e comunque non dobbiamo nemmeno dimenticarci che Machiavelli era italiano.

di danonleggere
(/viewuser.php?uid=405198)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo-opolov9 ***
Capitolo 2: *** Non toccate il mio fratellino! E piani malefici. ***
Capitolo 3: *** Neutralità-Nordici-N... eppure c'era qualcun'altro... ***
Capitolo 4: *** Non ho mangiato abbastanza Pasta! ***
Capitolo 5: *** Basta che sarai te stesso. ***
Capitolo 6: *** Tutto secondo i piani. ***



Capitolo 1
*** Prologo-opolov9 ***


Hollllla gente!

E dopo essere quasi impazzita per pubblicare questa storia (ma sono l’unica che entra in crisi ogni volta?) ecco a voi e spero buona lettura.

q.p.s.: Una recensione al giorno leva l’autrice arrabbiata di torno!

 

 

 

 

Veneziano si mise a correre non appena la guardia davanti all’ingresso della sala riunioni gli ebbe dato il permesso di passare.

Era in ritardo.

Terribilmente in ritardo.

Fece un paio di svolte per i corridoi e arrivato si lanciò letteralmente contro la porta d’ingresso aprendola di scatto.

Si ritrovò con la faccia per terra a pochi centimetri dal tavolo, ma senza neanche pensarci si rialzò e assicurandosi che il sacchetto che aveva tra le mani non si fosse rotto andò al suo posto.

Per un attimo il castano aveva temuto che Germania si sarebbe arrabbiato per il ritardo ma scivolandogli accanto si tranquillizzò. L’amico era impegnato ad urlare dietro ad Inghilterra e Francia che stavano facendo a botte in un angolo, mentre America improvvisava una radiocronaca lanciando hamburger tutt’intorno.

L’italiano si girò verso la sua sinistra dove ci sarebbe dovuto essere Romano. Che effettivamente c’era, se prendere a calci in faccia Spagna poteva definirsi tale.

Veneziano si guardò intorno per vedere se c’erano tutti… Grecia dormiva ad un lato del tavolo mentre Turchia gli impilava sopra dei gatti aspettando che si svegliasse e… oh! Era venuto persino Prussia che si stava avvicinando ad Austria intento a sistemare dei documenti con un secchio pieno d’acqua in mano. Dietro a lui Ungheria con una padella si apprestava a colpirlo e sullo sfondo i cinque nordici scommettevano su chi si sarebbe fatto più male.

Su una sedia poco distante Cuba era intento a discutere animatamente con un orso quindi doveva esserci anche Canada.

Il castano si sentì scuotere una spalla quando Belgio tirandosi dietro Olanda si avvicinò a Spagna per accertarsi che fosse ancora vivo, stava per controllare anche lui quando un urlo attirò la sua attenzione.

“Tipo noooooooo!” Polonia si portò i pugni sui fianchi e rivolto ai baltici ripeté per l’ennesima volta “No, quando si avvicina il ghiacciolo gigante dovete tremare totalmente all’unisono!”

Lituania lo guardò sconsolato e insieme ai suoi fratelli cercò di spostarsi lontano da lui. Tentativo vano ma trovato molto divertente da Russia che batteva le mani sorridendo. Ma venne fermato da sua sorella maggiore che scuotendolo gli indicò una figura bassina interamente coperta da un’aura viola che mormorava qualcosa di molto simile ad uno ‘sposami’.

“Italia.” lo chiamò una voce dietro di se.

“Ciao Vash!” lo salutò il castano “Cosa c’è?”

“Ti volevo proporre di far fare una vacanza a me e mia sorella nel tuo paese in cambio di questi cioccolatini svizzeri.” gli disse il biondo cercando di convincerlo “Così si risparmia, sai per la crisi…”

“Ve! Che bello cioccolato!” convinto “Grazie, va benissimo. Accetto!” esultò il castano mettendosene uno in bocca.

“E’ stato facile?” gli chiese la sorella quando Svizzera fu ritornato al posto vicino al suo.

“Più di quanto pensassi.”

Germania si sedette pesantemente al suo posto con il sospetto di essere più una baby-sitter che una nazione.

“Ludwig posso fare un annuncio?” gli chiese il castano tirandolo per una manica. Tutto il lavoro di quelle settimane sarebbe servito al suo scopo.

“Se ti ascoltano…” gli rispose il biondo dopo due ore nelle quali aveva tentato di non rendere quel posto simile ad uno zoo. Inutilmente.

“Ve!” si alzò in piedi l’italiano “Mi potete ascoltare un attimo?”

Nessuno si girò.

“Per favore, se lo fate vi do della Pasta.”

“Veneziano-kun magari dovresti provare ad alzare la voce.” gli consigliò Giappone.

“Si, fatti rispettare aru.” gli diede manforte Cina.

Giusto, doveva fare un rumore abbastanza forte da sovrastare trentuno nazioni. Afferrò il ciuffo di Romano e tirò.

CHIGIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!”

Silenzio.

“Perché cazzo l’hai fatto?” urlò il maggiore tenendosi la testa.

“Scusami ma non mi veniva in mente altro.” sorrise il minore.

Tutti lo guardarono.

“Adesso vi devo dire una cosa molto importante…”

“Zitto stupid frog e fai parlare l’italiano.” disse a bassa voce Inghilterra rivolto a Francia.

“Sono passati esattamente cinquant’anni…”

Slurp “Canada mi puoi passare” gnam “il ketchup?” bisbigliò America.

“Dalla nostra prima riunione ufficiale tutti insieme…” Nord Italia sollevò il sacchetto che aveva portato rovesciandone il contenuto sul tavolo. Tanti biglietti d’invito.

“Quindi volevo invitarvi ad una fest…”

“SPOSAMI!”

“Aiutooo!” urlò Russia scartando di lato e finendo addosso ad Ungheria che nel frattempo era arrivata alle spalle di Prussia con ancora il secchio pieno d’acqua in mano. L’albino perso l’equilibrio dopo la spinta vacillò un po’ mentre sessantadue paia di occhi rimanevano incollati alla sua figura. Gilbert in seguito a qualche passo incerto pareva essersi stabilizzato ma mettendo un piede in fallo su qualcosa di molle cadde in avanti versando l’acqua sui biglietti di Veneziano.

“Nooooo!”

Ogni biglietto era stato decorato a mano da Feliciano.

Erano tutti personalizzati in base alle meraviglie del paese al quale era dedicato.

Valevano da soli come piccoli capolavori.

Erano ad acquarello.

Il colore si sciolse gradualmente andando a formare una macchia al centro del tavolo. Tutti si girarono lentamente verso l’Italia che fissava atono la massa di carta bagnata davanti a se.

“Dude! Dovevi proprio lasciare uno dei tuoi hamburger per terra?” chiese acido l’inglese.

“Non è colpa mia!” cercò di giustificarsi l’americano “Non potevo saperlo.”

“Tranquilli, è tutto a posto.” si intromise debolmente il castano.

“Idiota non potevi cadere da qualche altra parte?” sbottò Ungheria in direzione di Prussia rigirandosi la padella tra le mani.

“Se qualcuno non mi fosse finita addosso tutto questo non sarebbe successo!” le rispose a tono l’albino.

“Avanti non c’è bisogno di litigare.” provò a farsi sentire Veneziano.

“E’ tipo totalmente colpa della bielorussa!” si fece sentire Polonia. Anche lui voleva partecipare a quella discussione.

“Ritira subito quello che hai detto o il mio fratellone te la farà pagare.” Lo minacciò la bionda.

“Non preoccupatevi, non è un problema. Posso rifarli.” li incoraggiò Italia prima che la situazione degenerasse.

