La grande Guerra del Tempo

di Cinziart_96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 01: L'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** Capitolo 02: La prima difesa viene distrutta ***
Capitolo 3: *** Capitolo 03: La nascita di un assassino ***
Capitolo 4: *** Capitolo 04: Non ho più nessuno, se non te ***
Capitolo 5: *** Capitolo 05: Su, fino al mille e ventesimo piano ***
Capitolo 6: *** Capitolo 06: Non voglio dimenticarti, Dottore ***
Capitolo 7: *** Capitolo 07: Una lunga e faticosa discesa ***
Capitolo 8: *** Capitolo 08: Un'imperdonabile perdita ***
Capitolo 9: *** Capitolo 09: Un pianeta sul punto di esplodere ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 01: L'inizio della fine ***


Note: Per questa storia ho deciso di raccontare gli eventi strettamente collegati alle meravigliose figure del Dottore e del Maestro durante la famosa Guerra del Tempo, che causò la distruzione di Gallifrey. Dato che, secondo la BBC, la Guerra de Tempo si svolge tra l'ottava e la nona rigenerazione del Dottore, ho deciso di ambientare tutte le vicende in un universo alterantivo in cui i due Signori del Tempo sono ancora dei ragazzi di circa 18 anni.
Alcuni particolari potrebbero concidere con l'idea originale dell BBC, solo molti anni prima.
Buona lettura a tutti!
La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.
 

La grande Guerra del Tempo
Capitolo 1: L’inizio della fine
 
I prati rossi di Gallifrey non brillavano alla luce dei due soli.
Neppure gli alberi dalle meravigliose foglie d’argento sembravano felici di iniziare una nuova giornata oggi.
Anche loro sapevano.
Sapevano quello che stava per accadere.
E non sarebbe stato bello, né per i vincitori né per i vinti.
Per quasi un mese i quotidiani della cittadina dei Signori del Tempo avevano avvisato, ribadito la prudenza con avvisi a piena pagina in bianco e nero.
Ed è anche per questo motivo che il popolo non passeggiava per le strade lastricate.
Nessuno osava respirare o tantomeno parlare, temendo di rompere quel sottile strato di pace che regna sempre prima della tempesta.
Ma quella non era pace, no.
Quello era terrore.
Terrore per quello che non erano mai riusciti a fermare.
Terrore per ciò che stava per accadere.
Le case sono sicure. Non uscite per nessun motivo”.
Questo recitavano le pagina bianche dei giornali, sparsi ovunque.
Sui tetti, per terra, vicino alle finestre.
Ma ormai nessuno li leggeva più.
Tutti troppo occupati a seguire quel consiglio.
Quell’assurdo consiglio che tutti seguivano per disperazione.
Beh… forse non proprio tutti.
 
Qualcosa di molto simile accadeva su, in alto nel cielo.
Un’enorme navicella completamente metallica torreggiava vicino a Gallifrey, nascosta agli occhi degli abitanti grazie a un addensamento dello strato atmosferico superiore.
Ma la Stazione Madre non era sola.
Tutt’intorno a lei, galleggiavano nello Spazio milioni di navicelle Dalek.
E anche loro attendevano.
Senza paura ovvio.
Anche la più piccola navicella attendeva impaziente un ordine.
Un ordine che gli sarebbe arrivato direttamente dalla Stazione Madre.
Un’ ordine semplice, marchiato a fuoco sulla pelle di ogni singolo Dalek dell’Universo.
L’ordine che, qualche secondo dopo, mosse tutte le navicelle insieme.
“STERMINARE!”
Così iniziò la fine: con una sola parola.
 
La campana in bronzo scuro iniziò a cantare.
Un ritmo veloce.
Tre colpi e uno un po’ più forte alla fine.
Il Maestro aveva sempre avuto paura di quella campana enorme sulla cima del Palazzo del Magisterium.
Non l’aveva mai sentita suonare eppure la temeva.
E ora che cantava, come impazzita, aveva paura.
Per una volta aveva paura davvero.
Un ragazzino, poco più alto di lui, gli prese la mano e lo tirò.
-Dai vieni via. Dobbiamo andare a casa.-
Il Maestro si voltò verso il Dottore.
-Lo senti? Questo suono… è anche nella mia testa…-
Il Dottore lo guardò dubbioso.
-Non può essere anche nella tua testa. E’ assurdo!-
-Ma io lo sento! Rimbomba tutto…-
Sarà la propagazione delle onde acustiche. Dai andiamo adesso!-
Lasciò la mano del compagno di giochi e iniziò a correre. Il Maestro lo seguì.
Stavano giocando con dei piccoli animaletti sul limitare del prato quando la campana iniziò a suonare.
Tra poco sarebbero arrivati i Dalek e loro non potevano rimanere fuori.
Il ragazzino biondo sorrise amaramente, pensando che tra dentro casa e fuori poco cambiava.
Sarebbero morti tutti comunque.
La pioggia iniziava a battere sempre più forte e non gli fu facile seguire la sagoma sfocata dal Dottore di fronte a sé. Lo vide fermarsi e appiattirsi vicino a un muro.
Il Maestro si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato.
-M…ma ti sembra il modo di…-
-Sssh.-
Qualche istante dopo una truppa di guerrieri avanzò correndo sulla strada principale, aggiungendo al ritmico rimbombare della campana anche un indistinto suono di passi.
Appena si allontanarono il Maestro tirò un sospiro di sollievo.
-Come mai non urla nessuno? C’è un silenzio che fa paura…-
-Tattica militare numero 459.- rispose il Dottore con un sussurro.
-Cosa? Che vuol dire?-
Il Dottore guardò un’ultima volta la strada, poi riprese a correre. Il Maestro fu veloce a seguirlo lungo la strada principale, poi a destra, in una strada quasi buia.
-E’ un nuovo programma di difesa.- iniziò a spiegare il ragazzo più alto. –Tutti devono rimanere in casa, alzare le barriere per non essere visualizzati dai radar termici e sperare, in silenzio, che non ti trovino.-
Il Dottore osservò la faccia sconcertata dell’amico.
-Lo so è una sciocchezza. Mia madre ha votato contro.-
-Quanti l’hanno appoggiata?-
-Su tutti e venti i membri? Nessuno.-
Il Maestro guardò un’altra pattuglia avanzare e posizionarsi in silenzio decisamente troppo vicino a loro.
-Andiamo via di qua.-
Il Dottore prese per mano l’amico e seguendo il suo consiglio si incamminarono lungo la via buia, sbucando pochi istanti dopo dall’altra parte.
-Come va la testa?-
-Fa male. Diventa ogni volta un po’ più forte, come se stesse per arrivare qualcosa.-
-Beh… mi sembra ovvio.-
Il Dottore alzò lo sguardo sul cielo, riparandosi dalla pioggia con un braccio.
-Stanno arrivando.-
Anche il Maestro alzò lo sguardo e oltre la spessa coltre di nuvole scure gli parve di vedere il luccichio delle navi da guerra Dalek.

 
Note Autrice:
Uff… *si passa una mano sulla fronte* Finalmente sono riuscita a pubblicare! Non avete idea della fatica per impossessarsi del pc. Guerra del Tempo? Una bazzeccola dopo questa lotta!
Finalmente mi sono decisa a scrivere una long seria, quindi con un minimo di contenuti importanti. Ma si da il caso che io abbia l’autostima sotto i tacchi per cui se voi, gentilissimi lettori, mi potreste scrivere ciò che pensate della ff io ve ne sarei immensamente grata. ^_^
Comunque grazie per essere passati a leggere.
 
A presto (ora che so i punti deboli del nemico posso accaparrarmi il pc con più facilità. Mwahahah!!)
Gallifrey_96

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Capitolo 2
*** Capitolo 02: La prima difesa viene distrutta ***


Note: Per questa storia ho deciso di raccontare gli eventi strettamente collegati alle meravigliose figure del Dottore e del Maestro durante la famosa Guerra del Tempo, che causò la distruzione di Gallifrey. Dato che, secondo la BBC, la Guerra de Tempo si svolge tra l'ottava e la nona rigenerazione del Dottore, ho deciso di ambientare tutte le vicende in un universo alterantivo in cui i due Signori del Tempo sono ancora dei ragazzi di circa 18 anni.
Alcuni particolari potrebbero concidere con l'idea originale dell BBC, solo molti anni prima.
Buona lettura a tutti!


La grande Guerra del Tempo
Capitolo 02: La prima difesa viene distrutta
 
“Sterminare!”
Cosa c’è di più bello e giusto? Una parola che racchiude l’essenza di ogni singolo Dalek.
Appena l’ordine venne dato i boccaporti delle navicelle si aprirono. E così, da ogni navicella, centinaia di Dalek scesero e si posizionarono intorno alla cupola della cittadina. Con un segnale tutte le nuvole si spostarono e il Gallifreyani videro la loro fine.
Saranno stati migliaia i Dalek che in doppie e triple file puntavano le loro armi verso il solido vetro. Poi come una cosa sola, tutte le loro armi si attivarono, colpendo la cupola.
Non resistette che per pochi secondi.
 
