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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - E ricominciamo da qui.. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Una proposta di viaggio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - La regola dell'amico ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Perugia, siamo qui! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Rivelazioni e partenze ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Una serata dolce amara ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Notti e risvegli ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - E ricominciamo da qui.. ***
Capitolo 1: E ricominciamo da
quì...
E’ il primo giorno di scuola al liceo
scientifico Giacomo Leopardi, situato in una sperduta provincia di Perugia tra
un distributore di benzina e un parco giochi per l’infanzia.
Il sole è alto nel cielo, illumina
tutto quello che gli capita sotto tiro, ma l’aria è fresca, con un vento leggero
che fa ondeggiare la bandiera italiana appesa al cornicione più alto
dell’edificio.
La classe quarta B è quasi al completo,
ma non si decide ancora ad entrare, preferendo la scomoda panchina di legno
quasi marcio del marciapiede di fronte.
Luisa Bianchi, biondina tutte curve e
niente cervello, si lamenta dall’estremità destra della suddetta panchina con la
sua migliore amica, tal Manuela Rossi, del clima poco adatto alla sua folta
capigliatura bionda, in pericolo per il vento e l’aria non del tutto priva di
umidità.
All’estremità sinistra Vittoria
Cardelli sogghigna ascoltando il discorso della Luisa, mentre si accende una
sigaretta – la prima delle tante della giornata – e ruba l’mp3 a basa di rock a
Stefano, amico di vecchia data nonché inseparabile compagno di banco dall’inizio
delle superiori.
Vicino a lei, oltre a Stefano, ci sono
Federica Silvestri, una ragazza magrolina con un orecchino d’argento al naso e
un divertente taglio di capelli, elemento indissolubile del loro gruppetto,
genio del latino e appassionata di letteratura straniera, con una vera e propria
venerazione per i miti del rock anni ’60 e ’70; Giulio Marchi, con la sua folta
e arruffatissima chioma bionda che gli ricade sulle spalle in maniera alquanto
disordinata e la solita maglietta dei Nirvana, compagna inseparabile al cui
riguardo sono nate vere e proprie leggende; Filippo Martini che sta strappando
l’accendino dalle mani di Vittoria per accendersi la sua sigaretta –
rigorosamente Marlboro – e che calcia con le sue vecchissime All Star nere,
completamente rotte, da buttare, un sassolino indifeso davanti a lui; e Ginevra
Smith, inglese di nascita ma trapiantata in Italia da anni, la dark del gruppo,
che quella mattina sfoggia un ampia gonna nera, lunga fino ai piedi, e uno
spettacolare rossetto rosso sangue.
Non si sa bene perché la Luisa e la
Manuela abbiamo deciso di sedersi vicino a loro per aspettare l’entrata, ma
Vittoria è sicura del fatto che le stanno facendo fare un sacco di risate, e gli
è grata per questo. Stefano, in piedi davanti a lei, guarda storto la sua
migliore amica: sa quanto può diventare bastarda con gente come quelle due, e
vuole evitare spargimenti di sangue il primo giorno, almeno per quanto sia
possibile. Vittoria alza le spalle, ad indicare che, per il momento, non ha
intenzione di parlare, ma si limita solo a ridere piuttosto rumorosamente tra un
tiro di sigaretta e l’altro.
Seduta accanto a lei la Fede gioca con
i capelli di Giulio, divertendosi ad intrecciarglieli, rendendoli ancora più
arruffati e ingarbugliati di come non siano già, rispondendo alle occhiatacce
assonnate del ragazzo con dei mega sorrisi allegri, mentre appollaiati sullo
schienale della panchina, in equilibri piuttosto precario, ci sono Filippo e
Ginevra, impegnati a decidere se le sigarette facciano più o meno male
dell’alcol.
Il suono della campana d’inizio
costringe i ragazzi ad alzarsi malvolentieri, e a trascinarsi fino all’entrata
strascicando i piedi calzati in gran parte da vecchie All Star - nel caso della
Luisa e della Manuela da ballerine nere con tacchetti – e mettendosi in spalla
gli zaini e le borse.
L’edificio accoglie la quarta B –
adesso raggiunta da molti altri componenti – con le sue solite pareti scrostate,
minacciose di crollare addosso ai poveri studenti da un momento all’altro, e il
suo solito odore di chiuso e di vecchio.
La loro aula è all’ultimo piano
quest’anno, quindi con grande scazzo di Stefano – notoriamente pigro come un
orso andato in letargo – i ragazzi sono costretti a salire tre rampe di scale,
appoggiandosi alle ringhiere di ferro battuto per non cadere in preda al sonno.
Entrati in classe uno spettacolo fin
troppo familiare si presenta davanti ai loro occhi: dieci banchi doppi disposti
nelle maniere più assurde che aspettano solo di esser sistemati, ovviamente
senza risparmiar loro le scritte oscene risalenti ai precedenti proprietari
sulle loro superfici e le gomme da masticare appiccicate sui
sottobanchi.
Vittoria sbuffa sonoramente,
recuperando il primo banco che le capita sottomano e sistemandolo in fondo
all’aula, rigorosamente vicino alla finestra.
Sarà un anno duro, questo.
Giulio sta scarabocchiando sul banco
qualcosa che assomiglia vagamente a un mostro a cinque teste, mentre, a qualche
banco di distanza da lui, la Fede sonnecchia con la testa appoggiata al banco e
l’mp3 di Stefano nelle orecchie. Giulio pensa che Federica ha la straordinaria
capacità di essere divertente anche quando dorme: basta vedere la sua
espressione di quel momento, completamente abbandonata al dormiveglia,
indifferente del ciuffo di capelli castano scuro che le cade esattamente al
centro della faccia e del filo del mp3 incastrato tra il braccio e l’orecchio,
in un nodo che sarà difficile sciogliere al suo risveglio. Perché alla fine la
Fede è esattamente quella che si dice una ragazza simpatica: sempre con la
battuta pronta, di un’allegria travolgente e con una voglia di vivere che mette
quasi paura a lui e a Stefano, che nella loro, di vita, non farebbero altro che
dormire e mangiare. Il fatto è che, si ritrova a pensare Giulio, la Fede non è
solo una ragazza simpatica e divertente: è anche parecchio carina. Forse di una
bellezza un po’ strana, questo si, che non è la bellezza stereotipata di
quell’oca della Luisa o quella misteriosamente seducente di Ginevra, ma è
comunque bella con quei suoi capelli ricci dal taglio strano, con quella treccia
rasta più chiara che le scende lungo il collo, e i suoi occhi sono davvero i più
belli che lui abbia mai visto. Giulio si scopre a pensare, mentre ultima il
dragone a cinque teste con un rapido tratto della matita, che non sarebbe
affatto male se la sua amicizia con la Fede diventasse un po’
più…intima.
Resta solo capire come riuscirci.
Accanto a Vittoria che prende
freneticamente appunti di storia – alla lavagna, in piedi con un completo di un
arancione sgargiante, c’è la Bossi, la professoressa di storia più pallosa
dell’intera scuola – Stefano pensa che è ora di dare una svolta alla sua vita
sentimentale.
Ha avuto un paio di ragazze l’anno
passato, ma nessuna è stata capace di farlo innamorare sul serio, di andare
oltre all’attrazione fisica e allo stare bene insieme, di fargli capire cosa
diavolo è quel sentimento che tutti si ostinano a volergli descrivere come
travolgente.
In effetti Stefano è incuriosito da
tutte quelle descrizioni – in primis da quelle di Vittoria, dichiaratamente
cotta da anni di Filippo, nonostante il sottoscritto non l’abbia mai saputo,
almeno non per confessione della ragazza - ed è qualche tempo che pensa a chi
mai potrebbe essere la ragazza capace di fargli scoprire quel sentimento.
A dire la verità qualche idea in mente
ce l’ha, ma non è sicuro che sia quella giusta.
Cioè, forse il fatto che abbia tutti
questi dubbi indica solo che non vuole rovinare l’amicizia che lo lega a questa
ragazza, ma è anche vero che se non ci prova con lei non potrà mai scoprire se
sono fatti l’uno per l’altro, e non solo come amici di bevute e nottate di
pazzie.
In fondo che lui sappia la Fede non è
legata a nessuno, e tantomeno innamorata di qualcuno che non sia Jim Morrison,
quindi teoricamente è libera e disponibile come l’aria.
Perché deve ammetterlo, la Fede l’ha
sempre intrigato: quell’aria simpatica e scanzonata che la contraddistingue
sembra nascondere un temperamento piuttosto sexy, pronto ad esplodere al momento
giusto. In più i suoi occhi color cioccolato sono meravigliosamente affascinanti
e il suo sorriso ha la capacità di trasformare la giornata più brutta del mondo
in una giornata se non perfetta almeno accettabile. Stefano ha deciso: farà
innamorare la Fede di lui, e costruiranno una storia perfetta, a base di birra,
rock e tanto amore.
Federica è precipitata in uno stato di
dormiveglia, conciliato dalla soporifera lezione della Bossi che non accenna a
voler finire e dalla levataccia mattutina a cui non è più abituata.
Così, con l’mp3 di Stefano nelle
orecchie che spara i Doors a tutto volume – e la sensualissima voce del suo
amato Jim che la culla – il sonno sta pian piano prendendo la meglio sulla
consapevolezza che è a scuola, e dovrebbe stare attenta alla lezione più noiosa
a cui abbia mai partecipato. Ci sono cose, pensa Fede, che è impossibile
contrastare: una di queste è il sonno.
Un’altra è la crescente attrazione che
ormai prova da un bel pò verso quello che da un paio d’anni è il suo compagno
più fidato di sbronze, che in quel momento la sta guardando sorridendo da
qualche banco di distanza.
La Fede pensa che Stefano sarebbe tutto
meno che un ottimo fidanzato, uno di quelli che ti comprano le rose e ti aprono
le porte per intenderci, ma pensa anche che questa è un ottima cosa,
considerando la sua avversione per i tipi del genere. Stefano è uno con cui puoi
bere, puoi fumare, puoi suonare e puoi anche divertirti da pazzi, ma sempre
senza impegno, con naturalezza, senza legami o costrizioni. Ecco perché le sue
due ultime storie non hanno funzionato: quelle ragazze non avevano capito che
Stefano non sopporta i legami, di alcun genere.
Anzi, si dice Federica, forse di legame
ne sopporta uno, ma è talmente saldo, talmente vecchio, che per il loro
gruppetto è diventato quasi invisibile. Sta parlando del legame che lo lega a
Viki ovviamente, un legame che con l’amore centra poco, ma che sicuramente non
può essere ridotto ad una semplice amicizia, come quella che invece lega loro
due. Perché Fede ne è convinta: il loro legame è questo, una semplice amicizia,
alcolica perlopiù, e difficilmente potrà diventare qualcos’altro, anche se, lo
deve ammettere, ultimamente è sempre più difficile nascondere il suo interesse
nei confronti del bel batterista dai lunghi capelli neri.
La Fede sospira rumorosamente,
chiudendo definitivamente gli occhi: accarezzare i lunghi capelli di Stefano
sciogliendo la solita coda bassa con cui li raccoglie è un desiderio destinato a
rimanere nei suoi sogni più intimi.
A Vittoria la storia piace, anche
parecchio, ma studiarla con la Bossi mette a dura prova anche la sua passione e
il suo interesse di solito vivissimo per tutto ciò che riguarda mummie,
cavalieri e regine. La lezione sta quasi terminando, e la pagina di quaderno su
cui Vittoria sta scrivendo gli appunti è quasi completamente piena di date e
nomi piuttosto assurdi. La ragazza sbuffa, posando con un gesto seccato la
penna, rinunciando definitivamente a seguire l’intricato diagramma di flusso che
la Bossi sta tracciando da un’ora alla lavagna, e volge la mente
altrove.
Precisamente la volge – e con lei volge
anche lo sguardo – al banco affianco al suo dove, abbandonato sulla sedia con
un’espressione da pesce lesso, giace Filippo, lo sguardo perso nel vuoto e le
dita che tamburellano rumorosamente sul banco. Filippo le piace da anni, da quel
ormai lontano primo giorno di liceo, quando entrò in classe clamorosamente in
ritardo inciampando in una sedia grazie alle scarpe dai lacci perennemente
sciolti e trascinò con sé nella sua caduta anche la povera Vittoria, allora una
ragazzina bassissima e dall’aria perennemente imbronciata.
Filippo non ha mai saputo della sua
cotta, e a ben ragione pensa Viki, viste le poche possibilità di riuscita di una
sua ipotetica dichiarazione. Perché Vittoria pensa che lei, con il modello di
ragazza ideale che Filippo non manca mai occasione di esporre, c’entri veramente
poco. A lui piacciono le ragazze come Ginevra, seducenti, affascinanti,
dall’aria misteriosa, oscura, non quelle come lei, maschi mancati con una
seccante propensione alla storia e al sarcasmo. E infatti gli sguardi di Filippo
non sono mai rivolti a lei, ai suoi jeans scoloriti e laceri e alle sue
magliette larghe, ma alle lunghe gonne di Gin che nascondono le gambe pallide,
coperte dalle calze a rete, e ai suoi rossetti scuri che non fanno altro che
evidenziare l’anellino d’argento che buca il labbro inferiore della dark.
Per carità, Vittoria non ha niente
contro Gin, è una delle sue più care amiche, ma a volte vorrebbe che qualcuno
guardasse anche lei, guardasse oltre la faccia acqua e sapone e i vestiti
larghi.
Filippo non è quello che si dice
esattamente un bel figo, ma a Vittoria questo non importa: è esattamente il suo
tipo. Slabbrato e lacero anche lui, con occhiaie perenni e la barba incolta che
gli marca le guance scavate, Filippo pare appena uscito da un centro sociale in
preda ad un attacco di rota da ero. E la cosa a Vittoria attrae. Eccome se la
attrae.
Ginevra accavalla le gambe, sbattendo
appena contro quelle della Fede, incrociate in una posizione assurda sotto il
banco. Le dà fastidio non riuscire a prendere sonno tanto facilmente come riesce
alla sua compagna di banco, ma in fondo pensa che ognuno ha un suo talento
particolare. Evidentemente il suo è ancora nascosto, ma prima o poi troverà il
modo di farlo saltare fuori, a costo di doverlo cercare in tutti i modi
possibili. Le dà fastidio anche la voce monotona della Bossi che tenta di
interessare la classe a un altro re morto da secoli, incurante del fatto che in
mezzo a quel mare di studenti addormentati l’unica che sta seguendo – o almeno
ci sta provando – è Vittoria, e non certo perché la lezione la sta prendendo.
Ginevra sbadiglia, coprendosi con la mano pallida la bocca coperta di rossetto
scuro, e si passa una mano tra i capelli neri e rossi, mossi e lunghi fino alla
schiena, scotendoli leggermente. La noia regna sovrana nella classe, osserva la
ragazza, e di certo non aiuta il fatto che dalla finestra si possa intravedere
quel leggero sole invitante che fino a pochi giorni prima poteva essere goduto
senza alcun impedimento.
Non che lei abbia passato l’estate
godendosi il sole: si è chiusa nella sua casa in montagna, uscendo la sera ed
evitando il sole come la peste per tutti e tre i mesi. Capisce però che per i
suoi compagni quella visione renda tutto ancora più drammatico. Ginevra nota che
tra i suoi amici sta correndo qualche occhiata di troppo: Stefano e Giulio
fissano insistentemente la Fede addormentata vicino a lei, mentre Vittoria ha
smesso si seguire la Bossi e si limita a fissare Filippo in uno stato di trance.
Ginevra scuote la bella testa, passandosi una mano sul volto dal colorito quasi
cadaverico: guai in arrivo. Ha sempre pensato che nel loro gruppetto presto o
tardi le cose si sarebbero complicate per via di qualche cotta non troppo
corrisposta, ma non pensava che le cose fossero così complicate. O meglio, non
pensava che l’unica ad essere immune a innamorarsi fosse lei.
Filippo sta dormendo ad occhi aperti.
Vorrebbe stare attento, lo vorrebbe davvero, ma il sonno e la noia sono più
forti di lui: non riesce a tenere lo sguardo fisso per terra, figuriamoci sul
panda in arancione in piedi alla lavagna. Forse tutta questa fatica a svegliarsi
è dovuta alla mancanza di sonno accumulata in quegli ultime tre mesi, quando non
dormiva per più di tre ore a notte, o forse è solo dovuta al fatto che la Bossi
farebbe addormentare perfino un sasso. Anzi, farebbe addormentare perfino
Vittoria, la più grande appassionata di storia che lui abbia mai
conosciuto.
Non l’ha mai capita la passione di
quella ragazza per la storia, ma in fondo lui di Vittoria ha sempre capito molto
poco. L’ha sempre vista in lontananza, come si guarda una sorellina minore che
si vuole proteggere ma che non si riesce ad avvicinare, come una ragazza quasi
del tutto incomprensibile, dalle mille sfaccettature. Non riesce a classificarla
con un tipo di ragazza, come riesce invece a fare perfettamente con la Fede – la
ragazza simpatica, divertente, allegra, mai senza il sorriso – e con Ginevra –
quella misteriosa, seducentemente contorta – o con il resto delle ragazze che
conosce, tutte rientranti nello stereotipo delle ragazze carine ma oche.
In realtà deve ammettere che non l’ha
mai interessato parecchio capire Vittoria, essendo molto più propenso ad altri
tipi di conoscenza con altri tipi di ragazze. Ragazze come Ginevra, ad
esempio.
Non Ginevra in sé e per sé, perché è
perfettamente a conoscenza del fatto che tra lui e Ginevra non potrebbe mai
succedere niente – troppo diversi e troppo uguali allo stesso tempo, un vero
concentrato di problemi e complicazioni – ma a quelle come lei: fredde, dalla
bellezza oscura, dallo sguardo glaciale, l’aria dark. A dire la verità ne ha
conosciuta una, di ragazza così, quell’estate, ad un concerto metal visto a
Perugia, ma purtroppo ha perso le sue tracce immediatamente dopo la fine del
concerto e quella quindi quasi simultanea del loro incontro "ravvicinato".
Filippo si allunga ancora di più sulla sedia, sbadigliando apertamente e
passandosi una mano sul volto per sfregarsi la lunga barba incolta.
E’ sicuro: deve ritrovare quella
ragazza.
*
" Porca miseria, la vuoi smettere di
fumare e prestarmi un minimo d’attenzione, per favore?"
" Non vedo il perché dovrei fare una
cosa simile, cara la mia Viki"
" Pechè sto cercando di parlarti
seriamente, pezzo di genio!"
" Tu? Parlare seriamente? Ma
quando?"
Vittoria sbuffa, incrociando le braccia
in grembo e guardando storto Stefano, seduto sul suo letto in preda ad un
attacco di bruciante noncuranza nei suoi confronti.
