

Il capitolo ventisette è qui, signore e signori!
In questo capitolo non ho niente da dire, quindi spero solo che vi piaciaciuto. 

Ah, ho visto che i due capitoli precedenti sono stati recensiti solo da due persone e devo dire che mi è dispiaciuto un po'.
La storia non vi piace più o altro? Se si, ditemelo, magari cerco di cambiare qualcosa.
Forse per ora vi sembra che è tutto rose e fiori, ma non siamo ancora a San Francisco!

Spero, sul serio, in una vostra recensione.


 

Alla prossima :).

Conto su di voi.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** ''noi'' ***


Capitolo 28. ''noi''

Camminavamo verso le nostre case. 
Volevamo fare una sorpresa ai nostri genitori, così, insieme, mano nella mano, trasportavamo dietro di noi le due valigie che c'eravamo portati.
Era strano, tornare a San Francisco, tornare alla vecchia vita, tornare a scuola, rivedere tutti. 
Ero stata a New York poco più di una settimana e già mi sentivo parte di quella misteriosa città che non dorme mai. Mi sentivo parte della popolazione della 'grande mela', era come se fossi sempre stata una di loro, e, lo sapevo, io appartenevo a quella città, era sempre stato così.
-dovremmo parlare con Jaz.- dissi d'un tratto.
-già.- disse Justin.
-e se non la prenderà bene?-
-dovrà prenderla bene. se ci vuole bene dovrà farlo.-
-ma non è semplice.- dissi d'un tratto presa dai sensi di colpa.
-non ho detto che sarà semplice, solo che ora non siamo più Justin e Ellie, ora siamo 'noi', e non possiamo cambiare.-
Sussultai a quelle parole, eravamo 'noi', io e lui non eravamo più 'io e lui', io e lui eravamo 'noi', e non c'era niente di meglio che potesse dire.
-noi?- chiesi.
-ovviamente solo se tu lo vuoi.- aggiunse quasi imbarazzato guardando sempre di fronte a se.
-non me l'hai mica chiesto.- risposi ricordandogli che non mi aveva chiesto di essere la sua fidanzata.
-lo so.- disse passandosi la mano tra i capelli.
-bene.- dissi quasi aspettando che mi chiedesse di esserlo, ma quella domanda non arrivò e, un po' delusa, continuai a camminare senza parlare.
-chi andrà a parlare con Jaz?- chiese.
-forse è meglio che lo faccia tu.- dissi incerta -tu sei il suo migliore amico, tu per lei sei tutto.- 
-hai ragione.-
-è questo che mi preoccupa.- 
-cosa ti preoccupa?- chiese posando il suo sguardo interrogatorio su di me.
-mi preoccupa il fatto che ho ragione. non so come la prenderà, ma so per certo che non mi parlerà mai più e farà di tutto per portarmi via da te.-
-perché dici così?-
-lo so per certo. per quanto abbia voluto nasconderlo ha sempre voluto essere migliore di me, in tutto, anche se lo era già, e sono sicura che mi porterà via l'unica cosa bella che mi è capitata.- dissi con un filo di tristezza.
Se ci pensavo era vero, aveva sempre preso la nostra amicizia come una sfida, a chi fosse la figlia migliore, l'amica migliore, la persona migliore, ma lei non aveva mai saputo che era sempre stata la vincitrice, prima ancora di iniziare lei aveva vinto.
Io e lei non eravamo paragonabili, io e lei eravamo diverse, lei era perfetta, io no.
-e la consideri la tua migliore amica?- 
-non lo so. è l'unica che mi è sempre stata accanto e le voglio bene, tanto bene, troppo bene, ma in questo periodo la sento distante, tanto distante. non mi ha nemmeno chiamata quando ero a New York. io non ho fatto meglio, ed è vero, ma a lei non è importato.- 
Camminammo per un po', poi arrivammo davanti casa mia e Justin mi accompagnò fino all'ingresso. Mamma non era a casa, me l'aveva detto nonna. Almeno li mi aveva dato retta, non aveva avvisato mamma e ciò faceva si che potessi farle una sorpresa.
-bene, vado.- dissi indicando la porta di casa.
-senti Ellie, c'è una cosa che devo dirti.- disse piuttosto teso.
L'ansia prese la meglio su di me e subito risposi -dimmi.-
-per quanto riguarda ciò che hai detto prima.-
Lo guardai con aria interrogativa.
-del fatto che lei mi allontanerà da te.- precisò.
-si?- chiesi preoccupata.
-voglio solo che tu sappia che anche tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata. se mai lei volesse portarmi via da te, credimi, non ci riuscirà. le voglio bene, è la mia migliore amica, ed è vero, ma tu sei Ellie, la mia Ellie.- disse avvicinandosi e lasciandomi un bacio all'angolo della bocca.
Era piuttosto teso, lo leggevo nei suoi occhi e lo percepivo dal suo tono di voce.
-per favore Justin, non lasciarmi mai.- pronunciai sotto voce.
-mai.- disse unendo le nostre labbra.
Ci staccammo.
-anche quando ci dovessimo separare, il destino ci riunirà, sempre e comunque, e se non lo dovesse fare, ti cercherò ovunque e credimi, ti troverò.- disse sorridendo, sorrisi con lui.
-ora vado.- disse regalandomi un'ultimo bacio.
-vai da Jaz?- chiesi prima che andasse.
-si.- disse lui.
Annuii col capo.
Sapevo che parlarle sarebbe stato fondamentale, ma avevo paura, un'enorme paura.
Paura che lui l'amasse, paura che lei lo portasse via da me, paura che non avrebbe mai più varcato il cancello d'ingresso della mia casa, paura di incontrare i suoi occhi e non vederci più l'emozione, paura di sentire il suo cuore battere e non sussurrare il mio nome.

''-tu credi che, il nostro amore riesca a fare miracoli?-
-oh, sì certo. È questo che ti riporta a me tutte le volte."


Justin's pov.

Dopo aver salutato Ellie andai a casa di Jaz.
Arrivato bussai al portone e i secondi passati ad aspettare che qualcuno aprisse parevano essere eterni.
La voglia di fuggire era tanta, ma avrei dovuto risolvere tutto, avrei dovuto parlare con lei, avrei dovuto spiegarle tutto, perché volevo stare con Ellie e volevo che tra me e Jaz non ci fossero più segreti.
D'altronde non provavo più niente per Jaz, eppure la paura di incontrare i suoi occhi era sempre più forte, paura di cadere di nuovo nel suo tranello. 
Poco dopo aprirono alla porta, era Jaz.
-ehi.- accennò un sorriso, era felice di rivedermi.
-ehi.- dissi imbarazzato.
-sei tornato vedo.- disse indicando la valigia dietro di me.
-si.- risposi freddo.
Evitai di guardarla o di fissarla, eppure volevo farlo, avevo una voglia matta di guardarla, di vedere i suoi occhi e di vederci dentro quello che avevo sempre amato, lei.
-accomodati.- disse facendo per farmi entrare.
-oh, no, vado di fretta.- 
-c'è qualcosa che devi dirmi?- chiese.
-si.- 
-cosa?-
-sto con Ellie.- mi sentii morire mentre pronunciavo quelle parole.
-c..cosa?- balbettò.
-st..sto con Ellie.- sibilai. La voce veniva a mancare e parola dopo parola mi pentivo di ciò che le avevo detto.
Vidi i suoi occhi appannarsi. 
-vuoi lasciarmi sola?-
-sei sempre la mia migliore amica.- dissi.
-ma non mi basta.- 
-perché no?-
-perché ti amo. ti amo Justin. ti ho sempre amato, ma non te ne sei mai accorto.- disse avvicinandosi a me. -e so che anche tu mi ami.- 
-oh, no.- balbettai. 
-invece si.- 
-non è così, Jaz.- cercai di convincere più me stesso che lei.
Stava per poggiare le sue labbra sulle mie quando, con non so quale coraggio, mi allontanai. 
-sai, anche tu provi quello che provo io. Ellie è solo una scusa per dimenticarmi, ma ti farò cambiare idea, ti farò capire che senza me sei perso, perché io per te sono tutto.- disse sempre più sicura di se mentre posava l'indice sulla mia maglia e ripassava i contorni dei miei addominali.- l'ho sempre saputo che mi ami, Justin, e anche tu l'hai sempre saputo. non permetterò che quella ti porterà via da ma, perché tu sei mio, lo sei sempre stato e niente impedirà che sia così.- 
-non sai cosa dici.- 
-invece si che lo so. sto dicendo che se vuoi continuare ad essere mio amico devi lasciarla.- disse.
E poof, tuffo al cuore. Me lo stava davvero chiedendo?



**

ECCOMI QUA.
Scusate, mi dispiace tantissimo per aver aggiornato solo ora, ma volevo fare qualcosa di carino.
Sapevo ciò chce volevo scrivere, ma mi servivano l'ispirazione vera e propria e la canzone adatta.
Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione.
Ringrazio quelle che recensiscono, ultimamente mi lasciate poche, anzi no, pochissime, recensioni e mi dispiace sul serio.
In ogni caso ecco che le cose iniziano a cambiare, forse. (AH, LA FRASE CHE C'E' TRA IL CAMBIO DI POV E' PRESA DAL FILM 'LE PAGINE DELLA NOSTRA VITA')

Alla prossima, e scusate ancora per il ritardo!

Conto su di voi :).

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** ''è una persona'' ***


Capitolo 29. ''è una persona''

Ellie's pov. 


Erano già le sette, il turno di mamma finiva fra un'ora circa.
Avevo messo i vestiti sporchi a lavare, sistemato scarpe e cose così, ma il pensiero di Justin che avrebbe parlato con Jaz non lasciava la mia mente nemmeno per un secondo.
Da quando se ne era andato da casa mia non si era fatto sentire ed ero estremamente preoccupata.
Sapevo di cosa era capace Jaz, sapevo fin dove si sarebbe spinta, cosa avrebbe fatto e questo mi rendeva nervosa.
Mi sdraiai sul letto mi addormentai, forse sarebbe stato l'unico modo per rilassarmi.

Sentii il portone richiudersi e subito capii che era mamma, chi altro sarebbe potuto essere?
Guardai l'orologio, erano le dieci meno venti. 
Stavo per alzarmi dal letto quando bussarono alla porta della mia camera.
-posso?- era Justin.
-vieni, entra.-
Aprii la porta ed entrò, ero estremamente confusa.
-chi ti ha fatto entrare?- chiesi.
-tua mamma. mi ha detto che stavi dormendo ma che sarei potuto salire ugualmente.- 
'fanculo alla sorpresa' pensai. 
Avevo rovinato tutto..
-ah.- sospirai.
-devo parlarti, Ellie.- 
-vieni.- dissi sbattendo ripetutamente la mano contro il letto per indicargli di sedersi accanto a me.- che succede?- chiesi ansiosa.
Si sedette vicino a me e fece entrare nel suo corpo una quantità indefinita d'aria.
-ho parlato con Jaz.- mentre lo diceva era come se lo stessero prendendo a pugni.
Lo stomaco mi si richiuse, non avrei dovuto aspettarmi niente di buono, ne ero certa.
-e?-
-non l'ha presa bene.- 
-che ha detto?-
-io..- era teso.
-cosa ti ha detto, Justin?- chiesi con insistenza.
-mi ha detto che devo scegliere, tra te e lei.-
Poof. Tutte le illusioni dei due giorni precedenti era crollate in meno di dieci secondi. 
Sentivo il mondo crollarmi addosso ed io ero troppo debole per sostenere il peso di quelle parole.
Ci fu qualche minuto di silenzio, lui fissava il vuoto davanti a se e nella mia mente quelle parole scorrevano veloci a ripetizione.
'devo scegliere tra te e lei' 'devo scegliere tra te e lei' 'devo scegliere tra te e lei' 'devo scegliere tra te e lei'.
-e.. e tu cosa hai risposto?- chiesi incerta rompendo il silenzio che si era creato tra noi.
Avevo paura di conoscere la sua risposta, avevo paura della sua scelta, avevo paura di perderlo.
-non ho risposto.- disse- sono semplicemente andato via.- concluse.
Deglutii a fatica e, con quel poco coraggio che mi restava, continuai -e cosa hai intenzione di fare?-
-non lo so, Ellie, non lo so.- 
Avevo gli occhi gonfi, ci vedevo appannato e le gote sembravano delle cascate, lacrima dopo lacrima. 
-significa che te ne andrai?- chiesi mentre le parole mi morivano in gola.
-no.- sentivo l'incertezza farsi sempre più viva, parola dopo parola.
-non mentirmi, per favore.- dissi mentre affondavo la testa nel cuscino.
-non mento.- disse mentre sentivo le sue mani lungo i fianchi.
Iniziai a singhiozzare sempre più forte. Era questo il motivo per cui odiavo San Francisco, aveva il potere di complicare le cose, sempre.
-per favore, non piangere.- disse mentre si avvicinava a me.
-ho bisogno di te, Justin.- dissi mentre rialzavo la testa e la poggiavo sul suo petto.
-lo so, piccola.- disse mentre mi teneva stretta a se.
Dopo lasciò la presa, prese il mio mento tra il pollice e l'indice e fece in modo che potessi guardarlo negli occhi.
-non andartene.- bisbigliai prima che le nostre labbra si unissero.
Avevano un sapore diverso, più forte e intenso del solito, come se avesse paura di qualcosa.
-ti amo Ellie.- disse sulle mie labbra.
Forse era quello che mi dava la certezza che il destino ci avrebbe riuniti, sempre e comunque, qualunque cosa accadesse.

-svegliati Ellie!- gridò mamma bussando ripetutamente alla porta.
Il momento dolce tra me e lei era passato, la sera prima, dopo che Justin se ne era andato avevamo parlato un po' e, per quanto potesse sembrarmi strano, mi era mancata tantissimo.
-arrivo.- gridai io a mia volta alzandomi di malavoglia.
Chissà come sarebbe stata quella seconda 'prima giornata' di scuola.
Chissà come sarebbe stato camminare mano nella mano con Justin.
Chissà come sarebbe stato rivedere Jaz.
Mi preparai in fretta e furia e scesi di sotto, mangiai qualcosa al volo e dopo mamma mi accompagnò a scuola, quella routine sarebbe durata ancora per poco, meno di tre mesi e avrei compiuto diciotto anni, ciò significava che sarei andata a scuola in macchina, da sola. 
Non prendere la patente prima dei diciotto anni era stata una scelta dei miei genitori che mi ritenevano 'poco matura', ma quello strazio sarebbe finito, tra poco.
Scesi dalla macchina e mi avviai verso scuola, Justin non era ancora arrivato, così entrai sola.
Camminai verso il mio armadietto quando qualcuno mi tirò per il braccio e in meno di qualche secondo mi ritrovai in bagno.
Poteva essere una sola persona, Jaz.
-sei tornata a quanto vedo.- disse con fare da smorfiosa.
-vedi bene.- giocai al suo stesso gioco.
-sei pure diventata spiritosa?- 
-se vogliamo metterla così.- 
-senti, smettila di fare la stronza e dammi retta, ti conviene.-
-io? stronza? ma non mi fare ridere.- finsi una risata.
-te lo sei preso per te, ma ora basta, sappiamo entrambe che lui non ti darà retta ancora per molto.-
-di cosa stai parlando?- finsi di non capire.
-oh, andiamo. lo sai benissimo che sto parlando di Justin.- affermò convinta.- devi lasciarlo.-
-no.-
-invece devi.-
-perché? per lasciarti libera di giocarci? non ci penso nemmeno.-
-lo sappiamo entrambe che non hai molta speranza.- disse scoppiando in una risata.
-mettiamo le cose in chiaro. non ho molte speranze, ed è vero, ma sappi che amo Justin come mai ho fatto e non ti permetterò di portarti via l'unica cosa bella che ho.- dissi su tutte le furie.
-oh, povera piccola Ellie, stai per avere una crisi di pianto?- chiese col sorriso stampato in faccia.- sappi che prima o poi me lo prenderò e tu non potrai farci niente.-
-Dio Santo Jaz, non è un fottuto premio.- urlai.- è una persona, ha dei sentimenti e tu non puoi giocarci.-
-io e te siamo diverse.- esclamò ignorando quanto detto prima.
-infatti. io lo amo sul serio Justin, per te è solo un altro trofeo da aggiunger alla lista.-
-forse è vero.-
-e forse devi andare a fanculo.- sbottai prima di uscire dal bagno.
Lei non lo amava sul serio ed era questo ciò che più odiavo.
Se lo sarebbe portato via solo per essere 'la migliore', mi avrebbe portato via l'unica cosa bella della mia vita solo per far vedere che valeva più di me.

**

Da premettere, fa schifo, lo so e mi dispiace.

Allora, ad essere sincera non so perché ho postato il capitolo, 
quelli precedenti non li avete considerati per niente.
A questo punto mi sorge un dubbio: NON VI PIACE PIU'? (sempre detto che vi sia mai piaciuta)

Mi sarei aspettata qualche recensione di più, pensavo d'esserci riuscita, 
d'avervi convolte o almeno incuriosito. 

So che la ff non è il massimo, né che sono così brava a scrivere, so anche che le recensioni
non sono tutto, ma credetemi, io ci tengo tantissimo.

