I can't face the dark without you.

di Silver Shadow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Favore. ***
Capitolo 2: *** Proposta. ***
Capitolo 3: *** Malore ***
Capitolo 4: *** Finalmente ***
Capitolo 5: *** Partenza ***
Capitolo 6: *** Casa ***
Capitolo 7: *** Sorpresa inaspettata ***
Capitolo 8: *** Coppia ***
Capitolo 9: *** Mare ***
Capitolo 10: *** Gita ***
Capitolo 11: *** Incidente ***
Capitolo 12: *** Confessione ***
Capitolo 13: *** Disguido ***
Capitolo 14: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Favore. ***


Capitolo 1° : Favore.

Un caldo sabato di giugno, l’ultimo giorno di un faticoso e stancante anno scolastico. I professori non reggevano più e rinunciavano a spiegare ancora qualcosa dato il poco interesse da parte nostra. Quasi tutti i miei compagni chiacchieravano tra loro, altri facevano strani disegnini su pezzi di carta, altri ancora dormivano. Shizuku invece, era sempre attenta ad ogni parola del prof. Per lei, lo studio veniva prima di tutto. Continuavo a guardarla anche se probabilmente lei se n’era accorta. Erano passati molti mesi dall’ultima volta che mi aveva detto di amarmi, ma pur non essendone più così sicuro continuavo ad amarla con tutto me stesso, come il primo giorno, ancora pienamente convinto di riuscire a farla invaghire di me almeno la metà di quanto lo ero io.
Ultima campanella, tutti gli studenti uscivano in fretta urlando e gettando via libri o zaini. Eppure, io non capivo proprio cosa ci trovassero di bello nella fine della scuola.
Per tutti i tre anni delle scuole medie ero rimasto a casa studiando il programma delle superiori, così non avevo assolutamente nulla da fare. Ma il problema non era questo. Non avrei visto Shizuku per chissà quanto tempo, come avrei fatto?
Natsume: Miiitty! Oggi è una bellissima giornata, e inoltre non abbiamo compiti per domani visto che la scuola è finita e abbiamo tanto tempo libero, perciò pensavo che potremmo uhm.. A-andare a pranzo insieme! Lo faresti? Oh per favore per favore per favoooore!
Era proprio da Natsume, con le mani incrociate e gli occhi pieni di lacrime, implorare Shizuku di fare qualcosa con lei. Natsume teneva moltissimo a Shizuku, anche se la cosa non sembrava essere esattamente reciproca.
Shizuku: Huh? A pranzo insieme? E perché mai?
Natsume: Ma come perché?! Oggi è l’ultimo giorno di scuola e dovremmo festeggiarlo insieme!
Shizuku: Non c’è assolutamente nulla da festeggiare.
Anche questo era proprio da Shizuku, risposte fredde seguite da un andar via tranquillo e spensierato. Sorrisi continuando a seguirla con lo sguardo, senza accorgermi che Natsume continuava a sbraitare e ad agitare le braccia di fronte a me.
Natsume: Haru.. Haaaruuu!
-Ehi Natsume, che ti prende?
Natsume: Ecco, uhm, io mi chiedevo se tuuu..
Sapevo bene cosa voleva Natsume quando se ne stava a testa bassa toccando gli indici fra loro ed esitando.
Natsume: N-non è che potresti convincere Mitty ad uscire con me?!
Sbiancai. Convincere Shizuku di qualcosa? Era una lotta senza speranza di vincita!
-EEEEH? M-Ma perché io?
Natsume: Perché tu sei la persona più vicina a lei! E, ecco,dovteste venire anche tu e Sasayan.. Per favore è importante! Tipregotipregotiprego!
Sospirai. Come dire no a Natsume? Soprattutto quando insisteva così.
-Va bene va bene..
Le si illuminarono gli occhi e le si disegnò un sorriso sul volto che partiva da un orecchio e arrivava all’altro.
Natsume: Lo faresti davvero? Ooooh grazie grazie grazie Haru!
La guardai andar via saltellando tutta contenta,chiedendomi cosa ci fosse di così importante da dire o da fare per convincere Shizuku ad andare ad un semplice pranzo. Scrollai le spalle e mi incamminai verso casa sua.
Intanto pensavo, ma in che accidenti di guaio ero andato a cacciarmi? Mettersi contro quella ragazza era come tentare di sconfiggere un tornado.. Ecco, lo sapevo, scaricano tutti il lavoro pensante su di me!
Comunque, arrivato all’inizio delle scale che portavano a casa di Shizuku,mi sedetti e l’aspettai. Sapevo che non era ancora arrivata perché avevo preso una scorciatoia.
Quando la vidi arrivare a passo lento leggendo uno dei suoi piccoli libri, mi alzai. Ogni volta che la vedevo la sensazione era sempre la stessa, anche se facevo di tutto per non farla trasparire.
-Ehi Shizuku!
La salutai con la mano sorridendo apertamente, e lei, con la sua solita freddezza, alzò lo sguardo dal libro e mi rivolse poche parole.
Shizuku: Che ci fai qui, Haru?
-Volevo chiederti una cosa.
Shizuku mi guardò con aria perplessa e si fermò a qualche gradino rispetto a dove stavo io.
Shizuku: Sii breve,non ho molto tempo da perdere.
Queste sue ultime parole mi suonarono strane, cos’altro aveva da fare se la scuola era finita e non aveva da studiare? Comunque sorvolai la domanda per evitare polemiche e andai dritto al punto.
-Ecco,mi chiedevo.. Come mai non hai acconsentito ad andare a quel pranzo? Natsume continuava a ripetere che era importante..
Shizuku: Sei venuto fin qui solo per dirmi questo?
La guardai senza batter ciglio e dopo qualche attimo di silenzio Shizuku prese la parola.
Shizuku: Ad ogni modo, io e Natsume abbiamo concetti diversi di “importante” , e come ti ho già detto, non ho tempo da perdere.
Ricominciò a salire le scale ma l’afferrai in tempo per un braccio, quando mi accorsi che non aveva ancora appoggiato bene il piede sul gradino, e scivolò verso dietro. Non appena realizzai che avrebbe fatto un gran bel volo dalle scale, prontissimo l’afferrai per la vita evitandole moltissimi bernoccoli e qualche ferita. Riuscii a vederla arrossire anche se continuava a restare voltata per non farlo notare, quindi sorrisi, quando mi venne in mente un pretesto per accontentare Natsume. Mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai poche parole.
-Adesso mi devi un favore. Vieni con me al pranzo con Natsume e siamo pari.
Shizuku mi spinse via rialzandosi, come al solito,ma continuando ad essere rossa, quindi rimanendo di spalle per non lasciarmene accorgere. Tuttavia sospirò e si arrese, alla fine non c’era nessuno che poteva convincerla meglio di me.

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Capitolo 2
*** Proposta. ***


Abitualmente non mi sarei fatto tanti problemi per il silenzio persistente di Shizuku durante il tragitto, ma in quei pochi minuti il suo silenzio mi sembrava piuttosto strano, come malinconico o comunque pensieroso. Shizuku era una ragazza molto chiusa ed introversa, e inoltre non lasciava mai trasparire le sue emozioni a nessuno e in nessun modo, il che mi preoccupava un po’. Avrei voluto sapere cosa le passava per la testa, poterle stare vicino ma lei non me lo permetteva mai.
Poco dopo arrivammo al locale dove ci aveva “convocati” Natsume, e dopo essere entrati notammo subito che, al tavolo dove c’erano Natsume e Sasayan, erano seduti anche Yamaken e i suoi. Mi irrigidii e aggrottai le sopracciglia. Che fossero venuti ad importunarci?
Non appena entrammo, Yamaken ci notò e si voltò verso di me. Mi guardò con un volto pieno di inespressività che mi irritava ancora di più, strinsi il pugno ad un passo dal saltargli addosso e prenderlo a botte, ma la mano di Shizuku che toccava il mio polso mi fermò. Spalancai gli occhi e la guardai, notando con dispiacere che lei guardava verso Yamaken.
Lo sfacciato,naturalmente, alzò il braccio salutandola per indicare a quale tavolo erano seduti dimenticandosi completamente della mia presenza. E pensare che una volta eravamo amici. 
Natsume, guidata dalla sua solita curiosità, controllò chi stesse salutando Yamaken, e appena ci notò si alzò in piedi sorridente come al solito e ci venne a prendere, trascinandoci sulle sedie vicine che avevano lasciato apposta per noi.
Yamaken: Oh, ciao Shizuku, che piacere rivederti!
Shizuku solo annuì,senza proferire parola. Sorrisi compiaciuto nel vedere che lo ignorava del tutto, dopodiché mi rivolsi a Natsume (mi aveva fatto salire un’ansia dell’altro mondo).
-Allora, Natsume, come mai ci hai riuniti qui? E, cosa più importante.. Loro cosa ci fanno seduti assieme a noi?
Guardai storto Yamaken e i suoi. La loro presenza bastava a farmi venir voglia di fare a botte, e probabilmente Natsume se ne accorse.
Natsume: Oh su Haru non agitarti! Adesso vi spiego tutto.. Innanzitutto prima che iniziate a bisticciare voglio dirvi che siamo qui per stare in compagnia e per il gusto di stare insieme, siamo amici accidenti! E poi uhm.. Beh ragazzi voi siete i miei amici più stretti e anche –e qui abbassò la testa- gli unici che ho.. Perciò volevo farvi una bellissima proposta! 
Sasayan: Di che cosa si tratta?
Natsume: Pochi giorni fa mio padre mi ha detto di avere una casa al mare a solo un paio d’ore d’auto da qui, dove non eravamo mai andati perché non avevano tempo libero, e siccome anche quest’anno almeno per adesso i miei genitori devono lavorare, mio padre ha pensato bene di darmi le chiavi di questa casa così che io possa andarci per tre giorni, e ha acconsentito a far venire anche voi! Che cosa ne pensate di passare le vacanze insieme?
Erano tutti entusiasti all’idea, acconsentivano felici di poter passare una settimana da soli lontani dagli adulti. Anche a me, in realtà, l’idea garbava molto. Mi dava fastidio che dovesse esserci anche Yamaken, ma ciò che mi dava più gioia era passare tre interi giorni senza interruzioni con Shizuku. Forse sarei riuscito a definire le cose con lei.
La guardai. Il suo volto inespressivo e la sua aria distaccata mi davano il sospetto che non avesse ascoltato ciò che avevamo detto.
-Shizuku, e tu cosa ne pensi?
Shizuku: E io cosa ne penso di cosa?
Come pensavo. Sospirai, ma mi venne spontaneo un sorriso.
-Non hai ascoltato ciò che ha detto Natsume?
Shizuku: Beh in realtà no. Te l’ho già detto, io e Natsume abbiamo concetti differenti di “Importante”. Quasi sicuramente non m’importa.
-Non t’importa avere la possibilità di passare una settimana al mare con noi?
Shizuku mi guardò alzando un sopracciglio,non sembrava capire.
-Natsume ha scoperto di avere una casa al mare che il padre gli ha affidato, e così ha pensato di invitarci.. Non ti piacerebbe?
Shizuku: Come pensavo. Non m’importa  minimamente di passare delle vacanze al mare, o comunque di passarle con voi. Ho di meglio da fare.
Detto ciò, si alzò indifferente e andò via senza neppure salutare.
Rimasi sbigottito. Sembrava ancora più scontrosa del solito, non capivo cosa le succedeva. Naturalmente,senza dare spiegazioni a nessuno, scappai fuori anche io e le andai dietro, mettendomi al suo fianco non appena la raggiunsi. Allungai la mano verso il suo braccio per farle una carezza in modo da calmarla, ma…
Shizuku: Va’ via!
Cominciò a correre velocemente verso casa sua, e riuscii appena ad intravedere una lacrima che cadeva sul pavimento. Improvvisamente, mi sentii spaventato. Se anche l’avessi rincorsa, cos’avrei fatto vedendola piangere? Come avrei dovuto reagire? Che cosa avrei dovuto dirle per tranquillizzarla? Mi salì una così strana paura che non avevo mai provato, che mi bloccò. Ma quando pensai a Shizuku da sola chiusa nella sua stanza col volto rigato dalle lacrime spazzai via come vento tutta quella stupida paura improvvisa ed insensata che mi aveva colpito e cominciai a correre ancora più veloce. Dovevo solo raggiungerla, abbracciarla e farle sentire che per qualsiasi cosa, io sarei stato sempre con lei.

