I'm free falling.

di GottaBeLou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Happy birthday. ***
Capitolo 2: *** I don't want to leave you alone. ***
Capitolo 3: *** I don't snore. ***
Capitolo 4: *** Ouch. ***
Capitolo 5: *** Luke Cox. ***
Capitolo 6: *** 'Till my heart stops beating ***



Capitolo 1
*** Happy birthday. ***


Capitolo1.
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23 Novembre 2012

‘Per Charlie’ diceva la custodia appoggiata sul mio letto, la aprii e infilai il dvd che c’era all’interno nel lettore.
Mi si fermò il cuore per un attimo.

“Ciao Charlie. Ti ricordi ancora di me? Ti capirei se non fosse così, ne hai tutte le ragioni. Non ci vediamo da 413 giorni. Si, sto tenendo il conto. Il fatto è che mi manca stare con te, i manchi tu. Vorrei non dover essere obbligato a parlare con te attraverso una stupida telecamera, ma per ora non ci posso fare niente.
Tornando a noi.. non credere che mi sia dimenticato del tuo compleanno, non lo farei mai. Mi sembra ieri il giorno in cui ti ho incontrata per la prima volta, era la festa per i tuoi otto anni e mio cugino mi aveva trascinato con lui. Poi mi sono trasferito nella tua stessa scuola e sono capitato nella tua classe.
Ogni tanto penso che sia stato il destino a farci incontrare, siamo diventati tanto amici da poter contare uno sull’altra in qualsiasi momento. Mi manca farti sorridere quando sei giù, essere la spalla su cui piangere, esserti accanto. Ti prometto che presto ci rivedremo, so di averti abbandonata in un certo senso, ma di certo non era voluto, io meno di chiunque altro mi sarei aspettato una cosa del genere.
Ricordati che ti voglio bene e te ne vorrò per sempre. Sarò sempre lì per te, anche se non fisicamente, vorrei che non lo dimenticassi mai. Io e te per sempre ricordi?
Pensavo di riuscire a non piangere, invece eccomi qui a trattenere le lacrime. Non sai quanto tu mi manchi. Non è più lo stesso senza di te.
Forse mi sono dilungato, ma ci tenevo a dirti queste cose. Per evitare che io crolli del tutto ho un’ultima cosa da dirti..

When I see your face 
There's not a thing that I would change 
Cause you’re amazing 
Just the way you are 
And when you smile 
The whole world stops and stares for a while 
'Cause girl you're amazing 
Just the way you are 

Tanti auguri di nuovo. Avrei tanto volute esserci, spero tu mi voglia perdonare, per l’ennesima volta.
Ciao principessa, non so neanche se ho più il diritto di chiamarti così.”

 
Vidi la sua mano salutare, lo schermo diventò nero e scoppiai a piangere. Un pianto liberatorio di cui avevo bisogno da tanto, troppo tempo.
Non sentivo la sua voce da mesi e non vedevo il suo viso da ancora più tempo. Ogni giorno mi mancava più del precedente, era passato più di un anno da suo ultimo abbraccio. Avrei voluto averlo al mio fianco ogni giorno, ogni ora. Come ai vecchi tempi. Era la mia ancora, mi faceva stare bene in ogni momento.. Ma da quando aveva lasciato Holmes Chapel non era più stato il ‘mio’ Harry, dopo X Factor era cambiato tutto. La popolarità l’aveva costretto a trasferirsi altrove, insieme agli altri membri della band di cui faceva parte.
Stare con Molly, mia carissima amica, mi faceva dimenticare quanto lui fosse distante da me, ma la sensazione durava poco. Mi bastava entrare nella mia camera e vedere quella foto scattata cinque anni prima. Io e lui abbracciati davanti all’obiettivo.
Era strano pensare che potessimo avere così tanti lati in comune, nessuno avrebbe mai detto che saremmo potuti andare d’accordo. Lui, estroverso, sempre con la battuta pronta, non perdeva mai il sorriso. Io, incapace di relazionarmi con gli altri, intimorita da tutto, indifesa.
Eppure eravamo diventati i migliori degli amici. 

Mi manchi. 

Appena riuscii a calmarmi mi alzai e scesi le scale, mia madre mi accolse facendomi gli auguri e mi abbracciò. Papà invece disse quasi in un sussurro “Tanti auguri tesoro”. La sua bambina stava diventando grande, o almeno, questo era quello che mi ripeteva ogni giorno da quando avevo quindici anni.
Mi consegnarono il mio regalo, avevo detto loro che non ce n'era bisogno, dato che avrebbero pagato le mie vacanze di quell’estate, ma non mi avevano ascoltata. Tipico.
Mia madre portò sul tavolo un cupcake con una candelina al centro. 
Sorrisi mentre spegnevo la debole fiammella.
I miei proposero di uscire per andare a salutare i nonni, visto che pomeriggio sarei uscita con delle amiche e la sera lo stesso.
Andai a prepararmi, quando fui pronta decisi di iniziare a uscire, mentre aspettavo che i miei genitori arrivassero.
Aprii la porta. C’era qualcuno lì fuori. Mi dava le spalle, portava un giubbotto pesante e un cappello.
“Ehmm.. posso fare qualcosa per lei?” chiesi.
“Si, credo di si” rispose lui voltandosi.
“Oddio”

Un attimo dopo lo stavo abbracciando, decisa a non lasciarlo più andare.


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Buonaseeera. 