Magari non ho talento, e per questo non posso farci nulla, col talento si ci nasce, 
ma credetemi quando vi dico che i libri sono tutta la mia vita.
Credetemi quando vi dico che ci tengo tantissimo, credetemi quando vi dico che ci metto tutta me stessa 
nei capitoli e nelle storie che scrivo, perché io ho un estremo bisogno dei libri, 
di leggere, di scrivere, ho bisogno di tutto questo.
Per quanto pazzo, stupido e assurdo possa sembrare i libri sono l'unica cosa, insieme alla musica,
che riescono a comprendermi, a farmi essere me stessa.
Quindi, vorrei solo che mi diceste la verità, perché pensavo d'essere arrivata ad un buon punto,
come prima ff pensavo d'aver fatto un buon lavoro, pensavo d'essermeli guadagnati quegli oltre sessanta lettori, che, non sono molti, ma almeno ci sono arrivata, ci ho provato e sono arrivata fin qui.
Per favore, siate sincere, per favore, ditemi per quale motivo avete smesso di recensire,
ditemi cosa non vi piace.

Scusate per il monologo, non so in quante sono arrivate a leggere fin qui, ma se l'avete fatto, grazie.
Ora, non so se continuerò, ma se lo farò sarà solo per concludere la ff, tutto qua.
Questa volta non mi aspetto recensioni, 
né altro, spero solo che comunque continuiate a leggere, se vi va.

Ho finito. Scusatemi ancora.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** ''lui ha scelto te perché ti ama'' ***


Capitolo 30. ''lui ha scelto te perché ti ama.''

Erano passate tre settimane da quando ero tornata a San Francisco e le cose erano cambiate radicalmente.
Justin aveva deciso di 'restare', per così dire, ma ogni volta che lo vedevo lo sentivo sempre più distante, e questo mi faceva stare male.
Sentivo il calore delle sue parole accarezzarmi, ma, per quanto le sue parole potessero essere vere, ogni volta che stavamo insieme lui avrebbe preferito essere con Jaz, ne ero sicura.
Mentre quei pensieri ormai fin troppo familiari prendevano posto tra i miei pensieri, mi preparai. 
Sarei uscita con Justin quel pomeriggio e, per quanta voglia avessi di vederlo, ritenevo di star sbagliando.
Suonarono al campanello e, prima di scendere di sotto, mandai un messaggio a David dove lo avvertivo che stavo per uscire.
In quelle tre settimane avevamo legato molto e potevo addirittura considerarlo il mio migliore amico. Non aveva più provato a baciarmi e sembrava interessato ad altre ragazze.
Era un ragazzo davvero speciale ed era l'unico che ormai mi stava davvero vicino.
Quando scesi di sotto trovai Justin vicino all'ingresso, l'aveva fatto entrare mamma. 
-ehi.- disse.
-ehi.- sorrisi. 
-uscite?- chiese mamma.
Sia io che lui annuimmo. 
-e dove andate?-
-mamma.- le lanciai un'occhiataccia per farle capire che doveva smetterla con i suoi soliti interrogatori. 
-stavo solo chiedendo.-
-bene, noi andiamo.- 
Justin mi prese per mano, salutammo e uscimmo di casa.
-sei bellissima vestita così.- disse lasciandomi un bacio all'angolo della bocca.
-grazie.- sorrisi. 

-qui è sempre bellissimo.- dissi sedendomi sulla sabbia un po' umida.
Eravamo in spiaggia, in quella solita spiaggia, quella spiaggia da dove tutto era iniziato, quella spiaggia dove tutto era cambiato. 
-già. c'è calma qui.-
Posai il mio sguardo sul mare, ero affascinata dalle onde che si infrangevano ogni volta che arrivavano vicine alla sabbia.
-ho una tremenda voglia di baciarti.- disse poggiando la testa sulla mia spalla.
-fallo.- dissi sorridendo. 
Alzò la testa, fece in modo che la mia schiena aderisse perfettamente alla sabbia e si mise su di me tenendosi sulle mani.
-perché sei così dannatamente bella?- 
-perché ti amo così dannatamente tanto?- 
Poggiò le sue labbra sulle mie e dopo tempo sentivo quel sapore che avevo tanto amato.
Mi sentivo una stupida, avevo lasciato che scegliesse me a Jaz, avevo lasciato che lasciasse la sua migliore amica, ma, in fondo, che migliore amica è una che ti vuole solo per aggiungerti ad una lista di trofei?
-Justin,- dissi quando le sue labbra si staccarono dalle mie- sei sicuro della scelta che hai fatto?- chiesi.
-quale scelta?-
-lo sai benissimo.- 
-no, non lo so.-
-quella scelta.- continuai.
-ci pensi ancora?-
-come faccio a non pensarci? voglio solo che tu sia felice e se la tua felicità è con Jaz, per favore, va da lei.- 
-Ellie, ho scelto te perché ti amo, ho scelto te perché voglio te, sul serio, quindi, non pensarci più, è acqua passata. ho preso la mia scelta, sei tu la mia scelta e non c'è motivo per continuare a pensarci.-
-sei sicuro Justin?-
-certo che lo sono.- rotolò e invertì le posizioni.
Ero fortunata ad avere lui.

Mi svegliai con un forte mal di testa a causa delle poche ore di sonno.
Ero tornata a casa a notte fonda ed era stata una scelta pessima. 
Mi preparai e, come al solito, David passò a prendermi a casa per andare a scuola. 
-giorno splendore.- disse schioccandomi un bacio sulla guancia.
-giorno.- dissi dandone uno a lui.
-andiamo?- chiese.
-andiamo.-
Quando arrivammo a scuola scesi dalla macchina e vidi Justin parlare con alcuni amici.
Io e David ci incamminammo verso scuola, non volevo disturbare Justin mentre parlava con i suoi amici. 
-ti sei divertita ieri?- chiese mentre salivamo i gradini che ci conducevano all'ingresso.
-abbastanza.- dissi ripensando al pomeriggio precedente.
-che avete fatto?- 
-niente di che.- dissi. -devo dirti una cosa.- 
-dimmi.- 
-ho detto a Justin che se vuole deve tornare da Jaz.- 
-cosa?- chiese perplesso. -perché l'hai fatto?-
-perché io non lo sento più mio, è come se ogni singolo secondo che passasse con me fosse un secondo sprecato, un secondo che avrebbe potuto passare con Jaz, e questo mi fa stare tremendamente male.-
-ma lui ha scelto te.- 
-si, ma l'ha fatto solo perché crede che magari un giorno le cose possano andare meglio tra noi, o che Jaz possa arrivare da un giorno all'altro e possa dirgli che gli manca così tanto che accetterà anche me.-
-non è vero Ellie, lui ha scelto te perché ti ama.- 
-non lo so, David, non lo so.- 
-sta tranquilla.- disse baciandomi la fronte. 
Poco dopo Justin si avviò verso di noi e David andò via, non si parlavano, era già tanto se aveva accettato che fossimo amici.
-sai, potrei diventare geloso.- disse avvicinandosi e portandomi verso di se.
-dovresti.- scherzai.
-cosa?- sgranò gli occhi.
-scherzo Justin.- sorrisi baciandolo.
-andiamo in classe?- chiese.
-okay.- 
Mi prese per mano e ci avviammo verso l'aula di chimica.

-sei davvero geloso di David?- chiesi mentre facevamo la fila per prendere qualcosa da mangiare, più che altro qualche schifezza.
-certo che si.- 
-siamo solo amici.-
-anche noi eravamo solo amici.- disse mentre metteva da mangiare nei nostri piatti.
-non è vero.- dissi alzando gli occhi al cielo.
-una volta lo eravamo.- 
-una volta, poi ci odiavamo, ricordi?- 
-hai ragione.- 
-lo so, io ho sempre ragione.-
-oh, smettila di fare quella modesta.- scherzò mentre prendevamo posto al solito tavolo.
-io? modesta?- dissi con tono teatrale.
Lui fece cenno di 'si' col capo.
-ma per favore.- gli diedi un pugno sul braccio e lui finse di farsi male.
-questo pomeriggio che fai?- chiese dopo aver addentato un pezzo di pane, probabilmente di due giorni prima.
-niente.- 
-allora usciamo?-
-okay.- sorrisi.
-questo pane fa schifo!- affermò dopo aver masticato bene il boccone che aveva in bocca.
-decisamente.- ridemmo. 
Nel preciso istante in cui stavamo ridendo la porta della mensa si spalancò, era Jaz seguita a ruota dalle solite ragazze-oche.
Ci lanciò un occhiataccia, che Justin non sembrò reggere.

Cosa stavo facendo?

**

Scusatemi per l'estremo ritardo, è solo che non ho avuto tempo di scrivere, né di aggiornare (il capitolo l'ho scritto qualche giorno fa).

Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione.
Ah, vi rignrazio anche per le recensioni del capitolo 29. 

 

Alla prossima.

Conto su di voi :).

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** ''non erano cazzate.'' ***


Capitolo 31. ''non erano cazzate.''

Erano già le sei ma di Justin nemmeno l'ombra.
Doveva passare a prendermi per le quattro e mezza ma non si era fatto vivo. Avevo provato a chiamarlo ma era irraggiungibile, gli avevo mandato messaggi ma non aveva risposto, e non ero tanto nervosa per l'attesa, ero solo in pensiero per lui.
Il padre era tornato qualche giorno prima e gli aveva affidato l'auto e magari gli era successo qualcosa.
Suo padre, Jeremy, era poco presente nella sua vita, anzi, quasi per niente. Erano poche le occasioni in cui Justin e suo padre passavano del tempo insieme e parlavano solo quando a Justin servivano soldi o qualche permesso.
Jeremy, da quando la mamma di Justin si era uccisa, passava il suo tempo in ufficio, dirigeva un'azienda abbastanza importante, ma che non gli permetteva di passare del tempo col figlio. O magari quella di non stare con suo figlio era stata una sua scelta, forse Justin gli ricordava Pattie, e ricordare Pattie avrebbe significato tornare indietro nel passato, i ricordi , lo sanno tutti, nella maggior parte dei casi fanno male.
Provai a richiamarlo un'altra volta, ma niente, aveva il telefono staccato.
L'ansia si faceva sempre più viva in me e il pensiero che fosse potuto succedere qualcosa non mi lasciava in pace.
Presi la giacca e uscii di casa, magari se ne era semplicemente dimenticato.

Justin's pov.

-che ci fai qui?- chiese Jaz.
-Jaz, mi dispiace.-
-per cosa Justin?- chiese lei pur sapendo a cosa mi riferissi.
-mi manchi da morire. ho troppo bisogno di te.-
-è troppo tardi Justin.-
-lo sappiamo entrambi che non è troppo tardi, sappiamo entrambi che ti amo, e sappiamo entrambi che anche tu mi ami.-
Non disse niente, aspettò che continuassi.
-per favore, se quello che sto per fare non è ciò che vuoi, mandami via, ma se quello che farò è ciò che vuoi, per favore, tienimi per sempre con te.- dissi avvicinandomi sempre di più a lei.
La distanza tra noi si faceva sempre di meno e le farfalle nel mio stomaco non volavano, ma lottavano tra di loro.
Quando le mie labbra furono sulle sue, quando il suo sapore era finalmente diventato mio, i sensi di colpi invasero il mio corpo, ma stare con Jaz era la cosa migliore, giusto?

Ellie's pov.

(DA QUI, SE VI VA, ASCOLTATE QUESTA: http://www.youtube.com/watch?v=Gekt9tz-vi0)

Andai a casa di Justin, ma di lui non c'era traccia.
La macchina che suo padre glia aveva prestato non stava nel vialetto, allora, dov'era?
Andai in giro per tutta la città, ma non riuscivo a trovarlo.
Di sicuro era successo qualcosa, ma cosa?
Iniziai a piangere, le lacrime scorrevano veloci. Quelle gocce salate erano tornate ad accarezzarmi le gote.

A: David.
''Ehi, hai visto Justin?''

Mi venne un'idea. Magari poteva essere da Kel's.

Da: David.
''No, perché?''

Corsi velocemente verso il bar.

A: David.
''Non riesco a trovarlo''

O forse poteva anche essere nei dintorni.

Da: David.
''Hai già visto a casa? L'hai chiamato? Gli hai mandato qualche messaggio?''

In pochi minuti mi ritrovai fuori dal locale.
Entrai, ma non lo vidi seduto a nessun tavolo.

A: David.
''Si. Non è a casa, è irraggiungibile, non risponde.''

Uscii fuori, il panico ebbe la meglio su di me.
Svoltai l'angolo.
L'angolo dove tutto era iniziato.
E lui era li, nell'angolo dove ora tutto stava finendo.
Era li. Era li con Jaz. Era li, e la stava baciando.
Le lacrime iniziarono a scorrermi veloci, sentii una stretta alla bocca dello stomaco e il cuore andare in pezzi.
Dopo qualche secondo si accorse di me.
-Ellie, io.- lo interruppi.
-Ellie cosa Justin? Ellie cosa?- gridai.
-posso spiegarti tutto.-
-cosa c'è da spiegare? cosa?- dissi mentre ci vedevo appannato.
-c'è tutto da spiegare.-
-non c'è niente da spiegare.-
Vidi Jaz alzarsi sorridente ed andare via.
-Ellie, non so cosa mi sia preso.- disse avvicinandosi a me.
-lo sapevi. tu sapevi di amare lei, ma mi hai preso per il culo per tutto questo tempo.-
-non è così.-
-ah no? e allora com'è?-
Rimase in silenzio.
-dimmi come cazzo è allora.- urlai. -perché io non lo capisco.-
-mi dispiace Ellie.- disse prendendomi il viso tra le mani.
Lo allontanai -perché ti stai scusando? se è ciò che vuoi, perché ti scusi? ti scusi perché sei felice?-
-mi scuso per come mi sono comportato con te.-
-oh, risparmiati la fatica.- dissi passandomi il dorso della mano sulle lacrime -sono a pezzi ora, e tutto per colpa tua, quindi, a cosa servirebbe scusarsi ora?- chiesi mentre cercavo di rimandare indietro le lacrime.
-Ellie.- lo interruppi ancora.
-Ellie niente, avrei dovuto saperlo che le tue erano tutte cazzate.- sputai fuori.
-non è vero, quelle non erano cazzate.-
-allora cos'erano?-
-erano parole sincere.-
-saranno anche state sincere, ma ora non valgono più niente.-
-ne sei sicura?-
-non lo so, ma so per certo che da ora in poi non avrenno più importanza.- dissi andando via.
Avevo perso anche lui.


**

Fa estremamente schifo e lo so, ma l'ho postato per farmi perdonare visto che il capitolo 30 l'ho postato quasi un mese dopo.
Scusatemi.
Non ho esitato a postare questo, anzi, ho trovato subiot la canzone giusta e l'ho scritto poco dopo il 30.

Forse non avrei dovuto postarlo, forse quello prima non l'ha letto nessuno,
ma non mi andava di aspettare una o due recensioni al massimo
per postare il capitolo.

Non so con precisione quanto tempo manchi alla fine, ma non mi va di fare polemiche per le recensioni.

Mi dispiace solo che gli ultimi capitoli non siano di vostro gradimento, tutto qua.
Vi ho chiesto più di una volta se c'era nella ff qualcosa che non andasse, ma se non vi va di dirmelo, posso solo continaure
a scrivere e aggiornare.

In ogni caso, se c'è ancora qualcuno che legge la ff, grazie :).

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** ''sarà troppo tardi, almeno è quello che crede.'' ***


Capitolo 32. ''sarà troppo tardi, almeno è quello che crede.''

Arrivai davanti alla casa di David, suonai il campanello.
Mentre aspettavo che qualcuno venisse ad aprire alla porta le lacrime scorrevano libera sul mio volto.
-si?- disse David quando aprì.
Appena mi vide subito mi strinse forte, senza nemmeno chiedermi cosa mi fosse successo.
-piccola, va tutto bene.- disse facendo scorrere le sue dita tra i miei capelli. -è tutto okay.- 
La mia testa era poggiata sul suo petto, sentivo il suo respiro regolare e il battito del suo cuore, e questo mi faceva sentire protetta.
Entrammo dentro, ma lui non si staccò un momento da me.
-allora, mi dici che è successo?- disse sdraiandosi sul divano e facendomi sdraiare accanto a lui.
Poggia la testa su di lui -baciava Jaz.- dissi con la voce tremante.
-Justin?- chiese.- baciava Jaz?- 
-si.- 
-piccola.- disse stringendomi ancora di più a sé.- mi dispiace.- 
Le mie lacrime bagnavano la sua maglietta ma a lui sembrava non importare.

#flashback 

Strinse la presa e sentivo accanto alla mia testa il suo cuore battere.
-mi dispiace- mi sussurrò lui. 
Strinsi ancor più la presa, le mie lacrime gli bagnavano la felpa ma a lui sembrava non importare.
Eravamo così vicini che riuscivo a sentire il suo profumo.


