Tutto per una punizione

di lapervincachescoppietta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mia madre è tua madre, mio padre è tuo padre ***
Capitolo 2: *** Il lato oscuro ***
Capitolo 3: *** Jocelyn ***
Capitolo 4: *** Jocelyn parte 2 ***
Capitolo 5: *** La fuga ***
Capitolo 6: *** L'Istituto ***
Capitolo 7: *** L'albero di mele ***
Capitolo 8: *** La foresta ***
Capitolo 9: *** Jonathan ***



Capitolo 1
*** Mia madre è tua madre, mio padre è tuo padre ***


Eccomi con una nuova storia (non che ne abbia scritte tante), questa volta mi avventuro nella vita dei Morgestern, al completo; spero sia venuta carina e spero anche che vi piaccia.

Sofis_




-Clary, oggi tu non esci, ieri sera sei tornata tardissimo, oggi resti a casa e poi volevo festeggiare con te; ho venduto un nuovo quadro. - Jocelyn in verità non era arrabbiata, solo preoccupata, Clary aveva ricominciato a disegnare la runa angelica, i suoi ricordi stavano riaffiorando. Magnus l’aveva chiamata, ma Clary era scappata quindi aveva saltato la sua visita.
-Ma mamma, ho appuntamento con Simon, non posso mancare!-
-E invece mancherai. Per una volta mi ascolterai e resterai a casa .- Clary si diresse in camera sua sbattendo la porta.
Clary stava inviando un messaggio a Simon per dirgli che non sarebbe potuta venire ad ascoltare le poesie quando sentì un bussare alla porta, che fosse già lì?
-Clary va ad aprire! – Sbuffando andò ad aprire, guardò nello spioncino e non riconoscendo chi fosse stava per chiedere “Chi è” quando la porta venne buttata giù facendo svenire Clary.
- Clary?-
Jocelyn non sentendo la risposta andò a vedere e come per Clary con un colpo alla testa, svenne.
-Padre, dovevamo portare qui solo Jocelyn, quella ragazza chi è?- Disse Jonathan.
- Jonathan, si nota la somiglianza, è sua figlia, ma non so di chi.-
-Si sta svegliando.-  Jocelyn aprì gli occhi nonostante le palpebre ancora pesanti e si ritrovò davanti il suo peggior incubo.
-Stammi lontano Valentine!- Poi si ricordò cosa era successo, aveva chiamato Clary che non aveva risposto ed era andata a vedere, aveva visto Clary a terra svenuta e poi il vuoto.- Dov’è mia figlia!? Dove l’hai portata!- Vedendo che non rispondeva provò a dargli un calcio, ma si accorse che aveva polsi e gambe legate al letto. Si dimenò più che poté, ma era tutto inutile, più lei si dimenava più le corde si stringevano.- Dov’è  mia figlia Clary?-
-E’ sana e salva, sta tranquilla, da quanto tempo Jocelyn, vedo che ti sei ambientata bene tra i mondani visto che hai anche mischiato la nostra razza alla loro. – Ancora con questi discorsi di preservare la razza possibile che non sia cambiato per niente.
- Clary non è figlia di un mondano.-
-Allora è figlia di quel nascosto, Lucian Graymark?-
- No, non è figlia sua, quando sono scappata da te ero incinta, non volevo che tu  trasformassi in mostro anche lei come hai fatto con Jonathan! – Solo in quel momento si accorse che Valentine non era solo c’era una ragazzo, capelli biondi così chiari che sembravano bianchi e occhi neri, così scuri che sembravano senza iride; era molto muscoloso di corporatura simile a Valentine, non aveva niente di lei. Il ragazzo si accorse che lei lo stava guardando e le sorrise.
- Ciao mamma.- Jocelyn si sentì morire, non aveva mai amato quel bambino, ci aveva provato, ma non riusciva ad amarlo, come poteva amare un mostro; la credevano pazza, quale madre odia il proprio figlio, ma come si può amare qualcosa che non senti tuo. – Ti sono mancato? Sai da piccolo ho sempre sognato di avere una sorellina e una madre. – Ecco il colpo di grazia, in quel momento Jocelyn cadde nell’oblio.
-Mamma? – Clary si era appena svegliata e non vedendo sua madre si era alzata per andare a vedere, aveva sentito delle voci provenire dalla stanza accanto, era entrata e si era ritrovata un ragazzo e un uomo davanti con sua madre stesa su un letto e legata. – Cosa le avete fatto?-
- Clary, giusto? Tua madre sta bene, sta semplicemente dormendo, che ne dici di approfittarne?  Vorrei farti qualche domanda, non ti dispiace vero? –
- In effetti mi dispiace, senza mia madre non vado da nessuna parte.-
- Sei cocciuta come tua madre, comunque io te l’ho chiesto con le buone, adesso sono costretto a usare le maniere forti. Jonathan, puoi provvedere tu?- Clary guardò dietro l’uomo che le aveva appena parlato e vide il ragazzo sorridere; era splendido, aveva i capelli biondi, quasi bianchi e gli occhi neri come dei nuchi senza fondo.
- Certo, con piacere, padre.- Il ragazzo le si avvicino velocemente, le prese le braccia e gliele tirò dietro la schiena. – Vieni con me Clary.-
- Lasciami andare! – Provò a far allentare la presa al ragazzo, ma alla fine smise di combattere e si fece trasportare fino alla destinazione. Stavano scendendo lungo delle scale da qualche minuto, sembravano non finire mai. – Dove stiamo andando?-
-In un posto che si chiama sotterraneo. –
-Perché mia madre ed io siamo qui? - 
- Tua madre ha qualcosa che noi vogliamo e tu invece sei qui per caso, non sapevamo che tu esistessi, sei stata una sorpresa. –
- Tu chi sei? –
- Il mio nome è Jonathan Cristopher Morgestern e quell’uomo è mio padre, Valentine Morgestern. Tua madre è l’ex-moglie di mio padre.-
-E chi è tua madre?- Di colpo Jonathan si fermò, facendo quasi cadere Clary ancora stretta tra le sue braccia.
-Tu fai troppe domande; siamo arrivati.- Clary si ritrovò davanti a un corridoio, sui lati c’erano delle celle vuote.  Jonathan si fermò davanti a una cella e le fece cenno di entrare. –Entra.-
- No. –
-Muoviti, non ho tempo da perdere.-
-Chi è tua madre? – Clary stava prendendo tempo.
- Entra!-
-Chi è tua madre?-
-Mia madre è tua madre e mio padre è tuo padre. Ciao sorellina.-


Angolino autrice:



Ecco qua, che ne pensate? Spero vi sia piaciuta e vi prego di recensire, come al solito accetto critiche e consigli  ( e anche complimenti, modestamente) quindi vi ripeto recensite!


