When The Moon Will Call The Little Wolf

di Shannara_810
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il destino di colui che possiede il potere della Luna ***
Capitolo 2: *** Strani incendi a Tomoeda ***
Capitolo 3: *** Ricordi dal passato ***
Capitolo 4: *** La scelta del nuovo padrone ***
Capitolo 5: *** Un'inaugurazione movimentata ***



Capitolo 1
*** Il destino di colui che possiede il potere della Luna ***


When the moon will call the little wolf

                        When the moon will call the little wolf

                Capitolo I: Il destino di colui che possiede il potere della luna

 

                   Se un giorno vi saranno da catturare delle Carte Magiche

                       lasciate che a farlo siano un ragazzo e una ragazza.

                           Lasciate che provino odio, invidia e gelosia.

                                  Lasciate che formino un’alleanza.

                               Lasciate che provino amicizia e amore.

 

               Prima sarà la volta delle carte che possiedono il potere del Sole;

              e sarà un giovane Fiore di Ciliegio chiamato a questa ardua impresa.

                    Protetta sempre da un Giovane Lupo dagli occhi dorati,

                           ella troverà in sé il potere di una nuova stella.

 

          Poi verranno liberate queste carte che possiedono il potere della Luna. 

                E sarà la luna stessa a richiamare il Giovane Lupo al suo destino.

      Un ragazzo in cui saranno rinati i miei poteri, che per amore del Fiore di Ciliegio

                       supererà il Giudizio Finale e una nuova forza infonderà

                                           alle mie preziose Moon Cards.

 

                                                                                                    Ryouka Lunar

                                                               ******

“Sakura” Correva a perdifiato lungo un corridoio buio, senza sapere dove andare, senza una luce a guidarlo. Correva a perdifiato con il terrore nel cuore, alla ricerca del suo preziosissimo Fiore di Ciliegio.                                         

“SAKURA!!!” La chiamava, continuava a gridare il suo nome con tutta la forza che gli rimaneva ma lei non c’era. L’oscurità l’aveva inghiottita. Lo aveva lasciato solo.                

"Shaoran… Shaoran…” La sua voce argentina lo chiamava, ridendo lo invitava a raggiungerla, ma non riusciva a trovarla. Non riusciva ad uscire da quelle tenebre che lo tenevano prigioniero.                                                                                

Eccola. Un piccolo lampo di luce rischiarava un punto laggiù, all’orizzonte,  ma per quanto si sforzava era sempre troppo lontano.  

“Shaoran… Shaoran…” Il richiamo di Sakura s’era fatto più lieve. Era andata via… perché non era riuscito a trovarla… perché non ne era stato capace…perché era troppo debole… 

 “Sakura!” Shaoran Li si svegliò di soprassalto, una mano che afferrava l’aria mentre candide gocce di sudore gli imperlavano il viso. Ancora quel sogno. Tentò di chiudere gli occhi e ricacciare indietro quelle immagini ma era tutto inutile. Anche se era sveglio, il gelo di quel luogo senza luce gli attanagliava lo stomaco in una morsa d’acciaio.                                                                           

La sveglia segnava le 4:47. S’alzò ed andò alla finestra, spalancando le grandi persiane di vetro. La pungente brezza della notte acuì i suoi sensi ma era niente innanzi al gelo che si sentiva dentro. S’incantò a fissare la luna piena, la fonte del suo potere.                                                  

Essa non era come il Sole di Eriol o la Stella di Sakura. Non risplendeva di luce propria. Poteva solo riflettere l’energia emanata dagli altri. Non si era mai tanto sentito così vicino al satellite terrestre come in quel momento. Anche lui doveva dipendere dagli altri, vivendo alla loro ombra. Un giorno, tutti si aspettavano che avrebbe guidato il grande Clan Li verso la gloria ma quello era un peso troppo grande per le sue giovani spalle. Non si sentiva pronto.                                                                                       

Si voltò a guardare il suo giaciglio disfatto. Scosse la testa, sconfitto. Era inutile restare a letto, non sarebbe più riuscito a dormire per quella notte. Tanto valeva la pena utilizzare quelle ore per allenarsi con la sua spada. Per quello che poteva servire.                        

Erano trascorsi due anni da quando era tornato a Tomoeda per stare vicino a Sakura ma in tutto quel tempo non era riuscito a combattere quello strano e forte senso d’inadeguatezza che provava standole a fianco. Lei era diventata così forte, anche più forte di Eriol, anche più forte dello stesso Clow Leed. E lui, invece? Cosa aveva fatto lui in quei lunghi mesi?

La paura gli mozzava il respiro. E se un giorno Sakura si fosse stancato di lui, se avesse trovato qualcuno di più degno e capace, che cosa avrebbe fatto?                      

L’avrebbe lasciata andare, certo, tutto pur di vederla felice ma il suo cuore sarebbe stato infranto per sempre. Aveva bisogno di lei come dell’aria, anche se non ne era degno.                                                                                                                                          

Era questo che i suoi sogni gli volevano comunicare? Che l’avrebbe persa per sempre?

                                                           ******

Una figura incappucciata era arrivata nella città di Tomoeda portata dal gelido vento del nord; silenziosa come un’ ombra, vagava per le strade deserte alla ricerca di qualcosa. Un’altra ombra la seguiva tentando di tenere il passo, ma quella sembrava non accorgersi di lei. Guidata dagli argentei raggi lunari continuava ad avanzare nel silenzio della notte.                                              

Camminarono per un tempo che parve loro infinito finché non giunsero in uno spiazzale abbandonato. Era un buon posto. Le case intorno ad esso non erano molto fitte e grandi alberi di ciliegio crescevano rigogliosi nel parco vicino. Sì, le piaceva. 

"Qui va bene”. L’altra figura si limitò ad annuire.

La prima ombra scavalcò agile una vecchia catena che delimitava quel terreno spoglio e si diresse a passi lenti verso il suo centro. Sorrise sotto il pesante mantello. Aveva proprio scelto un bel posto.                                                                            

Si portò una mano al collo dove una brillante croce d’oro bianco risplendeva di magia. La gemma rossa che vi era incastonata brillava di una luce sanguigna. Lui era vicino.                                                                                         

Strinse una mano a pugno e con l’altra l’afferrò in una sorta di cerchio. Chiuse gli occhi richiamando a raccolta tutto il suo potere. L’aria e la terra, gli alberi e le case, tutto intorno a loro iniziò a tremare. Una magia spaventosa sarebbe stata evocata.                      

“Magia degli Spiriti, rispondi al mio appello! Sciogli il sigillo delle tenebre e risveglia il mio potere!” Urlò alla luna.                 

A quella invocazione una luce fortissima investì le due figure, scagliandosi verso il cielo e avvolgendo tutta la città di Tomoeda. Quando, finalmente, essa di disperse un nuovo bizzarro edificio dai colori pastello si ergeva in quello che un tempo era stato uno spiazzale vuoto. Sull’insegna, adornata da mille soli, lune e stelle una scritta d’argento brillava nella notte.

                                              MIDNIGHT’S MOON

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“Tu credi che questo sia il posto giusto?” La figura più giovane chiese, in una gentile voce di donna un po’ insicura. Erano giunte da un posto molto lontano senza sapere bene chi cercare. Attirate semplicemente dalla straordinaria magia della Luna che proveniva da questa città.                                                                                                                                    

“Si”. L’altra figura s’abbassò il cappuccio, rivelando una donna dai lunghi capelli castani e dagli occhi color del Cielo. Alzò gli occhi verso la volta stellata e sorrise alla pallida luna d’argento. “È qui che vive. Ryouka è stata molto chiara al riguardo. Presto lui verrà da noi ed, allora, la nostra missione avrà inizio".

“Come fai ad esserne così certa?” Anche l’altra ragazza abbassò il suo copricapo lasciando che il vento notturno accarezzasse i suoi soffici capelli dorati. I suoi occhi grigi risplendevano curiosi.                                                                                                                     La donna mora si toccò il naso con un dito. “Ho semplicemente seguito l’odore dei fiori di ciliegio. È un richiamo così potente a cui nemmeno un giovane lupo può resistere”.                                                                                               

La ragazza bionda annuì. “A proposito di fiori di ciliegio. Tu credi che la nuova padrona delle carte di Clow possa crearci qualche problema?”                                              

“Penso di no. Ne è così innamorata che sarebbe impossibile per lei potergli fare del male, anche involontariamente. Ma il futuro è troppo imprevedibile perché  si possa divinarlo con certezza. In ogni caso né lei né la mezza reincarnazione di Clow riusciranno a fermarmi dal mantenere la mia promessa. Ho dato la mia parola a Ryouka Lunar e ho intenzione di mantenerla costi quel che costi”. 

S’avviarono verso la porta del negozio che si aprì per loro con un dolce suono di campanelli. “Vieni, sono stanca. Ho proprio bisogno di una cioccolata calda”.                                                                                                                                                       

La bionda entrò sorridendo ma la donna mora si soffermò ancora un istante ad osservare il cielo. Spero che tutto si avveri come volevi tu, Ryouka. Lo spero davvero, amica mia.

                                                                ******

Dall’altra parte della città i guardiani Cerberos e Yue, che aveva subito abbandonato le sembianze del mite Yukito, furono risvegliati da quella straordinaria ondata di magia. Cosa stava succedendo?

                                                                ******

“Ahh!com’è tardi! Non ho sentito la sveglia e sono ancora in ritardo! Uffa, Kero-chan perché non mi hai svegliata?”Come ogni mattina Sakura, la giovane padrona delle carte scelta dal potente mago Clow Leed, era caduta giù dal letto… per l’ennesima volta in ritardo. Aveva cominciato il primo anno delle superiori ma poche cose nella sua vita erano cambiate. Sebbene ormai fattezze di donna stessero quasi completamente sostituendo quelle della bambina che era stata, la sua innocenza era rimasta immutata.      

 Il suo giallo pupazzetto di peluche, meglio noto come Grande e Splendido Guardiano del Sigillo (così almeno si definiva lui) Kero-chan si limitò a sbuffare e a rigirarsi nel suo lettino. Anche se quella ragazza era una delle più grandi maghe al mondo ancora non riusciva ad alzarsi in tempo. Bah! Avrebbe dormito ancora un po’, sì, ancora un po’. Aveva passato quasi tutta la notte a tentare di battere il nuovo record di Spinel, l’antipatico guardiano di Eriol ed ora aveva bisogno di un meritato riposo. Sicuramente papà Fujitaka gli avrebbe lasciato da parte una bella porzione di frittelle allo sciroppo. Quindi non doveva preoccuparsi. Un sorriso di vittoria illuminò il suo visino giallo mentre la sua padrona sbuffava infastidita dalla sua totale indifferenza intanto che si lasciava cullare nel mondo dei sogni.                                             

All’improvviso il piccolo Kero si ricordò di una cosa molto importante. “Sakura” la richiamò. “Non hai avvertito nulla di strano la notte scorsa?”                                                                                                          

La ragazzina scosse la testa e l’animaletto sospirò. “Cosa dovevo aspettarmi? Quando dormi non ti sveglierebbero nemmeno un branco di elefanti!”                                                 

Lei non fece in tempo ad arrabbiarsi con Kero, quello stupido peluche come lo definiva il suo adorato Shaoran (al solo pensiero di lui tornava ad arrossire come un peperone), che il suo sguardo cadde sulla sveglia. 7:40. Era tardissimo, pensò, precipitandosi giù per le scale! “Beh, ormai potresti anche alzarti da sola, mostriciattolo!” Touya, naturalmente. Anche se ora suo fratello frequentava l’università, insieme a Yukito, passava molto più tempo a casa di prima. Visto che era già venerdì, aveva deciso di trascorrere il fine settimana insieme alla sua famiglia e questa era naturalmente un’ottima occasione per stuzzicare la sua sorellina.               

Sakura arrossì ancora, almeno fino alla cime dei capelli, e non per la prima volta si ritrovò a pensare a come sarebbe stato bello usare The Big, la carta dell’ingrandimento, per dargli una lezione. Ma quello non era il momento… era tardissimo!                                                                             

“Su non litigate di prima mattina”. Fujitaka li richiamò con il suo eterno sorriso. I loro continui battibecchi lo riuscivano sempre a divertire. “Sakura fermati a fare colazione”. Le consigliò ma la ragazza si era già infilata la cartella in spalla e stava salutando la foto della sua cara mammina.                                                                                                                                                               

“Prendo una merendina e scappo, Shaoran mi starà già aspettando! Oggi vado a studiare a casa sua!”Rispose. Con un gesto fulmineo aveva addentato un toast, afferrato le scarpe ed era schizzata via correndo. Come sempre!                                        

“Cosa?! Passerai tutto il pomeriggio con quel cinesino antipatico!”. Urlò Touya ma lei era già lontana. Il fatto che sua sorella e il cinesino si amassero lo rendeva ancora più geloso e iper-protettivo. Non riusciva proprio a mandare giù che ora quel ragazzino della malora fosse diventato la persona più importante nella vita del suo mostriciattolo.   

“Sai che non è vero! È un bravo ragazzo e le vuole un bene dell’anima!” Il signor Kinomoto invece era molto felice per i due ragazzi. Ora che sapeva delle loro avventure, cortesia del giovane Eriol, era molto più tranquillo sapendo che la sua bambina sarebbe stata protetta e amata fino alla morte. Guardò con nostalgia la foto di Nadeshiko: spesso quei due gli ricordavano quando era giovane e la sua adorata sposa era ancora con lui. Prese a canticchiare. Anche adesso era lì con lui, anche se solo uno spirito. Ma sempre lì e sapeva che non l’avrebbe mai lasciato solo.

                                                          ****** 

Anche se era corsa via poteva bene immaginare cosa suo fratello stesse sbraitando. Infondo era una situazione che si ripeteva praticamente tutte le mattine. Kero-chan aveva anche accettato che ora lei e Shaoran fossero una coppia ma Touya… Che nervi! Tuttavia la sua rabbia scomparve subito, come neve al sole, non appena lo vide: come ogni mattina, Shaoran la stava aspettando per fare la strada insieme. Era sempre così dolce e premuroso con lei, i suoi occhi dorati le infondevano una carica eccezionale.

Ma quella mattina lui era strano, diverso dal solito. Il ragazzo, infatti, era molto pallido e sembrava affaticato.             

“Shaoran!” Lei gli corse tra le braccia e lui la baciò sulla fronte. Come sempre. “Hey, stai male? Sei così pallido!”              

“Non ti preoccupare. Stanotte non ho dormito molto: sarà per questo. È meglio andare: è tardi!” Non voleva turbarla ma la situazione era più seria del previsto. Era da più di un mese che quell’incubo spaventoso continuava a ripetersi e sentiva che le sue forze non erano più quelle di un tempo.                                                                                                

In quei due anni in cui Shaoran era tornato da Hong Kong, Sakura non era mai stata più felice e nulla sembrava poterla turbare, perché aveva accanto il ragazzo che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Shaoran era sempre molto dolce con lei. Spesso aveva cenato a casa sua e per suo padre ormai era un membro della loro famiglia, anche se suo fratello Touya continuava a guardarlo con antipatia. Durante l’estate era stata in visita a Hong Kong e la madre del ragazzo si era subito affezionata a lei, capendo immediatamente il grande amore del figlio.          

Vederlo quindi così, in quello stato era per lei una stretta al cuore. Prima che potesse aggiunger altro, Shaoran l’aveva presa per mano e insieme si erano incamminati verso la scuola.

                                                          ******

“Sakura, hey, Sakura!” Tomoyo la scosse leggermente, cercando di attirare la sua attenzione. I suoi occhi di smeraldo erano come ipnotizzati dalla vista del suo adorato piccolo lupo, profondamente addormentato con la testa scomodamente appoggiata al banco. La loro ultima ora era libera e nonostante tutto quel chiasso, Shaoran era sprofondato in un sonno senza sogni, sfinito.       

“Sakura, Li forse sta male? Non ha una bella cera”. La ragazza dai lunghi capelli corvini era sinceramente preoccupata per il loro amico e sapeva quale turbamento si era scatenato ora nell’animo di sua cugina.                                         

“Non lo so, Tomoyo. Mi ha detto che è solo stanco, ma sono sicura che c’è dell’altro!”  

La giovane Daidoji sorrise. “Non ti preoccupare. Sono sicura che con una buona dose del tuo amore tornerà subito come nuovo!” I suoi occhi s’illuminarono di mille stelline mentre la Cattura-carte arrossiva fino all’inverosimile. “Non vedo l’ora di riprendere i due piccioncini che si coccolano e si abbracciano dolcemente. Sarà una scena impedibile per la mia collezione!”                                                                                                                     

“TOMOYO!”

                                                           ******

“Sei sicuro di stare bene, Shaoran?” Gli chiese preoccupata. Si erano seduti su una panchina vicino al parco dei Pinguini mentre il vento, ancora freddo per quell’inizio di primavera, faceva volteggiare nell’aria mille petali di ciliegio.                                 

“Non ti preoccupare”. La rassicurò con uno dei suoi rari sorrisi, quei sorrisi che rivolgeva soltanto a lei. “Te l’ho già detto: sono solo stanco".                                                                                                                                                                                                       

Ma lei non ne era convinta. Avvicinò le sue labbra alla fronte del ragazzo e cercò di sentirne la temperatura. Immediatamente a quel contatto, Li cominciò a bollire come un pentolone pieno d’acqua.                                                                                                 

 “Sei caldo, Shaoran”. Gli fece notare.                                                                

“S-Sto b-benissimo!” Quella sua timidezza era davvero buffa alle volte.                                                                                      

“Oh, come siete carini!” Da un cespuglio era spuntata Tomoyo, brandendo la sua fida telecamera davanti a sé. “Perché ora non vi baciate? Sarebbe un finale perfetto per le mie riprese!” Li implorò con i suoi occhi sbrilluccicosi.                             

Entrambi i cattura-carte avvamparono sempre più.    

“Tomoyo. Q-questa n-non è u-una cosa che s-si fa a-a comando!” Riuscì a balbettare il cinesino. "Ci vuole il momento giusto!”                                                                 

A quella parole lui e il suo adorato Fiore di Ciliegio iniziarono a sperimentare tutti i più inimmaginabili stadi del colore rosso mai creati da Madre Natura. Mentre la ragazza tentava di resistere alle suppliche della sua amica, uno strano richiamo attirò l’attenzione di Li. C’era qualcosa alla fine del parco, oltre gli alberi di ciliegio.                       

Iniziò a camminare in quella direzione, quasi senza rendersene conto.                                            

“Hey, Shaoran!” Lui le ignorò così si precipitarono a raggiungerlo. Sembrava che conoscesse bene la strada, che qualcosa lo stesse attirando a sé. Un qualcosa di magico che, però, Sakura non riusciva ad avvertire.                                                                                                                            

Nessuno dei tre poteva immaginare cosa li avrebbe aspettati, niente di meno quello strano negozio immerso fra il rosa dei fiori… un negozio che nessuno dei tre aveva mai notato.                                                                                                

“Midnight’s Moon” Lesse Sakura. “Ma voi sapevate che avevano aperto una nuova libreria?” Gli altri due scossero la testa.    

C’erano tanti scatoloni intorno alla porta d’ingresso. “Forse si sono appena trasferiti. È ancora tutto in disordine”. Fece notare Tomoyo.             

Il volto di Sakura s’illuminò. “Chissà se è gestita da persone simpatiche”.Prima che gli altri le potessero rispondere una voce alle loro spalle li fece sobbalzare.   

“Salve. Posso esservi utile?” I tre si abbracciarono spaventati.                                                                                                                      

 “Oh, scusatemi. Vi ho fatto molta paura?” Scossero la testa anche se era chiaro il contrario.

Era una ragazza dai grandi occhi azzurri, visibili chiaramente dietro dei sottili occhiali rettangolari. Portava i lunghi capelli castani raccolti in una grande treccia e li osservava con dolce sorriso. Aveva in mano quello che sembrava un pacco molto pesante. “Mi spiace davvero. Posso offrivi qualcosa per rimediare? La mia cioccolata calda è una delle migliori del paese!”                                                                   

I tre si guardarono ancora un po’ impauriti prima di annuire.                                                          

“Io sono Dara e gestisco questo negozio. Voi come vi chiamate?”                                             

“Sakura”.           

“Shaoran”.                                            

“Tomoyo”.                                                                                  

 Sakura piegò un po’ il capo di lato. “Hai un nome molto particolare, Dara”.                                                                               

“È gaelico” Spiegò. “Significa quercia. Mi è stato dato da una persona molto importante per me” Divenne quasi triste a quel ricordo ma si riprese subito. “Molto bene”. Sorrise ancora. “Seguitemi. Scusate per il disordine ma siamo in città solo da qualche giorno”.  

I tre ragazzi seguirono la giovane, che prese a canticchiare una dolce melodia.

                                                            ******

Li aveva condotti in una piccola saletta da the, tutto perfettamente in ordine a differenza dei numerosi scatoloni sparpagliati ancora qua e là nella stanza adiacente fra i giganteschi scaffali.                                                                                                                

“Potete guardare un po’ in giro mentre preparo la cioccolata. Non apriremo fino alla settimana prossima ma mi piacerebbe avere un parere su come procedono i lavori”.                                                 

Sakura e Tomoyo erano rimaste subito incantate dalla dolcezza di quella ragazza e subito avevano preso a complimentarsi per la bellezza di quel negozietto. La sala da the era deliziosa, emanava una calore molto piacevole, ed era perfettamente arredata come una tipica stanza inglese.                                                                                                                                                                                   

"Wow" Sakura era estasiata. "Ci sono così tanti libri!" Si meravigliò la ragazza. "E tutti così diversi!" Anche Tomoyo ne era rimasta sorpresa. C'erano libri diversissimi, in decine di lingue diverse.                                                                                                     

"Ho viaggiato molto" Spiegò la mora. "Ci sono culture così diverse che ho pensato di condividerle anche con gli altri: è un peccato che la gente d'oggi legga così poco". Osservò, versando la cioccolata in grandi tazze decorate con orsetti colorati.                                       

"Mi piacerebbe tornare un giorno con mio padre". Continuò la cattura-carte. "Lui insegna archeologia e sono sicura che adorerebbe un posto del genere!"                                                                                                   

Dara annuì. "Sì, farebbe piacere anche a me".                                                                                                                     

Anche a Shaoran Li quella ragazza era piaciuta. Era strano ma aveva avvertito un che di familiare.                                                         

Di nuovo quella sensazione. Di nuovo quella specie di richiamo. Proveniva da lì. Dall’angolo più buio del negozio. Aspettava lui. Prese ad avanzare a passi lenti, che risuonavano cupi nel silenzio che regnava fra quei pesanti scaffali. Sì, stava chiamando proprio lui. Innumerevoli libri erano stati sistemati ordinatamente in fila, su quell’ultimo ripiano ma non erano quelli che stava cercando. No. Quella voce proveniva dall’angolo più remoto.                  

Come ipnotizzato, appoggiò la mano su un vecchio libro dalla copertina di bronzo. Eccolo… Ecco da dove proveniva la voce…                                                                            

“Ahia!” la voce di Sakura lo risvegliò da quello stato di torpore. Si precipitò verso la sala da the dove la sua ragazza si toccava le labbra, imbarazzata. Si era scottata la lingua. Meno male. Non le era successo niente.                                                                                                                 

Dara rise. “Vieni Shaoran, la cioccolata è pronta”                                                                                                                          

Si sedette accanto alle sue amiche, prendendo tra le mani una tazza fumante.                                                                                      

 “Trovato niente di interessante?” Gli sorrise ancora e lui arrossì. Quella ragazza gli dava una strana sensazione… strana ma piacevole. Era come se si aspettasse qualcosa da lui. Qualcosa che non capiva.                      

Se non fosse stato così imbarazzato avrebbe percepito quello strano libro cadere a terra… aprirsi e rivelare uno scompartimento segreto… avrebbe percepito il simbolo della Luna apparire luminoso al suolo  mentre tante sfere di luce colorate schizzavano in aria prima di oltrepassare una piccola finestra lasciata aperta e disperdersi nel cielo di Tomoeda…                                                                                                   

Così come si era aperto quel libro si richiuse. Sulla sua copertina spiccava uno strano animale simile ad un gatto bianco con la fronte adornata da una luminescente gemma verde. La decorazione sbatté gli occhi prima di prendere vita. Ancora una volta il cerchio magico della Luna comparve nell’istante in cui la Guardiana con il simbolo del Sole si liberava dalla sua dimora di carta…

                                                   ******

La ragazza che si era fatta chiamare Dara sorrise mentre percorreva il lungo corridoio. Aveva dovuto usare un piccolo trucchetto affinché non si accorgessero di nulla ma ne era valsa la pena. Infondo, quei tre le piacevano. Si sarebbe divertita molto in quella città, ne era certa.                                                                                                                                                                                                             Il suo sorriso si tramutò in una vera risata quando lo vide al suolo, il gatto bianco sulla sua copertina scomparso.             

Bene… Il sigillo delle Moon Cards era stato infranto…

 

                                                      Continua…

 

Note: Heylà!  Dopo una lunga assenza eccomi con una nuova fic, stavolta su Card Captor Sakura. Ne avevo abbozzato un po’ la trama parecchi anni fa ma ora vedendo gli episodi, direi inediti, insieme a mia sorella mi è tornata voglia di riprenderla.                                                                                                                                                                                                       Non temete non abbandonerò la mia fiction su Harry Potter ma fra la mancanza di tempo (università, patente e lavoro) e questo str…..tto blocco dello scrittore, devo riordinare un po’ le idee su come continuarla. Spero di scrivere presto il prossimo capitolo.                                                                                                                                                                                                          Quanto a questa mia nuova operetta, ho finito questo cap in tre ore e come avrete notato il mio personaggio preferito è Li Shaoran. Penso che userò i nomi originali quindi se avete bisogno di chiarimenti fatemelo sapere. Credo che sia un peccato che non gli concedano un po’ di spazio in più. Cielo per avere una dichiarazione da Sakura, il povero Li deve aspettare il secondo film. Per la linea temporale siamo circa qualche anno dopo il secondo film, due anni dopo che Shaoran è tornato in Giappone, almeno secondo il manga.                                                                                                                                                                                                                Che dire: recensite. Spero vi sia piaciuto. Sayonara!

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Capitolo 2
*** Strani incendi a Tomoeda ***


Nuova pagina 1

                           Capitolo 2: Strani incendi a Tomoeda

 

Terza notte di Luna piena. Una strana sfera infuocata aveva preso a balzare da un tetto all’altro dei palazzi di Tomoeda nel più assoluto silenzio. Correva sotto il cielo notturno, lasciando dietro di sé una scia di migliaia di fiammelle che ardevano senza sosta. La sua meta era vicina.

La sfera prese a brillare più intensamente avvicinandosi con rapidità al Tempio Tsukushine. L’energia che cercava proveniva da lì. Sorvolò l’infinita distesa di scalini, più su più su, fino a sfrecciare verso il cielo e soffermarsi sul gigantesco arco che delimitava l’ingresso al Tempio. La luna, sua signora, ora era proprio alle sue spalle. Iniziò a mutare…

Da quella palla di fuoco, iridescente  e incendiaria, forme feline iniziarono a  distinguersi. Zampe possenti ed artigli affilati… occhi color del sangue, opachi e senza pupille… una gigantesca criniera di fiamme cremisi che strepitava e ardeva di vita propria… un leone…

THE FIRE…

Il leone balzò al suolo ed avanzò verso l’imponente albero di ciliegio. Ne aveva avvertito l’energia… Un vago ricordo tornò alla mente della Moon Card mentre l’odore dei fiori appena sbocciati gli riempiva a pieno le narici. La memoria di una donna gentile dalla lunga chioma nera e cristallini occhi smeraldo che aveva posto qui un minuscolo seme  poi germogliato grazie all’energia della sua custode… Ma ora lei non era più… Ryouka Lunar era morta…

Ruggì con tutta la sua forza… Non ne aveva più bisogno… Non aveva più bisogno di un Padrone… Nessuno sarebbe mai stato così forte da poterlo confinare nuovamente in una carta…

Si scagliò verso il Tempio e diede sfogo al suo potere… I tetti della costruzione in fiamme mentre il sacro ciliegio lo osservava quasi con tristezza…

 

                                                                  ******

Dalla cima dell’ albero più alto della foresta che delimitava i dintorni del Tempio, una figura ammantata di nero osservava lo scempio fatto da FIRE. Non era suo compito fermare la Moon Card ma solo evitare che degli innocenti rimanessero coinvolti. I sacerdoti che lo abitavano erano già stati messi al sicuro.

Spostò il suo sguardo verso un punto della città. Chissà se si era già accorto della presenza della carta. Mah… Non aveva dubbi sulla possibilità che la padrona delle Clow Cards o meglio, sorrise pensando a questo, delle Sakura Cards potesse venir messa in guardia dal suo potere di premonizione ma non se ne preoccupò più di tanto… Nemmeno la magia della Stella  poteva fronteggiare quella della Luna al suo massimo livello…

Hmm… bene, bene… Chiuse gli occhi per acuire le sue percezioni. Il suo occhio interiore non poteva sbagliarsi. Finalmente aveva fatto percepire la sua presenza… perfetto…

Una piccola scintilla d’energia si era manifestata nei dintorni dell’abitazione del ragazzo. Non aveva alcun dubbio sull’identità di quella presenza… Diamond Sun era stata attirata dalla sua magia proprio come era accaduto a THE FIRE…

 

                                                                   ******

Stava fluttuando per aria… Sorvolava la città di Tomoeda senza bisogno di ricorrere alla sua magia, dolcemente sospinta dal vento… senza una meta da raggiungere… senza alcuna possibilità di opporsi…Poteva soltanto lasciarsi andare…

Senza che se ne rendesse conto era arrivata al vecchio Tempio Tsukushine, il quale aveva assunto un’aria spettrale nell’oscurità notturna…

D’un tratto il vento che l’aveva fino ad allora sospinta si era fermato…Una figura incappucciata si era materializzata al suo fianco. Le faceva un po’ paura…

Fece per chiederle chi fosse ma quella con un dito le indicò di fare silenzio. Con un gesto lento additò l’imponente arco di legno secolare…

Lì, stagliate contro la Luna piena c’erano tre figure… tante carte turbinavano intorno a loro, intorno alla figura centrale.

Terrorizzata portò una mano alla tasca del pigiama… Non era possibile…Da essa ne trasse le sue Sakura Cards, erano ancora in suo possesso… Ma, allora, cosa stava succedendo?

Il ragazzo le parve giovane e così familiare, ma non riusciva a distinguerne il viso.  Lo teneva chino ma soprattutto era quella luce…La luce della luna la accecava.

Tentò di schermarsi gli occhi con una mano e, anche se a fatica, riuscì a distinguere di fianco al giovane una creatura che le ricordava molto un puma dalle ali gigantesche ed una donna simile ad un angelo con indosso preziosi vestiti orientali…

No, non erano Eriol e i suoi Guardiani, non erano loro…

“Non ti preoccupare” L’ombra incappucciata le rivolse la parola per la prima volta. “Se avrai fiducia in lui andrà tutto bene”.

Il ragazzo sollevò il viso…occhi dorati la fissavano intensi… quello… quello era…

“Shaoran!”

Si svegliò di scatto, colpendo Kero-chan con la fronte e mandandolo a sbattere contro la porta della sua stanza.

“Ahia!” Si toccò la testa alla ricerca di un bernoccolo.

“Ma sei impazzita, Sakura!” Sbraitò la Bestia del Sigillo, accendendo la luce. “Volevo solamente aiutarti! Continuavi ad urlare il nome del cinesino e mi sono preoccupato! Mi spieghi che cavolo ti è preso!”

“Dì, piuttosto, che volevi che stessi zitta così potevi continuare a dormire!” Commentò sarcastica ma subito se ne pentì. “Scusa, Kero” Continuò mesta. “Sono solo ancora un po’ sottosopra per via del sogno che stavo facendo…”

“E cosa stavi sognando di così spaventoso da darti il permesso di svegliarmi dal mio preziosissimo sonno ristoratore?” Le chiese… gentilmente… più o meno…

Si guardarono a lungo negli occhi…

“Non me lo ricordo più…” Arrossì la ragazza.

“SAKURA!” La rimproverò. “Come nuova padrona delle carte di Clow dovresti sapere che non devi mai sottovalutare l’importanza dei tuoi sogni! Quando imparerai!”

Ma lei non lo stava più ascoltando. Si era alzata ed era andata alla finestra. Un tenue bagliore si scorgeva in lontananza anche se non riusciva a capire che cosa fosse. Avvertì una sorta di brivido percorrerle la schiena ma questo svanì subito.

“Che succede, Sakura?” L’animaletto di peluche le si avvicinò tentando di vedere cosa l’aveva così tanto colpita.

“Non lo so. Ho avvertito una strana sensazione. Quasi si trattasse…” S’interruppe. “No, non può essere…” S’interruppe ancora.

“Che cosa?”

“Non riesco a capirlo. Domani, voglio parlarne con Shaoran”. Tornò a letto.

“Ah, è vero” Kero aveva iniziato a fluttuare davanti a lei. “Domani mattina il cinesino viene a fare colazione qui. Sta diventando un’abitudine!”

“Sta zitto, Kero!” Lo guardò furiosa. Se avesse potuto, l’avrebbe incenerito con quello sguardo. “Da quando è tornato in Giappone, Shaoran vive solo! Wei non ha potuto accompagnarlo e lui non ha nessuno che gli faccia compagnia! Io voglio che sia felice proprio come lo sono io!”

“Cos’è?” Commentò sarcastico. “Paura che possa pentirsi della sua decisione e tornare una volta per tutte in Cina? Sarebbe proprio una grande perdita!” Le lacrime nei grandi occhioni di Sakura gli fecero capire di aver oltrepassato il segno.

“Io…Io…” La cattura - carte aveva preso a singhiozzare e Kero le carezzava la testa tentando di consolarla.

“Mi spiace, Sakura, non pensavo quello che ho detto. Non ti devi preoccupare e soprattutto non devi piangere. Voi due siete incollati peggio che con la super-colla. Nemmeno tuo fratello è riuscito a dividervi!” Non aveva un’idea precisa su cosa dirle ma poteva provare. “Siete stati lontani per tanto tempo eppure avete resistito, no?” Le porse un fazzolettino.

“Lo so”. Le lacrime erano cessate. Restavano solo deboli singulti. “Ma Shaoran ha sacrificato tanto per me e io non voglio deluderlo”.

“Tu continua a volergli bene come ora e sono sicuro che non potrai mai deluderlo”. Sembrava impossibile che fosse stato Kero-chan a pronunciare quelle parole ma fu così.

Prima che la ragazza potesse controbattere, il Guardiano del Sigillo aveva spento la luce ed era tornato a dormire. Cielo, che imbarazzo!

Sakura aveva sorriso. Sapeva essere molto dolce, quando voleva. Prima di coricarsi abbracciò stretta il suo orsetto nero, quell’orsetto che Shaoran le aveva regalato prima di partire e sospirò contenta.

“’Notte Kero… Ti voglio bene”.

“Buona notte, Sakura”.

Osservò il peluche che teneva stretto tra le braccia. “Buona notte, mio dolce Shaoran”.

 

                                                                 ******

Stava galleggiando. Stava galleggiando in un mare sereno e pacifico. Si sentiva bene, come non lo era stato per molto tempo. Semplicemente, era in pace con se stesso. La luna piena risplendeva su di lui benefica e i suoi candidi raggi lo sfioravano come le carezze di una madre. Come quando era piccolo e si rifugiava tra le braccia della sua Okaa-san dopo un brutto incubo.

Con estrema lentezza, l’acqua prese a sommergerlo trascinandolo verso il fondo scuro sotto di lui ma non se ne sentiva minacciato. Non aveva alcun bisogno di difendersi. In quel luogo niente avrebbe potuto ferirlo.

“Sei pronto, mio Giovane Lupo?” Era continuato a sprofondare finché il suo sguardo non aveva incontrato quello smeraldo di una donna bellissima.

Meravigliosa nel suo vestito del colore delle foreste rigogliose, una chiave impreziosita da una falce di luna che le adornava il collo. I lunghi capelli neri, raccolti in una grande treccia, le ricadevano di lato, su una spalla, un libro color bronzo stretto fra le braccia. Un puma bianco e un fanciulla dalla chioma violacea e gli occhi color lavanda erano alle sue spalle, un draghetto argentato poggiato gentilmente sul suo piccolo copricapo, così simile a quello appartenente al suo costume tradizionale.

Il capo del puma era adornato da una luminosa gemma verde e i suoi occhi lavanda lo guardavano curiosi. Due grandi ali erano chiuse comodamente sulla sua schiena.

La fanciulla, invece, lo fissava attenta e indagatrice e il suo sguardo severo gli ricordò per un attimo quello di Yue.

“Sei pronto, mio Giovane Lupo?” Ripeté ancora la donna.

“A cosa?” Chiese.

Si ritrovò d’improvviso in una stanza buia. Ma quell’oscurità non era destinata a durare a lungo. Un bagliore sconosciuto rischiarò ogni singolo dettaglio. Al suolo, sotto un pesante libro, il cerchio magico della Luna era comparso facendo spalancare la spessa copertina. Un turbinio di sfere colorate lo investì, lasciandogli intravedere quelle che apparivano essere delle carte. Tentò di afferrarne una ma queste presero a girare con maggior furia finché non si dispersero verso il cielo della città. Solo allora si accorse della strana spada che aveva in pugno. Non era la sua arma. Era così diversa… più leggera… potente… decorata con lettere e disegni antichi…adornata dallo stesso simbolo che aveva visto al collo di quella donna misteriosa…

Più familiare…

“Sei pronto a dimostrarmi la tua forza?”

Un tenue raggio di sole lo colpì strappandolo a quella visione.

Aprì gli occhi alla nuova alba e si stupì di essere riuscito a riposare per una notte intera. Era da parecchio che non gli capitava. Quella mattina si sentiva proprio bene: pieno di energie.

Decise di prepararsi: non voleva sprecare nemmeno un secondo. Sakura lo stava aspettando. Scelse con cura gli abiti che avrebbe indossato e s’infilò sotto la doccia. Per tutto il tempo, però, non riuscì a dimenticare quelle strane immagini che gli si erano mostrate in sogno. Non le capiva eppure aveva la netta sensazione che presto tutte le sue domande avrebbero trovato una risposta. Ne era certo. Cosa voleva dire: mostra la tua forza?

Accese la Tv per ascoltare le ultime notizie mentre finiva di prepararsi. Non erano buone notizie. Immagini del Tempio quasi totalmente bruciato erano trasmesse su tutti i canali.

“Nuovo incendio nel distretto di Tomoeda. È il terzo in appena due giorni. Le autorità proseguono le indagini ma nessuna pista sembra attendibile. Si consiglia di avere la massima prudenza. Forse un gruppo di piromani ha deciso di prendere di mira proprio questa città”.

La giornalista continuò con altri inviti alla prudenza ma qualcosa attirò l’attenzione di Li. Per un istante, rapido come nient’altro che aveva visto in vita sua, una piccola sfera di fuoco aveva attraversato la telecamera trovando riparo fra i rigogliosissimi rami del grande ciliegio.

Lo spazzolino gli si bloccò in bocca. Si stropicciò gli occhi ma quell’immagine era già scomparsa. Per andare da Sakura, sarebbe passato per il Tempio. Qualcosa non quadrava.

Afferrò il giubbotto e s’infilò le scarpe, pronto per uscire. Perché no? Avrebbe comprato anche delle brioche alla crema strada facendo: a lei piacevano molto. Hmm… Avrebbero fatto piacere anche al peluche.