“Invece è unicamente colpa di Russia.” Tirò in ballo qualcuno.

“E’ stato quell’irresponsabile di America e il suo cibo spazzatura!”

“Zitto iggy, sei solo invidioso perché non sai cucinare.”

“Mon petit a cominciare è stata Natalia e nessun atro.”

“Non prendertela con la mia sorellina se non vuoi vedertela con Russia.”

“Perché continuate a mettermi in mezzo?”

“Perché sei tipo colpevole. Ragazzi prendetelo!”

“Non siamo i tuoi schiavetti.”

“Da, siete i miei.”

“Basta. Non c’è bisogno di discutere.”

“Nein! E’ colpa della padellara.”

Sdeng.

“Tutti addosso all’albino!”

“Non ti ci mettere anche tu Danimarca.”

“…”

“Austria puzza!”

“Amigos smettiamola di litigare.”

“Torna a dormire bastardo.”

“Per favore. Germania diglielo anche tu di calmarsi.”

“American idiot raccogli subito tutto il tuo cibo spazzatura!”

“Blasfemo, non chiamarlo in quel modo. Lo usano per alimentare solo le auto migliori!”

“Perché non torniamo tutti amici come prima?”

“Da, unitevi tutti a me.”

“Se volete vi preparo della Pizza.”

“Tipo la macchia sul tavolo si sta allargando.”

“Oui è tutta colpa delle maledizioni di Angleterre.”

“Per piacere, non c’è motivo di arrabbiar…”

“STAI ZITTO!”

A Italia Veneziano morirono le parole in gola e gli occhi gli si inumidirono. Lui voleva solo far tornare tutti amici e lo avevano sgridato.

Non voleva che si arrabbiassero tutti ma era stato il suo lavoro a venire distrutto.

Senza pensarci neanche afferrò la borsa di carta abbandonata di fianco alla sedia e si lanciò nel corridoio, svoltò un paio di volte fino a trovare una stanza vuota. Ci si infilò dentro e con il sacchetto sulla testa si mise sotto al tavolo.

Non volevano fare una festa tutti assieme?

Non volevano per una volta divertirsi e lasciarsi alle spalle i propri doveri per un giorno?

Ci avrebbe pensato lui.

Sapeva anche già come fare.

Dopotutto com’è che diceva il suo amico Niccolò?

Ah, sì.

Il fine giustifica sempre i mezzi.

 

 

 

 

 

 

Spero che vi sia piaciuta e al prossimo capitolo!

p.s.: Non scrivo storie in un fandom con personaggi con caratteri diversi dagli originali (occ/ooc non riesco a ricordarmelo) perché tanto varrebbe farlo nella sezione degli originali. Quindi anche se Felì sembrerà strano… tranquilli!

p.p.s.: Io non mi fiderei troppo di me.

CIAO!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Non toccate il mio fratellino! E piani malefici. ***


Machiavelli 2

CIAOOO!
Allora... questa storia è praticamente scritta, quindi a meno che il mio computer non imploda *scongiura perchè è già successo* la aggiornerò ogni *controlla che giorno è* venerdì!
Quindi buona lettura e mi eclisso, adios!






“Voi ‘nchiappafichi avete fatto piangere il mio fratellino per le vostre stupide questioni!” sbraitò Romano accecato dall’ira.

“Siete degli ‘nfami senza cuore. Come avete potuto sgridarlo?”

“Io vi stacco le palle e le metto negli hamburger di America se non andate immediatamente a chiedergli scusa.”

Nessuno osava replicare.

“Brutti idioti geografici nessuno può ferire in nessun modo Feliciano senza passare prima sul mio corpo!”

Anche Francia si trattenne dal fare battute stupide e scontate.

“Ma vi rendete conto di essere o no dei fottutissimi coglioni per aver fatto piangere l’unica nazione che non lo merita? Non vi potevate fermare ad urlarvi addosso, cos’è, non vi basta più?”

“Ma sì, prendetevela pure con una nazione innocente tanto non cambia nulla. Ma sapete cosa vi dico? Adesso non muovete più un muscolo fino a quando non torna Veneziano e vi fate perdonare da lui. E lo deciderò io quando ci sarete riusciti.” Romano terminò la frase con un aura nera alle spalle che teneva tutti pietrificati ai propri posti.

Tutti tranne Germania che era andato alla ricerca di Italia Veneziano.

Per cominciare la sua impresa il biondo entrò in una stanza a caso (conoscendo la logica del suo amico). Le prime due volte fece un buco nell’acqua. Ma nella terza aprendo lentamente la porta lo vide.

Più che altro notò un sacchetto bianco sotto al tavolo da cui spuntavano dei piedi, ma l’importante è che l’aveva trovato.

Gli si avvicinò piano e scuotendolo per una spalla lo risvegliò dal leggero torpore nella quale era caduto il castano che tirando su con il naso si alzò in piedi.

“Mi dispiace per i tuoi biglietti.” Gli disse il biondo passandogli un fazzoletto. L’altro scosse leggermente la testa e con un leggero sorriso gli disse di non preoccuparsi.

Tanto ormai aveva trovato il modo di risolvere i suoi problemi…



Quando ritornarono nella sala conferenze Romano stava ancora sbraitando contro tutti i presenti ma non appena si accorse del fratello si placò.

Con un’occhiata controllò che stesse bene e che il crucco non gli avesse fatto nulla di male quindi andando alle sue spalle incitò gli altri a parlare con un semplice sguardo.

“Co-cosa…?” provò a balbettare Feliciano.

“Hanno qualcosa da dirti.” Gli disse il maggiore rimanendo impassibile.

“Ecco…” si fece avanti America.” Mi dispiace per i tuoi biglietti. Non avrei dovuto lasciare quel panino per terra.”

“Excusez ma petite Italie se ce la siamo presi con te.” Continuò Francia cercando di avvicinarsi al castano ma venendo bloccato sul posto da uno sguardo* del maggiore Italia.

“Sorry, non avremo dovuto farlo.” Provò a tirarlo su Inghilterra “e dato che a te piace mangiare se vuoi per farmi perdonare ti posso cucin...” avrebbe voluto tanto finire la frase ma l’espressione di puro panico sul volto di Veneziano lo fece desistere.

Ucraina tirò dei colpetti sulla schiena dei suoi fratelli “Anche a loro dispiace di essere stati così maldestri.”

“Da, scusa.”

“Si, sliub.”

“Felìììììììì.” Gli si avvicinò Ungheria “Per farmi perdonare puoi chiedermi qualsiasi cosa e te la preparerò. Oppure potrei farti uno di quegli abitini che ti piacevano tanto da piccolo!”

“Grazie.” Rispose quasi sovrappensiero il nord d’Italia. Doveva definire solo gli ultimi dettagli e il suo piano sarebbe stato completo.

“Anche a me dispiace per i biglietti, ma dopo tutto si sono rovinato magnificamente, no?” tentò Prussia con una risata nervosa.

“Non dovete preoccuparvi, non erano così importanti.” Disse il castano con un sorriso. Adesso doveva trovare un modo per andarsene da lì prima che cominciassero a fargli domande scomode. Ma per fortuna a questo ci pensò Romano che si ricordò di aver lasciato i cannoli nel forno. Acceso.

I fratelli Italia a quel punto scapparono dalla sala per tornare a casa ognuno immerso nei propri pensieri.

Avrebbe cominciato da Ungheria e Prussia.

L’una dopotutto gli aveva appena promesso di fargli tutto ciò che voleva, quindi aveva una scusa per andarla a trovare. E l’altro le stava sempre intorno.

Dopo aver finito di pranzare con il fratello decise di andare dalla sua vecchia balia.

Suonò il campanello di casa sua e non trovandola andò a controllare sul retro. Come era prevedibile era impegnata con una gara con Gilbert.