I due ragazzi stavano ancora correndo. Le loro case erano vicine. Avevano assistito all’arrivo e la posizionamento di ogni singolo Dalek e ora volevano solo tornare a casa.
Il Maestro guardò in alto appena in tempo per vedere la cupola in solido vetro Gallifreyano sgretolarsi sotto al fuoco verde del nemico. Con un salto perse il Dottore per la vita e lo buttò a terra, sotto una tettoia in metallo. I vetri si infransero un attimo dopo.
Con il fiato corto, il Dottore appoggiò la fronte su quella dell’amico, mentre il fracasso rimbombava nelle loro orecchie.
-Grazie…-
Il ragazzo biondo sorrise, sbirciando fuori dal riparo improvvisato.
-Bene. Sono caduti tutti.- disse triste.- adesso arrivano.-
-Dobbiamo andarcene. Casa mia è più vicina; non credo sia un problema se tu rimani con noi.-
Lui annuì e uscì allo scoperto, seguito dal Dottore.
-Che dici, una corsa fino alla porta?-
Il Dottore valutò la distanza che li separava da casa sua: si trattava di correre allo scoperto per più di venti metri e i Dalek sarebbero arrivati tra poco.
-Io ce la faccio. Al mio tre?-
Il Maestro annuì.
-Uno… due… tre!-
Iniziò la corsa. Il Dottore arrivò per primo e iniziò a battere i pugni sul legno dell’ingresso.
-Mamma! Mamma apri! Apri!!-
Solo dopo si accorse che il Maestro non era al suo fianco.
-Mamma apri presto!-
Con un ultimo colpo sul legno si voltò a guardare l’amico. Era ancora a metà strada, in ginocchio sul lastricato bagnato dalla pioggia. Le mani premute sulle orecchie.
-Maestro!!-
Non ci pensò nemmeno per un secondo. Con un salto e una breve corsa fu da lui.
-Cos’hai? Non puoi rimanere qui! Vieni via!!-
-Dottore… la testa…- gemette il ragazzo.
-Forza alzati!-
Urlando, il Dottore riuscì ad alzarlo in piedi e passarsi un suo braccio dietro al collo.
-Dai!-
-Non ci riesco… lasciami… fa troppo male…-
-Non posso lasciarti! Cerca di muovere le gambe!-
Il Maestro a ogni passo gemeva e si accasciava sempre più sulle spalle dell’amico.
-Dai ci siamo quasi!
Il Dottore alzò lo sguardo sulla porta d’ingresso ancora chiusa.
“Perché non aprono?”
Poi alzò lo sguardo sul cielo e vide le sagome grigie dei Dalek sfrecciare veloci sopra di loro, senza vederli.
“Per il momento…”
-Dottore…-
-N-non hanno ancora aperto…-
Il Maestro tolse il braccio dalle spalle del Dottore e si raddrizzò più che poté.
-Ce la fai?-
-Forse solo per poco. Andiamo?-
-E dove? Da me non apre nessuno…-
-Non possiamo rimanere qua. Cos’altro sai sul piano numero 459? Dove sono le guardie?-
Il Dottore rifletté velocemente, spostandosi su una strada laterale meno esposta.
-Allora… le guardie sono concentrate al Magisterium ma alcune sono dislocate lungo il perimetro.-
-Fantastico. Allora restiamo qui.-
Il Dottore lo guardò con gli occhi sbarrati.
-Che cosa?-
 
“Il glorioso impero dei Dalek è iniziato!!”
Con tutta probabilità era questo che pensavano mentre a uno a uno i Signori del Tempo cadevano urlando sotto il loro fuoco. Volteggiavano sulla cittadina come se già fossero i padroni del suo cielo, eppure non si aspettavano una così tenace resistenza da parte di quella polverosa razza di persone.
Molti di loro si erano disposti lungo le vie principali, in gruppi di dieci, massimo quindici guerrieri. Erano un facile bersaglio, ma al contempo quella formazione era ben difesa da scudi riflettenti.
Comunque i Dalek potevano contare sulla Stazione Madre, ancora carica di truppe in pronto intervento.
 E poi poter volare ti dava un grosso vantaggio sul nemico: mentre i loro occhi erano offuscati dalla pioggia, i Dalek potevano osservare i corpi dei Signori del Tempo contorcersi a terra, per poi esplodere in scintille dorate.
Era quasi divertente uccidere la stessa persona più volte.
 

Note Autore:
Sì non ricordatemelo. Sono in ritardo e per di più con un capitolo cortissimo.
Abbiate pietà, l’inizio scuola mi ha sconvolto la mente. E sinceramente non mi sono ancora ripresa del tutto. ç_ç
Grazie per le persone che si stanno impegnando a seguire la mia storia, lo apprezzo molto. ^_^
Spero di rivedervi anche nel prossimo capitolo!
Un abbraccio
Gallifrey_96

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Capitolo 3
*** Capitolo 03: La nascita di un assassino ***


Note: Per questa storia ho deciso di raccontare gli eventi strettamente collegati alle meravigliose figure del Dottore e del Maestro durante la famosa Guerra del Tempo, che causò la distruzione di Gallifrey. Dato che, secondo la BBC, la Guerra de Tempo si svolge tra l'ottava e la nona rigenerazione del Dottore, ho deciso di ambientare tutte le vicende in un universo alterantivo in cui i due Signori del Tempo sono ancora dei ragazzi di circa 18 anni.
Alcuni particolari potrebbero concidere con l'idea originale dell BBC, solo molti anni prima.
Buona lettura a tutti!
La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.



Capitolo 03: La nascita di un assassino

-Hai capito. Rimaniamo qui.- il tono del Maestro era sorprendentemente pacato, rispetto a quello del Dottore.
-Vuoi farci uccidere per caso?-
-No. Io voglio sopravvivere. E non mi importa come.-
Il Dottore alzò gli occhi al cielo, bagnandosi, se possibile, ancora di più il viso.
-Troviamo un posto in cui ripararci.-
Zoppicando leggermente il Maestro si addentrò nella via scura e deserta, seguito un momento dopo dal Dottore. Trovarono una porta di una cantina aperta e vi entrarono. Il ragazzo più alto chiuse la porta dietro di sé e cercò un interruttore della luce.
-Ah! Ma cosa diamine è questo…!-
-Ecco. Ho trovato la luce.-
Un secondo dopo la stanzetta, quasi vuota, venne illuminata da una morbida luce gialla.
-Contro cosa hai sbattuto?-
-Questo mobile.-
Il Maestro ci si sedette sopra, strizzandosi la maglietta completamente inzuppata.
Il Dottore rimase in piedi, passandosi una mano tra i capelli bagnati. Cercando di farli asciugare più velocemente iniziò a scuotere la tasta avanti e indietro, piegandosi sulle ginocchia.
-Ma cosa fai?-
-Non lo vedi? Mi asciugo i capelli.-
-Ah… certo.-
Appena ebbe finito con i capelli, il moretto si tolse la maglietta e la strizzò in un angolo.
-E la testa? Come stai?-
-Decisamente meglio. Probabilmente questa stanza è isolata, perché non si sente più la campana…-
-Già. La grande campana…-
Il Dottore appoggiò la maglietta allo schienale di una sedia per asciugarla, poi si accovacciò in un angolo.
-E ora che facciamo?-
-Aspettiamo.-
-Cosa? Che un Dalek ci trovi e ci uccida?- chiese con un tono divertito il Dottore.
Cercava di darsi coraggio, ma gli tremava la voce; la gambe, strette al petto, non la finivano di sussultare.
-Smettila.-
-Di fare cosa? Forse dovrei smettere di pensare che siamo in trappola? Che se arrivano non possiamo nemmeno scappare?-
Il Maestro sospirò.
-Va bene. Sei preoccupato.-
-Non è vero.-
-Non mentire a te stesso. Sei preoccupato perché i tuoi non ti hanno aperto.-
Il Dottore non rispose, nascondendo il viso nelle ginocchia.
-Ehi?-
-Per te è semplice!- urlò il ragazzo alzandosi in piedi. – Quasi non hai avuto una famiglia accanto!!- diede un calcio a una sedia, furioso.- E non dire che non è vero!!-
Il biondo lo osservò attentamente, in silenzio.
L’amico respirava con affanno e si vedeva che era preoccupato. Poi il Dottore si voltò verso il muro, appoggiandosi con la fronte. Il Maestro si alzò dal mobile e si avvicinò all’amico.
Stava piangendo.
-Sono sicuro che stanno tutti bene.-
Il Dottore scosse la testa.
-No. Sono tutti morti… e io non ero nemmeno con loro…-
-Non dire così. Non lo sai per certo.- disse sicuro il Maestro. –Ehi, guardami.-
Lentamente gli posò una mano sulla spalla, costringendolo a voltarsi verso di lui. I suoi occhi erano lucidi e tristi eppure vivi e sembravano bruciare.
Un’altra lacrima gli rigò il viso.
-Non sono morti, ok?-
Il Dottore fece appena in tempo ad annuire che un angolo della stanza crollò, ricomprendo entrambi i ragazzi di polvere.
-Ci hanno trovati!-
 
Molti Dalek cadevano sotto i colpi azzurri dei fucili dei Signori del Tempo.
Probabilmente avevano trovato una lega che gli permetteva di rompere la barriera che proteggeva ogni singolo Dalek. Comunque sia, ci volevano due colpi ben assestati per abbatterne uno.
Erano in vantaggio.
Alcuni di loro poi, cadevano sulle case, danneggiandole.
Così facendo le persone che si rifugiavano al loro interno scappavano, pronte a essere colpite da un raggio Dalek. E questa era solo la fanteria.
Il loro vero e unico obbiettivo era distruggere il palazzo Magisterium. Una volta giunti lì la Nave Madre avrebbe rifornito l’esercito con codici di sblocco criptati, necessari per innescare la bomba.
L’intero pianeta sarebbe esploso.
 
