La luce nell'ombra

di Michelle_Dayana
(/viewuser.php?uid=535249)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Non so come chiedere scusa ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


1
2
3
Sono tre le volte che ho cercato di fuggire da questa prigione dorata che mi imprigiona dal resto del mondo.
Alla fine ho rinunciato e adesso mi trovo qui a partecipare a questi balli così banali senza avere la possibilità di avere un modo per oppormi.
Questo è il mio destino e io lo devo accettare, non sono più la ragazzina sconsiderata, sexy e divertente che ballava fino a sfinire.
Ma in fin dei conti gli anni venti sono finiti e io devo accettarlo.
Elena Anderson non esiste più dalla morte dei miei fratelli, Niklaus e Rebecca, per mano di loro padre.
Non erano i miei veri fratelli ma nel mio cuore io sentivo che lo erano, anche se nel nostro mondo si potrebbe pensare che il sangue è alla base di tutto tra di noi non è mai stato così.
 
Flashback
 
Mi hanno trovata quando avevo poco più di otto anni che giravo per i vicoli più pericolosi di New Orleans, persa, abbandonata e impaurita. Cercavo di non farmi notare dalla gente ma allo stesso tempo volevo essere salvata da qualcuno, volevo essere protetta da tutti coloro che mi circondavano e avevano quelli strani occhi neri e i denti sporgenti.
Avevo sentito parlare di demoni che si aggiravano nella notte per trovare le loro prede e succhiare loro il sangue ma io avevo i miei genitori che mi avrebbero sempre protetto e nessun mostro si sarebbe avvicinato a me.
L’innocenza di una bambina che ha dovuto crescere troppo presto dopo essere stata abbandonata dalle persone che amava e di cui si fidava, non volevo crederci, sarebbero tornati a prendermi prima che qualcuno mi succhiasse via il sangue. Se rimanevo seduta dove mi avevano lasciata non avrebbero faticato molto a trovarmi.
Nel frattempo il tempo passava e la notte era scesa, la strada si stava riempiendo sempre di più e di mamma e papà non si vedevano tracce, una parte di me sapeva che non sarebbero tornati credo, ma in quel momento cosa ne potevo sapere? Volevo solo essere al sicuro lontano da dove mi trovavo.
Mentre piangevo cercando di non farmi notare non mi accorsi di una mano che mi afferrava una spalla, mi girava e io mi trovavo davanti a un ragazzo che non poteva avere più di diciotto anni, era con un gruppo di amici ma non sembravano spaventosi come il resto della gente che vedevo intorno a me.
Ancora non sapevo che le apparenze ingannano
-Ti sei persa piccolina?-
-No, sto aspettando la mia mamma e il mio papà-
-E loro sanno che sei qui?-
-Si, certo che si-
Guardò i suoi amici e si mise a ridere, io non ci vedevo niente di così divertente. Quando smisero di ridere lui si inginocchio per riuscire a guardarmi negli occhi e con una voce che oggi definirei suadente mi disse
-Non urlare, io e i miei amici abbiamo sete e tu sei così fresca-
Io ero immobilizzata, volevo parlare ma una parte di me mi diceva che non potevo, che dovevo rimanere in silenzio.

Lui mi si avvicino al collo e poi mi morse,il dolore era insopportabile e io volevo urlare ma non potevo

Dovevo rimanere zitta

Gli occhi mi si stavano chiudendo sempre di più e sentivo che stavo per cadere se non fosse stato per quelle braccia che mi tenevano ferma, avevo imparato che i demoni della notte esistevano e aveva capito che i miei genitori non sarebbero tornati a prendermi.

Io stavo per morire

Poi una voce iniziò a parlare, non capivo quello che diceva ma sembrava la voce di un angelo venuto lì per salvarmi.
La sola cosa che ricordo prima di svenire sono due figure, un uomo e una donna, venire verso di me spaventando il gruppo di ragazzi che avevano bevuto dal mio collo, prendermi in braccio e dirmi delle dolci parole
-Adesso sei al sicure Sweetheart-
E lo ero, lo ero davvero.

