The Real Ultimate of the Hunger Games

di Bolide Everdeen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le lacrime che non dovevano esserci ***
Capitolo 2: *** La Mietitura ***
Capitolo 3: *** Prossima fermata: Capitol City. ***
Capitolo 4: *** Il viaggio ***
Capitolo 5: *** La sfilata ***
Capitolo 6: *** Il primo allenamento ***
Capitolo 7: *** La prova ***
Capitolo 8: *** L' intervista ***
Capitolo 9: *** Prima dell'inizio ***
Capitolo 10: *** Il primo giorno non è l'ultimo ***
Capitolo 11: *** Strani sogni e normali giornate ***
Capitolo 12: *** Lei non è morta ***
Capitolo 13: *** Solo un incubo? ***
Capitolo 14: *** L'arena nell' arena ***
Capitolo 15: *** Le Belve ***
Capitolo 16: *** Panem ***
Capitolo 17: *** Sogni di guerra ***
Capitolo 18: *** L'inizio di una nuova rivolta ***
Capitolo 19: *** Tanti auguri Prim ***
Capitolo 20: *** Nelle zone selvagge ***
Capitolo 21: *** Verso la rivolta ***
Capitolo 22: *** La nuova guerra ***
Capitolo 23: *** In mezzo alla guerra ***
Capitolo 24: *** Il coma ***
Capitolo 25: *** Il piano per la vittoria ***
Capitolo 26: *** Scintille ***



Capitolo 1
*** Le lacrime che non dovevano esserci ***


Doveva essere una giornata normale. Una come sempre, la stessa, solita, e a volte anche noiosa, routine.

Beh, quello che posso dire è che non è stato così.

Sicuramente non capirete nulla, quindi mi spiego: mi chiamo Primrose Mellark, per gli amici Prim. Forse vi ricorderà qualcosa; anzi, sicuramente.

Primrose è il nome della sorella di Katniss Everdeen, una dei maggiori artefici della rivolta, per cui tutto è cominciato. Solo che alla fine è morta. Tanta fatica per nulla, ma penso che un po' ( anzi, molte) vite sono state salvate, perché gli Hunger Games per i distretti dall' 1 al 12 ( e anche il 13, visto che ora è stato ristrutturato) non esistevano più.

Mellark è il cognome di Peeta Mellark, che ha combattuto i 74° e i 75° Hunger Games con Katniss. Attualmente è suo marito e da lei ha avuto due figli, Primrose e Finnick.

Ecco, Primrose sono io. Ho il nome di mia zia. Mi sarebbe piaciuto tanto conoscerla.

Da quando è avvenuta la ribellione sono cambiate moltissime cose. Innanzitutto tutti i distretti uguali, per ricchezza e per considerazione. Anzi, penso che il distretto 0 ha perso un po' di considerazione, anche se lì sta la sede del governo. Infatti solo da lì vengono i 24 tributi degli Hunger Games. OK, forse ho detto che sono finiti, ma c' era stata un' ultima edizione per i figli o parenti giovani delle più importanti personalità della politica di prima. La realtà è che ci abbiamo preso gusto e abbiamo continuato a farli. Solo che ci potevano essere quattro vincitori, anche se solo alleati. Meglio di prima è.

Il distretto 0 era Capitol City. Ora, come tutti gli altri, è diventato una regione, con un capoluogo. Capitol City, comunque, resta la capitale di Panem. O, almeno, credo che prima lo fosse. La storia m'interessa solo se riguarda i miei genitori.

Io abito nel distretto 12, precisamente in Miners City, ossia città dei minatori. Perché, anche se la ricchezza fra tutti i distretti non cambia, i “ mestieri” restano quelli di prima e la città principale prende il nome della specializzazione del distretto.

Comunque la mia mente è andata troppo via dall' argomento a cui stavo pensando. Devo ritornare a raccontarvi quella maledetta giornata, che mi ha fatto passare tanto tempo in lacrime, accucciata nel mio letto, con la paura che mi aggrediva.

Avevo otto anni. Come ogni giorno andavo a scuola. Sinceramente non mi piaceva molto, ero sola, non avevo amici, perché ancora non era stata studiata la ribellione. Allora sì che sono diventata popolare.

Ogni giorno guardavo i grattacieli altissimi, anche più di quelli di Capitol City. Qualche volta ero stata nella capitale, i miei genitori lavorano anche al governo lì, nella sezione dei soldati. Con loro sento che, anche se venissero gli alieni, sono al sicuro e non potrà nulla succedere a Panem. Solo che mamma mi teneva sempre lontano dalla sezione dove prima c' era un antico ospedale di fortuna, allestito nella guerra, dove molti erano molti. E, quando si doveva passare vicino, camminavamo veloce e con la testa bassa. Non avevo mai capito perché facesse così, fino al giorno della verità, da quando venni a sapere da una professoressa tutto il mio passato. Feci molte domande ai miei genitori quel giorno, conobbi la verità e, a dire il vero, mi arrabbiai molto. Mi dispiaceva che mi tenevano nascosto tutto questo.

Insomma, quei grattacieli mi sembravano sempre un luogo allegro. Dalle finestre lunghe tutte il muro vedevo gente che sorrideva, chiacchierava allegramente. A volte mi ci soffermavo un po', ma Finnick, quella peste di mio fratello, mi trascinava via violentemente. Aveva paura di fare tardi, e voleva comandare, visto che non c' era né mamma né papà ad accompagnarci. Non pensate male, conosciamo tutti a Miners City. Non c' erano pericoli, poi la nostra villa era molto vicina la scuola. Cavolo, mi sto di nuovo soffermando su altri particolari. Devo tornare a quel giorno, in cui tornai a casa e trovai un' atmosfera molto diversa. Spesso tutto era allegro, mamma ci prende velocemente gli zaini e ce li porta su, facendo un sorriso a papà che arrivava per metterci a tavola. Si faceva pranzo parlando di quello che ci era successo, felici, e facendo giochi col cibo, con il pane che papà preparava.

Invece no. Non quel giorno.

Quando io e Finnick tornammo a casa, naturalmente, suonammo il campanello. Spesso mamma era sempre lì ad aspettarci, per aprirci subito e regalarci un abbraccio. Al posto di questo, aspettammo molto dietro la porta, fino a quando quella fu aperta.

Dietro a lei c' era nostra madre, ma con un sguardo spento, basso e triste, in un silenzioso pianto. Poi, con passi lenti, raggiunse il divano e si sedette, guardando il vuoto. Mio padre si avvicino e le prese la mano, anche se non cambiò nulla.

- Sono tornati- sussurrò mamma- sono tornati.

Prendemmo il giornale e guardammo la prima notizia, scritta in grassetto sulla prima pagina: “Hunger Games anche per gli altri distretti”. Più sotto ancora, più piccolo, ci era specificato che sarebbero stati 11 tributi per il distretto 0 e uno per ogni altro distretto, che poteva essere maschio o femmina.

Questo voleva dire che anche io, come i miei genitori, potevo andare nell' arena.

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Capitolo 2
*** La Mietitura ***


- Non so se ce la faccio.

- Dai, Prim, non e' difficile. Basta che impugni bene la spada, corri veloce verso di lui, gli stacchi la testa mentre giri e torni da me.

Deglutisco e ripeto:- Non so se ce la faccio.

In piu', quel maledetto coso che mi sta davanti mi guarda, con un finto sorriso. Che hai da fissare?

- Prim, hai quasi quattordici anni. Non dire di nuovo che non sai se ce la fai, perche' sei forte, svelta e, soprattutto, determinata. Ora vai.

Va bene, la assecondero', anche se ho paura di sbagliare e di farmi del male. Mi precipito su di lui, gli faccio un taglio all' altezza del collo, con un alto volo di corvi, e la testa cade per terra. Ritorno da mamma e salto, urlandole che ce l'ho fatta, con euforia.

- Brava- si congratula, avvicinandosi allo spaventapasseri decapitato e prendendo in mano il suo capo, per terra, un po' sfatto. Ritorna da me, porgendomelo, e dicendomi:- Tanto non serviva a niente, non riusciva nemmeno a cacciare gli uccelli.

Per me e' un trofeo. La prima volta che riesco a tagliare una testa. Puo' darsi che questa esperienza mi servira', se verro' scelta come tributo del distretto 12. Manca solo un giorno alla mia seconda mietitura. Ho tredici anni e, se tutto andra' bene, festeggero' il mio quattordicesimo compleanno fra tre settimane precise, a casa. Altrimenti dovrei farlo nell' arena, o, ancora peggio, nell' aldila'.

So che ci sono una possibilita' su migliaia; il mio distretto e' grande, oltre a Miners City, ci sono anche i paesini qui intorno; ma una persona ci deve andare. E quella persona potrebbe anche avere il mio nome ed il mio cognome. In pratica, potrei essere IO.

Sono a sedere accanto allo spaventapasseri che ho ucciso, mentre mamma insegna il movimento della spada a Finnick. Sembra quasi divertito, e non affatto preoccupato del fatto che domani andra' per la prima volta a fare una mietitura. Forse si aspetta che io mi offra volontaria per lui. E non e' il solo, lo pensano anche i miei genitori. Dicono che sono piu' forte di lui e, se entro nell' alleanza migliore, potrei vincere. Poi mi parlano del fatto che e' troppo piccolo, che si preoccuperebbe troppo, e poi iniziano sempre a raccontare la storia di una ragazzina di nome Rue, tributo dodicenne degli Hunger Games ( non mi ricordo bene il distretto, mi pare che fosse il 10 o l'11: sinceramente, ho altre cose di cui preoccuparmi che delle loro storie), che non si e' spostata quando le hanno lanciato una lancia in pancia.

Papa' arriva da dietro e si mette a sedere accanto a me. Guarda Finnick e mamma che giocano e dice:- Non e' l' unica cosa che conta.

- Cosa?

- La forza. Ci vuole anche una grandissima presenza scenica. Nei momenti della sfilata, dell' intervista... devi piacere alla gente.

Lo guardo e gli chiedo:- E a cosa serve?

Ricambia lo sguardo e mi spiega:- Per gli sponsor. Quando sei in difficolta' e ti serve qualcosa, se piaci alla gente ci sono piu' possibilita' che ti inviino un dono, qualcosa per farti sopravvivere. A volte bisogna essere anche bravi attori, recitare nell' arena.- Smette il discorso e poi propone:- Forse e' meglio andare a casa per il pranzo. Oggi abbiamo ospiti.

- Chi?- domando curiosa.

- E' una sorpresa.- Mi fa un sorriso.

Appena torniamo a casa, troviamo qualcuno dentro.- Scusate se sono gia' entrato, volevo sbalordirvi! E bere un po' di vino, visto che durante il pranzo non me ne farete toccare un goccio...- E' Haymitch, un vincitore di tanto tempo fa, ed un amico di famiglia. Io e Finnick lo chiamiamo ''zio Hay''.

Mio fratello e io corriamo da lui e lo abbracciamo.- Ecco i miei due grandi piccoli amici!- esclama lui.- Datemi il cinque!- Eseguiamo i suoi ordini.

Mentre loro parlano dopo il pranzo, mi metto alla TV. Trasmettono le mietiture che ci sono state. Del distretto 0 non conosco nessuno, del distretto 1 c'e' una bambina, molto timida, che non ho mai visto, ma il ragazzo del distretto 2 lo conosco: e' Tyler Hawthorne, figlio di Gale Hawthorne e di sua moglie Alicia, una proprietaria di un locale, originaria di li'. Gale invece e' stato uno della ribellione, viene dal distretto 12. A volte siamo andati a trovarli, Gale e' un caro amico di mamma, pero' quando e' con lei e' sempre freddo. Con papa', di piu'. Non capisco perche'.

Allora; continuiamo: distretto 3, c'e' un armadio che mi fa paura; 4, una faccia molto anonima; 5, una chiacchierona fra un misto di paura ed eccitazione; 6, uno snob molto sicuro di se', ma dal 7 c'e' Mienarv Stincling, il figlio di una cara amica dei miei genitori, Johanna Mason, e di suo marito. Mienarv ha un anno meno di me, ma e' molto testardo.

Le mietiture arrivano fino al distretto 8 e 9, quelle degli altri quattro distretti devono essere ancora fatte. Fra cui quella del distretto 12... ho i brividi a pensarci. Quei brividi che non mi fanno dormire la notte.

La mattina presto mamma mi sveglia. Mi fa vestire e mi calma, perche' sono agitatissima, insieme a papa'. Poi, mano nella mano con loro, vado alla mietitura. E' un momento che non sopporto: siamo li', tutti insieme, sudati.

Ci fanno entrare, mamma e papa' ci salutano. Ci dicono di stare tranquilli, ma la preoccupazione si legge anche sul loro volto.

Comincia. Una cara amica di famiglia, Effie Trinkett, con i suoi bellissimi capelli biondi e lunghi ( che un tempo erano coperti da grosse parrucche, secondo mamma e papa') sale sul palco, prende il microfono e annuncia:- Benvenuti! Benvenuti! Possa essere sempre la fortuna essere a vostro favore! State tranquilli, solo uno verra' scelto! E ora scopriremo qual'e' questo uno...- Detto questo, estrae un bigliettino da una bolla di vetro. Lo apre e annuncia, un po' triste e grave, quello che non avrei mai voluto sentire:

'' Primrose Mellark''.