Sofis_ Morgestern

 
 

 

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Capitolo 2
*** Il lato oscuro ***


Niente da dire per questo capitolo, forse solo scusate per il ritardo e che per lunghezza io la paragono alla Divina Commedia, giusto per esagerare. Va bé vi lascio alla storia. Sofis_ Per un attimo Clary ebbe un tuffo al cuore, questo ragazzo che l’aveva rapita e la stava per mettere in una cella affermava di essere suo fratello. -Tu non sei mio fratello, io sono figlia unica! Mio padre si chiamava … - - Si certo, tutte storie che ti ha raccontato nostra madre per proteggerti, come dice lei, da me e da nostro padre. Non sei contenta di avere un fratellone? Anche io ho sempre sognato di avere qualcuno con cui stare nei momenti di solitudine. – Un sorriso perfido si formò sulle sue labbra, era davvero attraente, non era un bellezza comune, forse erano gli occhi oppure i capelli, ma Clary si sentiva molto attratta da Jonathan, ma se quanto diceva era vero forse era una cosa dannatamente sbagliata. - Io non ho mai voluto un fratello. – - Bé io si, quindi adesso da brava sorella minore entrerai qui dentro e risponderai alle mie di domande. – Le fece cenno di entrare. Lei obbedì ancora pensierosa e confusa. – Bene, hai mai visto tua madre maneggiare una coppa? – Clary era appena tornata in sé, si era resa conto di essere in una cella. - Se devi farmi solo qualche domanda perché sono in gabbia? Un fratello maggiore non dovrebbe proteggere la propria sorellina? – Clary si costrinse a fare un sorrisetto striminzito. - Mi dispiace, ma non posso farti uscire, sono ordini di mio padre, ma sappi che vorrei. – - Non credo che ti dirò niente allora, la tua domanda non avrà una risposta. – - Allora resterai qui invece di dormire in un lussuoso letto a baldacchino. Buonanotte. – -Aspetta! Devo vedere mia madre. – Non ci fu una risposta, forse non aveva sentito o probabilmente l’aveva ignorata. Tanto valeva provare a dormire, non poteva fare molto in quel momento, si maledì di aver lasciato il cellulare sul tavolo, proprio quando servono le cose non ci sono. Jonathan continuava a pensare a Clarissa, alle sue labbra carnose, ai suoi occhi verdi, ma soprattutto ai suoi capelli rossi come le fiamme dell’inferno. Voleva baciarla, voleva prendersi il possesso di quelle labbra da cui escono le sue parole, voleva che fosse solo sua, che non appartenesse a nessun altro - Jonathan, la pozione è pronta lo stregone è qui, vai a prendere Clarissa nei sotterranei. – - Ma non doveva essere pronta fino a domani.- “Stupido stregone, non poteva essere più lento.” Penso Jonathan. - Il nostro caro amico è stato più veloce, almeno Jocelyn sarà dalla nostra parte. – Valentine si dedicava a questo da ormai tre mesi, per lui era diventato il pensiero fisso, riprendersi sua moglie e portarla dalla sua parte; crede che suo figlio sia d’accordo con lui, ma lui non vuole sua madre con loro neanche se lei è consenziente. Sperava di poter restare così per sempre, senza donne inutili e deboli. – Muoviti, per farle bere la pozione bisogna che ci sia Clary. – - Vuoi farla bere anche a lei? – - Devo ancora decidere, ma forse il suo istinto di madre le impedirà di farla bere alla figlia e si sacrificherà lei; chissà che forse non sarà lei a svelarle chi è veramente. – - Non servirà, lo sa già. Mi ha chiesto chi era mia madre e io gli ho detto che è mia sorella, ti ho tolto la fatica di svelarglielo. – -Non lo doveva sapere subito, sei stato impulsivo, lo sai che verrai punito per questo. – Certo che lo sapeva, quante frustate? Cento? Duecento? Tanto ormai non servono più a niente, sono come delle sgradevoli compari che gli sono state accanto dall’infanzia. – Ora valla a prendere, non abbiamo tempo da perdere. – Annuì in silenzio e si diresse nei sotterranei. Clary sentiva le gocce scendere e incontrare il pavimento di pietra, quasi come un lento sonnifero. Pensò che forse fuori stava piovendo, chissà. Pensava a Simon, era preoccupata, forse aveva chiamato la polizia, non che servisse a molto, non sapeva neanche dove l’avevano portata, perché proprio a lei? Sentì dei rumori venire dalle scale da dove era venuta e si nascose sotto il letto. -Sorellina? Dove sei? Tua madre si sta cercando vuole vederti.- Clary stava per uscire dal nascondiglio, ma si fermò un attimo a pensare, forse era una trappola. – Dai vieni fuori Clarissa, tanto lo sai che ti trovo comunque, la cella non è molto grande, non ci sono molti luoghi in cui nascondersi. – Clary sentì la cella aprirsi e dei passi avvicinarsi alla panca e fermarsi. – Non sei sotto la panca. – Passi si diressero verso il lavandino. – Mi pare che è leggermente impossibile che tu sia nascosta sotto il lavandino quindi …. – Clary non sentì neanche i passi che si avvicinavano quando si sentì afferrare le caviglie e tirare indietro. Due braccia la presero per le spalle e la girarono, si ritrovò a fissare due pozzi neri molto vicini ai suoi. – Cucù. – -Allontanati! Preferisco rimanere qui piuttosto di venire con te! – Lui si fece ancora più vicino. - Te l’ho detto, tua madre vuole vederti, non vorrai mica disubbidire alla mamma? – -No, ma io non ci credo che lei ha chiesto di vedermi. – -Allora credici, non ti mentirei mai. – Si avvicinò ancora un po’ e le lasciò un piccolo e veloce bacio a stampo. – Vieni con me quindi? – Clary era ancora sconvolta da quel gesto e non riusciva a muoversi così Jonathan la sollevò e la portò al piano di sopra dove la aspettava una sorpresa … Valentine guadava Jocelyn, lui non lo aveva mai ammesso, ma gli mancava molto, da lei si sentiva accettato e sostenuto, anche se lei non lo ha mai fatto veramente. -Finalmente ti riavrò con me Jocelyn, finalmente saremo una famiglia vera, ti avrò con me e staremo insieme. – Si accorse che dei rumori provenivano dalle scale, aprì la porta e ritrovò Jonathan con Clarissa stesa ai suoi piedi, i capelli rossi sulle scarpe del ragazzo. – Che le hai fatto? – -E’ sveglia, sta solo giocando. Vero, Clary? – Lei emise un mugugno dalla sua bocca che era nascosta dai capelli. -Tirala su e portala di là. Non ho voglia di aspettarla. – Jonathan la tirò su e lei cerco di scostarsi da lui, ma evidentemente il biondo era molto più forte, la prese da dietro e se la spinse sul petto; lei ormai non poteva più muoversi e quindi dovette arrendersi. Appena Jonathan la spinse nella camera lei spalancò gli occhi vedendo sua madre inerme su quel letto con polsi e caviglie legati. Con una forza che lei non aveva mai pensato di avere si liberò dalla presa di Jonathan e corse verso sua madre proprio mentre Valentine stava svegliando Jocelyn con un farmaco. La donna aprì gli occhi lentamente e si ritrovò la figlia affianco con uno sguardo preoccupato. -Mamma! Stai bene?- Clary sembrava sconvolta, capelli erano più disordinati del solito e negli occhi si vedevano già le prime lacrime. -Sì, sto bene e tu? Cosa ti hanno fatto? – A quella domanda Jonathan sbuffò e rivolse lo sguardo da un’altra parte, interessandosi alla pioggia che scendeva dietro alla finestra. -Noi non le abbiamo fatto niente e per quanto mi commuova questa dolcissima scena abbiamo molte cose da fare. – Staccò la figlia dalla madre in un modo non esattamente gentile e la lasciò a Jonathan mentre lui sorrideva compiaciuto. Prese dal cassetto una boccetta con del liquido nero e la porse al ragazzo mentre lui ne prendeva un’altra con lo stesso contenuto. -Che cos’è. – Chiese Jocelyn con tono di diffidenza. -Sai, ho molti amici stregoni e uno di loro mi ha preparato questo. – Facendo oscillare il liquido nella boccetta. – Serve a far emergere il lato diciamo “oscuro” di una persona e visto che non vuoi collaborare ho pensato che questo poteva funzionare, ma se non la vuoi prendere tua figlia sarà più che contenta. – Il biondo stappò la boccetta e la avvicinò alle labbra di Clary che lei serrò all’istante. -No! Ti prego, ti dirò quello che vuoi, ma non farlo. – -Ma io non voglio informazioni, almeno non solo, io ti voglio con me in questa guerra, voglio che tu combatta al mio fianco.- -Io non voglio, hai trasformato mio figlio in un mostro e se non fossi andata via avresti fatto lo stesso con Clary! – Valentine fece un cenno a Jonathan che inclinò un po’ la boccetta facendo avvicinando il liquido alla bocca di Clary. –Aspetta! D’accordo, la berrò io, ma sappi che anche se mi trasformerai io non crederò mai davvero in quello che tu pensi sia giusto. – - Commovente. Ora non cercare di opporti per favore. – Si avvicinò al letto con un sorriso soddisfatto e tirò su la testa di Jocelyn e facendo scorrere quel liquido nero lungo la sua gola. All’inizio sembrava non funzionare, ma poi la donna fu colta da degli spasmi; Clary cercò di dimenarsi per andare ad aiutare la madre, ma le braccia di Jonathan la tenevano ben salda. Quando gli spasmi finirono Jocelyn aprì gli occhi e subito Valentine la slegò dalle cinghie che la tenevano stretta. Si guardò intorno fino a fermarsi su Jonathan e Clary. Lei era sconvolta e guardava sua madre in attesa di una reazione, invece lui la guardava con indifferenza. Valentine la guardava compiaciuto del suo lavoro, ora finalmente poteva riavere la donna che amava e la coppa mortale, finalmente aveva riunito la famiglia. - Buonasera mia cara famiglia; Jonathan, mi potresti fare il favore di lasciare tua sorella? – Piaciuta? Alla prossima settimana!