Il Maestro stava abbracciando il Dottore per proteggerlo dall’impatto.
Appena la polvere si posò a terra i ragazzi si allontanarono, voltandosi vero il Dalek. Era disteso a terra, le braccia armate distrutte per la rovinosa caduta.
-E’ morto…- sussurrò il Maestro.
Il Dottore lentamente prese in mano il suo nuovo cacciavite sonico , lo puntò contro il nemico e lo accese.
Un debole suono si propagò nell’aria circostante, facendo sussultare il Maestro.
-No. Non è morto. Ma lo sarà tra breve.- la lucina del cacciavite lampeggiò. –Inoltre per noi è innocuo.-
-Sei sicuro? Non mi fido di quell’aggeggio.-
Il Dottore annuì. –Sì. Sono sicuro.-
Per dare un’ulteriore conferma si avvicinò al Dalek, tremando leggermente all’idea che si sarebbe potuto svegliare da un momento all’altro. Tuttavia rimase immobile anche quando il Dottore gli aprì uno sportello laterale.
-Cosa fai?! Dobbiamo andarcene, non rimanere a fagli un’autopsia!-
Il Dottore non lo ascoltò e guardò all’interno del Dalek. L’alieno era bruciato vivo.
Ancora una volta il ragazzo analizzò il corpicino con il cacciavite sonico.
-Sì. E’ morto per un fucile a doppio raggio KY/536. L’hanno arrostito per bene.-
-Bene… ora che lo sai, ce ne possiamo andare?- il Maestro ere sempre più impaziente. Si dirigeva verso l’esterno, cercando di evitare le pozze d’acqua.
-Forse riesco a…-
Se vuoi morire con lui non è un problema.- lo avvisò il ragazzo biondo. –Io me ne vado.-
-Eccomi! Ci sono!-
Con un salto il Dottore scavalcò il Dalek, rindossò la sua maglietta ancora umida e uscì dalla cantina. Fuori pioveva ancora e la magliette si inzuppò subito.
-Ma cosa stavi facendo?-
Il Dottore non rispose ma estrasse nuovamente il cacciavite sonico, puntandolo verso il viso del Maestro.
-Stai giù!!-
Appena il ragazzo abbassò la testa, il cacciavite face partire un raggio di energia azzurra fortissima che si abbatè con precisione su un Dalek. Lo uccise all’istante.
Il Maestro si voltò di scatto, osservando la carcassa abbrustolita dell’alieno.
-Hai un’arma!- esclamò. -Possiamo difenderci!-
Ma il Dottore non sembrava felice quanto lui.
-I… io… l’ho ucciso…-
-Esatto! Forse conosco un posto sicuro in cui stare. Dobbiamo solo… che c’è?-
Il ragazzo moro fissava il cacciavite sonico tra le sue mani.
-L’ho ucciso…-
-Lui stava per uccidere noi! Hai fatto la cosa giusta!-
-No…- con rabbia lanciò il cacciavite sonico lontano da sé. –Sono… sono diventato un assassino…-
Il cacciavite cadde a terra tintinnando.
Ma il suo suono quasi si perse sotto quello maestoso della campana che suonava ancora, indisturbata.
-Dottore. Tu mi hai salvato la vita. Non ho idea di come tu abbia fatto, ma mi hai salvato.- disse il Maestro pacatamente. –E se devo essere sincero sono riconoscente, davvero riconoscente verso qualcuno che per salvare un amico diventa un assassino.-
Il Dottore alzò lo sguardo.
-Lo… lo pensi davvero?-
-Ogni singola parola.- poi sorrise. Con quel sorriso sghembo che faceva sempre ridere l’amico. –E poi… non sono in tanti a potersi vantare di avere al suo fianco uno sterminatore di Dalek!-
Lui rise, felice. Colpito come al solito dall’ assurda ironia del Maestro.
E fu come se la pioggia non battesse più.
Come se la campana non avesse mai iniziato a cantare.
Come se da un momento all’altro il padre del Dottore sbucasse da una stradina e li richiamasse entrambi in casa per  bere insieme una tazza di the.


Note Autore:
Ciao a tutti! Visto? Ho aggiornato velocissimissimissimo! *w*
Mi sono particorarmente divertita a scrivere questo capitolo, soprattutto nelle battute iniziali. Spero piaccia anche a voi, gentilissimi lettori che seguite/leggete la storia.
Spero di riuscire ad aggiornare presto con il capitolo quattro, compiti permettendo.

Un abbraccio
Gallifrey_96

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Capitolo 4
*** Capitolo 04: Non ho più nessuno, se non te ***


Note: Per questa storia ho deciso di raccontare gli eventi strettamente collegati alle meravigliose figure del Dottore e del Maestro durante la famosa Guerra del Tempo, che causò la distruzione di Gallifrey. Dato che, secondo la BBC, la Guerra de Tempo si svolge tra l'ottava e la nona rigenerazione del Dottore, ho deciso di ambientare tutte le vicende in un universo alternativo in cui i due Signori del Tempo sono ancora dei ragazzi di circa 18 anni.
Alcuni particolari potrebbero coincidere con l'idea originale della BBC, solo molti anni prima.
Buona lettura a tutti!
La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.



La grande Guerra del Tempo
Capitolo 04: Non ho più nessuno, se non te

Dall’alto del palazzo Magisterium il Generale osservava le sue truppe sparpagliarsi ed esplodere in scintille oro.
-Non possiamo resistere a lungo. Tra poco arriveranno anche qui.-
-Ne sono consapevole, Kankon.- l’uomo sospirò, appoggiandosi all’alto schienale di una sedia. –Noi non siamo mai stati dei guerrieri. E mai lo saremo. Senza offesa, Generale.-
-No… avete ragione.-
Entrambi rimasero zitti per un po’ di tempo, ascoltando il suono ritmico dalla campana rimbombare sopra di loro. Il primo a riprendere la parola fu Kankon.
-Signore… quel suo progetto…- l’uomo si interruppe, osservando attentamente il viso del Sovrano incresparsi. -… che prevedeva quel ragazzo e quella ragazza… Come… come procede?-
-Non posso dire nulla con certezza. Il Vortice è mutevole e la Divinatrice non è stata precisa.-
L’uomo mosse qualche passo verso la grande vetrata, affiancandosi al Generale.
-Ciò che so è che entrambi verranno qui. Dobbiamo solo assicurarci che arrivino indenni.-
-E’ questo che mi preoccupa.-
-Ed è questo che deve far preoccupare le tue guerdie.-
Il Generale abbassò lo sguardo.
-C’è anche quell’altro ragazzo… l’amico.-
-Il Dottore intendi?-
-Sì lui. Avete considerato l’amicizia tra lui e il Maestro?-
Il Sovrano sospirò.
-Sì. L’ho considerato. Ma probabilmente a quest’ora sarà già morto.-
L’uomo alzò un braccio, indicando una piccola villa ormai completamente distrutta. –Viveva lì.-
-E il Maestro? Come fate a essere sicuro che arriverà?
Il Sovrano voltò le spalle alla vetrata e la sua maestosa figura tracciò un’ombra sul pavimento liscio della sala.
-Come ti ho detto, non lo so.-
 
-Forza! Ci siamo!- il Maestro trascinava moralmente il Dottore verso il Palazzo Magisterium.
-Non… non credo che sia una buona…-
-Sciocchezze! Andiamo avanti!-
Il Dottore sembrava stanco.
Si trascinava dietro l’amico con evidente fatica. E soprattutto era convinto che non era una buona idea; per nulla.
-Fermati!!-
Il ragazzo afferrò per un polso il Maestro e lo sbattè contro il muro di una via. E lì lo tenne, appoggiando i palmi delle mani di fianco alla sua testa bionda.
-Che hai?-
Il Dottore iniziò a parlare, scandendo bene le parole.
-Adesso mi spieghi perché diamine vuoi andare al Magisterium se è lì che i Dalek vogliono andare!-
Non si accorse nemmeno, ma si ritrovò a urlare.
-Vuoi morire?!-
-No…-
-E allora spiegati!! Perché proprio non riesco a capire!-
Il Maestro sospirò.
-Non lo capisco nemmeno io. Ma ci devo andare, capisci?-
Il Dottore scosse la testa. –No.-
-La campana mi chiama… mi sta chiamando! Da dentro la mia testa!-
-E’ quel rumore, vero?-
-Sì… mi vuole vicino…-
-Non può essere! Ti ascolti? Una campana non può chiamare nessuno!-
-Lei… lei sì…-
Aveva uno sguardo perso, sognate. Eppure gli occhi erano svegli e agili. Lo guardavano come se potesse capire all’istante con ciò che provava.
Ma non era così. Non proprio.
-Ma se è quella stessa campana che ti provoca il mal di testa!-
-Non è vero.- il Maestro lo guardò. –Io devo andare.-
Non riuscì a resistere.
Lentamente il Dottore abbassò le braccia e il Maestro si allontanò da lui.
-Vieni con me?-
Il Dottore sospirò. Non sapeva nemmeno se poteva piangere, in un momento del genere.
-Mi sei rimasto solo tu… che altra scelta ho se non seguirti?-
L’amico annuì e si incamminò veloce verso il Magisterium.
Anche il Dottore, con i cuori pesanti di dolore e solitudine, lo seguì in silenzio.
E la pioggia, lenta, continuava a cadere.
 
I Dalek erano finalmente riusciti e rompere le porte del palazzo.
Sarebbe stato tutto molto più semplice se la torre non fosse stata protetta da uno scudo anti-magnetico riflettente.
Ma ora, scudo o meno, erano entrati.
Appena il primo Dalek entrò, inviò subito il segnale e la Nave Madre che lo rifornì del Codice.
Peccato che un istante dopo morì, colpito da due raggi azzurri di energia concentrata. Ma ormai i Dalek avevano vinto. Erano riusciti a riportare molte perdite nella fazione nemica e inoltre il Magisterium era aperto.
Chi li poteva fermare?
Nessuno.
La Bomba tra pochi istanti sarebbe esplosa, distruggendo tutto il pianeta. E loro sarebbero sopravvisuti, rifugiandosi nella Navicella Madre.




Note Autore:
Ehilà!! Visto? Visto che aggirnamento super rapido? ;D
Sto decisamente migliorando, sì sì. *crisi di profonda (e sporiadica) autostima*
Beh... non è esattamente un capitolo lunghissimo... prometto che i prossimi saranno più lunghi. Croce sul cuore.

Tra le varie altre cose mi sono divrtita particolarmente a scrivere questo pezzo, spero sia piaciuto anche a voi:
"Il Maestro sospirò.
-Non lo capisco nemmeno io. Ma ci devo andare, capisci?-
Il Dottore scosse la testa. –No.-
"
-__-" Ah... non è magnifico? Eh? EH? ...ok la smetto. I'm sorry. Really.
Beh, concludo queste note autore altrimenti potrei continuare a dire assurdità una dopo l'altra.

