Schiave d'Amore

di auroramyth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


   ... A Preciuos Star... sei sempre nei nostri cuori!


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CAPITOLO 1
 
 
- TOM -
 
Sto, con mio fratello gemello, seduto al trono di famiglia, montato su una piattaforma di legno che ricorda molto un podio, per accedere al quale ci vogliono tre gradini, io siedo di fianco a Gordon, il re, secondo sposo di mamma, lui non è nostro padre biologico, ma è come se lo fosse, ci ha cresciuti lui e gli vogliamo molto bene, Bill siede d’altra parte, di fianco a Simone, nostra madre, la regina.
È il giorno del nostro ventitreesimo compleanno e, com’è tradizione della famiglia reale, ci verranno regalate a minuti due schiave, una per me e una per Bill, per avviarci ai piaceri carnali in forma meno clandestina, per quando, tra due anni, al compimento del venticinquesimo anno di età, io e Bill succederemo al trono e dovremo pensare di prender moglie, una donna che sieda al nostro fianco come nostra regina, che ci consigli nel governo del regno, che guidi le nostre decisioni e che sappiamo far star bene nella nostra vita intima. So di casi, nelle nostre vecchie generazioni, di schiave sessuali liberate e fatte diventare regine perché sposate con quello che era stato il loro signore e padrone, ma per quanto riguardava me, credo che non lo farò mai. Ho sempre usato le donne come sfogo per i miei cattivi umori e pensieri e avrei continuato a farlo. La mia schiava sarebbe stata una donna che avrebbe scaldato il mio letto e allietato le mie notti e mia moglie sarebbe stata una bellissima donna trofeo, da esibire di fronte alla gente con orgoglio e soddisfazione. Non ho mai creduto nell’amore e non comincerò di certo oggi! Mia madre e il mio padre biologico non si sono sposati per amore, e non credo che nemmeno il suo secondo matrimonio sia stato dettato da questo sentimento. C’è affetto e rispetto tra loro, senz’altro, ma non direi proprio amore! Mamma è una donna troppo severa e rigida per essere una in grado di innamorarsi e io credo di aver preso da lei, al contrario del mio fratellino, nato dieci minuti dopo di me, che invece ha una vena di inguaribile romanticismo nell’animo.
Gordon prende parola e con voce tuonante, di fronte alla folla riunita oltre i cancelli, comincia il suo discorso: “Oggi celebriamo il ventitreesimo anno di età dei principi ed eredi al trono Bill e Tom. Come è tradizione della famiglia reale saranno loro regalate due schiave sessuali, una a testa, che abbiamo personalmente scelto io e la loro madre, sperando che possano essere di loro gradimento. Ora le mostreremo anche a voi, o nostri sudditi!”, si rivolge a un soldato e gli ordina imperioso: “Fai entrare la schiava di Bill!”, una bellissima ragazza, trattenuta da due soldati per le braccia, viene spinta in avanti, dall’ombra del palazzo che la ha celata agli occhi di tutti. È alta, magra, con forme molto armoniche, i capelli sono rosso fuoco, ricci e indomabili, ma non crespi, lucenti e boccolosi, lunghi fino a metà schiena, il viso è angelico, la pelle sembra di porcellana tanto è bianca e pura, gli occhi però sono la cosa più spaventosa e insieme irresistibile che abbia mai visto, di un improbabile blu elettrico e scintillante sono più inquietanti che adorabili e la sua espressione così calma e moderata, quasi rassegnata, ha un non so che di preoccupante: quasi come fosse un fuoco che cova tra le braci pronto ad esplodere in un incendio dirompente e distruttivo. “Come ti chiami, schiava?”, domanda mia madre con voce fredda e altera, la ragazza le risponde fissandola dritta negli occhi, cazzo, vuole sfidare la sua buona stella e farsi ammazzare? Mai fissare negli occhi i reali, a meno che non ti diano loro il permesso! “Qualunque nome vorrà darmi il mio padrone, a me andrà bene.”, mi volto a guardare mio fratello che mantiene una faccia di stoica calma che non si addice molto a noi gemelli, impulsivi e istintivi per natura, e le dice: “Ti è stato chiesto qual è il tuo, non quello che voglio darti io, sempre ammesso che voglia dartene uno.”, Bill si finge freddo e distaccato, ma io lo conosco bene e so che non è così: gli brucia questa storia delle schiave, me l’ha detto qualche sera fa che lui non approva per niente questa storia, ma si deve rassegnare, le tradizioni sono dure a morire! La schiava si rivolge a mio fratello e, chinando la testa in un gesto di rispettosa sottomissione, gli risponde: “Mi chiamo Marissa, mio signore!”, Bill replica: “Molto bene, ragazza!”, Gordon interviene e fa la domanda di rito: “La schiava è di tuo gradimento?”, mio fratello si volta verso di lui e risponde conciso e serio: “Sì!”, Gordon fa un cenno con la testa e mamma sorride, poi il mio patrigno ricomincia a parlare: “Fate entrare la schiava di Tom!”, ed ecco che arriva il mio turno! Entra in scena la ragazza che sarà data a me ed è una combattente, si dibatte e scalcia mentre la fanno avanzare a fatica.
È bellissima anche lei, al pari di quella di Bill. Mamma e Gordon hanno scelto davvero bene, sapendo quali sono i nostri gusti in quanto a donne, ci hanno azzeccato alla grande. Questa è alta e magra, ma con il fisico più scolpito e muscoloso di quella di Bill, è spigolosa, come un soldato, ha lunghi capelli corvini che le arrivano fino alla base della schiena che lei tiene legati in una treccia alla francese che corre da un orecchio all’altro, e profondi, svegli e furiosi occhi color ametista, il viso distorto dalla rabbia e la sua pelle sono di una magnifica tonalità dorata, come se fosse stata esposta al sole. Lei continua a dibattersi e a urlare e so che se va avanti così la faranno ammazzare.
 
 
- BILL -
 
Quella ragazza che ha appena fatto il suo ingresso ha deciso che vuole morire, non la lasceranno vivere se si accorgeranno che crea problemi e io non trovo giusto che uccidano una donna solo perché, a diritto, si rifiuta di voler andare a letto con uno! “Lasciatemi, brutti maiali, non toccatemi!”, urla la schiava di Tom, che viene buttata a terra e immobilizzata con il ginocchio di un soldato sulla schiena a premerle il corpo a terra, le braccia incrociate sulla schiena, all’altezza delle scapole, e trattenute da un altro uomo e le caviglie arpionate da un altro, “Ferma! Non ti ribellare!”, urla la mia, “Stai zitta, puttana!”, le urlano i soldati e uno le molla un man rovescio fino a farla finire per terra per l’impatto, mi muovo inquieto sulla sedia, non gradendo il trattamento riservato alla mia schiava, è vero, sono pur sempre schiave, ma un po’ di rispetto! Sono comunque persone, non oggetti!
La strattonano per tirarla di nuovo in piedi, “Non toccatemi!”, ringhia furiosa, vedo i suoi occhi blu elettrico diventare ghiaccio luminoso, fosforescente, e il suo viso trasfigurarsi, prendendo una piega malvagia e inquietante, ma forse sono solo gli occhi a renderla così, il mio patrigno urla: “È una strega! Oddio, è una strega! Portate gli amuleti neutralizzanti il potere magico!”, un soldato scompare di corsa nel palazzo e torna qualche istante dopo con gli amuleti contenitivi, mentre altri dieci uomini tentano di immobilizzare la ragazza che li tiene lontani con brevi scariche elettriche di potere, senza aver intenzione di far loro davvero del male, ma più per spaventarli e tenerli lontani. Accorrono ancora più uomini e alla fine hanno il sopravvento su di lei che decide di arrendersi, “Usa il tuo potere! Liberati!”, le urla l’altra schiava ma lei risponde con molta calma e determinazione: “Se lo facessi li ucciderei, e non voglio diventare anche un’assassina!”, fanno per metterle il collare e la cavigliera che una volta sigillati so che le annulleranno il potere e potranno essere rimossi solo da chi li ha allacciati.
Meglio essere io a farlo, così saprei di poterli rimuovere, urlo al soldato: “No, fermo! Glieli allaccio io, è la mia schiava!”, scendo dal podio sul quale siedo insieme alla mia famiglia e simulando un passo sicuro mi dirigo verso di lei che non fa più resistenza, rassegnata al suo destino. Prendo il collare fine con quella pietra di onice come pendente e glielo faccio scorrere sul collo, poi faccio per spostarle i capelli, come se mi stessi beando famelico della sua figura, pregustando gli atti carnali per cui mi è stata donata, chinandomi, così da poterle parlare in un orecchio e non essere né sentito né visto da nessuno, e le sussurro: “Te li tolgo quanto prima, ok? Non reagire, o sarà peggio!”, le allaccio l’amuleto al collo, poi mi chino ad allacciarle quello alla caviglia ma l’istinto ha la meglio sul buon senso e presa dal senso di soffocamento dovuto alla progressiva perdita di potere dovuta agli amuleti non ancora del tutto sistemati comincia ad agitarsi, a ribellarsi, a scalciare e a urlare, mia madre strilla: “Sì sta ribellando al suo signore, punitela!”, io ormai ho allacciato anche la cavigliera e lei perde tutti i suoi poteri, smettendo di rivoltarsi, ma ormai il comando di mia madre è arrivato forte e chiaro, vengo invitato a ritornare sul mio trono, anzi vengo praticamente spinto a tornare sul mio seggio, la sballottano di qua e di là e la assicurano al palo delle punizioni, a destra del nostro palco, legandole caviglie e polsi attorno ad esso. Lei è inerme, non può muoversi, si avvicina il boia e comincia a frustarla ferocemente, alla prima sferzata il vestito si lacera, lei urla, inarca la schiena per assorbire il dolore delle sferzate via via più violente.
Non riesco a sopportare ancora la vista di quella tortura, la ragazza giace mezza morta legata e abbandonata contro il palo e non reagisce nemmeno più alle scudisciate. “Madre, digli di smettere o lo farò io!”, prego mia madre, ma lei continua a fissare la scena imperturbabile, è una donna molto rigida e ligia al dovere, ogni insubordinazione è da punire duramente per lei, ma questo è troppo! Quella schiava non si è ribellata, anzi, ha detto all’altra di non farlo e le percosse se le prende lei! Questa non è giustizia! “Mamma!”, la prego di nuovo, ma lei non si scompone. “Ora basta! Finiscila subito e liberala!”, urlo in preda al panico e alla frustrazione, alzandomi dal mio scranno, poi cerco di recuperare un po’ il controllo di me stesso per apparire un po’ più duro, autoritario ed imperioso di quando non mi senta davvero dentro e ordino: “Portatela nelle mie stanze e fate venire una curatrice a lenire le sue ferite!”, le liberano i polsi e le caviglie e la sollevano malamente per trasportarla come un oggetto inanimato di cui non avere molta cura, la furia monta dentro di me: “Trattatela con riguardo! È una mia proprietà e chi manca di rispetto a ciò che mi appartiene manca di rispetto a me! Sono stato chiaro?”, “Sissignore!”, viene passata ad un altro soldato che la trasporta tra le braccia come un cristallo prezioso che può rompersi da un momento all’altro, così va meglio!
La guardo finché non scompare dalla mia vista dentro il palazzo reale, appena mi sarebbe stato possibile l’avrei raggiunta e mi sarei premurato di toglierle quei dannati amuleti così che magari potesse guarirsi da sola, sperando che non fosse troppo tardi e fosse già morta. “Siete dei mostri! Cosa le avete fatto!”, urla l’altra schiava, ancora incatenata e immobilizzata a terra dagli uomini, “Zitta tu!”, le urla Tom, più un ammonimento per non finire come la mia schiava che un reale ordine, poi continua: “Come ti chiami, schiava?”, “Victoria!”, gli ringhia la ragazza, “Portate Victoria nelle mie!”, e così anche lei viene trascinata via.
Gordon fa quella ridicola domanda di rito a Tom: “La schiava è di tuo gradimento, allora?”, mio fratello gli risponde con urgenza, probabilmente anche lui ansioso di andare a sistemare le cose con la sua schiava: “Sì, sì, lo è!”, il nostro patrigno allora comincia a blaterare con tono pomposo e altisonante qualcosa circa l’importanza di questo giorno, il nostro compleanno, perché è una tappa che ci avvicina alla nostra meta, l’ascesa al trono, eccetera, eccetera, ma io non lo ascolto più, impaziente di andare ad occuparmi della mia ragazza.


My Space: ciao ragazze... questa storia non è farina del mio sacco ma è stata scritta da Debby, aka Precious Star, scomparsa di recente...
Spero la leggerete in molte!!!!!
Ti vogliamo molto bene, piccola mia!! Manchi a tutti!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


... A Precious Star... ti voglio un bene dell'anima, piccola mia!!!
 
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CAPITOLO 2
 
 
- BILL -
 
Finalmente Gordon tace e la folla si disperde, così io e la mia famiglia possiamo rientrare nel palazzo. Un servo ci invita ad accomodarci nel salone perché sta per essere servita la cena, ma io non ho appetito, voglio solo andare a vedere come sta quella povera ragazza, e comunque al momento sono troppo incazzato con mia madre per aver ordinato di farla frustare per sopportare la sua presenza, così tiro dritto e faccio per varcare la soglia del corridoio che mi immetterà nelle nostre ali private del palazzo, ma mamma mi ferma: “Bill, non mangi?”, io non rispondo alla sua domanda ma mi rivolgo a lei duramente, collerico: “Come hai potuto, mamma, far frustare quella ragazza? Come? Pensi di aver comandato un atto giusto? No! È stata violenza bella e buona e per di più su una ragazza alla quale avevate appena tolto un bel po’ di energie, annullandole i poteri! Prega che sia ancora viva e che sopravviva, perché altrimenti questa non te la perdono! Dio, sei senza cuore!”, me ne vado sbattendo la porta, lasciando tutti attoniti per il mio improvviso scoppio d’ira.
Mi fiondo in camera mia e sdraiata sul mio letto giace quella sventurata, mi avvicino a passo di carica e ordino alla guaritrice di andarsene con un “Vai!” secco e rabbioso, lei scappa in preda alla paura e a me va bene così. Mi siedo sul letto accanto alla ragazza, Marissa, e mi metto a scrutarla per valutare la situazione: sdraiata sulla pancia, sta immobile ma non è incosciente e singhiozza sommessamente, la schiena è stata coperta con delle pezze intrise di qualcosa dall’odore pungente e sgradevole di erbe miscelate e il vestito a brandelli copre a malapena i fianchi e le natiche sul limitare delle ferite. I capelli sono raccolti distrattamente lungo il collo e scompaiono oltre la sua spalla, quasi ci si fosse sdraiata sopra.
Qualche ciocca si è impigliata nel tessuto bianco delle garze e faccio per tirargliene via una, ma lei si scosta bruscamente, con una smorfia di dolore, e mi urla con voce disperata e straziata: “Non mi toccare!”, cerco di rassicurarla: “Non voglio farti del male!”, “A me non sembra, a me piuttosto pare che ti sia goduto lo spettacolo della mia punizione, visto che li hai fatti smettere quando io ero già quasi morta, mio signore!”, mi accusa furiosa, lanciando lampi di rabbia da quegli incredibili occhi blu, arrossati dal pianto, nella mia direzione, mi irrito un po’, ma con chi crede di avere a che fare? “Non era così semplice! Il mio titolo mi impone il rispetto per gli ordini anche se non li reputo gusti quindi non potevo andare contro mia madre! Anzi ho palesemente disobbedito quando ho ordinato al boia di fermarsi e, se non fossi già abbastanza infuriato per quello che ti hanno fatto, mia madre mi avrebbe certamente rimproverato quel mio gesto, compiuto per di più davanti a tanta folla di spettatori!”, “Allora perché almeno non mi hai lasciata morire invece di portarmi qui a farmi curare?”, colgo il senso delle sue parole che mi sconvolgono: “Vorresti morire?!”, “Sì, preferirei di gran lunga morire che dover passare tutte le mie notti a letto con un mostro!”, “È questo che pensi di me?”, le domando amareggiato, “Siete tutti mostri per come trattate noi schiave! Siamo oggetti e non persone per voi!”, rispondo con tono freddo e distaccato perché le parole che mi rivolge sono dure e mi infastidiscono, io non sono quello che lei crede che io sia: “Mi dispiace che tu pensi questo di me. Io ero venuto per cercare di fare qualcosa per lenire il tuo dolore.”, lei mi risponde voltando il capo dall’altra parte, dandomi le spalle: “L’unica cosa che aiuterebbe a lenire il mio dolore, per usare il tuo eufemismo, mio signore, è l’unica cosa che non farai mai e poi mai!”, cosa sta per chiedermi? “E quale sarebbe?”, “Sciogliermi dal vincolo degli amuleti, così da liberare il mio potere di strega per rigenerarmi e guarire le mie ferite.”, avevo immaginato lo potesse fare e ora ne ho la conferma: “Lo puoi fare?”, “Sì, sulla mia pelle non resterebbe nemmeno una cicatrice! Ma so che non mi libererai perché hai paura del mio potere, tutti ce l’hanno!”, mi crede così codardo?! “Io non ho paura del tuo potere!”, si alza a sedere di scatto, il vestito penzola mollemente sul davanti e non le copre i seni, e mi afferra entrambe le mani nelle sue, un gesto implorante e disperato: “Allora spezza il sigillo, solo tu puoi farlo, ti prego, aiutami, mio signore!”, lo avrei fatto di certo, anche senza che mi supplicasse, “Sdraiati!”, le ordino in un sussurro, lei guarda per alcuni brevi istanti nei miei occhi, come a valutare la mia reazione e a cercare di capire dalla mia espressione quale sarebbe stata la mia mossa, poi abbassa lo sguardo, arrossisce e si rimette sdraiata, dandomi ancora le spalle.
Ma che ha da arrossire? “Perché sei arrossita?”, le domando incuriosito, mi risponde in un soffio, curvando le spalle imbarazzata: “Niente, mio signore…”, voglio farmi dire la verità e insisto: “Avanti, dimmelo! Voglio la verità da te, sempre, chiaro?”, le ordino pressante, lei si curva ancora di più per quanto le permettono le ferite e mi risponde con un mormorio indistinto, tanto che faccio fatica a sentire le sue parole: “I tuoi occhi sono molto belli, padrone!”, sorrido, “E così ti piacciono i miei occhi?”, “Sì!”, sussurra imbarazzata, le replico dolcemente: “Beh, anche i tuoi sono molto belli. Un po’ inquietanti forse, soprattutto quando diventano fosforescenti, ma belli!”, lei si volta verso di me e punta il suo sguardo nel mio, poi mi domanda timidamente: “Davvero?”, le sorrido teneramente: “Certo! Dai, mettiti comoda che togliamo questi maledetti amuleti!”, lei mi abbozza un sorriso riconoscente e ricade con la testa sui cuscini.
Muovo esitante le mani verso di lei, sporgendomi sul suo corpo, sperando che questa volta non respinga ancora il mio tocco, e le faccio per toglierle i capelli dal gancetto della collana, lei non si scosta, anzi, alza le mani per aiutarmi a spostare i capelli dal suo collo, raccogliendoli e stringendoli tra le mani, allora io con poche e rapide mosse sgancio la collana e gliela sfilo, facendola scorrere lungo il suo collo e la appoggio sul comodino, di fianco al letto, lei sospira di sollievo. Mi alzo e mi dirigo ai suoi piedi, rimuovo anche la cavigliera e la appoggio vicino alla collana.
Quando mi giro di nuovo verso di lei con la testa per chiederle se ora sta bene, quasi prendo un colpo! La sua pelle in prossimità delle ferite e le ferite stesse brillano di luce propria, lei ha un’espressione di calma beatitudine sul viso e capisco che sta guarendo. Il tempo di rendermi pienamente conto di quel pensiero e la luce scompare, lasciandosi dietro solo una pelle perfettamente liscia e vellutata, come se non le fosse accaduto nulla! “Incredibile!”, mormoro meravigliato e, senza rendermi conto del gesto, passo una mano sulla sua schiena, dove prima c’erano le ferite. Appena mi accorgo del mio gesto quantomeno inopportuno, levo bruscamente la mano, lei mi guarda come se le dispiacesse e fosse triste per qualcosa, ma cosa? Non voglio saperlo, ho già fatto la mia figuraccia quotidiana per oggi con quel gesto da maniaco sulla sua schiena, meglio lasciar correre!
Recupero un po’ di buon senso e le dico con tono pragmatico: “Bene, allora, oltre quella porta c’è un bagno, immagino vorrai come minimo farti una doccia, perciò usalo senza problemi: fruga in giro, dovresti trovarci asciugamani, accappatoi, salviette, eccetera. Il vestito è ormai inutilizzabile: chiederò a una serva di portartene uno nuovo e pulito mentre ti rinfreschi. Dopo rimettiti gli amuleti, sono inutilizzabili ora perché il vincolo è stato rotto, ma ci servono per far credere agli altri che sei ancora priva di potere. Puoi passare la notte qui, oppure nella stanza che ti è stata assegnata, a te la scelta, anche se è chiaro che questa sarebbe più confortevole. Io non ti disturberò, fai con comodo! Ora ti lascio, visto che stai ragionevolmente bene, ma mi raccomando, non fare cazzate tipo suicidarti nel mio bagno, chiaro?”, lei sorride tristemente e annuisce, allora io mi dirigo alla porta e faccio per uscire dalla mia camera da letto, lei mi segue con lo sguardo e appena prendo la maniglia per abbassarla e aprire la porta mi sussurra con tono triste e sconsolato: “Allora te ne vai davvero!”, mi vuole con sé forse? Per questo è triste? “Fammi chiamare da un servo, se hai bisogno di me.”, detto questo me ne vado, senza aspettare una sua risposta, domandandomi se allora tanto mostro non sono ai suoi occhi.
Vado allo studiolo privato mio e di Tom, sperando di trovare un po’ di pace per mettere un po’ d’ordine nella mia testa e ritrovare un po’ d’equilibrio, è stata una giornata lunga, pesante e complicata: ho bisogno di rilassarmi un po’, magari con un bicchierino di qualcosa di forte come accompagnamento. Dentro ci trovo mio fratello, seduto su una poltrona, che fissa il fuoco del camino acceso e scoppiettante, “Come sta?”, mi chiede senza mezzi giri di parole e sapendo che non può essere nessun’altri che io ad essere entrato qui, senza annunciarsi con almeno una bussata di porta, visto che questo spazio è solo nostro, “Sta bene, ora. L’ho liberata dal vincolo degli amuleti, così ha potuto guarirsi da sola.”, il mio gemello si volta sbigottito verso di me: “Cosa? Ma sei pazzo? Sarà una ragazza ingestibile, così!”, gli rispondo con molta tranquillità: “Mi fido di lei.”
 