#fine flashback

-io ci sarò per sempre, Ellie.- mi sussurrò.
-lo dicono tutti.- 
-ma io non sono tutti.- 
-beh, ma sei come gli altri.- 
-piccola, guardami.- disse facendo in modo che alzassi il viso verso di lui.- sarò anche come gli altri, ma credimi, io non ti lascerò mai. tu sei la mia piccola e non permetterò che ti facciano del male.- disse asciugandomi le lacrime.
-avevi detto che amava me.-
-lui ama te.- ripeté lui.
-perché continui a dirlo? perché continui a dire stronzate?- dissi un po' incazzata.
-perché ce l'ha scritto negli occhi che ti ama. è solo che non se ne rende conto. è troppo preso da Jaz, ma quando sarai lontana, quando le sue labbra sfioreranno ancora una volta quelle di Jaz, lui si accorgerà che le sue labbra non sono le tue, e poi guarderà i suoi occhi, e vedrà che i suoi occhi non sono i tuoi bellissimi occhi verdi, e poi odorerà i suoi capelli, sperando di trovarti almeno li, ma non avranno lo stesso profumo. poi guarderà lei e si renderà conto del casino che ha fatto, ma allora sarà troppo tardi, almeno è quello che crede, ma quello che non sa è che il tuo cuore sarà sempre aperto a lui, non importa quanto ti ha già fatta soffrire, non importa quante volte ti farà soffrire ancora, il tuo cuore è suo e il suo cuore è tuo, che lo vogliate o no.- disse con la voce roca.
L'eco di quelle parole troppo forti per entrambi rimbombavano in quella stanza e la mia mente sembrava captarle ma non leggere, o forse era solo che il mio cuore stava soffrendo troppo e voleva evitare un ulteriore dolore.
-come fai a saperlo?- chiesi dopo poco.
-lo so e basta.- disse lui guardando altrove.
-grazie David.- dissi un po' imbarazzata.
-per cosa?- 
-perché ci sei sempre, perché stai qui ad ascoltarmi, perché preferisci me alle partite alla play con i tuoi amici.- dissi mettendomi su di lui e abbracciandolo.
Sentivo il suo odore di Calvin Klein invadermi le narici, quello era il secondo profumo, dopo quello di Justin, che amavo alla follia.
Avevo sempre amato il buon profumo che faceva David, anche quando non eravamo altro che conoscenti.
-pensi che potrei lasciarti da sola?- chiese fissandomi negli occhi.
-penso che se mi lasciassi da sola verrei a cercati, perché io sono la tua piccola e non permetterò alle altre ragazze di farti del male.- 
Scoppiammo a ridere entrambi, le lacrime avevano smesso di accarezzarmi le gote e io ero infinitamente grata a David per essersi preso cura di me.
Mi tolsi da lui e tornai al 'mio posto'.
-come facevi a sapere che i miei occhi sono verdi?- chiesi.
-perché i tuoi occhi sono bellissimi. li ho sempre amati. sono di un verde intenso. i tuoi occhi sono quei classici occhi che ti lasciano il segno dentro.- sorrise posando il suo sguardo su di me.

#flashback

Mi fece vedere la foto, era davvero carina, ma non io, il paesaggio.
-i tuoi occhi verdi spiccano molto contro l'azzurro del mare e il giallo scuro della sabbia- sorrise lui guardando dritto verso un punto indefinito.
Sapeva che i miei occhi erano verdi? Nessuno se ne era mai accorto.
-sai di che colore sono i miei occhi?- chiesi incredula.
-certo, non dovrei?- 
-nessuno lo sa mai- dissi io come se stessi pensando.
-allora io sono nessuno- disse posando lo sguardo su di me.


#fine flashback

-anche i tuoi occhi azzurri sono meravigliosi.- gli sorrisi.
-lo sapevo, io sono meraviglioso.- mi fece l'occhiolino.
-smettila di fare il vanitoso.- gli diedi un pugno sul braccio.
Lo fissai per qualche secondo, forse era vero.
Ora che lo guardavo meglio, era di una bellezza unica.
Aveva dei bellissimi occhi azzurri, le labbra carnose, ma non troppo, e dei capelli neri che gli incorniciavano perfettamente il viso.
-io non sono vanitoso, dico solo la verità.- scherzò di nuovo.
-beh, hai ragione.- pensai a voce troppo alta.
-cosa?- spalancò gli occhi.
-niente.- dissi ovviamente imbarazzata.
-no, ora mi ripeti quello che hai detto.- 
-non ho detto niente.- 
-sicura?- chiese mettendosi su di me e cominciando a farmi il solletico.
-n..no- balbettai. -per favore, smettila.- dissi mentre non riuscivo a smettere di ridere.
-Ellie.- disse per incitarmi a dire ciò che avevo detto.
-okay, okay, mi arrendo.- 
Si fermò di colpo e io feci un sospiro di sollievo.
-quindi?- chiese esigente.
-ho detto che non hai tutti i torti.- 
-riguardo a cosa?- chiese anche se sapeva benissimo di cosa stessi parlando.
-si, ho detto che sei un bel ragazzo.- dissi imbarazzata distogliendo lo sguardo.
-sul serio?- chiese avvicinandosi. 
-no.- 
-fanculo.- fece l'offeso.
-si, sul serio.- dissi ridendo.
-bene, perché anche tu sei bellissima.- disse lasciandomi un bacio all'angolo della bocca e togliendosi da me.
Un brivido di freddo mi passò lungo la schiena e le farfalle si scatenarono nel mio stomaco.
Che succedeva?


**
Ecco il capitolo 32.
Fa schifo, troppo schifo, e mi scuso, ma non ho saputo fare di meglio.

Che ne dite di come sta continuando la storia? 

Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione.

Ah, vi ringrazio per le 8 recensioni del capitolo 31, sul serio, grazie.
Non so quante volte ve l'ho ripetuto o quante volte vi ho rotto con la storia del perché non recensivate,
e mi scuso tantissimo.

Ultima cosa (pensavo di fare uno spazio autrice più corto ma alla fine vengono sempre chilometrici).
Per chi non lo sapesse, sto scrivendo anche un'altra ff, si chiama 'Hope- Hold on, pain ends', se vi va, date un'occhiata :).
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1758407

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** ''Ellie Grace.'' ***


Capitolo 33. ''Ellie Grace.''

-devo tornare a casa.- dissi guardando l'orologio che segnava le nove e venti.
-non resti a mangiare?- chiese David.
-no, mamma si chiederà che fine ho fatto.-
-va bene, vuol dire che mangerò la pizza solo soletto.- disse facendo spallucce.
-sei solo?-
-si, mamma sta uscendo con uno. uno di quei soliti ragazzetti interessati solo ai soldi.- 
-anche lei merita d'essere felice.- 
-si, ma non così. non si rende conto che quei ragazzi vogliono solo i soldi da lei? non vede che loro non trovano bella lei ma i suoi soldi?- 
-forse si sente sola.- 
-forse doveva pensarci prima di tradire mio padre.- disse posando lo sguardo sul parquet.
-tutti facciamo degli errori.-
-ma quello è stato più di un errore. per colpa di quell'errore mio padre se ne è andato, lo vedo di sfuggita durante le feste in cui mi tocca stare da lui.- disse passandosi una mano tra i capelli. Era troppo dannatamente sexy.
-perché non ci vai più spesso?-
-perché lui non vuole.-
-non vuole?-
-esatto, non vuole.-
-perché non vuole?- chiesi forse andando un po' troppo oltre. Ma a lui sembrava non importare e forse cercava solo qualcuno con cui parlare
-perché prima di andarsene mi aveva chiesto di andare a vivere con lui, ma io ho rifiutato.-
-perché hai detto no?- 
-perché so com'è fatta mia mamma. so che non sa cavarsela da sola, e so anche che quando sta male ha bisogno di una spalla su cui piangere, e se non io, chi altro?-
Era la dolcezza fatta persona.
-quindi non sei arrabbiato con lei?-
-si, lo sono ogni giorno della mia vita. ma a cosa sarebbe servito andarsene quando ormai il danno era fatto? dovevo affrontare le cose e ho preferito affrontarle dal lato peggiore, ma eccomi qui.- disse indicando se stesso.
Quanto coraggio. Era questo il motivo per cui era il mio migliore amico. Era una persona magnifica. 
-pensa positivo.- dissi per farlo sorridere.
-cioè?-
-pensa che ora ci sono io qui con te.- scoppiammo entrambi a ridere.
-si, è vero.- disse baciandomi la guancia.
-ci ho ripensato.- 
-su cosa?-
-resto qui.- 
-e perché ci avresti ripensato?- chiese alzando un sopracciglio e facendomi ridere.
-perché devo prendermi cura di te.- dissi tornando a sedermi sul suo divano che tanto amavo.
Era strano come fino a qualche ora prima fossi in lacrime e come fossi tornata a sorridere in così poco tempo.
Il vuoto che avevo dentro c'era ancora, ma pesava di meno, molto di meno, e sentivo che qualcosa stava cambiando. Era presto per dirlo, ma forse l'incantesimo di David stava iniziando a fare effetto.


-che tanto nei film sono tutti felici.- dissi mentre stavo aggrappata alla schiena di David.
Lui mi trasportava per tutta la stanza, come se fossi una bambina e io mi lasciavo trasportare da quel buffo ragazzo dai capelli neri color della pece e dagli occhi azzurri color del cielo. 
-chi ti dice che non è così anche nella realtà?- chiese.
-basta guardarmi.- dissi ripensando a quanto incasinata fosse la mia vita.
-oh, tu sei felice.- 
-tutt'altro.- ripetei.
-se ci sono io come fai a non essere felice?- rispose facendomi ridere.
-si, è vero. se ci sei tu le cose vanno meglio.- 
-Ellie Grace, cosa ti prende? sei meno acida del solito.- disse buttandomi sul divano e mettendosi a cavalcioni su di me.
-io? meno acida? ti sbagli.- dissi ridendo.
-io mi sbaglio? sei tu che sei sdolcinata oggi.-
-sono stata scaricata, è ovvio che sono più dolce.- 
-oh no, dovrebbe essere l'esatto contrario.- disse ridendo.
-io sono strana, essere scaricata mi fa l'effetto opposto.- 
-allora fatti scaricare più volte.- disse guardandomi intensamente negli occhi. 
Che mi succedeva? Sentivo uno strano formicolio alle mani e le gote andare in fiamme. 
-perché?- dissi provando a reggere il peso di quello sguardo.
-perché sei ancora più bella quando sei dolce.- disse mandandomi nel pallone.
E forse era anche per questo che stavo ridendo e non piangendo, era per questo che fino a qualche secondo prima stavo a cavalluccio sulle sue spalle e non davanti alla televisione con un barattolo gigante di gelato e una discarica di fazzoletti sporchi. Perché riusciva a farmi star bene quasi come faceva Justin, riusciva a farmi ridere quasi come faceva Justin, riusciva a farmi essere Ellie, ma non come faceva Justin, lui ci riusciva davvero.
-per favore, smettila.- dissi ridendo.
-perché?- disse sdraiandosi accanto a me.
-perché così mi metti in imbarazzo.- risposi schietta. Lui in tutta risposta mi morse l'orecchio.
-aio- mi lamentai.
-sei troppo dolce.- disse poggiando la sua testa sul mio petto.
Gli accarezzai i capelli, erano morbidi. 
-come va con le ragazze?- chiesi dopo poco.
-bene.- sorrise compiaciuto.
-nuove conquiste?- chiesi un po' infastidita.
-si, ci sto lavorando.- alzò la testa e mi fece l'occhiolino.
-chi è?- chiesi non dando a vedere ciò che davvero volevo dimostrare.
-umh- fece finta di pensarci un po'.- tu.- scoppiò a ridere prendendomi in giro.
-perché, cos'ho che non va?- risposi facendo la finta offesa.
-niente.-
-allora perché mi prendi in giro?-
-perché mi piace infastidirti.- disse mettendosi su di me e sussurrandomi all'orecchio -sei dannatamente sexy.
Il suo alito caldo mi pizzicava l'orecchio e il mio corpo andava in tilt. 
-fanculo.- dissi facendolo rimettere al suo posto e dandogli le spalle facendo l'offesa.
-non scherzo.- disse passandomi la mano fra i capelli.
'se continua così mi fionderò sulle sue labbra' pensai.
-la smetti?- chiesi anche se non avrei voluto che smettesse.
-piccola, lo sai che scherzo.- 
Mi girai -quindi non pensi che sono sexy?- chiesi rendendomi conto solo dopo di quanto detto e arrossendo per l'imbarazzo.
-oh no, molto di più.- disse mettendomi una mano sul fianco e stringendomi di più a se.
I nostri visi erano vicini e sentivo sempre più viva in me la voglia di baciarlo.
Ma era sbagliato, era sbagliato farlo ora, era sbagliato farlo dopo che Justin mi aveva scaricata, era sbagliato affrettare le cose. Ma in un certo senso era come se quel desiderio di sfiorare le sue labbra fosse in me da quando ero tornata da New York. Era come se sentissi di meritarlo, perché tra noi si era formato un rapporto speciale, molto più importante di una semplice amicizia, qualcosa che era destinato ad andare oltre.
Sentivo d'amarlo, o anche semplicemente di 'amare'. 
'amarlo' era più adatto a Justin, perché Justin l'amavo sul serio. Justin era una parte di me che non avrei voluto rivelare al mondo ma che non avrei potuto nascondere a me stessa.
Il nome di Justin non era inciso solo nel cuore, il nome di Justin l'avevo tatuato nell'anima e scritto a pennarello indelebile in ogni singola parte del corpo. 

David no, quello che provavo per lui non era così profondo. David era meno di Justin ma più di un semplice amico. Sentivo di 'amare' David.
'ti amo' era troppo per David, così ero decisa a dedicargli un 'ti', e forse il tempo avrebbe preso i suoi provvedimenti per il 'amo'.
Per quanto amassi Justin, per quanto amore potessi provare nei suoi confronti, avevo sofferto troppo ed ero decisa a superare una volta per tutte il capitolo dove c'era scritto il suo nome, per quanto difficile potesse essere, ero già preparata ad un altra ferita, magari non così grande, ma lo ero, e questo mi aiutava a lasciarmi andare e a dare un'opportunità a David, sempre detto che l'avesse voluta.
Dopo poco mi addormentai fra le sue braccia e sentivo la sicurezza invadermi il corpo. 
Era la cosa giusta?


**
Ecco qui il capitolo 33. Una vera delusione, vero!?
Fa schifo anche a me ma non ho saputo fare di meglio. 

Allora, leggendo le recensioni mi avete sconvolta un po'. 
Avevo in mente qualcosa per la storia, ma vedendo quanto mi avete scritta sembra proprio che tutti vogliate David e Ellie insieme.
Odiate tutti Justin, ma cosa vi ha fatto questo ragazzo? 

Non so se l'avete notato, ma la storia sta prendendo tutta un'altra piega. 
Non so se quello che ho intenzione di fare sarà di vostro gradimento, 
ma ci saranno un bel po' di cambiamenti.

In ogni caso vi ringrazio per le recensioni, lo so che sono solo 4, ma per me contano tantissimo.
Quindi, ringrazio quelle che leggono la storia, ma ancor più quelle che la recensiscono.


Ultima cosa.
Per chi non lo sapesse, sto scrivendo anche un'altra ff che si chiama ''Hope- Hold on, pain ends'' quindi, se vi va, date un'occhiata :).
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1758407

 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** ''ti amo troppo per vederti soffrire.'' ***


Capitolo 34. ''ti amo troppo per vederti soffrire.''

Uscimmo da scuola, di Justin e Jaz nemmeno l'ombra e questo mi faceva stare meglio. 
Non avrei sopportato di vederli insieme, non ora, anzi, mai.
-sei pronta?- disse David portandomi più vicina a sé.
Sospirai -si.-
In qualche secondo ci ritrovammo tutti fuori, c'era chi spingeva, chi urlava di smetterla e chi, come me, voleva solo uscire da quell'inferno e trovare qualcosa che non peggiorasse le cose.
-andiamo?- disse David prendendomi per mano.
Annuii col capo. 
Eravamo quasi vicini al marciapiedi e ad un tratto li vidi. Strinsi la mano a David come per cercare aiuto e lui in tutta risposta mi abbracciò come nessuno mai aveva fatto.
Incontrai per qualche secondo gli occhi di Justin e sentii una stretta allo stomaco.
Potevano degli occhi che hai tanto amato farti star male?
-non piangere piccola.- disse David una volta che il mio viso fu appoggiato al suo petto.
Sentivo il calore del suo corpo sprigionare comprensione e io cedevo.
-dimmi, è questo l'amore?- dissi con le gote bagnate.
-l'amore è anche questo.-
-l'amore è solo questo.-
-l'amore non è mai stato facile, né mai lo sarà.- disse accarezzandomi i capelli.
-sto di merda.- dissi continuando a piangere.
-è normale. ma passerà, sta tranquilla.- 
-si, ma quando?- 
-presto, passerà presto.- disse baciandomi la fronte.
-sono ancora li?- chiesi.
-si.- 
-allora, per favore, portami via.- 
-okay, andiamo.- disse prendendomi per un fianco e portandomi lontano da tutto quel dolore.
Ma dal dolore si poteva fuggire? Si poteva fuggire da qualcosa che si portava via il meglio di te e ti lasciava solo e senza niente su cui fare riferimento? 
Se era così, allora sarei dovuta scappare, perché quel dolore era troppo per me, non sarei stata capace di sopportarlo ancora per molto.
Ci sedemmo su un prato poco lontano e io non la smettevo di singhiozzare.
-voglio restare sola.- dissi poco dopo.
-vuoi che vada via?-
Feci cenno di si col capo, non volevo essere maleducata ma stavo tremendamente male e avevo bisogno di stare un po' con me stessa.
-okay, se hai bisogno di me, piccola, basta chiamarmi.- disse lasciandomi un bacio sulla guancia e andando via.
Mi gettai sull'erba che qualche settimana dopo sarebbe seccata.
-papà, ho tanto bisogno di te.- sussurrai. -perché non sei qui?- dissi mentre le lacrime non smettevano di scendere.
-ho bisogno di te, ma tu non ci sei. cosa devo fare? come posso fuggire da questo dolore? non sono così forte come credevi, e mi dispiace, ma io non ce la faccio più.- dissi esasperata. -vorrei solo che tu fossi qui, ad abbracciarmi e a dirmi che tutto andrà bene, perché se tu fossi qui le cose andrebbero meglio, perché tu sei l'unico che mi ha sempre capita, perché la vita fa schifo senza te.- mi rimisi seduta e poggiai le ginocchia al petto.- per favore, dimmi che tornerai, che le cose torneranno come prima, dimmi che tutto andrà meglio.- dissi non riuscendo più a smettere di piangere.
Sentii un brivido passarmi lungo la schiena e capii che molto probabilmente era lui, seduto accanto a me, ad ascoltarmi.
Era la cosa che maggiormente desideravo, riaverlo accanto, ora e per sempre, ma la vita, la stessa che mi stava sfidando per chissà quale assurdo motivo, se l'era portato via.