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Capitolo 3
*** Jocelyn ***


Ringrazio Isidar23, ClaryMorgesternFray e Zaffiro_Argentato per aver recensito i primi due capitoli. Su questo capitolo non ho molto da dire, forse che ho messo molte informazioni e che spero vi piaccia
Sofis_
 Il ragazzo sorrise e lasciò le braccia di Clary che invece di correre dalla madre spalancò gli occhi e indietreggiò. Quella non era sua madre, sua madre non avrebbe mai detto questo.
-Buonasera Jocelyn. – Lo sguardo della donna si rivolse al marito e non più alla figlia. – Mi sei mancata. –
- Vogliate uscire per favore voi due, mostrale una stanza dove stare a dormire, è da tanto che non vedevo mio marito, vorrei stare un po’ con lui. – Rivolse un sorriso a Valentine che poco prima che Jonathan e Clary uscissero la baciò con passione.
- Perché le avete fatto questo? –
- Valentine la rivoleva con se, rivoleva sua moglie, quella che lo ha abbandonato per colpa mia. –
-Tu non mi sembri tanto contento. –
-Il lato positivo di questa storia è che lei non è venuta da sola, ci sei anche tu. –
-Io non voglio essere qui, voglio essere a casa, ma soprattutto non voglio essere qui con te. – Al posto di rimanere offeso sorrise e la spinse dentro una camera con un lussuoso letto a baldacchino, le coperte color rosso fuoco e il lenzuolo nero.
-Ecco a te la tua nuova camera. Comunque, perché non vuoi essere qui con me? Io credo che ci divertiremo molto insieme. –
-Tu mi hai baciata! Sono tua sorella! –
-Quello tu lo chiami bacio? – Veloce come un fulmine la sbatté contro il muro e al suo gemito di dolore le ficcò la lingua in bocca senza tanti complimenti, immobilizzandola con il suo corpo. Quando finalmente si staccò ansimante Clary cercò di liberarsi. – Questo è un bacio. – E subito riprese di nuovo possesso delle labbra della ragazza. Lei gli morse la lingua fino a sentire il sangue, ma lui non mollò la presa anzi approfondì di più il bacio.
Si staccò dopo circa un minuto in cui Clary cercava in continuazione di appiattirsi contro il muro. La lasciò lì con le lacrime agli occhi. Appena si riprese si fiondò alla porta e provò ad aprirla, ma era chiusa a chiave e la finestra era bloccata. Ormai senza più speranze si stese sul letto e si assopì.
Jonathan stava entrando nella sua camera quando suo padre lo chiamò.
-Ti avevo fatto una promessa prima, no? C’è una vecchia amica che vuole vederti. – Gli fece cenno di venire e lui obbediente e ancora immerso nel bacio che aveva dato a Clary, lo seguì in silenzio. Oh quanto era stato bello, il sapore di quelle labbra e la sua pelle, così morbida, quelle adorabili lentiggini che le accarezzano il volto.
Quando Valentine lo fece mettere in ginocchio, lui non si rese neanche conto della prima frustata e di quello che il padre gli stava dicendo. Se ne accorse solo quando la forza con cui venivano date le frustate diminuì, si girò e si ritrovò la madre con  una frusta insanguinata che la riponeva su un tavolo. Valentine non era più nella stanza, forse se ne era andato quando aveva visto che la moglie voleva finire il lavoro; si sarebbe arrabbiato molto se avesse saputo che invece di cento frustate sarebbero state cinquanta, ma era riconoscente a quella donna anche se non contava niente.
-Io e Valentine siamo d’accordo sul fatto che Clary dovrebbe essere allenata e ho pensato che potresti farlo anche tu, se sei d’accordo. – Fece un segno affermativo del capo e lei se ne andò.
Jonathan tornò finalmente in camera sua e si fece una doccia per togliersi il sangue. Appena entrato nel letto sentì un urlo venire dalla stanza accanto, quella di Clary.
Piaciuta? Alla prossima settimana! 

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Capitolo 4
*** Jocelyn parte 2 ***