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Capitolo 3
*** Prossima fermata: Capitol City. ***


Non so come fare. Le gambe mi cedono, mi sento debole. Sono spaventata, non riesco a muovermi. Mi devo fare forte; altrimenti che figura faro'?

Gli sponsor. Gli sponsor. Il mio unico pensiero. Gli sponsor.

Devo camminare, mentre Effie ripete il mio nome. E' una formalita', sa chi sono. Mi faccio avanti, avanzo. I pacificatori mi chiedono chi sono e io rispondo che mi chiamo Primrose Mellark e sono la ragazza che cercate, il tributo per gli Hunger Games. A spintoni, mi portano avanti. Le mie braccia sono bloccate, non riesco a muoverle, ma riesco ad incrociare le dita.

Mamma si sta scatenando sulla rete; non so cosa vuole fare: romperla, sfondarla o scavalcarla e portarmi fuori di qui. Ma non puo' fare niente, papa' la trattiene. Altrimenti, ci sarebbero i pacificatori ad ucciderla. Tutti hanno messo gli occhi li', stanno guardando la reazione di mia madre, qualcuno le da' addirittura delle pacche sulle spalle. Mi sento in imbarazzo, salgo gli scalini.

- Ciao, Prim- mi saluta Effie.

- Ciao Effie- faccio un respiro e riprendo:- Siamo qui. E' stato il destino di mia madre, il destino di mio papa', ed evidentemente anche il mio.

Intanto mamma si e' calmata ed ha appoggiato la faccia sulla spalla di Peeta, piangente. Lui le accarezza la testa.

Il mio sguardo si incrocia con quello di papa'. Mi fa un cenno con la testa, come se annuisse, come se dicesse '' Purtroppo e' tutto vero''.

- Prim, e' arrivato il momento- mi sussurra. La guardo negli occhi e mi prende la mano. Con voce tiepida, annuncia:- Signori e signore, dal distretto 12, Primrose Mellark.- Poi, porta il mio braccio in alto.

Quando la mia mano e' lasciata libera, mi chino sull' orlo del palco e faccio un piccolo discorso:- Lo dico adesso, perche' non so se ve lo potro' ridire dopo.- Respiro profondamente e auguro, un po' in lacrime:- Possa essere la fortuna essere sempre a vostro favore.

Mio fratello si porta le tre dita centrali alla bocca, poi le alza in alto. Il segno di buona fortuna. Molti lo imitano, anche i miei genitori. Mi volto, e anche Effie, con mia sorpresa, fa quel segno. Non cambio posizione, ma mi alzo in piedi, ricambiando il gesto.

Infine, vengo portata dentro, per i tre minuti in cui posso parlare, forse per l' ultima volta, con le persone care. Mi metto a sedere, e aspetto. Dopo un po', qualcuno entra un pacificatore, che pronuncia quelle due maledette parole:- Tre minuti.

Subito entra, a corsa, mia madre.- Prim!- mi abbraccia. Parla velocemente, mi chiede se va tutto bene, continua con cose del genere, finche' non la zittisco dicendo che e' tutto OK.

Respira profondamente ed annuncia:- Allora, Haymitch sara' il tuo mentore. Segui alla regola tutte le sue istruzioni, ti serviranno. Anche io l' ho fatto e sono ancora viva. Quindi sta calma. Poi, ti consiglio di allearti con Tyler e Mienarv, li conosci abbastanza bene, no? Sai che loro non potranno fare del male.- Parla troppo velocemente, respira troppo velocemente: le devo passare le mano nei capelli e dirle:- Sta' calma, andra' tutto a meraviglia.

I tre minuti sono quasi finiti. Noto il pacificatore fuori che guarda l' orologio.

- Hai altro da dirmi?- le domando, velocemente.

- Oh, si', ecco!- Mi porge una spilla dorata, un po' sverniciata a rugginosa, tonda, con un uccello e una freccia dentro.

- E' una ghiandaia imitatrice- mi confessa- Finche' ce l'avrai addosso, non ti succedera' nulla di male.

- Grazie.

- Non c'e' di che.- Mi sorride e passiamo gli ultimi secondi che restano a sorriderci. Fino a quando entra quel maledetto pacificatore, che annuncia:- I tre minuti sono finiti! Fuori!

Mentre mia madre viene trascinata fuori, mi raccomanda:- Ricorda tutto quello che ho detto!

Io, in piedi, le rispondo:- lo faro'!

La osservo, finche' le porte non vengono chiuse. Ora, pero', si stanno riaprendo. Ecco spuntare mio padre, con Finnick nella mano, un po' pallido.

- Stai bene?- e' la prima cosa che dice.

- Oh, non cominciamo con lo stesso discorso di mamma!

- Scusa, istinto genitoriale, viene spontaneo.- Nota il divano e chiede:- Possiamo sederci?

- OK.

Io sono composta, mentre lui si accomoda. Finnck resta davanti a me, e mi porge una foglia, con il bordo a zig zag.- Tieni- pronuncia- e' qualcosa per ricordati del nostro distretto. Per ricordarti che qui ti aspettiamo.

- Grazie, Ricciolino- gli rispondo, mentre gli scompiglio i capelli.

- Allora- spunta papa'- Immagino che ti abbia detto tutto tua madre, no?

- Si e' esattamente cosi''.

- E ti ha dato anche...

- Certo.- Ho paura che me la sequestrino, quindi la faccio intravedere furtivamente.

- Bene- sorride lui.- Lasciati abbracciare.- Ci stringiamo, e chiamo anche mio fratello:- Vieni qui, Ricciolino.- Lui non si fa troppo problemi.

Questi tre minuti finiscono dopo che quelli di mamma, per me. Ossia, mi sembrano molto piu' lunghi. Per fortuna, la voce di quel pacificatore che odio, mi salva:- Fuori.

- Ciao- vengo salutata.

- Ciao- ricambio.

Resto a sedere. Vino a quando la porta si chiude. Si riapre solo quando Effie viene e mi prende per mano, dicendo che dobbiamo andare al treno. Saliamo su una macchina ultramoderna, e in pochissimo eccoci qua.

Prima di salire gli scalini che mi faranno lasciare questa stazione guardo ( forse per l' ultima volta) il mio distretto: i folti alberi, i cespugli, e anche i grattacieli con le pareti trasparenti.

Effie rovina il momento dicendo:- Su, dobbiamo andare!
Ok. Non avere cosi' tanta fretta.

Prossima fermata: Capitol City.

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Capitolo 4
*** Il viaggio ***


Il treno per Capitol City e' una cosa fantastica solo a vedere da fuori. Elegante, lussuoso, dorato... in pratica, un bellissimo viaggio per farti preoccupare meno della tua morte.

E a vedere l' interno... vi giuro che il cuore mi e' saltato in gola, quando sono entrata! Grossi lampadari di vetro che pendono dai soffitti, sedie degne di re e regine, tavole imbandite con le piu' strane pietanze e, talvolta, anche con quelle normali.

Osservo quello che c'e' intorno a bocca aperta: anche se ho una casa delle piu' lussuose del distretto 12, roba del genere non l' avevo mai vista.

Effie a un punto si ferma e mi domanda, guardandomi:- Ti piace, eh? E pensare che questo e' solo uno dei 13 che conducono alla capitale! Fai come se fossi a casa tua! Aspetta, ti porto alla tua stanza... ne rimarrai entusiasta!

Con una mano sulla schiena, mi conduce verso una porta color argento, con dei grossi caratteri oro in cui e' scritto '' Stanza tributi''. Poi, tirando la maniglia e spostando verso sinistra la porta, mi fa vedere qualcosa di sbalorditivo. Un muro e' un po' ruvido degli altri, cosi' da rallentare la caduta dell' acqua che forma una delle piu' belle fontane che abbia mai visto. Nel lato opposto, c'e' uno dei letti che mi capitava di vedere nei cartoni delle principesse che guardavo da piccola, con delle coperte arancioni acceso. Le altre pareti asciutte sono dorate, una pero' ha una finestra e un' altra una TV di ultimo modello.

E queste cose sono tutte mie.

- So che tu sei la figlia di due pezzi importanti del governo e questo sara' poco, ma...- mi distrae Effie.

- Poco?- rispondo.- Ma e' una cosa da sogno! Grazie grazie grazie grazie!- La stringo fra le mie braccia, eccitata, felice, stupita! E' tutto splendido!
- Non mi aspettavo una reazione cosi'- replica Effie.- Tesoro, potresti staccarti? Avrei bisogna di respirare.

- Scusa, scusa.- Vado via da lei, vergognandomi anche un po'.

- Bene- continua lei- se hai bisogno di qualcosa, chiedi a me. Ti chiamo in tempo per la cena.- Poi scappa via, richiudendo la porta.

Io, che per ora ho trattenuto un urlo di felicita', esplodo, saltando da tutte le parti. Continuo per un po', fino a quando non sento una voce:- Principessa, ma cosa stai facendo?

E' Haymitch., con una bottiglia in mano. Mi sento un po' confusa.

- Zio Hay,- gli chiedo,- cosa ci fai qui?

- Cosa ci faccio qui? Io sono il tuo mentore, principessa.

Cavoli. Dalla felicita' mi ero totalmente dimenticata che ora sono un tributo. Ma sono pazza?

- Cosa facevi tu, piuttosto?- continua.

- Ehm... io... io facevo un po' di stretching, per allenarmi!- Sparo una stupidata. Mi vergogno tantissimo.

- Stretching?- domanda, mettendosi a sedere.

- Gia'! Forse mi serve un po' di allenamento, per gli Hunger Games...

- Allora hai tutto da imparare, principessa.- Dice, tirando magicamente fuori un bicchierino dalla giacca.- Ti allenerai a tempo dovuto, con gli altri tributi.

- Io pero' ho imparato che e' meglio se non bevi.- Gli rubo la bottiglia, apro la finestrina e la butto via. Zio Hay sembra un po' scocciato.

- Ma quello era vino di quattordici anni fa! Prima qualita'! Mi e' costato tantissimo! Ma perche' l' hai fatto?

- Scusa, zio Hay- rispondo divertita,- ma lo dicono anche mamma e papa' che dovresti stare sobrio.

- Bene, tanto era una frottola. Il vino l'ho preso da qui!- Si china verso di me e mi sussurra:- Ma non lo dire a Effie!
- Certo non lo faro'.

- Bene.- Si alza e sta per andare fuori. Pero' prima si volta:- Preparati per la cena. Oggi comunque sei terribile. Per fortuna a Capitol City sanno fare miracoli...- ed esce.

Resto sola e guardo l'ora. Sono quasi le sette. Non so quando ci sara' la cena, ma prepararsi e' comunque meglio.

Mi faccio la doccia e metto dei vestiti che trovo in uno cassetto. Sono morbidi, azzurro scuro, comodissimi e mi calzano a pennello. Li adoro.

- La cena e' pronta!- annuncia Effie, facendo capolino nella mia stanza. Poi se ne va subito.

Faccio un respiro profondo e avanzo verso la sala da pranzo. Li' stanno servendo qualcosa; non so che sia, ma e' invitante.

- Ecco che arriva la nostra principessa!- annuncia Haymitch.

- Oh, tesoro, sei proprio splendida!- si complimenta Effie sedendosi a tavola.

- Bene, qualcun' altro lo e' in questa stanza.- commenta Haymitch.

- Grazie Haymitch! Sembri meno burbero oggi!- ricambia lei, sedutagli accanto.

- Dicevo di me, non di te, brutta strega!

- Ah, va bene.- risponde lei, con il muso. Poi, guardandomi riprende il sorriso e mi invita a sedermi. Accetto l' invito con un sorriso.

- Allora,- dice lei- ora accendiamo la televisione! C'e' la mietitura del distretto 13, voglio tanto sapere quale e' l' ultimo dei tuoi avversari!
Sorrido ancora, ma piu' tiepidamente. Ho paura che sia un colosso, un colosso che puo' uccidermi gia' alla Cornucopia.

La annunciatrice del distretto 13, che Effie mi dice chiamarsi Megan, sembra piu' vecchia della nostra. Ha una crocchia mora da cui pende un ricciolo, lungo fino agli occhi neri.

- Benvenuti! Sono molto felice di essere qui per scegliere il fortunato che rappresentera' il proprio distretto alla 29° edizione degli Hunger Games post rivolta!- pronuncia, con una insopportabile voce acuta. Si dirige verso una boccia e pesca un foglietto. Lo dispiega, poi annuncia il nome del tributo:- '' Guinnes Solisses''.

Una ragazza comincia subito ad avanzare verso il palco, con lo sguardo basso, ricoperto dalla capigliatura nera e liscia. Porta dei grossimi occhiali dello stesso colore dai capelli, ma lo riesco a notare appena.

- Oh, sali qui, mia cara- dice Megan porgendole una mano per aiutarla a salire. Quando le e' accanto, le esclama in faccia:- E cosi' tu dovresti essere Guinnes!

- Si',- risponde decisa,- si', sono io.