-Ellie.- sentii una voce e qualcuno scuotermi.
-mmm- mugugnai con la voce impastata dal sonno. Mi ero addormentata sull'erba.
-Ellie, svegliati, ti riporto a casa.- 
Aprii gli occhi e rividi Justin. Mi alzai di scatto.
-non ho bisogno di te. torno a casa sola.- dissi girando e facendo per andare via.
-perché scappi?- chiese.
-perché non ho più la forza di affrontare le cose.- dissi voltandomi verso di lui.
-mi dispiace Ellie.- disse guardandomi negli occhi.
Non lo guardai -a cosa servono le scuse ora?- 
-non lo so.-
-sei almeno felice?- chiesi cercando di rimandare indietro le lacrime.
-s-si.- disse. -penso di si.- 
-pensi o lo sei?- chiesi.
-non lo so.- disse poggiando una mano sulla mia guancia ancora un po' umida di pianto.
-sii felice.- dissi 
allontanandomi di poco temendo quella dannata distanza che mi aveva fottuta per ben due volte.
Stavo per andare via quando mi bloccò per una mano.
-perché ci tieni così tanto?- chiese.
-perché ti amo troppo per vederti soffrire.- dissi per poi togliermi di dosso la sua mano e andando via.

''e ora, cosa ne dici? cosa ne dici di tornare indietro e rivivere i momenti sprecati, di renderli unici? cosa ne dici di tornare indietro e guardarmi negli occhi come mai hai fatto? cosa ne dici di notare i miei occhi lucidi e di innamorartene? cosa ne dici di amare i miei pregi e i miei difetti, di farmi sentire unica, speciale, cosa ne dici di amarmi come ti amo io?''


**

Ecco qui il capitolo 34. 

E' una vera delusione e lo so, ma l'ho scritto ieri ed è stato il massimo che sono riuscita a fare.
Avevo troppo bisogno di scrivere, dovevo esprimere i miei sentimenti, ed ecco cosa è uscito fuori.

L'ultima frase, quella in grassetto e corsivo l'ho pensata mentre scrivevo il capitolo e mi andava di metterla alla fine.

In ogni caso, vi ringrazio perché seguite la ff e per le recensioni.
Dal capitolo 32 altre 4 persone hanno messo la ff nelle seguite e 3 nelle preferite e io non potrei essere più fiera.
Quindi, grazie :). 

Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione.

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** ''allora vuol dire che sbaglieremo insieme.'' ***


Capitolo 35. ''allora vuol dire che sbaglieremo insieme.''

Due settimane dopo.

-ehi piccola.- disse David quando uscii dalla porta.
-ehi bello.- dissi schioccandogli un bacio sulla guancia.
Quelle due settimane erano passate troppo velocemente. Dopo quel pomeriggio non avevo più parlato con Justin. Delle volte cercava di avvicinarsi per parlare ma io facevo sempre finta di niente e lo evitavo. Volevo smetterla di farmi del male, avevo già sofferto abbastanza per permettergli di farmi soffrire ancora.
Pian piano le cicatrici dentro me sia andavano chiudendo e questo era già un passo avanti. Non nego che stare lontano da Justin mi uccideva, ma con me c'era David e almeno in questo la vita mi aveva assecondata. Mi aveva detto che sarebbe rimasto e l'aveva fatto. Era rimasto, rimasto per me, per noi, e forse era ora che io e lui diventassimo 'noi', ma non ero ancora sicura di ciò che provava. Avevo paura di rovinare la splendida amicizia che avevamo creato, anche se sentivo qualcosa nascere dentro me. Il mio non era più solo affetto e mi chiedevo se lui se ne accorgesse. Se si accorgesse del modo in cui lo guardavo, del modo in cui sorridevo quando lui stava con me, del modo in cui guardavo i suoi occhi, del modo in cui lo fissavo mentre eravamo a qualche centimetro di distanza.
Forse stavo riuscendo a mettere da parte i sentimenti che provavo per Justin, forse il mio cuore stava tornando ad amare, non come aveva fatto prima, ma lo stava facendo.
-dove andiamo?- disse prendendomi per mano.
-dove vuoi tu.- dissi sorridendo.
-cinema?- 
-okay.- sorrisi. 

-questo film è meraviglioso!- esclamai entusiasmata.
Sentivo ancora quella fitta allo stomaco, quella di quando guardi un film d'amore e diventi il personaggio, quella quando litigano e ti senti come se il mondo ti stesse crollando addosso, quella quando si baciano e senti le farfalle svolazzare nel tuo stomaco.
-l'hai già detto altre- fece finta di pensare.- trenta volte?- rise prendendomi in giro.
-oh, fanculo.- feci l'offesa.
-non sapevo fossi così romantica.- disse abbracciandomi da dietro e cingendomi i fianchi subito dopo.
-si, sono una dolce io.- risi. 
-si, soprattutto quando mi mandi a fanculo.- rise.
-comunque si, li amo. li amo perché almeno li l'amore trionfa, perché almeno li le cose vanno come vuoi tu. anche se i finali sono scontati sono pur sempre belli.- 
-chi ti dice che nella vita non ci sono i lieto fine?-
-l'ho imparato col tempo che tutti quei 'vissero per sempre felici e contenti' sono solo in tv, nelle biblioteche, nelle teste della gente. di 'felici e contenti' nella vita non c'è un bel niente.- 
-e se fosse 'vissero per sempre incasinati'?- 
-sarebbe meglio.- 
-ma non guarderesti più tutti questi film strappalacrime.- affermò.
-è vero.-
-allora lasciamolo così com'è.-
-ma a te non piacciono questi film.-
-ma piacciono a te e io amo portarti al cinema.- sorrise.
Gli lasciai un bacio all'angolo della bocca. Mi faceva impazzire.
-mangiamo qualcosa?- chiese.
-okay. fish and chips?-
-andiamo.- 

Dopo aver mangiato andammo in spiaggia.
-devo chiederti una cosa David.- dissi mentre camminavamo sul lungo mare.
-dimmi.-
-perché ti comporti così con me?- 
-così come?-
-così così. guardaci. sei l'unico che mi è stato vicino in questo periodo.-
-siamo amici, ricordi?- disse mentre posava lo sguardo sul mare.
'giusto, solo amici..' pensai.
-dovresti frequentare qualche ragazza, non stare qui con me.- dissi mentre sentivo una stretta allo stomaco. 
-la sto frequentando già.- 
-sul serio?- lo fissai.
-si.- 
-ah, non mi avevi detto niente.- 
-pensavo lo sapessi già.- disse girandosi e baciandomi la guancia.
Gli rivolsi uno sguardo interrogatorio. 
-c'è una cosa che devo dirti Ellie.- 
-dimmi.-
Si avvicinò sempre di più a me, eravamo l'uno di fronte all'altro. La distanza era sempre di meno e i nostri visi erano a qualche centimetro di distanza.
-mi vedi in questo momento?- 
Io annuii col capo fissandolo negli occhi. Quella cascata azzurra che aveva al posto degli occhi mi stava ipnotizzando. 
-bene. c'è una cosa che voglio fare, ma non posso.- disse avvicinandosi ancora di più.
-cosa vuoi fare?- dissi con la voce roca. Le farfalle stavano invadendo il mio stomaco ed ero nervosa, tremendamente nervosa.
-sto morendo dalla voglia di baciarti.-
-perché non lo fai?- chiesi.
-perché so che è tremendamente sbagliato.- disse spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-allora vuol dire che sbaglieremo insieme.- dissi avvicinandomi di più a lui.
In poco tempo la distanza fu annullata e quel vuoto che si era formato dentro me quando Justin aveva baciato Jaz pian piano andava scomparendo, si stava richiudendo. 
Le sue labbra calde erano estremamente morbide e un brivido, non di freddo, mi passò lungo la schiena.
-aspettavo da tanto questo momento.- dissi tra me e me.
-a chi lo dici.- disse baciandomi la fronte.
-devo chiederti una cosa.- 

flashback.

David mi prese in braccio, e io, senza smettere di baciarlo, legai le mie gambe ai suoi fianchi.
Si fece spazio tra la gente e stava per portarmi al piano di sopra.
Mi fece scendere, si scolò la sua bottiglia di birra, e mi prese per mano.
Mi lasciai trascinare, sapevo già dove voleva arrivare, ma ero incapace di muovermi, le lacrime e l'alcool stavano facendo bene il loro lavoro. 
Mi portò nella seconda stanza a destra, quella dove mi aveva portato Justin quel pomeriggio di febbraio quando tutto era cambiato.
Mi spinse sul letto e si misi su di me.
Iniziò a baciarmi e mi sfilò il vestito di dosso, ero rimasta in intimo.
Io non volevo farlo, ma non riuscivo a toglierlo da me.
Ero impotente sotto l'effetto dell'alcool.
Le lacrime mi rigavano il volto, un po' per Justin, un po' per la malinconia, ma a lui sembrava non importare.
-che cazzo fai?- urlò Justin entrando in camera e togliendomi di dosso David.
-che cazzo vuoi tu?- ribadì David.
-non vedi che piange?- disse Justin spingendolo a muro.
-è capace di parlare e di difendersi da sola. se non avesse voluto me l'avrebbe detto.-
-è completamente ubriaca cazzo, non riesce nemmeno a reggersi, come vuoi che ti dica che non vuole?- 
-levati Bieber- disse spingendolo via.
-vaffanculo David- disse dandogli un pugno e facendolo uscire.
Chiuse la porta a chiave in modo che non entrasse nessuno.

fine flashback.

-certo.- disse abbracciandomi. Mi lasciai trasportare dal calore del suo corpo.
-perché quella sera, alla festa, ti sei comportato come se fossi un duro?-
-perché pensavo che magari ti sarei piaciuto se fossi stato come Justin.- 
-ero così innamorata di lui?- 
-si..- disse lasciando intendere che c'era qualcosa che lo turbava.
Lui, nonostante tutto, lo sapeva che Justin era ancora parte di me, ma non ribadiva e io ero felice così. 
-mi dispiace, sono stata una stupida.-
-non importa.- sorrise lasciandomi un bacio all'angolo della bocca.
-sai che puoi baciarmi ora, vero?- chiesi.
-certo.-
-allora recuperiamo i baci persi.- sorrisi posando le mie labbra sulle sue.
Poteva andare bene, almeno questa volta?


**

Ecco qua il capitolo 35.

Allora, parto col dire che so che questi due ultimi capitoli fanno schifo, davvero schifo, ma è il massimo che sono riuscita a fare.
Ho le idee ma non ho trovato la canzone giusta, e forse è vero che avrei dovuto aspettare, 
ma avevo voglia di scrivere.

Come avete potuto vedere mi sono portata un po' avanti con la ff. 
Avrei voluto scrivere qualche altro giorno tra Ellie e David prima che succedesse quello che è successo ora, 
ma poi i capitoli si facevano infiniti. 

Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione. 

Ah, ringrazio tutte quelle che seguono e recensiscono la ff :).

Ultima cosa: sto scrivendo una ff, si chima ''Hope- hold on, pain ends.''. 
Sono ancora agli inizi, se vi va di leggerla qui c'è il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1758407 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** ''nessun'altro.'' ***


Capitolo 36. ''nessun'altro.''

-ehi piccola.- 
-ehi.- sorrisi a David che era passato a prendermi per andare a scuola. 
Salii in macchina e, dopo avermi guardata, David mi baciò. Riusciva a farmi star bene anche con poco. 
Dopo la morte di papà e la rottura con Justin, quella era la prima notte in cui mi ero sentita davvero felice. 
-andiamo?- chiese.
-andiamo.- risposi, subito dopo sfrecciò a tutta velocità in quella stradina poco popolata verso scuola. 
-cosa hai intenzione di fare?- chiese poco dopo.
-per cosa?- 
-per..- tossì.- per noi.- disse a fatica quasi avesse paura di pronunciare quelle parole. 
-niente.- 
-in che senso niente?-
-David, tranquillo. se ti riferisci a Justin, è tutto okay.- feci una pausa.- ora siamo io e te, nessun'altro.-
Lo vidi sorridere e mi resi conto che lui era davvero preoccupato. 
Poco dopo ci fermammo e prima di scendere lo bloccai, lui mi guardò con un'espressione interrogativa in faccia, io poggiai la mia fronte sulla sua.
-David, non devi temere nulla. siamo insieme ora, è vero che ho sofferto per Justin, ma ora non importa, non più, non ora che siamo insieme.- dissi dandogli un bacio a stampo.
-sicura?- 
-sicura.-
Mi baciò la fronte e subito dopo scendemmo dalla macchina. Sentivo gli occhi di tutti puntati addosso, forse era solo un'impressione, o forse era tutto vero, ma in quel momento poco mi importava.
Subito dopo David mi affiancò, mi prese per mano e sotto lo sguardo curioso di tutti entrammo a scuola. 
Vidi per qualche istante Justin, teneva per mano Jaz. Quando mi vide sgranò gli occhi e fece finta di niente. Forse aveva ragione ad essere arrabbiato, erano passate solo poco più di due settimane, ma di sicuro lui non aveva fatto meglio, e poi io stavo bene con David, ed era questo che importava.
-stai bene?- chiese David appena dentro scuola. Anche lui aveva visto Justin.
-con te al mio fianco, si.- gli lasciai un bacio all'angolo della bocca.
Sentivo di amarlo, amarlo sul serio. 

-ti accompagno?- chiese David all'uscita da scuola. 
-no, tranquillo, vai da tua mamma.- gli sorrisi. Poco prima la madre lo aveva chiamato per dirgli se poteva riportarla a casa, il ragazzo con cui era uscita se ne era andato lasciandola sola.
-posso riaccompagnare anche te.- 
-ehi.- dissi avvicinandomi.- non è un problema. andrò a piedi.- 
-va bene.- disse per poi baciarmi.
-ci vediamo questo pomeriggio?- chiese.
-facciamo questa sera?- dissi ripensando all'immensità di compiti che c'erano per il giorno dopo.
-okay, a questa sera.- disse lasciandomi un bacio a stampo e andando via. 
Gli feci un cenno con la mano e dopo mi incamminai verso casa.
Indossai le cuffie e misi 'play'. La strada non era molta ma ci avrei impiegato almeno quindici minuti per arrivare a casa e volevo liberare la mente dai pensieri e l'unico mezzo che avevo era la musica.
Dopo una decina di minuti sentii qualcuno bloccarmi da dietro. 
Mi girai di scatto non sapendo chi fosse, così, in qualche secondo mi ritrovai faccia a faccia con Justin. 
Sentii le mani tremare e il cuore battere più velocemente.
-c..che vuoi?- balbettai.
-stai con lui?- chiese subito.
-con lui chi?- 
-non fare la stupida. con David, o come si chiama.- fece finta di non ricordare il suo nome.
-non sono cose che ti riguardano.- 
-invece si.- 
-sto con lui.- dissi nervosa.
-mi deludi piccola, ti innamori di tutti e troppo in fretta.- disse come se fosse davvero deluso. 
-io? tu non sei meglio di me.- dissi arrabbiata.
-non cambiare argomento. stavamo parlando di te.- 
-ma che problemi hai?- chiesi furiosa.- torni e mi dici che mi ami, poi vai via e ti arrabbi anche se mi rifaccio una vita?-
Sbuffò -vedo che mi hai dimenticato in fretta.- esclamò con tono teatrale quasi fosse lui quello che aveva sofferto.
-io? e tu? tu cosa hai fatto? sei tornato e ti sei messo con Jaz, non sono stata io ad andarmene.- gli urlai contro.
-perché ti amo troppo per vederti soffrire.- imitò la mia voce qualche settimana prima.
-ma che cazzo vuoi da me? dimmi che vuoi, perché mi irriti davvero.- 
-io ti irrito? strano, quando stavamo insieme non ti irritavo così tanto.- mi fece l'occhiolino.
-appunto, ma questo era prima. ora è diverso.- 
-cos'è cambiato?- chiese.
-che non stiamo più insieme.-
-le cose non cambiano in così poco tempo.- 
-e invece si.- portai il mio sguardo altrove.
-no, ti sbagli.-
-non ti lascerò mai, te lo prometto.- questa volta fui io a imitare lui.- te ne ricordi?- chiesi.- bene, quel ''te lo prometto'' era tutta una cazzata e quel ''noi'' era tutta una bugia messa in atto per non so quale assurdo motivo.- 
-perché lo dici?- 
-per farti capire che le cose cambiano anche nel giro di pochi istanti. un giorno c'eri e quello dopo te ne sei andato. non c'è voluto molto per farti allontanare e da li le cose sono cambiate. ci vuole meno di quanto ti aspetti.- 
-tanto non lo ami.- 
-e questo cosa c'entra ora?-
-c'entra. perché fai tanto la dura quando in realtà mi ami da impazzire.- 
-cazzate.- affermai convinta.- amo David, lo amo con tutta me stessa. io sono felice con lui, sai?- 
-non ti aspettare che io ci creda.- 
-ho smesso da tempo di aspettarmi qualcosa dalla gente. e, mi dispiace dirtelo, ma David non ha nient di te, lui è anche meglio.-
-balle.- 
-non potevo aspettarti per tutta la vita. il tempo passa, tu sei felice con Jaz, perché non posso esserlo anche io?-
-perché la tua felicità non è David.- 
-tu come fai a saperlo? lui è più della felicità. e non so cosa ho fatto per meritarmi accanto una persona speciale come lui, ma credimi, delle volte penso che quel tuo bacio con Jaz sia stato un bene.- 
-lo so che mi ancora.- 
-e io so che non ho bisogno del tuo consenso per stare con David.- dissi chiudendo quella conversazione e andando via.
Mi rimisi le cuffie e continuai la strada verso casa. 
Quel ''noi'' aveva ufficialmente cessato d'esistere, sempre detto che ci fosse mai stato. 