Visto che sono tanto buona e che lo scorso capitolo era molto corto ho deciso di aggiornare prima, contenti? Godetevi la lettura.
Sofis_
Clary si sentiva confusa, aveva fatto un incubo dove Jocelyn e Jonathan uccidevano Luke e Simon, dopo il ragazzo biondo si avvicinava e la baciava davanti agli occhi di sua madre, ma ciò che la inorridiva non era lo sguardo compiaciuto di sua madre o il bacio di Jonathan, ma il fatto che lei sorrideva e ricambiava quel bacio; non aveva visto altro si era svegliata urlando. Non voleva pensare a Luke e Simon, era troppo tutto ciò per lei, fino a qualche giorno prima andava a scuola e guardava film con Simon mangiando pop corn e patatine, adesso aveva un padre e un fratello che l’aveva baciata, per di più sua madre che non era sua madre non ci voleva. Sentì bussare alla porta e suo fratello entrare.
-Esci, come vedi sto bene, se è questo che ti interessa. –
- Bene, sono contento. Sei sicura di non avere bisogno che io resti qui? –
-Sicura.  Ho fatto solo un brutto sogno dove guarda caso c’eri tu. –
- Sarebbe un complimento? Della tua ossessione verso di me tanto che mi sogni la notte? Che carina. –
- No, non era un complimento, esci subito! – Clary era esausta, quelle ore di sogno occupate dall’incubo non le avevano dato il riposo meritato.
- Come vuoi sorellina, ma sappi che dovrai abituarti alla mia presenza, credo che passeremo molto tempo insieme. Sai .. – Comincia a fare il giro della stanza arrivando vicino alla finestra e osservando la città fuori mentre i suoi abitanti dormivano. – Tua madre vuole che tu sia allenata e anche io penso sia meglio così, saresti inutile senza un allenamento. Discendi da due famiglie molto potenti di shdowhunters, avrai ereditato pur qualcosa, no? – “Shadowhunters? Di che sta parlando? “ pensò Clary.
- Di che stai parlando? Cos’è uno shadowhunter? –
- Oh, giusto sei qui da un po’ e non ti abbiamo ancora spiegato cosa sei; shadowhunters, cacciatori di demoni, diciamo che noi proteggiamo gli umani senza ricevere neanche un ‘grazie’ da parte loro; che cosa simpatica, vero? –
- E perché noi siamo diversi dagli umani? Non basta un po’ di allenamento? –
- Shadowhunters, cacciatori di demoni, hanno sangue angelico o meglio abbiamo sangue angelico,  metà angeli e nel mio caso metà demone. –
- Cosa!?-
- Mentre nostra madre era incinta di me, nostro padre le dava del sangue di demone, così io sono uno shadowhunter con sangue di demone, un esperimento, come te. –
- Per quanto ho capito nostro padre non sapeva di me, come posso essere un esperimento? –
-Dopo che sono nato, nostra madre è caduta in depressione così nostro padre le dava del sangue d’angelo, in modo che la tirasse un po’ su; se in quel momento era incinta di te, tu hai sangue angelico nelle vene. Sei un esperimento, come me. –
- Non ci credo. –
- Chiedi ai nostri genitori, vedi quello che ti dicono. Puoi anche non fidarti, ma quello che ti dico è la verità. – Clary rifletté un attimo su quello che le era appena stato detto, sangue angelico, shadowhunters, demoni, le sembra quasi di essere entrata in un romanzo.  Di quelli che leggeva quando era ancora una dodicenne.
-Ma se tu sei un mezzo demone, perché sembri un normalissimo umano? –
-Perché tu non hai le ali se hai sangue angelico? –
-Questo me lo dovresti dire tu, ho scoperto queste cose solo da qualche minuto. –
-Che ne so io, chiedi a nostro padre. –
-Va bene, lo farò. Adesso te ne vai? –
-Come vuoi. – Se ne va lasciando Clary con i pensieri che le turbinavano nella testa.
 
Jocelyn pensava a quello che aveva fatto, aveva “aiutato” suo figlio, il figlio che aveva rinnegato, da cui era scappata; per la verità era più disgustata da Valentine che da Jonathan, suo figlio non aveva colpe, suo marito invece aveva usato suo figlio come cavia, per fare esperimenti, aveva rinnegato il suo migliore amico solo perché era diventato un nascosto; come poteva amare quell’uomo. La pozione non aveva fatto effetto, non capiva perché, ma questo era l’importante. Fingeva per sua figlia, perché se non si fossero fidati di lei, non le avrebbero lasciate libere, aveva bisogno di completa fiducia. Se Clary avesse saputo ciò, l’avrebbe smascherata e Jocelyn non poteva permetterselo. Le faceva male vedere sua figlia allontanarsi da lei, ma era per una buona causa, o forse no? 
-Jocelyn? Perché sei sveglia a quest’ora? – La donna si girò e vide Valentine avvicinarsi a lei con ancora gli occhi assonnati.
-Non riuscivo a dormire. – Rispose, fredda. Freddezza che sembrò ferire Valentine impercettibilmente.
-Potevi svegliarmi. –
-Voglio andare fuori da questo posto, è claustrofobico. –
- Vorresti uscire alle quattro di mattina? –
-Si, ho sempre amato la luce che c’è a quest’ora e anche i profumi e i rumori. Possiamo? –
-Certo, vestiti però, fuori fa freddo. – Si diresse a prendere un cappotto, mentre lei recuperava lo stilo e si tracciava delle rune.  
Appena furono ben coperti uscirono, Jocelyn non riusciva a capire dove si trovassero, forse Valentine aveva fatto qualche incantesimo o altro, ma lo avrebbe scoperto presto.
-Sai, mi chiedevo se Clarissa avesse guadagnato qualche potere o capacità grazie al sangue d’angelo. –
-Non che io sappia, non è mai stata allenata e se ci fosse stato qualcosa non avrei potuto saperlo. –
-Lo scopriremo, bisogna che sia allenata a combattere, quando la battaglia insorgerà vorrei che fosse pronta, certo la pozione potrebbe aiutarla, ma non so quanto conti. – Jocelyn si fece dubbiosa.
-Di che pozione stai parlando? –
-Di quella che ho dato a te. – La donna ebbe uno scatto d’ira e prese in mano un bastone.
-Tu non darai a mia figlia quella cosa! – Urlò.
-Credevo che saresti stata d’accordo. – Rispose.
- No che non lo sono! Io non ti amo! Quella cosa che mia hai dato non ha fatto effetto! – Senza aspettare una risposta diede un colpo in testa a Valentine che cadde a terra svenuto. 

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Capitolo 5
*** La fuga ***


Ok comincio con dire scusate per aver cancellato l’altro capitolo, ma non era ben fatto, poi ringraziò Zaffiro_Argentatato per le bellissime recensioni che mi invia da cui prendo sempre ottimi consigli per cercare di scrivere meglio. Va bè vi lascio alla lettura.
Sofis_




Jocelyn guardava il corpo di Valentine, in fronte aveva una ferita lieve da cui gocciolava del sangue. Per un attimo la donna ringraziò le rune, non sarebbe mai riuscita a colpirlo così forte senza di loro. Poi dalla soddisfazione di aver fatto svenire quell’uomo passò alla consapevolezza che aveva appena rovinato la sua copertura, poteva scoprire di più sui piani di quell’uomo, così invece non aveva molte informazioni.  Si ricosse dai suoi pensieri e si rese conto che aveva pochissimo tempo; corse dentro l’edificio e si diresse nella camera di Clary.
La trovò socchiusa, con ancora le luci accese, segno che la ragazza non dormiva.
-Clarissa? –
-Cosa vuoi? – La donna entrò nella stanza e chiuse la porta. – Non ti voglio qui. –
-Ascoltami ti prego, Clary. – Finalmente la rossa alzò gli occhi dalle sue mani e Jocelyn notò che erano lucidi e le guancie segnate da lacrime recenti. – Ho fatto finta, sono sempre stata io, quella pozione che mi hanno dato non ha funzionato. –
-Come faccio a crederti? –
-Non ti starei dicendo questo se non fossi io; dobbiamo andarcene, Valentine si sveglierà tra poco, non abbiamo molto tempo. – Sulle labbra di Clary si formò un sorriso, che venne subito sostituito da un’espressione dubbiosa.
-Si sveglierà tra poco? –
-L’ho colpito con un bastone, ma non abbastanza forte perché resti addormentato a lungo. –
-Cosa devo fare? Non ho niente di mio qui. –
-Vediamo se … - Jocelyn aprì le ante del grande armadio di mogano e come in quello della sua camera da letto trovò molti vestiti; ne prese su alcuni che mise dentro una borsa spaziosa trovata sempre nell’armadio. – Ci servono delle armi, mettiti le scarpe. –
Quando Clary finì di allacciarsi le scarpe, si diressero nell’armeria, dove presero, alcuni coltelli e delle spade angeliche che infilarono anch’esse nella borsa. Uscirono velocemente dall’edificio e corsero via.
Percorsero le strade di New York in tutta tranquillità senza interruzioni. Arrivarono davanti ad una chiesa abbandonata.
-Cosa ci facciamo davanti ad una chiesa? –
-Non è una chiesa, prova a guardare meglio. – Clary chiuse gli occhi e quando gli riaprì davanti a lei non c’era  più una vecchia chiesa, ma un bellissimo edificio con ampie vetrate che  sembrava in splendida forma.
- Wow.  Come è possibile? – Jocelyn non parve aver sentito la domanda perché era già partita in quarta verso il cancello che si era aperto spontaneamente facendo venire un brivido a Clary.
Salirono alcune scale e si ritrovarono davanti ad un ascensore , Jocelyn premette il pulsante e quando l’ascensore si fermò davanti a loro, salirono su. Aperte le porte si ritrovarono davanti tre paia di occhi puntati contro.
-Maryse? – Jocelyn aveva gli occhi puntati sull’unica ragazza, aveva capelli lisci e neri con gli occhi altrettanto scuri.
-No, io sono Isabelle, Maryse è mia madre, ma tu come fai a sapere il suo nome? –
-Perché la conoscevo, il mio nome è Jocelyn Fairchild. –
-La moglie di Valentine!?- Questa volta a parlare fu il ragazzo biondo con gli occhi dorati.
-In persona. –
-E lei chi è? –
-Mia figlia Clarissa.  Posso sapere i vostri nomi? –
-Si, il mio nome è Jace Wayland e questi sono Isabelle e Alec Lightwood . –
-C’è qualcuno maggiorenne tra di voi? –
-Sì, io. –
-Credo di dovervi raccontare un bel po’ di cose. –
-Allora racconta! – Ringhiò Jace.
-No solo con lui. – La donna indicò Alec.
-Va bene, seguimi, voi due avvertite mamma e papà. – Ordinò ai due fratelli.
Calò il silenzio; Isabelle e Jace guardavano Clary con curiosità.
-Bé, sono l’unica ad avere fame? -



