Outlines.

di LTomlinson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wake up, Styles! ***
Capitolo 2: *** Your hand fits in mine like it's made just for me ***



Capitolo 1
*** Wake up, Styles! ***


Singing radiohead at the top of our lungs 
With the boom box blaring as we're falling in love 
I got a bottle of whatever, but it’s getting us drunk 
Singing here's to never growing up”
 

 

“Fanculo” imprecai mentre allungavo una mano in direzione del comodino, per spegnere la sveglia che intonava il ritornello della nuova hit di Avril Lavigne che mi piaceva tanto.

Il sole di quella mattina cercava di entrare a fatica dalle imposte ben chiuse, come una ragazzina che cerca in tutti i modi di entrare al concerto del suo idolo.

Mi scostai il caldo piumone dalla testa alzandomi dal letto in direzione del bagno e mi guardai allo specchio: sul mio viso campava di nuovo la stessa espressione distrutta che possedevo fino a un anno prima, quando mi svegliavo presto per andare a scuola... da lì a ora la situazione non era cambiata granchè.

Con l'aiuto economico dei miei genitori ero riuscito ad acquistare un appartamento tutto mio appena fuori centro città. Da poco avevo trovato anche un ottimo lavoro, e questo mi avrebbe consentito di pagare tutte le bollette e le spese della mia nuova sistemazione a cui fino ad allora aveva pensato il portafoglio di mio padre.

E così ripresi quella noiosa routine che pensai di aver abbandonato per sempre: sveglia presto, fretta, e nonostante quello che stavo per andare a fare non era paragonabile a sei ore di scuola, beh... era comunque lavoro.

Indossai il completo che avevo scelto insieme a mia madre e mia sorella la sera prima tramite videochat; la cosa fu abbastanza divertente, fu tutto un susseguirsi di “Ehy Harry, sei cosi carino con quella camicia!” e “Mamma, ti prego! Fa cagare”

Ingurgitai in fretta la colazione preparata la sera prima e saltai sulla piccola grande BMW di cui andavo molto fiero, regalatami da mio padre come regalo di diploma.

Abbassai il tettuccio e partii come una freccia sulla strada, godendomi la musica che proveniva dalle altre automobili, come ogni mattina. Arrivava di tutto: Blink 182, Radiohead, ACDC, Beatles.. e nel frattempo, mi lasciavo cullare e coccolare dall'aria pungente della mattina.

Trovai il palazzo dell'editore molto facilmente, posteggiando nei posti riservati sotterranei mentre sentivo l'agitazione aumentare e pulsare: sarei diventato uno scrittore di articoli da quotidiano, o per meglio dire: il lavoro che avevo sempre voluto fare fin da bambino.

Spensi l'abitacolo in preda al panico quando all'improvviso il telefono vibrò all'interno della tasca della mia giacca.

 

Buona fortuna bello,

e ricordati che se il capo ti sta sulle palle puoi usare quelle gambone per sferrargli un bel calcio nei coglioni.

Zayn xx”

 

Non potei fare a meno di ridere. Zayn Malik era sempre stato il mio migliore amico, la persona su cui potevo più fare conto e di cui mi fidavo. Eravamo pelle e ossa fin da quando eravamo dei piccoli bambinetti pestiferi che si divertivano a fare minchiate.

 

Hmmm.. calcio nei coglioni? Vuoi proprio che mi caccino di qui appena arrivato?

Hahahahaha a dopo bello, ti racconterò tutto.

xx”

 

Spensi il cellulare e lo ricacciai in tasca avanzando passo dopo passo verso l'ufficio.

Salii i quattro piani che mi separavano dalla mia avventura molto velocemente. Non ricordo se per l'agitazione o semplicemente per la voglia di iniziare qualcosa di nuovo, diverso, adulto.

Aprii la porta e mi ritrovai in un piccolo ufficio, probabilmente l'anticamera di quello che mi stava aspettando dall'altra parte del grande portone bianco alla fine della stanza.

“Harry Styles?”

Sentii una voce cristallina ed educata che mi fece girare verso una scrivania con appresso una bionda che mi sorrideva.

“Si?”chiesi e “Dovrebbe firmare alcune carte se non le è di disturbo, la stavamo aspettando” ricevetti in risposta, invitandomi ad avvicinarmi a lei.

“Certo...” risposi annoiato allungandomi su una gamba firmando dei fogli posti in fila davanti a me.

Ricevetti un “grazie mille” accompagnato da un altro sorriso più esteso.