''a cosa serve tutto questo dolore? a cosa serve dirsi parole dolci l'istante prima e mandarsi a fanculo l'istante dopo? a cosa serve amarsi così tanto da farsi male?''


**

Ecco qui il capitolo 36.
Siamo già a 36 capitoli? Come passa il tempo!
Scusate se ho aggiornato solo ora ma non ho avuto tempo, sul serio.
Perdonatemi!

Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione.

Alla prossima :).


 

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** ''baciami.'' ***


Capitolo 37. ''baciami.''

-piccola sei arrivata?- chiese David dall'altra parte del telefono. 
Erano passati cinque minuti circa da quando ero arrivata a casa e lui mi aveva già chiamata.
Se avessi potuto l'avrei baciato all'istante. 
-si, sono arrivata da poco.- feci una pausa.- e tu? sei andato da tua madre?- 
-si. ha voluto che l'accompagnassi da un'amica. di sicuro mi nasconde qualcosa.- affermò.
-qualcosa come?-
-non lo so. di sicuro vede qualche altro ragazzo.- disse sospirando. Si vedeva che gli pesava molto. In un certo senso potevo capirlo, in un altro no. Non potevo capire bene ciò che stavo passando. Prima della morte di papà ero sempre stata abituata ad una sensazione di stabilità, una sensazione che lui non provava da tanto, e che, prima o poi, avrei dimenticato anche io. 
-sei a casa?- chiesi cambiando discorso.
-si.- 
-vuoi venire da me?- chiesi.
-a fare cosa?- 
-sono sola a casa e visto che lo sei anche tu potremmo pranzare insieme.- 
-non voglio disturbare.- ammise sincero. 
-non disturbi?- 
-no, sul serio.-
-dai, sbrigati che ti aspetto.- sorrisi istintivamente, quasi potesse vedermi.
-okay.- disse riattaccando.
Aprii il frigo e lo ispezionai, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Non ero brava in cucina e in genere mamma, quando aveva il turno di pomeriggio, mi faceva trovare qualcosa da riscaldare.
Per mia sfortuna, o forse semplicemente per pigrizia, non trovai niente, così avvertii David di passare da McDonald's. 
Poco dopo suonarono alla porta e, dopo aver aperto, mi ritrovai davanti David con un sacchetto enorme di McDonald's e un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
La prima cosa che mi venne in mente fu quella di baciarlo, e così feci.
Lo baciai istintivamente e lo vidi sorridere sulle mie labbra. Era una sensazione che non provavo da tanto. Subito i miei pensieri furono diretti a Justin.
Cosa avrei dovuto fare nel caso in cui David mi avesse chiesto qualcosa? Dirgli tutto? Lasciarlo all'oscuro? 
Per il momento decisi di far finta di niente, non mi andava di complicare le cose, soprattutto per una conversazione senza importanza. 
-pronta per mangiare?- chiese staccandosi dalle mie labbra.
-si.- sorrisi. 
Ci fiondammo in cucina e iniziammo a mangiare.
Dopo pranzo iniziammo i compiti.

-facciamo una pausa?- chiese dopo un'oretta.
-no, assolutamente no. abbiamo tantissimo da studiare.- dissi non staccando gli occhi dal libro. 
-dai.- iniziò a farmi il solletico. 
-no, dai, basta.- dissi buttandomi a terra.
-allora facciamo una pausa?- 
-okay, pausa.- dissi. Subito dopo si sdraiò accanto a me.
-lo sai che sei bellissima?- disse sorridente avvicinandosi di poco col viso. 
-no.- dissi ripensando alla mia vita prima. In quell'ultimo periodo era un disastro, ma qualche anno prima ero al limite. Era questo ciò che temevo di più, poter tornare indietro, poter soffrire come avevo già fatto, rivivere tutto da capo. 
Avevo avuto un passato difficile, anche se nessuno se ne era accorto. 
Ed ora, mentre stavo a terra, accanto a qualcuno che amavo davvero e che, da quanto ne sapevo, mi amava, non volevo tornare ad essere quella di una volta, non volevo far vedere una parte di me che avevo imparato a nascondere. 

-si.- mi sorrise con tenerezza. 
-vorrei davvero crederci. ma no.- 
-si invece.-
-okay, okay. tregua.- dissi non volendo continuare a parlarne. 
Cosa sarebbe successo se la parte di me che cercavo di nascondere fosse tornata? Cosa sarebbe successo se sarei crollata e sarei tornata ad essere ciò che avevo sempre odiato? 
Scacciai via quei pensieri velocemente, non volevo piangere, non ora che avevo l'opportunità di star bene.
-è tutto okay?- chiese.
-si, tutto okay.- gli sorrisi.
Tornò ad appoggiarsi al pavimento. 
-ma io e te..- ruppi il silenzio che si era creato in quella stanza.- cosa siamo?- chiesi abbastanza imbarazzata.
-non lo so.- ammise abbastanza imbarazzato anche lui.
Non risposi. 
-tu cosa vorresti che fossimo?
-non lo so.- sospirai.- e tu?
-non lo so.
Detto questo si mise su di me e mi baciò delicatamente. 
-mi lascerai anche tu?- dissi.
-perché dovrei?- 
-se ne vanno tutti.-
-non sono come gli altri.- 
-ho paura David.- 
-perché?-
-perché cosa farò se te ne andrai? non sono indistruttibile. quando il mio cuore sarà a pezzi, come farò a raccogliere, di nuovo, tutti i pezzi?-
-piccola mia.- disse passandomi la mano fra i capelli.- non posso dirti che ci sarò per sempre. ma posso dirti che ci sarò finché tu lo vorrai. tu per me sei tutto, non potrei farti soffrire, non dopo tutto quello che hai passato.- disse piano, quasi avesse paura di farmi del male.
-baciami.- dissi. 
-cosa?- 
-per favore, baciami.- 
David fece come gli avevo detto. 
Sentii una parte di me volerne sempre di più e un'altra ripetere che stavo sbagliando, che era tutto sbagliato. 
Non sapevo a chi dar retta, ma in quel momento avevo solo bisogno d'amore, nient'altro.
Ero distrutta, a pezzi, stavo male, non era così strano che avessi paura di perdere anche David. Ma nonostante tutto sentivo di non aver bisogno della paura che un giorno se ne sarebbe andato via.
Lui non mentiva. Ce l'aveva scritto negli occhi che diceva sul serio.
Magari era vero che non volevo essere ferita un'altra volta, ma niente era più sincero dei suoi occhi lucidi quando mi guardava, e mamma me l'aveva sempre detto:''se quando qualcuno ti guarda, ha gli occhi lucidi, ti ama.''
E Justin? Justin aveva mai avuto gli occhi lucidi quando stava con me? E io? Avevo gli occhi lucidi quando stavo con David? Ma soprattutto, la storia degli occhi lucidi era vera o era tutta una cazzata per nascondere una relazione sull'orlo della separazione o l'amore non corrisposto di qualcuno? 
Mi sarebbe tanto piaciuto darmi una risposta, ma esisteva davvero una risposta?


**

Ecco qui il capitolo 37.

Allora, intanto mi scuso per l'enorme ritardo, ma tra la mancanza di tempo e di idee per continuare non avevo potuto continuare.

Questo capitolo non è uno dei migliori, ma non avevo molte idee e non mi andava di bloccare la ff per altre settimane solo per questo.

In ogni caso, ringrazio le 81 persone che seguono la ff e tutte quelle che l'hanno nelle preferite.
Inoltre, un enorme grazie va a chi recensisce.
Grazie, sul serio.

Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione.

Alla prossima :).

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** ''io ero il sinonimo di 'mai abbastanza'.'' ***


Capitolo 38. ''io ero il sinonimo di 'mai abbastanza'.''

Flashback.

''-fai schifo.- quelle urla viaggiavano ripetutamente nella mia mente.
Quelle parole si alternavano con costante frequenza a cose del tipo -sei orrenda.- -nessuno ti vuole.- -non dovresti uscire nemmeno di casa.- e tutto ciò mi faceva stare peggio.
Ero chiusa in camera mia, la testa affondata nel cuscino e le lacrime che scorrevano veloci come fiumi in piena. 
Era quello ciò che mi faceva stare male. Quelle dannate parole che non mi lasciavano libera nemmeno per un attimo. 
Le avevo ripetute così tante volte che quella routine mi era ormai famigliare, e non c'era cosa peggiore.
Mi alzai di scatto e mi guardai allo specchio. ''-chi lo vorrebbe mai un disastro come me?-'' fu questa la frase che stavolta mi offuscò la mente. 
''mai abbastanza bella.'' ''mai abbastanza magra.'' ''mai abbastanza curata.'' ''mai abbastanza simpatica.'' ''mai abbastanza.''. Io ero questo, io ero il sinonimo di ''mai abbastanza''. 
D'un tratto la mia mente viaggiò lontana, verso qualcosa che non avevo mai ritenuto possibile.
Mi preparai in fretta e uscii di casa. 
Mi diressi verso uno dei locali più frequentati della città, ci passavo sempre davanti quando uscivo da scuola e, puntualmente, mia mamma mi ripeteva di stare alla larga da quel genere di posti. 
E così avevo sempre fatto, finché, per chissà quale ragione, quel giorno mi ritrovai a correre a perdifiato per raggiungere quel locale. Con l'aria fredda che mi pizzicava la pelle e gli occhi rossi di pianto.
Appena raggiunto, aprii la porta e un odore di alcool mischiato a fumo mi invase le narici. 
Non sapevo se la scelta che avevo fatto fosse giusta o no, ma sapevo con esattezza che, oltre a quell'odore nauseante, un'ondata di caldo mi aveva accolta.
Mi ero sentita al sicuro, e così mi lasciai andare. ''


Flashback. 

''-che cazzo state facendo?- gridai contro Nicholas.
-Ellie, lasciali fare.- disse Helen tenendomi.
-lo uccideranno così.- ero furiosa.
-lasciatelo stare.- continuai a urlare, ma sembravano non sentire le mie urla disperate. 
-cazzo, smettetela.- dissi mentre le lacrime mi rigavano il viso. Avrei voluto liberarmi dalla presa di Helen, avrei voluto aiutare quel povero ragazzo, ma non ci riuscivo. Sembravo impotente. 
-piccola, la smetti di urlare?- disse Cody rivolgendomi un sorriso. 
Avrei voluto spaccargli la faccia. 
-porca puttana, lasciatelo andare. non vi ha fatto niente.- dissi dando una gomitata a Helen.
Mi diressi verso di loro e cercai di far qualcosa per quel ragazzo, ma fu totalmente inutile. 
Nicholas mi spinse via, e in poco tempo sentii il mio corpo aderire al pavimento freddo. 
Loro erano più forti di me. 
Poco dopo vidi Helen venire verso di me, mi rivolse uno dei suoi migliori sorrisi e iniziò a prendermi a calci. 
-così impari.- 
Fu l'ultima cosa che vidi prima di ritrovarmi in ospedale. 
Mi sentivo così fottutamente in colpa.'' 


Quelle immagini passarono veloci nella mia mente. Avrei voluto fermarle, smettere di pensare a quanto successo, ma non ci riuscivo. 
Non riuscivo a togliermi quel pensiero dalla mente. 
Mi alzai di scatto e mi diressi verso la camera di mia mamma. 
-mamma.- dissi mentre una lacrime mi accarezza il viso. 
-che c'è Ellie?- disse. Evidentemente non dormiva nemmeno lei. 
-secondo te come sta quel ragazzo? sta bene?- chiesi esitante.
-quale ragazzo?- 
-Ian- pronunciai a fatica quel nome. Nonostante non c'entrassi niente con tutta quella storia mi ero sempre ritenuta colpevole per quelle ossa rotte.
Mamma accese la luce e si appoggiò alla spalliera del letto.
-certo che si. sono passati due anni.- 
-sto male, mamma.- dissi scoppiando in lacrime. 
-Ellie, quel ragazzo sta bene ora. lo sai anche tu. e poi non devi ritenerti colpevole per quanto successo, perfino lui l'ha detto l'ultima volta che ci siamo visti.- disse.
-io non voglio che il passato torni.- dissi mentre singhiozzavo.
-non tornerà. tu sei forte. sei la mia piccola, e la mia piccola sarebbe capace di scalare una montagna.- 
-e se dovessi tornare ad essere debole? se non dovessi farcela questa volta?- chiesi mentre le parole mi morivano in gola. 
-non succederà Ellie, io ho fiducia in te.- 
-e se dovessi sbagliare di nuovo tutto?- 
-non andrà così. e se dovessi sbagliare tutto ricomincerai da capo. tu ce la puoi fare.- sorrise dolcemente.- e poi hai accanto delle persone che ti vogliono bene.- 
-ho solo te e David.- 
-si, ma bastiamo. ti amiamo davvero.- mi accarezzò i capelli. 
-ho paura.- dissi mentre mi si formava un groppo nella gola.
-di cosa?- 
-di tornare ad essere la vecchia Ellie.- 
-tesoro, non c'è una vecchia Ellie. tu sei Ellie e basta, non sei la nuova, non sarai la vecchia. di Ellie ce ne è una sola, e sei tu. Ellie è quello che eri prima, Ellie è quella che sei ora.-
-quindi sono un mostro.- 
-no, non lo sei mai stata. hai sbagliato, a tutti capita di sbagliare. tutti facciamo degli errori.-
-ma il mio era più di un errore. forse se non fossi diventata amica di quei ragazzi Ian non sarebbe mai stato picchiato.- 
-non è così. se tu non fossi diventata loro amica, loro, se avessero voluto, avrebbero picchiato qualcuno lo stesso. magari non sarebbe stato Ian, ma qualcun'altro, e forse potrebbe essere andata peggio.- 
-non è possibile.-
-Ellie, ti ricordi cosa disse l'agente che chiamò l'ambulanza? un ragazzo aveva sentito delle grida.-
Io annuii col capo.
-quel ragazzo aveva sentito le tue grida, se non fosse stato per te magari le condizioni di Ian sarebbero state peggiori, non credi?- 
-lo dici solo perché vuoi consolarmi?-
-no, lo dico perché lo penso davvero.- disse baciandomi la fronte.
-grazie mamma.- dissi asciugandomi le lacrime e lasciandole un bacio sulla guancia.
Tornai in camera mia e sentii il cellulare vibrare.
C'erano tre messaggi.

Da: David. 
''ehi piccola, tutto okay? ieri sera mi sei sembrata strana. se c'è qualcosa che non va dimmelo. notte. ti amo.''

Da: David.
''dimenticavo, domani ti devo parlare.''


Da: Justin.
''..'' 

Dopo aver letto l'ultimo messaggio sentii una stretta allo stomaco. 
Era una nostra foto a New York. 
L'aveva scattata Allison. Io ero seduta sulle gambe di Justin e ci stavamo baciando. 
Cosa significava quel messaggio?


**
Eccomi qui. Dopo una settimana ecco a voi il capitolo 38!
Sono già 38 capitoli! 

Allora, che ve ne pare? Preciso, anche se c'è già scritto, quelli tra virgolette sono dei flashback. 
Nel capitolo precedente avevo accennato ad un passato difficile e mi andava di raccontarvi un po' della vita di Ellie. 

In ogni caso, vi rignrazio per le recensioni, alle quali ho intenzione di rispondere.
Scusatemi, non rispondo mai, ma non ho molto tempo, scusatemi sul serio. 

Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione. 

Alla prossima :). 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** ''Sidney, o Amsterdam.'' ***


Capitolo 39. ''Sidney, o Amsterdam.''

-ehi.- disse David venendomi incontro. 
-ciao.- accennai un sorriso e gli schioccai un bacio sulla guancia.
-va tutto bene?- chiese mentre entravamo da Kel's e prendevamo posto ad uno dei tanti tavoli.
-si.- 
-ieri mi sei sembrata strana.- 
-David, voglio che tu sappia una cosa.- 
-dimmi.- disse lui.
-ho fatto una cazzata..- sospirai.
-che cazzata?-
-ti ricordi Nicholas e gli altri?-
-quelli del pub vicino scuola?-
-si, loro.-
-si, li ricordo.-
-qualche anno fa stavo male, davvero male. non andava bene mai niente, così un giorno decisi di unirmi a loro. decisi di diventare una di loro, di fare la dura.-
Lui non disse niente e lasciò che parlassi.- si comportavano davvero da schifo. bevevano, fumavano e ce l'avevano con tutti. io mi limitavo a bere qualche birra e far finta d'essere parte di loro.- feci una pausa.- un giorno però un ragazzo ci disse che sbagliavamo, che comportandoci in quel modo non avremmo concluso niente, così Nicholas e Cody se la presero con lui e io non feci niente per fermarli. quel ragazzo non aveva fatto niente e loro l'avevano conciato male. cercai di fare qualcosa, ma fu totalmente inutile.- cercai di non piangere, anche se sembrava impossibile.- ho sbagliato tutto.- dissi prendendomi il viso tra le mani.
David mi prese le mani e mi disse di asciugarmi le lacrime.
-sei arrabbiato con me?- chiesi.
-come potrei?- posò la sua mano sulla mia. -non m'importa, e poi non è stata colpa tua.- 
Sospirai.
-in parte è anche per quello che ora sei così forte, giusto?- 
Non risposi.