 
- TOM -
 
Aspetto mio fratello al nostro studio privato, so che verrà qui, quando avrà sistemato le cose con la sua schiava, voglio sapere come è andata e raccontargli quello che ci siamo detti a cena io e mamma, così dopo posso andare ad occuparmi della mia di schiava.
Fa il suo ingresso e gli domando immediatamente, senza volgere lo sguardo verso di lui: “Come sta?”, sono preoccupato per lui: so che Bill ha un’etica tutta sua e che non è rimasto bene con la storia della punizione, quella scenata prima di cena, poi, è stata eclatante! “Sta bene, ora. L’ho liberata dal vincolo degli amuleti, così ha potuto guarirsi da sola.”, mi volto sconvolto verso di lui, che cosa? Ma è impazzito? Non sa che quella tipa ora potrebbe usare il suo potere su di lui? “Cosa? Ma sei pazzo? Sarà una ragazza ingestibile, così!”, gli dico, ad onor del vero, lui mi guarda negli occhi e con molta calma mi dice: “Mi fido di lei.”, o mio Dio! Spero con tutto il cuore che il suo istinto non abbia fatto cilecca e abbia riposto fiducia nella persona sbagliata! “Molto bene!”, gli dico un po’ titubante, poi continuo con tono più sicuro: “Non mi chiedi come è andata la cena senza di te?”, Bill solleva le spalle in un gesto di simulata noncuranza e si siede sull’altra poltrona, di fianco a quella in cui siedo io, e si mette a fissare le fiamme.
Io continuo: “Gordon era stranamente silenzioso e continuava a lanciare occhiate in direzione di mamma, ad un certo punto, lei ha preso parola e ha detto che le dispiace molto per come si sono messe le cose, che non pensava che quel gesto ti avrebbe offeso così tanto, che è profondamente rammaricata per le parole dure che le hai rivolto perché lei in realtà ci vuole bene e quando agisce spera di farlo sempre per il nostro bene. Io ho difeso la tua posizione, sostenendo che però, in questo caso, aveva valutato male la situazione, facendo punire la ragazza sbagliata perché, a rigor di logica, quella che si stava ribellando era la mia schiava e non la tua, quindi sarebbe stato più giusto punire la mia e non la tua, che aveva solo reagito d’istinto per essere stata insultata e malmenata e poi che stava solo cercando di sopravvivere alla momentanea sensazione di soffocamento dovuto all’attivazione degli amuleti!”, Bill si alza in piedi e si dirige al tavolino degli alcolici e si versa un bicchiere di scotch, “Ti ringrazio per aver difeso la mia posizione, Tom, lo apprezzo molto!”, butta giù un dito di liquore e torna a sedersi in poltrona, “Figurati, non c’è di che! E comunque noi dobbiamo essere sempre uniti visto che fra due anni governeremo il regno insieme!”, gli dico, a onor del vero, Bill sorride e ribatte: “Sì, ma le faccende amministrative sono tue, eh?!”, già, il mio fratellino è una capra nell’amministrazione e nella contabilità! Ridacchio: “D’accordo, solo se tu ti occuperai delle questioni di previdenza sociale e sanitaria, in quelle sono io la capra!”, ride di gusto e risponde: “Affare fatto!”, gli do un’affettuosa pacca sul ginocchio e gli dico: “Bene, fratellino, ti lascio al tuo drink! Io mi ritiro nella mia stanza, buona notte!”, “Notte, Tom!”, mi saluta a sua volta e io lo lascio lì, seduto su quella poltroncina a guardare il fuoco e sorseggiare il suo scotch.
Quando arrivo in camera mia, ci trovo la mia schiava, seduta sulla panca sotto la finestra, a guardare la notte, con sguardo malinconico e con una mano appoggiata al vetro, come se provasse nostalgia del mondo esterno. “Victoria!”, la chiamo forte e chiaro, lei si volta lentamente verso di me e percorre con lo sguardo la mia figura da capo a piedi: so che cosa vede, un ragazzo con le treccine legate in una coda, vestito con jeans larghi, canottiera aderente e camicia lasciata aperta, dilatatori alle orecchie, piercing al labbro e barbetta incolta, la spada l’ho lasciata nel mio deposito privato, fuori da quella stessa porta, quindi, se sta valutando il suo avversario per attaccarlo e malmenarlo, sa che sono disarmato.
Lei abbassa la sguardo sulle sue mani, allacciate in grembo, e mi sussurra: “Mi dispiace, mio signore, per aver fatto passare dei guai a quella ragazza, non se lo meritava…”, le ribatto bruscamente: “Infatti! Saresti stata tu quella da punire per esserti ribellata a quel modo e per tutto quello che hai detto! Forse dovrò farlo io!”, la minaccio, lei si alza in piedi e si dirige verso di me, poi si inginocchia a capo chino ai miei piedi, e così conosce i comportamenti che devono assumere le schiave con i loro signori, eh? O glieli hanno insegnati prima di essermi stata regalata, oppure è una schiava già da tempo, quale delle due? Prima o poi glielo chiederò. “Così sia, mio signore, lo merito! Fai di me quello che vuoi! Ma prima potrei avere l’ardire di fare una richiesta?”, mi dice in tono mesto, “Parla!”, le ordino lapidario, alza il capo per guardarmi negli occhi e mi dice: “Posso chiederti come sta, padrone?”, prendo un respiro profondo, questa ragazza mi confonde, è troppo ligia al dovere e all’onore, per essere una che sta tirando a campare! Mi ricorda molto l’etica dei soldati il suo atteggiamento remissivo e rispettoso degli ordini, mi riprometto di studiarla attentamente questi giorni per capire se ho ragione nelle mie valutazioni. “Sta bene, Bill si sta occupando di lei e la tratterà con rispetto.”, le dico per amore di verità, lei china di nuovo il capo e sussurra sollevata: “Sono contenta!”, le giro intorno e mi dirigo all’armadio, dove ripongo la camicia che mi tolgo.
“Sdraiati sul mio letto!”, le ordino perentorio, poi continuo: “Adesso vedremo quanto eri onesta e sicura quando mi hai chiesto di fare di te ciò che voglio!”, la vedo guardarmi allarmata, deglutire, poi dirigersi rassegnata verso l’enorme letto e sdraiarcisi sopra, a braccia e gambe spalancate, come un agnello sacrificale legato all’altare del sacrificio. “Togli il vestito!”, le comando con un sussurro roco, è proprio una bella donna e mi sta già facendo perdere la testa!
Lei si slaccia i molti bottoncini a forma di perla sul corpetto dell’abito blu notte che porta, con mani sicure e ferme, poi si solleva a sedere e lo fa scivolare giù dalle spalle, per poi calciarlo via da una gamba e dopo dall’altra, buttandolo a terra, porta una guepiere sotto e le dico di togliersi anche quella, di togliersi tutto, finche non rimane nuda, sdraiata sul mio letto. Mi libero degli abiti in fretta e furia e mi sdraio su di lei, già più che pronto a consumare il mio rapporto con lei. Comincio ad accarezzarla e baciarla ovunque per prepararla ed eccitarla a ciò che stiamo per fare, lei si inarca, spalancando la bocca, un muto gemito di piacere che mi spinge a titillarla ancora di più con le mie mani e la mia bocca, sui seni e in mezzo alle gambe. La sento incredibilmente bagnata e questo mi manda fuori di testa, amo che una donna si bagni così per me, non potendo contenere il suo desiderio struggente di me. Dio, che spettacolo che è sotto di me, i capelli allargati a ventaglio sui cuscini, aggrovigliati attorno ai miei bicipiti! È una donna bellissima e io la voglio, la voglio tutta, voglio ogni centimetro di lei, per eccitarla e coccolarla, per stimolarla e accarezzarla, per bramarla e vezzeggiarla. Ci do dentro alla grande con la lingua, mentre la bacio con trasporto, poi entro dentro di lei con una vigorosa spinta, afferrandole saldamente le cosce per spalancarle di più, sentendola irrigidirsi per un momento e lasciarsi scappare un ansito. “Va tutto bene?”, le domando con un sussurro roco, stringendo i denti nello sforzo di dominarmi, “Sì!”, bisbiglia senza fiato. Scivolo fuori e poi sprofondo di nuovo dentro di lei, gemiamo insieme, lei stringe convulsamente le lenzuola, e a me non sta bene per niente. “Voglio le tue mani su di me, mentre siamo a letto insieme, hai capito?”, le dico serio, afferrandole il mento con una mano per farmi guardare bene negli occhi, lei annuisce e, per dimostrarmi appieno di aver capito, mi mette le mani sulla schiena, stringendosi a me. Soddisfatto, comincio a muovermi sul serio dentro di lei, a ritmo costante e spietato, portando entrambi sull’orlo dell’orgasmo. Ci perdiamo nel vortice del piacere che ci stiamo dando e lei viene per prima, lasciandosi andare ad un urlo forte, “Signore!”, è come se ci fosse una nota sbagliata in quello che sento pronunciato da lei ma non me ne curo al momento, sto per arrivare all’apice anch’io, vengo come non mi è mai successo prima, con un senso di appagamento che non ha mai avuto eguali in tutte quelle occasioni di sesso che ho sperimentato in vita mia, affondo un altro paio di volte dentro di lei e la seguo, gemendo il suo nome: “Victoria…”, immobilizzandomi e svuotandomi dentro di lei.
Sono ancora affondato in lei e comincio ad eccitarmi di nuovo, vendendola così, abbandonata e paga, con la schiena inarcata e senza fiato, sotto di me, con quegli occhi color ametista velati e socchiusi, i capelli tutti arruffati e in disordine, e così, dopo qualche minuto, sono pronto a ricominciare, e lo faccio, ancora e ancora, pompando dentro di lei ad un ritmo sfiancante e sfibrante, finché non crollo sfinito dalla parte libera del letto, dopo non ricordo più nemmeno quanti orgasmi che ci siamo regalati, lasciando lei mezza svenuta lì, nel mio letto, e me completamente privo di forze.
“Bene, Vichy, molto bene!”, le mormoro appagato e lei geme, rannicchiandosi in posizione fetale, la guardo mentre, con le ginocchia strette al petto, cerca di far tornare regolare il suo respiro, sconvolta e distrutta: non sono stato particolarmente gentile nei suoi riguardi, ma lei mi è stata dietro alla grande, adattandosi a me, non deludendomi mai! “Vieni, qui, vicino a me!”, le ordino dolcemente, tendendole una mano, lei l’afferra e striscia verso di me. Copro entrambi con le coperte e le faccio poggiare la testa sul mio petto, avvolgendola con le mie braccia, per tenerla salda al mio fianco, mentre ci addormentiamo. “Non ti dispiace, vero, se ti chiamo Vichy?”, la sento scuotere la testa contro il mio petto e sussurrarmi: “No, mio signore, puoi chiamarmi come vuoi!”, la abbraccio più stretta e le dico: “Molto bene, Vichy sia, allora! Sei stata molto brava, questa sera, mi hai soddisfatto, sempre, perciò magari possiamo saltare la punizione per questa volta! Ora dormi!”, la sento sorridere, più che vederla, e mi pare di sentire un malizioso: “È stato un piacere!”, ma non ne sono certo.
Non mi sono ancora del tutto abbandonato al sonno quando la sento scivolare via dalla mia stretta, rivestirsi velocemente e lasciare la mia stanza chiudendosi delicatamente la porta alla spalle, non prima di avermi sussurrato: “Buon compleanno, Tom!”, sorvolo su quella mancanza di rispetto nell’aver pronunciato il mio nome senza permesso, anche perché, non so per quale motivo, mi piace sentirlo dalle sue labbra, era forse questo che volevo che pronunciasse al momento del raggiungimento dell’appagamento?
 
My Space:  eccoci con un nuovo cap! Qui si entra in po' più nel vivo della storia... e scopriamo qualcosa in più dei personaggi!!!!
Un grazie infinito a _Vesper_ e Lia483 per aver recensito il precedente capitolo, mi ha fatto un enorme piacere leggere le vostre parole; un grazie va anche a Layla7, Lia483 e Rabbit001 per avere inserito questa storia tra le seguite e di nuovo a _Vesper_ per averla messa tra le ricordate; infine un grande grazie anche a chi legge soltanto...
A presto con il prossimo cap!!!!

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


... A Precious Star... Ci manchi!!!!

 
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CAPITOLO 3
 
 
- BILL -
 
Passando per l’ala della servitù, quella mattina, sento la mia schiava parlare con quella di Tom, rifugiate nelle cucine. Non l’ho più trovata nel mio letto, quando sono tornato in camera mia, ieri sera, e un po’ mi è dispiaciuto! Fregandomene alla grande dell’etichetta che mi era stata inculcata fin da bambino, mi metto bellamente ad origliare, sperando vivamente che un servo non mi faccia scoprire, passando di qui per caso. Sento Victoria chiedere alla mia schiava: “Allora?! Come è andata la tua prima notte con il tuo nuovo signore?”, Marissa le risponde: “Sorprendente bene, rispetto a ciò che mi aspettavo!”, “Sorprendentemente bene?”, le domanda perplessa l’altra, “Non mi ha toccata! Non mi ha toccata affatto, anzi, ieri sera non ha preteso nulla!”, le dice sorpresa Marissa, ma per chi mi ha preso, davvero per un mostro? Quando è arrivata in camera mia era praticamente mezza morta per tutte le frustate e fustigate a sangue che aveva preso e si era rigenerata solo dopo che ho rotto il sigillo degli amuleti contenitivi, cosa si era aspettata che facessi dopo? Che le saltassi addosso e la scopassi furiosamente, mentre era ancora in convalescenza?! Ridicolo!
L’altra ribatte: “Stai in campana! Prima o poi lo farà! Il mio ieri sera mi ha toccata eccome, invece!”, sento un sussulto di Marissa e poi le sue parole lievi e delicate: “E come è andata? È stato gentile?”, “No, per niente!”, le risponde dura quell’altra, “Oddio!”, sento Marissa pronunciare con voce strozzata e Victoria ribattere: “Tranquilla, sono una guerriera, sono abituata ad incassare colpi!”, mio fratello l’ha picchiata?! Mi auguro che sia metaforico! Poi Victoria continua: “E comunque, non è che mi sia dispiaciuto! Anzi! Ci sa fare a letto, sai? È stato piacevole!”, oddio, meno male che mio fratello l’ha soddisfatta! Marissa interviene: “Senti, non voglio risultarti indiscreta, ma… come ti stai proteggendo da una possibile gravidanza?”, l’altra risponde pragmaticamente: “Non lo sto facendo e basta! Quando ero con il mio precedente padrone, mi facevano bere un tonico schifoso, ma non so la ricetta, perciò non saprei farlo!”, le dice incerta la mia schiava: “Se vuoi, e se ti fidi della mia magia, posso farti un incantesimo tutte le mattine dopo che hai giaciuto con il tuo padrone per scongiurare la possibilità di rimanere incinta…”, “Come fai, ora? Ti ricordo che indossi ancora gli amuleti contenitivi!”, “Il principe Bill ha rotto i sigilli ieri sera, li porto per fingere di essere ancora inoffensiva ma ormai sono inutili!”, “Ah, ecco perché sei guarita così in fretta! Che allocco il tuo principe! Adesso sfrutterai il tuo potere a tuo vantaggio per ottenere ciò che vuoi da lui, vero?”, sono sconcertato! L’ho liberata ieri notte, dandole fiducia, ma non ho proprio pensato che potesse bluffare, in quel caso le conseguenze delle mie azioni sarebbero catastrofiche! “No, non lo farò!”, le risponde attonita Marissa e io tiro un sospiro di sollievo, poi continua: “Nonostante quello che in genere la gente crede di noi streghe, non siamo tutte delle stronze, frigide e opportuniste. Io non lo sono! Io sono onesta, leale e fidata. Chi mi fa un torto subisce un torto, che mi fa un favore riceve un favore!”, “Allora perché ti offri di aiutare me che non ti ho fatto nessun favore?”, le replica convinta: “Beh, con te è diverso! Tu sei mia sorella di sventura!”, “Sorelle di sventura… Mi piace, suona bene!”, le ribatte, euforica, Victoria, ridacchiando, poi continua: “Ha qualche ripercussione su di te l’incantesimo anticoncezionale?”, le chiede esitante.
E così, la guerriera è altruista, eh? “No, affatto!”, “D’accordo, allora fallo! Quando vuoi, sono pronta!”, non sento la risposta, probabilmente nemmeno le risponde, ma vedo un lampo di luce gialla, poi sento di nuovo la voce di Marissa: “Dedichiamoci alla colazione, ora, tu ne hai bisogno: ti sentirai un po’ debole per le prossime due, tre ore, soprattutto alle prime volte, nutrirti come si deve aiuterà il tuo recupero.”, Victoria le sussurra riconoscente: “Grazie!”, “Di nulla!”, per un po’ c’è solo silenzio, interrotto dal breve tintinnio delle posate sulla ceramica, poi Victoria rompe il silenzio: “Senti, ma tu ti ricordi il giorno che sei diventata una schiava? Io lo rammento bene!”, “Anch’io lo ricordo. Ti hanno dichiarata subito schiava sessuale?”, “Sì, tu no?”, “No, per un po’ sono stata una schiava guaritrice, per via dei miei poteri magici, poi un porco maniaco, notando quanto potessi essere desiderabile dal punto di vista sessuale, per via del mio aspetto piuttosto piaccente, mi ha venduto come tale, ed eccomi qui! A te come è andata?”, “Ero una guerriera, una soldatessa, quando sono stata sconfitta in battaglia, sono diventata un bottino di guerra per i miei nemici!”, voglio continuare ad ascoltare i loro discorsi ma sento dei passi avvicinarsi e capisco che è il momento di tagliare la corda. Mi rifugio nell’ombra e attendo di capire dove sono diretti, poi mi dirigo spedito al mio studio per dedicarmi ai miei affari.
 
 
- TOM -
 
Mi sono alzato presto stamattina, perché ho avuto la strana sensazione che mi mancasse qualcosa, poi mi sono ricordato di Victoria, mi ha già dato assuefazione quella dannata ragazza! Scendo nelle cucine, dove sono sicuro di trovarla, per parlare un po’ con lei, voglio scoprire qualcosa su di lei, chiarire certi dubbi che mi sono sorti la notte scorsa, vedendola così arrendevole. Entro e la trovo seduta al tavolo a fare colazione con la schiava di Bill e sembrano andare molto d’accordo, tra l’altro, mi avvicino a lei e le lascio un bacio sulla fronte, un gesto possessivo che mi stupisco nel ritrovarmi a fare, “Buon giorno, Vichy! Dormito bene?”, la vedo notevolmente stupita delle mie attenzioni, i suoi occhi d’ametista brillano sconvolti, Dio, non sono mica una bestia io, eh, per quanto lei lo creda! “Sì, grazie, molto bene, mio signore!”, mormora, abbassando lo sguardo, le alzo il capo con il mento e le sorrido rassicurante, poi la bacio sulle labbra, brevemente, troppo brevemente, ma non siamo soli e non mi va di dare spettacolo.
Lei mi sorride radiosa, come se con quel gesto le avessi ravvivato la giornata, gongolo di soddisfazione e mi siedo di fianco a lei, avvolgendole la vita con un braccio, altro gesto possessivo che mi lascia stupito di me stesso, ma che cazzo mi prende oggi, eh?! “Allora, cosa combinate, voi due, sole solette, in questa grande cucina?”, domando loro, simulando noncuranza, “Stiamo facendo colazione e intanto parliamo un po’!”, mi risponde Vichy, tutta contenta, “E di cosa parlate?”, domando incuriosito, “Magia!”, esclama con aria misteriosa e maliziosa, contraendo e distendendo armonicamente le dita davanti alla mia faccia, come agiterebbe in aria le zampette un ragnetto agonizzante. L’altra ridacchia, io scuoto la testa rassegnato, merda, questa ragazza mi farà uscire di testa, già lo so!
Le lascio ai loro affari, le saluto e mi dirigo allo studio mio e di Bill, dove ci trovo il mio gemello intento a leggere dei documenti alla scrivania di mogano, vicino alla finestra. “Ehi, fratellino! Come va?”, “Bene!”, mi risponde Bill, senza alzare gli occhi dal documento che legge, “Stamattina sono andato a trovare Vichy, giù in cucina…”, “Vichy?”, mi domanda Bill alzando di scatto gli occhi verso di me, “Ehm, sì, insomma, Victoria, la mia schiava…”, gli rispondo imbarazzato, stringendomi nelle spalle, lo so che è strano che un tipo come me, che se ne è sempre fregato delle donne, le abbia dato un soprannome, ma che male c’è? Posso avere anch’io ogni tanto dei moti di dolcezza, no?! “Ah, Victoria, ok, quindi?”, mi domanda mio fratello riscuotendomi dai miei pensieri, “Quindi era insieme alla tua di schiava!”, ritorna a fissare il documento: “Sì, lo so!”, mi dice con voce piatta e incolore, “Lo sai?”, domando stupito, “Sì, le ho sentite parlare mentre passavo di lì…”, mi risponde con lo stesso tono di voce, non mi convince, ma non insisto su questo, c’è qualcosa che mi interessa di più: “Cosa si dicevano?”, Bill sembra ponderare le parole prima di rispondermi: “Parlavano di quando sono diventate schiave.”, “E?”, lo incalzo, “E… la tua era una guerriera…”, ah, il mio fratellino ha capito al volo dove volevo andare a parare! E mi ha risparmiato anche la fatica di studiarla da vicino in questi giorni per capirla un po’. Guerriera… sì, ha senso: ossequio per gli ordini, rispetto per il suo signore, senso del dovere, orgoglio e forza… sì, decisamente una guerriera! “E la tua?”, lui si rabbuia un attimo, poi mi risponde con un filo di voce: “Non lo so… Non l’ho capito… So solo che è una strega!”, “Ok!”, mi accomodo vicino a lui e sottopongo alla mia attenzione qualche documento che sembra importante, imitando quello che sta facendo Bill.
 
 
My space: ma guardate un po' voi che origliatore Bill!!!! Ma sono cose che si fanno, dico io???? Capitolo di passaggio e anche un po' cortino... serve a chiarire un po' le psicologie dei personaggi... spero vi piaccia cmq, tanto quanto è piaciuto a me quando l'ho letto la prima volta!!!!!
Spazio ringraziamenti: un grazie enoooooorme a _Vesper_ , jada1984, Rabbit001, _Fedenziana_Killer_ e Lia483 per aver commentato il precedente capitolo, cinque recensioni in un solo cap! Wow, non ci potevo credere! Un grazie va a tea_93 e _Fedenziana_Killer_ per aver inserito questa storia tra le seguite e a jada1984 per averla inserita tra le preferite. Grazie anche a chi legge semplicemente.


 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


... A Precious Star... sei parte di me!