 
Fine Flashback
 
Adesso siamo nel 2013, io sono rinchiusa in questa casa, loro sono morti e io sarò morta prima che finisca questa festa se non mi decido ad andare al salone dove si trovano gli ospiti.
In fondo io sono il trofeo di Marcel e oggi, vengono dei suoi cari amici, quale occasione migliore per mostrare la sua conquista?
Basta pensare a Elena, adesso devo essere Katherine e indossare la maschera di freddezza e indifferenza che mi sono costruita negli ultimi sessant’anni.
Devo essere la bambolina indifesa mentre cerco di scappare da un mondo che mi sta troppo stretto, che non ha più significato.
-Katherine, tesoro, gli ospiti aspettano solo te quindi brutta schifosa scendi subito e fammi fare bella figura altrimenti il tuo bel visino potrebbe entrare a contatto con il sole senza protezione-
La minaccia di Marcel riesce a farmi scorrere un brivido lungo la schiena sia per il tono minaccioso che per la base di verità.

Lui lo farebbe.

-Arrivo subito Marcel-
-Bene allora vado a presentarti-
E così dicendo mi lascia nuovamente sola davanti alle scale, adesso devo solo scendere.
Sto attenta a non scivolare perché nonostante tutto l’equilibrio del mondo vorrei vedere qualsiasi donna camminare con dei tacchi come quelli che sto indossando in questo momento.
La gente mi sta fissando e ringrazio la maschera che indosso perché sono sicuramente diventata rossa.
Per spezzare il momento imbarazzante Marcel si avvicina a me e mi presenta al resto della gente
-Ecco a voi la mia perla più rara, è stato difficile trovarla e adesso non me la lascio sfuggire, la mia piccola Katherine-
Io, seguendo ciò che mi dice la testa e la mia educazione, faccio un piccolo inchino imbarazzato abbassando leggermente la testa e cercando di ignorare le mani di Marcel che si posano per niente delicatamente sul mio corpo. Sono fredde e dure, nonostante tutti gli anni trascorsi in sua compagnia ancora non riesco ad abituarmi alla sua presenza sul mio corpo.
-Come ho già detto prima non mi lascio mai sfuggire la mia piccolina ma questa sera la voglio affidare ad un mio caro amico, Nik.
Dovete sapere che posso dire di conoscere Nik da secoli e quindi questa sera durante questo ballo voglio vederlo aprire le danze. Un tempo era un ballerino provetto ma inspiegabilmente da un giorno all’altro ha smesso, voglio cogliere questo momento per farlo tornare a ballare e chissà la mia Katherine potrebbe risvegliare il tuo istinto da ballerino-
Questo Marcel non me lo aveva detto, adesso oltre al fatto che mi ha accoppiato ad una persona che neanche conosco devo anche ballare.

Io odio ballare

Mi ricorda i momenti in cui ballavo con Klaus e io non voglio ricordare, non in questo momento, adesso io sono Katherine, _Elena è rimasta chiusa in un angolo della mia mente.
Mentre faccio tutti questi pensieri un ragazzo di separa dal resto della gente e viene verso di me, saluta Marcel e poi si gira a guardarmi negli occhi e io
rimango incantata, non è un colpo di fulmine, non è amore a prima vista.

Molto peggio.

Si tratta di ricordi che si affollano nella mia mente mentre cerco di regolarizzare i battiti del mio cuore ripetendomi che il ragazzo, Nik, che mi sta porgendo la mano per invitarmi al centro della pista non è lui.
 
Non è Klaus
 

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La gente inizio a dirigersi verso la sala che era stata indicata da Marcel.
Io stavo ancora guardando Nik. Forza Katherine, tira fuori la freddezza a cui ti sei abituata da tempo. Lui assomiglia a Klaus ma non lo è, hai già sentito parlare di Doopleganger.
Lui è morto.
-Permettere Katerina?-
Disse trascinandomi al centro della pista
-Come sapete il mio vero nome?-
Se solo potessi dirgli che in nessun caso quello è il mio nome
-Sono al mondo da molti anni ormai e non mi sono mai piaciuti quei modi assurdi di adattare il proprio nome ai tempi moderni. Per questo motivo sono propenso a chiamarvi in questo modo-
-Io quindi come dovrei chiamarvi Nik?-
-Credo che Nik possa bastare. Attenzione-
In quel momento iniziava la musica. Un piccolo inchino e poi iniziamo a compiere dei mezzi giri senza far toccare le nostre mani.
Poi arrivo il momento e Nik e io ci avvicinammo ancora di più pronti ad eseguire il resto dei passi con le nostre mani strette le une sulle altre.
La sua presa era delicata ma decisa allo stesso tempo.
-Dite di essere sulla terra da molto tempo ormai. Sapete anche ballare così bene come dice Marcel?-
-Volete forse dire che non vi fidate delle mie doti da ballerino?-
Il tuo tono voleva sembrare minaccioso ma io riuscii a scorgervi un tono sarcastico e divertito.
-Non sia mai!-
Dopo la mia frase mi prese per la vita e mi fece fare un piccolo saltello.
Proprio come faceva Lui
I ricordi iniziarono a mischiarsi alla realtà senza che io potessi fermarli