Una mezz'oretta dopo passeggiavamo per le vie di San Francisco. 
-che fai questa sera?- gli chiesi.
-oh, ho dimenticato di dirti una cosa.-
-cosa?- 
-mio padre, lui è..- si bloccò.- è tornato.- 
-sul serio?- dissi sorridendogli. -è una cosa bellissima.-
-e mi ha chiesto di andare a vivere con lui.-
-e tu cosa hai detto?- 
-ci sto pensando..-
-ma?-
-ma io vorrei andarci. sono stato per così tanto tempo qui, a badare a mia madre che ha più del doppio della mia età ma che ha ancora bisogno di qualcuno che le dica cosa è giusto e cosa è sbagliato.- si passò una mano tra i capelli.- ora che finalmente mio padre è tornato e mi ha dato una seconda possibilità, vorrei andare a vivere da lui, vorrei per una volta poter pensare a me stesso. vorrei badare alla mia di felicità.- disse mentre guardava fisso la strada davanti a noi.
Non dissi niente.
-ma andare a vivere da lui non significa necessariamente che noi due non saremo più niente. potremmo vederci nei fine settimana, o ogni volta che vorrai.- disse bloccandosi di colpo facendo fermare anche me. 
Feci entrare una quantità indefinita d'aria nei miei polmoni, poi iniziai a parlare. -sai una cosa?- chiesi senza però dargli il tempo di rispondere. -è la scelta migliore. hai fatto così tanto per me, per tua madre, per tutti, e non puoi pensare sempre agli altri. per una volta pensa a te stesso. se partire e stare da tuo padre, ti rende felice, allora vai. non puoi continuare a sorridere se non sei felice. va da lui, passate del tempo insieme, come padre e figlio.- gli presi la mano.- vai, e sii felice, che ne hai perso troppo di tempo.- 
Lui si avvicinò a me e mi passò una mano tra i capelli.
-dici sul serio?-
-si, ma non chiedermelo ancora.- rise.
-ora dovrei andare.- disse lasciando la mia mano.
-quando parti?- gli chiesi.
-domani pomeriggio.- disse.
Abbozzai un sorriso. Mi sarebbe mancato, tanto, ma era giusto così. Era giusto che partisse, che trovasse la sua strada, che fosse felice. 
-questa sera hai da fare?- mi chiese avvicinandosi di nuovo.
-no.- 
-allora, usciamo.-
-e tuo papà?- 
-non trascorrevamo del tempo insieme da mesi, non se ne accorgerà nemmeno.- 
-okay.- mi diede un bacio sulla guancia e andò via.
Poco dopo me ne tornai a casa. 
-Ellie, dobbiamo parlare.- disse mamma quando andai in cucina a salutarla.
Ma oggi era la giornata dei ''dobbiamo parlare''?
-che c'è?- chiesi sedendomi difronte a lei.
-ti ricordi di Londra, dello stage e tutto il resto?-
-si, perché?-
-non credi che sarebbe ora di organizzare?-
-mamma, manca ancora un mese.-
-appunto. dovremmo fare i biglietti, affittare una casa, comprare il necessario.-
-mamma, devo dirti una cosa.-
Lei restò in silenzio.
-io non lo voglio fare quello stage.-
-cosa?-
-non è ciò che avevo in mente per il mio futuro.-
-allora cosa avevi in mente per il tuo futuro? restare tutto il giorno in casa a non far niente?-
-no, ma io vorrei viaggiare. girare il mondo. magari potrei fare la giornalista, o scrivere una guida per posti come Sidney, o Amsterdam, o che ne so, qualsiasi altra cosa.- 
-viaggiare? Ellie, non è così che funziona il mondo. non è così che andrai avanti. come farai a poterti permettere una casa? e una macchina? e un cane? o anche semplicemente del cibo?-
-pensi che facendo la giornalista non possa permettermi una casa? o una macchina? o un cane? o anche semplicemente del cibo?- chiesi.
-è questo il problema, 'o' 'o' 'o', non 'e'. perché se avrai una casa dovrai rinunciare a una macchina, o se dovrai comprarti da mangiare dovrai rinunciare a un cane.-
-ma se non l'abbiamo mai avuto un cane.- ribadii.
-Ellie, il problema non è il lavoro, ma lo stipendio. cosa pensi che potrai permetterti facendo la giornalista? un appartamento con a malapena quattro stanze che pagherai con più della metà dello stipendio? una macchina che ogni tre settimane dovrai portare dal meccanico perché c'è sempre qualcosa che non va?-
-è questo il problema?- alzai il tono di voce.- il problema è la qualità delle cose che potrò permettermi?-
-vuoi la verità?- disse però non dandomi il tempo di rispondere.- si.- fece una pausa.- cosa penserà la gente?-
-perché ti importa così tanto cosa penserà la gente?-
-tuo padre ha lavorato tanto per darti tutto ciò di cui avevi bisogno, per far si che la gente ti rispettasse, che non ti deridesse quando passavi per strada e tu vuoi mandare tutto all'aria.- 
-apprezzo tutto ciò, ma non ho necessariamente bisogno di una borsa chanel e di un paio di stivali che costano più di 200€.- sospirai.- non ne ho mai davvero avuto di bisogno.- 
-sarà anche vero che non ne hai mai davvero avuto di bisogno, ma non mi sembra che tu abbia mai rifiutato una di queste cose.- gridò.- così come non hai mai rifiutato tutto il resto.- disse. -io e tuo padre ci siamo fatti in quattro perché avessi un futuro degno di una qualsiasi ragazza cresciuta come te, anzi, di una qualsiasi ragazza come te, ma a te sembra non importare. perché per te l'importante è sempre stato contraddirci.-
-mamma, non sto dicendo che non voglio andare a Londra solo per farti un dispetto, è solo che non mi piace.-
-diventare avvocato è quello che io e tuo padre avremmo sempre voluto per te.- esclamò.
-appunto mamma, è quello che voi avreste sempre voluto, non io.-
-è la cosa migliore per te.- 
-no che non lo è.- 
-sai cosa ti dico? fa ciò che vuoi. scegli il lavoro che più ti piace, ma se mai avessi bisogno di soldi non venirli a chiedere a me. perché questi soldi io e tuo padre li abbiamo fatti studiando e lavorando affinché avessi un domani migliore.-
-ma quello era il vostro sogno, mamma.-
-quello non era il mio sogno, tanto meno quello di tuoi padre. tuo padre avrebbe voluto essere un fotografo, avrebbe voluto girare il mondo e fotografare ogni singolo angolo del mondo che avrebbe visto, ma tuo nonno non glielo lasciò fare, perché tuo nonno sapeva a cosa andava incontro e sapeva anche che col futuro che sognava lui avrebbe infranto tutti i tuoi di sogni.- disse per poi alzarsi ed uscire dalla cucina. 
E ora, cosa dovevo fare?
Tagliare le ali ai miei di sogni o a quelli dei miei figli?

 
**

Ecco qui il capitolo 39.
Scusate per l'enorme, immenso ritardo. So che domani è un mese che non aggiorno, ma ero a corto di idee.

Allora, come vedete molte cose si stanno chiarendo.
Ora che Jon partirà vedremo cosa farà Ellie e, soprattutto, che decisione prenderà riguardo a Londra.

In ogni caso, spero vi piaccia e spero in una vostra recensione. 

Scusatemi ancora, cercherò di postare il prima possibile. 
(spero ci sia ancora qualcuno che segue la storia). 

Ah, se vi va passate a dare un'occhiata alla mia ff ''Hope- hold on, pain ends.''
Mi farebbe davvero piacere :). http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1758407


 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** ''..'' ***


Capitolo 40. ''..''

Erano già passate due ore dalla discussione con mia madre. Era uscita quando avevamo smesso di parlare e non era ancora tornata.
'sarà da qualche amica.' pensai. 
Me ne stavo sdraiata sul letto, con i pensieri che mi assillavano e le parole di mia madre non mi avevano aiutato di certo.
Sapevo che aveva ragione, ma non mi andava di scegliere un lavoro che non mi piaceva per il semplice fatto che così mi sarei potuta permettere una casa che al posto di quattro di stanze ne aveva centoventi, o magari una macchina che costava il doppio della casa, proprio non mi andava a genio. 
Poco dopo il cellulare vibrò, era un messaggio di David che mi avvisava che sarebbe passato a prendermi alle nove. 
Guardai l'ora, erano le otto meno un quarto, dovevo sbrigarmi!
Aprii velocemente l'acqua della doccia, mi tolsi i vestiti di dosso e in qualche secondo mi ritrovai sotto il getto.
Quando finii, avvolsi il mio corpo con un'asciugamano e andai in camera mia a scegliere qualcosa da mettere.
Rovistai un po' nel mio guardaroba e ripensai a quanto detto qualche ora prima a mia madre. 
Presi un vestito color pesca di Chanel che ricadeva morbido lungo i fianchi, delle ballerine bianche di Gucci e una pochette bianca di Louis Vuitton. 
Posai il tutto sul mio letto e mi lasciai cadere a terra, mia madre aveva ragione. 
Lei e mio padre avevano faticato tanto per darmi tutto ciò che avevo ora e io volevo buttare tutto all'aria, ma, ad essere sincera, non capivo dove stava l'importanza dell'avere una borsa che costa più di una macchina.
Quando mi ricordai dell'ora, scacciai via quei pensieri e diedi una leggere sistemata ai capelli che lasciai sciolti. 
Subito dopo indossai i vestiti scelti qualche minuto prima e feci avanti e indietro mentre aspettavo David, volevo evitare di far spiegazzare il vestito. 

Erano le nove esatte quando suonarono al campanello di casa mia. 
Scesi di sotto e aprii alla porta, ovviamente era David. 
-ehi.- mi sorrise.
-ehi.- eravamo piuttosto imbarazzati. Era la nostra ultima uscita, dopodiché non so cosa saremmo stati, non so se ci saremmo chiamati e, soprattutto, non so se ci saremmo rivisti. 
A quel pensiero mi si strinse lo stomaco.
-andiamo?- chiese.
Io mi limitai ad annuire. 
Salimmo in macchina e io non dissi niente. Non volevo sapere dove mi avrebbe portata, volevo solo che la nostra ultima serata insieme fosse piacevole. 
Mi sarebbe mancato tanto, mi sarebbero mancate le carezze, gli abbracci, le parole dolci, ma, più di tutto mi sarebbe mancato il mio migliore amico. Quello che prima si era fatto odiare e che dopo era diventato essenziale, già, mi sarebbe mancato lui. 
-sei silenziosa.- mi fece notare.
-stavo solo pensando.- feci spallucce.
-a cosa?-
-a tutto.- 
Lui non rispose. Sapeva di sicuro a cosa mi riferivo. 
Dieci minuti dopo David parcheggiò e mi fece scendere. 
-dove siamo?- chiesi.
-nel posto in cui abbiamo parlato per la prima volta.- abbozzò un sorriso. 
-siamo al Golden Gate Park!- esclamai con un enorme sorriso stampato in faccia.
-esatto.- 
Mi prese per mano ed entrammo.
-quanti anni avevamo quando ci siamo conosciuti?- chiesi.
-quattro.- sorrise.
-sembra passata un'eternità.- 
-è vero.- annuì. 
-ricordo che quando venivi a casa mia non ti parlavo mai perché tu mi facevi sempre i dispetti, poi un giorno i nostri genitori sono venuti qui e tu mi hai fatto vedere tantissimi giochi ed è stata quella la prima volta che ti ho parlato.- 
-me ne ricordo.- ridacchiò.- ma anche tu eri dispettosa.-
-non è vero!- sbuffai scherzando. 
-invece si.- rise. -anche se però, devo ammetterlo, eri una bellissima bambina.- mi strinse la mano ancora più forte. 
-ora che te ne andrai, cosa saremo?- chiesi poco dopo. 
-io..- sospirò.- non lo so.-
-ne riparleremo domani, okay?- 
-va bene.-

La serata passò velocemente e David mi riaccompagnò a casa dopo mezzanotte.
-a che ora parti?- gli chiesi prima di scendere dalla sua macchina.
-il volo è alle cinque.- disse.
-okay, allora verrò a salutarti.- dissi mentre cercavo di bloccare le lacrime, e ci riuscii, anche se penso se ne fosse accorto, avevo gli occhi velati.
-non piangere, ti prego, non ora.- disse accarezzandomi una guancia. 
-okay, okay.- dissi abbozzando un sorriso. -ora è meglio che vada.- 
Lui mi lasciò un bacio all'angolo della bocca e subito dopo scesi dalla sua auto. 
Aspettò che entrassi in casa e sfrecciò via. 
Salii su e, prima di andare in camera mia, controllai se mamma era tornata.
Non era in camera sua. 
Scesi di corsa e entrai in cucina, trovai un biglietto.
''Mi dispiace per la discussione di questo pomeriggio. In ogni caso, volevo dirti che mi hanno cambiato il turno e lavorerò di notte. Se torni in tempo per la cena puoi prendere una pizza, non ho avuto il tempo di preparare qualcosa. A domani. -Mamma.''.
Feci un sospiro di sollievo e, dirigendomi in salotto, mi lasciai andare sul divano. 
Accesi la tv e, mentre premevo ripetutamente il tasto 'avanti' alla ricerca di qualcosa di interessante, mi squillò il cellulare.
Feci per prenderlo quando caddi a terra.
-dannazione.- imprecai. 
Mi rialzai e presi il cellulare che si trovava sul tavolinetto di vetro che si trovava tra la tv e il divano.
Mi sedetti sul tappeto con la schiena appoggiata al divano e controllai il messaggio. 

Da: Justin.
''..'' 

Era lo stesso messaggio di ieri, solo con un'altra foto. 
Era una foto di ciò che si vedeva dall'Empire State Building, esattamente nello stesso punto in cui eravamo stati noi. 

Cosa aveva in mente?

 
**

Ecco qui il capitolo 40.

Sono ancora passati quattro giorni, ma ho aggiornato. 
Mi farebbe piacere trovare qualche recensione.
So che la storia è diventata noiosa e che non vi piace più, ma ve l'ho ripetuto tante volte, 
se c'è qualcosa che non vi piace, ditelo. 

Io ci provo a scrivere qualcosa che possa piacervi, ma non posso sapere con esattezza ciò che vi aspettate da questa storia.

In ogni caso, spero vi piaccia e spero in una vostra recensione. 

Ah, grazie a quelle che leggono ancora e soprattutto che recensiscono ancora.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** ''ma non ci riesco, non riesco a non amarti.'' ***


Capitolo 41. ''ma non ci riesco, non riesco a non amarti.''