Sono tornata con la mia terza FF, si ho un secondo abbandonato la seconda, ma la riprenderò presto, promise (per chi non sapesse di cosa parlo è questa http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1103503&i=1 ).
Spero tanto che vi sia piaciuta, anche se non è molto. Mi fate sapere cosa ne pensate con una recensione? Ci tengo tanto kdhfs
Grazie mille per essere arrivati fino qui, a presto. Gaia.
Ps. dedico questo primo capitolo a Elizabeth (seguitela su twitter è @devonnessoul hfdjk).
Ps2. Sono @myskyistorn nel caso voleste seguirmi. 

Ringrazio @hjsdjmples per il banner ♥

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Capitolo 2
*** I don't want to leave you alone. ***


Capitolo2
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“Mi sei mancata”
“Anche tu, non sai quanto” risposi con voce strozzata. Non sarei riuscita a trattenere le lacrime per molto.
“Puoi perdonarmi?” chiese.
“Non c’è niente da perdonare, probabilmente avrei fatto anche io la stessa cosa. L’importante è che ora sei qui con me, anche se so che durerà poco”
“Oh Charlie..”
Mi strinse a sé, come ai vecchi tempi. Come quell’ultimo giorno in cui l’avevo visto, più di un anno prima, quando era partito con gli altri per l’America.
“Auguri tesoro” sussurrò poi.
A quel punto scoppiai. Iniziai a singhiozzare, non capivo nemmeno il perché. Mi sentivo una bambina.
Lui mi scostò da sé.
“Ehi, perché piangi? Ora sono qui”
Mi asciugò le lacrime.
“Me lo fai un sorriso?”
Io lo guardai. Sembrava quasi irreale, dopo tutto quel tempo. Da ragazzino si era trasformato in uomo.
Inarcai le labbra.
“Ecco, così mi piaci” disse sfiorandomi una guancia.
“Perché non mi hai detto che saresti venuto?” chiesi.
“Volevo farti una sorpresa per il tuo compleanno, ma se vuoi me ne vado..”
“Piantala” continuai ridendo.
“Ti va di andare da Susan?” propose sapendo che quel posto mi metteva di buon umore.
“Certo che si”
Susan possedeva la pasticceria migliore della zona, il negozio si trovava poco lontano da Holmes Chapel, un paio di paesi più avanti.
“Devo dirlo a mia madre” aggiunsi.
“Non ti preoccupare, tanto lo sa già”
Lo guardai confusa.
“Avevo già organizzato tutto con i tuoi” poi aggiunse “A proposito, ti dispiace se li saluto?” scossi la testa, ancora sorpresa. 
Entrammo.

I miei ci vennero incontro e accolsero Harry tra saluti e abbracci.
“Dovete spiegarmi un paio di cose” mimai con le labbra. Mia madre ammiccò.
Come avevano organizzato tutto senza che io me ne accorgessi?


Uscimmo di nuovo e salimmo in macchina. Raggiungemmo la nostra meta dopo una decina di minuti. Un’ora più tardi stavamo camminando con una fetta di torta nello stomaco lungo la pista ciclabile di Holmes Chapel, che in quel periodo utilizzavano in pochi.
Avanzavamo uno accanto all’altra, io guardavo le nuvolette di vapore che si formavano per il freddo.
“Mi sembra strano essere qui con te dopo così tanto tempo” osservò, senza togliere gli occhi dalla strada.
“Lo stesso vale per me”
Silenzio.
“Non ti ho neanche ringraziato per il video” mi affrettai a dire. Me n’ero completamente dimenticata.
“Speravo arrivasse in tempo, ti è piaciuto? Credo di aver provato il discorso quindici volte, più o meno, ma alla fine non ho detto niente di ciò che avevo preparato” disse. Io risi.
“Diciamo che se il tuo intento era farmi piangere come una bambina ci sei riuscito molto bene”
Notai con la coda dell’occhio che stava sorridendo, uno di quei sorrisi che non riesci a trattenere, quasi impercettibili, che cerchi di nascondere ma è più forte di te.
Involontariamente mi ritrovai a fare lo stesso.
“Erano mesi che volevo fartene uno, ma poi, appena accesa la videocamera rimanevo bloccato”
“Forse è meglio che tu non ci sia riuscito, perché avrei finito per passare le giornate a rivederlo per sentire la tua voce” Mi morsi la lingua. Non avrei dovuto dirlo. 
Lui rimase in silenzio. Poi si fermò di colpo.
“Che fai?” chiesi.
Non rispose. Solo sentii le sue braccia che mi stringevano a sé.
Ero immobile.
Il cuore mi batteva talmente forte che avevo paura potesse sentirlo.
Perché questa mia reazione? Perché quella SUA reazione? Cosa stava succedendo?
“Tempo fa ho chiamato tua madre per parlarle della mia idea di venire a trovarti” esordì. Parlava in un sussurro. “Le ho chiesto come stessi, e lei mi ha detto che eri nella tua camera a piangere”

Non è possibile.
“Mi ha spiegato che quella sera, dopo cena, ti aveva detto di aver trovato un vecchio album di foto. Nostre foto” fece una pausa. Stavo per crollare, di nuovo. “Non voglio che tu stia male per la nostra lontananza. Non voglio lasciarti di nuovo sola. Scusami. Non avrei dovuto farlo”
Incapace di parlare mi scostai leggermente da lui. Aveva gli occhi lucidi.
Si poteva creare un legame così forte tra due persone?
“Non hai nessuna colpa” riuscii a dire.
“Invece si, non avrei dovuto lasciarti”
Scossi la testa. “Hai fatto la cosa giusta. Hai realizzato il tuo sogno, non devi chiedermi scusa”
In risposta mise una mano in tasca ed estrasse un piccolo oggetto. Lo riconobbi all’istante.
L’aveva conservato per tutto quel tempo.