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Capitolo 3
*** Malore ***


Il caldo non mi aiutò nella mia corsa verso casa di Shizuku, dove batteva il sole più che mai. Arrivato alla base delle scale, appoggiai le mani sulle ginocchia piegandomi appena e ansimando. Le gambe mi facevano male ed ero a stomaco vuoto da molto tempo, cominciavo a sentirmi male. Tuttavia, reggendomi alla ringhiera, cominciai a salire le scale fino ad arrivare in cima, per poi accorgermi che la finestra della camera di Shizuku era aperta. Lei era lì, sul letto, le mani che le coprivano il viso, nessun rumore. Non singhiozzava, soffriva in silenzio. Presi il mio maglione con una mano nel punto in cui c’era il cuore. Sentivo una fitta molto forte, come se all’improvviso tante corde allentate si fossero strette tutte insieme senza lasciarmi il tempo o il modo di respirare. Deglutii. Entrai silenziosamente dalla finestra, e mi sedetti sul pavimento accanto a lei. Non mi notò. Spostò una mano dal viso solo quando allungai la mia verso i suoi capelli, e li toccai.
-Sembrano i fili di una ragnatela. Forti e sottili.
Gliel’avevo già detto un po’ di tempo fa. Speravo che le avesse fatto un effetto benevolo. Lei mi vide, lì, nella sua stanza, all’improvviso, e non mi disse nulla. E non s’infuriò. E non mi chiese com’ero entrato. Solo, mi guardò. E io la guardai. Aveva il naso rosso, gli occhi gonfi e le guance rigate dal viso. Mi faceva molto male vederla così. Cominciai a sentirmi strano e a vederci male, mi sentivo sempre più debole e leggero. L’ultima cosa che ricordo, è che le sorrisi.

Mi svegliai. Mi girava la testa. Inizialmente mi sembrava che tutta la mia mente si era improvvisamente svuotata. Poi mi resi conto. Ero steso su un letto. Sul letto di Shizuku. Riuscii a distinguere il sole che stava tramontando attraverso la sua finestra. C’era un buon profumo, era il profumo di Shizuku. E lei era seduta vicino a me, e il suo volto non era più rigato dalle lacrime. Sorrisi, o almeno credo che lo feci, non sentivo più i muscoli, non riuscivo a muoverli. Non sapevo che ore erano, e Shizuku mi toccava i capelli.
Shizuku: Un colpo di sole. Sei svenuto.
Sembrava leggermi nella mente, a volte. Mi sentivo ancora molto stanco e confuso.
Shizuku: Ho chiamato Mi-Chan. Sta venendo a prenderti.
Mi rattristai improvvisamente. Io volevo stare con lei. Dovevo chiederle perché piangeva, dovevo convincerla a venire con noi al mare,tutti insieme. Ma le forze sembravano essere completamente assenti anche per parlare.
Shizuku: Haru…
La guardai. Amavo come pronunciava il mio nome di solito, anche se in modo aggressivo. Ma stavolta, l’amavo ancora di più. Per la prima volta, il suo tono era così dolce. Il mio nome pronunciato con tono dolce da Shizuku, suonava così bene.
Shizuku: Mi è preso un tale spavento quando hai perso i sensi sul pavimento. Pensavo che ti fosse successo qualcosa di grave. Non farlo mai più.
Di nuovo, credo che sorrisi. Trovai appena le poche forze per avvicinare la mano alla sua guancia. Non disse nulla, non fece nulla. E nuovamente, solo mi guardò. E restammo così per un po’. E andava tutto bene.

Quando riaprii gli occhi, ero di nuovo a casa mia, sul divano. Avevo una flebo attaccata al polso, e mi sentivo più in forze. La testa non mi girava più, e non ero poi così assonnato. Notai Mi-Chan che fumava vicino la finestra e provai a muovere qualche arto per tornare ad avere la padronanza del mio corpo,e funzionò. Poco dopo, realizzai che anche Shizuku era lì, e stava leggendo. Mi sentii davvero felice, ero entusiasta di poter raccontare in giro che l’unica volta che sono svenuto quando mi sono svegliato Shizuku c’era. Era una cosa di cui andare fieri.
Veramente, Shizuku c’era sempre e in ogni caso. Lei era proprio la mai eroina.
Non appena mi sentii davvero in forze così da potermi alzare, lentamente mi tolsi l’ago della flebo (la cui medicina che vi era all’interno era finita già da un po’) e mi misi seduto, per poi alzarmi lentamente.
Shizuku: Con quanto hai dormito, stanotte la passerai in bianco.
Sorrisi, stavolta consapevole del fatto che lo stavo facendo. Mi sedetti accanto a Shizuku e mi avvicinai scrutando il libro, interessato.
-Di che si tratta?
Shizuku: è un libro che ci hanno assegnato come compito per le vacanze, e ho pensato di cominciarlo.
Come previsto. Shizuku non smetteva proprio mai di studiare.
Giocando, le sfilai il libro dalle mani e lo appoggiai sul tavolo. Lei mi guardò innervosita, e la cosa mi divertì un mondo.
Shizuku: Haru, ridammi il libro!
-E perché mai dovrei?
Shizuku: Perché lo stavo leggendo, no? Avanti, muoviti!
-E se io non volessi?
Andammo avanti così per non molto. Amavo stuzzicarla, o comunque giocare con lei. Non mi chiese nulla su come stavo, perché era abbastanza ovvio. Quando mi ricordai che l’ultima volta in cui ero in piena coscienza di me e che l’avevo vista era mentre stava piangendo, mi feci serio, e la guardai.
Shizuku: E adesso cosa c’è?
-Shizuku, perché piangevi?
Shizuku spostò lo sguardo, e sembrò rabbuiarsi. Il suo volto si fece di nuovo triste e potevo quasi sentire i pensieri che si accumulavano e facevano rumore nella sua testa. L’abbracciai, d’impulso. E lei mi lasciò fare, senza reagire. Riuscivo a sentire il suo profumo, quindi mi resi conto che eravamo così vicini e che lei non opponeva resistenza, e improvvisamente sentii un forte desiderio di baciarla. Ma quando realizzai che la sua testa era nascosta nell’incavo del mio collo, e le sue braccia iniziavano a cingere in modo debole i miei fianchi, capii che tutto ciò di cui lei aveva bisogno in quel momento era solo ciò che c’era già.
Shizuku: Mi sento al sicuro qui, Haru.
Sentii le mie guance scottare. Stavolta non era solo il suo tono,ma anche le sue parole. Sentivo che sarei potuto esplodere da un momento all’altro. Così, in quel momento, capii che l’amavo davvero tanto. E che forse, anche io le piacevo un po’.
Shizuku: Anche quest’anno la mamma doveva venire a trovarmi per le vacanze estive. Sono 6 anni che lo dice, e sono altrettanti anni che trova impegni all’ultimo minuto e rinvia all’anno successivo. Mi manca molto, e io non posso fare nulla per calmare questa sensazione.
Il collo della mia maglia cominciò a bagnarsi. Le sue lacrime cadevano lente e silenziose sulla mia spalla, e a quel punto la strinsi più forte. Non c’era modo migliore di farle capire che non l’avrei lasciata andare, mai.

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Capitolo 4
*** Finalmente ***


Dopo aver lasciato sfogare Shizuku e averla tranquillizzata un po’, decidemmo di uscire. Era troppo tardi per cenare e troppo presto per dormire, e nessuno dei due aveva fame o sonno.
Qualche minuto prima, chiuso in bagno per non farmi sentire e senza far capire nulla a Shizuku, feci una chiacchierata al telefono con Natsume.
Natsume: Allora? L’hai convinta?
-Sono successe molte cose Natsume, non ho avuto tempo di parlarci. Lo farò presto.
Natsume: Haru è urgente, tutti mi hanno dato conferma e sono già pronti! La partenza è fissata per domani!
-Si, si, lo so.. Non preoccuparti, ce la farò. Per domani, avrai la conferma che Shizuku verrà assieme a noi.
Natsume: è quello che mi auguro, ma fa’presto! E oh, a proposito, sai cosa le è successo? Mi sono sentita male quando l’ho vista correre via a quel modo, l’ho pensata tutto il giorno..
-Sta’ tranquilla Natsume, è tutto risolto. Ora però devo scappare, giuro che entro stanotte ti faccio sapere. A presto.
Natsume: A presto!
Sospirai e uscii dal bagno, pensando a come fare con Shizuku. La vidi vicino al tavolo che sistemava il suo libro nella borsa. Guardai fuori dalla finestra e notai che era sera, sorrisi e presi un giubbino.
-Usciamo?