“Di niente” e ricambiai il sorriso con un occhiolino che pizzicò le sue guance di rosso per un attimo.

Presi un grande respiro e varcai la grande porta di fronte a me, trovandomi in una delle stanze più grandi e affollate che abbia mai visto in tutta la mia vita.

Scrivanie, stampanti, computer e gente che correva di qua e di la.

“Ehy! Ehy amico!” un gentile pugno sulla mia spalla mi risvegliò dalla mia trance per un attimo e mi girai, osservando un ragazzo un po' meno alto di me, con un ciuffo castano, iridi marroni e un grande sorriso che mi osservava da sotto in su.

“Sei nuovo eh? Ti vedo un po' spaesato” chiese “In effetti si” risposi grattandomi la testa e continuando a contemplare il grande casino della sala.

“hahahaha tranquillo ci farai l'abitudine. Io sono Liam Payne, piacere di conoscerti” ridacchiò e mi porse la mano “Harry Styles, piacere” strinsi la sua mano, sorridendo.

“Vuoi che ti faccia fare un giro di questo casino?” propose, ed accettai con voglia. Probabilmente mi avrebbe aiutato ad ambientarmi e mentre passavamo per i vari settori, mi presentava i nuovi colleghi e spiegava come funzionavano e a cosa servivano le varie aree. Conobbi molta gente interessante e simpatica e pensai al fatto che nonostante tutto, mi sarei trovato bene là dentro.

“Quello è il boss” spiegò indicandomi un uomo girato di schiena intento a lavorare su una stampante, probabilmente non funzionante.

“Sai, è il tipico capo dei film: stronzo, arrogante, approfittatore.. ma di buono c'è il fatto che sa gestire tutto. La qualità del lavoro è sempre ottima qua dentro” spiegò.

“Sento subito che verrò risucchiato nell'occhio del ciclone” “Non essere pessimista, può essere che magari gli piaci. Che ne dici di andare a presentarti? Sa qual'è la tua postazione e ti deve spiegare cosa devi fare”

Deglutii.

“Forza e coraggio. Quando hai finito mi troverai qui” finì, e mi incitò con un leggero colpetto sulla schiena.

Cominciai a camminare nella sua direzione quando un“Ehy Harry” mi fece girare, “Se è troppo malvagio, tiragli un calcio!”.

Risi. Liam sarebbe andato d'accordo con Zayn, pensai. Dovevo assolutamente farglielo conoscere.

A passi veloci raggiunsi l'uomo girato di schiena che imprecava contro la stampante. Il disagio era amplificato dalle persone che mi osservavano e parlottavano con il compagno vicino.

“Scusi?” Balbettai a voce fioca. “Scusi?” ripetei, a tono maggiore.

“Porca miseria, sono impegnato, non vedi?” ricevetti in risposta dall'uomo girato di fronte a me.

“In realtà, signore, io … sono Harry Styles” continuai, deglutendo per il probabile tono troppo irrispettoso appena usato.

Ed ecco che in quel momento vidi le sue mani finire di trafficare e la schiena irrigidirsi, i muscoli si contrassero in una maniera innaturale.

Mi maledii mentalmente per il tono,forse era quello che lo aveva fatto agitare.

Si parte male Styles, pensai.

All'improvviso, l'uomo si girò verso di me.

Era giovane, giovanissimo... e bellissimo.

“Piacere signor Styles. Sono Louis Tomlinson”

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Salve a tutti :)

Devo dire che questa è la mia prima Larry e sono veramente taaaanto emozionata da questa cosa, yaaaaay.

L'idea della storia mi girava in testa da tempo, avevo anche provato a buttarla giù a computer ma visto che avevo paura che non piacesse non ho salvato e quindi adesso che mi sono ridecisa a postarla ho dovuto riscriverla ed è venuta molto meglio (:

Spero vi piaccia, seriamente.

Mando un bacione a tutti quelli che la leggeranno e che recensiranno, per me è molto importante sapere il vostro giudizio, sono aperta a tutto.

Il mio Twitter, come sempre: @Sheloves5SOS

 

Love You xx

 

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Capitolo 2
*** Your hand fits in mine like it's made just for me ***


“p … piacere” balbettai allungando la mano per stringere la sua, accorgendomi che Louis tremava leggermente; strinse le mie dite con una forza sovrumana. Non mi frenai dal gemere dal dolore e

“Oh, ti ho fatto del male?” chiese con un tono canzonatorio, puntando gli occhi all'improvviso nei miei.