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Hoooola
I'm back, yo.
Cosa ne pensate di questo capitolo? So che è cortino, il prossimo sarà più lungo fjdsk
Per ora 'i protagonisti' saranno Harry e Charlie, ma presto arriveranno anche gli altri, quindi preparatevi lol
Spero vi sia piaciuto, mi lasciate una recensione per farmelo sapere? Ci tengo tantissimo a sapere il vostro giudizio, positivo o negativo.
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno recensito, messo nelle seguite-preferite-da ricordare, e anche a chi ha solo letto.
Mi sto dilungando quindi è meglio che vada, a presto, spero, Gaia.

(sono @myskyistorn su twitter, se volete seguirmi dkfhdj)

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Capitolo 3
*** I don't snore. ***


capitolo3
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Era una piastrina. Un oggetto apparentemente inutile e stupido, forse. Ma sul retro c’era una piccola scritta ‘Sempre insieme, qualsiasi cosa succeda’, era la mia grafia. Io ne avevo una uguale, con la sua. L’avevamo fatta fare quattro anni prima. Insieme.
“Ricordi?” chiese “Insieme per sempre. Non voglio lasciarti più. Non avrei dovuto farlo tempo fa”
“Smettila di dire così. Se non l’avessi fatto te ne saresti pentito”
“Forse. Ma ora sono pentito di essermene andato”
“Ora sei qui. Questo è quello che conta”
Mi sorrise. Mi ricordò quel bambino di dieci anni che un giorno mi porse una margherita, aveva lo stesso identico sorriso, non era cambiato così tanto, in fondo. Neanche dopo tutti quegli anni.
“Ti va se torniamo indietro? Sto iniziando a congelarmi” osservai.
“Ora mi spiego il motivo del tuo tremare” disse ridendo.
Gli feci la linguaccia e ci avviammo verso la macchina.
Rimase da noi a mangiare. Nel pomeriggio sarei dovuta uscire con delle mie amiche, avrei tanto voluto rimanere con lui ma mi avrebbero ucciso se avessi rimandato.
Appena se ne fu andato salii in camera mia per cercare qualcosa da mettere ma mi squillò il cellulare.
“Mi chiedo cosa ti porti a chiamarmi visto che ci vediamo tra venti minuti” dissi.
“Harry è tornato” rispose lei.
“Mh”
“Non sei sorpresa?”
“Nope, è stato qui fino a cinque minuti fa”
“Brava non dire niente alla tua migliore amica”
“Non ti ho detto niente perché sapevo che avresti iniziato a gridare. Dove va uno vanno tutti” imitai la sua voce nell’ultima frase. Era una cosa che ripeteva spesso.
“La smetti? Dopo mi devi raccontare”
“Non c’è niente da raccontare” continuai ridendo.
“Certo, lo vedi dopo un anno e non hai niente da dirmi?”
 “Ti voglio bene”
“Anche io, ma non cambiare discorso”
“Dopo ne parliamo”
“Quindi c’è qualcosa da direee” urlò.
“Mi hai spaccato un timpano, ora mi devo vestire se non vuoi che arrivi in ritardo e in mutande”
Ho già vissuto l'esperienza l'ultima volta che ho dormito a casa tua”
Vedi? Mi preoccupo per te
Ci salutammo e attaccai. Mi preparai e venti minuti dopo ero fuori di casa.
Raccontai dell’incontro con Harry a Molly e Taylor e chiesi loro di non dire niente a nessuno. Era meglio che non si sapesse della sua visita a Holmes Chapel, altrimenti ci sarebbero stati più paparazzi che abitanti.
Mi convinsero a comprare un vestito per la festa di quella sera ripetendo “Ti sta benissimo” “Sei meravigliosa” e altri complimenti che continuavo a pensare non mi calzassero per niente.
Tornata a casa cenai velocemente e mi feci una doccia, poi tirai fuori l’abito dalla borsa e lo tenni davanti a me guardandomi allo specchio.

Sei sicura di volerlo mettere? E se gli altri ridessero di te? Non è il tuo genere.
Lo appoggiai sul letto e mi misi a fissarlo.
Decisi di provarlo e alla fine lo tenni, anche se avevo paura pentirmene.
Arrivai alla festa dopo tre quarti d’ora di macchina, il locale che aveva scelto Molly era lontano dal paese. Fosse stato per me non avrei fatto niente ma lei aveva detto che i diciotto erano importanti e che dovevo assolutamente fare qualcosa, così alla fine eravamo arrivate ad un compromesso, un locale carino con pochi invitati e nessuna torta nè regali.
Fu tutto sommato una bella festa, ci divertimmo molto.
Molly aveva già la macchina e riaccompagnò a casa me e Tay. Arrivate sul vialetto notai che c’era qualcuno in piedi davanti alla porta. Ma che..?
“Chi è secondo voi?” chiese Taylor. Molly si strinse nelle spalle.
“Lo so io” dissi scendendo. Salutai frettolosamente le ragazze e raggiunsi l'ospite inatteso.
“Cosa ci fai qui alle 3 di notte?” chiesi a Harry.
“Mi sono dimenticato di dirti una cosa”