La porta dell’appartamento di fianco al suo era spalancata. Qualcuno doveva averlo acquistato. Infondo non era male avere dei vicini. Anche se non voleva ammetterlo si sentiva un po’ solo in quella grande casa vuota… un’altra importante prova a testimonianza della sua debolezza…

 

                                                    ******

Due occhi viola lo osservarono uscire, nascosti nel riparo offerto da un fitto cespuglio. “Tu non sei debole, Li Shaoran. Non hai nemmeno idea dei poteri che celi dentro di te”

 

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Tantissima gente si era radunata intorno alle scale del Tempio, bloccata come al meglio possibile dalle numerose forze dell’ordine che erano state sguinzagliate alla ricerca dei presunti piromani.

Teneva stretto tra le mani il sacchetto con le brioche ancora calde ma quel luogo gli dava una strana sensazione. Chiuse gli occhi, nascosto all’ombra di una stradina laterale e si concentrò al massimo. Fu un lieve tremore. Per un attimo, le persone, la polizia, tutti smisero di esistere e gli parve che l’albero di ciliegio gli venisse in contro. Sentì su di sé il peso di due occhi severi che lo scrutavano.

Poi un brivido. Se non fosse stato così sicuro dell’impossibilità della cosa, avrebbe giurato di aver avvertito la presenza di una Carta Magica. Non una delle Clow Card ma di qualcosa molto più potente…

 

                                                               ******

 

THE FIRE sonnecchiava distrattamente sotto i raggi del sole che filtravano fra i rami dell’albero. Tutti quegli umani che si affannavano sotto di lui erano buffi. Non avrebbero di certo potuto fermarlo.

Poi li avvertì. Due occhi che lo stavano cercando. La stessa energia che lo aveva generato. Ryouka. Inammissibile, la padrona era morta da anni.

Si concentrò con la stessa intensità della persona che tentava di stanarlo. Distinse due occhi dorati. A chi appartenevano quegli occhi?

Possibile che? Paura e rancore assalirono il cuore della carta. No… no…

Stanotte avrebbe attaccato di nuovo e avrebbe scovato quegli occhi dorati…

 

                                                             ******

 

Domenica… Finalmente era domenica! Esisteva, forse, un giorno della settimana più perfetto della domenica? Niente scuola, niente compiti, la possibilità di restare a letto fino  a tardi. Era un giorno perfetto… Soprattutto se il tuo ragazzo ti ha promesso di trascorre l’intera giornata con te.

Si era alzata all’alba. Aveva rassettato tutta casa, (in appena un giorno che papà era partito per una conferenza, Kero-Chan l’aveva praticamente trasformata in una discarica), preparato la tavola per la loro colazione, spedito l’indignato fratellone maggiore dal caro Yukito e soprattutto si era vestita di tutto punto per l’arrivo di Shaoran. Tomoyo le aveva cucito un abito nuovo apposta. Si aspettava ancora di vederla comparire con la sua fidata telecamera da qualche cespuglio del giardino o ancora da qualche botola segreta che aveva fatto costruire in casa sua, ma l’amica le aveva promesso un po’ d’intimità con il ragazzo. (Non per questo la cara Tomoyo aveva rinunciato alle sue riprese: vedi microscopica telecamera nascosta in cucina grazie all’aiuto di Kero).

Ora non le rimaneva che aspettare. Continuava a fare su e giù per la stanza senza sosta.

“SAKURAA!!! Io ho fame!” Il peluche giallo ora era proprio stufo. Adesso il cinesino dettava legge anche in casa sua! Brrr…

“Sta buono, Kero-chan!” Lo rimproverò. “Fra poco Shaoran-kun  sarà qui e mangeremo tutti insieme!” Nel solo pronunciare quel nome era arrossita fino alla cima dei capelli.

Kero sbadigliò seccato. “Già prima non eri un granché sveglia ma adesso l’amore ti ha mandato proprio in pappa il cervello!”

“KERO-CHAN!!!”

L’indomita Bestia del Sigillo fu salvata in extremis dal campanello della porta. Sakura si precipitò ad aprirla dimenticandosi completamente di lui.

“Ciao”. Era bellissima. Indossava un vestito color turchese che la faceva apparire come un angelo sceso dal cielo. Le porse i fiori che aveva raccolto balbettando parole sconnesse. Non appena le loro mani si sfiorarono rischiò addirittura un attacco cardiaco.

“Ciao”. Era stupendo. Quell’attillata maglia verde metteva in risalto la sua corporatura atletica frutto non di sporadiche visite in palestra ma di allenamenti severi e costanti. Prese con mano tremanti quel piccolo mazzolino di fiori di ciliegio e ne respirò il profumo. Le sue guance erano un incendio.

“Ciao, Sakura”

“Ciao, Shaoran”.

Era un  momento magico… un momento…

“HEY, VOI DUE! VOLETE DARVI UNA MOSSA… IO HO FAMEEE!!!”

Un momento rovinato!

 

                                                   ******

 

“Vuoi un po’ di succo, Shaoran?” Gli chiese, imbarazzata.

“Si, grazie.” Arrossì.

“Un biscotto?”

“Sì”

Era da mezz’ora che andavano avanti così. Kero li guardava scambiarsi biscotti e tazze arrossendo ad ogni minimo contatto. Erano pazzeschi! Va bene essere timidi ma stavano insieme da due anni! Insomma, come facevano a non notarlo! Tutte quelle smancerie gli impedivano di prendere un’altra brioche!

“Hey, se avete finito di fare gli sposini io voglio un altro cornetto!”

Stavolta rischiarono davvero il soffocamento. In tandem due spruzzi di succo d’arancia e latte lo colpirono in pieno, inzuppandolo tutto.

“Ahhhh! Ma come vi permettete di trattarmi in questo modo! Non sapete chi sono io? Io…”

E giù con la solita solfa che ignorò completamente il telefono squillare.

DRIIN DRIIN

Sakura si scusò per rispondere ma i due maschietti la ignorarono del tutto, troppo presi dagli insulti reciproci.

“Cinesino antipatico!”

“Peluche!”

“Gaki!”

“Baka-chan!”

La ragazza sospirò rassegnata. Non sarebbero mai cambiati. “Pronto, ciao Tomoyo!”

“Ciao, Sakura”.

“È successo qualcosa di grave? Sembri agitata”.

“Non hai ascoltato le ultime notizie? Sembra che ci sia un gruppo di piromani che ha preso di mira questa città! Sono preoccupata!”

“No,non ne sapevo nulla”.

“Non sono piromani”. Li e Kero si erano spostati in corridoio per ascoltare la conversazione e quell’affermazione la sorprese.

“Che vuoi dire, cinesino?”

“Voglio dire che questo presunto piromane colpisce solo di notte e soprattutto ho avvertito una distinta forza magica quando sono passato vicino al Tempio stamattina. Non è qualcosa di umano”.

“Sei sicuro, Shaoran?”

Il ragazzo annuì.

“Bene. Allora, dovrai controllare, Sakura! È tuo compito come padrona delle carte impedire che la magia venga usata per scopi malvagi!” Le ordinò il peluche ma Sakura aveva lo sguardo fisso in quello di Li.

“Tu verrai con me, vero Shaoran?”

“Sempre”.

“È meraviglioso!” Dall’altro capo della cornetta, Tomoyo era addirittura estasiata. Una nuova occasione per la cattura – carte Sakura di indossare uno dei miei costumi! Come sono felice”.

Gocciolone generale sulla testa dei presenti.

La porta di casa s’aprì davanti a loro… un ringhio… uno sguardo minaccioso… Touya…

“Che ci fai qui, oni-chan!” Balbettò.

“Ho sentito le notizie e sono rientrato! Che diavolo ci fa lui qui!” Indicò con dito accusatorio Shaoran che rispose con uno sguardo a tono.

I tre: Kero, Touya e Li si scrutarono in cagnesco… perfetto, quella giornata non poteva iniziare in un modo migliore!

 

                                                       ******

Sakura aveva detto a Touya che sarebbe rimasta a dormire da Tomoyo per un pigiama party al femminile. Dopo essersi accertato che il cinesino antipatico non sarebbe stato presente, era andato a lavoro facendosi però promettere da Yuki di vegliare sul mostriciattolo. Anche se non aveva più i suoi poteri contava sulla saggezza di Yue per proteggerla.

Mezz’ora dopo, l’intero gruppo si era ritrovato al parco dei Pinguini per iniziare le ricerche.

Per l’occasione, Tomoyo aveva cucito per i due ragazzi dei particolari vestiti ignifughi per difendersi dagli attacchi delle fiamme. (Dove aveva trovato quel materiale era un mistero!)

Il costume di Li non era cambiato mentre stavolta Sakura somigliava ad una dolce vampirella con tanto di mantello in stile Conte Dracula.

“Da dove cominciamo? Tu non avverti niente, Sakura?” Chiese la ragazza. Sakura scosse la testa. Nemmeno la Tavola dei Venti aveva indicato loro qualcosa.

“Io direi dal luogo dell’ultimo attacco. Il tempio”. Kero-chan aveva assunto le sembianze di Cerberus per meglio portare sulla sua groppa i due cattura – carte mentre la giovane Daidoji aveva insistito per andare con Yue: le riprese venivano meglio aveva detto. Stavano sorvolando il loro liceo, quando lo stesso brivido che aveva provato quella mattina, scosse ancora il cuore del cinese.

“Verso la vecchia scuola elementare!” Disse d’un fiato.

“Cosa? Cinesino se ti aspetti che io…”

“Si trova alla scuola elementare, peluche!”

“Brutto…”

“KERO-CHAN!” Lo rimproverò ancora una volta. “Non abbiamo indizi e se Shaoran dice di andare alla vecchia scuola elementare, non ci costa nulla provare!”

“Ma, Sakura…”

“La padrona ha ragione”. Fu Yue a mettere fine alla discussione. “Mi sembra di avvertire qualcosa in quella direzione”.

“VA BENE”.

Con una brusca virata, che rischiò di far precipitare il suddetto cinesino, si diressero verso la scuola atterrando dopo pochi minuti nell’ampio spiazzale.

Avanzarono con cautela, la telecamera di Tomoyo che non perdeva nemmeno un minuto della ricerca.

“Hai visto cinesino! Qui non c’è niente!”

Un scossa improvvisa di terremoto spaccò la terra dirigendosi proprio verso di loro a tutta velocità.

Cerberus e Yue, sempre con Tomoyo tra le braccia, presero il volo mentre i due ragazzi si spostarono agili di lato.

Terra e sabbia oscurarono per qualche minuto la loro visuale e quando finalmente l’aria torno tersa un enorme leone di fuoco si era parato innanzi a  loro, ruggendo minaccioso.

“SAKURA!”

“SAKURA!”

Yue mise la mora al sicuro per poi scagliarsi insieme alla tigre alata contro il nemico. Sotto gli occhi attoniti di tutti questo scomparve per poi riapparire in un batter d’occhio alle loro spalle, scagliando contro i due malcapitati una sfera di fuoco che li stese al suolo. Nuove fiamme s’aizzarono dalla terra circondandoli fino a formare una gabbia di fuoco dalla quale era impossibile fuggire. Erano in trappola!

“KERO-CHAN, YUE!”

Aveva assistito senza poter fare nulla a tutta la scena. Non poteva crederci. Quell’essere emanava vibrazioni simili alle sue carte!

Il leone ora aveva spostato la sua attenzione su di lei, osservandola immobile. No, non era lei la persona che cercava.

“Kero-chan! Q-questa s-sembra una carta di Clow!”

Anche i Guardiani avevano avuto la medesima sensazione ma non era ammissibile. Tutte le carte erano state catturate!

“Io credevo di averle raccolte tutte!”

“Non so che dirti, Sakura!” La Bestia del Sigillo tentava di liberarsi ma quelle fiamme erano impenetrabili. “Quella non può essere una carta di Clow!”

“E, allora, cosa faccio?” Era disperata.

“Prova a fermarla come hai fatto con la tua FIREY!”

La piccola Kinomoto si concentrò invocando Vento e Acqua e le scagliò contro il leone.

I due spiriti lo avvolsero ma non ebbero il tempo di esultare. Con un ruggito spaventoso, la creatura espanse il suo potere, liberandosi. Ora era davvero infuriata!

Ruggì ancora e si scagliò con di lei.

“SAKURA!”

“SAKURA!”

“SAKURA!”

I due Guardiani e Tomoyo assistettero impotenti mentre il leone di fuoco cominciò l’attacco verso la loro amica…

 

                                                        ******

 

“Ahi, ahi! Ora sono davvero nei guai”. Dara commentò dal suo punto d’osservazione. Non avevano la minima speranza di battere FIRE… almeno per il momento…

La ragazza bionda che le sedeva a fianco si strinse le mani preoccupata.. “Tu credi che dovremmo intervenire? Sakura è in pericolo”.

“Sta tranquilla, Chris. Devi avere più fiducia in lui. Non permetterà a nessuno di farle del male e poi…” Osservò una strada lontana. “Stanno arrivando i rinforzi…”

 

                                                      ******

 

“FERMATI!” Rapido come non lo era mai stato, Shaoran si era frapposto tra la bestia e il suo Fiore di Ciliegio, bloccando le sue fauci mostruose con la propria spada.

Ora erano l’uno di fronte all’altro e si fissavano truci, pronti ad una lotta all’ultimo sangue…

Quegli occhi dorati…

Il leone sembrò arretrare per un secondo ma la vista di quegli occhi che stava cercando lo infiammò ancora di più.

L’aria intorno a loro si fece irrespirabile, un campo d’energia che non permetteva a nessuno di avvicinarsi mentre si fronteggiavano senza arretrare di un solo passo.

“Shaoran!”

“Sta lontana, Sakura!” Le urlò. “È troppo pericoloso!”. Voleva raggiungerlo ma la rabbia nella sua voce le gelò il sangue nelle vene. “Shaoran…”

Era un gioco di potere. Solo questo. Forza contro forza.

Shaoran sentì le sue forze venir lentamente meno ma non poteva arrendersi. Quella bestia era pericolosa. Aveva tentato di far del male a Sakura! Eppure, in un remoto angolo del suo cuore, una vocina continuava a ripetergli solo una frase…

Non puoi fargli del male… Il tuo compito è proteggerlo…

All’inizio era stato un sussurro lieve ma in breve s’era trasformato in un grido disperato. Non sapeva come né perché ma non poteva far del male a quella creatura. Era impossibile ignorare quell’invocazione d’aiuto.

THE FIRE continuò a stringere le sue fauci con più forza. Quest’insulso ragazzino non mollava, gli teneva testa con tutte le energie che gli erano rimaste. Si stava spingendo al limite pur di batterlo. Ne era impressionato. Ma non sarebbe servito: non aveva la minima intenzione di tornare nella sua prigione di carta anche se…

Anche se quegli occhi dorati avevano la stessa determinazione che aveva sempre letto in quelle della sua padrona Ryouka… No, avrebbe continuato a lottare.

Schiacciò le sue fauci contro il metallo di quella spada finché con un rumore assordante, sotto gli occhi terrorizzati di tutti, questa andò in frantumi.

Shaoran arretrò sbalordito: la sua spada era distrutta…

THE FIRE caricò tutta la sua energia in una nuova palla di fuoco che colpì quel ragazzino in pieno petto, scagliandolo contro un muro. Il suo petto sanguinava copiosamente e un profondo squarcio si era aperto sui suoi abiti.

“Shaoran!” La mocciosa era corsa dal suo avversario prendendolo tra le braccia e puntando contro di lui il suo scettro. Sciocca, come osava intromettersi fra il potente FIRE e la sua preda. Nessuno poteva interrompere la prova… la prova per la scelta del nuovo padrone. Questo pensiero gli balenò nella testa prima che riuscisse a fermarlo. Senza che se ne rendesse conto aveva iniziato a considerarlo come possibile candidato a padrone delle Moon Card.

Spalancò le fauci e si preparò al colpo finale. Non avevano scampo.

Una filtra coltre di nebbia iniziò ad avvolgerli. La carta si sentiva stordita, i suoi sensi erano confusi. La gabbia infuocata perse la propria magia e i suoi prigionieri furono inglobati da sfere di luce che s’alzarono in volo portandoli in salvo.

ROARRR!!!

Ruggì un ultima volta, osservando quel ragazzino sparire nel nulla. Sarebbe tornato a combatterlo, THE FIRE ne era certo.

 

                                                         ******

 

“Ragazzi, state tutti bene?” Eriol Hirigagizawa era giunto appena in tempo con Ruby Moon e Spinel Sun al suo fianco. Aveva usato una vecchia magia di Clow per stordire il leone di fuoco me era sicuro che era stata proprio quella creatura a rinunciare a proseguire l’attacco. Il perché gli era oscuro.

Tomoyo tremava, Cerberus e Yue erano troppo indeboliti dal colpo ricevuto.

Ma quello conciato proprio male era Li, una profonda ferita sul petto che Sakura tentava in qualsiasi modo di medicare. I suoi grandi occhioni verdi si erano riempiti di lacrime mentre faceva poggiare il capo del suo ragazzo, privo di sensi, contro il proprio petto. Era distrutta.

“M-ma c-cosa è successo, Eriol”. Mormorò tra i singhiozzi. “Quel mostro sembrava una carta di Clow! Com’è possibile!” Urlò, spaventata.

“Quella non era una carta di Clow, Sakura”. Eriol si passò una mano tra i capelli intanto che le sue sfere luminose li conducevano al sicuro a casa della cattura – carte. “Quella era una Moon Card!”

                                                   Continua…

 

Note: E ho finito anche questo. Da record! Spero che vi sia piaciuto, non ci contavo di finirlo entro stasera ma comunque mi riservo qualche piccola modifica. Che volete: sono una perfezionista.

Le cose cominciano a farsi interessanti: Eriol è tornato, la prima Moon Card ha fatto la sua comparsa e le Sakura Cards su di esse non hanno effetto.

Spero che vi sia piaciuto il modo in cui ho reso i pensiero della carta magica. Mi è venuta l’idea guardando una puntata di Sakura qualche giorno fa. Quella in cui The Mirror spiegava che anche le carte hanno dei sentimenti e sono come una grande famiglia. La stessa cosa vale per le Moon Card. Esse sono rimaste molto ferite quando la loro padrona è morta quindi per loro ora è difficile fidarsi di qualcun altro. Ma ne vedrete delle belle.

Ho tentato di modificare un po’ i nomi fra i due set di carte, ma non so fin dove posso spingermi. Quindi perdonatemi se qualche carta sarà uguale. Farò del mio meglio.

Ecco quello che so di giapponese, se qualcuno può correggermi lo ringrazio fin da ora.

Baka: vuol dire stupido.

Gaky: penso sia moccioso.

Okaa-san: mamma.

Oni-chan: fratello maggiore.

Infine il diminutivo –kun è un vezzeggiativo che si usa tra amici o innamorati. Almeno credo.

 E ora va con le risposte flash:

*     Elychan, qui non ho molto spazio ma appena possibile ti farò un resoconto dettagliato dei due film e delle differenze tra anime e manga. Abbi solo un po’ di pazienza;

*     Killkenny, il paring Eriol/Tomoyo piace molto anche a me quindi, come dice il genio di Aladin, considera il tuo desiderio esaudito (P.s: grazie per il voto, ne sono onorata);

*     Anto Chan, laukurata89, Sae, kari 89, LizDreamer, francy91, sara, ho fatto il prima possibile. Spero che vi piaccia.

Ed allora: Sayonara!

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Capitolo 3
*** Ricordi dal passato ***


Nuova pagina 1

                                     Capitolo 3: Ricordi dal passato

“Questo unguento dovrebbe alleviargli il dolore e facilitarne la guarigione. Purtroppo rimarrà una cicatrice ma non credo che sarà molto vasta”. Distese la pomata di erbe con tutta la delicatezza di cui era capace. “Ecco. Puoi bendargli il petto, Sakura”.

Eriol aveva appena terminato di esaminare la ferita di Shaoran, disteso ancora incosciente sul divano di casa Kinomoto, e aveva trattato la grave scottatura con un suo particolare preparato. Forse era un bene che il suo giovane discendente fosse ancora svenuto perché sicuramente il dolore che avrebbe provato se fosse stato cosciente sarebbe stato terribile.

Osservava il ragazzo respirare a fatica, mille gocce di sudore che gli imperlavano la fronte e provò per lui una grande pena. Non era riuscito ad intervenire in tempo. Se fosse accaduto qualcosa ad uno dei suoi amici non se lo sarebbe mai perdonato. Ma, sapeva che avrebbe comunque potuto fare poco… Nessuno di loro poteva opporsi alla magia di Ryouka Lunar e, pensò, nemmeno Clow Leed sarebbe uscito incolume da uno scontro diretto.

Perché il Sigillo della Luna si era spezzato? E soprattutto perché ora? Queste domande continuavano ad assillarlo. Da quello che ricordava attraverso le memorie dell’uomo che era stato nella sua vita precedente, tutto ciò che riguardava la grande maga era scomparso misteriosamente, inghiottito dall’oscurità di una notte senza stelle.

Tutta la sua magia, le sue creazioni erano svanite senza lasciare traccia subito dopo la sua morte… com’era possibile, allora, che la più grande opera di Ryouka, le Moon Cards, fossero ricomparse proprio qui a Tomoeda senza che lui non ne avesse avuto nemmeno un presagio?

Questa volta erano riusciti a scamparla ma per quando? Non erano sopravvissuti grazie alla sua bravura, Eriol non si faceva illusioni… semplicemente THE FIRE aveva deciso per qualche strana ragione di lasciarli andare.

Ruby e Spinel avevano riassunto le loro forme provvisorie e ora si affaccendavano a medicare con bende e cerotti Cerberos e Yue. Tomoyo aiutava come meglio poteva. La ragazza era uscita da quella brutta situazione fortunatamente incolume ma lo spavento era stato forte… La sua piccola, coraggiosa Tomoyo. Senza nemmeno rendersene conto, era rimasto incantato ad osservarla, le guance che ora iniziavano a bruciargli. C’era da ridere: Eriol, la calcolatrice e imperturbabile mezza-reincarnazione di Clow, innamorato…

Scosse la testa costringendosi ad allontanare quel pensiero e concentrarsi sul ragazzo ferito. Non era il momento giusto per lasciarsi distrarre da quelle sensazioni ma le parole di Kaho, quelle parole che si erano scambiati poco prima della sua partenza, lo avevano colpito come un macigno. Era confuso: l’attrazione che aveva nutrito Kaho, l’affetto per Tomoyo, tutto si era mescolato in un complicato rompicapo dalla quale non riusciva a venire fuori. Ma questo non era il momento adatto.

“V-va b-bene così?” Era stato un sussurro lievissimo. Le mani di Sakura tremavano e profonde lacrime le solcavano il viso. Ancora una volta, Shaoran era rimasto ferito per colpa sua. Se lui fosse… se lui fosse…

Il ragazzo dai capelli neri spostò la sua attenzione sulla sua quasi-figlia. Gocce calde scivolarono sulle bende candide mentre lei tentava di annodarle senza riuscirci.

“Lascia che ti aiuti”. Prese le fasce e terminò il lavoro. La sentì singhiozzare sempre più forte, lei che si era presa il viso tra le mani e ora piangeva incontrollabilmente.

“Sakura…” Tentò di consolarla, poggiarle una mano sulla spalla ma la giovane si ritrasse. Ora tremava, stringendosi le braccia intorno al corpo cercando di riscaldare il gelo che si sentiva dentro.

“È stata tutta colpa mia. Se solo fossi stata più forte, se solo non fossi così goffa e bisognosa di protezione, ora Shaoran non sarebbe ridotto così!”

“Non dire così. Tu non avresti potuto fare niente. La magia delle Moon Cards è troppo potente per chiunque”.

“Ma io…”

“Credi che il mio giovane discendente potrebbe sopportare di vederti soffrire così? Credi che avrebbe potuto lasciarti in pericolo?”

“Però…”

“Per una volta, l’inglesino ha ragione, mia Ying Fa”. La voce che li aveva interrotti era aspra e roca ma a loro parve il canto più bello e melodioso che avessero mai udito. Shaoran aveva aperto gli occhi, la bocca contorta in una piccola smorfia di dolore che però non avrebbe mai dato a vedere. L’orgoglio del Clan Li non lasciava posto a nessun segno di debolezza.

“Sono felice che tu stia bene, Li-Kun”. Eriol sorrise nel vedere il ragazzo finalmente sveglio. Era un sollievo. Il cinesino rispose con un lieve cenno del capo prima di tentare di mettersi a sedere. Avrebbe voluto dirgli di non sforzarsi ma le motivazioni di quel ragazzo erano chiare come il sole. Se si fosse mostrato sofferente, Sakura sarebbe stata ancora più male. Per questo non disse nulla. Semplicemente l’aiutò a sedersi, facendo in modo che il suo peso non aggravasse la ferita.

“Shaoran…” Nuove lacrime si riversarono su quel bel volto candido e per Li furono come cento pugnalate al cuore. Per lui, non esisteva sofferenza più profonda che vedere il suo Fiore di Ciliegio in lacrime. Nessuno avrebbe mai dovuto farla soffrire, non l’avrebbe mai permesso. Sfiorò quelle calde gocce dolcemente, con la semplice punta delle dita. La sua piccola Sakura.

“Vieni qui”. L’attirò fra le sue braccia, poggiando il capo sul suo, proteggendola in un abbraccio senza tempo. La lasciò piangere, sfogare tutto il terrore che aveva provato, consolandola semplicemente standole vicino. “Va tutto bene. Va tutto bene, mia Sakura”.

“Ho avuto tanta paura. Credevo di averti perso…” Le lacrime sembravano non voler smettere di rigarle il volto, come se tutta la tristezza del mondo si fosse riversata in lei. La sola idea di aver potuto perdere il suo Piccolo Lupo era inaccettabile. Sarebbe morta se gli fosse mai accaduto qualcosa.

Restarono così per un tempo infinito, l’attenzione di tutti i presenti su di loro.

“Io vado…vado a controllare gli altri”. Imbarazzato anche se riusciva a nasconderlo bene, Eriol era praticamente fuggito, il suo viso che lentamente cominciava ad essere avvolto dalle fiamme. Per un istante aveva visto se stesso in quella posizione, una dolce fanciulla dagli occhi scuri tra le sue braccia.

“Sono carinissimi, vero Eriol-kun?” Il sorriso di Tomoyo era un balsamo per le sue preoccupazioni… anche se rivoltogli dietro una telecamera. Fu un bene. Non sarebbe riuscito a guardarla direttamente senza rischiare una situazione molto, molto imbarazzante. Doveva pensare a Sakura e Li. Sì…Concentrare la sua attenzione sulle loro figure ancora abbracciate sul divano.

Così si limitò ad annuire, incapace di nascondere una lieve espressione divertita innanzi al musone accigliato di Cerberus e alla celata approvazione di Yue. Che strana coppia di guardiani… tutti coperti di bende e cerotti decorati da cuoricini colorati.

“Ruby, Spinel se avete finito con le medicazioni perché non preparate del the. Questa sarà una notte molto lunga”. I due guardiani obbedirono, sghignazzando sull’aspetto un po’ ridicolo delle loro controparti ma ciò non gli fu di sollievo. Erano nei guai fino al collo e stavolta non sapeva proprio come avrebbero potuto cavarsela.

Il suo volto era tornato a rabbuiarsi e questo non sfuggì all’occhio attento di Tomoyo. Con finta distrazione e senza mai abbandonare la sua fida telecamera lasciò scivolare la sua mano libera sopra quella del ragazzo che la strinse senza guardarla. Ora come ora aveva bisogno di lei.

La sua attenzione non si staccò mai dalla giovane coppia di innamorati che si teneva stretta sul divano, nonostante quel contatto che tanto agognava. Li avrebbe protetti, decise la mezza - reincarnazione di Clow, sempre.

“Su, ora non piangere più, Sakura”. La scostò da sé lo spazio necessario per rivolgerle un sorriso rassicurante. “Adesso è tutto passato”. Le baciò la fronte, trasmettendole tutto l’amore che provava per lei, rassicurandola che non l’avrebbe mai lasciata. Avrebbe fatto di tutto per il suo Fiore di Ciliegio, anche morire.

Non conosceva il futuro, non sapeva cosa sarebbe successo ora… ora che la sua spada era stata spezzata, che i suoi poteri minacciati, ma di una cosa era certo: avrebbe protetto la felicità di Sakura più di ogni altra cosa.

L’intensità di quello sguardo di miele la fece avvampare. Shaoran avrebbe fatto di tutto per lei e non voleva essere da meno. Si asciugò il volto bagnato con la manica del pigiamino in cui si era cambiata e si sedette accanto a lui, un braccio intono alla sua vita, il capo poggiato con dolcezza sulla sua ampia spalla. Niente sarebbe stato troppo forte se l’avessero affrontato insieme.

“Siamo tornati con le provviste!” Nakaru sprizzava energia da tutti i pori. Apparecchiò la tavola con otto tazze di the e altrettante fette di torta al cioccolato. Touya doveva averla acquistata proprio quel pomeriggio. Aveva un aspetto davvero invitante. “Mi raccomando, Spiccino, non esagerare con i dolci altrimenti sappiamo tutti cosa può succedere!”

Suppy-chan la guardò indignato, afferrò una forchetta ed addentò un bel boccone di torta. Subito le sue guance divennero due ciliegie mature. “È deliziosa!”

“Davvero?” Cerberus, tornato Kero-chan, era svolazzato sul tavolo accanto a lui iniziando a spazzolare la sua parte. La loro era una vera e propria gara. “Scommetti che finisco prima di te… Spiccino!”

“Non chiamarmi così!”

I ragazzi si accomodarono intorno al tavolino, seduti sul gigantesco divano ad L mentre Yue, esasperato, si sedette su un grosso cuscino proprio di fronte al Card-captor con il simbolo del Sole.

“Hai nominato queste Moon Cards. Ma cosa sono? Io non ricordo che il Maestro ce ne abbia mai parlato”. Il suo sguardo era fisso in quello del giovane Hirigagizawa.

“Ha ragione”. Kero mugugnò con la bocca piena di torta. “Credevo che Clow Leed fosse l’unico ad aver creato delle carte magiche. E, mi spiace ammetterlo, quel leone di fuoco era di gran lunga superiore al FIREY di Sakura”.

La ragazza, a quelle parole, si strinse ancora di più nell’abbraccio del suo Shaoran.

“Questo perché le Moon Cards furono create prima delle Clow Cards, da qualcuno molto molto potente”. Eriol si tolse gli occhiali tentando di trovare le parole giuste per raccontare quella storia. Non era facile: le emozioni che Clow aveva provato per Ryouka Lunar erano ancora molto forti e sebbene lui non fosse più quella persona, alle volte quelle sensazioni minacciavano ancora di travolgerlo. Sospirò, quando ad un certo punto avvertì qualcosa di caldo cercare nuovamente la sua mano. Tomoyo gli era accanto e ancora una volta tentava di trasmettergli la sua forza.

“Le Moon Cards furono create da una maga eccezionale, forse anche più potente dello stesso Clow Leed. Il suo nome era Ryouka Lunar”. Prese una tazza di the e ne bevve un lungo sorso.

“Qualcuno più potente di Clow?!” Esclamarono in coro i cattura-carte, la loro amica e i due guardiani. Il giovane mago annuì.

“Sì. Nemmeno Clow conosceva la reale estensione dei poteri di Ryouka sebbene i due fossero legati da una profonda amicizia ma anche da un’accesa rivalità”. Spostò il suo sguardo malinconico su Sakura e Shaoran. “In un certo senso erano molto simili a voi due”.

I ragazzi in questione arrossirono.

“E questo cosa vorrebbe dire?” Kero era dubbioso.

“Che il signor Clow e la signorina Ryouka erano molto innamorati”. Concluse Tomoyo con un sorrisone. Eriol assentì.

“Per molto tempo, Clow non rivelò mai i suoi sentimenti, accontentandosi semplicemente di essere amico-rivale della persona che stimava più di chiunque altro. Trascorsero molti giorni felici insieme,studiando la magia e mettendo alla prova le loro capacità finché un giorno le cose cambiarono. Clow non riuscì più a reprimere i sentimenti che nascondeva dentro di sé. Era strano, ma intorno a Ryouka aleggiava sempre un alone di tristezza, una sorta di malinconia che nessuno poteva cancellare. Lui non conosceva molto del suo passato. La maga era una persona molto misteriosa. Era nata da padre cinese e madre giapponese ma era cresciuta lontana, in Irlanda, nell’antica terra delle fate. Era stato lì che aveva perfezionato le sue arti magiche finché non aveva deciso di trasferirsi a Londra. Seguendo il vento del Nord, gli aveva detto.

Alcuni anni dopo loro incontro, Clow decise di dichiararsi. Ma, vedete, egli era una persona molto diversa dall’uomo che in seguito avrebbe creato le Carte Magiche”.

“In che senso, diverso?” Chiese Shaoran.

“Era giovane e in gioventù si commettono molti errori che la saggezza dell’esperienza potrebbe facilmente prevenire. Egli credeva che la magia fosse infallibile. Che tutto poteva risolversi se ci si lasciava guidare da essa. Ma Ryouka non era dello stesso parere. Lei era una delle veggenti più potenti mai nate al mondo eppure credeva in qualcosa di molto più potente della magia. Lei credeva nel cuore delle persone…”

“Ryouka…”

“Buongiorno, Clow”. La maga dagli occhi di smeraldo stava annaffiando uno splendido roseto. Il sole d’estate, che filtrava dalle gigantesche vetrate di quella piccola ma accogliente serra, faceva risplendere la sua pelle d’alabastro anche se esso era insignificante innanzi alla luce del suo sorriso.

Il potente mago iniziò a giocherellare con il suo soprabito, tentando in qualsiasi modo di calmare i suoi nervi tesi. Vederlo così agitato la fece ridere anche se provò a nasconderlo…Non riuscendoci molto bene, purtroppo.

“Io… Io volevo dirti…” Era titubante. Si sentiva completamente perduto davanti alla profondità di quegli occhi che gli leggevano dentro.

“Lo so”. Ryouka gli si era avvicinata ed aveva poggiato una mano contro la sua guancia. “Io prevedo il futuro, ricordi?”

“Quindi tu hai sempre saputo?”

Sì, lei aveva sempre saputo e profondo era stato il dolore per non poter contraccambiare quei sentimenti, almeno per il momento. Lo amava, lo sapeva. Ma il cuore di quell’uomo era troppo confuso per poter capire il suo. Era una scelta che la faceva soffrire ma l’aveva fatta proprio per il bene dell’uomo che ora le stava davanti.

“Sì e ho tanto sperato che tu riuscissi a capire”.

“Cosa? Cosa dovrei capire?” C’era disperazione in quella voce.

L’espressione di Ryouka s’indurì di colpo. “Dimmi, grande mago Clow Leed. Se dovessi scegliere fra il tuo cuore e la magia che cosa sceglieresti?”

Per lui, quella domanda non aveva senso.

“Perché mi chiedi questo?! Sai bene quando il cuore umano sia confuso e bugiardo! Solo la magia può riportare ordine in questo mondo!”

L’asprezza nella voce della donna si sciolse in una profonda tristezza. “Io non credo. Anche la magia più potente non può soffocare la forza scaturita dai sentimenti. Tu dici di amarmi eppure non riponi fiducia nella forza del cuore. Allora come si può amare solo a metà?

Dici di provare dei sentimenti nei miei riguardi ma mi chiedo, alle volte, se questi siano reali oppure un modo per sfuggire alla tua solitudine.  Io ti voglio bene, Clow. Ti voglio bene con tutta l’energia della mia anima eppure non posso accontentarmi solo di una parte del tuo cuore. Così come non potrei donarti solo una parte del mio. Non sarebbe giusto”. Una lacrima rigò il suo bel viso. “Non ti chiedo di perdonarmi, ma solo di capirmi. Non mi è stato concesso molto tempo in questa vita e c’è una cosa molto importante che devo fare. Per me stessa e per la persona a cui tengo di più. Ti chiedo perdono”. Sfiorò con dolcezza le labbra del mago, in un bacio lieve come i petali di un fiore di ciliegio.

“Ami, forse, qualcun altro?”Non poteva crederle.

“Sei una persona straordinaria, Clow Leed. Il miglior amico che potessi chiedere. Però, c’è qualcuno che ho amato e continuo ad amare più di me stessa. Qualcuno del mio sangue, del mio spirito. E per la memoria di quella persona, io ho un importante compito da svolgere”.

Ma l’amarezza di quella delusione era stata troppo per il mago. La tristezza per il rifiuto si era tramutata in ira. Senza nemmeno voltarsi indietro, era fuggito dalla serra, da Ryouka, dal suo cuore…

“Povero, signor Clow”. Delle lacrime rigavano il bel viso di Sakura e lo stesso per quello di Tomoyo.

Shaoran strinse ancora di più la sua ragazza, accarezzandole i capelli e baciandole teneramente il capo. Poteva capire il profondo dolore del suo antenato. Amare così disperatamente qualcuno e sapere di non essere primo nel suo cuore. Era qualcosa di straziante. D’un tratto avvertì le dita di Sakura carezzargli una guancia e si trovò a perdersi in quel mare di smeraldo. Lei doveva aver intuito cosa stesse pensando, ne era certo. Baciò quelle dita con riverenza e riportò la sua attenzione su Hirigagizawa.

La piccola Daidoji avvertì una profonda tristezza provenire dal suo amico e si avvicinò un po’ di più a lui. La mano di Eriol era calda contro la sua, nascosta a tutti dal tavolino da the. Si sentiva molto vicina a quel ragazzo. L’aveva aiutata molto in quegli anni e col tempo, aveva iniziato a provare per lui qualcosa di speciale.

Quando Li-kun era tornato in Giappone si era d’improvviso ritrovata in secondo piano nel cuore di Sakura. La sua amica si comportava come prima, certo, ma Tomoyo si era accorta di sentire quasi una sorta di gelosia verso quei silenziosi sguardi che i due innamorati si scambiavano. Quel loro ritrovarsi in un mondo speciale, esclusivo, con un semplice sfiorarsi di mani.

Non era gelosa del loro amore, no, ma d’un tratto aveva capito di sentirsi sola senza qualcuno con cui condividere tutto l’amore che sapeva di portare dentro di sé.

In quel turbinio di emozioni, le lettere di Eriol-kun erano state una piacevole oasi, un rifugio pacifico. Era riuscita a parlare con lui di cose che le erano state impossibili confidare persino a Sakura. Gli aveva aperto il suo cuore e col tempo era sbocciato in lei un tenero amore per quel ragazzo dai soffici capelli neri. Ma non si faceva illusioni: lui amava Mizuki-san e il suo amore era solo impossibile.

Con il pollice accarezzò quella grande mano calda e sorrise tristemente pensando a come Li-kun era stato coraggioso tanti anni prima, confortando il cuore spezzato di Sakura nonostante il suo stesso dolore. Ma Li era sempre stato una persona forte. Lei sarebbe stata capace di tanto?

“Poi cosa accadde?” Yue interruppe lo scorrere dei loro pensieri.

Eriol sospirò ancora. “Ryouka Lunar partì. Non so dove andò ma Clow non seppe più nulla di lei per quasi otto anni. Viaggiò per il mondo e in quegli anni il maestro poté riflettere sulle ultime parole che si erano scambiati, tentando di afferrare la profonda verità che era celata in esse.

Le stagioni si avvicendarono lente finché ella non fece il suo ritorno, proprio dove tutto era cominciato…”

“Salve, Clow”. Lo salutò lenta. Era pallida e profonde occhiaie le segnavano il bel viso. Tremava.

“Ryouka”. Le corse incontro, abbracciandola forte, impedendole di cadere al suolo. La sua forza vitale era al limite. Lei si strinse contro il suo petto, respirando a fatica e tentando di scaldarsi tra quelle forti braccia.

“Sono felice di rivederti, Clow”. L’aiutò a sedersi su una soffice poltrona, posta nell’angolo più soleggiato di quella serra mentre egli s’accomodò di fronte a lei, prendendole le mani delicate.