 
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CAPITOLO 4
 
 
- BILL -
 
È passata più di una settimana da quando Marissa è arrivata da me e, sinceramente, non so più come fare per starle lontano. Lei insiste ogni volta che mi incontra per chiedermi come mai io e lei non siamo già finiti a letto, come se il fatto di non aver ancora fatto sesso con me la stia facendo venire meno ai suoi obblighi e doveri: in un certo senso è così, perché lei è una schiava sessuale, ma io non la considero come tale e non voglio concedermi subito, voglio che capisca che è anche lei a voler giacere con me, per usare la sua terminologia arcaica, che non sono solo io che voglio portare a termine le cose tra noi.
So che non mi è del tutto indifferente, me lo ha fatto capire già dalla prima sera, quando mi ha detto che le piacciono i miei occhi, e poi ho continuato a cogliere i segnali, quando la vedo guardarmi di sottecchi e arrossire. Mi domando distrattamente quanti anni possa avere per essere una che ancora arrossisce alla vista di un ragazzo, come un’adolescente alla prima cotta. Mi ripropongo di chiederglielo, prima o poi.
Sto vagando per il palazzo, annoiato, e la penso: visualizzo nella mia mente la sua figura e il suo viso, contornato da quei capelli selvaggi e eccitanti e sul quale spiccano quegli occhi spaventosamente belli. Ad un certo punto, mentre attraverso il corridoio che conduce allo studio mio e di mio fratello, sento un pianto sommesso, mi fermo di colpo e comincio a guardarmi in giro: nascosta nel buio di una nicchia sotto una delle tante finestre, che dal lato destro del corridoio si aprono sul portico esterno, sta rannicchiata, con le ginocchia al petto, avvolte dalle braccia, e la testa poggiata sopra, Marissa. Corro da lei e mi inginocchio ai suoi piedi, appoggiandole una mano sulla spalla: “Marissa! Che hai? Stai male?”, le domando con apprensione, lei si mette a singhiozzare più forte e tra le lacrime mi dice con voce sofferente: “Vai via!”, ma che le prende? “Marissa, cosa c’è? Parlami!”, alza la testa di scatto e mi guarda con quei suoi inquietanti occhi blu.
“Perché non vuoi condividere il tuo letto con me? Sono così brutta?”, brutta lei? Ma è pazza? “Certo che no! Sei bellissima, Marissa, credimi!”, lei mi domanda con voce disperata: “Allora perché non mi hai ancora chiesto di stare con te?”, rispondo alla sua domanda con un’altra domanda: “Perché è così importante per te venire a letto con me?”, quasi mi urla addosso: “Perché questo devo fare! Ma tu non mi vuoi e io mi sento inutile, inadeguata, brutta, indesiderata! Se non ti piaccio, sostituiscimi con qualcuna che ti ispiri di più e vendimi, ma non tenermi qui a non fare niente! Così mi uccidi!”, o cazzo! Capisco di aver tirato troppo la corda con questa storia del farla penare e del farmi volere da lei e adesso lei soffre. Le dico la verità: “Volevo aspettare di capire se sono io a piacere a te! Non voglio fare sesso con una donna che non prova il minimo di attrazione per me, è degradante, capisci?”, lei mi guarda con un barlume di speranza negli occhi e annuisce calmandosi un po’.
“Allora sono davvero di tuo gradimento?”, mi domanda incerta, “Sì, Marissa, sì!”, asserisco serio, fissando lo sguardo nei suoi occhi arrossati dal pianto. Mi alzo in piedi e le tendo una mano per aiutarla a sollevarsi, il vestito nero scivola sul suo corpo, mentre si alza, fino a tornare a coprirle i piedi, avvolti in quelle simpatiche ballerine bordeaux. Le prendo il viso con entrambe le mani e poso le mie labbra sulle sue, persuasivo ed esigente, facendo spazio con il mio labbro affinché lasciasse un varco per la mia lingua, lei tentennante socchiude le labbra e appoggia le sue mani sui miei avambracci. Io accarezzo la sua lingua con la mia e ci gioco dolcemente, teneramente, lei rabbrividisce e si spinge languidamente contro di me, dunque mi vuole! Bene, allora magari stasera posso anche esaudire uno dei suoi desideri. Mi faccio più incalzante e pretenzioso nel mio assalto alle sue labbra e lei esita, è come se questo fosse il suo primo bacio di tutta la sua vita. Sei mai stata con un uomo, Marissa? Sono io il primo? Mi vuoi solo per spuntare dall’elenco delle cose da provare nella vita questa esperienza? Vorrei chiederglielo, ma non ho il coraggio, anche perché temo la sua risposta. Mi stacco da lei a malincuore e le sussurro sulle labbra, continuando a stringere i lati del suo volto: “Questa sera, quando sarà ora di andare a letto voglio trovarti ad attendermi nella mia stanza, hai capito?”, rabbrividisce, non so se di piacere o per reazione al mio ordine, ma non me ne curo poi molto. Questa sera la piccola avrà ciò che ha tanto atteso!
Quando, dopo cena, arrivo in camera, la trovo seduta ai piedi del letto, con addosso una succinta camicia da notte, che accarezza e alliscia distrattamente le coperte. Quando alza lo sguardo su di me arrossisce imbarazzata e lo riabbassa subito, a fissare un punto del pavimento di fronte a sé. Avanzo verso di lei e arrivo ai suoi piedi, porto due dita a sollevarle il mento così che sia costretta a fissarmi negli occhi, i nostri sguardi si incrociano, il mio ardente e il suo terrorizzato. Ahi, così non va bene! “Cosa c’è?”, le domando con un filo di voce, mi risponde timidamente: “Non ho mai fatto niente del genere prima, non sono mai stata con un uomo.”, dunque è vergine. L’avevo sospettato oggi pomeriggio quando l’avevo baciata. “Ti serve un momento per te stessa? Per farti forza e coraggio, magari?”, lei annuisce e mi domanda implorante: “Potrei usare per un attimo il tuo bagno, mio signore?”, le rispondo gentilmente: “Non hai bisogno di chiederlo, vai!”, lei vi si fionda dentro, chiudendosi la porta alle spalle. Io comincio a girovagare irrequieto per la stanza.
Mi guardo allo specchio mentre aspetto che esca dal bagno: ci vedo un ragazzo vestito di jeans neri stretti e camicia bianca, un po’ aperta, con stivali bassi borchiati, con una cresta bionda schizzata in aria e i capelli tagliati corti ai lati della testa, barba, disseminato di piercings e tatuaggi ovunque. Come faccio a piacerle? Magari sono davvero solo gli occhi che le piacciono di me, ma sono dei comunissimi occhi nocciola dal taglio un po’ allungato a mio parere, come possono essere così irresistibili per lei? Forse per questo non riesce a lasciarsi andare con me, perché fondamentalmente io non le piaccio e trova passabili solo gli occhi, eppure l’ho sentito il suo desiderio per me, questo pomeriggio! Non ci si poteva sbagliare a riguardo! Ah, basta sproloqui mentali! Aspetterò il suo ritorno per valutare la situazione e il da farsi. Sento la maniglia del bagno venire abbassata lentamente, mi volto per guardare da quella parte e noto la testa di Marissa fare capolino nella stanza, prima del resto del suo corpo.
La invito a raggiungermi con un cenno della testa e lei, ondeggiando sinuosamente nella seta impalpabile che le copre appena il corpo, mi ubbidisce. Le sollevo le braccia e le porto sulle mie spalle, poi la stringo per un fianco e per la base della schiena e la sollevo, fino a portarla alla mia altezza. La infiammo con il mio bacio ed esulto quando la sento stringersi forte al mio collo e infilare le dita tra i miei capelli. La prendo in braccio, lei mi avvolge la vita con le gambe in gesto automatico, e la porto fino al letto. La faccio distendere sopra e mi sporgo sopra di lei per baciarla ancora, poi mi sollevo e faccio per spogliarmi. Lei si tira su a sedere di scatto e ferma la mia mano posata sul primo bottone da slacciare della camicia, “Posso farlo io?”, mi domanda bisbigliando, le faccio un ampio sorriso: “Accomodati!”, le sussurro, che intraprendente! Mi piace.
Lei, tremante, si mette a sbottonare la mia camicia e a sfilarmela dalle spalle, poi passa ai pantaloni e lì ha un’esitazione, faccio per sostituire le mie mani alle sue ma lei mi blocca: “No!”, esclama convinta e mi allontana le mani, rimettendosi ad armeggiare con la cerniera dei jeans. Mi passa le mani sotto il tessuto e me lo fa scivolare lungo le gambe, io no esco e la fermo quando fa per togliermi anche i boxer, per quelli non è ancora il momento. La spingo sul letto così che sia distesa di nuovo e mi sdraio su un fianco, accanto a lei. La bacio e sento che comincia ad agitarsi, sa che stiamo per arrivare al dunque e io la desidero, la voglio, la bramo!
Mi posiziono sopra di lei, senza pesarle addosso, e comincio a percorrere il suo corpo con le mie mani, passando sotto la camicia da notte e nel frattempo sollevandola al mio passaggio, lei si inarca e io ne approfitto per sfilarle il tessuto dalla testa e lanciarlo via. Noto con soddisfazione che sotto non indossa niente, tolgo anch’io l’ultimo indumento che mi copre e riprendo a far scorrere le mie mani su di lei, nel mentre le bacio la gola, le spalle, le clavicole, lo sterno. Il suo corpo così eccitante erode il mio autocontrollo, ma voglio assaggiarla di più e portarla al limite prima di reclamarla come mia. Voglio possedere quei seni perfetti con mani e bocca, mentre lei si aggrappa alle mie spalle conficcandomi le unghie nella pelle, voglio sentire quelle gambe eccitanti, aperte per me, attorcigliate a me e tremanti mentre io la porto al culmine del piacere, voglio osservare quel magnifico viso dalla bellezza classica ed eterea arrossarsi e contrarsi mentre si abbandona alle mie cure.
Usando come guida i suoi ansiti e gli spasmi dei suoi muscoli, imparo quali sono i picchi e le vallate del piacere di Marissa, capisco quando è prossima al limite e come tenerla in sospeso, sul filo del rasoio. Dio, il sesso è potere, e in quel momento è tutto nelle sue mani, Marissa è priva di difese, vulnerabile, in balia del mio volere, e questo mi piace da morire. “Ti prego, mio signore!”, mi prega con quell’affanno roco che le esce dalle labbra, “Non ancora, piccola!”, le sussurro di rimando. Mi piace il dominio che esercito su di lei mentre la sento urlare in preda al desiderio selvaggio e incontrollabile che la pervade come una burrasca, ancora e ancora, “Padrone!”, grida, “Io sono Bill!”, le ringhio nelle orecchie, “Bill!”, geme, “Di’ il mio nome!”, le ordino ansimante, “Bill!”, ripete in un sussurro, “Più forte, voglio sentirti!”, le dico impaziente, torturandola con le mie mani, “Bill! Bill! Bill Kaulitz… Bill!”, la sua voce è un climax in crescendo, mentre viene, affondando ancor di più le dita nella mia carne.
Quando si abbandona all’orgasmo, scivolo dentro di lei, lacerando la sua verginità, Marissa urla di nuovo, ma questa volta so che non è per il piacere, ma per il dolore, aspetto che passi il momento, immobilizzandomi dentro di lei e accarezzandole quella massa scomposta, arruffata e selvaggia di capelli color fuoco, la sento rilassarsi e allora vado più in profondità, spingendomi ancor più dentro di lei, penetrandola fino in fondo, lei urla un’altra volta, un suono strozzato ed eccitato che libera il mio piacere. Mi muovo dentro e fuori, implacabile, lei si solleva per me, per venirmi incontro, i nostri corpi scintillano per il sudore dello sforzo e della bramosia, lei si perde nel mio ritmo concitato, rispondendomi con altrettanta foga, come se fosse pervasa da una furia cieca e inarrestabile, e mi piace da impazzire, mi manda letteralmente fuori di testa.
Lei tenta di parlare, ma l’unica cosa che ne viene fuori è il mio nome, una preghiera straziata e implorante, “Bill!”, geme e continua a gemere, “Va bene così, piccola, sentimi!”, le ordino dolcemente, continuando a spingere dentro di lei, finché non c’è più nient’altro e veniamo insieme, nello stesso momento, lei giace stupefatta e senza fiato sotto di me e io crollo con tutto il mio peso su di lei, come un sasso, sfinito per quest’incontro tempestoso e senza esclusione di colpi.
“Bill, non respiro…”, geme Marissa ad un certo punto, ha perfettamente ragione, la sto schiacciando con la mia mole, rotolo di lato, trascinandola con me. Porto le mani dietro la testa e mi metto a contemplare il soffitto, mentre lei sta avvinghiata a me come un rampicante, ci sono un milione di domande che vorrei farle, alcune che premono più di altre, ma non trovo la forza di cominciare a parlare. Lei sembra voler rompere il ghiaccio per prima: “Cosa ti turba, mio signore?”, mi domanda titubante, passando un dito sulla ruga che si è formata tra le sopracciglia quando ho aggrottato la fronte, forse temendo di offendermi impicciandosi degli affari miei, “Quanti anni hai? Sembri così giovane… più giovane di Victoria!”, lei si separa da me, mettendosi seduta sul letto e avvolgendosi le gambe strette al petto con le braccia, “Avresti preferito che avessi qualche anno in più, come Victoria?”, mi domanda imbarazzata e diventando rossa in viso, “Non sto dicendo questo, sto dicendo che sei più giovane di lei e che vorrei conoscere la tua età!”, le rispondo un po’ irritato, possibile che debba sempre dimostrarsi così restia a parlare di sé e a rispondere subito ad una domanda? Perché non si fida mai di ciò che le assicuro io, poi?
“Ho diciott’anni…”, bisbiglia, nascondendo il viso sulle ginocchia, beh, almeno è maggiorenne! Cazzo, è proprio una ragazzina! Victoria è certamente più vicina a noi di età. Improvvisamente, realizzando appieno il senso di ciò che ha detto, sento un moto di protezione per questa piccola, giovane e innocente ragazza che si è concessa ad un uomo questa sera per la prima volta in vita sua. “Sei molto giovane, avrai bisogno di maggiore protezione dal mondo, allora!”, le sussurro malizioso, lei alza la testa di scatto e si gira a guardarmi allarmata: “Che vuoi dire, padrone?”, o mio Dio, quanto mi secca che si rivolga a me con quel “padrone” o quel “mio signore”! Ma non posso farci nulla, purtroppo! “Voglio dire che ho intenzione di preoccuparmi che tu ti sposti sempre con una scorta pronta a badare alla tua incolumità, piccola mia! Sei troppo tenera e ingenua per muoverti per questo schifo di mondo da sola!”, lei abbassa lo sguardo e sussurra amareggiata: “Temo non ce ne sia bisogno visto che, in quanto schiava, non mi è permesso uscire da sola dal palazzo, mio signore…”, ha ragione, se la dovessero beccare fuori da queste mura senza di me la ammazzerebbero in un batter d’occhi. “Senti, a me non va che stai tutto il giorno nell’ala della servitù, perciò mi chiedevo se magari ti andasse di stare da me. Vedi, io e Tom abbiamo uno studio privato a cui abbiamo accesso solo noi, magari ti andrebbe di stare lì un po’ di tempo, anche quando non ci sono io! A lui non da certamente fastidio e ci sono molti libri, se ti piace leggere, un bel camino, vicino al quale scaldarsi, e la vista dalla finestra è mozzafiato! Che dici?”, lei si stringe ancora di più a sé e mi risponde esitante: “Dico che sei molto generoso, mio signore! Non dovresti disturbarti così tanto per me…”, “Nessun disturbo!”, asserisco convinto, “Accetti?”, continuo speranzoso, “Sì, grazie, padrone, sei gentile!”, sorrido e la spingo a sdraiarsi di nuovo sul letto, stringendola tra le braccia e baciandole i capelli, attendendo di prendere sonno.
 
 
- TOM -
 
Questa mattina mio fratello mi sembra particolarmente rilassato e felice, ho il sospetto che la notte appena trascorsa si sia dato alle grandi manovre! Finalmente! Dio, è una settimana che Bill non fa altro che evitarla come la peste! Io dico, se non vuoi farlo, sei uno stupido a parer mio, e fin qui non ci piove, ma almeno diglielo chiaramente, almeno lei se ne fa una ragione, no?! Ma non credo che fosse questo il problema: secondo me, il mio caro gemello aveva voglia di farlo eccome ma si è trattenuto perché la sua etica da gentleman gli ha impedito di fare semplicemente quello che si prende ciò che gli spetta, inoltre credo che si sia preso una colossale cotta per quella ragazza! Oddio, è bellissima, certo, se ti piace il genere di bellezza pura e delicata a cui sparare un mucchio di fesserie romantiche e sdolcinate per farla stare bene, ma io non sono quel genere di persona, io vado dritto al punto, per questo per me è Vichy quella perfetta, lei non pretende coccole o carezze prima o dopo il sesso, non chiede che le si dica qualcosa di carino per eccitarla, anzi, più io sono rude più lei va fuori di testa e sembra gradire. Inoltre è un’autentica visione! Dio, il suo corpo statuario e con quella pelle così vellutata che cela quei muscoli così levigati e resistenti! O cazzo, ma non è che anch’io mi sono preso una mezza cotta per la mia schiava? No… non può essere!
“Ehi, fratellino! Come mai così contento oggi?”, gli domando per distrarmi dalla piega che hanno preso i miei pensieri, mentre facciamo colazione, soli io e lui, nel salottino privato di famiglia, naturalmente mamma e Gordon l’hanno già fatta molte ore fa, mi guarda storto mentre prende un boccone di omelette e mi risponde mentre mastica, ma l’educazione dov’è finita? Ah, beh, parlo proprio io, poi! “Lo sai il perché, o comunque puoi facilmente immaginarlo, Tom!”, verissimo! “Va bene, allora cambio domanda… come è andata?”, lui sorride leggermente al ricordo e risponde con un sussurro estasiato: “È andata bene!”, poi continua incupendosi un po’: “Anche se non credo di aver gradito il risveglio da solo stamattina!”, capisco perfettamente la situazione: “Ah, se è per questo anche Victoria se la fuga sempre durante la notte!”, mi fa un triste sorriso di condivisione, poi si riscuote all’improvviso con un sussulto, come se si fosse immediatamente ricordato di qualcosa da riferirmi: “Ah, senti, ho detto a Marissa che può rifugiarsi nel nostro studio quando vuole, non mi va che si mescoli con le altre serve, spero non ti dispiaccia!”, il nostro studio! Che idea geniale! Perché non è venuta anche a me?! Beh, lo proporrò anch’io a Vichy questa sera così magari si fanno compagnia quelle due! “Ah, no, no preoccuparti, va benissimo, anzi, magari lo dico anche a Vichy, così se non ci siamo noi, non saranno completamente sole!”, gli rispondo simulando noncuranza, Bill mi sorride con stupore: “Sì, che idea carina!”, lo prendo in giro: “Ogni tanto vengono anche a me, fratellino!”, lui ridacchia, poi si rimette a mangiare.
Dopo pranzo, Bill decide di andare a farsi un giro con i nostri cani e mi chiede di accompagnarlo, ma io non ne ho molta voglia, anche perché è una schifosissima giornata di pioggia, perciò lascio andare il mio fratellino temerario e incurante del pessimo tempo e mi dirigo allo studio, appena entro trovo Marissa seduta su una delle poltrone, con un libro sulle gambe e lo sguardo assorto verso il fuoco, quando si accorge di me fa per alzarsi immediatamente in piedi, come se fosse stata colta sul fatto a fare qualcosa di sbagliato, mi fa tenerezza! “No, no, stai! Non preoccuparti di me, ignora la mia presenza, mi metto alla scrivania e non ti disturbo!”, la rassicuro, mentre verso due dita di scotch in un bicchiere, poi alzo lo sguardo su di lei e le chiedo con cortesia: “Vuoi anche tu?”, lei mi risponde titubante: “Ehm, no, grazie, signore, non credo di reggere bene l’alcool…”, “Quanti anni hai?”, le domando di getto, senza rendermi realmente conto della domanda che le faccio se non dopo averla già pronunciata, lei fa un sorrisetto misterioso perdendosi in qualche suo pensiero, mi incuriosisce: “Che c’è?”, lei risponde con un sorriso amaro: “Buffo, me lo ha chiesto anche il principe Bill ieri notte, sembro così piccola?”, le rispondo onestamente: “No, ma sei sicuramente più giovane di Victoria.”, “Stesse sue parole…”, sussurra lei di rimando, fissando il fuoco, cerco di alleggerire la situazione: “Ehi, siamo gemelli, ricordi?”, riesco a farla ridacchiare, perché l’età è così un argomento delicato per lei? Bah! “Allora, non ti va di rispondermi?”, la incito, “Ho diciott’anni…”, “Va bene, sai per caso quanti ne ha Victoria?”, le domando, sinceramente curioso di farmi dire qualcosa sulla mia donna, qualcosa che non so e che non le ho mai chiesto, nascondo la mia curiosità dietro un sorso di scotch.
“Victoria dovrebbe averne ventidue se non sbaglio…”, mi risponde esitante, “Ok, che mi dici di lei?”, le domando fingendo indifferenza, “Cosa vuoi sapere, signore?”, “Qualcosa che io non so, sono avido di informazioni, soprattutto su di lei… desidero conoscerla, ma non sempre ho il coraggio di rivolgerle le mie domande: temo di offenderla o metterla in imbarazzo!”, le dico a onor del vero, lei mi guarda attentamente negli occhi come a valutare le mie parole poi continua: “E cosa ti fa credere che io sappia così tanto di lei?”, “Beh, mi sembrate molto legate!”, sono sempre insieme quelle due quando non stanno con me o con Bill, è ovvio che siano diventate intime, no? “Lei era un guerriera prima di diventare schiava, cinque anni fa, la sua famiglia è tutta morta e le manca molto.”, “Bene, e cosa dice di me?”, è a questa domanda a cui voglio assolutamente una risposta, ancor più che a tutto il resto, spero che io le piaccia, anche se non riesco a spiegarmi bene il perché! “Dice che ti trova molto meglio del suo precedente signore, perché almeno tu la tratti e consideri come una persona invece che come un oggetto come faceva l’altro…”, sì, ma come mi trova? Le piaccio? Desidero disperatamente piacerle! “Qualcos’altro?”, lei abbassa lo sguardo e arrossisce: “Non credo di poter essere io a riferirti altro, è troppo personale! Dovresti chiedere direttamente a lei, signore! Non voglio mettermi in una situazione scomoda…”, “Capisco perfettamente, perdona la mia indiscrezione!”, so di essermi spinto troppo oltre con le domande, ma, merda, speravo tanto in qualche risposta più succulenta! Finisco il mio scotch, poi vado a sedermi alla scrivania, a leggere qualche documento abbandonato sul ripiano, e non disturbo più Marissa, che riprende a leggere il libro che ha sulle gambe.
Mio fratello fa il suo ingresso bagnato fradicio, imprecando violentemente, “Bill, fratellino, contieniti! Sei in presenza di una donna!”, il mio gemello si immobilizza e si mette a scrutare in giro, quando individua Marissa si rilassa visibilmente e replica: “Tranquillo, è abituata ai miei sproloqui, a volte dico anche di peggio in sua presenza, vero, piccola?”, lei si fa tutta rossa, che carina, che dolce! Poi risponde con un sussurro imbarazzato: “Sì, è vero, mio signore.”, Bill le si avvicina sorridendo e le domanda incuriosito: “Che stai leggendo?”, lei gli mostra il dorso del libro, che reca il titolo, tenendo un dito in mezzo alle pagine per non perdere il segno, Bill le sorride dolcemente e ribatte: “Mmm, i classici, eh?”, lei risponde timidamente: “Sì, quelli non deludono mai…”, mio fratello risponde: “È vero!”, le lascia una leggera carezza sui capelli, poi si volta e si dirige verso di me, appoggia le mani ai bordi della scrivania e si sporge verso di me: “Lo sai che sembra ci sia in atto una rivolta a sud?”, mi rabbuio immediatamente: “Sì, lo so, è stato mandato Marcus a controllare giusto ieri mattina!”, sentiamo Marissa sussultare e ci voltiamo entrambi verso di lei: “Marissa, che succede?”, le chiede Bill immediatamente, con una nota di preoccupazione nella voce, lei risponde titubante: “Ehm, mi sono tagliata con una pagina, scusate, non volevo interrompervi!”, “Tranquilla, nessun problema! Piuttosto ti serve qualcosa per medicarti?”, le domanda Bill dubbioso, “No, grazie, mio signore, si è già rimarginato con… ehm…”, risponde la ragazza, non terminando la frase, forse non sapendo se riferire dei suoi poteri magici, “Con la magia?”, finisce per lei Bill, “Sì!”, sussurra, “Bene!”, sospira rasserenato il mio gemello, chissà perché, ma dubito che sia stato questo ad averla fatta reagire così, comunque non sono affari miei ma di Bill, perciò lascio perdere e se la sbrigherà lui.
Ad un certo punto, mentre Bill siede sull’altra poltrona, di fianco a Marissa, a sfogliare distrattamente il giornale, dopo che si è recato a cambiarsi ed asciugarsi, sento qualcuno bussare sommessamente alla porta, “Che c’è?”, urliamo io e mio fratello in coro, facendo sobbalzare e spaventare Marissa per un istante, la quale si porta una mano al cuore come a cercare di rallentarne i battiti, Bill sorride divertito alla scena e quando si volta verso di me, io ricambio il suo stesso ghigno. “Signori, le cena è servita!”, annuncia un servitore da dietro la porta, “Molto bene, ciao, piccola! Ci vediamo dopo!”, sussurra Bill alla sua schiava, chinandosi a darle un bacio sui capelli, “A dopo, mio signore!”, risponde la ragazza timidamente.
Ci avviamo insieme al salone, dove Simone e Gordon già ci attendono, e iniziamo a mangiare, intrattenendo una piacevole e disinvolta conversazione tutti insieme, finalmente Bill e la mamma sembrano aver fatto pace, dopo la storia delle frustate, e il clima appare decisamente più alleggerito!
Dopo cena mi reco nelle mie stanze, Vichy mi sta aspettando a letto, ma prima di dedicarmi a piacevoli e appaganti attività notturne con lei ho bisogno di parlarle: “Vieni, Vichy! Dobbiamo parlare prima!”, le tendo una mano per farla sollevare dal letto e lei si spaventa e preoccupa: “Che cosa ho fatto di male?”, le sorrido: “Niente! Va tutto bene! Voglio solo scambiare due parole con te! Ti spiace?”, continuo a tendere la mano, sperando che l’afferri, non voglio ordinarglielo, non voglio che lei faccia più niente perché le viene ordinato da me ma perché lo vuole lei! Merda, sto diventando sentimentale come mio fratello! Lei finalmente intreccia le sue dita alle mie e si tira su in piedi. La spingo più vicina a me e le do un tenero bacio sulle labbra, poi la conduco fino alla panca sotto la finestra e ci sediamo lì. Lei continua ad avere lo sguardo ansioso: “Vichy, cosa ti tormenta? Dimmelo, per favore!”, lei abbassa lo sguardo e mi risponde: “Mi chiedo come mai questa notte tu non mi voglia, mio signore. Ho sbagliato qualcosa? Non ti ho compiaciuto in un qualche modo?”, copro le sue mani, poggiate in grembo, con le mie: “Victoria, non ho detto che non ti voglio, ho detto solo che prima voglio parlare!”, le dico convinto e serio, ma mantenendo un tono di voce basso e accomodante, ma perché le donne certe volte devono essere così insicure? “Vuoi parlare perché c’è qualcosa che non ti va in me, già lo so!”, decido di tagliare la testa al toro: “Sì, in effetti c’è qualcosa che non mi va! Non mi va affatto di non vederti mai durante il giorno, ma che combini tutto il tempo?”, mi risponde come fosse una disperata condannata a morte che cerca in tutti i modi di dichiarare la sua innocenza: “Non faccio niente, mio signore, lo giuro! Sto in cucina ad aspettare il momento delle abluzioni prima di venire qui!”, “Ecco, appunto, siccome mi sembra una noia mortale, volevo proporti di stare nello studio mio e di Bill, lui l’ha chiesto anche a Marissa, lì nessuno verrà a disturbarvi e se non c’è nessuno dei due con voi potete farvi compagnia a vicenda, potete leggere un libro, chiacchierare, bervi qualcosa, in effetti per ora ci sono solo alcolici ma da domani farò portare anche qualcosa di diverso per voi signore, visto che ho scoperto che Marissa non regge l’alcool, sì, insomma… almeno…”, “Noi signore?”, mi domanda interrompendomi piacevolmente stupita, so cosa sta pensando: loro due sono schiave e non sono degne di essere chiamate signore, ma per me è un’assurdità! Una signora è una donna con sani e onesti principi, con dei valori, una persona leale e non opportunista, una che non sfrutta il sesso per soldi, come le prostitute, o per fama, come le cortigiane, e queste due lo sono perciò si meritano a pieno titolo di essere chiamate signore! “Sì, beh, non mi sembrate uomini o travestiti, no?”, cerco con questa battuta di alleggerire il discorso, lei sorride radiosa e io sprizzo gioia da tutti i pori: è bastato poco a farla felice e quando lei è felice lo sono anch’io! Cazzo, mi sa che sono proprio mezzo cotto di lei! “Allora, cosa ne dici? Ti piace l’idea?”, lei quasi si commuove: “Sì, mi piace moltissimo, mio signore! Grazie!”, “Di nulla!”


My space: ed eccoci qui con un nuovo cap! spero possa piacervi! Inutile che vi dica quanto poco tempo abbia disposizione per aggiornare, spero che mi perdoniate e continiutate a seguirla in tante!
Non mi dilungo in giustificazioni, anche perchè l'unica cosa che potrei dire è: "Mea culpa!", e passo ai ringraziamenti: grazie a Engel_Aranel, Lia483, _Fedeziana_Killer_, Rabbit001, jada1984 e _Vesper_ per aver commentato il capitolo precedente, grazie a aLien_souL Arsax per averla inserita tra le seguite. Siete fantastiche, ragazze, non deludete mai!

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


... A Precious Star... Non abbandonerai mai il mio cuore!
 

