Love Story

di BlazeHope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.
 

Era ancora presto quando arrivammo davanti allo stadio, ma già milioni di beliebers erano accalcate davanti i cancelli che non si sarebbero aperti prima di qualche ora. Era Luglio, ma non faceva caldo.                                                                                                          
 Nonostante le urla, le lacrime e il caos che regnava in quello spiazzale non avrei voluto essere in nessun’ altro posto che non fosse quello. E pensare che fino a dodici ore prima ero in quel minuscolo aeroporto immersa tra le lacrime..                                   
Cantavamo, ridevamo, gridavamo, ci rendevamo pazze agli occhi di tutti, così il tempo passava. Un’ora, due ore, le porte si aprirono il cuore ormai era andato, andava così veloce che era impossibile sentirlo. Prendemmo posto, ci abbracciammo e ci prendemmo per mano.                                                                            
Si spensero le luci, presi un respiro profondo e un laser verde cominciò ad’espandersi per  lo stadio quando una voce incantevole cominciò ad’intonare le note di Love Me.  Poi molto fumo e delle parole che mi fecero quasi svenire- breaking baby - Una lacrima di gioia rigò il mio viso, poi un'altra, un’altra ancora e così via. Gli occhi erano appannati, la testa tra le nuvole e io nel MY WORLD ,tour, questa volta veramente. Un brivido mi attraversò la schiena.
Una figura usci da quelle fitte nubi di fumo verde.
Era un angelo, un angelo sceso dal cielo per fare innamorare milioni di ragazze, colui che impegnava la mia mente ogni singolo momento della giornata, colui che mi faceva sentire caldo e freddo nello stesso momento, che mi faceva sognare, che mi dava il coraggio di andare avanti ogni giorno, tutto questo solo con la sua voce angelica, che riempiva la mia giornata di sorrisi e lacrime. Adesso, dopo tre lunghi anni di attesa era proprio lì, davanti a me.

Cominciammo a cantare a squarciagola, alla  terza canzone perdemmo la voce.
 Il concerto andò avanti, finché arrivò il momento di One Less Lonely Girl ,una fortunata ragazza sarebbe salita sul palco e avrebbe realizzato il suo sogno.
Chiusi gli occhi provando a immaginare cosa si provasse guardandolo negli occhi, quei bellissimi occhi nocciola che sprizzavano dolcezza.                                                                           
Ero assorta nei miei pensieri quando mi sentii toccare la spalla. Mi girai, una donna bionda,credo, mi guardava. Si avvicino leggermente e mi disse:” Come with me!”.                                                                                                                                        
Il mio sogno stava per diventare realtà, mi brillavano gli occhi. Stavo per rispondere si quando sentii dei singhiozzi, mi girai, una piccola bimba stava piangendo. Feci un respiro profondo, presi la sua  mano e l’adagiai su quella della donna,  poi sorrisi ad entrambe e ritornai a fissare il mio idolo.
Fortunatamente le ragazze non si accorsero di niente, mi avrebbero picchiato per non essere andata o per non aver mandato una di loro(molto più probabile).
Dopo qualche ora il sogno finì…                                                                               
Eravamo senza voce e avevamo gli occhi gonfi per tutte le lacrime di gioia versate.
Ci incamminammo verso casa quando qualcuno mi afferrò il braccio. “Ragazze ma che fat…”- mi voltai verso le ragazze, erano davanti a me. In quel momento il panico prese possesso del mio corpo ma soprattutto della mia mente. Non sapevo chi fosse, ovviamente nessuno che conoscevo dato che era la prima volta che visitavo Sidney.  
Mi girai di scatto nell’ombra una figura nera era ferma danti a me. Aveva una mano dietro la spalla. Provai a scappare, ma strinse il mio polso con più forza costringendomi a rigirarmi verso lui. Portò lentamente il braccio che teneva dietro la schiena avanti porgendomi così, un mazzo rose, rose rosse. Dimenticando tutte le raccomandazione che i miei mi facevano dal secondo in cui sono nata ,reagii d’impulso e afferrai le rose. Chinai leggermente la testa per guardarle meglio e quando la rialzai i miei occhi chiari si persero in due occhi color nocciola.
Rimasi lì, incantata, immobile.
Lo senti lasciare il mio polso, poi accennò un sorriso e spari dietro un albero, nel buio del parco.
Dopo aver riacquistato coscienza mi voltai verso le mie  amiche. Erano a dir poco scioccate. Cominciarono con il loro commenti banali e stupidi mentre io venivo assalita dalla paura.
 