Facemmo una passeggiata senza dirci nulla, e fu davvero rilassante. Non sentii la pressione che avevo sentito mentre stavamo andando al ristorante insieme per incontrare Natsume e gli altri. Forse perché questa volta sapevo che non ci sarebbero stati risvolti negativi. Eravamo solo io e lei, e una panchina vicino al fiume dove ci sedemmo dopo una buona mezz’ora di cammino.
Shizuku: Sono così stanca, ho le gambe a pezzi. Non sono abituata a camminare tanto.
Mi limitai ad ascoltarla e a sollevare lo sguardo verso il cielo. Le stelle erano così belle, e più le guardavi più sembrava che ne apparissero. Mi venne naturale una frase.
-Non mi hai ancora dato una motivazione per cui non dovresti venire al mare con noi.
Calò il silenzio. Shizuku non disse una parola, ma non sembrava davvero turbata dall’idea di andare in vacanza insieme. Anzi, a me sembrava piuttosto felice, anche se non lo mostrava affatto. Forse si voleva solo mostrare più forte.
Shizuku: A dire la verità, non ho nessun motivo per cui non dovrei venire con voi.
Bingo.
-Allora qual è il problema?
Shizuku: E’ che mi sembra talmente strano. Io sono sempre stata sola, ma da quando ho incontrato voi la mia vita è cambiata, è stata stravolta, e già questo per me era sconvolgente. Ma addirittura passare le vacanze con gli amici, è una cosa di cui non riesco a capacitarmi.
Era spaventoso come la sua paura e la sua (probabilmente) mancanza di autostima la bloccassero così spesso con noi. Volevo farle capire che poteva essere sé stessa, e che con noi doveva sentirsi.. Libera, ecco. Come a casa. Volevo che noi fossimo la sua casa. Bhe, io volevo esserlo.
-Shizuku, voi ragazzi, per me come per te, siete le uniche persone che ho e che io abbia mai avuto. Sono stato rifiutato dai miei genitori, dai ragazzi della mia età e persino da mio fratello. Mi sono dovuto aggrappare a Mi-Chan, perché avevo solo lui. Ma poi ho conosciuto te, e da allora non c’è più nulla che mi spaventa. Se tu ci sei, va bene. Anche io a volte mi sento a disagio anche se ormai conosco Natsume e Sasayan da tanto tempo, e Yamaken e i suoi da ancora più tempo e, sinceramente, credo che tutti si sentano così nel gruppo. Ma tutto ciò che vogliamo è smetterla di essere soli, anche se è difficile dopo tanto tempo passato unicamente con noi stessi. Bisogna abituarsi all’idea di avere qualcuno a cui teniamo e di cui dobbiamo prenderci cura, ma questo non deve fermarti.
Shizuku mi guardò come se avessi detto le parole più belle del mondo, e vidi per un attimo un luccichio nei suoi occhi. E poi vidi il suo sorriso, e non potei fare a meno di sorridere anche io.
Shizuku: Partirò con voi molto volentieri.
A quel punto, il mio sorriso si allargò di più. Ero felice di averla convinta a non avere paura delle persone, anche se era perfettamente giustificato. Ma ero ancora più felice di avere la certezza di poter passare tre giorni in vacanza con Shizuku.
Senza dire nulla, la presi per mano e mi alzai, incamminandomi verso casa sua per accompagnarla.
-Domattina alle 9:00 partiamo. Cerca di fare in fretta.
Shizuku: CHE COSA?
-Non è colpa mia se tu sei così difficile da convincere!
Shizuku: Non è colpa mia se ne hai parlato solo ora!
-Non è colpa mia se ho preferito starti accanto invece di parlartene!
Shizuku: Non è colpa mia se sei svenuto e ne abbiamo parlato così tardi!
Mi misi a ridere senza motivo all’improvviso. Mi sentivo bene. Quegli stupidi e insensati battibecchi con Shizuku mi mettevano sempre allegria, non so perché. Lei mi guardò con aria perplessa, e quasi offesa, ma alla fine rise anche lei.
Mentre camminavamo per tornare a casa, notai che Shizuku si teneva le braccia con le mani stringendosi nelle spalle. Tremava un po’. Mi tolsi il giubbino e mi avvicinai appoggiandolo sulle sue spalle.
-Hai freddo?
Shizuku arrossì. Era sera e si teneva voltata per non lasciarmelo notare, ma io me ne accorsi lo stesso.
Shizuku: Ora non più.
Arrivati alla base delle scale del suo appartamento, si voltò verso di me.
Shizuku: Bhe, grazie per avermi ascoltato e per il tuo, uhm, giubbino.
Fece per toglierselo ma la fermai.
-Voglio che lo tenga tu. Come ricordo di questa giornata, ammesso che per te valga la pena di ricordarlo quanto vale per me.
Spalancò gli occhi, sorpresa. Intuii che nessuno le aveva mai fatto un regalo simile,o comunque detto una cosa simile. Ed ero felice di essere stato il primo.
-Buonanotte, Shizuku.
Lei mi afferrò per le spalle all’improvviso, e mi abbracciò. Ma non un semplice abbraccio, un abbraccio più col cuore che col corpo. Mi ricordai di quella volta che stavo piangendo perché avevo capito che Yamaken e i suoi non erano davvero miei amici, e lei mi ha abbracciato. E io, naturalmente,feci lo stesso. Quindi si staccò dopo qualche secondo, e disse solo due parole.
Shizuku: Buonanotte, Haru.

 

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Capitolo 5
*** Partenza ***



Erano le 5 del mattino. Ero stato costretto a svegliarmi perché avevo passato tutto il giorno prima con Shizuku,e non avevo potuto fare le valige. Fortunatamente, Mi-Chan si era offerto di aiutarmi, e quando andai in cucina per la colazione, con il pigiama tutto spiegazzato e i capelli fuori posto, lo trovai già seduto a bere il caffè, sul tavolo, e di fronte al suo posto c’era una tazza di cappuccino e dei biscotti. Non avevo idea di come facesse a sapere sempre cosa volevo.
-Buongiorno, Mi-Chan
Mi sorrise.
Mitsuyoshi: Buongiorno, Haru. Oggi parti?
-Si, e credo che devo anche muovermi..
Ero a dir poco esaltato all’idea di stare per una settimana con i miei amici, e immaginavo come avremmo passato i nostri giorni mentre facevo colazione. Ero talmente perso nei miei pensieri che morsi la tazza invece del biscotto.
-Ahi! Ma che..
Mi-Chan rise, alzandosi e avviandosi verso il lavandino, sciacquando la tazza doveva aveva bevuto.
Mitsuyoshi: Sei con la testa fra le nuvole per questo viaggio, vero? Comincio a tirare fuori la valigia e i tuoi vestiti, raggiungimi appena finisci.
Mi-Chan era sempre disponibile con me,ed ero felice di essere andato a vivere da lui.
Non appena finii i miei biscotti e il mio cappuccino andai in stanza, sbadigliando. Mi-Chan aveva già tirato fuori tutti i miei vestiti preferiti, proprio quelli che avevo intenzione di portare, e mi aveva anche sistemato in una borsa termica qualche bottiglia d’acqua per il viaggio. Aveva pensato proprio a tutto, e mi aveva anche letto nel pensiero. Pazzesco. Un momento, ma allora alzarmi così presto non era servito a nulla?
Intanto però, fra vestiti, scarpe, oggetti, saponi e roba varia, si erano fatte le 8. Io ed i miei amici ci eravamo dati appuntamento alle 8 e mezzo davanti scuola, per trovarci e caricare i bagagli in auto. Mi vestii in fretta, ma non appena mi misi i pantaloni e cominciai a camminare ebbi una sensazione di scomodità, ed era strano perché di solito i miei pantaloni erano tutti così comodi, finché non capii che mi ero vestito così velocemente che avevo messo una maglia al posto dei pantaloni. Mi sentii stupido e saltellai verso la mia stanza cercando di non farmi vedere da Mi-Chan.
Mitsuyoshi: Andiamo, Haru! Ci vuole così tanto?
-Arrivooo!
Mi-Chan era già in macchina, e aspettava che scendessi gli ultimi due bagagli. Dovevo sbrigarmi, non avrei mai voluto fare ritardo ad un evento così importante.
Scesi le scale in fretta e in furia nonostante il peso dei due bagagli, li scagliai senza pensarci nel cofano facendo anche spostare la macchina e lo richiusi, dopodiché salii.
-Andiamoandiamoandiamoandiamo!
Mi-Chan mi guardò come se fossi uno psicopatico da manicomio.
Mitsuyoshi: Mi hai spostato la macchina con due bagagli?
-Andiamoandiamoandiamoandiamoandiamooo!
Mi-Chan capii che non c’era assolutamente nulla da fare con me, girò gli occhi sorridendo e senza pensarci due volte partì più veloce possibile.
Alle 8:37 precise eravamo lì. C’erano già Yamaken e la sua banda e Sasayan. Volevo scendere in fretta dall’auto ma per fare veloce scivolai e caddi. Mi rialzai come se nulla fosse sperando che non mi avessero visto, quindi mi appoggiai goffamente alla macchina.
-Bhe come va?
Sasayan mi sorrise e mi venne incontro.
Sasayan: Vuoi una mano con quei bagagli?
Mi-Chan: Ti ringrazio Sasayan,sarebbe carino da parte tua.
Ci mettemmo a scaricare i bagagli, e nel frattempo , qualche minuto dopo, vidi sfrecciare non lontano da lì una macchina bianca che si fermò proprio davanti a noi. Ne uscì Natsume, la sua fila di bagagli infiniti, il suo larghissimo sorriso e il suo contagiante entusiasmo.
Natsume: Buongiorno, ragazzi!
-‘Giorno Natsume!
Sasayan: Ohayo!
Yamaken accennò un saluto col capo. Il suo atteggiamento da superiorità mi faceva così tanta rabbia.
Dal sedile posteriore, però, dopo qualche secondo, uscì anche Shizuku, con appena due borsoni. Il cuore iniziò a battermi forte, e sorrisi, andandole incontro.
-Shizuku!
Lei alzò lo sguardo e mi vide. Quindi, anche se era appena percettibile, sorrise anche lei.
Mi fermai a qualche centimetro da lei e afferrai uno dei suoi borsoni.
-Ti aiuto?
Shizuku: Te ne sarei grata.
Notai che il suo sguardo era diverso, e anche il suo atteggiamento. Era più calma e più serena, sembrava che non le importasse più essere così scontrosa con me o con gli altri, sembrava stare bene e questo mi rendeva felice. Ma mi rendeva ancora più felice che lei stesse meglio da ieri, quando abbiamo passato tutto quel tempo insieme e lei è stata lì per me e io sono stata lì per lei.
8:57.
Natsume: Ragazzi, è ora! Avete caricato tutti i bagagli?
Urlammo un rumoroso “Si”, tutti quanti all’unisono. Quindi, caricammo anche noi stessi sulla macchina.
Più che una macchina, era una limousine. Non avevo idea neppure che Natsume ne possedesse una. Era lunga e spaziosa, c’erano 10 sedili e al centro un tavolo con delle bibite e degli snack da consumare in caso di fame. C’erano dei libri e delle riviste al lato di ogni fila di sedili, e l’aria condizionata era abbastanza forte da permetterci di non sudare come al solito.
Entrai come penultimo,e gli altri si erano già sistemati. Con grandissimo disappunto, notai che Yamaken si era seduto vicino a Shizuku. Mi accigliai, ma cercai di restare calmo perché sapevo che Shizuku lo preferiva. Mi sedetti vicino a Sasayan, e per tutto il resto del viaggio nessuno toccò cibo, bibite, libri o riviste, perché parlammo per tutte e 4 le ore.
 