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CAPITOLO 5
 
 
- BILL -
 
Siedo nel salone insieme alla mia famiglia al completo e a Marissa e Victoria, stiamo conversando allegramente sull’imminente cerimonia d’inizio inverno, evento che ha unito un po’ tutti e ha permesso a molti di dimenticare momentaneamente che a tavola con noi siedono due schiave, a parlare da pari con re, regina e principi, che vedrà tutti al palazzo impegnati nei preparativi di una grande festa che si terrà in piazza, in mezzo alla gente. È in quel momento che fa il suo ingresso Marcus, il nostro storico consigliere di corte, di ritorno da una recente spedizione ai confini del regno per valutare la situazione, vedo Marissa irrigidirsi e alzarsi in piedi di scatto. “Marissa!”, le urlo allarmato e mi alzo anch’io in piedi, lei mi ruba la spada, con una mossa fulminea che non riesco quasi a scorgere, prelevandola dal fodero allacciato alla mia cintura, e scatta nella sua direzione. Appena la vede Marcus si immobilizza, tutti ci immobilizziamo, lei allora comincia ad avanzare lentamente, come un predatore che gioca con la sua preda, tenendo la spada puntata verso di lui: “Marcus, finalmente ti incontro! Ti stavo aspettando, finalmente è giunta la resa dei conti!”, lui la guarda, la valuta, la scruta e le domanda: “Chi sei?”, lei sorride canzonatrice: “Ma come? Non mi riconosci? Beh, ai tempi ero solo una bambina, in effetti, ma mi fa specie che tu non ti ricordi di Marissa Sparks! Soprattutto perché ti giurai, prima di essere messa in salvo, che te l’avrei fatta pagare un giorno, beh, quel giorno è arrivato!”, lui sgrana gli occhi e sussulta, “Marissa? La strega?”, lei gli sorride malignamente: “Sì, bravo, proprio io!”, lui le sorride ferocemente e le da un violento schiaffo sulla guancia, “Stai al tuo posto, ragazzina, non sei nessuno e non tollero che mi si accusi di queste falsità! Miei signori, richiamate la cagna!”, sono confuso, infuriato e incazzato: confuso perché non ci sto capendo niente di questa storia, come gli altri che sono con me qui, d’altra parte, annichiliti sul posto con sguardo assente e bocca aperta, infuriato perché l’ha schiaffeggiata senza avere il mio consenso e incazzato perché l’ha chiamata cagna. “Marissa, Marcus!”, urlo e faccio per avvicinarmi a loro, ma uno strano campo di forza mi tiene indietro, non mi permette di avanzare di un altro passo, mi volto allarmato verso i miei famigliari, anche loro fanno per andare verso di quei due ma sono trattenuti, la stessa cosa Victoria. “Soldati!”, grido, in preda al panico, a che gioco sta giocando Marissa? Due uomini entrano nel salone, ma dopo due passi sono trattenuti anche loro.
Marissa e Marcus sono incuranti della situazione attorno a loro e continuano a sfidarsi con lo sguardo. “Hai costretto il padre dei gemelli ad attaccare la mia gente, così lui è morto, lasciando i suoi figli senza un genitore, e tu hai potuto far sterminare la mia gente! Ma hai fatto male i conti, bastardo! Perché io ero la loro giovane regina e mi hanno protetta con le unghie e con i denti, e anche con il loro potere! Sono riuscita a mettermi in salvo, come vedi, anche se sono stata fatta schiava e adesso te la farò pagare per tutto il male che hai fatto al popolo degli stregoni, viscido voltabandiera schifoso! Come ci si sente a tradire la propria gente, eh?!”, no, fermi tutti un minuto, Marcus è uno stregone? Nessuno ne sa niente, ne sono certo! Lui si mette a ridere: “E come pensi di fare a farmela pagare, ragazzina! Sei sempre stata debole e ora sei anche senza potere!”, lei fa un ghigno malvagio e gli risponde: “Ho sempre finto di esserlo, per la mia stessa incolumità, e che cosa ti fa credere che io sia senza potere, eh?”, dicendo questo, con mossa rabbiosa si strappa dal collo l’amuleto contenitivo, gettandolo a terra in mille pezzi, scatenando il suo potere che si manifesta in quegli occhi fosforescenti, vedo Marcus fare per un secondo la faccia spaventata e sbigottita, poi ritorna a fare quel sorrisetto divertito e imperturbabile, sicuro di sé fino al midollo, e io temo per l’incolumità di Marissa. Ci tengo a lei, dannazione! Anzi, mi sono proprio innamorato di lei! Lui le domanda ironico: “E dimmi, come saresti riuscita a metterti in salvo?”, “Con una magia, imbecille! Ho fatto credere a quei cretini di soldati che ti sei portato dietro per farci ammazzare che non ero che una umile serva, senza potere magico e troppo debole per non fare altro che pulire per terra. Poi quando mi hanno venduta ad un signorotto di provincia mi sono rivelata per quello che ero, lui è stato zitto e mi ha usata per curare i suoi malanni e le sue ferite. Quando poi è morto di vecchiaia, qualche mese fa, sono finita, per un caso fortuito, proprio qui, ed ho esultato perché sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui ti avrei incontrato e avrei potuto finalmente vendicare la mia gente. Stai per morire, questo posso dirtelo per certo, perché piuttosto di vederti uscire illeso da questa stanza mi farò ammazzare anch’io nell’impresa, e questa è una promessa di strega!”, un’abbagliante luce bianca viene irradiata dal suo corpo e confluisce nella mia spada, che tiene sempre puntata verso di lui, che diventa luminosa e incandescente. Lui sogghigna, beffardo: “Vacci piano con le minacce ragazzina, potrei fare del male alla famiglia reale ed al tuo caro signore, allora come le mettiamo?”, lei ride di gusto: “Oddio, stai perdendo colpi, Marcus! E sì che eri un potente stregone qualche tempo fa, ma mai quanto me, mai! Non ti sei accorto che mentre avanzavo verso di te ho eretto su tutti quanti loro uno scudo protettivo? No, peccato, perché sai bene che gli scudi possono essere abbattuti solo se chi li ha eretti muore o li rimuove spontaneamente! E io non ti permetterò di far del male ad altre persone, lurido bastardo, soprattutto quelle a cui tengo!”, lui si guarda intorno ed evidentemente capisce che non è un bluff, perché replica: “Va bene, facciamo come vuoi tu, che dici di un duello di potere? Ad ogni ferita si è costretti a dire la verità alla domanda dell’altro e questa non può rigenerarsi finché uno dei due non muore.”, Dio, no! Ti prego, fai che non accetti, non voglio che muoia!
“Non farlo, Marissa, troveremo il modo di punirlo se la storia che racconti è vera, ma ti prego non fare una cosa così stupida! Marissa!”, le urlo, e faccio per avvicinarmi, ma il campo di forza che ha eretto a nostra protezione non me lo permette, “Oddio!”, sussurra mamma sconvolta, “Che cosa ho fatto!”, mi volto di scatto verso di lei: “Mamma, che dici?”, “Sentivo che qualcosa non andava in quegli attacchi ai popoli nomadi del nord, ma non ho fatto niente per fermarlo, è anche colpa mia se vostro padre è morto, ingannato da quest’uomo che credevo un nostro fidato consigliere, e se streghe e stregoni sono diventati una razza perseguitata!”, prendo la mano di mamma e la stringo forte, per infonderle un po’ di conforto e rassicurazione: “No, non è colpa tua, è solo colpa di Marcus!”, intanto sento Marissa dire: “Va bene, accetto il duello!”, merda, no! Marissa, ti amo, dannazione, non farti ammazzare!
Lei si passa una mano sulla lama, tagliandosi il palmo, e Marcus fa lo stesso, con la sua spada, poi si avvicinano per stringersi la mano, solo allora, nel momento in cui suggellano quel patto, gli occhi di quello che una volta è stato il nostro consigliere più devoto diventano fosforescenti come quelli di Marissa. Incrociano le spade ed entrambe si fanno luminose, “Fino alla morte, ragazzina, e chiuderemo una volta per tutte questo capitolo della mia vita e tu non sarai che una nota a piè di pagina, mia cara!”, gli sussurra rabbioso, lei lo fulmina con lo sguardo: “Lo vedremo!”, e cominciano a combattere.
Marissa è più lenta e meno violenta nei suoi assalti, si vede che non è abile con la spada, e presto si ritrova con uno squarcio sul braccio sinistro, lancia un urlo di dolore e io prego tra me e me che ne esca viva. “Prima domanda, ragazzina: come ci si sente a passare dalla condizione di regina a quella di schiava?”, le domanda ironico il bastardo traditore, la ferita si fa luminosa, come se bruciasse una fiamma arancione dal taglio, “Si sta da cani, stronzo! Si arriva a preferire la morte in certi giorni!”, mentre finisce di parlare la fiamma si spegne e lei ne approfitta per attaccare, cogliendolo di sorpresa e ferendolo ad una spalla, solo adesso capisco che l’ha fatto apposta a farsi ferire, per distrarlo, “Prima domanda, stronzo: hai istigato tu il defunto re affinché ordinasse l’attacco, vero?”, “Sì, l’ho fatto!”, le risponde con molta calma, lei lo assalta di nuovo, non aspettando nemmeno che finisca di parlare, e lo ferisce all’altro braccio, “Seconda domanda: l’hai ucciso tu, il re?”, “Sì, sono stato io!”, quest’ammissione lascia tutti di stucco, Gordon ha gli occhi spalancati e la bocca aperta, come se non riuscisse a capacitarsi di come il suo migliore amico sia stato ucciso da quest’individuo che abbiamo davanti, mamma sussulta bruscamente, portandosi una mano alla bocca, lacrime silenziose le rigano le guance, io e Tom ci guardiamo negli occhi, una muta condivisione di dolore dovuta al nostro rapporto gemellare.
Intanto loro hanno ricominciato a combattere e questa volta sono animati entrambi da una furia distruttiva, lui, con una finta magistrale, la ferisce ad una gamba, e si fa indietro, portandosi a distanza di sicurezza, “Ecco la mia seconda e ultima domanda, perché dopo smetterò di giocare con te e ti ammazzerò: ti sei innamorata del tuo bel principe Bill, vero?”, lei agonizzante, con il viso trasfigurato dalla sofferenza, lo fulmina con gli occhi e gli ringhia la sua risposta: “Sì, è così!”, o cazzo! È innamorata di me! Come io lo sono di lei! In questo momento diventa ancora più imperativo e necessario che si salvi! “Bene, sarà ancora più un piacere ucciderti sotto lo sguardo del tuo amato!”, ghigna il bastardo, “Non credo proprio che te lo lascerò fare!”, urla collerica, “Marissa!”, la chiamo disperato, ma lei mi ignora e si lancia contro di lui, ricominciano a duellare furiosamente, finché lei non ha di nuovo la meglio per un brevissimo istante che le permette di ferirlo alle dita della mano che regge l’arma: “Come hai fatto ad ucciderlo?”, “Gli ho teso una trappola: gli ho detto di far avanzare prima i suoi uomini, quando lui è rimasto indietro, mi sono portato dietro di lui e l’ho sgozzato!”, sussurra roco quel pezzo di merda.
Lei attacca di nuovo e urla: “È ora di farla finita!”, si lancia con una velocità e una potenza spaventosa su di lui e, con un movimento secco del braccio, gli mozza la testa, non prima però che lui la infilzi con la spada. La lama la trapassa da parte a parte: entrata dall’addome, fuoriesce sulla sua schiena. C’è sangue ovunque, il suo e quello dell’uomo che ha appena decapitato, si volta verso di me, lasciando cadere la mia spada, e mi guarda in agonia, poi batte le ciglia e il suo potere scompare, così come il campo di forza. Lei afferra l’arma che l’ha trapassata e la estrai dalla sua pelle, liberando un’incredibile fiotto di sangue che imbratta il marmo del pavimento! Mi lancio su di lei e la afferro prima che cada a terra, priva di sensi, dentro di me so già che morirà.
 
 
- TOM -
 
Bill corre dalla ragazza di cui si è innamorato e la prende tra le braccia prima che cada a terra, accompagnando la sua caduta sul pavimento sedendosi lui stesso sul marmo sporco di sangue. È già svenuta e tutti sappiamo che non ci mancherà molto prima che muoia. Rimaniamo tutti impalati a fissare la scena, questa ragazza incredibilmente coraggiosa e altrettanto folle si è fatta ammazzare per vendicare la morte della gente di cui una volta era regina e l’onore di nostro padre. Bill la culla tra le braccia, avanti e indietro, e piange disperato, le accarezza il viso, con le mani imbrattate del suo stesso sangue, e le sussurra: “Marissa, non mi lasciare, ti prego, resta con me, resta viva! Ti prego, amore mio, non lasciarmi, ti prego, ti prego, ti prego!”, se qualcuno aveva qualche dubbio circa la natura dei sentimenti di mio fratello adesso direi che non li ha più! I soldati accorrono a sgombrare la scena e Bill urla loro tra le lacrime e con voce disperata: “Trovate una strega, presto, portatemi qui una strega! Muovetevi o lei morirà!”, una decina di uomini corrono fuori dalla stanza, probabilmente diretti in città o nei boschi qui vicini in cerca di una strega. Ma non la troveranno mai, o anche se la trovassero lei sarà già morta per allora. Chiunque lo noterebbe! Sono quasi tentato di dirlo al mio povero e sventurato fratellino, ma non voglio portargli via l’ultimo barlume di speranza. E poi io che ne so sui poteri delle streghe: magari sono in grado di resuscitarli i morti! Io non credo proprio, ma Bill ha studiato molto su manuali che parlano di magia in questo periodo, perciò magari sa quello che dice! Dio, spero proprio di sì, anche se lo vedo dai suoi occhi che ormai non ci crede più neanche lui che si salverà! Victoria prende in mano la situazione e si dirige a passo di carica verso Bill, le tasta il polso per sentire se c’è battito e la vedo fare un lieve sorriso tra le lacrime: per ora è ancora viva! “Presto, principe Bill, infila un dito nella sua ferita, per fermare l’emorragia davanti, e io lo farò dietro, se continua a perdere sangue in questo modo morirà di sicuro, ancora prima che arrivi la strega! Fidati di me, signore, sono stata una guerriera, sono preparata in casi di pronto soccorso, anche se mi è stato insegnato a riconoscere un caso disastrato e senza speranza, e lei lo è! Ma non arrendiamoci, non posso credere che una ragazza come lei sia destinata a morire, non se lo merita!”, dicendo questo, con sicurezza infila tutto l’indice nel buco sanguinante sulla schiena della ragazza, sorretta da Bill, e lui fa altrettanto con quello davanti, continuando a mormorarle di non lasciarlo, e io prego che quella dannata strega arrivi in fretta e che possa fare qualcosa!

My Space: gente, sono finalmente riuscita a trovare qualche minuto per aggiornare la storia! Il capitolo si commenta da solo, quindi non c'è bisogno che lo faccia io... quindi... ringraziamenti! Grazie a _Vesper_, StormyPhoenix, Engel_Aranel, jada1984, Ali Redfern, Lia483 e _Freiheit_ per aver commentato il precedente capitolo e a tdsots Team per aver aggiunto questa storia tra le seguite...

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


... A Precious Star... Ti adoro!

 
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CAPITOLO 6
 
 
- TOM -
 
Bill continua a stringere piangente la sua amata al petto e tenere l’indice nella sua ferita, Victoria prega a voce bassa e fa lo stesso a quella sulla sua schiena, finché non si sente in gran clamore e frastuono fuori dal salone. Si fanno avanti urlando alcuni soldati, sorreggendo una vecchina grinzosa e curva: “Signore, è l’unica che abbiamo trovato!”, Bill ordina con urgenza: “Falla venire avanti, presto!”, quella avanza titubante e domanda: “Cosa posso fare per te, mio signore?”, mio fratello la implora disperato: “Guariscila, ti prego!”, lei lo guarda sbigottita, poi recupera la sua imperturbabile calma e gli domanda: “Cosa ti fa credere che possa e voglia farlo, mio signore?”, Bill le risponde con un tono di voce che è poco più di un sussurro: “Perché è una strega come te, so che siete rimaste in poche in questo regno, non posso credere che tu voglia lasciare che si spenga la vita di un’altra di voi!”, dunque se muore non può resuscitare, come avevo detto io! “Parli proprio tu, principe, che tuo padre ci ha quasi sterminati tutti!”, “Lo so, ma io non sono responsabile per le azioni di mio padre e sarei pronto a dare la mia di vita in cambio di averla di nuovo in piedi!”, mamma fa per protestare, capisco che possa non piacerle quest’ultima frase di Bill, ma lo capisco perché lo fa, così la trattengo per un braccio e le sussurro: “No, mamma, lascialo fare!”, lei si altera: “Ma è mio figlio! Non voglio che muoia!”, io la rimbecco arrabbiato; “Credi che sarà mai più vivo, se lei muore?”, lei abbassa lo sguardo, triste e allarmata, e si fa indietro.
“Ho bisogno di valutare l’entità della ferita per sapere se la posso curare.”, gli comunica la strega, Bill le risponde: “Fai quello che devi!”, la strega si avvicina e si china sulla ragazza, sedendosi a terra, vicino a mio fratello, si volta verso Vichy e le dice: “Hai fatto uno splendido lavoro, ragazza, ora lasciala, tocca a me!”, Victoria si alza, lasciando Marissa, e viene da me, stringendosi al mio petto, avvolgendomi il busto con le sue lunghe braccia, e io le porto un braccio attorno alle spalle per tenerla salda al mio fianco, cercando di calmarla e rassicurarla, so quanto ci tiene a Marissa, sono diventate amiche intime, e so che adesso ci sta male!
La strega fa togliere anche a Bill il dito dalla ferita e si mette ad esaminarle la pancia e la schiena, girando attorno a mio fratello che non la lascia nemmeno per un attimo, la testa di Marissa giace abbandonata sulla spalla di mio fratello e quando la strega l’afferra, per guardarla in viso, spostandole i capelli dalla faccia la vedo sgranare gli occhi, una muta espressione di terrore e sconcerto, poi strilla: “Mia regina! Che ti è successo?!”, per un attimo credo che si riferisca a mia madre, anzi, in molti lo crediamo, visto che ci giriamo in contemporanea a guardare mamma, ma Simone non parla e fissa la scena a bocca spalancata, ci giriamo anche noi a guardare dove guarda lei e vediamo Bill, Marissa e la vecchia strega a terra, allora capisco che si riferiva a Marissa: per quella strega, la regina è ancora Marissa, la sua signora dai poteri magici!
“Ha vendicato la morte della vostra gente uccidendo il colpevole della strage che è stato compiuta anni fa su di voi.”, le riferisce Bill, lei lo guarda dritto negli occhi e gli dice con voce estremamente triste e rassegnata: “Non credo di poter fare più nulla ormai!”, il mio gemello le ringhia contro: “Tu devi salvarla, mi hai capito?”, lei lo interroga: “Perché? È solo una schiava per te, mio signore!”, Bill scuote la testa: “No, è molto più di questo!”, già, lo è eccome per lui! “È necessario un sacrificio di sangue per salvarla, perché le sue ferite sono troppo estese per poterle guarire senza, e anche se fosse possibile il sacrificio, non è detto che si salvi comunque!”, mio fratello è confuso, come tutti noi, “Spiegati meglio, strega!”, le ordina debolmente, “Perché un sacrificio di sangue sia possibile, una persona legata a lei, un membro della sua famiglia o un innamorato, deve donare spontaneamente il suo sangue per la sua salvezza. È un gesto simbolico, perché, più del sangue, sono le energie della persona che vengono meno e non è detto che la ferita guarisca davvero. Potrebbero finire morti entrambi o solo lei, se interrompo prima il processo, accorgendomi che quella persona sta per morire priva di energie che le vengono prosciugate nel tentativo di salvarle la vita, avviando il processo di rigenerazione dei tessuti interni ed esterni. Il fatto è che non esiste più nessuno in grado di donarle il sangue, perché tutti i suoi parenti sono morti!”, Bill esclama convinto: “Userai me! Hai detto che va può essere anche un innamorato, io la amo e questo mi rende tale! Ora sbrigati, perché, mentre noi parliamo, lei muore!”, merda, Bill, che combini?
Lei lo ammonisce: “È pericoloso, principe, potresti morire!”, lui le urla contro: “Non mi interessa, agisci! Preferisco morire con lei che vivere senza di lei!”, lei lo guarda e si convince a compiere la magia, no, no, no, Bill! Non fare cazzate! “Ok, bene! Facciamolo!”, noi tutti tratteniamo il fiato, Vichy si stringe di più a me, in cerca di conforto, mamma piange silenziosamente, con una mano sulla bocca, Gordon crolla a terra di schianto, inginocchiandosi sul marmo, entrambe le mani nei capelli, disperato. La strega preleva un corto e affilato pugnale dalla tasca del vestito sgualcito che porta e chiede a Bill di tendergli la mano sinistra, lui lo fa, allunga la mano tatuata con il palmo all’insù e lei lo taglia da parte a parte, poi afferra la mano sinistra di Marissa e pratica lo stesso taglio.
Chiede a Bill di distenderla a terra, lasciando scivolare le braccia ai lati del suo corpo, e di inginocchiarsi vicino a lei, e lui lo fa, in corrispondenza della sua mano, abbandonata vicino alla coscia, gliela fa prendere, mano tagliata contro mano tagliata, poi, liberando il suo potere che ci investe tutti come un’onda e rende i suoi occhi spaventosi, recita sommessamente: “Questo è il sacrificio che ti viene spontaneamente offerto, accettalo e prendi tutto ciò che ha da offrirti, è cosa buona e giusta!”, congiunge le sue mani davanti al suo petto che si fanno luminose, poi le porta a stringere quella di Bill e quella di Marissa allacciate insieme, la luce si sposta sulle loro di mani e vedo Bill fare una smorfia di dolore, poi la luce si espande risalendo lungo il braccio fino a investirli del tutto, da capo a piedi. La strega tiene le sue sospese sopra il corpo di Marissa, come a riscaldarsi le mani con il calore irraggiato da quella luce abbagliante. Bill, soffre, è in agonia, lo sento, ma sopporta tutto senza lamentarsi.
 
 
- BILL -
 
Mi brucia ovunque, come se fossi dentro ad un rogo, e sento che piano piano le mie energie stanno venendo meno, come mi ha avvisato la strega, ma a me non importa, tengo duro, voglio solo che si salvi! La amo e voglio averla sana e salva per poterglielo dire! Non ho mai avuto il coraggio di farlo, ma se dovessimo uscire da questa storia da vincenti, è la prima cosa che farò! Ti prego, amore, salvati! Prendi tutte le mie energie, a me non interessa, ma salvati! La prego nella mia testa, guardando il suo bellissimo viso, sporco di sangue, avvolto da questa strana luce che ci ricopre entrambi.
Sono sempre più debole e sposto lo sguardo sulle sue ferite: non è cambiato niente, sono ancora aperte e sanguinanti, tutte quante, soprattutto quella alla pancia, la più tragica di tutte. Dannazione! Quel lurido bastardo è riuscito a fare del male anche a lei prima di morire! Se si fosse trattato solo dei tagli agli arti sono convinto che avrebbe potuto occuparsene da sola, come ha fatto il giorno che mi è stata donata, ma la ferita alla pancia è gravissima, me ne sono accorto anch’io che non sono un guaritore, e la sta facendo morire. Io non posso permetterlo! Non voglio permetterlo! Dio, perché non guarisci? Forza, guarisci!
Alzo lo sguardo, allarmato, sulla strega e lei coglie al volo i miei pensieri: “Sono gravi le ferite, dalle tempo ed energia! Prima deve rigenerare i tessuti interni, poi quelli esterni, appena la sua pelle si rimarginerà, lei sarà salva, sempre che non debba interrompere il processo perché ti sta uccidendo, mio signore!”, la esorto senza fiato: “No, non interrompere niente! Andiamo fino in fondo!”, lei mi fa una smorfia: “Come desideri, mio signore!”, torno a concentrarmi su di lei, ma vacillo, mi sento venir meno, sto per svenire e sono del tutto privo di forze. So che se sverrò, morirò. Stringo i denti e tengo duro, mi rifiuto di cedere, lei deve salvarsi!
Piano piano vedo una debole luce, diversa da quella che ci incendia, irradiata dalle sue ferite, e capisco che siamo vicini, che lei si sta per salvare! Adesso che è vicina alla salvezza è ancora più necessario che sopporti questa agonia! La luce esplode dalle sue ferite e la pelle si rigenera, prosciugando quasi del tutto le mie forze e la mia energia vitale, ma sono vivo anche se sofferente e lo è anche lei! Almeno, credo!
La strega toglie le mani da sopra il corpo di Marissa e la luce scompare dai nostri corpi, facendo terminare la mia sofferenza. Sono restio a lasciarle la mano, ma la strega me lo ordina, guardo il mio palmo tagliato e la ferita continua a sanguinare, poi guardo anche quello di Marissa: anche il suo perde sangue. Perché quella ferita non si rigenera? La strega sembra di nuovo intuire i miei pensieri perché dice: “Quando rinverrà, i vostri tagli ai palmi scompariranno, a dimostrazione che lei è davvero salva.”, oddio, allora non è ancora finita! “Quando rinverrà? Che significa?”, la strega mi fa un sorriso rassicurante: “Non preoccuparti, il peggio è passato, fra qualche minuto riprenderà sicuramente conoscenza e tutto questo sarà finito!”, ok!
Aspetto, aspetto e aspetto, ma lei non rinviene, è passato di più di qualche minuto, ma lei non ha ancora aperto gli occhi, “Allora?”, domando ansioso alla vecchia, lei sembra preoccupata: “Non lo so, avrebbe già dovuto svegliarsi a quest’ora!”, si mette a palparle l’addome, l’inguine e le cosce, non mi va molto che metta la sue mani su di lei, ma la lascio fare, so che è per il suo bene, per la sua salvezza. La vedo sgranare gli occhi fosforescenti e guardarsi la mano sporca di sangue. Con uno scatto che non mi sarei mai aspettato in una donna della sua veneranda età, le solleva la gonna, infilandoci sotto la testa, “Ma che…?”, cosa cazzo combina adesso?
Quando riemerge è sorpresa, sconvolta, incredula: “E così eri incinta, piccola mia!”, come prego? Incinta? Non diciamo fesserie! Non può essere incinta! No, aspetta, ha usato il passato, non è più incinta, ora? Merda, non ci capisco niente! “Incinta?”, le domando basito, lei fa una risata incredula: “Oddio, la mia allieva non ha proprio imparato niente, allora! Dio, Marissa, che hai combinato?!”, sta parlando da sola e io esigo una spiegazione: “Allora, potresti dirmi di che stai parlando, per favore?”, le domando adirato, lei finalmente mi guarda, i suoi occhi ritornano del marrone originario, e mi informa con dolcezza: “Marissa aspettava un bambino, principe!”, “Aspettava?”, le domando, fingendo una calma che non provo al momento, che è successo a mio figlio? O mio Dio, stavo per avere un figlio! Non ci credo! Marissa mi ha assicurato che non era possibile! “È stata trafitta alla pancia, la gravidanza si è compromessa, forse avrei potuto salvarlo se lo avessi saputo, ma sarebbe stato necessario un doppio sacrificio, e a quel punto non so chi avremmo potuto usare! Tu, mio signore, stavi già compiendo il tuo sul suo corpo, quindi non saprei!”, cazzo! Un figlio! Avrei potuto diventare padre e adesso questa possibilità non l’ho più!
“Come è possibile, insomma, mi aveva detto che lei non sarebbe mai rimasta incinta!”, lei mi sorride teneramente, guardandomi con una nota di rispetto: “Beh, evidentemente la mia regina ti ama!”, già come se questa fosse una spiegazione! O lo è?! Non lo so, glielo chiedo: “Cosa vuoi dire, non capisco?!”, lei mi spiega: “Mai sentito parlare della barriera delle streghe? È una magia che consente alle streghe di non avere gravidanze, in pratica il seme muore quasi subito quando è dentro una strega perché è come se non trovasse terreno fertile, non so se mi spiego! Inoltre, se una strega è ben istruita, e lei lo era di sicuro perché sono stata la sua maestra, perciò so ciò di cui parlo, può proiettare questa barriera anche ad altre donne. Questo avviene quando una strega non è legata sentimentalmente a nessuno, perché se prova qualche forma di amore per qualcuno, questa viene meno, la strega non riesce più a proteggersi e le è possibile rimanere incinta. È proprio a causa di questa magia che nell’immaginario comune le prostitute sono streghe o amiche di streghe!”, Victoria interviene allarmata nella conversazione: “E che succede a una strega che la proietta che non ha più questa barriera? Voglio dire, lei è rimasta incinta, potrei esserlo anch’io?”, la strega si rivolge a lei: “Ti ha proiettato la barriera per molto?”, le domanda valutando la situazione, “Sì, da sempre, non ha mai smesso, l’ha fatto anche stamattina!”, la strega sbotta: “Ecco perché è così debole e non si risveglia! È una magia che costa molte energie alla strega! E se già era debole di suo, adesso che ha perso il bambino, non facilita le cose! Comunque tu non preoccuparti, anche se lei non era più protetta, la barriera rimane innata e latente dentro di lei e la strega può sempre proiettarla anche se non può averla su di sé!”, poi con voce più imperiosa continua: “Però da oggi in poi niente magia anticoncezionale! Userete il vecchio sistema dei tonici alle erbe, lei saprà prepararli! Sono altrettanto efficaci e meno dispendiosi di energie per entrambe, d’accordo?”, Victoria le annuisce: “Sì, va bene!”, anche la vecchia strega annuisce.
Si rivolge nuovamente a me e mi fulmina con lo sguardo: “È debole anche perché non le hai mai permesso di riacquistare i poteri, vero, mio signore? Da quanto è con te?”, “Due mesi, ma francamente, non so di cosa tu stia parlando!”, le dico irritato, insomma, ma che vuole da me?! Già è uno shock sapere che stavo per avere un figlio, ci manca solo che questa mi sgridi! “Una strega, o uno stregone, non ha poteri illimitati! Ha bisogno di riacquistarli dagli elementi: acqua, terra, fuoco, aria. Altrimenti morirà prima o poi: priva di ogni potere, una strega è priva della sua stessa vita! Mi domando come sia sopravvissuta tutto questo tempo senza riprendere potere! Deve essere davvero potente! Se ci tieni a lei, una volta a settimana, lasciala andare nei boschi, così che lei possa compiere i suoi riti e salvaguardare il suo potere, ti prego, mio signore!”, guardo Marissa smarrito, questa storia è pazzesca! E lei non mi ha mai detto nulla! “Sì, lo farò!”, assicuro la strega, “Bene!”, mi arrischio a farle una domanda di cui non ho colto bene la risposta durante il suo discorso con Victoria: “Può ancora rimanere incinta, quindi?”, lei mi sorride mestamente: “Sì, può ancora! Appena l’emorragia si sarà fermata sarà come nuova!”, emorragia? Come prego?
“Emorragia?”, “Sì, il suo corpo sta espellendo il feto morto attraverso un’abbondante perdita di sangue al momento, non so dire quanto durerà ma so per certo che prima o poi si fermerà. Ha bisogno di riposo, adesso, tanto riposo! Riprenderà i sensi quando lo sentirà lei!”, “Va bene!”, le sussurro, merda! Povera ragazza! Ma che cosa le è saltato in mente di sfidare quel bastardo nelle sue condizioni? Con pochi poteri e per di più incinta! Dio, appena si sveglia mi sente, eccome se mi sente! “Il mio compito qui è finito, mio signore, dille di tornare a trovarmi qualche volta, se le è permesso, mi piacerebbe tanto avere modo di nuovo di passare del tempo con lei!”, “Lo farò, appena starà meglio, potrà venire da te, se lo vorrà, hai la mia parola!”, lei annuisce e se ne va, io prendo Marissa tra le braccia e la porto in camera mia.