Il castano nascose la sua espressione di trionfo in un sorriso genuino e piano le si avvicinò.

“Ciao Veneziano!” lo salutò la ragazza “Cosa ci fai qua?”

“Sono venuto a trovarti.” Le disse il più piccolo dondolandosi sulle gambe.

“Kesesese! Ciao liebe meinen bruter, come va?” gli disse Prussia tirandogli una pacca sulla spalla.

“Addio készult edények.” Disse la castana rivolta all’albino “Vieni Feliciano, entriamo in casa!” cinguettò invece al suo protetto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per farsi perdonare per quello che era successo alla riunione.

E l’altro lo sapeva.

“Grazie Elizaveta, ma che bella casa!” esclamò contento l’italiano mentre saltellava in giro con l’allegria di un Italia Veneziano (?).

“Ma come sei gentile.” Disse lei facendolo accomodare in salotto.

Una stanza dalle dimensioni modeste ma con delle immense finestre che permettevano alla luce di entrare senza trovare ostacoli e arredato in modo semplice ma di gusto.

“No, è la verità. E bisogna sempre dire la verità.” Insistette il castano accomodandosi sui divani verdi.

“Allora per sdebitarmi di tutti questi complimenti (e per averti distrutto quei quadri *cougch*)” disse Ungheria sorridendo “ti cucinerò dei buonissimi kàposzta.” E tirò fuori una padella molto grande e dall’aria pesante.

“Che bello!!!” esultò l’italiano “come quando ero piccolo e finiva la pasta, ma ce la fai davvero a sollevare quella pentola?” le chiese preoccupato.

“Certa…” stava per rispondere l’interpellata quando con voce gracchiante Gilbert si affacciò alla finestra della cucina da fuori.

“Sicuro, dopotutto il maschiaccio ha avuto me come magnifico. No?” rispose come se quello che aveva detto avesse senso.

“E tu cosa centri adesso? Gli chiese la ragazza con una vena pulsante sulla fronte.

“Volevo mangiare anche io qualcosa!” le spiegò Prussia rimanendo comodamente appoggiato al davanzale.

Elizaveta stava cominciando a provare una voglia incontenibile di usare la padella per scopi diversi dal cucinare. Poi però si ricordò che lì con lei c’era Veneziano e che doveva ancora farsi perdonare.

Avrebbe sfruttato l’albino.

“Certo, entra pure (dalla porta) e vieni con noi.” Gli disse Ungheria.

L’altro non se lo fece ripetere due volte e in un lampo era in cucina a fianco della nazione ai fornelli.

Feliciano decise di intervenire.

“Ungheria, fatti aiutare da Prussia. Non voglio che ti fai male sollevando quella pentola.” Le disse con una nota di preoccupazione nella voce che sarebbe stata autentica se il castano non l’avesse vista durante certe battaglie del passato.

“Kesesesesese, forse è meglio che non rovini quelle belle manine. I lavori pesanti lasciali al Magnifico Me!”

L’interpellata si avvicinò ad Italia e con dei colpetti sulla testa gli disse di non preoccuparsi:

“Kawaiiiiii! Come sei teneroooo!”

Poi andò dall’albino quasi (c’era Italia) urlandogli contro il fatto che lei non aveva bisogno di qualcuno che facesse i lavori pesanti per lei. Dopotutto era stata sposata con Austria, no?

“Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare. Dai fatti aiutare.” Cominciò a ripeterle Prussia come una cantilena toccandole la spalla con un dito, ripetutamente.

Al che Ungheria non poté fare altro se non seguire i movimenti del suo corpo.

Risultato: la padella contro una faccia Magnifica.

“Aia!” si lamentò lui “Ma io volevo solo aiutarti!” le ricordò.

Ma Elizaveta non se lo fece ripetere due volte (come se servisse anche solo la prima per farle decidere di spargere sangue albino) e prendendo un’altra padella con un diametro superiore alla precedente colpì l’amico con tutta la sua forza scaraventandolo fuori dalla finestra.

“E adesso ai fornelli!” canticchiò Ungheria in direzione di un Veneziano sorridente che al suono di quelle soavi parole si illuminò.

“Che bello!” disse mettendosi anche lui a canticchiare.

Mentre la padellara era impegnata Prussia ne approfittò per rientrarle in casa da un’altra finestra. Però questa volta si fermò in salotto prima che la sua magnificenza venisse di nuovo presa a pugni.

“Hey Veneziano” lo salutò l’albino sedendogli accanto “Devo chiederti un favore. Ma dato che io sono Magnifico sarà un favore che farai a tè stesso.”

Felì lo guardò confuso facendogli segno di essersi perso. Allora Gilbert mettendoglisi difronte (facendo attenzione a non essere visto da Ungheria) lo prese per le spalle e con tutta la sua capacità di recitazione disse…

“Come fai a essere così carino?!? <3”

“Vuoi essere più amico di Elizaveta?”

“<3” l’altro annuì convinto.

“Devi farle dei complimenti, dirle quello che ti piace di lei senza confrontartici. Ad esempio non dovreste dirle che non è in grado di sollevare cose troppo pesanti. E’ molto orgogliosa, soprattutto nei tuoi confronti.” lo incoraggiò Italia.

E come un bambino a cui dici di non fare qualcosa non penserà ad altro per giorno Prussia…

“Ungheriaaaa” urlò fiondandosi subito in cucina “posso dirti una coooo”

Sdeng.

“Cosa della frase ‘non rimettere la tua faccia in questa casa’ non hai capito?” chiese lei calma.

“Ma tu non l’hai detto!” si lamentò l’albino massaggiandosi l’ennesimo bernoccolo.

Alla castana prese a pulsare un’altra vena di fianco a quella di prima in modo inquietante.

Sdeng.

“Ma io non…”

Sdeng.

“E piantala o mi ridurrai la magnificenza in 2D! E poi scommetto che ti atteggi tanto solo perché quella la riesci a sollevare altrimenti…”

Ad Ungheria non servì ‘altro’. Prese il set di coltelli che le aveva regalato Bielorissia e facendo un passo in avanti sussurrò “Fuori. Subito. Da. Qui.”

Questa volta Prussia ascoltò il suo buon senso.







*Non so come descriverlo quindi proverò a spiegarlo perché mi è venuta in mente la scena ed è troppo perfetta a parer mio: Romano incazvolato nero con gli occhi che sono due pozzi neri da cui escono delle specie di scie di fumo scure tipo qualcosa di magico. Se qualcuno sa descrivere questa scena me lo può dire perché voglio ampliare i miei orizzonti di scrittrice e bla bla bla. No, voglio solo rendere più epica la scena nella mia testa.

**Non mi piace particolarmente questo cosino ma… ci stava troppo bene.


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Neutralità-Nordici-N... eppure c'era qualcun'altro... ***


Machiavelli 3

E fu così che l’autrice si intromise a caso nel capitolo.







Dopo una buonissima merenda a detta di Feliciano [e come non credergli?!? DNL] Ungheria dovette andare ad una riunione di stato e il castano decise di tornare a casa.

Se intanto fosse passato da Vash avrebbe pure risparmiato tempo, anche perché doveva ancora dargli i biglietti per la vacanza vicino a casa sua.

Arrivò dallo svizzero passando prima da Austria. Che però non era in casa, quindi già che c’era gli manomise il piano.

Gli dispiaceva perché aveva assistito alla fabbricazione di quello splendido strumento. Ma andava fatto.

E soprattutto l’autrice dice che infastidire Eldestein a caso è cosa buona e giusta.

Stava camminando fischiettando e guardandosi intorno quando per poco un proiettile non gli sfiorò la testa.