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Capitolo 6
*** Casa ***


Sasayan: Oh mio..
Yamaken: Ma che diavolo..?
Shizuku: Cos’è questo?
Natsume: Uh? Ma di cosa state parlando?
Era un castello, giuro. Appena giunti a destinazione e scaricati i bagagli dal cofano, tutti noi ragazzi ci eravamo ritrovati davanti ad una villa enorme a tre piani. Ogni stanza doveva essere grande quanto la casa di ognuno di noi. Restammo a bocca aperta. L’unica con un’aria perplessa ed interrogativa che non sembrava capire era Natsume, evidentemente abituata a tutto quello.
Natsume: Entrate pure!
L’autista della limousine venne ad aprirci la larga e pesante porta di ferro, che si aprii rumorosamente incontrando il pavimento di parquet, sopra il quale erano posti ordinatamente molti mobili pregiati di legno, divani in pelle, un tavolino di cristallo, varie poltrone e moltissimi quadri appesi alle pareti. Eravamo sbigottiti, e quella era solo una stanza.
Dopo aver fatto il tour di tutto quel castello (C’erano voluti 30 minuti, era così grande che a furia di camminare ci eravamo stancati) Natsume ci aveva assegnato le nostre camere.
Natsume: Dunque, ho a disposizione solo tre stanze, perciò dovremmo arrangiarci! Ho trovato una stanza con abbastanza posti letto per Yamaken e gli altri tre ragazzi, e le altre due verranno divise fra me e Sasayan e Shizuku e Haru, andate pure a sistemarvi, ci vediamo all’ora di cena!
Tutti si chiusero nelle rispettive camere e io restai lì imbambolato. Io e Shizuku nella stessa camera? Cioè, io che dormivo in boxer quando tutto andava bene avrei dovuto dormire nella stessa stanza con Shizuku? La guardai con la coda dell’occhio riuscendo a cogliere l’imbarazzo sul suo viso rosso e immobile, così mi girai verso la porta della nostra stanza ed entrai. Era una stanza larga e alta, con un letto matrimoniale a baldacchino rosso appoggiato su una parete. Accanto, i rispettivi comodini in legno dalla forma insolita e un lume appoggiato su ognuno di essi. Di fronte al letto, una grande finestra a tre ante era coperta da una tenda color avorio. Alla parete sinistra del letto, dopo la porta, c’era un grande comò sopra il quale era appeso uno specchio dalla cornice dorata, mentre sulla parte opposta un armadio dallo stile antico padroneggiava sulla parete. Appoggiai il mio borsone in un angolo a caso della stanza e andai a studiare i lineamenti ruvidi e scolpiti del vecchio armadio, sentendomi lo sguardo di Shizuku addosso.
Shizuku: Ci sono troppe cose voluminose in questa casa. È un pugno nell’occhio.
Sorrisi senza voltarmi e sentendo la borsa di Shizuku cadere a terra, rumore seguito da Shizuku stessa che cadeva sul letto.
-Sei contenta di essere venuta con noi?
Mi voltai. Osservai il suo sguardo perso nel vuoto, davanti al muro, il braccio destro appoggiato sulla fronte e l’altro penzolante dal letto, una gamba piegata sul letto e l’altra penzolante come il braccio. Studiai a lungo i suoi lineamenti così semplici e così fragili. A volte pensavo di poterla spezzare in due solo toccandola. A quel punto,mentre ero ancora perso a studiare il suo viso, mi accorsi dei suoi occhi fissi nei miei. Il suo sguardo mi fece correre un brivido freddo lungo la schiena, e riuscii a sentire le mie guance arrossire violentemente.
Shizuku: Non ho mai diviso una camera da letto con nessuno. Ho delle regole precise.
Deglutii nervosamente cercando di non far notare la mia agitazione.
-Sarebbero?
Shizuku si sollevò e si mise a sedere senza distogliere lo sguardo dal mio viso neppure un istante.
Shizuku: Dormiremo ai lati più estremi del letto, ognuno girato dalla parte opposta, in modo da non poter guardare neppure la schiena dell’altro.
-Poi?
Shizuku: Non devi toccarmi, soprattutto quando dormo. Me ne accorgo. E infine, svegliami quando ti svegli.
Le regole di Shizuku erano molto rigide. Non avrei potuto stare una notte intera nello stesso letto con lei senza guardarla o senza toccarla. E al mattino, come avrei svegliato un simile angelo vedendolo dormire così beatamente? Quanta crudeltà. Tuttavia, strinsi i denti e annuii,sapendo benissimo che avrei trasgredito almeno una delle sue leggi.
-Va bene.
Shizuku mi guardò con un sopracciglio alzato, quasi mi stesse leggendo nella mente. O forse, mi conosceva abbastanza da sapere che non ero il tipo da rispettare o seguire ciò che gli altri mi imponevano o consigliavano,ma non fece parola di questo. Ci fu solo qualche secondo di silenzio.
Shizuku: Andiamo a cena. Le valige da disfare possono aspettare.
 

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Capitolo 7
*** Sorpresa inaspettata ***


La cucina si trovava al piano terra, una stanza bassa ma larga. I mobili (Fra fornelli, dispense, i due forni, il frigo, terminanti in una lunga penisola davanti alla quale erano posizionati 7 sgabelli) si estendevano occupando due pareti della stanza, ad angolo. Due divani erano messi attorno ad una televisione molto grande, e al centro una lunga tavola che avrebbe potuto occupare, ad occhio e croce, almeno 20 persone.
Erano già tutti seduti e mentre Yamaken aiutava Natsume a preparare la cena gli altri chiacchieravano del più e del meno. Shizuku, silenziosa come sempre, scivolò accanto a Natsume per aiutarla. Ero abbastanza disgustato dall’idea che passasse del tempo con Yamaken, così decisi che li avrei tenuti d’occhio, non mi fidavo di quel verme.
Mi sedetti accanto a Sasayan, il gomito destro sul tavolo e la testa appoggiata sul palmo della mano, mentre con l’altra giocherellava con le posate chiaramente affamato.
-Non ti trovi bene con i seguaci di Yamaken?
Sasayan: Non riesco a seguirli. Hanno interessi diversi dai miei e i loro discorsi mi annoiano a morte, fortuna che sei arrivato..
Gli sorrisi e gli diedi una pacca sulla spalla ironizzando un po’, vedendolo così triste.
-Allora casanova, dividi la stanza con Natsume, eh?
A quel punto, anche lui sorrise. Era assolutamente chiaro che lei gli piaceva, e anche molto.
Sasayan: Non ho idea di come comportarmi. Mi sembra sempre così sfuggente..
-Insomma, dormite nella stessa stanza, come farà ad essere sfuggente a quel punto? Sii più sicuro e non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi!
Gli feci l’occhiolino in modo scherzoso, ma non potei fare a meno di pensare a quanto lo capivo. E io che avrei fatto con Shizuku? Tutte quelle regole non mi andavano a genio,ma non erano quelle il vero problema.. Era assolutamente evidente che anche a Natsume piaceva Sasayan, però io non ero certo di nulla con lei.. Cosa avrei dovuto fare? Tentare ugualmente o mettermi da parte? Quando realizzai che mettermi da parte avrebbe significato dare via libera a Yamaken, mi rifiutai categoricamente di arrendermi.
Lanciai un’occhiata alla cucina, il tempo di vedere che Natsume scolava la pasta e Shizuku teneva pronta la pentola col sugo. In pochi istanti, piatti dalle porzioni abominevoli ci si pararono davanti, serviti da quel viscido verme. Mangiammo piuttosto in fretta, affamati e stanchi dopo quella giornata di viaggio in cui avevamo fatto solo colazione, senza parlare. Seguì una ricca e abbondante insalata, della frutta di stagione e qualche dolcino che Natsume aveva comprato su in città prima della partenza.
Una volta esserci rifocillati, ci sentivamo ancora più stanchi, così lentamente uno ad uno iniziammo a salire nelle nostre camere e a prepararci per la notte. Eravamo rimasti io, Natsume e Sasayan, quando controllai l’orario. Erano le 23:30 passate, così mi alzai dal divano dove mi ero appostato dopo la cena e sbadigliai.
-Beh ragazzi, direi che è ora di andare in branda. Buonanotte!
Salutai con la mano Natsume e strizzai l’occhio a Sasayan, come per ricordargli il discorso di prima. Lui mi sorrise e alzò il pollice in su, confermando che non l’aveva scordato.
Salii con calma i due piani che mi separavano dalla camera da letto, e quando aprii la porta trovai Shizuku già sotto le lenzuola, in un’enorme camicia da notte bianca, che leggeva. Notai con sorpresa che aveva già svuotato la sua valigia e sistemato i suoi bagagli nell’armadio. Non alzò nemmeno lo sguardo quando entrai, anzi, sembrò non notarmi affatto, quindi alzai le spalle e iniziai a sistemare anche le mie cose nell’armadio accanto alle sue.
Passarono circa 40 minuti, e quando mi voltai verso il letto, sfinito da quella giornata così piena, il libro di Shizuku era aperto e appoggiato sulle sue gambe, i suoi occhi chiusi e il suo respiro evidente e regolare. Sorrisi. Velocemente, mi svestii e misi il mio pigiama, un pantaloncino grigio piuttosto largo e una maglietta con le maniche corte con una piccola tasca sulla parte sinistra del petto, e sgattaiolai in punta di piedi, per non far rumore, vicino a letto. Una volta scivolato all’interno delle lenzuola, come previsto, trasgredii già una delle regole di Shizuku, quella di non guardarla. Ero incantato. I suoi lineamenti fini e la sua espressione rilassata, quasi serena, mentre dormiva, mi faceva venir voglia di baciarla. Sembrava ancora più piccola, nell’enorme letto a baldacchino e nella sua larghissima camicia da notte bianca. Non riuscii a resistere. Allungai il braccio tendendo la mia mano verso di lei, e toccai i suoi capelli. Inizialmente, li sfiorai solamente con le dita, e successivamente li scostai di lato, li carezzai, ne respirai il profumo e ne tastai la morbidezza, mi innamorai del loro colore e della loro forma, sentendomi completamente stordito, ubriaco di Shizuku, e stavo per perdere la mia lucidità quando vidi un suo occhio che iniziava a schiudersi. In fretta e in furia, mi allontanai da lei stendendomi su un fianco, al lato più estremo del letto, fingendo di dormire. La sentii muoversi fra le lenzuola, poi sentii il rumore del libro che veniva poggiato sul comodino, dopo di che silenzio. Pensai che stesse dormendo, quando le sue dita sfiorarono i miei capelli. Iniziai a percepire il calore del suo corpo, sempre più vicino, e a quel punto strinsi gli occhi sentendo le guance che scottavano e il cuore mi batteva così forte da sembrare che volesse uscire fuori dal petto nel momento esatto in cui le sue labbra si appoggiarono fra il mio viso e il mio collo, lasciandoci un bacio che sembrò farmi impazzire, ma cercai di reprimere tutta la gioia e il desiderio che avevo dentro di me, facendo finta di nulla, perché preferivo che il momento che tanto aspettavo fosse venuto mentre entrambi avevamo gli occhi aperti e non mentre uno di noi fingeva di dormire. Così mi addormentai beatamente con un sorriso sul volto poco dopo che la sua voce sussurrò accanto al mio orecchio un dolcissimo “Buonanotte”.
 