My Space: e fu così che si scoprirono molte cose... vi è piaciuto il capitolo???? Spero commentiate sempre numerose... vi adoro ragazze! Bando alle ciance: si passa a ringraziare! Grazie a Lia483, Engel_Aranel, jada1984, _Freiheit_ e Ali Redfern per aver commentato il precedente capitolo, siete dolcissime, grazie davvero! Grazie a tdsots Team per il commento breve lasciato al precedente capitolo. Grazie a attenomis, Ginny_Anastasia e _Freiheit_ per aver aggiunto durante il corso della pubblicazione la storia tra le preferite, e grazie a Engel_Aranel e maryna483 per averla inserita tra le seguite! Detto questo, grazie anche a chi legge semplicemente, e siete in molte! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


cap 7 ... A Precious Star... sei la migliore!

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CAPITOLO 7

 
 
- TOM -
 
Vedo la strega congedarsi e Bill avviarsi con la sua ragazza tra le braccia fuori da questa stanza, senza voltarsi indietro, e io rimango lì, impalato come uno stoccafisso, stringendo Vichy tra le braccia, cercando di tirare le somme di questa storia da manicomio! Merda, ne sono successe una dietro l’altra: prima Marissa attacca quello che credevamo un fidato consigliere, poi si fa quasi ammazzare nell’ucciderlo, poi Bill da di matto e chiama una strega, poi va completamente fuori di testa e rischia la vita per salvare quella pazza di Marissa, poi la strega ci dice che era incinta, poi scopro che Victoria si è servita di Marissa per non rimanere incinta, poi la strega sgrida lei e Bill per aver sfruttato troppo i suoi poteri! Se non sono sbroccato oggi, sicuro, non lo farò mai!
Mamma mi riscuote dai miei vaneggiamenti: “Oddio! Credo di essere morta un centinaio di volte, oggi! Bill è uscito di senno, dannazione!”, non potrei essere più d’accordo, ma mi guardo bene dal dirglielo: “Lascia stare, mamma, si è risolto tutto per il meglio, questo è l’importante!”, lei si volta verso di me e mi guarda allarmata: “Quella ragazza è pazza! Cribbio, era pure incinta!”, stringo tra le mie braccia Victoria, come se ne andasse della mia stessa vita, se provo a mettermi nei panni di Marissa mi ritrovo a credere che anch’io avrei agito esattamente come lei, però comunque ci ha rimesso un figlio! Che cosa avrebbe fatto Bill, se la gravidanza fosse arrivata a termine, invece di essere interrotta in modo così traumatico? Non lo so per certo, ma credo che ne sarebbe stato contento, lui la ama, e lei sembra amare lui! Merda, avrebbe anche potuto pensare di riconoscerlo come figlio legittimo e poi sposarsi la sua schiava! Ripensandoci può ancora accadere qualcosa di simile! Oddio, mi sento male! Troppe emozioni per una volta sola per oggi! Ho bisogno di andare a distendermi!
“Mamma, credo di aver bisogno di ritirarmi nelle mie stanze per smaltire un po’ lo shock…”, “Anch’io!”, mi risponde lei, avviandosi con Gordon verso la porta, “Ripulite tutto, qui!”, ordina a nessuno in particolare, sapendo che comunque il suo comando verrà ascoltato, “Andiamo Vichy, ho bisogno di staccare la spina!”, le sussurro, la prendo sottobraccio e la conduco fino in camera mia. Preparo un bagno caldo e profumato per entrambi, la libero dai vestiti e mi tolgo anche i miei, ci immergiamo nell’acqua: questa sera ho bisogno di lei, ho bisogno di sentirla vicina, non per farci sesso, ma per non sentirmi solo.
Quando alla fine andiamo a letto, sotto le coperte, la stringo a me, il suo corpo nudo contro il mio altrettanto nudo, con un bisogno e un’urgenza che non ho mai provato prima, mi ritrovo a pensare a tutta questa dannatissima storia, chiedendomi cosa avrei fatto e come mi sarei sentito, se al posto di Marissa e Bill ci fossimo stati Victoria e io, e quello che ne viene fuori non mi piace per niente: avrei fatto la stessa dannatissima cosa che ha fatto Bill! Merda, che anch’io mi sia innamorato di una donna? Di Vichy? Tengo a lei, come non ho mai tenuto a nessuno, a parte mio fratello si intende, questo è vero, però, stiamo parlando di amore?
Dio, non lo so, so solo che al momento mi sento triste e devastato al pensiero di non avere più Vichy al mio fianco. “Resta con me, questa notte, per favore! Dormi con me, nel mio letto! Voglio svegliarmi, domattina, e trovarti ancora qui, tra le mie braccia!”, lei mi stringe le braccia attorno al collo, fin quasi a soffocarmi e singhiozza: “Ogni tuo desiderio è un ordine, mio signore!”, ma perché piange? Non vuole stare con me? “Perché piangi?”, le domando titubante, “Perché ho avuto così tanta paura per me, per te, per tuo fratello, per Marissa, soprattutto per Marissa! Dio, quando cercavo di fermare il sangue con il mio dito sentivo i battiti del suo cuore farsi sempre più lenti, mentre stava per morire, ed era terribile, ho pregato così tanto che si salvasse!”, mi dice con voce rotta dal pianto, la abbraccio più forte, sentendo il suo corpo caldo riscaldare il mio, “È salva ora!”, “Sì, è salva!”, mormora, mentre cerca di riacquistare la calma e prendere sonno.
Ci addormentiamo così, abbracciati, e mi sento bene, mi sento completo. Quando mi risveglio, la mattina dopo, con ancora Victoria tra le braccia, mi ritrovo a sorridere sereno mentre la guardo dormire con la testa abbandonata sul mio petto e i capelli sparsi sulle mie braccia e il mio torace.
 
 
- BILL -
 
Quando arrivo in camera, la distendo subito sul letto, poi corro in bagno e prelevo una bacinella, che riempio d’acqua, garze sterili e tanti e morbidi asciugamani. Torno da lei e ne stendo uno sul letto, dal lato dove dormo io, scostando le lenzuola, e appoggio la bacinella sul mio comodino, la prendo in braccio e ce le poso delicatamente sopra, le coperte si sono già macchiate di sangue, ma non mi importa, le farò cambiare domattina! Cerco di toglierle il vestito indaco che indossa, tutto bucherellato ,tagliuzzato e sporco, ma i bottoni sono sulla schiena e io non voglio voltarla sulla pancia, quindi prendo le forbici dal bagno e lo taglio, le mutandine di pizzo sono zuppe di sangue che continua imperterrito a colarle dall’intimità, taglio anche quelle e il reggiseno a balconcino panna che porta.
Mi avvolgo una garza attorno al palmo sanguinante e la lego stretta, aiutandomi con i denti per annodare un capo, poi ne lego una anche al suo. Mi siedo sul letto e immergo un panno morbido nell’acqua tiepida e comincio a lavarle la pelle ricoperta di sangue, comincio dal viso, dove delicatamente le tiro via tutti quegli sbaffi rossi, poi continuo sul collo, sulle braccia, sulla pancia, poi passo alle gambe, togliendole anche la cavigliera ormai inutile, una dopo l’altra, lentamente, meticolosamente, dolcemente, fino ad arrivare all’inguine, poi le sollevo il busto dal letto, appoggiando il suo petto al mio, sostenendola con un braccio e con l’altro cerco di destreggiarmi nel pulirle dal sangue la schiena. Con un po’ di difficoltà, alla fine ci riesco, la faccio di nuovo distendere sul mio cuscino e le guardo il volto tanto amato: quando ti risvegli, amore mio?
Passo a togliere il sangue in mezzo alle sue gambe, dovendo cambiare spesso l’asciugamano perché le perdite sono abbondanti, Dio, non è che muore dissanguata adesso? Non ci penso, mi rifiuto di pensare ancora alla sua morte, ci è già andata spaventosamente vicina oggi! Continuo ancora per un po’ lì, poi prendo un paio di salviette morbide e gliele avvolgo intorno ai fianchi e alle gambe, poi tolgo l’asciugamano ormai tutto bagnato da sotto di lei e la copro con le lenzuola di raso fresche. È così immobile che mi spaventa!
Raccolgo i suoi indumenti macchiati e li getto in pattumiera, in bagno, e indosso qualcosa di pulito anch’io, dopo essermi tolto alla buona il suo sangue dalla pelle con una doccia a tempo di record. Sposto la poltroncina che sta vicino al mio armadio di fianco al letto e mi siedo lì, a vegliare su di lei. Sono stanco e sfinito, ma mi rifiuto di cedere al sonno, voglio essere sveglio quando si riprenderà! Incrocio le braccia a bordo del letto, vicino al suo busto e ci appoggio sopra la testa, voltata verso il suo viso, per poterlo vedere anche da lì, e perdo la battaglia! Crollo addormentato così, mentre la guardo riposare.
Un mugugno indistinto mi fa risvegliare e sollevare di scatto la testa, guardo il suo volto e lo vedo contratto da una smorfia di sofferenza. Mi metto a sedere sul letto alla velocità della luce e le accarezzo teneramente il volto, “Marissa…”, la chiamo piano, non alzando troppo la voce e lei sussurra, tenendo gli occhi ancora chiusi: “Bill…”, il mio nome, solo questo, ma mi gonfia il cuore di gioia sapere che la prima persona a cui pensa quando riprende i sensi sono io! “Sì, Marissa, sì, sono qui!”, le mormoro tra le lacrime di felicità e di sollievo che affiorano dai miei occhi, poi le afferro la mano con entrambe le mie, anche se è quella fasciata, e le sussurro: “Sono con te, senti la mia mano!”, geme e stinge gli occhi, poi lentamente solleva le palpebre. I suoi bellissimi occhi blu elettrico scrutano in giro per la stanza, poi si posano su di me, “Bill…”, ripete debolmente, mi sporgo su di lei e le lascio un bacio lieve come una piuma sulle labbra, poi le dico, trionfante di soddisfazione: “Sono qui! Marissa, sono qui! Riposati ora, veglio io su di te, è tutto finito adesso!”, lei volta la testa dall’altra parte, lontana da me, e si mette a piangere, “No, non piangere, piccola! È tutto finito! Niente e nessuno ti farà ancora del male!”, lei sembra mettersi a piangere più forte, “Che succede? Ti fa male da qualche parte?”, le domando esitante, cercando di capire cosa le è preso, “No… Tutto bene… mi sento solo un po’ emotivamente instabile, ora!”, mi dice tra i singhiozzi, la capisco, povera ragazza! Le bacio la fronte e le sussurro teneramente: “Ssh, non pensarci! Riposati, ora, ne hai bisogno!”, lei si volta verso di me e mi sussurra con un filo di voce: “Anche tu, con tutta quell’energia che mi hai ceduto!”, la guardo sbigottito: “Come lo sai?”, mi sorride tristemente: “Sono una strega, ho sentito il tuo sacrificio di sangue! Non dovevi rischiare così per me!”, la bacio di nuovo, sulle labbra questa volta, e le dico convinto: “Per te questo e altro, forza, ora! A nanna!”, mi sorride divertita e si rannicchia sotto le coperte, sospirando di beatitudine e sollievo, musica per le mie orecchie! Mi rimetto sulla poltrona e la guardo dormire per il resto della notte.
 

My Space: ehi, girls!!!!! Ecco a voi il nuovo capitolo!!!!! Inutile che mi dilunghi in spiegazioni o commenti... i commenti li lascio a voi!!!! Passo immediatamente a ringraziarvi per i commenti al precedente capitolo!!!! 8!!!! 8 commenti!!!! wow!!! Sono tantissimi, grazie, ragazze!!!! Siete le numeri uno!!!! Quindi grazie a: _Vesper_, jada1984, Rabbit001, Engel_Aranel, tdsots Team (anche per il commento breve lasciato sempre al capitolo 6, prima della recensione vera e propria), Arsax
Ali Redfern e Lia483!!!! Grazie a piciu50 per aver aggiunto la storia tra le preferite e grazie a tutte quelle che leggono semplicemente, come sempre tantissime!!!!! Non so davvero cosa dire per farvi capire che grande emozione sia per me il fatto che seguite così in tante!!!!! A presto!!!!!!

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


8 … A Precious Star… Ti voglio bene!
 

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CAPITOLO 8
 
 
- TOM -
 
Appena siamo pronti entrambi, io e Vichy andiamo a trovare Marissa, per sapere se sta bene e per vedere come se la cava Bill nei panni della balia. Quando arriviamo in camera di mio fratello, lo troviamo con la testa poggiata sulle sue braccia abbandonate incrociate a bordo del letto, seduto sulla poltroncina che mi pare che fosse vicino all’armadio, prima. Marissa è sveglia e lo guarda mentre dorme, accarezzandogli lievemente la cresta bionda, infilandoci le dita nel mezzo. Alla faccia del doverle fare da balia! “Marissa, come stai?”, le domando con un filo di voce, per non svegliare mio fratello, “Abbastanza bene, grazie, signore, tuo fratello si è occupato di me per tutta la notte.”, mi risponde bisbigliando, smettendo di passargli le dita nei capelli, “E adesso dorme alla grande!”, noto, più rivolgendomi a me stesso che non a lei, Marissa sorride con affetto, facendo scorrere un’ultima volta la mano sulla testa di Bill, “Sì, ha bisogno di riposo anche lui, non solo io, dopo quello che ha fatto per salvarmi!”, già, l’ha rischiata grossa il mio fratellino, per te!
Victoria le si avvicina e, prendendole una mano tra le sue, le chiede preoccupata: “L’emorragia?”, Marissa si rabbuia un po’ e risponde secca: “Si è fermata, finalmente!”, forse ha alzato un po’ troppo il tono di voce, perché mio fratello si sveglia di soprassalto. “Marissa, stai bene?”, le chiede con urgenza e ansia, lei gli sorride lievemente e annuisce, Bill tira un sospiro di sollievo: “Bene, allora forse più tardi ti posso portare nel bosco a fare quello che devi per recuperare le forze e il potere, sì?”, lei scuote mestamente la testa: “No, non posso compiere il rito se non ho le mie cose!”, “E dove sono le tue cose?”, le domando io, lei si rivolge a me e mi dice: “Sono rimaste nella casa del mio vecchio padrone…”, Bill esclama irritato: “Ancora? Dopo tutto questo tempo?”, lei si stringe nelle spalle imbarazzata: “Sì, beh, non sapevo mai come chiederti di poterle recuperare, così…”, Bill la interrompe infuriato: “Così hai pensato di consumare i tuoi poteri a poco a poco fino a lasciarti morire, vero? Dio, ci tieni così poco alla tua vita?! Ci tieni così poco a me?!”, mio fratello calca molto su quel “me”, lei è sull’orlo delle lacrime, “Bill…”, sussurra straziata, ma lui la interrompe rabbioso: “Non chiamarmi Bill, non osare chiamarmi di nuovo per nome, sono troppo incazzato con te in questo momento per tollerarlo!”, lei ora piange senza ritegno e volta il viso dall’altra parte, Victoria guarda mio fratello con odio puro e penso che se avesse in mano una spada l’avrebbe già infilzato! Mai far soffrire la sua migliore amica, altrimenti lei non risponde più delle sue azioni!
Marissa, tra le lacrime e i singhiozzi, riesce a dire: “Hai ragione, mio signore, non sono degna di chiamarti per nome, perdona, se puoi, la mia mancanza di rispetto nei tuoi confronti e, se non puoi, sono pronta per subirne le conseguenze…”, vedo Bill rimanere interdetto e disorientato per le parole della ragazza di cui è innamorato e cominciare a prendere piana coscienza di quello che ha detto e pentirsene, non voglio che litighino, so che Bill ci rimarrebbe troppo male, perciò cerco di mettermi in mezzo e fare da paciere. “Bill, sei esausto e non ragioni, mettiti a letto e fatti una sacrosanta dormita, prima di aprire di nuovo bocca, credimi, è meglio! Marissa, dimmi chi era il tuo precedente padrone che andrò io stesso, ora, a recuperare i tuoi effetti personali, così poi Bill potrà portarti dove deve!”, lei mi guarda negli occhi con un’espressione di profonda riconoscenza e grande rispetto: “Stavo dai signori della valle della Venere, su al nord…”, valle della Venere, ok! Non è troppo distante, in mezza giornata dovrei farcela! “Bene, sarò di ritorno questo pomeriggio! Vichy, per favore, occupati di lei!”, lei mi sorride teneramente e mi dice: “Sì, mio signore!”, mi volto verso mio fratello: “Bill, mettiti a letto!”, gli dico con insistenza, il mio gemello sbuffa, ma poi fa il giro del letto e si sdraia sotto le coperte, annuisco soddisfatto, bacio brevemente Vichy sulle labbra e lascio la stanza.
Recupero in fretta il mio cavallo nero, Schwarz, che fantasia il nome, eh! Ma non l’ho scelto io… Poi chiedo a tre soldati di farmi da scorta e partiamo a spron battuto verso la corte dei signori della valle della Venere. Giungiamo lì dopo un paio d’ore di galoppo forsennato e veniamo accolti in grande stile da questi nobili di provincia.
“Siete voi i vecchi padroni di Marissa, la strega?”, domando senza giri di parole, fregandomene altamente dell’etichetta e delle loro deferenze, “Mio padre possedeva quella schiava, era la sua guaritrice personale!”, mi risponde titubante un ragazzo, che avrà più o meno la mia età, l’evidente erede della corte, “Bene, ho bisogno di recuperare le sue cose che mi è stato detto che sono ancora qui!”, “Certo!”, comanda ad un servo di andare a recuperare gli effetti di Marissa e nel mentre mi dice con una nota sorpresa nella voce: “Quando l’abbiamo venduta a quel mercante di schiave, mai e poi mai mi sarei aspettato che sarebbe finita a servire te, mio principe!”, le rispondo seccato: “Infatti non è stata data a me!”, lui è notevolmente stupito: “Allora a chi, se mandano te a prelevare le sue cose?”, lo ammonisco furioso: “Questi non sono affari tuoi, e comunque sono venuto spontaneamente, nessuno mi manda, perché sono il principe ereditiere e nessuno, ad eccezione dei miei genitori, può darmi ordini!”, ma chi si crede di essere a farmi queste domande? Stai al tuo posto, maledetto provincialotto!
Questo ha la compiacenza di mostrarsi mortificato, finalmente arrivano due servi con le borse di Marissa, ne carico un paio sul mio cavallo, le altre le sistemano sui loro i miei soldati, poi partiamo, dopo un rapido saluto al borghesuccio del nord, arrivando a casa nel primo pomeriggio.
 