Il ragazzo continua a fumare,
sorridendo sornione alla sua migliore amica, appollaiata sulla scrivania di
legno di fronte al letto.
" Sul serio, Ste, ho bisogno di
parlarne con qualcuno"
" E tu pensi che questo qualcuno sia
io?"
" Beh, con chi altro ne dovrei
parlare?"
" Non lo so! Con la Fede magari, che
sicuramente ne capisce più di me in queste cose"
" La Fede ha altro per la testa, te lo
assicuro…"
" Ah si? E cosa,
precisamente?"
" Non cosa, piuttosto chi"
" Chi allora?"
" Non posso dirtelo. O meglio, non sono
ancora del tutto sicura di questa cosa, quindi è meglio non parlarne fino a
quando la Fede non confermerà tutto"
" Cosa dovrebbe confermare la
Fede?"
" Stefano, smettila di parlare della
Fede e ascoltami!"
" Sono tutt’orecchi"
Vittoria incrocia le gambe e vi
appoggia sopra i gomiti, tenendosi la testa ferma fra le mani.
Stefano la guarda, incuriosito: quando
la Viki fa così significa una sola cosa: vuole parlare di Filippo.
" Allora?"
" Allora a Filippo piace
Ginevra"
Stefano scoppia a ridere, ciccando la
cenere della sua sigaretta in un posacenere di fortuna, scovato da qualche parte
sotto il letto di Vittoria.
" Ma che vai dicendo!"
" Lo giuro, non hai visto come la
guarda?"
" Vittoria, la guarda così solo perché
Ginevra deve essere guardata così!"
" In che senso?"
" Nel senso che Ginevra attira quel
genere di sguardi da tutti, non solo da Filippo. E’ una cosa naturale, non ci si
può far niente"
Vittoria si accende una sigaretta e
tira una lunga boccata.
" Quindi mi stai dicendo che solo
perché la guarda come qualcuno guarderebbe il Santo Graal non vuol dire che sia
innamorato di lei?"
" Esattamente. E poi dai, ce lo vedi
Filippo innamorato di Gin?"
" In realtà si. Sono uguali, sarebbero
perfettamente atroci insieme"
" Appunto. Atroci. E Filippo è
abbastanza intelligente da sapere che con Ginevra non potrebbe funzionare.
Mai"
" Quindi non devo
preoccuparmi?"
" Di Ginevra no. Ma di qualche altra
ragazza probabilmente si"
Stefano spegne la sigaretta e stringe
il nodo che lega i suoi capelli. Odia parlare di queste cose con Vittoria. La
fanno sembrare troppo bambina, molto diversamente da come è in realtà.
Vittoria dal canto suo continua a
tirare lunghe boccate, facendo uscire il fumo in piccoli cerchi che si spezzano
solo dopo qualche secondo.
Fumare la rilassa, le ha sempre fatto
quest’effetto. E sa quanto bisogno abbia di rilassarsi in questo momento.
" Quindi cosa devo fare?"
" Non lo so, Vic, non lo so.
Probabilmente quello che ti senti di fare"
" Cioè niente"
" Cioè qualsiasi cosa ti faccia
smettere di ossessionarmi con questa storia"
Vittoria finisce la sigaretta e scende
dalla scrivania, andando ad aprire la finestra.
Le colline sotto di loro sono
illuminate dal tramonto d’inizio autunno, il vento è fresco e toglie quasi
subito l’odore di fumo dalla stanza.
" Va bene, Stefano"
La Fede pensa, fissando una cassa
d’acqua vuota appoggiata ad un muro del suo garage, che probabilmente suonare
con Stefano sia la cosa più eccitante che mai capiterà a loro due. Girarsi
indietro verso la sua batteria, guardarlo negli occhi e poi tornare a cantare è
una cosa che le piace da morire. Specie quando il suo sguardo è ricambiato, e
magari Stefano vi aggiunge anche un sorriso un po’ spezzato, obliquo, e poi
torna a concentrarsi sui piatti mantenendo quel sorriso.
Hanno fatto così anche oggi: lei si è
girata, lo ha guardato, lui le ha sorriso e poi ha abbassato lo sguardo. Fede
ondeggia davanti al microfono, mentre socchiude gli occhi e continua a cantare,
scuote la testa al ritmo della musica, facendosi dondolare la treccia rasta
davanti agli occhi.
Effettivamente, si dice la Fede mentre
la canzone sta per finire, suonare insieme è eccitante sul serio. In fondo
mentre suonano Stefano non ha molte possibilità di girare la testa in giro,
quindi è costretto a guardare dritto davanti a lui, e davanti a lui c’è lei, che
si agita e balla.
Non che la Fede pensi di essere un
bello spettacolo, ma perlomeno Stefano, volente o nolente, è costretto a
guardarla. E prima o poi si accorgerà che, alla fin fine, che anche lei è una
ragazza. No?
" Tieni Fede, bevi che ti fa
bene"
Federica guarda Stefano che le sta
porgendo una birra scura, una delle loro preferite.
Evidentemente il momento della
rivelazione è ancora lontano. Parecchio.
Giulio dorme in una posizione
stranissima: è supino, con le gambe incrociate tra loro e le braccia aperte,
come se fosse appena stato messo in croce. Inoltre Giulio non riesce ad
addormentarsi se nella sua stanza non rimbomba la sua sacra musica, nient’altro
che i Nirvana.
Vittoria si è sempre chiesta come
diavolo sia possibile addormentarsi con quella musica, e addormentarsi anche
piuttosto profondamente, tra l’altro. La camera di Giulio è disordinata
all’inverosimile, tant’è che la ragazza ha qualche seria difficoltà a trovare
l’amico, sepolto ai piedi del letto sotto un cumulo di vestiti non troppo
puliti. Quando finalmente riesce a trovarlo e a spostare la montagna sopra di
lui, Vittoria si accorge che svegliare Giulio in quel momento sarebbe come
svegliare il can che dorme: un suicidio. Così si siede sul letto enorme, dove di
Giulio ne c’entrerebbero tre, e appoggia la schiena alla testata di legno
placcato di grigio chiaro, infilandosi nelle orecchie le cuffiette dell’ mp3.
Non ce la fa proprio ad ascoltare i Nirvana in quel momento.
Ginevra è appollaiata su una poltrona,
rigorosamente nera, in un angolo della sua camera. Sta leggendo, mentre dallo
stereo a basso volume suonano i Cure, e le tendine scure impediscono alla luce
del tramonto di illuminare la stanza, almeno non troppo. Non ha molta voglia di
uscire, preferisce rimanere lì, da sola nella sua stanza con i suoi pensieri.
Gli altri non le vorranno a male, sanno che ogni tanto preferisce la solitudine
alla loro compagnia. Ginevra chiude il libro, fissando la parete viola scuro
della sua stanza. Le manca l’Inghilterra. Cazzo, quanto le manca.
Filippo sa che fumare così tanto non
giova certo alla sua salute, ma non può farne a meno.
Il fumo lo rilassa, gli permette di
distendere i nervi,di calmare le incazzature. Non che in quel momento sia
incazzato, ma potrebbe diventarlo presto se Stefano fa un altro minuto di
ritardo.
Poi lo vede: sta correndo qualche metro
più avanti, la borsa nera che gli sbatte aritmicamente sul fianco, i capelli
neri completamente usciti dalla solita coda bassa.
" Finalmente!"
" Scusa il ritardo, stavamo
provando"
" E tutto questo tempo ci è
voluto?"
" Beh, poi mi sono fermato a bermi una
birra con la Fede"
" Tu ne bevi troppe, di birre con la
Fede"
Stefano guarda storto l’amico.
Sull’argomento è molto suscettibile al momento.
" Vaffanculo, Fil. Che stai cercando di
dirmi?"
" Niente. Adesso muoviti, siamo in
ritardo"
I due s’incamminano lungo una stradina
terrosa, alla cui fine c’è il loro pub preferito.
E’ ora di festeggiare come si deve
l’inizio dell’anno scolastico.
Nuova storia, e stavolta si parla di
sei ragazzi normali, alla prese con il loro penultimo anno di scuola e le loro
vite quotidiane di diciasettenni innamorati.
Spero vi piaccia, e spero che in almeno
uno di questi sei personaggi riusciate a trovare un pò di voi stessi. Io ce l'ho
fatta. Fatemi sapere cose ne pensate voi...
Ciocco
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 - Una proposta di viaggio ***
Capitolo 2 - Una proposta di
viaggio
Altro giorno di scuola al liceo Giacomo
Leopardi. La professore d’inglese, la madrelingua Eleanor Thomas, è assente per
problemi personali, e probabilmente lo sarà per il mese successivo. I problemi personali che il preside non ha specificato
riguardano sicuramente, Federica ne è convinta, il suo recente divorzio dal prof
di matematica e la sua fuga d’amore con quello di educazione fisica. Il loro
liceo, da questo punto di vista, è veramente interessante. La Fede ridacchia, avvicinandosi al banco di Stefano per
rubargli il solito mp3.
" Fede, ma quando ti deciderai a
comprartene uno?"
" Finché c’è il tuo non ne vedo il
bisogno, Ste"
Il ragazzo sbuffa, allungando però
all’amica le cuffiette nere, non senza avvertirla di non scaricargli la
batteria. Fede lo rassicura, e torna al suo posto, sotto lo sguardo inquisitore
di Ginevra.
" Che c’è?"
La Fede sa quando Ginevra trama
qualcosa, e in quel momento il suo sguardo le dice che non solo sta tramando
qualcosa, ma lo sta facendo con qualcosa di piuttosto importante.
" Niente. Guardavo te e Stefano.
Sareste carini insieme, sai?"
Federica dispensa alla dark la sua
migliore occhiataccia. L’unica cosa che non vuole sentirsi dire, al momento, è
proprio quella.
" Io non direi affatto, invece. Come
diavolo ti è venuta quest’idea?"
" Così. E’ solo un’idea comunque, no?
Tanto a te di Stefano non importa niente…Giusto?"
Federica deglutisce
impercettibilmente.
" Giusto"
" Assolutamente niente"
Ginevra sa riconoscere quando qualcuno
è innamorato. E’ una dote innata la sua, esercitata per anni, e che, unita ad un
continuo studio delle persone che la circondano, le permette di indovinare senza
alcuna difficoltà quando qualcuno è in preda ad un certo tipo di
sentimenti. Lo sa fare così bene che
adesso, per esempio, potrebbe dire esattamente chi, all’interno della classe, è
innamorato, chi finge di esserlo – e potrebbe anche dire il perché – e chi è
lontano anni luce da quest’ emozione. E, è pronta a giurarlo, Federica è
innamorata. Così come Stefano. E’ palese la loro
attrazione, è una bomba innescata pronta a scoppiare all’improvviso.
Resta solo far rendere conto ai due che questa
loro attrazione fatale è pienamente corrisposta dall’altro. Ed è lì che viene il
difficile.
Filippo è appena uscito dalla classe
per andarsi a fumare una sigaretta in santa pace nel luogo preferito dai
fumatori del liceo, le scale antincendio – paradossale, vero? Si appoggia alla ringhiera, alzando lo sguardo al sole
settembrino e godendosi il vento fresco autunnale. Ieri sera lui e Stefano hanno
davvero esagerato: è tornato a casa, completamente ubriaco, all’una del mattino,
si è messo a letto ed è crollato, per poi rialzarsi in preda a conati di vomito
alle sei. Filippo socchiude gli occhi: è proprio vero, gli amici si riconoscono
nel momento del bisogno. E Stefano è decisamente uno di loro. Ha accettato –
senza alcun tentennamento – di accompagnarlo a Perugia durante il week-end, per
aiutarlo a cercare quella ragazza conosciuta al concerto. E conoscendo
l’avversione di Stefano alla fatica e la sua attitudine alla pigrizia, Filippo
non può far altro che esser grato in eterno all’amico capellone. La troveranno,
quella ragazza, ne è sicuro.
Vittoria segue con lo sguardo Filippo
mentre sta uscendo dalla classe. Ha una faccia ancora più sbattuta del solito,
quella mattina, segno evidente della sbronza della sera prima. Vittoria ha detto
più volte a Stefano di impedire a Filippo di bere – fumare, dormire, farsi le
canne – così tanto, ma non ha mai ottenuto risultati soddisfacenti. Certo, deve
ammettere che il fascino da ragazzo selvaggio di Filippo pare trarre giovamento
da questa vita scellerata che il ragazzo conduce insieme al suo migliore amico,
ma crede anche che la salute di Filippo non ne sia altrettanto giovata.
Vittoria si alza, decisa ad andare a parlare con
Filippo: prima o poi dovrà far valere il suo ruolo di amica, no? O valgono come
amici solo quelli che lo accompagnano a sbronzarsi?
" Non dovresti bere così tanto,
sai?"
Filippo abbassa lo sguardo, fisso fino
ad un attimo prima su un gruppetto di ragazze in cortile, e guarda il suo
interlocutore. O meglio, la sua interlocutrice. Vittoria infatti lo sta
fissando, le mani appoggiate sui fianchi, l’aria inquisitoria, e un piede che
tamburella rumorosamente sul gradino delle scala.
" Lo so"
" Perché lo fai allora?"
Filippo sospira, finendo la sua
sigaretta e schiacciandola con la suola della scarpa. Non ha molta voglia di
parlare dei suoi problemi con Vittoria.
" Perché mi và. Non c’è una ragione
precisa"
Vittoria inarca un sopracciglio: non se
l’è bevuta. Filippo deve essere molto più bravo, se vuole tentare di rifilarle
una scusa.
" Non ci credo. Avanti, dimmi la
verità"
Filippo si gira completamente verso la
ragazza che gli sta di fronte. Vittoria non è antipatica, per niente, ma certe
volte vuole sapere un po’ troppe cose. Come in quel momento.
" Viki, non ho voglia di
parlarne"
" Ma ti farebbe bene!"
" Lo so, ma non ne ho voglia
comunque"
Filippo gira le spalle a Vittoria,
scombinandole i capelli corti con un rapido gesto della mano, lasciando la
ragazza sulla scala antincendio, a scuotere la testa in un gesto sconsolato e
rassegnato.
Giulio è seduto sul suo banco, una
gamba penzoloni e l’altra ripiegata sotto di lui, e guarda il panorama delle
colline umbre che si stagliano sopra di loro. Adora il mese di settembre. E’ calmo, fresco, tranquillo, esattamente
come lui. E’ il mese ideale per dormire, riposare, leggere, ascoltare musica,
fumare all’ombra degli alberi. Giulio non lo direbbe mai ad alta voce, ma il
mese di settembre gli piace a tal punto da commuoverlo. Il tutto si ferma, aspettando di assopirsi completamente con
l’inverno, proprio come fa lui ogni anno. All’arrivo dell’inverno si assopisce,
resta calmo e tranquillo fino all’arrivo della primavera, quando sembra
svegliarsi tutto d’un tratto. Il problema vero però – pensa Giulio – è che lui
quest’anno non può permettersi di passare l’inverno a dormire. O meglio, non può
permettersi di passare l’inverno a dormire da solo. Sa perfettamente con chi
vorrebbe passarlo. Giulio dirige il suo
sguardo davanti a sé, dove la Fede sta pisolando con il solito mp3 nelle
orecchie piene d’orecchini. Giulio si sofferma su uno di quelli: un quadrifoglio
verde smeraldo, piuttosto piccolo, tant’è che la Fede non la porta al primo
buco, ma al quarto. L’ha regalato lui alla Fede quell’orecchino, in ricordo del
loro mitico viaggio in Irlanda di un anno prima, e, a quanto ne sa lui, lei non
l’ha mai tolto da allora. Forse un pizzico di speranza c’è, pensa Giulio. Forse.
Stefano è sempre più sicuro che Fede
sia la donna giusta per lui. L’ha deciso ieri, dopo le prove, mentre lei
prendeva la lattina di Guiness dalle sue mani e l’apriva, mentre lo ringraziava
con un sorriso – uno di quelli belli, luminosi, che solo lei sa fare. Mentre
guardava lei che dava il primo sorso alla birra ha capito che si, le sue ipotesi
erano giuste. La Fede era quella giusta. Ecco perché oggi non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Non riesce a
smettere di guardare i suoi capelli dai ricci perennemente scombinati, la sua
treccia rasta – ricorda quanto l’ha fatta, lui era presente – il suo anellino al
naso, i jeans leggermente strappati sulle ginocchia – merito di una caduta in
scooter di qualche mese prima – la magliettina stretta, color viola melanzana.
Sa che non è così, ma in quel momento la Fede gli pare perfetta esattamente
com’è. In fondo, si dice Stefano, dove la trovi
una ragazza capace di bere tre pinte di Guiness senza vomitare – ubriacarsi,
andare a letto con il primo che passa, cantare senza maglietta sui tavoli – e di
cantare i Led Zeppelin senza renderli - e rendersi – ridicoli? Fede è un vero
mito, almeno per quanto lo riguarda. Non è la solita gatta morta che pensa solo
a come le sta un vestito addosso o una ragazzina tutta casa e chiesa. E’ una
vera tosta. Ed è esattamente quello che ci vuole per lui.
*
La Fede, comodamente sdraiata sul letto
di Ginevra, agita la testa come una pazza, lasciando che i capelli le vadano
davanti al volto, arruffandosi ancora di più di quanto non siano già normalmente
arruffati.
" Alza il volume Gin, i Guns vanno
sentiti al massimo!"
Ginevra ridacchia, alzandosi dalla sua
poltrona preferita per alzare il volume dello stereo, mentre dalla porta della
sua camera entra una Vittoria dall’aria completamente depressa.
" Dico che la mia camera è triste, ma
non pensi di esagerare con quella faccia, Viki?"
Fede ride alla battuta della dark: in
effetti la faccia di Vittoria sembra più adatta ad un funerale che ad un
pomeriggio tra amiche.
Vittoria si lascia cadere sul letto,
sfilandosi l’enorme felpa rossa che porta sopra una maglietta – di almeno due
taglie più grandi della sua – completamente nera.
" Spiritosa. Io intanto mi sento uno
schifo"
La Fede e Ginevra si guardano,
preoccupate: Filippo deve aver colpito ancora.
" Cos’è successo, stavolta?"
Vittoria si sdraia, appoggiando la
testa sulle gambe di Federica, e racconta brevemente la conversazione avuta con
il ragazzo durante la mattinata. A fine racconto la Fede comincia ad accarezzare
l’amica sui capelli, con gesti lenti e dalla sequenza causale.
" Beh, mi pare che fosse solo molto
scazzato. Non prendertela, Viki, sai com’è fatto Filippo"
" So come è fatto Filippo, ma non mi
pare una giustificazione convincente per il suo comportamento da
cafone"
" Vittoria…sei sicura che ne valga la
pena?"
