Sogni, tremendi sogni

di Blooming
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cassandra Mirò scivolò piano fuori dalle coperte ed entrò nel bagno e chiusa la porta accese la luce per non svegliare l’uomo nel letto.
Si guardò allo specchio e cominciò a piangere silenziosamente, erano settimane che non si riconosceva, era cambiata. Non aveva mai pianto così tanto, solo quando aveva perso il bambino.
Vide la luce della stanza accendersi e sentì la maniglia della porta muoversi a scatti velocemente e la voce dell’uomo dall’altra parte
“Ragazzina cosa fai la dentro? Esci dai.”
Cassandra tremò. Si sentiva male, voleva morire. Si sentiva logorata da quella vita.
La maniglia scattava
“Esco subito.” Urlò cercando di sistemarsi come meglio poteva
Si lavò la faccia per togliersi il rossore dovuto al pianto e uscì con un sorriso palesemente finto sulle labbra.
Dean Winchester la scrutò dall’alto in basso
“Stai bene?” chiese preoccupato notando il volto di Cassie
“Sì. Torniamo a letto.”
Cassie non guardò neanche negli occhi Dean, si limitò a passare una mano sul suo petto e tornare a letto.
Si strinse tra le coperte e si rannicchiò voltando le spalle al cacciatore. Dean si avvicinò a lei e cercò di abbracciarle le spalle ma lei si scansò. Era da giorni che andava avanti questa storia e Dean stava stancandosi.
Si spostò da lei tornando nel suo lato del letto
“Domani andiamo a caccia.” Disse brusco “Tu vieni?”
“No. Io non caccio più.” Spense la luce sul comodino “Tu vai pure.”
Dean sbuffò infastidito
“Allora rimarrai da sola.”
“Mi sta bene.” E cercò di addormentarsi
Non riusciva a dormire così, assicurandosi che Dean dormisse profondamente uscì dalla stanza e si avvolse nel giubbotto di pelle. Percorso qualche chilometro a piedi salì su di un taxi
“Ciao bambina” il tassista le sorrise ammiccando guardandola dallo specchietto retrovisore “Dove ti porto?”
Cassie guardava fuori dal finestrino appannato la neve che cominciava a cadere debole e con una voce malinconica disse
“Al pub più vicino, grazie.” Una solitaria lacrima le cade lungo il viso

 
Entrò nel pub fumoso, molti si voltarono a guardarla. Il suo abbigliamento attirava sicuramente l’attenzione, indossava una minigonna di jeans strappata sull’orlo, una camicia a quadri che le aveva prestato Dean mesi fa e i logori stivali che si portava dietro da anni. Si diresse al bancone, voleva ubriacarsi e lasciarsi andare per un po’.
Odiava tutti. Odiava Dean e la sua stupida macchina. Odiava la caccia e odiava sé stessa per odiare l’uomo che amava.
Il barista si avvicinò, era un ragazzo poco più grande di Dean ma che dimostrava il doppio degli anni
“Hai l’età per bere bambina?”
Cassandra lo fissò un secondo, aveva tanta voglia di spaccare la faccia a qualcuno ma poi tirò fuori il documento che il barista, dopo avergli dato una veloce occhiata, gli porse
“Come ti chiami?” si appoggiò al bancone e cercò di flirtare con la ragazza
“Me lo dai da bere o no? Non sono qua per fare conversazione.” Parlò brusca
“Cosa ti servo, allora?”
“Whisky, liscio.” Respirò profondamente guardandosi intorno “E fallo doppio.”
 

Rimase con i gomiti sul tavolo sporco a fissare il liquido dorato nel bicchiere, ne aveva già bevuti sei ma ancora non era soddisfatta. Voleva tornare al motel senza poter reggersi in piedi ma reggeva fin troppo bene l’alcol e era quasi del tutto sobria
“Me ne fai un altro?” chiamò Rob, il barista
“Non ne hai bevuti troppi, forse è meglio che ti chiami un amico… hai il numero di qualcuno?”
Lo guardò un secondo
“No. Sono sobria. Lasciami la bottiglia.”
Dopo altri due bicchieri, un uomo sui quaranta si avvicinò. La guardò un secondo
“Come ti chiami?”
“Roxane.” Era ancora troppo sobria per essere così stupida per rivelare il suo vero nome a uno sconosciuto
“Ti va di divertirti Roxy?”
“No.” Non lo guardava neanche in faccia
La voce di quell’uomo era viscida e fastidiosa, proprio come lui
“Eddai.” Le prese una ciocca di capelli e la arricciò tra le dita “Potrebbe piacerti.”
Cassie rimase a fissare lo specchio dietro il bancone, si guardò bene. Non era la stessa, non era più quella cacciatrice di un tempo forte e sicura di sé, sempre con la risposta pronta
“Allora, andiamo qua dietro?” continuava l’uomo
La ragazza alzò gli occhi e guardò il riflesso di quella che non era più lei
“Ho detto di no.” L’uomo l’afferrò per il braccio
Rob arrivò
“Dai John ha detto di no, lasciala in pace. È solo una ragazzina.”
“Dai so che ti piace, ti pago.”
Cassie tirò fuori il pugnale nascosto in uno degli stivali e lo glielo puntò alla gola
“Ti ho detto di no.”
Il pub si zittì. Non ne valeva la pena, fece scivolare il pugnale al suo posto e colpì l’uomo con un pugno sullo zigomo
“Lasciami in pace maiale.”
Alcuni cercarono di fermare la ragazza e Rob chiamò la polizia che arrivò e portò la ragazza in centrale, aveva solo una chiamata a disposizione.
Cassie guardò il telefono fisso sulla scrivania dell’agente che l’aveva arrestata
“Come posso chiamare con le manette?” scosse i polsi legati al bracciolo della sedia
“Faccio il numero e poi ti lascio parlare.”
Riprese a guardare il telefono.
Muoveva il piede fissando l’apparecchio. Non riusciva a trovare le parole da dire a Dean, il cuore le batteva forte.
Dopo qualche minuto si decise.
Il cuore le batteva forte.
“Dai vai.” Disse all’agente che tirò su la cornetta e compose il numero dettatogli dalla ragazza
Quando il cellulare cominciò a squillare l’agente le mise la cornetta all’orecchio
“Pronto?” risposo brusco il cacciatore
“Ciao Dean.” Disse adrenalinica
Ci fu silenzio, troppo silenzio
“Cassandra?!” balbettò il cacciatore dall’altra parte “Dove cazzo sei finita?”
“Adesso in prigione. Mi farebbe piacere se venissi a prendermi domani mattina. Ciao.” E fece riattaccare




Angolo autrice
Ciao a tutti c:
Come promesso ecco a voi il terzo capitolo della serie -I nostri Demoni- con protagonisti i fratelli Winchester e la cacciatrice Cassandra.
Come sempre saranno cinque capitoli (compreso prologo e epilogo) che pubblicherò ogni lunedì.
Spero che vi piaccia come le altre due fanfiction precedenti.
Un bacio a tutti e a settimana prossima :)

 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


L’Impala frenò sulla ghiaia davanti alla stazione di polizia.
I Winchester scesero e si diressero verso un agente alla scrivania che sistemava dei documenti, Sam si schiarì la voce per farsi notare mentre Dean si guardava in giro cercando la ragazza.
Il giovane poliziotto alzò la testa
“Si?!” li guardò attentamente
Sam guardò confuso Dean che cercò di calmarsi, Sam parlò
“Una ragazza, Cassandra, ha chiamato dicendo di essere in prigione.” Guardò verso Dean “Ha chiamato meno di un’ora fa…” tornò a rivolgersi al poliziotto “Capelli scuri, occhi scuri.” Sam aspettò una risposta
“Ah sì, la ragazza della rissa.” Sfogliò un paio di documenti “Sì. Cassandra Mirò. Aveva un documento falso in cui veniva riconosciuta come Roxanne Sting.” Rise sommessamente “E aveva un coltello con lei, voi siete?” prese la cartella con dentro la documentazione di Cassie
“Il fidanzato!” Dean era infuriato ma cercava di mantenere il controllo delle sue azioni “Lui è mio fratello.” L’agente guardò ancora il rapporto
“Può uscire solo domani mattina. Deve passare la notte in cella.”
Dean sbuffò
“Non può fare un eccezione?” ma la risposta fu negativa
I due si sedettero in macchina ad aspettare l’alba per portar fuori Cassie da lì. Dean era furente.
 