Una figura incappucciata comparve dalle ombre, avvicinandosi a loro ed inginocchiandosi ai piedi della donna.

“Cosa posso fare per te, mélanim?” Era una voce gentile ma forte, la voce di una donna che aveva lottato molto ma che però non voleva mostrare il suo viso. Solo un paio di occhi di Cielo scintillavano guardinghi da quel cappuccio.

“Voglio presentarti una persona, imouto. Lui è il mio amico Clow Leed”. Ryouka gli sorrise ma quella creatura lo metteva a disagio. Irradiava una strana energia, un’energia che lo spaventava ma Ryouka sembrava felice di averla al suo fianco.

“Piacere di conoscerla, Clow-san”. La donna gli porse una mano coperta da un guanto nero e lui la strinse incerto. La figura rise a quella titubanza.

“Ho smesso di nutrirmi di sangue umano, molto tempo fa Clow-san. Al giorno d’oggi non è saggio con tutte le malattie che ci sono in giro. Sono un demone di parola… E poi, Ryouka-chan  mi ha messo a dieta: verdura, proteine e tanti carboidrati”.

Alla sua espressione fra il sorpreso e lo spavento rise ancora di più. “Pensavo che si fosse accorto che non sono umana. Da quello che mi ha raccontato la mia mélanim la facevo più sveglio”.

“Imouto!” Finse di sgridarla la maga. “Vorresti gentilmente preparare del the? Io e Clow dobbiamo parlare”. Un colpo di tosse le fece portare una mano al petto mentre un rivolo di sangue le sgorgava dalle labbra candide.

“Ryouka!” Il mago le porse un fazzoletto e la donna lo strinse alla bocca. L’ombra le portò una mano alla tempia e mormorò alcune parole per lui incomprensibili. Subito Ryouka riuscì a respirare un po’ meglio.

“E tanti pasticcini?” Le chiese.

“E tanti pasticcini”. Annuì con un tenue sorriso.

La donna misteriosa sparì oltre la porta della serra mentre i due maghi rimasero avvolti in un malinconico silenzio.

“Cosa ti sta succedendo, Ryouka?” Clow non era mai stato così preoccupato. Aveva un brutto presentimento. Un sottile terrore si stava facendo strada in lui e niente riusciva a scacciarlo. Il loro futuro era avvolto dalle tenebre. “Accogliere un demone in casa tua!”

La donna gli sorrise mesta. “La mia imouto non è un demone qualsiasi. Lei possiede la scintilla, un’anima, e non ce l’avrei fatta senza di lei in questi mesi. Fa parte della mia famiglia”.

L’uomo si alzò di scatto e s’allontanò da lei, appoggiando una mano contro il vetro freddo della finestra, facendo vagare il suo sguardo sul paesaggio innevato.

“Ryouka…”

“Io sto morendo, Clow”. Gli disse con voce pacata.

“Cosa?!” Non voleva crederci. Non poteva crederci.

“La mia vita è giunta al termine. Non ho rimpianti perché l’ho vissuta a pieno. Però prima di andarmene volevo fare la pace con te. Volevo mostrarti il frutto delle mie ricerche e sperare che tu un giorno possa portarle avanti”.

Clow Leed tornò a sedersi accanto a lei e con grande riverenza le prese le mani gelide tra le sue, tentando di trasmetterle anche un po’ del loro calore.

“Ho viaggiato molto in questi anni, approfondendo i miei studi sull’arte degli sciamani. Tornando nella patria delle fate, la terra in cui sono cresciuta. Sai, la mia imouto mi ha descritto la sua  terra d’origine. Degli spiriti che la abitano, vivendo al fianco degli uomini, in simbiosi con essi. Ed io ho cercato di portare un po’ di quella magia in questo mondo”.

Il demone rientrò nella serra portando con sé una delicata teiera di porcellana su un vassoio d’argento. Servì i dolci su decorati piatti di maiolica e si accomodò alle spalle della sua amica, attendendone la prossima mossa.

“Imouto, ti prego, prendi per me il Libro”.

Fece come le era stato chiesto e in breve un libro dalla copertina bronzea era stato riposto fra le mani candide della grande maga. La donna ringraziò e lo mostrò a Clow. Uno strano gatto bianco dalla fronte adornata da una gemma verde pareva osservarlo e un brivido gli percorse la schiena. Il libro era sigillato.

Ryouka portò una mano al collo ed estrasse dalla sua veste uno strano globo di smeraldo adornato dalla figura intarsiata di un drago. Portò quella gemma innanzi a sé e si alzò in piedi ma la sua debolezza rischiò di impedirlo. La figura ammantata di nero fu al suo fianco prontamente e la sostenne. Il viso di Ryouka fu contorto da un’espressione di profonda sofferenza.

“Chiave del sigillo, rivelati nella tua vera forma. Sciogli il sigillo della luna e aiutami e sconfiggere le Tenebre. Rescissione del sigillo. REALISE!”

La stanza fu investita da un’accecante luce verde. Quando questa si disperse tre nuove figure ora erano comparse davanti a loro. Brillanti carte magiche danzavano intorno alla loro padrona e per un attimo gli parve che Ryouka fosse tornata quella di un tempo. Fra le mani stringeva una lunga spada, a metà fra un bastone magico ed una vera arma. Un dragone di smeraldo circondava il simbolo della luna.

Un gigantesco puma bianco, dalle grandi ali argentee, lo fissava attento. Il suo corpo era adornato da uno stupendo pendaglio con il simbolo della luna e, se non fosse stato per quella brillante gemma smeraldina che gli decorava la fronte, non l’avrebbe riconosciuto. Era il gatto del libro.

Una donna stava al fianco del felino. Una bellissima fanciulla dagli abiti orientali, i lunghi capelli color lavanda, gli straordinari occhi violacei. Anch’ella possedeva uno smeraldo che le adornava la fronte. Lo scrutava piena di sospetto.

Infine, c’era un piccolo draghetto candido che, invece, lo ignorò completamente, andando a posarsi tranquillo sulla spalla della sua padrona, gorgogliando contento. Erano uno strano trio.

Gli occhi di Ryouka ora brillavano di Luce e la stessa gemma che adornava i suoi guardiani risplendeva sulla sua fronte. Era questo il vero potere della Luna.

“Loro sono i guardiani delle mie Moon Cards… Le carte magiche che ho creato applicando tutto ciò che ho imparato nella mia vita.  Queste carte serviranno a proteggere ogni creatura che popola questo mondo e loro aiuteranno il nuovo padrone ad assolvere al suo destino. Il puma bianco è Diamond Sun, la protettrice del Sole. Sarà lei a trovare il nuovo padrone ed a guidarlo verso il difficile cammino che lo attende”. Accarezzò la groppa del felino che strusciò la testa contro la sua veste candida, strappandole un sorriso.

“Questa, invece, è Crystal Moon, la guardiana della Luna. Metterà alla prova il nuovo candidato valutandone le capacità. Ma sono sicura che la persona che ho scelto non mi deluderà. Sarà una persona molto speciale a prendere il mio posto”. Sfiorò il viso della ragazza e questa chinò leggermente il capo, in segno di saluto.

Clow avrebbe voluto fermarla, impedirle di spiegargli il suo piano ma non poteva. Sarebbe stato come accettare il suo destino e lui non ne aveva la forza. Eppure guardando il suo viso sereno, felice, sapeva di non poter fare più nulla. Lei aveva già deciso.

“Infine, questo è il mio piccolo Ryu. Il suo compito è il più importante di tutti. Vero, piccolo mio?” Il draghetto miagolò felice.

“Vieni, Clow. Guarda la mia magia”. Le Moon Cards seguirono la loro padrona all’esterno, nella gelida neve invernale e al suo ordine rivelarono tutta la loro potenza.

Alcune con forma umana, altre con forma di animali mitologici, tutte loro iniziarono a danzare in cielo, tramutando quel grigio paesaggio invernale in uno stupendo giardino d’estate. Mille fiori presero a sbocciare e un profumo dolcissimo li avvolse tutti.

Anche i guardiani si unirono a loro, anche l’ombra misteriosa, ed insieme presero ad intonare un canto di speranza. Petali colorati iniziarono a scendere sui due maghi e Ryouka appoggiò il capo sulla spalla dell’uomo.

“Ti piacciono, Clow?”

“Sì, sono bellissime. Sei stata straordinaria, Ryouka”. Le baciò la fronte e la donna arrossì lievemente.

“Domani sarà luna nuova e potrò liberare i miei poteri. Quei poteri che sarebbero dovuti essere lasciati al mio tenero fratellino ma che, invece, inizieranno a vagabondare finché il prescelto non farà la sua comparsa. E poi potrò riposare”. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal battito del cuore dell’uomo che amava.

“Io non posso perderti, Ryouka”. Un dolore lancinante gli straziava il petto ma non sapeva cosa dire, cosa fare. “Io ti amo”.

Lei aprì gli occhi e gli sorrise, piena d’affetto sincero. “Anch’io, Clow”.

“Non è giusto. Non ora che ho finalmente capito l’importanza del cuore degli uomini!” La implorò.

Un’ombra le offuscò la vista per un istante, simbolo dell’arrivo di una visione. Il suo sorriso mutò ancora, stavolta in una risata argentina. “Anche tu creerai delle carte magiche e prevedo che causeranno non pochi problemi. Ma sai una cosa? Coloro che prenderanno il nostro posto vivranno l’esperienza più straordinaria della loro vita. Ho visto una luce bellissima, amore mio. Una luce che farà avverare tutte le mie speranze. Ma non essere triste. Noi ci rivedremo ancora, Clow. Non in questa vita e non con queste forme ma ci rivedremo. Ed, allora, niente potrà dividerci. Però…”

“Però…”

Gli accarezzò il viso. “La prossima volta cerca di non metterci tanto a capire i tuoi sentimenti, Ok?”

Il mago arrossì, imbarazzato mentre Ryouka accarezzava le sue labbra con le proprie.

“Doveva essere stata una persona straordinaria”. Fu Shaoran ad spezzare il silenzio che li aveva avvolti, liberandosi di quella coperta di tristezza che li aveva sommersi.

Chi più, chi meno, tutti avevano le lacrime agli occhi. Sakura, Tomoyo e persino Nakaru piangevano senza sosta, tanti e tanti fazzoletti stretti nelle loro mani che però erano insufficienti ad arginarle.

Kero e Suppy tiravano rumorosamente su con il naso, cercando di trattenersi mentre Yue si mordeva un labbro. Il maestro non gli aveva mai parlato di Ryouka Lunar e gli faceva rabbia sapere quale dolore egli si era portato dentro fino alla fine.

“Ryouka Lunar morì il giorno dopo. Subito dopo la cerimonia di trasmissione dei poteri”. Gli occhi di Eriol brillavano per le gocce salate che tentava di non versare. “Clow le fu accanto fino alla fine…”

“Ryouka!”

Una sfera di energia smeralda si sollevò verso la volta stellata, l’incredibile luce che fino ad un istante prima aveva avvolto il corpo di Ryouka ora si era dissolta.

Lentamente ella discese verso il suolo, accolta fra le amorevoli braccia di Clow per un ultimo addio. Il demone con l’anima era al loro fianco.

“Ora è tutto finito”. Solo pochi istanti, solo questo le rimaneva.

“Sì” Clow Leed piangeva come non aveva mai fatto nella sua vita.

Con le ultime forze che le erano rimaste Ryouka asciugò quelle stille salate, tentando di infondergli conforto. La morte non è mai il male, mai.

“Non essere triste per me, Clow. Ora vado dalla mia famiglia e aspetterò con ansia il giorno in cui potremo restare sempre insieme. Vivi, vivi per me e sii felice. Non essere triste, Clow”.

Spostò il suo sguardo sulla sua imouto che le prese la mano. “Ti affido le mie carte finché il momento non sarà giunto. Abbine cura”.

“Sì, mélanim”.

Ryouka regalò loro il suo sorriso più bello prima di lasciare per sempre questo mondo. “Arrivederci, amici miei” E così chiuse i suoi occhi verdi, per sempre.

“RYOUKA!”

Un grido lancinante squarciò il cielo. Clow Leed aveva perso il grande amore della sua vita. Le lacrime non smettevano di scorrere sul suo viso mentre l’ombra si era alzata in piedi, il corpo esanime di Ryouka tra le braccia, avvolto dal suo pesante mantello.

“Smettila di piangere, Clow-san. Lei non vorrebbe vederti infrangere la tua promessa”.

L’uomo si voltò verso la ragazza senza volto e la guardò con astio. Quella voce non tradiva la più minima emozione.

“Come puoi essere così indifferente!”

“Non sono indifferente… Ho solo imparato che la morte non è la fine ma solo un nuovo inizio. Tu continuerai a vivere, Clow Leed, e diverrai un grande mago, ricordato negli anni a venire, ricordato per sempre. Vivi come le hai promesso. Io ho un compito da svolgere e non tornerò in questa realtà finché il momento non sarà giunto. Ryouka e le Moon Cards verranno con me”.

Una sottile nebbia aveva iniziato a sollevarsi e presto aveva preso ad avvolgerli entrambi, facendo scomparire tutto ciò che incontrava sul suo cammino.

“Ora dove la porterai?”

“Ryouka mi ha mostrato il luogo dove vuole riposare ed io la condurrò lì. Poi continuerò a viaggiare fino a quando il nuovo padrone non verrà scelto. Non ci incontreremo più, Clow-san. Almeno finché questo tuo corpo di carne e ossa non avrà lasciato questa terra”.

La nebbia divenne sempre più fitta e li avvolse completamente. Quando finalmente iniziò a diradarsi, solo Clow restava in quel giardino oramai abbandonato…

“Questa, amici miei, è la triste storia di Ryouka Lunar”. Concluse la mezza-reincarnazione di Clow. Osservò il grande orologio a pendolo che batteva le due. Erano trascorse ben quattro ore da quando aveva iniziato il suo racconto. Tutti si guardavano smarriti, non sapendo cosa dire. In un certo senso si sentivano molto vicini al grande mago, riuscendone a capire tutto il dolore per la grave perdita subita.

“Non è giusto. Non doveva finire così”. Sakura si strinse tra le braccia del suo Piccolo Lupo, piangendo senza riuscire a fermarsi. Se lei avesse perso Shaoran sarebbe morta di dolore. Le era inconcepibile pensare di poter vivere senza di lui. Come aveva potuto Clow-san farcela in quei lunghi anni della sua vita?

“Clow continuò ad amare Ryouka fino alla fine dei suoi giorni e mai poté trovare qualcuno che reggesse il confronto”.

Yue, che fino ad allora era rimasto in silenzio, portò il suo sguardo freddo sul giovane mago dai capelli neri. “Questo però non ci dice come fermare THE FIRE”.

“Infatti, non possiamo. Solo il nuovo padrone può”.

“Che cosa?!” Ora fu il turno di Kero-chan di intervenire. “Dovremmo lasciargli bruciare l’intera città allora!”

Il ragazzo scosse la testa. “Non ho detto questo, Kero. Possiamo solo cercare di prendere tempo. Il Prescelto o la Prescelta non sarà lontano se il sigillo è stato sciolto. L’unica cosa che mi chiedo è come sia possibile che io non abbia avvertito nessuna grande magia arrivare in questa città. E nemmeno il sigillo spezzarsi. Ho solo sentito la grande energia emanata dalla carta”.

Si guardarono confusi.

“Io credo che la miglior cosa sia dormirci su”. Tomoyo, dai grandi occhi rossi e gonfi, stringeva con forza il suo fazzolettino. “Siamo tutti molto stanchi e scossi e non potremmo fare molto in questo stato. È poi domani c’è scuola”.

“Hai ragione, Tomoyo. Perché non rimanete qui?” Sakura era ancora molto turbata. “Tu hai già avvertito casa, vero amica mia? E poi Touya non tornerà prima di domani mattina”. Questa frase era rivolta perlopiù nei riguardi del suo Shaoran. Comunque, dopo lo spavento che si era presa, suo fratello dove solo provare a essere scortese con il suo ragazzo. Lo avrebbe steso, di sicuro. “Tomoyo e Nakaru possono dormire in camera mia mentre Yue… ehmm… Yukito può prendere la stanza di mio fratello. Shaoran e Eriol possono sistemarsi nella stanza degli ospiti”. Il cinesino non era molto contento dell’idea.

La proposta, tuttavia, fu accolta con gioia: sarebbero rimasti a casa Kinomoto per la notte. Avevano proprio bisogno di un buon sonno ristoratore.

Shaoran provò ad alzarsi ma una nuova fitta gli mozzò il respiro dal petto, facendogli perdere di colpo la forza nelle gambe. Fu solo l’intervento di Yue ad evitare il peggio. Lo afferrò prontamente, portandogli una mano sulle spalle e sostenendolo.

“SHAORAN!”

“Shh, va tutto bene Sakura”. Ma questa sua rassicurazione non convinse nessuno. Il dolore gli si leggeva chiaramente in viso.

“Mostrami la sua stanza, padrona. Ha solo bisogno di riposare”.

La ragazza li condusse nella stanza degli ospiti e in breve ognuno fu sistemato per la notte. Un nuovo lettino aggiunto per Suppy nel cassetto di Kero, un nuovo giaciglio creato con la magia di Eriol per Nakaru e pigiami per tutti grazie all’utilizzo delle carte di Sakura. Yue era tornato Yukito e la buona notte era stata augurata.

Erano trascorse altre due ore e il silenzio che regnava in quella stanza era per lui soffocante più del dolore che imperversava in ogni fibra del suo essere. Shaoran Li osservava preoccupato il suo talismano ricoperto da mille incrinature chiedendosi come avrebbe fatto a proteggere il suo Fiore di Ciliegio in quelle condizioni. Ora era davvero inutile.

“Dovresti cercare di riposare. Fasciarsi la testa prima del tempo non ti sarà d’aiuto”. La voce do Eriol lo raggiunse nell’oscurità e fu sorpreso di trovare il giovane mago ancora sveglio.

“Non riesco a dormire”.

“Lo capisco. È stata una giornata difficile per tutti”.

Il cinese sbuffò a quella sua irritante sicurezza. “Se sei sveglio anche tu, allora ho una buona ragione per essere preoccupato…” Numerosi minuti trascorsero senza dirsi nulla. “Tu… tu credi che abbiamo qualche speranza di riuscire?”

Non avrebbe voluto chiederglielo ma per una volta in vita sua aveva bisogno di sentirsi rassicurato… anche se da quel ragazzino che non faceva altro che torturare i suoi nervi…

“Non lo so, mio giovane discendente. Per una volta nemmeno io posso vedere cosa il futuro ci riserva…”

Quella risposta sembrò placarlo perché Li-kun si voltò dall’altra parte e chiuse gli occhi, esausto.

Tuttavia, il sonno continuava ad eludere Eriol come un ladro. Ogni volta che chiudeva gli occhi, rivedeva il viso di Kaho e non poteva fare a meno di udire le parole che avevano spazzato via ogni sua certezza…

“Eriol-sama”. Come al solito Nakuro lo aveva distolto dalla pace che la lettura gli donava. La vita in Inghilterra procedeva lenta e, alle volte, anche noiosa.

“È arrivata una nuova lettera dal Giappone! È di Tomoyo-chan!”

Era scattato in piedi all’udire quel nome e, quasi senza accorgersene, le aveva strappato la lettera dalla mani. Non capiva perché ma il cuore aveva preso a battergli all’impazzata. Era sempre così quando lei gli scriveva.

Ora era lì, su quella vecchia poltrona a fissare la lettera che aveva tra le mani senza avere il coraggio di aprirla. Che gli stava succedendo?

Una risata soffusa di donna lo sciolse da quella sorta di trans. Kaho lo osservava dalla soglia della porta, una pesante valigia la suo fianco. Perché?

“Kaho…”

“Sono venuta a salutarti, Eriol”. La donna era serena, una nuova pace interiore la animava.

“Dove vai?”

“Credo sia giunto il momento che le nostre strade si dividano…”

“Non è possibile”. La interruppe, non poteva farlo. Non pensava a loro due? A cosa avrebbe provato? “Io ti…”

“Non dirlo, Eriol”. Gli posò due dita sulle labbra. “Sai anche tu che le cose sono cambiate. Sei cresciuto, Eriol.  Ed è giunto il momento che tu cerchi il tuo posto nel mondo. Io sono solo un messaggero di potere ed era logico che mi sentissi attratta dal Clow che era rinato in te”.

“Ma io non sono Clow!” Urlò. Mai come in quel momento quel paragone gli aveva causato tanto dolore.

“È  per questo che devo andare via.  Restare insieme legati solo da un’attrazione magica non è giusto: né per me né per te. Non possiamo permettere che la magia controlli la nostra vita. Qualcosa mi dice che tu sei destinato a qualcuno di molto speciale”.

“Ma, Kaho…” Avrebbe voluto fermarla eppure una parte di sé lo implorava di lasciarla andare, di seguire per una volta la voce del suo cuore…non del cuore di Clow Leed ma di quello di Eriol.

Kaho gli baciò una guancia, guardandolo teneramente, come una madre orgogliosa guarda il proprio bambino. “L’amore non è lontano, Eriol. Spetta a te far luce sui tuoi sentimenti…”

Guarda dentro te stesso… alla voce di Kaho Mizuki si sovrappose quella di Ryouka Lunar. Che lei avesse visto i suoi tormenti? Ma no… no, lei aveva visto il futuro di Clow non il suo.

“Io non sono Clow… Non sono Clow… “ Continuò a ripetere in un sussurro nella notte. In quell’istante scoprì di poter odiare tanto il nome di quell’uomo, di un odio molto profondo.

Morfeo lo avvolse tra le sue spire ma gli parve per un istante di udire una voce chiamarlo dal buio.

Non metterci tanto a capire il tuo cuore, Eriol…

“Tomoyo…”

                                                     Continua…

Note: ho finito anche il terzo capitolo. Avrei voluto arrivare almeno fino al nuovo scontro con la Moon Card, ma poi parlando,anzi, scrivendo della storia tra Ryouka e Clow Leed mi sono appassionata al loro triste amore. Spero che sia venuto bene.

Pulce, credimi ho fatto prima possibile per terminarlo ma comunque mi riservo qualche piccolo cambiamento.

Grazie a tutti per avermi recensito: rossanasmith, LizDreamer, francy91, Tsuzuki88, Anto Chan, Sakura hime, Sae, kari 89, Mozzi84, Elychan e laukurata89, spero di non aver dimenticato nessuno. Non sapete quanto mi faccia piacere che la storia stia riscuotendo un così tanto successo. Almeno posso superare un po’ l’amarezza per la nuova trovata di quei geniacci della Mediaset. Avete saputo che non vogliono trasmettere l’ultimo episodio. Quello che tutti noi stiamo aspettando con così tanta trepidazione da ben 69 puntate? Speriamo che qualcuno provi pietà per noi e ci faccia un miracolo.

Un ultimo ringraziamento a KillKenny: ti piacciono gli sviluppi tra Eriol e Tomoyo? Questo capitolo era anche un omaggio a loro. Ah, imouto vuol dire sorellina. Altra piccola chicca di giapponese.

Recensite e sayonara, alla prossima!

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Capitolo 4
*** La scelta del nuovo padrone ***


Nuova pagina 1

                                                               Capitolo 4

                                          La scelta del nuovo padrone

GRRRRR…GRRRRR…

Come una fiera in gabbia, THE FIRE percorreva il vecchio campo da basket della scuola elementare, schioccando alla luna uno sguardo irato e frustrato. Avevano osato interferire! Quegli sciocchi mocciosi avevano osato interferire con la prova…

Accecato dall’ira, scagliò dalle sue grandi fauci una potente fiammata che in pochi secondi dissolse un gigantesco proiettore. Come si erano permessi!

Finalmente… Finalmente aveva trovato la persona che cercava e gli era stata strappata via…

GRRRRR…

Sentimenti contrastanti si agitavano nel cuore della Moon Card, sentimenti che essa stessa faticava a comprendere…

Pur conoscendo i suoi limiti, pur sapendo che non sarebbe riuscito a batterlo, quel ragazzo aveva lo stesso provato a misurarsi con lui. Aveva dato fondo a tutte le sue energie ma non si era arreso. Se un leone avesse potuto sorridere, in quel modo la smorfia che era comparsa sul muso del felino sarebbe stata interpretata come un sorriso compiaciuto. Quel ragazzo era stato molto coraggioso, i suoi occhi pieni della determinazione che avevano caratterizzato quelli di Ryouka… Magari…

No, impossibile. Accettarlo come nuovo padrone avrebbe voluto dire tradire la memoria della sua creatrice e questo sarebbe stato inammissibile.

Più la confusione della carta cresceva, più il suo potere si manifestava in decine di piccole fiammelle che ora illuminavano l’area circostante. Non sapeva cosa fare.

“Io non credo che scegliere un nuovo padrone vorrebbe dire tradire la memoria di Ryouka, anzi. Dopotutto, prima di andarsene, lei ha scelto di liberare i suoi poteri. Voleva che un giorno qualcuno, che avrebbe amato te e le altre carte più di qualsiasi altra cosa, avesse potuto prendersi cura di voi. La sensei lo aveva previsto”.

Nascosta fra le pieghe del suo pesante mantello, Dara uscì dalle ombre nelle quali si era rifugiata e prese ad avanzare verso la creatura incendiaria che subito scattò in posizione di difesa, pronta a distruggere chiunque avesse osato minacciarla.

GRRRRR…

“Calma, calma. Sono io. Ti ricordi di me, non è vero?” Abbassò il suo cappuccio, rivelando il proprio volto. I lunghi capelli lasciati sciolti alla leggera brezza che si era sollevata, gli occhi acuti e attenti. Si avvicinò alla Moon Card senza alcun timore, senza alcuna paura.

THE FIRE osservò la nuova arrivata per un istante: la magia che emanava era inconfondibile…

Tu.

A differenza delle Sakura Card, tutte le carte magiche create dalla potente Ryouka possedevano la facoltà di parlare anche se non tutte decidevano di farlo. Alcune con suoni veri e reali, altri con emozioni trasmesse telepaticamente, ognuna di loro era stata dotata di una voce propria.

“Sì, io”. Rispose la donna.

Tu ci hai liberati.

Lei rise. “No, non ne avrei mai avuto il potere. Non è nel mio destino. Dovevo solo portarvi al cospetto del Giovane Lupo”. Sollevò le mani, scrollando le spalle. “Tutto il resto sarebbe dipeso da lui. Gli ho solo dato qualche spintarella nella giusta direzione”.

Quindi è lui il nuovo padrone…

“Mah. Forse sì, forse no”. Continuò vaga.

RISPONDIMI! Una palla di fuoco tentò di colpire la giovane ammantata di nero ma questa fu veloce ad evitarla.

“Hey! Non ti alterare. Guarda cosa combini se ti agiti!” Indicò il disastro che la carta aveva causato. Una nuova voragine era stata aperta in quello che una volta era un campo da basket.  “In lui la magia della Luna è forte, più che in chiunque altro. Gli scorre nelle vene come un torrente in piena ma non ne è ancora cosciente. Non sa come usare i suoi poteri. È per questo che dovrai metterlo alla prova ancora una volta per capire se sarà in grado di controllarli. Solo allora avremo la certezza che sia lui il candidato adatto a superare il Giudizio Finale e ad evitare la catastrofe”.

Pesanti minuti di silenzio calarono su di loro.

Sì. Non possiamo permetterci di sbagliare. Se non fosse il candidato adatto potrebbe...”

“Già”.

Diamond Sun è già al suo fianco?

Dara si mordicchiò un labbro un po’ a disagio. “In realtà, lui non sa di essere il candidato prescelto. Voglio dire: non ha nemmeno ricevuto la Chiave del Sigillo. È pressappoco all’oscuro di tutto”. Si grattò una guancia distrattamente, quasi un po’ in colpa… Ma solo un po’. “Sì, insomma, sono convinta che la mezza-reincarnazione di Clow abbia parlato loro di voi ma non credo che siano molto vicini alla verità”. Sghignazzò in un modo totalmente, ma totalmente falso.

Cosa?! Clow Leed è qui?

“Non proprio”. Chiuse gli occhi, inviando alla carta tutto ciò che sapeva sui suoi nuovi amici, tutte le informazioni che aveva raccolto in merito alle loro avventure durante la cattura delle Clow Cards e alle prove messe in atto da Eriol.

Capisco. Questo ci creerà dei problemi?

“No”. Sorrise alla carta in una maniera quasi inquietante. “Non credo che se ne sia accorto, ma non c’è rimasto ancora molto di Clow Leed in quel ragazzo. Vero, ha i suoi poteri… Ma mi chiedo per quanto riuscirà a conservarne le memorie…”

Quell’espressione così sicura disturbò in qualche modo la Moon Card. A causa dell’aspetto umano che aveva adottato era facile essere tratti in inganno. Era facile dimenticare che quella donna era uno dei demoni più potenti di tutto il Makai. Il più spietato prima del suo incontro con Ryouka.

THE FIRE tornò a fissare la luna, annusando l’aria circostante alla ricerca di qualcosa.

La sua energia è diminuita molto. Nelle sue condizioni attuali non riuscirà mai a superare la prova.

“È, forse, apprensione quella che sento nella tua voce?” Gli chiese.

Non dire sciocchezze. Non accetterò mai come padrone un debole. Non importa che sia stato scelto dalla stessa Ryouka. Il titolo di padrone delle Moon Cards dovrà guadagnarselo.

“Sono sicura che non deluderà le tue attese”.

E tu come fai ad esserne così certa? Quella sua presunzione nel conoscere tutto lo stava davvero irritando.

“Metti in pericolo il suo Fiore di Ciliegio. Fagli credere di poterla perdere e vedrai di cosa sarà capace…” I suoi occhi gelidi rivelarono tutta la natura oscura del suo passato.

Dara nascose di nuovo il suo viso sotto il pesante cappuccio e si dileguò nella notte, senza proferire altro. Lasciando THE FIRE, solo, a riflettere su quelle parole.

                                         

                                                   ******

Un tenue raggio di sole gli accarezzò il viso, svegliandolo dolcemente. Gli uccelli cinguettavano allegri mentre svolazzavano su di lui nella frizzante aria di primavera. Sembrava il paradiso.

“Dove sono?” Si stropicciò gli occhi, tentando di mettere a fuoco il paesaggio circostante ma tutto gli era estraneo eppure, in qualche lontano ricordo del suo cuore, familiare. Quel giardino, così verde e rigoglioso, era parte di lui.

Un lieve fruscio di foglie… una risata serena… un dolce profumo di petali di ciliegio…

Era seduto lì, con la schiena appoggiata ad un gigantesco albero di ciliegio mentre un vento gentile fungeva da balsamo per le sue ferite. Nel pugno, il suo talismano distrutto.

“Finalmente ti sei svegliato”. Non era solo in quell’Eden. Qualcun altro era seduto dietro di lui, dall’altra parte dell’albero. Qualcuno che lo stava aspettando.

“Ah”. Avrebbe voluto alzarsi e scoprire che fosse ma non ne aveva la forza. Era troppo stanco.

“Ti fa molto male?”

“Sì”. Non riusciva a mentire a quella voce gentile. “Ma ho avuto di peggio”. Poté immaginare il viso della donna annuire. Non sapeva come ma qualcosa dentro di lui gli diceva che la persona con cui stava conversando era una donna… Una donna gentile… Una donna dai lunghi capelli neri…

“Lo so. Gli allenamenti del Clan Li possono essere paragonati all’Inferno”. La sua interlocutrice pareva conoscere bene la sua famiglia e questo lo sorprese. Prima che potesse chiedere altro, ella continuò. “THE FIRE è stato molto duro con te. Mi spiace che ti abbia causato tanto dolore”.

“Dovevo proteggere Sakura”. Era solo questa la sua motivazione. Solo questo che lo spingeva ad andare avanti.

“Non è con la forza che riuscirai a calmare il suo dolore. Devi cercare dentro di te la luce della verità. La luce che ti permetterà di rischiarare le tenebre. Il potere della Luna è più forte di quanto credi”.

“Ma come posso? I miei poteri ora sono del tutto inutili!” Strinse con forza il suo monile infranto, chiudendo gli occhi in un’espressione di rabbia.

Una mano calda gli carezzò una guancia. Shaoran avvertì dentro di sé un’infinita sensazione di benessere. Spalancò i suoi occhi dorati per vedere un sorriso gentile essergli rivolto da quella sconosciuta. La donna ora era chinata al suo fianco e, con l’altra mano, stava tracciando le sue ferite, rimarginandole immediatamente.

Il sole lo accecava, gli impediva di vedere chi si stava così amorevolmente prendendo cura di lui ma era certo che quel sorriso non lo avrebbe mai dimenticato.

“Abbi fede. Le risposte che cerchi sono qui”. Spostò la sua mano proprio su quel suo cuore pulsante. “Dentro di te. Hai solo bisogno della chiave giusta per accorgertene”.

E, mentre quella luce diventava sempre più forte, Shaoran sentì una nuova speranza nascere in lui.

“Ma cosa?” Si svegliò di colpo. Le finestre erano ancora chiuse ma le prime luci dell’alba gli fecero capire che era ora di alzarsi. Gli ci vollero qualche minuto per capire dove si trovasse… qualche minuto prima che la dura realtà della sera precedente lo colpisse in pieno.

La camera era vuota. Il letto di fianco al suo perfettamente rifatto. Eriol doveva essersi alzato da un bel po’ e, dalle voci che sentiva provenire da oltre la porta lasciata leggermente socchiusa, probabilmente era sceso giù a fare colazione.

Su una sedia erano stati lasciati i suoi abiti, quelli che aveva dato a Tomoyo prima di cambiarsi nel suo costume da battaglia.

Si alzò senza alcuna fatica per prenderli quando le sue mani si bloccarono di colpo. Si portò una mano al petto, sbottonando la camicia del suo pigiama e con sua grande sorpresa scoprì che le sue ferite erano scomparse. Non ve ne era alcuna traccia. Che questo avesse a che fare con il suo sogno?

Sistemò la stanza e spalancò la finestra. Un freddo pungente lo colse. Una fitta nebbia copriva come un manto il paesaggio circostante ed era certo che il tempo quel giorno non sarebbe per niente migliorato.

Sospirò. Si sentiva ancora molto debole anche se le ferite erano state rimarginate. Ma non voleva preoccuparla. La sua tristezza era tornata a farsi sentire con più forza.

Decise di scendere a fare colazione quando…

“AHHH!” Una pallottola nera passò a pochi centimetri dal suo capo.

“Dolci! Dolci!”Urlò tale pallottola.

“Hey, Spiccino! Prova questi biscotti!”

“Dolci!”

“Kero-chan! Lascia in pace Suppy-chan!”

“Dolciiii!!!”

“Eriol! Bloccalo!”

“Eriol-sama è impegnato ora, Sakura-chan! Sta sbavando dietro Tomoyo-sama!”

“Ruby!”

Che baraonda! La cucina era praticamente una zona disastrata. Farina, latte e uova coprivano le pareti come residui bellici di quella che doveva essere stata una battaglia con il cibo. Uno spreco. Spinel continuava a volare in circolo soprale loro teste mentre Nakaru tifava quasi fosse una cheerleader.

Kero non perdeva occasione per ficcare qualche nuova mostruosa golosità nella bocca del peluche numero 2, Sakura che tentava in vano di fermarli. Tomoyo, come al solito, riprendeva tutto. Yuki era troppo impegnato con la colazione per pensare ad altro ed Eriol… Ma guarda come Eriol stava studiando Tomoyo… Vuoi vedere che quell’inglese della malora…

“Hmm, Hmm”. Tossicchiò tentando di attirare la loro attenzione. Niente. Provò di nuovo ma il caos continuava. “’Giorno”. Lo ignoravano.

“HO DETTO BUONGIORNO!” Urlò.

La scena si bloccò di colpo, l’attenzione di tutti su di lui.

“Buongiorno” gli risposero in coro. Con uno schiocco di dita, l’inglesino sistemò tutto con un incantesimo cosicché i ragazzi si accomodarono pronti a fare colazione.

Sakura si sedette accanto a lui, prendendogli una mano tra le sue. Era ancora molto turbata.

Shaoran le sorrise come meglio poté. “Sto bene Sakura-chan. È passato tutto”.

Ma lei non demorse. “Non è vero! Quella ferita…”

“Sto bene”.

“Non c’è bisogno di mentire, mio giovane discendente”.

“Non sto mentendo”. O, almeno, non del tutto. “È solo che questa notte ho fatto un sogno strano…”

Iniziò a raccontare loro del suo sogno, i loro occhi che si spalancavano per la sorpresa, in fondo anche per lui le sue stesse parole non avevano molto senso.

“E quando mi sono svegliato la mia ferita, non c’era più”.

“Strano”. Eriol si pulì gli occhiali, pensieroso. “Una strana, strana faccenda”.

Shaoran estrasse il suo talismano infranto dalla tasca e lo posò davanti a lui. Sapeva che era sciocco anche il solo pensarlo ma aveva bisogno di chiederlo. “Tu pensi che sia possibile ripararlo, Eriol?”

Ora l’attenzione si spostò proprio sul mago dai capelli neri.

“Non lo so, Li-kun”. Studiò l’oggetto con cura. “Credo, credo che il danno abbia intaccato irrimediabilmente la sua magia”.

Shaoran strinse le palpebre per un attimo. Un altro dolore per il suo povero cuore.

“Beh, cinesino. Sembra proprio che il tuo giocattolino sia bello che andato!” Farfugliò il peluche giallo con la bocca ancora piena. Sakura fu tentata di afferrarlo per la gola e strozzarlo ma il silenzio del suo Piccolo Lupo la impauriva.

Il suo ragazzo teneva il capo chino. Sembrava che tutto gli scivolasse addosso.

“Io non capisco: cosa ho detto di male?” Suppy non capiva se Kero si fingeva stupido o e lo fosse davvero. “Se non è riuscito a fare un granché con le carte del Maestro, con la sua spada rotta non ci sarà molto d’aiuto con le Moon Card!” No, era decisamente stupido.

“Sta zitto, Kero. Io non ce l’avrei mai fatta senza Shaoran a catturare tutte le carte!”

“Non dire sciocchezze, Sakura! Tutti…”

Per un istante gli occhi di Yuki furono attraversati da un’onda azzurra, notando il dolore negli smeraldi della piccola Kinimoto.

“Ti consiglio di tacere, palla di pelo”. Yue.

A quelle parole la stanza sprofondò in un silenzio imbarazzato di cui il cinese si sentiva la causa.

Non volevano ferirlo ammettendo la verità eppure con le loro azioni il risultato ottenuto faceva ancora più male. I secondi diventarono ore e le ore minuti finché tutto divenne immobile.

Un rumore di chiavi. Una porta che si aprì. Una voce familiare.

“Hey, c’è nessuno?”

“TOUYA!!!”

Nakaru si fiondò sulla porta, travolgendo tutto quello che incontrava sul suo passaggio. Saltò tra le braccia del Kinomoto più anziano e lo strinse in un abbraccio stritolatore.

“AHHHH!”

“Touya, tesoro.”

“CHE CAVOLO CI FAI QUI NAKARU?”

“Non sei felice di rivedermi, Touya?”

Una serie infinita di imprecazioni si udirono avvicinarsi alla cucina mentre il giovane tentava di camminare nonostante la stretta impossibile della guardiana.

“Salve Touya-kun”. Salutarono cortesi Eriol e Suppy.

“PERCHé DIAVOLO SIETE TUTTI QUI?!”. In realtà, il cervello del ragazzo doveva ancora registrare la presenza del gruppo d’oltreoceano. Il suo pensiero fisso era: IL CINESE ERA RIMASTO A CASA SUA CON SAKURA… SOLI!

Diciamo che per una volta la presenza di Nakaru si rivelò più utile del previsto nello sventare un omicidio.