Ginevra interroga l’amica con uno
sguardo obliquo negli occhi blu, uno sguardo che cerca quasi di suggerirle la
risposta.
" Fino a qualche tempo fa ti avrei
risposto di si, Gin, ma adesso…Adesso non lo so più"
Filippo si accende l’ennesima sigaretta
della giornata. Accanto a lui Stefano e Giulio brindano con due belle birre
chiare, mentre si dividono le cuffiette dell’mp3 di Stefano. Sono seduti sul
dondolo dietro il giardino di Filippo, all’ombra di un albero di melograni, a
godersi il fresco d’inizio autunno.
" E così Perugia…"
" Già"
Filippo annuisce, e si appoggia meglio
contro lo schienale di legno scuro del dondolo, allungando un piede per
spingersi.
" Chi viene?"
" Beh, sicuramente noi tre…poi non so,
con le ragazze non ho ancora parlato"
" La Fede sarà sicuramente dei nostri.
Non perde l’occasione di andare fuori città, quella"
Stefano sorride nel sentire
l’affermazione di Giulio. Stava per dirlo lui, ma è contento di sapere che non è
l’unico ad aver pensato alla Fede per quel viaggio.
" Infatti. Anche se sarebbe bello
andare tutti e sei insieme. Non abbiamo mai fatto una cosa del
genere"
" Come no? E Rimini due anni
fa?"
" Lì mancava Ginevra. Era tornata in
Inghilterra quell’estate, ricordi?"
Filippo annuisce di nuovo, tornando con
le mente per un attimo a quell’estate di due anni prima.
Gli era mancata Ginevra, gli era
mancata parecchio.
" Vorrei che ci fossimo tutti stavolta,
per quanto breve sarà il week-end…Chissà, magari Perugia mi porterà
fortuna"
" Fortuna con cosa, Giu?"
" Niente, Ste, niente…Pensavo ad alta
voce"
*
La Fede è entusiasta dell’idea: un
intero week-end a Perugia, con tutti i suoi amici, senza preoccupazioni, senza
programmi, all’avventura più completa. Non ha ancora smesso di saltellare da
quando, un quarto d’ora prima, Stefano le ha raccontato l’idea di Filippo, è
troppo eccitata.
Stefano la sta guardando, seduto su un
muretto all’ombra di una quercia, e sorride, fumando una sigaretta. E’ proprio
buffa, la Fede, mentre saltella urlando entusiasta, con quella sua treccia rasta
che le và su e giù, i ricci sparsi sul viso, arruffati, un enorme sorriso e la
voce squillante. Tra un saltello e l’altro a Federica viene in mente che, però,
la ragione del viaggio non è ancora molto chiara. Non che le serva saperla,
partire senza programmi e senza scopi è la cosa che le riesce meglio – e che le
piace di più – ma sa che in realtà una ragione deve esserci per forza. Allora si
siede, si sposta qualche ciuffo di capelli dal viso, e sorride al ragazzo seduto
a gambe incrociate vicino a lei.
" Allora Ste…Mi dici il perché di
questo viaggio?"
Stefano sorride, spegnendo la sigaretta
ormai terminata. Sapeva che la Fede non si sarebbe accontenta della semplice
proposta buttata lì.
" Filippo deve cercare una ragazza che
ha incontrato quest’estate"
Federica annuisce. Immaginava qualcosa
di simile.
" E ha quindi pensato di farsi aiutare
da noi"
" Esatto. Il problema adesso però
è…"
Stefano e Federica si
guardano.
" Vittoria"
Giulio e Filippo sono ancora sul
dondolo, nel giardino di quest‘ultimo. Le bottiglie vuote di birra si sono
moltiplicate ai loro piedi, come i mozziconi spenti di sigarette nei posacenere
appoggiati sulle braccia del dondolo di legno.
" Dì la verità, Filippo, perché vuoi
ritrovare a tutti i costi questa ragazza?"
Filippo finisce l’ennesima sigaretta e
la spegne nel posacenere. Poi si gira, e guarda l’amico dritto negli occhi
azzurro spento.
" Non lo so. Il fatto è, Giu, il fatto
è che mi ha colpito da morire. Mi si è piantata nel cervello,
capisci?"
Giulio muove la testa a titolo
affermativo. Sa perfettamente cosa intende Filippo: la sta provando anche lui
quella sensazione, e sa quanto può diventare persistente e
fastidiosa.
" Ma l’hai conosciuta? Le hai parlato,
anche solo per poco?"
" Si, le ho chiesto una sigaretta
durante il concerto, ma niente di più"
Giulio si passa una mano sugli occhi.
Sarà più difficile del previsto ritrovare questa tipa.
" Almeno sai come si
chiama?"
Filippo si accende un’altra sigaretta,
l’ultima del pacchetto.
" Cassandra"
Vittoria è sdraiata sul letto di
Ginevra, nella stessa identica posizione di qualche ora prima.
Non si è ancora mossa da lì, nonostante ormai sia
ora di cena e lei debba andare a casa. Ginevra ha
acceso l’incenso, e la stanza è ormai pervasa dal suo profumo intenso,
sonnolento, indolente. La dark è a gambe incrociate sulla sua poltrona, e fissa
Vittoria con una sigaretta accesa tra le labbra scarlatte.
" Viki, si è fatto tardi. Tua madre ti
ha già chiamato due volte, ti ammazza se non torni a casa subito"
Vittoria apre gli occhi, guardando
Ginevra con uno sguardo smarrito nei grandi occhi castani.
" Mi ucciderà la fatica di raggiungere
casa mia in ogni caso, quindi tanto vale aspettare un altro po’"
" Come vuoi tu. Cerca solo di non
addormentarti"
" Si, tranquilla…"
Vittoria sbadiglia, allungandosi un po’
di più sul letto. L’incenso è così rilassante….
In cielo inizia a spuntare qualche
stella, ma la Fede e Stefano sono ancora su quel muretto, a dividersi una
bottiglia di birra scura e qualche sigaretta.
" Ci pensi mai ad andare nello
spazio?"
Stefano guarda la Fede incuriosito.
Come diavolo le vengono in mente certe idee?
" In realtà no. Perché me lo
chiedi?"
" Perché penso che deve essere
bellissimo poter vedere la Terra da lassù, vederla come una palla appena
schiacciata, coperta dalle nuvole e dagli oceani, e pensare che i tuoi amici o
lì, a milioni di anni luce di distanza, e c’è tutto il tempo del mondo a
separarvi, e ci sono altri pianeti, e migliaia e migliaia di stelle, di
nubi…"
" Si, sarebbe veramente bellissimo, ma
pensi che riusciresti a stare a milioni di anni luce di distanza dalla Terra per
settimane, mesi, anni?"
" Penso di no. C’è troppo a cui tengo,
qui giù, anche se a volte vorrei fuggire per non tornare mai più. Ma vedere la
Terra da lì, immaginare in quale minuscola parte siete voi, oltre quale nuvola,
tra quali montagne…beh, quello mi piacerebbe farlo"
Stefano sorride, e tira leggermente la
treccia alla Fede, in un piccolo gesto d’affetto.
" Beh, Fede…puoi accontentarti di fare
il contrario"
" Cioè?"
" Cioè puoi sdraiarti qui, alzare lo
sguardo e guardare le stelle, immaginando quale sia la più bella, quale sia
quella più lontana, quella più vecchia, quella più luminosa…"
Federica sorride. Stefano sa rendere
tutto migliore soltanto con qualche parola.
" Facciamolo allora"
La Fede scende dal muretto, prende
Stefano per la manica della sua felpa nera e lo trascina sull’erba a qualche
metro dal muretto.
" Guardiamo le stelle"
Stefano sorride. Federica sa rendere
tutto migliore soltanto con qualche semplice gesto.
Ginevra guarda Vittoria addormentata
sul suo letto. Sembra una bambina. Una bambina spaventata. Ed è strano pensare a
Vittoria in quel modo. Vittoria sembra sempre così sicura, così determinata,
così forte. E invece non lo è per niente. Ginevra si alza, aggiusta la coperta
all’amica. Vuole pensare che quello che le sta
succedendo non sia colpa di Filippo. Non ha mai creduto che la cotta dell’amica
potesse trasformarsi in qualcosa di serio, e non ha mai creduto che – ricambiata
o no – potesse portare a qualcosa di buono. Filippo non va bene per Vittoria.
Filippo non va bene quasi per nessuno, tantomeno per qualcuno come Vittoria –
ragazzina inesperta, semplice, dai vestiti maschili e la faccia infantile. E
Vittoria non va bene per Filippo – anima solitaria, dai toni oscuri, bui,
complicati, dalla vita incasinata. Ginevra
guarda l’incenso che brucia lentamente, spandendo per la stanza un odore
dolciastro, sonnolento. Poi squilla il telefono.
" Pronto? Si Giulio, dimmi"
Ascolta per un attimo quello che le
dice il ragazzo, in silenzio. Poi annuisce, anche se lui non può vederla
farlo.
" Si, ne parlo io a Vittoria. Ah,
Giulio? E’ un’ottima idea"
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 - La regola dell'amico ***
Capitolo 3 - La regola
dell'amico
" Andiamo Fede, muoviti!"
" Arrivo!"
La Fede trascina la sua sacca da viaggio lungo le
scale di casa sua, sbattendola contro ogni gradino. Non pesa molto, ma si è
appena svegliata e le sue forze sono al minimo storico.
" Eccomi, ce l’ho fatta"
" Brava ragazza"
Stefano scombina i capelli alla Fede, dandole un
piccolo pizzico sulla guancia destra e caricando la sua sacca in macchina,
accanto a quelle degli altri, già seduti. Al volante c’è sua madre, che sorride,
facendogli segno di sbrigarsi.
" Ohi, Fede, finalmente!"
Federica fulmina con un’occhiataccia Giulio,
seduto affianco a lei con un’improponibile maglietta psichedelica, che le
ricorda parecchio il suo copriletto.
" Non lamentarti, e, per caso…quella cosa l’hai
presa dal mio letto?"
Filippo, seduto al lato destro di Giulio,
ridacchia sonoramente, mentre Stefano, davanti, accanto alla madre che cerca di
districarsi nel traffico mattutino, chiama Ginevra, per assicurarsi che lei e la
Vittoria siano sulla strada della stazione.
Giulio tira la treccia alla Fede, poi si rilassa
sul sedile.
" Ragazzi…si parte!"
Alla stazione, in piedi, appoggiate contro un muro
ricoperto da graffiti, ci sono Vittoria e Ginevra, in attesa degli altri quattro
viaggiatori. Ginevra controlla l’orologio sbuffando sonoramente, calciando
leggermente il suo borsone – rigorosamente nero con dei teschi disegnati sulle
tasche laterali – e raccogliendosi i lunghi capelli in un’alta coda di cavallo.
Affianco a lei Vittoria fuma nervosamente – è già la terza sigaretta della
giornata – mentre si aggiusta sulla spalla lo zaino colorato.
Non è possibile che siano sempre in ritardo, pensa
la Viki, e soprattutto non è possibile che siano in ritardo per prendere un
treno. Ginevra si accorge del nervosismo dell’amica, e le sorride: Vittoria è
l’unica a non sapere la vera ragione del loro viaggio, e considerando il tasso
già parecchio alto del suo nervosismo, la sua idea di non dirglielo è stata
ottima. Avrebbe soltanto peggiorato le cose.
Il problema adesso è, però, far in modo che non lo
venga a sapere a viaggio già iniziato.
"Giulio, una mano con i bagagli sarebbe gradita,
sai?!"
La Fede urla all’amico con tutto il fiato che ha
in gola, ma Giulio pare non sentire i suoi richiami semi- isterici, e si dirige,
leggero leggero, senza alcun bagaglio al seguito, verso l’entrata della
stazione.
Stefano sogghigna, passando accanto alla Fede –
accaldata, scapigliata e ormai del tutto isterica – e le prende dalle mani il
pesante borsone di Giulio. Non si sa perché, ma ogni volta che vanno da qualche
parte il borsone di Giulio è sempre il più pesante di tutti, anche di più di
quello delle ragazze. Non che le borse della Fede e di Vittoria siano
esattamente quelli di una ragazza normale – pesano circa la metà – ma il borsone
di Giulio riesce ad essere anche più pesante di quello di Ginevra, che, sebbene
non sia pieno delle solite cose da ragazza, lo è comunque per via degli anfibi,
dei quintali di borchie e dei lunghi e pesanti vestiti gotici. E la cosa ancora
più strana è che Giulio, ovunque si trovi, indossa sempre le solite tre cose.
Rimarrà per sempre un mistero, pensa Stefano, come è destinata a rimanere un
mistero la cotta secolare della piccoletta per quel rottame di Filippo.
" Grazie, Ste. Vedo che qualcuno ancora si ricorda
dell’esistenza della cavalleria"
Stefano sorride alla Fede, caricandosi sulle
spalle anche il suo zaino di tela grigia.
" Andiamo, quelle due saranno isteriche. Siamo in
ritardo pazzesco"
" Finalmente!"
Ginevra stacca le spalle dal muro dove era
appoggiata, e si dirige verso i suoi amici arrivati in quel momento al binario
numero tre, dove il loro treno sta per arrivare.
" Scusaci Gin, ma qualcuno non voleva scendere dal
letto"
Filippo guarda storto Giulio, che ridacchia e alza
le spalle, in una tacita ammissione di colpa.
Vittoria corre da Stefano, gli schiocca un leggero
bacio sulla guancia – lo saluta così solo quando è particolarmente preoccupata –
e, sottovoce, gli chiede di tenerla il più lontano possibile da Filippo, almeno
per la durata del viaggio: non vuole sentirsi ancora peggio di come non si senta
già, ed è sicura che la vicinanza costante di Filippo per due giorni di seguito
potrà produrre solo quest’effetto. Stefano passa un braccio sulle spalle di
Vittoria, rassicurandola.
Intanto, a pochi metri da loro, una Federica
completamente scarmigliata tenta di convincere Giulio a portarsi da solo il suo
bagaglio, sotto lo sguardo divertito di Filippo e Ginevra, impegnati a dividersi
un cornetto al cioccolato e una birra, la loro classica colazione.
La Fede si accascia per terra,
esasperata.
" Ci rinuncio" dice, e prende dalle mani di
Ginevra la birra che le viene offerta.
Dieci minuti dopo i sei stanno salendo su un
vagone di seconda classe di un treno probabilmente risalente alla Seconda Guerra
Mondiale. Avanti, in testa al gruppo, tentando di farsi spazio tra la folla di
persone alla ricerca di un posto a sedere, c’è la Fede, che con le sue urla e le
spinte non troppo delicate sta riuscendo a guidare il gruppo verso una carrozza
probabilmente meno affollata delle altre. Subito dopo di lei, con tre zaini in
due, ci sono Filippo e Stefano, che sorridono divertiti alla vista della loro
amica in versione cicerone; subito dopo Vittoria, con un’espressione funerea in
volto e dietro di lei Ginevra, che tenta di ignorare i fischi di apprezzamento
di qualche cafone.
A chiudere la fila, con passo flemmatico e l’mp3
nelle orecchie, Giulio, che cammina strascicando i piedi come uno zombie di un
horror di serie B.
Ancora qualche metro di cammino e la Fede
inchioda, trovando sei posti liberi in una carrozza dalle poltrone di un blu
spento. Purtroppo i posti non sono tutti vicini, così la Fede, Vittoria e
Stefano si ritrovano da un lato, mentre gli altri tre dall’altro. Il treno
inizia a muoversi esattamente mentre i sei prendono posto, e le colline umbre
iniziano a scorrere davanti ai loro occhi.
*
Federica sonnecchia, con un occhi mezzo aperto e
l’altro mezzo chiuso, mentre una cuffietta dell’mp3 di Stefano le suona
nell’orecchio. E’ piuttosto comodo il sedile blu, e finalmente ha trovato una
posizione comoda, con una gamba piegata e l’altra distesa su quelle di Vittoria,
seduta di fronte. E’ contentissima di questo viaggio: non ne avevano mai fatto
uno tutti insieme, ovviamente escludendo quelli organizzati dalla scuola. Per di
più è sicura che Perugia saprà farli divertire, e la ricerca della ragazza
misteriosa di Filippo si rivelerà parecchio interessante. Si guarda intorno, la
Fede, sempre tenendo gli occhi socchiusi. Accanto a lei, Stefano legge un libro
– la biografia di Jimi Hendrix, se non sbaglia – con l’altra cuffietta dell’mp3
nell’orecchio destro.
La Fede sospira impercettibilmente: la sua
attrazione verso Stefano peggiora di giorno in giorno. Se continua così tra meno
di un mese gli salterà addosso mentre si dividono una birra dopo le prove, in
garage. E la cosa non deve succedere. Il batterista non le ha mai dato infatti
alcun segnale che potesse venire inteso come un invito a provarci con lui, e lei
non ne ha mai dati a lui, nonostante avesse voluto più volte. Non è una
situazione ingestibile, pensa la Fede, ma potrebbe diventarlo. Certo, non al
punto di dover rompere la loro amicizia – neanche per sogno – ma potrebbe
diventare una situazione piuttosto fastidiosa, nonché imbarazzante. Certo, è
sicura del fatto che Stefano non sospetta niente, ma è meglio prevenire che
curare. E, in questo caso, prevenire significa farsela passare. Solo che,
osserva Federica mentre Stefano si passa una mano fra i lunghi capelli neri, è
più facile a dirsi che a farsi.
Stefano fa finta di leggere il suo libro da un bel
po’, ormai. In realtà con la coda dell’occhio sta guardando la Fede che dorme,
con il capo reclinato sulla spalla e le gambe distese su quelle di Vittoria,
addormentata anche lei. E’ particolarmente contento del fatto che la Fede abbia
aderito al week-end con così tanto entusiasmo. Beh, a dire la verità quando si
parla di viaggi, fughe, gite e quant’altro la Fede è sempre entusiasta, ma
ultimamente Stefano fa fatica a pensare alla Fede e alle sue reazioni in maniera
normale. Non scherza più ormai a pensare di costruire qualcosa di stabile con
lei: ne è del tutto convinto. Il problema sta nel fatto che, però, la Fede non
gli ha mai dato alcun segnale di interesse nei suoi confronti, come del resto
non ha mai dato segni d’interesse nei confronti di qualcuno. Non vuole pensare
che Max Pezzali aveva ragione a cantare che " La regola dell’amico non
sbaglia mai, se sei amico di una donna non ci combinerai mai niente, mai non
vorrai rovinare un così bel rapporto", perché significherebbe che lui, di
possibilità con la Fede ne avrebbe meno di zero. Perché il loro rapporto
d’amicizia è particolare, bello, e sinceramente parlando, gli è molto caro.
Stefano pensa anche però, che se la loro amicizia è così bella figuriamoci come
potrebbe essere stupenda una storia d’amore. Max Pezzali può anche andare a
farsi friggere, pensa il batterista: in fondo, gli 883 non gli sono mai
piaciuti.