-Klaus posso venire anche io alla festa questa sera?-
-No Elena. Sei ancora piccola per questo tipo di feste e poi sai che finiscono tardi. Pensi di riuscire a resistere sveglia così tanto?-
-Certo! Non sono piccola, ho già 10 anni e Bekha dice che sono una splendida signorina-
Provo anche a fare gli occhi dolci come ho visto fare a Rebekha ad un ragazzo ma la mia faccia non deve essere abbastanza convincente visto che Klaus scoppia a ridere.
-Non è divertente-
Metto il broncio
-Si, si lo so mia piccola dama- dice mentre cerca di trattenere malamente una risata
-Allora smetti di ridere-
Uffa, io volevo solamente andare ad un ballo
-Vuoi veramente partecipare a questa festa?-
Klaus nel frattempo si è inginocchiato per essere alla mia stessa altezza e i nostri occhi sono sullo stesso piano.
-Si Klaus, voglio ballare come le principesse-
-Allora siediti su quella sedia e fingi di essere annoiata-
-Cosa?-
-Tu fallo-
Faccio come mi ha detto e mi siedo. Lo vedo sistemarsi una cravatta immaginaria e poi venirmi incontro. Si inchina e mi sussurra
-Mademoiselle, mi concederebbe l’onore di questo ballo?-
-Oui mesieur-
E iniziamo a ballare.
Lui mi prende per la vita e aggrappata a lui compiamo un piccolo salto

 
Lui mi guarda e cerca una conferma nei miei occhi.
SI, può continuare il ballo.
Ora ci giriamo velocemente verso la parte opposta della sala mentre io gli do le spalle, uniti dalle nostre mani.

-Adesso mia piccola dama girati, ecco brava così-
-Ma Klaus adesso come faccio a sapere cosa fare?-
-Segui la musica e fidati di me-

Lui mi prende per le spalle e mi gira delicatamente in modo che i nostri occhi possano incrociarsi e io sussurro così piano che per un momento mi domando se l’ho pronunciato veramente un debole –Mi fido-

Continuiamo a ballare il nostro ballo fino a quando non sento degli aplausi e vedo Kol e Bekha che ci guardano sorridendo.
Kol si avvicina a noi con un sorriso
-Vedo fratello che hai trovato una perfetta compagna di ballo-
-Hai proprio ragione fratello, appena sarà abbastanza grande lei sarà la mia accompagnatrice a tutti i balli della città-
E io sorrido perché so che le promesse di Klaus sono reali.
Mi ha promesso che sarei stata al sicuro e lo sono. Mi ha promesso di visitare il mondo e lo faremo.
Ma soprattutto mi ha promesso di non lasciarmi mai e so che mai lo farà.

Il nostro ballo finisce così.
Con i nostri occhi incatenati e i miei ricordi che tornano al loro posto. Attorno a noi soltanto il silenzio. Vedo Marcel avvicinarsi con un sorriso e non riesco a capire se sia positivo oppure no.
-Wow Nik, vedo che non hai perso minimamente il tuo tocco. E tu mia preziosa Katherine, splendida come sempre-
Il suo sguardo mi terrorizza ma io sono voglio combattere, Klaus non mi avrebbe voluto così debole, è solo che Marcel è troppo pericoloso per sottovalutarlo.
-Ora gentili ospiti dirigetevi pure verso la sala da pranzo. Finalmente è arrivato il momento di cibarsi-
Mentre tutti si voltano velocemente per andare a succhiare via il sangue a qualche sfortunato umano io rimango nella sala da ballo assieme a Nik e Marcel.
-Nik prego noi dirigiamoci verso il mio studio così possiamo parlare. Quanto a te sgualdrina vai in camera tua. Non voglio più vederti per oggi-
Le sue parole sono come lame taglienti. Non tanto per il loro significato, a quello ci sono abituata, quanto al fatto che le abbia pronunciate davanti a Nik.
Lo vedo indurire la mascella come se si ritenesse offeso in prima persona ma poi si dirige con Marcel dalla parte opposta alla mia.
Forse è meglio così, ho bisogno di riposarmi.
 