Cassie rimaneva sdraiata sul pavimento freddo della cella, il letto era libero ma preferiva stare sdraiata a fissare il soffitto, sapeva quello che le aspettava non appena Dean sarebbe venuto a prenderla. Avrebbe gridato e fatto tanta scena ma poi, forse avrebbe capito.
Mentre aspettava gli ultimi minuti di prigionia canticchiò Part Of Me di Katy Perry e continuava a pensare a come l’avrebbero giudicata per la sua uscita notturna e a come lei avrebbe potuto rispondere e così litigare.
L’agente che l’aveva portata dentro aprì la cella con uno scatto
“Vieni ragazzina. Sono venuti a prenderti.” Gli tese la mano per aiutarla ad alzare “Non ti metto le manette perché so che farai la brava.”
Cassie sorrise e si alzò, passò accanto al poliziotto e ammiccò scuotendo i capelli con una mano.
Appena comparì alla vista di Dean notò il suo sguardo seccato e pieno di rabbia repressa. Invece Sam sembrava comprensivo e non la guardava con odio
“Ecco a voi.” Il poliziotto fece oltrepassare a Cassie il bancone che separava l’atrio dal resto dell’ufficio “Spero di non rivederti più in cella ragazzina!” fece firmare a lei e a Dean dei documenti e poi furono liberi di andare
Scesero gli scalini silenziosamente. C’era tensione e sia Dean che Cassie avevano voglia di litigare, finalmente si sarebbero sfogati dopo settimane di silenzio ma nessuno dei due voleva iniziare la potente discussione.
Sam fece per salire nei sedili posteriori della macchina ma Cassie gli passò davanti
“Sto dietro io. Vai pure davanti.” E si sedette accavallando le gambe e incrociando le braccia
Dean sbuffò ma non disse niente notando lo sguardo critico del fratello.
Ci fu un forte scambio di sguardi tra i due ma dopo qualche secondo poterono ripartire
“Cassandra.” Dean aveva il tono di voce del tipico genitore arrabbiato, la guardò dallo specchietto
La ragazza voltò il capo e guardò gli occhi riflessi del fidanzato
“Dean.” Sorrise sprezzante
Sam diede uno schiaffo alla gamba del fratello per calmarlo
“Poi parliamo. Sappilo.” La voce di Dean echeggiò
“Fa un po’ come ti pare.” Rispose lei e tornò a guardare il paesaggio
Cassie guardava fuori dal finestrino appannato e cominciò a disegnare delle stelle con il dito cercando di farsi scivolare via tutti i problemi che le offuscavano la mente. Voleva solo sdraiarsi sul letto e piangere abbracciando un cuscino, senza nessuno che le urlasse contro.
Era passato un anno dalla storia di Aeshma e aveva cercato di riprendere la vita di cacciatrice come prima, a fianco dei Winchester. Qualche volta si separavano per cacce diverse ma a Cassie non piaceva più come un tempo, era quasi sempre preoccupata per qualcosa, preoccupata di non farcela, preoccupata di perdere Dean e tutto ciò che rimaneva di quello che amava.
La macchina percorse ancora qualche chilometro prima di fermarsi davanti al motel.
Cassandra scese ancora prima che l’Impala fosse del tutto ferma e con passo svelto si chiuse in stanza.
Chiuse a chiave la porta lasciando Dean fuori che cominciò a bussare e a prendere a pugni la porta
“Fammi entrare!” era arrabbiato, come dargli torto
Cassie si appoggiò alla porta con la testa
“No. Stattene fuori! Quando avrò voglia di parlarti lo farò. Non dovevi andare a caccia?”
Dean non rispose e si allontanò dicendo a Sam che andava a schiarirsi le idee nell’altra stanza.
Sam bussò piano con le nocche e le disse dolcemente
“Cassie, sono Sammy. Ti va di parlare un po’?” ma non ci fu risposta
Cassandra era già sdraiata sul letto e cominciò ad addormentarsi.
 

Dean cercò di calmarsi ma non capiva come mai quella ragazza che sapeva benissimo di amare ormai lo rifuggiva e preferiva stare sola, sapeva benissimo che tutte le volte che si chiudeva in bagno piangeva. Cercava di capire il perché di quei comportamenti ma tutto quello che riceveva erano rifiuti e immaginari ma dolorosi schiaffi dalla donna che amava.
Sapeva che non tutto andava bene nella loro relazione, il continuo spostarsi, nessun segno di stabilità e poi lei aveva cominciato ad odiare la caccia e a non voler più cacciare. Forse odiava perfino lui. Non voleva lasciarla, né lei voleva lasciare lui ma tutto era difficile.
Sam non avendo ricevuto risposta dalla ragazza cercò di parlare con Dean ma neanche lui era molto loquace e preferiva pulire il fucile e le pistole anzi che parlare di ciò che gli passava per la testa in quel momento.
Sammy non potè far altro che accontentarlo aspettando che si aprisse.
Dopo la prima ora trascorsa nella stanza di Sam a riempire proiettili con sale e polvere da sparo, il minore dei Winchester si decise a parlare
“Dean ascolta, che cosa succede tra te e Cassie?”
Lui lo fissò un attimo, con uno scatto chiuse il fucile appena pulito
“Mai fare certe domande a un uomo con un fucile in mano.” Cominciò a pulire una delle pistole “Però forse è meglio se mi sfogo con te prima di combinare un danno irreparabile con Cassandra.”
Con un enorme sospirò cominciò a raccontare
“Ormai stiamo insieme da un anno giusto?” cambiò arma “E tutto andava bene. Aveva anche ripreso la caccia e il sesso andava alla grande. Se discutevamo poi ci guardavamo un secondo e credo di aver passato le miglior notti della mia vita con lei.” Sorrise scuotendo la testa “Ma non è solo una questione di sesso c’è dell’altro. Mi trovo veramente bene con lei, è intelligente e simpatica, sa come convincermi a ragionare ma poi qualche settimana fa è andato tutto male.” Aveva smesso di pulire la canna della pistola e cominciò a farsi serio “Notavo che non andava più a caccia, si chiudeva in sé stessa, la sentivo piangere da sola e mi sentivo impotente. Non potevo darle forza. Forse avremmo dovuto smettere di cacciare e avrei dovuto stare più con lei.” Guardò il fratello negli occhi “È anche scappata ieri notte, per ubriacarsi. Di solito andavamo insieme a bere… Non voglio perderla.” Gli occhi cominciarono a brillargli per le lacrime “Io la amo. E glielo dico sempre ma ormai sembra che ogni cosa che faccia le dia fastidio e mi evita, non mi parla se non è necessario anche se poi sembra tutto normale davanti agli altri, davanti a te.”
Fissò il vuoto malinconico
“Ce ne siamo accorti tutti Dean, anche Bobby se ne accorto. Non va più bene come prima.”
I due fratelli rimasero a parlare per un’ora, di tutto quello che gli veniva in mente. Di tutto e di niente, era da tempo che non parlavano tra di loro senza bugie e senza segreti.
Decisero di lasciar perdere la caccia in quella città e mandare un altro cacciatore, non potevano farsi rivedere alla centrale e poi Dean doveva risolvere con Cassandra prima che fosse troppo tardi.
Il maggiore dei Winchester, uscito dalla stanza di Sam, si diresse verso le scale per scendere al piano di sotto verso la sua stanza quando vide Cassie aggirarsi per il parcheggio, indossava sotto una giacca di jeans una maglietta dei Metallica che gli aveva dato Dean qualche giorno fa. La ragazza andò verso il distributore automatico poi salii sull’Impala, sui sedili posteriori, teneva in mano una lattina di coca-cola, e infilò le cuffie.
Si sdraiò sui sedili, teneva gli stivali fuori dal finestrino e cantava a tutta voce non curante di nessuno, gli occhi chiusi, la lattina sulla pancia. Cassie aveva sempre sostenuto che l’Impala di Dean fosse il luogo giusto dove poter cantare e pensare tranquilli.
Dean, senza farsi vedere, si avvicinò alla macchina per ascoltare cosa cantasse ma capiva solo qualcosa -I look into your eyes. I want to get to know you. And then you make this noise and it’s apparently it’s all over- rimase a fissare il vuoto – Oh you’re supposed to care, but you never make me scream. You never make me scream!- *
Dean aprì la portiera del guidatore
“Credo sia arrivato il momento di parlare Lily Allen!” mise in moto
Cassie si tirò su e lo fissò, tolse le cuffie e urlò
“Ma cosa fai! Ferma subito la macchina!”
“E così non ti faccio mai urlare eh?” aveva preso troppo sul serio il testo della canzone
“È solo una canzone, cosa credi? Fermati! Ma dove stai andando?!”
“Da nessuna parte.”
Cassie si innervosì
“Allora ti vuoi fermare o no? Di cosa dobbiamo parlare? Di come mi nasconda in bagno per piangere perché ho paura di perderti a ogni caccia a cui prendi parte? Di come abbia paura di tutto quando non ci sei? Da come non facciamo più l’amore da settimane perché non mi sento amata abbastanza?” la voce rotta da un imminente pianto “Avanti parliamone. Parliamo di come hai preferito la caccia a me.” Rimase nei sedili posteriori, le braccia conserte “Mi viene voglia di aprire la lattina appena agitata in macchina così ti rovino la pelle dei sedili.”
Dean non aveva risposto, se avesse veramente aperto quella lattina, se lo sarebbe meritato.
L’Impala aveva raggiunto i 100 km/h e vagarono senza meta e senza parlare per poi tornare al motel.
Spense il motore e guardò Cassie dallo specchietto
“Mi dispiace piccola.”
“Sì. Dispiace anche a me.” Lo guardò perdendosi in quegli occhi verdi coraggiosi e innamorati “Io ti amo ancora e ti amo tanto, ma dobbiamo parlare di alcune cose, cose importanti…”
Dean si voltò e la guardò, era triste e abbattuta come quando le aveva parlato dell’incidente e di aver perso il bambino.
“Allora parliamo.” Disse guardandola accennando un sorriso
Rimasero in auto a parlare, Cassie gli disse tutto. La prima volta in un anno che parlò con lui di cose veramente importanti che riguardavano entrambi, non si era mai confidata così a fondo con il suo Dean ma doveva sapere cos’era cambiato in quelle ultime settimane.
 