A qualche sedile di distanza, con i soliti Nirvana
nelle orecchie, anche Giulio sta guardando la Fede, cercando di sfuggire al
vigile e attento sguardo di Ginevra. Giulio si ritrova a pensare che quel
viaggio è l’occasione ideale per tentare un approccio con la Fede. Lontano dalla
scuola, dai soliti posti, dalle solite giornate. A dire la verità non è molto
sicuro di riuscire nel suo intento, ma qualcosa lo spinge ad andare fino in
fondo, a rischiare il tutto per tutto. In fondo, si dice il biondo mentre l’mp3
passa alla canzone successiva, che lui sappia la Fede non è impegnata, e, nel
peggiore dei casi, non è una che romperebbe un’amicizia dopo una sua
"dichiarazione".
Giulio non è innamorato di Federica, assolutamente
no, ma la sua amica lo attira particolarmente, e vuole capire in cosa consista
quest’attrazione speciale, che sente di provare da poco tempo.
Certo, ha messo in conto un eventuale suo rifiuto,
ma non lo spaventa più di tanto.
Se la Fede dice no sarà no, e amici come prima. O
almeno crede.
Ginevra pensa che andare a Perugia tutti e sei
insieme non sia stata affatto una buona idea.
Non è il periodo adatto per fare una gita del
genere: ci sono troppo casini all’orizzonte.
Il più immediato è sicuramente quello che
scatenerà Vittoria non appena scoprirà la vera ragione del viaggio a Perugia.
Forse, si dice la dark, era meglio avvertirla prima di partire. Almeno avrebbe
potuto decidere autonomamente se andare con loro o no. Il fatto è che, però,
Giulio l’aveva pregata di fare in modo che ci fossero tutti in quel viaggio: non
ne avevano mai fatto uno tutti e sei insieme, da soli, senza la scuola o qualche
altra organizzazione.
Certo, loro l’estate prima erano andati insieme a
Rimini per una settimana, ma lei era in Inghilterra dai nonni e non era potuta
partire con loro. Così aveva deciso di non dire niente a Vittoria, nella
speranze che, anche durante il viaggio, la vera ragione passasse inosservata.
Ora però Ginevra si rende conto che sarà molto difficile nascondere all’amica
questa cosa. In fondo Filippo li trascinerà per tutta la città per cercare di
ritrovare quella Cassandra, e lei non saprà come giustificarsi con Vittoria.
Ginevra si passa una mano sulla fronte: si è cacciata in un bel
guaio.
Filippo è l’unico nel raggio di cinque metri che
non sta né ascoltando musica, né dormendo, né leggendo, e nemmeno spiando gli
altri. Ha il viso volto al paesaggio umbro che gli scorre davanti agli occhi, e
sta pensando alla ragazza che stanno andando a cercare. Quando Stefano gli ha
detto che a Perugia non l’avrebbe accompagnato solo lui, ma che ci sarebbero
stati tutti e sei, a Filippo è balzato il cuore in petto. Non si aspettava una
cosa del genere da parte dei suoi amici, non si aspettava tanta disponibilità.
Certo, è consapevole del fatto che il suo bisogno di ritrovare Cassandra per
loro non è altro che una buona scusa per saltarsi un giorno di scuola e per fare
una gita tutti insieme, ma gliene è comunque grato.
Filippo sospira. Deve ritrovare quella ragazza,
ormai è diventata un’ossessione per lui. Non fa altro che pensare a com’era
bella nel suo fascino glaciale, a come erano profondi i suoi occhi neri, a come
erano intriganti le sue labbra carnose coperte dal rossetto scuro, a come i
vestiti gotici fasciavano il suo corpo esile, sottilissimo, a come la sua pelle
era bianca, pallida.
Cazzo, si dice Filippo continuando a guardare le
colline davanti a lui, se non la dovesse ritrovare sarebbe un disastro. Un vero
disastro.
*
" Aria fresca finalmente! Non ne potevo
più…"
Giulio si lascia cadere su una panchina appena
fuori la stazione di Perugia, ispirando a pieni polmoni il leggero vento che gli
arriva in faccia scombinandogli i capelli.
Federica si siede accanto a lui, appoggiando la
sacca di stoffa colorata ai suoi piedi e accendendosi una sigaretta, gesto che
viene imitato da tutti gli altri componenti del gruppo.
Filippo fuma come se gli mancasse l’aria,
appoggiato ad un muro. Oggi ha un’aria ancora più sbattuta del solito, osserva
Vittoria mentre rovista nello zainetto rosso che tiene sulle spalle in cerca
dell’ accendino. Ginevra sbadiglia, appoggiandosi alla spalla di Stefano. E’
stato un viaggio fin troppo rilassante: ora il sonno aleggia su tutti loro in
maniera inesorabile, e non si sa come faranno ad arrivare alla loro pensione.
" Beh ragazzi, direi che è ora di
muoverci"
Un paio di autobus sbagliati e mezz’ora di cammino
a vuoto dopo, i sei arrivano alla pensione.
Tre stelle, una reception spoglia ma accettabile,
tre stanze da due con le pareti color panna e dei grandi armadi di legno chiaro.
Alle pareti quadri dalle cornici di plastica bianca, rappresentanti scene marine
o astratte.
I ragazzi prendono le chiavi delle loro stanze e
si dirigono su per le scale trascinandosi dietro gli zaini: ovviamente la
pensione non ha un’ ascensore.
" Ragazzi, io propongo di vederci giù tra mezz’ora
e decidere il da farsi: in fondo sono solo le undici"
I cinque annuiscono alla proposta di Federica, e
si chiudono nelle loro stanze.
Ginevra e Federica in fondo al corridoio, in una
stanzetta con un grande letto matrimoniale e vista sulla strada; Filippo e
Giulio due camere più a destra, ben separati in due lettini singoli; e infine
Vittoria e Stefano, anche loro con letti separati. E’ del tutto naturale
dividere la camera per loro due: hanno dormito insieme così tante di quelle
volte che neanche le ricordano tutte. Per Vittoria dormire con Stefano equivale
a dormire con suo fratello, e la medesima cosa vale per lui.
Vittoria posa per terra lo zaino rosso che ha
tenuto fino a quel momento sulle spalle. La camera non è niente di speciale, una
semplice stanza ammobiliata con le pareti color panna e due letti avvolti da
coperte color salmone. Accanto a lei Stefano si accende una sigaretta, uscendo
sul balconcino per fumarsela in santa pace.
Non è stato esattamente quel che si dice un
viaggio piacevole fino ad ora, pensa Vittoria.
Per fortuna sul treno si è addormentata, evitando
così di rischiare di guardare Filippo nella solita maniera sciocca in cui lo
guarda ogni tanto. Vittoria pensa, mentre si lascia cadere sul letto sulla
sinistra, che sotto sotto una ragione valida per questo viaggio ci deve essere.
Non può essere una semplice gita fra amici, come le ha voluto far credere
Ginevra qualche giorno prima, quando le ha raccontato l’idea che avevano avuto i
ragazzi. Non può esserlo semplicemente perché non avrebbe senso fare un gita di
gruppo di soli due giorni, a Perugia, all’inizio dell’anno scolastico, senza
niente d’interessante da vedere o da fare. Vittoria sospira, cercando nello
zaino ai piedi del letto il pacchetto di sigarette quasi finito: ha bisogno di
fumare e di schiarirsi un po’ le idee.
Stefano guarda la strada che si affaccia sotto di
lui, invasa da macchine, motorini, biciclette.
Perugia è bella, ma gli riporta alla mente troppi
ricordi. Lui c’è nato lì, c’è rimasto fino a qualche anno prima, conosce quella
città come le sue tasche.
Il fumo della sua sigaretta sale lento verso il
cielo mattutino, con una leggere curvatura data dal venticello leggero che gli
scompiglia i capelli. Li scioglie, per poi rilegarseli immediatamente nella
solita coda bassa e mentre lo fa lo sguardo gli cade a due balconi di distanza,
dove c’è la camera della Fede e di Ginevra. Stefano non sa cosa fare: sarebbe
saggio provarci con la Fede in questi due giorni di vacanza? E Federica dovesse
rifiutare il suo tentativo cosa succederebbe al viaggio?
Sarebbe inequivocabilmente rovinato, sia per lui
che per lei? Stefano scuote la testa, e spegne la sigaretta sulla ringhiera di
ferro battuto. Onestamente, non sa proprio cosa fare.
A due camere di distanza la Fede, sdraiata su un
letto a una piazza e mezzo dalle lenzuola verde pistacchio, fruga disperatamente
nel suo zaino, cercando di controllare se ha portato lo spazzolino da denti. E’
fatta così, la Fede: ogni volta che parte non può fare a meno di scordarsi
qualcosa di fondamentale. Neanche fosse un problema di spazio: le sue valige
sono sempre quelle più vuote di tutte, e il loro esiguo contenuto sembra
diminuire ogni volta. Quando glielo fanno notare la Fede è solita alzare le
spalle, come a dire "Questo è quanto. Se volete stupirvi, sono affari
vostri".
L’ha sempre avuto quest’atteggiamento leggero, la
Fede, come se non gliene importasse più di tanto di cosa pensa la gente di lei,
di come la giudicano, come la guardano: lei è fatta in un certo modo, e non
cambierebbe per niente e per nessuno al mondo. Ecco perché ha sempre avuto il
terrore delle relazioni sentimentali: non perché sia innamorata di uomini morti
da trent’anni – come le dice Filippo – ma perché ha paura che nel momento in cui
dovesse instaurare una storia con qualcuno questo qualcuno cercherebbe di
cambiarla. E la Fede non vuole assolutamente cambiare.
Stefano invece le piace perché la conosce e la
apprezza così com’è: casinara, esuberante, distratta, con la testa perennemente
fra le nuvole, disordinata e con un’avversione per la quotidianità. Sa tutto di
lei, sa che vuole girare il mondo con un sacco a pelo sulle spalle, dormendo nei
prati e negli ostelli, sa che è capace di bere come – e anche più – di un
maschio, sa che conosce l’intera storia del rock a memoria ma che adora il
latino, sa tutto questo e le vuole bene esattamente com’è. Ecco perché la Fede è
innamorata di lui: perché Stefano sa leggerle dentro. Esattamente come lei sa
leggere dentro di lui.
Ginevra è sotto la doccia. Lascia che l’acqua
calda le porti via il trucco scuro dal viso, facendoglielo scorrere lungo le
guance pallide, macchiandole di nero. Lascia che il rumore dell’acqua accompagni
i suoi pensieri. Sono giorni che Ginevra non fa altro che pensare
ininterrottamente, sono giorni che si tormenta su una domanda, che si arrovella
il cervello con mille dubbi, con mille supposizioni. Sono giorni che Ginevra si
chiede come mai lei non sia capace d’innamorarsi.
Sa leggere l’amore dentro chiunque, sa esattamente
quando qualcuno si sta innamorando, sa consigliare gli altri e far loro da
Cupido, ma non riesce a trovare qualcuno che faccia conoscere questo sentimento
a lei. E non sa perché. Ginevra è affascinante, sa di esserlo, Ginevra è
intelligente, ne è consapevole, Ginevra è matura, lo dimostra in continuazione.
Eppure è sola.
Sola non solo fisicamente, ma soprattutto
mentalmente. Non c’è nessuno che la attrae, che la invoglia ad aprirsi
all’amore, che le fa provare sensazioni speciali, sconosciute, mai provate.
Non riesce a trovare l’intesa di Federica e
Stefano, la dolcezza della cotta adolescenziale di Giulio, la passione di
Filippo, perfino la sofferenza dell’amore non ricambiato di Vittoria.
Non riesce a provare niente. Niente.
Lungo il corridoio, chiusi nella loro stanza dalle
pareti celesti, ci sono Giulio e Filippo. Sono sdraiati entrambi sui rispettivi
letti, Giulio con le cuffie nelle orecchie, Filippo ad occhi chiusi, pensante.
Sta pensando ancora a lei, a Cassandra. Sta
pensando a come sarà difficile ritrovarla, a come sarà strano rivederla in carne
ed ossa – dopo aver passato settimane ad immaginarla soltanto – a come si
sentirà stupido se non dovesse ritrovarla. Appoggia il volto sul cuscino,
girandosi di schiena. In fondo, pensa Filippo, lui non sa niente di questa
ragazza: non sa chi è, cosa fa, non sa la sua età, la sua provenienza. Solo un
nome, un nome e basta. Ecco quello che sa di Cassandra.
E non basterà un nome per ritrovarla. A dire la
verità non ha la più pallida idea di come fare, non sa proprio da dove
cominciare. E non vuole costringere i suoi amici a seguirlo per tutta la città,
cercando di luogo in luogo, di scuola in scuola, di pub in pub. L’unica cosa che
vuole in quel momento è, a dire la verità, avere di nuovo davanti agli occhi
Cassandra, come per magia.
Tutto qui.
Giulio sa di non essere la persona più affidabile
di questa Terra. Sa che prima di affidare qualcosa di prezioso a lui i suoi
amici dovrebbero essere davvero disperati, privi di ogni altra soluzione, sa che
su di lui non ci si può contare. Lui è l’eterno bambinone distratto, un po’
scemo ma tanto, tanto dolce. Quello da coccolare, con cui sfogarsi senza essere
interrotti da saggi commenti o da rimproveri, quello con cui giocare, fare gli
stupidi spensierati. Giulio sa che non è capace di essere serio, che non
saprebbe proprio da dove cominciare per provare ad esserlo. Giulio sa anche,
però, che è questa sua spensierata innocenza che lo fa essere sempre felice, che
gli impedisce di preoccuparsi, di soffrire per amore, di star male per gli
amici. E’ un ragionamento egoista forse, pensa Giulio, ma se serve per non
ridurlo come Vittoria – completamente persa per Filippo, abbandonata alla
dolorosa verità del rifiuto – o come Filippo stesso – invaghito di qualcuno
senza sapere chi sia, da dove venga – beh, allora ben venga. Se servirà per
fargli accettare senza soffrire che tra lui e Federica non succederà niente,
meglio ancora. Perché Giulio, per quanto immaturo sia, ha già capito molte cose,
solo stando ad osservare in silenzio, facendosi gli affari suoi. La Fede non è
così libera e disimpegnata come tutti pensano: la Fede è innamorata. E anche
parecchio. E Giulio crede di sapere – a ragione - di chi. E, se dovrà mettere da
parte la sua cottarella per l’amica pur di far spazio ad un vero amore, non si
farà certo problemi di sorta.
Se a lui l’amore non interessa non è detto che non
interessi nemmeno agli altri.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 - Perugia, siamo qui! ***
Capitolo 4 - Perugia, siamo
qui!
" Dai ragazzi, stiamo perdendo
l’autobus!"
" Non correre Fede, sono senza
fiato!"
" Su, non fate le
lumache!"
Federica sta correndo in direzione
dell’autobus numero 80, il loro unico mezzo di trasporto disponibile al momento,
che, salvo imprevisti, dovrebbe portarli alla piazza principale di Perugia,
luogo ove si trova il pub ospite del concerto di qualche mese prima. Filippo ha
deciso di cominciare le ricerche da lì: ricorda infatti di aver visto Cassandra
parlare con il proprietario del locale alla fine del concerto, e spera che lui
sappia dirle qualcosa di più su quella misteriosa ragazza.
Federica riesce a raggiungere la
portiera dell’autobus esattamente un secondo prima che questa si chiuda, blocca
l’autista – piuttosto divertito da quella moretta vivace – e fa salire gli altri
cinque dietro di lei. Tranne Filippo e Stefano, stranamente attivi e partecipi,
il resto di loro pare dormire: Ginevra sembra più pallida del solito, con due
profonde occhiaie scure che contrastano con la pelle bianca e il rossetto scuro,
l’aria distrutta e annoiata; Vittoria è imbronciata, una strana smorfia contrita
che le si legge palesemente sul volto; Giulio ha la sua solita aria distratta,
assente, come se fosse da tutt’altra parte.
Federica si siede accanto a Stefano,
negli ultimi due posti liberi dell’autobus: la ricerca comincia. E,
probabilmente, non sarà affatto facile.
Otto minuti dopo – la Fede li ha
contati, in preda a un ’attacco di noia da viaggio – i sei scendono dall’autobus
blu, e si ritrovano ad un angolo della piazza. Il sole di mezzogiorno è caldo,
ma tira un piacevole venticello che permette ai ragazzi di rimanere in maglietta
senza sudare o sopportare a fatica la temperatura. Davanti a loro ci sono
turisti, impiegati, casalinghe uscite per comprare il pranzo, ragazzi che
marinano la scuola, negozianti sulle soglie dei loro locali, in attesa di
clienti.
Federica si guarda intorno: Perugia
le piace. Eccome se le piace. Ricorda che da bambina – prima del loro divorzio,
prima di tutti i casini e i litigi - i suoi la portavano spesso lì nel week-end.
Andavano a far compere, a mangiare in
trattorie dai piatti tipici umbri, si divertivano a girare per negozietti
d’artigianato, piccole enoteche o caratteristiche librerie – pensa che da lì sia
partito il suo amore per il libri. I più bei ricordi dell’infanzia della Fede
sono legati a Perugia, a giornate fresche ed assolate come quella, ai sorrisi
rilassati dei suoi genitori, al suo entusiasmo infantile per quella città nuova,
diversa dalla sua, più grande, più bella.
Fede si accende una sigaretta,
accingendosi a seguire Filippo e gli altri, diretti al pub. Non tornava a
Perugia dal divorzio dei suoi genitori, da quando erano finiti i sorrisi
rilassati ed erano cominciate le urla, i tradimenti, le lacrime di sua madre e
la rabbia di suo padre.
Filippo sta praticamente correndo. E’
ansioso di arrivare al pub, in preda a quel tipo di ansia dovuta dalla paura di
fallire, di fare un buco nell’acqua, di sentirsi delusi. In preda ad un tipo di
ansia che Filippo, prima di oggi, non aveva mai provato. Si sta rendendo conto,
pian piano, che in gioco non c’è solo il ritrovo di Cassandra: c’è di più. C’è
il non deludere sé stesso ancora una volta, il saper giocare il tutto per tutto
senza fallire di nuovo, il credere in sé stesso, credere che, in fondo, anche
lui possa fare qualcosa di buono. Perché Filippo non è mai riuscito a realizzare
qualcosa di buono, di degno di nota: le sue imprese, le sue azioni, sono sempre
culminate tutte in fallimenti, in disastri.