“Ma brava”-disse sarcastica Alina accennando una risata-“Adesso tu  mi dici tutto, TUTTO! Voglio sapere per filo e per segno chi era quel tipo”- continuò poi eccitata.

“I..io.. non lo so!”
“Se, e io mi chiamo Justin Bieber”
“Sposami”
“Aahahahh.. NO!”-Rispose la mora con ironia.
“Ele, che ti prende?”-Si intromise Marlie che stranamente non aveva ancora aperto bocca.
“Perché uno sconosciuto mi ha dato delle rose? Cioè…io..”
“Se, sconosciuto”-Si rintromise Alina
“No, come dici tu!”
“Lo so che è come dico io quindi apri la bocca e parla”
“Se ha detto che non lo conosce, non lo conosce no?”
“Forse sono avvelenate, o c’è una telecamera.. o fosre…”
“MA-CHE-COSA-STAI-DICENDO?”-risposero in coro
“Bhe, dopo tutto quello che si sente al Tg…”
“Lo sai qual’è la verità?”
“No..”
“Non la so nemmeno io.. ahahah”
“Ma che ci ridi.. no, tu stai male Marlie! Fatti un giro va. Noi dobbiamo parlare di cose importanti”-Disse seria Alli.
“Primo con la calma, sennò ti faccio dormire con mio nonno. Secondo, ha detto che non lo conosce, punto. Che motivo avrebbe di mentirci? Ora andiamo a casa prima che mamma ci dia per disperse.”
“Oh, Elena.. ma che belle rose! Non dirmi che sei stata la fortunata tesoro”- Marlie incenerì sua mamma con uno sguardo e poi andò in camera seguita dalla mora. Io invece rimasi qualche secondo con Nina scusandomi per l’occhiataccia da parte di sua figlia. Poi imitai le altre e andai in camera sperando di riuscire a dormire. Purtroppo però, nonostante il lungo viaggio e le 48h  da sveglia che mi portavo dietro, il sonno non voleva proprio calare.
 Quegli occhi color nocciola avevano occupato la mia mente. Erano stupendi e chissà per quale oscura ragione mi sembravano tremendamente familiari. Tra vari pensieri che offuscavano la mia testa finalmente a notte inoltrata riuscii ad addormentarmi.
 Il sonno durò poco, però. Mi svegliai verso le 8.00 con il cuore in gola. Un incubo. Non ce la facevo più, avevo bisogno di schiarirmi le idee. Mi preparai velocemente senza svegliare nessuno e mi diressi verso il parco per una passeggiata.
Dopo aver girato per un’oretta e mi sedetti su una panchina sotto un’enorme pesco in fiore. Presi il mio adorato libro della Kinsella e cominciai a leggere.
Tante gocce però, si rivoltarono ripetutamente sulle pagine ingiallite, facendo così colare l’inchiostro delle parole lasciando lunghe strisce nere. Pioveva. Cominciai a correre finche non ebbi uno scontro con la forza di gravità ma qualcosa m’impedii di schiantarmi sul terreno.
Due forti mani mi stavano tenendo. Una era sotto le mie gambe e l’altra cingeva le mie spalle. Sollevai il viso.
Sono l’oro, quegli occhi stupendi. Poi abbassai lo sguardo di poco e vidi un enorme sorriso che faceva invidia anche al sole. Mi alzai lentamente finché riuscii a vedere bene il viso del mio eroe.