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Capitolo 8
*** Coppia ***



Ci svegliammo tutti quanti dopo le 11 del mattino, sfiniti dal giorno prima.
Ci ritrovammo poco prima che scoccasse mezzogiorno in cucina, ancora in pigiama, spettinati, assonnati e con i segni delle lenzuola sul viso. Essendo troppo tardi per andare al mare decidemmo di pranzare presto e di stare sulla spiaggia pomeriggio e sera, e infatti Natsume era già alle prese con i suoi fornelli per rifocillarci e metterci forze. Il mio sguardo ancora non totalmente messo a fuoco girò lungo tutta la stanza fino ad arrivare ad una Shizuku imbronciata e con le ginocchia sul petto, le gambe tenute dalle braccia esili e sottili sotto la famosa camicia da notte che guardava la tv. Non potei fare a meno di sorridere ricordando ciò che era successo la sera prima, e credo che arrossii perché Sasayan mi fece uno strano gesto indicando le guance, così mi coprii il viso con le mani, continuando a rivolgere la mia attenzione a Shizuku. A guardarla così, non sembrava la ragazza che la sera prima mi aveva carezzato i capelli e baciato il collo. Si stava semplicemente nascondendo sotto una corazza, probabilmente evitando i suoi sentimenti pensava di essere più forte. O per lei amore era sinonimo di debolezza. Non capivo proprio il motivo per cui, se ricambiava i miei sentimenti, non li mostrava. Mi stava mettendo alla prova? Non ne avevo idea, ma se prima di quella sera ero confuso dopo lo ero molto di più. Scossi la testa cercando di non pensarci.
Quando Natsume mise in tavola una scodella di pasta abnorme e almeno quindici costolette di maiale, sgranai gli occhi alzando un sopracciglio. Guardai prima lei, poi il pranzo, poi di nuovo lei.
-Dico, ma stai scherzando?
Natsume: Cosa c’è, non ti piace il maiale?
Mi chiese, rattristandosi e con le lacrime agli occhi.
-Certo che mi piace ma Natsume, perché credi che mangiamo tutta questa roba appena svegli?
Ciò che mi era sfuggito era che alle mie spalle gli altri si stavano già abbuffando alla stragrande (a parte Shizuku), come se non vedessero cibo da 3 mesi. Natsume mi guardò alzando le spalle e sorridendo, e io sospirai. I soliti ingordi.
Mangiai lentamente lanciando molte occhiate a Shizuku, perdendomi nei suoi occhi e dimenticandomi del mondo tutto intorno, tanto che ogni tanto Sasayan doveva darmi delle gomitate per riportarmi alla realtà.
Sasayan: Che cavolo ti prende oggi? Che sei cotto di Shizuku si sapeva, ma tutte queste occhiate perse..
-Ah Sasayan, se tu sapessi..
Sasayan fece un risolino, dei suoi soliti cristallini e dolci.
Sasayan: A proposito di sapere, ieri sera è successa una cosa con Natsume..
Sussultai sgranando gli occhi per un attimo, avendo il tempo giusto di realizzare che probabilmente ci erano successe cose simili nella stessa sera. Questo mi ci fece pensare ancora di più, ma cercai di trovare nelle parole di Sasayan e in quello che gli era capitato un modo per distrarmi, così feci l’espressione più curiosa che avevo e mi avvicinai, parlando fitto fitto con lui.
-Racconta amico!
Sul viso di Sasayan si disegnò un sorriso accompagnato da un lieve rossore sulle sue guance.
Sasayan: Ecco, stavamo sistemando le nostre cose nell’armadio,quando le nostre mani si sono toccate per sbaglio,così anche se ero nervosissimo e imbarazzato mi sono girato verso di lei e le ho stretto la mano sotto la mia, e quando lei oltre a ricambiare il mio sguardo ha ricambiato la mia stretta mi sono avvicinato e le ho dato un bacio..
Il rossore sulle sue guance era sempre più evidente, mentre un largo sorriso apparve anche sulle mie labbra. Gli diedi una pacca sulla schiena cingendogli le spalle con un braccio.
-Complimenti! Sono felicissimo per voi, e poi, detto tra noi, era anche ora che ti decidessi a fare qualcosa! Si vede che è proprio pazza di te, eh..
Mi girai assieme a lui verso Natsume che avevo lo sguardo fisso su Sasayan, e che lo spostò immediatamente sul suo piatto diventando rossissima. Ridacchiammo insieme sotto i baffi, e finimmo il pranzo in tranquillità, dopodiché andammo tutti a prepararci per la spiaggia.
Mi posi il problema di come avremo fatto a cambiarci io e Shizuku nella stessa stanza, ma prima ancora che potessi entrare in bagno lei stava uscendo, già pronta e vestita. Mi grattai la testa perplesso,ma feci spallucce e mi preparai in fretta. Ci ritrovammo tutti al piano di sotto, pieni di borsoni con teli mare, creme per il sole, riviste, racchette da tennis, palloni e quant’altro, per non parlare del voluminosissimo cappello di paglia di Natsume la cui estensione era pari ad almeno due volte la sua testa. Non potei fare a meno di nascondere una risata.
Shizuku: Sempre molto poco appariscente, insomma.
Sorrisi nuovamente e la guardai. Era la prima volta che mi rivolgeva la parola da quella mattina.
-Oh, credo si sia fatta bella per il fidanzato.
Shizuku mi guardò un attimo perplessa e piegò il capo, dopodiché le spiegai tutta la faccenda con Sasayan.
-Non dirlo a nessuno, non credo che Sasayan voglia che si sappia in giro, per ora.
Shizuku: Il tuo segreto è al sicuro con me.
Dopo quelle poche parole e uno scambio di sguardi, ci avviammo per la spiaggia.

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Capitolo 9
*** Mare ***


Non avevo fatto caso che il mare fosse così vicino. In effetti, Yamaken aveva accennato al fatto che dalla sua stanza se ne vedesse un angolo, ma naturalmente non avevo prestato attenzione alle parole di quel verme. Persino il suo modo di parlare mi risultava viscido.
Arrivammo poco dopo 5 minuti dalla nostra ‘partenza’, e ci appostammo in un angolo remoto, silenzioso e isolato della spiaggia per poter stare in tranquillità. Sasayan e due seguaci di Yamaken si misero a montare i due ombrelloni, Yamaken e l’altro ragazzo sistemavano una rete da beach volley appostata lì vicino (chiaramente in disuso da anni) per giocare, e Natsume e Shizuku stendevano i teli e svuotavano le borse da creme e giornali.
Natsume tirò fuori un paio di grandi occhiali da sole quadrati e si stese sul telo spalmandosi la crema, facendosi aiutare da Shizuku che l’applicava delicatamente sulla sua schiena. Le sentii chiacchierare fitto fitto,e quando durante la conversazione Natsume arrossì e Shizuku sorrise, capii che le aveva raccontato tutto. Spostai la mia attenzione su Sasayan, che aveva sempre gli occhi puntati sulla sua innamorata. Non capivo perché non ne avessero parlato ancora a nessuno a parte noi.
Dopo aver sistemato ombrelloni e reti, il verme e i suoi si appropriarono della palla per iniziare a giocare a beach volley e Natsume e Sasayan, sotto il sole, armeggiavano con racchette da tennis che non sapevano usare. Shizuku, seduta su un telo con ancora il prendisole addosso, leggeva il libro che avevo visto ieri sera. Sorridendo mi avvicinai a lei lentamente, mi sedetti sulla sabbia alle sue spalle e presi la crema, versandomene un po’ sulla mano, e spalmandola sulla schiena di Shizuku che sobbalzò appena sentendo il contatto della mia pelle con la sua. Tuttavia, non si oppose.
Shizuku: Come speri che mi bruci se sto all’ombra e ancora vestita?
-Prima o poi dovrai uscire allo scoperto.
Sperando che non se ne accorgesse,disegnai sulla sua schiena un cuore con le dita ancora piene di crema,dopo averla spalmata in modo omogeneo su tutta la schiena. Incrociai le gambe e mi stesi verso dietro, tenendomi sorretto sui gomiti e guardando il cielo, senza dire nulla. Shizuku si voltò verso di me,scrutando la mia pelle bianca per qualche secondo. Dopodiché, afferrò la crema e mi guardò.
Shizuku: Voltati.
Inarcai le sopracciglia ma obbedii, dandole le spalle. La crema fredda creò un senso di sollievo a contatto con la mia pelle calda e sudata. Seguii i movimenti della mano di Shizuku sulla mia schiena. Iniziò a spalmare la crema dalle spalle, scendendo lentamente alle scapole per poi giungere fino al termine della colonna. Il suo tocco delicato mi faceva rilassare tantissimo, così che chiusi gli occhi e mi lasciai scivolare verso dietro senza neppure accorgermene, tanto che Shizuku dovette sorreggermi con le sue braccia esili.
Shizuku: Haru, alzati!
Mi sollevai di scatto aprendo subito gli occhi e scuotendo la testa imbarazzato.
-S-Scusami! Mi sono lasciato prendere dalla stanchezza e..
Shizuku alzò lo sguardo al cielo e mi fece un gesto con la mano, come per dirmi che non importava.
Sorridendo, la presi per mano e mi alzai.
Shizuku: Che stai facendo?
-Ti sto portando in acqua,perché non si vede?
Shizuku: Haru, ho ancora i vestiti addosso, e poi non c’è nessuno in acqua!
-Beh, se qualcuno non entra per primo nessuno lo farà, no?
Shizuku mollò la presa della mia mano e portò le mani ai lembi del vestito.
Shizuku: Non guardare.
Mi voltai dall’altro lato imbarazzato. Non avevo tenuto in conto il fatto che avrei dovuto vederla in costume, e che lei avrebbe dovuto vedere me. E se non fossi stato abbastanza? All’improvviso, si impossessò di me la paura di non piacerle quanto avrei voluto,o almeno quanto sicuramente lei sarebbe piaciuta a me, la paura di essere allontanato da lei per questo o la paura che vedendomi quel poco di affetto che forse lei poteva provare per me sarebbe svanito.. Non feci in tempo ad elencare mentalmente tutte le mie paure, che Shizuku aveva già rimosso il suo prendisole. La pelle d’oca e un brivido si fecero spazio sulla mia pelle e lungo la mia schiena, deglutii come se con quel gesto potessi ingoiare anche tutte le mie paure e senza pensarci due volte mi tolsi la maglietta restando di spalle. Capii che anche Shizuku era imbarazzata quanto me, così feci un bel respiro profondo chiudendo gli occhi e mi avvicinai a lei prendendola in braccio alla sprovvista. Lei fece uno strano verso di spavento (o forse di sorpresa?) e si aggrappò a me con entrambe le mani.
Shizuku: Ma dico, ti sei ammattito? Mettimi subito giù!
-Non se ne parla neanche!
D’improvviso tutti i miei timori erano svaniti. Shizuku, come previsto, era bellissima. La sua pelle era bianca e morbida,e scivolava sotto la crema ancora stesa sulla sua schiena. Le sue braccia e le sue gambe erano piccole e sottili ed era così esile che si potevano notare le costole sporgere dal suo torace.
Corsi verso l’acqua e mi immersi solo fino alle caviglie. Al primo impatto era fredda, ma lentamente mi abituai. Guardai Shizuku con aria di sfida e lei scosse la testa preoccupata come per dirmi “Non farlo ti prego”, ma come al solito trasgredii le regole. Mi misi a correre (per quanto potevo) nell’acqua, avanzando velocemente, e stavo per buttare Shizuku fra le onde quando scivolai su un sasso pieno di alghe e cademmo rovinosamente (e rumorosamente) entrambi in acqua.
Una volta riemerso, ebbi solo il tempo di notare che Shizuku stava correndo infuriata verso di me, un secondo prima di essere scaraventato sulla sabbia e immobilizzato dai polsi. La guardai. La pelle del suo corpo era totalmente bagnata e anche una parte dei suoi capelli. Il suo sguardo giurante vendetta non prometteva nulla di buono, e me la sarei passata molto male se in quel momento tutti gli altri non si fossero riversati precipitosamente in acqua giocando, scherzando e schizzandosi a vicenda. Ci guardammo e senza dire una parola ci unimmo a loro, assaltandoci, spaventandoci a vicenda e giocando con il pallone in acqua, tutti insieme.
Dopo circa due ore eravamo sfiniti. Il tramonto stava scendendo e le nostre dite si erano raggrinzite a causa dell’acqua. Uscimmo infreddoliti e coprendoci con i teli, asciugandoci il più possibile, restando sulla spiaggia finché anche quel poco di sole non svanì dall’orizzonte, affogando nel mare. Mangiammo qualcosa nel tragitto che ci divideva da casa in modo da non aver bisogno di alcuna cena, anche perché eravamo troppo stanchi persino per metterci a tavola a mangiare, e sicuramente Natsume era troppo stanca per mettersi a cucinare.
Così, una volta arrivati a casa, ci sciacquammo velocemente uno ad uno sotto la doccia per rimuovere il sale che era rimasto sulla nostra pelle, e ridendo e scherzando si fecero le 21. Il mare ci aveva stancato così tanto che senza pensarci ci chiudemmo nelle nostre stanze e ci lasciammo cadere sul letto. Shizuku non riuscì nemmeno a leggere. Con le luci spente e ai nostri famosi lati estremi del letto, ci addormentammo prima che riuscissi a toccare solo un po’ i suoi capelli.