 
- BILL -
 
Mio fratello ritorna appena un paio di ore dopo il pranzo. Adesso sono notevolmente più calmo, grazie alla dormita ristoratrice di questa mattina, e ho già chiesto scusa a Marissa per averle risposto male, lei sembra aver accettato le mie scuse, ma è molto più fredda e distaccata con me di com’era prima! Merda, ho fatto un casino! Quando Tom irrompe nella mia stanza, Marissa è ancora a letto, io le siedo a fianco, non l’ho fatta alzare per tutto il giorno e il pranzo le è stato portato a letto da Victoria, che la tiene d’occhio da quando mio fratello se n’è andato, seduta sulla poltrona sulla quale sedevo io. “Ecco qui! Ho recuperato tutto!”, esclama vittorioso il mio gemello, Marissa gli sorride apertamente e lo ringrazia con riconoscenza.
Tom tende una mano a Victoria e le dice: “Vieni, Vichy, accompagnami a mangiare qualcosa!”, lei prontamente si alza e l’afferra, sussurrando: “Sì, con piacere!”, lasciando con lui la stanza, sospetto che ci sia qualcosa di diverso tra quei due della semplice condivisione del letto: “Ma quei due?”, chiedo incuriosito a Marissa, facendo un cenno con la testa in direzione della porta che hanno appena varcato, lei mi risponde con tono piatto e incolore: “Non capisco a cosa ti riferisci, mio signore.”, mi ferisce: “Puoi chiamarmi Bill, lo sai!”, lei replica seccamente: “No! È stato un errore imperdonabile da parte mia chiamarti per nome, mio signore! Non si ripeterà più!”, la guardo con determinazione, mi chiamerai di nuovo per nome, piccola! Eccome se lo farai! Le domando: “Allora, tra quei due cosa c’è? Si sono innamorati?”, lei si addolcisce un po’ e risponde in un sussurro: “Non lo so cosa prova il suo padrone, ma a Victoria lui non è indifferente! Ma acqua in bocca, le ho promesso che non avrei detto niente a nessuno!”, sorrido apertamente: “Wow! Sarebbe carino se fossero innamorati, no?”, e non mi riferisco solo a loro due, lei probabilmente lo capisce e mi risponde abbassando lo sguardo e il viso sulle sue dita intrecciate in grembo, arrossendo un po’: “Sinceramente non so se sia una gioia o un tormento!”, sospiro, questa discussione non mi sta portando da nessuna parte, meglio lasciar perdere!
Mi alzo dal letto e le chiedo dolcemente: “Ti senti abbastanza bene per un viaggetto?”, lei annuisce, allora io le ordino dolcemente: “Vieni, andiamo nel bosco!”, lei si tira le coperte sotto il mento e dice: “Devo vestirmi prima, sono ancora nuda!”, le sorrido teneramente e le chiedo: “Mi concedi di farti indossare un mio abito?”, lei è sbalordita: “Un tuo abito?”, “Sì, uno che è da un po’ che aspetto di regalarti… Lo metteresti?”, lei mi risponde continuando a guardarmi stupita: “Sì…”, batto le mani una volta entusiasta: “Bene!”, corro all’armadio e prelevo quel magnifico abito di raso blu, un colore molto simile a quello dei suoi occhi, senza spalline e un milione di bottoncini sul fianco per allacciarlo e le scarpe blu di vernice, con il tacco basso, abbinate. Glieli mostro e lei trasale: “Oddio! Sono bellissimi!”, sussurra estasiata, “Allora indossali, fallo per me!”, le mormoro emozionato, sono felice che le piacciano! Lei abbassa lo sguardo e arrossisce: “Mi mancano le mutandine!”, mi viene quasi da ridere all’idea che lei si imbarazzi con me in questa maniera! Dio, conosco meglio io quella parte del suo corpo di lei stessa!
Frugo un po’ nelle sue borse, che Tom ha scaricato poco fa in camera mia, e me prendo un paio, non sono il massimo, troppo semplici, troppo modeste, ma per oggi vanno bene. Mi riprometto di procurarle anche un po’ di biancheria intima carina, oltre che dei vestiti! Le passo gli indumenti, appoggiandoli sul letto, e mi reco alla finestra a guardare fuori, per lasciarle un po’ di privacy. “Ecco, sono vestita.”, mi avvisa con voce tenue e imbarazzata dopo un po’, mi giro verso di lei e la vedo lisciarsi le pieghe del vestito con le belle mani, sta benissimo! Quel vestito le dona davvero. Sorrido con apprezzamento, scrutandola da testa a piedi, e annuisco soddisfatto.
Le chiedo cosa le serve da portarsi dietro e, dopo che lei mi mostra un paio di borse, me le carico sulle spalle, prendendola per mano e avviadomi alle scuderie. Thunder, il mio stallone nero, gemello di quello di Tom, sì, anche loro sono gemelli, come noi due, è già pronto: lego alla sella le sue borse, poi monto sopra, con un salto degno di un atleta, senza entrare nelle staffe e tendendo una mano a Marissa perché l’aiuti a issarsi dietro di me. La vedo esitare e la incoraggio: “Forza, il piede sinistro nella staffa, afferra la mia mano e datti una spinta, scavalca la sella con l’altra, non è difficile!”, lei segue alla lettera le mie istruzioni e riesce a fatica a sedersi dietro di me, libero la staffa dal suo piede e lo sostituisco con il mio, “Stringiti alla mia vita!”, le ordino, lei lo fa, stritolandomi, come se avesse una paura folle, e attaccando il suo petto alla mia schiena, come se ne andasse della sua vita, mi sorge un dubbio: “Non mi dire che non sei mai salita su un cavallo? Come diavolo ti sei spostata in tutto questo tempo?”, sussurra, sento la sua voce e il suo respiro rimbombare nella mia schiena e solleticarmi il collo: “No, mai! I cavalli non mi piacciono particolarmente. Mi muovevo in carrozza, carretti, caravane… ma il più delle volte mi smaterializzavo!”, “Facevi che?”, mi volto di scatto verso di lei con la testa, sconvolto, urlando un po’ troppo, evidentemente, visto che Thunder emette un latrato infastidito. “Ehm, sì, quando avevo più potere non avevo bisogno di camminare per raggiungere un luogo, bastava che lo visualizzassi nella mente e compissi la magia! Le mie molecole si disperdono per poi ricomporsi dove voglio io, nell’arco di pochi attimi. È più comodo e più rapido, visto che posso percorrere anche grandi distanze in questo modo, ma incredibilmente rischioso perché prosciuga quasi del tutto del proprio potere magico!”, oddio, non si è mai finito di saperne con lei! La ammonisco: “Non voglio che usi questo metodo per spostarti! Non voglio che usi ancora così tanto la magia! Dovunque tu voglia andare, me lo dici e io ti ci porto, chiaro?”, “Sì, mio signore!”, bene, per ora sono soddisfatto, anche se quel “mio signore”… Dio, che nervi!
Incito il cavallo a muoversi e, con un passo molto lento, ci avviamo in città, devo attraversarla tutta per arrivare ai boschi dove voglio portare lei. Quelli intorno al palazzo sono piantonati da sentinelle, non avrebbe pace! La gente si ferma a guardarci, durante il nostro passaggio e io sento i loro bisbigli incuriositi e sorpresi: ebbene, sì, questa è la mia schiava e mi sto godendo una passeggiata con lei, qual è il problema?! Finalmente giungo al limitare del bosco, dopo aver abbandonato il sentiero che conduce all’ultima cascina del paese limitrofo, prima che cominci questa distesa sconfinata di alberi. Smonto da cavallo e lei mi tende entrambe le mani perché la aiuti a fare altrettanto, io la afferro per la vita e lei mi posa le mani sulle spalle, poi la sollevo tra le braccia e la tiro giù da cavallo. “Allora? Come è andata la tua prima volta su un cavallo?”, le domando maliziosamente, so che dopo il primo momento di titubanza e paura si è sciolta e rilassata, godendosi il viaggio, “Emozionante, grazie!”, mmm, un sacco di prime volte con me: sesso, innamoramento, cavallo…
Le indico di precedermi, muovendosi come vuole, lei si mette a vagare per il bosco, respirando a fondo e toccando di tanto in tanto tronchi, arbusti, foglie, rami, con una mano, l’altra a sollevare l’orlo dell’abito, la seguo a qualche passo di distanza, non so cosa stia facendo ma credo che abbia a che fare con la sua magia visto che gli occhi sono di nuovo fosforescenti, e non voglio disturbarla. Ad un certo punto, in quella che sembra una radura, si ferma e si mette a guardare in giro, valutando il posto, poi si avvicina al mio cavallo e apre le borse: da una preleva una tavola di legno che aperta si rivela un’enorme cerchio con all’interno marchiata a fuoco una stella a cinque punte, dall’altra cinque candele nere e un accendino d’argento, con incise ai lati le stesse stelle. Distende la tavola a terra, poi su ogni punta appoggia una candela, infine ci si inginocchia elegantemente in mezzo, accendendo le candele, una per una, dopo getta l’accendino davanti a sé, fuori dal cerchio di legno, sull’erba, e appoggia una mano al tronco d’albero che le sta di fianco e l’altra nella pozza d’acqua appena dietro di lei, non credo che sia molto comoda così contorta ma lei non se ne cura. Comincia a pronunciare qualche formula magica e il potere che si scatena è palpabile: “Sono qui prostrata davanti a voi, o elementi di potere, acqua, aria, terra e fuoco, e vi chiedo di elevarmi da vostra umile servitrice a forte paladina. Non sono degna di questo nome ma se voi vi riversate in me posso diventarlo, ed è cosa buona e giusta. Rendetemi uno strumento al vostro comando e io vi servirò.”, le fiamme delle candele cominciano a vorticare e a risalire a spirale lungo i bordi della tavola, senza toccare le sue braccia, sparendo poi sopra la sua testa, a quel punto la vedo gettare la testa indietro, come in preda all’estasi, infine c’è solo un lampo di luce, e le candele sono spente, lei giace scompostamente sulla tavola, sembra svenuta.
Mi allarmo e le corro incontro: “Marissa, Marissa, piccola!”, continuo a ripetere mentre mi inginocchio di fianco a lei e le scuoto leggermente le spalle, dandole anche piccoli schiaffetti sul viso, lei rinviene con una smorfia, “Oddio!”, geme, “Che succede?”, le domando angosciato, “Questa volta è stato potente, era da troppo che non lo facevo, mi sono indebolita parecchio e recuperare tutta mia magia è stato impegnativo, mi ha sopraffatta!”, scuoto la testa rassegnato: “Mi farai prendere un colpo, prima o poi!”, lei ridacchia e si rialza, poi mi domanda: “Posso raccogliere qualche erba medicinale che ho visto qui in giro, prima di tornare a palazzo?”, mi alzo in piedi anch’io e le dico: “Certo, ma prima rispondi a qualche mia domanda, ok?”, “Va bene.”, mi risponde dubbiosa, bene, è il momento di avere qualche risposta! “Sapevi di essere incinta?”, lei sgrana gli occhi, allarmata: “Come sai…?”, la interrompo subito: “Rispondi!”, le ordino perentorio, non voglio giri di parole, “Sì, e ricordo anche il momento esatto del concepimento.”, oddio! “E quale è stato? Dimmelo!”, voglio saperlo!
“Ero nel tuo letto, attendendo il momento in cui tu avresti ceduto e il sonno ti avesse preso per tornare nella mia stanza, e tu mi abbracciavi, dopo essere giaciuto con me, ero stretta tra le tue braccia, la mia schiena era appoggiata al tuo petto, le nostre gambe allacciate, tu hai appoggiato una mano al mio ventre per tenermi ancorata a te a hai portato i tuoi fianchi a contatto con la curva delle mie natiche, un contatto continuo e intimo tra le nostre pelli in quello che è per le streghe il sacro momento tra due amanti, l’appagamento dopo il piacere condiviso, siamo venuti insieme quella volta, per questo si parla di piacere condiviso, e a causa di quel contatto, che mi ha fatto sentire amata e protetta, la mia barriera è venuta meno, non sono riuscita a mantenerla, e io mi sono sentita pervasa da un’incredibile senso di quiete, di calore nel petto, al cuore e nel ventre, e da un forte istinto di protezione che mi spingeva a riparare con le mie mani la mia pancia. In quel momento ho capito di essere rimasta incinta ed ho amato da subito la creatura che cresceva dentro di me.”, le scappa una lacrima che quasi mi fa protendere verso di lei per raccoglierla con le mie dita, ma la sua espressione si fa dura, il suo sguardo è distante: “È stato un errore inammissibile da parte mia rimanere incinta, ti prometto che non accadrà più, mio signore, se per caso deciderai di giacere di nuovo con me.”, “Io non voglio giacere con te, io voglio fare l’amore con te.”, le dico con convinzione, lei mi guarda storta: “Noi siamo le vostre schiave sessuali, il nostro scopo è farvi godere del nostro corpo come più vi piace e basta. Non c’è possibilità di amore per noi ed è cosa buona e giusta. Voi avrete le vostre mogli con cui condividere un sentimento, con noi dovete solo condividere un letto!”, no, piccola, non è così! “Ma tu mi ami e anch’io!”, lei mi replica duramente, ogni traccia di dolcezza è sparita dalla sua voce e dal suo sguardo: “Tu non mi ami, principe, credi di amarmi ma non è così! Fidati! Ora ho il permesso di raccogliere quelle erbe?”, faccio un breve cenno della testa insoddisfatto per la piega che ha preso il discorso, ma gongolando dentro di me perché non ha negato di amarmi, dopotutto! Te lo farò ammettere prima o poi, piccola! E allora mi sposerai e mi darai un figlio! Oddio, sposarmi? Darmi un figlio? Come mi vengono certe idee? Sono uscito di testa… però, forse…
 
 
My Space: si avvicina il Natale e io vi farò il mio personale regalo lasciandovi un nuovo capitolo di questa storia di Precious Star… mi scuso per non aver aggiornato per quasi un mese, ma… il tempo per me è quello che è… comunque… come sempre passo ai ringraziamenti senza perdermi in parole fuffe… Grazie a: Lia483, Alice Redfern, _Vesper_, Engel_Aranel, tdsots Team, jada1984 e _Freiheit_ per aver commentato il precedente capitolo… grazie a: 23 july 2010 per aver aggiunto la storia tra le preferite e Ali Redfern per averla inserita tra le ricordate, infine a tutte quelle che leggono semplicemente! Grazie ragazze! Un bacio!

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


8 … A Precious Star… Io e te per sempre fino alla fine del mondo!


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CAPITOLO 9
 
 
- BILL -
 
Questa mattina siedo da solo allo studio privato mio e di mio fratello, Marissa e Victoria sono in giro per il palazzo, scortate da Tom che fa loro da chaperon, ormai sono con noi da cinque mesi e quasi tutti sono passati a considerarle più come le nostre compagne ed amanti che non come le nostre schiave, sia per come vestono, sia per il fatto che ormai risiedono in pianta stabile nelle nostre camere, sia per come vengono trattate da noi ma anche dalla mia famiglia. Hanno cominciato a vederle diversamente da quando c’è stato il ballo in piazza d’inizio inverno, dove eravamo stati accompagnati da loro due come nostre pari e non come schiave. Il popolo sembrava gradire la loro presenza, anzi alcuni domandavano entusiasti se ci sarebbero state per caso delle nozze. Io avrei tanto voluto rispondere di sì, ma non ero ancora riuscito a far ammettere a Marissa di amarmi. Mamma ci sta prendendo gusto a comprare abiti sontuosi e magnifici alle nostre due ragazze e credo che nutra anche una certa simpatia per entrambe, ora che sta cominciando a conoscerle meglio, e la cosa mi riempie di gioia! Inoltre credo che si senta in qualche modo riconoscente nei confronti di Marissa per quello che è successo con Marcus. Mio fratello è sempre il solito testone invece, credo che tutti abbiano notato che si è innamorato di Victoria ma lui continua a mentire a se stesso sostenendo che non sia vero. Bah!
Sto leggendo un libro interessantissimo sulle tradizioni di streghe e stregoni, naturalmente lo sto studiando accuratamente perché sono innamorato di una di loro e desidero conoscere meglio anche questo lato di lei. C’è scritto che al diciottesimo anno di età, una strega riceve un suo animale, che la protegga e le tenga compagnia quando è sola, questo animale sarà vincolato alla strega o allo stregone per il resto della sua vita in quanto si stabilisce un vincolo magico e gli è fedele per sempre. Perché Marissa non ne ha uno? Ma certo! Perché è diventata schiava e nessuno ha potuto regalarglielo o perché il suo padrone non sapeva di questa cosa o perché in quanto schiava non le è concesso ricevere regali se non dal suo signore. Beh, io ora lo so e sono il suo signore! Vado a prenderle un animale! Adesso, immediatamente! Ma quale sarebbe il più indicato a difenderla, un cane? Sì, le regalerò un cane! Certo, poi mi toccherà farlo dormire da me visto che da questo non si deve assolutamente separare, mai, ma pazienza!
Prendo il mio cavallo e lo sello velocemente, poi lo spingo ad un galoppo forsennato fino al canile. “Buon giorno, principe Bill! In cosa posso esserti utile?”, mi domanda un signorotto sui cinquant’anni dall’aria bonaria, “Buon giorno, sto cercando un cane di media taglia, che sia in grado di difendere o mettere in salvo una persona all’occorrenza, ma non lo voglio aggressivo o iracondo, è per una donna!”, il signore sembra pensarci un po’ su e poi chiede: “È per la tua schiava?”, wow, straordinariamente intuitivo quest’uomo! “Sì, è per lei!”, inutile negarlo quando è probabile che la vedranno in città con il suo cane! “Bene, perché è nato un cucciolo di husky che per il colore degli occhi ci ricorda molto la tua ragazza! Un husky è sicuramente indicato per una donna, è allegro e socievole, lega moltissimo con il suo padrone perché, essendo una razza da branco, lo riterrà il suo capo branco ed essendo un tipo molto leale seguirà ciecamente i suoi comandi. E poi sono una razza di cani molto eleganti e orgogliosi, estremamente intelligenti anche, ce ne starebbe bene uno al fianco della tua bellissima schiava!”, mmm, quest’uomo mi piace! Ha già capito tutto! “Va bene, vediamo questo cane!”, annuisce e mi conduce lungo una fila di gabbie fino all’ultima che ospita un cucciolo dal pelo grigio perla sul dorso e bianco latte su pancia, fianchi e zampe, anche il muso è quasi interamente bianco, tranne la zona sopra gli occhi, vicino alle orecchie, e le orecchiette a punta, lì è grigio, tutto raggomitolato su se stesso. “Questa cagnolina è nata un paio di mesi fa e quando abbiamo visto i suoi occhi abbiamo pensato alla bella strega Marissa, guarda tu stesso!”, fa un po’ di rumore con le dita contro la gabbia e la cucciola apre gli occhi, ed è uno shock per me! Sono dello stesso blu elettrico di quelli della mia ragazza! O mio Dio! È perfetta, è semplicemente perfetta, spero che piacerà anche a Marissa! “Sì, va bene questa! È già stata svezzata? È pronta per essere portata via?”, l’uomo mi sorride: “Electra è più che pronta ad avere una famiglia!”, sono perplesso: “Electra?”, lui si illumina: “È il nome che le hanno dato i miei uomini, signore!”, ci rifletto un attimo: “Mmm, Electra, sì, le si addice!”, l’uomo mi scruta per bene: “La prendi allora?”, “Certo, fammela mettere in uno scatolone chiuso, voglio che sia una sorpresa!”, il signore sorride ancora più apertamente se possibile e chiama un ragazzino chiedendogli di fare ciò che ho ordinato io, intanto io lo pago.
Torno a casa con un po’ di fatica, a causa dell’ingombrante scatola, e con un senso di peso al petto, per tutti quei lamenti e uggiolii che provengono dal fagottino di pelo che si sente spaesato al chiuso. Smonto da cavallo reggendo la scatola sulla sella con una sola mano, poi corro in salone dove spero di trovarci Marissa. Lei è proprio lì, sta conversando con Victoria, Tom e la mamma. Appena mi vede si illumina in un sorriso mozzafiato e io, come al solito, ho la stessa reazione di sempre: farfalle allo stomaco, battiti accelerati e gambe molli, il prossimo passo è il risveglio di una parte intima del mio corpo! “Ciao, piccola! Ho una sorpresa per te!”, urlo cercando di sovrastare i guaiti del cane, lei mi guarda interrogativa e io mi spiego: “Stamattina stavo leggendo un libro sulle tradizioni della tua gente e c’è scritto che al raggiungimento del diciottesimo anno di età voi avete diritto a qualcosa, vero, Marissa?”, lei è ancora più confusa, allora io con un sorrisetto le porgo la scatola, lei sente i latrati straziati del cane e il suo sguardo schizza immediatamente verso il mio, una muta espressione di intendimento e stupore, “Bill…”, mormora incerta, e io sono felice che mi abbia chiamato per nome in questo caso, dopo tanto tempo che non lo faceva, anche se siamo in mezzo alla gente, “Aprila…”, la interrompo, lei appoggia a terra lo scatolone e si china a strappare le linguette intrecciate tra loro, lei vede la cagnetta ed ha un sussulto: “O mio dio, è il mio cucciolo!”, sussurra piacevolmente stupita, poi mi guarda e mi domanda per avere conferma: “È il mio cucciolo, giusto?”, “È una femmina, si chiama Electra, ed è tutta tua!”, le spiego, lei solleva tra le braccia la palla di pelo e la tiene sospesa all’altezza del suo viso: “Electra, che nome importante che hai!”, la poggia a terra e mi urla: “O mio Dio, grazie!”, poi mi corre incontro e mi abbraccia forte, continuando a ringraziarmi, a voce più bassa, con il viso affondato nella curva del mio collo: “Grazie, Bill, grazie, grazie, grazie! Bill, ti amo!”, la faccio allontanare leggermente da me e con un sorriso di trionfo la prendo in giro: “Ah, hai visto che te l’ho fatto ammettere alla fine?!”, lei si immobilizza, rendendosi finalmente conto delle sue parole, e mi risponde con una punta di acidità nella voce cristallina: “Sì, ma questo non significa che ti sposerò, eh!”, ridacchio: “Un passo alla volta piccola! Goditi il cane, per il momento!”, lei mi abbraccia ancora una volta e corre dalla cagnetta, che sta cominciando ad annusare in giro per cercare di orientarsi, e lì fa la sua magia.
“Sai chi sono io?”, domanda al cane con gli occhi fosforescenti, Electra abbaia una volta e i suoi occhi sono diventati lo specchio di quelli di Marissa, altrettanto inquietanti, altrettanto fosforescenti! “Brava, cucciola!”, le mormora accarezzandole il pelo morbido, poi la lascia andare e la guarda con affetto per qualche altro secondo, mentre i loro occhi tornano normali. Guardo mamma, Tom e Victoria: tutti fissano la scena ammutoliti ed sorpresi, mamma poi è estasiata! Ricambia il mio sguardo e nel suo leggo affetto e rispetto, e forse anche una punto di orgoglio materno! Sono felice che sia fiera di me! Marissa si porta al mio fianco, tallonata da Electra, e mi prende per mano, stringendosi al mio braccio, io la guardo e lei mi dice ironica: “Sai che adesso nella tua camera ci sarà sempre un’altra femmina, vero?”, sospiro con finta rassegnazione: “Eh, che vuoi, me ne farò una ragione!”, lei ridacchia e si mette in punta di piedi per darmi un bacio sulla guancia. Mamma si porta le mani al viso e il suo sguardo sembra dire: “Oh, ma che carini!”, sì, mamma siamo carini insieme! Siamo una splendida coppia!
 
 
- TOM -
 
Vedere il bel rapporto che c’è tra mio fratello e Marissa, mi induce a pensare al mio con Vichy. Insomma io non so se quello che ho maturato in tutto questo tempo sia amore, non sono un grande esperto di questo sentimento. Certo è che, prima di conoscere Victoria, le donne le snobbavo o sfruttavo solo per i miei comodi, con lei invece è diverso, con lei voglio fare tutto, dall’alzarmi alla mattina all’andare a letto la sera, non so se mi spiego! Lei è davvero la mia compagna, la mia amante… e allora perché non fare il passo successivo e renderla la mia fidanzata? Insomma a me sembra che questa sia la naturale evoluzione degli eventi. D’altra parte non potrei immaginare la mia vita senza di lei, si è troppo radicata nel profondo del mio cuore e della mia anima per poter pensare a una cosa simile! Ma ci rendiamo conto, io, Tom Kaulitz, mi sono ridotto a provare dipendenza per una sola donna, perché è proprio questo che sento! Io sono dipendente da lei e solo da lei, non voglio più le altre, non le vedo nemmeno più, e con lei non voglio stare solo a letto, voglio anche parlare, ridere, scherzare, passeggiare, condividere progetti e abitudini! Dio, se non è amore questo che cos’è?!
Il dubbio che mi sorge spontaneo è: ma lei cosa prova per me? Mai una volta che mi abbia chiamato per nome, nonostante glielo chieda di continuo, invece Marissa chiama mio fratello con il suo nome spesso e volentieri, anche quando stanno in mezzo alla gente, gesto che ha contribuito a far passare la visione di loro come coppia effettiva e non come rapporto tra schiava e padrone, e di riflesso anche di noi due, io e Victoria, visto che io e Bill siamo gemelli. Ma io non sono certo che Vichy provi qualcosa per me, sì, insomma, è sempre calma e arrendevole con me, ma chi può saperlo che non lo è perché deve e non perché vuole esserlo? Marissa! Lei sa certamente darmi una risposta!
Mi allontano da Vichy, lasciandole un bacio sulla tempia, e mi avvicino a Marissa che sta giocando con il suo cane, sotto lo sguardo vigile e accorto di mio fratello, “Marissa, scusami, mi spiace disturbarti, ma vorrei scambiare due parole in privato con te.”, le dico guardandola dall’alto, poi continuo rivolgendomi a mio fratello: “Se per te va bene!”, lui annuisce perplesso, Marissa allora si alza e io le tendo il braccio per condurla a braccetto fuori di lì, Electra naturalmente non abbandona la sua padrona e ci segue trotterellando al suo fianco, fiera e orgogliosa di sfilare accanto alla sua bellissima signora. La conduco al terrazzino coperto, anche se piove ed è una giornata freddina, lì non è troppo male, siamo relativamente all’asciutto e al caldo, grazie ai caminetti montati lungo il perimetro e il tendone sopra le nostre teste.
Lei non parla, aspetta che sia io a farlo, ma improvvisamente mi sento in imbarazzo per le domande che vorrei porle e mi blocco: “Marissa, senti…”, mi muoiono le parole in gola e non riesco a continuare, “Sì?”, mi incoraggia fiduciosa, mi faccio coraggio: “Devo farti alcune domande…”, le dico ovvio, “Prego, continua…”, mi dice titubante, “Tu sai cosa prova Victoria per me?”, le domando a bruciapelo, lei si irrigidisce istantaneamente e non mi risponde, è troppo stupita per farlo, io allora cerco di giustificarmi: “Vedi, io credo proprio di essermi innamorato di lei, sì, insomma, non sono pratico di sentimenti io, sono sempre stato abbastanza cinico a riguardo, però… con lei sento che è diverso! Vorrei passare il resto della mia vita con lei…”, lei rimane a bocca spalancata e occhi sbarrati, “A cosa stai ambendo di preciso?”, mi domanda quando si riprende, “Al matrimonio!”, le rispondo convinto. In quel momento sento qualcuno inspirare violentemente e lo vedo entrare nel mio campo visivo: è mio fratello! “Tom, porca puttana, vuoi sposare la mia donna, Marissa?! Lo sai che sono innamorato di lei, cazzo! Come puoi farmi una cosa del genere?! E a Victoria non ci pensi! Dio, sei uno stronzo!”, mi urla contro Bill mentre si avventa su di me, io sono troppo paralizzato e sconvolto per reagire, per fortuna Marissa lo fa per me e lo placca, stringendogli la vita in una morsa con le sue esili ma forti braccia e intrecciando una gamba alle sue, così che al successivo passo avrebbe perso l’equilibrio, cadendo a terra, poi gli dice: “Bill, calmati, Bill!”, ma mio fratello non la ascolta, è troppo occupato a inveire contro di me, “Bill, guardami! Ti ho detto: guardami!”, Dio, fa strano sentire Marissa dare ordini e chiamarlo per nome, ma è giusto che sia così, per mio fratello loro sono alla pari, come io vorrei esserlo con Vichy!
Bill riluttante si volta verso di lei che gli sorride rassicurante, lui sembra calmarsi un pochino e lei lentamente lo lascia andare, poi gli prende il volto tra le mani e lo bacia teneramente, “Bill, amore mio, tuo fratello si stava riferendo a Victoria, non a me! Io sono tua! Lo sarò sempre!”, lui da un lato si risolleva, dall’altro si intristisce immensamente e le domanda con voce sofferente: “Allora perché prendi sempre le distanze da me? Perché non ti lasci mai andare con me?”, lei abbassa lo sguardo, “Ne riparliamo un’altra volta, mio signore!”, Bill esclama a voce alta, facendole prendere un colpo: “Ecco! Visto! Lo stai facendo anche ora!”, lei sospira a lo fissa in viso per alcuni brevi istanti, poi si volta verso di me: “Io non posso dirti quello che Victoria prova per te, ho fatto una promessa di strega con lei, quindi mi sono imposta il silenzio! Però quest’ultima cosa, riguardo al matrimonio, sono sicura che dovresti domandarla a lei, non a me, non so se mi spiego!”, merda! Mi sta dicendo che Vichy avrebbe accettato? Io credo proprio di sì! Mi illumino tutto e corro ad abbracciarla, urlandole: “Uh, grazie! Grazie, grazie!”, poi scappo dalla mia Vichy a farle la mia proposta.
La trovo in salone, da sola, che guarda fuori dalla finestra con aria triste, e in quel momento vacillo un po’. E se Marissa si sbagliasse? E se io avessi interpretato male quello che lei ha detto? No, no, non può essere! Forza e coraggio! Ora o mai più! “Victoria!”, la chiamo, il tono mi esce più duro di quanto mi sarei aspettato, arrochito dall’ansia e dall’agitazione, “Sì, mio signore?”, mi risponde remissiva, le faccio cenno con la testa di seguirmi e la conduco in sala da ballo, sopra il grande rosone di marmi policromi che so che le piace tanto, le prendo le sue mani tra le mie e, dopo un sospiro tremante, le dico di slancio: “Victoria, non sono bravo con le parole e non sono bravo nemmeno a esprimere e mostrare i miei sentimenti, però sto facendo uno sforzo per te. Io credo di amarti, sento che non potrò vivere il resto della mia vita senza di te, perciò, se provi qualcosa per me, ti prego…”, mi sfilo l’anello di famiglia che porto al mignolo e mi inginocchio, sorreggendolo con due dita per porgerglielo, “…sposami!”, lei, dopo un momento di shock, sorride beata e mi dice in un soffio: “Dio, Tom! Non ci speravo neanche, insomma, sapevo che tu non eri tipo da innamorarti per cui non mi ero illusa di niente e non ti chiedevo niente, non volevo forzarti a fare scelte che non ti sentivi, però mi sono innamorata di te, da subito, e ho sempre sperato che in un qualche modo tu mi tenessi con te per sempre! Sì, Tom, sì, sì! Ti sposo! Dio, sono così felice! Ti amo così tanto!”, scoppiamo lei a piangere e io di felicità! Mi alzo in piedi e l’abbraccio, stringendola teneramente tra le braccia, mentre singhiozza contro il mio collo. In questo momento capisco cosa voglia dire la gente con l’espressione “toccare il cielo con un dito”, è proprio così anche per me in questo momento: mi sento fluttuare, sospeso nella mia bolla privata di felicità e commozione condivise con Vichy. Quanto sono stato stronzo in tutti questi anni, prendendo in giro mio fratello per il suo spirito romantico! Ora capisco cosa cercasse e intendesse, perché io l’ho ottenuto e mi sento sereno come non lo sono mai stato!
Sto per sposare la donna che credo di amare, quella con cui sento di voler passare il resto della mia vita! Cazzo, non mi sembra vero! Mi scosto da lei leggermente e le prendo la mano sinistra tra le mie, le infilo l’anello al dito, che ovviamente non è della sua misura, le sta un pochino largo, ma pazienza, andremo al più presto insieme a farlo sistemare, e infine la bacio come se ne andasse della mia vita.
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QUI C’È ELECTRA:
 

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My Space: ok girls... o aggiorno oggi o mai più.. dannati esami! mi stanno tirando scema! Grrr!!!!!
Ringrazio: Engel_Aranel, _Freiheit_, _Vesper_, Alice Redfern e jada1984 per la recensione al precedente capitolo... le vostre parole fanno sempre piacere!!!!! Un grazie va anche a chi legge semplicemente... come sempre numerose!!!!! Grazie grazie, sul serio! Vi adoro!!!!
 