Erano le quattro e un quarto e Jon era già all'aeroporto.
Mi preparai e lo raggiunsi.
-ehi.- dissi vedendolo seduto.
-ehi.- disse alzandosi e venendomi incontro. 
-quando ti imbarchi?- gli chiesi.
-fra una decina di minuti.-
-lo sapevo che dovevo prepararmi prima!- esclamai più a me stessa che a lui.
-e cosa avresti dovuto fare? aspettare qui con me?- 
Io annuii come una bambina.
-non ce n'era di bisogno.- disse dolcemente.
Istintivamente lo abbracciai mentre le lacrime iniziarono a scorrere sul mio viso.
Lui mi strinse forte a se e mi accarezzò i capelli.
-piccola, non piangere.- 
-vorrei, ma mi mancherai tantissimo.- dissi tra un singhiozzo e l'altro.
-verrò a trovarti sempre.- 
-non posso costringerti a venire qui una volta al mese.- 
-non mi costringerai.- disse.
Sciolsi l'abbracciò e mi asciugò le lacrime con i pollici.
-mi mancherai tantissimo piccola, mi mancherai come nessun'altro.-
Appoggiai la mia testa al suo petto.
-non fare così, sennò non parto.- disse serio.
-devi partire. è la cosa migliore. devi essere felice, perché te lo meriti.- 
Lo vidi alzare una mano. Di sicuro stava piangendo anche lui.
Alzai velocemente lo sguardo e vidi che anche lui aveva gli occhi lucidi di pianto.
-quando ti mancherò chiamami, e ti farò dimenticare che siamo distanti. quando avrai bisogno di me, avvertimi, e verrò. quando vorrai abbracciarmi, dimmelo, e ti farò un biglietto per venire a trovarmi a Parigi.- disse mentre cercava di bloccare le lacrime. 
Poco dopo suo padre si alzò e si avvicinò a noi. -Jonathan, è quasi ora di andare.- disse suo padre sorridendomi e allontanandosi per lasciare che ci salutassimo.
-è ora che vada.- dissi indicando suo padre.
-Ellie, io non so cosa siamo stati per tutto questo tempo io e te, ma voglio che conservi questa idea di noi. per molto tempo siamo stati migliori amici e non voglio partire per un altro stato e lasciarti qui facendoti sperare per un mio bacio. voglio che pensando a noi tu ricordi i nostri abbracci, le nostre risate, ma non i nostri baci.- 
-ne sei sicuro?- chiesi.
Lui annuì. -i baci che ricorderesti non sarebbe mai abbastanza simili a quelli di Justin, e rimpiangeresti l'essertelo fatto sfuggire. io e te siamo due semplici migliori amici.- 
Non dissi niente. Aveva ragione. 
-ti voglio bene.- dissi abbracciandolo per l'ultima volta.
-giuro di non averlo mai detto prima e so che farà male dirlo ora, ma ti amo.- disse baciandomi dolcemente. 
-sei sicuro di voler essere solo mio amico?- chiesi staccandomi da lui.
-si, e ora vai da Justin e amalo per il resto della tua vita.- disse.
-cosa?- 
-sai cosa intendo.- unì di nuovo le nostre labbra, per l'ultima volta e se ne andò, lasciandomi li, in piedi, mentre le lacrime scorrevano veloci. 
Dopo essere scomparso tra la folla, immagazzinai bene le sue parole e corsi a perdifiato fino ad essere fuori dall'aeroporto. 
Andai dritta verso casa di Justin.
Non importava quanti chilometri ci fossero, non importava quanta strada avrei dovuto fare, aveva ragione. 
Avevo lasciato che Jaz mi portasse via l'unica cosa bella che la vita mi aveva dato, insieme a Jon, e, anche se quelle ultime settimane passate con Jon erano state bellissime, io non lo amavo.
Io amavo Justin. L'avevo amato dal primo giorno d'asilo, quando entrò sorridente in classe. L'avevo amato sempre, anche quando aveva scelto Jaz, anche quando mi aveva ignorata, anche quando si era avvicinato a me con la scusa della festa, anche quando mi aveva detto della scommessa, anche quando era tornato, anche quando se ne era andato. 
E non c'era niente che potessi fare, se non giocarmi il tutto per tutto e dirglielo. 
Cosa ci avrei perso? Non avevo più niente, e mi stavo giocando quel niente. 
O avrei perso niente o avrei vinto tutto, e per quanto insicura fossi, dopo quella lunghissima corsa, suonai al campanello di casa sua. 
Avevo i capelli scompigliati, la fronte imperlata di sudore, la matita colata, il fiatone e le gambe cedevano, ma se mi avesse davvero amata non gli sarebbe interessato. 
''dai Justin, apri, per favore.'' pensai. 
Qualche secondo dopo la porta si aprì e mi si presentò davanti un Justin diverso. 
Era in boxer, aveva i capelli un po' umidi e Dio, era meraviglioso.
-h-ho disturbato?- chiesi come una stupida. 
-no.- disse come se parlassimo da secoli. -c'è qualcosa che non va?- 
-si, c'è qualcosa che non va, e siamo tu ed io.-
Mi guardò confuso.
-hai sbagliato cazzo, hai sbagliato enormemente ad andartene, non dovevi. mi hai lasciata sola nell'unico momento in cui non potevo fare a meno di te. sei venuto, te ne sei andato, sei tornato e mi hai lasciata di nuovo. sono stata davvero male per te, e, sarò sincera, mi hai fatta incazzare davvero.- dissi velocemente.- cosa credevi? che fossi di cartone? che non avessi sentimenti?-
Lui non disse niente, così continuai a parlare.
-e ora ti odio, o almeno è quello che vorrei fare, ma non ci riesco. e sai perché?-
Scosse la testa.
-perché ti amo così tanto che anche se vorrei detestarti non ci riesco. perché ti amo così tanto d'aver corso a perdifiato dall'aeroporto fino a qui. perché ti amo così tanto da non essere riuscita a dimenticarti.- mi passai una mano fra i capelli.- lo so che sono un disastro. non faccio mai la cosa giusta, so solo sbagliare, sbagliare e ancora sbagliare, ma sono certa che tu non sia stato uno sbaglio, voglio dire, come fai ad essere uno sbaglio? guardati, sei perfetto, anche se ti comporti da stronzo, anche se sei uno stronzo.-
Inarcò un sopracciglio, era così bello. 
-lo so che tutto quello che ho appena detto non ha senso. nemmeno una fottutissima parola ha senso. e so anche che ora sono tremenda. ho i capelli spettinati, il trucco colato, le mani che tremano e il fiatone e so anche che ho fatto una cazzata a venire qui a dirti tutto questo, perché mi sto solo rendendo ridicola, ma volevo solo dirti ..-
Non mi fece finire la frase che pronunciò ad alta voce -ho lasciato Jaz.- 
-cosa?- 
-l'ho lasciata.- 
-perché?- chiesi non capendo.
-non ti è abbastanza chiaro?- chiese.
Io scossi la testa.
Lui poggiò le sue labbra sulle mie.- perché ti amo.- disse sulle mie labbra. -dannazione, si, ti amo.- disse staccandosi da me. 
-dici sul serio?- 
-si cazzo, si. ti amo.- disse urlando.
-Justin, promettimi che non te ne andrai.- dissi puntandogli il dito contro seria.
Lui rise.- te lo prometto.- 
-non ti credo più.- risposi sospirando. 
-questo vuol dire che?- chiese.
-che non me ne frega niente. me l'hai appena promesso, e so che l'hai fatto altre centinai di volte, con altre centinaia di ragazze, e so che per te quelle parole non hanno un dannatissimo valore, ma ti amo così tanto che farò finta di crederci, anche questa volta.- dissi poggiando le sue labbra sulle mie. 
-non mi credi?- chiese.
-no.- scossi la testa.
-allora sai che ti dico?-
-cosa?- 
-che ora registrerò ciò che sto per dire.-
Uscì il cellulare dalla tasca e lo portò vicino alla bocca.
Si assicurò che avesse premuto play e iniziò a parlare.
-sono Justin, si, proprio io, Justin Bieber. è una bellissima giornata di primavera e la ragazza più bella che possa esserci è davanti a me. la amo, la amo come mai ho fatto, la amo come mai farò, e, visto che non mi crede, sto registrando tutto ciò per farle capire che sono serio.- si fermò per qualche secondo, poi riprese a parlare.- te lo prometto Ellie, ti prometto che smetterò di fare il coglione, che manterrò la mia parola. ti prometto che non me ne andrò e che nessun'altra potrà mai prendere il tuo posto. ti prometto che manterrò la mia promessa e che ti dimostrerò giorno per giorno che ci sarò per sempre, per te. vorrei sul serio che tu fossi un disastro, vorrei sul serio che tutto ciò che hai detto prima fosse vero, ma non ci riesco, non riesco a non amarti.- disse baciandomi.
-dici sul serio?- chiesi.
-dico sul serio.- disse.
Poi mi baciò di nuovo.- ti amo Ellie Grace.- disse per poi tornare a baciarmi.
Quando le sue labbra si staccarono dalle mie mise fine alla registrazione e mi diede il suo telefono.
-cosa devo farci?- chiesi.
-ci scambieremo il cellulare.-
-cosa?- 
-si, così ogni giorno ti ricorderai di quello che ti ho promesso.- 
Io sorrisi.
-ti amo.- disse.
-ti amo anche io.- dissi per poi baciarlo.

 
**
Ecco qui il capitolo 41.
So che il capitolo 40 l'ho postato ieri e so che solo due ragazze, che ringrazio, l'hanno recensito, 
ma l'avevo già scritto e non mi andava di far passare molto tempo prima di postarvelo.

Che ne dite? 
Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione.
:)

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** ''collezione di luoghi.'' ***


Capitolo 42. ''collezione di luoghi.''

Justin's pov.

-vieni qui.- dissi prendendola per i fianchi e avvicinandola a me. 
La portai dentro e richiusi la porta alle sue spalle. 
-mi sei mancata così tanto.- dissi accarezzandole i capelli.
Appoggiò la sua testa al mio petto e ascoltò il battito del mio cuore. 
-quando hai lasciato Jaz?- chiese rompendo il silenzio dal quale eravamo avvolti.
-non siamo mai stati insieme in realtà.- 
Si spostò di qualche centimetro. -cosa?- chiese.
-l'ho baciata io, ed è vero, abbiamo passato qualche giorno insieme, ed è vero, ma nemmeno per un secondo mi sono sentito come mi sentivo con te.- 
Annuì leggermente aspettando che continuassi.
-pensavo che stare con lei era tutto ciò che volessi, ma dopo una vita passata a cercare il momento giusto per baciarla, sei arrivata tu, e non so per quale motivo, non sapevo più ciò che volevo. così quando sono tornata da lei, e l'ho vista così determinata a farmi capire che lei era ciò che volevo, mi sono lasciato andare, e l'ho baciata.- 
Lei non disse niente.
-ho sbagliato enormemente, ma ho capito che per me lei è solo un'amica, la mia migliore amica. niente di più.- feci una pausa.- so che può sembrare ipocrita, ma quando ti ho visto con David ho capito ciò che volevo davvero, io volevo te. perché ti amo. sei la prima che amo davvero e mi hai mandato nel pallone, ma ora che sei qui con me, di nuovo, non ho intenzione di lasciarti andare, non di nuovo.- dissi baciandole la fronte.
-e cosa significavano quei messaggi?- chiese.
Sorrisi. -vieni con me.- dissi prendendola per mano e portandola su.
Entrammo nell'ultima stanza del corridoio. 
-che stanza è?- chiese lei.
Poi si guardò un po' intorno e capì subito. 
-questa è la mia collezione di luoghi. ti avevo promesso che un giorno te l'avrei fatta vedere, ed eccola qui.- feci spallucce.
-è davvero bellissima.- disse lasciando la mia mano e guardando tutte le foto. -ma non riesco a capire il significato di quei messaggi.- disse riferendosi alle foto che le avevo mandato.
Mi avvicinai a lei e l'abbracciai da dietro. -ho deciso che la mia collezione non sarà solo di luoghi, la mia collezione sarà di luoghi, e di te, di noi.- dissi baciandole una guancia. -le foto che ti ho mandato hanno un significato speciale per me. le ho fatte sviluppare e le ho appese.- dissi facendogliele notare. -avevo intenzione di continuare finché non ti fossi stancata e non ti fossi fatta viva per urlarmi contro che sono un coglione, ma mi hai anticipato.- 
-ma non ti ho detto che sei un coglione.- disse girandosi e appoggiando la sua fronte sulla mia.
-se vuoi puoi farlo ora.- 
Ridacchiò. -vorrei davvero tanto potertelo dire ora, ma dannazione, sei troppo sexy così per poterti dire che sei un coglione.- disse posando le sue labbra sulle mie. 
-ti amo così tanto, Ellie.- dissi sulle sue labbra. 
Lei mi passò una mano fra i capelli ancora umidi, poi tirò sulle punte.
-ho una cosa da fare.- disse spostandosi di colpo.
-cosa?- le chiesi. 
-vuoi venire con me a Londra?- chiese.
-cosa?- le lanciai uno sguardo interrogativo.
-vuoi venire, si o no?-
-certo.- 
Lei sorrise, mi baciò e poi corse via. 
Vero, Londra.

Ellie's pov.

-mamma.- dissi una volta entrata in casa.
Se quando ero arrivata a casa di Justin ero impresentabile, beh, ora ero decisamente peggio.
Non rispose. 
Era ancora arrabbiata per la discussione del giorno prima.
-mamma, David è partito.- 
Niente, sembrava non sentire.
-e mi sono rimessa con Justin.- 
Continuava a guardare la tv come se niente fosse.
-okay mamma, ho capito. non vuoi parlarmi, perché sono una figlia ingrata, perché ho deluso le tue aspettative, perché tu e papà avete fatto tanto per me e io vi ripago non facendo ciò che volete. mi dispiace mamma.-
Ancora silenzio. Non si era nemmeno degnata di guardarmi.
-non importa se fai finta di non ascoltarmi o se, addirittura, non ascolti sul serio, te lo dirò lo stesso.- sospirai e mi avvinai di poco a lei, stando però sempre alzata. -ho deciso, andrò a Londra, farò quello stage e se mi piacerà lavorare li al college studierò per diventare un'avvocato, me se non dovesse piacermi sceglierò medicina. studierò per diventare un medico, proprio come te. in fondo è sempre un buon lavoro e mi piacerebbe fare il medico.- lei si girò a guardarmi.- so di essere una delusione come figlia, e so che anche che voi avevate pensato per me un futuro da avvocato, per poter portare avanti lo studio di papà, ma non so se una figlia dottoressa rientrava nelle vostre aspettative.- mi stava ascoltando, lo sapevo.- so di aver sbagliato tante di quelle volte, so d'essere stata sempre contro di voi, alcune volte per voler mio, altre involontariamente, ma questa volta voglio rendervi felici, ma voglio fare felice anche me stessa. proverò ad essere un'avvocato, ci proverò, ma non so se mi piacerà e non voglio essere egoista, ma non me la sento di dire addio ai miei sogni perché così i miei figli potranno avere l'opportunità di realizzare i loro. perché non funziona così, perché è una continua catena. nonno ha rinunciato ai suoi sogni per far realizzare quelli di papà, papà ha rinunciato per me, e se io dovessi rinunciare ai miei sogni per i miei figli, stanne certa, loro non li realizzerebbero nemmeno. non voglio rinunciare per poi vedere i miei figli smettere di fare ciò che da sempre vogliono fare. se non dovesse piacermi giurisprudenza, mi iscriverò in medicina. potrò comunque permettermi una buona casa, una macchina degna d'essere chiamata così, un cane, del cibo, un marito, dei figli, la felicità.- lei mi sorrise e si alzò, venendomi incontro e abbracciandomi. 
-e poi potrò sempre viaggiare durante le ferie. potrò visitare i luoghi che ho sempre voluto.- feci spallucce e lei mi strinse più forte a sé. 
-Ellie, a me non importa che tu diventa necessariamente un'avvocato, io vorrei solo che potessi vivere la vita che meriti.- 
-lo so mamma, lo so.- 
Si staccò da me. -davvero tu e Justin state di nuovo insieme?- chiese.
Io sorrisi. -si.- 
-se ti farà soffrire di nuovo..- la interruppi.
-non lo farà.- 
-lo spero.- 
-allora, i biglietti?- 
-quali biglietti?-
-quelli per Londra, quando li facciamo?- 
-ti voglio bene, piccola mia.- disse abbracciandomi di nuovo.
-ti voglio bene anche io, mamma.-

 
**
Ecco qui il capitolo 42.
Allora, che ne dite? Vi piace?
Ho letto che volevate un riavvicinamento trai due, e, anche se l'avevo già previsto, si sono riavvicinati.
Ho letto che volevate un pov di Justin, ed eccolo qui, anche se non tutto il capitolo è solo col pov di Justin.

Spero sul serio che almeno vi sia piaciuto e mi farebbe davvero molto piacere leggere una vostra recensione e sapere cosa ne pensate :). 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** ''per sempre.'' ***


Capitolo 43. ''per sempre.''

Aprii lentamente gli occhi, ma che ore erano? E la sveglia non era suonata? 
Controllai il cellulare. 
Venerdì, finalmente venerdì!
Era mezzogiorno e di sicuro mamma era già a lavoro.
Scesi in cucina affamata alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Presi i resti della pizza ordinata la sera prima e li riscaldai.
Nel frattempo sistemai il divano e, mentre aspettavo che la pizza si riscaldasse, cercare un canale dove davano qualcosa di decente. 
Appena sentii il solito rumorino del microonde che mi avvertiva che la pizza era pronta, suonarono al campanello. 
Misi la pizza in un piatto e andai ad aprire alla porta. 
-ehi.- dissi quando mi ritrovai Justin davanti.
-ehi.- mi sorrise lui.
Piano mi si avvicinò e mi baciò. 
Sorrisi. 
-che ci fai con un piatto con della pizza in mano?- chiese ridendo.
-umh, ho fame.- dissi un po' imbarazzata.
-piccola, sono le dodici.- disse avvicinandomi a lui.
Era tornato a chiamarmi piccola.
-si, ma ho fame lo stesso.- 
Lui rise. 
-entra dai.- dissi facendolo entrare.
Lui ridacchiò e entrò.
Ci sistemammo sul divano. Lui si sdraiò e io mi sdraiai accanto a lui.
-non me ne offri nemmeno un po'?- chiese riferendosi alla fetta di pizza che avevo appena addentato.
-amore, sono le dodici.- dissi imitandolo. 
-si, ma ho fame.- 
Risi.-tieni.- dissi dandogli una fetta.
-grazie.- disse baciandomi la fronte. 
-allora, perché sei qui?- gli chiesi.
-non potevo farti una visita?- 
Feci spallucce continuando a guardare la tv. 
-stasera che fai?- 
-niente, passo la serata con mamma.- 
-uh, allora vuoi venire con me?-
-dove?-
-usciamo.-
-okay.- dissi sorridendogli. 
-allora, hai deciso di andare a Londra?- chiese poco dopo.
Sussultai a quelle parole. -si..- sospirai.
-e non ci vedremo?- 
-cosa?- dissi guardandolo negli occhi.- ieri ti ho chiesto se..- mi interruppe. 
-Ellie, sto scherzando.- rise.
-non fa ridere.- dissi facendo la finta offesa.
-dai, scherzavo.- disse mettendosi su di me e iniziando a lasciarmi una lunga scia di baci. 
Fronte, naso, guancia, mandibola, collo.
-cazzo Justin.- imprecai.
Rise. -allora, quando si parte?- 
-fra meno di un mese.- 
-quando finisce la scuola?- chiese.
Annuii. 
-sei sicura di volermi fra i piedi?- 
-e tu?- chiesi di rimando.
-si.- un sorriso gli si dipinse sul volto.
Poco dopo mi squillò il cellulare. 
-aspetta.- dissi alzandomi dal divano e, mentre mi dirigevo in cucina a prendere il cellulare sbattei un paio di volte.
-cazzo.- 
Justin rise e io gli lanciai un'occhiataccia.
-pronto?- dissi senza guardare chi mi chiamava.
-Ellie!- disse una voce fin troppo famigliare dall'altra parte del telefono.
-David.- esclamai entusiasta. -sei arrivato?- 
Justin mi posò gli occhi addosso appena pronunciai il nome di David. 
-si, sono arrivato un'ora fa.-
-sei felice?- 
-si, tantissimo, anche se mi manchi.-
Restai in silenzio per qualche secondo. -mi manchi anche tu.- dissi sincera. 
Justin non mi tolse un attimo gli occhi di dosso.
-ora vado, sono stanchissimo, ho chiamato solo per farti sapere che ero arrivato.-
-okay, riposa bene, ci sentiamo.- 
-ti voglio bene.- sentì la sua voce spezzarsi, quasi sussurrava.
-ti voglio bene anche io.- dissi mentre mi si strinse lo stomaco. 
Chiuse la chiamata e restai qualche secondo col cellulare vicino all'orecchio, nonostante nessuno parlasse dall'altra parte del telefono. 
Poi mi diressi in cucina e di nuovo mi sedetti vicino a Justin.
-Justin, siamo solo amici.- dissi vedendo la sua mascella contratta. 
-non ho detto niente.- 
-lo so, ma lo stavi pensando.- 
Fece spallucce.
-amo solo te.- dissi mettendomi a cavalcioni su di lui e lasciandogli tanti piccoli baci a stampo.- e lo sai.- 
Lui abbozzò un sorriso. 
-ora vado.- 
Mi alzai e lui con me.
-ci vediamo più tardi?- 
-okay, a che ora?- 
-alle otto passo a prenderti.- 
-ma dove andiamo?- 
-è una sorpresa.- 
-ma non so cosa mettermi.-
-non importa, sei bella in tutti i modi.- disse baciandomi e andando via. 
Sorrisi e tornai a guardare la tv. 