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Capitolo 10
*** Gita ***


La mattina seguente mi svegliai alle 6. Ero stanco ma ero anche andato a dormire molto presto, tuttavia ci misi un’ora intera a svegliarmi completamente. Quando aprii del tutto gli occhi e mi stiracchiai, mi voltai verso Shizuku. Dormiva. La schiena ricurva, accovacciata su sé stessa, respirando silenziosamente. Sorrisi e trasgredii l’ultima regola, quella di svegliarla quando anche io fossi stato sveglio. Mi alzai cercando di fare meno rumore possibile e scesi le scale con l’intento di trovare in frigo o nella dispensa qualcosa da sgranocchiare almeno, e trovai Natsume che preparava un caffè e infornava dei biscotti con le gocce di cioccolato.
-Sempre così mattiniera?
Natsume si voltò verso di me sorridendomi, alle prese con le tazzine.
Natsume: Buongiorno, Haru! Beh spetta a me cucinare, perciò..
Mi appostai davanti al forno cercando di scrutare oltre il vetro oscurato per scoprire almeno cinquanta biscotti la cui cottura era ormai quasi giunta al termine.
-Hanno un’aria invitante!
Nel momento esatto in cui Natsume aprì la bocca per rispondermi dalla porta comparvero tutti insieme Sasayan, Yamaken e i suoi e Shizuku.
Sasayan: Buongiorno a tutti!
Rumorosamente i ragazzi si sparsero per la stanza, chi si piazzava sul divano, chi sulle sedie, chi sbirciava nel forno attirato dal profumo. Sorrisi alla vista di tutti noi insieme felici e rilassati in vacanza. Per un attimo anche la presenza di Yamaken non mi recò tanto disturbo.
-Allora, che programmi abbiamo per oggi?
Natsume: Oggi vi porto tutti in montagna! Un’ora di viaggio e saremo lì, vi porterò al lago e poi ci addentreremo un po’ nel bosco!
Natsume sembrava eccitatissima all’idea,continuava a trotterellare e a canticchiare sorridente e pimpante. E ovviamente, come al solito, la sua allegria coinvolgeva tutti.
Pochi minuti dopo l’aiutammo a versare il caffè nelle tazzine e a togliere i biscotti dal forno. Erano davvero buonissimi, ma Natsume aveva decisamente esagerato con le dosi, così i rimanenti li incartammo,decidendo di portarli in montagna nel caso in cui avessimo voluto fare uno spuntino. L’autista era già sulla strada e aveva portato i nostri panini e la nostra acqua per il pranzo, così per non farlo aspettare troppo ci lavammo velocemente e ci cambiammo con abiti e scarpe comodi in modo da poter camminare senza fatica fra gli alberi, così un’ora dopo eravamo già in viaggio.
Arrivammo con venti minuti d’anticipo rispetto a quello che avevamo previsto, in modo da avere più tempo per sgranchirci le gambe e organizzare gli zaini, dopodiché iniziammo la nostra escursione.
Natsume: Vi porterò prima al lago, lì vicino c’è una zona pic nic dove potremo pranzare per poi avviarci verso il bosco!
Sasayan, appostato accanto alla sua amata, le teneva la mano. Suppongo che ormai anche gli altri avessero capito tutto, ed ero felice che non avessero più bisogno di nasconderlo.
Io camminavo fianco a fianco con Shizuku, sempre silenziosa. Camminava al passo e ogni tanto controllava l’orologio e la mappa, finché qualche minuto dopo non mi rivolse la parola.
Shizuku: Perché stamattina non mi hai svegliato come ti avevo detto?
Mi strinsi nelle spalle. Mi aspettavo quella ramanzina, ma agii con calma.
-Avevamo comunque tutto il tempo per alzarci e per prepararci, non c’era fretta. E poi non ce l’ho fatta a svegliarti, dormivi così beatamente ed eri ancora molto stanca. Ti ho fatto un favore!
Shizuku alzò gli occhi al cielo rassegnandosi all’idea che non avrei mai seguito delle regole.
Shizuku: Mi chiedo se tu abbia infranto anche qualche altra regola.
Arrossii un po’ ricordandomi quella sera, non sapendo cosa rispondere e incapace di mentire, soprattutto a lei. Poi mi venne in mente e mi girai verso di lei con aria sicura.
-E chi mi dice che tu non l’abbia fatto?
Il rossore scomparve dalle mie guance e riapparse su quelle di Shizuku. Il suo tono era nervoso ma il suo sguardo era piantato a terra per l’imbarazzo.
Shizuku: Ti pare che io possa fare una cosa del genere?!
Risi. Probabilmente sapevamo entrambi di aver trasgredito le regole, e sapevamo che sarebbe successo sin da quando Shizuku me le aveva esposte, e andava bene così.
Dopo circa due ore di cammino, stanchi, sudati e assetati, arrivammo al lago. Un’enorme distesa d’acqua circondata da piante, fiori, alberi e montagne. Una zona tranquilla con tavolini e panchine di legno sotto grandi pini che facevano ombra si scorgeva poco più in là. Seguì una bella passeggiata che percorreva tutto il perimetro del lago, fino a tornare da dove eravamo partiti, ma stavolta ci fermammo alla zona pic nic. Senza che ce ne accorgessimo,era già passato mezzogiorno, e la fame,la stanchezza e la sete ci avevano impedito di proseguire oltre. Ci sedemmo e tirammo fuori i nostri pranzi.
Sasayan: E chi se lo immaginava che sarebbe stato così faticoso! Sono sfinito!
Mangiammo in fretta perché la fame dopo tante ore di cammino si faceva sentire, bevemmo metà delle nostre bottiglie d’acqua e ci riposammo sull’erba, sotto gli alberi, per un po’ di tempo. Natsume e Sasayan amoreggiavano e Yamaken e i suoi parlavano di chissà quale insulso argomento. Così,come al solito, restai con Shizuku. Lei era appoggiata con la schiena sul tronco di un albero e studiava attentamente un fiore che aveva colto lì vicino. Mi stesi accanto a lei con le mani dietro la nuca e una gamba piegata. Il vento mi carezzava i capelli e mi sarei addormentato se il fiore di Shizuku non si fosse messo ad oscillare di fronte al mio naso facendomi starnutire al minimo contatto col suo polline. Mi misi a sedere e guardai male Shizuku, che non sembrò nemmeno prestare attenzione a me.
-Sono allergico al polline!
Shizuku: Lo so.
Mi imbronciai e le sfilai il fiore di mano, arrabbiato.
Shizuku: Ridammi quel fiore.
-Altrimenti?
Shizuku venne verso di me tenendosi sulle ginocchia e aggrappandosi al mio braccio per afferrare il fiore, ma iniziai ad alzarlo sempre più in alto dove lei non poteva arrivare, finché non perso l’equilibrio e caddi all’indietro, trascinando Shizuku con me.
Feci appena in tempo a mettere a fuoco l’immagine che seguì: Shizuku era sopra di me, che si teneva con le ginocchia e le mani sull’erba, e il suo viso era a pochi centimetri dal mio. Dovetti sicuramente arrossire tantissimo,perché l’attenzione di Shizuku fu attirata dalle mie guance, un secondo prima che si rimettesse a sedere, imbarazzata fino all’inverosimile.
Prima che riuscissimo a dire qualcosa a proposito di quel piacevole incidente, Sasayan ci ordinò di alzarci per proseguire il nostro viaggio, rompendo l’imbarazzo momentaneo e facendoci scattare subito in piedi. Raccogliemmo le nostre cose e non facemmo parola di ciò che era successo per tutte le ore seguenti.
 

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Capitolo 11
*** Incidente ***


Camminammo più o meno per lo stesso tempo di prima,ma il caldo si fece sentire di meno a causa degli alberi che ci offrivano ombra dove ripararci. Non era mai stata una mia grande passione entrare nei boschi, ma l’importante era passare del tempo con i miei amici, e così fu.
Una volta arrivati nel bosco, che si distingueva dalla vegetazione fitta e dagli alberi sempre più numerosi e vicini, ci incamminammo per un sentiero che Natsume ci consigliò di seguire.
Ci imbattemmo in molti cespugli di bacche, in alberi dalle enormi dimensioni, in scoiattoli, in insetti e in erba troppo alta per camminarci dentro.
Solo diversi minuti dopo, Natsume ci fermò.
Natsume: Lì!
Ci indicò un sentiero più alto, nascosto dalle rocce, dietro le quali riuscii a intravedere qualcosa. Anche i miei amici sicuramente se ne accorsero, perché erano in preda a versi di stupore e di meraviglia. Un cervo dalle lunghe corna e dal morbido pelo, ci scrutava dall’altra parte con i suoi piccoli occhi neri. Restammo incantati alla vista di un animale tanto elegante, iniziammo a scattare foto e provammo ad avvicinarci. Ma all’improvviso la testa del cervo si voltò verso un punto indefinito e fuggì via, inoltrandosi fra gli alberi.
Sasayan: Ma perché è scappato così all’improvviso?
La risposta la capimmo bene tutti quanti,poco dopo. Nel silenzio più totale di quell’immensa distesa di erba e piante, riuscii a udire un urlo soffocato. I miei occhi si spalancarono come non mai, i miei muscoli si irrigidirono e il mio cuore iniziò ad accelerare.
-Dov’è Shizuku?
La mia voce era allarmata e nervosa, spezzata dal respiro che non riuscivo più a controllare.
Ci guardammo intorno, e lei non c’era. Quando anche gli altri realizzarono, i loro volti si sbiancarono d’improvviso, e senza dirci nulla corremmo verso la direzione da cui avevamo sentito provenire quel suono.
Un altro urlo. Sentivo un pugnale perforare il mio stomaco ogni volta che lo sentivo. I miei sensi erano ovattati e le mie gambe ormai correvano da sole, anche se le sentivo stanche e doloranti. Poi la vidi.
La scena mi portò quasi ad un collasso cardiaco. C’era un burrone delle grandi dimensioni,profondo chissà quanto dato che non si riusciva a vederne la fine, dal quale spuntavano vari rami, uno dei quali era un appiglio per una Shizuku tremante e spaventata. Senza pensarci due volte, mi avvicinai di scatto a lei e le tesi la mano. Quando alzò lo sguardo, riuscii a vedere nelle sue lacrime la paura, quella vera. Improvvisamente, mi sentii stupido ad aver avuto paura di affrontarla ogni volta che dovevo,o di dirle e dimostrarle ciò che provavo ogni volta che dovevo, e promisi a me stesso che se l’avessi tirata fuori di lì per rimediare a tutto ciò che non avevo fatto in quei mesi. Non avevo mai pensato al fatto che se la mia vita fosse finita da un momento all’altro avrei avuto molti rimpianti. Ma ora sapevo cosa significava. Ero a un passo dal perdere Shizuku, e se fosse accaduto la mia anima sarebbe andata via con lei.
Le tesi una mano, nervoso. Sudavo freddo e affannavo incredibilmente, sia per la corsa, sia per la situazione. Ma vedermi in quello stato sicuramente non l’avrebbe aiutata,così assunsi l’espressione più naturale che avevo e abbozzai un sorriso, afferrandola per un braccio e chinandomi su di lei quanto potevo.
-Andrà tutto bene.
Shizuku: Non lasciarmi qui.
Nella sua voce incrinata e spezzata c’era la disperazione più totale, e per un attimo sperai che il suo vero dispiacere era la probabilità di potermi perdere. Spinto da questo pensiero, avvicinandole l’altra mano, le sfiorai i capelli cercando di tranquillizzarla.
-Non ti lascerò mai, Shizuku.
Sul suo volto, già più rilassato, si poteva leggere un’espressione interrogativa. Neppure io sapevo bene cosa significasse quella frase, o meglio, a cosa era riferita, ma ciò che sapevo era che avrei mai lasciato che qualcuno o qualcosa potesse portarla via da me, e in pochi attimi tutte le domande che non mi ero posto in quei mesi mi balenarono in mente tutte insieme. Perché non avevo agito subito? Perché non avevo insistito? Perché non avevo fatto di più per dimostrarle quando tengo a lei? Perché avevo lasciato che il mio orgoglio avesse la meglio in ogni situazione?
Mentre la mia mente iniziava a riempirsi di tutti questi “Perché”, sentii Sasayan cingermi saldamente la vita con le braccia. Mi voltai verso di lui che mi sorrise e annuii, come per dirmi “Ce la faremo”. Risposi al suo sorriso e prendendo Shizuku per un braccio iniziai a tirarla su, mentre Sasayan tirava me per aiutarmi. Dopo qualche istante che parve interminabile, le sue gambe toccarono terra e le sue braccia si aggrapparono alle mie spalle. La abbracciai con tutta la forza che restava nei miei muscoli troppo affaticati, la strinsi come se da un momento all’altro qualcuno potesse portarmela via, analizzando tutte le sue ferite e le zone sporche di terra. Furono secondi quelli che seguirono prima che tutti accorressero accanto a lei abbracciandola in preda a singhiozzi e domande preoccupate, accertandosi che stesse bene e decidendo poi di fermarsi per qualche minuto in modo da lasciar riposare Shizuku.
Ci stendemmo su un largo prato che non avevamo neppure notato durante la nostra corsa, e anche noi ne approfittammo per rilassarci un po’ in modo da stabilizzare il respiro e il battito cardiaco.
Poco più in là, io e lei eravamo seduti sull’erba soffice. Non si era allontanata dal mio collo neppure un istante ma sembrava molto più tranquilla. Le carezzai i capelli e la strinsi a me in modo da farle capire che era tutto finito.
-Come sei arrivata lì?
Shizuku: Avevo visto qualcosa che aveva attirato la mia attenzione, un animale credo, ma era così veloce che dovevo correre per raggiungerlo, così non ho guardato dove mettevo i piedi e sono finita dritta nel burrone.
Anche la sua voce pareva essere più calma. Sorrisi e le baciai a lungo i capelli, lasciando che il suo viso andasse a nascondersi nell’incavo del mio collo.
-Ho avuto così tanta paura di perderti..
Affondai nei suoi capelli ancora morbidi e profumati nonostante l’accaduto, e la sua risposta a quelle parole fu una semplice stretta al mio collo che voleva ricordarmi che lei era lì con me in quel momento, e il resto non contava.
Notai una  figura avvicinarsi cautamente.
Natsume: Stanno già venendo a prenderci, ho dato la definizione esatta del posto in cui ci troviamo. Tu come ti senti?
Shizuku: Mi fa male la gamba.
Le stendemmo bene le gambe e notammo con orrore che una profonda ferita sporca di sangue e terra si estendeva dal ginocchio alla caviglia.
-Dobbiamo portarla subito a casa, so qualcosa in fatto di medicina e potrei aiutarla.
Natsume: E’ questione di minuti, l’autista era già sulla strada e gli ho detto di essere veloce.
-Mi auguro che ti ascolti.
E infatti, circa 20 minuti dopo dai cespugli comparve un’auto nera, dove, con l’aiuto di Sasayan, caricai Shizuku in modo da farla stendere. Le tenni la mano finché non arrivammo a casa.