POV Klaus
Come si permette Marcel a parlare così a Elena.
Perché lei è sicuramente Elena, anche se non capisco cosa ci faccia qui e perché non mi abbia riconosciuto. Oh ma a queste domande dovrà rispondere Marcel, e subito.
-Allora Marcel cosa mi dici di Katherine? Non mi avevi mai parlato di lei.-
Lo vedo nervoso in un primo momento. Ma poi il suo viso lascia spazio solo a un sorriso che potrebbe ingannare chiunque ma non me.
Lui sta per iniziare a mentire.
-Non c’è niente da raccontare, l’ho trovata che vagava per le strade di Chicago in evidente stato confusionale. Diceva qualcosa a proposito che aveva perso tutto e pensai che doveva essere la solita ricca che aveva perso tutto o al gioco o al bere. Quindi nessuno si sarebbe preoccupato se fosse sparita. Iniziai a prepararmi per attaccare quando le mi disse “Fai pure, bevi così almeno sarò morta come loro” a quel punto non ci sono riuscito e l’ho presa sotto la mia ala.
Non voleva rivelarmi il suo nome quindi ne ho scelto uno che piaceva a me. Per un certo periodo di tempo pensavo che poteva essere la mia compagna ma ha troppi momenti di BlackOut nella sua mente e quindi mi è utile solo per una cosa. Se capisci cosa intendo-
Questo era troppo. Volevo attaccarlo e farlo soffrire ma la mia maschera doveva mantenersi intatta.
Fortunatamente il mio telefono suono e la voce di mia sorella mi costrinse ad andarmene a casa.
-Mi dispiace Marcel ma sai com’è fatta Rebekha. Meglio che vada, ma ci vediamo domani. Posso venire con mio fratello Elijah per spiegarti tutta la situazione-
-Certo Nik, ma perché non ci vediamo da qualche altra parte?-
-Non vuoi ospitarmi in casa tua forse?-
-N..No certo che no, è solo che non vorrei che Katherine ascolti la conversazione e quindi..-
-Oh tranquillo, non ci sono problemi. Ci vediamo domani. Qui-
Detto ciò Sali in macchina e arrivai a casa il prima possibile. Scesi dall’auto e sbattei la portiera con violenza.
Neanche il tempo di entrare in casa che mi ritrovai ad urlare e a rompere tutto ciò che mi capitava a tiro.
-KOL, BEKHA-
-Cosa succede Nik? Calmati-
-Già fratellino giornata storta?-
-L’ho trovata-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Per un secondo l’aria che ci circondava era carica di silenzio e aspettative. I miei fratelli cercavano delle risposte, io cercavo di calmarmi per poter finalmente raccontare tutto. Ma non era facile, anzi era maledettamente difficile.
Vedere come quel mostro di Marcel tratta la mia Elena, vedere il suo sguardo vuoto, quando una volta era pieno di gioia e curiosità.
Ma quello che era ancora più difficile era il non essere stato riconosciuto da lei.
Perché non mi ha detto niente? Perché in tutti questi anni non si è fatta trovare?
Perché?
-Niklaus ti decidi a parlare?-
Povera Rebekha, arrivo da un ballo in cui avrei dovuto stringere un semplice accordo di alleanza arrabbiato come non mi capitava da molto.
E in più distruggo tutto quello che mi circondava.
-Elena, ho trovato Elena-
Sussuro certo che tutti coloro che sono nella stanza possono sentirmi.
Il primo a reagire è Kol, si allontana di un passo guardandomi con le lacrime agli occhi.
-Smettila Nik. Non sei divertente-
-Non era mia intenzione esserlo Kol-
Come può pensare che scherzerei su un fatto simile?
-Lei è morta fratello. A questo punto dovrebbe avere 112 anni, sempre se..-
-Non fosse diventata come noi-
-Ma..ma lei sarebbe venuta a cercarci. Ci avrebbe avvisato. Lei non..-
Finalmente Rebekha pronuncia qualche parola, anche se nel suo tono di voce è percepibile una nota di incredulità mista a speranza.
-Non so cosa è successo ma lei era lì, e ci ho persino ballato assieme-
-Credo che sia il caso di raccontare tutto per bene Niklaus. Sediamoci in salotto così almeno siamo più comodi-
Elijah non può capire appieno quello che stiamo provando noi tre. Lui non era con noi nel periodo in cui Elena ha fatto parte della nostra vita, era in giro per il mondo ad esplorare terre sconosciute e conoscere nuove culture.
Nel frattempo noi scoprivamo il mondo direttamente a New Orleans, grazie a una bambina di otto anni.
Se penso alla prima volta che l’ho vista mi chiedo come possa un semplice incontro cambiare tanto una persona.