“Ehi bella addormentata, siamo quasi arrivati”
Mi stropicciai gli occhi. Mi ero addormentata davvero?
Mi voltai verso il sedile del guidatore, Harry sorrideva.
“Dormito bene?” chiese.
“Speravo di resistere” dissi ridendo.
“Invece ti sei addormentata come una bambina”
“La tua simpatia persiste negli anni, vedo”
“Anche il tuo modo di russare”
“Che hai detto? Io non russo”
“Dici così perché non ti senti”
“Ha parlato il signor sonno delicato”
“Di certo non sono una ragazza che russa come un uomo”
“Cos’è la giornata dei complimenti?”
“Così sembra” ammiccò. Io accesi la radio.

Our song is a slamming screen door,
Sneakin’ out late, tapping on your window
When we’re on the phone and you talk real slow
Cause it’s late and your mama don’t know
Our song is the way you laugh
The first date “man, I didn’t kiss her, and I should have”
And when I got home … before I said amen
Asking God if He could play it again

Poco dopo arrivammo a destinazione.
Davanti a noi si ergeva una casa di due piani con un giardino.
Sul vialetto c’era un furgoncino con i vetri oscurati.
“Ripetimi perché ti ho detto che sarei venuta”
“Perché mi sono presentato a casa tua di notte e perché sono adorabile, ma direi soprattutto la seconda”
“Mh”
“Sarà divertente” assicurò lui.
“Una ragazza in mezzo a cinque uomini. Beh quattro e mezzo, tu non lo sei proprio tanto..”
“Questa me la lego al dito”
Ripensai alla sera di due giorni prima. 

“Dopodomani partiamo” aveva detto.
“Sei ubriaco?” era l'unica opzione plausibile.
“No, sto benissimo.Voglio che tu venga con me in un posto”
“E dove?”
“A casa di Robin” alzai un sopracciglio. Era il suo patrigno. 
“Ci saranno anche gli altri”
“Stai scherzando? Non se ne parla neanche”
“Ci tenevo tanto..” aveva detto guardandomi con occhi da cane bastonato.
Sbuffando avevo chiesto. “Per quanto tempo?”
“Dieci giorni. Tua madre mi ha già dato l’okay”
“Perché voi due confabulate alle mie spalle?”
“Ti darà i dettagli domani mattina”
“E va bene” mi ero arresa.
“Lo sapevo!” mi aveva poi schioccato un bacio sulla fronte ed era scappato, lasciandomi sul pianerottolo di casa senza dire altro.

Feci un respiro profondo e seguii Harry verso la casa. Lui bussò e un attimo dopo qualcuno venne ad aprire.


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Heeey qualcuno si ricorda ancora di me? Beh effettivamente è passato tanto tempo (cinque mesi oddio) ma spero vogliate darmi il bentornato con un bel commento sul capitolo, non è niente di che, lo riconosco, i prossimi saranno un po' più corposi, vi prometto che non dovrete aspettare molto, perchè è già tutto pronto.
Non so più cosa dire quindi vi saluto e boh passate una buona estate lol
Gaia

(sono @myskyistorn su twitter se volete seguirmi, chiedete pure il follow back )

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Capitolo 4
*** Ouch. ***


capitolo4
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Sentii un vociare dall’interno.
“Finalmente siete arrivati!” urlò il ragazzo che c’era sulla soglia della porta, un biondino con gli occhi azzurri, Niall. Nel giro di un paio di secondi altre due persone raggiunsero l’entrata e salutarono Harry.
“Lei deve essere la famosa Charlie” osservò un ragazzo moro con gli occhi color cioccolato, Zayn. Io sorrisi appena. “Famosa?” “Oh, Harry parla sempre di te” aggiunse un altro moro, doveva essere Liam.
“Ragazzi..” si lamentò Harry.
“Aww parli di me?” lo canzonai io.
“Lasciamo perdere. Dov’è Louis?”
“Prima era in salotto..” osservò Niall guardandosi intorno.
“Bah, sarà..” Harry non fece in tempo a finire la frase che qualcuno urlò “SONO QUI”.
Il tutto si svolse in pochi secondi, Louis corse incontro a Harry come per abbracciarlo, ma lui si scansò e così facendo, io, che ero appena dietro di lui, venni travolta dal ragazzo. Sentii un dolore atroce alla schiena ma cercai di non farlo notare agli altri.
“Ehm.. ciao” disse lui ancora sopra di me.
“C-ciao. Puoi spostarti? Credo mi si sia incrinata una costola” osservai con voce flebile.
“Oddio, si, scusa, ora mi alzo” nel farlo appoggiò il suo ginocchio destro sul mio braccio. 

“Tratti così tutti i nuovi arrivati?”
Lui si rialzò scusandosi di nuovo. Harry mi porse una mano e mi rimisi in piedi. Gli altri stavano ridendo, lui cercava di trattenersi, ma non era mai stato un bravo attore.
Sospirai. “La prossima volta che mi proponi qualcosa del genere stai certo che dirò di no” dissi tra i denti massaggiandomi il braccio dolorante. La schiena mi faceva male da morire ma feci finta di niente.
Finalmente riuscimmo ad entrare, Louis insistette per aiutarmi a portare la valigia “Così mi faccio perdonare”.
Poco prima di uscire dalla mia stanza, dopo aver appoggiato il bagaglio sul letto, mi disse con un mezzo sorriso “Scusa ancora per prima, non volevo”
“Non ti preoccupare, non è la prima volta che mi trovo in una situazione del genere” mi guardò storto “è una lunga storia”. Capì che non ne volevo parlare e cambiò discorso.
“Comunque non ci siamo presentati, io sono Louis” disse allungando la mano.
“Charlie” sorrisi e lui uscì dalla camera dopo avermi salutata.