- Cara, sei felice di rappresentare il tuo distretto agli Hunger Games?

- Prova tu ad essere felice dopo che hai firmato la tua condanna di morte! Provaci tu!- si lamenta. Probabilmente a Capitol City la crederanno pazza, perche' i pacificatori la portano subito sul retro, mentre urla e sgomita. Non so perche', ma mi sta simpatica.

Megan e' un po' imbarazzata. Poi manda via la tensione e annuncia:- Felici Hunger Games! E possa essere la fortuna sempre essere a vostro favore.- e scende dal palco.

Haymitch spenge la TV.- Puo' essere pericolosa, se la stuzzichi.- commenta.- Non darle fastidio- si raccomanda.

Si passa la cena. In tavola ci sono le cose piu' buone che io abbia mai mangiato. Poi andiamo tutti a letto, perche' domani, come dice Effie, '' sara' una bella giornata piena di impegni''.

La mattina dopo mi alzo; per la colazione indosso una maglietta verde scura e un paio di jeans gialli. Quando ho finito di vestirmi, mi dirigo piano verso la sala da pranzo. Li' ci sono Haymitch che legge il giornale e Effie che mi aspetta. Appena arrivo comincia a parlare velocemente degli impegni della giornata e mi fa venire il malditesta. Intanto, faccio il mio primo pasto.

Continuiamo a parlare sedute su delle poltroncine, fino a quando Effie mi fa alzare. Non riesco a capire perche'. A un punto il tetto si apre e il pavimento, almeno il pezzo in cui sono io, si comincia ad alzare.

Ho paura, mi sento in difficolta'. Non so se questo e' previsto. Forse no, sono spaventata.

Sono sul tetto e anche piu' su. C'e' una grandissima folla di persone del distretto 0 che vogliono vedermi. Sono molto eleganti, alcuni anche strani. Io saluto tutti, per fare buona impressione. Ad un punto compare una scala: la scendo, ed in fondo trovo Effie, che mi dice:- Benvenuta a Capitol City.

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Capitolo 5
*** La sfilata ***


Superata la feroce folla che quasi ci impedisce di passare ( maledetti curiosi!), raggiungiamo una limousine lunga circa una ventina di metri e che per me contiene tutti quelli che stanno qui fuori ad aspettare i treni. Nah, forse esagero, ma vi giuro che e' gigantesca. E pensare che ci devono stare quattro persone.

Effie parla per tutto il tempo dell' hotel in cui alloggieremo, facendomi venire un malditesta terribile (di nuovo!) e rovinandomi la sorpresa. Grazie, Effie!
Ok, mi rendo conto che inizio ad essere un po' isterica. Ma stasera ci sara' la sfilata ed io ancora devo conoscere il mio stilista e indossare il mio vestito. Spero che sia un tipo amichevole, come quello che mia madre ha avuto, Cinna. Me ne ha parlato sempre tanto, ma non me l' ha mai fatto conoscere.

Il palazzo in cui arriviamo e' enorme, alto anche piu' dei grattacieli che mi piace guardare nel distretto 12. Solo che c'e' piu' privacy, i muri sono scuri. Anche se decorati da fiori e cose del genere. In cima c'e' uno dei spilli piu' appuntiti che abbia mai visto, e anche grossi. Sono stupita e, come sempre, Effie lo nota.

- Ti piace, eh?- domanda.- Sono 65 metri! Quattro metri ogni piano e nove della guglia! Un edificio enorme! Tocca quasi il cielo!

Mi fa entrare attraverso una porta che mi sembra piuttosto pesante, infatti, come mi rivela, e' di marmo bianco, come tutte le pareti.

La prima stanza in cui ci troviamo e' una bellissima hall, ma non posso vedere molto per la fretta di Effie, che mi porta subito a una stanza in cui mi aspettano dei signori che la mia “ organizzatrice†mi dice di essere estetisti. Estetisti! Cavolo, io odio depilarmi! Beh, forse non cosi' tanto se mi serve a sopravvivere...

Mi levano tutti i peli possibili e immaginabili, con le tecniche piu' calme ( bene) e le piu' dolorose ( ahi!). Ma infine, ho una pelle liscia come quella di un bambino.

Attualmente sono seduta e aspetto il mio stilista. Gli estetisti mi hanno appena rivelato il nome, si chiama Cades. Ancora non riesco a capire se e' maschio o femmina... Pero' l' importante e' che mi faccia guadagnare molti sponsor.

Credo di star sudando tantissimo. Per fortuna non e' sicuro. Altrimenti faccio gia' una brutta figura subito.

Le porte di metallo azzurro si aprono, portando un po' di luce. Entra una ragazza abbastanza giovane, abbronzata, con i capelli mossi e lunghi spostati a destra, mezzi rossi e mezzi arancioni, come il suo vestito. Solo che quello e' coperto da un velo giallo, che sta anche sopra le braccia. Ha gli occhi chiusi, pero' dopo li apre, svelandomi due iridi verde scuro.

- Ciao- mi saluta gentilmente.

- Ciao- ricambio, meno entusiasta. Infatti, il vestito che indossa non mi sembra molto originale. Spero che il mio non gli assomigli.

- Mi chiamo Cades Sinoj. Sono la tua stilista.- Mi porge la mano e la stringo.

- Mi chiamo Primrose Mellark. Sono il tuo tributo.

- Guarda che questo lo so! Ho dovuto preparare il tuo vestito senza neanche conoscerti, spero ti stia bene... l' ho ispirato a quello della sfilata dei tuoi genitori. Credo che sai come erano vestiti...

- No, non me l' hanno mai fatta vedere.

- Come no?

- No. A loro non piace molto parlare degli Hunger Games.

- Ah. Allora questo vuol dire che te la faro' vedere io.

Sbuca una TV dalla parete sinistra. Poi parte un video di una sfilata che sembra di tanto tempo fa. Allora i tributi sfilavano in due nello stesso carro, ora e' cambiato. Tutti stanno da soli.

I costumi sono normali, non tanto carini. Li osservo un po', mentre Caesar Flickerman parla. C'era sempre? Mi viene da pensare che sia immortale.

Ma cos'e' quella luce in fondo? Due ragazzi con i costumi neri hanno il fuoco dietro! Cavoli... aspetta, loro due non sono dei ragazzi normali.

Sono i miei genitori.

Questo vuol dire... che dovro' sfilare con il fuoco dietro.

Guardo Cades sbalordita.- Ma sei pazza?- urlo, con il video che e' alla fine.

- Primrose,- mi tranquillizza,- sono fiamme sintetiche. Non ti puoi bruciare.

Cerco di prendere un bel respiro e di crederle.

Forse pero' in questo modo potrei risparmiarmi gli Hunger Games e morire subito.

Non posso fare obiezioni, la mia stilista mi porta subito in una stanza che contiene solo una teca. E in quella teca, un vestito oro acceso, quasi arancione. E' corto fino alle ginocchia, ma dietro continua per molto. E' accompagnato da un paio di guanti. Mi piace molto, finche' non va in fiamme.

- Bene,- mi distrae la Sinoj,- tu indossalo per la sfilata. Ti aspetto a un quarto alle sette, gia' vestita, dalla sal del parrucchiere. Poi prendiamo la limousine e ti portiamo sul luogo della sfilata. Sapevi che finisce qui, sul retro del palazzo?- Accenno ad un si'.- Sii puntuale.- si raccomanda.

Esco e vado da Effie. Mi porta all' ultimo piano, dove mi rivela esserci il campus 12, come l' ho soprannominato io. Vicino c'e' anche la stanza del 13.

Verso le sei e mezza, ritorno alla stanza del vestito e lo indosso, riponendo quelli che indossavo prima in disordine nella teca. Mi aggiusto, poi compare uno specchio. Cavoli, sto proprio bene. Mi osservo e mi aggiusto, fino a quando Effie non mi tira fuori, con i suoi complimenti, ma dicendomi che stiamo facendo tardi. Allora, tirandomi per un braccio mi porta in sala parrucchieri, dove Cades mi aspetta. Tira su i miei capelli in un' elegante crocchia, che non mi piace molto. Per questo la guardo un po' dispiaciuta.- Non e' finita qui- mi dice, e mi mette una corona dorata. Wow. Non badano a spese.

Dopo andiamo nel garage, ma questa volta la macchina ha i finestrini oscurati. Effie mi spiega che qualcuno potrebbe spiare e non vogliono rovinare la sorpresa.

Sul luogo c'e' Haymitch, con un bicchiere in mano. Non fa in tempo a salutarmi che lo prendo e gli verso il contenuto in faccia, urlandogli che non deve bere.

Effie sembra sconvolta, dice che e' maleducazione.

Zio Hay invece mi rivela che voleva farmi i complimenti, ma ora li riserva per se'.

Cades mi guarda strana.

Io sono l' unica a essere soddisfatta e felice.

- Bene- parla Haymitch,- ora basta che non ti comporti cosi' col pubblico, altrimenti nessuno ti considerera'. Sii dolce e disponibile al pubblico.

Seguiro' i suoi consigli.

A un punto sento un urlo lacerante: '' Tributi sui carri!''. Il mio team mi saluta ed io, emozionata, salgo sul carro dorato, con due ruote anteriori e un cavallo che traina. Mi dicono che non devo preoccuparmi del percorso, sara' tutto comandato. Devo solo fare la mia figura.

Una luce rossa diventa improvvisamente verde, segno di via libera. Le ragazza dello 0 sono le prime, poi i maschi, infine il distretto 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11,... 12. Ossia io. Poi c'e' il 13. Mi dispiace per Guinnes se le rubo l' attenzione, ma serve per sopravvivere.

Quando esco fuori il vestito dietro si accende. C' e' anche un pezzo che scende sulla squadra e, a contatto con cemento, crea scintille. Sembra che tutti applaudono per me. Che devo fare? Magari lanciare baci. Prima con il braccio destro. Aspetta, ora mi si e' acceso anche il guanto! Stesso accade con quell' altro. Ragazzi, qui la piu' emozionata sono io! Cades, sei un genio!

Faccio movimenti che provocano tantissimi applausi: prendere delle rose, salutare con le mani infuocate, ed altre tantissime cose.

La mia gloria pero' finisce quando entriamo nel corridoio in cui la sfilata finisce e il vestito si spegne. Appena Guinnes entra, il portellone si chiude. Mi volto e, il tributo del distretto 13, coperto di una lunga tunica argento, sembra veramente arrabbiato.

E anche questa e' andata.

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Capitolo 6
*** Il primo allenamento ***


Alla fine della prova Effie, Haymitch e Cades mi fanno i complimenti. Non riesco a capire perche', non ci vuole molto a salire su un carro ed a fare due mosse! Non stiamo pero' tanto tempo li', dietro le quinte, perche' Effie dice subito che stiamo facendo in ritardo e dobbiamo andare a cenare. Che pizza, non si puo' fare neanche un minuto di ritardo!
Mentre gli stranissimi ( e gustosi) piatti di Capitol City vengono serviti, Haymitch comincia a parlare:- Allora, Prim, domani cominceranno le esercitazioni. Ci sono quattro prove obbligatorie, ossia quella di tiro dei coltelli, di corsa, del bersaglio mobile e della forza. Oltre a queste, ce ne sono tantissime: ti consiglio di provare il tiro dell' arco e quella di camuffamento...

Lo interrompo chiedendogli:- Perche'?

- Se e' vero che hai il DNA dei tuoi genitori, riuscirai a centrare il bersaglio!- Giusto, mio padre e' bravissimo a disegnare e mia madre a tirare con l' arco, ma non le piace molto farlo. Pero' me lo ha insegnato, in caso venissi scelta come tributo. Infatti, eccomi qua.

- Cerca di conoscere le persone che per te hanno della stoffa per creare un' alleanza. I giganti di Capitol City non sono molto consigliati, perche' ti possono uccidere da un momento all' altro. Si alleano solamente con quelli del loro distretto, ne vanno molto orgogliosi. Guardando un po' le mietiture, ti sei fatta delle idee su chi scegliere?

- Si'- rispondo, guardando il mio piatto vuoto,- conosco il ragazzo del 2 e quello del 7. Sono amici di famiglia.

- Che combinazione!- esplode Haymitch.- E poi fate il trio degli amici! Attenzione quando la sera vi confidate i segreti, possono arrivare degli avversari e staccarvi la testa all' improvviso.

Questo e' troppo. E' sempre arrogante con me, e anche senza motivo! Prendo il tovagliolo e glielo tiro in faccia. Effie sembra impazzire. Naturalmente dice che e' '' cattiva educazione''. Non si puo' neanche scherzare!

- Bene, principessa,- continua zio Hay,- sempre molto dolce.

Mi metto un sorriso sulla mia faccia. Mi sento contenta, quando mi sfogo con lui.

A fine cena vado nella mia stanza. E' piu' grande della stanza che avevo nel treno e anche piu' tecnologica. Non perdo molto tempo ad osservarla, perche' vorrei andare subito a dormire... pero' prima ricevo una visita inaspettata.

- Ciao.- sento dalla porta.

Mi giro e vedo Annie Cresta, un' altra cara amica di famiglia. Pero' lei, nonostante la differenza d' eta', e' anche molto amica mia.