“Oh mio Dio… tu sei…”

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Buonsalve (?)
Eh già, sono nuovamente qua a scartavetrarvi le ovaie con le mie storie sublimi.
Finalmente, dopo anni, ho aggiornato.
Sono aperta a qualsiasi commento negativo e positivo
Fatemi sapere
Scusate eventuali errori di distrazione o grammaticali (Sono una frana c.c)

p.s. Ma non è fantastico il banner? L'ho fatto io, lo so, non sono capace
Detagli.

                                 Blaze

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


 
 

Capitolo2.

“Si, sono io.”-Il biondo ammiccò divertito, probabilmente dalla mia espressione sconvolta. Voglio dire, cosa si aspettava? Justin Bieber mi stava tenendo in braccio, dovevo forse stare calma? Non credo proprio. Lentamente poggiai i piedi a terra e mi liberai dalla sua presa.
“Piacere, Elena. Grazie per avermi salvata dalle grinfie dell’asfalto. Sai, dovresti essere più spesso nei paraggi. Non ho un equilibrio spiccato.”-Dissi poi, mentre l’altro si lasciava andare in una sonora risata.
“Va bene. Ma intanto che ne dici se ti controllo mentre  andiamo a rifugiarci sotto il capanno? Con la pioggia è ancora più facile scivolare.”-Ma tu guarda, piove. Me n’ero scordata. Sorrisi e cominciammo a correre verso il casotto del parco. Rimanemmo lì una buona mezz’ora ma la pioggia non voleva cessare, anzi, continuava imperterrito a picchiettare sul tetto in legno. A parte il suono delle gocce che si schiantavano sulla strada non si udiva niente. Tra di noi era calato il silenzio e la cosa era imbarazzante. Eravamo zuppi e cominciavo a sentire freddo. Un brivido attraverso la mia schiena scuotendomi leggermente.
“Hai freddo?”
“Un po’, forse è meglio che torni a casa.”
“Dove stai? Ti accompagno.”-Il biondo scattò in piedi.
“No, grazie. E’ troppo distante, ti bagneresti ancora di più.”
“E’ distante?”-Feci con il capo un segno d’assenso-“Bene, non vado io, non vai tu. Ho l’albergo proprio all’uscita del parco. Ti cambi e poi ti accompagno in macchina, prima che ti venga la bronco polmonite! E intanto prendi questo.”-Concluse porgendomi il suo giubbotto in pelle.
“Ma..”-non mi lasciò finire. Mi trasportò verso l’uscita del riserva senza dire una parola. Si mise semplicemente a correre tenendomi per un braccio. Non sono un’amante delle corse. E quel giorno, per i miei gusti, avevo già corso abbastanza. Mi piaceva la pioggia. Mi rilassava provare la sensazione delle gocce che scorrono tra i capelli, che bagno in viso, che rendono fresca l’aria.
“Eccoci qua. Siamo arrivati, entriamo.” -Esordì il ragazzo che finalmente aveva arrestato la sua corsa.
“Veramente, non voglio portare altro disturbo. Mi hai già sopportato per due ore. Hai quasi sfiorato un record. Sono in pochi a sopportarmi, sai.”
“Hai perso un occasione per stare in silenzio.”-Mi ammonì il ragazzo.

Entrammo nella hall del prestigioso Oaks Hyde Park Plaza. Kenny e Pattie ci aspettavano all’ingresso, o più correttamente, lo aspettavano all’ingresso. Guardandoli in faccia si poteva intravedere del fumo fuoriuscire da orecchie e narici di entrambi. Questo non prometteva nulla di buono.

“Justin!”-Sbottò la mora.-“Dove sei stato? Lo sai che non puoi uscire solo!”

“Stavo facendo semplicemente una passeggiata. Niente di più.”-Controbatté placido il dorato(?).

“Ugualmente. Ti è successo qualcosa? Qualcuno ti ha aggredito? Vieni qua tesoro, mi hai fatto preoccupare.”-La rabbia contenuta nella donna si trasformò così in dolcezza. Strinse il figlio tra le braccia baciandolo ripetutamente in fronte.