Mi sedetti sul letto, un po' per pensare, un po' perchè il dolore alla schiena mi stava uccidendo. Louis sembrava un bravo ragazzo, tutto sommato, aveva gli occhi di un colore che avevo visto solo in un'altra persona, Luke. Ogni cosa di Louis mi ricordava lui. L'ultima volta che Harry si era fermato a Holmes Chapel mi aveva parlato dei suoi campagni di viaggio, si era affezionato in pochissimo tempo ad ognuno di loro ma con Louis era stato diverso, si era trasformato in un attimo nel suo migliore amico, e forse era proprio per quella somiglianza con Luke, sia nell'aspetto, sia nel carattere.
Il mio telefono vibrò e mi riscosse dai miei pensieri. Era mia madre, chiedeva se il viaggio era andato bene.
Dopo aver riattaccato mi misi a sistemare. La camera aveva un arredamento molto semplice, un po’ retrò. C’era una collezione di bambole di porcellana su una delle mensole e una piccola libreria. Amavo leggere, avrei dato un’occhiata ai titoli più tardi.
Passammo il resto della giornata a conoscerci, capii che non erano i ragazzi montati che molte persone credevano fossero. Nonostante fossi amica di Harry non li avevo mai visti di persona, non ne avevo mai avuto l’interesse. Una volta Molly e Taylor erano andate a vederli in concerto, io avevo preferito rimanere a casa, mi era sembrata la cosa più giusta da fare.
Harry, Louis, Liam, Zayn e Niall mi raccontarono quello che era successo quasi tre anni prima in quella casa, dove erano andati subito dopo aver saputo che avrebbero partecipato al talent show come band e da solisti. Le nostre chiacchiere erano accompagnate dal suono della chitarra di Niall. Forse la ‘vacanza’ sarebbe andata meglio di quanto avessi pensato, nonostante sentissi ancora il dolore alla schiena.
Prima di andare a dormire rovistai nel beauty che mia madre aveva riempito di medicinali alla ricerca di un antidolorifico. Sentii bussare alla porta, era Harry.
“Come stai?” chiese.
“Bene, per ora il soggiorno è al di sopra delle aspettative”
“Ti avevo detto che sarebbe stato bello svagarsi per un po’..”
“Lo so, Har ha sempre ragione” imitai la sua voce, quando eravamo piccoli lo ripeteva sempre.
Sorrise e abbassò lo sguardo.
“Che hai?” chiesi.
“Niente, non mi chiami così da anni, Char”
“Ora sei tu che giochi la carta del soprannome però..”
“Tu mi chiami Har? Io ti chiamo Char”
“Mi sei mancato” dissi per la millesima volta. Lui mi abbracciò “Anche tu”
“Har?”
“Dimmi”
“Mi stai facendo male”
“Oddio, scusa” esclamò lasciandomi andare.
“Non è colpa tua, è che il tuo amico mi ha distrutto la schiena”
“Non l’ha fatto apposta, dagli tempo, si farà perdonare. E ora fammi vedere se c’è il livido”
“Non ci penso neanche”
“Charlotte, per favore”
“Primo, non chiamarmi così, secondo, sto bene”
“Piantala e girati”
Sbuffai e mi voltai sollevando la maglietta. C’era un motivo preciso per cui non volevo controllasse.

Fa che non lo veda. Ti prego.
“Charlie..” disse in un sussurro “ti serve del ghiaccio, è peggio di quanto pensassi”
Mi avvicinai allo specchio mentre lui scendeva in cucina. Avevo un livido grande quanto una palla da tennis, dovevo essere caduta su un sasso. Mi chiesi quanto ci sarebbe voluto prima che se ne andasse.
Sollevai la maglietta un po’ di più, scoprendo ciò che non volevo che il ragazzo vedesse: un piccolo tatuaggio sulla spalla destra, un verso di una delle mie canzoni preferite, forse quella che significava di più per me. Lo avevo fatto poco dopo che lui se n'era andato.
Sentii dei passi venire verso la camera così riabbassai la maglietta. Harry aveva in mano una borsa del ghiaccio e un tubetto di crema.
Mi disse di sdraiarmi a pancia in giù, poi mi appoggiò con delicatezza il ghiaccio sul punto dove avevo preso la botta e mi chiese se andava un po’ meglio. Annuii e riuscii a sussurrare un grazie.