 


*La canzone è Not Fair di Lily Allen

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


Dean rimase a guardarla mentre parlava, non riusciva a seguirla.
Per lei aprirsi così non era facile e per lui ascoltare tutto ciò sembrava assurdo. Non capiva dove si volesse arrivare.
Era la prima volta che Cassie parlava apertamente con lui senza prima aver consultato Sam o Bobby.
Non sapeva mai come parlare a Dean perché ogni cosa doveva essere presa con le pinze, con un giro di parole prima di arrivare al punto della situazione. Ogni parola sbagliata poteva essere la parola che scatenava un’Apocalisse privata.
Gli stava dicendo quello che aveva scatenato in lei quel risentimento nei confronti di Dean e della caccia ma lui non si sentiva in colpa per la strada scelta. Nella vita era sempre stato un cacciatore ed era difficile cambiare, forse per quella ragazza che lo guardava con occhi tristi in cerca di comprensione lo era stato. Ma lui rimaneva un Winchester e la sua vita era la caccia, lui era quello che di notte teneva sempre un fucile sotto il cuscino e dell’acqua santa sul comodino.
Mentre Cassie raccontava cosa era cambiato in lei in quelle settimane, vide qualcosa negli occhi di Dean, era paura
“Stai bene?” chiese prendendo la mano calda del cacciatore tra le dita
“Sì.” Non la guardava negli occhi, guardava il cruscotto
“Però stai lì e non dici niente. Cosa ne pensi di…” pigolò cercando una risposta o un abbraccio, un segno d’affetto.
Dean di scatto scese dalla macchina, sembrava arrabbiato.
Fece qualche passo verso la stanza e poi tornò a grandi passi verso l’Impala, aprì la portiera, Cassie lo guardò preoccupata. La tirò fuori
“Muoviti. Ce ne andiamo di qui. Fai le valigie.” La prese per il polso e la tirò sul vialetto
La neve volava flebile e Cassandra si impuntò facendo resistenza a quella presa.
Lui si voltò e gli punto rabbioso gli occhi sui quelli di lei scuri e tristi
“Vuoi camminare o no?” le chiese fissandola
“No. Voglio parlare.” Disse lei staccandosi dalla presa ferrea di Dean e mettendo le mani sui fianchi
“Ah vuoi parlare eh?!” Dean si avvicinò a lei
“Sì.” Disse lei con il respiro pesante
Dean la afferrò per il busto e se la caricò in spalla tenendola come un sacco, lei strillò battendo i pugni sulla schiena del ragazzo che la portava verso la zona delle camere del motel. Sam sentendo le grida uscì dalla sua stanza e fissò sconvolto il fratello
“Ma cosa stai facendo?” gli chiese perplesso
“Lasciami! Mollami,” Cassie continuava a dimenarsi “mettimi giù Shrek che non sei altro!”
Dean sbuffò e per farla smettere saltellò sul posto facendo sobbalzare la ragazza
“Smettila di urlare! Sammy aprimi la porta della stanza per favore.” Cassandra fissò stupefatta Sam
“Non provarci!” lo additò
“Scusa Cassie.” E il minore dei fratelli li superò e aprì la porta 
Il fratello maggiore entrò
“Mettimi giù brutto idiota!” urlò la ragazza a Dean
“Ho detto di stare zitta.” Rispose secco lui
Appena furono entrati Dean sbattè Cassie sul letto che lo guardò furente
“Allora.” Chiuse la porta “Prepari le valige?” e tornò a fissarla
Lei si alzò dal letto e si sfilò le scarpe
“No.” Si tolse la giacca “Rimango qui.” e la lasciò cadere a terra
“Dean cosa succede?” Sam lo guardò
Cassie entrò nel bagno e si chiuse dentro.
Dean guardò un minuto la porta chiusa cercando di calmarsi e gli venne in mente quella notte. Quella notte in cui lei gli aveva detto di aver perso il bambino, il loro bambino. Si ricordava quando l’aveva abbracciata forte e aveva detto che l’amava. L’amava anche in quel momento, l’amava anche quando poco fa avevano parlato in macchina. Ma era troppo orgoglioso per dirglielo ancora e così urlò
“Esci da lì.”
“No.” Sentiva che piangeva
Stava seduta sul bordo della vasca da bagno e tamburellava i piedi a ritmo
“Vuoi uscire o devo sfondare la porta?!” urlò ancora Dean
“No. Con te non si può mai parlare!” piangeva “Sei cambiato da quando ti ho detto del bambino un anno fa. Sembra che faccia male solo a te, fa male anche a me. E mi fa male tanto. Ma adesso forse può andare tutto bene…”
“Cassandra! Esci subito.” Si calmò “Sono calmo, dai, esci.” Bussò piano “Tesoro… Cassie…” la voce dolce
Ma lei non voleva aprire la porta, voleva rimanere da sola. Forse aveva sbagliato a dirgli tutto e avrebbe dovuto aspettare ancora un po’, quando la cosa sarebbe diventate troppo evidente per nasconderla.
Sam disse a Dean che tornava nella sua camera per lasciarli soli perché magari così Cassie usciva.
M solo dopo quasi un’ora la ragazza si decise ad uscire. La pelle secca e le guance rosse, gli occhi arrossati e le ciglia ancora imperlate di lacrime.
Dean si voltò a guardarla, era seduto sul bordo del letto
“Piccola…”
“No. Niente piccola.” Raccolse la giacca da terra e se la infilò “Dobbiamo andare no?”
Senza dire una parola prese la borsa da sotto il letto e cominciò a piegare i pochi vestiti che aveva. Dean la guardava provando comprensione e si sentiva in colpa per quello che le aveva fatto. Forse era veramente venuto il momento di cambiare.
Andò ad avvertire il fratello che si partiva ma quando ritornò nella stanza Cassie non c’era più, aveva lasciato un biglietto sullo specchio del bagno –Forse siamo fatti per stare soli, scusami Dean. So che potresti essere un buon padre ma io non ce la faccio. Ti amo, spero di rivederti un giorno.-
Dean rimase a fissare il foglietto di carta. Era scappata dalla finestra del bagno. La cercò per ore insieme al fratello ma senza trovarla.


Cassie si sentì colpire da un milione di coltelli affilati, dritti dentro il cuore, si sentì crollare.
Corse attraverso la neve che diventava pioggia, fredda e dura. Come il cuore del suo Dean. Si fermò in mezzo al vicolo e cominciò a piangere. Tirò fuori l’IPod dalla tasca, ascoltare musica la calmava.
Premette Play e partì la voce malinconica di Gotye che cantava -We will be with you when you're leaving. We will be with you when you go. We will be with you and hold you till you're quiet, it hurts to let you go… We will be with you, you will stay with us…-  e cominciò a piangere.
Singhiozzava nel vicolo quando a un certo punto sentì un dolore forte alla nuca e poi più niente.
 