“Veeee! AIUTO, Germania salvami!”

“Fratellone ma il tuo capo non ti ha appena detto di non sparare a Italia quando arriva perché porta sempre tantissimi soldi?” chiese una vocina calma e sottile.

“Lo so, ma le vecchie abitudini sono dure a morire.” Replicò il biondo ricaricando il fucile.

“Aiuto Svizzera, perché l’hai fatto?” piagnucolò il castano una volta arrivato dai fratelli tedeschi.

“Mi dispiace.” Rispose semplicemente il ragazzo.

“Ma sei stato cattivo con me e poi non…”

“Se ti do del cioccolato la smetti?” cercò di tagliare corto Vash.

“Siiii, certooo!” urlò Veneziano saltandogli al collo.

“Come sei gentile fratellone.” Osservò imparziale [?] Liechtenstein.

Il biondo tossicchiò nervoso scrollando le spalle “Si-si. Allora, perché sei qui?” disse rivolgendosi nuovamente all’italiano.

“Veee.” Disse Feliciano mentre ci pensava “A già! Ti ho portato i biglietti per la tua vacanza nel mio paese!”

“Giusto… allora, dove vuoi farci andare?” si informò il biondo.

“A me piacerebbe visitare Firenze.” Si fece leggermente sentire Lili.

“Ho scelto appositamente per voi le cose più belle!” esclamò la nazione in questione con orgoglio “Vedrete Firenze, Lucca e Pisa per quattro giorni ciascuna.”

“Ovviamente il pagamento resta quello prestabilito, vero?” mise subito le cose in chiaro Vash. Non si sarebbe fatto fregare da quel pivellino, non che ne sembrasse realmente in grado comunque.

“Il cioccolato va benissimo, veee!” annuì convinto Veneziano.

“Allora vado a prenderlo, torno subito.” E il biondo si ritirò per un attimo in casa.

“Scusalo per prima, non è cattivo. E’ solo Svizzera.” Sorrise gentile Liechtenstein.

“Non ti preoccupare, è solo che mi ha spaventato!” esclamò allegro l’italiano annusando dei fiori vicini.

“Però a volte è un po’ duro…” si lasciò sfuggire la ragazza sospirando.

“Ma è nel suo carattere, anche il mio fratellone fa paura quando vuole proteggermi [-.-?]” le disse cogliendo un fiore e poggiandolo nella canna del fucile di Vash che Lili teneva tra le mani.

“Sì è vero, lo fa per me, che caro!” sorrise allegra la tedesca muovendo le spalle. Poi si fermò a fissare quella piccola opera d’arte mind in Italy “Sarebbe bello poterlo fare con tutti gli altri che possiede…”

“Ma si può!” disse il nord Italia saltellando ad annusare fiorellini a caso “Olanda mi ha detto che mi portava tantissimi fiori, se vuoi te ne do qualcuno!”

“Che belli i tulipani.” Rise la ragazza applaudendo entusiasta “Me li puoi portare tu di nascosto? Voglio che sia una sorpresa per il fratellone!” chiese comunque educatamente prima di cantare vittoria.

“Certo!” urlò quasi Veneziano saltandole al collo ridendo.

“Che bello.” Si mise a ridere anche Lietchestain.

Che bel quadro poetico, che gioia e felicità. Che palcoscenico di grazia e innocenza…

“Leva subito. Le mani. Da. Mia. Sorella.”

Veneziano si pietrificò all’istante. Girò lentamente il capo verso la fonte della voce senza muovere altri muscoli.

“Non ti preoccupare Vash, non stavamo facendo nulla.” Cercò di arginare lo tsunami che da li a poco si sarebbe scatenato.

“Non agitarti piccola Lili, lo so che tu non centri nulla.” Le disse con sguardo neutrale il fratello spostando il capo verso la futura ex Italia emanando un’aura grigio-scura “E’ colpa sua.”

Italia fece un salto indietro dettato dall’istinto di sopravvivenza e cominciò ad indietreggiare “Allora Svizzera, il cioccolato?” chiese speranzoso. Non tanto per trovare un modo di mettersi al riparo, più per le sue priorità.

“Non devo sparare a Italia-non devo sparare a Italia-non devo sparare a Italia.”

“Allora io me ne vado..” tentò ancora il castano continuando ad allontanarsi.

“Non devo sparare a Italia-non devo sparare a Italia-non devo sparare a Italia.”

Il biondo chiuse un attimo gli occhi per calmarsi e quando li riaprì vide che Feliciano era sparto.

Poi guardò sua sorella, strano, gli era sembrato che nel fucile che avesse tra le mani ci fosse un fiore. Ma doveva essere stata solo un’allucinazione da stress.




Veneziano si mise a correre a perdifiato verso qualcosa o qualcuno che a questo punto fosse un po’ meno neutrale di Vash.

E non gli aveva neanche dato il cioccolato. Sigh!

Dopo un po’ di altro tempo in cui correva si accorse che aveva incominciato a fare più freddo.

Si guardò un attimo intorno e si rese conto di essere finito in qualche paese al nord. Probabilmente in Danimarca.

E come a confermare le sue teorie poco distante vide la nazione schizzata [vai Dan!!! Intromissione di DNL], era seduta sulla riva del mare quasi ghiacciato con una canna da pesca in mano.

Non ci volle molto che anche gli altri quattro nordici lo raggiunsero.

Il nord d’Italia già che c’era ne approfittò. “Hey, ciao a tutti!” disse sorridendo al gruppo.

“Ciao ItaliaaaaaaaaaaAaaaa!” lo salutò la nazione ospitante.

“…”

“Moi-moi.”

“Ciao.”

“Ciao anche a te.”

“Che cosa state facendo?” chiese il castano controllando nel secchio delle esche. Romano gli aveva insegnato qualche rudimento della pesca e quindi ci capiva qualcosa.

“Stiamo dando una mano a Danimarca che è un po’ a corto di mano d’opera in questo momento.” Rispose Norvegia senza cambiare espressione.

“Sìîíïįīiiiiiiiiiii!!!” urlò il biondo appena citato.

“Hai preso un pesce?” gli chiese Finlandia emozionato.

“Naa, avevo semplicemente voglia di urlare.” Spiegò calmo Danimarca.

“…” disse Svezia.

“Sì, non ti preoccupare, la pensiamo anche noi così.” lo rassicurò Islanda mettendo una mano sulla spalla al colosso dell’Ikea.

“Ma tu cosa ci fai qua Italia?” chiese Tino ricordandosi in quel momento che c’era una sesta persona con loro e che non era Sealand.

“Scappavo da Svizzera.” Spiegò brevemente Veneziano ancora tremante al ricordo dell’espressione che aveva assunto il suo volto prima. E per cosa poi? Che aveva fatto?

“Ah, nulla di anomalo.” Commentò Norvegia risistemando la canna da pesca.

“Nooooooo, vieni qua piccolo!” disse Finlandia andando ad abbracciarlo “Avrai preso un bello spavento.”

“….” Bisbigliò Svezia a Islanda senza farsi sentire.

“Sì, anche secondo me è bene che Sealand guarisca in fretta.”

“Yaaaaaaaa!!!” urlò di scatto Danimarca “Ho preso un altro pesce!” e alzandosi in piedi in una posa trionfale proclamò “Sono il nordico più figo, ne ho presi otto!”

“Io ne ho presi solo cinque…” disse sconsolato Finlandia controllando il suo magro bottino.

“Qua ce ne sono sei in ogni secchio” annunciò Italia controllando il risultato di Islanda e Norvegia “e tu quanti ne hai presi Svezia?”

“…”

“COME HAI FATTO A PRENDERNE COSI’ TANTI?!?” urlò Danimarca che si era messo a controllare in modo isterico i pesci suoi e del amico.