Alla fine ho ceduto, non riuscivo a scrivere senza Jace,quindi ecco a voi il mitico trio! È un po’ cortino, ma il prossimo vi prometto che sarà la Divina Commedia ! Un bacio a tutti
Sofis_

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Capitolo 6
*** L'Istituto ***


Eccomi qua, ci ho messo un sacco di tempo per scrivere questo capitolo per quanto non sembri e spero che sia venuto abbastanza bene, vi lascio alla lettura. 
Piccolo avvertimento, ho completamente eliminato Hodge, non so il perchè, ma l'ho fatto. 

Sofis_


-Si, ma in cucina dovrebbe esserci uno stufato pronto. – Disse Isabelle; Clary spostò lo sguardo su Jace e vide il suo viso assumere un colorito verdognolo.
- Lo hai cucinato tu? –
- Si, perché? –
-Clarissa, lo so che non mi conosci e che farai fatica a fidarti di me, ma se tu mangi quello stufato potresti addormentarti e non svegliarti più . –
-Non essere melodrammatico, non cucino così male. –
-Oh si invece, l’ultima volta che ho mangiato qualcosa di tuo ho vomitato. – La ragazza stava per ribattere, ma venne preceduta da Jace. – Comunque rimane il problema del cibo, quindi io ordino cinese. – Così dicendo il ragazzo se ne andò, lasciando Clary con la pessima - cuoca.
-Ehm, c’è un posto dove posso lavarmi? –
-Si, seguimi. – Isabelle la portò in una stanza rosa e nera con un letto a baldacchino. – Questa è camera mia. – Disse la ragazza, poi si rivolse verso l’armadio addossato ad un muro. – Vediamo se trovo qualcosa della tua taglia. -
-No, non ce ne bisogno, nella casa in cui eravamo c’erano molti vestiti, vedi sono dentro questa borsa. – Rivolse lo sguardo alla borsa che teneva ancora in mano e si avvicinò al letto; lì posò la borsa e la aprì. Dentro ci trovò vari vestiti eleganti, li tirò fuori tutti e scorse un paio di pantaloni stretti di un tessuto sintetico ed elastico, non erano jeans, ma almeno non erano una gonna; prese una canottiera rossa e una giacca di pelle. –Dove posso trovare un bagno? –
-Wow! In quella casa c’era proprio di tutto! Comunque il bagno è dietro quella porta. – La rossa si diresse verso la porta e la chiuse dietro alle sue spalle. Si fece una meritata doccia calda, nonostante in quella casa ci fosse il bagno si erano susseguiti così tanti eventi che si è dimenticata di fare la doccia.
Uscì dal bagno e ritrovò Isabelle mentre guardava i vestiti che erano nella sua borsa.
-Che lusso, sembrano abiti che si indossano ad Alicante. –
-Alicante? –
-La capitale di Idris, la patria e la casa dei cacciatori; ogni cacciatore a Idris si sente a casa. –
-Che bello, è come Hogwarts. –
-Che? –
-E’ una scuola di maghi e il protagonista dice che Hogwarts è casa o almeno qualcosa del genere. –
-Più o meno. -  Rovistava ancora in mezzo a quella miriade di abiti per niente nello stile di Clary, lei era sportiva jeans e t-shirt era il massimo, con comode snickers ; probabilmente quei vestiti erano per sua madre, lei era bellissima e alta, cosa che Clary non era.
Il bussare della porta la fece riscuotere da quei pensieri, sulla porta c’era Jace con dei sacchetti del ristorante cinese in mano.
-Fame? –
-Si molta! – Le condusse in cucina e lì gustarono ottimo cibo cinese, una volta sazia Clary si rese conto che sua madre era ancora con Alec a parlare. Chissà di cosa stavano discutendo ancora?  Intanto il gruppetto discuteva tranquillamente, avevano spiegato a Clary le cose sugli Shadowhunters cha doveva sapere, non avevano fatto parola dell’esperienza che aveva avuto con Valentine e Jonathan, la ragazza pensò che fosse un gesto molto carino.
Alec entrò di scatto dentro la cucina affannato,  aveva una ferita alla testa che sanguinava.
-Alec, che è successo? – Saltò subito Jace, il ragazzo aveva spiegato  a Clary il legame parabatai  e le aveva detto che Alec era il suo.
-Jocelyn, è stata presa dagli spasmi, poi quando ho cercato di aiutarla ha preso un ferma carte e mi ha colpito in testa, non so il perché. –
-Adesso dov’è? – Chiese Isabelle allarmata.
-L’ho legata ad una sedia, ma non so quanto possa durare, è molto forte.  –
Senza dire altro corsero in biblioteca e trovarono Jocelyn che si dimenava, era legata caviglie e polsi ad una sedia, si riusciva ad intravedere la pelle lacerata intorno alle corde, che le era preso?
-Hai avvertito il Conclave? – Domandò Jace.
-Si, dovrebbero aprire un portale di qui a poco, l’ho fatto poco prima che succedesse. –
- Alec, ti serve un iratze. – Affermò decisa Isabelle.
- Va bene, ma in fretta. – Sbuffò lui. Intanto si erano  avvicinati alla sedia dove la donna si dimenava, non diceva niente, semplicemente cercava di lottare.
-Le hanno dato qualcosa mentre eravate prigioniere? – Chiese d’un tratto Jace.
-Si le hanno dato una pozione, hanno detto che doveva tirare fuori il “ lato oscuto “ di lei, a quanto pare non ha funzionato, ma ha avuto degli spasmi anche quella volta, sembra che quella cosa che le hanno dato abbia avuto un effetto ritardato. – Rispose Clary, non capiva sembrava tutto normale, anche se in quella faccenda non c’era niente di normale,  Poi d’un tratto sua madre si comporta così, sua madre l’aveva guardata più volte, ma non le aveva mai parlato, era brutto vedere sua madre così, i capelli rossi sporchi di sudore e gli occhi rabbiosi, non l’aveva mai vista così.
D’un tratto davanti a loro apparvero degli uomini, tutti vestiti di nero. C’era anche una donna , assomigliava incredibilmente ad Isabelle, tranne per gli occhi, che erano azzurri, come quelli di Alec, forse era la loro madre.
-Che succede Alec? – Disse la donna vedendo Jocelyn dimenarsi.
-Stavamo parlando,  poi a d’un tratto è stata presa dagli spasmi, quando sono finiti mi ha colpito alla testa.  –
La donna fece un gesto con il capo e alcuni di quegli uomini slegarono Jocelyn e la portarono davanti ad una sottospecie di porta acquosa e ci passarono attraverso.
-Dove l’avete portata? – Chiese Clary spaventata per la sorte della madre.
La donna non sembrava essersi accorta della presenza della ragazza e quando la vide si sorprese.
-Tu chi sei? –  Domandò  la donna sospettosa.
-La figlia della donna che avete appena portato via! – Ringhiò in risposta.
- Come ti chiami? –
-Clarissa … ehm … - Cominciò la ragazza, ma non sapeva più che cognome darsi, Fray o Morgenstern? Oppure il cognome della madre?
-Bé non sai il tuo cognome? –
-In effetti no, ho scoperto da poco di non essere quello che credevo di essere, non so come definirmi. -  Affermò sconsolata.
-Non dilunghiamoci, ci racconterai tutto ad Alicante. – Detto questo gli fece segno di entrare in quella specie di porta, si ritrovarono in una città, o almeno erano dentro un edificio, riusciva a vedere la città da una delle finestre.
-Clary, benvenuta ad Alicante. –