- Ciao!- la saluto andandole incontro e abbracciandola.

- Mi dispiace tantissimo- dice.- Mi dispiace tantissimo.

- Non ti preoccupare, credo che sopravvivero'.- Cambio discorso chiedendole:- Tu che ci fai qui?

- Faccio il mentore del distretto 4. Ossia devo insegnare a un ragazzo come morire.

MI sento un po' in imbarazzo per questa sua affermazione. Sono triste per lei.- Forse ce la fara'.- Cerco di farle trovare un lato positivo.

- Speriamo.- Sospira, poi continua:- Sei stata molto brava alla sfilata.

- Grazie.

- Adesso vai a letto. Domani sara' una giornata faticosa.

- Bene, allora... ci vediamo.

- Ci vediamo.- esce dalla mia stanza con passi lenti.

Sono molto felice di vederla, anche perche' ho paura che sia l' ultima volta.

Con questo pensiero, vado a letto, e mi ci sveglio anche la mattina. E, col pigiama ancora indosso, faccio colazione. Non c'e' nessuno, quindi penso che sia presto. E mangio anche molto piano. Finche' una voce non mi fa sobbalzare:- Che cosa fai ancora li'? Fra un quarto d'ora cominciano le esercitazioni e tu stai a fare colazione! Alzati! Sbrigati!
Effie. C'era da aspettarselo.

A corsa torno nella stanza e mi metto una tuta che trovo aggrappata all' attaccapanni. Uff, un po' piu' larga no, eh? Mi ci vorra' tutto il quarto d'ora che ho a disposizione per infilarmela!
Quando ho finito, sempre a corsa, torno nella sala pranzo e mi faccio una coda di cavallo. Effie mi spinge fino all' ascensore e pigia il bottone dell' ultimo piano.

Quando arrivo, c'e' un pacificatore che chiama i nomi dei tributi. In questo momento sta dicendo:- Primrose Mellark.

- Eccola!- esclama la mia organizzatrice, boccheggiante.

- Sta' calma, ci siamo!- le sussurro.

Il pacificatore mi guarda un po' male e mi invita ad entrare.

Nella stanza in cui sono ci sono tantissimi attrezzi e i ragazzi degli altri distretti hanno cominciato a fare le prove obbligatorie. Io resto li', per qualche secondo, finche' la porta della sala allenamenti non si chiude. Anche l' ultimo tributo e' entrato. E mi guarda male.

Prima non riesco a capire perche', ma poi noto che e' Guinnes. Ora capisco, le devo aver rubato la scena alla sfilata.

Mentre si avvia verso dei coltelli li' esposti, mi avvicino a lei:- Guinnes...

Si gira bruscamente e domanda:- Che cosa vuoi?

- Volevo scusarmi per ieri. Sai, io devo guadagnarmi degli sponsor... non era nelle mie intenzioni rubarti le attenzioni...

Neanche mi fa finire che prende un coltello e me lo mette vicino alla gola:- Ma l'hai fatto, 12. Ti perdonero' perche' so quel che hanno fatto i tuoi genitori; hanno donato un po' di pace, hanno permesso che io nascessi, ma forse non e' abbastanza perche' siamo qui.

- Ehi! Voi due!- sento una voce.- Gli scontri non sono permessi! Andate ad allenarvi!

La ragazza del 13 mette la sua arma al suo posto e mi dice:- Io mi ritiro in pace.- e se ne va, mettendosi in fila per la prova di forza. Bene. Allora mi dirigo dove c'e' meno fila, ossia alla corsa. Speriamo bene, non sono mai stata tanto brava. Sono sovrappensiero, cercando di trovare un modo per andare piu' veloce, quando vengo salutata.

Mi giro e trovo Mienarv.- Ehi.- ricambio.

- Non ti vedo molto entusiasta.

- Ma no? Sto solo per fare una prova per cui non sono minimamente portata! Pero' e' obbligatoria...

- Gia'... comunque speravo che la prossima volta che ci saremmo incontrati sarebbe stato nel mio distretto, a casa dei miei genitori.

- Non sai quanto io! Invece siamo qui, in cosa verso la morte.

- Sarai preoccupata, ma sempre melodrammatica!- afferma ridendo. Poi cambia discorso:- Che dicevi prima con quella ragazza?

- Mi scusavo per averle rubato l' attenzione alla sfilata... Non so sei hai visto, ma avevo il vestito infuocato.

- Ah! Ecco cos' era tutto quel puzzo di bruciato! Era un po' confuso con quello della plastica del mio vestito, ma...

- Tu avevi un vestito di plastica?

- Si', da albero. Ci vestono sempre cosi'.

La nostra conversazione viene interrotta da un urlo:- Il prossimo! Entra pure, Stincling.

Neanche mi saluta, che Mienarv e' gia' dentro a correre. E devo ammettere che ha del potenziale, il ragazzo.

La prova dura qualche minuto finche' non mi chiamano ad entrare. Mi spiegano che la corsa e' in un' itinerario che a volte e' anche ad ostacoli. OK, puo' essere un problema.

Troppo tardi. I secondi al via passano... tre, due, uno... VAI! Inizio a correre, girando a destra a sinistra a seconda se ci sono massi, tronchi ed altro. A volte, pero', salto anche.

Il percorso inizia a farsi piu' realistico. Il movimento dei tronchi che cadono sembra anche piu' naturale, e il metallo della stanza comincia a scomparire. Mi sembra di essere in una foresta.

Ecco un burrone. Mi fermo, proprio a un pelo e torno indietro. Ma sono pazzi a mettere cose del genere in un' esercitazione?

Quando torno esprimo chiedo questa cosa e il pacificatore a cui ho domandato si mette a ridere:- E' una simulazione, 12!

Se gli sguardi potessero uccidere, lui sarebbe gia' morto.

In questa mattina faccio le altre due prove senza problemi. Piu' della forza, riesco quasi a centrare il bersaglio coi coltelli.

Pero' arriva quella che mi preoccupa un po' di piu', il bersaglio mobile. Ossia che c'e' la simulazione di un uomo o anche piu' che si muove e ne devo uccidere il piu' possibile, con un' arma che scelgo io ed altre che trovo.

Quando tocca a me, mi chiedono di che cosa ho bisogno per la prima arma. Scelgo la spada, non so perche', ma e' la prima cosa che mi viene in mente. Me ne porgono una, poi la sala si fa buia. Mi viene un po' di paura. A un punto, una figura arancione comincia a camminare. Vado da quella e le infilo la spada nel cuore. Si dissolve. Ecco apparirne un' altra, ed un' altra ancora. Solo che le ultime che arrivano portano delle armi, e cominciano a mirare verso di me.

Meglio. Cosi' le afferro e le uso per uccidere un po' di piu'. Le figure diventano molte, tante, troppe. Mi devo sempre spostare per infilare una spada o devo avvicinarmi per lanciare un coltello.

Ad un tratto, noto una figura che ha un' altra arma. Un arco, con le frecce. Ripenso alle parole di ieri di Haymitch e, nonostante sia lontana, mi dirigo per portarla alla sua fine. Anche se e' tutto molto pericoloso. Mi tira tantissime frecce, cerco di prenderle, per dopo.

Quando sono arrivata a colui che voglio finire mi accorgo di aver lasciato la spada e i coltelli per strada. Ora cosa faccio? Ho solo queste cose che mi servono per accompagnare l' arco, ed adesso l' omino arancione e' un passo da uccidermi. Gli faccio un taglio nella pancia con una freccia e quello si dissolve. Per fortuna ora l' arco e il contenitore argentato con dentro ancora delle armi sono miei. Ora posso far fuori quegli ammassi di pixel stando qui. E mi accorgo anche di avere una bella mira! Ci sto prendendo gusto. Solo che il videogioco si spegne, rido le armi e mi fanno uscire.

- Complimenti!- sento dietro di me. E' Tyler.

- Per cosa?

- Per il bersaglio mobile. Sai, ti abbiamo visto tutti. Hai notato che c'era una parete trasparente?

Ci penso e non me ne ricordo. Pero', guardando, si possono vedere i ragazzi che eseguono l'esercizio. Giungo a una conclusione e la dico a Tyler:- Era a specchio.

- Oh, ora capisco.- Cambia tono di voce, diventa grave:- Senti... sei stata in gamba li'. Ti va se diventiamo alleati nell' arena?

- Hai gia' fatto la prova del bersaglio mobile?

- In realta' no.

- Allora vedremo. Vai a fare la fila.

Quando arriva il turno del mio aspirante alleato, noto che e' molto in gamba, anche piu' di me. Puo' andare; gli comunico che siamo alleati quando esce.

Ne sembra molto felice, poi mi spiega anche che quello non e' il suo forte: lui e' bravo a costruire trappole.

Sentiamo un lungo fischio, poi le parole:- Per oggi l' allenamento e' finito! Tutti a mangiare!

Bene, vediamo cosa riusciro' a fare domani.

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Capitolo 7
*** La prova ***


Ora di pranzo. Salgo per l'ascensore e vado al 12° piano, dove ci sono Haymitch, Effie e Cades ad aspettarmi per il pranzo. Ho un po' di fame, anche se stamattina non ho fatto molto! Insomma, credo sia abbastanza normale. Nemmeno mi cambio e sono gia' li'. Comunico al mio mentore il fatto che mi sono alleata con Tyler, anche se lui non ne sembra tanto felice. Gli comunico che e' bravo anche se non e' una macchina assassina del distretto 0. Lui resta muto. Quanto mi fa arrabbiare quando fa cosi'!

Il giorno dopo, quando cominciano gli allenamenti, mi sento chiamare. Mi giro per vedere chi ha parlato.

E' Guinnes.

- Scusa- inizia- per averti minacciato ieri col coltello. Avrei dovuto capirti, sono stata esagerata.

Wow, sono stupita. Un secondo prima mi vorrebbe morta, e ora si scusa? No, qui c'e' qualcosa che non va. Comincio a scuotere la testa.

- Che succede?- domanda lei.

- Guinnes, la verita'. Cosa ti ha detto il tuo mentore?

Sembra un po' arrabbiata per quello che le ho riferito.- Va bene, lo ammetto,- comincia,- il mio mentore mi ha detto che potresti essere una potenziale alleata.

No, devo lasciare stare, la perdono. In fondo, non so perche', mi sta simpatica. Forse per il fatto che non ha avuto problemi a comunicare quello che pensava alla mietitura... Pero' devo capire le sue potenzialita'. E parlarne con Tyler.

- Seguimi- le comando.

La porto alla prova del bersaglio mobile. Quella fa capire davvero le capacita' che ha una persona, e se puo' essere utile.

- L'hai gia' fatta?- domando, indicando il grande vetro che mostra le performance.

- No.- scuote la testa.- Mi guarda e domanda:- A cosa serve?

- Se vuoi essere mia alleata, devi dimostrare le tue capacita'. A cosa serviresti se non sai fare nulla?

- Molto gentile.- risponde, cercando di essere ironica. Non penso che ci riesca, sinceramente.

Mentre aspetto che venga il turno di Guinnes, alla prova c'e' la ragazza del 4. Quella faccia che non mi ispirava niente, ne' paura, ne' determinazione, ne' tristezza, ne' allegria... Insomma, nulla.

Molte delle finte spade degli omini arancioni la colpiscono, quindi il gioco sembra essere finito all' inizio... come gli Hunger Games per me non dureranno un secondo, per lei.

Guardo verso il vetro in cui stanno i Pacificatori. Alcuni mentori si trovano li'. Anche Annie, ed osserva, con le lacrime agli occhi. Mi dispiace per lei.

Neanche me ne accorgo, che arriva il momento della candidata alleata. Appena uno dei finti combattenti la sfiora, lei diventa sempre piu' aggressiva. E uccide sempre piu' avversari. Niente male.

Quando ha finito, la raggiungo e dico, un po' imbarazzata, perche' lei pensa di essere nella squadra:- Devo parlarne con Tyler, del distretto 2. Altro mio alleato.

Lo raggiungo alle trappole, e inizio a impararne alcune, perche' stamattina non ho fatto nulla, per ora.

- Ehi- dico a un punto- Guinnes vorrebbe essere nostra alleata.

- E' brava?- chiede lui, senza pensarci troppo.

- Si', molto. Sinceramente riesce ad arrabbiarsi bene.

- Mi fidero' di te. E' nella squarda.

Lo ringrazio e, quando ho finito le trappole, raggiungo la spada dove la ragazza del 13 vorrebbe imparare alcune mosse. O almeno dovrebbe, perche' sembra abbastanza in forma.

- Sei nella squadra- le rivelo, cosi', senza parlare molto.

- Ottimo- mi sorride, per la prima volta,- il mio mentore ne sara' entusiasta.

Mi esercito un po' anche in quel settore, poi mi dirigo verso arco e frecce. Impugno il primo che trovo, e inizio a lanciare verso i bersagli. Non mi sembra molto difficile, e mi riesce piuttosto bene.

- Niente male- sento alle mie spalle.

E' un ragazzo dello 0. Non un colosso ammazza-tutti, uno abbastanza normale.

- Grazie- rispondo.

- Non c'e' di che.- Un sorriso e va via. Incontro poco significativo, torno a concentrarmi.