Non poteva averlo battuto così clamorosamente!

“Perché ti arrabbi tanto? Non è una gara.” Disse allegro Italia tra le braccia di Finlandia seduto in braccio a Svezia. Sì, Sealand doveva guarire MOLTO in fretta.

“Certo che lo è!” spiegò [?] Danimarca tra un imprecazione che sembrava molto un ‘allora la prossima volta chiamerò dalla mia parte il robot dei mobili nordici’.

“No, o tu avresti preso ancora meno pesci.” Lo rimbeccò Norvegia.

“ALLORA TI SFIDO.”

“Non puoi. L’ultima volta che abbiamo fatto una competizione tra noi cinque abbiamo dovuto cominciarne un’altra perché non riuscivamo a scegliere un giudice.” Ricordò Islanda a tutti.

“Facciamone una sui lavori a maglia!” propose Finlandia che si era improvvisamente animato al sentir parlare di gare.

“…”

“Anche io non so lavorare ai ferri.” disse Islanda a Berwald per rassicurarlo.

“No, la gara sarà di pesca!” esclamò Norvegia con un fuoco dentro.

Gli altri lo guardarono un attimo stupiti per poi riprendere subito a litigare.

“Si si, va bene, facciamo una gara di pesca!” Urlò Danimarca.

“Ci mancano i giudici ho detto!!!” gli ricordò garbatamente Finlandia. [Sealand torna tra noi. Intromissione spiritica di DNL]

All’improvviso però si zittirono tutti e all’unisono si voltarono verso la nazione mediterranea che stava facendo un pupazzo con la neve.

“Si? Che c’è?”

“Allora è deciso!” disse Danimarca “Alla prossima riunione mondiale ognuno di noi porterà i pesci più grandi che riuscirà a trovare e Veneziano sceglierà il migliore tra noi!”


Canada si chinò per raccogliere la posta. Tre bollette che avevano mandato a lui al posto di America, una lettera per Kumajiro e uno strano biglietto.

Lo aprì curioso e cominciò a leggere.

Congratulazioni, lei Mattew Williams, ha vinto il concorso sciroppa lo sciroppo

indetto dalla nostra casa di Pancake!

Ha vinto una vacanza offerta dalla nostra azienda TAs.p.a. per un viaggio

di due persone in uno dei luoghi più belli del mondo.

Nei prossimi giorni riceverà una lettera con tutte le informazioni

e i biglietti per la sua fantastica avventura. A presto!

TAs.p.a.








Chi capisce il nome della azienda (nel senso del perchè si chiama così) potrà chiedermi QUALSIASI cosa a proposito della storia. Aggiornamenti più rapidi, spoiller o aggiunte.

E ricordo che ‘s.p.a.’ è la sigla che hanno tutte le aziende.

Alla prossima e un enorme GRAZIE a tutti quelli giunti sino a qui, CIAO!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Non ho mangiato abbastanza Pasta! ***


Machiavelli 4

Io ci ho seriamente provato a non metterci spamano. Lo giuro!

Ma… Romano si intromette…









Veneziano varcò la soglia di casa sua esausto.

Non ce la faceva più. Era andato in giro per l’Europa e ora non si reggeva più in piedi dalla stanchezza.

Si sarebbe fatto una bellissima siesta…

“Ti ho detto di smetterla di rompere!!” urlò una voce italiana sbattendo la porta e facendo sobbalzare il minore.

“Ma jo volvia solo hablar con tigo.” Rispose una calda voce spagnola con dei bellissimi occhi verdi (?).

“Adios amigo.” Disse semplicemente Romano chiudendosi dentro a chiave.

“Allora qualcosa di spagnolo ti ricordi!!!” si fece sentire Antonio esultante.

Italia represse il suo istinto omicida verso quelli nati sotto la costellazione del torero quando notò il fratellino.

“Non eri da Ungheria?” gli chiese.

“Si è messa a litigare con Prussia e me ne sono andato.” Spiegò Feliciano avvolgendosi con la coperta a mo’ di bozzolo.

“Capisc…”

“Guarda che non mi ingelosisco se ti metti a parlare da solo!” urlò Spagna cercando di vedere qualcosa dallo spioncino.

“Non sto parlando da solo bastardo.” Lo insultò Romano “C’è Veneziano con me!”

“Non era da Ungheria?”

“E’ arrivato Prussia a prenderle.” Rispose il meridionale. Elisaveta gli stava simpatica, soprattutto per i due usi che riservava alle padelle.

Cucinare e picchiare Gilbert.

“Veeee… ho sonno fratellone…” biascicò Felì tirando la testa fuori dalle coperte.

“Buenas noches!” esclamò Spagna.

A quel punto Romano per comportarsi da fratello esemplare, non per fare de male ad Antonio, SOLO E UNICAMENTE per il suo fratellino aprì la finestra e colpì il moro con un cassetto.

“Aia!”

“Soffri in silenzio bastardo.” Lo minacciò tra i denti il meridionale.

“Mmmh!”

“E’ inutile che ti lamenti.” Sussurrò Lovino mirando l’altro con una tazza.

“Mmmh?”

“Sì, continuerò finchè non te ne vai!”

“Mmmh.”

“Non ci penso neanche idiota.” Gli rispose a bassa voce afferrando un pomodoro in una cesta lì vicino e lanciandolo.

“MMMH!” sussurrò lo spagnolo rilanciandogli indietro l’ortaggio.

“Non provarci nemmeno a non subire quello che ti lancio.” Pensò quasi tra se l’italiano maggiore riafferrando la malcapitata verdura volante e ributtandola contro l’iberico.

Il moro da parte sua si limitò a schivarlo facendosene magicamente apparire un altro dalla tasca* e lanciandolo al romano.

Naturalmente lui ricorrendo ai suoi istinti tomatiani lo afferrò con la bocca dandogli un morso.

“Non mi avrai così facilmente.” Sussurrò finendo di mangiare la prelibatezza scondita.

“Allora esci e combatti da uomo!”

“Lo farei se avessi una scorta di pomodori sufficiente a farti affogare.”

“Queste sono solo parole. Dimostralo!”

E andarono avanti così, a urlarsi contro sillabando le parole fino a che un bigliettino misteriosamente caduto davanti a Spagna gli suggerì un’idea stupenda.

“Fra poco c’è il raccolto, trova tutti i pomodori che vuoi e combattiamo alla prossima asseblea mondiale!”

“Daccordo bastardo. Ti farò vedere di cos’è capace la gente del mio paese.”

“Non vedo l’ora.”



“Ciao fratellone Francia!” disse Veneziano varcando la porta di casa del francese saltellando.

“Accueil chiot câlin italien!” disse l’altro assaporando il bicchiere di vino rosso che teneva tra le dita.

Dopo il disastro con i biglietti d’invito Francis aveva chiesto ad Italia se gliene faceva qualcuno per lui.

E nonostante Romano che sentendo la conversazione era intervenuto con un “Da mettere vicino ai quadri che ci hai rubato?” Felì aveva accettato.

E poi così risparmiava tempo con il suo piano…

“Ve! Ho portato gli acquarelli come mi avevi chiesto!” esclamò la nazione del sole curiosando in giro con il naso per aria.

Si si, volevo chiederti di disegnarmi…” stava per dire il biondo ma venne interrotto dallo squillo del telefono.

#Driiiin-drin#

“Scusa un attimo, Ouì, chi parla?”

Una voce tetra si fece sentire dall’altra parte “Prova a traumatizzare il mio fratellino finendo la frase con un ‘disegnarmi nudo su quel divano con una collana addosso’. E giuro sul bastardo che non dovrai più usare rose per coprirti lì perché lì” disse calcando il tono “non ci sarà più niente da coprire."