 
Si risvegliò stiracchiandosi su di un divano beige. Le coperte calde l’avvolgevano e abbracciò il soffice cuscino annusando l’odore di lavanda che emanava.
Si alzò, non indossava i suoi soliti vestiti vecchi, aveva un pigiama di pile, i pantaloni arancioni e la parte sopra panna.
Si guardò intorno. Non era nella stanza di motel, ne a casa di Bobby.
Era un posto che sapeva di conoscere ma che non riusciva a ricordare.
Il camino davanti al divano con il vetro opaco e sulle mensole tanti oggettini, cose carine fatte da mani di bambini. Si avvicinò e prese una statuina di pasta di sale, un angioletto con i boccoli biondi
“Ma questo l’ho fatto io.” Lo guardò “Ero all’asilo. Me lo ricordo.” Lo posò e andò a guardare gli altri soprammobili
Li aveva fatti tutti lei! Rimase a fissare la casa per un secondo, qualcosa che le veniva in mente. Troppo confusa per capire.
Cominciò a camminare lentamente toccando qualche oggetto, i mobili o le pareti. Quella casa le era familiare.
Sentì dei passi provenire dal piano di sopra. Rimase a guardare le scale terrorizzata. Aveva paura di vedere chi sarebbe sceso. Era paralizzata. I grandi occhi scuri spaventati
“Cassie sei sveglia?” una voce di donna familiare “Ora scendo a farti la colazione tesoro.” Tesoro?
E poi la vide scendere le scale, la sua mamma. La sua mamma. Con qualche ruga in più di quanto ricordasse, i capelli quasi tutti bianchi, un sorriso dolce
“Tesoro vieni che ti faccio i toast che ti piacciono tanto.” Le accarezzò i capelli “Papà scende tra un attimo.” Cassandra la seguì allibita in cucina
Si sedette sulla sedia, non era un sogno. Tutto era così reale. Tutto così vero.
Toccò più volte sua mamma per realizzare che fosse lei veramente e lei si girava sorridendo. Le porse un toast imburrato con una tazza di caffè caldo e sorrise dandole un bacio sulla guancia
“Grazie mamma.” Da quanto non diceva mamma? Era felice
La donna si sedette davanti a lei
“Cassie allora, vuoi parlare di quello che è successo ieri?” La ragazza sbattè le palpebre confusa “Hai detto di aver litigato con William.”
William? Chi era William? Non conosceva nessun William.
Continuò a mangiare il toast bruciacchiato senza rispondere alla madre
“Tesoro sappi che se vuoi parlare sono qui. Comunque William ha chiamato poco fa e ha detto che viene qua per chiarirvi.” La voce dolce
“Mamma.” La guardò “Chi è William?”
“Capisco che sei arrabbiata con lui ma è pur sempre tuo marito. Vedrai che sistemerai tutto.” Le toccò la mano sinistra dove all’anulare c’era una fede d’oro
Non poteva essere solo un sogno. Forse la vita di prima era un sogno e questa la realtà. La perfetta realtà in cui viveva.
Era felice, dopo tanto tempo era felice.
Si alzò e abbracciò la madre che rise.
Un uomo alto, barba e capelli grigi entrò in cucina, indossava una vestaglia a righine e un simpatico pigiama azzurro, Cassandra lo riconobbe subito
“Papà!” lo abbracciò
“Heyhey! Vacci piano con gli abbracci. È mattina e sono sempre più incriccato.” Rise avvolgendole le braccia intorno al corpo
Si prese una tazza di caffè
“Allora pulce,” le dava sempre questi nomignoli “grande litigata con il maritino eh?”
Annuì senza sapere perché ma le sembrava la cosa più giusta da fare
“Scusa se ti abbiamo fatto dormire sul divano ma la tua stanza l’abbiamo ormai adibita a mini palestra.” Disse la madre
“Tranquilli. Ho dormito benissimo.” Era tutto così naturale
Avere dei genitori, una casa dove rifugiarsi se litigava con il marito, avere un marito era tutto naturale.
Non voleva neanche ricordare com’era quella vita prima che si svegliasse. Piena di demoni, fantasmi e cose sovrannaturali. Questa le pareva così perfetta.
Il campanello suonò e un uomo alto, capelli bruni e occhi scuri entrò
“Salve Teresa.” Baciò la guancia della madre di Cassandra
“È in cucina. Ti sta aspettando.” Gli sorrise
William entrò nella stanza e Cassie lo guardò un secondo cercando di riconoscerlo ma non ci riusciva. Non era nessuno che aveva visto nell’altra vita, non assomigliava né a Dean né a un altro uomo che aveva amato o che aveva conosciuto.
In quel momento capì che quell’uomo con cui era sposata non era Dean e lei voleva Dean. Voleva essere sposata sì, è vero, ma sposata con Dean non con un uomo qualunque.
Sorrise lo stesso a William che si sedette di fronte a lei, il padre uscì dalla stanza e chiuse la porta
“Vi lascio parlare in pace ragazzi.” Sorrise
Cassie guardò gli occhi profondi dello sconosciuto davanti a sé
“Cassie, tesoro.” Le prese la mano e la strinse “Mi dispiace aver litigato ma sai, il lavoro. Sono sempre sotto esame lo sai.”
Guardava la mano di suo marito, non provava niente stringendola, alzò lo sguardo
“La verità è che non mi ricordo niente, non so chi tu sia.” Sorrise amaramente “Mi dispiace.” Si tolse dalla presa e si alzò allontanandosi
“Tesoro!” lui la guardava, sembrava veramente innamorato “Non puoi dire così, stiamo insieme da troppo tempo per lasciare perdere tutto per una litigata.”
La ragazza in pigiama provò pietà verso quel ragazzo di pochi anni più grande di lei e fece un sorriso, un sorriso dolce. Gli occhi le si socchiudevano quando sorrideva teneramente
“Ti ascolto William.” E si sedette accanto a lui
Parlarono per ore, William parlò per ore e lei annuiva, accettava le sue spiegazioni come se fosse tutto normale, come se sapesse veramente per cosa avessero discusso. Voleva veramente fare pace con quell’uomo che aveva sposato. Le stringeva la mano e la guardava dolce
“Potrai mai perdonarmi? Sono stato un coglione.” Lei sorrise
“Perdonato.” Si baciarono
Non era un bel bacio. Non era un bacio d’amore, non era un bacio alla Dean Winchester.
Cassie si sentì fremere tutto il corpo, come un dolore nel petto, quel dolore che aveva provato quando aveva litigato con Dean e aveva preso la decisione di fuggire alla sua vita di cacciatore e andarsene da sola, il dolore che aveva provato quando lui le aveva detto che non poteva cambiare così la sua vita.
“Ti va se vengo a casa dopo? Voglio stare un po’ con mamma e papà.” Lo accompagnò alla porta
“Certo tesoro.” La strinse a sé e la baciò
 

Ormai erano ore che non Cassandra non si trovava e Dean cominciava a preoccuparsi seriamente, girava per la stanza senza darsi pace
“Perché non torna. È tardi!” Era veramente in ansia
Voleva picchiarsi per aver trattato male la ragazza che tanto amava.
Vederla così distrutta lo aveva ferito e non voleva neanche immaginarsi come si sentiva lei.
Dean si sentiva in colpa per le urla e per le parole dure che le aveva riservato. E ora aveva perso una delle poche persone che l’aveva amato veramente
“Dean dai…” Sam camminava per la stanza e continuava a cercare Cassie al cellulare ma inutilmente, scattava automaticamente la segreteria.
Dopo l’ennesimo tentativo inutile Dean batté un pugno contro il muro
“Maledizione!” si appoggiò alla parete e si lasciò scivolare fino a sedersi
Le ginocchia al petto e i gomiti su esse, la testa tra le mani
“Calmati Dean.” Disse il fratello sedendosi accanto a lui
Il maggiore dei Winchester continuava a pensare a Cassandra, la sua piccola e molesta Cassandra che si divertiva a ribattere ai suoi insulti con frecciatine sarcastiche e maliziose. Si ricordava di come gli piacesse pensare di avere a che fare con una bambina e trattarla con ogni riguardo, accontentarla in tutto e trattarla da dea.
Si ricordò di quando, un una stanza di motel, ormai più di un anno fa, erano finiti a letto.
C’erano finiti per divertimento o perché avevano capito di piacersi o forse perché volevano scrollarsi di dosso le preoccupazioni di una vita.
Si ricordò come una sera di qualche settimana fa, il motel aveva solo una stanza libera e si dovettero adattare.
Mentre Sam era sotto la doccia, Cassie aveva preso per mano Dean silenziosamente e l’aveva condotto nell’Impala
 

Erano nell’Impala. Parlavano tenendosi per mano
“Ti amo Dean Winchester.” Diceva lei
“Ti amo Cassandra Mirò” diceva lui
Si persero uno negli occhi dell’altra. Due paia di smeraldi brillanti che incontravano un ebano profondo, il respiro calmo, l’autunno che finiva e l’inverno che iniziava, il sole del tramonto che li illuminava.
Cominciarono a baciarsi avvolgendo le braccia l’una intorno all’altro.
Cassie si fermò mentre Dean continuava a baciarle il collo e la pelle delle spalle, accese la radio, passavano The look of Love di Diana Krall -I can hardly wait to hold you, feel my arms around you. How long I have waited. Waited just to love you, now that I have found you…-
Dean rise
“Ho sempre voluto una colonna sonora per fare l’amore.” Disse Cassie mettendo le mani sulle sue guance e guardandolo negli occhi
Dean rise ancora
“Non è proprio quello che avrei scelto io.”
“Perché non stai zitto un secondo.” Cassie lo baciò e Dean la trascinò nei sedili posteriori
Le mani che si accarezzavano, la pelle che fremeva e le bocche che si erano cercate da tempo che finalmente si ritrovavano, i corpi bollenti l’uno contro l’altro, i cuori a battere all’unisono, ancora gli occhi che si guardavano e i baci roventi sul collo sudato e i muscoli in tensione.