Fatemi sapere se vi è piaciuto anche questo capitolo e io mi impegnerò ad aggiornare presto! ^_^

Un abbraccio a tutti quelli che sono passati di qua!
Gallifrey_96

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Capitolo 5
*** Capitolo 05: Su, fino al mille e ventesimo piano ***


Note: Per questa storia ho deciso di raccontare gli eventi strettamente collegati alle meravigliose figure del Dottore e del Maestro durante la famosa Guerra del Tempo, che causò la distruzione di Gallifrey. Dato che, secondo la BBC, la Guerra de Tempo si svolge tra l'ottava e la nona rigenerazione del Dottore, ho deciso di ambientare tutte le vicende in un universo alternativo in cui i due Signori del Tempo sono ancora dei ragazzi di circa 18 anni.
Alcuni particolari potrebbero coincidere con l'idea originale della BBC, solo molti anni prima.
Buona lettura a tutti!
La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.



La grande Guerra del Tempo
Capitolo 05: Su, fino al mille e ventesimo piano
 
Finalmente erano arrivati al penultimo piano. La ragazzina li aveva contati tutti e mille e quindici.
-Chen forza to! Chen ne manca ancora uno to.-
L’alieno di fronte a lei non sembrava minimamente stanco e le sorrideva, tendendole una mano. Lei la prese; non le era mai piaciuto fare fatica.
Soprattutto fatica fisica.
Ma per quello che riguardava la mente… era agile e scattante come una gazzella.
-Come… come fai a non essere stanco? Sono più di mille piani!-
Chento le sorrise e l’aiutò a salire altri tre gradini.
-Chen da noi ci sono molte scale to.-
La ragazza annuì e riprese la salita. Arrivati alla pesante porta l’alieno batté tre volte. I battenti vennero aperti subito dal Generale.
-Ah! Sei arrivata Chekios! Bene!-
Lei si presentò al Sovrano con un brave inchino.
-Signore…-
-Che tu sia la benvenuta, mia cara. E un benvenuto anche a te Chento.-
L’alieno rispose con un profondo inchino.
-Chen il piacere di aiutare una razza importante come la Vostra è tutto mio Signore to.-
L’uomo sorrise leggermente.
-Ora manca solo Koschei. Ma sono certo che…-
Il Sovrano venne interrotto da dei deboli colpi alla porta.
-Avanti!-
Pian piano un battente si aprì e il viso coriaceo di una malamoutiana si rivelò ai presenti.
-Chan Signore to… Chan volevo solo sapere se il Maestro era arrivato to.-
Il Sovrano scosse la testa. –Se ti fa piacere, puoi rimanere con noi.- disse facendole segno di avvicinarsi.
-Signore… posso sapere perché due Malamoutiani sono su Gallifrey?- chiese la ragazza, osservando attentamente il suo superiore.
-Una domanda molto arguta Chekios. Loro hanno il compito di proteggersi.-
-Io e chi?-
-Tu e Koschei.-
La ragazza ammutolì. Questo proprio non se lo aspettava.
-Sono sicuro che già hai iniziato a crearti una tua teoria a riguardo. Ma lascia che ti spieghi.- iniziò il Sovrano, sedendosi su una sedia accanto al tavolo. –Lo sai che noi non siamo mai stati dei bravi guerrieri. Lo avrai sicuramente intuito leggendo le Cronache.-
Chekios annuì. Aveva imparato tutto il libro a memoria.
-Ebbene… probabilmente verremo sopraffatti.-
-Ma noi siamo i Signori del Tempo! Come…-
-Lasciami concludere la storia, Chekios. Noi abbiamo una bomba, la Bomba e i Dalek lo sanno. Voglio farci esplodere. Ma ci sarà molto più che una grandissima esplosione. La Bomba creerà una stasi.-
-Signore! La prego è importante!-
Il Sovrano venne bruscamente interrotto da una guardia.
-Cosa succede?- intervenne il Generale.- Sono arrivati…?-
La guardia annuì, sconvolta.
-Sono alle porte, Signore.-
 
-Come pensi di entrare?-
Il Maestro mise una mano sulla spalla del Dottore.
-Ci penserai tu.-
-Cosa?-
-Con il tuo cacciavite!- Sbuffò il ragazzo.
Ma l’amico scosse la testa.
-Ho ucciso una volta e mi è bastata.-
-Ma io devo andare là!-
Il Dottore analizzò la situazione. C’erano quindici guardie a proteggere la porta principale da sette Dalek.
Tutti si erano rigenerati almeno tre volte.
-Non posso farlo, nemmeno volendo.-
-E perché, sentiamo.-
-Nel momento in cui io colpissi il primo Dalek tutti gli altri mi noterebbero e saremmo morti nel giro di mezzo secondo.-
Il Dottore si passava il cacciavite sonico da una mano all’altra, nervoso.
-Va bene. Lo faccio io.-
Un secondo dopo il Maestro aveva in mano il cacciavite e lo puntava contro il Dalek più vicino.
-NO!!!-
Ma ormai aveva sparato.
Il raggio azzurro colpì la corazza dell’alieno con una tale forza e precisione che lo uccise. Subito dopo, come aveva previsto il Dottore, tutti i Dalek rimasti si voltarono verso di loro.
-STERMINARE! STERMINARE I RIAGAZZINI!-
Gli alieni iniziarono a sparare, costringendo i due ragazzi a nascondersi dietro al muro di una casa.
-Stai bene?- chiese il Maestro al Dottore, mettendogli tra le mani il suo cacciavite sonico.
-S…sì… credo.-
Il Maestro si sporse con prudenza dalla casa e sorrise quando notò che tutti i Dalek erano a terra, morti.
-Koschei! Koschei! Vieni al Magisterium, presto!- gli urlò una guardia.
Il Maestro non se lo fece ripetere.
-Dai Dottore! Andiamo!-
All’amico non servirono a nulla le parole per trattenerlo; dopo circa dieci minuti entrambi si trovavano ansanti di fronte alle porte massicce della sala riunioni, al mille e sedicesimo piano.
 
-Chanto vai ad aprire.- annunciò in tono solenne il Sovrano.
Lai eseguì l’ordine, ritrovandosi di fronte i due ragazzi.
-Chan benvenuti to.-
-Cosa? Cosa ci fanno i Malamoutiani su Gallifrey?- chiese alquanto perplesso il Dottore, senza curarsi di rispondere al gentile saluto della ragazza.
-Chan tu non puoi saperlo to.- disse allontanandosi dai due.
Prima ancora che il Dottore potesse approfondire la domanda, il Maestro iniziò a spiegare.
-Lei sarà… uhm… la mia assistente.-
-Assistente? E per cosa?-
Il Maestro venne fermato dal tono autoritario del Sovrano.
-Per la nostra salvezza, Theta Sigma.-
Alle sue parole entrambi i ragazzi si piegarono in un inchino.
-Sono sicuro che puoi darmi una buona e valida motivazione del perché sei qui con Koschei, Theta.- iniziò a dire il Sovrano. –Ma non la voglio sapere.-
Il Maestro tossicchiò. -Voleva accompagnarmi Signore.-
Lui gli scoccò un’occhiata divertita.
-Non verrà con te, se è questo ciò che desideri.-
-Ma Signore…-
-No. L’argomento è chiuso.-
Il Maestro alzò lo sguardo sui presenti. Tutti lo guardavano con rimprovero, come e fagli capire la gravità della situazione. Il progetto era un segreto e doveva rimanere tale il più a lungo possibile.
-Bene. Ora che ci siamo tutti possiamo andare. Generale ci può aprire la strada?-
-Certo Signore.- disse superando il gruppo.
E così il gruppo di Gallifreyani e i due Malamoutiani si incamminarono verso l’alto di altri quattro piani, esattamente sotto la grande campana.

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Capitolo 6
*** Capitolo 06: Non voglio dimenticarti, Dottore ***


Note: Per questa storia ho deciso di raccontare gli eventi strettamente collegati alle meravigliose figure del Dottore e del Maestro durante la famosa Guerra del Tempo, che causò la distruzione di Gallifrey. Dato che, secondo la BBC, la Guerra de Tempo si svolge tra l'ottava e la nona rigenerazione del Dottore, ho deciso di ambientare tutte le vicende in un universo alternativo in cui i due Signori del Tempo sono ancora dei ragazzi di circa 18 anni.
Alcuni particolari potrebbero coincidere con l'idea originale della BBC, solo molti anni prima.
Buona lettura a tutti!
La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.



La grande Guerra del Tempo
Capitolo 06: Non voglio dimenticarti, Dottore.
 