Per colpa sua, certo, Filippo ne è
consapevole: è sempre stato lui a mandare tutto a quel paese, a rinunciare fin
dall’inizio, a non volerci nemmeno provare il più delle volte. E’ sempre stato
lui ad essere disfattista, distruttivo nei confronti della sua vita. E’ lui che
si è sempre precluso tutte le occasioni, demolendole con il suo pessimismo
cosmico, la sfiducia a riguardo della vita, la noia e l’apatia. Ora però Filippo
vuole provare a se stesso che anche lui può cambiare.
Anche solo per merito di una ragazza
sconosciuta.
Stefano cerca l’mp3 nelle tasche. Ha
bisogno di ascoltare musica, di non sentire il chiacchiericcio di Giulio e
Federica alle sue spalle, ha bisogno di pensare un attimo alla città in cui si
trovano. Perugia. La sua città natale, quella che l’ha visto nascere, crescere,
che lo ha visto diventare da neonato a bambino, da bambino a ragazzino. Che si è
vista abbandonata all’inizio del liceo per una cittadina di campagna poco
lontana, per la tranquillità, per il verde e la natura. Stefano non è affatto
dispiaciuto di vivere nel verde, per carità, adora i prati verdi del paese, le
tranquille notti stellate estive, l’odore del vino in ottobre, delle castagne in
novembre. Ma Perugia, nel suo cuore, rappresenterà per sempre la sua
città. Stefano non riesce ad essere come Federica o Filippo – per quanto lo
voglia. Loro sono in continuo movimento, sono navi senza porto, non hanno mete
d’arrivo o di partenza. Sono alla ricerca continua di qualcosa che li possa
rappresentare esattamente per come sono, ma sanno già in partenza che
difficilmente lo troveranno. E nel caso lo dovessero trovare per un fortuito
caso sanno che questo luogo sarà totalmente diverso da tutti gli altri, in capo
al mondo, isolati da tutto e da tutto, un luogo incontaminato – o forse una
metropoli – ma comunque un luogo che non avrebbero mai potuto immaginare senza
averlo prima visto.
Lui invece no: Stefano non sente di
far parte di Perugia, come non sente di far parte della nuova cittadina
esattamente come non lo sentono la Fede o Filippo, ma sa di avere delle radici
che, in un modo o nell’altro, gli impediranno di dimenticarsi totalmente delle
sue origini, di ignorare da dove viene, da dove ha vissuto per un certo periodo
di tempo. Sa che, per quanto potrà girare alla ricerca di un posto migliore, per
quanto potrà viaggiare ai confini del mondo, nel suo cuore ci sarà sempre il
ricordo delle origini. Stefano guarda Federica e Giulio scherzare, dividendosi
un pezzo di pizza al pomodoro: sa che se mai un giorno lui e la Fede dovessero
costruire qualcosa di serio, d’importante, dovrà abituarsi all’idea che la sua
donna girerà il mondo, con o senza di lui.
Vittoria cammina in fondo alla fila,
strascicando i piedi tipo zombie e masticando una gomma con l’aria più
imbronciata che sia possibile avere. Perché diavolo Filippo li sta trascinando
in un pub di mattina? Nei pub di solito non si và la sera, per bere, ascoltare
musica e divertirsi? A quanto pare no, almeno secondo le regole di Filippo.
Vittoria scuote la testa: è sicura che ci sia qualcosa sotto.
E, a giudicare dai discorsi
borbottati sotto voce tra la Fede, Stefano e Filippo, crede proprio che questo
qualcosa sia in realtà qualcuno. Ma chi?
Giulio guarda ridere Federica mentre
divide con lei un pezzo di pizza recuperato al volo in un alimentari. E’ proprio
bella quella ragazza. Bella perché libera, spensierata, sicura di sé e del mondo
che la circonda. La Fede ha la capacità di far pensare chiunque incontri: basta
una breve conversazione, una riflessione ad alta voce e subito a chi le sta
intorno viene la voglia di riflettere,
di capire come faccia quella
ragazzina riccia ad essere così felice, nonostante i problemi, i dubbi della sua
giovane età, le insicurezze. Anche Giulio se lo sta chiedendo, mentre con una
mano – quella pulita dal pomodoro e dall’olio – le tira la treccia e la avvicina
a sé.
Si sente sempre più attirato da lei,
Giulio, ma è sempre più deciso a non permettere alla sua cotta – probabilmente
dettata dagli ormoni, e non dal desiderio di trovare l’amore – di rovinare la
sua amicizia con la Fede e, magari, una possibile storia tra lei e Stefano.
Giulio sa essere serio e ragionevole quando vuole: il problema è che questo non
succede quasi mai.
Ginevra tenta di ridere e scherzare
con gli altri normalmente, come ha sempre fatto. Peccato che però non ci riesca
troppo bene. E’ triste Ginevra. Non le è ancora passata la botta di malinconia
che l’ha assalita prima, sotto la doccia. Anzi, vedendo i suoi amici così
allegri – beh, perlomeno Federica e Stefano – la malinconia le è sembrata
aumentare. Ginevra non capisce, o forse non vuole capire: perché è così
insensibile? Perché nessuno le fa palpitare il cuore, le fa tremare le
ginocchia? E’ forse destinata a rimanere sola?
*
" Ragazzi, guardate che di mattina il
pub è aperto solo per le pulizie"
I sei sono entrati nel locale
indicato loro da Filippo, un pub dall’atmosfera vagamente irlandese, con le
pareti ingombre di immagini della birra e di poster di gruppi rock. All’entrata,
un secchio pieno d’acqua poggiato per terra e una scopa in mano, c’è una ragazza
bionda che li fissa con aria scocciata.
" Si, scusa, lo sappiamo, è che ci
servirebbe un’informazione" Filippo si rivolge alla ragazza con aria gentile –
parecchio strana per lui – e speranzosa. Qualche metro dietro di lui, affianco a
Ginevra Vittoria si domanda, stupita, quale diavolo d’informazione può servire a
Filippo.
" Dimmi" La ragazza pare addolcirsi
solo al suono della voce roca e gentile di Filippo, leggermente tremante. E’
veramente carina, si ritrova a pensare il ragazzo mentre la guarda. Peccato che
non sia lei.
" Sto cercando una ragazza. Si chiama
Cassandra"
Dietro di lui, dal fondo della fila
composta dai suoi amici, la ragazza bionda sente arrivare un’esclamazione
stupita – suona simile a un "Cosa?!" parecchio arrabbiato – ma non sembra non
farci caso, al contrario di Ginevra che si prepara mentalmente alle urla
infuriate che Vittoria le verserà contro tra qualche minuto.
" Descrivimela…Conosco una Cassandra,
ma non so se sia la tua"
" L’ho vista qui un mesetto fa, al
concerto di quel gruppo metal emergente…Non è molto alta, anzi, è parecchio
esile…Pelle pallida, occhi chiari, stile dark…Bella, molto bella…Stava parlando
con il proprietario del locale – o almeno credo fosse lui – alla fine della
serata"
La ragazza bionda sorride a Filippo
con aria quasi materna.
" Non mi dire che ti sei preso una
cotta per una ragazza vista una volta in un bar ad un concerto…"
Vittoria, nelle retrovie, aspetta
trepidante la risposta dell’amico: è sicura che ucciderà qualcuno se solo
dovesse essere positiva.
" Ecco…diciamo di si…" Filippo
sorride, passandosi una mano dietro la testa – i suoi amici non l’hanno mai
visto con un’aria così tenera.
La bionda sorride di nuovo, posando
la scopa.
" Beh, allora mi fa piacere dirti che
sei un ragazzo fortunato…La conosco eccome la tua Cassandra"
Filippo pare non credere alle sue
orecchie.
" C-cosa..?!"
" E’ la nostra barista. Lavora qui
tutti i fine settimana, di solito durante la settimana frequenta
l’Università…Facoltà di Filosofia, mi pare…"
" C-cosa…?"
" Cosa…"
" COSA?!"
Tre diversi "cosa" risuonano nel
locale. Uno, il primo, viene da Filippo, ancora incredulo per la notizia. Non si
aspettava che la ricerca sarebbe stata così semplice. Il secondo, invece, arriva
da Stafano: è un’universitaria? Filippo si è scelto un bersaglio decisamente
difficile…
L’ultimo – decisamente infuriato - è
di Vittoria, e non serve neanche spiegarne il perché. Ginevra, affianco a lei,
tenta inutilmente di calmarla: non ha ancora capito che in realtà, per lei
sarebbe meglio allontanarsi da quella piccola ragazzina infuriata.
La ragazza bionda torna a rivolgersi
a Filippo, dopo aver lanciato un’occhiata divertita a quel gruppetto di ragazzi
– sicuramente liceali: le ricordano vagamente lei e i suoi amici qualche anno
prima.
" Puoi trovarla qui stasera, o
all’ora di pranzo – che tra parentesi è adesso – al bar di fronte l’Università"
" Adesso non è il caso di rimetterci
a girare, Fil…Grazie…scusa, non so il tuo nome…" E’ Stefano ad
intervenire.
" Lori"
" Grazie Lori…Ci rivediamo stasera
molto probabilmente…" Le fa un occhiolino, accenna un saluto con la mano e
prende per un braccio Filippo, trascinandolo fuori dal locale ancora inebetito
dalle novità. Gli altri quattro li seguono dopo aver salutato anche loro Lori,
ora con la scopa di nuovo in mano e un sorriso divertito sul volto: chissà
perché, ma sa che quella sera sarà movimentata…
*
Vittoria esce per prima dal pub. Dire
che è furiosa è dir poco. Ginevra, accanto a lei, la guarda apprensiva: ha
sinceramente paura della sua reazione. Vittoria infatti ha un colorito piuttosto
rosso, e negli occhi scuri le si legge uno sguardo infuriato mentre squadra
tutti i suoi amici, schierati attorno a lei con atteggiamento colpevole e
timoroso, ad eccezion fatta per Filippo e Stefano, qualche metro più avanti,
intenti a commentare la mirabolante scoperta.
" Allora…vediamo un po’ se ho capito
bene…"
La Fede deglutisce. Ora sono
cazzi.
" Filippo si è preso una cotta per
questa tizia e ha deciso di venire a cercarla, probabilmente chiedendo aiuto a
Ste…"
Ginevra annuisce con un leggero colpo
della testa.
" E quello che una volta era il mio
più caro amica ha ben pensato di trasformare la ricerca in un’allegra
scampagnata…"
Ora è la Fede che
annuisce.
" E voi, da bravi stronzi, non solo
non mi avete detto nulla della cotta di Filippo, ma mi avete anche portata qui
con l’inganno"
Giulio, come cadendo dalle nuvole,
annuisce, suscitando uno sguardo omicida da parte di Vittoria e beccandosi una
gomitata in pieno stomaco dalla Fede.
Vittoria squadra i suoi amici uno per
uno. Poi, il suo sguardo si sofferma su Filippo, lontano da loro.
" Torno a casa. E, per favore, non
seguitemi"
*
Ragazzi, scusate se gli aggiormamenti
sono piuttosto lenti, ma in questo periodo la mia vena creativa è fiacca e la
scuola mi porta via abbastanza tempo...
Un grazie di cuore a tutti quelli che
leggono! (e ricordate che i commenti - positivi e non - sono sempre
graditi)
Ciocco
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 - Rivelazioni e partenze ***
Capitolo 5: Rivelazioni e
partenze
Dire che Filippo è basito è dir poco.
O la sua è stata un’incredibile botta di fortuna – e si sa, le botte di fortuna
vere e proprie finiscono sempre male – o il destino sta cercando di dirgli
qualcosa. Lui, se potesse, opterebbe per la seconda ipotesi: deve dire che
l’idea di qualcuno o qualcosa che lo indirizzi nella giusta direzione – o anche
solo in una direzione – lo attira parecchio.
Adesso, sdraiato sul suo letto in
albergo con una bottiglia di birra aperta tra le mani e la sigaretta che finisce
di spegnersi nel posacenere, Filippo si ricorda di non aver visto Vittoria
tornare con loro in albergo. Sulle prime non ci aveva fatto troppo caso, ancora
troppo stordito dalla scoperta, ma adesso comincia a chiedersi dove diavolo sia
finita quella piccoletta. Filippo si alza, sbircia Giulio seduto sul letto
affianco al suo, impegnato a disegnare uno dei suoi soliti dragoni, ed esce
dalla stanza, diretto in quella di Stefano e Vittoria. Chissà che sarà
successo…
Giulio quando disegna pare assentasi
dal mondo reale. Anche adesso, ha notato solo di striscio l’uscita di Filippo
dalla loro stanza, e non se ne è minimamente chiesto il perché. Disegnare lo
rilassa, lo aiuta a pensare: ha avuto una gran fortuna quel bastardo del suo
amico - anche se resta ancora da vedere se questa fortuna diventerà
realizzabile. Giulio si chiede, passandosi una mano tra i capelli arruffati, se
un colpo di fortuna del genere potrà mai accadergli. Anche se alla fine, si dice
mentre inizia il chiaroscuro sul suo dragone, Filippo se l’è andata a cercare
questa fortuna: forse è ora che la inizi a cercare anche lui. Magari riuscirà a
trarne qualcosa di buono, e chissà! magari riuscirà anche ad ottenere proprio
quello che vuole…Giulio si alza dal suo letto, lancia un’ultima occhiata al suo
disegno – diavolo, è perfetto – ed esce dalla stanza. Deve parlare con Federica.
Adesso.
Stefano guarda fuori dalla finestra.
Non sembra far altro da quando è arrivato a Perugia.
Guarda e pensa, pensa e guarda. Oggi
al pub Filippo lo ha fatto davvero divertire, ma non può fare a meno di pensare
alla reazione di Vittoria. Spropositata? Forse, ma non del tutto. Stefano sa
quanto Vittoria tenga a Filippo, e sebbene sa che è improbabile, specialmente
dopo quella mattina, vorrebbe solo che non ci fossero ulteriori complicazioni e
che tutto torni alla normalità.
Lui tiene in ugual misura a tutti i
suoi amici: vedere Filippo felice lo rende felice, vedere soffrire Vittoria fa
soffrire anche lui. Certo, è inutile negare il rapporto particolare che lo lega
alla piccola Vittoria, ma Stefano è sempre stata una persona equilibrata: sa
quando la sua migliore amica esagera e quando invece la colpa è altrui. Solo
che, in questo caso, la colpa certo non si può attribuire a Filippo: innamorarsi
di qualcuno non è qualcosa che si può fare a comando. Lo sa bene Stefano: da
quando sono arrivati a Perugia lui non riesce a non pensare alla Fede, non
riesce a non desiderarla, a non volerla tutta per sé. Vorrebbe controllarsi,
vorrebbe trattenersi per il bene della loro amicizia, ma ha paura di non
riuscirvi ancora per molto. Stefano scuote la testa leggermente, passandosi le
mani sugli occhi per stropicciarseli, mentre la porta della sua camera si apre e
la figura slabbrata di Filippo vi fa capolino.
Federica fuma lentamente, portandosi
la sigaretta alle labbra distrattamente, senza pensare alla cenere che le cade
sui vestiti e al fumo che ormai le ha formato una cappa attorno. La Fede sta
pensando attentamente alla situazione formatasi: Vittoria se ne è andata. Fa
fatica a capacitarsene, la Fede, fa sinceramente fatica ad accettarlo, fa fatica
a non dirsi che lei, al posto suo, avrebbe fatto lo stesso. Capisce Vittoria,
Federica, la capisce perfettamente: come si sarebbe sentita lei se fosse stato
Stefano a portarli tutti a Perugia per cercare a sua insaputa una misteriosa
ragazza? Male, probabilmente. Molto, molto male. E se avesse scoperto che non
solo la ragazza era stata trovata, ma che lei era stata anche ingannata dai suoi
amici la reazione sarebbe stata ancor peggiore. Ma la Fede, sebbene capisca
Vittoria, non può non fare a meno di capire anche Filippo, ed ad ammettere che,
in effetti, lui non ha nessuna colpa: era un suo diritto venire a Perugia a
cercare Cassandra, come è un suo diritto non essere interessato a Vittoria. In
realtà, gli unici ad essere colpevoli lì in mezzo, sono proprio loro, quelli che
nella faccenda c’entrano poco e niente. Sono stati loro a non dire a Vittoria il
vero motivo di quel viaggio, sono stati loro a non averla dissuasa ad entrare
nel pub, sono stati loro incapaci di capire quanto era davvero importante
Filippo per lei. Federica schiaccia la sigaretta in un piattino di vetro, e si
lascia cadere sul letto, la mani tra i capelli e una gran voglia di tornare ad
una settimana prima.
Ginevra è immobile da più di
mezz’ora. Sta lì, seduta su una panchina davanti l’albergo, ferma, zitta, lo
sguardo perso nel vuoto. E’ colpa sua. E’ solo e soltanto colpa sua se Vittoria
se ne è andata.
L’ha convinta lei a venire a Perugia,
è lei che le ha taciuto la verità, è lei che l’ha spinta ad ignorare tutti i
segnali che portavano al vero motivo della gita. E’ colpa sua. Non è buona a
niente Ginevra, non è capace neanche di non provocare dolore alle persone a cui
vuole bene. A cosa serve adesso la sua bellezza? Non certo a far tornare
indietro Vittoria. A cosa serve adesso la sua perspicacia? Doveva servire prima,
prima che accadesse tutto, ma lei non l’ha usata, l’ha ignorata solo per
egoismo. Voleva che Vittoria andasse con loro, e non ha pensato a cosa sarebbe
potuto succedere. Si dà della stupida Ginevra, si dà dell’inutile, dell’idiota.
E rimane lì, ferma, immobile.
Cammina Vittoria. Cammina verso casa,
lontano da lì, lontano da loro, lontano da lui.
Le hanno mentito, le hanno fatto del
male. Non meritava questo, no, non lo meritava affatto. E loro lo sapevano. Se
ne sono fregati, hanno ignorato i suoi sentimenti. Cammina verso il suo treno
Vittoria. Cammina verso il ritorno, verso la fine di quel viaggio. Vittoria
cammina, cammina, e pensa. Non se lo meritava.
*
" Ste? Posso entrare?"
Il volto scavato e dalla barba
incolta di Filippo fa capolino dallo stipite della porta con un’espressione
incerta in volto.
" Entra"
Stefano appare stanco, pensoso,
malinconico. Si siede sul letto, Filippo si accomoda sulla sedia lì di fronte,
ed entrambi si accendono una sigaretta, per poi guardarsi lentamente, pronti a
parlare.
" Dov’è Vittoria?"
" E’ tornata a casa"
" Perché?"
" Ha saputo di Cassandra"
Filippo spalanca gli occhi,
sbalordito. Cosa c’entra adesso Cassandra?
"…Cassandra?"
Stefano sorride amaramente, tirando
una lunga boccata dalla sua sigaretta.
" Non mi dirai che non te ne sei mai
accorto, eh, Fil?"
" Accorto di cosa? Non capisco,
Ste…"
" Vittoria è innamorata di
te"
Silenzio.