Quando Touya fu un po’ più calmo, tentarono di spiegargli la situazione. Non la prese molto bene.

Continuava a fare su e giù per il salotto; Yukito che tentava di tranquillizzarlo e la mora di baciarlo. Che pasticcio!

“Quindi fatemi capire: 1. C’è un altro pazzo in giro che ha creato delle Carte Magiche; 2. Queste carte ora sono chissà dove a fare guai; 3. Ieri sera siete stati attaccati, ve le hanno suonate di santa ragione e non avete la più pallida idea di come fermarle. Giusto?” Tuonò.

“Esattamente”. Se non si decideva a far sparire quel sorrisetto dalle sue labbra, gliele avrebbe suonate di santa ragione! Mezzo- padre o no!

“E tu come fai a restare così calmo?”

“Arrabbiarsi fa solo perdere lucidità”. Gli spiegò.

Touya si passò una mano sul viso, frustrato. Sospirò a lungo e profondamente. “Ma voi state bene?”

I ragazzi annuirono. Ma ad un fratello così protettivo, non sfuggì il rossore negli occhi della sua imouto.

“Sakura?”

“Sto bene. Ci ha pensato Shaoran a difendermi. È rimasto ferito per colpa mia”. Nuove lacrime iniziarono a rigarle il viso ma lei le asciugò subito. “Non temere, sono solo un po’ scossa”. Tentò di rassicurarlo.

Ah, già. Il cinese. Per tutto il tempo non gli aveva rivolto nemmeno un insulto. Chissà che aveva. MA CHE DIAVOLO ANDAVA A PENSARE! QUELL’IDIOTA AVEVA FATTO PIANGERE SUA SORELLA!

Sapeva che era una reazione completamente fuori luogo ma questo non lo fermò. Afferrò il ragazzo per il bavero della camicia e lo guardò negli occhi.

“Piccola pulce! Che cosa le hai fatto?” Sbraitò.

“Touya!” Sakura gli afferrò il braccio ma il fratello non mollava la presa.

“Lasciami, Touya”. Ribatté calmo. “Tu non sai cosa è successo”.

“Perché tu si? Quale uomo fa piangere una donna!”

“Ho detto di lasciarmi”

Quella sua calma lo faceva infuriare ancora di più.  “Da quanto ti ha incontrato mia sorella, non ha fatto altro che essere infelice! Piccolo e debole Gaki!”.

Sakura infelice? Quelle parole lo uccisero dentro. L’aveva resa infelice. Ma, allora, perché non ne era sorpreso? Sapeva che sarebbe successo… Era un fallito… Un fallito…

La risposta di Li gli gelò il sangue. Aveva iniziato a ridere. Una risata cupa e gelida. Eriol e Tomoyo, Nakaru e Yuki, persino le due bestie sacre ne furono stupiti.

“Hai ragione, Touya. Ha proprio ragione, Touya”. Shaoran gli afferrò i polsi e si liberò da quella presa senza alcuno sforzo. “Sono debole e non faccio altro che essere d’intralcio”.

Il ragazzo più grande rimase di stucco.

Il Piccolo Lupo non sollevò mai lo sguardo. S’inchinò in cenno di saluto e andò via senza proferire parola. Nessuno sapeva cosa dire.

“Shaoran!”

Lo aveva raggiunto appena in tempo. L’aria in strada era pesante come un macigno o, forse, quel peso era semplicemente dentro di lei. Gli afferrò il braccio per trattenerlo ma Shaoran non si voltò mai a guardarla.

“Ti prego, Shaoran. Lo so che mio fratello è un idiota ma non te ne andare!” Stava piangendo ma non le importava.

Il giovane tentò di farsi forza. Se si fosse voltato, se avesse visto quegli occhi non avrebbe mai potuto lasciarla andare.

“Lasciami, Sakura”. La sua voce era vuota.

“Ma, Shaoran…”

“Lasciami andare, per piacere. Non capisci che devo andarmene?”

“Perché fai così!” Era disperata.

“Perché tuo fratello ha ragione. Non faccio altro che renderti infelice! Sono un debole!”.

“Non è vero!” Si aggrappò alla sua schiena, tentando di fermarlo, tentando di fargli capire i suoi sentimenti. “Non è vero!” Le lacrime non volevano saperne di fermarsi.

“Io non ti merito”. Con estrema dolcezza si liberò da quell’abbraccio e si allontanò da lei senza mai voltarsi. Poteva sentire il suo cuore rompersi pezzo dopo pezzo.

Sakura cadde in ginocchio, la vista annebbiata da tutte le lacrime che le inondavano il viso. Non poteva finire così.

“SHAORAN!” Urlò ma lui era già lontano.

 

                                                       ******

Un piatto s’infranse sul pavimento lucido. Era successo qualcosa.

“Dara, che succede?” Non era da lei essere così distratta. Chris non aveva mai visto la sua amica in quello stato. Stava apparecchiando il tavolo per la loro colazione quando aveva sentito quel rumore. Che stava succedendo? C’entrava il ragazzo?

Ma la mora non rispose. Afferrò una busta con le brioche e la sua giacca scura. Aveva bisogno di lei.

Uscì dal negozio senza dire niente ma la donna bionda non si fece domande. Aveva imparato da tempo che per tutto quello che faceva, Dara aveva in mente un piano ben preciso.

                                                         ******

 

Aveva camminato a lungo, con il cuore gonfio e gli occhi che gli pungevano… senza una meta precisa, senza avere un posto dove dirigersi, semplicemente aveva continuato a camminare.

Grandi nuvole grigie si rincorrevano nel cielo e sembrava che l’inverno avesse d’improvviso ripreso il sopravvento su quel giorno di fine marzo.

Tanto meglio, quel tempo cupo rispecchiava appieno come si sentiva dentro. Il viso afflitto di Sakura era stato una pugnalata per Li… Ma non era stata la cosa peggiore.

Le parole di Touya continuavano a martellargli il cuore come un trapano. Non era stato in grado di proteggere Sakura. La sua presenza a Tomoeda era del tutto inutile. Per lei, era solo un peso. Accettare quella verità avrebbe potuto fargli trovare un po’ di serenità ma era impossibile farlo. Non poteva.

Così aveva scelto di starsene seduto lì, su una solitaria altalena nel Parco dei Pinguini. Non aveva il coraggio di tornare al suo appartamento vuoto.

L’aria sì era fatta ancora più gelida, facendolo rabbrividire nella sua leggera camicia di cotone, ma nemmeno quello era servito a scuoterlo. Rimaneva sprofondato su quello scomodo pezzo di legno, immobile.

“Non dovresti essere a scuola?” Quella voce lo sorprese. Sentì una calda giacca di pelle posarsi sulle sue spalle e si strinse in essa. Gli erano arrivati alle spalle e non se ne era nemmeno accorto.

Alzò il viso candido e si ritrovò davanti il volto allegro di Dara. Aveva fra le mani una busta piena di brioche calde.

Chinò nuovamente lo sguardo. Non aveva voglia di vedere nessuno.

“Ho capito non ti andava”. La donna si sedette sull’altalena di fianco alla sua, osservandolo attentamente, quando d’un tratto gli prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo.“Santo cielo, quanto sei pallido!”

Aveva ragione: doveva avere un aspetto orrendo quella mattina.

“Su prendi”. Gli offrì una brioche fumante. “Manda giù. Vedrai che dopo ti sentirai subito meglio”.

Scosse il capo in senso di diniego. “Non ho fame”.

“Sciocchezze!” Quasi a darle ragione, lo stomaco del ragazzo prese a brontolare. In effetti, quel cornetto aveva un’aria davvero invitante. La mora sogghignò vedendolo addentare affamato la brioche. Quel ragazzo la metteva sempre di buon umore.

In pochi minuti Li spazzolò via la sua colazione, accettando un po’ a disagio anche un bis.

“Allora? Ti senti meglio? Rimuginare a stomaco vuoto, fa passare per la mente solo brutti pensieri”. Dara iniziò a dondolarsi lenta. Stava aspettando che fosse il suo giovane amico a fare la prima mossa.

Shaoran si strinse ancora di più in quella calda giacca. Per molto tempo non disse nulla.

“Cosa c’è? Hai litigato con la tua ragazza?” Provò ad indovinare.

Il Piccolo Lupo scosse la testa.

Allora, avvertì un qualcosa di strana. Fu come se quella donna riuscisse a trapassargli l’anima solo utilizzando i suoi occhi attenti. Non aveva mai avvertito niente di simile.

“Qualcuno ti ha detto qualcosa di spiacevole?”

La postura del cinese s’irrigidì di colpo e Dara capì di aver colto nel segno.

“Vuoi parlarne? Magari potrei aiutarti”.

Il silenzio scese nuovamente tra loro. Proprio quando la padrona della libreria era sul punto di disperare, con una voce lieve e triste Shaoran iniziò il suo racconto. Non capiva bene perché, ma quella ragazza gli comunicava una piacevole sensazione, quasi simile a quella che provava stando con Sakura.

“Da quando sono tornato in Giappone”. Esordì. “Ho come l’impressione di essere, non lo so, sbagliato”.

“Sbagliato? Che vuol dire?” Smise di dondolarsi e ora lo fissava confusa.

“Sbagliato.” Gli occhi del cattura-carte si persero nel vuoto. “Come se tutti stessero cambiando, migliorando, diventando più forti mentre io resto sempre lo stesso. Li vedo allontanarsi da me, ma le loro schiene sono troppo lontane perché le possa raggiungere.”. Allungò una mano quasi a voler afferrare qualcosa d’invisibile. “Così, alla fine, rimango indietro… solo… solo e debole”.

All’improvviso, Dara scoppiò in una fragorosa risata, fecendolo rimanere di stucco… Lui era infelice e lei rideva. Ma che tipo era?!

La donna dovette capire questo suo pensiero perché subito si affrettò a chiarire. “Scusa, scusa. Non volevo offenderti. È solo che questo deve essere un complesso maschile”.

“Che cosa?” Scattò.

Lei si fece seria e pensierosa, come Shaoran non l’aveva mai vista. “La paura di essere deboli. Tu dici di esserlo ma mi chiedo se conosci davvero il significato dell’essere forti”.

“Non ti capisco”. Quelle sue parole sembravano un enigma.

“Voglio raccontarti una storia”. Non avrebbe potuto dirle di no. Poteva solo ascoltarla, quasi rapito.

“Vedi, io non ho mai conosciuto i miei genitori e per molto tempo sono stata sola. All’inizio questo mi feriva ma poi, non lo so, finii con l’accettare che per me non ci sarebbe mai stato nessuno. Anzi. Arrivai a credere che se fossi diventata forte sarei anche stata immune alla solitudine. È stupido, vero?” Dara abbozzò quasi un sorriso. “Mi allontanavo dagli altri e stavo sempre per conto mio. Consideravo l’amicizia la più grande fra le debolezze. Quindi, per me, se non ne avessi mai provato per nessuno, niente avrebbe potuto farmi del male. Me ne convinsi a tal punto da arrivare a sentirmi invincibile”. Strinse con più forza le catene che tenevano sospesa l’altalena.

“Poi un giorno accade una cosa che non avevo previsto… Senza che avessi la possibilità di dire niente al riguardo, lei decise di adottarmi. A vederla, quella donna non sembrava, come dici tu, forte ma a conoscerla meglio riusciva a trasmettere una carica che non avevo mai visto. All’inizio, pensai che se fossi riuscita a spaventarla mi avrebbe lasciata in pace ma lei non si decideva a mollare. Anzi… fui io quella a cedere. Dovetti ammettere che fosse molto più forte di quello che dava a vedere. Quando poi si ammalò, non se ne lamentò mai. Tutt’altro. Continuò a vivere la sua vita fino in fondo, non lasciando che niente la distraesse dai suoi obiettivi. Fu così che capii…”

Aveva ripreso a dondolarsi lasciandosi cullare da quei ricordi, che erano allo stesso tempo dolci e amari.

“Cosa?”

“Che la vera forza è quella che ti nasce dal cuore. Se credi davvero in qualcosa, se sei sicuro di essere nel giusto, se pensi di fare del tuo meglio, allora, niente ti sarà impossibile. Avrai trovato la chiave per compiere le imprese più grandi”.

Il giovane Li non seppe cosa rispondere a quelle parole.

Anche stavolta Dara capì. “Non devi arrovellarti il cervello subito. Se avrai pazienza, saranno le risposte che cerchi a trovarti. La verità non è mai troppo lontana”.

Si alzò e raccolse la sua busta di delizie. Si era davvero fatto tardi.

“Io ora devo andare. Ho delle cose da sbrigare in negozio. Però, se sentirai ancora bisogno di parlare con qualcuno, non farti problemi. Ti ascolterò volentieri”.

Quel suo sorriso così chiaro e coinvolgente gli rischiarò un po’ il cuore. “Grazie”.

Dara gli fece l’occhiolino. “No problem. Però ti conviene andare a casa. Sono sicura che fra poco inizierà a piovere… Anche se stanotte brillerà la luna piena…”

La luna? Che voleva dire?

Una nuova ventata di aria gelida gli fece venire la pelle d’oca. Non si era accorto di quanto le temperature fossero scese. Iniziò a togliersi la giacca ma la ragazza lo fermò con un gesto della mano. “Lascia stare. Tanto io sono arrivata. Tu, invece, ti prenderai un bel raffreddore se non stai attento”. Lo rimproverò bonariamente. “E mi raccomando. Parla con Sakura. Sono sicura che sia molto in pena per te”.

“C-come f-fai a d-dirlo?” Dannata la sua timidezza. La mora ne rise.

“Guarda che si vede lontano un miglio! Non si può dire mica che non date nell’occhio!”

Il cinese arrossì ancora di più e la donna lo trovò incredibilmente comico.

Alzatosi, Li fece un lieve inchino in cenno di saluto e Dara contraccambiò.

“Ci si vede, Shaoran”.

“Ciao, Dara”.

La salutò ancora, prima di iniziare a correre verso casa. Lei rimase a fissarlo per un po’, una tenue ombra di tristezza che le offuscava gli occhi di cielo.

“Cielo, quanto ti somiglia Ryouka. Avete addirittura gli stessi complessi”. Sbuffò prima di tornare al suo lavoro.

                                                             ******

“Amanuma”.

“Presente”.

“Arima”.

“Presente”.

“Daidoji”.

“Presente”.

La voce controllata del professore aveva preso a recitare l’appello. Come ogni mattina al suono del proprio nome, uno per volta i suoi compagni classe alzavano la mano ma quel giorno uno di loro non l’avrebbe fatto.

Sakura fissava distrattamente il banco del suo adorato Shaoran. Non era venuto a scuola. Dopo il litigio con suo fratello era fuggito via senza che avesse avuto la possibilità di parlargli e spiegarsi… Si sentiva il cuore pesante.

Il suo volto era stato così triste… Impaurito, quasi disperato, continuava a rimuginare e le faceva male non essersi accorta prima di quanto il suo ragazzo stesse soffrendo. Era stata cieca.

“Kinomoto”.

“…”

“Kinomoto”.

“Sakura”. Tomoyo le solleticò gentilmente un fianco per farla tornare in sé. Non si era accorta che il professore aveva chiamato il suo nome.

“Ah, presente!” Quasi urlò. I suoi compagni risero a vederla così imbarazzata e l’insegnante sospirò un po’ spazientito. Ma non poteva farci niente. La sua mente era mille miglia altrove.

“Li”.

Nessuna risposta.

“Li”

“…”

“Qualcuno sa cosa sia successo a Li?” Chiese il signor Uzumaki. Gli sguardi di tutti erano concentrati su Sakura che chinò il viso imbarazzato. Era un fatto eccezionale vedere la giovane Kinomoto senza il suo ragazzo e, visto che quella mattina sembrava particolarmente triste, mille ipotesi erano fatte al riguardo.

“È ammalato. Ha un brutto raffreddore”. Per fortuna Tomoyo aveva pensato a tutto. Con l’aiuto del mago inglese, era anche riuscita chiamare la scuola utilizzando la voce contraffatta del loro amico, avvisando della sua assenza in modo da non destare sospetti.

“Beh, spero che si rimetta presto. Proseguiamo: Ozora ”.

“Presente”.

“Tsukino”.

L'elenco continuò, il suo sguardo che tornava sul posto vuoto dietro al suo.

Non appena Shaoran aveva varcato la soglia di casa sua, pregandola di non seguirlo, la cattura-carte si era scagliata contro Touya. Come aveva potuto dirgli quelle cattiverie! Poteva anche tollerare la stupida gelosia di suo fratello ma questa volta aveva davvero oltrepassato il segno. Aveva ferito la persona che più amava al mondo e questo non poteva perdonarglielo.

Tomoyo aveva pressoché dovuto trascinarla con la forza in camera sua, tentando in ogni modo di staccarla da Touya prima che potesse fare qualcosa di cui si sarebbe pentita. Eriol le aveva seguite senza proferire parola.

Dal piano di sotto, aveva udito distintamente le voci di Nakaru e Yuki rimproverare aspramente suo fratello ed, ad un certo punto, le era parso di percepire persino il tono freddo e controllato di Yue.

Non sapeva per quanto tempo era rimasta sul suo letto a piangere, il suo orsetto nero stretto in un abbraccio disperato, forse si era persino addormentata sfinita ad un certo punto. Alla fine, Tomoyo l’aveva abbracciata e aveva cercato di consolarla. L’aveva aiutata a prepararsi per la scuola, rassicurandola che tutto sarebbe finito bene.

Eriol aveva annuito, convinto. Shaoran aveva solo bisogno di stare un po’ da solo. Non ce l’aveva colei. Era solamente scosso per ciò che era accaduto quella sera. Presto avrebbero fatto pace.

Quando era scesa al piano di sotto, Touya si era scusato per le sue azioni, guardato a vista da Ruby e Yue. I due dovevano sicuramente averlo minacciato per farlo apparire così abbattuto e pentito.

Sakura si era limitata ad un breve cenno prima di sparire oltre la soglia senza nemmeno salutare…

“Bene. Oggi, ho una bella notizia da darvi”. Gli studenti si guardarono curiosi. “Avete un nuovo compagno di classe. Vieni avanti”.

Dalla porta scorrevole fece capolino una familiare chioma d’ebano.

“Ho il piacere di presentarvi: Eriol Hirigagizawa.”

Yamazaki e i vecchi compagni della scuola elementare di Tomoeda furono molto felici del ritorno del loro amico. Uno scrosciante applauso investì l’aula e il mago inglese ne fu molto felice. Sorrise a tutti. Tanti piccoli sospiri furono uditi provenire al suo passaggio dalle nuove compagne di classe. Questo Hirigagizawa era proprio un bel bocconcino. Se proprio Li era off-limits, ora avevano qualcun altro su cui concentrare le loro attenzioni.

La prima ad accorgersene fu proprio Tomoyo che provò una fitta di gelosia. Non avrebbe permesso a nessuno di mettere le sue sporche zampacce su Eriol-kun.

A quel pensiero arrossì di colpo. Ma che andava a pensare? Tuttavia le parole di Nakaru l’avevano colpita… Molto a fondo…

Eriol stava ridendo alla scena di Kero che cercava di far mangiare delle fette biscottate piene di nutella a Suppy. La bestiolina nera tentava di sfuggirgli ma il peluche giallo lo aveva messo alle strette con un’ottima mossa di wrestling.

Stavano preparando la colazione a casa Kinomoto e il morale della truppa si stava progressivamente sollevando. Non si era accorta di quando ma aveva smesso di filmare Sakura per concentrare la sua attenzione sul ragazzo dai capelli corvino.

“Non vedevo ridere così Eriol-sama da molto tempo”. Nakaru le era comparsa di fianco in un batter d’occhio.

 “Cosa?”

“Già, almeno da quando Mizuki-san se ne è andata”. La ragazza dai capelli castani aveva addentato un bel biscotto alla marmellata.

“Eriol e Mizuki-sensei si sono lasciati?”Questa notizia l’aveva totalmente spiazzata, ma da qualche parte nel suo cuore provò quasi piacere a saperlo. Si rimproverò da sola. Era una persona davvero orribile.

“Hmm hmm”. Nakaru si colpì il petto tentando di non strozzarsi con il cibo.

“Povero Eriol”.

“Già. Ma Eriol non l’ha presa troppo male. Era solo una questione di tempo. Il suo cuore appartiene da molto tempo a qualcun altro. Mizuki-san lo aveva capito da tanto”.

“Qualcun altro?” Chi era questa donna senza volto che inconsciamente le aveva conficcato un pugnale nel petto?

La custode della Luna la guardò di sottecchi. Quella ragazza non poteva nasconderle niente. Era chiaro come il sole che nutriva dei sentimenti per Eriol.

“Tu non ne sai niente, vero Tomoyo-sama?”

Se non fosse stata così imbarazzata, avrebbe certamente notato lo strano appellativo con cui Nakaru l’aveva chiamata.

“Accomodati dietro a Daidoji, Eriol”.

Il ragazzo andò al suo posto regalando a Tomoyo il suo sorriso più bello.

 

                                                              ******

Enormi goccioloni avevano preso a scendere dal cielo. Si era coperto il capo con il pesante cappuccio di quella giacca un po’ troppo grande per lui ed ora non vedeva l’ora di tornare a casa. Aveva seguito il consiglio di Dara; tuttavia, il mal tempo lo aveva colto in contro piede. Che sfortuna.

Le strade di Tomoeda erano deserte. Tutti sembravano scomparsi: chi in un ufficio, che in una classe, le madri troppo affaccendate con le loro commissioni. Solo lui vagava senza uno scopo.

La misteriosa donna del sogno aveva guarito le ferite del suo corpo e parlare con la proprietaria del Midnight’s Moon aveva attenuto un po’ dei suoi dubbi, però, quello strano senso di spossatezza che lo attanagliava non si decideva a lasciarlo in pace. La sua magia era ancora troppo debole… Debole.

BAU BAU BAU

L’abbaiare di due cani lo scosse. Da un grande cancello poté vedere due grossi mastini ringhiare con furia ad un albero molto alto. Che strano. Non riusciva a vedere niente di insolito. Decise di lasciar perdere. Infondo, non erano affari che lo riguardavano. Riprese a camminare quando…

MIAO

Quel lieve miagolare  attirò la sua attenzione. Una piccola macchia bianca faceva capolino fra le pesanti foglie bagnate, cercando disperatamente di restare aggrappata al ramo malfermo. Uno dei due cani colpì furiosamente il tronco con una testata decisa, scuotendo la pianta. L’equilibrio del povero gattino si fece ancora più precario. Era spaventato a morte.

L’animale aprì i suoi strani occhi color lavanda e Shaoran se ne sentì improvvisamente attratto. Erano così familiari…

Con grande abilità, saltò sul muro che circondava il giardino di quella casa e, aggrappandosi ad un ramo più basso, riuscì a raggiungere la bestiolina traendola in salvo. Era una femminuccia.

“Hey, piccola stai bene?”

La gatta sembrò quasi rispondergli con il suo sguardo penetrante e Li provò una sorta di brivido percorrerlo tutto.

Intanto i cani continuavano a latrare con maggior furia, attirando l’attenzione del proprietario.

“Zeus, Apollo. Che succede?”

Per un istante la testa prese a girargli e Shaoran rischiò davvero di cadere di sotto. Era ancora troppo debole. S’afferrò al tronco e si preparò a scendere. Nascose il felino all’interno della sua giacca, tenendolo stretto a sé e, con due rapidi balzi, atterrò al suolo correndo verso casa.

I due cagnoloni lo fissarono cattivi, abbaiando ancora più forte mentre tentarono di afferrarlo dalle sbarre del cancello.

Li sghignazzò soddisfatto. Ce l’aveva fatta. Prese a correre sempre più in fretta, tentando di arrivare a casa il prima possibile. La pioggia stava peggiorando velocemente.

Entrò nel cancello del suo palazzo come un fulmine, fiondandosi nell’ascensore. Quando finalmente si accorse di essere arrivato, era ormai senza fiato.

Andò in bagno per asciugarsi portando la gattina con sé. Una serie di minuscole gocce segnò il suo percorso sul parqué scuro.

Il povero animale tremava infreddolito.

Si tolse i vestiti bagnati e preparò un bagno caldo. Avvolse la gattina in una pesante coperta, frizionandola con cura. Gli parve che le piacesse perché strofinò il suo musetto contro il palmo della sua mano, facendolo sorridere. Lei si accoccolò sulla coperta e socchiuse gli occhi per un istante. Poverina! Doveva essere esausta.

Pensò, allora, che la sua ospite fosse stata sistemata a dovere quindi iniziò a pensare a se stesso.

Un soffice pigiama era stato lasciato sulla vecchia cassapanca ed ora entrò nell’acqua profumata. Che bella sensazione.

La micetta strinse gli occhi il più possibile, quasi imbarazzata, aspettando con pazienza che il corpo del ragazzo fosse per bene nascosto dalla schiuma bianca. Che situazione!

Quando tutto quello che doveva restare nascosto fu celato, balzò sul bordo della vasca e osservò il giovane rilassarsi, il capo chino contro il bordo della vasca e il respiro pesante. Cercò più volte di leggergli la mente ma i suoi pensieri erano impenetrabili.

Quando il Giovane Lupo fece per sollevarsi, quella bizzarra gattina si voltò dall’altro lato per lasciargli la sua privacy. Si voltò solo quando fu certa che Li si fosse rivestito per bene.

“Che c’è?” Shaoran ora la guardava curioso. Quella gatta era davvero strana. “Hai voglia di fare un bagno anche tu?” La prese con delicatezza e la fece entrare in acqua. La lavò con cura e lei restò perfettamente immobile.

L’asciugò con attenzione e poi prese a spazzolarle con estrema gentilezza il pelo. Era davvero uno splendido esemplare. Doveva essere ancora un cucciolo, era così piccola dopotutto, ma sicuramente di qualche razza esotica sconosciuta in Giappone. Il colore di quegli occhi era unico.

La gatta lo fissava con le sue grandi iridi lavanda, tentando di carpirne i pensieri. Aveva rischiato di ferirsi per salvare un semplice gatto. Era davvero un ragazzo, non solo dai grandi poteri, ma dal cuore buono.

Li, senza accorgersene, aveva preso a canticchiare. Era piacevole avere compagnia. Prendersi cura di qualcuno che non ti avrebbe giudicato, rimproverato. Lo faceva stare bene.

“Su, principessa. Vediamo cosa posso darti da mangiare. Devi essere affamata”.

Per qualche ora riuscì a dimenticarsi dei suoi problemi, ritrovando un po’ di serenità.

Diamond Sun gli fece le fusa. In effetti, un po’ di latte non le sarebbe dispiaciuto…

 

                                                                 ******

Il sole stava tramontando. Le nuvole si erano diradate ed ora di loro non ve ne rimaneva alcuna traccia. Le attività pomeridiane erano terminate e i nostri amici si erano ritrovati sul tetto della scuola a parlare.

La tristezza di Sakura non aveva trovato alcun sollievo nell’arco di quella giornata. Aveva evitato tutti, preferendo trascorrere anche la più piccola pausa in classe. Non l’avevano mai vista così.

Aveva provato a chiamarlo tutto il giorno ma il telefono di Shaoran era staccato. C’era solo un’atona segreteria.

La disperazione si stava facendo strada in lei, lenta come un veleno di cui non poteva liberarsi. Se ne stava seduta su un vecchio banco, nuove lacrime che le rigavano il viso.

“Su, non fare così”. Eriol le porse un fazzoletto per asciugare quelle stille salate. Gli faceva male vedere la sua quasi figlia in quelle condizioni. Se avesse potuto avrebbe torto il collo del suo giovane discendente con le proprie mani.

Ma, infondo, questo non sarebbe servito a niente. Aveva la certezza che Li-kun doveva essere in quelle stesse condizioni, se non peggio. Quei due avevano la straordinaria tendenza a farsi male da soli, rifiutando di coinvolgere l’altro nelle proprie paure. Preferivano affrontare il dolore in silenzio piuttosto che parlarne con la persona che amavano e i problemi finivano con l’ammontare fino al punto di travolgerli. Che guaio!

“Se vuoi possiamo passare a casa di Li per vedere come sta”. Tomoyo non sapeva più cosa fare. Guardò Eriol persa. Avrebbe fatto di tutto pur di vedere Sakura smettere di piangere.

D’improvviso una sensazione familiare attraversò i due maghi. Dannazione!

“Che succede?” La giovane Daidoji ora era davvero spaventata.

“Una Moon Card”. Hirigagizawa le rispose duro. Quello non era proprio il momento adatto. Sakura non era in grado di affrontarla e di Li non c’era traccia.

“È nel bosco. Dobbiamo andare”. Sakura si era alzata in piedi e si era asciugata le lacrime. Il tempo delle lacrime era finito.

“Sakura!”

“Sakura!”

“Sto bene. Piangere non serve a niente, no?” Sorrise forzatamente. “Shaoran me lo dice sempre. I miei sentimenti ora non sono importanti. Bisogna fermare la carta!”

“Ma Sakura…”

La piccola Kinomoto prese il suo cellulare e digitò un numero preciso.

“Kero, abbiamo un problema…”

          

                                                              ******

Se ne stava sdraiato sul divano, le gambe penzoloni e il viso coperto da un braccio. Le ore di quel pomeriggio erano trascorse lente, infinite.

Il litigio di quella mattina continuava a ripetersi nella sua mente senza sosta. Aveva esagerato. Era stato orribile… Orribile ed imperdonabile…

La sua segreteria aveva suonato molte volte in quel pomeriggio ma non aveva mai risposto. Sapeva che era lei. Che cosa avrebbe dovuto dirle? “Ciao, Sakura mi dispiace di essere stato un idiota insensibile e geloso. Spero che facciamo pace?”

Infondo, era questo il problema… Da qualche parte nei meandri più nascosti del suo cuore, era proprio geloso. Invidioso dei progressi di Sakura, del suo coraggio, del suo carattere solare… tutte cose che lui non avrebbe mai raggiunto. E faceva male ammetterlo. Molto male… Come si fa ad essere geloso della persona che si ama? Era un traditore della peggior specie.

Così la rabbia e la frustrazione erano continuate a crescere in lui anche se aveva tentato di soffocarle. Ora c’era solo tanta tristezza che non riusciva più a mascherare.

La sua Okaa-san era preoccupata. Gli Anziani del Clan erano convinti che lo stare così a contatto con la nuova Padrona delle Carte lo avrebbe in qualche modo indebolito, spingendolo a trascurare i suoi allenamenti e i suoi doveri verso la famiglia.

Avevano addirittura minacciato di richiamarlo in patria se sua madre non fosse intervenuta. Però, anche la donna aveva avuto delle sue riserve sulla sua situazione. Non si può nascondere la propria infelicità alla donna che ti ha generato. Gli aveva più volte consigliato di affrontare l’argomento con la sua Sakura. Un amore come il loro non sarebbe certo venuto meno alla prima difficoltà. Ma, se voleva che le cose migliorassero, se voleva mantenere i suoi sentimenti puri, doveva essere sincero… Con lei e con se stesso.

Il sole era tramontato da un pezzo e la luna splendente stava lentamente salendo in cielo.

Il firmamento era ancora una volta tornato terso.

MIAO

Una piccola lingua ruvida gli leccò il dorso della mano. Spalancò i suoi tristi occhi dorati su quella strana gattina e le sorrise mesta.

“Sto bene, principessa. Sono solo un po’ triste”.

Un musettino curioso si piegò di lato, incerto. Non era vero che stava bene.

“Stavolta ho combinato proprio un bel casino. Non ho proprio idea di come Sakura potrà perdonarmi”.

Il felino strusciò il suo visetto candido sotto la gola del ragazzo, cercando di consolarlo. Niente era perduto. Era una sensazione piacevole quando il suo sangue fu attraversato da mille scosse elettriche. Non c’erano dubbi… Era una Moon Card.

Scattò in piedi e corse al balcone: un lieve bagliore era visibile dai boschi che circondavano la città. Un nuovo attacco di FIRE.

Stava per correre verso la porta, pronto per raggiungere i suoi amici, ma le gambe non vollero collaborare. Un’espressione di sofferenza gli attraversò il viso triste. Si lasciò cadere in ginocchio contro il muro del balcone e voltò le sue spalle alla luna. A che sarebbe servito? Le sarebbe stato solo d’intralcio.

MIAO

Diamond Sun avvertì nell’aria la calda fragranza di stille salate. Forse Shaoran non se ne era nemmeno accorto ma piccole lacrime si rincorrevano sulle sue guance pallide.

Era ora che lasciasse trasparire i suoi sentimenti. Finché il suo cuore fosse stato legato dalle catene della menzogna, non avrebbe mai potuto scoprire cosa si nascondesse in lui.

MIAO

La gattina gli si avvicinò cauta, strusciandosi contro le sue gambe, cercando di fargli capire che gli era vicina.

“Che cosa devo fare?” Singhiozzò il giovane. “Io la amo così tanto ma come può voler stare con uno come me?”.

Pianse ancora e ancora, pianse come non faceva da molto tempo. Sfogò tutto il suo dolore con quelle lacrime. Il dolore di non essere abbastanza, di essere abbandonato. Quello stupido singolo dubbio che forse sarebbe rimasto per sempre nella sua mente.

Perché l’amore doveva fare così male?

Piangi Shaoran. Pensò la gatta. Sfogati. Molte prove di aspettano.  E avrai bisogno di tutto il tuo coraggio per affrontarle. Ma non temere: se resterai vero al tuo cuore, andrà a finire tutto bene…                           

 

                                                               ******

 

Nemmeno la sua magia combinata con quella di Eriol era riuscita a frenare THE FIRE. I suoi amici giacevano al suolo sconfitti, e lei presto li avrebbe raggiunti. L’aver usato tutte quelle carte magiche l’aveva stravolta.

S’era inginocchiata al suolo ed ora aspettava il colpo di grazia. Non riusciva a respirare bene e sentiva lo scettro pesare come un macigno.

“SAKURA!!!” Cerberos tentò di alzarsi ma le zampe gli cedettero di colpo. Non avevano più forza magica. Era la fine.

Dov’è il ragazzo? La voce della Moon Card la raggiunse ancora una volta. Non voglio farti del male. Voglio soltanto che porti a me quel ragazzo.

Sakura scosse la testa mentre calde lacrime iniziavano a rigarle il viso.

Come vuoi.

Il leone si preparò al suo ultimo attacco, caricando la sua onda di fuoco. Una gigantesca sfera rossa comparve tra le sue fauci, pronta a colpire.

“SAKURAAA!!!”

Era arrivata la fine. Il colpo, scagliato ad una velocità pazzesca, creò una gigantesca voragine nel punto in cui la giovane giaceva inerte. Oramai del bosco di Tomoeda restava ben poco.

“NOOO!!!”

Tomoyo si accasciò tra le braccia di Eriol che non riuscì  trattenere le lacrime. Non avrebbero più rivisto la loro preziosa amica. Cerberos lanciò un urlo straziante mentre anche l’impassibile Yue sentì forse per la prima volta il volto essere bagnato da qualcosa di caldo e amaro. Eppure…

“Guardate!” La voce di Ruby li scosse dal loro dolore. Lì in alto, sostenuti dal vento magico di un talismano, Sakura era tra le braccia di Shaoran che all’ultimo istante era riuscito a trarla in salvo. Era stato un miracolo. Nessuno riusciva a crederci.

I due ragazzi discesero con grazia al suolo. Li posò il suo fiore a terra e le sorrise, asciugando con dita calde e gentili un rivolo di sangue che le deturpava la sua guancia perfetta.

“Tutto bene, piccola mia?” La cattura-carte si tuffò nuovamente tra le sue braccia, stringendolo forte quasi a non volerlo lasciare andare. Annuì impercettibilmente. Le lacrime non volevano smettere di scorrere anche se si era ripetuta mille e mille volte di essere forte.

“Shh. Ora ci sono io qui ad aiutarti”.

“No!” S’allontanò da lui. “No, Shaoran. È troppo forte. Nemmeno io ed Eriol siamo riusciti a fermarlo. Non voglio perderti! Non potrei sopportarlo”.

Il giovane baciò con riverenza quelle stille salate. “Io non posso non fare niente, mia Ying Fa”. Si voltò verso la Moon Card, pronto a sfidarla. Nemmeno lui sapeva per quanto tempo era rimasto lì a piangere, sul balcone deserto del suo appartamento ma, una volta che le lacrime erano cessate, si era sentito meglio… Liberato. Sapeva cosa doveva fare: sarebbe rimasto al fianco del suo amore fino alla fine, nonostante la paura e le incertezze che gli attanagliavano il cuore.

Hai del fegato, ragazzo. Credi di essere forte abbastanza?

Che la carta parlasse non parve sorprenderlo. Le Moon Cards erano davvero un’opera straordinaria. Lasciò la mano di Sakura e si preparò alla sua battaglia più dura.

Un’altra espressione adornava il suo viso e non era di certo timore. Era un’espressione che Sakura non aveva visto da molto tempo… pace. Shaoran era in pace con se stesso. È vero, non tutti i suoi dubbi erano stati acquietati, ma una cosa l’aveva capita. Una cosa di fondamentale importanza.

“Non si tratta di essere forte”. Avanzò verso la carta, deciso. “Ma solo di fare del proprio meglio”. Il leone estrasse i suoi artigli ma la determinazione del ragazzo non cedette.

CRAK CRAK

Senza che il cinese se ne accorgesse, le crepe sul talismano che portava al collo presero a farsi più profonde. Stava per accadere qualcosa che nessuno di loro aveva previsto.

“Forse, anzi sicuramente la mia magia non sarà abbastanza”. Continuò.

CRAK CRAK

Ad ogni parola una nuova fenditura.

“Però di una cosa sono certo…”

CRAK CRAK

“Se farò del mio meglio…”

CRAK CRAK

“Non avrò rimpianti…”

CRAK

Un accecante bagliore verde lo avvolse. Una luce straordinaria. Il suo vecchio talismano si sollevò sulla sua testa sotto gli sguardi attoniti di tutti, distruggendosi completamente. Eppure, qualcosa iniziò a nascere dalle sue ceneri. Come una fenice, un nuovo pendente prese a formarsi, adornato da uno stupendo smeraldo verde.

Era un qualcosa a metà fra una chiave ed una spilla che la magia amalgamava e modellava per propria volontà.

Il nuovo talismano scintillò ai pallidi riflessi lunari e andò a posarsi fra le mani del Piccolo Lupo. Cosa stava succedendo?

Nessuno riusciva a spiegarsi quello strano fenomeno e, come a voler dissipare tutti i loro dubbi, una piccola voce li raggiunse.

“Quella è la Chiave del Sigillo delle Moon Card!” Da un altissimo albero, quasi del tutto privo della sua chioma, discese uno strano felino.

Esso prese ad avanzare verso la carta ed il ragazzo che lo guardavano stupiti.  La stessa luce che aveva circondato prima la chiave, ora avvolse il nuovo venuto, trasformandone in parte l’aspetto. Delle piccole alucce spuntarono sul suo dorso così come una gemma verde fra i suoi peculiari occhi lavanda. Quegli occhi…

“Tu sei la gattina che ho salvato da quei cani!” Li aveva riconosciuto subito quell’animale che lo guardava gentile.

“Sì. Il mio nome è Diamond Sun. Sono felice di poter finalmente parlare con te, Shaoran-sama”. Gli fece un lieve inchino in cenno di saluto.

“Che vuol dire: la chiave del sigillo!” Cerberos non voleva crederci. Come poteva quello sciocco ragazzino essere il padrone della Moon Cards! La sua forza magica non era nemmeno paragonabile a quella di Sakura! Era impossibile.

Yue, invece, non era del medesimo parere. Per lui, tutto quello che stava accadendo aveva un senso. Ricordava del giorno della festa al liceo di Yuki. Ricordava di quando quel ragazzo era riuscito solo con le sue forze a superare la magia di ben due Sakura Cards. Quali poteri nascondeva?