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Capitolo 12
*** Confessione ***


Una volta varcata la soglia con Shizuku in braccio, non persi tempo e salii subito in camera. Natsume arrivò qualche secondo dopo con il kit di pronto soccorso, e uscendo chiuse la porta alle sue spalle.
Dopo averla appoggiata sul letto, controllai bene le sue ferite. Sulla gamba sinistra, sul braccio sinistro, sul polso destro e sulla guancia. Presi immediatamente il disinfettante e lo versai sul cotone, passandolo prima sulle ferite minori, passando poi a quella più grande. Non appena la sostanza toccò la carne di Shizuku, emise un verso di dolore. Continuai con quanta più delicatezza potevo, percorrendo tutta la ferita in modo da scrostare il sangue che si era coagulato e togliere la terra che vi si era appoggiata. Dopodiché, fasciai con cura la gamba e sorrisi, soddisfatto. Alzai lo sguardo verso Shizuku, che mi sorrise timidamente prima di mettersi a sedere. Le sue dita sfiorarono la mia guancia e il suo calore mi pervase, facendomi stringere gli occhi e abbandonare a quella sensazione così bella.
Shizuku: Sinceramente,non so cosa avrei fatto senza di te.
Quelle parole, in qualche strano modo, mi fecero tornare in mente la promessa che mi ero fatto qualche ora prima davanti a quel dannato burrone. Così, nervoso, deglutii rumorosamente e le presi la mano intrecciando le mie dita alle sue e guardandola negli occhi, con le guance sicuramente irrimediabilmente rosse, ma fu Shizuku, con lo sguardo basso e un’espressione pensierosa, a prendere la parola prima che potessi farlo io.
Shizuku: Haru, cosa significa amare sul serio?
La sua domanda mi colse alla sprovvista, ma allo stesso tempo era perfetta per trovare le parole che avevo aspettato troppo per dire. Chiusi gli occhi. Cercai in me il coraggio che avevo represso in tutto quel tempo,e semplicemente aprii il mio cuore.
-Amare sul serio significa amare le cose più piccole di una persona. Il tono della sua voce, il modo in cui si spostano i lineamenti quando sorride, la forma dei suoi occhi, i suoi capelli, che studieresti con cura per ore, il suo profumo e la forma delicata del suo collo e il battito del suo cuore, musica che cerchi sempre di rubare all'altro quando ti appoggi a suo petto, il modo in cui cammina, in cui respira, in cui si muove. Si ama sul serio quando non si può fare a meno di una persona nemmeno un giorno, quando la pensi appena sveglia, quando ti manca sempre e costantemente, anche quando sei con lei, quando ti soffermi per ore ad osservare le sue labbra, quando i suoi difetti diventano pregi e quando il tuo orgoglio si sbriciola ogni volta che litigate e corri da lei ad abbracciarla e a chiederle scusa.. Quando ti si chiude lo stomaco e ti batte il cuore non appena la vedi, quando passi ore intere a fantasticare sulla vostra vita insieme o su cose che vorresti accadessero, quando ogni volta che la pensi o la vedi ti si disegna in volto un sorriso ebete allo stato puro e le tue guance scottano, quando non ti senti all'altezza o non ti senti abbastanza e hai paura di fallire e di non essere la persona adatta e piangi e soffri perché credi di non poter dare tutto quello che lei da a te, quando ti insegna a suonare il pianoforte e ti guida con le sue dita, che appoggiate sulle tue lasciano che un brivido corra lungo la tua schiena, quando il suo tocco, il suo solo sfiorarti ti rende nervoso e agitato, ma indescrivibilmente e immensamente felice.. quando ti fa ridere come nessun altro sa fare e quando riesce a far nascere un sorriso dov’era nata una lacrima, uno di quei sorrisi strappati per forza, non tirati e falsi, di quelli veri e rari.. quando ti fidi a tal punto di una persona da farti vedere piangere da lei perché sai che sa come prenderti, al punto di riuscire a parlarle a cuore aperto dei tuoi sentimenti o di quello che provi, e lasci che semplicemente l’altra persona ti ascolti silenziosamente guardandoti e scostandoti una ciocca dai capelli dal viso, quando ci si fa sorprese o regali a vicenda senza un motivo preciso, non bisogna sempre festeggiare qualcosa, l’amore va festeggiato ogni giorno in qualche modo.. Amare sul serio significa anche essere leali nei confronti dell’altro, fidarsi ed essere assolutamente e totalmente sinceri, quando sai di poter essere te stesso perché nessuno ti giudicherà, quando l’altra persona non solo accetta le tue follie ma le asseconda e ne inventa di nuove con te, che si lascia coinvolgere in qualsiasi cosa tu abbia in testa, significa dormire insieme e, quando ci si sveglia, rimanere a guardare l’altro finché non apre gli occhi anche lui.. Quando ad ogni bacio si rabbrividisce e batte il cuore come fosse la prima volta, e quando sei certo di poterti aprire all’altro totalmente, lasciandolo entrare nel tuo mondo, certo che non sarà deriso o distrutto, quando si arrossisce per ogni minimo gesto d’affetto, timido e magari impacciato e un po’ goffo ad ogni tentativo di dimostrare il proprio amore, ma soprattutto quando ti senti completo, senza sospensioni, senza barriere.. Amare davvero è quando ti senti infinito.
Shizuku aveva gli occhi spalancati e la bocca schiusa,e mi guardava come se avessi detto la cosa più bella che avesse mai sentito,ma io non sentii di aver fatto ancora abbastanza. Strinsi la sua mano quanto più potevo nella mia, e capii che era arrivato il momento che tanto avevo atteso. Capii che ero stato uno stupido, perché non dovevo semplicemente sedermi ed aspettare che succedesse, ma che io avrei dovuto farlo accadere.
-Questo è quello che tu mi dai, e quello che spero di donarti per sempre.
Non le lasciai il tempo di dire nulla. Senza che né io né lei avessimo il tempo di accorgercene, le mie labbra erano già poggiate su quelle morbide e delicate della ragazza che tanto amavo, mentre la mano che non teneva la sua era adagiata dietro la nuca. Non si oppose e dopo qualche secondo in cui parve spaesata, ricambiò anche lei. Sentii una sensazione calda e dolce salirmi dalla pancia e infiammarmi tutto il petto. Il mio cuore batteva così forte che nemmeno lo sentivo più. Quando riuscii a staccarmi da quel bacio, repressi la voglia di dargliene un altro proferendo ancora poche parole, che tenevo chiuse dentro di me da troppo tempo.
-Ti amo, Shizuku.
La sua espressione era rilassata, calma, serena. Il sorriso stampato sulle labbra che avevo appena assaporato e i suoi occhi persi nei miei, mi fecero capire ciò che provava prima che potesse  rispondermi.
Shizuku: Ti amo anch’io, Haru.
 