La stanza d’albergo cade in un
silenzio profondo, interrotto solo dal fuoriuscire del fumo dalle bocche dei due
ragazzi e dal rumore di passi sconosciuti in corridoio.
" Dici sul serio?"
" Purtroppo si"
Filippo pare riflettere un attimo
prima di parlare di nuovo. Cazzo: e adesso?
" L’ho ferita con questo viaggio,
vero?"
" Si. Ma lo abbiamo fatto di più
noi"
Stefano china la testa, mentre
Filippo esce in silenzio dalla stanza.
*
Un’altra testa fa capolino in
un’altra stanza. Questa volta però si tratta della testa bionda ed arruffata di
Giulio che si affaccia in camera di Federica. E’ deciso a parlarle dei nascenti
sentimenti nei suoi confronti, anche se sa che, molto probabilmente, non ne
ricaverà un bel niente.
Giulio ha deciso di affidarsi al
detto "La fortuna aiuta gli audaci". Lui, che audace non lo è mai stato, spera
che per una volta i proverbi siano veramente saggi – non solo a parole, ma
anche, soprattutto, a fatti.
" Fede? Posso entrare?"
La Fede, stesa a leggere sul letto –
Giulio tenta di sbirciare il titolo del libro: gli pare di averlo visto molto
spesso tra le mani della ragazza – si gira lentamente verso l’amico, in piedi
con aria imbarazzata sulla soglia della porta.
" Certo. Mi fa piacere un po’ di
compagnia…Ginevra è uscita mezz’ora fa, ha detto che voleva fare una
passeggiata"
" Ah, si? Beh, allora…in questo
caso…"
La Fede guarda Giulio interrogativa,
mentre lui si appoggia sul letto in un modo talmente impacciato da non poter non
suscitare qualche perplessità in Federica.
" In questo caso?"
" Ecco, Fede…Ti dovrei
parlare"
*
"Vittoria, aspetta"
Una voce familiare richiama Vittoria
proprio mentre questa sta per salire sul treno diretto verso casa. Vittoria si
gira, stupita. Davanti a lei, affannato dalla corsa per raggiungere in tempo la
stazione e con un’espressione preoccupata - si potrebbe azzardare a dire che c’è
anche del pentimento su quel volto – c’è Filippo.
" Ti prego, non partire"
Vittoria si gira, posando per terra
il suo zaino rosso, e guarda l’amico dritto negli occhi.
" Và via"
" No, non ti lascio andare via così.
Perdonami"
" Per cosa?"
" Per non essermi accorto di
niente…Scusami, Vittoria, scusami per esser stato così cieco"
" Non è colpa tua. Sono io che sono
stata zitta troppo a lungo, pretendendo di vedere realizzarsi i miei desideri
così, dal nulla"
" Forse, ma adesso ti prego…non
partire"
" Perché non dovrei? Filippo, il
fatto che tu adesso sappia non cambia nulla. Anzi, se possibile peggiora ancora
di più la situazione"
" Cosa devo fare affinché tu
rimanga?"
Vittoria chiude gli occhi e sospira
profondamente.
" Niente. Non puoi fare proprio
niente"
Filippo le afferra le mani, la
avvicina a sé, continuando a guardarla con quell’espressione che non fa
null’altro che rendere Vittoria ancora più incazzata, ancora più triste, ancora
più innamorata.
" Ci sarà qualcosa, Viki…Perdonami,
perdona tutti noi"
" Chiedevo solo sincerità, Filippo.
Solo quella. E nessuno di voi ha saputo darmela"
Un lungo e penetrante fischio
annuncia la partenza del treno. Vittoria prende il suo zaino, liberandosi dalla
stretta di Filippo – quanto ha desiderato che lui le tenesse le mani così,
quante volte l’ha sognato – e distoglie lo sguardo da quello di lui.
" Lo so, Vittoria, lo sappiamo tutti.
Io non posso amarti, non posso innamorarmi di te, lo sai, ma non voglio che tu
vada via. Voglio finire questo viaggio tutti insieme, così come l’avevamo
programmato…Ti prego"
Vittoria gira la testa per guardare
gli ultimi passeggeri salire in carrozza e sospira di nuovo.
" No"
" Ma…"
Lancia un’ultimo sguardo a Filippo,
al suo volto scavato, alla figura esile e lacera, poi si volta, decisa a
partire.
" Vittoria"
Un’altra voce, familiare anch’essa,
la richiama indietro. Vittoria si gira, ancor più stupita di qualche minuto
prima.
" Vittoria…Scusa"
E’ Ginevra che parla, Ginevra che
piange silenziosamente, le lacrime che le scendono piano lungo le guance
pallide. Sembra davvero distrutta, davvero addolorata.
Vittoria la guarda per qualche
secondo, poi il treno comincia a muoversi.
" Vittoria…"
*
" Dovevo dirtelo"
La Fede è seduta sul suo letto a
bocca spalancata.
" Dovevo Fede, cerca di
capirmi"
Davanti a lei c’è ancora Giulio,
adesso visibilmente imbarazzato – si rigira le mani ininterrottamente, ha lo
sguardo basso, le gambe che tremano – e le ha appena finito di raccontare i suoi
sentimenti verso di lei. Federica è basita, non sa cosa dire. Non si aspettava
minimamente una tale rivelazione da parte di Giulio, non aveva mai avuto alcun
modo di pensare che lui fosse anche solo minimamente interessato a
lei.
" Io…"
" Si?"
" Non so cosa dire"
" Dì solo cosa pensi"
Cosa penso? Federica si chiede cosa
pensi davvero. Non ha mai visto Giulio come un ragazzo, l’ha sempre considerato
come l’amico scemo e dolce, come il bimbo da coccolare, con cui giocare e
ridere. Non ha mai provato nulla per lui, nulla di paragonabile a quello che
prova per Stefano.
Dio, Stefano. Sicuramente sarà a
conoscenza di questa situazione, e il fatto che non abbia detto niente le fa
pensare che quindi non gli importi molto di lei e di chi sta con lei.
" Penso che…Penso che mi
dispiace"
" Per cosa?"
Giulio sapeva già che parlare non gli
avrebbe portato nulla di buono. Lo sapeva, se lo sentiva, ma sentiva anche di
doverle parlare. Tentar non nuoce, si era detto. O forse si?
" Io non provo queste cose per te,
Giulio. Sono…sono innamorata di un altro"
Giulio sorride amaramente. Stefano.
Le sue previsioni erano esatte allora.
" Capisco. Posso chiederti chi
è?"
" No, non puoi. E’ una cosa talmente
impossibile che non serve a nulla dirla"
" Come fai a dire che è impossibile
se non glielo hai mai detto?"
" Lo so e basta…Lo vedo"
Giulio si alza e le si avvicina.
" Fede…Ascoltami: non è impossibile.
Anzi…è proprio tutto il contrario"
La Fede alza lo sguardo,
stupita.
" E tu come…"
Giulio le scombina i capelli ricci e
le sorride teneramente.
" Lo so. Ah, Fede?"
" Si?"
" Stefano non sa nulla di cosa provo
per te"
Giulio esce dalla porta mentre
pronuncia queste parole, e la Fede spalanca gli occhi: cosa?
*
" Grazie"
" Di che?"
" Per esser rimasta"
Stefano abbraccia Vittoria,
stringendo quella minuscola ragazzina tra le sue braccia più forte che può,
talmente tanto forte che Vittoria pare potersi spezzare da un momento
all’altro.
" E’ stata Ginevra che mi ha convito.
Vederla così disperata mi ha fatto capire che forse la mia reazione era un po’
esagerata"
" Non so se fosse esagerata o no, so
solo che ci siamo comportati da stronzi. Scusaci piccoletta…Davvero"
" Perdonati. So che non l’avete fatto
con cattiveria"
" E stasera…Vuoi che rimaniamo
qui?"
Vittoria scuote la testa,
sicura.
" No, non sarò certo io ad impedirvi
di divertirvi e conoscere questa Cassandra"
" Non voglio che tu rimanga qui da
sola"
" Chi ha detto che rimarrò qui? Vengo
anche io, mi pare ovvio!"
" Sicura?"
" Si. Lo prometto: niente musi
lunghi. Se dovessi star male, se dovessi voler tornare qui Ginevra ha già detto
che non mi lascerà da sola. Sai, è davvero un’ottima amica"
" Si, lo so. E ci sarò anche io con
te, basta solo che tu lo chieda e io accorrerò"
Vittoria sorride, furba, e si
allontana dalle braccia di Stefano.
" No, caro mio…Tu stasera hai ben
altro da fare!"
" Cosa dovrei fare?"
" Mi pare ovvio. Volete risolvere
questa situazione di stallo tu e Fede o no? O continuerete a guardarvi in
silenzio all’infinito?"
" Ma, ma…"
Vittoria ride di cuore: solo vedere
la faccia scioccata di Stefano di quel momento le fa capire di aver fatto bene a
restare. Al diavolo Filippo, al diavolo la rabbia, al diavolo tutto: i suoi
amici hanno sbagliato, d’accordo, ma restano pur sempre i suoi amici. E non li
cambierebbe con nessuno al mondo.
Beh, che dire...Amo questa storia e
mi dispiace che esca fuori così lentamente - e in certi casi non esattemente
come avrei desiderato - ma continuo a scrivere imperterrita ogni qual volta mi
venga l'ispirazione. Spero che anche qualcuno di voi si sia affezionato ai sei
amici e al racconto delle loro vite. Un enorme grazie a chi continua a leggere,
e un grazie ancora più grande a chi commenta anche!
Baci
Ciocco
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 - Una serata dolce amara ***
Capitolo 6: Una serata dolce
amara
Ore nove e trenta: i sei amici sono quasi
pronti per la serata. Nelle loro camere si stanno dando gli ultimi ritocchi,
ognuno immerso nei propri pensieri.
Filippo, ad esempio, è teso come una corda
di violino: il solo pensiero di rivedere Cassandra lo manda in fibrillazione.
Sarà bella come la ricorda? O forse anche di più? E lui? Lui, semplice e
scombinato liceale, sarà in grado di riuscire a piacere ad una ragazza più
grande, sicuramente più interessante di lui, probabilmente ugualmente
scombinata? Si domanda tutte queste cose Filippo, mentre, sigaretta in bocca e
occhio allo specchio, tenta di darsi un aspetto più interessante possibile.
Certo, non può modificare la sua immagine – e sinceramente non ne ha nessuna
intenzione – ma mira, almeno per quella sera, a fare bella figura. Voleva
radersi, ma ripensandoci – e sotto saggio consiglio di Stefano – ha stabilito
che la barba incolta gli dà un aspetto più maturo e gli conferisce un certo non
so che vagamente affascinante. Filippo spegne la sigaretta e dà un’ultima
occhiata allo specchio: speriamo bene.
Stefano è preoccupato. Da quando Vittoria è
uscita dalla loro stanza per andare a prepararsi con Federica e Ginevra, lui non
fa altro che ripensare alla frase detta quel pomeriggio dall’amica: risolvere la
situazione con Fede. Come diavolo sa Vittoria? Lui non le ha mai detto niente
dei suoi sentimenti nei confronti della riccia, anzi, se possibile ha evitato di
parlarne in assoluto.
Ma, ammesso e non concesso che Vittoria
abbia capito tutto da sola, cosa significa "risolvere la situazione?" Forse che
anche la Fede prova qualcosa per lui? Stefano non sa proprio cosa pensare. Certo
che vorrebbe risolvere la situazione, sarebbe la svolta finale di questo
maledetto viaggio, ma non ha proprio idea di come fare. Non può certo andare
dalla Fede e dirle che è pazzo di lei! Stefano si scioglie i capelli e li
pettina per qualche secondo, ancora immerso nei suoi pensieri. Quella sera si
sente pronto a tutto, persino a seguire i consigli di Vittoria.
Il problema sta nel capire come.
Giulio è steso sul letto. Si è vestito in
pochi minuti, e adesso aspetta gli altri silenziosamente.
Poco distante da lui Filippo è inchiodato
davanti allo specchio, a prepararsi per la sua grande serata. Giulio sta
pensando a Federica, a quello che si sono detti quel pomeriggio. Non può far
finta non di non esserci rimasto male, ma certo non vuole ingigantire la cosa.
Doveva aspettarselo, doveva capire che la Fede non sarebbe mai potuta esser
interessata a lui. Sapeva che tra lei e Stefano c’era qualcosa, ma chissà:
evidentemente aveva bisogno di una conferma. Conferma indubbiamente data dalla
faccia stupita della Fede di qualche ora prima. Ad essere sinceri Giulio non ha
molta voglia di andare al pub quella sera, ma sa quanto sia importante per gli
altri e non ha voglia di fare l’asociale guastafeste. Magari berrà molto, così
anche la malinconia verrà messa da parte e ritornerà ad essere il solito Giulio
scemo e confusionario. Non gli piace la tristezza, non la sente esser parte di
lui: Giulio è uno allegro per natura, e non vuole assolutamente permettere a una
cotta andata storta di rovinargli questa sua condizione.
Ginevra finalmente sta sorridendo. Vittoria
e Federica sono in camera con lei, avvolte in un turbinio di vestiti, ancora
indecise su cosa indossare quella sera. Non sa perché, ma nell’aria c’è un
atmosfera di festa, nonostante quello che è successo quella mattina con
Vittoria. Le sue amiche sono allegre, sorridenti, e Ginevra non può fare a meno
di sorridere anche lei, allegra e decisa ad uscire e a divertirsi. Stanno
ultimando le loro mise, dedicandosi particolarmente a Vittoria: quella sera
vogliono far uscire tutta la femminilità che è in lei. Vittoria sembrava restia
all’inizio, ma adesso si vede che sotto sotto è attirata da questo nuovo look.
Non che alla fine ci sia qualcosa di così speciale: è lei che non è abituata a
vedersi vestita in quel modo.
" Ma ragazze…siete sicure? Mi sento strana
così!"
" Viki, è solo una gonna. Una normale,
semplice gonna!"
" Si, lo so, ma…le mie gambe fanno schifo!
Dai, sembro uno scozzese!"
Federica si passa una mano sulla faccia,
incerta tra lo scoppiare a ridere e l’incazzarsi.
" Non so se te ne sei accorta, ma questa è
una gonna scozzese. Quindi…"
Vittoria sbuffa, e Vittoria e la Fede non
possono fare a meno di scoppiare a ridere.
" Su, infilati questa gonna e non rompere.
Cavolo, Vi, vuoi sembrare una donna per una volta tanto o no?"
" Uffa…e va bene! Ma ricordate, se i ragazzi
mi prenderanno in giro sarà esclusivamente colpa vostra!"
" Smettila di fare la bambina! Stai bene,
sul serio…Vero Fede?"
" Ovvio che si. Vittoria, non so se ci
crederai, ma stasera sei davvero una ragazza carina!"
Scoppiano a ridere tutte e tre, e in un men
che non si dica sono impegnate in una mortale battaglia con i cuscini. Ginevra
non ricorda l’ultima volta in cui si è sentita così bene: questo viaggio –
nonostante l’iniziale tragica partenza – rischia di rivelarsi davvero un’ottima
cosa.
" Su, ragazze, ricomponiamoci che i ragazzi
saranno sicuramente già belli che pronti"
" Non vorrei fare la rompipalle, Fede, ma
vorrei farti notare che qui quella ancora in alto mare sei proprio
tu"
Fede lancia un’occhiata alla sua immagine
riflessa nello specchio: cavoli, è vero. Non ha ancora deciso cosa indossare, e
se continua così non ci riuscirà ancora per molto. Un’altra occhiata attorno a
lei, un paio di grida di Vittoria in sottofondo – la Fede non riesce a capire se
sono dovute alla sua lentezza o al fatto che Ginevra la sta truccando come mai
Vittoria si è mai truccata prima – e Federica è quasi pronta. Lascia che i
capelli le cadano sulle spalle esattamente così come sono, nella loro solita
posa scomposta e piena di ricci, si aggiusta la treccia rasta sulla spalle ed
ecco: è pronta. La festa può iniziare.
*
Stefano sta boccheggiando. Letteralmente. Le
ragazze sono appena scese nell’atrio, dopo averli fatti aspettare un’abbondante
mezz’ora – in cui Filippo ha raggiunto livelli d’angoscia da record – e lui non
ricorda di averle mai viste così belle. Ginevra è favolosa nel suo lungo abito
di tulle nero, in puro stile gotico, con i lunghi capelli mossi che le cadono
davanti al volto diafano dove spiccano gli occhi blu pesantemente truccati di
nero e le labbra rosso fuoco: quella sera il suo fascino è più palpabile che
mai. E’ stata la prima a scendere dalle scale e loro tre – sdraiati sui
divanetti, ormai ad un passo dal suicidarsi per la noia – non hanno potuto fare
a meno di spalancare occhi e bocche, stupefatti. Sono abituati alla bellezza di
Ginevra, al suo fascino indiscutibile, ma quella sera sembra tutto ancora più
amplificato, ancora maggiore. Ginevra ha sorriso per loro, per poi spostarsi
leggermente dalla loro visuale, lasciando il posto ad un’incredibile ed
irriconoscibile Vittoria. Hanno stentato a riconoscere il loro piccolo
maschiaccio in quella ragazza dal viso incredibilmente dolce che è scesa dopo
Ginevra: una gonnellina scozzese le mette in risalto le gambe magre e dritte, i
capelli corti lasciano intravedere il viso appena truccato, e un sorriso
tranquillo rende tutta la sua persona deliziosa. Giulio è scoppiato a ridere per
la sorpresa, per poi dirigersi verso Vittoria e scoccarle un sonoro bacio sulla
guancia.
Ma la sorpresa maggiore Stefano l’ha avuta
quando, dopo Vittoria, i suoi occhi hanno incontrato quelli di Federica. La sua
amica quella sera è indescrivibile. Più affascinate di Ginevra, più sorprendente
di Vittoria: semplicemente fantastica. Stefano non riesce a staccarle gli occhi
di dosso: Federica non l’ha mai attirato tanto come stasera, nella sua lunga
gonna di stoffa colorata, nella maglietta attillata, nei capelli sciolti,
vaporosi, negli occhi lucidi e le labbra rosse.
Se Stefano fosse stato incerto nei suoi
sentimenti verso Federica stasera avrebbe trovato ogni conferma: è lei quella
giusta.
*
Nel pub c’è una confusione indescrivibile.
Come ogni venerdì sera infatti il posto ospita una band emergente: stasera è il
turno di una cover band dei Guns ‘n’ Roses: inutile dire che i sei amici ne sono
più che lieti. I sei si aggirano tra la folla, cercando un tavolo libero: lo
trovano dopo qualche minuto di ricerca in uno degli angoli del locale, dove la
musica risuona ancora forte ma c’è maggior tranquillità che altrove. Nel passare
davanti al bancone Filippo ha avuto un mezzo mancamento: Cassandra non è bella
come ricordava lui. E’ ancora meglio.