Allora come è venuto? Mi raccomando recensite!! 

Sofis_

 

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Capitolo 7
*** L'albero di mele ***


Che dire, questa settimana aggiorno prima, è così, questa scena potrebbe essere molto familiare e simile al libro e sarà la gioia per tutti i .... Non faccio spoiler leggete e saprete.

Sofis_ 



Proprio in quel momento venne ad accoglierli una donna, aveva capelli bianchi e il viso duro e magro. Jace si avvicinò a Clary sussurrandole che quella donna era l’Inquisitrice Imogen Herondale.
-Salve Inquisitrice, le volevo presentare Clarissa Morgestern e Jocelyn Fairchild in Morgestern. – Al sentire dei cognomi che Maryse aveva affibbiato loro, gli occhi dell’Inquisitrice si assottigliarono e la sua bocca si storse per un attimo.
- Ma guarda un po’, chi non muore si rivede. – Disse rivolgendosi a Jocelyn che ancora si dimenava tra le braccia degli Shadowhunters. La donna emise un ringhio. – Portatela nelle celle. –
Gli Shadowhunters si avviarono verso un corridoio e di lì sparirono. Gli occhi della donna si rivolsero questa volta a Clary.
-La figlia di Valentine, Maryse, sei sicura che possiamo fidarci? –
-Fino a qualche giorno fa non sapeva neanche di essere una Shadowhunter, credo che possiamo fidarci. – Parlavano come se in quella stanza Clary non ci fosse e ciò la infastidiva, insieme agli sguardi assassini dell’Inquisitrice, chissà cosa le aveva fatto Valentine per odiarlo così tanto.
- Dobbiamo interrogarla, forse sa qualcosa che noi non sappiamo … - Decretò l’Inquisitrice.
-Jocelyn, mi ha detto praticamente tutto, posso dirvi io quello che volete sapere. – La interruppe Alec.
-Tu hai parlato con Jocelyn, Alexander, ma chi ci dice che non abbiano detto qualcosa anche a Clarissa?-
-Non mi hanno detto niente di importante, Jonathan non aveva intenzione di dirmi niente. – Finalmente Clary si fece coraggio e parlò, ma si pentì subito quando l’Inquisitrice le rivolse uno sguardo di fuoco.
-Che ne dici di andare a riposarti, Clarissa? – Disse Maryse notando lo sguardo che l’Inquisitrice le aveva rivolto. – Sono sicura che Jace e i miei figli vorranno accompagnarti in una delle stanze libere di La Guardia. –
I ragazzi si dileguarono velocemente, a nessuno stava simpatica l’Inquisitrice.
-Certo che l’Inquisitrice mi odia, mi chiedo cosa le abbia fatto Valentine per farsi odiare così. – Chiese Clary.
-Valentine ha distrutto la vita a molte persone, è la causa della morte del figlio e del marito dell’Inquisitrice e con Stephen Herondale sono morti anche la moglie e il figlio, ci credo che ti odia, sei la figlia di quello che le ha rovinato la vita. – Clary era dispiaciuta al sentire le parole di Jace, ma lei che colpa ne aveva?
Il suo sguardo volò su Jace, era stata così presa dagli eventi che non si era neanche soffermata a guardarlo bene; era perfetto e sembrava un angelo, le dita di Clary fremevano dalla voglia di disegnarlo; ogni minimo particolare lo rendeva perfetto, solo il dente scheggiato ricordava che non era un angelo, ma un umano.
-Hey, lo so che sono molto bello, ma non c’è bisogno di fissarmi in continuazione. – Disse lui con tono sarcastico.
-Non ti stavo guardando. – Sbottò lei.
-Sai ho scoperto una cosa, oggi è il compleanno di qualcuno. – Jace forse non lo voleva ammettere, ma era attratto da quella ragazza, gli faceva uno strano effetto. Non era bellissima come Isabelle e non aveva fatto nessun gesto particolare, ma aveva qualcosa di strano.
-Come lo hai saputo? –
-Alec mi ha detto che tua madre mentre parlavano lo ha detto e così ho pensato che tutti devono avere un regalo di compleanno. – Le sorrise, un sorriso che mostrava a pochi. – Ti va di festeggiare? –
-Dove possiamo andare?  Se l’Inquisitrice scoprisse di questa proposta non si arrabbierebbe? –
-Abbi un po’ di fede. Ti piacerà. – Le prese la mano e la condusse fuori da La Guardia; Clary non si era resa conto di quanto tempo era passato da quando erano arrivati ad Alicante, ma era già buio, la città era illuminata solo da delle torri e dei lampioni; l’atmosfera era magica. Quelle luci creavano delle ombre sul viso di Jace e se era possibile lo rendevano ancora più bello.
-Tu non mi conosci. – Disse ad un tratto Clary.
-Cosa? – Chiese lui sorpreso.
-Tu non mi conosci eppure stai facendo questo per me, perché? Ti faccio forse pena? – Clary era felice per questo interessamento da parte del ragazzo , ma non ne capiva il motivo.
-Non mi fai pena, sto facendo questo per te , perché credo che dopo tutto quello che hai passato tu abbia bisogno di una distrazione, non credi? –
-Forse si. – Confessò lei timidamente.
-Va bene siamo arrivati. – Davanti a loro si estendeva un grande spiazzo d’erba e lì vicino c’era un albero con delle mele.  Ne prese una e la divise in pezzi con un coltellino svizzero; gliene porse uno. – Non è proprio una torta di compleanno, ma è meglio di niente. Esprimi un desiderio. –
Lei si mise a pensare, cosa avrebbe mai potuto desiderare? Rivedere Simon e Luke, ecco cosa, ma non avrebbe mai potuto desiderare che facessero parte di questa situazione, ma  con egoismo lo desiderò comunque. Una volta espresso il desiderio diede un morso alla mela, era succosa e saporita, non come quelle mele che si mangiano a New York, sapeva di natura.
-Cosa hai desiderato? – Le chiese d’un tratto.
-Se te lo dico non si avvera, non lo sai? – Mentre parlava gli fece un sorriso.
-Stupide credenze mondane, ma se non vuoi dirmelo non mi arrabbio. – Le sorrise e quel sorrise le fece scattare una reazione improvvisa.
-Mi ha baciata. - Lo confessò tutto d’un fiato, sentiva di potersi fidare di quel ragazzo, le infondeva sicurezza.
-Chi?- Jace non capiva.
-Jonathan, mio fratello mi ha baciata. – Nel viso di Jace la ragazza non vide nessuna traccia di disgusto, ma per la verità non vedeva nessuna reazione, pensò che forse non gli interessava. – Scusa, non volevo, non dovevo dire niente, lo so che non ti interessa, scusa di nuovo … - Fece per andarsene, quando si sentì afferrare per il braccio e le labbra del ragazzo si calarono sulle sue in un bacio dolce al sapore di mele. 