Non so cosa successe dopo, so solo che il tempo si fermò per qualche secondo e la terra si prese un attimo di pausa dal girare costantemente. Non avevo mai visto in vita mia occhi più belli di quelli di Louis Tomlinson: azzurri, profondi, ti veniva voglia di buttartici dentro e nuotare in quel mare perfetto, ma se stavi qualche secondo in più ad osservarli e scavare, scavare a fondo, potevi trovare anche paura, dolore, rancore. Chi o che cosa poteva aver rovinato l'armonia perfetta di quei due pezzi di cielo?

“Signor Styles?” la sua voce mi richiamò alla realtà notando ancora la mia mano stretta nella sua.

“Ehm, scusi” risposi impacciato tirando via la mano e cacciandomela in tasca, sentendo una leggera risatina uscire dalla sua bocca.

“Andiamo, le mostro l'ufficio” mi invitò posandomi una mano sulla schiena “Beh, veramente Liam Payne ha già provveduto a mostrarmi tutto e farmi conoscere tutti” spiegai, facendo un passo in avanti per scostarmi di dosso la sua mano tremante; non volevo fargli accorgere che in realtà quello che tremava veramente ero io. Ma per cosa? Agitazione? Per lui? Forse mi metteva in soggezione e nemmeno me ne accorgevo? Non ne avevo nessuna idea, fatto stava che quando sorrise sorpreso per la mia affermazione su Liam non potei non pensare che fosse perfetto in ogni sua forma.

“Veramente? Oh, devo ricordarmi di dare una piccola ricompensa al signor Payne per questo, allora. E visto che si è già trovato un 'amico' se cosi possiamo dire, la farò senz'altro mettere al lavoro vicino a Liam, cosi la potrà aiutare, è d'accordo?” chiese, mentre portava il suo sguardo a fare su e giu sul mio corpo. Avevo qualcosa di sbagliato?

“Va benissimo, direi che è perfetto, grazie mille” risposi sorridendo, sapendo che vicino a Liam tutto sarebbe stato più facile.

“Perfetto allora, la porto dal signor Payne” finì, e mi invitò a seguirlo fino a un bellissimo punto alla fine della grande sala, in un angolo vicino a una parete rivestita completamente di finestre da cui si poteva vedere tutta la città da quanto era alto il punto in cui ci trovavamo.

Mi sfuggii una risatina vedendo Liam cosi impegnato a lavorare al computer e appena mi vide arrivare insieme a Louis alzò lo sguardo stranito, alzando un sopracciglio.

“Ecco fatto. Mi raccomando signor Payne, tratti bene il nuovo arrivato e lo aiuti ad ambientarsi, sa che è importante per noi che ogni nuovo assunto si senta come a casa e per ogni cosa io sono di là”

disse, girando la testa in direzione del punto in cui qualche minuto prima stava armeggiando con la stampante.

“C..certo signore” rispose Liam con un espressione stranita che campava sul suo viso.

“Molto bene” finì, e facendomi un occhiolino girò i tacchi. Si, ne ero certo, quell'uomo mi spaventata, ma veramente non in modo negativo, provavo anche una certa ammirazione e... attrazione verso di lui.

Feci il giro dei tavoli finchè raggiunsi la mia postazione vicino a Liam.

“Ma che cazzo?” iniziò lui, guardandomi male

“Che c'è?” risposi sorridendo trattenendomi dal ridere sapendo benissimo a cosa pensava.

“Non, non era mai successo”

“successo cosa?” chiesi con un sorriso stronzo in faccia, probabilmente sapendo di cosa parlava.

“è stato.. gentile, premuroso, attento..” si mise ad elencare milioni di aggettivi per descrivere quel momento, per descrivere lui. Veramente fin ora ero stato l'unico ad avere, meritare quei privilegi? In fondo non avevo niente di speciale, né esteticamente, né interiormente ma quello loro per quanto poco mi conoscessero non potevano saperlo.

Ero solamente un ragazzo con la scuola superiore appena quasi lasciata alle spalle che stava realizzando il sogno lavorativo che possedeva da bambino. Ma, a quanto pare, in me Louis Tomlinson vedeva molto di più, forse qualcosa che a prima vista aveva notato di cui io non sapevo nemmeno l'esistenza.