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


8 … A Precious Star… Ti voglio un sacco di bene!


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CAPITOLO 10
 
 
- TOM -
 
La mattina successiva ci rechiamo a fare colazione piuttosto tardi, normale visto che abbiamo passato quasi tutta la notte a fare l’amore, coccolarci e parlare del matrimonio, solo verso l’alba abbiamo preso sonno, quindi siamo entrambi molto stanchi, ma felici! Vichy è addirittura euforica: quando entriamo in salotto, dove mamma, Gordon, Bill e Marissa stanno già facendo colazione, lei caccia un urletto entusiasta e corre ad abbracciare Marissa, la quale, alzatasi in piedi per andarle incontro, si ritrova addirittura sollevata da terra di qualche centimetro. “Marissa, oddio, mi sposo, mi sposo!”, le urla con voce carica di emozione Victoria, Marissa risponde più calma e controllata: “Sono felice per te! Te lo meriti! Ehm, rimettimi giù… Preferirei che i miei piedi toccassero terra!”, “Te lo meriti anche tu!”, le dice la mia fidanzata con tono più triste, mentre scioglie l’abbraccio e le permette di rimettersi in piedi, Marissa ribatte prontamente: “Io ho già tutto ciò che voglio…”, “Ma…”, interviene Vichy, “Ssh!”, la interrompe bonariamente Marissa, posandole una mano sulla guancia e un dito sulle labbra, poi torna a sedersi ordinando ad Electra di starsene buona.
Victoria si accomoda di fianco a lei e io mi metto a sedere vicino a mio fratello: oggi mi sembra strano, come se fosse una pentola a pressione pronta ad esplodere, troppo calmo e controllato per essere il solito Bill, cosa c’è che non va? Victoria e Marissa parlano del matrimonio e mamma si intromette nella conversazione: “Tom ti ha dato il suo anello reale?”, Vichy arrossisce un po’ e risponde: “Ehm, sì!”, dicendo così mostra la mano sinistra, che all’anulare porta il mio anello, a mia madre, che sorride beata poi riprende a parlare, dopo aver esaminato attentamente il suo dito: “È largo, vero? Dovrai andare a farlo stringere, se non vorrai perderlo!”, “Un po’ sì, ma non così tanto da perderlo, comunque andrò al più presto!”, dice entusiasta a mamma, poi si rivolge nuovamente a Marissa: “Senti, Tom mi ha detto che se voglio posso cominciare a guardarmi intorno in città per il vestito, mi accompagneresti per aiutarmi nella scelta?”, le domanda fiduciosa, Marissa risponde: “Certo, se mi è permesso!”, si volta verso Bill, come per cercare conferma alle sue parole, mio fratello non si degna nemmeno di guardarla ma risponde duro e seccato: “Non c’è bisogno che domandi a me, Marissa, sai bene che puoi fare quello che vuoi!”, Marissa si rattristisce e risponde in un soffio: “Sono la tua schiava, ho bisogno del tuo permesso per muovermi da sola…”, “Ce l’hai!”, ribatte arrabbiato e lapidario, “Mio signore…”, cerca di dire qualcosa Marissa, ma mio fratello si alza in piedi velocemente, facendo quasi cadere indietro la sedia, ed esce sbattendo la porta, richiamato da Gordon che si mette ad inseguirlo.
“Mi sa che ieri sera non avete risolto niente, eh?”, domando a Marissa appena mio fratello lascia la stanza, lei scuote la testa tristemente poi risponde sconsolata: “A quanto pare no!”, scende un silenzio basito, durante il quale tutti guardiamo la porta dietro la quale sono spariti Bill e il nostro patrigno. Dopo qualche minuto Marissa riprende a parlare con voce straziata: “Non capisco perché si comporti così…”, Simone interviene con tono un po’ acido: “Sai bene perché si comporta così! Dimmi, tu lo ami mio figlio?”, “Sì!”, risponde senza esitazione Marissa, “Allora perché non vuoi sposarlo?”, Marissa distoglie lo sguardo e mormora: “È complicato…”, “Complicato? Io non ci vedo niente di complicato! Lui ti ama alla follia e tu non sei da meno, lui vuole passare il resto della sua vita con te e tu sei felice solo se sei con lui, dunque cosa c’è di complicato?”, Marissa non risponde e inizia a piangere sommessamente, vedo ininterrotte e silenziose lacrime scorrerle sulle guancie ed è straziante, il suo dolore si irradia in tutti noi: “Adesso basta! Non posso più tollerare che mio fratello si comporti da coglione in questa maniera, facendola soffrire come un cane! E se non lo vuole sposare avrà di sicuro le sue ragioni, mamma! Quindi smettetela tutti quanti di tormentarla! Bill per primo dovrebbe darsi una calmata… Non è facendola sempre stare così che la spingerà ad aprirsi con lui, mi pare! Ora vado io da lui e mi sentirà, eccome se mi sentirà!”, grido e mi alzo da tavola ignorando la mia colazione quasi intatta. O cazzo, ma mi sento, mentre parlo?! Cosa sono diventato?!
Spero di trovare Bill al nostro studio, è lì che mi sto dirigendo. Appena entro vedo mio fratello di spalle alla porta che guarda fuori dalla finestra, una mano appoggiata al vetro, il quale riflette la sua espressione straziata e distrutta che quasi rispecchia quella di Marissa di poco fa, quando l’ho lasciata con mia madre e la mia fidanzata, “Gordon, ti prego, non voglio più parlarne, lasciami solo!”, dice disperato, “No, sono io, fratellino!”, gli dico lievemente, avanzando con cautela verso di lui, valutando la situazione e il suo livello di sopportazione di persone attorno a lui mentre sta male. Si volta di scatto verso di me e corre nella mia direzione, facendomi paura! Che cosà vorrà farmi? Picchiarmi? Insultarmi? Va beh, se serve a farlo sfogare sopporterò! Quando arriva tanto vicino da far toccare le punte delle sue scarpe con le mie, mi abbraccia di slancio e mi stringe forte, singhiozzando e lamentandosi: “Perché mi respinge? Perché non mi vuole? Cosa c’è che non va in me da farla scappare così a gambe levate? Cos’ho di sbagliato?”, lo cullo tra le braccia cercando di consolarlo e farlo placare un po’: “No c’è niente di sbagliato o che non va in te, fratellino! Solo cerca di essere più comprensivo! Forse dovreste parlarne a lei con calma e a cuore aperto…”, lo incoraggio, “L’ho fatto! Più volte! E lei ha continuato a dire che è complicato!”, allora se lo dice a tutti è così realmente! “Ha detto lo stesso anche a nostra madre, Bill! Forse c’è davvero sotto qualcosa! Devi parlarne con lei!”, “Non so più che fare, Tom! La amo, cazzo! La amo con tutto me stesso, ma lei non lo capisce!”, mi urla nelle orecchie, stretto nel nostro abbraccio, “Bill, forse più delle parole ha bisogno di fatti…”, lui si scosta di scatto: “Le sto chiedendo di passare la sua vita con me da donna libera e sposata con un futuro re! Esiste un fatto forse più eclatante di questo?!”, “Forse per lei sì, Bill…”, cerco di farlo ragionare, “E quale sarebbe, di grazia?”, mi domanda irritato, “Non lo so io, Bill, non la conosco bene quanto te! E non lo sai neanche tu, a quanto pare, per questo ti ho detto che dovresti parlarne con lei!”, sembra placarsi un po’, “Va bene, le parlerò!”, colgo la palla al balzo, sperando che risolvano in fretta perché quando sta male lui, sto male anch’io! Siamo gemelli, d’altra parte! “Te la mando qui subito!”, “No, le parlerò io dopo, devo calmarmi adesso, ho bisogno di un po’ di tempo da solo!”, io insisto: “Bill, è distrutta, piange come una fontana e nessuno sa come calmarla! Adesso voi mettete da parte il vostro fottutissimo orgoglio e vi parlate in santa pace! Chiaro?”, non aspetto neanche di sentire la sua risposta, scappo letteralmente da lì e torno da Marissa, dicendole: “Mio fratello ti vuole, è nel nostro studiolo!”, lei lacrimante abbassa gli occhi e si incammina lentamente per raggiungere mio fratello.
 
 
- BILL -
 
Merda, quanto sto male! Non riesco a capire perché mi rifiuti sempre! Ma me lo farò dire, mio fratello ha proposto di parlarci ed è quello che farò! Sento la porta aprirsi, mentre fisso ancora fuori dalla finestra, e poi la voce di Marissa giunge labile alle mie orecchie: “Mio signore, mi cercavi…”, ecco, cominciamo bene! Già mi fa incazzare ancora prima di cominciare a discutere! “Smettila, Marissa! Smettila di chiamarmi in quel modo, non lo sopporto da te!”, le dico infuriato, girandomi a guardarla, lei abbassa lo sguardo e mi dice: “Mi dispiace… Bill…”, bene, così va meglio! “Marissa, arrivo subito al sodo: io ho bisogno di sapere!”, lei mi guarda per un instante negli occhi, poi li abbassa ancora, il cane ai suoi piedi uggiola, “Cosa hai bisogno di sapere?”, “Di te, di noi… perché mi rifiuti, cosa posso fare per farti cambiare idea su di me e per farti capire che saremmo entrambi molto felici con un matrimonio… Come vedi le cose che ho bisogno di sapere sono molte, ma questa volta voglio una risposta Marissa! Non girarci intorno e dimmi onestamente cosa pensi, perché altrimenti rischio di impazzire!”, la mia voce è debole e tormentata, sono disperato e lei lo sente! Scoppia a piangere e corre ad abbracciarmi, glielo lascio fare e ricambio la sua stretta con forza, quasi a volermi fondere con lei, “Ti amo, Bill, ti amo davvero! Ma non posso!”, no, non ancora questa frase, ti prego! Me l’hai detta anche ieri sera! “Perché non puoi, Marissa? Perché?”, la stringo come se ne andasse della mia vita, ma lei si divincola e cerca di separarsi, controvoglia la lascio andare, “Sono una strega!”, cos’è questa? La sua spiegazione? “Sì, Marissa, questo l’avevo notato!”, le dico sarcastico, “Non puoi sposare una strega, Bill! Non dopo tutto quello che è successo in passato tra la tua gente e la mia! Anche se ormai si sarà sparsa la notizia che è stata tutta opera di quel manipolatore schifoso di Marcus, la gente non ha dimenticato! Finché si tratta di avere una strega come schiava è un conto, possono anche sorvolarci sopra, ma se si trattasse di avere una strega come sposa è un altro, Bill, soprattutto per te che sei il principe! Non lasceranno correre, ti si rivolteranno contro, sia streghe e stregoni, sia il tuo popolo!”, è per questo che non vuole sposarmi, perché teme il giudizio della gente?
“Io non credo che sia così, Marissa! La gente ti adora! Mi arrivano lettere da sudditi che chiedono entusiasti quando e se per caso ci saranno le nozze tra noi due, capisci? Non è affatto come la vedi tu! E poi streghe e stregoni non potrebbero che essere felici del fatto che la loro regina ritorna a regnare, no?”, “Non sono così convinta, Bill! La tua gente ha paura di me!”, “No, la mia gente ti venera!”, la contraddico, poi mi viene un’idea: “Se ti dimostrassi che le cose stanno come dico io, mi sposeresti, poi? Avresti qualche altro motivo per rifiutarmi?”, lei scuote la testa e io mi rassereno un po’! Bene, piccola! A breve sarai mia! So che la gente ti ama, so che vorrebbe vederti al mio fianco per sempre… e te lo dimostrerò!
Mi avvicino a lei e le prendo il viso tra le mani, poi la bacio, intensamente, persuasivo e possessivo. La voglio, è mia, e lo sarà per sempre! La prendo in braccio e lei avvolge la mia vita con le sue gambe, la porto a sedersi sulla grande scrivania di mogano, facendole posto con una manata, gettando a terra molto di quello che c’è sopra, fogli e oggetti, e faccio l’amore con lei così, sul mio tavolo, in modo disperato e rude, decisamente poco romantico, ma lei non si lamenta e a me va bene così! Ho la testa abbandonata sul suo ventre e le lascio delicati baci sulla pelle, mentre lotto con il mio respiro per farlo tornare regolare, lei mi accarezza i capelli e mi stringe le spalle tra le sue cosce, le mie braccia le circondano, ad artigliarle la pelle per non farla separare da me e le sue gambe intrecciate dietro la mia schiena a stringermi in una piacevole morsa. Lei geme e si dimena un poco: “Che c’è?”, le domando sollevando la testa quel tanto per vederle il viso: “Ho qualcosa sotto la schiena che mi da fastidio, non so che cosa sia…”, lei si inarca e io le faccio passare una mano sotto, ops! C’è un fermacarte sotto di lei! Lo estraggo e glielo mostro, lei ride: “Ecco cosa mi stava forando una vertebra allora!”, sghignazzo: “A quanto pare…”, poi un pensiero mi fa tornare serio: “Lo hai avuto sotto la schiena per tutto questo tempo? Anche mentre facevamo l’amore?”, lei sembra pensarci bene: “Ehm, sì, a quanto pare, ma non l’ho sentito, prima, ero distratta! Me ne sono accorta solo ora!”, poi fa un sorriso divertito e mi stringe i capelli forte, fino a farmi male, in una mano: “Ehi, selvaggia! Ahi! Fai male!”, lei ride sguaiatamente e la sua risata fa vibrare tutto il suo corpo e tremare anche me, sdraiato su di lei: è contagiosa e ben presto mi ritrovo a ridere anch’io, forse anche un po’ di sollievo per aver finalmente chiarito come stanno le cose tra noi.
Mi districo da quell’abbraccio di membra nude e sfinite e la faccio rimettere in piedi, poi la prendo in giro, notando il macello che abbiamo fatto su quella scrivania, Tom mi ammazzerà, poco ma sicuro! “Guarda che hai combinato ai miei documenti! Sono tutti stropicciati e in disordine! Sei proprio una ragazza cattiva e dispettosa!”, lei mi risponde allo stesso tono: “Tu guarda che hai fatto a me! Sono tutta accaldata e scompigliata! Sei un ragazzo arrogante e pervertito!”, la guardo maliziosamente: “Mmm, mi piace averti accaldata e scompigliata! E sì, sono pervertito, mi ami anche per questo, piccola!”, lei si finge triste e rammaricata: “Vero, purtroppo!”, rido e la stringo tra le mie braccia, dandole un tenero e delicato bacio sulla tempia che la fa rabbrividire di piacere e aggrapparsi di più a me. Così, piccola, voglio sentire quanto mi vuoi, quanto hai bisogno di me! Mi scosto, prima che il mio amico là sotto si risvegli per un altro round e le dico: “Forza, andiamo da Victoria e Tom, se non sbaglio dovete darvi da fare per il matrimonio! Conoscendo mio fratello vorrà compiere al più presto il grande passo, ora che ha avuto il coraggio di esporsi, perciò non avete molto tempo! Vi accompagniamo noi, oggi, poi quando sceglierete il vestito da sposa ci andate con mia madre o da sole, va bene?”, lei annuisce entusiasta, i suoi occhi brillano di felicità e contentezza e io mi sento bene, sapendo di essere io a renderla così!
Quando finalmente siamo pronti e abbiamo messo a parte Tom e Victoria del nostro progetto per la giornata ci avviamo tutti e quattro, cinque con Electra, a piedi per la città. Niente cavalli e niente scorta, oggi: so quanto la gente ci ami, perciò difficilmente qualcuno verrà a farci del male, e poi così ho la possibilità di mescolarmi tra a gente e dimostrare a Marissa che amano anche lei e Victoria. Appunto, appena giungiamo in centro e le ragazze cominciano a guardarsi intorno per i negozi, la gente comincia ad avvicinarsi. La stretta di mano di Marissa si intensifica, come se avesse paura, e probabilmente è così: tutti si saranno accorti che non vestono come schiave, in modo semplice e poco ricercato, ma come nobili libere e ricche. Io ricambio la sua stretta per cercare di rassicurarla. Una signora che stringe sua figlia di circa dieci anni per mano ci si avvicina e si rivolge a Marissa: “Mia signora, mia figlia vorrebbe tanto farti una domanda, le è permesso?”, vedo Marissa sconcertata, a bocca spalancata e occhi sgranati: te l’avevo detto piccola che per loro non sei una schiava ma la mia degna compagna! Lei si volta a guardarmi e io annuisco incoraggiante con un sorriso rassicurante e dolce sulle labbra: “Ehm, certo! Cosa vuoi chiedermi, piccolina?”, così dicendo Marissa si libera della mia stretta e si china un po’ per arrivare a livello del viso della bambina, questa chiede con gli occhioloni marroni grandi e luccicanti: “È vero che sei una strega? La mia amica non ci crede, dice che non è vero! Ma io so che sei una strega perché a me piacciono le streghe e quindi se mi piaci tu devi essere per forza una strega! Mi fai una magia?”, Marissa ride di gusto al discorso contorto della bambina e le domanda: “Prima che io ti risponda, dimmi una cosa: la vedi quella ragazza lì, per mano al principe Tom?”, la bambina annuisce: “Ti piace lei?”, “Sì!”, risponde entusiasta la bambina, vedo Victoria intenerirsi e stringersi dolcemente al fianco di mio fratello: “Allora per te anche lei è una strega?”, le domanda lievemente ma con curiosità Marissa, la piccola risponde: “Sì!”, Marissa ride di nuovo, poi si inginocchia proprio di fronte alla bambina, sotto lo sguardo allibito della madre che non si sarebbe mai aspettata un gesto tanto umano da parte delle nostre compagne, un gesto che indica di volersi mettere alla pari, al suo stesso livello, e che non è molto solito per la famiglia reale, e le risponde: “Delle due solo io sono una strega! Ma lei ti piace comunque anche se non lo è, quindi devi capire che non tutte le persone che ti piacciono, solo per il fatto che ti piacciono, sono streghe o stregoni, quindi non voltar loro le spalle quando scopri che sono qualcosa di diverso da quello che ti sei aspettata, meritano comunque il tuo affetto, mi capisci?”, la bambina annuisce, ammaliata dalle parole sagge della mia ragazza, poi Marissa continua: “Bene, allora, che magia vuoi che faccia?”, la bambina si entusiasma: “Puoi farmi diventare i capelli verdi?”, Marissa ride di nuovo, estasiata, e lei annuisce divertita, la mamma si preoccupa e domanda: “Ma non è per sempre, vero?”, Marissa si rivolge a lei, alzando lo sguardo, e scuote la testa rassicurante, vedo la donna esalare un sospiro di sollievo, poi Marissa si rialza in piedi e le dice: “Va bene, ti darò i capelli verdi per un ora, poi torneranno normali, va bene? Così magari hai il tempo di andare da quella tua amica e dire che è stata Marissa, la strega, a farteli venire così, eh?”, la bambina saltella tutta contenta e ride, Marissa si fa più seria e dice: “Ora devi lasciare un attimo la mano della tua mamma, altrimenti verranno verdi anche a lei e devi prendere le mie!”, le tende le mani e i suoi occhi si fanno fosforescenti, vedo la mamma della bambina spaventarsi un po’, e fare un passo indietro, portandosi dietro anche la bambina, Marissa le sorride e le dice: “Non preoccuparti, non succederà nulla a tua figlia, a parte il cambiamento momentaneo del colore dei capelli!”, un mucchio di gente si è fermata dal fare le proprie commissioni per guardare la scena, la bambina si incammina sicura da Marissa e appoggia le sue piccole mani su quelle di Marissa: “Ora, piccolina, non ti spaventare! Saremo avvolte da una grande luce che quando se ne andrà avrà cambiato il colore dei tuoi capelli, va bene? Però mi raccomando, tranquilla, altrimenti potrei sbagliare e invece di verdi diventano bianchi, o grigi, o arancione carota, o blu, o altro, eh?”, la piccola ride e fissa negli occhi la mia ragazza, “Non ho paura!”, le dice temeraria, Marissa sorride e dice in un soffio: “Bene! Almeno tu…”, poi la luce di sprigiona dal suo corpo e avvolge lei e la bambina, la gente emette un “oh!”, prolungato, finché tutto finisce, la luce scompare, gli occhi di Marissa ritornano blu e i capelli della piccola sono verde erba! Tutti esplodono in un applauso e io mi irrito un po’: ehi, non è mica una prestigiatrice del circo! Non è a questo che serve la sua magia! Non solo, almeno!
La bambina ride e tutta contenta fa giri su se stessa ammirandosi i capelli verdi, la mamma sorride divertita e la folla è ammaliata. Marissa ritorna da me e io la prendo di nuovo per mano, poi lei si rivolge alla bambina e le dice: “Ti conviene affrettarti se vuoi convincere la tua amica, i tuoi capelli torneranno normali fra un’ora esatta!”, lei prende per mano la mamma e comincia a correre tra la gente, probabilmente starà andando davvero da quella sua amichetta a raccontarle la sua storia. Una ragazza della mia età circa le si avvicina e le domanda esitante: “Se puoi fare questo allora l’aspetto che mostri alla gente non è quello vero? Come sei nella realtà?”, Marissa aggrotta la fronte e le risponde: “Sono così come mi vedi, io non cambio nulla di me, anche perché come ho già detto alla bambina, gli aggiustamenti fisici sono momentanei, non si possono mantenere per sempre, perciò tanto vale essere se stessi, no?”, questa giovane donna si illumina tutta e le dice: “Allora sei questa incredibilmente bella rossa dagli occhi blu elettrico, la pelle di porcellana e i capelli indomiti e selvaggi, che vedo davanti a me?”, Marissa è sempre più spiazzata: “Ehm, sì, ma mi sembra stano che mi trovi bella! Io sono più inquietante che bella, metto paura in genere!”, lei scuote la testa e sorride: “Si dicono tante cose di te, Marissa, la strega, anche che eri la regina della tua gente molto tempo fa, ma nessuno di noi ha paura di te! Sappiamo che se nostro signore, il principe Bill, sta con te in questo modo, lo fa perché sei una donna che lo merita e noi ne siamo fieri! Amiamo i nostri principi, fanno tanto per noi, e a noi piace vederli felici, e se questo è dovuto a voi, a noi sta bene! Anche se molte di noi speravano di essere al vostro posto e vi invidiano un po’, siamo contente lo stesso!”, tutti emettono urli di incitamento e di espressione del loro essere concordi con le sue parole, oddio, quasi mi commuovo! È difficile che la gente si lasci andare spesso a tali dimostrazioni di affetto, anche perché quasi sempre siamo con la scorta, ma quando capita è bellissimo! Hai visto, Marissa? Amano anche te, piccola! “Victoria, tu eri una guerriera, vero? Si dicono tante cose anche su di te e la gente ti stima perché sei una combattente: dai l’idea di una che si rialza dopo una caduta più forte di prima!”, Victoria sorride felice e dice con voce forte e chiara: “Ti ringrazio per queste parole, ringrazio tutti voi per il vostro sostegno!”, una frase da vera regina! Brava, Victoria!
“Posso stringere la mano alle vostre due compagne?”, chiede intraprendente la ragazza a entrambi, Tom annuisce e lascia la mano di Victoria, io spingo Marissa a fare un passo avanti, verso la ragazza, lei tende una mano a Victoria, che la afferra, e poi, a passo sicuro, vanno dalla ragazza per scambiarsi una stretta di mano, presto un mucchio di gente ne approfitta per farlo e sento mio fratello avvicinarsi: “Ho capito adesso cosa avevi in mente quando hai detto che non volevi la scorta, bella trovata, fratello! Dimostrarle quanto amino loro perché amano noi per convincerla che è un bene sposarti! Sei diabolico, a volte, fratellino!”, mi sussurra all’orecchio mio fratello. Rido sguaiatamente e gli rivolgo uno sguardo di complicità che lui ricambia, poi mi avvio da Marissa e le avvolgo le spalle da dietro, poi mi rivolgo alla folla: “Signori e signore, credo che per oggi le abbiate coccolate a sufficienza! Adesso è bene che torniamo ai nostri affari, abbiamo molto da fare oggi!”, la gente annuisce, saluta e comincia a disperdersi, io faccio voltare Marissa verso di me e le lascio un casto bacio sulle labbra, tra gli urli isterici ed entusiasti dei rimasti, “Hai visto, piccola, anche loro ti amano!”, mi punta un dito sul petto e mi rimprovera: “L’hai fatto apposta, Bill Kaulitz! l’hai fatto apposta, hai pagato questa gente per mettere in piedi questa scenetta!”, eh? Ma questa è matta! “Oddio, Marissa, non essere ridicola! Come avrei potuto organizzare una cosa del genere se sono stato con te tutto il tempo! È successo e basta! Certo un po’ io centro perché sapevo che la gente se ci avesse visto senza scorta si sarebbe sentita più libera di avvicinarci e così è stato! Questo è il mio unico contributo! Lo giuro su quello che vuoi!”, lei mi sfida con lo sguardo: “Saresti disposto a fare un giuramento magico, che implica la morte se si mente, per dimostrarlo?”, “Anche subito, che devo fare?”, le dico sicuro, guardandola intensamente negli occhi, lei dopo un po’ sembra convincersi e si getta tra le mie braccia. La gente che assiste alla scena fischia e urla, un segno di incitamento e approvazione che ci commuove, Tom e Victoria si baciano scandalosamente sensuali, lì, in mezzo a tutti quei passanti che continuano a guardare divertiti e a incoraggiarci di darci dentro, mentre io e lei continuiamo a stringerci tra le braccia e a prenderli in giro per la loro incapacità di contenersi.
Ad un certo punto Marissa urla: “Tornatevene in stanza, voi due!”, Tom si scosta di scatto e la guarda male: “Sei antipatica, Marissa, e pure una guastafeste! Andiamo, che è meglio!”, afferra la mano di Victoria e la trascina in avanti, costringendola ad una corsetta per stare dietro alle sue lunghe falcate: “Tom, aspetta, ma che ti prende?! Vai piano!”, gli urla dietro, lui sbuffa come un bambino, che ridicoli! Io e Marissa ridiamo ancora, poi, ci affrettiamo per star loro dietro! Pranziamo in un magnifico localino in centro e trascorriamo il pomeriggio tra chiacchiere, risate e progetti. Quando torniamo a casa le due hanno un’idea piuttosto chiara di come vogliono il posto e gli addobbi e si mettono d’accordo per organizzare tutto durante la cena, mamma le supporta in ogni cosa e da loro carta bianca per tutto, Tom è alle stelle e non smette di fissare ammaliato la sua fidanzata, e anch’io sono felice, tutto sommato! È stata una bella giornata!
 