 

Dean rivolse uno sguardo di supplica al fratello
“È incinta. Per questo ha smesso definitivamente di cacciare…” odiava farsi vedere debole perfino dal fratello che l’aveva visto in stati ben peggiori
“Dean ascolta…” non sapeva bene cosa dire ma Dean continuò a parlare
“Me l’ha detto in macchina prima, quando sono uscito dalla tua stanza l’ho vista sdraiarsi in macchina e abbiamo parlato per un po’. Mi ha detto di essere di nuovo incinta. Lo sa da poco e non sa come prendere la notizia, da una parte è felice e spera che tutto posso andare bene ma non vuole, un giorno, vedermi uscire per la caccia e non tornare più. Ha paura di perdermi. Ha paura di perdere ancora il bambino. Mi ha detto che un giorno ha finto di seguire una caccia è andata a farsi visitare, qualche mese dopo che siamo ripartiti dalla casa di Bobby. Il dottore le ha detto che è improbabile che posso portare a termine una gravidanza per il trauma e altre stronzate simili. E lei ha paura.” sospirò “Io ho paura.”
Sam lo guardò senza dire niente
“Volevamo una famiglia Sam, tempo fa avevamo parlato di avere figli, di una bella casa in campagna ma poi…” si bloccò “Noi abbiamo ricominciato  a cacciare e lei veniva con noi, non so se lo facesse per stare con me ma ora è tutto così strano.” Sospirò “Io la voglio una famiglia con lei e so di essere stato troppo impulsivo prima. Ero spaventato e ho fatto un casino.” Si mise le mani tra i capelli “Sai cosa mi piace di lei?” sorrise “Quando dorme. Mi piace guardala dormire, si avvolge nelle coperte e si stringe in sé stessa, lascia i capelli sul cuscino e si rannicchia abbracciandosi. Poi si avvicina e mi stringe il braccio e mi piace abbracciarla per farla sentire sicura. Lei si gira e lascia che gli abbracci la schiena e più di una volta mi ha detto che si sente protetta quando è con me. E qualche volta, se mi sveglio nella notte e vedo che ha un piede o una gamba scoperta o fuori dal materasso, la copro e la sistemo perché so che ha ancora paura dei mostri sotto il letto e che prima di andare a dormire, quando pensa che non la veda, guarda sotto il letto per controllare. È come una bambina, una bambina cresciuta troppo in fretta di cui sono innamorato e non posso lasciarla, devo proteggerla, devo dirle che la amo.” Si alzò “Vado a cercarla.” Uscì dalla porta seguito da Sam
“Dean cosa credi di fare?” lo fermò “Fermati un attimo e ragiona. Non sai dov’è andata, non ha il telefono con sé, come pensi di trovarla?” cercò di farlo ragionare inutilmente
“La troverò. Dovessi girare tutti i locali della città.” Andò verso la macchina “Se ieri è andata a ubriacarsi in città non deve essere troppo lontana.”
“Dean smettila!” Sam lo guardò un secondo ma per risposta ebbe solo un pugno in faccia
E incominciò una rissa tra i due fratelli.
 

Cassie trovò i suoi vestiti su una sedia in salotto e come per istinto trovò il bagno e si cambiò.
Non erano vestiti logori o sporchi. Dei semplici vestiti normali.
Nella tasca dei jeans c’erano degli orecchini a cerchio, li infilò. Si truccò anche.
Erano anni che non si truccava.
Era confusa per tutta quella storia della nuova realtà, era felice ma di una felicità innaturale. Come se tutto intorno a lei fosse avvolto da un velo di fiaba.
Uscì dal bagno e andò dai genitori che finivano la colazione in cucina. Si sedette al tavolo, era così felice nel vederli di nuovo dopo tanti anni, non voleva fare domande per non disturbare quella quiete struggente.
Ma doveva farle
“Papà senti…” lui la guardò “Come stanno gli zii?”
“Oh benone! Li abbiamo sentiti ieri prima che arrivassi. Ci hanno invitato a passare il Natale da loro.” Cassie sorrise
Era da tempo che non andava a una festa di Natale
“Ovviamente è invitato anche William.” Cassie sorrise ancora poi corrugò la fronte
“Senti pa’ ma voi conoscete un certo Robert Singer?” I coniugi si guardarono un secondo perplessi pensando e cercando di ricordare il nome
“No. Nessun Singer tesoro.” Disse la madre
Allora Cassie tentò il tutto per tutto con l’ultima domanda
“Conoscete i Winchester?”
Il padre rise
“Ma da dove li tiri fuori questi nomi.” Un’altra sonora risata “Winchester… che nome è?! Comunque no piccola.” Bevve un sorso di caffè
“Come mai tutte queste domande?” chiese la madre
Cassie abbassò lo sguardo riavvolgendo i pensieri
“Niente, così.” Si alzò “Ora però devo andare a casa che Will mi starà aspettando.” Tutto così naturale e allo stesso tempo finto
Abbracciò forte i genitori e uscì.
La sua Range Rover era davanti al vialetto. Nera e lucente. Ci salì di corsa, l’IPod era già posizionato sulle casse con dentro tutte le sue canzoni preferite.
Partì verso casa sua e di quel suo marito di cui non sapeva niente. 

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


Appena i due fratelli smisero di azzuffarsi per la strada, si guardarono in faccia e con un solo sguardo si chiarirono.
Avevano entrambi bisogno di sfogarsi e dopo essersi calmati pensarono a un piano.
Ritornarono in camera
“Allora.” Disse Sam “Pensiamo a dove può essere andata.”
“Al locale di ieri sera?” chiese Dean
“Non credo che la facciano più entrare lì dentro.” Disse Sam
Dean si fermò in mezzo alla stanza
“Cazzo.” fissava il vuoto “Perché non ci ho pensato prima.”
Sam gli chiese delle spiegazioni ma tutto ciò che aveva in risposta era il silenzio.
Dean continuò a camminare su e giù per la stanza cercando la sua borsa
“Eravamo venuti qua per cacciare un Djinn giusto?”
“Sì.” Guardò un secondo il fratello “Credi che l’abbia presa il Djinn?”
Dean non rispose e rimase a frugare nella sacca, tirò fuori un barattolo con dentro del sangue
“Sangue di agnello giusto?” mostrò il barattolo
Sam lo fissò
“Pugnale immerso in sangue di agnello. Dritto nel cuore.” Confermò a Dean
“Ora dobbiamo solo fare qualche ricerca.” Dean era surriscaldato e voleva fare subito qualcosa ma sapeva che prima di muoversi doveva saperne di più
“Sappiamo che ha preso altre due ragazze… ma la città è grande, ci servirà aiuto.” Disse Sam aprendo il suo computer
“Chiamiamo il nostro angelo.” Era la cosa più giusta da fare e Dean cominciò a pregare