E la misteriosa voce cupa chiuse la chiamata.

“Veee? Fratellone perché sei così pallido? Stai tremando, vuoi che ti preparo una camomilla?” provò ad aiutarlo Veneziano.

Francis dal canto suo riuscì solo a biascicare qualche frase sconnessa.

“N-no, io… rose lì… zack.”

“Siediti prima di sentirti male!” esclamò sempre più preoccupato il castano. Ma non disse altro che il francese si era ripreso completamente, e facendo fare una giravolta su se stesso al nord d’Italia lo posizionò davanti a una finestra che dava sulla tour Eiffel.

“Volevo chiederti di disegnarmi questo splendido panorama!” esclamò Francia abbracciando con lo sguardo tutto ciò che si poteva scorgere dall’appartamento.

“Sicuro!” annuì Veneziano con gli occhi chiusi immaginandosi già come sarebbe stato il quadro.

“Io adesso devo andare per degli affari urgenti, tornerò frà pocò!”

“Ve, ciao!”

E così il piccolo castano rimase solo a casa del Francese.

Il telefono l’aveva addocchiato prima e sicuramente nella rubrica c’era il numero di Inghilterra registrato.

Non doveva far altro che chiamarlo e riattaccargli in faccia.

Conoscendo il carattere dei due il resto sarebbe venuto sicuramente da se.

Nel giro di un pomeriggio completò la sua opera e il quadro.

Ormai mancava poco.




Arrivata sera Veneziano aveva finito l’acquarello per la nazione bionda e si stava avviando a casa.

Mentre si incamminava decise di chiamare Giappone, per sistemare anche lui.

E soprattutto doveva sapere come stava quel fantastico gattino che avevano trovato la settimana prima!

Digitò il suo numero e aspettò che l’asiatico rispondesse.

“Henken mansei bōgai”

“Ciao Kiku! Come sta Kemukujara no doragon?”

“Il piccolo gattino sta bene, e tu come ti trovi Feliciano-kun?”

Benissimo, ho appena salutato fratellone Francia! Anche se adesso vorrei un piatto di Pasta. [io invece mangio la pizza! *sisentecattiva* DNL]” disse il castano grattandosi il braccio destro.

Sono contento, ma… il manga che mi avevi anticipato alla riunione te lo ricordi?” chiese il nipponico visibilmente in ansia.

“Quello che avevo visto da qualche parte ma di cui non ricordavo il titolo?”

“Si, ne ho bisogno abbastanza urgentemente se possibile.”

“Devi fare dei cosplay?” chiese Feliciano incuriosito. Certi aspetti del suo amico gli piacevano tantissimo.

“Sì, e mi servono le foto da mettere sul mio blog entro mercoledì.” Riprese l’orientale.

Le fangirl lo avrebbero fatto a pezzi se non avesse aggiornato entro quella data.

“Ti manderò i disegni via mail dei costumi delle ballerine! Poi proverò a farti vedere i movimenti, così puoi iniziare a prepararli!” esclamò contento il castano.

“Arigato gozaimasu Italia-kun.” Disse Kiku inchinandosi ripetutamente.

“Non preoccuparti, appena arrivo a casa comincio!”

“Oh-oh.”

Co-cosa c’è? Mi fai paura quando fai così.” Disse tremante l’italiano. Non gli piaceva quella situazione, aveva un brutto presentimento.

“Se vai a casa tua vuol dire che Germania non ti ha ancora contattato?”

Perché, mi ha chiamato?”

“Sì…”

“Quante volte?”

“Otto quando l’ho sentito io…” gli sussurrò l’amico scusandosi.

“…”

“Feliciano-kun…”

“…”

“E’ stato un immenso onore averti conosciuto, onorerò il tuo ricordo.” E riattaccò.

Il castano aveva bisogno di stare da solo durante i suoi ultimi istanti di vita. Dopo tutto era felice, aveva mangiato abbastanza Pasta…

Ma cosa andava pensando?!

Non aveva SICURAMENTE mangiato abbastanza Pasta!!!









*Anche io voglio girare con dei pomodori in tasca.

La parte finale è una rivisitazione stilnovistica in chiave romantico-futurista su quello che succede quando sono io a lasciare il telefono in silenzioso e leggo “11 chiamate perse MAMMA”.


E una frase a caso mentre mio fratello gioca a call of duty e io aspetto il mio turno: È fatale prevedere una qualsiasi guerra senza avere la certezza di vincerla.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Basta che sarai te stesso. ***


Machiavelli 5

Dedicata a chiunque passando di qua sta pensando completamente ad altro e nonostante questo sta leggendo.

Dedicata a chi ha qualcosa per la testa ma non il tempo di buttarla fuori.

E ha tutti quelli che si stanno chiedendo se esista qualcuno in grado 

di scrivere direttamente con il codice HTML senza dover usare un qualche programma.

Buona lettura.








Feliciano stava per mettere via il telefono non volendo neanche controllare gli avvisi di chiamata che minacciosi sarebbero apparsi nel registro elettronico. Quando il malcapitato oggetto squillò. Era Germania.

“Pro-onto?” chiese debolmente.

“ITALIEN BEREIT?”

“Ludwig non volevo, mi dispiace, aiuto!”

“No no, calmati. Non volevo spaventarti.” Cercò di rassicurarlo il biondo abbastanza inutilmente “Non preoccuparti!”

“Mi dispiace, non ho sentito il telefono perché una polpetta gigante ha cercato di…” [?]

“Tranquillo, rilassati. Non sono arrabbiato.” [?!?]

“V-va bene... allora, come va?” chiese Veneziano allegro. [-.-”]

“Volevo sapere se tu questa sera sei libero perché… ecco, io. Insomma, mi farebbe piacere se tu…” il teutonico continuò per una decina di minuti a balbettare cose a caso.

Fino a quando una voce gracchiante lo interruppe.

“Italia, vuoi venire a casa nostra per una cena romantica con il mio West?!”

“Ciao Prussia!” lo salutò allegro il castano “Come va con Ungheria?”

L’albino stava per prendere un grande respiro e sciorinare cose a caso quando al ricordo della padella di una certa nazione si andò a rintanare in un angolo.

“Prussia… Prussia?” e fu così che dopo il leggero cinguettio di un pulcino cadde la linea.

*tantan tantan tantantantan tà, tantan tantantan tantantan tantà…*

“Pronto?” chiese nuovamente Italia dopo che il suo telefono ebbe ripreso a suonare.

“Pronto Veneziano?” rispose Germania con una voce un po’ meno imbarazzata di prima e molto più arrabbiata verso suo fratello.

“Ciao Ludwig, cosa mi stavi dicendo?”

“È che io…” ecco che l’imbarazzo era tornato.

“Che io venissi a casa tua a mangiare?”

“Sì, perché…”

“Così ci divertiremo tantissimo! Certo, arrivo subito.” E riattaccò.

E… uno.

E due.

E 1-2-3 vai!

Feliciano si mise a ballare il valzer ovunque si trovasse in quel momento, danzando con l’aria aveva un solo e unico pensiero. Germania non era arrabbiato!!!

Una volta capito dove fosse in quel momento senza esitazioni s’incamminò verso la casa del biondo. Arrivato suonò e si fece aprire.

“Ciao!!!” disse gioioso il castano saltando al collo dell’amico.

“Salv-ciao Italia.” Riuscì a rispondere l’altro “Su, entra che ho fatto la pasta.”

L’italiano ebbe un moto di nausea al ricordo degli gnocchi coi wurstel di qualche settimana prima ma facendosi coraggio entrò.

Svoltando un corridoio diretti in cucina si ritrovarono davanti Prussia che immobile fissava il telefono con sguardo allucinato (uguale al solito).