Stavo passeggiando per le strade della mia città assieme a mia sorella, questa sera Kol aveva deciso di rimanere a casa. A quanto pare la sera prima aveva avuto un incontro focoso che si era prolungato più del previsto.
Era la solita serata tranquilla a New Orleans, di residenti umani quasi non se ne vedevano.
Avevamo un patto, dopo il calar del sole quelle strade erano nostre.
Sfortunatamente per loro e fortunatamente per noi, i turisti non erano a conoscenza di noi mostri, quindi la sera iniziavano i banchetti.
Bekha si era già stancata e stavamo tornando a casa nostra quando da una strada sentimmo dei neonati ridere e incitare il capo della loro banda. Era strano che dei giovani vampiri riuscissero a resistere alla tentazione e non attaccassero tutti assieme contendendosi la preda.
Preda che tra l’altro non riuscivo neanche a vedere.
Solo un secondo momento capì perché non riuscivo a distinguerla dal resto dei vampiri.
Perché era troppo piccola e magra.
Era solo una bambina.
In un momento pensai ad Henrik e corsi subito a salvarla, dietro di me c’è Rebekha inorridita da quello che stava succedendo.
Appena i neonati ci videro arrivare si immobilizzarono e la bambina si giro vero di noi.
Basto solo quel momento in cui i nostri occhi si incontrarono per farmi capire che l’avrei protetta come non avevo potuto proteggere mio fratello.

 
Quei suoi occhi marroni mi avevano incantato già dal primo sguardo e ora che li avevo ritrovati avevo capito quanto mi erano mancati.

Ci trovavamo tutti seduti in salotto, capivo che i miei fratelli si aspettavano il mio  racconto quindi inizia a raccontare della festa.
-Quando sono arrivato vi assicuro che ero pronto ad andarmene appena dopo due secondi. Marcel è sempre il solito megalomane con le feste sfarzose e tutto ciò che ne consegue, ma se vogliamo il suo aiuto per i problemi a Mystic Falls allora era meglio restare.
Quando mi si è avvicinato mi ha detto:
-Oh Nik, quanto tempo. Ma vedrai ho una sorpresa per te. Spero che tu non sia arrugginito-
In un primo momento non ho capito di cosa parlava ma poi ha inizia a presentare una giovane ragazza, una vampira, e ha detto che me l’avrebbe “Offerta”, neanche fosse un oggetto, per un ballo.
L’avevo già riconosciuta mentre scendeva le scale ma non volevo crederci.
Tutti i dubbi sono spariti quando abbiamo iniziato a ballare il nostro ballo. Era lei, era come le prime volte.
Eravamo ancora nel salotto a New Orleans, lei protestava per andare ai balli e io la facevo sognare.
Poi Marcel ha servito il pranzo e siamo rimasti noi tre nella sala.
Il tono con cui si rivolge a lei è inammissibile. L’ha chiamata sgualdrina.
Non posso ancora crederci che è ancora vivo.
Poi ho chiesto informazioni su questa ragazza, ma mi ha mentito. Ha detto di averla trovata a Chicago pronta a morire per mano sua, non ha mai rivelato il suo vero nome quindi Marcel le ha messo Katherine come nome-
Tutti erano in silenzio ognuno perso nei propri pensieri, nei propri ricordi.
-E lei non ti ha riconosciuto?-
-In un momento credo di si Bek, quando Marcel mi ha presentato come Nik e suo compagno di ballo nel suo viso mi è parso di scorgere qualcosa. Come se avesse visto un fantasma ma poi non ha detto niente. Tranne ad un certo punto, quando stavamo ballando credo che ha detto
-Mi fido-
E mi è sembrata ancora così fragile, avevo seriamente paura a stringerla troppo per non romperla-
-Ma se è una vampira non può essere fragile Niklaus-
-Lo so Elijah ma in lei c’è qualcosa che non va. In tutti i miei anni non ho mai visto nessuno con i suoi occhi, senza vita. Tutti i sorrisi che mostra alla gente sono falsi. E poi mi è sembrato di vedere paura, terrore puro quando Marcel si avvicinava a lei. Con un tocco di coraggio ma troppo poco per ribellarsi-
Vederla così debole mi ha ricordato quella bambina di otto anni nel vicolo.
Impaurita.
Sola.