I Dalek stavano salendo.
Un piano alla volta, senza fretta, distruggendo ogni cosa impedisse loro il passaggio.
In realtà il loro piano era stato leggermente deviato: la Bomba doveva trovarsi sotto alle fondamenta del Palazzo ma nessun Dalek avava trovato il passaggio per accedervi.
Così avevano iniziato a salire, accompagnati dal ritmico suono della Campana.
Niente poteva impedire la loro ascesa.
A meno che…
 
Il Maestro fissava il copricapo di fronte a sé.
Non voleva farlo.
Per lui potevano anche morire tutti per sempre.
Vide la ragazza di fianco a lui prendere da una tasca della giacca in pelle il suo Orologio.
Il ragazzo aveva già in mano il suo ma ancora non lo aveva incastrato nel vano del copricapo. Non voleva.
Chekios invece lo aveva inserito e stava per appoggiarsi il freddo meccanismo circolare sulla testa.
Il Maestro le osservò il viso.
Aveva gli occhi lucidi ma non piangeva. C’era una sorta di rassegnazione nel suo sguardo.
Conoscendola, mai avrebbe pensato che potesse cedere così presto.
-Allora Koschei, vuoi inserire l’Orologio?-
Il Sovrano era dietro ai ragazzi, in un angolo della stanza bianco latte, la mano destra appoggiata a una leva non ancora attiva.
-S- sì… lo faccio subito Signore…-
Non si voltò a guardare ma sentiva lo sguardo angosciato dell’amico perforargli la schiena.
Avrebbe voluto girarsi e andarlo ad abbracciare un’ultima volta.
O forse voleva che fosse il Dottore a farlo.
A salvarlo da ciò che non avrebbe mai desiderato fare. A salvarlo, come un vero dottore. Come il suo Dottore.
Ma il suo aiuto non arrivò.
Con estrema calma il Maestro incastrò l’Orologio nel complesso maccanismo che lo avrebbe trasformato in qualcos’altro simile a lui. Ma non lui. Con cautela se lo mise sulla testa ma prima di voltarsi verso il Sovrano guardò Chekios. Piangeva.
Il Maestro finalmente si girò e incrociò la sguardo perso del Dottore. Solo questo semplice gioco di sguardi lo fece piangere.
Ma l’amico fu più rapido di tutti.
Del Generale, che non riuscì a trattenerlo.
Dei Malamoutiani, troppo occupati nei preparativi di avviamento della macchina.
Del Sovrano, ormai imbrigliato nella lentezza degli anziani.
E fu anche più veloce del Maestro, che altrimenti si sarebbe allontanato troppo dal copricapo.
Piangevano entrambi, uno sulla spalla dell’altro.
-Dottore… io non… non voglio…-
-Neanch’io… non posso perderti Maestro…-
-Theta Sigma! Ritorna subito qui!- gridò il Sovrano incollerito dal comportamento del giovane che però non si mosse.
-Signore… sono amici.- si intromise il Generale.- Non possono almeno salutarsi?-
Lui sbuffò. –Tanto non si ricorderà nemmeno come si chiama!-
A quelle parole il Maestro singhiozzò, abbracciando più forte il Dottore.
-Pro-promettimi una cosa…-
-Tutto quello che posso, Maestro…-
-Promettimi che non ti dimenticherai di me…- chiese con amarezza.
-Come potrei dimenticare… i giochi, le corse…-
-I-io però… ti dimenticherò… scusami…-
-Sssh… non è colpa tua…-
Il Dottore lo abbracciò un po’ più forte, un’ultima volta.
Poi il Generale, sotto esplicito invito del Sovrano, lo prese per un braccio e lo trascinò lontano dall’amico.
-Forza Theta. Vieni via.-
Il Maestro chiuse gli occhi per non vederlo andarsene.
Si asciugò le lacrime con rabbia e respirò con calma, cercando di controllare il battito furioso dei suoi cuori.
-Allora? Siete pronti adesso?-
Chekios prese la mano di Koschei e insieme annuirono.
Il Sovrano abbassò la leva e la stanza, fino a quell’istante silenziosa, si riempì delle urla di dolore dei due ragazzi.
 
-Posizione 5! Forza veloci!-
Le guardie si disposero una di fianco all’altra, continuando a sparare contro le sagome grigie dei Dalek.
-Concentrate il fuoco su uno schifoso Dalek alla volta!- gridò il comandante alla truppa. –Li voglio tutti morti entro domani mattina, intesi?!-
I soldati obbedivano agli ordini con precisione, senza porsi domande. Sparavano e basta, cercando di non pensare che la morte era vicina, davvero vicina e non sarebbe servito a nulla continuare a combattere.
Ma gli invasori cadevano e il morale delle guardie a poco a poco si alzava.
-Avanti! Ne mancano ancora quattro!-
A quel grido si accompagnò il suono dell’esplosione dell’arma da fuoco del generale. Un Dalek morì all’istante.
-Forza! Ci sarà tempo per riposarsi dopo!-
Un altro alieno cadde, ma colpì un uomo della fila esterna che cadde di lato, avvolto dalle fiamme dorate.
-Via, via! Spostatevi di lato! In cerchio attorno a Kimon, forza!-
Le guardie eseguirono l’ordine ma non continuarono a colpire i due Dalek rimasti su quel piano.
Erano sospesi in aria e guardavano verso le scale dietro di loro.
-Avanti! Finiamoli!-
-Ma… Signore… come mai non ci attaccano?-
Il Generale assunse un’aria stupita e osservò meglio i due sopravvissuti. Effettivamente era strano che non cercassero di finire la guardia che avevano appena colpito.
-Ehi lattine di ferro! Che avete?-
-NOI DOBBIAMO ANDARE.- rispose un Dalek senza guardarlo.
L’uomo rise. –Non ci avete ancora ucciso…!-
-ABBIAMO TROVATO IL PASSAGGIO. VI STERMINEREMO TUTTI!-
Questa volta il Generale si spaventò, ma non disse nulla.
I Dalek se ne andarono, lasciando il gruppo di soldati alquanto perplessi.
-Ma… Signore non gli uccidiamo?-
-No. Riposo. Per un po’ di tempo non ci attaccheranno più.-
Tutto il gruppo abbassò le armi e si sedette a terra; solo il loro capo rimase in piedi. Accese il comunicatore e contattò il Generale e il Sovrano.
-Truppa A56. Chiedo il permesso per una comunicazione importante.-
La voce gracchiante del Generale rispose poco dopo alla chiamata.
-Prego truppa A56. Cosa succede?-
-Credo che i Dalek hanno trovato il modo per scendere.-
Pausa.
-Stanno facendo tutti così?-
Il caporale si spostò verso una finestra.
-Sì Signore. Sono tutti in aria e non si muovono. Attacchiamo?-
Il Generale non rispose.
-Signore? Attacchiamo?-
-Sì… sì attaccate.-

 
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Note Autrice:
Beh... eccomi finalmente! Vi giuro che sono mortificata... davvero non ho trovato il tempo per trascrivere il capitolo con tutto il mare di compiti e consegne delle tavole che mi hanno messo i professori. Chiedo umilmente perdono *si inchina profondamente a terra*
Tra l'atro riscrivendo a computer mi sono accorta che ora non mi piace più come scrivevo... perciò io ogni volta cancellerei tutto e rifarei d'accapo. Ma non posso, altrimenti non ne vengo più a capo.
Non mi aspetto dunque che recensiate perché con questo mostruoso ritardo e con questo stile di scrittura abbastanza osceno... non so cosa ci sia molto da dire. ç_ç Perdonatemi.
Non vi prometto che aggiornerò un po' più velocemente perché la scuola chiama. E mia mamma mi polverizza se vede che non studio.

Un abbraccio
Gallifrey_96
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 07: Una lunga e faticosa discesa ***


Note: Per questa storia ho deciso di raccontare gli eventi strettamente collegati alle meravigliose figure del Dottore e del Maestro durante la famosa Guerra del Tempo, che causò la distruzione di Gallifrey. Dato che, secondo la BBC, la Guerra de Tempo si svolge tra l'ottava e la nona rigenerazione del Dottore, ho deciso di ambientare tutte le vicende in un universo alternativo in cui i due Signori del Tempo sono ancora dei ragazzi di circa 18 anni.
Alcuni particolari potrebbero coincidere con l'idea originale della BBC, solo molti anni prima.
Buona lettura a tutti!
La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.



La Grande Guerra del Tempo
Capitolo 07: Una lunga e faticosa discesa

I Dalek non si muovevano.
Rimanevano così, fermi nell’aria.
Per una volta non sapevano cosa fare, così contattarono la Stazione Madre.
Fu l’Imperatore Dalek in persona a comunicare alle truppe come agire, prima che venissero tutte uccise.
-ORA BASTA GIOCARE. FACCIAMOGLI VEDERE COSA POSSONO REALMENTE FARE I DALEK! VOGLIO LE SQUADRE DIVISE IN DUE GRUPPI. IL PRIMO ATTACCHERA’ LA PARTE ALTA DEL PALAZZO, LA SECNODA IN BASSO.- annunciò con rabbia. –VOGLIO VEDERE OGNI SIGOLO SIGNORE DEL TEMPO BRUCIARE!-
Come una sola enorme macchina tutti i Dalek risposero:
STERMINARE!
 