“Non fa cosi con i nuovi arrivati? Cioè, magari fa tanto l'angelo all'inizio ma poi... diventa come hai detto tu: stronzo, ipocrita, tipico capo da film,no?” risposi, solo per dire qualcosa, solo per riempire quell'imbarazzante silenzio che solo due semi sconosciuti possono creare. Non pensai nemmeno alle parole che uscirono dalla mia bocca, uscirono e basta. Le dissi solo in modo da far pronunciare a Liam una risposta, una spiegazione altrettanto lunga se non di più.

“No beh, quando sono arrivato io ha subito cominciato a trattarmi come una pezza da piedi, ma magari ha cambiato metodo, si è aggiornato e .. Harry, mi ascolti?”

No, non lo stavo ascoltando. In quel momento gli regalai solo il 20 per cento della mia attenzione, il minimo indispensabile per stare al passo con le sue parole, per rendermi conto che stava parlando con me. L'ottanta per cento rimasto della mia mente era riservata a un'altra cosa. A un'altra persona.

Quella persona che sentivo imprecare ogni tanto contro un “maledettissimo computer!”, quella persona dalla corporatura fottutamente perfetta, con un culo fottutamente perfetto, la voce fottutamente perfetta, movimenti fottutamente perfetti, graziosi e lineali e con un paio di occhi fottutamente perfetti ma, graffiati, rovinati. Tutto di lui si poteva definire fottutamente perfetto ed era un qualcosa che mi aveva attirato fin dal primo momento, quando era riuscito a sciogliermi lo stomaco con un solo sguardo. Uno sconosciuto. Una cosa mai successa. E di cose me ne erano successe; dal momento in cui finimmo la scuola io e Zayn cominciammo a divertirci come cretini, andando nelle discoteche illegali, a bere, spesso tornavamo a casa ubriachi fradici e fatti. Incominciammo a vivere, come lo definiva lui. Durante le nostre serate riuscivamo anche spesso ad abbordarci qualcuno: donna, uomo, non importava la sessualità, l'importante era scopare, altro detto famoso di Zayn. Mi ero ritrovato a contatto con tanti corpi, occhi, ma nessuno mi aveva mai fatto quell'effetto subito, in cosi poco tempo. Preso, legato e gettato in mare.

Fu quando lo vidi andarsene dallo stanzone incazzato e stanco che Liam rivolle la mia attenzione su di lui.

“eh?” rigirai la testa nella sua direzione rivolgendogli finalmente la parola.

“Mi stavi ascoltando, Harry?”

“Certo, certo, come no, dicevi che è stato sempre stronzo, no?”

per il resto del pomeriggio parlammo e lavorammo, parlammo e lavorammo senza sosta.

Mi insegnò come usare i computer e i costosissimi pacchetti di scrittura su essi.

Che stronzata, pensai, da quando serve qualcosa del genere per scrivere, per imprimere quello che sei, per mostrare alla gente la tua mente e i tuoi pensieri? Probabilmente in questo campo ero rimasto indietro nonostante fossi stato sempre molto informato e curioso sull'evoluzione di questo mondo, anche se ero sempre rimasto dell'idea che per scrivere bastassero solo tre cose fondamentali: carta, penna e te stesso. Amavo scrivere, lo scrivere in tutte le sue forme, era la mia valvola di sfogo mentale, buttare in modo concreto tutto quello che mi passava per la testa, su un foglio, dargli un senso, mostrare agli altri te stesso, di cosa puoi fare; solo questo pensiero mi aiutava ad avere più speranza e fiducia in me stesso.

In un momento furono subito le sette, orario di fine del mio turno ma non quello di Liam finito invece due ore prima. Da quanto se n'era andato fu tutto un susseguirsi di scambi di sguardi imbarazzati, ogni volta che alzavo la testa dal computer per farli respirare, incrociavo i suoi occhi, per poi riportarli subito sul computer; il non riuscire a sostenere quello sguardo per più di due secondi mi innervosiva e non poco.

Quando finalmente spensi l'aggeggio infernale eravamo rimasti in pochi e quella stanza, che mi sembrava già grande di suo, risultò ancora più assurdamente enorme ai miei occhi stanchi e soddisfatti.

Recuperai in fretta la giacca quando “Styles” mi sentii chiamare.

Oh, la riconobbi quella voce, anche se l'avevo sentita pronunciare solo poche parole la riconobbi in attimo e nel momento in cui mi girai per rispondere al richiamo me lo trovai piantato di fronte al muso.

“Allora, com'è andata la prima giornata di lavoro?” chiese in uno dei toni più gentili e altruisti che ebbi mai sentito nella mia vita.