Spero vi sia piaciuta e se non vi è piaciuta accetto consigli e critiche. 
Un bacio grande grande

Sofis_

 

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Capitolo 8
*** La foresta ***


Ok, comincio col dire che ho cambiato nickname, ma non vi interessa questo, il capitolo è lungo più o meno come gli altri e scusate tanto per avervi fatto aspettare, ma non avevo l'ispirazione quindi non riuscivo a scrivere, mi capite? Comunque buona lettura, 
Pervi_



Clary rimase un attimo immobile non sapendo cosa fare e colta dallo stupore, Jace aveva gli occhi chiusi e le sue mani dal braccio passarono ad accarezzarle delicatamente la schiena; la rossa rimaneva con gli occhi verdi spalancati e le braccia stese lungo i fianchi. Dopo poco le sue mani si infilarono nei capelli d’oro di Jace e si tirò sulle punte per arrivare alla sua altezza.
Passarono pochi secondi così, un bacio dolce e delicato, non c’era paragone con quello ricevuto da Jonathan, impetuoso e anche doloroso.  Voleva prolungare quel momento il più possibile, ma il ragazzo si staccò da lei, fece rientrare l’aria nei polmoni e finalmente aprì gli occhi, erano impassibili.
-Perché lo hai fatto? – Chiese d’un tratto lei, era l’unica cosa che le veniva da dire.
-Perché? Perché tutti vogliono baciarmi e ho voluto graziarti con questo privilegio. – Lei lo guardò incredula, la baciava e poi le diceva questo, ma che problemi aveva?
-Cosa? Scherzi vero? Prima mi baci e poi mi dici questo? –
-Vedi, per un attimo hai dimenticato di quel bacio, non sei contenta? –
-Lo hai fatto solo per questo? – Se poteva essere più incredula, lo era.
-Si, dovresti dirmi grazie, non credi? – La guardava negli occhi, nei suoi c’era un vezzo giocoso.
-Allora grazie! –Gli urlò contro con le lacrime agli occhi, come poteva dire così, non si guardò indietro quando corse via, sentiva di aver bisogno di qualcosa, non sapeva cosa, ma quando sentì delle urla provenire da dietro delle sbarre, capì di cosa aveva bisogno, della sua famiglia, di sua madre. 
Si avvicinò cauta alle sbarre della finestrella che dava sull’esterno, vide una mano che si aggrappava ad una delle sbarre, da quella mano usciva del fumo, come se si stesse bruciando la pelle, poi riconobbe un guizzo di capelli rossi e infine degli smeraldi in mezzo al buio. Si avvicinò ancora di più e finalmente poté vedere dall’alto l’interno della cella; sua madre era legata ad una catena per le caviglie e un braccio solo era lasciato libero, all’interno c’era una piccola branda e un secchio d’acqua; per terra c’era del cibo, probabilmente non aveva toccato cibo.
Sua madre si dimenava, i capelli erano attaccati alla fronte sudata e gli occhi determinati, chissà da quanto lottava contro le catene.
-Mami? – La chiamò come quando era bambina. – Mami, smettila di lottare, non vogliono farti del male. – Non ne era sicura, probabilmente l’Inquisitrice l’avrebbe volentieri uccisa, se avesse potuto. Per un attimo gli occhi della donna ritornarono come al solito, dolci. Le fece un sorriso, come una volta.
-Clary, fammi uscire, non voglio fare del male a nessuno, non sono una delinquente, basta che mi dai uno stilo. Devi fare solo questo, poi me ne andrò, nessuno incolperà te per la mia fuga. – Per un attimo fu invasa da quel tono gentile e fu anche tentata di prendere uno stilo e darlo a sua madre, ma poi pensò alla facilità con cui aveva colpito Alec e fece soffocare quei pensieri.
-Non posso mamma, devono trovare una cura per quello che ti hanno dato, non posso farti uscire. – Disse con una voce dolce e rassicurante.
-Fammi uscire piccola ingrata! Fammi uscire di qui, io ti ho dato tutto non puoi lasciarmi qui! – Le urlò contro, e Clary fu ferita da quelle parole, sapeva che quella non era sua madre e che quelle cose in verità non le pensava, ma la colpirono comunque.  Corse via, non sapeva dove, ma voleva andarsene, tornare indietro, prima di tutti quegli avvenimenti, prima di scoprire la sua natura e prima, quando sua madre era sua madre e non un mostro senza cuore.
Corse via,fin quando non sentì più la terra sotto i piedi. Si fermò in mezzo ad un boschetto, si era persa, non sapeva da dove era venuta. Si buttò a terra in lacrime, fantastico, compleanno rovinato. Voleva andarsene, ma non riusciva ad alzarsi in piedi, così rimase lì, piangente e senza forze, finché Morfeo non la accolse tra le sue braccia.
Clary aveva la schiena e il collo indolenziti al suo risveglio, si era addormentata in una posizione scomoda e ciò non giovava al suo umore, che era già tenebroso. Aveva le guancie rigate di lacrime e gli occhi rossi e gonfi. Decise che rimanere lì non serviva a niente, così si incamminò; il suo senso dell’orientamento era pari a zero, quindi seguì l’istinto e si diresse ad ovest, forse non era ovest, era est, comunque prese una strada a caso. 
Camminava e camminava, non sapeva da quanto; si sentiva i piedi gonfi e la gambe affaticate, poi qualcosa le apparve in mente, un intrico di linee, simili a quelle sulle braccia degli shadowhunters, si ricordò dello stilo che avevano preso nel rifugio di Valentine; sua madre, anche se in modo sbrigativo, le aveva detto di non separarsene, così quando si era cambiata se l’era rinfilato in tasca.
Lo prese e lo appoggio sul suo braccio, lo sentì sfrigolare sulla sua pelle mentre tracciava le linee che aveva visto nella sua mente, le faceva leggermente male, ma era sopportabile in quanto sapeva che probabilmente l’avrebbe aiutata. Quando ebbe finito sentì che sapeva la strada, sapeva dove andare.
Si girò e corse, aveva di nuovo forza nelle gambe, arrivò al limitare del bosco, si sentì rassicurata, ma questa sensazione sparì quando sentì due braccia stringerla e una voce sussurrarle all’orecchio, non aveva capito, ma sentì bene la frase dopo.
-Non provare a combattere non puoi vincere contro di me. – Subito dopo un colpo alla testa. L’ultimo pensiero fu, Jonathan. 