Gli importa ancora di me.
Rimanemmo in silenzio per più di venti minuti, poi lui si allontanò. Tornò poco dopo con delle bende in mano.
“È meglio fasciarlo” osservò.
Scossi la testa “Tranquillo, va bene così. Il ghiaccio mi ha fatto passare il dolore”
“Lasciami fare” continuò con un sorriso facendomi segno di girarmi con una mano.
“E va bene, ma non sarà come fasciare un polso, lo sai vero?” dissi ridendo “Comunque non devi farmi da infermiere, posso medicarmi da sola”
“Non sei mai stata brava nel primo soccorso”
“Grazie per averlo ricordato”
“Sarebbe meglio se ti togliessi la maglietta”
“Preferirei di no” dissi alzandola tanto da arrivare poco sotto il tatuaggio.
“Come vuoi, ma ricordati che se viene male la fasciatura è colpa tua”
“Andrà bene”
Spalmò abbondantemente la crema sulla zona del livido e sistemò la benda meglio che poté.
“Aspetta ma..” sussurrò sollevando un lembo della maglia.
“I will be your guardian, when all is crumbling steady your hand”
L’aveva visto.
Mi voltai verso di lui. Senza dire niente mi abbracciò di nuovo, facendo attenzione alla botta questa volta.
“Mi manca” mormorai con la speranza di non piangere.
“Manca a tutti, non è più lo stesso senza di lui”

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Buongiooorno
come promesso non mi ci sono voluti altri cinque mesi per aggiornare yaaay 
non sono capace di scrivere capitoli lunghi, è più forte di me ahaha comunque spero vi piaccia. 
Cosa pensate della storia del tatuaggio? La canzone in questione è Never say never dei The Fray, personalmente la amo.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, messo la storia tra le seguite e preferite e i semplici lettori.
Spero vogliate lasciarmi una piccola recensione, ci tengo tantissimo a sapere cosa ne pensate. 
Gaia

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Capitolo 5
*** Luke Cox. ***


capitolo5
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Luke era morto il 6 novembre dell’anno prima, era rimasto coinvolto in un incidente mentre tornava a casa dalla pizzeria in cui lavorava part-time. Steve Michaels stava guidando in cerca dell’ennesimo bar dove fermarsi a bere un bicchiere ma la vista gli si era annebbiata,  non aveva visto il semaforo rosso e aveva proseguito non notando la macchina blu che gli tagliava la strada. Per il diciannovenne di Holmes Chapel non c’era stato niente da fare, il suo cuore aveva smesso di battere pochi attimi dopo l’urto, Steve, invece era rimasto praticamente illeso e dopo un paio di giorni era fuori dall’ospedale. Era stato accusato di guida in stato di ebbrezza e omicidio colposo e quindi finito in carcere.
Harry e io ci sedemmo sul letto, uno accanto all’altra.
“Mi dispiace non esserci stato quando ne avevi bisogno”
“Smettila di dirlo”
“Quando hai fatto quel tatuaggio?”
“Un mese dopo l’incidente. Credo che fosse la sua canzone preferita”
“Lo credo anche io, la cantava sempre” disse accennando un sorriso.
Entrambi guardavamo davanti a noi, non avevamo più parlato di lui dopo il funerale, nessuno in paese ne parlava, era stato un evento completamente inaspettato e aveva segnato tutti.
Harry si era dovuto assentare dal tour per alcuni giorni per partecipare alla funzione, i fan non ne avevano mai saputo il vero motivo e gli altri si erano guardati dal parlarne. Era stata una sua decisione, non voleva che sapessero che aveva appena perso uno dei suoi amici più cari, nonché suo cugino, perché sì, Luke Cox era il figlio del fratello di Anne, madre di Harry.
“Non l’ho mai ringraziato” sussurrò appena.
“Per cosa?”
“Per avermi obbligato a venire al tuo compleanno” mi venne da ridere.
“Nemmeno io l’ho mai ringraziato”
“Per essere stato il fidanzato perfetto?” tirò a indovinare lui.
“Anche” risposi con un sorriso.
Nella stanza tornò il silenzio, Harry mi circondò con un braccio e mi strinse a sé.
“Andrà tutto bene”
“È quello che spero”
Poco dopo Zayn lo chiamò così mi salutò e uscì dalla camera, mi addormentai una decina di minuti più tardi per svegliarmi intorno alle 5, l’effetto dell’antidolorifico che avevo preso prima di andare a letto era svanito.
Rimasi a fissare il soffitto per un po’ ma alla fine decisi di andare a prendere un bicchier d’acqua, presi anche i fogli che avevo lasciato sul comodino la sera prima e li portai giù. Alla fine mi feci una camomilla e mi sedetti sul divano con una coperta di pile sulle gambe e una lampada da tavolo puntata sul foglio scarabocchiato.
Dopo un’oretta crollai, la stanchezza e la camomilla ebbero la meglio sul dolore alla schiena per fortuna.
Non passò molto tempo prima che qualcuno accendesse la luce svegliandomi. Sentii qualcuno scendere le scale e avvicinarsi al divano.
“Louis..” dissi, cercando di mettere a fuoco la sua figura, anche se senza lenti a contatto o occhiali mi riusciva difficile.
“Scusami, non pensavo ci fossi tu, non volevo svegliarti”
“Non ti preoccupare. Piuttosto mi dici cosa ci fai in piedi a quest’ora?”
“Vado a fare jogging, tu invece non hai una tua camera?”
“Ero solo scesa per bere qualcosa di caldo e mi sono addormentata”
“E quei fogli?”  mi affrettai a spostare tutto dal tavolino.
“Non sono niente” dissi con noncuranza.
“Come vuoi, io vado” continuò mentre si allontanava.
“Ah, hai una bella grafia” disse poco prima di uscire. Rimasi di sasso, non tanto per il complimento che di per sé non mi faceva né caldo né freddo, me per il fatto che doveva aver letto ciò che avevo scritto.