Eriol sorrise compiaciuto: il suo giovane discendente era davvero pieno di sorprese.

“Shaoran-sama è il candidato scelto per catturare tutte le Moon Cards, essendo stato l’unico in grado di aprire il sigillo del libro in cui erano rinchiuse. È stata la stessa Ryouka-sama a designarlo come suo successore. Infatti, la chiave magica non gli sarebbe apparsa se fosse stato altrimenti!” Concluse la gattina.

Shaoran era attonito: non stava succedendo a lui… Non stava succedendo a lui… Doveva essere solo un’allucinazione… Solo questa…

Diamond Sun! Ruggì il leone. Come puoi credere che questo insulso moccioso possa essere il nostro nuovo padrone!

“Finalmente, qualcuno che l’ha capito!” Una vocetta sarcastica.

“KERO!”

Io non lo accetto! Nessuno potrà costringermi! Io non ho bisogno di un nuovo padrone!

“Questo era il desiderio di Ryouka!” La carta non voleva proprio ascoltarla.

Sta zitta! STA ZITTA!!!

Nuove palle di fuoco furono sparate contro di loro. Ma erano diverse dalle prime: ora erano imprecise, accecate dalla furia di chi le scagliava e, per questo, di gran lunga più pericolose.

La guardiana del Sole riuscì ad evitarle a fatica mentre Li, facendo scudo di Sakura con il proprio corpo, si gettò di lato, cadendo rovinosamente al suolo.

THE FIRE aveva completamente perso il controllo. Non riusciva più a fermarsi.

“Che cosa devo fare?!” Le fiamme ora li avevano completamente circondati in un anello incandescente, precludendo ai due giovani e alla gatta bianca qualsiasi via di fuga. Il calore era insopportabile.

“Prendi la chiave e ripeti: Chiave del sigillo, rivelati nella tua vera forma. Sciogli il sigillo della luna e aiutami e sconfiggere le Tenebre. Rescissione del sigillo. REALISE. Fa presto!”

Shaoran fissò quella chiave che stringeva tra le mani, ancora sconvolto per ciò che gli era accaduto e deglutì, il suo stomaco attanagliato dalla paura. E se non avesse funzionato?

“Andrà tutto bene”. Sakura gli posò un lieve bacio sulle labbra, solo una lieve carezza. Arrossirono vistosamente per quel gesto spontaneo ma non avevano bisogno di dire altro. Quel bacio aveva parlato per loro. Si strinse nel suo abbraccio cercando di trasmettergli le poche energie che le erano rimaste.“Sono sicura che ce la farai. Ho fiducia in te”.

Si perse in quegli smeraldi pieni di fiducia e amore, sentendo una nuova forza nascere in lui. Doveva farlo per lei. Solo per lei.

                                                       ******

 

Dara non si era persa un solo istante di quello scontro. Stava per accadere... Ne era certa. Era felice che Shaoran si fosse ripreso ma ora veniva la parte più dura. Doveva farcela assolutamente.

                                                        ******

 

Chiuse gli occhi per un istante e respirò a fondo. Quando li riaprì essi brillavano di un verde elettrico.

Chiave del sigillo, rivelati nella tua vera forma. Sciogli il sigillo della luna e aiutami e sconfiggere le Tenebre. Rescissione del sigillo. REALISE”.

In risposta al comando del suo nuovo padrone, la Chiave del Sigillo liberò tutta la sua potenza, accecandoli con la sua luce splendente e tramutandosi in una bellissima spada katana

L’arma discese tra le mani del giovane, che la riconobbero subito quasi essa fosse stata costruita apposta per loro. Le sue iridi tornarono scure ma l’energia che si era risvegliata in lui, aveva già iniziato a scorrere nelle sue vene come un fiume in piena.

“La spada del mio sogno…” Sussurrò.

GROARR…

Una nuova sfera di fuoco fu scagliata contro di lui. Li sollevò subito la katana in un istintivo gesto difensivo e la spada assorbì l’energia della carta senza alcuno sforzo.

“Straordinario…”

Fatti avanti, ragazzo. Dimostrami di cosa sei capace.

Il leone avanzò verso di lui, liberandolo dalla prigione infuocata che lo circondava. Il cinese accettò la sfida ma, non appena fece un passo verso la Moon Card, il cerchio di fuoco tornò a chiudersi intorno a Sakura e a Diamond Sun.

“Sakura!”

“Io sto bene”. Le fiamme che la circondavano stavano lentamente consumando tutto l’ossigeno. “Non ti preoccupare per me. Pensa solo a fermare THE FIRE!” Urlò. Cadde in ginocchio al suolo ma il suo sguardo, determinato, non abbandonò mai il suo unico amore.

“Ascoltami Shaoran-sama. Con la Chiave potrai usare i tuoi talismani. Avrai bisogno di indebolire THE FIRE il più possibile per catturarlo!”

Il giovane annuì preparandosi a fronteggiare il suo avversario.

“Tu credi che possa farcela, Eriol?” Spinel-Sun, con le ali completamente inutilizzabili si era trascinato vicino al suo padrone. Anche Ruby era ferita così come Cerberus e Yue e, nessuno di loro, avrebbe potuto aiutare il giovane Li in quelle condizioni. Era la loro unica speranza.

Eriol spostò il suo sguardo su i suoi amici e su Tomoyo, che non si era mai sciolta dal suo abbraccio.

“Se crederà in se stesso”. Un mare di blu si perse in uno d’ebano. “Non c’è niente che Li non possa fare”.

Pronto, ragazzo?

Il leone preparò il suo colpo migliore. La luna piena stava inesorabilmente calando e i suoi poteri ne avrebbero seguito il corso. Li aveva usati senza riguardo, perdendosi in sciocchi sentimenti d’ira, e ora ne pagava lo scotto.

La palla di fuoco iniziò a caricare il suo potere distruttivo, ingigantendosi sempre più. L’aria intorno a loro era arida e saette d’energia  si scagliavano al suolo come lampi di rosso. La battaglia finale aveva avuto inizio.

GROARRR…

“Fulmine! Guida la mia spada!”

Rosso e oro si fusero insieme in una danza mortale mentre un polverone di terra e cenere li circondò, accecandoli. Nessuno dei due indietreggiava, nessuno dei due era pronto a cedere. Spinti solo dalla loro forza di volontà diedero fondo a tutte le loro energie, aumentando fino al punto massimo la magia dei loro colpi.

“SHAORAN!” La padrona della Clow Card tentò di avvicinarsi alla barriera che la teneva prigioniera ma fu subito fermata da Diamond Sun.

“Lascia che Shaoran compia il suo destino. Non distrarlo”.

La lavanda incontro lo smeraldo e la giovane ritrasse subito la sua mano.

BOOMM…

Fuoco ed elettricità esplosero in un boato senza precedenti, scagliando con una forza incredibile i due contendenti contro due alberi sopravvissuti. Il colpo era stato molto doloroso.

Una fitta acuta gli trapassò una spalla. Doveva essersela slogata. Dannazione! Il braccio sinistro giaceva penzoloni al suo fianco, completamente inutilizzabile.

Quando la fuliggine si dissolse riuscì a vedere il suo avversario alzarsi a fatica, rantolando. Anche la carta stava esaurendo velocemente le forze che gli erano rimaste. Ma era sicuro che non avrebbe mollato.

THE FIRE non aveva più energia per un altro attacco quindi decise di farla finita. Con un ultimo ruggito di sfida sfoderò le sue possenti zanne e si scagliò contro il cinese.

Non riusciva a tenere sollevata la spada quindi le sue difese erano completamente nulle. Doveva giocare d’astuzia.

ROARRR…

Il leone gli fu addosso in un batter d’occhio, spingendolo contro un albero e bloccandogli le braccia in un qualsiasi tentativo di difesa. Era la fine. Non avrebbe più potuto reagire. Ma Shaoran sorrideva.

Lasciò cadere la sua spada al suolo e con la forza della disperazione aggrappò la mano che gli restava al manto del felino, ignorando fiamme e dolore. Nuovamente le sue iridi dorate brillarono di smeraldo… Il potere della Luna…

“ACQUA!!!” Lo spirito dell’acqua uscì dal suo talismano e circondò l’animale completamente. Formando una sorta di bolla, l’acqua spense le fiamme della criniera della carta, lasciandolo cadere al suolo del tutto inerme.

Hai vinto, ragazzo. Fa quello che devi fare…

Le fiamme che circondavano i suoi amici si dissolsero, liberandoli. Cerberos e Yue si avvicinarono alla Moon Card pronti a finirla e questa chinò lo sguardo in cenno di resa. Era pronta ad accettare il suo destino.

“Fermi!” Shaoran raccolse la sua katana e si avvicinò ad al suo nemico sconfitto. Una strana sensazione lo stava pervadendo… Una sensazione che conosceva molto bene. Lentamente, ma sempre con maggior forza, i sentimenti della carta lo raggiunsero, sommergendolo completamente. Poteva comprenderli meglio di chiunque altro e in quel momento si accorse di non essere molto diverso dal leone. Entrambi ne erano vittime.

Su avanti. Che cosa aspetti, catturami!

Solitudine… Ecco che cosa emanava quella carta, una solitudine così profonda e disarmante che gli faceva male al cuore. La stessa solitudine che lo costringeva a restare sveglio la sera mentre la mente vagava fra mille e mille pensieri bui.

“No…” Scosse a testa. Non era questo il modo. Non era questa la chiave per avvicinarsi al cuore di FIRE. Pensando a questo, le parole di Dara gli tornarono in mente come un fulmine. Credevo che se fossi diventata forte sarei anche stata immune alla solitudine. Ora aveva capito cosa quella donna gli aveva voluto dire.

“Ma ti ha dato di volta il cervello, ragazzino!” Cerberos era furibondo ma il cinese lo ignorò. Non aveva tempo per quelle sciocchezze. Ora sapeva cosa doveva fare. Lo aveva sempre saputo.

S’inchinò vicino alla carta e con estrema lentezza gli carezzò il muso. Non aveva paura. Stranamente THE FIRE lo lasciò fare.

“Io lo so che cosa vuol dire essere soli. Quando ti senti inutile e impotente e ti sembra di essere invisibile a tutto il mondo. Io lo so come ci si sente”.

Eriol, Sakura, Tomoyo e i guardiani lo osservavano attenti, percependo qualcosa quasi di sacro in quel momento.

Vederlo parlare delle sue emozioni, lui che non le mostrava mai a nessuno, riempì il cuore della cattura-carte di tristezza. Per la prima volta, in tutti quegli anni, si accorse di essere stata egoista con Shaoran. Di aver pensato solo alla sua felicità, restando cieca alla sofferenza che il suo amore provava dentro.

Era così sincero, THE FIRE lo sentiva. Quel guerriero così forte ora aveva sul suo viso l’espressione di un bambino innocente. Somigliava a Ryouka così tanto… La stessa forza d’animo, lo stesso coraggio… Lo stesso cuore buono. Aveva tentato di distruggerlo eppure quel ragazzino non aveva intenzione di catturarlo contro la sua volontà. Che strano tipo. C’era quasi da ridere.

“Non so davvero cosa stia succedendo”. Continuò Li piano, quasi con il timore di poter rovinare quella sensazione di pace. “Diamond Sun dice che sono stato scelto da Ryouka per essere il tuo padrone eppure nemmeno io riesco a crederci. Non potrò mai essere come lei. Ho così tanti limiti” Rise di se stesso. “E sono pieni di difetti”.

“Per una volta sono d’accordo con te!”

“Kero!” Sakura, che aveva raggiunto il suo guardiano, gli mollò un bello scapaccione sulla testa.

Shaoran sorrise lievemente, senza perdere il filo dei suoi pensieri. “Sono testardo, taciturno e affetto da un caso di timidezza cronica”. Risata generale. Com’era il detto? Viva la sincerità. E ce ne voleva tanta per una persona orgogliosa come l’Erede dei Li per ammettere tutte le sue piccole pecche. “Però vorrei davvero che provassimo ad essere amici. La tua forza è straordinaria e sei stato un avversario valoroso… Molto valoroso”. Carta e giovane si fissarono a lungo. “Non dobbiamo più sentirci soli, se vuoi”.

THE FIRE arricciò il muso in un’espressione di contentezza e soddisfazione, ora aveva trovato la risposta che cercava. Ryouka aveva scelto la persona giusta.

Come desideri… Padrone…

“Cosa?” La risposta della carta lo sorprese.

Moon Card ascolta la mia preghiera e rivelami il tuo nuovo padrone. Con forza e volontà, luce e oscurità, trasmettigli i tuoi poteri!” Recitò la gattina mentre due luci brillanti avvolsero la bestia e il ragazzo.

La forme del felino si fusero in una sfera d’energia che entrò nel petto di Shaoran.

Fidati di me…

Una sensazione di fuoco liquido si diffuse in lui, trasmettendosi ad ogni fibra del suo essere. Era un qualcosa di meraviglioso. Ancora una volta i suoi occhi risplendettero di verde, intanto che quella luce che lo circondava diventava sempre più forte. I ragazzi tentarono di farsi scudo con le braccia ma quella luce non si decideva a scemare, anzi… Diventò sempre più forte fino a salire su verso il cielo, verso la luna.

Quando si dissolse, Li si accorse di stringere tra le mani la Moon Card. La sua Moon Card.

Così simile ad una Clow Card, fatta eccezione per il diverso simbolo magico sul suo dorso, eppure così diversa.

“THE FIRE”. Sussurrò. Emanava ancora un tenue calore molto piacevole. Anche se imprigionato, il leone non aveva perso nulla della sua forza.

“Lo sapevo, lo sapevo! Ero certa che fossi tu il nuovo padrone!” Diamond, estasiata,  andò a posarsi sulla sua spalla. Ce l’aveva fatta! Quel ragazzo era il degno successore della sua maestra. Anziché costringere la carta ad arrendersi contro la sua volontà aveva fatto appello al suo cuore. Era la persona giusta.

“Shaoran!” Sakura si precipitò tra le sue braccia, stringendolo forte. Gli prese le mani e iniziò a farlo girare in tondo, felicissima. Shaoran era stato magnifico. Li aveva salvati e aveva dimostrato tutto il suo valore. Era una persona unica. “Sei stato straordinario! Sapevo che potevi riuscirci. Ne ero sicura. Visto che non sei debole?” Affondò il viso contro la sua spalla, facendo arrossire il povero ragazzo a tal punto dall’essere vicina a spedirlo sull’orlo di un collasso. “Questa volta sarò io ad aiutarti! Come facevi tu ai vecchi tempi!” Lo abbracciò di nuovo mentre lui sembrava ancora non essersi reso conto di ciò che era appena successo.

“Sakura ha ragione, mio giovane discendente. Sei stato eccezionale”. Anche gli altri li avevano raggiunti e guardavano allegri la scena dei due innamorati che festeggiavano la vittoria.

“Che bello!” Tomoyo risplendeva di una luce particolare. Una nuova idea bizzarra si stava lentamente facendo strada nei suoi pensieri. Sì, poteva funzionare. Sarebbe stato super. “Altre avventure per i nostri cattura-carte”. Posò il suo sguardo ricco di aspettative sul ragazzo cinese.

“No”. Fu la sua secca risposta. Shaoran aveva capito cosa stava per chiedergli e non aveva la minima intenzione di acconsentire.

“Ma Li…” Iniziò a supplicare la mora ma il Giovane Lupo pareva irremovibile.

“No” Grugnì. “Non diventerò un modello per la tua nuova collezione. Ti basta Sakura per questo”. Strinse un pugno convinto.

“Ma… ma…” Balbettò lei. Come poteva essere così cattivo! Già si immaginava i bellissimi completi che avrebbe potuto realizzare coordinati a quelli di Sakura. Sarebbero stati una coppia fenomenale.

“Perché non provi con Eriol? Non credo che a lui dispiacerebbe”. L’osservazione colpì in pieno perché l’inglesino trovò le sue scarpe improvvisamente interessanti. Ruby e Suppy sghignazzarono divertiti.

Shaoran aveva proprio colpito nel centro. Aveva visto come quel rompiscatole aveva stretto Tomoyo fra le braccia e aveva anche intuito cosa stesse nascondendo la mezza-reincarnazione di Clow. Ohh, si sarebbe divertito… Come si sarebbe divertito…

La mora si voltò verso Hirigagizawa. “Tu lo farai, vero… Eriol-Kun?” Chiese speranzosa.

Eriol rischiò il soffocamento. Come poteva dire di no se glielo chiedeva così? Annuì, impossibilitato a fare altro, ma lanciò al suo discendente un pensiero preciso attraverso il suo sguardo magnetico. Questa me la paghi…

A quell’espressione sofferente, una risatina soddisfatta illuminò il volto di Li. Uno a zero per Shaoran. Era finalmente giunto il momento di pareggiare i conti.

“Io direi che abbiamo un problema molto più serio da risolvere”. La voce fredda di Yue li riportò alla realtà. “Questo posto è un disastro”. In effetti, tutta l’area intorno a loro era completamente distrutta ed i ragazzi troppo stanchi per utilizzare la loro magia.

“Col cavolo!” Kero-chan era ancora tutto scombussolato. Prima la batosta ricevuta da quella dannata carta, poi il cinesino che li surclassava tutti. Era stata una vergogna! Il suo orgoglio era praticamente ridotto ad un budino. “Il cinesino padrone delle Moon Cards? Ma chi è quella pazza che l’ha deciso…”

In un attimo un gancio destro lo colpì in pieno musetto mandandolo a sbattere contro una roccia poco distante. Due occhietti violacei lo fulminarono all’istante.

“Non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere. SONO STATA CHIARA?!” Diamond Sun, che fluttuava dinanzi a lui, aveva gli occhi stretti in due fessure sottili. “Non provare mai più ad offendere la mia maestra o Shaoran-sama altrimenti ne pagherai le conseguenze”. Sibilò. Il peluche giallo annuì piano piano.

“NON HO CAPITO BENE!” Scandì la gatta bianca.

“Sì, signora”. Deglutì tremolante. Quella guardiana era spaventosa. Aveva lo stesso orribile carattere del cinesino. Non c’era da scherzare con un tipo del genere.

Gli altri risero mentre, sbuffante, la gatta tornò a poggiarsi  sulla spalla del suo padrone, ancora in preda all’ira. Come si azzardava quella specie di gattone mal riuscito… BRR, che nervi! “Stupido peluche”. Borbottò.

“Sai, Diamond”. Shaoran, invece, si sentiva pieno d’ammirazione per la sua nuova custode. Aveva proprio una bella indole battagliera. “Sono sicuro che andremo molto d’accordo”. Alla faccia tua, peluche!

La gattina annuì, ora più tranquilla. “Puoi chiamarmi Dia, Shaoran-sama”.

“E tu, Shaoran”.

Sakura osservava il piccolo felino piena di tenerezza. Era proprio un amore: così educata e tranquilla. “Sei proprio carina, Dia”. Le sue guance si trasformarono in due ciliegie mentre le accarezzava le orecchie candide.

“Grazie”. Arrossì la custode, imbarazzata, nascondendo il visetto contro il colletto della camicia dell’erede del Clan Li.

“Il problema, però, resta”. Continuò il cinesino. Avevano proprio una bella gatta da pelare. E non aveva proprio idea su come risolvere il problema. A quella osservazione, una tenue fiamma circondò la carta ed il leone ne uscì, totalmente rigenerato.

Posso aiutarti io, padrone.

Si alzò in volo, iniziando a girare intorno all’area distrutta. Piccole scintille dorate iniziarono a scendere dal cielo, andandosi a posare su ciò che restava del bosco. Era sorprendente. Tutto, tutto, dalle piante alle rocce, persino le loro ferite, prese a risanarsi e in pochi secondi fu come se la loro battaglia non fosse mai avvenuta.

THE FIRE scese nuovamente al suolo e si avvicinò a Shaoran. Va bene così?

“Grazie, FIRE”. Il felino strofinò il suo muso contento contro il dorso della mano del suo nuovo padrone e Shaoran fu felice di accarezzarlo come gesto di gratitudine. Percepiva la felicità del suo nuovo amico e questo riempiva il suo cuore di gioia.

“È stupefacente!”. Si guardarono intorno. Il potere della Moon Card era davvero eccezionale. Anche il più singolo graffio era sparito. E i loro vestiti completamente ricostruiti.

“Le Moon Cards possono annullare tutto ciò che hanno creato con il loro potere”. Alla loro sorpresa, Dia si fece avanti. “E questo vale anche per le vostre ferite”.

Soddisfatto, il leone tornò nella carta. Li non si era mai sentito così orgoglioso.

“Bene”. Eriol si sfregò le mani. Se pensava di averlo messo con le spalle al muro, il suo giovane discendente si sbagliava di grosso.“Perché non venite a casa mia? Abbiamo tutti bisogni di riposare. Che ne dite di una bella torta?”

Ruby e Kero ne furono entusiasti, Yue e Suppy un po’ meno.

Un pensiero balenò nella testa di Tomoyo. “A proposito, Eriol. Volevo chiedertelo prima, ma me ne sono dimenticata. La vecchia casa di Clow è stata demolita, quindi ora dove andrai ad abitare?”

La mezza reincarnazione sorrise compiaciuto, fissando negli occhi il suo lontano parente. Poteva sentire un rullo di tamburi crescente preparare lo sgancio della sua notizia, un fulmine a ciel sereno per il ragazzo dagli occhi dorati.

A quell’espressione, un brivido percorse la schiena di Li.

“No…” Non poteva essere, era ingiusto…

“Ho acquistato l’appartamento di fianco a quello di Shaoran. Non ne sei felice, Li-Kun? Da oggi in poi saremo, non solo compagni di classe, ma addirittura vicini di casa…” Disse Eriol in una voce sottile e molto, anche troppo, gentile.

Il viso di Shaoran si fece rosso come un pomodoro mentre una piccola vena iniziò a gonfiarsi sulla sua fronte. Poteva sentire le lacrime voler inondare il suo viso. Come diavolo avrebbe fatto a sopportarlo?Avrebbe preferito affrontare mille Moon Cards ma non quello. Non 24 ore su 24 al costante fianco di quello lì. Era un essere diabolico!

“NOOO!” Urlò in preda alla disperazione, l’inglese che stavolta rideva davvero di gusto.

Maledetto bastardo… Uno pari, palla al centro.

                                          

                                                ******

Si allontanò, soddisfatta. Ryouka non avrebbe potuto fare di meglio, pensò Dara.

“Ben fatto, Piccolo Lupo. Ben fatto”.

                                                    Continua…

 

Note: e finalmente è finito. Lo pubblico di corsa ma sono certa che nei prossimi giorni lo modificherò qua e là appena possibile.

Mi dispiace per il ritardo ma l’università e il tirocinio mi stanno portando via moltissimo tempo. Spero che la lunghezza di questo capitolo mi farà perdonare. Ho tentato di scriverlo la sera ma dovendomi alzare presto al mattino ci ho messo un po’ a terminarlo.

Prima di andare avanti una piccola comunicazione di servizio: voglio ringraziare Killkenny che ha accettato di farmi da beta e aiutarmi con la trama e le idee. Mi ha dato molti spunti davvero interessanti.

Piaciuto il litigio? Credo che ci volesse per smuovere un po’ le cose. Ma chissà. Ho una mezza idea di fare arrivare per Sakura un nuovo spasimante… Come la prenderà Li?

Ah, a chi interessa, mi sono scaricata l’ultima puntata da Internet, quella di cui Mediaste ci ha defraudato. Se volete posto provare a inviarvela per posta elettronica. Fatemi sapere.

Quindi credo che ora non resta che ringraziare (scusate ma sono davvero sfinita). Un grosso saluto va a:

*     Elychan, tesoro, se pensi che le lacrime sono finite ti sbagli di grosso! Sto stranamente attraversando una fase “amore infelice” ultimamente;

*     non so come chiamarmi, sei sulla buona strada ma mancano molti tasselli al puzzle;

*     Raby Moon, grazie per i complimenti ed ecco l’aggiornamento che volevi;

*     Anto Chan, almeno per me i sentimenti di Eriol sono chiari ma credo che scoprirete che lui e la sua quasi-figlia non sono poi così diversi. Sakura ci ha messo 69 puntate per scollarsi da Yukito!

*     kari 89, lo so. Un Clow innamorato è un po’ strano ma vederlo più umano a me piace parecchio;

*     Mozzi84, se ti interessa la puntata sono a tua disposizione;

*     Dreamer21, grazie tante. Nessuno mi aveva definito intergalattica finora;

*     excel sana, anche a me manca scrivere di Draco & C. ma posso solo dirti che farò appena posso. L’università mi sta uccidendo;

*     laukurata e Sakura hime, come ho già detto manca ancora qualcosa alla verità. Qualcosa di mooolto grosso.

E, allora, sayonara!

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Capitolo 5
*** Un'inaugurazione movimentata ***


Capitolo 5: Un’inaugurazione movimentata.

Lo scalpiccio di passi affrettati ruppe, come una tempesta in piena estate, il pacifico silenzio che regnava in quei corridoi. Nei corridoi avvolti dall’ombra del palazzo di una delle più potenti e antiche famiglie di Hong Kong… Il clan Li.   

"LERAE-SAMA!!! LERAE-SAMA!!!" Un anziano uomo, vestito con preziose stoffe orientali e dalla lunga e nivea barba, entrò di colpo nell’ampio salone del palazzo Li, spalancandone le pesanti porte bronzee senza nemmeno annunciare il suo arrivo. Doveva fare presto!  Un simile comportamento sarebbe stato inammissibile in situazioni normali ma quella non lo era. Un grave pericolo minacciava tutti loro. Il volto dell’Anziano era molto pallido ed un’espressione di profonda preoccupazione segnava i suoi lineamenti scavati. Sudava vistosamente, se per la notizia che recava o l’audacia con cui era irrotto al cospetto della sua signora, non era chiaro. "LERAE-SAMA!"

"Che succede, Law-san?" Li Lerae, giovane ma potente matriarca della famiglia Li, sollevò il suo sguardo assorto dai documenti che stava leggendo.

Era sorpresa, molto sorpresa. Cosa era accaduto? Un comportamento del genere davanti ad un capo-clan non si era mai visto. Non sapevano che non voleva essere disturbata per alcun motivo? Gravi pensieri gravavano sulle sue spalle. Quello sarebbe stato un pomeriggio nero, sia per la sua vita che per quella del suo unico erede. Gli Anziani volevano una risposta questa volta, un responso affermativo per i loro piani. Un responso che lei non voleva, non poteva concedere. Quella era la sua ultima opportunità per far cambiare loro idea. Convincerli a desistere da quegli intenti, mai come in quel momento, le sembrava un’impresa a dir poco disperata. Le avevano addirittura imposto un ultimatum… Non poteva cedere, eppure sarebbe occorso un miracolo per risolvere quella brutta storia. Un miracolo che sarebbe spettato a lei compiere. Doveva farlo per il suo Shaoran. Il suo bambino non sarebbe sopravvissuto ad una faccenda del genere. Avrebbe spezzato il suo spirito.

Il cuore della donna tutto un tratto prese ad accelerare mentre un terrore sconosciuto iniziò a diffondersi nelle sue membra come un oscuro veleno. Che stava succedendo? Si chiese ancora.

Law-san trasse un profondo sospiro ma questo non servì a calmare il forte tremore che percorreva il suo corpo incurvato dall’età. Un nodo stretto stretto serrava la sua gola come una morsa.

"Lerae-sama, è avvenuto qualcosa. Shaoran-sama…"

"Cosa?!" La donna s’alzò di colpo lasciando sbattere la poltrona al muro con un pesante fragore.

Il vecchio strinse gli occhi, terrorizzato. Un’aura spaventosa si stava irradiando dalla sua signora e per un istante si trovò a tenere per la propria vita. L’ira di Lerae-sama non conosceva pietà.

"Lerae -sama, le Moon Cards sono state liberate!". Riuscì, infine, a balbettare.

Una fitta acuta trapassò il petto della donna. Le Moon Cards… Il suo peggiore incubo era divenuto realtà. Si portò una mano all’altezza del cuore, sentendone i battiti farsi sempre più potenti, quasi a voler minacciare di squarciarle il petto. No, non poteva essere. Gocce fredde scesero a bagnarle la fronte candida mentre portava una mano sulla pesante scrivania stringendo il legno con forza. Shaoran!

Law-san osservava l’orrore farsi strada sui lineamenti delicati della matriarca, un dolore che non poteva essere completamente celato, nemmeno dalla volontà più forte. Il silenzio che era sceso su di loro feriva più di mille frustate. Nessun suono riusciva ad uscire dalle labbra di Li-sama. Per molti anni aveva sperato che la profezia potesse non avverarsi, che quel futuro fosse ancora molto lontano ma le sue suppliche erano state vane.

"E?" Finalmente un suono roco riuscì a liberarsi dalle catene di terrore che lo tenevano imprigionato tra quelle barriere di carne e sangue. Era la matriarca della famiglia Li e non poteva mostrare alcuna debolezza eppure, in quel momento, tutto il suo potere era scomparso lasciando posto solo ad una madre preoccupata per il proprio bambino.

"Shaoran-sama è stato scelto, mia signora". Era questa la notizia che Law-san temeva di comunicare più di tutte. Conosceva quale tormento avrebbe scatenato. Poteva ben percepire il dolore della sua padrona, se avesse potuto le avrebbe risparmiato volentieri quella sofferenza, ma il futuro non dipendeva da loro.

Lady Lerae si lasciò cadere sulla poltrona, improvvisamente prima di forze. Il suo piccolo Shaoran…

"Che cosa ha intenzione di fare, Lerae-sama?" In quell’istante la donna parve all’Anziano molto più debole e fragile e Law-san fu quasi sicuro di udire il suo cuore spezzarsi sotto il peso del pesante fardello di cui lui stesso era stato ambasciatore.

Li-sama congiunse le mani in un muto gesto di preghiera. Doveva fare presto, non c’era tempo da perdere. Gli Anziani e le loro sciocche richieste potevano andare al Diavolo. "Convochi il Consiglio. Devo parlare agli Anziani con la massima urgenza. Poi faccia preparare il nostro aereo privato. Devo essere a Tomoeda il prima possibile!". Non alzò mai lo sguardo sull’uomo e il suo tono non ammetteva repliche. Non poteva permettere a nessuno di vedere calde lacrime minacciare di solcarle il viso pallido.

"Si, Lerae-sama". Il vecchio si curvò in un rapido inchino per poi sparire dietro la pesante porta.

Perché proprio lui? Era questo che Lerae continuava a ripetere senza sosta, nella sua mente, come un mantra. Perché Shaoran? Non aveva già sofferto abbastanza nella sua giovane vita? Aveva sperato fino alla fine che le Moon Cards non fossero mai ritrovate ma il Fato aveva decretato il contrario. Purtroppo, in un angolo remoto del suo animo, dovette ammettere con un triste sorriso che aveva sempre saputo che un giorno o l’altro questo sarebbe accaduto… Fin da quando Shaoran era partito per il Giappone tanti anni prima. Incontrando la giovane Custode delle Clow Cards ed innamorandosene così disperatamente aveva decretato il suo destino. Lo aveva avvertito da quel loro primo incontro, in quell’estate lontana, subito dopo l’apparizione della Maga dell’Acqua. Era stato scritto: un Fiore ed un Lupo. Così una volta… Così per sempre. Il giusto castigo per la colpa che il suo Clan si era macchiato nei confronti della grande maga. "Madre". La più anziana delle sue figlie era inginocchiata innanzi a lei, prendendole una mano fredda. Doveva aver saputo.

"È successo, Fei-mei. Ryouka Lunar ha scelto il suo successore". Quella voce, così debole ed insicura, non sembrava nemmeno appartenerle. Il gelo era sceso in lei.

"È itouto, vero?" Povera mamma. Aveva già perso suo marito. Non avrebbe sopportato di perdere anche il suo bambino. Nessuno di loro avrebbe sopportato la perdita del Piccolo Lupo.

"Sì, figlia mia". Le mani le tremavano.

"Non temere". Le prese anche l’altra mano e tentò di riscaldarle con le sue. "Se avrai fiducia in lui, sono sicura che Shaoran non ci deluderà. Tutti noi crediamo in lui". Quelle parole trasmisero un pò di calore in quel suo cuore assediato dall'implacabile inverno.

DRIIN… DRIIN…

L’acuto squillo del telefono le fece sussultare. Chi osava disturbarle in quel momento così difficile? Fei-mei si alzò in piedi, sollevando con decisione la cornetta. Ora ci avrebbe pensato lei ad eliminare quel seccatore. Stava per urlare qualche bell’insulto in cantonese quando di colpo il suo viso perse ogni colore. Le sue membra s’irrigidirono mentre la voce veniva meno. Lerae avvertì una nuova fitta acuta segnarla.

"Vogliono… Vogliono te, mamma". Fei-mei le porse la cornetta, molto scossa.

"Pronto?" Nessuna paura era percepibile in quella voce. Lerae aveva smesso di esistere ancora una volta. Ora c’era solo Li-sama al suo posto.          

"Spero di non arrecarti disturbo, Lerae. Ma ero sicura che ti avrebbe fatto piacere sentirmi dopo tutti questi anni. Specie con quello che è accaduto".

"Con chi parlo?" Possibile che fosse…

"Hmm. Ti sei già dimenticata di me? Sono sorpresa. Sul serio".

"Ho detto con chi parlo!" Tuonò.

"Se avrai saputo delle Moon Cards, saprai anche chi sono, Lerae". "Angelus!"

"Esatto. È passato molto tempo dal nostro ultimo incontro. Quindici anni se non sbaglio".

Lady Lerae si lasciò cadere al suolo. Fei-mei fu subito al suo fianco, cercando in qualsiasi modo di captare qualche parola della persona che stava ora parlando con sua madre. In quel momento, Lerae ne fu certa: tutte le sue paure avevano trovato una conferma.

"Quindici anni." Attimi di silenzio. "Da quando mi rivelasti la futura nascita di mio figlio…" Ancora vuoto tra loro. "Allora, è cominciata". Chiese, conoscendo tuttavia già la risposta a quella domanda.

"Sempre diretta verso il tuo scopo finale! Me ne compiaccio. Sei proprio come ti ricordavo".

"E tu sei sempre misteriosa e manipolatrice. Gli anni non ti hanno affatto cambiata. Ci sei tu dietro a tutto questo, immagino".

"Non più di tanto. Mi sono solo trovata al posto giusto al momento giusto... Magari sono semplicemente un tipo molto fortunato".

"Dovrei crederti?" Angelus Nuisatari non era un tipo da prendere alla leggera. Lerae sapeva molto bene chi fosse quella creatura. Conosceva bene la distruzione che avrebbe potuto causare se lo avesse anche solo immaginato. Quel demone non aveva eguali per forza e crudeltà.  

"Io direi di sì. Devo dirti, comunque, che il Piccolo Lupo si è dimostrato più bravo di quanto pensassi. Si vede che il sangue di Ryouka scorre nelle sue vene. Devo farti i miei complimenti".

"Ma sta bene? Il mio Shaoran sta bene?" L’apprensione liberò per un attimo il suo dolore di madre.

"Ieri sera ha passato un brutto quarto d’ora ma oggi credo che stia ottimamente. Dia-chan e THE FIRE non lo perdono di vista un attimo. Senza contare che anche a me non dispiace tenerlo d’occhio. Tuo figlio è un tipo parecchio interessante".

"THE FIRE?"

"La sua prima cattura. Ma conto di parlare con te di persona al tuo prossimo arrivo qui a Tomoeda. Spero di cuore che vorrai onorarmi di una tua visita". Non era una richiesta, ma nemmeno un ordine. Lerae scelse di considerarlo un invito.

"Naturalmente". Il controllo era tornato in lei. "Sarò in Giappone entro un massimo di sette giorni. Ne discuteremo allora. Ma tu questo lo sapevi già, vero Angelus?

Il demone rise. "Nah. Mi hai sempre dato più credito di quanto ne meritassi, Lerae. Ho semplicemente fatto affidamento sulle visioni della piccola Chris. Lei sì che è brava con questo genere di cose".

"Capisco". Non riuscì ad aggiungere altro.

"Per quanto più valere, mi dispiace, Lerae". Quella frase la spiazzò. Possibile? Sembrava veramente dispiaciuta per quello che stava accadendo ma Li-sama rise a quelle parole. Fu una risata cupa la sua... Cupa e amara.

"Ignoravo che un demone potesse provare compassione. Non sei mai stata brava a mentire, Angelus."

"Sono più brava di quanto immagini. In ogni modo, le mie scuse sono sincere".

"Se avessi voluto, avresti potuto fermare tutto questo, non è vero?" Quasi la accusò.    

"Non dipendeva nemmeno da me, Lerae. Per ottenere qualcosa bisogna dare in cambio qualcos’altro con il medesimo valore. Lo sai. È giunto il momento che il tuo clan paghi il debito che ha contratto nei confronti della mia mélanim. Un Li ha dato inizio a questa spirale di odio ed un Li dovrà riportare la pace Lo hai sempre saputo".

"Ci vedremo fra sette giorni". Concluse, non avevano altro da dirsi per il momento.         

"A presto, quindi". Dara accettò la volontà della donna cinese senza problemi. Lerae aveva bisogno di riflettere da sola.

"A presto". La linea cadde.

Lerae si sentì stranamente più sollevata. Per quanto non riuscisse a fidarsi in pieno di quell’essere, saperla vicina a Shaoran era un pensiero quasi rassicurante. Quel demone non avrebbe mai rischiato che l'eredità di Ryouka corresse un pericolo e se questa era la sua volontà, avrebbe mosso mari e monti affinché tutto si fosse risolto nel migliore dei modi.

"Madre…" Fei-mei era incerta su come dar voce alle mille domande che le vorticavano nella mente. "Madre, quella donna era forse…"

"Una vecchia amica, Fei-mei".Quell’affermazione sorprese anche la matriarca stessa. "È una vecchia amica di questa famiglia".

******

Spalancò i suoi occhi dorati in un paradiso che conosceva bene. Quell’albero di ciliegio sembrava quasi stare lì immobile ad aspettarlo. La sua corteccia dura era per il Piccolo Lupo più invitante che qualsiasi letto morbido. Ancora una volta era lì, appoggiato a quell’albero sotto la calda brezza primaverile. Ancora una volta era lì, in compagnia di una donna di cui non conosceva il volto.

Si ritrovò ad osservare il cielo terso chiedendosi come mai si trovasse in quel luogo e come mai la risposta non sembrava importargli più di tanto. La pace che percepiva era un balsamo per il suo spirito inquieto.

"Sei stato molto bravo con FIRE". La donna doveva stare sorridendo. "Molto molto bravo. Hai conquistato la sua fiducia senza combattere. Non molti ci sarebbero riusciti".

In un primo momento non seppe come rispondere a quelle parole. Che lo stessero spiando? Ma no, che andava a pensare!

"Sei stata tu a donarmi la Chiave del Sigillo, vero?" Forse avrebbe trovato le risposte che tanto bramava.

La donna annuì lievemente. Non poteva vederla eppure percepiva nella sua mente ogni suo più piccolo movimento. "Te la sei conquistata. Hai dato prova di gran forza di spirito contro la mia creatura. La solitudine non può essere sconfitta con la forza. Ma va accettata, capita ed, infine, condivisa. Ti sei rispecchiato nella Moon Card e questo ti ha aiutato a diventarne amico. Dovrai conservare sempre quest’animo libero se vorrai portare a termine l’impresa che ti ho assegnato. Il tuo cuore deve essere limpido come l’acqua pura di una sorgente. Non puoi permettere che sia contaminato dalla paura e dal dubbio".

Shaoran sospirò. "Vuoi dire che sarò nuovamente arrostito?" I suoi occhi si chiusero al dolce torpore che lo stava un po’ alla volta conquistando.