Anche il camuffamento riesce piuttosto bene. Solo che il problema sara' trovare un kit di disegni dentro l'arena.

Alla fine delle prove, ritorno in camera. Come sempre, Haymitch, fra un boccone e l' altro, inizia a parlare:- Allora, Prim, domani c'e' la prova dei tributi davanti ai Pacificatori. Cosa pensi di fare?

- Io... credo che tirero' con l'arco.

- Bene- annuisce lui- Centra il bersaglio, mi raccomando.

A un certo punto, dopo un po' d'imbarazzante silenzio, domando:- Zio Hay?

- Si'?- risponde lui, un po' curioso.

- Perche' non mi parli mai di consigli degli Hunger Games?- Fa finta di niente e continua a mangiare. Ripeto, una, due, tre volte, poi mi stufo e lo urlo. Effie, come al solito, sembra scandalizzata.

I miei occhi luccicano, i suoi mi guardano tristi. So che non avro' una risposta, quindi mi alzo e vado in camera.

Piango. Non so perche', ma piango, e tanto. Tanti, troppo segreti, cose che non mi vogliono essere dette, ecco cos'e' la mia vita. Sinceramente, non mi piace.

Resto tutto il tempo in camera. Niente o nessuno mi disturba. Non faccio nemmeno cena, che vado a dormire.

La mattina mi sveglio, riposata, ma affamata. Sempre in pigiama, mi dirigo verso la sala pranzo, dov'e' allestito un ricco buffet. Ne prendo molto, per essere sicura che basti per l'energia di cui ho bisogno.

Do uno sguardo all' orologio. Sono le sette meno cinque. Bene, ho tutto il tempo, le prove cominciano alle otto.

Dopo colazione, incrocio per il corridoio Haymitch. Basta, so che e' il mio mentore, ma mi ha fatto arrabbiare.

- Principessa?- domanda lui.- Sarai arrabbiata con me, ma mi dovrai pur parlare.

- E come, se tu non mi dici le cose di cui ho bisogno?

- Fa male. Un giorno al posto tuo c'era tua madre, e fa male vedere che il tempo passa e, nonostante una ribellione, tu sei ancora qui.

Faccio finta di niente, per me non e' una spiegazione.

- Va bene. Domani ti daro' delle dritte.- mi promette. Lo abbraccio, dopotutto ne sono felice.

Dopo qualche minuto sono giu', ad aspettare la mia prova. Le panchine, pian piano, si svuotano. A un punto sento:- Distretto 12!- e capisco che e' il mio momento. Sono emozionata e ho paura. Guinnes lo nota, e mi augura buona fortuna, con un sorriso. Il secondo che mi ha fatto, per la precisione. Ricambio.

Entro nella stanza e, senza neanche accorgermene, eseguo la mia prova. Non noto nemmeno dove vanno le mie frecce, sperando che abbiano colpito i bersagli.

Alla fine esco, e trovo Effie che mi domanda com'e' andata. Le rispondo che non lo so, un po' annoiata. Lei mi guarda strana.

Ritorno su e mi cambio, mettendomi un vestito decente e non questa tuta stretta. Sto in camera e penso un po', fino a quando Haymitch non si affaccia e dice:- Muovi le chiappe, principessa. Ora c'e' il tuo punteggio.

Mi fiondo alla TV. Sono tanto, troppo curiosa.

La mia mente e' totalmente in confusione, per la paura. Ma mi riesco a stabilire.

Noto un po' di punteggi. Tyler ha preso 9, Mienarv 6. Tra poco e' il mio turno. Oddio, oddio...

Ho preso 11.

Spazio autrice: Lo so, questo capitolo e' orribile. Ma a mezzanotte la mente e' quasi annebbiata, che ci posso fare? Poi non posso rimandare... il 3 agosto e' il mio compleanno, e non posso scrivere nulla. Vabbe'... fatemi gli auguri!

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Capitolo 8
*** L' intervista ***


Sgomento totale. Sono li', a bocca aperta, fissando lo schermo con Caesar Flickerman che parla, pero' senza neanche ascoltare cosa dice.

Mi risveglio un po' sentendo Haymitch, Effie e Cades che mi fanno i complimenti, ma parlano in un modo cosi'... affollato, si', affollato, che non ci bado nemmeno.

Fisso ancora la televisione. Sempre senza sentire, non perche' non voglio, ma perche' le voci di tutti quelli che sono in questa stanza sono cosi' alte che mi impediscono di venire a sapere le parole del presentatore. Riesco a interpretare le immagini: infatti ora sullo sfondo c'e' l'immagine di Guinnes, segno che stanno per dire il suo voto.

Un numero sta per arrivare e per passarle davanti. Non solo quale sia e se e' a due cifre, ma lo spero proprio.

Niente, speranza vana.

La ragazza del 13 ha preso un quattro.

Sono pallida in volto, me lo sento. Cosa posso fare con un' alleata che non sa fare nulla? Penso che sia solo un peso, qualcosa da proteggere. Mi metto le mani nei capelli e inizio a singhiozzare.

Sento Haymitch che parla:- Ehi, principessa, cosa c'e' che non va? Hai preso un...

Non lo faccio finire che lo ammetto, velocemente:- Sono alleata con Guinnes.

- Cosa?- si alza in piedi il mio mentore, arrabbiato.- Perche' l'hai fatto?

- Non lo so, mi sembrava forte!- ribatto, sempre piu' nervosa.

Lui sospira, si passa le mani fra i capelli e mi tranquillizza:- Sta' calma, puo' darsi che e' solo una finzione. Molti hanno fatto cosi' negli Hunger Games, e sono risultati vincitori. Sta' calma. Sta' calma.

Cerco di credere nelle sue parole e mi rimetto a sedere. Penso. Pero' vagando nei miei pensieri, mi ricordo qualcosa che il mio mentore mi aveva detto ieri:- Haymitch, mi avevi promesso di parlare degli Hunger Games.

Lui sbuffa e, sottovoce, risponde '' Va bene...'' come un bambino rimproverato dalla mamma, che dovrebbe stare buono invece fa confusione.

Metto sulla mia faccia un sorriso beffardo.

Haymitch comincia a darmi consigli. Mi dice che se ho degli alleati abbastanza forti dirgli di incontrarsi a un punto della Cornucopia e di parare uno di loro mentre prende delle cose di cui ha bisogno. La seconda cosa e' andare subito a cercare un accampamento vicino all' acqua. L' acqua e' la mia migliore amica.

Ultima cosa, recitare, a volte. Per piacere al pubblico e far mandare dai tuoi sponsor dei regalini, piccoli ma utilissimi regalini. O, se le cose vengono direttamente dal cuore, meglio.

Mi consiglia anche di andare a fare cena, perche' quando saro' nell' arena avro' molta fame ( questo e' perche' lui vuole andare a mangiare, golosone!).

Dopo la cena mi rifugio di nuovo nella mia camera, a passare fra le mani la spilletta che mamma mi ha dato. Una ghiandaia imitatrice, eh? Speriamo che mi porti fortuna.

Mentre sono li', sdraiata sul letto, ricevo di nuovo la visita di Annie.

Stavolta, pero', sta piangendo.

- Annie!- corro verso di lei e la abbraccio.- Cosa e' successo?

Per tutta risposta, lei urla '' Cert''. Credo che sia il nome del suo tributo, la faccia anonima, quella che non mi ha ispirato niente.

Si mette a sedere e comincia a parlare chiaramente. Dice che il suo tributo ha preso solo 7, un voto che e' nella media e quindi non impressiona. Nei coltelli, poi... qualcosa che non e' per nulla particolare.

- Prim- dice a un punto- Cert morira', ne sono sicura. Sinceramente, lui non riesce a fare niente. Pero' non mi fare soffrire, penso che tu sia la mia migliore amica. Vinci, vinci per me.

- Lo faro'.- rispondo, brevemente.

In verita' penso che devo vincere per molti. Per Annie, per mia madre, per mio padre, per mio fratello, per Haymitch, per Effie, per tutti i miei amici... ma, soprattutto, per restare in vita.

Annie mette su un sorriso e mi abbraccia. Poi si dirige sulla porta e mi fa un piccolo saluto con la mano.

Ricambio, anche se un po' mi dispiace. Vorrei parlarle delle mie ansie e dei mie problemi, ma ho paura, per il fatto che lei e' gia' nervosa di suo.

Mi metto sotto le coperte, pensando al mio punteggio, a quello di Tyler e, soprattutto, a quello di Guinnes. Evidentemente era troppo calma, doveva essere arrabbiata per fare una buona prova. E invece no. Avra' riposato bene o cose del genere. Peccato.

Pensando questo, mi sembra di essere un po' di fuori.

Poi arriva il mattino. Scosto le tende e il sole inonda la stanza di luce. Le richiudo, pensando che potrebbero vedermi, devo ancora cambiarmi. Prendo un paio di pantaloncini arancioni con una gamba lunga fino al ginocchio e l' altra un po' prima. L' abbino ad una maglietta rossa, che si allunga dalla parte in cui i pantaloni sono piu' corti. Mi lascio i capelli sciolti, pettinati un po' frettolosamente, ma stranamente un po' piu' mossi di sempre.

Mi dirigo verso la cucina in cui trovo Effie che spalma un po' di marmellata d'arancia su una fetta di pane e Haymitch che intinge una brioche nel cappuccino. Mi augurano buongiorno e io ricambio, convinta che non lo sia tanto.

Infatti stasera ci sara' l' intervista. Io non mi sento esattamente una show- girl, una che riesce a catturare il pubblico, pero' speriamo bene.

- Prim?- sento ad un punto. E' Effie, che si e' bloccata un attimo ad osservarmi.

- Va tutto OK, non ti preoccupare, stavo solo pensando all' intervista.

- Ah, sono sicura che andrai benissimo! Hai molta personalita', molto charme, insomma, sei perfetta!

Certo. Quanto e' vero che tu sei sprecisa, Effie.

Vorrei dirglielo, ma mi risponderebbe, come al solito, che e' maleducazione. Quindi meglio lasciare stare.

A un certo punto mi rendo conto che manca qualcuno:- Dov'e' Cades?

- Oh, sta preparando il tuo vestito per stasera- risponde Haymitch assonnato.

Bene. Speriamo che mi stia e attiri sponsor, altrimenti avrai un debito con me, Cades. Non so se pero' potrai sdebitarti, potrei essere gia' morta.

Ritorno nella camera. Il mio mentore vorrebbe parlarmi di che cosa devo fare, ma, anche se non sono brava, so rispondere alle domande. Spero anche bene.

Verso le cinque, Effie irrompe nella mia stanza gridando che e' tardi e dobbiamo andare dalla mia stilista. Bene, sono molto curiosa di vedere il mio vestito. Spero sia carino.

Quando arriviamo Cades mi porta di nuovo nella stanza con la teca, dove c'era il vestito della mia sfilata. Speriamo che sia anche la teca degli abiti fantastici, ossia che questo sia bellissimo.

La mia stilista mi fa entrare e la prima cosa che vedo e' una maglietta arcobaleno, con delle spalline trasparenti, molto lunga. E' accompagnata da dei leggins arancioni. Infine, per coprire le mani, un paio di guanti azzurri, con le nocche e i diti scoperti.

Strano, non e' per niente elegante, anzi. E' proprio molto sportivo!
Lo indosso senza problemi, e' molto piu' facile di quello della sfilata. Anche se i pantaloni sono un po' stretti.

Quando esco ci sono Effie e Cades, che mi fanno i complimenti. Poi, spingendomi, mi portano dal parrucchiere. Pero', io so camminare da sola.

E' sempre la mia stilista a fare la pettinatura. Mi mette i capelli in su, legandoli in un' alta coda. Lascia un piccolo ciuffo fuori, che mi va a coprire lo sguardo.

Appena ho finito sono gia' le sei e mezza, ed Effie mi porta subito al luogo dell' intervista, insieme al mio mentore. Ci sono tutti quelli dei distretti. Nel momento in cui mi lasciano in pace, vado da Tyler e Guinnes, per metterci d' accordo sul luogo d' incontro. E' la punta della conchiglia, nella cornucopia. Non sono molto d' accordo, perche' e' il punto piu' lontano dagli oggetti per me, ma siamo in tre, dopotutto.

Haymitch mi si avvicina e dice:- Bel vestito! Ma manca qualcosa... un bell' accessorio, anche piccolo... per esempio, una spilletta!- Ed ecco che mi porge la ghiandaia imitatrice.

Come ha fatto? In ogni caso, lo ringrazio e me lo appunto alla maglietta.

Uno degli addetti all' organizzazione ci dice di mettersi in fila. Il mio team mi lascia da sola, ed io comincio ad aspettare.

Ci vuole molto tempo. So che sono solo tre minuti, ma per i ventidue tributi prima di me e' piu' di un' ora. Pero', in fondo, tocca a me.

- Allora!- grida la voce di Caesar Flickerman, in un modo assordante.- E' arrivato il momento! Ci ha sbalordito alla mietitura! Ci ha sbalordito alla sfilata! E sono sicuro che ci sbalordira' anche adesso! Primrose Mellark!
Tocca a me. Comincio a camminare verso il presentatore, salutando il pubblico. Amichevole. Amichevole. Penso. Per avere degli sponsor devo essere amichevole.