-Voglio vederla Nik, voglio vedere la mia sorellina-
-Tutti noi lo vogliamo Bek ma come la mettiamo con Marcel? Abbiamo bisogno del suo aiuto, e iniziare una guerra non è il modo migliore per ottenerlo-
-Al diavolo il suo aiuto Kol. Io voglio mia sorella-
-Poi dillo tu alla biondina che i suoi amici moriranno definitivamente perché Marcel non ci ha aiutato. Quella mi fa paura-
Entrambi avevano ragione, dovevamo trovare una strategia.
-Kol, Bek e Elijah. So che siamo venuti qui con lo scopo di convincere Marcel a collaborare per salvare quelli che sono diventati i nostri amici, la nostra famiglia.
Ma io ho promesso anni fa che avrei protetto Elena, che sarebbe stata al sicuro e ho infranto tutto quello che ho detto. Quindi, anche se questo potrebbe significare litigare con Caroline, io proteggerò la mia famiglia, ed Elena fa parte della famiglia-
-Sono fiero di te Niklaus, ma forse è il caso che chiami tutti e gli avvisi del cambio di programmi-
Vedo i miei fratelli annuire e lasciare la stanza per farmi comporre quel numero che ormai ho imparato a memoria.
Risponde la segreteria.
-Love, devo chiederti scusa ma Marcel non potrà aiutarci. Per colpa mia, ho intenzione di sfidarlo e ucciderlo se necessario.
Prima che ti arrabbi devo raccontarti una storia quindi chiamami-
Due minuti dopo suona il mio telefono.
-Sweetheart sei..-
-Dimmi tutto. E vedi di essere convincente altrimenti evita di tornare-
-Ti ha mai parlato di Elena?-

Due ore dopo ho finito di raccontare tutto a Caroline, e sono anche riuscito a persuaderla dal venire qui a picchiare Marcel.
Mi sposto verso la cucina e trovo tutta la famiglia riunita, sul tavolo una busta bianca.
-Tutto ok sul fronte Mystic Falls. Concordano tutti come noi-
-Perfetto, ora Nik tu ed Elijah dovete tornare da Marcel. E mentre Elijah lo distrae tu vai da Elena e le dici chi sei-
-Cosa? Bek sei impazzita?-
Era troppo presto, avevamo bisogno di un piano
-No Nik, ha ragione. Io non voglio rimanere un giorno di più senza la mia piccola bambolina-
Era da tanto tempo che non vedevo Kol così deciso.
-Va bene, allora andiamo-
Non sarei riusciti a dissuaderli e sinceramente non ne avevo neanche la voglia.