Un lieve riso risuonò in quell’Eden. "No. Non temere. Non ci saranno fiamme questa volta. Ma sta bene attento. Se il tuo spirito è confuso, una barriera s’innalzerà intorno alle persone che ami. Separandoti da loro e ferendo te e coloro a cui tieni. Trova l’origine della barriera. Un cavaliere nero ti indicherà il cammino".

Quelle parole lo fecero sobbalzare. Il paradiso era scomparso, lasciando posto solo ad un’infinita distesa d’acqua.

Prese a sprofondare lentamente in uno stagno senza fine, le cui acque scure erano squarciate solo dall’argentea luce lunare.

"Ma cosa…" Due occhi rossi lo fissavano attenti. Un uomo armato a cavallo aveva portato la propria spada all’altezza dell’elmo, in cenno di saluto, pronto a dare battaglia al Piccolo Lupo…

DRIN… DRIN…

 

******

Ripose la cornetta e si mordicchiò il labbro pensierosa. Lerae si era comportata proprio come aveva previsto. Che questo ne faceva un’alleata o una nemica, non poteva ancora stabilirlo…

Se doveva essere sincera, quella donna le faceva pena. O, almeno, scatenava in lei una sensazione molto simile alla compassione. Essere un demone con l'anima, per quanto una condizione a dir poco unica nel Makai, era snervante alle volte. Tutte quelle emozioni le provocavano un bel mal di testa. Avrebbe davvero voluto risparmiare un altro dolore alla giusta Lerae ma, purtroppo, non aveva avuto altra scelta. Quello era il destino di Shaoran. Lei non poteva cambiarlo in alcun modo... Bah! Meglio non fasciarsi la testa prima del tempo. Fino all’arrivo della matriarca cinese era meglio concentrare le proprie attenzioni sul Piccolo Lupo. La visione d’insieme sarebbe venuta di conseguenza.

"Tutto bene?" Chris la stava studiando perplessa. Era comparsa sulla soglia del suo studio in un battito di ciglia, silenziosa come un gatto.

"Ah, si". Le rispose distrattamente. Che brava! Le era arrivata alle spalle nascondendole la sua presenza. Molto bene, pensò compiaciuta. Quella partita si stava facendo sempre più interessante. Ne avrebbe visto delle belle. "Lerae sarà qui la settimana prossima".

"Capisco". La ragazza bionda iniziò a frizionarsi i corti capelli umidi con un asciugamano. Indossava un buffo pigiama di flanella decorato con decine di gatti neri. Silenziosamente si sedette di fronte alla mora. "Pensi che gli parlerà di Ryouka?"

"Non lo so". Dara sospirò, lasciandosi sprofondare nella sua poltrona di velluto. "Sul serio, non lo so". Aggrottò le sopracciglia. Lerae era un mistero anche per lei. Era difficile interpretare i suoi pensieri. Allevata ad essere il meglio del clan Li eppure... Era molto più simile a Ryouka di quanto nemmeno lei pensasse. "Hmmm".

"Qualcosa che non va?" Chris si fermò. La stava facendo preoccupare. Detestava quando la teneva all'oscuro dei suoi progetti. Ed, ultimamente, questo era un fatto che si ripeteva sempre più spesso.

Di punto in bianco, Dara schioccò le dita. "Sai che ti dico? Perché non aggiungiamo una bella cucina alla libreria? Possiamo vendere libri e affini e servire dolci e pasticcini nel giardino posteriore, non solo il the tradizionale. Possiamo mettere anche dei tavolini all'aperto. Ti va?" Sembrava a dir poco entusiasta a quell'idea.

Che? Per un attimo Chris temette di cadere dalla poltrona. Ed ora che c'entrava il cibo? Quella domanda l'aveva colta totalmente alla sprovvista. Cosa diavolo le doveva rispondere?

Ma il demone non le lasciò neanche il tempo per sospirare. Si alzò in piedi, facendo scricchiolare le dita delle mani. "Ma sì. Io mi metto all’opera!"

"Cosa?!" Senza che riuscisse a ribattere, Dara era già sparita sul retro. Quando era in dubbio, lavorare alle sue idee strampalate la faceva sentire bene. Se c’era una cosa che Chris aveva imparato vivendo con lei era quello di non cercare di capirla. Capire Dara era un’impresa impossibile per chiunque.

 

******

"Ahh!" Sbadigliò profondamente, stropicciandosi gli occhi. Cavolo! Sakura doveva essersi dimenticata un’altra volta di attaccare la sveglia. Se non ci pensava lui a quella pigrona… Kero-chan si alzò stancamente dal suo lettino. Speriamo che non sia troppo tardi, continuava a borbottare. Non aveva la minima voglia di sentire Touya sbraitare. Quel ragazzo sapeva essere davvero insopportabile alle volte.

Si sgranchì le ossa, aspettando di vedere la sua padrona ancora beatamente nel mondo dei sogni… Quindici anni e gli pareva che non fosse passato neanche un istante dal giorno in cui si erano incontrati per la prima volta. Ma quando si sarebbe decisa a crescere! Sempre in ritardo, sempre con la mente da un'altra parte. Per certi aspetti, Sakura era ancora una bambina.

Tuttavia, non fu così. Non era questo lo spettacolo che si presentò ai suoi occhietti neri. Lei era lì, con le ginocchia strette contro il petto. Sembrava così triste…

Se ne stava raggomitolata sul letto, con gli occhi stanchi ed un espressione di così profonda malinconia che il guardiano del Sole non le aveva mai visto. Chissà cosa le era successo.

"Hey, Sakura… Va tutto bene?" Svolazzò al suo fianco, appoggiandosi con delicatezza sulla spalla spalla della maga. Le accarezzò piano i capelli morbidi e solo allora si accorse di grandi lucciconi che le inumidivano gli occhi di smeraldo. "Sakura…"

"Kero…" La sua voce era appena percettibile. "Kero, secondo te, io sono una persona egoista?"

Cosa? Da dove saltava fuori quella domanda?

"Che vuoi dire?" Chinò la sua testolina gialla di lato tentando di riuscire a capire quale fosse il tormento che l'angosciava, strappandole il suo bel sorriso.

"È dalla notte scorsa che non faccio altro che pensarci. Shaoran… Shaoran si è sentito così solo in questi ultimi tempi, è stato così male… Ed io non mi sono accorta di niente! Ho pensato solo a me stessa…A quanto fossi felice che era tornato. Questo fa di me una persona egoista?" Era quasi disperata nella sua implorazione d’aiuto.

Kero fu un po’ preso in contropiede da quella domanda. Cosa poteva risponderle? Non era egoismo quello di Sakura, affatto. Lei era la persona più altruista che conosceva. Eppure… Quando si lasciava trasportare dalle emozioni aveva la capacità di dimenticarsi di tutto il resto. Era sempre stato così. In un certo senso, e non l’avrebbe mai ammesso, poteva quasi capire il cinesino. Sakura-chan ispirava una tenerezza così profonda da voler fare qualsiasi cosa pur di non turbarla. Ma questo non era sempre un bene. Non dirle la verità poteva solo farle più male.

Lo aveva fatto Yuki, non facendo nulla per respingere i suoi sentimenti finché era stato troppo tardi; lo aveva fatto suo fratello, non rivelandole i suoi poteri fino al momento in cui la situazione con Yue era arrivata ad un punto critico ed ora lo aveva fatto il Gaki… Tacendo ancora una volta sulle sue emozioni.

Il guardiano si passò una zampetta sul viso, cercando le parole giuste. "Io non credo che tu sia egoista, Sakura". Trasse un profondo sospiro. "Un po’ tonta, confusionaria, ma non egoista." Cercò di farla ridere ma non ci riuscì. "Io penso… Sì, insomma, penso che tu tenda a lasciarti troppo andare. È bello che tu sia così allegra e spensierata,  sempre con la testa tra le nuvole ma, alle volte, c’è bisogno di stare con i piedi per terra. No, cioè… Non so come spiegarmi, uffa!"

Si accasciò, sconfitto al fianco della giovane Cardcaptor. Non riusciva davvero a trovare le parole giuste.

Sakura gli sorrise mesta, ma si vedeva che il suo era un sorriso forzato. I suoi occhi non splendevano come al solito. "Grazie, Kero. È meglio che mi vesta".

Kero-chan sospirò ancora una volta, lasciandola sola mentre si preparava. Forse, anziché migliorarla, aveva peggiorato la situazione in  maniera spropositata. Svolazzò verso la cucina. Avrebbe chiamato Tomoyo, chissà. Magari lei avrebbe saputo cosa fare.

 

******

Un dolce odore di caffè lo ridestò. Spense la sveglia, in un gesto automatico che si ripeteva sempre uguale tutte le mattine. Ancora quel sogno…

Il giardino con il gigantesco ciliegio… L’immenso lago dalle acque scure. Non ne riusciva a capire il significato eppure Shaoran sentiva che quel sogno avrebbe giocato un ruolo molto importante nel suo futuro. La sua notte era stata al limite dell'assurdo… Aveva anche sognato di una gatta bianca e di una Moon Card… Figurarsi, lui padrone delle nuove carte? C’era da ridere…

Stava per voltarsi fra le calde coperte, nel vano tentativo di strappare alla mattina ancora cinque minuti quando…

"Shaoran-sama. La colazione è pronta!"

Cosa?! Si alzò a sedere di colpo, incredulo. Dia-chan? Questo… Questo voleva dire che non era stato tutto un sogno? Che lui era veramente… Nel tentativo di alzarsi in fretta e furia finì con l’aggrovigliarsi ancora di più fra le lenzuola... Cadendo rovinosamente al suolo!

BAM…

"Shaoran-sama va tutto bene?" Dia bussò dolcemente alla sua porta. Che strano ragazzo.

"Sì". Farfugliò il cinese. Si rivestì il più rapidamente possibile, ansioso di accertarsi se tutto quello che era accaduto la sera prima non fosse stato davvero un sogno. Si sentiva stanco quasi spossato, come se stesse covando qualcosa, un brutto raffreddore che ti lascia tutto intorpidito, ma in fondo era prevedibile. Non era stato uno scherzo catturare la Moon Card.

Fu pronto in tempi da record. Avrebbe potuto vincere la medaglia alle Olimpiadi per quanto riuscì ad essere veloce.

L’alba era appena sorta. Non gli restava che prendere la cartella quando il suo sguardo cadde sovente sui due oggetti che il primo e tenue raggio filtrato dalla finestra semi-aperta aveva illuminato… Una carta e un talismano… THE FIRE e la sua Chiave del Sigillo. Non erano stati solo un frutto della sua immaginazione .

Le sfiorò appena, quasi temesse che toccandoli quella fantasia così surreale potesse svanire… La sua carta. Proprio la sua. Di Shaoran Li.

Ne carezzò lievemente il dorso potendone avvertire ancora il calore. In un angolo della sua mente avvertì la creatura magica strofinarsi contro quella stessa mano in cenno di saluto. Per qualche strano, inspiegabile scherzo del destino, Ryouka Lunar aveva scelto proprio lui. Non riusciva quasi a crederci. Perché lui? Non aveva il potere di Sakura o Eriol... Perché la grande Ryouka aveva scelto lui? Non aveva senso.

Rimase a fissare quegli oggetti perso nel silenzio della sua stanza. Avrebbe tanto voluto che THE FIRE avesse potuto rispondere a tutti quegli interrogativi. Era una situazione così diversa da quella che aveva vissuto anni prima.

Era cresciuto ascoltando all'infinito il mito di Clow Leed. Di come il grande mago fosse imparentato con la sua famiglia e di come per diritto di sangue le sue carte gli spettassero di diritto. Aveva cercato di vivere tentando di essere all'altezza di quel mito. Eppure... Eppure aveva imparato che il sangue non è tutto... Cuore e forza di volontà sono ugualmente importanti. Doveva ringraziare la sua dolce Sakura per questo.

Ora una maga  sconosciuta lo aveva scelto per un destino più grande di lui. Gli sembrava tutto così impossibile. Forse era il caso di chiamare sua madre. Chissà, magari lei avrebbe saputo consigliarlo, fugando tutti i suoi dubbi. Perché, nonostante le incertezze, catturare le Moon Cards  era divenuto un dovere... Il suo dovere.

Con estrema cura mise THE FIRE in cartella e la Chiave al collo. Non voleva separarsene per alcun motivo... Era pronto.

"Buongiorno, Shaoran-sama". Dia-chan stava svolazzando sopra al tavolo, poggiando con attenzione una caraffa di latte caldo sulla tovaglia dai colori pastello. Biscotti e succo di arancia erano già al loro posto.

"’Giorno, Dia". Se doveva essere sincero, vedere la gattina bianca svolazzare in giro per casa gli faceva un strano effetto… La sua guardiana…WOW. Le fece un lieve inchino andando a sedersi al suo posto presso la tavola imbandita.

"Iniziamo a fare colazione, Shaoran?" Il ragazzo versò del latte per entrambi. Non poteva fare a meno nel rimanere incantato nel vederla affondare un biscotto nel latte e sgranocchiarlo con attenzione. Era una perfetta gentildonna… eh… gatta, e i suoi modi non avevano nulla a che vedere con quelli del peluche.

"Va tutto bene?" Dia-chan gli chiese, cercando di non sembrare indiscreta. Quel ragazzo le faceva tenerezza. Non riusciva a definirlo bene, ma in lui c'era un qualcosa che gli ricordava la sua maestra. E non si riferiva ai suoi poteri, no. Ma un qualcosa di più intimo.

"Hmm hmm". Annuì lui. Era piacevole poter scambiare qualche parola. Il silenzio, che fino ad allora gli aveva attanagliato il cuore, ora gli sembrava solo un ricordo lontano. "Senti, Dia. Io non tornerò a casa prima di questo pomeriggio. Non è un problema, vero?"

"Affatto". Dia si asciugò i baffetti con un tovagliolo. La pulizia è una qualità fondamentale, le ripeteva la maestra. Portare rispetto per il proprio corpo vuol dire onorare il dio e la dea del Cielo.  "Una volta che avrò finito con le faccende, penso che andrò a fare un giro per la città con Spinel-Sun. Questo luogo è così diverso dal posto dove sono cresciuta".

"Non devi disturbarti". Quasi urlò, affrettandosi a risponderle. Era ad un passo dal cadere dalla sedia. Quella mattina era più imbranato del solito.

"Sciocchezze". La gattina scosse una zampetta. "Sono la tua guardiana, Shaoran, ed è mio compito prendermi cura di te. Mi ospiti a casa tua ed è giusto che io faccia la mia parte. È una questione personale".

"Oh". Altro wow. Non seppe aggiungere altro.

"Ma perché, Cerberus non fa nulla del genere?" Quando si dice che i gatti sono curiosi... Dalla faccia che il suo padrone aveva fatto le era sembrato di aver detto quasi un'eresia.

"A parte mangiare a sbafo, poltrire e passare tutto il giorno incollato ai video-games… no!" Chiarì, sarcastico. Ma, infondo, era la verità, no?

Dia arruffò il musetto, contrariata. "Stupido peluche scansafatiche". Borbottò. Pomposo e arrogante, aggiunse tra sé. Si erano conosciuti solo la sera prima e non le aveva fatto di certo una bella impressione, diffamando la sua creatrice in quel modo. Al solo pensiero, le veniva voglia di strozzarlo. Ma cosa era passato per la mente di Clow quando lo aveva creato? Hmm, meglio non pensarci. Gli uomini sono creature così strane.

"Concordo". Prescelto e guardiana si fissarono attentamente per un istante prima di scoppiare in una fragorosa risata. Il peluche avrebbe avuto vita dura d’ora in poi…

"Ok, grazie. Ma non esagerare con le faccende". Non voleva che si affaticasse per lui. Era perfettamente in grado di badare a se stesso. Infondo, erano anni che viveva da solo. Sapeva cavarsela. "Ti serve qualcosa?"

Dia-chan afferrò un altro biscotto. "La lista della spesa è sul bancone, vicino alla tua merenda, Shaoran-sama". Indicò un foglio scritto con perfetti ideogrammi cinesi. "Piuttosto, questo pomeriggio vorrei parlare con te della cattura delle Moon Cards. Dato che non penso che i tuoi amici rinunceranno ad aiutarti, mi farebbe piacere se fossero presenti anche loro".

"Va bene. Li porterò qui per il the". Il cinesino si era alzato, aveva preso tutto il necessario per la sua giornata scolastica e si era avviato verso la porta. "Passa una buona giornata, Dia". S'infilò le scarpe.

"Buona giornata, Shaoran-sama".

In effetti, lo era davvero. C’era il sole, l’aria era calda e Dia gli aveva preparato un bel pranzetto. Non aveva resistito alla tentazione di sbirciare: la gatta cucinava davvero bene. Chissà come aveva fatto senza pollice opponibile...

Spalancò la porta, lasciando che i tiepidi raggi del sole gli riscaldassero il viso. Niente, niente poteva rovinargli quella mattina.

"Buongiorno, Li-kun!" O quasi…

"Ahhh!!!" Sobbalzò indietro di almeno un metro. Quei capelli neri… Quegli occhiali… Quella voce… Lui, il diavolo della Tomoeda High School! Il demone in divisa da liceale! Lui...

Chissà perché tutto un tratto il sole parve spegnersi…

 

******

"Wow, Shaoran! Certo che Dia-chan si è data proprio da fare!"

Si erano ritrovati sul tetto per mangiare un po’ insieme, Tomoyo con la sua fedele videocamera sempre pronta. La mattinata era trascorsa placida e tranquilla. Prima che i ragazzi potessero accorgersene era già suonata la campana del pranzo. Eppure, mentre riprendeva i suoi soggetti preferiti, c’era qualcosa che non andava. Ma non riusciva a capire cosa fosse successo. L’atmosfera era tesa, triste. Perché?

Strano come le prime impressioni possano rivelarsi le più sbagliate. E Shaoran non l’aveva potuto sperimentare nel modo peggiore: Sakura non gli rivolgeva la parola, nemmeno un sorriso. Quando era passato a prenderla quella mattina, Touya gli aveva annunciato, con aria profondamente compiaciuta tra l'altro, che sua sorella era uscita da un pezzo.

Ogni volta che cercava le sue pozze di smeraldo, lei voltava lo sguardo. In che modo l’aveva ferita?

La mora li osservava preoccupata. Quando il suo sguardo incontrò quello di Eriol, capì che il ragazzo con gli occhiali doveva stare pensando la stessa cosa. Dovevano fare qualcosa. Presto!

Oramai la pausa pranzo era quasi finita e per quel giorno le lezioni sarebbero state sospese per un assemblea degli insegnanti. Quindi avrebbe potuto parlare con sua cugina con calma. Non le piacevano le voci che aveva sentito in giro: la coppia d’oro era in crisi. Sakura e Shaoran, che il più delle volte si comportavano come due sposi novelli, stavano per rompere! Aveva notato il gruppetto di ragazzi che aveva preso a ronzare intorno alla Cardcaptor e questo non le piaceva affatto. Di sicuro, non si sarebbero mai azzardati prima con il terrore che nutrivano nei confronti di Li-Kun. Era pur sempre il capitano della squadra di calcio e tutti sapevano che Sakura-chan era off-limits. Almeno dalla quinta elementare.

Non avrebbe mai permesso che quei due si lasciassero per una stupida incomprensione! Insomma, loro erano il monumento al Grande Amore, ancora meglio di Romeo e Giulietta. Almeno senza tutto quel dramma. E, ammettiamolo, non potevano lasciarsi dopo tutta la fatica che aveva fatto per farli dichiarare. Era un' ingiustizia!

Sakura richiuse in fretta il suo cestino, alzandosi di scatto per andarsene quando Li le afferrò il polso. Il suo sguardo era così triste. "Oggi, Dia-chan vuole parlarci. Verrai a casa mia per il the?"

La giovane si limitò ad annuire, senza mai voltarsi. Per il Piccolo Lupo fu come una pugnalata in pieno petto.

"Vieni, Sakura. Questo pomeriggio dovevamo fare compere insieme, lo avevi dimenticato?" Senza nemmeno rendersi conto di cosa stava succedendo, Tomoyo l'afferrò per un braccio trascinandola verso l'uscita. Non le sarebbe sfuggita. Avrebbe vuotato il sacco, volente o nolente.

Li si lasciò cadere al suolo, spalancando le braccia su quel pavimento freddo, gli occhi rivolti verso quel cielo limpido che per lui non aveva più alcuna attrattiva.

"Che è successo fra voi due?" La voce di Eriol lo riscosse dai suoi pensieri. Ma che voleva?

"Non lo so..." Mugugnò.

"Posso provare a parlare se vuoi..."

"Hn" Era più forte di lui. Non riusciva a fidarsi di quel ragazzo. E non era solo per il modo in cui li aveva manovrati durante le prove delle Sakura Cards. Era una diffidenza più profonda che non riusciva a capire. Una sorta di sospetto che nasceva in un angolo remoto della sua mente e che risuonava come un campanello d'allarme ogni volta che i due ragazzi erano vicini.

L'altro, invece, si alzò stagliandosi in alto, con il sole alle spalle. La loro luce combinata parve quasi accecarlo."Io non sono il nemico, Li. Quando ti deciderai ad accettarlo, sappi che sarò sempre pronto ad ascoltarti". Detto questo se ne andò, lasciandolo solo con i suoi dubbi.

 

******

"Che succede Sakura-chan?"

L'aveva condotta in un'aula al secondo piano, vuota. L'aveva fatta sedere davanti a sé e le aveva preso le mani tra le sue. Non sopportava di vederla in quello stato.

Tomoyo la osservava preoccupata, incerta su come cominciare il discorso. Non capiva davvero cosa la stesse turbando fino a quel punto. Gli occhi verde smeraldo si sua cugina erano gonfi, cerchiati da una notte trascorsa insonne. Cosa le era successo? Perché non voleva parlargliene?

"Sakura..."

Prima che potesse aggiungere altro, la giovane Cardcaptor l'abbracciò forte prendendo a singhiozzare sempre più violentemente. Mormorava parole sconnesse, interrotte qua e là da un singulto.

Pianse... Pianse Sakura. Pianse nell'abbraccio caldo di sua cugina... Pianse per un tempo infinito tutte le sue lacrime.

Tomoyo la lasciò fare. Alle volte, una lacrime era la miglior medicina al turpe dolore che grava su i nostri cuori.

Quando, finalmente, i suoi singhiozzi si fecero più radi, le sorrise con dolcezza, porgendole un fazzolettino ricamato. La tempesta sembrava passata.

"Mi dici cosa ti è successo, Sakura-chan?" Mormorò, accarezzandole la testa, in un gesto quasi materno.

"Io... Io..." La giovane Kinomoto era incerta, non sapeva da dove iniziare.

"Tranquilla, amica mia. Puoi dirmi tutto quello che vuoi".

Una nuova lacrime rigò quel bel viso d'angelo. "Io mi sono accorta di essere una persona orribile, Tomoyo-chan. Ho fatto soffrire tanto Shaoran in questi anni, pensando solo a me stessa. Non mi sono mai accorta della sua tristezza. Ero solo felice che lui fosse tornato".

"Su, su". Tomoyo le cinse le spalle facendole coraggio. "Non è successo nulla. Sono sicura che si è trattata solo di un'incomprensione. Nessuno dei due voleva far soffrire l'altro, non l'avete fatto di proposito. Le cose vi sono solo sfuggite di mano".

"Lo so". Sakura strinse con forza quel fazzoletto nel suo pugno. "Ma che persona sono se non mi accorgo che la mia persona più importante sta soffrendo?" Chiese, più a se stessa che alla sua migliore amica.

"Sakura-chan, è per questo che oggi hai ignorato Li-kun tutto il tempo?" Finalmente tutto era diventato chiaro, splendente come il sole.

L'altra si morse un labbro, annuendo piano, chinando il capo per la vergogna.

La mora le fece sollevare il viso, asciugandole quelle tracce salate che ancora lo segnavano. "Non è stata solo colpa tua, Sakura. Anche Li-kun ha avuto le sue colpe. So che vi amate tanto e vorreste sempre il bene della persona a cui tenete, ma tacere pur di non far soffrire l'altro è un errore. Prima o poi la verità viene sempre a galla, per quanto si sia cercata di nasconderla. Non si può rimandarla per sempre sperando che tutto si risolva da sé. Tu e Li-kun dovete imparare a discutere dei vostri problemi, anche se si tratta di cose non molto piacevoli. Ok?"

Anche questa volta Sakura si limitò ad annuire. Tomoyo le rivolse un radioso sorriso.

"Ora asciuga quelle lacrime: vedrai che andrà a finire tutto bene. Devi solo trovare il coraggio di guardare negli occhi il tuo Piccolo Lupo e tutto si sistemerà!"

Piccolo, esile eppure un tenue sorriso adornò il viso della bella cattura-carte.

"Bene!" Tomoyo-chan scattò in piedi, afferrando l'amica per una mano. "E ora: shopping! Ho proprio in mente nuove idee per i vostri abiti da battaglia! Sarà meraviglioso!"

Gocciolone sulla testa di Sakura-chan. Eppure l'erede di Clow sentiva che sua cugina voleva solo tirarle su il morale...

Il coraggio, dove trovare il suo coraggio...

"Io ti aspetto all'ingresso. Perché non vai a recuperare le tue cose?"

Non appena i suoi occhi verdi furono scomparsi oltre la porta, la giovane Daidouji estrasse il suo fedele cellulare. A mali estremi... Estremi rimedi!

"Pronto, Eriol?... Sì... Sì... Ho bisogno del tuo aiuto..."

 

******

Aveva comprato tutto quello che Dia-chan gli aveva chiesto ma non aveva ancora voglia di tornare a casa. Non aveva ancora la forza di affrontare Sakura. Non riusciva a capire. Le azioni compiute continuavano a ripetersi nella sua mente senza sosta. Che cosa le aveva fatto? Perché era così scostante? Voleva, forse, rompere con lui? Quel pensiero lo faceva stare male come nient’altro al mondo.

Senza accorgersene si era ritrovato a vagare nei pressi del parco del Re Pinguino. Non si era proprio reso conto di essersi spinto tanto lontano. Il Midnight’s Moon era proprio lì vicino. Magari Dara avrebbe saputo consigliarlo. Se con THE FIRE aveva operato quasi un miracolo, magari avrebbe potuto aiutarlo anche questa volta. Gli veniva quasi spontaneo pensare a quella donna in caso di bisogno. Ed era un evento piuttosto insolito, per un tipo come lui sempre solitario e sospettoso.

Una grande cartello campeggiava dinanzi all’entrata. L’apertura del negozio era proprio quella sera… Che strano, si ritrovò a pensare. Quel negozio non gli era sembrato così grande… Che fosse colpa di tutti quegli scatoloni che c’erano quando era stato qui la prima volta?

Sulla porta d’ingresso c’era ancora il cartello con su scritto CHIUSO ma l’uscio appariva aperto. Provò a bussare ed entrò.

Wow, pensò, guardandosi intorno. Ora che tutto era in ordine, il negozio aveva un aspetto davvero incantevole.

"Mi spiace siamo ancora chiusi…" Si udì da dietro uno scaffale

WOSH

Un rumore di libri che cadevano.

"Ahi!"

Qualcuno che si era fatto male.

Shaoran lasciò le sue borse accanto al bancone e si diresse verso uno scaffale lì vicino. C’era una ragazza seduta per terra, in mezzo a tutti quei pesanti tomi ma non era Dara.

"Va tutto bene? Mi dispiace averti fatto cadere". Porse una mano alla povera ferita, aiutandola ad alzarsi.

Era una ragazza giovane, più o meno dell’età di Yukito o Nakaru, con cortissimi capelli biondi e due strani, profondi occhioni grigi. Si stava massaggiando la testa, assicurandosi di non essersi procurata un bel bernoccolo.

Quando le loro mani vennero in contatto accadde qualcosa di strano, mai provato prima. Il giovane Li fu pervaso da un’energia invisibile, quasi una scossa di potere. Si sentì il volto avvampare… Quella sensazione era così familiare ma al tempo stesso diversa da qualsiasi cosa avesse mai sperimentato. Cos’era quella sensazione?

"Mi spiace ma siamo ancora chiusi". Esordì lei. "Puoi tornare stasera". Gli porse un volantino colorato.

"N-no". Riuscì a malapena a farfugliare. Quella sensazione di shock magico non si decideva ancora a lasciarlo. Che razza di figura! "S-stavo c-cercando Dara. Io sono…"

"Shaoran". Lo interruppe con un sorriso. "So chi sei. Dara me ne ha parlato". Gli offri la mano. "Io sono la sua assistente. Mi chiamo Chris… Chris Uchiha. Molto lieta". Le strinse la mano meccanicamente ma non riusciva a scrollarsi di dosso quello stato di stordimento che lo aveva pervaso. Di che strana magia era dotata questa ragazza? Doveva assolutamente scoprirlo.

Lo faceva sentire a disagio stare in sua presenza. Era quasi… Quasi la sensazione che aveva provato la prima volta che aveva visto Yukito. Davvero molto strano.

Per lei era diverso. Quel ragazzo le suscitava tenerezza. Era ancora poco più di un bambino eppure avvertiva in lui l’impronta lasciata da Ryouka. Era buffo. In un primo momento, Chris si chiese se Shaoran avesse sospettato qualcosa ma il suo comportamento la dissuase. Sicuramente Diamond Sun doveva aver parlato loro del segreto delle Moon Cards… o no? Meglio così. Avrebbe potuto osservarlo indisturbata ancora un po’. Anche se, doveva ammetterlo, le era già simpatico. Ma non poteva di certo parlare anche per Crystal. Sapeva essere intrattabile e cocciuta quando voleva.

"Mi spiace ma Dara non c’è. È via per alcune commissioni. Io stavo mettendo in ordine le ultime cose. Se vuoi puoi tornare stasera. Ci sarà una grande festa per l’inaugurazione. Era qualcosa di urgente?"

"N-no!" Urlò di colpo. Che figura! "Tornerò sta-stasera". Iniziò a camminare all’indietro rischiando di inciampare più di una volta. Doveva assolutamente andare via da lì, altrimenti avrebbe rischiato un infarto per la velocità con cui il suo cuore batteva. Sempre se prima il sangue non gli fosse uscito dal naso. Doveva vedere Dia. "C-ciao!"

"Ci vediamo alle 8. Ciao". Lo salutò con un piccolo cenno di mano. Ma stava bene?

Inciampando e incespicando lo vide letteralmente fuggire dalla sua presenza.

"Tipo originale, non trovi?" Dara era comparsa all’improvviso da dietro uno scaffale. Chissà quando era tornata?

"Interessante, direi". Ammise.

La vide accomodarsi dietro la pesante scrivania della cassa, poggiando le gambe sul lungo tavolo di mogano. "Che ne pensi?"

"Non lo so. È ancora così giovane". Si passò una mano tra i corti capelli biondi, cercando in qualche modo di riordinare i suoi pensieri. Quello quindi era il successore della maestra... Sembrava una persona molto gentile.

"Anche Ryou-chan lo era quando ha creato le carte".

"Lo so. Spero solo che vada tutto bene. Ho avvertito una pesante ombra avvolgere il suo cuore. C’era qualcosa che lo turbava".

"Uff!" Sbuffò la mora. "Avrà ancora dei problemi con la sua ragazza. Questi giovani d’oggi… Non riesco proprio a capirli certe volte".

"La voce dell’esperienza?"La bionda alzò un sopracciglio in aria di sfida.

"Hey, giù la cresta, mocciosa. Sono ancora nel fiore degli anni. Ho solo qualche millennio in più di te!"

"Hai 3819 anni, se proprio vogliamo essere precisi".

Voleva fare la saputella… bene! Dara fece una smorfia simile a quella di un bambino a cui avevano rubato le caramella. "Sempre precisina tu, vero? Aha aha"

"Scema".

"Idiota".

"Infantile".

"Sognatrice!"

"Guarda che questo non è mica un insulto!" L’apostrofò.

"Sì, ma non sono io che non vedo l’ora di incontrare il mio bel e tenebroso principe. Quella che lo sogna tutta le notti e che è pervasa dalla fiamma dell’AMOOREEE!!!" Tipica posa con pugno in aria.

Chris avvampò fino alla punta dei capelli. "Non sono innamorata di Yue!" Si portò le mani alla bocca di colpo.

"E chi ha mai parlato di Yue? C’è qualcosa che devi dirmi, forse, Chris?" In una nube di nebbia nera Dara scomparve di colpo, per poi ricomparire alle spalle della bionda con un braccio intorno al suo collo. "E, allora?"

Il fumo minacciava di uscire dalle orecchi della bionda. "N-niente. Ma non hai nient’altro da fare?!" Le rispose, stizzita. Yue era un argomento tabù. Aveva sopportato le sue insinuazioni per più di cinquant'anni. Era troppo!

"No". Ribatté il demone prima di scoppiare a ridere. "Non devi fare così. Hai un cuore umano. È normale che tu provi certe emozioni. Anche se non so proprio come te la caverai con Crystal…"

Fu un filo di voce sottilissimo quello di Chris. "I sogni su Yue sono i suoi. A me…"

"Piace Yukito? Si chiama così la sua forma provvisoria. Giusto?" Terminò per lei. La bionda si limitò ad annuire. "Anche se ho sentito che è molto attaccato ad un certo Kinomoto. Magari avrai della concorrenza su quel fronte…"

"Penso che Ruby Moon mi sarà utile al riguardo. Da una delle mie visioni, ho visto che è molto attaccata al fratello della padrona della Clow Card". Sottile e manipolatrice, ma guarda. La ragazza stava imparando. Non l'aveva mai sentita parlare in quel modo, esporre il suo lato oscuro. Doveva tenerci proprio tanto a quel ragazzo. Fissandola di sottecchi, poteva immaginare gli ingranaggi della sua testolina bionda già mettersi all'opera. Era buffa.

Dara sorrise ancora, ma questa volta il suo sorriso si trasformò in uno gentile, quasi da mamma. "Va bene. Ma sta attenta. Gestire le emozioni non è facile. Non voglio che tu soffra". Le disse seria.

"Certo".

"Gli uomini sono confusi. Passano la vita a cercare qualcosa di irraggiungibile senza accorgersi di quello che hanno sotto il loro naso". Era cosa rara che il demone si lasciasse andare ad una saggezza così profonda. Anche se, per lei, non le fu difficile capire a chi si riferisse. "Parli di Clow Leed, non è vero?" Parlare di Clow e della maestra faceva male a tutti in quella compagnia. Se lei aveva perso la sua creatrice, Dara aveva perso l'unica vera amica che aveva mai avuto.

Anche dopo tanto tempo, alle volte le veniva da chiedersi se Dara si prendesse cura di lei per affetto o solo per senso del dovere nei confronti della maestra.

"Bingo". La mora era tornata a sedersi osservandosi le unghie che erano cresciute fino a diventare degli artigli affilatissimi. "L’idiota ha ricominciato. Cerca l’impossibile senza accorgersi del tesoro che ha al suo fianco. Almeno l’altro è stato più sveglio". Sogghignò. "Mi sa che mi sono trovata un nuovo passatempo".

"Non dirmi che hai intenzione di rendergli la vita impossibile?!" La rimproverò esasperata. Alle volte sapeva essere davvero infantile.

"No". Ops…Aveva risposto troppo velocemente. Lo sguardo severo di Chris e il suo avere le mani sui fianchi non erano un buon segno. "Cercherò di dargli solo una spintarella nella giusta direzione". Ma l’altra non sembrava molto convinta delle sue buone intenzioni. "Nel modo più imbarazzante possibile, è ovvio!"

"Mi pareva". La ragazza più giovane si coprì il viso con una mano. "E questo non coinvolgerà anche il candidato, vero?"

La mora scrollò le spalle. "Visto come vanno le cose, una mano servirà anche a lui. Da stasera inizia la mia nuova Mission: Impossibile… Rullino i tamburi…" Picchiettò le mani sul tavolo per creare la suspance. "Il ROCK AND ROLL dell’Amore!". Terminò con enfasi, creando una scritta luminosa con la magia.

"Cosa?!" Ma che diavolo aveva in mente?!

Le balzò al fianco, prendendola a braccetto. "Su andiamo. Dobbiamo farci belle per stasera. Magari verrò anche il tuo spasimante!" Quel sorriso le faceva accapponare la pelle. Non voleva pensarci! Sarebbe stato un disastro.

"Su, su. Sarà uno spasso!"

"Voglio morire!". Se era possibile non le erano cadute solo le braccia ma anche tutte le altre parti del corpo. Anzi, era proprio stecchita al suolo.

"Esagerata!" Fu all’ora che Dara notò due strane luci entrare nel negozio e dirigersi verso una parete spoglia, illuminandone di una luce fluorescente un tratto.

Bene, iniziava lo spettacolo…

"Tu pensi che verrà anche lei stasera?" Chris le chiese d’un tratto. L'imbarazzo era scomparso del tutto dal suo viso, lasciando posto solo ad una tenue nostalgia.

"Visto come è attaccata alla Cardcaptor di Clow penso che l’avremo qui intorno molto spesso".

Riconobbe molto bene lo sguardo speranzoso in quei grandi occhi grigi. "Sta attenta, Chris. Sai bene che Ryouka Lunar non è più".

"Lo so. Ma voglio conoscerla ugualmente". Vederla così malinconica le faceva male. Non poteva dirle di no.

"Come vuoi".

Dall’altra parte della città un ragazzo dagli arruffati capelli castani era corso in casa come una furia.

"DIA!"

 

******

Cinque, ora del the.

Shaoran versò da bere per tutti. Lo avevano raggiunto per il the proprio come Dia aveva chiesto. Era venuto persino Yuki. Fortuna che quel mostro di Touya era stato trattenuto dal suo lavoro, altrimenti.

Guardò il mago del Sole, alzando per un attimo lo sguardo dalla pesante teiera di porcellana bianca. Eriol gli stava sorridendo. Un brivido gli percorse la schiena. Ci mancava solo questa. Di nuovo stretto contatto con lui. Altro che pelle d’oca: la pelle gli si accapponava totalmente al solo pensiero. Ma c’era una qualsiasi giustizia a questo mondo? Non bastava quello che gli aveva già fatto passare. Lo aveva umiliato, ridicolizzato e ficcato nelle situazioni più imbarazzanti. Ma che aveva fatto di male per meritarsi questo? Vuoi vedere che era una sorta di punizione per quando era stato cattivo con Sakura e aveva cercato di rubarle le Clow Cards?

Eppure aveva l'impressione di stare mentire a se stesso. Aveva superato da un pezzo il fastidio che queste ragioni, anzi scuse, gli avevano causato. Non erano loro a tenerlo lontano dal dare anche solo una possibilità ad Eriol. Non era questo a renderlo così insicuro nei suoi confronti. Ma cos'era? Sakura non sembrava avere problemi, eppure per lei il ragazzo era cosa, quasi un padre?

Già, Sakura. Era sicuro che Tomoyo le avesse parlato ma la situazione non era migliorata per niente. Continuava a non accorgersi di lui. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo eppure ora gli faceva più male. Aveva assaggiato il Paradiso e avrebbe fatto di tutto per non abbandonarlo. La mora le era seduta accanto tenendole una mano. Chissà cosa si erano dette? Che volesse sul serio lasciarlo? E ora non sapeva come fare?

"Su, sbrighiamoci! Io non ho tempo da perdere. Devo finire il mio ultimo record a Zombie Wars. Sono un vero campione!" Kero naturalmente.

"Nessuno ti ha chiesto di venire, Cerberus. Puoi andartene quando vuoi." La vena sulla testolina di Dia-chan aveva preso a pulsare ritmicamente. Quel peluche le faceva andare il sangue alla testa.

"Ma se sei stata tu a convocare questa riunione!" Controbatté sarcastico.

"Io mi riferivo alle persone importanti, peluche!"