Ci mettiamo a sedere, poi Caesar mi chiede:- Carissima Primrose!, una volta i tuoi genitori erano seduti nel tuo stesso posto: come pensi che sia?

Sono nervosissima, ma cerco di stare calma, stampandomi un grande sorriso nella mia faccia:- Oh, e' elettrizzante, veramente elettrizzante! A proposito, siamo sicuri che questa non e' una poltrona elettrica?

Il pubblico ride. Buon segno.

- Ah! Comunque dicevo che sei la figlia della ragazza in fiamme e del ragazzo del pane: cosa si prova?- domanda Caesar.

Basta parlare dei miei genitori, parliamo di me! Pero' devo rispondere:- Che quando cucino il pane lo brucio sempre! Accidenti...

OK, non fa ridere. Ma quelli di Capitol City devono avere la risata facile, infatti si piegano in due sghignazzando.

Il presentatore ride e commenta:- Sei una carica pura di energia, Primrose!

- Che posso dire, sono fatta cosi'!- Alzo le mani. Solo che queste spruzzano scintille di tutti i colori.

Mi stupisco. Sono stata una stupida a pensare che fosse un vestito normale! Comunque, il pubblico e' in delirio, perche' oltre ai guanti, ci si mette la maglietta.

Caesar si alza in piedi e annuncia:- Peccato che i tre minuti siano finiti! Perche' altrimenti potremmo essere rimasti tanto tempo a parlare qui con Primrose Mellark, o... la ragazza di scintille!
Beh, la ragazza di scintille.

Buon soprannome.

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Capitolo 9
*** Prima dell'inizio ***


Appena e' finito il mio turno, scendo le scale. Non so perche', ma mi sento bene, forse per il fatto che sono piaciuta al pubblico. Niente male come cosa, no? Almeno penso sia cosi'. Vediamo cosa dice quel burbero del mio mentore.

- Bella prova- afferma Haymitch.- Li hai conquistati. Ma da dove hai tirato fuori questo senso dell' umorismo?

- Dalla voglia di sopravvivere- rispondo.

Lui non sa che dire. Si mette a guardare uno schermo dei molti che sono li', ed io faccio altrettanto.

Ancora Guinnes non e' salita sul palco. E a me sta per venire l' ansia, perche' non so se ho fatto una buona scelta ad allearmi con lei. Speriamo bene.

Appena e' annunciata inizia a camminare, molto lentamente, verso la poltroncina dell' intervista. Guarda il pubblico come se stesse guardando degli alieni.

Sempre con quello sguardo, si mette a sedere. Chissa' come si stara' scomodi, con un vestito che sembra fatto di carta stagnola come il suo.

Caesar e' imbarazzato. Non sa proprio che cosa dire di carino.

- Allora!- ad un punto comincia.- Bel vestito, Guinnes! Che cosa ne pensi?

- Che e' cosi' scomodo che te lo vorrei infilare su per il...- Viene ammonita dallo sguardo del presentatore, quindi si accovaccia e dice:- E' fantastico.

Caesar fa un sorriso a centocinquantamila denti.

La ragazza del 13 ad un punto si alza e urla:- Eh no, io non faccio parte del vostro gioco, Capitol City! Io mi ritiro in pace, vado via da questo palco e non ci ritorno mai piu'!- Si mette in piedi bruscamente e cammina velocemente verso l' uscita.

Tutto il pubblico mormora fra se' e se', non sa che cosa dire. Il presentatore resta li', come un demente, a fissare il pubblico con un sorriso.

- Questa intervista non e' andata bene, ma la tua si'. I miei complimenti.- Mi giro e trovo Mark Cresta, il figlio di Annie, con una strana cuffia a cui e' collegato un piccolo microfono e una specie di cartellina.

- Mark!- lo saluto.- Cosa ci fai tu qui?

- Sono nella regia degli Hunger Games di quest' anno. Mi hanno offerto questo lavoro... anche se sono del distretto 4, me la cavo con gli apparecchi elettronici.- Dopo qualche secondo di pausa, lui se ne va:- Ho molto da fare, mi stanno chiamando... allora, ciao.

- Ciao.

Spero con tutto il cuore che questa non sia l' ultima volta che ci vediamo.

Mentre sto ferma li', a guardare lo schermo ormai spento ( anche senza nessun motivo, a volte mi blocco), qualcuno mi fa prendere uno spavento gridando il mio nome.

Mi volto e vedo Effie.

- Effie! MI hai fatto sobbalzare! Perche' diamine hai gridato cosi' forte! Non sono sorda!

- Prim, e' tardissimo! Siamo in ritardo, dobbiamo tornare a casa!

Casa. Magari fosse la mia vera casa, quella del distretto 12, in cui la mia famiglia mi aspetta. No, e' solo un ammasso di stanze iper- tecnologiche in cui io devo soggiornare per un po', prima della mia morte. Non e' certa, ma ci sono 1 possibilita' su 6 di rimanere in vita. Ossia, quattro persone su ventiquattro.

Appena saliamo in macchina, Effie si mette a fissare una cosa, sulla mia maglietta:- Oh...- dice sottovoce.

- Che c'e'?- domando.

- La tua spilla. La ghiandaia imitatrice.

Non ho mai saputo che Effie sia appassionata di uccelli, quindi come fa a riconoscere una ghiandaia imitatrice? Non sapevo cosa fosse neanche io, fino a quando mia madre non mi ha regalato questo. Ci deve essere qualcosa sotto, ma sono cosi' stanca che non ci voglio pensare.

Quando arrivo a casa, butto i miei vestiti li' e mi infilo il pigiama. Un brivido mi passa per la schiena. Domani, a quest' ora, sara' finito il mio primo giorno nell' arena. Se la mia permanenza nell' arena durera' un giorno. No, non e' possibile che tu muoia subito, Prim. Dico fra me e me. I tuoi genitori sono resistiti agli Hunger Games ed a una guerra. Se sei loro figlia, vincerai sicuramente.

Basta! Non ne posso piu' di pensare che vincero' sicuramente per chi sono i miei genitori! Non e' estremamente giusto! La domanda e': sono abbastanza forte per vincere?

Respiro e ci penso. Non lo so. Non ne ho la piu' pallida idea. Pero', se trovo la giusta alleanza e non ho paura, posso vincere. Posso vincere.

Mi metto nel letto, cerco di dormire. No, queste speranze sono tutte vane, mi rotolo nel letto, cercando di chiudere gli occhi. Ma ad un punto, finalmente, mi addormento. Quello che c'e' nella mia mente sono solo gli incubi. Prima sogno Guinnes la cui testa viene mozzata da quelli di Capitol City e rimpiazzata da un' altra che sta ai loro giochi, poi Tyler che affonda in un fiume profondo, ed infine... io. Io uccisa dall' altra Guinnes e dai ragazzi del distretto 0, fra le mie ultime silenziose lacrime... ed, infine, un colpo di cannone.

Mi sveglio di soprassalto. E' ancora notte. Sto piangendo anche qui. Ho paura. Mi passo una mano nel viso, cerco di ricacciare le lacrime indietro, ma no, non ce la faccio. Piango, ancora e ancora di piu'.

Esco dalla mia camera, anche se sono in pigiama, e vado sulla terrazza. Guardo il panorama: ci sono i pochi bar aperti, con le luci luminose, e il resto della citta' dorme. Solo pochi disperati che sembrano vestiti da carnevale che girano per la strada.

Do uno sguardo sotto di me, cinque piani piu' sotto: Tyler osserva.

- Non riesci a dormire anche te, eh?- gli urlo.

Nota che ci sono anch'io e risponde:- Gia'. E' quasi impossibile farlo, prima dell' inizio.

- Prima dell' inizio.- ripeto. Ancora piu' luci cominciano a spegnersi, e io comincio ad avere sempre piu' paura.

Con piccoli passi, ritorno dentro. Sento che sto per vomitare. Corro nella mia stanza, nel mio bagno, ma non mi riesce neanche quello. E' solo un' orribile nausea con cui devo convivere. Piango di nuovo.

La mattina scopro che ho dormito un po', ma in bagno. La luce e' sempre accesa, ma la nausea e' passata. Mi guardo allo specchio, ho un paio di profonde occhiaie.

Torno nella mia camera e guardo l' ora. E' prestissimo, sono le cinque e mezza. Non m' importa, mi vesto e vado a fare colazione. Devo mangiare molto, perche' nell' arena avro' molta fame. Il nodo alla gola non aiuta, fa sembrare il cibo veleno, ma mangio lo stesso.

Mi piazzo davanti alla TV con un barattolo di biscotti e l' accendo. Fanno vedere un riassunto di tutto quello che e' successo in questi giorni, a partire dalla mietitura. E rivedo anche me, mi accorgo che ero pallida. Sento il mio discorso che faccio un po' in preda alle lacrime, e mi deprimo. Spengo la TV, ricomincio a piangere.

Nella stanza entra Haymitch. Anche se sono in pigiama, spettinata, con le occhiaie e gli occhi rossi, non mi vergogno. Non mi sento piu' Primrose Mellark, la ragazza di scintille, ma solo una misera destinata a morire.

- Cosa succede?- domanda.

- Haymitch, anche tu hai fatto gli Hunger Games, sai cosa succede. Ho paura.

- C'e' da averne, ma non troppa. Tu sei forte, probabilmente non morirai e, se lo farai, sarai l' ultima. Non ti preoccupare, principessa.

'' Principessa''. Il nomignolo che mi ha dato. Mi manchera' tantissimo quando saro' nell' arena. Come mi manca la mia famiglia, anche se non la vedo da neanche una settimana. Mamma, con la sua forza e la sua determinazione, papa', per come sa rafforzare tutti, e anche Finnick, anche se a volte si rivela fastidioso.

Abbraccio il mio mentore e gli confesso che mi manchera'. Risponde che gli manchero' anche io, e, anche se forse non ci dovrei credere, lo faccio.

Quando entra Effie e' pallida in viso. E' triste, evidentemente perche' ci dobbiamo salutare, forse anche per l' ultima volta.

L' ultima volta. Le parole che ci sono di piu' in questi giorni.

Rientro per l' ultima volta nella mia stanza,e mi cambio li' per l' ultima volta. I vestiti dell' arena. Quelli che dovro' tenere per tantissimo tempo, e forse con cui moriro'. Porto con me la ghiandaia imitatrice, la nascondo in un doppio fondo.

Poi arriva il momento. Con le lacrime agli occhi, saluto Effie e Haymitch, che sembrano di non volermi lasciare: mi dicono anche di fare attenzione. Questo e' certo.

Per accompagnarmi alla cabina d' ingresso c'e' Cades. Lei sembra fredda, punto e basta. Nel viaggio non dice proprio nulla. Nemmeno una parola.

Eccoci qua. Sotto l' arena, per aspettare che tutto inizi. Sempre in un silenzio religioso. Siamo nella stanza, da sole, quando sentiamo: Tributi nei tubi. Meno un minuto.

Lei sorride e mi dice:- Buona fortuna, ragazza di scintille.

La abbraccio. La conosco pochissimo, il minimo indispensabile, ma forse mi manchera' anche lei.

Come sempre, forse per l' ultima volta.

Tributi nei tubi. Meno trenta secondi.

Ricaccio indietro le lacrime. Devo sembrare forte. Io sono forte.

Tributi nei tubi. Meno venti secondi.

Dieci passi separano me e gli Hunger Games. Li percorro.

Tributi nei tubi. Meno dieci secondi.

E' il momento di entrare. Ho paura.

La porta si chiude. Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno.

La cabina sale. Qualche lacrima silenziosa sfugge, me la asciugo velocemente. Devo stare calma, e' il segreto.

Una luce improvvisa va sui miei occhi. Qualcosa brilla, come se fosse argento.

Che i 29° Hunger Games post rivolta abbiano inizio.



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Capitolo 10
*** Il primo giorno non è l'ultimo ***


Ci siamo. In piedi sui piedistalli, all' erta per cominciare a correre.

60, 59, 58...

Do uno sguardo a Tyler a Guinnes per chiedergli se sono pronti. Annuiscono, e lo faccio anche io.

50, 49, 48...

Questo potrebbe essere il mio ultimo giorno di vita. Sono emozionata, e soprattutto ho paura. Ce l' abbiamo tutti.

40, 39, 38...

Ripenso a tutto quel che ho fatto in quasi quattordici anni, e alle persone a cui voglio bene. Mamma, sempre forte e determinata...

35, 34, 33...

... papa', sempre pronto a dare una mano; Finnick, che anche se a volte e' stato fastidioso, gli voglio bene...

29, 28, 27...

...Haymitch, Effie e Annie, che in questi giorni mi hanno dato una mano. Penso che sto perdendo tutto.

24, 23, 22...

Guardo un po' i miei avversari. Il ragazzo del 6 sembra avere un malore. Si mette una mano sul cuore e, quando il conto alla rovescia e' circa a 18 secondi, casca per terra. Scoppia tutto, quasi anche il mio cuore.