 
Cassandra non sapeva dove andare, non sapeva dove abitasse. Tirò fuori dalla borsa un documento di identità e lesse la via ma non sapeva neanche dove si trovasse.
Chiese indicazioni e dopo un po’ di giri arrivò a casa.
Una bella casa fuori città. Il prato recintato da uno steccato bianco, un albero nel giardino davanti, le imposte marroni scuro. Era la casa che aveva sempre sognato.
Scese dalla macchina rimanendo a bocca aperta, percorse il vialetto e salì i pochi scalini per raggiungere la veranda ed entrò in casa.
Era una semplice casa di campagna, come l’aveva sempre desiderata. Su due piani, la cucina con una bella sala da pranzo, il salotto con il divano e due poltrone, le foto del matrimonio e delle vacanze sui mobili. Alcune foto del liceo, la foto del diploma. A guardare quella foto sentì un brivido percorrerle la schiena e insinuarsi nel petto.
Nell’altra vita non aveva neanche finito la scuola ma forse era stata una vita più emozionante, triste ma emozionante. Grazie a quell’altra vita aveva incontrato Bobby, Sam, Castiel e Dean. Il suo Dean.
Quando pensava a lui il cuore le batteva forte ed era come se non le arrivasse più l’aria al cervello e poi, quando c’era lui tutto sembrava andare meglio anche se si stava precipitando in un profondo baratro.
Sentì i passi di William che le venivano incontro
“Ciao amore.” La strinse e le baciò il collo “Finalmente sei tornata, mi sei mancata.” Le infilò le mani sotto la maglietta come un ragazzino del liceo
Lei ricambiava quei baci, perché le sembrava giusto, infondo era suo marito.
Lui la guardò negli occhi
“Aspetta, accendo la radio. So che ti piace farlo con la musica.”
Sapeva tutto di lei ma lei non sapeva niente di lui. La radio passava Wrecking Ball di Miley Cyrus.
Mentre William riprese a baciarla e a toccarla, ad annusarle i capelli e la carne lei si concentrava sulle parole della canzone e l’unica cosa che gli veniva in mente era -Dean-. Probabilmente lui avrebbe spento immediatamente la radio, ma quelle parole…
Scansava quei baci e le davano fastidio le semplici carezze. Si spostò da lui
“Scusa, non posso.” E uscì di corsa di casa senza dire niente
Entrò in macchina e partì con una meta precisa, la rimessa di auto sfasciate di Bobby Singer.
 

“Castiel?” Dean guardò la stanza per cercare l’angelo in trench ma non si vedeva
“Ma dov’è? Tutto questo ritardo non è da lui.” Osservò Sam
Non riuscì a finire la frase che l’angelo comparì
“Dean.” Lo guardò serio “Perché mi hai chiamato?”
Dean sorrise nel rivedere l’amico
“Dovresti darmi una mano.” L’angelo continuava a guardarsi intorno “Ti ricordi di Cassandra vero?”
“Si. Mi sta simpatica la ragazza.”
Sam incrociò le braccia
“Crediamo sia stata presa da un Djinn ma non sappiamo dove l’ha portata.” Disse serio il minore
“Lo sapevate che è incinta? Si sente fino a qua la potenza di una madre.”
Dean rise sarcastico
“Lo sappiamo Cass.” Sorrise dolce
“Sei tu il padre.”
“Lo so Cass.” Gli mise una mano sulla spalla “Puoi aiutarci a trovarla?”
“Sì.” E con un fruscio di ali scomparve
“Ma perché deve sempre sparire così?” chiese Sam
Dean alzò le spalle
“Non possiamo far altro che aspettare.” Si sedettero e aspettarono il ritorno di Castiel che tornò in un lampo
“Forse l’ho trovata. Sembra lei. Ma dobbiamo muoverci, ci resta poco tempo.” Fece strada ai Winchester che guidarono a tavoletta per raggiungere in tempo la ragazza
C’era veramente poco tempo.
 