"Hey, gattina. Che vuoi la guerra!" Le svolazzò di fronte chiudendo una delle sue zampette gialle a pugno. "Posso batterti quando voglio mi hai sentito!"

"Ti conviene stare zitto, Kero". Intervenne Suppy, sorseggiando il suo the all’arancia. Molto buono.

SBAMM BUM CHOP

Con tre abili mosse di kung-fu il disturbatore era stato annientato. Una applauso scrosciante si levò dal pubblico. Tomoyo riprendeva entusiasta. Potere alle donne!

Shaoran si lasciò andare nella poltrona. Era tutto così strano. Dia era un tesoro, sul serio, ma quando si trattava di Kero diventava una bestia. E non poteva di certo darle torto al riguardo… Ma filare d’amore e d’accordo con Spinel? Non era pronto per diventare il cognato di Eriol. Gli bastava essere il suo lontano cugino. Uffà.

Kero si rialzò dolorante dal pavimento, inveendo come un forsennato. "Ora me la paghi!" La stanza s’illuminò di colpo mentre il sigillo del Sole compariva al suolo e il peluche riprendeva le sue vere sembianze. La gatta non ne fu per niente impressionata. "E ora cosa mi dici?" La sfidò.

"Che sei un vigliacco!" La voce di Dia era ferma e forte. "Non riesci a combattermi nella tua forma provvisoria?"

Il leone le fece la linguaccia. "Sei solo invidiosa perché non sei bella come me!"

"Lo sono anche di più, dobe! Ma sai benissimo che non posso riprendere le mie vere sembianze prima che Shaoran-sama abbia raccolto tutte le carte!"

"Sono tutte balle! Il cinesino non ci riuscirà mai!". Quel suo sorrisetto sarcastico fu la goccia che fece traboccare il vaso.

MIAO

Zampata in pieno muso.

"Ahi!" In un lampo di luce, Cerberus tornò alle consuete forme del piccolo Kero. Cavolo che male! "Ma sei impazzita!"

La gattina aveva preso a sguainare e ritrarre gli artigli in una muta promessa di ritorsioni."Sta attento, Cerberus. La prossima volta non sarò così magnanima." Era ora di dimostrare chi era che comandava lì. "E tanto per la cronaca, a differenza di te, io sono dotata anche di un potere speciale!"

"Che vorresti dire?" Era solo un bluff, di sicuro.

Dia-chan lo fissò per un istante per poi sorridere compiaciuta. "Quando hai intenzione di dire a Sakura-sama che sei stato tu a rompere la sua statuetta di vetro preferita?"

"Cosa?!"

"Cosa?!"

La prima esclamazione era stata fatta per la sorpresa, la seconda per paura.

"Già. Hai anche nascosto i pezzi in un vecchio scatolone in soffitta!"

"K-E-R-O-C-H-A-N!"

SDENG. Nuovo colpo sulla testa del mini-leone.

"Come diavolo hai fatto, batuffolo?" Ringhiò la palla di pelo gialla.

"Te l’ho letto nel pensiero, ovvio".

"Tu sei in grado di leggere nel pensiero?"

"Sì, Shaoran-sama. Ryouka-sensei mi ha dotato di questo potere. Ma posso usarlo concentrandomi attentamente solo su una persona. Non posso sentire i pensieri di gruppo".

Sguardo d’ammirazione generale. E chiamalo poco...

"Spocchiosa come il Gaki!" Borbottio di sottofondo.

"Ora basta Kero!" Sakura si era alzata in piedi.

"Ma Sakura!"

"Non è questo il modo di comportarsi! Chiedi scusa a Dia e falla finita!"

Il peluche alato rivolse alla sua padrona una silenziosa richiesta di esenzione da quella pena ma lo sguardo che ne ricevette lo fece desistere. Rivolgendosi nuovamente alla piccola Guardiana bianca, mugugnò qualcosa di indecifrato.

"Non ho sentito bene!" Scandì la padrona delle carte.

"Ho detto mi spiace, Dia".

La guardiana del Sole annuì. "Scuse accettate, Cerberus. Chiedo anch’io perdono per il mio comportamento a tutti i presenti. Mi spiace di averti fatto alterare Sakura-sama".

A sentirsi chiamare in quel modo la ragazza arrossi. "Di niente".

"Grazie". Shaoran le sussurrò. Lei annuì sorridendo prima che quel sorriso si spegnesse di colpo. Tornò a sedersi con l’aria triste.

Tomoyo ed Eriol si fissarono decisi. Quella sera stessa avrebbero messo in atto il loro piano. Anche a costo di sigillarli in una stanza senza via d'uscita finché non avessero chiarito tutto, ma ci sarebbero riusciti a farli rimettere insieme! A qualunque costo!

"Sei sempre il solito, Kero-chan. Però hai ragione. Sbrighiamoci. Io voglio tornare dal mio tesoruccio Touya!" Nakaru, ovvio.

"Un altro biscotto, Ruby? Sono fatti in casa." Dia sollevò il vassoio.

La Guardiana della Luna non se lo fece ripetere due volte. "Deliziosi, Dia". Le sue guance erano rosse come due ciliegie. Per non fare torto a nessuno erano stati serviti, sul carrello che trasportava i dolci e la teiera, anche dei rustici salati. Suppy aveva molto apprezzato.

"Grazie". Certo che quella gatta ne sapeva una più del diavolo, pensò Eriol. La porzione di Yuki era stata tripla. Ora era lì che si ingozzava felice.

"Bene visto che siamo tutti comodi possiamo cominciare" La guardiana delle Moon Card volò sul tavolino innanzi al davano ed iniziò il suo racconto. "Io sono Diamond Sun, il puma bianco". Si fissò la piccola zampetta. "Beh, in questo stato la gatta bianca, incaricata dalla maestra Ryouka di difendere il Sigillo delle sue carte magiche fino all’avvento del nuovo candidato adatto a diventarne il padrone. Nel nostro caso, Shaoran-sama".

Il suddetto interessato arrossì.

"Mi chiedo come abbia fatto!"

"Kero?!"

"Hey, peluche, cerchi rogne?" A questo così gentile invito, il piccolo Kero si nascose dietro la sua padrona.

"Come ho già detto, Shaoran è la persona scelta dalla maestra essendo stato l'unico in grado di rompere il sigillo".

"Ma Dia". Il candidato in questione era molto dubbioso al riguardo. "Io non l’ho fatto. Voglio dire, io non sono nemmeno sicuro di aver mai visto il libro nella quale erano rinchiuse le carte". A questo nemmeno la guardiana seppe rispondere.

"Forse semplicemente non lo ricordi". La mezza reincarnazione di Clow aveva intuito qualcosa. Era un trucco semplice in realtà, lui lo sapeva bene. Lo aveva usato più volte durante le prove di Sakura.

"Che vuoi dire, Eriol-kun?" Per un attimo, Tomoyo abbassò la sua fida telecamera. L’attenzione di tutti era ora sul giovane mago.

"La forza attrae altra forza. Come per Sakura, anche Li deve essere stato attratto dalla magia del Moon Book e questo deve averlo spinto ad aprirlo. Soltanto che qualcuno deve avergliene cancellato il ricordo".

"Ma a che scopo?" Sakura non capiva.

"Questo non lo so. Dia, sai cosa è successo al libro dopo che la tua maestra è scomparsa? Anche la Chiave del Sigillo non è apparsa subito".

Il Piccolo Lupo si portò una mano al collo, estraendo la sua chiave. Un piccolo talismano di giada con un drago che avvolgeva le sue spire intorno alla gemma centrale e la cui coda costituiva i denti della chiave stessa. Era calda, quasi elettrica.

"Vedete, la Chiave del Sigillo si è liberata nel momento stesso in cui il libro è stata aperto solo che è rimasta celata all’interno dell’oggetto magico più vicino… In attesa…"

"In attesa di cosa?"

"In attesa che i poteri di Ryouka si risvegliassero".

"I poteri di Ryouka?"

Occhi di lavanda incontrarono due pozze d’oro. "Si, Piccolo Lupo. I poteri della Luna che ti sono stati trasmessi. Ne hai già dato prova contro THE FIRE. Dentro di te possiedi una grande forza".

Li arrossì un pochino. Non era abituato a sentirsi dire certe cose. Era difficile crederci.

La gatta tornò a rivolgersi al mago dai capelli corvini. "Per quanto riguarda il libro, penso che tu abbia ragione Eriol-san. Qualcuno deve essere intervenuto. Tutto ciò che posso dirti è che la maestra aveva deciso di affidarci ad una persona amica fino al momento giusto. Però non so dirti chi. Ogni volta che provo a concentrarmi su quelle memorie precise, le idee mi si offuscano come se qualcheduno mi impedisse di trovare delle risposte".

Il mago annuì. "Immagino che sia la stessa persona che sta giocando con noi".

"Ma questo non è pericoloso? Insomma, che il libro non sia in possesso di Li-kun?" Tomoyo si stringeva le mani, preoccupata. Questa volta fu Eriol a cercarle. Le rivolse un caldo sorriso e per un attimo, per quella ragazza dall'aria un pò sbarazzina, il tempo parve fermarsi mentre il sole splendeva solo per lei.

"Il libro fa sì solo che le carte agiscano in un determinato raggio d’azione. Non le fa allontanare troppo, ecco. Non ha nulla a che vedere con i loro poteri. Invece, esse reagiscono allo stato d’animo della maggiore fonte di potere lunare che avvertono".

"Quelli di Li". Anche Nakaru non aveva voglia di ridere questa volta.

"Esatto. Quando ha incontrato THE FIRE, Shaoran-sama sentiva prevalentemente il sentimento di solitudine e, di conseguenza, si è scontrato con la carta che rispecchiava maggiormente questa emozione. Ogni Moon Card ha una propria personalità e voce, se vogliamo chiamarla così, ma scelgono in modo diversa di esprimerla".

"Sono anche molto più feroci delle Clow Card". Suppy sorseggiò un altro sorso di the.

"Traggono il loro potere dalla Luna ed esso è molto mutevole e incostante. Può avere effetti benigni o maligni a seconda delle fasi dell’astro".

"Ma io non capisco". Tomoyo strinse ancora di più la mano del suo amico. "Perché Sakura, Eriol o Yuki non hanno avvertito niente? Dopotutto Yue è un guardiano della Luna".

"È vero. Yue non ha percepito nulla di insolito. Solo una strana scossa magica alcune notti fa, ma non era nemmeno vicino alla frequenza della Luna". A quell’affermazione gli occhi di Yukito divennero del colore del ghiaccio, segno che Yue era sveglio ed intenzionato a partecipare anch’egli a quella riunione. Con il tempo le due metà di quella persona avevano imparato a coesistere anche simultaneamente.

"Nel caso di Yue, o anche di Ruby, il loro non è un potere della Luna puro, poiché riflettono il potere dei loro padroni. Nel caso di Shaoran è diverso: la sua è vera magia della Luna. Per Eriol e Sakura è presto detto. Catturare le Moon Cards non è nel loro wyrda quindi non hanno sentito il loro richiamo".

"Wyrda?"

"Cammino. Il destino". Dia spiegò sorridendo. "Ognuno di noi deve seguire il proprio wyrda. È stato così in passato e sarà così anche nelle generazioni a venire".

Ad Eriol fece un effetto strano sentir parlare di wyrda. In un certo senso, Dia-chan gli stava ripetendo ciò che mesi prima gli aveva detto la stessa Kaho. Il loro cammino si era incrociato per un tratto. Ma non era destino che esso rimanesse intrecciato fino alla fine. Senza volerlo i suoi pensieri lo ricondussero ancora una volta a Tomoyo. Sei tu il mio wyrda, si chiese.

"Vedete, le Moon Cards agiscono in prevalenza seguendo le regole del Tao". Continuò la gatta.

"Il Tao?"

"Il cerchio bianco e nero". Shaoran intervenne per spiegare alla sua ragazza. Piantò il suo sguardo dorato in quello di lei. Che succede? Avrebbe tanto voluto gridarle. "La luce e il buio".

"Sì". La gatta si sollevò in aria facendo comparire davanti a loro, quasi in una sorta di visione, il simbolo del Tao. "Non avendo a disposizione la forza magica del proprio padrone, solo le quattro carte degli Elementi sono in grado di agire da sole, o per meglio dire, possiedono energia a sufficienza. Le altre tendono ad agire sempre in coppia: l’Hikari e la Yami. La luce e il buio".

"Ma perché?" Tomoyo si rivolse alla gatta.

"Perché, in qualche modo, le carte tentano di bilanciare gli effetti delle loro azioni. Tentano di mantenere, anche se inconsciamente, l'equilibrio per evitare che si scateni il caos. Come la Luna che innalza la marea  su un lato del globo terrestre e la fa ritrarre su quello opposto". Yue, ancora sotto le sembianze di Yuki, aveva centrato in pieno il problema.

"Esatto. Le Moon Cards agiscono sempre insieme alla loro contraria". Dia svolazzò intorno all’immagine del Tao, facendo apparire quella delle carte magiche. "Tredici carte i cui distruttivi ed illimitati poteri possono essere combattuti solo da altrettante carte aventi un’equivalente forza di magia costruttiva. In tutto, ventisei carte che racchiudono molta più magia di quanto voi possiate immaginare".

"Seh. Clow Leed ne ha create molte di più!"

"Kero?!"

Ma Dia non si tirò indietro. "È vero, Cerberus. Il numero delle Moon Cards è inferiore a quello delle Sakura Cards ma non lasciarti ingannare. Poiché una sola carta di Ryouka può racchiudere in sé la magia di più di una delle carte create dal tuo maestro". Si voltò verso l’immagine che lei stessa aveva creato. Ventisei carte fluttuanti che danzavano in circolo. Da questo cerchio se en separò una. Era THE EARTH. "Questa è la Carta della Terra. La sua magia equivale alle forze combinate di EARTHY, WOOD, FLOWER e SAND. Immaginate gli effetti devastanti che queste carte potrebbero avere se usate tutte insieme e ditemi se è una carta da sottovalutare".

Nessuno rispose.

"Ora come ora le carte sono confuse, arrabbiate e incontrollabili. Senza contare che tutte loro sono empaticamente legate a Shaoran. Più lui è incerto su ciò che prova, più le carte diventeranno pericolose. Anche catturarle non sarà facile. I primi tempi soprattutto. Finché il tuo corpo non si sarà abituato al cambiamento ti sentirai sempre molto stanco. Mi spiace, Shaoran-sama".

"Questo non mi fa di certo sentire meglio". Il ragazzo si passò una mano tra i capelli.

"Non ti preoccupare". Dia lo guardava orgogliosa. "Devi avere più fiducia in te stesso. Ryouka non ti avrebbe mai scelto se non fosse stata sicura delle tue capacità".

"Alle volte mi chiedo perché abbia scelto proprio me".

"Non crucciarti. Per ogni cosa c’è sempre una risposta. Basta solo saper aspettare".

"Questo non risolve il problema su come catturare le carte". Yue e il suo senso pratico.

"Le Hikari sono carte benigne che accetteranno di buon grado di essere sigillate. Anzi, molte di loro potrebbero anche aiutarci a fronteggiare le loro controparti. Ma non posso dire lo stesso per le Yami. Loro non rinunceranno a questa nuova libertà tanto presto. Lo avete visto con FIRE, no?"

"THE FIRE è una Yami?" Chiese il ragazzo di Hong Kong.

"Sì. La sua Hikari è THE WATER. Ryouka-sensei le ha create in questo modo affinché le carte non si sentissero mai sole. Ognuna di loro è stata creata insieme ad una carta sorella".

Ancora una volta tra loro cadde il silenzio. Era estremamente snervante dover aspettare senza poter fare nulla.

"Ah!" Tomoyo si colpì un palmo con un pugno con espressione a dir poco rapita. Stavolta Shaoran non fu l’unico a temere per la sua incolumità. Eriol lo seguiva di pari passo. Lo avevano incastrato… Per quanto si sentisse attratto dalla mora, non aveva la minima voglia di farle da modello. Non che i suoi costumi fossero brutti, anzi. Ma era imbarazzante!

"Vi ho portato dei regalini molto utili!". Prese la sua borsa e ne estrasse tanti pacchettini. "Uno per Dia-chan, uno per Eriol-kun, per Yukito-san, Ruby-chan e anche per Suppy. Spero che vi piacciano". FIUUU, pericolo scampato. Almeno per il momento.

Nastri colorati furono presto sciolti e davanti ad i loro occhi comparvero tanti nuovi cellulari multi-funzione.

"Ho pensato, visto che ora siamo un gruppo più ampio ed occorre tenerci sempre in contatto, anche voi abbiate bisogno di averne uno".

I soggetti interessati ringraziarono. Soprattutto Nakaru era felice della cosa. Abbracciò la giovane Daidouji in uno slancio fortissimo, facendola quasi cadere dalla poltrona.

"Grazie tante, Tomoyo-sama. Ora potrò sentire il mio Touya a tutte le ore del giorno!"

"Sai che differenza". Borbottò il gattino nero.

"Di niente, Ruby-chan. Ho già provveduto a memorizzare il numero di Touya ed a installare una particolare programma prodotto dalla ditta di mia madre. Ora potrai sapere dove si trova il fratello di Sakura ogni volta che vorrai!"

Goccioloni sulla testa di tutti. Solo a Tomoyo poteva venire in mente un regalo del genere.

La guardiana della Luna si alzò in piedi, un pugno in alto in una teatrale posa di vittoria. "Presto sarai mio, Touya!" Urlò, i suoi occhi che sbrilluccicavano di determinazione.

"Attenta o altrimenti potrebbe decidere di fuggire in un altro continente…" Indovinate chi?

"Sta zitto, Spiccino!" Sbraitò di rimando.

Prima che la cosa potesse degenerare, Eriol li interruppe con un’altra domanda. "Dia-chan tu non sei l’unica guardiana, non è vero? Ne esiste anche una in forma umana, giusto?"

"È vero!" Nakaru si era parata dietro a Yuki e ora gli stava dando dei pizzicotti sulle guance. "Proprio come me e quello scorbutico di Yue". Suddetto scorbutico le lanciò un’occhiataccia. "È un bel guardiano? Anche se in realtà non ce ne sarebbe bisogno… Io ho già il mio Touya ma se fosse carino…" E via con la sua filippica.

"Mi spiace, Nakaru. Ma Crystal Moon è una donna".

"Crystal Moon? Hmm. Luna di Cristallo... " Si soffermò a pensarci su per un istante prima di lanciarsi in una risata sguaiata. "Illusa! Non sarà mai affascinante come me!"

"Sarebbe difficile cadere più in basso di così".

GNAM GNAM. Aggiunse Suppy, masticando.

Risata generale. Lo stare tra amici era bello. Sanno sempre come risollevati il morale quando ti senti giù.

"Tu pensi che sia già in città?". Chiese ancora il mago con gli occhiali.

"Non lo so. È come se qualcuno stesse schermando la sua presenza. Non riesco a sentirla". Dia aveva ripreso a fare avanti e indietro sul bordo del divano. "Posso solo dirvi che come Yue e Ruby anche lei ora si trova in una forma provvisoria. Ma non so dirvi che aspetto abbia. Io l’ho sempre e solo conosciuta come Crystal".

"Capisco".

"Ma è come me o come Nakaru?" Azzurro era tornato castano e Yuki aveva di nuovo preso il sopravvento. "Voglio dire: la personalità di Nakaru e Ruby è la stessa ma ciò non si applica a me e a Yue".

"Non so che dirvi". Dia-chan mormorò turbata. "Non riesco a sentirla. Voi non avete avvertito nulla di strano?".

Avrebbe voluto dir loro di Chris, della strana sensazione che aveva provato quando si erano stretti la mano ma le parole gli morirono in gola. Tentava di aprire le labbra per parlare, ma gli sembrava che qualcosa tentasse di bloccarle. Una vocina nella sua testa continuava a mormorare di tacere. Non era ancora il momento, continuò. "Che pasticcio!" Il Piccolo Lupo si coprì il viso con le mani. Non si sentiva per nulla all'altezza di questa impresa eppure tutte le speranza erano concentrate su di lui. Li avrebbe delusi tutti, lo sapeva.

"Su, su." Eriol gli strinse una spalla. "Non abbatterti. Non sei da solo in questa impresa. Faremo di tutto per aiutarti. Devi avere più fiducia!"

"Eriol-kun ha ragione, Li-kun. Non sei solo. Sei circondato da tanti amici!" Tomoyo aggiunse.

Anche Sakura avrebbe voluto dirgli qualcosa ma il peso della sua colpa le rendeva impossibile anche solo sopportare il suo sguardo. Strinse i pugni tentando, con tutte le sue forze, di ricacciare indietro le lacrime.

"Hey, ma questo cos'è?" Nakaru aveva adocchiato un volantino colorato su un mobile del salotto. Shaoran se ne ricordò solo allora. Gli era completamente passato per la mente.

"Oh. Me lo ha dato l'assistente di Dara. Questa sera ci sarà l'inaugurazione del Midnight's Moon".

"Evviva!" Dire che Tomoyo era rimasta estasiata alla notizia era un eufemismo. Era balzata in piedi, lasciando la sua telecamera onnipresente per un solo istante, battendo le mani con gioia. "Un'altra occasione per i miei modelli preferiti di sfoggiare le mie creazioni!"

Se avessero potuto sarebbero fuggiti a gambe levate. "Tu sei dei nostri, vero Eriol-kun?" Occhioni da cerbatto.

Ok, le aveva promesso che avrebbe aiutato la sua quasi figlia e il giovane discendente a risolvere la loro crisi, ma non gli pareva di aver mai accettato di posare per lei. Ma come faceva a dirle di no se lo guardava in quel modo. Distintamente sentì Li sogghignare.

"Ma-ma certo".

Nakaru e Suppy si scambiarono uno sguardo complice. Eriol è innamorato... Eriol è innamorato...

"Bene!" La mora afferrò Sakura-chan per un braccio e la trascinò verso l'uscita. "Forza, cuginetta, dobbiamo prepararci. Questa sera sarai fantastica. Ho già in mente un vestito che ti farà sembrare un angelo. Starai benissimo, vedrai!"

In un battito di ciglia erano già scomparse, seguite a ruota da Yuki a Nakaru.

Come una statua, Li rimase a fissare quella porta lasciata aperta, sentendo quasi un pezzo di sé svanire. Non si accorse della malinconia con cui Eriol lo stava fissando e, forse, fu un bene. Una pena incredibile la reincarnazione di Clow provò dentro di sé. Voleva aiutare il suo amico, eppure era difficile farlo quando Shaoran non voleva avere nulla a che fare con lui.

Gli sorrise mesto. "A stasera, Li-kun. Suppy, Kero, forza andiamo".

Il peluche dorato lanciò un ultimo sguardo di sfida alla gattina bianca prima di perdersi insieme alla sua controparte corvina in un'altra conversazione appassionata sul fantastico mondo dei videogiochi.

"Andrà tutto bene, Eriol-san". Dia-chan gli sussurrò sull'uscio, sorprendendolo. "Presto sarà Shaoran-sama a venirti a cercare ed allora anche tu troverai ciò che stai cercando". La gattina gli fece un lieve inchino prima di tornare dal suo padrone.

 

******

"Forza Sakura! Prova questo e questo e questo..."

Mille abiti colorati svolazzavano intorno a lei in un allegro arcobaleno.

Oh, Shaoran...

 

******

Maledetta cravatta... Maledettissima cravatta...

Poteva almeno vestirsi per la festa come gli andava? No! Dannata Tomoyo!

Era da oltre un'ora che tentava di arrabattarsi con quel stupidissimo pezzo di stoffa, che non voleva proprio saperne di annodarsi, e stava iniziando a perdere la sensibilità alle dita.

La dolcissima Daidouji gli aveva fatto gentilmente recapitare da una delle sue guardie del corpo un completo da sera di un bel verde scuro, pregandolo vivamente di indossarlo per la festa. Insomma, era una semplice inaugurazione ma no... Lui doveva presentarsi agghindato come, come... Un idiota. Ecco!

Aveva anche provato a protestare, ma la mora gli aveva semplicemente attaccato il telefono in faccia. Uffà!

"Allora, sei pronto Li-kun?"

Ahh! Ma che diavolo ci faceva lì Eriol!

Il riflesso del mago era comparso d'improvviso al fianco del suo, facendogli perdere almeno dieci anni di vita. Hey, ma guarda come si era agghindato! Persino il gel fra i capelli! Questo era sicuramente opera della Daidouji... Tomoyo colpisce ancora!

"Come sei entrato?"

"Mi ha fatto entrare Dia-chan. Ho continuato a bussare ma nessuno mi rispondeva". Gli si avvicinò lentamente mentre il cinese continuava ad armeggiare spazientito con la sua cravatta. Indossava un vestito identico al suo ma di un bel blu scuro, un colore che richiamava in pieno i suoi capelli d'ebano.

"Aspetta lascia fare a me". Gli prese il pezzo di stoffa tra le mani e con fare sapiente eseguì un bel nodo. "Ecco fatto". Terminò con il suo solito sorriso stampato sul viso.

"Hn". Li si limitò a guardarlo torvo. Lo aveva battuto un altra volta.

"Io proprio non ti piaccio, non è vero?" Più che una domanda, quella dell'inglesino era una vera e propria affermazione.

"Hn".

"Perché?"

Ma che razza di domanda era?

"Perché non ti piaccio? Infondo, voglio solo aiutarti. Non voglio rubarti Sakura e di certo non ho alcuna intenzione di influire sul tuo destino. Mi spieghi perché ti sono così antipatico?"

"Perché... Perché..." In tutta sincerità non sapeva davvero cosa rispondere.

"Non capisco: io sono la reincarnazione di Clow Leed e tu il prescelto da Ryouka Lunar. Perché non riusciamo ad andare d'accordo?"

Shaoran sbuffò. "Come Clow... Ragioni esattamente come Clow... Solo perché hai deciso che una cosa vada in un certo modo non è detto che tutto debba svolgersi secondo i tuoi ordini". Lo accusò.

Pensava di offenderlo, invece, Eriol si limitò a sorridere sghembo. Proprio come se Li gli avesse raccontato chissà quale battuta. "Se fosse davvero così, a quest'ora Sakura-chan sarebbe felicemente fidanzata con Yukito, tu te ne saresti tornato una volta per tutte in Cina ed io... Io..." Non finì quella frase. Un'ombra scura spense quel suo eterno sorriso. "Io sarei ancora imprigionato nel mio bel sogno" Concluse.

"Cos'è successo tra te e la signorina Mizuki?" Chiese Li di colpo. Era inutile girarci intorno. Tanto valeva la pena andare dritti la problema.

Vedere Eriol Hirigagizawa rimanere sbigottito innanzi ad una sua semplice domanda gli procurò una soddisfazione infinita. Tuttavia, qui lo pensava e qui lo negava sia chiaro, senza il suo sorriso sarcastico, Eriol non era più lui.

Il ragazzo cinese si appoggiò al bracciolo della poltrona, tentando di assumere un'aria più indifferente possibile anche se la curiosità lo stava lentamente logorando. Cosa stava nascondendo?

L'inglese parve soppesare le sue parole con cura, incerto su come esprimere tutto il tumulto che sentiva dentro. Cosa era andato storto con Kaho? Come aveva potuto fraintendere l'affetto che lo legava alla professoressa con l'amore... L'amore vero? Quand'è che aveva capito di provare qualcosa di più per la bella Tomoyo?

Il suo volto si distese nuovamente in un sorriso pacato. Le nuvole che gravavano suo cuore sembravano scomparse.

"Io e Kaho ci siamo separati. Si vede che le nostre strade non erano destinate a rimanere intrecciate molto a lungo".

"Non dovresti dar sempre la colpa al destino, sai". Le parole di Li lo colpirono molto. "Il nostro futuro non è scritto".

"Dici così solo perché sei molto giovane". Lo rimproverò il moro. "Era destino che Sakura trovasse il libro di Clow e tu quello di Ryouka. Tutto era stato stabilito già prima della vostra nascita".

"Non rinnego l'idea che possa esistere un grande disegno, anzi. Però devi ammettere che, oltre al Fato, ci sono anche le variabili. Quelle date dal libero arbitrio. Perché, se fosse altrimenti, Sakura ora starebbe con Yukito e io sarei tornato una volta per tutte in Cina". Gli fece notare il cinesino con un sorrisetto di sfida.

Eriol Hirigagizawa era sorpreso... Sorpreso come non lo era mai stato... Poi fece una cosa che colse Shaoran Li totalmente alla sprovvista... Rise, Eriol si lasciò andare ad una fragorosa risata, asciugandosi una lacrima che solitaria gli bagnava una guancia.

"Hai ragione, mio giovane discendente. Hai assolutamente ragione".

Senza nemmeno rendersene conto, Shaoran si ritrovò a ridacchiare insieme a lui.

Finirono di prepararsi, indossando una un caldo cappotto, i guanti e la sciarpa.

La mano di Li sfiorò appena la soffice lana verde che gli avvolgeva il collo... Sakura-chan...

"Andrà tutto bene, Li. Andrà tutto bene". Eriol gli posò una mano su di una spalla cercando di rassicurarlo.

"Lo spero... Ma Eriol?" Attimo di silenzio. "Prova a far soffrire Tomoyo e ti faccio a pezzi!"

Il mago inglese si limitò a tossicchiare nervoso. "Tomoyo?" Farfugliò.

"Non fare il finto tonto... Sarò anche giovane ma non sono cieco". Continuò il giovane di Honk Kong con una truce espressione sul viso. In quel momento poteva davvero rivaleggiare con Touya Kinomoto. Erano identici!

DLIN DLON

Salvato dal campanello. Stava cominciando a  sudare freddo.

"Sakura-sama e Tomoyo-sama sono arrivate, Shaoran-sama". Dia-chan fluttuò verso di loro, precedendo le due ragazze.

Erano bellissime... La loro vista toglieva il respiro. Le guance arrossate per il freddo le rendeva due figure etere, quasi come le principesse delle fiabe.

I due giovani erano rimasti senza parole. Riprendendosi da quello stato di stupore, Eriol fece loro un profondo inchino, prendendo le loro mani e baciandole lievemente. Sakura e Tomoyo arrossirono di colpo.

"Buona sera, mie belle signore".

"Buonsa sera, Eriol-kun, Li-kun".

"Buone sera". Fu il mormorio sommesso di Sakura.

"Buona sera". Gli occhi di Li sempre persi in quelli di Sakura. Avrebbe dato di tutto per allungare le braccia e stringerla, senza lasciarla più andare.

"Andiamo?" Tomoyo strinse il braccio di Eriol, ponendosi al suo fianco, indicando a Sakura di fare altrettanto con il giovane Cardcaptor. "La festa ci aspetta!"

La piccola Kinomoto posò con grazia una mano su quella di Shaoran, arrossendo a quell'esile contato. Non aggiungendo altro. Respirando appena.

I due moretti si scambiarono uno sguardo d'intesa. Fase uno del piano: completata!

"Bene, Dia. Non andiamo. Sei sicura che non ti dispiaccia rimanere a casa?"

"No, Shaoran-sama Tranquillo e divertiti!" Rispose la gattina.

Shaoran si concesse un lungo sospiro. Starle così vicino  non poterla stringere era straziante.

S'avviarono verso la porta, seguiti a ruota dai loro amici.

Sarebbe stata una serata molto lunga...

 

******

Camminavano nel più assoluto silenzio. Eriol e Tomoyo avanti, Sakura e Shaoran qualche passo indietro. I due moretti passeggiavano l'uno vicina all'altra, i loro visi vicini, le loro voci ridotte ad un semplice sussurro mentre stavano confabulando qualcosa.

Per quanto Li si sforzasse non riusciva ad afferrare cosa stessero macchinando.

Teneva lo sguardo fisso innanzi a sé il Piccolo Lupo. Osservava la strada venirgli incontro senza mai voltarsi. Sakura gli camminava vicino, il volto basso, le mani strette sul manico della sua borsetta.

Vederla apparire in quel suo lungo vestito lavanda era stato un tuffo al cuore. Non c'erano parole che avrebbero potuto rendere giustizia a quella apparizione angelica.

Aveva cercato di reagire a quella tristezza soffocante che aveva cercato di sopraffarlo ma c'era riuscito solo per poco. Nemmeno il ricordo della faccia inebetita di Eriol davanti al vestito blu notte di Tomoyo era servito a molto.

Continuava a camminare al suo fianco. Ora poteva accontentarsi solo di questo.

"Hai parlato con Sakura-chan, Tomoyo?" Il mago si rivolse alla sua partner nel crimine.

"Si. Stanno entrambi facendo di un nonnulla una tragedia. Hanno solo bisogno di parlare sinceramente di quello che li turba". Rispose lei. "Hai un piano?"

"Direi di si". Il ragazzo si sistemò meglio gli occhiali sul naso. "Faremo in modo che trascorrano questa serata appiccicati l'una all'altra. Prima o poi esploderanno e si confesseranno tutto".

Tomoyo parve soppesare la cosa. "Mi sembra una buona idea. Ma se non volessero collaborare?"

"Non temere". Un sorriso poco rassicurante. "Posso fare in modo che sarà impossibile per loro scollarsi!"

"Sei grandioso, Eriol!" All'improvviso la ragazza gli posò un lieve bacio sulla guancia, facendolo arrossire nelle più accese tonalità esistenti di rosso.

"Quei due stanno tramando qualcosa". Borbottò Li. Tomoyo l'aveva baciato! Cosa diavolo le era passato per la testa! Non sapeva quanto quel ragazzo fosse pericoloso?

No, non era geloso di lei in quel senso, ma con il tempo aveva imparato a  volerle bene come ad una sorella. Aveva letto in quegli occhi corvini la tristezza della solitudine ed una parte di lui era felice che finalmente quel vuoto era stato colmato... Ma doveva essere proprio l'inglesino?!

"Già". Sakura continuava a tenere il capo chino, arrossendo impercettibilmente sotto il peso di quei suoi occhi dorati. Le mani le tremavano.

"Hai freddo?" Le chiese lui, premuroso.

"N-no". Rispose lei.

Avrebbe voluto parlarle, costringerla ad ascoltarlo. Doveva capire cose le aveva fatto...

"Hey, piccioncini, siamo arrivati!" La voce squillante della mora rovinò un'altra occasione per chiarirsi.

Il Midnight's Moon era illuminato da mille lampade colorate. Per l'occasione, l'intero Parco dei Pinguini era stato era stato addobbato a festa.

Nell'aria, profumata da un dolce odore di vaniglia, si diffondeva una strana melodia dai ritmi caldi, sereni. Una musica che ti giungeva dritta al cuore, scuotendolo da ogni triste pensiero.

"Shaoran!"

Tanta gente si accalcava all'ingresso, gente di tutte le età: giovani, bambini, nonni insieme ai loro nipotini. Tutti sorridevano divertiti. Doveva essere una festa molto piacevole.

Una ragazza bionda vestita di turchese salutò il gruppo di Cardcaptor, venendo loro incontro subito dopo aver servito un cliente.

"Chris, buona sera". Shaoran fece un lieve inchino che la ragazza ricambiò.

"Salve, Shaoran. Sono felice che tu sia venuto". La ragazza dai capelli biondi sorrise loro.

Ancora... Ancora quella strana sensazione... Quella specie di scossa magica che gli partiva da dentro. Deglutì a fatica, raccogliendo tutto il suo coraggio affinché la figuraccia di quel pomeriggio non si ripetesse nuovamente.

"Ragazzi, questa è Chris Uchiha, l'assistente di Dara. Chris, loro sono i miei amici Sakura, Tomoyo... Ed Eriol". Continuò dopo una lieve esitazione.

"Molto lieta". Chris porse loro la mano, salutandoli allegramente. Sakura non poté non provare una strana fitta di gelosia. Perché questa ragazza trattava il suo Shaoran con tanta confidenza? Cosa stava succedendo?

Quando le mani della giovane e di Tomoyo s'incrociarono, il volto della mora per un attimo fu oscurato da un'espressione pensierosa.

"C'è qualcosa che non va, Tomoyo-chan?" Le chiese l'Uchiha. La sua voce all'apparenza era quasi la stessa, eppure una nota d'infinita tristezza la segnava.

"No, no, Chris". La ragazzina scosse la testa, tentando di scacciare quello strano senso di deja vu. "Scusami, ma ho come l'impressione di averti già incontrata da qualche parte". Ammise candidamente.

Chris non rispose a quell'affermazione.

"Ma guarda chi si vede! Ce l'avete fatta ad arrivare!" Salvata in extremis.

Il gruppo si voltò. Dara aveva fatto la sua comparsa. Indossava lunghi pantaloni neri ed un gilet del medesimo colore si stagliava sul candore di una camicia bianca. Una piccola cravatta completava il tutto.

Per l'occasione la mora portava i capelli raccolti in un'alta coda, due ciocche sottili che le scendevano ai lati del viso. I suoi occhiali sempre presenti. "Che piacere rivedervi, ragazzi". Posò il suo sguardo di ghiaccio sul giovane mago inglese. "Tu, invece, sei nuovo". Si portò l'indice sul mento, quasi a volerlo studiare.

Terrore... Puro, semplice terrore.

Sotto il peso di quello scrutinio attento, il corpo di Eriol Hirigagizawa si bloccò di colpo. Il mondo intorno a lui era come scomparso. Esisteva solo quella presa invisibile che gli strappava il respiro e lo teneva in pugno nella sua morsa.

La sua pelle candida fu percorso da un gelo senza pari... Aveva la pelle d'oca, la gola secca. Non gli era mai successo prima d'ora. Soprattutto con qualcuno da cui non percepiva alcuna forza magica.

"Dara Freid, molto piacere. E tu sei?"

"E-Eriol... Eriol Hirigagizawa". Riuscì infine e mormorare.

I suoi amici lo fissavano allibiti. Mai... Mai avevano visto la grande reincarnazione di Clow Leed perdere il controllo in questo modo.

"Molto piacere, allora, Eriol Hirigagizawa". Scandì ogni sillaba del suo nome quasi a volersi prendere gioco di lui. "Sono felicissima che siate venuti. Avete già visto il negozio?"

Il gruppo scosse il capo.

"Molto bene". La donna batté le mani. "Seguitemi, si inizia con il tour!"

La libreria, una sala da the, addirittura una zona ricreazione dove sbizzarrirsi ad esporre le proprie opere oppure dimostrare la propria bravura con il karaoke. Avevano fatto davvero un bel lavoro.

Appena entrati nel negozio, subito dopo un piccolo ingresso dov'era situata la cassa, iniziava il lungo corridoi pieno di giganteschi scaffali che sembravano giungere fino all'altissimo soffitto. Volumi vecchi rilegati in pelle, tascabili moderni dai colori vivaci, opuscoli più economici che sembravano fotocopiati a mano.

Accanto ad ogni scaffale, un' insegna incisa su una tavoletta di legno dorato... NARRATIVA, FANTASY, STORIA, ERBE, ECONOMIA... Via via fino ad un ultimo nominativo: WICCA. All'interno di ogni categoria c'erano altre diverse sottocategorie. Tutto era estremamente ordinato anche se all'apparenza non era questa l'impressione che si poteva ricevere.

I muri erano ricoperti di mensole di legno chiaramente artigianali; candele, cristalli, erbe.

Un profondo odore d'incenso e spezie proveniva da qual luogo andando a mischiarsi con quello più dolce fuoriuscente dalla sala da the.

Ciò che veniva a formarsi non infastidiva, anzi. Era un piacevole balsamo dei sensi.

Uno dei muri della sala da the era sostituito da una gigantesca vetrata dalla quale si potevano sorgere i tavolini sistemati all'esterno. Era tutto bellissimo.

"Avete fatto proprio un bel lavoro".

"Grazie, Tomoyo-chan. Sono contenta che ti piaccia".

La ragazza stava riprendendo ogni istante con la sua fedele videocamera. "Ma non mi ero accorta che il tuo negozio fosse così grande. Non sembra proprio dall'esterno".