Torno per la seconda volta nel giorno a casa di Marcel e lo vedo alla porta con sguardo preoccupato.
Elijah mi fa cenno di tacere, che ci avrebbe pensato lui.
-Nik, Elijah che sorpresa. Non vi aspettavo oggi-
-Oh si scusaci Marcel ma dobbiamo assolutamente partire oggi e quindi Niklaus si è offerto di portarmi subito per parlare con te. Direi che ora puoi invitarmi ad entrare e offrirmi anche qualcosa da bere. Poi togliamo il disturbo dalla città-
-Ma..ma no qualche disturbo e si certo entra pure Elijah, Nik-
-No, io in realtà avrei usufruito del pranzo che oggi ho saltato e poi avrei levato le tende-
Vedo Marcel più rilassato all’idea di non avermi attorno alla sua casa.
O alla sua prigioniera?
-Ah, in tal caso sai dove si trova la cucina. Serviti pure-
Con un cenno della testa lascio mio fratello a intrattenere Marcel per distrarlo e mi dirigo alla cucina, devo trovare un modo per localizzare Elena.
Non è molto difficile. Appena entro in cucina sento il suo odore.
-Katherina, so che sei qui-
Sento un respiro trattenuto e poi rilasciato, deve avermi riconosciuto.
-Siete voi Nik-
-Vi stavo cercando-
-Me? Cercavate me?-
Il suo tono è così sorpreso e scioccato. 
Sembra che sia da molto tempo che non viene considerata più importante di un'oggetto qualunque.
-Devo farvi una domande ed è molto importante che rispondiate con sincerità-
-Si, si certo-
-Avete ricordi della vostra infanzia da umana-
-Questo cosa centra?-
Oh mia cara dama, questo c’entra tutto.
-Rispondete vi prego-
-Si, ho ricordi della mia infanzia-
Ora la prossima domanda
-E avevate dei fratelli?-
-Non di sangue. Ma adottivi. Quattro fratelli e una sorella. Sebbene io non abbia mai conosciuto due dei maschi-
I numeri quadravano. Lei non ha mai conosciuto Finn ed Elijah
-E ora ditemi Katherina, non mi riconoscete?-
-N…no-
C'è incertezza nella sua voce.
Mente
-Vi dimenticate cosi velocemente di vostro fratello?-
Sul suo viso passano tutte le emozioni del mondo.
Stupore (Al rincontrami o alla mia schiettezza?)
paura (Di me o di Marcel?)
speranza (Del fatto che io sia veramente chi di essere oppure no?)
felicità (Per avermi ritrovato forse?)
-Mio fratello è morto, tutti loro sono morti-
Più che una frase rivolta a me sembra che stia cercando di autoconvincersi.
Poi inzia a guardarmi e sembra persa in un mondo tutto suo mentre mi scruta fin dentro l'animo.
Saranno questi i FlashBack di cui parlava Marcel?
La preocupazione mi fa tardare al capire completamente quello che ha appena detto.
Morti?
-Cosa? No. Siamo vivi. Tutti noi. Kol e Bekha ci aspettano mia piccola dama-
Come le è venuto in mente che eravamo morti?
Anche se questo spiega perché non ci ha mai cercato.
-Come mi hai chiamato?-
-Mia piccola dama, è così che ti ho sempre chiamato Elena-
Sembra che questo basti a convincerla, il sopprannome o il suo nome vero? 
Non so ma ha capito che non mento.
-Klaus, sei veramente tu?-
Stava per piangere, e se non fossi stato l’ibrido originale avrei pianto anche io
-Si Elena, sono io-
E poi mi trovai con la parte mancante del mio cuore stretta tra le mie braccia.
La mia sorellina era di nuovo con me.
Ora potevamo vivere di nuovo

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Non so come chiedere scusa ***


Eccomi qui, veramente molto imbarazzata e senza neanche sapere cosa dire per poter chiedere scusa. Chiedere scusa per il ritardo (Che non è neanche un vero ritardo ma proprio un abbandono in piena regola!), chiedere scusa per aver fatto una cosa che personalmente odio profondamente che è quello di lasciare le storie a metà ma soprattutto chiedere scusa per non aver chiesto scusa prima. Sono passati anni dall'ultimo aggiornamento e adesso sono qui a scrivere molto probabilmente a nessuno ma sentivo che era giusto farlo. Ho iniziato a scrivere questa storia quasi per caso, poi l'ho lasciata fino a quando una ragazza non ha scritto un meraviglioso commento che mi ha fatto scrivere ancora per poi lasciarla nuovamente. E adesso sono qui, all'Università, con mille progetti in testa e mille sogni da realizzare e sento che non posso ritenermi pronta a realizzare questi sogni se prima non chiudo ciò che avevo iniziato. Perciò sono qui per dire che si, la storia avrà una fine. I capitoli scritti fino ad ora non saranno modificati ma sicuramente quelli che verranno avranno uno stile diverso, più maturo forse, non so. Quindi si, la storia avrà una fine sperando che qualcuno la legga ancora. Un saluto e ancora scusa ma prometto che troverò un modo per farmi perdonare

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2154554