 
Louis non si fece vedere per le due ore successive e gli altri non davano segni di vita, probabilmente non si sarebbero svegliati prima che il sole si fosse alzato.
Dopo essersi fatto la doccia mi raggiunse sul divano con una fetta biscottata in mano.
“Hai già fatto colazione?” mi chiese.
“In realtà no, ma non la faccio spesso”
“È il pasto più importante della giornata, non te l’hanno mai detto?”
“Credevo che mio padre fosse rimasto a Holmes Chapel ma forse mi sbagliavo”
“Non fare la spiritosa, soprattutto con uno che ha tre anni più di te”
“Chiedo perdono” continuai ridendo, lui mi imitò.
“Dov’è finita la miriade di fogli sparsi sul divano?” chiese dopo un po’.
“In un posto dove nessuno passa vederli”
“Sei una scrittrice?” per la seconda volta nella stessa giornata le sue parole mi fecero irrigidire.
“Non proprio”
“Però quella era una storia”
“Ti sbagli”
“Vuoi dirmi cos’era?”
“Una sceneggiatura” dissi, sapendo già che me ne sarei pentita.

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Saaaalve a tutti

per prima cosa vi chiedo scusa per il ritardo, ma in queste due settimane ho avuto davvero pochissimo tempo per scrivere.
noto che le recensioni sono calate nell'ultimo capitolo e mi dispiace per questo. se c'è qualcosa che non va nella storia, qualcosa che non vi convince o non vi piace ditemelo pure, accetto le critiche quasi più dei commenti positivi, perchè mi aiutano a migliorarmi.
detto questo, nel capitolo si svelano un po' di cose, ovvero chi è il misterioso Luke e quanto significava per Harry e Charlie, spero non vi abbia delusi lol 
So che è un po' cortino e con ''poca sostanza'' ma spero vi sia piaciuto, mi lascereste una recesione? è importante per me sapere cosa ne pensate.
ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e anche chi ha solo letto.
a presto,
gaia 

(sono @myskyistorn su twitter se volete seguirmi, chiedete pure il follow back )

ringrazio @pleasebemywill per il banner

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Capitolo 6
*** 'Till my heart stops beating ***


capitolo 6
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“Questo mi riporta alla storia”
“Una sceneggiatura è diversa da una storia”
“E di cosa parla questa sceneggiatura che non è una storia?” disse facendomi il verso.
“Di qualcosa di cui non ti dovrebbe interessare” risposi alzandomi.
“Perché te ne vai?”
“Perché dovrei restare?”
“Per fare compagnia a me”
“Che consolazione”
“Facciamo così, se rimani ti do una fetta biscottata”
“Ripeto, non faccio colazione la mattina”
“E io ti ripeto, è il pasto più importante della giornata”
“Come sei noioso” mi lamentai tornando a sedermi sul divano.
Lui sorrise compiaciuto e andò a prendere una confezione di fette biscottate per poi porgerla a me.
Ne mangiai una per cortesia e appoggiai il pacchetto sul tavolino. Sulla mensola sopra la televisione c’erano diverse foto, una ritraeva Anne e Robin abbracciati davanti a una prato enorme di tulipani, riconobbi il posto dove era stata scattata, Harry mi ci aveva portata una volta. Lì mi aveva parlato per la prima volta del suo desiderio di partecipare alle audizioni per X Factor.
“Secondo te posso farcela?” mi aveva chiesto.
“Se ci credi veramente ce la farai” avevo risposto con un sorriso.
Per come la vedevo ce l’avrebbe fatta in ogni caso, era davvero bravo e a quei tempi la sua voce era ancora poco matura e non faticava a raggiungere le note più alte. Una volta avevano ingaggiato la sua band per cantare ad un matrimonio e il giorno dopo aveva mostrato a me e Luke la registrazione delle varie performance per chiedere un’opinione. Gli era spuntato un sorrisone quando gli avevamo detto che erano stati fantastici, si era sentito orgoglioso di se stesso.
“A cosa stai pensando?” chiese Louis.
“Mh? A niente” dissi senza guardarlo.
“Ti ho vista sorridere”
Sbuffai “Stavo solo pensando a una cosa successa tanto tempo fa”
“C’entra Harry?”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Non lo so, buttavo lì un’ipotesi”
“La tua ipotesi è sbagliata, allora”
“Secondo me no”
“Forse leggi nella mente delle persone?”
“Forse” disse ammiccando.
Quanto sei presuntuoso. Rivolsi di nuovo gli occhi alla tv, stavano trasmettendo un quiz show, odiavo quel genere di programma, probabilmente era tutto truccato e i concorrenti non erano altro che attori.
“Quindi voi due vi conoscete da tanto?” chiese dopo un po’, distogliendomi dai miei pensieri.
“Si, da quando eravamo piccoli”
“E dimmi, c’è mai stato qualcosa tra di voi?”
“No, è il mio migliore amico”
“Però sei diventata rossa”
“Urlate talmente tanto che mi avete svegliato” disse qualcuno con la voce assonnata. Mi voltai e vidi Harry scendere le scale ancora in pigiama e i capelli scompigliati. E se avesse sentito quello che Louis mi stava dicendo?
“Allora piccioncini” esordì con un sorrisetto “provate a fare casino anche domani mattina e giuro che vi faccio dormire in giardino”