Ho visto che tutti volevano Jonathan e Jonathan vi è stato dato. 
Alla prossima, 
Pervi_
 

 

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Capitolo 9
*** Jonathan ***


Comincio col dire di non mandarmi dai fratelli silenti! Perfavore, scusate l'assenza, ma in questi giorni, direi mesi, non ho l'ispirazione, ma io compenso ho un bel ccapitolo un pò lunghetto
Buona lettura,

Pervi_


-Sorellina? Sei sveglia, lo so che lo sei, non fingere. – Clary aveva provato a tenere gli occhi chiusi per far finta di dormire, ma quando Jonathan aveva cominciato ad accarezzarle i capelli li aveva sbarrati per poi richiuderli subito alla vista del fratello.  Sapeva che tenere gli occhi chiusi non avrebbe migliorato la situazione, ma finché era immersa nel buio poteva fingere che non fosse successo niente. Provò ad alzare una mano per togliere quella di Jonathan dai suoi capelli, ma la ritrovò legata da dei lacci di cuoio. –Non voglio farti del male, non ti preoccupare. – Quella situazione le ricordò molto il loro primo incontro.
-Allora perché sono legata? – Disse mostrando i polsi.
-Perché è più sicuro, non rischiamo che tu scappi, tu e nostra madre siete molto disposte alla fuga, a proposito, come sta mammina? –
-Bene, mi odia e adesso è rinchiusa in prigione, sta benone direi, tutto questo grazie a voi! –
-Voi? Quale voi? –
-Valentine. –
-Lui ha avuto un piccolo incidente e stava così male che ho deciso di graziarlo uccidendolo, un puro atto di compassione. – Si guardava svogliatamente le unghie e qualche volta alzava gli occhi verso di lei.
-Hai ucciso tuo padre!? –
-Nostro padre, Clarissa, se ti ricordi io sono tuo fratello.  –
-Tu non puoi essere mio fratello, sei solo un mostro! Hai il coraggio di uccidere la tua famiglia! Perché sono qui! Lasciami andare! – Vide il fratello prendere una siringa e iniettarla nella flebo che aveva attaccata al braccio e prima che lei si addormentasse le sussurrò qualcosa all’orecchio.
-Riposati sorellina, domani avrai bisogno di forze. –
 
-Cosa vorrebbe dire che Clarissa Morgenstern, figlia di Valentine, è sparita!? – Urlò l’inquisitrice.
-Stavamo parlando ed è scappata via, non so dove sia andata. – Rispose Jace.
-C’è qualcosa si suo per poter fare un incantesimo di localizzazione? –
-Non c’è niente di suo qui, almeno che quei vestiti non si possano considerare suoi. –
-Lo sapevo che non dovevo fidarmi! Piccola stupida, ci siamo cascati come polli! –
-Lei non mentiva … e neanche sua madre. – Una voce sconosciuta aveva parlato e quando si girarono incontrarono due occhi gialli, da gatto.
-Uno stregone? Come hai fatto … -
-Non perdiamoci in chiacchere, conosco Jocelyn da quando Clary è nata, ero io che le facevo gli incantesimi per nascondere il mondo invisibile ai suoi occhi. Comunque piacer, sono Magnus Bane, il sommo stregone di Broklyn. –
-Come facciamo a fidarci di lei? – L’inquisitrice non si fidava mai di nessuno.
-Me lo dica lei, io sono l’unica persona di cui potete fidarvi in questa storia, ho visto crescere Clary, da quando era piccola non ha mai dimostrato di essere un genio del male. –
-E la madre? –
-Ma lo avete capito perché Jocelyn portava Clary da me? Non voleva che vivesse in questo mondo e non voleva che Valentine la ritrovasse. Ora ditemi, credete che quelle due abbiano potuto in qualche modo complottare con Valentine? –
-D’accordo, credo alla tua storia, ma ricordati Magnus Bane, non farmi ricredere. – Dicendo questo l’inquisitrice li lasciò soli.  Calò un silenzio di tomba che venne rotto proprio da Magnus.
-Si può sapere come ha fatto Clary a fuggire? – Chiese con voce arrabbiata.
-Non lo so e sai qual è un’altra cosa che non so? Non so dove è andata.- Jace era seccato per questa storia.
-C’è qualcosa che sai, nephilim? –
-Si, so che suo padre e suo fratello la stanno cercando, so che probabilmente l’hanno già trovata, ah e un’altra cosa, so di non avere niente di suo. – Jace non sembrava minimamente toccato dalla faccenda, ma dentro la sua mente soffriva, perché sapeva che era colpa sua se lei era scappata, lei nelle grinfie di quei mostri.
-Potremmo cercarla nel bosco, tanto vale provare se non abbiamo altre piste. – Disse Alec.
-Ha ragione quello sexy. – Affermò Magnus.
-Ho ragione io? – Chiese Jace.
-No, quello con gli occhi azzurri e i capelli neri, lui è sexy, tu sei uno spaventapasseri venuto bene. – A questa affermazione Alec arrossì visibilmente cosa di cui Magnus si accorse. – È inutile che diventi rosso, io dico ciò che è vero, ho sempre amato la combinazione chioma nera e occhi azzurri. –
Jace fece spallucce. – Voi stregoni avete dei gusti strani. –
-No, sono le ragazze che hanno dei gusti strani per ritenerti attraente. Ma adesso pensiamo a ritrovare Clarissa. –
-Quindi andiamo a cercarla nel bosco? –
-Si, andiamo a cercarla nel bosco. – Detto questo gli shadowhunters andarono in armeria per prepararsi.
 
Clary si risvegliò con un forte mal di testa con ancora i polsi e le caviglie legati. Sulla sedia accanto al letto c’era una tuta nera in cuoi e sopra c’era un biglietto.  Ad un certo punto non sentì più il dolore ai polsi e si accorse che le cinghie erano sparite, finalmente poteva alzarsi in piedi.  
Non degnò di uno sguardo i biglietto e la tuta, ma si diresse subito vicino alla porta, anche su essa c’era un biglietto:
Avanti sorellina, prova ad aprire la porta, avresti una grossa delusione e una grossa bruciatura, ma se vuoi fai pure,
con amore,
Jonathan
 
Clary non si fidava di quel mostro quindi provò ad aprire la porta e come scritto nel biglietto si ustionò la mano toccando la maniglia. Il dolore fu lancinante, tremendo come mille spade infilate nella sua mano.  Lo odiava, perché le faceva questo?  
Si avvicinò alla tuta sulla sedia e prese in mano il biglietto, lo lesse:
Ti è piaciuto il trucchetto della porta? Spero di si. Comunque mettiti questa divisa, fidati ti servirà; non c’è del veleno dentro, tranquilla. Poi vai in bagno e attraversa la porta al suo interno, ci sarà un corridoio, questo ti porterà dove devi andare, mi raccomando non cercare di scappare, non ci sono vie per uscire da qui.
Jonathan
 
Clary sbuffando indosso la divisa ed era comodissima, le stava alla perfezione. Andò in bagno e attraversò la porta. Il corridoio la condusse davanti ad una porta enorme, forse l’uscita!?
Spalancò le porte e davanti a lei non c’era l’aria aperta, ma una sala piena di armi e al centro della stanza Jonathan.
-Buongiorno sorellina, benvenuta in armeria. - 

Spero vi sia piaciuto e mi raccomando recensite!

Pervi_

 

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