“Che cos’ha tuo fratello?” chiese Italia a Germania in pensiero.

“Non preoccuparti, sta solo decidendo cosa dire a Ungheria quando la chiamerà. È così da una mezz’oretta.” Spiegò il biondo entrando in cucina.

“Basta che sarai te stesso.” Gli consigliò Felì prima di seguire Ludwig.


E dato che per ragioni di tempo questa storia non potrà durare per sempre mi asterrò dal raccontarvi la splendida serata che il nord Italia e la Germania dell’ovest passarono insieme.

Non vi narrerò della pasta alla matriciana cucinata quasi in modo impeccabile dal biondo e buttata fuori dalla finestra dal castano mentre nessuno guardava.

Non mi dilungherò a proposito degli argomenti di cui hanno parlato, come quando Veneziano si è messo a fantasticare ad occhi aperti sui posti nel mondo che gli piacerebbe visitare.

Tra i quali anche il Tibequador e del fatto che è venuto fuori che il teutonico avesse proprio un biglietto per quella destinazione. O sull’esaltazione da parte dell’italiano che ha portato ad una conversazione tipo questa:

“Allora che ne dici se la prossima riunione la facciamo lì?”

“Veeeeee!”

Insomma, non sono mica qui a raccontarvi di come dato che Veneziano non aveva mangiato nulla in tutta la serata era riuscito a convincere l’altro ad ordinare delle pizze.

Quindi non vi dirò assolutamente di quando Prussia ha chiesto a Feliciano di dargli una mano con Ungheria , e che nonostante il suo aiuto era riuscito a far arrabbiare la padellara ancora di più.

E ovviamente non vi dirò che Gilbert mi ha supplicata di non raccontarvi della minaccia che ha ricevuto dalla leggiadra fanciulla. Ovvero essere picchiato dalla padella più grande mai costruita.

Perciò voi non saprete mai che tutto ciò è prefissato per la prossima riunione e che Gilbird ha lasciato la sua firma sui tasti del telefono.


Allora… (non si inizia con allora). Quindi… (non si inizia con quindi!). Orbene, riprenderò a narrarvi la storia anche se voi neanche vi immaginate neanche cos’è successo alla cena tra Italia e Germania!



Olanda stava per andare a dormire quando qualcuno suonò al campanello. Scese le scale e andò ad aprire.

Sullo zerbino vide un mazzo di rose rosse indirizzate a sua sorella.

Questo voleva dire che qualcuno le faceva il filo?!

Chi è che osava fare questo?!??

Stava per gettare i fiori e trovare qualcuno che risalisse al mittente quando Belgio lo vide.

“Ma che belli, sono per te?” gli chiese avvicinandosi.

“Ma non diciamo producten.” Le rispose il fratello.

“Guarda che non ti devi vergognare se fai il passivo in una relazione!” sorrise la bionda, quand’è che Olanda l’avrebbe ammesso?

“Sono per te.”

“Che bello!!” esplose la ragazza, ma chi poteva essere stato?

L’ultimo a provarci era stato Francia, ma tirando fuori la migliore espressione persuasiva del fratello Belgio gli aveva detto che se ci avesse riprovato gli avrebbe ficcato un waffle in quel posto.

Oppure potevano essere stati i suoi migliori amici, Spagna e Italia. Ogni tanto le mandavano qualcosa, ma di solito al suo compleanno.

La belga esaltata si mise a cercare tra gli steli la presenza di un qualche biglietto ma, nulla.

Chi è che poteva averglieli spediti? Escludeva a priori suo fratello perché se avesse voluto farle una sorpresa al limite le avrebbe massaggiato le spalle (perché non gli sarebbe costato nulla) o regalato della polverina bianca.

A proposito di polverine magiche, Inghilterra! No, non era il tipo e non si parlavano spesso.

Non potevano essere stati i teutonici perché un mazzo di rose non era nel loro stile.

Perché non trovava nessun biglietto?!

No, era una signora, non poteva lasciarsi trasportare da…

Dove cogita era quel dannatissimo bigliettino?!?!?

Stava per sclerare quando si accorse di un pezzetto di carta sporgere dal fiocco che legava le rose. Lo sfilò delicatamente, lo aprì e lo lesse.

“Che carino! <3 <3 <3”

Saltando in piedi dalla felicità Belgio corse a prendere un vaso per i fiori.

Lo riempì d’acqua, ci sistemò delicatamente il bouquet all’interno e lo mise vicino alla finestra. Si mise a osservarlo consorta.

“Che cosa stupenda!” e prendendo un fiore e mettendoselo nel fiocco verde corse in cucina. Passando vicino a suo fratello gli schioccò un bacio sulla guancia per poi volare tra i fornelli.

Avrebbe fatto waffle a volontà.

Non poteva non esaudire il desiderio del suo ammiratore.




Veneziano sorrise mentre spediva i disegni delle ballerine del ventre a Giappone. A volte era fin troppo facile.



Kumajiro prese il mazzo di lettere con la bocca e lo portò al suo padrone, che sfogliando i giornalini pubblicitari trovò quello che stava cercando e l’aprì.


Caro Mattew William,

La TA s.p.a. è lieta di annunciarvi che ha vinto un viaggio per due

persone tutto pagato sulle coste soleggiate del Tibequador.

Soggiornerà per una settimana in un hotel di lusso grazie

al nostro splendido concorso da lei vinto!

Si presenti domani all’aeroporto di Toronto con questa lettera all’ufficio

informazioni e si prepari a partire per un splendida settimana.

Cordiali saluti TA s.p.a.







*Chi indovina la canzone vince un biscotto virtuale!

E per la gente che si aspettava itager… Oh! Ma guarda che bello quel scoiattuccellino che cingsquitta sul davanzale del lavandino!


~Ah ah… cosa stupida ma mentre ricopiavo il capitolo a computer mi stavo dimenticando del pezzo di Canada. Ok fine cosa stupida~



Campagna di Promozione Sociale 

Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Tutto secondo i piani. ***


Machiavelli 6 Ecco un capitolo dedicato in moDDo speciale a Lituania, povero, l'unica persona normale in un universo di hetaliani.
BuoNNa lettura!






"Liet, Liet, tipo rispondi!" continuava a ripetere il polacco da almeno... cinque secondi. Giusto il tempo di selezionare il numero di Lituania dalla rubrica.
"Pron..." non fece neanche in tempo a dire il castano che una valanga di parole, tra le quali spiccavano 'tipo' e 'totalmente', lo investì.
Si allarmò subito.
"Liet, sei totalmente troppo lento a rispondere, io ho un problema!" urlò il biondo al telefono.
"Russia sta cercando di invaderti?" chiese il castano non appena riuscì a riprendere la parola pensando al peggio.
Polonia scosse il capo in senso di dinnego [al telefono].
Poi a Toris venne in mente che dopo tutto stava parlando con il suo migliore amico, che aveva un significato della parola emergenze molto diverso dal senso comune.
"La tinta rosa che avevi fatto ai pony è andata via?"
"Tipo no! Sei totalmente fuori strada!" rispose Feliks come se fosse ovvio "Ho trovato la soluzione AL problema."
"Ti ho già detto che non ti aiuto a cambiare le lampadine di casa in quel modo." lo anticipò il lituano. Una volta bastava e avanzava.
"Ma noo." si sventolò una mano davanti alla faccia Polonia "L'altro problema."
Lituania ci pensò un attimo su, poi, onde evitare di ricordare all'amico cose che fortunatamente si era scordato optò per un diplomatico.
"Non mi ricordo assolutamente di cosa stai parlando."
Perchè Toris era così tardo?
Eppure le prime volte che lo aveva visto gli era sembrato un tipo sveglio. Ma evidentemente era l'ennesima persona a non stare dietro ai suoi ragionamenti.
"Tipo ti sei dimenticato dell'ultima riunione?!"
La mente del castano ritornò subito al fatto degno di nota (unica cosa leggermente diversa dal solito successa) dell'ultimo incontro.
Gilbert che distruggeva i disegni di Italia.
O almeno, sperò che Polonia intendesse quello.
"Dai, vieni subito a casa mia." e riattaccò.
Toris scosse la testa sconsolato. L'ultima volta (il giorno prima) che aveva messo piede in quel luogo il biondo tipomane aveva cercato di assalirlo con dei fiocchi rosa e rossi perchè 'si intonavano perfettamente alla carnagione del castano'.
Ma facendosi coraggio si avviò.
Arrivato a destinazione rimase senza parole. Nel salotto (o almeno, una volta era quasi sicuramente un salotto) c'erano accatastati centinaia di festoni colorati (rosa) o decorazioni varie che ricoprivano pavimento e mobili.
Lituania si stava per avventurare in quella selva oscura quando notò il polacco intento ad attaccare tra loro pezzi di carta per farne una catena.
"Tipo non potevi arrivare un po' prima? Ho quasi fatto tutto io!"