Altri partono. Pensano che gli Hunger Games siano gia' cominciati, perche' qualcuno e' sceso. Urlo ai miei alleati di stare fermi li', di non muoversi. Di aspettare il via.

4, 3, 2, 1.

Il suono assordante che segna l' inizio, ecco cosa c'e'. Comincio a correre. Casco subito per terra, perche' una grande striscia di fumo emerge dal terreno. L'ho studiata a geografia, dovrebbe essere un geyser. Ti potrebbe far saltare in aria e farti saltare il cervello. Meglio stare attenti.

Non corro piu', ma cammino velocemente. Potrei essere travolta e morire.

Raggiungo il punto prestabilito, dove incontro Tyler. Sono affaticata, sto sudando freddo e sono nervosa.

La mia coda di cavallo e' quasi disfatta. Fra il combattimento e i geyser non si sente nulla. Non riesco a vedere Guinnes, mi viene paura. Con un cenno indico al ragazzo del 2 di seguirmi.

Mi arrampico sulla Cornucopia. Corro dalla parte in cui si trova tutto, porgo una spada a Tyler e gli ordino di coprirmi mentre prendo un po' di roba. Dei coltelli, tre zaini, arco e frecce e un po' di tutto quello che mi capita, finche' non e' troppo pesante. Alla fine corriamo fino ai lati del bagno di sangue (con qualche grido a volte, ho paura dei geyser) e porgo tutto al mio alleato, ma mi faccio dare la spada. Devo recuperare Guinnes, questo basta.

- Perche' devi andare tu?- domanda, gridando.

Non gli rispondo, non c'e' tempo.

Sara' un' impresa, fra il sangue e le torri di fumo non si vede nulla. Gli aiuti che la ragazza del 13 potrebbe strillare sono coperti dalle urla degli altri tributi e dai colpi di cannone che segnano la fine di una vita. Ritorno al punto d' incontro e ancora non c'e'.

Salgo di nuovo sulla grossa conchiglia, magari riesco a vedere qualcosa. Da quel punto di vista e' tutto meno annebbiato.

A un certo punto sento qualcosa entrarmi nel polpaccio: una lama, molto affilata, che mi provoca un urlo e un dolore immenso. Persino qualche lacrima, che ho trattenuto all' inizio. La paura aumenta sempre di piu'. Mi volto e noto uno dei giganti dello 0.

Lo devo uccidere. Mi dispiace, ma per la mia sopravvivenza doveva morire lo stesso. Forse non ammazzato da me, ma da qualcun altro ( o da qualcos' altro) sicuramente. Mentre la grande figura cade a terra, estraggo il coltello dalla gamba e me lo metto in tasca, ancora sanguinante. Noto Guinnes, sdraiata per terra, che cerca di scappare. Mi guarda con un sguardo arrabbiato e supplicante; segno che devo correre da lei.

Provo a mettermi in piedi, ma non ce la faccio. Potrei fare a gamba zoppa, ma non mi basterebbe l' equilibrio. L' unica cosa che mi rimane da fare e' strisciare, cosi', posso anche notare i buchetti che sono per terra, da cui esce tutti il fumo.

Ogni tanto guardo anche su, in caso ci fosse qualcuno che mi vuole finire. No, tutti sono troppo impegnati a combattere. Anche quello del 3, che rigira un pugnale fra le mani, con cui vuole uccidere la mia alleata. Con tutta la scena che fa perde tempo, visto che riesco appena a sollevare il busto, in modo da riuscirlo a trafiggere nelle parti intime. Il modo in cui non vorresti finire.

Guinnes si alza in piedi e mi vede sdraiata per terra.- Alzati!- urla.

- Non ci riesco! Devi darmi una mano!- Non c'e' tempo per le spiegazioni, quindi lo dico velocemente.

Lei mi tira su e mette il mio braccio intorno al suo, cosi' da non farmi perdere l' equilibrio. Mi sento un po' piu' protetta.

Il campo comincia a essere sgomberato. Degli hovercraft cominciano a prendere i cadaveri, mentre noi scappiamo il piu' velocemente possibile.

Quando siamo quasi arrivate al punto in cui ho lasciato il mio alleato, Tyler ci viene incontro e mi solleva, da solo. Mi chiede perche' non l' ho lasciato andare al posto mio, gli rispondo che non lo so, ma vorrei tanto averlo fatto.

Cerco di rimettermi in piedi, appoggiandomi al ragazzo del 2. Ognuno prende uno zaino e qualche arma, mentre i geyser, ormai, sono morti.

Il nostro secondo compito e' trovare dell' acqua. Non so come, in un laghetto, nel mare... insomma, in qualcosa!
Ci aggiriamo in un clima che assomiglia a una foresta molto folta. Non mi fa molta paura, perche' a volte i miei genitori mi hanno portato in quella del distretto 12, che in realta' e' piu' una specie di parco naturale in cui puoi esercitarti per gli Hunger Games. Animali feroci compresi.

Vagando, dopo tanto tempo troviamo un lago. L' acqua sembra pulita, ma potrebbe anche essere velenosa. Guinnes non si fida delle mie paure e assaggia. Mi prende un colpo, potrebbe anche morire! No, e' ancora viva. Speriamo rimanga cosi'.

Facciamo un inventario mentale di tutto quello che ho preso. Negli zaini il contenuto e' sempre uguale: una borraccia, della corda, un sacco a pelo e una torcia. Che spilorci. Per fortuna abbiamo una cintura con dieci coltelli (undici, se contiamo anche quello che e' stato conficcato nel mio polpaccio, dopo essere lavato), un arco con una faretra piena di frecce, dei pennelli e dei colori, due spade, il pugnale del ragazzo del distretto 3 ed, infine, una scatola piena di pane un po' secco.

Nel frattempo la ferita ha cominciato a farmi meno male, forse domani mattina riusciro' anche a stare in piedi. Tyler prende un po' di foglie per incartare il mio polpaccio, come un' ingessatura di fortuna.

Comincia a farsi buio. Buio. Magari qualcuno si camuffa nella notte e ci viene ad uccidere. Un brivido mi percorre la schiena. Quel brivido che mi e' passato quando alla mietitura hanno chiamato il mio nome e quando, questa mattina, sono dovuta entrare nell' arena. Ma ormai sembrano tempi lontani.

Per non farci scoprire con il fumo di un fuoco, per oggi usiamo una torcia. Illumina poco, ma qualcosa si vede. Magari il falo' sara' per quando saremo di meno, quindi meno rischi di uccisione. Siamo molto stanchi e non abbiamo il tempo di cacciare. La nostra cena e' una fetta di pane e poca acqua, ma ci deve bastare cosi': non si sa quanto dureranno questi giochi, meglio conservare.

Sento delle voci provenire dall' alto: spero che sia la voce di Caesar Flickerman che annunci che siamo i vincitori. No, e' troppo presto, infatti e' l'inno di Panem che fa il resoconto dei morti.

Sei ragazzi dello 0 ( fra cui quello che ho ucciso io, ovvio), il ragazzo del 3, poi distretto 5, 6, 9, 11. In pratica, ora siamo in tredici. Mi aspettavo piu' morti.

La mia attenzione si distacca totalmente dal cielo, quando tutto si spegne e l' inno finisce. Ora forse bisogna pensare ad andare a letto in un posto sicuro, dove non ci possono prendere.

Ne parlo un po' con i miei alleati. Infine Guinnes scappa:- Potremmo fare come tua madre.

- In che senco '' come mia madre''?- domando.

- Hai mai visto i suoi Hunger Games?

No, non me l'ha mai fatto fare. Vuole tenere il suo passato lontano da me. L' unico problema e' che un po' mi vergogno a dirlo, quindi mi limito a scuotere la testa. La ragazza del 13 e' incredula.

- In ogni caso,- si riprende,- si arrampicava sugli alberi, si infilava nel sacco a pelo e si legava con una corda. E' ancora viva, segno evidente che questo metodo funziona.

Facciamo come ha detto lei, sara' probabilmente la piu' esperta di noi.

Ci auguriamo buonanotte, sperando che lo sia davvero.

Il peggio e' passato, Prim, penso, per addormentarmi, sei ancora qui, loro sono ancora qui. E fra qualche settimana ci sarete, e non qui, ma fuori dall' arena, vincitori. Speriamo davvero.

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Capitolo 11
*** Strani sogni e normali giornate ***


Strani sogni. Ecco quelli che sto facendo questa notte.

Ossia, non sono strani. Sono realistici, e' una cosa diversa. Ma mi sembrano sempre strani.

La prima cosa che vedo e' la mia famiglia seduta sul divano. Tutti i miei nonni, i miei zii (quelli naturali, ossia a cui sono legata per parentela), mio fratello e, nel centro, mia madre e mio padre. Lei ha un' espressione funebre, lui cerca di consolarla dicendo che sono in gamba. Non riesco a capire perche', fino a quando scopro che c'e' la TV accesa e il programma sono gli Hunger Games. Stanno inquadrando noi che dormiamo su un albero, con io che mi rigiro.

Tutto questo e' impossibile. Questo vuol dire che mi sto immaginando tutto e sono a letto a dormire tranquilla! Ovvio! Devo solo andare a bere un bicchiere d'acqua.

Mi alzo con questo proposito. Ma mi trovo sempre nel mio sacco a pelo, dentro quella oscura foresta, a riposarmi su un albero insieme a Tyler e Guinnes, per combattere gli Hunger Games.

Infilo le mie mani nei capelli. Sono confusa: quello che ho sognato e' esistito davvero oppure me lo sono immaginato? E questi giochi a cui partecipo sono un' allucinazione? La risposta a questa seconda domanda mi e' data dalla gamba, in cui il polpaccio e' sempre dolorante per la ferita. Si', sono davvero qui.

- Non riesci a dormire?- sento la voce di Tyler alle mie spalle. Mi fa venire un colpo; pensavo che fosse tutto tranquillo.

- No- rispondo a bassa voce.- E comunque non dovremmo parlare, puo' darsi che qualcuno ci senta.

- Di che hai paura... siamo in tre!- Lo guardo e mi fa un sorriso un po' forzato e un po' ebete.- Vero, Guinnes?- poi continua.

- Non rompere le palle- risponde la ragazza del 13 mugolando.

Mi chino verso il mio alleato e gli sussurro:- Non stuzzicare la Guinnes che dorme...

- Fottiti- dice la mia alleata mugolando. Wow, che linguaggio raffinato.

In ogni caso, il sole sta sorgendo. Guardo in basso, per vedere un po' se ci sono cose per fare colazione: niente, solo foglie secche e un piccolo cilindro argentato legato a un paracadute che fa ''Bip''. Aspetta, '' un piccolo cilindro argentato legato a un paracadute che fa ''Bip'' ''? Che stranezza e' questa? Devo scendere e vedere, sono troppo curiosa. Slego la corda ed esco dal sacco a pelo.

Solo che appena cerco di arrampicarmi in basso, il polpaccio inizia a farmi malissimo. Ora che faccio? Se rivado su penso che il male non diminuira', ho bisogno di aiuto. Comunque, sono un'idiota.

Allora... ecco a cosa serve avere degli alleati! Solo che uno, se lo sveglio, sono certa che mi mandera' a quel paese. Ovvero, Guinnes.

Mi conviene svegliare Tyler. O puo' darsi che gia' non sta dormendo, svegliato dal mio rumore.

- Tyler...- lo chiamo a bassa voce.

- Che c'e'?- risponde lui, prontamente.

- Qualcosa di strano in fondo all' albero... ho provato ad andare giu', ma mi fa male il polpaccio...

- Sei a gambe all' aria? Il mio consiglio e' lasciarti andare.- Questa e' la voce di Guinnes.

- Ma sei pazza? Qui siamo almeno a tre metri di distanza da terra!

- Non ti preoccupare, non sono tre metri!- Mi rassicura con la sua voce sciocca. Intanto sto entrando nel panico, le mie mani cominciano a non reggere piu'. La presa scivola... e io comincio a cadere verso il basso, velocemente. Ho paura di schiantarmi, ma non posso fare piu' che urlare.

Finisco il mio volo sul fianco sinistro, per fortuna le foglie attutiscono un po' il colpo, ma fa male lo stesso. Bah, forse e' meglio cosi': cosa sarebbe successo se fossi atterrata su un braccio, su una gamba o, peggio, sulla testo? Forse un bel colpo di cannone...

- Perche' l' hai fatto?- urlo arrabbiata a Guinnes.

- Perche' se c'e' un piccolo cilindro legato ad un paracadute e' un regalo degli sponsor, qualcosa di ottimo che ti fara' sentire meglio...

- Oh, pero' adesso mi sento peggio... Comunque mi avevi detto che non erano tre metri!
- Beh, infatti saranno cinque o sei...

Basta, ora mi fa arrabbiare. Lo devo proprio dire:- Ma va... va... va...- No, sono troppo educata. Devo parlare in un modo piu' soft...- vai a quel paese.

Sono un vigliacca. Lo so bene.

- Cosa ti costava dire '' vaffanculo''?- commenta Guinnes. Non la sopporto quando fa cosi'

- Calme!- interviene Tyler.- Le guerre fra alleate non servono a nulla!
Giusto, ha ragione. E' esattamente cosi', alla fine si finisce per restare soli o morire. Quindi, meglio alleati che soli o morti.