Il Dottore avrebbe preferito morire.
Ogni cosa sarebbe stato meglio, piuttosto che osservare il suo migliore amico soffrire così.
Continuava a urlare, aspettando che la macchina cambiasse la sua fisiologia di Signore del Tempo. E le sue grida riecheggiavano nella testa del Dottore, mentre questi cercava in tutti i modi di fermare le lacrime, aggrappandosi al braccio del Generale che ancora lo tratteneva.
Non voleva guardare eppure non riusciva a distogliere gli occhi dal suo viso e dalla sua mano, che stringeva quella della ragazza con forza.
Immaginò di essere lui in quella situazione.
Probabilmente avrebbe abbracciato il Maestro, cercando conforto nella sua voce, nel suo abbraccio. Poi tutto si bloccò e i due ragazzi si immobilizzarono.
Subito Chanto e Chento si avvicinarono e li presero in braccio.
-Bene. Scendiamo.- disse freddo il Sovrano.
I due Malamoutiani annuirono.
-Cosa? Dove andiamo? Cosa volete fargli?-
Il Dottore era a dir poco terrorizzato. Non aveva mai assistito a una mutazione genetica ed era ancora scosso dalla terribile esperienza.
-Theta! E’ già un pregio che non dovresti avere essere qui. Evita di disturbare più di quanto già non hai fatto!- gli rispose il Sovrano con evidente odio.
-Ma…-
-Taci.-
Il gruppo continuò a scendere le scale in silenzio. Poi il Generale ricevette la chiamata della truppa A56.
-I Dalek hanno trovato il passaggio, Signore.-
L’uomo imprecò. –Contavo sul fatto che lo avrebbero scoperto più tardi…-
-Che cosa hanno scoperto? La bomba?-
Il Sovrano non badò alle parole del Dottore. Probabilmente sua madre, che lavorava al Magisterium, gli aveva riferito della bomba alla base della torre.
-Ma non importa. Così tutti i Dalek saranno di fronte alla porta d’accesso, consentendoci il passaggio.-
La marcia riprese.
I due Malamoutiani trasportavano i corpi dei due ragazzi senza fatica evidente e in silenzio. Ma un momento dopo la rigorosa quiete venne rotta dal comunicatore del Generale.
-Signore! Signore non so quanto ancora resisteremo…- disse la voce gracchiante dalla trasmittente.
-Identificati, soldato.-
-…truppa C58 Signore! Siamo solo in due ormai…-
-Continua a parlare soldato! Dove vanno i Dalek?- chiese il Generale cercando di mantenere un tono distaccato.
-Vanno verso… AAAH!!!-
-Dove? Dove?!-
--
Il silenzio rimase ancora a lungo e il Generale dopo qualche secondo ci rinunciò.
-Non… non posso crederci.-
-Sicuramente voleva dire che stanno scendendo.- disse il Sovrano.
-Prova un’altra stazione.- suggerì il Dottore. –Solo per sicurezza.- aggiunse, notando lo sguardo torvo del Sovrano.
Il Generale eseguì, prima che qualcuno potesse contraddire il ragazzo.
-Truppa D74!-
Silenzio.
-Truppa G86.-
Ancora silenzio, interrotto qualche volta da spari e grida.
-Truppa A56 rispondente!-
Silenzio.
Il Generale imprecò sottovoce, ma un momento dopo la voce meccanica del comandante della truppa rispose.
-Truppa A56 Signore. Scusi il ritardo.-
L’uomo sospirò sollevato. –Ho bisogno di sapere cosa succede.-
-Per un momento si sono fermati tutti e abbiamo iniziato a sparare. Non rispondevano al fuoco e moltissimi sono morti. Credo che abbiano trovato il passaggio però.-
-Non puoi dirmelo con certezza?-
-No, Signore. I Dalek stanno pianificando una nuova strategia.-
Il Generlae guardò i presenti con sorpresa.
-Come? Cosa stanno facendo?-
-Dopo essersi bloccati hanno ricevuto un ordine e ora molti scendono verso la bomba…-
Il Sovrano lo interruppe con un ghigno. –Visto?- disse rivolto al Dottore.
Lui non ci badò e ascoltò il finale della conversazione.
-…ma molti altri salgono in cima, Signore!-
I presenti bloccarono istantaneamente la discesa.
-Signore? Devo fare qualcosa?-
-…dove sei?- chiese il Generale in un sussurro.
-Al secondo piano, Signore.-
-E dimmi… li hai già incontrati?-
-No. Per il momento nessuno è ancora arrivato al nostro piano.- disse con certezza. –Tutto bene Signore?-
-Sto guardando negli occhi tre Dalek. Cosa può andare storto?-

 
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Note Autore:
Sinceramente dispiaciuta per il ritardo, salve a tutti!
Non sono perdonabile, lo so da me. Avete tutti i diritti di tirarmi due ceffoni per il clamoroso ritardo con cui pubblico. Questa volta non ho davvero nessuna scusa. T^T
Perciò grazie mille per quelle persone che ancora seguono la mia storia. Ne sono davvero felice. Non potrei mai ringraziarvi abbastanza, ne sono certa. *si inchina*
Questi capitoli (ovvero il VI, VII e VIII) sono un macello, lo ammetto. Perciò se non capite qualcosa, se non capite assolutamente niente, non fatevi problemi a farmelo sapere e io sarò felicissima di rileggere il capitolo e spiegarlo meglio. Al limite delle mie capacità, ovvio. ^_^
 
Spero di aggiornare presto perché portare avanti due long contemporaneamente sta diventando un’impresa a dir poco impossibile per me.
Un abbraccio
Gallifrey_96

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Capitolo 8
*** Capitolo 08: Un'imperdonabile perdita ***


Note: Per questa storia ho deciso di raccontare gli eventi strettamente collegati alle meravigliose figure del Dottore e del Maestro durante la famosa Guerra del Tempo, che causò la distruzione di Gallifrey. Dato che, secondo la BBC, la Guerra de Tempo si svolge tra l'ottava e la nona rigenerazione del Dottore, ho deciso di ambientare tutte le vicende in un universo alternativo in cui i due Signori del Tempo sono ancora dei ragazzi di circa 18 anni.
Alcuni particolari potrebbero coincidere con l'idea originale della BBC, solo molti anni prima.
Buona lettura a tutti!
La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.



La grande Guerra del Tempo
Capitolo 08: Un’ imperdonabile perdita

-Generale, mando su un gruppo di soldati!- disse la voce gracchiante del comandate della truppa A56.
L’uomo non rispose, spense il comunicatore e face un passo avanti.
-State dietro di me.- sussurrò ai due Malamoutiani e al resto del gruppo.
I tre Dalek fissavano i presenti, valutando le possibilità che avevano di ucciderli prima che scappassero via.
Non finirono di decidere, perché Kankon prese rapidamente la sua arma e sparò al Dalek più vicino. Vide la sua barriera sgretolarsi e il Dalek, colto di sorpresa, cadde a terra con un tonfo. Ma gli altri due già stavano attaccando il Generale. Due raggi di energia verde si avvicinarono rapidamente ai suoi cuori.
Sono morto, pensò con amarezza, e non sono riuscito a proteggere Theta…
Ma il Dottore stava puntando il suo cacciavite sonico contro il raggio combinato dei due alieni. L’energia azzurra che ne scaturì annullò quella verde in un’esplosione che buttò a terra tutti i presenti.
Subito Kankon si alzò, prese la mira e uccise i due Dalek con un botto.
-Theta? Stai bene?-
Voltandosi vide il ragazzo seduto sui gradini bianchi della scala con “l’arma” nelle sue mani.
-Theta?-
Lui alzò lo sguardo sul Generale ma qualsiasi cosa avesse voluto dire venne interrotta dal Sovrano.
-Bene. Ora possiamo proseguire. Avanti, in piedi!- l’ultima parte era rivolta al Dottore che, riluttante, si alzò.
Nonostante tutto il rumore che avevano provocato, Koschei non si era svegliato. Era rimasto incosciente per tutto il tempo, abbandonato tra le braccia di Chanto.
In un certo senso è da invidiare, pensò.
Il Sovrano ordinò al gruppo di velocizzare la corsa, anche se lui per primo non riusciva a tenerne il ritmo.
-Dobbiamo… dobbiamo fare presto…- boccheggiò.
-Mancano ancora tre piani, Signore. Siamo ancora in tempo.- disse Kankon.
Scendendo, il Generale aveva ricevuto un’altra chiamata dalla truppa A56, nella quale lo loro capitano diceva di aver mandato una squadra ad aiutarli senza successo. I Dalek stavano guadagnando piani sempre più velocemente.
A un tratto il Sovrano si fermò, appoggiandosi al muro.
-Voi… voi andate…-
Il Dottore stava per andarsene per davvero quando un forte botto lo immobilizzò.
-Stanno chiamando i rinforzi.- ipotizzò.
-Come immaginavo.- Disse Kankon. –Noi non ce ne andiamo senza di lei, Signore.-
-La riuscita del progetto vale molto di più della mia ultima vita! Andatevene, è un ordine!-
Al Dottore fece quasi pena quell’uomo. Era tenace, doveva riconoscerglielo, ma in un modo ingiusto, brutale. Avrebbe preferito dagli un pugno e dirgli di muoversi. Gli avrebbe urlato in faccia di smettere di fare l’eroe perché lui era il solo responsabile della loro rovina.
Ma il Generale lo trattenne.
-Lo so. Ma va bene così, fidati.-
Il Dottore lo guardò stupito mentre lo trascinava verso l’ultima rampa di scale, seguiti a ruota dai due Malamoutiani.
Avanti Theta, vieni via.-
L’ultima cosa che vide fu il crollo delle cale superiori sul vecchio corpo del Signore del Tempo, seguito dal pesante tonfo di un Dalek, purtroppo ancora vivo.
 
Una nuova tipologia di Dalek stava scendendo rapidamente dalle navicelle. L’Imperatore sembrava preoccupato. Avrebbe preferito non utilizzare anche i Dalek armati di esplosivi. Quelli dovavano rimanere l’ultima risorsa.
“Siamo già arrivati a questo punto? Manca poco, eppure non si arrendono”
Il Dalek si avvicinò alla consolle di comando, visualizzando le sorti della battaglia.
“Tra poco quell’insulso pianeta esploderà. Non devo preoccuparmi di nulla. Finiti i Signori del Tempo, la razza Dalek dominerà incontrastata l’Universo intero!”
 