“Erm, bene direi, Liam mi ha insegnato a usare i vari programmi, il computer, come muovermi, come vuole che siano impostati gli articoli e altra roba” risposi tremando leggermente, mi sentivo quasi sudare. Allora era vera quella leggenda metropolitana che ognuno ha paura del proprio capo, anche se quello fosse stato l'angelo protettore dei cieli.

“Sono contento che si sia ambientato presto, so che starà bene qui” rispose regalandomi l'accenno di quello che pensai fosse un sorriso

“lo credo anch'io” replicai, quando all'improvviso una musichetta rovinò quel piccolo momento di intimità, una delle mie canzoni preferite. Il mio cellulare.

Non risposi, ma mi diede, con un leggero gesto, il permesso di farlo. In maniera impacciata tirai fuori il telefono dalla tasca e mi fermai ad osservare il display; nel momento in cui lessi 'Zayn' ricacciai l'arnese in tasca con nonchalance. L'avrei richiamato dopo.

“Non risponde?” chiese, con un tono di chi non aveva ancora finito il questionario, e mi diedi un'immaginaria pacca su una spalla quando con “... le piace la musica indie?” finì veramente.

“Si, sono una specie di appassionato”

“Non si noterebbe. È cosi elegante, troppo elegante per essere uno che ascolta indie”

Ma che ne voleva sapere lui? Che probabilmente la sua idea emozionante di sabato sera in musica poteva essere quello di andare al teatro per ascoltare l'opera. E fu allora che per un attimo, mi permisi di rispondergli leggermente a tono, rendere chiaro cosa fossi lì dentro.

“Qui sono elegante signor Tomlinson, là fuori, nel mondo reale, sono tutt'altro”

“E che cos'è allora là fuori signor Styles?” rimasi spiazzato da quella domanda. Cos'ero io là fuori? Non me lo ero mai chiesto nemmeno io. Sicuramente non quello in giacca e cravatta che aveva attraversato quella porta la mattina stessa.

Silenzio. E poi le parole.

“Semplicemente non questo” replicai, facendomi un auto radiografia con gli occhi da sotto in su e puntando le mani sui vestiti.

E fu in quel momento che lui attentamente si avvicinò, portò la mano sulla mia spalla larga e si alzò sulle punte delle costosissime Prada per poi “Sii se stesso Harry Styles, e le assicurò che andrà tutto meglio” sussurrare dolcemente nel mio orecchio e in attimo ancora più veloce togliere la mano, ritornare completamente per terra, girare i tacchi e lasciarmi lì da solo.

In balìa del cuore sull'orlo di scoppiare.

Con i sussurri che ancora parlavano nell'orecchio.

Con la tremarella.

Mi lasciò li.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_____________________________________________________________________________________________________________________-

Holaaaaaaaa

Allora.

Mi dispiace. È tutto quello che riesco a dire, veramente.

Vi avevo promesso una storia continua durante l'estate ma l'unica cosa che ho fatto è stata tirarvi un bel bidone e colpirvi in pieno. Mi dispiace soprattutto a chi la storia intrigava, veramente, ho la coscienza a cacchi amari.

Beh, per lo meno per il mio ritorno vi ho regalato un capitolo mooolto più lungo e direi, più bello :) Sapete, quando l'ho iniziato a scrivere ho avuto un orribile blocco dello scrittore. La mia idea della storia è andata a farsi friggere e volevo lasciare tutto li, ma in questi giorni mi è tornata l'ispirazione e direi che posso andare avanti! Come vedete ho cambiato quasi tutto.

Cambiato il titolo della storia, il metodo di scrittura forse un pochino più serio e adulto rispetto al primo capitolo (sto maturando pian piano anche in questo, forse era ora!)

Allora, mi sento anche in dovere di dirvi che in questa storia avrete sempre anche abbinato un pezzetto di me, dei miei pensieri, di come vedo le cose, dei miei sentimenti.

Lo trasmetterò a Harry, o Lou.. dipende come andrà avanti la storia ma non vi voglio anticipare niente ;) C'è me stessa in tutti i sensi in mezzo a quelle righe e spero apprezziate la cosa!

Ovviamente scusate i possibilissimi errori e mi piacerebbe se come nel primo capitolo qualcuno lasciasse la propria idea, mi piacerebbe tantissimo :)

Come sempre vi lascio il mio twitter: @sheloves5SOS

 

 

Vi voglio bene, grazie!!

 

-Lucia

 

 

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