"Dici sul serio?"

Camminavano fra la gente, salutando qua e là quei loro compagni di scuola che avevano avuto la loro stessa idea. La pubblicità che avevano fatto all'evento aveva sortito il suo effetto.

Completato il giro, erano tornati all'ingresso dove Chris aveva subito ripreso a servire i clienti, una fila infinita di gente che non aveva quasi termine.

"Beh, ragazzi. Io ora vi lascio, Chris ha bisogno di una mano. Voi fatevi un giro e dateci dentro con il buffet".

"Okay". La donna li salutò nuovamente prima di tornare dietro al bancone.

"Dara è una persona molto simpatica". Shaoran annuì all'affermazione della cameragirl anche se il viso pallido di Eriol poteva dire il contrario.

Una semplice stretta di mano era riuscito a ridurlo in quello stato...

"Anche Chris mi sembra un tipo piacevole. Tu cosa ne pensi, Sakura?" Le sfiorò un braccio appena eppure la Cardcaptor sobbalzò a quel contatto, ritraendosi all'istante.

"Scusami, Shaoran". La sua voce tremava.

La giovane Kinomoto salutò appena i suoi amici , voltandosi in un vano tentativo di fuggire. Non nemmeno a guardarlo negli occhi. Era una persona meschina.

Li, però, fu più rapido.

"Aspetta… Sakura!" Le prese una mano e l’attirò a sé. Voleva delle risposte, una volta per tutte.

"Li!" Si afferrò a lui tentando di non cadere quando un qualcosa di soffice e caldo le sfiorò il viso. "Ma… Ma questa è…"

L’aveva riconosciuta subito. Era la sciarpa che aveva confezionato per lui tanti anni fa… Quando Yukito l’aveva rifiutata, quando Shaoran l’aveva fatta piangere sulla sua spalla, quando aveva iniziato a capire cosa fosse il vero amore. "Shaoran…"

Entrambi avevano le lacrime agli occhi, senza un perché, senza scambiarsi una parola. Continuavano solo a perdersi l’uno nello sguardo dell’altra quasi il tempo per loro si fosse fermato.

SDENG

La porta di un ripostiglio, una porta che non avevano mai notato, si spalancò di colpo. Un vortice d’aria luminosa li avvolse, risucchiandoli al suo interno, prima ancora che riuscissero a comprendere cosa stesse succedendo.

Con un suono sordo la porta si richiuse di colpo, imprigionandoli.

"Sakura!"

"Shaoran!"

 

******

"Si comincia". Dara le rivolse un sorriso sghembo.

Quella sera era di un umore davvero particolare: gli affari andavano bene, Clow Leed sembrava subire gli effetti della vicinanza della demone proprio come voleva lei e finalmente le due Moon Cards erano entrate in azione. Cos’altro voleva di più?

Chris aveva appena finito di servire una bambina dai lunghi capelli rossi ed ora si stava concedendo una piccola pausa. "Ma staranno bene?"

"Tranquilla". La mora fissò in lontananza la reincarnazione del grande mago tentare di superare la magia delle carte magiche. "Come si dice: ciò che non ti uccide, può solo renderti più forte".

 

******

Eriol Hirigagizawa provò più volte a ruotare la maniglia della porta che teneva prigionieri i loro amici ma l'ennesimo tentativo fu vano. Una forza invisibile scaturiva da quella stanza, rendendo inutile ogni suo sforzo.

Gli schiamazzi della festa e la musica s'erano fatti più assordanti, coprendo quasi totalmente anche il suono delle loro voci. Era una mossa azzardata da fare in pubblico ma decise di provare anche con la sua magia. Non gli lasciava altra scelta.

"AHHH!" Una scossa elettrica lo colpì, non appena tentò di richiamare i suoi poteri, mandandolo al tappeto in un solo attimo.

"Eriol!" Spaventata, Tomoyo si chinò ad aiutarlo. Aveva paura, aveva sinceramente paura. Il volto del giovane era scuro e tradiva un'apprensione che non gli aveva mai visto.

"Che sta succedendo, Eriol-kun?"

Ora le vibrazioni emanate da quella stanza si erano fatte più chiare... Chiare come la luce emanata dal sole in un giorno d'Agosto. "Una Moon Card, Tomoyo-chan. Una Moon Card li tiene imprigionati e non riesco a mettermi in contato con loro!"

Il ragazzo si alzò a fatica. Tomoyo si teneva stretta al suo fianco, tentando di sostenerlo.

"Che possiamo fare?" Gli chiese, cercando in tutti i modi di ricacciare indietro la paura. Minuto dopo minuto, il tempo sembrava quasi essersi fermato.

Hirigagizawa si guardò intorno, preoccupato che qualcuno potesse aver notato la sua magia. Fortunatamente non era così.

Era strano, eppure ai suoi occhi sembrava che per le persone presenti loro fossero invisibili. Ma come mai?

"Vieni". La prese per mano. "Dobbiamo andare via da qui. Cerchiamo un posto tranquillo e avvertiamo Dia. In questo momento è l'unica che può aiutarci!"

Iniziarono a correre tra la gente allegra che chiacchierava e si divertiva in quella che, per loro, era una piacevole serata tranquilla.

"Hey! Va tutto bene?" Chiese Dara. Era comparsa alle loro spalle senza che se ne fossero accorti.

Eriol avvertì nuovamente quel brivido gelido percorrergli la schiena. Quella donna lo metteva a disagio. E non riusciva a capirne il motivo... Dara non possedeva alcun potere magico eppure... Quegli occhi di ghiaccio parevano volerlo sfidare...

"Si, si. Non preoccuparti, Dara. Stavamo solo cercando Sakura-chan e Li-kun. In mezzo a tanta gente non riusciamo più a trovarli".

Rapida, rapida come un fulmine, Tomoyo era riuscita a coprire la sua titubanza.

"Capisco". La proprietaria del Midnight's Moon sembrò accettare quella spiegazione senza troppi problemi. "Sono sicura che li ritroverete presto". Rispose loro, sorridendo sghemba. "Mi raccomando passate una buona serata".

Se non fosse stato assurdo, Eriol era sicuro che quella tipa sapesse qualcosa.

"Ma quanta fretta!". Chris l'aveva raggiunta, sorseggiando tranquilla una tazza di cioccolata calda. "Sei stata imprudente ad usare il tuo chakra demoniaco. Clow non ti ha riconosciuta, vero?"

"No". Dara ridacchiò. "Però è uno spasso vedere il grande Clow Leed essere messo sulle spine da una semplice umana. Anche se da come stanno procedendo le cose, non credo che potremo chiamarlo Clow ancora a lungo".

Puntò il suo sguardo gelido alla finestra, dove tre piccole figure alate si stavano rapidamente avvicinandosi. "Piuttosto, tu stammi vicina. Non voglio che Diamond Sun si accorga ancora della tua presenza".

Una smorfia maliziosa le comparve sul volto. "Vieni. Lasciamo i due piccioncini alle loro scaramucce d'amore. I clienti non si servono da soli".

"Ok". Di colpo Chris si fermò, aggrottando le sopracciglia.

"Che succede?"

"Sento il potere della Luna avvicinarsi. Yue deve essere qui intorno".

"OHHHH"

Dove voleva andare a parare con quel tono?

"Non dire niente!"

"Chi io?"

"Dara!" Stava diventando sempre più rossa. Era sul punto di esplodere.

"Ma se non ho detto niente!" Cantilenò l'altra.

"Non metterti in mente strane idee!"

"Si, si certo..."

"Dara! Dara!" Tutto inutile.

 

*****

"Eriol! Tomoyo!" Una voce preoccupata attirò la loro attenzione. Erano nel parco del Re Pinguino, sotto un cielo completamente terso.

Con grazia Dia-chan atterrò davanti a loro, seguita da Suppy, Kero e Yue.

Lei e gli altri due guardiani del Sole avevano deciso di fare un giro nei dintorni del parco. La spiegazione ufficiale era quello di fare ambientare la micetta bianca... La motivazione reale era, invece, quella di imbucarsi alla festa senza essere visti e sgraffignare quanti più manicaretti possibili. Per questo non ci avevano impiegato molto a rispondere alla chiamata di Tomoyo.

Yuki, invece, era al campus, aiutando Touya a studiare per un esame imminente... E cercando, con tutte le sue forze, di impedire che Nakaru lo disturbasse più del dovuto. Una volta avvertito del pericolo, si era scusato dal suo amico lamentando di un improvviso attacco di fame ed era sgattaiolato via, tramutandosi non visto in Yue.

"Dia, siamo nei guai!" Le mani di Tomoyo tremavano visibilmente, la sua voce rotta dalle lacrime a stento trattenute. "Sakura e Shaoran sono stati catturati da una Moon Card!"

"COSA?!" Urlò Kero, lasciando cadere la tartina che aveva con sé.

"Purtroppo non sono riuscito a liberarli. La stanza in cui sono stati rinchiusi è come circondata da un muro invisibile". Spiegò presto il giovane mago.

"Un muro, dici, Eriol-san?" Il musetto della gattina si corrucciò. Un muro... Un muro... Una barriera invisibile...

"A cosa pensi, Diamond-Sun?" Se Yue era in pensiero per la propria padrone, la sua maschera di gelida indifferenza non lasciava trasparire nulla.

La guardiana bianca fu riscossa dai suoi pensieri. "Credo di aver capito di quale carta si tratti. E, se è come credo, noi non possiamo aiutarli". Si lasciò cadere lentamente sul freddo legno di una panchina.

"Che vorresti dire?" Kero-chan si stava davvero spazientendo a quelle parole. Se per colpa di quel cinesino antipatico Sakura si ritrovava nei guai, questa volta lo avrebbe sbranato per davvero.

"Calmati, Cerberus. Per favore". Ne fu sorpreso. Dia-chan non aveva mai usato un tono così sommesso con lui. "Non è tutta colpa di Shaoran-sama. Almeno non del tutto". Sospirò.

"Che vorresti dire?" Intervenne Yue.

"Shaoran-sama e Sakura sono stati catturati da THE BARRIER".

"THE BARRIER?" Non capisco, continuava a ripetersi Tomoyo.

"Sì, THE BARRIER: la barriera. In condizioni normali, questa carta funziona un pò come il THE SHIELD creato da Clow Leed. è una carta di protezione". La gattina prese ad estrarre e ritrarre i suoi artigli, in un inconscio segno di nervosismo.

Eriol si accomodò al suo fianco. "Ma questa non è una condizione normale".

Dia scosse il capo. "Esatto. Come vi ho già detto, le Moon Cards reagiscono in qualche modo allo stato emotivo del loro padrone. Se la fonte di energia è turbata, o confusa, la carta agirà di conseguenza, distorcendo il suo potere nel tentativo di riflettere ciò che percepisce".

"Ma lì non c'è solo Li-kun! La carta ha preso anche Sakura-chan!" Tomoyo strinse con più forza la sua presa sulla telecamera.

"Infatti. Due grandi sorgenti di energia gravemente in conflitto con loro stesse". La guardiana puntò il suo sguardo d'ametista sul negozio. Per un attimo i suoi occhi furono attraversati da un intenso bagliore di smeraldo. "Da ciò che riesco a percepire, Sakura ed il mio padrone si trovano in una sorta di dimensione-labirinto che loro stessi hanno creato. Solo facendo luce sui loro sentimenti riusciranno ad uscirne".

"Non vorrei peggiorare la situazione". Suppy-chan si posò con grazia sulla spalla del suo padrone. "Ma quei due non si possono di certo definire dei geni per quanto riguarda il manifestare i propri sentimenti".

A quell'affermazione, ci fu un lungo, lunghissimo sospiro rassegnato. Quando si diceva che non c'era mai limite la peggio, rimuginò il giallo peluche. Fra la timidezza cronica del cinesino e la tontaggine di Sakura... Erano nei guai fino al collo! Ci avrebbero impiegato degli anni per uscire da lì, come minimo.

"Allora non ci resta che sperare". L'attenzione di tutti si spostò su Yue. non era di certo da lui parlare in quel modo. Il Guardiano della Luna non si scompose minimamente. "è un'affermazione proposta dalla mia controparte. Il quale desidera vivamente tornare da Touya e Ruby. Suggerisce di tenere il fratello della padrona il più impegnato possibile, onde evitare problemi maggiori".

Scene di caos e panico comparvero nell'immaginario collettivo.

"D'accordo". Eriol si alzò stanco. Con il viso così teso, sembrava sul serio un uomo adulto. Un uomo che portava sulle sue sole spalle un peso indescrivibile. "Yue, tu torna da Touya e cerca di calmarlo come puoi". Si rivolse quindi ai Guardiani del Sole. "Voi, invece, rimanete nei paraggi. Io e Tomoyo torneremo all'inaugurazione, come se non fosse successo niente. Dobbiamo cercare di comportarci il più normalmente possibile".

A quelle parole lo strano gruppo di esseri magici scomparve nel buio notturno.

" Tu credi che andrà tutto bene, Eriol-kun?" Tomoyo gli chiese con voce lieve, cercando conforto in quella situazione tanto assurda.

"Sono sicuro che andrà tutto bene, Tomoyo-chan".

Sotto quel manto scuro rischiarato da una miriade di puntini luminosi, quasi senza accorgersene, le loro mani s'incontrarono ancora una volta.

Peccato che nessuno dei due avesse potuto vedere, in quel negozio poco lontano, dei sorrisi illuminare i visi di quelle due donne appena conosciute. Una giovane dai corti capelli biondi ed un demone dai profondi occhi di Cielo.

 

******

"Ahhh!!!"

"Ahhh!!!"

Era stato come attraversare un gigantesco tunnel d’acqua. Il vortice li aveva lasciati senza fiato, scaraventandoli in un luogo strano, sconosciuto.

Sembrava un lunghissimo corridoio fatto di mattoni antichi, un corridoio di cui non se ne riusciva a vedere la fine. Era tutto così buio. Qualche torcia qua e là rischiarava a malapena l’ambiente.

Non gli piaceva quel posto. Gli dava una sensazione strana, quasi claustrofobia. Era come… Era come se quelle mura impenetrabili si stessero lentamente ma inesorabilmente chiudendo intorno a lui come in una morsa.

Erano in trappola.

"Sakura! Sakura!"

La Cardcaptor dai grandi occhi di smeraldo era distesa lì accanto a lui, priva di sensi. La scosse una, due, tre volte finché lei non si riprese. Al sentire il tocco di lui sul suo braccio, un brivido la scosse.

"Shaoran?"

Il cinese annuì, aiutandola ad alzarsi. Erano entrambi storditi da quello che era loro accaduto.

"D-Dove siamo? Eriol, Tomoyo!" Chiamò.

"Non ci sono. Qualunque cosa sia successo, deve averci separati. Meglio muoversi, questo posto non mi piace!"

Avevano iniziato a camminare per cercarli ma non era servito a nulla. Il loro corridoio si era incrociato con un altro ed un altro ancora ed un altro… Tanti corridoi tutti uguali da cui sembrava impossibile fuggire. Era una sorta di labirinto. Sakura camminava al suo fianco, spaventata, sfiorandolo appena. Non l’aveva mai sentita così distante.

Il giovane si guardò intorno. Dei loro amici non c’era traccia. Una sensazione si fece strada in lui. Una sensazione che conosceva molto bene in quel groviglio di emozioni che minacciavano di soffocarlo. "Siamo stati catturati da una Moon Card".

"Cosa?"

"Quando la porta si è spalancata, la Moon Card ci ha preso e trascinato qui. Di questo sono sicuro. Però non riesco ad avvertire la presenza dell’altra. Questa carta è interessata solo a noi due".

Tentarono di evocare la magia ma niente. Nessuna delle due chiavi rispondeva ai loro appelli.

Shaoran aveva preso a sudare freddo. Quel macigno che si sentiva nel petto non si decideva ad andarsene. Lo stava a poco a poco schiacciando. "Dobbiamo andare via, subito!" Non gli piaceva quella sensazione.

Le prese la mano ma Sakura la ritrasse subito, abbassando lo sguardo. Ancora non riusciva ad affrontarlo.

"Sakura…"

NIII NIIII

Un nitrito di cavallo. Lo scalpiccio di zoccoli. Il clangore di un armatura. La lama scintillante di una spada sguainata.

Si voltarono lentamente. Un gigantesco cavaliere nero stava avanzando verso di loro. Alla loro vista, i suoi occhi di sangue lampeggiarono minacciosi mentre iniziava a caricare.

"Scappa!" Le afferrò con forza la mano, stringendola a sé. Corsero, corsero senza mai voltarsi mentre THE KNIGHT li spingeva sempre più verso il cuore del labirinto.

 

******

"Shaoran, ti prego fermati. Non ce la faccio più".

La padrona delle Clow Cards si accasciò contro un muro. Era senza forze.

"D’accordo. Ma non possiamo fermarci a lungo". Shaoran si lasciò scivolare innanzi a lei, senza fiato.

Avevano corso per ore: ogni volta che si erano sentiti al sicuro, il misterioso cavaliere nero li aveva raggiunti. Si erano persi.

Era come se, anziché cercare una via d’uscita, si erano addentrati sempre più in quel labirinto, raggiungendone il cuore. Anzi, Shaoran aveva l’impressione che era stato proprio questo l’intento della carta magica. Spingerli al centro di quella trappola.

Hmm. Gli veniva quasi da ridere. Sakura aveva fatto di tutto per evitarlo ed ora erano costretti a restare fianco a fianco. Molto ironico.

Quel posto gli stava facendo montare dentro una rabbia che non aveva mai provato prima. Più avevano camminato, più le sue emozioni avevano cominciato a sfuggire al suo controllo. La testa gli martellava come colpita da cento scudisciate.

Non riuscì più a tacere.

"Che cosa ho fatto?" Sussurrò appena.

"Cosa?" Quella domanda la sorprese.

"Perché… Perché ce l’hai con me, Sakura?"

Credeva… Credeva che fosse arrabbiata con lui? Ma lei… Lei voleva solo… Eppure nessuna parola riuscì ad uscire dalle sue labbra.

Fu questo il colpo finale. Un altro pezzetto del cuore di Shaoran si infranse mentre la magia della carta prendeva il sopravvento.

…Vuole lasciarti…

…Vuole lasciarti…

… Non ti ama più…

…Non ti ha mai amato…

… Ti ha solo preso in giro…

"Non è vero. Non è vero". Borbottò, mordendosi un labbro per non urlare.

Tremava. Sakura lo vide stringersi la testa lo forza, tentando di resistere ad una forza invisibile che lo faceva star male.

"NON è VERO!"

"Shaoran!"

Lui si alzò di scatto afferrandola per le spalle e sbattendola contro il muro. I suoi occhi risplendevano di un verde elettrico che le faceva paura. Non era più in sé.

"Io non ti lascerò mai. NON TI LASCERò MAI, HAI CAPITO! Non mi importa se non mi ami più, Sakura. IO NON TI LASCERò MAI! Anche se ora mi odi e non vuoi più vedermi. SAI QUANTO HO DOVUTO ASPETTARE PRIMA DI DIVENTARE IL TUO RAGAZZO! QUANTO HO DOVUTO PATIRE! IO NON TI LASCERò MAI?!" Urlò.

Tremava, piangeva, singhiozzava. Si strinse a lei con tutta la forza che gli era rimasta, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo. I suoi occhi, un tempo gentili, continuavano ad essere illuminati da quell’energia sconosciuta.

"Shaoran…" Lo strinse a sé ancora di più.

"Io ti amo, Sakura". Singhiozzò.

Le lacrime iniziarono a scendere sul suo bel viso candido. "Ti amo anch’io, Shaoran".

Era tutto ciò che voleva sentirsi dire mentre tornava ad essere lo Shaoran di sempre.

"Ma, allora, perché?"

Sakura gli asciugò una stilla salata con le sue manine calde. Finalmente riconosceva il suo Piccolo Lupo. I loro visi erano così vicini.

"Io… Io… Ero così confusa". Voleva abbassare lo sguardo ma si costrinse a non farlo. "Tu hai così sofferto in questi ultimi tempi ed io mi vergognavo. Non mi sono accorta di nulla e mi sentivo in colpa. Sono una stupida, lo so. Ma mi sentivo in colpa e non riuscivo a guardarti senza provare una fitta al cuore". Si strinse tra le sue braccia cercando, donando conforto.

"Non farlo mai più! Io mi sono sentito morire!". Sussurrò lui tra quei capelli di miele.

"Anch’io. Anch’io mi sono sentita morire!" Gli tenne testa. "Perché non mi hai mai parlato dei tuoi problemi?"

"Io…"

Un boato. La terra iniziò a tremare. D’improvviso le pareti iniziarono a scuotersi, confondendosi, spostandosi, dividendosi. Un muro impenetrabile sorse tra loro, separandoli.

"Sakura!"

Si faceva sempre più alto e spesso.

"Shaoran! Shaoran!"

Sakura picchiava i suoi pugni contro quella parete inaccessibile ma era tutto inutile.

"Sakura!"

NII NII

Si voltò di scatto. Il cavaliere nero stava avanzando verso di lui, la spada sguainata. Il messaggio era chiaro, lo stava sfidando a duello. La carta magica scese dal suo destriero avvicinandosi al giovane mago con passi lenti e misurati. Aspettava che fossero ad armi pari per cominciare la sfida.

Li lo fissò, cercando di capire il perché di quel comportamento. Cosa cercava quell’essere? Ma, soprattutto, che cosa aveva scatenato il suo potere?

"Shaoran!"

La voce di Sakura gli giungeva a malapena.

"Shaoran! Aiutami le pareti si stanno stringendo!"

La parete alle sue spalle prese a vibrare, segno che le rocce si stavano ancora muovendo. Se non avesse fatto qualcosa, la sua Sakura sarebbe rimasta schiacciata.

"SAKURA!!!" Come nello scontro con THE FIRE, anche questa volta i suoi occhi brillarono elettrici. Afferrò il talismano che aveva al collo ed urlò. "Chiave del sigillo, rivelati nella tua vera forma. Sciogli il sigillo della luna e aiutami e sconfiggere le Tenebre. Rescissione del sigillo. REALISE!!!"

L’oscurità s’illuminò di verde mentre la sua katana prendeva forma innanzi ai suoi occhi.

"Libera Sakura!!!"

Per tutta risposta, la carta si scagliò contro di lui. Colpo su colpo, il metallo delle loro armi venne in contatto con un clangore che faceva raggelare il sangue.

Colpo e parata… Colpo e parata… La bravura dei due avversari si equivaleva. Nessuno dei due cedeva.

Il cavaliere era gigantesco rispetto a lui. La sua mole era spaventosa. I muscoli gli dolevano ma Shaoran continuava a difendersi. La paura gli stava salendo dentro. Doveva salvare Sakura.

"Shaoran… Shaoran!!!"

Quelle urla risvegliarono il suo potere. Il suo sguardo brillò di smeraldo e la katana s’illuminò di colpo. Li s’avventò contro il cavaliere nero con la forza della disperazione. Un unico colpo, ecco cosa occorse. Un unico colpo… Una sciabolata che tagliò l’aria con la forza di un uragano. Scaraventando la Moon Card contro il muro dietro di essa, creando un gigantesco foro. Polvere e calcinacci caddero al suolo mentre gli occhi del Cardcaptor tornavano a tingersi d’oro.

"Ora libera, Sakura".

Aveva avuto la prova che cercava. La Moon Card s’inginocchiò innanzi al suo nuovo padrone, porgendogli la propria arma.

Mi spiace ma non posso farlo.

"Cosa?!".

È così, Shaoran-sama. Non sono stato io a generare questa barriera.

"Sakura!" Non poteva crederci. Si voltò verso quello stupido muro che lo separava dalla donna che amava e iniziò a colpirlo con i pugni. Cosa doveva fare? Fu solo in quel momento che ricordò. Ricordò il suo sogno. Sta bene attento. Quella donna gli aveva detto. Se il tuo spirito è confuso, una barriera s’innalzerà intorno alle persone che ami. Separandoti da loro e ferendo te e coloro a cui tieni.

"Sono stato io? Io ho creato tutto ciò?" Era una domanda di cui conosceva già la risposta ma la carta annuì ugualmente.

"Come?" Ma sapeva anche questo. "Mi dispiace tanto, Sakura-chan. Mi dispiace di averti fatta stare male". A quelle parole il movimento delle mura cessò, risparmiando la ragazza appena in tempo. Calde lacrime iniziarono a segnargli il viso. Era tutta colpa sua."Io non volevo causarti tanto dolore, ma non sapevo come fare. Mi sentivo inutile ed ero io a vergognarmi". Continuò, singhiozzando. "A vergognarmi di essere geloso di te, perché sei diventata così forte e coraggiosa mentre io sentivo di rimanere indietro. Pensavo… Pensavo che se ti avessi raccontato tutto ti avrei fatto pena e non mi avresti voluto più. Mi spiace tanto, Sakura-chan. Perdonami."

Aveva chiuso gli occhi a quella parole.

"Ti perdono se tu perdoni me, Shaoran". Calde braccia lo circondarono, riscaldandolo e facendolo sentire protetto. Il muro che li aveva divisi si era finalmente dissolto ed ora lei lo stava stringendo a sé come era giusto che fosse.

"Ti perdono". Smeraldo nell’oro, si scambiarono un tenero bacio come promessa di non separarsi mai più.

Tutto intorno a loro il labirinto prese a tremare ancora una volta. L’aria iniziò a vorticare mentre una nuova figura prendeva forma: era una fanciulla avente tra le mani uno scudo gigantesco, quadrato come quello degli antichi romani. Era vestita con una tunica fatta di maglie metalliche e sul suo capo vi era un elmo celtico. Con quei lunghi capelli biondi assomigliava ad una Valchiria. Eccola la causa di tutti i loro problemi, irata perché la fonte dei suoi poteri era stata sconfitta.

Nascose la sua ragazza dietro di sé e si preparò al contrattacco. "FIRE!" Il Cardcaptor estrasse da una tasca la sua fidata Moon Card. "Crea un cerchio di fuoco e cattura quella carta!" Ora che il suo animo era sereno, niente avrebbe potuto fermare la sua magia.

Il leone obbedì all’istante. S’avventò contro la fanciulla armata e la circondò con il suo potere. Il fuoco si restringeva sempre più intorno a lei mentre il fumo le impediva di vedere cosa stesse succedendo. Shaoran si scagliò tra le fiamme, colpendo lo scudo e facendolo cadere rumorosamente al suolo. La Valchiria non aveva più protezione.

Il giovane sollevò la spada e richiamò il suo potere. "Carta creata da Ryouka, ascolta il comando del tuo nuovo padrone. Con forza e volontà, luce e oscurità trasmettimi i tuoi poteri!".

Il cerchio magico della Luna apparve sotto di loro nell’istante in cui il labirinto si dissolveva una volta per tutte, riportandoli nello sgabuzzino del Midnight’s Moon.

"Ce l’abbiamo fatta". Sospirò. La Moon Card stretta nella sua mano. Ma era troppo buio per leggerne il nome.

"Shaoran". Sakura gli corse tra le braccia e lui la ricambiò felice. Ora era tutto a posto.

Sei stato bravo, padrone.

Si voltarono verso il cavaliere nero, tenendosi per mano, gli occhi della carta che risplendevano d’azzurro. Ora aveva finalmente Shaoran capito.

"Grazie per averci aiutato". Gli disse.

Di niente. Chiedo scusa per avervi spaventato.

"Perché ci inseguivi all’ora?" Sakura si era un po’ persa.

Dovevo fare in modo che voi raggiungeste il centro del labirinto, lo stesso labirinto che le vostre emozioni avevano creato. Più queste diventavano forti più voi avreste cercato la verità e vi sareste parlati. Era il silenzio che c’era tra voi ad alimentare THE BARRIER.

"THE BARRIER? È questa la carta che ci aveva catturati?"

Si, Shaoran-sama. La mia Yami non è malvagia ma può diventare un’arma a doppio taglio. Perché non difende solo da nemici esterni ma può anche imprigionare al suo interno. Il labirinto che avete visto rappresentava proprio questo. Il labirinto del cuore umano.

"Grazie, ancora". Ripeté il cinese.

Il cavaliere nero annuì prima di dissolversi in una sfera di luce ed andare a raggiungere sua sorella fra le mani del Piccolo Lupo. Un tenue raggio di luna filtro dalla finestra, illuminandola.

"THE KNIGHT". Lesse il ragazzo.

"Sakura! Shaoran!" La porta si spalancò di colpo. Una folta chioma di capelli corvini s’avventò su di loro in un abbraccio soffocante. "Eravamo così preoccupati!"

Tomoyo stava versando lacrime di gioia nel rivedere i suoi due amici.

"Stiamo bene, Tomoyo. Non ti preoccupare". Per la prima volta, in tutta quella giornata i due ragazzi stavano sorridendo felici. Le loro mani intrecciate non sfuggirono allo sguardo attento della cameragirl la quale squittì estasiata.

"Evviva, avete fatto pace!" Ma subito dopo il suo sorriso si spense un po’. "Che peccato! Me lo sono persa! Chissà che dichiarazione è stata!" Sembrava che stesse quasi per piangere. I piccioncini arrossirono fino all’inverosimile.

"Tutto bene, mio giovane discendente?" Eriol si sistemò gli occhiali, contento. Per tutta risposta il Cardcaptor sollevò le sue due Moon Cards in segno di vittoria. L’altro annuì, orgoglioso.

"Hey, che ci fate qui! Vi state perdendo la festa!" Dara era comparsa sulla soglia, sorridendo loro divertita.

"Ahh!" I quattro si guardarono spaventati.

"Ahh!" Gridò anche lei. "Ma che avete da urlare!"

"Niente!" Scossero all’unisono la testa.

"Sakura cercava il bagno e si è persa. Shaoran è andata a cercarla e abbiamo perso anche lui". Ma che razza di scusa era, Tomoyo?

"Ok". La donna mora fece spallucce. "Su venite: c’è la torta e cominciamo con il karaoke!"

I ragazzi la seguirono nel giardino sul retro, Sakura e Shaoran sempre per mano, Eriol e Tomoyo contenti per loro.

 

******

"Che storia".

La festa era stata straordinaria e si erano divertiti molto. Chi l’avrebbe mai immaginato che l’inglesino della malora fosse stonato come una campana? Ok, Ok lo aveva aiutato ed, infondo ma tanto tanto infondo, non era male... Ma mica poteva diventare suo amicone del cuore tutto in una volta?

Avevano mangiato di tutto ed i dolci erano stati fantastici. Sakura ne aveva ricevuto tantissimi da Dara che glieli aveva messi da parte per la sua famiglia. Sicuramente sarebbero tutti finiti nello stomaco di Kero-chan. Il suddetto peluche ora stava finendo la quarta fetta di tiramisù che era riuscito a rimediare. Anziché essere preoccupato per la sua padrona, si era unito alla festa mangiando a sbafo... Che razza di guardiano!

Suppy, invece, era riuscito a trafugare un intero vassoio di tramezzini mentre la piccola Dia stava finendo le sue adorate tartine al salmone. Meno male che non dovevano dare nell’occhio!

Tomoyo aveva deciso di fare qualche ripresa alle due nuove Moon Cards. "E così siete stati inseguiti per tutto il tempo da un cavaliere nero?"

"Già". Sakura le aveva raccontato tutta la loro avventura e ancora una volta la cugina si rammaricava di non aver potuto riprendere le loro avventure. Che tristezza.

"Però, è finito tutto bene".

"Per fortuna, vorrai dire, Eriol. Ce la siamo cavata davvero per un soffio". Shaoran non si era mai sentito così sollevato. Se l’erano vista davvero brutta. La cattura delle Moon Cards stava dando fondo a tutte le loro risorse.

"Hey, ragazzi!" Mentre i tre guardiani si dileguarono in un cespuglio, Chris e Dara li avevano raggiunti, ognuna di esse con due pacchetti tra le mani. "Allora, piaciuta la festa?".

"È stata grande!"

"Grazie, Tomoyo-chan. A proposito, questi sono per voi". La mora consegnò ai due ragazzi i suoi pacchetti mentre la bionda fece lo stesso con le ragazze. "Dei piccoli pensierini".

Quando le sue mani sfiorarono quelle di Eriol, un nuovo brivido magico scosse il giovane mago. Chi era questa donna? Si chiese ancora una volta, fissandola con sospetto. lei, d'altro canto, si limitò a rivolgergli quel suo strano sorriso. Il sorriso di uno che conosce più cose di quanto non voglia lasciar trapelare.

"SAKURA!!!" Una pallottola su due ruote schizzò nella loro direzione. Touya aveva pedalato come un pazzo fino al negozio, con Nakaru sul sellino posteriore che lo incitava facendo roteare una bandana. Yukito li inseguiva disperati.

SCRICK…

Una brusca frenata. Il Kinomoto più grande balzò giù dalla sella, facendo cadere la Guardiana della Luna al suolo con un tonfo. Yuki non aveva più fiato.

Il ragazzo si avvicinò alla sorella , inginocchiandosi davanti a lei per controllare eventuali ferite. Strano ma vero non si accorse che Sakura aveva ancora la mano intrecciata con un certo cinesino.

"Sakura, stai bene!". Urlò.

La sorella parve parecchio sorpresa. "Certo. Perché non dovrei?"

Solo all’ora, Touya si rese conto che quelle piccole dita erano racchiuse in una mano molto più grande. Il mostro non s’era ancora andato.

"TU!" Ringhiò.

"IO!"

"Fermi, fermi!" Dara si mise tra loro, separandoli. Fissò Touya con aria di sfida. La protettività di quel ragazzo era quasi divertente. "Non è educato azzuffarsi come animali davanti a delle signore!". Li rimproverò senza mai staccare lo sguardo da quegli occhi nocciola.

"Tu fatti da parte! Questa è una faccenda tra me ed il Gaki!" Rispose di rimando. Chi era per osare intromettersi tra lui e il moccioso.

Ahi ahi. Non avrebbe dovuto farlo. Chris poteva quasi immaginare la vena sulla tempia di Dara pulsare di rabbia. Ed infatti…

BUM

Un colpo da maestra. La mora afferrò Touya per il bavero della camicia e lo scaraventò al suolo con una semplice mossa di judo. S’inginocchiò davanti a lui e gli spinse la fronte con un dito. "Non è educato azzuffarsi come animali davanti a delle signore!". Ripeté, sibilando.

Una scossa attraversò il corpo del ragazzo. Quella donna gli aveva fatto qualcosa, non riusciva più a muoversi. Come una marea, un'ondata d'elettricità pervase tutte le sue cellule.

"Sono sicura che tua sorella è perfettamente in grado di gestire la sua vita sentimentale da sola. Si da il caso che sia una donna. Noi siamo molto più forti di quanto immagini!". Per un istante i suoi occhi si tinsero di sangue. Touya scosse la testa, ma quel cremisi era già scomparso..

CLAP CLAP

Uno scroscio di applausi si levò dalle ragazze. Nessuno aveva mai dato una lezione al Kinomoto più grande. Dara era un mito! Avrebbero tanto voluto prendere lezioni da lei. Nakaru aiutò il suo pseudo-fidanzato ad alzarsi. Touya era come paralizzato. L'energia di quella donna lo teneva imprigionato in una morsa dalla quale non poteva fuggire. Era in trappola. Lo stava manovrando come un burattino. E sua sorella e i suoi amici non si erano accorti di nulla.  Farfugliò qualcosa e raccolse la sua bicicletta, montando nuovamente in sella.

"Ti aspetto a casa, mostriciattolo!"

"Ciao, ciao, ragazzi!" Nakaru balzò sul sedile posteriore mentre Yuki tentava di scuotersi. Per un attimo, il suo sguardo aveva incrociato due grandi occhi grigi che gli avevano sorriso senza dire nulla. Per un attimo, aveva sentito il suo animo scuotersi, Yue rimanere come turbato davanti a quella strana ragazza dai capelli biondi. Che cosa bizzarra. Fece un lieve inchino prima di partire all'inseguimento dei suoi amici ancora una volta.

In quell'istante la simpatia che Shaoran aveva sempre nutrito per Dara aumentò a livello esponenziale.

"Ma fa sempre così?" La donna chiese ai suoi giovani amici che si limitarono ad annuire ancora stupefatti. Diciamo che quella sera era stata la più shockante della loro vita. Lei scosse la testa. "Tzè. Incivile. Rozzo e scorbutico".

"Sono d'accordo!"

"Shaoran!" Piccolo pizzicotto da parte della sua ragazza.

Dara rise. "Ma bene, i due piccioncini hanno fatto pace. Era ora!"

"Dara!"

Chris le piazzò un sonoro ceffone sulla testa mentre i due interessati arrossivano fino all'inverosimile. "Non metterli in imbarazzo!"

"Hey, fa male! E poi non è colpa mia se sono così sdolcinati da farmi venire le carie!"

Risero, risero tutti di cuore. Che strana tipa!

La ringraziarono nuovamente per quella serata che si era rivelata così ricca di sorprese e si avviarono verso casa, lasciando le due proprietarie del negozio sole in quella strada deserta.

"Glielo hai dato, vero?"

"Perché mi fai domande di cui conosci già la risposta, Chris?" Il suo sorriso sghembo lasciava intravedere piccoli ma affilati canini, quasi delle zanne.

"Tu pensi che siano vicini?" Le chiese titubante.

"Avverto il loro fetore fin da qui. Non manca molto". Era calma. Di una calma quasi innaturale.

"Dannazione!" La biondina strinse i pugni valutando le implicazioni di quell'affermazione. Le sue visioni si erano fatte più confuse. Non riusciva più a vedere il futuro chiaramente. Qualcosa stava disturbando le sue percezioni.

"Preoccupata?"

"Come non potrei! Potrebbero fargli del male. Il padrone è in pericolo!"

"Forse. Anche se penso che l'arrivo di quelle persone possa tornarci utile. Non farà altro che accelerare l'inizio del Giudizio Finale". Camminava a passi lenti beandosi della luce della luna sulla sua pelle candida come la neve. Quella sera la sua carnagione aveva assunto toni quasi eterei.

"Lo dici come se fosse una cosa buona. Non potremmo essere sempre lì a proteggerli". Che cosa aveva in mente Dara? Chris non aveva la sua esperienza e questa la portava ad agitarsi per delle sciocchezze.

La donna mora ridacchiò, avvicinando il suo volto a quello della sua giovane assistente. "Appunto per questo ho restituito a Touya Kinomoto i suoi poteri. Quel ragazzo potrebbe diventare il mio asso nella manica".

Continua...

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Note: Chiedo infinitamente perdono! è passato oltre un anno da quando ho aggiornato questa fic, che vergogna! Mi dispiace infinitamente soprattutto poiché questo capitolo è rimasto quasi completo per moltissimo tempo nella memoria del mio computer e dovevo semplicemente aggiungere piccoli pezzi per finirlo. Senza contare i numerosi problemi con il programma di scrittura che non ne rendeva chiaro il contenuto. Nonostante i problemi tecnici, il mio comportamento è stato imperdonabile.

Scusatemi ancora. Nonostante i miei impegni tenterò di portare avanti questa storia insieme alla mia serie su Naruto. Ci proverò anche a costo di stramazzare sfinita davanti al monitor. Promesso!

Eccoci ai chiarimenti di fine capitolo, o meglio alle domande di fine capitolo. Chi sta arrivando? E, perché questo arrivo sembra preoccupare tanto Chris? Cosa preoccupa Lerae? E come se la caverà Touya ora che ha ricevuto di nuovo i suoi poteri?

Belle domande. Perché, vedete, dietro al Giudizio Finale c'è più di quanto possiate immaginare.

Ringrazio ancora tutte le persone che hanno letto e recensito questa fic. Spero di non aver deluso le vostre aspettative. Prometto di fare del mio meglio nelle revisioni e nei prossimi capitoli. Grazie per il tempo che le avete concesso.

 

 

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