Prima che potessimo dire qualcosa si diresse in cucina e riempì d’acqua il bollitore del tè, poi tornò in salotto e si sedette in un minuscolo spazio tra me e Louis, che cercava di contenere le risate.
“Allora, di che parlavate?” chiese.
“Niente” mi affrettai a dire, mentre le mie guance diventavano rosse di nuovo.
“Di te” osservò Louis. Non l’hai detto davvero.
“Di me? So di essere sempre nei vostri pensieri..” continuò Harry.
“Stavamo solo parlando di quella foto” dissi indicando uno dei quadretti sulla mensola. Ritraeva Harry, Gemma e Mike, il figlio di Robin, e risaliva a diverso tempo prima.
“E qual è il problema?”
“Il problema è che sei un impiccione, non si può neanche avere conversazione con qualcuno che tu ci infili il becco” buttai lì.
“È più forte di me, sai quando si parla di me non resisto”
“Ma piantala” continuai ridendo mentre lui faceva lo stesso.
“Oh è pronto il tè” osservò sentendo il fischio, poi si alzò e andò in cucina.
“Me la paghi” sussurrai a Louis, che mi fece una smorfia.
Nel giro di un quarto d’ora si alzarono anche Liam, Zayn e Niall. 

I ragazzi avevano l’ordine di non uscire, nessuno doveva sapere che si trovavano lì. Harry mi aveva spiegato che i manager avevano fatto uscire notizie dove si diceva che si trovavano in vacanza in Spagna, poi erano passati all’Australia e infine la West Coast, giusto per confondere le idee. Erano girate diverse foto false, non era la prima volta che facevano una cosa del genere e a tutti loro sembrava orribile dover mentire ai fan ma era l’unico modo possibile per passare alcuni giorni in tranquillità.
Se solo un singolo paparazzo avesse fatto una foto di loro fuori da quella casa sarebbe scoppiato il finimondo, e personalmente non ero pronta ad affrontare una situazione del genere. L’ultima volta che Harry era tornato a Holmes Chapel mi era risultato persino difficile aprire le finestre, tanto forti erano le urla, inoltre tutto il paese si trovava in un momento delicato, ma i fan non potevano saperlo. La sicurezza aveva quindi fatto transennare tutte le entrate alla città ed era stato possibile allontanare la maggior parte delle persone e nessun 'estraneo' aveva assistito alla funzione né ne era venuto a conoscenza.
Quei cinque non potevano mettere piede fuori di casa, ma io sì, e quelle pareti iniziavano a soffocarmi, nonostante fosse passato solo un giorno. A Holmes Chapel rimanevo in casa praticamente solo per dormire, il resto della giornata la passavo all’aperto, trovavo sempre qualcosa da fare. 
Quel pomeriggio decisi quindi di andare a fare una passeggiata, nonostante Harry mi avesse chiesto di non farlo, aveva paura mi ammalassi.
“Harry, non mi sono ammalata quella volta al campeggio e non mi ammalerò neanche ora” avevo detto ammiccando prima di uscire.
Passai un po' di tempo da sola con i miei pensieri, cercando l’ispirazione per finire la scenografia. Eppure quella mattina, forse notte è più appropriato, mi sembrava di essere un pozzo d’idee.

    I’m never gonna let you down,
    I’m never gonna leave you out,
    I’m gonna be there till my heart stops beating,
    My heart stops beating
    And now it don't matter where you are,
    I’m never gonna be that far,
    I’m gonna be there till my heart stops beating,
    My heart stops beating

Ogni volta che cercavo un modo per continuare il mio lavoro con la musica nelle orecchie puntualmente capitava quella canzone, ed era proprio da lì che avevo tratto ispirazione per la mia storia, un sentimento senza tempo per la persona amata. Un amore che diventa platonico, quasi impossibile.
Alzai gli occhi al cielo. Ti amerò fino a quando il mio cuore non smetterà di battere.

Avevo quasi trovato una conclusione della storia, mi serviva solo un ultimo colpo di scena, niente doveva essere prevedibile né banale, non c'era possibilità di errore, quando sentii qualcuno chiamarmi. Tolsi uno degli auricolari e mi voltai.
Charlie, sei tu?

Austin.


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Ciaaao a tutti
perdonatemi se ci è voluto tanto ad aggiornare ma tra una cosa e l'altra ho fatto fatica a trovare il tempo di scrivere lol
allora, come al solito il capitolo non è lunghissimo, perdonatemi ahaha
in ogni caso spero vi piaccia, ancora non siamo nel pieno della storia, tutto questo serve da introduzione per quello che succederà poi.
cosa ne pensate della misteriosa persona che ha chiamato la nostra Charlie mentre passeggiava tranquilla?
che ruolo avrà questo Austin in tutta la faccenda? si accettano scommesse (ah ah ah non faccio ridere nessuno, ne sono consapevole)
parlando seriamente, fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, mi farebbe davvero piacere sentire le vostre opinioni.
ringrazio di cuore tutti coloro che hanno recensito, messo la storia tra le preferite e le seguite e anche i lettori silenziosi.
vi saluto, alla prossimaa (che spero arrivi presto anche se è iniziata la scuola cc)
gaia 

(sono @myskyistorn su twitter, chiedetemi pure il follow back
)

ringrazio @pleasebemywill per il banner


ps per chi se lo stesse chiedendo la famosa canzone è di Joe Brooks e si chiama 'Til my heart stops beating, adoro lui e la canzone e tanto per la cronaca se siete di Milano e dintorni sappiate che mi ha promesso che verrà lol

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