" Allora Fil? Vai tu a prendere da bere?"
Stefano sorride furbo all’amico, strizzandogli l’occhio.
Filippo deglutisce leggermente, poi si alza
dal tavolo non senza prima aver tirato un paio di respiri profondi.
" Vado"
Il banco è ingombro di gente, tanto che
Filippo fa fatica nel vedere Cassandra. Inutile dire che è agitatissimo:
sinceramente non sa come attaccare bottone, e vedere tutta quella folla lì
intorno certo non lo rassicura, anzi, semmai tutto il contrario.
" Dimmi"
La voce di Cassandra fa sobbalzare Filippo,
ancora immerso nei suoi pensieri: diavolo, è stupenda. Filippo fissa gli occhi
color ghiaccio della ragazza: occhi così chiari, così belli non li aveva mai
visti. Una cascata di lunghi capelli castani sfiora il delizioso volto della
ragazza ed è impossibile non notare il movimento delle sue mani attorno ai
bicchieri e alle bottiglie: mani dalle dita lunghe, sottili, con le unghie
dipinte di nero e un piccolo neo graziosissimo nell’incavo tra il pollice e
l’indice.
" Scusa? Posso servirti?"
Filippo sobbalza di nuovo: era immerso nella
contemplazione della ragazza e aveva perso la cognizione del tempo. Cavolo, deve
aver fatto un’enorme figuraccia: bell’inizio, davvero bello.
" Si, scusa…Mi dai tre birre chiare e tre
scure…"
" Arrivano"
Filippo si scoglie al sol sentire la voce di
Cassandra: ha un tono basso per esser quello di una ragazza, un po’ roco –
probabilmente la ragazza fuma parecchio – ma l’effetto che ne viene fuori è
graffiante, sensuale. Le sei birre arrivano, e Filippo, suo malgrado, si trova
costretto a pagare e a lasciare il posto davanti al bancone ai clienti restanti.
Tornando al tavolo si dice che, tutto sommato, si può sempre considerare un
inizio.
*
La serata prosegue tranquilla tra le cover
dei Guns in sottofondo e le birre che aumentano sempre di più sul tavolo, tra il
chiacchiericcio dei sei e la confusione che aleggia in tutto il locale.
Circa mezz’ora prima è passata Lori dal loro
tavolo per salutarli e vedere la situazione: Filippo è sull’orlo di una crisi di
nervi. Ha passato quasi tutta la sera ad andare dal tavolo al bancone, ma ogni
volta non è riuscito a far altro che ad ordinare e a fare una figura meschina
con Cassandra: non è colpa sua se non riesce a fare a meno di incantarsi a
fissarla!
Vittoria osserva l’amico scolarsi la quarta
birra con un’espressione depressa in volto: poveretto, quasi quasi le dispiace
per lui. Lei invece si sta divertendo: Giulio è completamente ubriaco e continua
a farle il solletico e a giocare con lei, facendola ridere come una pazza e bere
una birra dietro l’altra. Neanche lei in effetti è molto lucida: il suo
buonumore è salito alle stelle, ogni avvenimento delle ore prima sembra esser
svanito e le attenzioni di Giulio le fanno particolarmente piacere. Vittoria
continua a ridere sotto gli scherzi e le battute dell’amico, mentre affianco a
lei Stefano e Federica sono impegnati in un’interminabile maratona di
sguardi.
Hanno bevuto parecchio anche loro, ma
sicuramente sono meno sbronzi di Giulio e Vittoria: le loro birre sono state
bevute con l’intento di darsi coraggio, di riuscire a fare il primo passo, di
smuovere quella situazione che, ormai, comincia a pesare parecchio ad entrambi.
Peccato che però nessuno dei due si decida. Federica, dal canto suo, teme che
facendo il primo passo possa mettere in rischio la loro amicizia: non è affatto
sicura di quello che Stefano provi nei suoi confronti, e certo non vuole
rischiare di avere oltre al danno anche la beffa. Per Stefano invece la
questione è un’altra: non è se provarci, ma come. E’ sempre stato un tipo
riservato su certe cose: provarci con la Fede lì, davanti a tutti i loro amici,
immersi nella confusione e mezzi sbronzi non gli sembra affatto una buona idea.
Nessuno dei due però riesce a fare a meno di fissare l’altro, come in una specie
di trans. La Fede stasera è stupenda, e Stefano non sa ancora per quanto potrà
tenere a freno i suoi ormoni senza provocare danni. Non che gli ormoni della
Fede gli siano da meno, per carità: anche il batterista ha gran fascino quella
sera, con i capelli eccezionalmente lasciati sciolti sulle spalle, una giacca di
finto velluto e la secolare kefiah – risale ai tempi di sua madre, sessantottina
d’eccezione – avvolta attorno al collo.
Federica e Stefano si scoprono a guardarsi
l’ennesima volta. Distolgono contemporaneamente gli sguardi – la Fede arrossisce
leggermente e Stefano si schiarisce nervosamente la voce – e prendono un altro
sorso dalle loro birre scure. Si, ci vorrà ancora molto alcol. Decisamente.
*
" Ahaha! Dai, Giulio, smettila, mi fai il
solletico così!"
Sono le tre di mattina, e i sei amici sono
ancora al pub, adesso molto meno affollato e sicuramente più tranquillo. Insieme
a loro nel locale ci sono ancora massimo una decina di persone, tutte in
procinto di andar via, oltre a Cassandra – finalmente sola al bar, mentre
contempla la clientela con sguardo assente – e alla band che sta riponendo gli
strumenti.
Vittoria e Giulio sono completamente
ubriachi: le loro risate fragorose sovrastano il rumore di tutte le altre voci e
i due paiono esser entrati più in confidenza che mai. Vittoria si è
completamente sciolta, ha abbandonato ogni forma di timidezza e adesso siede in
braccio all’amico, mentre quest’ultimo non fa che tirarle i capelli e riempirla
di scherzetti di ogni genere.
Filippo, ormai completamente demoralizzato,
beve l’ultima birra della serata: è stato un totale fallimento. D’accordo,
Cassandra solo adesso è sola da più di qualche secondo e solo adesso il locale
sembra essersi tranquillizzato, ma sinceramente si aspettava di più da questa
sera.
Ginevra invece è l’unica che sembra esser
rimasta più o meno sobria e rilassata: Vittoria e Giulio sono uno spettacolo
indimenticabile, e Ginevra sta iniziando a pensare – probabilmente a ragione –
che per quei due la sbronza di quella sera non sarà proprio facile da ignorare.
Si è divertita Ginevra: per lei questa è stata una tranquilla serata tra amici,
niente di speciale, niente d’eclatante o di deludente. Qualcosa che forse
serviva a tutti loro per ricordare quanto bene stiano insieme, a prescindere da
tutti i casini e i problemi.
Ginevra si alza per andare fuori a fumare:
ha bisogno d’un po’ d’aria e di silenzio. La band non è stata affatto male, e
anzi, la voce del cantante era qualcosa d’eccezionale: non sa perché, ma le
sembra di averla già sentita prima. Mentre sta per aprire la porta Ginevra sente
la mano di qualcuno appoggiarsi sulla sua spalla.
" Ciao Gin…Da quanto tempo"
Un ragazzo alto, dalla pelle lattea,
leggermente macchiata da lentiggini e un gran ciuffo di capelli rossi che
ricopre gli occhi azzurro cielo sorride dolcemente alla ragazza.
" Come stai?"
Ginevra apre la bocca, ma non riesce a farvi
fuoriuscire nessun suono.
Peter.
*
" Beh, ragazzi, direi che è proprio ora
d’andare"
Federica si alza a fatica dalla sua sedia,
barcollando leggermente: Cassandra sta iniziando ad affaccendarsi alle pulizie
di chiusura e vuole facilitarle il lavoro sloggiando dal locale quanto
prima.
Inoltre non crede che tutti loro siano nelle
condizioni di restare in piedi ancora per molto: Vittoria e Giulio sono
praticamente da buttare, sommersi in una marea di risatine isteriche e giochetti
strani, Filippo è a un passo dal suicidio, Stefano pare esser caduto in una
sorta di trance spirituale e Ginevra…un momento…dov’è Ginevra?
Federica si guarda in giro, cercando l’amica
con uno sguardo vagamente assonnato e un po’ ubriaco: ah, eccola. E’ in piedi,
vicino alla porta, e davanti a lei c’è un ragazzo sconosciuto.
Sembra straniero, almeno a giudicare dalla
pelle e dal colore dei capelli, probabilmente inglese o irlandese e, se non si
sbaglia, è uno dei ragazzi della band. Ma perché sta parlando con
Ginevra?
La Fede si stringe nelle spalle e tenta di
far alzare Giulio e Vittoria dalla sedia su cui sono seduti – cavolo, Vittoria è
davvero sbronza – riuscendovi solo per metà: Vittoria si alza, ma Giulio cade,
andando a finire lungo disteso per terra e trascinando con sé gran parte delle
bottiglie un attimo primo appoggiate sulla tovaglia. Il rumore della loro caduta
è abbastanza fragoroso da far accorre Cassandra al loro tavolo con
un’espressione preoccupata: Federica si gira verso Filippo, che non pare ancora
essersi accorto che la ragazza dei suoi sogni è a qualche passo da lui, e che si
sta dirigendo verso Giulio, furibondo.
" Diavolo Giulio, che cazzo! Ma è possibile
che tu non riesca a combinarne mai una giusta?"
Giulio guarda Filippo con un gran sorrido
stampato sul volto, e non trova niente di meglio che scoppiargli a ridere in
faccia, trascinando nella sua risata anche Vittoria.
Federica e Stefano – miracolosamente
riemerso dalle sue profonde riflessioni – si guardano e scuotono la testa: quei
due sono ubriachi all’inverosimile.
" Dai, alzati, idiota…Su, andiamo,
appoggiati! Guarda che disastro hai combinato…"
" Ehi…tranquillo, non è successo nulla.
Dovrei essere io ad arrabbiarmi, non tu!"
Filippo alza la testa di scatto: Cassandra
gli sorride dolcemente, mentre con un braccio sorregge Giulio dal lato destro –
lui lo sta tenendo dal sinistro.
Per la prima volta in tutta la serata
Filippo riesce a non bloccare tutte le sue funzioni vitali alla vista della
ragazza.
" Si, lo so, ma questo è un deficiente: sa
che quando beve troppo diventa ingestibile, eppure lo fa
puntualmente!"
Cassandra ride, mentre molla Giulio tra le
braccia di Filippo.
" Che ci vuoi fare…Almeno ci siete voi a
controllarlo. A proposito, mi complimento con voi: avete fatto guadagnare una
fortuna con tutte le vostre ordinazioni!"
Fede e Stefano ridacchiano sotto i
baffi.
" Si, e hai visto che bel cameriere che ti
abbiamo mandato ogni volta? Potresti prenderlo a lavorare qui!"
Filippo lancia ai due un’occhiata omicida,
ma subito ritorna a rivolgere la sua attenzione a Cassandra, che adesso si sta
dando da fare con scopa e paletta per raccogliere i pezzi di vetro rotti da
Giulio.
" Si, infatti…Che dici, vuoi iniziare da
subito? Ci vorrebbe proprio una mano per pulire tutto questo
macello…"
" D’accordo"
Cassandra guarda Filippo con espressione
stupefatta.
" Ehi, guarda che stavo
scherzando!"
" Lo so, ma se vuoi una mano te la do
volentieri…Credo che la nostra serata sia finita ormai: dobbiamo riportare
queste due vecchie spugne in albergo, altrimenti potrebbero far
danni"
" Beh…a te la scelta! Puoi decidere di
restare qui ad aiutare una povera stanca barista sconosciuta o se tornare a
riposare con i tuoi amici!"
" Mmm…ti do una mano: la professione di
cameriere mi ha sempre intrigato"
Filippo sorride, mentre toglie gentilmente
la scopa dalle mani di Cassandra e inizia a dare qualche colpo per terra.
" Ottima scelta. A proposito, io sono
Cassandra"
" Filippo. Piacere di conoscerti,
Cassandra"
*
" Cosa ci fai qui, Peter?"
" Non mi hai visto? Ho suonato per tutta la
sera"
" Veramente intendevo qui in Italia. Mi
avevi detto che ti saresti mai mosso da Dublino"
" Le idee cambiano. Cercavo un gruppo nuovo,
il mio si era sciolto, e il caso mi ha portato a Perugia"
" E quando hai imparato l’italiano?Lo parli
bene…"
" Allora i tuoi insegnamenti hanno dato i
loro frutti. Sono in Italia da un anno ormai, qualcosa devo pur aver imparato.
Anche se il mio accento è ancora parecchio forte, come puoi ben sentire"
Ginevra sorride. Peter. Erano anni che non
lo vedeva. Quanti ricordi sono legati a lui, quante emozioni, quanti sorrisi,
quante lacrime. E’ stato il suo primo amore.
Il suo unico amore, per il momento.
L’ha conosciuto l’estate dei suoi
quattordici anni: era in vacanza in Irlanda con la sua famiglia, e lui era il
cameriere dell’albergo in cui soggiornavano. Aveva diciassette anni – le
sembravano un’eternità quei tre anni di differenza tra loro due – lunghi capelli
rossi, una miriade di lentiggini sul volto bianco, e l’aveva fatta innamorare
con un solo sguardo. Ginevra aveva passato due settimane a struggersi su di lui,
sul bel cameriere più grande, senza mai rivolgergli la parola, arrossendo ogni
qual volta i loro sguardi osavano incontrarsi durante i pasti, fantasticando su
di lui e sognandolo ad occhi aperti. Poi, due giorni prima della sua partenza,
Peter le si era avvicinato al termine della colazione e si era presentato.
Quella sera, durante una passeggiata notturna sulla collina su cui sorgeva
l’albergo – i suoi genitori dormivano, non si erano accorti della sua assenza –
Ginevra e Peter si erano ritrovati seduti sotto lo stesso albero. Una notte
passata a chiacchierare, a guardare le stelle e a raccontarsi le proprie vite:
all’alba Peter l’ aveva baciata– era il primo bacio di lei – ed era andato via.
Un anno dopo Ginevra era tornata in Irlanda,
stavolta da sola, e nello stesso albergo dell’anno passato aveva ritrovato il
bel cameriere dai capelli lunghi: stavolta non aveva aspettato che fosse lui a
fare il primo passo. La prima notte di vacanza Ginevra e Peter erano tornati
all’albero dell’anno prima e lì sotto, esattamente dove si erano dati il loro
unico bacio, avevano fatto l’amore.
E adesso Peter è qui, di nuovo davanti a
lei, e Ginevra si sente come se avesse di nuovo quattordici anni.
" Sei stupenda, Gin"
Peter le parla in irlandese adesso: si piega
in avanti, le sussurra quella frase all’orecchio e le sfiora leggermente il
collo con le labbra, facendola rabbrividire.
" Mi sei mancata, Mo Muinrir"
Il labbro inferiore di Ginevra trema
visibilmente, chiaro segnale d’un imminente pianto. Da quanto tempo non sentiva
quelle parole, da quanto tempo non sentiva il suo cuore battere così forte, i
brividi attraversarle la schiena, le gambe farsi tremanti: da quanto tempo non
si sentiva così viva.
" Vieni con me stanotte"
Ginevra alza gli occhi, fino ad incontrare
quelli azzurri di Peter. Per un attimo i loro sguardi sembrano fondersi, poi
Ginevra distoglie il suo: non le può chiedere una cosa del genere.
" Non posso, lo sai"
" Perché Gin? Cosa te lo
impedisce?"
" Me lo impedisce la ragione, Peter. Non
puoi pretendere che io ogni volta ti segua così, come se per me non contasse
nulla quello che succederà: dai per scontato che io sia disposta ancora a
soffrire per te. Io invece non voglio più farlo. Non di nuovo"
" Sai perfettamente che non voglio farti
soffrire. Voglio solo che tutto torni come prima"
" Non può, Pet, lo sai. Non è l’Irlanda
questa, non ci sono gli alberi e le notti fredde, non siamo soli, lontani da
tutto e da tutti. Siamo cresciuti ormai, siamo diversi"
" E’ diverso quello che sentiamo, Ginevra?
Non credo"
" Lo è invece"
Peter si avvicina a Ginevra, prendendole il
mento fra le mani e costringendola a guardarlo.
" Non mi ami più, Gin?"
Ginevra cerca inutilmente di distogliere lo
sguardo, onde evitare che Peter si accorga delle prime lacrime che le iniziano a
scendere lungo le guance.
" Rispondi"
Ora le lacrime scendono liberamente: lo ama
ancora Peter, e nessuno sa quanto desidererebbe andare con lui stanotte,
lasciare tutto e tutti, esattamente come due anni prima. Rivuole l’Irlanda
Ginevra, la rivuole più di ogni altra cosa.
" Ginevra, io non ti ho mai
dimenticata…"
" Nemmeno io, Peter"
" Vieni con me allora…Ti prego"
Ginevra guarda Peter un’altra volta. Poi si
gira verso i suoi amici: è Cassandra quella al loro tavolo? E perché Giulio è
per terra?
" Ginevra…"
" Andiamo"
Ginevra esce dal locale con passo fermo: è sicura che
tutto questo non le porterà nulla di buono, ma per una volta decide di non
pensare al dopo. Peter è qui, ed è qui adesso. Domani…Chissà.
Ringrazio vivamente chi imperterrito continua a leggermi,
chi capita per caso in questa storia e magari le lancia un'occhiata e chi,
gentilissimo, commenta anche.
In particolare ringrazio le ultime due ragazze che mi
hanno lasciato un loro commento:
Black_Rose: sono contenta
che tu abbia potuto ritrovarti nella mia storia e che abbia potuto vedervi anche
i tuoi amici. I personaggi di questo racconto sono ispirati a persona reali, e
quindi pensare che anche tu e i tuoi amici possiate ritrovarvici mi fa
sorridere. Grazie per i tuoi complimenti.
Lady Vivien: Si, so che può
essere problematico capire bene ogni personaggio, con il suo ruolo e le sue
caratteristiche, ma mi fa piacere che tu abbia saputo apprezzarli. Posso farti
una domanda: in che senso "seguire il dialetto"? Grazie per la recensione, mi fa
sempre piacere che qualcuno commenti i miei scritti!
Continuate a leggermi, mi raccomando!
Baci, Ciocco
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 - Notti e risvegli ***
Capitolo 7 - Notti e
risvegli
" Vittoria, stai attenta…Vittoria,
Vittoria!"