-STERMINARE! STERMINARE!-
Il Dalek caduto sul Sovrano era sdraiato, l’unico occhio azzurro rivolto verso il nemico.
-Correte!-
Il Generale spinse in avanti il Dottore, subito dietro la parete delle scale; stava per fare lo sta
esso con Chento e Chekios ma si fermò appena in tempo. Un raggio verde colpì la schiena del Malamoutiano che con un urlo strozzato cadde a terra, il volto coriaceo appiattito sui gradini della scala.
-Chento, no…-
Il Generale si chinò in avanti, controllando di sfuggita se Thata, Chanto e Koschei stessero bene. Tutto ok, pensò notandoli. Poi prese un respiro profondo, si sporse dal muro, prese la mira e sparò al Dalek. Con uno sfrigoli  metallico, l’alieno morì.
-Kankon! Andiamo!-
-Solo un attimo, Theta… forse Chekios…-
-Ti prego…- lo implorò.
Il Generale spostò il corpo di Chento ma appena lo alzò, una macchia di sangue rosso si estese sui gradini.
Non è possibile… tutta questa fatica per nulla, pensò amaramente.
-Kankon… ti supplico… andiamo via… Kankon…-
Lui tornò indietro respirando piano.
-Chan sono…-
Kankon annuì evitando lo sguardo della Malamoutiana.
-Dobbiamo andare.-
-Dove?-
-Via da qui.- disse il Generale, facendo un passo verso la porta del piano. –Come si dice “salviamo il salvabile”.-
Chanto annuì entrando nella stanza.
Il Dottore e il Generale rimasero soli sul pianerottolo delle scale.
-Qual è il tuo scopo?- chiese Theta, osservando l’uomo negli occhi.
-Proteggervi.-
-Menti. Almeno il parte.-
Lui prese un respiro profondo. –No. Non ti sto mentendo. Adesso sali sulla scialuppa e vattene.-
Il Dottore mise una mano sulla maniglia della porta. Si accorse di tremare ma la aprì comunque, osservando Chanto sistemare il corpo rigido dell’amico su un piccolo letto all’interno della scialuppa. Una lacrima scivolò lungo la guancia del ragazzo. Non può finire così.
-T… tu  non vieni? C’è un posto libero…-
L’uomo sorrise.
-No. Non vengo.-
Il Dottore si arrabbiò. –Perché no?-
-Sono un valido aiuto per il popolo. Cercherò di trattenere i Dalek lontani dalla bomba il più a lungo possibile.-
Theta strinse i pugni.
-Ma io non voglio stare solo.-
-Mi dispiace. Non posso venir…-
Fu un attimo.
Il ragazzo si scagliò contro l’uomo, prendendolo a pugni sul petto, sulle spalle, urlando, impedendogli di continuare.
-Theta! Theta fammi spiegare! Fermati!-
Dopo parecchi altri pugni i Generale riuscì ad afferrare i polsi del ragazzo, inchiodandolo al muro. Si sentiva ferito, vulnerabile. Non era riuscito a salvare nessuno e ora quell’uomo non gli dava nemmeno ciò che chiedeva. Compagnia.
-Basta! Fermati Theta! Fermati…-
E lui finalmente si fermò, il fiato grosso, le braccia tremanti.
Bastò uno sguardo e Theta iniziò a singhiozzare, cercando di liberare i polsi dalla presa forte dell’uomo.
-Per… per favore… ti prego…-
Il Generale lo lasciò, per poi riprenderlo in braccio, cullandolo dolcemente.
-Theta… non posso… l’offerta è allettante ma… ho fatto un giuramento. Non posso infrangerlo.-
-A chi… a chi hai giurato…-
-A tua madre, Theta.-
Il Dottore si irrigidì. Chi era quell’uomo? Cosa centrava lui con sua mamma?
-Le ho giurato di proteggerti. A qualunque costo. E non c’è nulla di più sicuro di quella scialuppa.- la indicò e Theta si voltò a guardare.
-Ma io… tu…-
Il Generale lo fece scendere a terra.
-Ho amato tua madre come nessun’altro. Non è stato difficile siglare il giuramento.- disse accovacciandosi per guardarlo dal basso. Sorrise. –Hai i suoi stessi occhi.-
Theta distolse lo sguardo dal suo. –Un’amante quindi.-
Lui si rialzò. –Già.-
-In poche parole avvicinandoti alla bomba mi darai il tempo necessario per andarmene, poi morirai. Con tutti gli altri.-
E con mia mamma, pensò. Ma si guardò bene dal dirlo.
-Sì.- rispose, entrando nella sala delle scialuppe.
Il Dottore lo seguì, lanciando uno sguardo all’amico.
-E’ tutto pronto Chanto?-
Lei annuì.
-Chan le scialuppe sono pronte to.-
-Bene… allora Theta, buona fortuna.-
Il Generale gli mise una mano sulla spalla.
-Perché non posso stare con loro due?-
-Non c’è posto per tre su una scialuppa.- poi aggiunse. –Mi dispiace.-
Theta non ci badò. -Dove atterrerò?-
-Sulla Terra credo. Non so molto altro.-
Lui annuì, voltandosi verso il Maestro.
-Posso…-
-Certo, vai pure.-
Il Dottore entrò nella prima scialuppa.
Un fastidioso odore di pulito riempiva l’unica stanza chiara. Il Maestro era sdraiato sul lettino, un’espressione stana scolpita sul viso.
-Koschei… so che non mi dimenticherai mai sul serio. E io… io non ti dimenticherò mai.-
Cercò in tutti i modi di non piangere, ma le lacrime continuavano a cadere, offuscandogli la vista. Se le asciugò con rabbia e frustazione.
Poi Theta si piegò in avanti, baciando la fronte tiepida dell’amico.
-Un giorno… un giorno saremo ancora insieme. Te lo prometto.-


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Note Autore:
Buon salve a tutti! Ora non potete dirmi di essere in ritardo.
Ho reclamato il possesso sul pc per tutto il pomeriggio e dato che è stato accettato dalle forze superiori (mia madre) ho deciso di aggiornare. Spero che il capitolo vi sia piaciuto quanto a me. E ovviamente grazie per essere passati a leggere e recensire. GRAZIE E TUTTI!! :D *abbraccio a caso*
Da adesso in poi i capitoli diventeranno più lunghi, spero solo di non combinare fesserie. E mi dispiace dirvelo cari lettori, ma l'avventura sta per concludersi. Ancora qualche capitolo e vi dovrò lasciare. ç_ç Sono un po' dispiaciuta, devo ammetterlo, ma alla fine tutto finisce, no? *momento Doomsday* T^T Perché a me? Perché?
Grazie mille ancora per essere passati a leggere!

Al prossimo capitolo!
Gallifrey_96

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Capitolo 9
*** Capitolo 09: Un pianeta sul punto di esplodere ***


Note: Per questa storia ho deciso di raccontare gli eventi strettamente collegati alle meravigliose figure del Dottore e del Maestro durante la famosa Guerra del Tempo, che causò la distruzione di Gallifrey. Dato che, secondo la BBC, la Guerra de Tempo si svolge tra l'ottava e la nona rigenerazione del Dottore, ho deciso di ambientare tutte le vicende in un universo alternativo in cui i due Signori del Tempo sono ancora dei ragazzi di circa 18 anni.
Alcuni particolari potrebbero coincidere con l'idea originale della BBC, solo molti anni prima.
Buona lettura a tutti!
La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.



La grande Guerra del Tempo
Capitolo 09: Un pianeta sul punto di esplodere.

Kankon si costrinse a rimanere in piedi e continuare a sparare.
Devi fargli guadagnare tempo, si ripeteva, lo hai promesso.
Con un urlo alzò l’arma verso l’ennesimo Dalek e lo uccise con due colpi in rapida successione. Lesplosione danneggiò lo scudo degli altri alieni vicino a lui; un colpo a testa e gli uccise tutti. Questo gli diede la possibilità di rigenerarsi in pase, finalmente. La luce dorata esplose in tutte le direzione e l’uomo mutò ancora.
Ancora quattro colpi e sono morto per sempre, si disse.
-Generale! State bene?- chiese il comandante della truppa A56.
-Sì! Difendete l’accesso! Quanti ne arrivano?- urlò verso l’esterno.
-Troppi, Signore! Hanno smesso di salire!-
L’uomo imprecò. Se non altro Theta sarebbe stato più al sicuro.
-Dobbiamo resistere!-
-Ci proviamo Signore, ma siamo esausti!-
Kankon si guardò intorno sperando di trovare qualcosa che potesse salvarli tutti. Controllò le pareti spoglie, gli spigoli. Niente.
Ricontrollò anche la bomba in ogni sua parte. Un piccolo dispositivo nero collegato al centro del pianeta da tubi in gomma grigi. Non sarebbe servita a molto.
-Generale! Ne arrivano altri!-
Lui spostò lo sguardo sulla bomba. Era stanco di combattere. Pensò che forse sarebbe stato meglio farla finita ora. Senza aspettare. Con tutta probabilità sarebbe stata una liberazione. Però alla mente gli ritornarono gli occhi nocciola della madre di Theta. Profondi, dorati e bellissimi. Lo spinsero a guardare ancora una volta il nemico negli occhi.
-STERMINARE!-
No. Non sarebbe morto con quell’urlo nelle orecchie.
 
Theta si era imposto di non piangere. Non di fronte a Chanto.
Ma ora, da solo, sotto la luce fredda della scialuppa, una lacrima sfuggì al suo controllo. Si sentiva male. Tremendamente male. Tutto il suo mondo stava crollando. Tutto ciò che era si stava sgretolando lentamente. Voleva scappare, ma dove sarebbe andato?
Non c’era nessun posto uguale a Gallifrey. Nulla uguale a casa sua, alla sua famiglia, ai suoi amici.
La sua mente corse al Maestro, sdraiato sul lettino della seconda scialuppa. Ebbe un brivido. Quando si sarebbe svegliato?
Presto? Tardi? Mai?
Cosa poteva saperne lui, un ragazzino, delle idee contorte del Sovrano?
A un tratto le luci si spensero e si accesero nuovamente.
Il Segnale. Tra dieci secondi esatti Chanto avrebbe dato il via all’espulsione delle scialuppe.
Il Dottore si alzò mogio dal tavolino su cui si era seduto. Doveva premere assieme all’aliena il comando per partire. Avevano un intervallo di gioco di pochi secondi, poi l’energia si sarebbe esaurita e sarebbero rimasti bloccati lì per sempre.
Solo una via di fuga. Una sola possibilità di sopravvivere.
Ma lo voleva davvero? Voleva veramente, con tutto sé stesso, lasciare Gallifrey? Il pianeta che lo aveva protetto per tutto questo tempo?
Tre… due… uno… zero.
Non ebbe più tempo per pensare. Premette il bottone azzurro.
Ma si pentì subito di ciò che aveva fatto.
-No!-
Con un sobbalzo e uno sfrigolio la navicella si sganciò dai supporti che la immobilizzavano al terreno. I motori si accesero e una pressione fortissima buttò il Dottore a terra. Era partito. Non poteva più tornare indietro.
Con un gemito si alzò, appena fuori la cupola distrutta. Appena la pressione che lo schiacciava a terra cessò. Il Dottore guardò fuori da uno degli oblò: il pianeta, il suo pianeta, si allontanava velocemente. Tra pochi istanti sarebbe diventato solo una palla rossa.
O peggio, pensò, non ci sarà più.
Un’altra lacrima cadde silenziosa sulla sua guancia sporca di polvere. Poi si ricordò dell’altra scialuppa. Con un sorriso pensò che non era solo. C’era ancora il Maestro. Sarebbero rimasti solo loro a governare le leggi del Tempo.
Il Dottore scattò verso un altro oblò della scialuppa cercando nello Spazio un punto bianco che rivelasse la presenza del Maestro. Niente. Solo buio. Buio ovunque.
Tranne…
Finalmente dopo molto tempo Theta esultò tra sé: la scialuppa era appena visibile tra le stelle ma c’era. Non era rimasto solo.
-Maestro! Sono qui, guarda fuori!-
Sapeva benissimo che non poteva sentirlo ma l’idea di non essere solo era troppo allettante per non provarci. Il Dottore rimase a fissare quel minuscolo punto bianco ancora per un po’, seguendo con lo sguardo la strada che percorreva nello Spazio. Continuò a guardarlo come se, nel caso avesse smesso, quel punto bianco sarebbe scomparso e lui sarebbe rimasto solo. L’ultimo Signore del Tempo.
Mentre iniziava a fantasticare su cosa avrebbero fatto sulla Terra insieme, un forte rombo fece ballare la scialuppa.
-Cosa… che cosa…?-
Il Dottore distolse, riluttante, lo sguardo dalla navicella bianca posandolo su Gallifrey.
Il suo pianeta, il suo meraviglioso pianeta stava esplodendo.
 