Erano le otto meno dieci, io ero già pronta.
Indossavo una gonna a vita alta, nera, una maglia senza maniche con la scollatura a cuore, bianca, delle scarpe col tacco lucide, nere e una pochette bianca. 
Quando suonarono alla porta presi un cardigan grigio, nel caso in cui la temperatura si fosse abbassata.
-Dio, sei bellissima.- disse attirandomi a sé e baciandomi.
-grazie.- arrossii lievemente.
Uscii di casa e, dopo essermi richiusa il portone alle spalle, mi prese per mano e arrivammo fino alla macchina che di sicuro gli aveva prestato il padre.
-allora, dove si va?- chiesi una volta dentro. 
-te l'ho detto, è una sorpresa.-
-almeno sono vestita adeguatamente?- chiesi sentendomi un po' a disagio.
Lui annuii col capo ridendo. 
-Justin, se non va bene come sono vestita, posso ancora tornare dentro e cambiarmi.-
-stai benissimo così.-
-okay..- dissi sospirando. Chissà cosa aveva in mente.
Dopo una ventina di minuti parcheggiò. Eravamo vicino al mare, nell'esatto punto dove si trovava la casa in cui avevamo dato la festa per il compleanno di Jaz.
-cosa ci facciamo qui?- chiesi quando scendemmo.
-vieni con me e non fare domande.- disse abbozzando un sorriso e prendendomi per mano.
-tu sei matto.- 
Lui fece spallucce.
Percorremmo il vialetto di quella casa e sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene. 
-Justin, cosa stiamo facendo?-
-cosa ti avevo detto? non fare domande.-
-non possiamo entrare qui di nascosto ci..- mi interruppe premendo le sue labbra sulle mie.
-piccola, è tutto okay.- disse uscendo delle chiavi dalla tasca dei suoi pantaloni neri. 
Ora che lo guardavo bene, era perfetto.
Indossava dei pantaloni col cavallo basso neri, una maglia bianca a mezze maniche, un giubbino di pelle nera e delle supra bianche. 
Indossavamo gli stessi colori!
Aprii la porta e mi condusse dentro.
-che ci facciamo qui?- chiesi.
Mi condusse nella stanza dove avevamo dato la festa e c'era un tavolo apparecchiato per due e delle candele tutt'intorno alla stanza.
-Dio, ma è meraviglioso.- 
Lui sorrise. -ho fatto del mio meglio.- 
Mi fece sedere al tavolo e, dopo che ebbe preso posto anche lui, iniziammo a mangiare. 
Ovviamente pizza.
-dannazione Justin, era tutto così perfetto e ordini la pizza?- ridacchiai.
-non so cucinare.- fece spallucce.
Quando finimmo di mangiare diedi un'occhiata a ciò che ci circondava, era tutto così bello.
-ti piace?- chiese vedendomi ispezionare la stanza.
-si, non l'avrei mai immaginato.- feci spallucce sorridendo.
-volevo che fosse una serata speciale.- disse.
-perché?- chiesi posando lo sguardo su di lui.
Si alzò e mi portò vicino all'ingresso. Era l'esatto punto dove ci eravamo baciati per la prima volta.
-ricordi?- chiese.
-si.- sorrisi.
-è l'esatto punto in cui ti ho baciata per la prima volta.- disse.
-lo so.- 
Mi spinse contro il muro, la mia schiena aderiva perfettamente alla parete fredda, lui poggiò le mani sul muro all'altezza dei miei fianchi.
-volevo che fosse una serata speciale perché c'è una cosa che devo dirti.-
Subito il cuore iniziò a martellarmi nel petto.
Restai in silenzio. 
-quando siamo tornati da New York cos'eravamo io e te?- mi chiese.
-non lo so.- 
-e ora cosa siamo?-
-non lo so.- 
Mi mordicchiai il labbro inferiore per l'attesa. 
-ti ricordi della mia promessa di ieri?-
Annuii con la testa.
-ti ho detto che sarei stato per sempre con te, che ti avrei amato sempre.-
-lo so.-
-e ti andrebbe se stessi con te da fidanzato?- chiese.
Un sorriso mi si dipinse sulle labbra.
Mi stava chiedendo di essere la sua fidanzata. Dannazione si.
-si.- dissi con gli occhi lucidi. 
Per la prima volta, guardai i suoi e vidi che anche i suoi lo erano.
Mi amava sul serio!
-hai gli occhi lucidi.- gli dissi istintivamente.
-ti amo.- disse poggiando le sue labbra sulle mie. 
-ti stancherai mai di dirmelo?- chiesi staccandomi.
-no.-
-ti amo anche io.- dissi riattaccando le nostre labbra.
Restammo così per qualche minuto, poi mi portò al piano di sopra. Seconda stanza a destra.
Avevo le lacrime agli occhi per l'emozione di una serata fantastica. 
-potrei amarti più di così?- gli chiesi.
-non lo so.- disse attirandomi a se e spingendomi sul letto.
-giuro che ti amerò per sempre.- gli dissi guardandolo negli occhi.
-giuro che anche io ti amerò per sempre.
Unimmo le nostre labbra.
Sentii d'essere felice, finalmente felice.

 
**
Ecco qui il capitolo 43!
Questa volta non ho niente da aggiungere, posso solo dirvi:
spero vi piaccia e aspetto una vostra recensione :). 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Epilogo. ***


(SE NON CHIEDO TROPPO, DATE UN'OCCHIATA ALLO SPAZIO AUTRICE, CI TENGO DAVVERO TANTO A RINGRAZIARVI.)

Epilogo. 


Un anno dopo.

-Justin, sbrigati o faremo tardi.- lo chiamai dalla cucina.
-arrivo, arrivo.- disse mentre andava in giro per casa alla ricerca del giubbino di pelle.
-Allison ci aspetta, sbrigati!-
-okay, trovato!- urlò dalla camera da letto. 
Entrò in cucina, prese le chiavi della moto e uscimmo di casa.
Quando fummo fuori, raggiungemmo la moto, indossammo il casco, salimmo e partimmo, diretti al tower bridge.
L'aria autunnale ci pizzicava la pelle, mentre andavamo a chissà quanto all'ora.
Quando arrivammo Allison e Chaz ci aspettavano già.
-sempre in ritardo voi!- rise Allison. 
Diedi un colpetto sul braccio a Justin, facendo capire ai due che era colpa sua se eravamo in ritardo. 
-calma ragazzi, non vorrei asciugare le lacrime di Ellie!- scherzò Allison.
Justin mi cinse i fianchi e camminammo lungo la riva del Tamigi abbracciati.
-facciamo la crociera sul Tamigi?- chiese Allison.
Io e Chaz le lanciammo un'occhiataccia.
-Al, l'abbiamo fatta un centinaio di volte da quando siamo venuti a Londra, non ti sembra di esagerare?- 
-Al, basta ora!- disse Chaz avvicinandola a lui. 
-ma che vi costa accontentarla?- disse Justin.
-Justin, stai scherzando? tu sei il primo che quando siamo arrivati non voleva farla!- dissi ripensando a quando eravamo arrivati.
-si, ma ora mi va. il tempo è bellissimo, e poi voi due stata sempre rinchiuse in quello studio,- disse riferendosi a me e Allison.- ogni tanto ci vuole qualcosa di diverso!- replicò. 
-okay, okay.- ci arrendemmo io e Chaz.
Sul viso di Allison comparve un sorriso compiaciuto e, subito dopo, lanciò un'occhiata complice a Justin. 
Appena arrivati alla biglietteria, facemmo il biglietto e dopo ci mettemmo in coda.
-oggi è poco affollato.- notai. 
-sarà che alla gente piace fare altro.- disse Chaz.
-Chaz, io e te dovremmo uscire insieme.- ridemmo tutti insieme e Justin mi avvicinò di più a lui, stringendomi.
-lo sai che amo solo te.- dissi rivolgendomi a lui e lasciandogli un bacio all'angolo della bocca.
-l'hai giurato.- disse riferendosi a quando mi aveva chiesto di essere la sua fidanzata.
A quel ricordo sorrisi e lo baciai.
-ehi voi due, smettetela! siamo in un luogo pubblico.- ridacchiò Allison.
Quando fu il nostro turno, salimmo e prendemmo posto nella parte superiore della barca.
Il vento soffiava leggero e quando la barca partì l'atmosfera era fantastica.
Come al solito la guida iniziò a parlare e, tra una battuta e un'altra, ci raccontava la storia degli edifici che si trovavano a destra e a sinistra. 
I miei pensieri vagavano altrove, finché, una volta sotto il Waterloo Bridge, la nave si fermò.
-che succede?- chiesi girandomi verso Justin.
Non era accanto a me.
Guardai Allison e Chaz, ma loro sembravano non ricordarsi che c'ero anche io, non mi notarono nemmeno. 
Mi guardai intorno alla ricerca di Justin, ma niente, era sparito. 
La guida continuo a spiegare e quando accennò qualcosa sull'amore, tutti i fidanzati si baciarono.
-oggi c'è un evento speciale.- disse poi. Lasciai che parlasse, cercando di capire che succedeva. -non era mai capitato prima d'ora, ma abbiamo trovato che fosse una cosa davvero, davvero, bella, così abbiamo lasciato fare.- poco dopo spuntò Justin.
-Justin.- urlai. Tutti si girarono a guardarmi, poi tornarono a guardare lui.
Ci fu un attimo di silenzio e mentre lui si avvicinava, io, per non so quale ragione, trattenevo il fiato.
Ero terrorizzata e non ne sapevo nemmeno il motivo. 
-che succede?- gli chiesi con un tono di voce normale quando fu abbastanza vicino. 
Mi fece cenno di sedermi vicino al piccolo corridoio che separava le panchine di destra da quelle di sinistra.
-avevo pensato al London Eye, al Tower Bridge e altri centinaia di posti, ma poi mi son detto ''perché non qui? sotto il ponte dell'amore?''- ad un certo punto mi guardai intorno e notai che non ero l'unica a trattenere il respiro. -so che forse è ancora presto, e che magari penserai che sono un matto, ma voglio chiedertelo lo stesso.- si inginocchiò davanti a me. -Ellie Grace, mi vuoi sposare?- chiese uscendo dalla tasca del giubbino una scatolina, che poi aprì rivelando un anello.
Sentivo gli occhi pizzicare e il cuore martellare nel petto.
Era la stessa sensazione che avevo provato quando mi aveva chiesto d'essere la sua fidanzata.
Ci fu un momento di silenzio. Tutti aspettavano la mia risposta.
-si, ti voglio sposare.- dissi mentre alcune lacrime mi accarezzavano dolcemente il viso. 
A quel punto tutti batterono le mani e Allison e Chaz ci guardavano entusiasti.
Justin mi prese in braccio, io legai le mie gambe ai suoi fianchi, gli gettai le braccia al collo e lo baciai.
-pensavi di liberarti di me così facilmente?- sussurrai al suo orecchio facendolo ridere.
-non scherzavo quando ti dicevo che ti avrei amata per sempre.- 
-nemmeno io.- dissi attaccando di nuovo le nostre labbra.
Tra urla e fischi la barca ripartì e sentii che non potevo essere più felice di così. 
Quando scendemmo Allison e Chaz ci batterono le mani e subito capii.
-voi due sapevate tutto!- dissi con tono accusatorio contro quei due.
Loro fecero spallucce.
-avete fatto tutto benissimo, però.- ridemmo.
-è tutto merito di Justin.- disse Chaz.
-sul serio?- chiesi rivolgendomi a lui.
Lui si grattò la testa imbarazzato.
-vieni qui.- dissi avvicinandolo. -ti amo davvero tanto.-
-spero che lo dirai anche fra cinquant'anni, quando i nostri nipoti correranno per casa e romperanno tutto.- ridacchiammo.
-lo dico ora e lo dirò ogni giorno della mia vita.-
-ti amo Ellie.- disse abbracciandomi e baciandomi la fronte.
Poi mi prese per mano e, insieme a Allison e Chaz, ci dirigemmo verso uno starbucks li vicino. 
Ecco che anche io avevo avuto il mio lieto fine.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Ringraziamenti. ***


SE NON AVETE ANCORA LETTO L'EPILOGO: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2145295&i=1

Allora, eccomi qui. 
E' già finita! 43 capitoli non sono pochi, e lo so.
Alcune di voi mi chiedevano quando sarebbe finita, ma non mi andava di dirlo. 
So che può sembrare stupido, così come può sembare stupida una pagina per soli ringraziamenti, ma, pur sapendo che stava finendo, non mi andava di anticipare niente, anche se era scontato che ormai mancavano pochi capitoli. 
Che dire, questa è la mia prima fanfiction e sono contenta che qualcuna di voi l'abbia letta. 
Non so cos'è uscito fuori, e so anche che l'inizio sembrava molto più intrigante, ma delle volte per la mancanza di idee, altre per la mancanza di tempo, è tutto quello che sono riuscita a fare. 
Ci tenevo davvero tanto che uscisse fuori qualcosa di carino, ci ho messo tutta me stessa, ma è la mia prima fanfiction, quindi non penso sia venuta fuori tanto bene.
Volevo comunque ringraziare tutte le ragazze che hanno letto e recensito la storia, quelle che l'hanno messa nelle seguite e quelle che l'hanno messa nelle preferite.
So che per 43 capitoli 230 recensioni sono poche, ma, come inizio, per me è contato davvero, davvero molto. 
Ci tengo a ringraziarvi e dirvi quanto siano state importanti per me le vostre recensioni, perché, ripeto, essendo la mia prima fanfiction, non pensavo sarei arrivata a questo punto.
Magari molte di voi staranno pensando ''in fondo, sono solo 230 recensioni, non sono mica 2000'', ma le ho apprezzate tantissimo, sul serio. 
Quando ho iniziato a scrivere questa fanfiction non pensavo che l'avrei anche finita, volevo prima essere certa che qualcuno la seguisse, e, anche se prima le ragazze che la seguivano erano molte di più, a me non importa. 
Ho visto che c'era qualcuno che voleva ancora leggere il seguito, nonostante i capitoli fossero deludenti, e io l'ho fatto, nella speranza di migliorarmi e di scrivere qualcosa che apprezzaste.
Forse delle volte sono stata un po' fastidiosa per quanto riguarda le recensioni, ma ero partita davvero con poco, fino ad arrivare a capitoli con anche 10 recensioni e, quando ho visto che il numero di recensioni era di nuovo in calo, sono stata sicura che non l'apprezzavate più, per questo ripetevo in continuazione di dirmi se c'era qualcosa che non andava, o cosa vi aspettavate dalla storia.
Mi ha comunque fatto piacere leggere ancora altre vostre recensioni. 
Concludo, per non scrivere sempre il solito poema, dicendovi che mi avete davvero resa felice, ripeto, non mi aspettavo d'arrivare a tanto. 
Grazie, sul serio. 

Se vi va, passate a dare un'occhiata alle altre due fanfiction che sto scrivendo.

''Hope- hold on, pain ends.'' http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1758407

e

''The one i can't live without that's you.'' (l'ho appena cominciata)  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2140215&i=1

Ancora grazie a quelle che hanno letto e recensito :). 


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1585454