La macchina frenò alzando la terra, una figura scorbutica si sporse dalla finestra.
Cassie scese dalla macchina e senza saper come presentarsi e spiegare tutta la situazione andò alla porta e bussò decisa.
Bobby aprì la porta e la fissò
“Desidera?” la guardò dall’alto in basso, notò soprattutto il suo sorriso esuberante
“Emh” era impacciata e continuava gesticolare “Salve.” Allungava tutte le vocali finali “Sono Cassandra Mirò, probabilmente non sa chi sono ma io la conosco.” Cominciò a blaterare nervosa “Credo di avere un problema.”
“Con la macchina?” Bobby guardò corrugando la fronte la Range Rover alle spalle della ragazza “Mi sembra in buone condizioni.” Tornò a guardare Cassie
“Sì. Cioè no!” fece un profondo respiro “Posso entrare?”
Bobby tirò fuori da dietro la porta un fucile
“Che cosa sei? Demone? Vampiro?” glielo puntò al petto
“Ommiodio sì! Esistono i demoni anche in questa realtà.” Saltò sul posto urlando, si calmò “Comunque non sono un mostro ne niente. Sono una ragazza, una semplice ragazza.” Lui la scrutò per qualche secondo
“Entra.”
La condusse in quello che si poteva definire il salotto
“Vedo che anche qui è tutto uguale come dall’altra parte.” Disse Cassie felice di vedere il disordine di Bobby
“Come?” disse lui
“È che nell’altra realtà… okay forse è meglio che ti spieghi tutto dall’inizio.”
“Sembra una cosa lunga, whisky?” andò in cucina
“Sì grazie.” Sapeva benissimo che l’avrebbe annacquato con dell’acqua santa
Bobby tornò poco dopo e le diede un bicchiere con due dita di liquido ambrato dentro
“Okay ragazza, racconta.”
“Allora.” Respirò a fondo “Mi chiamo Cassandra Mirò ed ero una cacciatrice. I miei genitori lo erano e mi lasciavano da te quando seguivano una pista e tu sei diventato una sorta di padre per me. I miei genitori sono morti durante una caccia e quando l’hai saputo io ero qui, in questa stanza a giocare con un gatto randagio. Mi hai preso per mano, mi hai portato in cucina e mi hai dato una birra anche se avevo solo undici anni.”
“Non sto capendo niente. Io non ti ho mai vista, sei un fantasma che ha impossessato qualcuno?”
“No Bobby. Non lo sono.” Disse guardandolo fisso negli occhi “Comunque, mi hai mandato dai miei zii ma ha sedici anni il demone che ha ucciso i miei genitori mi ha trovato e ha ucciso anche il resto della mia famiglia. Io sono riuscita a scappare, ho rubato una macchina e sono venuta da te, mi hai ospitato per un mese e quando ho scoperto che volevi mandarmi da un’altra famiglia sono fuggita, ti ho rubato dei soldi e una macchina e non mi sono fatta più vedere ne sentire. Una volta però sono venuta a casa tua e mi hai compreso perfettamente e da lì in poi abbiamo ristabilito i contatti.”
“Mi hai rubato i soldi e la macchina?” si stava innervosendo
“Sì, scusami. Scusami ancora. Ma poi te li ho restituiti quando sono riuscita a clonare qualche carta di credito per comprarmi la macchina e dei vestiti.” Sorrise “Ormai più di un anno fa, mi hai mandato a cacciare in un paesino del Nebraska avvertendomi che forse avrei incontrato i fratelli Winchester.”
“Dean e Sam Winchester?” chiese rimanendo sempre più confuso
“Sì loro.”
“E sei andata comunque?”
“Sì e ho collaborato con loro a una caccia a due fantasmi.” Quello che stava per dire richiedeva un generoso sorso di whisky “Sono stata a letto con Dean.” Le sembrava strano dire certe cose a Bobby ma doveva dirglielo “Tu ti sei incazzato ma va beh. Abbiamo catturato il demone che uccise la mia famiglia e l’abbiamo distrutto. Poi io e i Winchester abbiamo preso strade diverse per due mesi.”
Bobby la fissò e bevve un sorso di whisky
“Racconta lentamente. Respira qualche volta, fa bene.”
Cassie respirò a fondo e si riprese
“Non mi sono più vista con i Winchester per due mesi.” I ricordi cominciavano a fare male “Scoprì di essere incinta di Dean e decisi di smettere di cacciare per proteggere mio figlio. Dean non sapeva nulla anche perché se provava a contattarmi non rispondevo alle chiamate. Una notte stavo venendo da te ma un demone pagano mi attaccò e persi il bambino.” Le faceva male “Venni qua da te e tu mi accogliesti. Arrivarono anche i Winchester e rivedere Dean mi fece male perché ero innamorata di lui, sono innamorata di lui e così presi una decisione e gli dissi tutto. Non so come si sentì lui ma io mi sentivo male ma alla fine riuscimmo a distruggere quel mostro.” Fece un enorme respiro “Io e Dean siamo…” Ricordarlo la faceva stare male e le lacrime cominciarono ad affiorare “Scusami.” Si asciugò una lacrima
“Tutto bene ragazza?” chiese mettendole una mano sul ginocchio
“Sì, non ti preoccupare. Supererò anche questa.” Cercò di calmarsi “Sto insieme a Dean da quasi un anno e poche settimane fa ho scoperto di essere di nuovo incinta.” Sorrise nervosa
“Dean padre di famiglia?” era completamente spiazzato
“Sì, almeno pensavo potesse esserlo ma l’unica volta in cui ho parlato con lui apertamente, senza prima aver chiesto consiglio a Sam, tutto è andato storto. Gli ho chiesto di lasciare la caccia. Di farlo per me, per il nostro bambino.” Si toccò la pancia “Questa creatura merita una vita migliore di quella che ho avuto io ma Dean si è infuriato, non so bene perché. Forse perché non parliamo più come prima, forse perché l’ho tenuto nascosto per quello che lui giudica troppo tempo. O forse perché non mi ama abbastanza per mollare tutto e vivere con me.”
Guardò Bobby andare a prendere l’intera bottiglia di whisky e poi tornare versandone ancora nei bicchieri, le fece cenno di andare avanti
“Abbiamo litigato e urlato e quando è andato a chiamare Sam, sono fuggita dalla finestra del bagno lasciando solo un biglietto.”
Bobby la guardava comprensivo e dolce, le era mancato quello sguardo paterno che non vedeva da tempo
“Ho camminato e pianto per chilometri e in un vicolo ho sentito un forte colpo alla nuca e mi sono risvegliata in questo mondo dove ho ancora i miei genitori, i miei zii, un marito. Un marito che non è Dean Winchester.”
Bobby non aveva capito quasi niente e si era perso in quella parlantina svelta
“Eravate andati in quella città per cacciare qualcosa?” chiese brusco
“Un Djinn.” Bevve un altro sorso
Il vecchio cacciatore si alzò e andò a prendere un libro
“Se è un Djinn questo è un sogno e quindi il Djinn ti ha catturato e ora si sta nutrendo della tua essenza.” Le mostrò le figure che riproducevano il genio “Sei sveglia ragazza, sei venuta nel posto giusto.” Chiuse il libro “Vieni, ci servirà aiuto.”
Cassie lo seguì
“Dove andiamo?” chiese correndogli dietro
“Dai Winchester!” sembrava ovvio “Su, monta in macchina.” E partirono
Arrivarono a un vecchio motel in cui ormai non ci andava quasi più nessuno a parte le coppiette, Bobby bussò a una porta e dopo qualche minuto Sam gli aprì
“Ciao Bobby.” Sorrise e poi guardò la ragazza “E lei chi è?”
Bobby sorrise al ragazzone
“Un’amica che ha tutta l’aria di avere bisogno dei migliori cacciatori degli Stati Uniti.” Cassie sorrise non sapendo cosa fare “Ci fai entrare o no?” Disse burbero Bobby e lo superò
“Entra.” La invitò Sam, chiuse la porta “Sono Sam piacere.” Gli tese la mano
“Cassandra, ci conosciamo già.” Sorrise
“Come scusa?” era perplesso “Io non…”
“Lunga storia ragazzo.” Disse Bobby “Tuo fratello è in casa?” si guardò intorno
“No è andato a prendere qualcosa da mangiare, dovrebbe tornare a momenti. Come mai?”
Bobby rise
“La ragazza qui ha un impellente bisogno di parlagli.” Si sedette sul mobile davanti al letto
Cassie arrossì e in quel momento scattò la serratura ed entrò Dean con due sacchetti pieni di schifezza da fast food
“Ciao ragazzi.” Chiuse con un calcio la porta poi notò Cassie in piedi davanti a lui in mezzo alla stanza “Wow. E lei chi è?” appoggiò le vivande addosso a Sam e corse a presentarsi “Dean Winchester, al tuo servizio.”
“Cassandra.” Arrossì “Come ho già detto a tuo fratello, ci conosciamo già.”
Dean impallidì
“Se non ti ho mai richiamato scusami tanto.”
Bobby si alzò e gli diede uno scappellotto
“Idiota. Siedi e mentre mangiate ascoltate. Ragazza racconta.” Prese una birra dal frigo-bar
Cassie timidamente e sentendosi schiacciata dalla presenza di Dean cominciò a raccontare tutto, dall’inizio
“Quindi io e te abbiamo… nell’altro mondo abbiamo fatto…?” Dean sorrise stupidamente
“Oh sì. E tanto.” Rise Cassie arrossendo
“Wow. E perché ci stiamo lasciando?”
“Perché sei un coglione ecco perché.” Disse Cassie immergendosi nel verde dei suoi occhi
“Ah beh, mi sembra giusto.” Disse Sam alzando le spalle
“No, seriamente. Abbiamo litigato perché io voglio stabilità, sono incinta e voglio una famiglia con figli casa, un cane, Castiel e tutto il resto ma io non voglio cacciare più perché non voglio crescere mio figlio nel terrore mentre tu non volevi smettere e così me ne sono andata anche se in realtà ti amo ancora.”
Dean la fissò
“Mi ami?” chiese
“Sì. Cioè l’altro te, nell’altro mondo.”
“Un Djinn eh?” chiese Sam “Brutti bastardi.”
“Mi ami?” ripeté Dean confuso
“In realtà lo amo ancora, l’ho sempre amato e forse lui prova lo stesso ed è per questo che devo tornare indietro.”
Nessuno parlò per qualche minuto, l’altro Dean e Cassie si fissarono per qualche minuto. Anche se non era il suo Dean le piaceva guardarlo e parlarci perché non poteva sapere se Dean, nell’altro mondo, le avrebbe parlato o guardata ancora dopo quelle poche righe con cui l’aveva lasciato.
Sapevano di avere poco tempo e così si misero subito alla ricerca del luogo in cui si nascondeva il genio.
Dean e Sam si diressero a grandi passi verso l’Impala, seguiti da Bobby che optò per andare con una macchina sola.
Cassie si bloccò davanti alla macchina portandosi alla mente certi ricordi, certe parole dette, certi gesti e certi baci, certe carezze. Diventò bordò
“Beh non sali ragazzina?” chiese Dean appoggiandosi alla portiera aperta
“Sì.” Fece un profondo respiro e salì dietro insieme a Bobby
“Hey Cassie.” Dean sistemò lo specchietto retrovisore per vederla e le sorrise “Tutto bene?”
Cassie si sentiva come una ragazzina in preda agli ormoni davanti al figo della scuola
“Sisi, tutto a posto.” E Dean le sorrise di nuovo
Partirono, macinarono chilometri su chilometri fino alla periferia di Chicago, Cassie diede delle indicazioni su dove fosse andata dopo la litigata della sera prima con Dean. Entrarono in un vicolo
“Ecco è lì che ho ricevuto quel colpo.” Indicò una piccola porta sul retro di un capannone in disuso “Deve essere lì dentro.”
Scesero e cominciarono a camminare verso la porta arrugginita
“Lo sai vero che questo è tutto un sogno?” disse Sam, Cassie si limitò ad annuire “Non potrai tornare indietro a questa finta realtà se decidi di svegliarti, i tuoi genitori spariranno come tutto il resto.”
Entrarono silenziosi
“Non mi interessa. Rivoglio la mia vecchia vita.” Disse lei convinta
Vagarono nella penombra del locale abbandonato. Dean era già stato attaccato da un Djinn tempo fa e sapeva come sconfiggerlo da dentro il sogno, le porse un coltello
“Cosa?” lo guardò Cassie non capendo
“Dovrai ucciderti.” La guardò negli occhi scuri “Tranquilla, non ti succederà niente al tuo risveglio. Speriamo solo che gli altri due noi siano qui ma dall’altra parte.” Si guardò intorno
“Il bambino?” chiese preoccupata
“Non gli succederà niente. Stai tranquilla piccola.” Disse Dean rassicurandola
I tre uomini cercavano il Djinn, Cassie era preoccupata. Teneva il coltello tra le mani
“Arrivano.” Disse Dean in un sussurro
Dall’ombra comparvero i genitori, gli zii, il marito di Cassie che cercarono di convincerla a rimanere
“Qua sei felice.”
“Siamo ancora vivi.”
“Sei sposata.”
“Sei felice.”
I Winchester e Bobby cercarono di proteggerla
“Mi dispiace mamma, mi dispiace papà.” Li guardò chiedendogli scusa “Scusatemi zii.” Guardò con un mezzo sorriso sulle labbra William “Io sono felice dall’altra parte, non con voi.”
Cassie si avvicinò a Dean, lo fece girare
“Questo è se non ti rivedo. Ti amo.” E alzandosi in punta di piedi lo baciò
Si spostò di un po’ e si accoltellò lo stomaco con decisione.
 