Federica si getta in avanti per
sorreggere Vittoria mentre questa sta per cadere in una pozzanghera: stanno
tornando all’albergo. Ginevra sembra esser sparita mezz’ora prima con quel
ragazzo straniero, e Filippo è ancora al pub con Cassandra. Lei e Stefano stanno
portando Vittoria e Giulio in albergo, cercando di farceli arrivare sani e
salvi: peccato che sia un’impresa abbastanza complicata. I due infatti stentano
a reggersi in piedi e la Fede è convinta che presto camminare diventerà
impossibile, a meno che non li portino in braccio: non ricordava di aver mai
visto Giulio così ubriaco. Vittoria poi è una rivelazione: ha sempre bevuto, ma
mai fino a ridursi in questo stato.
" Fede, io prendo Vittoria in
braccio: se continua così questa si rompe l’osso del collo"
" D’accordo…Giulio, vieni qui…Dai, ti
aiuto a camminare"
Così, con Vittoria aggrappata al
collo di Stefano e Giulio attaccato al braccio di Federica, i quattro avanzano
fino a raggiungere l’albergo.
Una volta entrati in camera Federica
e Stefano lasciano cadere i due ubriachi nei letti: sperano tanto che la serata
sia finita. Quando Vittoria però – dopo un’apparente calma – si alza e corre in
bagno Federica sospira stancamente: a quanto pare, la notte è ancora giovane.
*
" Allora, Filippo…Non sei di Perugia,
giusto?"
Filippo e Cassandra stanno ripulendo
il pub, ora chiuso fino alla sera dopo, e stanno parlando tranquillamente, senza
imbarazzi, quasi come se si conoscessero da sempre.
Cassandra è fantastica, decisamente
meglio di quanto si sarebbe potuto aspettare Filippo. In più, il fatto che
adesso ci siano solo loro due lì, in quel locale illuminato solo dalla tenue
luce soffusa delle lampade, rende tutto più speciale.
" Si…Abito in una cittadina qui
vicino, un posto piccolo e immerso nel verde…Un po’ noioso a dir la verità, ma
non mi lamento"
" Anche io prima abitavo in un posto
del genere…Mi sono trasferita qui solo l’anno scorso, per via
dell’Università"…Tu che fai, studi?"
Filippo sospira. Beh, prima o poi
sarebbe uscito comunque.
" Studio, si, ma…"
" Ma?"
" Al liceo"
Cassandra lo guarda
stupefatta.
" Sei ancora al liceo?"
" Si…"
" Sembri molto più grande"
" Davvero?"
" Si, anche da come parli, dagli
atteggiamenti…Se ti vedessi per strada crederei che avessi almeno la mia
età…"
" Beh, è una cosa positiva
allora…"
" Si, direi di si"
Filippo e Cassandra sorridono,
guardandosi negli occhi per un attimo.
Le piace quel ragazzo, sembra un tipo
apposto. Certo, lo conosce solo da qualche ora – anzi da un’ora soltanto – ma la
attira. Ha quello che lei chiama "il fascino da vagabondo": sembra un’anima
girovaga, senza meta, senza un luogo di partenza e di arrivo. Eppure è così
giovane…forse parte del fascino che avverte sta anche nel fatto che Filippo
abbia questi atteggiamenti nonostante la sua giovane età. Le ricorda lei qualche
anno prima…Così sconclusionata, così irrequieta, così…diversa.
" Cosa ci fai qui a
Perugia?"
Filippo alza lo sguardo, incontrando
quello di lei. Cosa risponderle? Non può certo dirle la verità, non può esporsi
così, rischiando che lei gli rida in faccia, o peggio, che lo consideri un
pazzo.
" Filippo? Cosa c’è, non puoi
dirmelo?"
" Cercavo te"
Cassandra si ferma, come se
l’avessero fulminata all’improvviso. Filippo si morde istintivamente la lingua e
abbassa gli occhi: cazzo, non voleva dirlo! Gli è scappato, ha aperto la bocca e
la frase è uscita da sola, senza che lui avesse neanche il tempo di
controllarsi.
" Cosa…?"
" Scusa. Non volevo dirlo"
" Che significa che cercavi me? Chi
sei?"
" Sono solo un ragazzo che ti ha
visto ad un concerto quest’estate e che è rimasto folgorato da te"
Cassandra sembra accettare quella
risposta. Lascia la sua posa rigida e l’espressione sconvolta e si avvicina a
Filippo.
" Perché?"
" Non lo so perché. Mi hai colpito
immediatamente, volevo scoprire chi eri, conoscerti…Nessuna mi ha mai fatto
quest’effetto. Nessuna mi ha mai fatto innamorare al primo sguardo"
Cassandra prende le mani di Filippo
tra le sue e lo guarda, sorridendo dolcemente.
" E’ la cosa più dolce che mi abbiano
mai detto"
Detto questo Cassandra si avvicina al
volto di Filippo e lo bacia.
*
Federica e Stefano escono in silenzio
dalla camera dove, finalmente, Vittoria e Giulio sembrano essersi calmati.
" Ti va un birra? Ho portato la
scorta…"
Federica sorride alla proposta
dell’amico.
" Abbiamo bevuto fino ad adesso, ti
sembra il caso di continuare?"
" In realtà io sono abbastanza
sobrio…Un’altra birretta non mi dispiacerebbe"
" D’accordo allora…Ma vedi di non
farmi ubriacare!"
Stefano si ferma un attimo a guardare
la Fede.
" Sta tranquilla…"
Un attimo dopo i due sono in camera,
seduti a gambe incrociate sullo stesso letto, uno di fronte all’altro, con tra
loro solo un posacenere e le bottiglie di birra: Stefano pensa che adesso la
serata si può definire perfetta.
Federica ride nell’ascoltare l’amico
parlare, nel vederlo imitare la caduta di Giulio e la sbronza di Vittoria, ride
e pensa che con nessuno ha mai provato ciò che prova nei confronti di Stefano,
che con nessuno si è sentita così a suo agio, così tranquilla, così
perfettamente felice. Ormai è quasi l’alba, e Federica desidera che quella notte
si prolunghi all’infinito, che non finisca mai, e lo stesso pensa Stefano:
nessuno dei due però ha il coraggio di dirlo all’altro.
Le birre vuote da un pezzo ormai e
l’ennesima sigaretta finita però, indicano alla Fede che forse è l’ora di
andare. Non vorrebbe, non vorrebbe assolutamente, ma qualcosa le dice che
rimanere ancora con Stefano le farebbe commettere qualcosa di molto stupido.
" Beh, allora…Io vado, Ste. Grazie
della birra"
" Ah…beh, allora prego…Ci vediamo
domani mattina"
Stefano e Federica si guardano fissi
negli occhi per qualche secondo, combattuti tra il desiderio di dirsi qualcosa
che non osano e l’imbarazzo di quella situazione.
" Ciao…"
Federica raccoglie le sue scarpe e si
avvia ad aprire la porta.
" Fede…"
Federica si gira velocemente con
un’espressione speranzosa sul volto.
" Si?"
" Ecco…Beh…Buonanotte" Stefano si
gratta la testa, imbarazzo. Avrebbe voluto dire tutt’altro, ma chissà perché, la
voce non gli è uscita.
" Notte"
La porta si apre con un colpo secco.
Un colpo secco che sa di delusione.
*
" Giulio? Stai dormendo?"
" No, sono sveglio…"
" Anche io…Che facciamo?"
" Non lo so…Mi sento uno
schifo…"
" Pure io…Mi gira la testa, non
capisco nulla"
" A chi lo dici…E sto anche morendo
di freddo"
" Vieni vicino a me…ci scaldiamo un
po’ almeno"
Giulio si alza dal letto, forse
troppo velocemente – la sua testa e il suo stomaco non hanno reagito affatto
bene al cambio di posizione – e barcollando, appoggiandosi al comodino e poi al
muro, arriva al letto di Vittoria.
" Aspetta, attento…Ahi,
Giulio!"
I due sembrano trovare una posizione
comoda solo dopo qualche minuto di spinte e calci. Adesso Vittoria ha appoggiato
la testa sulla spalla di Giulio, che le tiene un braccio attorno alla
vita.
E’ una posizione strana per loro due,
che non sono mai stati amici particolarmente intimi…Certo, si sono sempre voluti
bene, non hanno mai avuto difficoltà a parlare e si sono sempre divertiti
insieme, ma più in là di un abbraccio o un bacio sulla guance in rare occasioni
i loro contatti fisici sono stati pochi e imbarazzati. Solo con Stefano in
effetti Vittoria riesce a sciogliere il suo imbarazzo, ma adesso – forse per
merito dell’alcol, forse per una maggior libertà acquistata – Vittoria decide di
lasciare da parte il suo impaccio e a lasciarsi un po’ andare.
" Sai…Eri carinissima stasera. Non ti
avevo mai visto così bella"
Giulio arrossisce un po’ nel dire
questa cosa, e Vittoria non può fare a meno di sorridere e di abbracciare
l’amico.
" Grazie. Volevo dimostrare che anche
io so esserlo…"
" Non hai bisogno di dimostrare
niente tu…Sappiamo che sotto le tue felpone si nasconde una ragazza…Una ragazza
piuttosto bella, devo dire"
Vittoria sorride di nuovo. Non si è
mai sentita dire queste cose, e sentirle adesso le fa incredibilmente piacere.
Non sa perché, ma quella sera tra lei e Giulio c’è qualcosa di speciale. Si, la
sbronza – la testa le gira ancora parecchio - contribuisce parecchio, ma
Vittoria per una volta decide di fregarsene e di seguire il suo istinto. Così,
quando Giulio comincia ad accarezzarle la schiena Vittoria si gira verso di lui,
lo guarda e così, senza un perché, senza una ragione, decide di baciarlo.
*
Quel giorno, la mattina sembra
arrivare troppo presto a Perugia. Arriva presto per Ginevra che dorme ancora nel
letto di Peter ingombro di vestiti – anche dei suoi – arriva presto per Stefano,
che ha passato la notte sveglio a fumare sul balcone della camera, cercando di
spiegarsi la mancanza di coraggio di quella notte – diavolo, aveva deciso che
quello era il momento giusto – arrivare presto per Filippo, seduto ancora sugli
sgabelli del pub ad accarezzare i lunghi capelli scuri di Cassandra,
addormentata sulle sue gambe; arriva presto per Federica che non vuole
svegliarsi, che vuole solo rivivere le ore della sera prima con Stefano; arriva
presto per Giulio e Vittoria, ancora addormentati dopo la sbronza e le sue
relative conseguenze.
Perugia risplende al sole mattutino:
l’aria è limpida e fresca, e un leggero venticello accarezza la città. E’ ora di
ritornare a casa.
*
" Gin…Gin, svegliati"
Ginevra apre gli occhi, e per qualche
secondo stenta a capire dove si trova. Poi nota la faccia allegra e rilassata di
Peter, che le sta porgendo una tazza di caffè caldo, e improvvisamente ricorda
tutto. Quella notte è stata con Peter.
" Ciao…"
" Ciao, Gin" Peter le sorride e le dà
un rapido bacio sulle labbra socchiuse.
" Dormito bene?"
" Si, direi di si…Ma…Peter, che ore
sono?"
" Quasi le dieci, direi.
Perché?"
Al sentir l’ora Ginevra sbarra gli
occhioni blu: cazzo, tra due ore c’è il treno per casa!
Senza badar più di tanto allo sguardo
stupefatto di Peter, Ginevra balza dal letto e si precipita in bagno. Ne
riemerge due minuti dopo, con una faccia stravolta – chiaro segno della
realizzazione di come abbia passato la nottata – e inizia a raccogliere i
vestiti alla velocità della luce.
" Gin, ti vuoi fermare un attimo? Mi
stai facendo girare la testa!"
" Non posso, Pet! Tra meno di due ore
ho il treno, e devo ancora fare i bagagli in albergo!"
Peter sembra bloccarsi un
attimo.
" Come, il treno? Adesso?
Subito?"
Finalmente Ginevra – adesso
completamente vestita, anche se con una faccia ancora stravolta – si ferma, e si
avvicina a Peter, appoggiandogli le mani sulle spalle.
" Peter…Non posso rimanere. Non posso
prendere e venire a Perugia, così, all’improvviso…"
" Ma allora stanotte? Non significava
nulla?"
" Certo che significava. Significa
tantissimo, almeno per me. Ma non posso rimanere qui…"
" E adesso? Che facciamo? Io ti amo,
Gin…"
Peter pronuncia il suo nome in
irlandese, e a Ginevra sembra di morire per un attimo. Non può permettersi di
perderlo di nuovo: ha bisogno di lui, ne ha bisogno più dell’aria, più
dell’acqua.
Una lacrima spunta sulla guancia
bianca della ragazza, scendendo dagli occhi cerchiati da occhiaie scure.
" Anche io ti amo, Pet…Dovremo
adattarci. Vederci poco, affrontare la lontananza…E’ l’unico modo. Accetta, ti
prego. Non posso permettere di perderti ancora"
Peter scuote la testa, lentamente.
Poi, dopo qualche secondo, un sorriso stentato gli compare sul volto
magro.
" Se è l’unico modo, Gin…"
La ragazza gli butta le braccia al
collo, coinvolgendolo in un bacio appassionato. Poi si stacca improvvisamente e
si precipita alla porta.
" Ci vediamo presto,
Peter!"
" A presto, Mo Muinrir…"
*
L’alba è sorta da un bel pezzo ormai,
ma Stefano non accenna a staccare lo sguardo dall’orizzonte. Lo sta fissando da
ore ormai, più o meno da quando Federica è uscita dalla sua stanza quella notte,
più o meno da quando sta fumando, bevendo e pensando contemporaneamente, senza
interruzione. Cosa gli ha impedito, qualche ora prima, di prendere Fede per un
braccio, impedirle di andar via, dirle tutto, confessare di amarla, baciarla?
Cosa?
Stupido inutile timoroso. Ecco cos’è.
Uno stupido, un fottutissimo stupido. E adesso stanno per tornare a casa – la
valigia deve essere ancora fatta, per la miseria – adesso si torna alla vita di
ogni giorno, e la Fede non sarà libera per lui tutta la notte, tutto il giorno,
fuori dalla cittadina, fuori dalla scuola, fuori da tutto.
Federica è stesa sul letto, in uno
stato di dormiveglia che la vede con i vestiti della sera prima ancora addosso e
il trucco colato sul volto – lacrime, sudore? – e che la fa girare continuamente
da un fianco all’altro. E’ il dubbio che sta dilaniando la Fede, è l’ansia di
sapere, l’ansia di capire, di risolvere, di chiudere finalmente l’incertezza in
un angolino della sua mente. Ma, per far questo, ha bisogno di Stefano. E
Stefano ieri notte, non l’ha fermata. Federica ha pregato che lo facesse – ha
pregato quel dio in cui non crede, quei santi che per lei non ci sono mai stati
– ha sperato, supplicato, invocato. E invece…L’ha lasciata andare, senza dir
nulla, senza far nulla. Cosa deve pensare adesso, lei? Che i suoi sentimenti
sono destinati a trovarsi un muro davanti?
*
" Ehi…Buongiorno"
Cassandra si sta svegliando adesso.
Lentamente si stiracchia, aprendo gli occhi ancora impastati dal sonno. Davanti
a lei Filippo sta sorridendole, tenendo ancora una mano sulla sua spalla.
" ‘Giorno…"
Cassandra sorride al ragazzo,
allungando una mano sottile per accarezzargli il volto: ricorda tutto di quella
notte. Si sono baciati, lo sa bene. Un unico bacio, un lunghissimo bacio. E poi
solo il sonno che scendeva, la fatica del lavoro che diventava troppo forte, e
il profumo di Filippo che le entrava nelle narici e le faceva girare la testa.
" Dormito bene?"
" Benissimo. Ed è strano, visto che
sono su una sedia"
Filippo sorride ancora. Sembra non
riesca a farne a meno. Non dopo stanotte, perlomeno. Ha baciato Cassandra. Ha
baciato questa meravigliosa ragazza ancora mezza sdraiata su di lui che adesso
gli sta sorridendo con il sorriso più dolce che abbia mai visto in tutta la sua
vita.
" Beh, evidentemente eri troppo
stanca per accorgertene"
" Di cosa? Della sedia?"
" Già. Oppure che in realtà stavi
dormendo abbracciata a me"
Cassandra si avvicina al volto di
Filippo – lui ha gli occhi azzurri cerchiati da occhiaie scure, ma che brillano
comunque di felicità – e gli passa le braccia attorno al collo.
" In realtà credo di aver dormito
bene proprio per quello"
Si stanno baciando di nuovo adesso,
Filippo e Cassandra. E, molto probabilmente, Filippo perderà il
treno.
*
Un raggio di luce entra dalla
persiana ancora chiusa di una camera lasciata al buio, e si posa su due corpi
nudi e addormentati sdraiati al centro del letto. I due ragazzi sembrano immersi
in un sonno profondo, senza accenno di volersi svegliare. Dal palazzo di fronte
purtroppo però, un operaio diligente comincia il proprio lavoro esattamente in
quel momento. E così Vittoria e Giulio, infastiditi dal rumore del trapano e
dalla luce che comincia a entrare nella stanza, sono costretti a svegliarsi,
volenti o no. La prima ad aprire gli occhi è lei – capelli scarmigliati, trucco
colato e un grande segno rossastro alla base del collo. Ci mette un po’ a
rendersi conto del suo stato – cavolo, non è mica semplice svegliarsi dopo una
sbronza colossale e capire tutto al volo – ma non appena il suo sguardo si posa
sul corpo al suo fianco i conti le tornano: quella notte lei e Giulio hanno
fatto sesso. Vittoria spalanca gli occhi, sgomenta alla sola idea di esser
andata a letto con lui: diavolo, è uno dei suoi migliori amici! Come è potuta
succedere una cosa del genere?
Mentre la ragazza è ancora seduta
immobile a letto, le coperte tirate sul seno e l’espressione più sconvolta che
si possa immaginare, anche Giulio apre gli occhi. Lui – capelli molto più
arruffati di quelli di lei, due occhiaie che lo fanno assomigliare a un panda e
un paio di graffi molto profondi sulla spalla destra – ci mette un po’ di più
dell’amica a rendersi conto della situazione. Ci riesce solo quando, girandosi
attorno, vede che Vittoria lo sta guardando con espressione omicida e che, circa
due metri lontano dal letto, ci sono un paio di mutandine verdi – sicuramente
non sue.
"…Vi?"
" Per caso, potresti gentilmente
dirmi perché siamo nudi nello stesso letto?"
So che è passato davvero tanto tempo
dall'ultima volta che ho aggiornato, e vi prego di scusarmi, ma ho avuto
parecchie cose da fare e poco tempo e poca ispirazione per scrivere.
Mi auguro che vi piaccia anche questo
capitolo, sebbene sarei voluta riuscire a renderlo un pò meglio.
Fatemi sapere che ne pensate.
Baci,
Ciocco
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