Il castano dopo un pomeriggio passato a -non sapeva bene cosa avesse fatto- si avviò verso casa sua. Polonia aveva creato così tante ghirlande per tirare sù l'umore a Veneziano, ma ora basta.
Toris vedeva ovunque pallini rosa. Barcollò ancora qualche passo fino ad accasciarsi su una panchina.
Se avesse visto anche solo un altro fiocco o decorazione svolazzante avrebbe vomitato. Se lo sentiva.
Cercò di incamminarsi di nuovo, o per meglio dire, cercando di tirarsi in piedi. Quando vide una grossa figura coperta da un manto viola che pareva tremare.
Si avvicinò reggendosi al cancello di una casa vicina per capire cosa fosse quando dal terrore fece un salto indietro.
"Dove sei onii-san? Sò che sei vicino, vieni qua."
Al lituano si mozzò il fiato. Ora che guardava meglio quello non era un mantello viola, era l'aura che solitamente attorniava il corpo gracile di Bielorussia.
"Russia, ti sento, sei qua vicino. Vieni da me." sussurrò ancora la nazione invaghita della grande madre Russia.
Lituania fece un grande respiro e un passo avanti, tanto sarebbe dovuto passare di lì.
"Ciao Natalia!" cercò di farsi sentire, ma evidentemente oltre che dalla pioggia l'aura violacea riparava la ragazza anche dai suoni.
"Bielorussia, come va?" ...ma che aveva detto?
La platinata si girò di scatto verso di lui "L'hai visto?"
Non chiedere 'chi' per non fare la figura del... "Chi?" domandò Toris sgranando gli occhi. Polonia con quelli strass era allucinogeno.
"Il mio nii-san." rispose lei aggrappandosi all'albero che le stava a fianco. L'aveva visto lì l'ultima volta, e sentiva che era vicino.
"Lo stai cercando?" disse di nuovo Lituania. Perchè stare vicino a quella nazione con gravi squilibri mentali lo confondeva?
Sarà per il suo corpicino da bambola di porcellana, che sai che non si spezzerà se cade.
Gli occhi scintillanti come le lame che sta impugnando da... adesso? Quei piccoli pugnali che sembra che le compaiano tra le mani ogni volta che ne ha bisogno.
I suoi passettini col quale sta percorrendo il pezzo di marciapiede che la separa da Lituania. Con quelle scarpette nere laccate che darebbero fastidio a chiunque.
L'aura che quando è pericolosamente vicina pare soffocarti e mandarti in pappa il cervello.
"Ma sei ubriaco o cosa?" gli chiese Bielorussia.
Toris scosse la testa e le mani come a scusarsi, nel mentre però cercò di indietreggiare mettendo un piede in fallo. Cadendo.
Natalia si portò i pugni ai fianchi guardandolo con rimprovero, scosse la testa e disse "Se non reggi l'alcool non dovresti bere prima delle undici." e lanciando un ultimo sguardo all'albero se ne andò.
Il castano cercò di rimettersi in piedi barcollando, sembrava veramente ubriaco? Va bene che è stato Polonia a inventare la Vodka, ma non poteva essere in grado di emanarla tipo spore!
In ogni caso sarebbe stato lontano dai glitter per molto tempo.
Fece qualche passo e si appoggiò con una spalla all'albero di prima.
"Quindi ha detto che non le piace chi beve, da?" chiese una voce attutita da una sciarpa.
Toris si girò per rispondere quando si trovò davanti al viso un torace largo e coperto da un cappotto chiaro.
Alzò leggermente gli occhi e si ritrovò a guardare una sciarpa.
Dovette alzare anche il capo e si accorse di un sorriso inquiet... tenerosissimo.
Abbassò di colpo il capo "Sa-salve Russia-san." deglutì rumorosamente.
"Bielorussia ti cercava."
"Da." rispose il mio Ivan mettendo una mano sulla spalla a Toris "Hai fatto un buon lavoro." e se ne andò canticchiando una soave canzoncina.
"Kolkolkolkolkol..."
Lituania alzò una volta per tutte la testa. Russia si stava nascondendo su quel albero?!

Ivan si avviò verso la sua dispensa personale di alcolici, a Natalia non piceva la gente che beveva!
Insomma, non poteva aver capito male o frainteso le parole della sua sorellina, in quel momento di terrore.
Kolkolkolkolkolklokol...
Aveva trovato il modo di non averla sempre alle calcagna.
Kolkolkolkolkolkol!



Italia sospirò di sollievo al togliersi la parrucca platinata e le scarpette laccate.
Ma come faceva Bielorussia a stare comoda con quelle hai piedi?
Però doveva ammettere che si era divertito, quel vestitino gli ricordava quando era bambino.
Si struccò ripensando a Goldoni. Doveva ringraziare parecchio, quello spettacolo gli era riuscito mettendo in atto i suoi consigli.
Era grazie a lui se sapeva recitare così bene.
Finì di risistemarsi prendendo il foglietto su cui si era appuntato cosa fare, era sicuro di essersi dimenticato qualcosa, ma...

P-Germania-convincilo a fare la riunione Là. Chiedigli di uscire.    X
  -Manda biglietti ad America Canada (quello con l'orso)           X
Int-Austria- sabota piano.                                                       X
     -Giappone- fai fare tutto a lui. Ricorda la mail.                         X
      -Lillì-Vash- portare fiori di Olanda. Poi sistemare Svizzera.
C. Sfide-IMPORTANTE-Prussia e Ungheria- Non è difficile.        X
             -Nordici- Punta su Danimarca. PESCE.                             X
              -Spagna e Romano- punta su Antonio, Lovino conosce. VERDURE.X
               -Belgio- indirizzo nella rubrica di Romano. ROSE rosse?   X
                -ALCOOL- Parrucca bianca, vestito, scarpe, trucchi (lenti finte)
DEC-Francia-fa da dispencer. Gli esperimenti funzionano.         X
         -Inghilterra ^
          -Polonia- Farà lo stesso.                                              X

Eppure continuava a pensare di essersi dimenticato qualcosa...
Ma ormai era tardi, appoggiò il foglio da qualche parte e scese da suo fratello "Lovi! Dobbiamo prepararci pe andare alla riunione!"









Daxi, e con questo siamo quasi alla conclusione.
Ma che cosa vuole fare con tutte queste cose il dolce e tenero Veneziano?
E... era seriamente in cosplay da Biel?
Le risposte settimana prossima se lo studio non mi sommerge. CIAO!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2147969