Sam era entrato per prima nella stanza e vide la ragazza legata con delle corde contro una colonna portante, una flebo nel braccio, le corse incontro
“Cassie!” lei si svegliò frastornata, debole “Apri gli occhi!” urlò “Dean! Cass. Qui!”
Dean corse subito mentre Sam scioglieva i nodi
“Tesoro tutto bene?” le prese il volto tra le mani “Dimmi che stai bene.” Ancora non riusciva a parlare, la baciò prendendola tra le braccia
“Mi sei mancato. Non ti voglio mai più lasciare.” Gli sussurrò Cassie “Ti amo.”
“Anche io bambolina, ti amo.” Le diede un altro bacio “Forza usciamo di qui.”
“Le altre ragazze…” guardò i corpi quasi esanimi delle ragazze
“Ci pensano Sammy e Castiel.”
Sam prese le ragazze ancora prive di conoscenza facendosi aiutare da Castiel e uscirono, riuscirono a metterle in macchina quando il Djinn attaccò.
Dean bloccò la sua presa schiantandosi sul cofano della macchina, Sam riuscì a prendere il coltello immerso nel sangue di agnello ma il genio si voltò e afferrò Sam per il collo sbattendolo contro una parete di mattoni.
Castiel cercò di prendere il coltello caduto a terra ma il Djinn lo abbatté, era più forte perfino di un angelo. Dean cercò di attaccarlo di nuovo ma il genio lo bloccò e cercò di toccarlo per assaporare la sua essenza vitale.
La punta del coltello perforò il torace del genio che urlò e poi gli occhi blu si spensero per sempre. Cassie spostò il corpo da davanti a sé e rimase a guardarsi le mani sporche di sangue. Aveva ucciso un mostro, l’aveva fatto anche se si era ripromessa di non toccare più un coltello d’argento, l’aveva fatto per salvare Dean, Sam e Castiel. L’aveva fatto per Dean, lui la guardò ancora disteso sul cofano della macchina
“Cassie…” balbettò
Lei rimaneva a fissare prima lui e poi di nuovo le sue mani sanguinanti. Dean si alzò e andò ad abbracciarla, poi andò verso Sam che si alzò assicurandolo che andava tutto bene, guardarono Cass che si rialzava come se niente fosse successo
“Andiamo, vieni piccola.” La voce calda di Dean che la accolse tra le braccia e la sistemò sui sedili posteriori con le altre due ragazze prive di conoscenza


Le ragazze vennero portare al pronto soccorso e i tre, raggiunti in viaggio da Cass, se ne andarono prima che qualcuno gli chiedesse spiegazioni.
Si chiusero nella stanza di motel, Cassie distesa sul letto a riprendersi, Dean era steso accanto a lei e le accarezzava i capelli
“Cosa hai sognato?” le chiese mentre lei si appoggiava al suo petto abbracciandolo
“Qualcosa di tremendo.” Rispose “Tutta la mia famiglia era viva. Eravamo tutti felici.”
Dean non capì
“Se era così tutto perfetto perché sei tornata indietro?”
“Perché non c’eravate voi. Perché non c’eri tu.” Lo baciò
Dean appoggiò la fronte contro quella della ragazza che piangeva per la felicità di averlo ritrovato
“Mi dispiace Dean, scusami.” Piangeva tutte le lacrime trattenute in quell’anno
“No amore mio. È solo colpa mia.” La guardò negli occhi “Ma ora cambierà tutto. Ora non ti lascerò più andare. Qualsiasi cosa succederà sarai per sempre con me.”
Sentirono Sam discutere con Castiel. L’angelo come sempre non aveva capito granché degli esseri umani e dei lori sogni e Sam cercava di spiegargli qualcosa
“Non si può stare neanche un secondo tranquilli con quei due.” Disse Dean portando una mano alla pancia della ragazza “È tutto come deve essere qua dentro? Allora presto avremo un piccolo Winchester?”
Cassie sorrise
“Spero di sì.” Si strinse al suo petto “Ho una canzone nuova che ti potrebbe piacere.” Prese l’IPod sul mobiletto, Bound to you di Christina Aguilera cominciò a suonare
“Ti amo.” Disse Dean e le diede un bacio sul naso
Si baciarono ed entrambi caddero in un profondo sonno senza sogni ma sapevano entrambi che si sarebbero rincontrati al loro risveglio. E che quella volta sarebbe stato reale.

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


Cassie si svegliò illuminata dal sole del mattino
“Dean?” chiamò
Il ragazzo comparve al suo fianco stringendola a se dalla schiena
“Sono qua tesoro…”
Lei sorrise
“Te l’ho già detto oggi che ti amo?” chiese sorridente
“No. E ti sei appena svegliata. O me lo dici nei sogni o non so come tu me l’abbia potuto dire.” Le baciò il collo
“Allora te lo dico adesso… ti amo Dean Winchester.” Si voltò a guardarlo negli occhi verdi pieni di felicità
All’improvviso una porta sbattè e si sentirono dei piccoli passi correre verso il letto e saltarci sopra
“Mamma, mamma!”
Cassandra si voltò verso il bambino dai capelli scuri e gli occhi verdi
“Hey nanetto!” lo prese in giro Dean
Il bambino saltò in mezzo ai due pretendendo uno spazio tutto per sé, strinse le mani di tutte e due
“Lo sapete che giorno è oggi?” chiese
Dean rise
“Non lo so… tu tesoro lo sai?”
Cassandra fissò divertita Dean
“No… forse lo zio Castiel lo sa, o forse lo zio Sam…” disse lei fingendo
Il bambino rise
“Loro lo sanno! Oggi è il mio compleanno! Mi hanno fatto dei regali. Anche se quello dello zio Cass è strano.” Pensò il bambino
“E quanti anni compi bestiolina?” chiese Dean sdraiandosi sul fianco e appoggiando la testa alla mano
“Sei!” mostrò le dita
“Sei grande allora!” lo prese in giro
Cassandra guardò amorevole il bambino
“E cosa succede a un bambino che compie gli anni e viene a disturbare mamma e papà?” il piccolo  fissò perplesso i grandi occhi della madre “Che la mamma gli fa le pernacchie sulla pancia.” Iniziò la divertente tortura e il bambino rideva e strillava, la risata argentina si propagò per la casa
Dean si alzò e aiutò Cassie ad alzarsi, si chinò e le accarezzò la pancia di sette mesi
“Maschio o femmina?” le domandò alzando lo sguardo
“Spero sia femmina. C’è bisogno di un’altra ragazza in questa gabbia di matti.”
Dean si alzò e le diede un bacio
“Bleah!” disse il bambino guardandoli e coprendosi gli occhi
Dean rise e tese la mano al piccolo
“Andiamo John, vediamo se lo zio Sam e quel buono a nulla di Cass hanno preparato la colazione.”
Il bambino corse dal padre che lo sollevò, lo mise in spalla e corse giù per le scale cantando una canzone degli AC/DC.
Cassandra si sedette ancora un momento, guardò la stanza della loro nuova casa in mezzo alla campagna, le imposte marroni, lo steccato bianco, l’albero nel giardino davanti. Ma questa era reale e lo sapeva.
La vita che con non pochi problemi si erano lasciati alle spalle le sembrava così lontana
“Mamma vieni giù!” gridò il piccolo John dalla cucina
“Si mamma vieni giù!” ripeté scherzoso Dean
Cassie scese ridendo, tutto era perfetto.
Sentì il bambino che mangiava la pancetta preparata da Sam, stava in braccio a Castiel che lo guardava divertito
“Zio Cass, mi racconti una storia?”
“Emh…” si guardò intorno perplesso “te la racconta Sam.”
“Ma le tue sono più belle!” quando John insisteva era difficile dire di no
Cassandra rise felice rimanendo sulla porta.
Erano una famiglia un po’ strana, mamma, papà, il piccolo John, lo zio Sam, lo strano Cass e il vecchio e burbero nonno Bobby. Ma era una bella famiglia. La loro famiglia.






Angolo autrice
Ciao a tutti!
E anche questa storia è finita! Spero veramente che vi sia piaciuta.  Adesso mi concentrerò su altre storie, sempre inerenti a Supernatural
Un grazie a chiunque abbia letto la serie, in particolare a:
Nerea_V; Lachelle Winchester; Terry Winchester 88 Holly8 Che hanno recensito tutti i capitoli della serie  <3 un bacio grande

Grazie a  i love dean e a Wolfass_che hanno messo la serie tra le preferite

Grazie a haven; jo ste; Lachelle Winchester; Nerea_V e Terry Winchester 88 che hanno messo la storia tra le seguite 

Un generale grazie a tutti  e un vero particolare abbraccio a Nerea_V che ha seguito la maggior parte delle mie pubblicazioni su efp;  senza le tue recensioni mi sento persa e voglio che tu lo sappia <3 



 

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