 
My Space: sono imbarazzatissima! Avevo promesso di essere più puntuale ed ecco che fine ho fatto: sono ancora più in ritardo. Dannazione, sembra che questa storia di Precious Star, aka Debby, non voglia trovare la sua naturale conclusione! Uff… ad ogni modo questo è il penultimo capitolo… enjoy it!
Passo a ringraziare le mie nuove lettrici: Berta chiara che ha aggiunto la storia tra le preferite, BellatrixX_Lenormal, Jasmb e Mysticbaby98 che l’hanno aggiunta tra le seguite. Quattro nuove ragazze! Come sono emozionata!!!! Grazie anche a tutte voi che leggete solamente.
Un grande, grandissimo, enorme grazie va a Engel_Aranel, _Vesper_ e Alice Varn per aver commentato il precedente capitolo e non avermi abbandonato nonostante il ritardo epocale!

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 ***


8 … A Precious Star… Arrivederci, amica mia!


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CAPITOLO 11
 
 
- BILL -
 
Oggi è il giorno del matrimonio di Tom, in casa c’è un clima di fibrillazione un po’ ovunque: durante il pranzo, mamma e Gordon sono esagitati, io sto andando fuori di testa dall’ansia, mio fratello continua a saltare sulla sedia, come se avesse del pepe nel sedere, Victoria ogni quattro secondi o scoppia a piangere o si mette a ridere come un’isterica, servi e soldati corrono a destra e a manca per sistemare Dio solo sa cosa, quella più calma e controllata è Marissa, la quale comunque mostra anche lei segni di cedimento, è un po’ nervosa, si capisce. Il pomeriggio si terrà la celebrazione, nel boschetto dietro il palazzo, dove sono stati istallati tendoni e gazebo e dove regnano sovrani i fiori, scommetto che c’è lo zampino di Marissa per tenerli vivi e lucenti con la sua magia. I festeggiamenti continueranno fino a notte fonda e io ho organizzato una sorpresa per Marissa, è questo che mi carica d’ansia, perché, per me, lei è un’incognita!
Dopo pranzo schizziamo a prepararci, Marissa si cambia e si veste in un batter d’occhi, poi si trucca un po’ davanti alla toeletta che ho fatto portare per lei qualche tempo fa, quando si è decisa a passare tutte le notti da me, per pochi minuti, poi schizza via, deve andare a far indossare l’abito da sposa a Victoria, Tom non la può vedere prima del matrimonio perché porta sfortuna, motivo per cui, appena se ne va Marissa, che è anche la damigella d’onore e testimone della sposa, arriva mio fratello nella mia stanza per cambiarsi e prepararsi. Oddio, è davvero andato fuori di matto, continua a saltellare di qua e di la, si è allacciato i gemelli d’oro al contrario e stava per infilarsi i pantaloni senza boxer, insomma con questo livello di nervosismo sta facendo impazzire anche me, che proprio non ne ho bisogno! Finalmente siamo entrambi pronti, con i nostri elegantissimi smoking dai panciotti oro per lui e rame per me, il suo testimone. Ci dirigiamo nel luogo dove si terranno le nozze e ci mettiamo ai nostri posti. Mamma e Gordon arrivano in quell’istante e si siedono nei primi due posti a sinistra, delle due file separate da una magnifica quanto improvvisata navata con tappeto panna a segnarne il percorso, mi guardo un po’ intorno, è davvero un luogo magico, Marissa è riuscita a renderlo un angolo di paradiso, anche mamma è estasiata dalla visione idilliaca e celestiale che c’è qui; fiori bianco latte, panna e gialli sono sparsi un po’ ovunque in bouquet incantevoli e sono troppo brillanti per essere solo dovuto ai brillantini oro che li tempestano, ripeto, centra la magia di Marissa, sedie eleganti bianche, imbottite e rivestite di broccato panna compongono due lunghe file di posti a sedere, sotto i tendoni bianchi, da cui pendono tendine svolazzanti di impalpabile seta per delimitare il confine laterale dei posti, dietro alle quali girano continuamente servi per mettere in ordine o per organizzare la cena successiva in un altro gazebo.
Molti invitati hanno già preso posto, ci sono nobili e soldati, con mogli e figli, consiglieri e amministratori, con le loro famiglie. Vedo Marissa correre attraverso la navata verso di noi, con una rosa bianca a bocciolo semiaperto, i capelli rosso fuoco acconciati solo in cima al capo svolazzanti al vento, che si intonano perfettamente con quel vestito color ruggine, la gente si gira a guardarla emettendo stupiti sussulti di meraviglia e cominciando a fare commentini tra di loro su di lei, soprattutto le donne, che avevano sperato di far sposare una delle loro nobili figlie con me: spiacente, sono già occupato! Marissa arriva da Tom e senza dire una parola appunta la rosa nella tasca della sua giacca, dando un colpetto di assestamento al suo pettorale sinistro, poi appoggia incoraggiante una mano sulla sua spalla e gli sussurra, non abbastanza piano perché la gente e io non sentiamo: “Sta per arrivare, buona fortuna!”, lei fa per andarsene, ma io ho bisogno di lei, e diciamolo, mi da fastidio che non mi abbia degnato di uno sguardo: “Marissa!”, la chiamo, lei si gira e viene da me, io appoggio le mani sui suoi fianchi snelli fasciati dal vestito stretto e lungo fino a terra e le stampo un bacio sulle labbra, casto e dolce, giusto per mettere in chiaro che lei è mia! Dio, quanto sono geloso! Ma la amo, quindi è normale, no? “Sei bellissima!”, le sussurro e poi la lascio andare, lei, dopo essersi alzata in punta di piedi per arrivare a darmi un rapido bacetto sulla guancia, scappa via e torna da Victoria. Mamma mi guarda con un sorriso complice sulle labbra: sa che cosa ho in mente per dopo, è stata lei ad aiutarmi ad organizzare tutto. Io le rispondo con uno nervoso e ansioso.
Dal fondo i musicisti iniziano ad intonare la marcia nuziale e Marissa entra in scena: percorre la navata con sguardo fiero e sereno, seguita a ruota da un nostro cugino di secondo o terzo grado, di otto anni che porta gli anelli su un cuscinetto di velluto bianco, e viene a posizionarsi al mio fianco. Poi è il turno di Victoria, splendida e sorridente, commossa e felice, che si porta con disinvoltura, nonostante il vestito tanto scomodo quanto magnifico, davanti a mio fratello. Il suo bouquet a cascata finisce nella mani di Marissa che lo custodiranno per lei durante la cerimonia. Il funzionario incaricato della cerimonia comincia a parlare e riferire con tono pomposo e altisonante dell’essere tutti riuniti per celebrare l’unione di quest’uomo, mio fratello, e di questa donna, Victoria, nel sacro e indissolubile vincolo del matrimonio. Finalmente giunge il momento delle domande: “Tom Kaulitz, vuoi accogliere la qui presente Victoria Mayer come tua legittima sposa e futura regina, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita?”, mio fratello risponde sicuro e fiero, fissando negli occhi la sua sposa: “Sì, lo voglio!”, Victoria è alle stelle e sorride felice e commossa fino alle lacrime, poi il funzionario si rivolge a lei: “Victoria Mayer, vuoi accogliere il qui presente Tom Kaulitz come tuo legittimo sposo e futuro re, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita?”, “Sì, lo voglio!”, risponde Victoria con voce strozzata dall’emozione.
Dopo altri discorsi dell’uomo arriva il tanto atteso scambio degli anelli, il piccolo cede il cuscino al funzionario che lo appoggia all’altare e slega i nastrini che tiene fermi gli anelli. Tom prende il suo e comincia: “ Prometto di unire la tua vita alla mia e di sostenerti ora e sempre, per tutti i giorni della nostra vita insieme.”, poi lo infila al dito di Victoria, sopra all’anello reale del loro fidanzamento, lei combatte con le lacrime con due respiri profondi poi prende parola e con voce tremante, dopo aver prelevato il suo anello, recita la sua promessa: “Prometto di amarti fedelmente e di prendermi cura di te e dei nostri bambini a venire ora e sempre, per tutti i giorni della nostra vita insieme.”, anche l’anello per Tom finisce al suo posto e il funzionario finalmente termina la cerimonia: “Con i poteri conferitomi, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa!”, Tom impaziente prende il viso di Victoria tra le sue mani e si avventa sulle sue labbra come un assetato che ha bisogno del suo nettare per vivere. Esplode un boato e la gente piange, urla e applaude, Marissa ormai non è più padrona delle sue emozioni, l’hanno completamente sopraffatta e piange come una fontana. Hai visto, piccola, quanto è bello questo momento? Sarà anche nostro se tu questa sera mi dirai di sì!
Marissa si avvicina e ridà il bouquet a Victoria, la quale, per mano al suo neo marito, viene condotta attraverso la navata per la prima apparizione davanti ai testimoni come coppia sposata, il mio sguardo cade su mamma che piange come una bambina, commossa e felice, ma con una vena di tristezza nello sguardo, starà forse pensando a nostro padre? Non lo so, ma è il momento di seguire il corteo nuziale, prendo per mano la damigella, Marissa, e seguiamo gli sposi a pochi passi di distanza lungo la navata. Lentamente tutta la gente si alza e segue mia madre e Gordon dietro di noi. Ci rechiamo al tendone del banchetto e dei festeggiamenti, so che la cena sarà servita tra qualche ora, prima ci saranno danze, aperitivi, scambio di auguri e felicitazioni per gli sposi, complimenti alla regina, al re e allo splendido matrimonio. Dunque è il momento di fare la mia mossa. Prendo Marissa per mano e mi defilo dalla gente, ritornando a palazzo: “Bill, che succede? Che cosa c’è che non va? Oddio, ho dimenticato qualcosa di importante per i festeggiamenti?”, mi domanda Marissa, mentre in tutta fretta la conduco in casa, su per le scale e fuori sul terrazzino panoramico. Non le rispondo perché non ce n’è bisogno: lei sa già qual è la risposta alle sue domande quando arriva qui, lo leggo nei suoi occhi positivamente stupiti ma un po’ confusi che vagano incantati per il pergolato intorno a noi e sopra le nostre teste che è pieno di fiori di mille colori, i suoi preferiti: le orchidee. Sa già che il matrimonio di Tom non centra niente e che questo è un momento per noi. “Mi scuso, questi fiori non sono belli quanto quelli che hai procurato tu per il matrimonio, ma speravo che potessero piacerti lo stesso!”, lei li osserva estasiata ancora per qualche attimo poi dice in un soffio: “Sono bellissimi! Ma, Bill, perché siamo qui?”, la mia risposta arriva dal mio mettermi in ginocchio di fronte a lei e prelevare una scatolina di tessuto rosso dalla mia tasca. Lei sgrana gli occhi ma non dice nulla: “Marissa, piccola, ti amo, e lo sai, e credo che anche tu mi ami! Tutte le tue remore sono cadute tempo fa, quando ti ho dimostrato quanto sei venerata, ora, ti prego, concedimi l’onore di diventare la mia straordinaria, meravigliosa e adorata moglie!”, apro la scatolina, che contiene il mio anello reale, quello che è stato per anni al mio mignolo, porgendogliela, e aspetto la sua risposta fissando con ansia i suoi occhi. Marissa, ti prego, non dirmi di no questa volta! Marissa, piccola, ti prego, rispondimi di sì! Lei continua a stare zitta e io comincio a scoraggiarmi, abbasso lo sguardo demoralizzato e mi sento un emerito cretino per essere stato tanto stupido da credere che questa volta sarebbe stato diverso, poi quando non ci spero più e sto meditando di rialzarmi lei dice un flebile “Sì!”, i miei occhi scattano di nuovo ai suoi e le domando insicuro: “Sì?”, lei annuisce con veloci e furiosi movimenti della testa e ripete: “Sì!”, io sono al settimo cielo, mi alzo in piedi e la prendo tra le braccia facendola volteggiare e piroettare con me, lei si aggrappa alle mie braccia per non cadere e ride con lacrime di gioia che le rigano le guance: “Oddio, hai detto sì! Hai detto sì!”, continuo ad urlarle, “Bill, sì, ho detto così, mettimi giù, mi gira a testa!”, mi dice lei con simulata urgenza. La rimetto a terra e lei mi getta le braccia al collo, poi mi bacia, con gioia, amore, condivisione, passione e desiderio: non mi ha mai baciato così prima d’ora! Si stacca da me e mi porge la mano sinistra, con le dita larghe, e attende che io le infili l’anello all’anulare.
Con somma gioia e soddisfazione lo prendo dalla scatolina che stringo tra le mani e faccio per metterglielo: “Spero che vada bene, l’ho fatto stringere per te!”, per fortuna le calza a pennello, benedetto gioielliere! “Bene, è perfetto!”, sussurro tutto contento, lei mi prende le mani tra le sue e mi chiede guardandomi: “Sapevi che ti avrei detto sì? Eri tanto sicuro della mia risposta da andare a far stringere il tuo anello per me?”, ops! Dove vuole arrivare? “Ehm, no! Non ero affatto sicuro della tua risposta, ma ci speravo, ecco!”, lei scuote la testa divertita e mi abbraccia, poi mi sussurra in un orecchio: “Sei proprio uno che non molla mai, eh?”, “Infatti!”, le rispondo anch’io divertito.
Dopo un po’ di tempo passato a coccolarci e baciarci sotto quel pergolato di orchidee decidiamo di ritornare ai festeggiamenti per il matrimonio di Tom. Marissa preleva un’orchidea gialla e porpora e se la appunta al vestito, infilandola nella scollatura non molto generosa, per la mia sanità mentale, e ritorna tutta felice al gazebo della cena. Appena incrocia lo sguardo di Victoria solleva la mano sinistra da cui luccica il mio anello e la sventola in aria con aria di trionfo! Victoria caccia un urlo entusiasta, al quale tutti ammutoliscono e si girano a guardarla per cercare di capire che succede, e corre ad abbracciare stretta Marissa. Come faccia a non inciampare in quei metri di pizzo è ignoto! “Ti sposi, ti sposi anche tu!”, urla e la gente resta basita. Poco dopo si separano e Victoria ritorna da suo marito e io prendo sottobraccio la mia fidanzata e la accompagno a prendere un calice di champagne. I festeggiamenti continuano, la cena è divina, le danze spensierate e divertenti e spesso la gente viene a congratularsi anche con me e Marissa per il nostro lieto evento.
 
 
- TOM -
 
Sono passati due anni esatti da quando Victoria e Marissa sono arrivate a noi, ed è di nuovo il compleanno mio e di Bill! Ora siamo tutti e quattro felicemente sposati e io non sto più nella pelle! Mi sembra di essere ritornato al giorno del mio matrimonio, o anche a quello di Bill, quando temevo di impazzire dal nervosismo. Oggi si terrà la nostra incoronazione: è la prima volta nella storia che si celebra l’inizio di un governo a quattro, ma d’altra parte è anche la prima volta che nascono due gemelli all’interno della famiglia reale che sopravvivono entrambi fino al venticinquesimo anno di età! Dio, che paura!
Sono solo, siedo nel salottino di famiglia a bere litri di camomilla per placare i nervi. Ad aggravare il mio stato ansioso c’è la notizia che mi ha comunicato ieri notte Victoria, tempismo perfetto quella ragazza, devo dire! Già sono abbastanza fuori di testa per la storia del passaggio di trono, ci mancava anche che ci si mettesse anche lei! Ma è anche vero che l’ho costretta io a confessare, quindi è solo colpa mia se sto per sclerare! È incinta! Incinta, cazzo! Merda, sto per diventare padre! Ho una strizza del diavolo! Sarò capace di essere un buon padre come Bill lo è per il suo bambino? Non lo so, ma spero proprio di sì!
Parlando del bambino di mio fratello, eccolo che spunta, tallonato da Electra, diventata una cagnolona grande e spaventosa tanto quanto la sua padrona, colpa degli occhi troppo simili a quelli di Marissa, dico sempre io! Il mio nipotino fa il suo ingresso con il suo passo malfermo da bimbo di un anno che ha cominciato precocemente a camminare, ma stiamo pur sempre parlando del figlio di una strega, chissà cosa sarà già in grado di fare a due?! Sinceramente a volte mi spaventa, ma almeno non ha preso gli occhi di sua madre! Il piccolo è un biondino vivace con gli occhi vispi del colore di suo padre e Marissa dice che fra qualche mese comincerà a combinare casini perché si svilupperanno le sue doti magiche, se le avrà ereditate! Dio, spero tanto di no! Non ho niente contro il potere magico, ma ritengo che una strega basti e avanzi in famiglia, non c’è bisogno anche di un piccolo stregone! “Ehi, ciao, piccolo! Vieni qua dallo zio!”, gli dico e gli tendo le mani per prenderlo in braccio. Lui si tuffa ridendo su di me e io me lo siedo sulle ginocchia: “Allora ometto! Dove hai lasciato la mamma e il papà?”, “Camea!”, mi risponde con la sua vocettina fine e squillante, “Stanno ancora dormendo?”, domando, scuote la testa convinto, Dio, è precoce anche nell’apprendere le cose e nella capacità di rispondere con un senso logico alle domande che gli vengono fatte, l’ho detto che è inquietante? Sì, penso di aver già detto qualcosa di simile!
Ed ecco che arrivano anche i suoi genitori: un Bill scarmigliato e con le occhiaie nere come la pece entra in sala sbadigliando con il dorso di una mano davanti alla bocca, Marissa, bella come il sole e pericolosa come il fuoco, avanza a passo sicuro fino al tavolo dove sediamo io e il loro piccolo Alexander, tenendo le mani sul ventre come a proteggerlo dal mondo. Eh, sì! È incinta anche lei, di nuovo, di due mesi! Il mio fratellino si è dato da fare parecchio! Beh, anch’io mi sono dato da fare, ma per Vichy è stato più difficile rimanere incinta: quando lo ha cercato non è venuto e quando si è rassegnata è arrivato in un attimo. Le ho detto che era tutto lo stress e l’ansia dall’averlo per forza che l’ha bloccata ma lei mi guarda storto tutte le volte che lo dico, come se fossi io il problema! Ehi, baby! Io non ho nessun problema, là sotto, infatti vedi: il piccolo è arrivato anche per noi! Oddio, sarà maschio o femmina?
Mio fratello con la compostezza e la grazia di un elefante si getta su una sedia e appoggia i gomiti alla tavola per tenersi la testa cadente, Marissa si accomoda accanto a lui, guardandolo con divertita commiserazione. “Papà!”, urla il piccoletto tra le mie braccia e scivola giù dalla sedia per correre dal suo papà, la prima parola in assoluto che Alexander ha pronunciato in vita sua, per somma soddisfazione di Bill! “Ehi, vieni qui, campione!”, gli dice Bill con voce stanca, prendendolo in braccio, i piccolo si mette in piedi sulle cosce di Bill che lo tiene in equilibrio, stringendo le manine del bambino tra le sue, la mamma si china a dargli un buffetto sul naso, facendolo ridere, poi gli domanda, con l’apprensione di una madre: “Vuoi mangiare?”, Alex testardo scuote la testa e si gira dall’altra parte, stringendo suo padre al collo, “Va bene, dopo, allora!”, Marissa comincia a servirsi e mi domanda: “Victoria?”, le rispondo con un sospiro: “L’ho lasciata dormire stamattina, ho pensato che le facesse bene un po’ di sonno, soprattutto adesso che è incinta!”, a Marissa scappa la forchetta di mano che atterra sul piatto di ceramica facendo un gran casino, “È incinta?!”, mi domanda tra l’euforico e lo stupito, “Sì, me lo ha detto ieri notte, dopo che l’ho beccata china sulla tavola del gabinetto a dare di stomaco… è normale che vomiti anche di notte? Comunque non sa se di due, tre mesi, non è sicura…”, “Oddio, perché non te l’ha detto prima? Comunque sì, può capitare qualche nausea anche di notte i primi tempi!”, mi dice sconvolta, “Dice che aspettava che questa storia dell’incoronazione fosse finita per risparmiarmi altra ansia e ancora più stress.”, Marissa caccia un urletto fastidioso battendo le mani: “Ah! Tom, potrebbero nascere nello stesso periodo i nostri figli perché anch’io sono incinta dallo stesso tempo!”, ah, già! A questo non avevo pensato!
Cerco di cambiare discorso: “Ehm, fratellino, come mai quest’aria sbattuta stamattina? Preoccupato per la cerimonia, eh?”, lui mi guarda, distogliendo lo sguardo dal figlio che sta pasticciando con una fetta di toast nel piatto del padre, e mi risponde: “No, più per le nausee mattutine di Marissa!”, quest’ultima sbuffa con aria davvero poco signorile e ricomincia a mangiare, Bill continua: “Sono cominciate insolitamente presto questa mattina, e non ho chiuso occhio tutta notte per via di questa peste indemoniata che non ne voleva sapere di dormire e lasciarci dormire! Vero, Alex?”, mio nipote ignora bellamente suo padre e continua la sua opera di sbriciolamento cibo. Bill alza gli occhi al cielo e sorride al figlio come solo un padre può fare e gli scompiglia i capelli biondi.
Victoria arriva poco dopo, radiosa e splendente, con un sorriso felice sulle labbra, un sorriso di madre che ho visto spesso sulle labbra di Marissa da un anno e mezzo a questa parte. Mi alzo in piedi e le vado incontro, la bacio leggermente sulle labbra e le domando con preoccupazione: “Come stai? Ti senti male? Nausea?”, lei sghignazza e mi risponde divertita: “Oddio, Tom, sono incinta, non moribonda!”, mi da una pacca sul fianco con il dorso della mano e mi guarda con malizia, Dio, questa donna è diabolica! Ma io la amo lo stesso, o forse la amo proprio per questo! Bah, l’uno e l’altro, forse! Lei mi schiva e va da Alexander, gli da un bacino sulla guancia e gli dice: “Ciao, piccolo! Che fai, non saluti la zia?”, Alex le lancia un bacino con la mano, al quale ricambia anche Vichy con tenerezza, poi alza lo sguardo verso Marissa, la quale le sussurra complice: “E così anche tu, eh?”, Victoria fa un sorriso radioso e risponde: “Sì, non ero sicura, ormai credevo di non poterne avere!”, Marissa fa un sorriso enigmatico del tipo: “Io sono a conoscenza di un segreto scottante, ma non te lo dirò mai, nemmeno sotto tortura!”, mia moglie capisce al volo e le punta un dito contro: “Centri tu, vero? È grazie a te se sono rimasta incinta!”, Marissa ha la compiacenza di mostrarsi ferita e sconvolta: “Certo che no! Tu mi avevi detto di non intromettermi e io non l’ho fatto! Ho solo acceso un cero per te nel bosco e pregato per la tua fertilità i quattro elementi, tutto qui! Niente magia!”, Vichy la guarda storta e le dice: “La magia l’hai fatta, bella mia! L’hai appena detto di aver invocato i quattro elementi!”, Marissa si finge imbarazzata: “Ops!”, sussurra per niente dispiaciuta.
Victoria scuote la testa e la va ad abbracciare, “Grazie mille, è un bellissimo regalo quello che mi hai fatto! Mi sono sempre domandata perché in tutti quegli anni di schiava non fossi mai rimasta incinta non facendo niente per proteggermi più di tanto! Ora mi è chiaro: senza di te, non posso averne!”, Marissa la stringe per un attimo più forte e poi la lascia andare: “Ehi, ehi, io non ho fatto niente! È Tom che ti ha messa incinta, mica io, eh!”, io divento rosso come un peperone, Victoria ride di gusto poi sussurra di nuovo: “Grazie!”, “Di nulla!”, risponde Marissa con lo stesso tono! Eccole lì, due future mamme, una per la seconda volta e l’altra per la prima agognata volta, e sono magnifiche, sprizzano gioia da tutti i pori ed irradiano luminosa serenità materna, io e Bill ne siamo quasi sopraffatti! E così è un po’ grazie alla magia della moglie di mio fratello se la mia Vichy è rimasta incinta, eh?! Ok, allora forse non era lo stress e aveva ragione lei a guardarmi strano, ma lei è felice di aspettare il nostro bambino, nonostante il piccolo aiuto extra, e lo sono anch’io! Immensamente! Bene, forse posso rivedere la storia di una sola persona con poteri magici per casa, se Alex avrà anche lui poteri magici come la mamma non mi lamenterò e se li avranno anche i loro futuri bambini non dirò una parola! Promesso!
Fisso la mia famiglia, quasi tutta riunita qua, in salotto: Vichy e Marissa, ancora abbracciate, il mio amato fratellino con il suo bimbo in braccio, e i piccoli in arrivo, ancora al sicuro nelle pance delle loro mamme, mancano solo Simone e Gordon e saremmo al completo. Cosa un uomo potrebbe volere di più dalla vita? Io e Bill abbiamo ottenuto tutto quello che potevamo sperare dalle nostre vite: ci siamo innamorati di due bellissime, carismatiche e intelligentissime donne, le abbiamo sposate e ora ci stanno regalando dei figli, infine questa sera diventeremo re e regine! È una giornata splendida e in cuor mio so che ce ne saranno molte altre come questa perché siamo circondati dall’affetto e dall’amore dei nostri cari! Guardo il mio gemello e gli sorrido, finalmente siamo completi e lo saremo per tutta la vita che ci resta da vivere, e forse anche oltre!
 
My space: ed ecco che siamo giunti alla fine anche di questo viaggio… devo ammettere che questa è la storia di Precious che a me è piaciuta di più (e anche a voi, sembra, dal numero di recensioni che mi avete lasciato nel corso della storia… non smetterò mai di ringraziarvi per questo…)… Ora vi devo chiedere l’ultimo sforzo… commentate il finale! Mi piacerebbe davvero molto sentire che avete da dire di questa conclusione e se per caso vi aspettavate un proseguo…
Ad ogni modo, ringrazio Alice Varn per aver inserito la storia tra le preferite e Silents_words per averla messa tra le ricordate, un enorme grazie poi a _Vesper_ e Alice Varn per essere state così costanti nel recensire tutti i capitoli di questa storia e Lia483 per aver lasciato il suo commento al precedente, infine un grazie a tutte le lettrici silenziose numerosissime!
Ricordo la mia pagina facebook per avere news sulle mie storie (quelle scritte da me) e conoscere qualcosa in più su di me, su Debby e sulla ragazza che gestisce la pagina con me, nonché mia amica, non che _Vesper_, ecco a voi il link: Dark Blue Horizon

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