“No mamma. Non mi è successo niente.”-Mi sentivo la terza incomoda, anche se in realtà ero la quarta. Kenny, come me, guardava la scena senza proferire parola.  

“Oddio, sei tutto bagnato. Fila in camera a cambiarti, su.”-Justin  mi fece un cenno con il capo designandomi di seguirlo. M’incamminai alle sue spalle dedicando un lieve sorriso alla donna e in seguito a Kenny, poi ci dirigemmo verso l’ascensore.

“Scusali, sono un po’ paranoici.”

“Li capisco. E’ normale che siano in pensiero per te.”

Arrivammo in camera. Justin mi porse un telo, il phon e una sua tuta, in modo da liberarmi dai vestiti fradici. Mi chiusi in bagno e mi cambiai velocemente mentre lui occupava la suite. Sciacquai il viso e raccolsi i capelli in uno chignon disordinato. Lasciando fuoriuscire dalla base i ciuffettini azzurri. Liberai il mio corpo dagli indumenti zuppi e li abbandonai sul suolo lasciando che il morbido e caldo cotone dei capi di Justin accarezzasse la mia pelle nuda. Quando finii di sistemarmi usci dal bagno raccogliendo tutti ciò che era di mia proprietà, e riponendolo nella borsa in cuoio che portavo sempre dietro.

“Justin?”

“Si?”

“Sai dirmi che ore sono?”

“Certamente, sono le 14.05”

“CHE COSA? Oh. Mio. Dio. Le ragazze mi daranno per dispersa, Nina si troverà in un sacco di guai, mamma non mi permetterà mai più di vedere Marlie e ..”

“Elena, calmati. Cosa succede?”

“Sono in ritardo, devo scappare. Oh, guarda. Ha finito di piovere posso andare benissimo a piedi. Ciao Jus, grazie di tutto.”-Detto ciò mi fiondai fuori dalla suite non lasciando al biondo il tempo di ribattere. Corsi il più velocemente possibile e in cinque minuti precisi arrivai all’abitazione dei nonni di Marlie. Salii le scale così velocemente che Flash, degli incredibili mi avrebbe fatto un baffo(?). Stremata varcai l’ingresso e con il fiatone esordì un “Sono viva!” e mi lasciai cadere sul divano. Uno, due, tre.. e vai con il fiume di domande.

“DOVE SEI STATA?”-sbraitò Alina.

 

“Ho fatto una passeggiata, poi si è messo a piovere e sono rimasta bloccata.”

“Oh, Ele. Sei tu! Ci hai fatto prendere uno spavento. Tutto bene?”-Nina fece capolino in cucina.

“S..”

“Ma perché hai una tuta maschile?”-La voce assonnata di Marlie si udì dall’ingresso. Dormiva? Perché non restava a letto?

“E’ una.. tuta di mio padre, si. Me la sono portata come pigiama.”-Dopo qualche occhiata di fuoco le tre tornarono a svolgere ciò che le teneva occupate precedentemente. Mi salvai a pelo. Non volevo dire loro la verità per  non farle spiacere. Voglio dire, è sempre stato il sogno di tutte e tre, per quale motivo lo avevo vissuto solo io? Non che si sarebbero arrabbiate, anzi, sarebbero state felici per me ma in cuor mio sapevo che avrebbero provato un pizzico di dispiacere. Ma sicuramente se lo avessero scoperto sole forse si, che avrebbero provato rabbia.

 Dovevo organizzare assolutamente qualcosa, lampo di genio!

“Salve, parlo con il direttore dell’hotel Oaks Hyde Park Plaza? Potrei parlare con il signor Bieber gentilmente?”

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Elena :)

Buonsalve :)
Baciatemi i piedi, ho aggiornato prestissmo *applauso*
Allora, ecco a voi il secondo capitolo di questa FA-VO-LO-SA storia (?)
*Vomita*
Vorrei ringraziare tantissimo JB_1D
in pratica scrivo questa storia solo per te, sappilo!
Ti voglio bene <3
   Blaze

Alina, Marlie, Elena
Alina, Marlie, Elena :)

 

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