La nave Madre dei Dalek aveva in grosso vantaggio di riuscire a monitorare ogni cosa nell’arco di circa cinquanta chilometri. Nulla poteva sfuggire al potente radar posizionato in cima all’enorme navicella Dalek. Tutto ciò che succedeva veniva captato e inviato come segnale video su un centinaio di schermi controllati da quattro Dalek.
Quello era il loro scopo. Controllare e, in caso di problemi, sterminare a vista. Facile.
Ma qualcosa andò storto. Qualcosa che nemmeno i Dalek potevano sapere. Le loro conoscenze su Gallifrey erano estremamente limitate.
Un motivo in più per distruggerli, del resto.
Tutti sapevano che Gallifrey era un pianeta pericoloso.
Percorso internamente da magma ed elettricità cosmica, era permanentemente sul punto di esplodere. Solo la lontananza della stella più grande della costellazione di Kasterborous impediva la catastrofe. Ma, si sa, i pianeti percorrono orbite ellittiche intorno alle stelle. E quando Gallifrey si avvicinava troppo esplodeva. Tuttavia i Signori del Tempo idearono un meccanismo di contenimento per annullare gli effetti combinati di calore ed energia cosmica. Nessuno seppe come ci riuscirono.
Ma ogni essere dell’Universo ha bisogno di sapere, così i Signori del Tempo iniziarono a diffondere l’idea della bomba.
Disinnescata, o fatta esplodere, questa avrebbe distrutto Gallifrey. Un piano perfetto per la mente di un re Dalek, il cui unico obbiettivo era sterminare.
Ma i Signori del Tempo non erano stupidi. Crearono una rete di tubi appena sotto la crosta del pianeta, avvolgendolo; così che, una volta disinnescata una bomba, la Rete avrebbe trasmesso l’esplosione in ogni parte di Gallifrey, producendo un danno ben maggiore rispetto a quello di un singolo esplosivo.
E il meccanismo si era innescato.
 
Appena i Dalek si accorsero dell’errore commesso, cercando di invertire la rotta. Non prestarono minimamente attenzione alle due piccole scialuppe di salvataggio che velocemente lasciavano il bagliore della stalla di Gallifrey. Il pianeta stava esplodendo, rilasciando un’enorme quantità di energia cosmica.
La Nave Madre non riuscì a retrocedere abbastanza in fretta e un’onda blu-violacea si espanse nello Spazio, disintegrandola in molecole argentate.


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Note Autrice:
Ehilà! Ho trovato un po' di tempo per aggiornare finalmente questa ff. Ne ho in corso tre. TRE.
Ed è una cosa che non consiglierei nemmeno al mio peggior nemico. Ma comunque! Sto cercando di ipotizzare cose che non hanno nè capo nè coda, me ne rendo conto. Una grossa esplosione? Beh, tenete conto che tra tutte le cose che mi erano venute in mente questa era la "migliore". Immaginate voi cosa erano tutte le altre.
Spero (ma a questo punto non credo di riuscirci) che l'idea possa essere almeno passabile. ^_^
I prossimi capitoli verranno aggiornati con un po' più di rapidità, per quanto possano permetterlo le interrogazioni e le verifiche.
Grazie per aver letto e recensito il capitolo, mi fa molto piacere!

Un abbraccio
Gallifrey_96

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Epilogo ***


Note: Per questa storia ho deciso di raccontare gli eventi strettamente collegati alle meravigliose figure del Dottore e del Maestro durante la famosa Guerra del Tempo, che causò la distruzione di Gallifrey. Dato che, secondo la BBC, la Guerra de Tempo si svolge tra l'ottava e la nona rigenerazione del Dottore, ho deciso di ambientare tutte le vicende in un universo alternativo in cui i due Signori del Tempo sono ancora dei ragazzi di circa 18 anni.
Alcuni particolari potrebbero coincidere con l'idea originale della BBC, solo molti anni prima.
Buona lettura a tutti!
La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.



La Grande guerra del Tempo
Capitolo 10: Epilogo

Funzionava. Non capiva esattamente come, ma funzionava.
-Il Terminale di programmazione interplanetario d'emergenza non risponde ai comandi, Dottore.- disse il computer gracchiando.
-Sì, sì lo so. Non ha mai funzionato bene.- rispose lui, non completamente concentrato sull'informazione ricevuta.-Fai le solite cose che faccio io.-
-Non ha mai fatto nulla del genere.-
Theta si voltò verso il computer, distogliendo lo sguardo dal suo TARDIS. -E allora improvvisa.-
Non poteva non assistere alla Sua nascita. Era tutto ciò che gli rimaneva del suo pianeta, non poteva abbandonarlo nemmeno per un secondo. Con un salto prese in mano il suo cacciavite sonico, appena fuori portata su un tavolino zeppo di tecnologie, e lo puntò sul TARDIS. O meglio, la sfera in cui la sua essenza era racchiusa. Con un leggero brillio, l'impalcatura costruita attorno iniziò a girare producendo un rumore sfrigolante di metallo su metallo.
-Dottore, rilevo una leggera variazione di...-
-Zitto, zitto! Stai assistendo a un avento unico!- esultò lui. -La nascita di un TARDIS non su Gallifrey ma nello spazio! E... a dir la verità non so nemmeno se questo sia possibile...- aggiunse quasi tra sé.
La sfera iniziò a brillare a intermittenza e il Dottore premette qualche pulsante per evitare i sovraccarichi di energia. Non poteva permettersi nessuno sbaglio.
-Come farete ad allevarlo?-
-Imparerò K9.- rispose entusiasta lui, guardando il suo piccolo capolavoro ingrandirsi di qualche centimetro. -Sono un Signore del Tempo, no?-
-Certo Dottore.- disse gracchiando il computer. -Sarà un TARDIS illegale.-
-No!- esclamò contrariato. -Sarà... l'ultimo.- concluse Theta tristemente.
L'impalcatura che aveva creato a poco a poco si fermò a il ragazzo andò a recuperare la sfera. Ora brillava molto più intensamente di un color ocra a giallo.
-Guarda... è bellissimo.- disse ammirato.
Poi con un sorriso mise in tasca quel suo piccolo tesoro, iniziando a sistemare e aggiustare tutto quello che aveva disfato pur di dare energia al TARDIS.
-Come avete fatto a rubarlo Dottore?-
-Non l'ho rubato. Me lo sono ritrovato in tasca.- rispose Theta attorcigliando dei cavi. -Una sorta di regalo. Non so da chi però.-
-E poi cosa farete?-
-Aaah... con un TARDIS? Viaggiare. E' quello che ho sempre voluto fare.-
-Sarete solo.- aggiunse apatico il computer.
Theta si fermò a pensare. Koschei non c'era più. La sua navicella probabilmente era stata coinvolta nell'esplosione del pianeta. O almeno era riuscito a convincersi di ciò.
-Lo so. Ma che altra scelta ho se non quella?-
Il Dottore finì di sistemare tutto e si sdraiò sul lettino della scialuppa.
Avrebbe continuato a viaggiare, sempre. Nulla lo avrebbe fermato. Non avrebbe mai lasciato niente di intentato. Avrebbe vissuto. Si sarebbe divertito, da solo, anche per il suo amico.
Ma sopratutto avrebbe vissuto per il suo popolo.



Note Autrice:
Ciao mondo! Eccoci finalmente alla conclusione della ff. Ammetto che i finali che scrivo io sono penosi, ma questo l'ho proprio scritto perché dovevo e mi rincresce moltissimo di non essere riuscita a fare nulla di meglio. Ho passato un tempo interminabile a pensare e ripensare a un finale, e questo è il meglio che sono riusciata a tirare fuori. Sorry. ç__ç
Che dire, d'altro... ormai nessuno starà più a perder tempo dietro a ff del genere, quindi eviterò di allungare troppo il brodo. Come si suol dire.
Un grazie davvero enorme per tutte quelle persone che, nel bene e nel male, sono riuscite a seguire questa mia strampalata idea. Mi hanno davvero aiutato ad andare avanti e continuare a pubblicare fino
alla fine. GRAZIE! *abbaccia tutti*
Spero di rivedervi in qualche altro mio scritto, mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate. ^_^

Un abbraccio e grazie ancora per essere passati a leggere!
Gallifrey_96

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