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Capitolo 13
*** Disguido ***


Quella notte non lasciammo molto spazio al riposo, visto che eravamo intenti a recuperare il tempo perduto. Fra baci, carezze e abbracci, ci addormentammo stretti l’uno all’altra solo qualche ora dopo. Anche se la cosa non era probabilmente reciproca, le sue parole mi avevano spiazzato. Se non altro, sapeva nascondere molto bene le sue emozioni.
La mattina dopo, svegliandomi, non sentii il corpo esile e caldo di Shizuku fra le mie braccia e sotto le mie dita. Mi misi a sedere di scatto, cercandola con gli occhi ancora annebbiati dal sonno. La chiamai due, tre volte prima di capire che probabilmente era già scesa a fare colazione e che mi stavo allarmando per nulla. Ma pochi minuti dopo, realizzai che non era così.
Scesi le scale a piedi nudi, cercando di non fare troppo rumore. Le porte degli altri ragazzi erano chiuse, segno che stavano ancora dormendo, il che non mi stupì visto che, lanciando un’occhiata all’orologio, mi resi conto che segnava le 6 e mezzo del mattino, e che dopo il trambusto del giorno dopo avevano assolutamente bisogno di riposo, anche se quelli con la gamba ferita non erano loro.
La gamba ferita.
Mi ricordai in quel momento che Shizuku era ancora convalescente e non avevo idea di come avesse fatto a scendere le scale da sola. Preoccupato, iniziai a scendere i gradini più velocemente, quando lo vidi.
Mi convinsi pienamente che il mio cuore smise di battere. Fu un secondo, accadde tutto così velocemente, nel momento in cui Yamaken incrociò il mio sguardo intravedendomi dalle scale. Quando le sue labbra si poggiarono su quelle di Shizuku in un bacio che pareva rubato,ma che lei non respinse. Non finché io riuscii a vederli, il che fu solo per poco, giusto il tempo di sbloccare i miei muscoli paralizzati dall’incredulità. Continuavo a ripetermi che non era possibile mentre inciampavo sempre più spesso nei gradini, cadendo sulle ginocchia e procurandomi sicuramente qualche livido che non controllai. Stavo per entrare in camera, ma realizzai che quel posto non mi avrebbe aiutato a non pensare a ciò che avevo appena visto. Così salii al piano successivo, quel posto dove nessuno si recava da anni, a quanto pareva. Trasudava abbandono e trascuratezza, e lo strato di polvere che era posato su ogni oggetto brillava sotto la luce del sole che filtrava debole da una sudicia porta finestra poco più infondo. C’erano due divani, uno blu e uno rosso, e diversi mobiletti in metallo affiancati alle pareti, che contenevano scatoli di tutte le dimensioni. C’erano giocattoli abbandonati sul pavimento, matite e fogli. L’aria era irrespirabile, così aprii la porta finestra e respirai a lungo l’aria umida ed calda. Avanzai lentamente, quasi con prudenza, sulla grande terrazza sulla quale la porta finestra si affacciava. Mi guardai intorno. Da un lato, la campagna che si perdeva in montagne, estendendosi fin dove l’occhio riusciva a vedere, dall’altra il paesino formato da piccole casette attaccate e uno scorcio di mare visibile dall’ angolo. Concentrandomi sui piccoli dettagli di quel paesaggio, riuscii a non pensare per un po’ al bacio di Yamaken e Shizuku, ma la mia mente, viaggiando altrove, tornò su quella scena ben presto. Non mi capacitavo dal tutto di ciò che era successo, e mi sembrava quasi irreale tante erano le emozioni che avevo provato tutte insieme in pochi istanti. Aggrottai le sopracciglia quando, con rabbia e amarezza mescolati insieme, mi stupii del fatto che Shizuku non fosse ancora venuta a cercarmi. Che senso aveva? La sera prima mi diceva che mi amava e la mattina dopo era incollata alle labbra di quel verme. Non la credevo capace di tanta crudeltà. Ma di che essere orribile mi ero innamorato?
Dovevo aver passato davvero molto tempo a riflettere sulla terrazza, perché quando Natsume mi trovò, sbraitando e lanciandomi fiumi di rimproveri sul fatto che mi avesse cercato per tutta la casa (che non ascoltai), era già ora di pranzo.
Scesi lentamente, fiacco e controvoglia, quasi trascinato dalle braccia senza forza di Natsume, che però dopo qualche gradino. La sua espressione si fece seria e i suoi occhi si puntarono nei miei, prima di sentire le poche parole che davvero ascoltai da quando mi aveva ritrovato.
Natsume: E’ per il bacio, vero?
Sentii i miei muscoli irrigidirsi, ed evidentemente lei se ne accorse, perché la sua presa sul mio braccio si allentò trasformandosi in una carezza. Restai in silenzio con lo sguardo basso, e non le servì una risposta per sapere che il motivo era chiaramente quello. E lo sapeva da molto. In un secondo, realizzai che in realtà non era venuta a cercarmi prima perché voleva lasciarmi un po’ solo, e che probabilmente con gli altri si era inventata mille scuse per coprirmi. Aveva sempre saputo che ero lì, all’ultimo piano, sulla terrazza. Mi sentii grato e, in un certo senso, debitore nei suoi confronti. Lo sguardo che le rivolsi successivamente era intento a ringraziarla. Credo che lei lo colse, perché mi sorrise. Allora vidi in Natsume una vera amica che fino a quel momento non avevo mai davvero considerato tale.
In quanto al bacio, so chi gliene aveva parlato.
Natsume: Va’ in camera tua.
Le sue parole non mi diedero il tempo di dire qualcosa riguardo al bacio, e la sua corsa veloce e frenetica giù per le scale non mi diede il tempo di controbattere. Sapevo cosa mi aspettava, e non sapevo se ero pronto ad affrontarlo.
 

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Capitolo 14
*** Fine ***


Ben presto tornai nella mia stanza – mia e di Shizuku, in realtà – e lì, come previsto, la trovai. Seduta sul letto, nervosa, tesa, ansimante. Gli occhi rossi per il pianto, i capelli sciolti dalle sue solite trecce, mossi e morbidi sulle spalle. Nonostante la rabbia che provavo nei suoi confronti, mi si strinse il cuore a vederla in quello stato. Mi ricordai nel giorno in cui, prima di partire, l’avevo vista piangere. Il giorno in cui mi ero sentito male, e lei mi aveva accudito. E io avevo fatto lo stesso con lei, con l’unica differenza che io l’avevo fatto in tutto quel tempo e lei solo una volta. La rabbia per lei tornò più viva e più accesa dentro di me.
-Non ho parole per esprimere quello che provo.
Il mio tono era più aggressivo di quello che avrei voluto avere. Quando i suoi occhi si aprirono un po’ di più dalle fessure a cui erano ridotti, capii che era spaventata. Riuscii a vederlo, e questo spaventò anche me.
Shizuku: Aveva già ideato tutto. Per separarci. Ieri sera ha origliato da dietro la porta, ci ha sentiti parlare e la cosa lo ha mandato in bestia. Era una stupida vendetta verso di te, verso di noi. Sei subito scappato via e non hai avuto tempo di vedere che appena ho messo a fuoco ciò che stava succedendo l’ho spinto via urlandogli contro. Natsume era in giardino ad innaffiare i fiori e ci ha visti. E’ stato così e puoi avere la conferma da lei. Devi credermi.
Spaesato. Ero spaesato e confuso. Dalle sue parole, e dal tono disperato con cui aveva, a fatica, proferito quelle parole. La sua voce era spezzata e incrinata dal pianto, durato evidentemente anche molte ore. Mi sedetti sul bordo del letto, passandomi le mani nei capelli, guardandola come si guarda un criminale.
-Perché non mi hai cercato?
Shizuku: Natsume mi ha detto di lasciarti stare. Ha cercato di calmarmi da un pianto convulso e isterico, dopo averle raccontato di noi due, di ieri sera.
Non l’avevo mai vista così. Era distrutta. Era così fragile che un solo altro sguardo truce avrebbe potuto farla impazzire. Tuttavia, mi tenni sulla difensiva.
-E Yamaken?
Shizuku: Hanno dovuto allontanarlo da me prima che gli causassi qualche serio danno corporeo quando mi hanno detto che tu ci avevi visti. E’ confinato in camera sua e farebbe meglio a restarci per un po’.
La sua voce nel pronunciare l’ultima frase era diventata di colpo fredda e arrabbiata come lo è di solito. O come lo era prima, comunque. Rispondeva sempre velocemente, come se il ritardo di un solo secondo determinasse la mia perdita. Forse era così, ma mi abbandonai alla sua versione dei fatti (d’altronde non ne avevo altre, solo quella creata nella mia testa) quando scorsi Natsume da dietro la porta che annuiva in segno di assenso. Sapevo che potevo fidarmi di lei, e decisi che potevo fidarmi anche di Shizuku.
La abbracciai. Era un gesto semplice e comune,soprattutto da parte mia per lei. Ma quello sembrò toglierle un qualche peso dal petto, tanto che al solo contatto con la mia pelle sospirò. Le carezzai la testa appoggiata sulla mia spalla, per tranquillizzarla, e mi maledissi per ciò che avevo pensato di lei. Pian piano, la rabbia svanì, e riuscii a sorriderle con sincerità e dolcezza, senza forzare nulla, quando lei alzò il viso verso di me. Era chiaramente più serena, quando decidemmo di andare a pranzo, o meglio, quando lei si sentii pronta.
Una volta arrivati in cucina, notammo che Yamaken brillava per la sua assenza. Mi sentii sollevato, anche perché altrimenti avrei dovuto spaccargli la faccia, come minimo. I pasti e il resto della giornata passarono tranquillamente e anche molto velocemente, così, senza che riuscissimo ad accorgercene, era già sera.
Era stata un’altra giornata movimentata, non come la precedente ma comunque piena di molte emozioni che ci avevano evidentemente stancato,così che alle 21:00 in punto eravamo già sotto le coperte.
Tenevo Shizuku stretta a me, respirando lentamente quasi come se potessi spezzarla anche solo con quello.
Non riuscivo a dormire. Continuavo a guardarla e a ricordarmi quanto l’amassi e quanto non l’avevo amata abbastanza quel giorno. Ma non l’avrei rimpianto ancora a lungo.
Quando mi avvicinai al suo viso per darle un bacio, aprì un occhio. Sorrisi.
-Fai finta di dormire?
Shizuku roteò gli occhi stringendo le spalle, con fare vago.
Shizuku: Può darsi.
Scossi la testa ridendo con finta disapprovazione, riuscendo a rubarle un bacio leggero a fior di labbra. Ma all’improvviso, sentii qualcosa. Qualcosa di diverso, di nuovo, di bello e di incredibilmente coinvolgente che cresceva dentro di me. Il bisogno.Il bisogno di avere Shizuku fra le mie braccia, di sentirla vicina, di amarla in tutti i modi in cui una persona può amare l’altra. In quel preciso istante decisi che non era troppo tardi, e non lo sarebbe mai stato.
I miei baci, prima leggeri, si intensificarono velocemente, scaturendo in me una fame che fino a prima non avevo mai provato. Non mi accorsi neppure che le mie mani iniziarono a scivolare lungo il suo corpo e che le mie dita la sfioravano in modo gentile, cercando  di non essere troppo indiscrete. Le mie labbra toccarono ogni centimetro del suo viso fino a scendere sul collo dove lasciai numerosi segni. Raggiunsi i lembi della sua camicia da notte extra large sollevandola lentamente, mentre lei cercava di fare lo stesso con la maglia del mio pigiama. In men che non si dica, ansimando sopra le coperte dopo baci che non permettevano neppure di riprendere fiato, mi ritrovai appoggiato sopra di lei con addosso solo la biancheria intima. Ci lanciammo uno sguardo d’intesa, perché sapevamo che sarebbe accaduto comunque. E accadde.
Ci concedemmo l’un l’altra con dolcezza e con amore, tutto quello che ci era stato negato in quel tempo che, mi rendevo conto solo allora, era stato crudelmente sprecato.
E alla fine, con il più estremo gesto d’amore che potevamo compiere, riempii l’ultimo pezzo di vuoto che era rimasto in me. Allora capii quanto realmente tenevo a lei. Quanto realmente avevo bisogno di lei. Che realmente avrei voluto avere un futuro con lei, e una famiglia con lei. Ma soprattutto, capii che non potevo affrontare il buio senza Shizuku. ______________________________________________________________________________________________________________________________________

Angolo scrittrice: EEEEEEEEd eccoci qui TwT ecco beh è la mia prima fanfic e l'ho pubblicata tutta in un giorno perché io posso (???)spero tanto che vi piaccia la storia e com'è scritta e che sia riuscita a soddisfare i fan di My little monster che sono sicuramente, come me, rimasti spiazzati dal suo finale çwç perciò buona lettura e grazie >w< <3

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