Nel frattempo gli altri sono scesi giu', portando anche tutta la roba. Ci accampiamo intorno a quel tubetto di metallo misterioso, in silenzio. Io e Guinnes siamo ferme, Tyler sta giocando con delle foglie. A un punto dico, riferendomi a quello strano oggetto:- Secondo voi cosa potrebbe essere? Una bomba ci sta?

- Prim, le bombe non sono fatte di certo cosi'. Te l'ho detto, e' un regalo degli sponsor. Sicuramente una crema curativa per il tuo polpaccio. Su, apri!- m'incita Guinnes.

Prendo con cautela ( e molta diffidenza) quella strana cosa, svito il tappo e... apro. Una crema rossastra, con un buon profumo di fragole. Insieme c'e' un bigliettino:'' Per me dovevi lasciare andare il ragazzo del due, cosi' potevi trovarti degli alleati migliori. Comunque spalma in abbondanza sulla ferita, ti fara' bene.- Haymitch''.

Questa e' buona. Non posso nemmeno scegliermi gli alleati? Scusa, ma non ci sto. Comunque questo serve.

Sorrido alla telecamera ( per rendere la mia espressione migliore, nonostante sia terribile) e annuncio:- Ringrazio chi mi ha mandato questa pomata, sono certa che sara' di grande utilita'!- Saluto il pubblico, in caso mi inquadrassero. Poi prendo tiro su il pantalone e spalmo la crema. Che effetto rilassante...

Il sole sta sorgendo e noi ancora non abbiamo fatto colazione. Meglio andare a raccogliere un po' di bacche, o a cacciare qualche piccolo animale. Il piccolo animale sarebbe per pranzo, adesso mi sembra un po' esagerato.

CI mettiamo in camino e dopo un po' riusciamo a trovare un cespuglio. Da li' pendono dei piccoli pallini, alcuni rossi e alcuni neri, che avrebbero l' impressione di essere qualcosa di mangiabile.

Tyler cerca di esaminarle. Non riesce a riconoscere, ma afferma che a lui sembrano commestibili. L' unica cosa da fare e' trovare un' esca, cosa che dona benefici comunque vada: se fossero velenose avremmo qualcosa da mangiare (stando attenti a levare l' apparato digestivo), se non lo fossero avremmo comunque qualcosa da mangiare.

A un punto passa uno scoiattolo: perfetto. Solo che quando ci vede si spaventa, e comincia a correre velocemente.

Iniziamo a correre per prenderlo. Solo vedo che quello sfaticato di Tyler sta fermo li'.- Muoviti!- gli urlo. E' irritante il fatto che lui non faccia nulla.

- No!- risponde gridando.

Che bastardo. Mi fermo e mi preparo a dargli una bella lezione, ci potete scommettere. Vado verso di lui fino a quando Guinnes non mi chiama-.

E vedo uno spettacolo piuttosto insolito: lo scoiattolo che cerca di correre sulla corteccia verso il basso, ma il suo piede e' legato in una trappola, fatta con una corda di foglie intrecciate.

Guardo in interrogativo il ragazzo del due, che mi fa spallucce. Ritiro tutto quello che ho detto, e' un genio.

Nel giorno riusciamo a cacciare qualcosa, io un paio di uccelli e gli altri una lepre ciascuno. Per la cena scegliamo una delle lepri. Comincio a tagliarli in piccoli pezzi, cosi' avanza qualcosa! Una lepre e mezzo e un paio di uccelli. Speriamo che si conservino, comunque e' un ottimo bilancio!

Tyler infilza i pezzi e li mette a cuocere su un fuoco che Guinnes ha acceso. Mi avvicino alla mia alleata e le domando, un po' retorica:- Qualcosa da dirmi?

Lei grugnisce e afferma:- Scusa per averti fatto cadere da tre metri.

Adoro quando ho ragione. Le strizzo la guancia e la tranquillizzo dicendo che e' una brava bambina.

Viene l' ora di cena. Oggi siamo stati solo a caccia, non ho molta fame. Pero' un po' di buona carne non fa mai niente di male! C'e' chi se la puo' sognare.

Oggi non e' morto nessuno. Mi viene un brivido, domani Panem vorra' lo spettacolo. E per questo organizzeranno qualcosa.

Ci mettiamo a dormire, con tutte le provviste sull'albero. Gli strani sogni rimangono, e un po' m'inquietano. Sto sudando, lo sento.

La mattina d' un tratto. Molti alberi stanno cadendo. Ho paura. Sveglio gli altri due e velocemente scendiamo: per me non e' un problema, la ferita e' totalmente guarita grazie alla crema miracolosa alla fragola.

Metto tutto quello che mi capita nello zaino, senza farci attenzione: e' la paura degli alberi che cadono. Ci possono colpire da un momento all' altro: dobbiamo cercare un luogo dove possiamo stare tranquilli: mi guardo intorno e vedo il fiume: ma certo! Ci si puo' nascondere li'! Ci tuffiamo li', con tutta la fretta del mondo, anche se lasciamo gli zaini fuori: se qualcosa si bagna, puo' essere sprecato.

Quando tutto finisce, usciamo dal lago, bagnati fradici: molti alberi caduti vanno via improvvisamente, altri ricompaiono. E mentre stanno ricostruendo la foresta, vediamo delle persone in lontananza.

Con orrore, mi accorgo che sono del distretto 0.

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Capitolo 12
*** Lei non è morta ***


Restiamo li', immobili. Per fortuna, non ci hanno ancora visto, ma dovremmo sbrigarci a nasconderci da qualche altra parte. Indico ai miei alleati di andare nel fiume.

Di nuovo mi bagno, e c'e' sempre quella maledetta sensazione di freddo improvviso. Pero' e' meglio di un coltello nel cuore, ovviamente.

Mi giro e vedo Tyler. Manca Guinnes. Dov'e' finita?

In piu' tutti gli alberi stanno apparendo e non riesco a vedere una mazza. Metto una mano sul cuore e mi accorgo che batte forte.

Mi giro verso il ragazzo del 2 e noto che ha la mia stessa preoccupazione. Con lo sguardo gli faccio cenno di uscire, e lui mi da subito retta.

Avanziamo lentamente, ognuno con la sua arma. Io tendo stretto il mio arco, bagnato da qualche goccia che cade dai capelli. La paura cresce.

Finalmente la vediamo, in un altro corridoio di alberi, impugnando saldamente i coltelli nella sua cintura.- Guinnes!- la chiamo, sottovoce.

Non mi ascolta. Continua ad avanzare, con una delle facce piu' decise e arrabbiate che le abbia mai visto addosso.

D'un tratto, comincia a correre. La inseguo, facendo zig zag fra gli alberi, anche se e' un po' difficile farlo all' erta.

Una goccia, non so se e' per il fiume o per il sudore, cade sui miei occhi. Neanche me ne accorgo, per il mio terrore e per la mia concentrazione. Mi sento fredda e pallida.

Sento un colpo di cannone. Il battito del cuore accelera.

Per fortuna, non e' per Guinnes. Un ragazzo cade a terra, senza vita, morto, con una spada in pancia. L'arma viene subito tirata via. Sento delle risate, penso che siano delle macchine assassine del distretto 0.

Guardo meglio il cadavere. Mi sembra di riconoscerlo, rivederlo nella sfilata, imbranato nell' addestramento, impacciato nella sua foto quando gli dicono il suo voto, timidissimo durante l'ntervista.

E' Cert, il ragazzo del distretto 4.

Un altro brivido mi percorre la schiena. Il suo mentore e' Annie, e so che ha qualche problema mentale. Soprattutto quando le persone che le stanno intorno e a cui vuole bene (e anche male) muoiono. No, non puo' succedere. Chino lo sguardo, sono triste, ma riesco bene a trattenere le lacrime.

Rialzo lo sguardo. Dietro le fronde degli alberi, vedo una figura che si muove. Sembra femminile, con un' alta coda da cui pendono dei capelli lisci, il viso con un grosso accessorio che la deforma.

Mi viene un altro colpo al cuore: e' Guinnes, ed e' ancora viva!

Ne sono felice. Ormai e' diventata mia amica, mi dispiacerebbe moltissimo perderla.

Mi accorgo solo adesso che a un passo da me c'e' Tyler. Mi da' uno sguardo interrogativo, quando gli faccio una faccia fra un misto di tristezza e felicita'. Due cose che non possono esistere insieme, ma la mia e' la prova contraria.

I favoriti sembrano uscire di scena. Contemporaneamente, la nostra alleata sembra vederci e, senza farci troppo caso, pensando di essere al sicuro, esce fuori.

Troppo presto. Un ragazzo dello 0 la vede, e resta li', con un' ascia in mano.

Guinnes inizia a lanciargli coltelli. Riesce molto bene a prenderlo, ma lui sembra non arrendersi.

Inizio a fare miracoli con il mio arco. Lo colpisco da qualche parte, lui si gira, sembrando un cattivo dei supereroi arrabbiato. Me lo dovevo aspettare, qualche cosina a punta gli fa il solletico.

Tyler inizia a combatterci con la spada. Questa forse gli puo' fare male. Mi volto verso la mia alleata, molto spaventata, e le urlo di fuggire. Inizia ad arrampicarsi su un albero, ma quando e' quasi su, gli occhiali cadono a terra.

Nel frattempo corro verso il fiume. Spero proprio che questa situazione finisca presto e bene. Ma si sa, presto e bene non stanno bene insieme. Intanto Panem sara' felice con questa scena di guerra, ma io no.

Sento un colpo di cannone. Torno indietro, sicura che sia stato quello dello 0. Forse ho troppe speranze, ma anche no.

Giunta nella valle, noto subito quel bastardo favorito morto e Tyler accanto, in piedi, ansimante. Sembra triste, che gli scendano delle lacrime, ma non capisco perche'.

Mi giro e vedo la scena piu' orrenda del mondo. Una ragazza, che respira a fatica, con il sangue alla gola e dietro alla testa e un' ascia accanto.

Mi accorgo con orrore che e' Guinnes.

- Guinnes!- le vado accanto.- Stai bene, non succedera' nulla, non ti preoccupare.

- Non me lo dire, Prim,- risponde lei a fatica,- sono arrivata gia' morta, qui. Evidentemente e' il mio destino che si sta compiendo!

- Ma quale destino!- Ragiono a voce alta:- Tu sei una vincitrice nata, sei troppo forte per morire, non lo farai mai. Hai grinta, potresti uccidere anche un bue, se lo volessi!- Ho le lacrime agli occhi, lo sento.- Tu non morirai. Fidati di me, non morirai.

- Prim, ormai non ci sono speranze. Non ti preoccupare per me, ma fa in modo che questo non succeda piu'. Blocca gli Hunger Games. Ne sei capace.

Chiude gli occhi. Arriva un colpo di cannone. No, questo non e' per Guinnes. Guinnes non puo' morire, e' troppo forte per farlo. La schiaffeggio un po', per farle finire il suo inutile gioco. Guinnes, svegliati. Guinnes! Alzati, fottuta troia, non e' divertente.

Qualcuno mi mette la mano sulle spalle. Sono ansimante e sento che morderei anche un elefante vivo. Ho il volto rigato e lo sguardo assassino, non e' colpa mia, ma ne sono sicura.

Vedo Tyler. Ha raccolto piu' armi possibile, anche l' ascia accanto alla mia amica, che se non si sveglia entro tre secondi mi fa arrabbiare. Guinnes uno. Guinnes due. Guinnes tre. Ora in piedi, cazzo!

- Prim, dobbiamo andare.- m'incita il mio alleato.

- E lasciamo Guinnes qui?

- Prim, dobbiamo andare.- Lo ripete, piangendo, asciugandosi il viso con una mano sanguinosa.

Guardo dietro e i corpi di Cert e quell' altro non ci sono piu'. Resto li' incantata.

- Prim!- mi richiama.

- Io resto con Guinnes!- urlo, furiosa. Poi quando si sveglia?

Mi prende il collo e mi porta via. Mi agito come una bambina piccola; perche' lo sta facendo? So che anche lui le vuole bene. Allora perche' la lascia li' a giocare a fare il morto?

Vedo un hovercraft in lontananza. Un corpo sale, e' quello di Guinnes.

Stronzi, perche' la portate via?

Lei non e' morta.

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Capitolo 13
*** Solo un incubo? ***


Sono sveglia. Non so come mi sia addormentata o svegliata, ma sono sveglia.

Mi sento bagnata. Forse sono appena uscita dall' acqua dopo la caduta degli alberi, ma noto che i pantaloni sono asciutti. Beh, puo' darsi che sia andata via un po' di tempo fa e mi sia asciugato solo il corpo.

E' sera. Credo di essermi addormentata nel fiume, ripeto, non so come. Mi alzo e struscio le mani sugli occhi. Decisamente questa e' una giornata no, mi sento come un cane bastonato. Perlopiu' ho fatto un incubo terribile.

Guinnes era morta, ma io non me ne volevo accorgermene. Dico continuamente che lei non e' morta. Bah, per fortuna e' solo un sogno!

Levo le mani e sollevo le palpebre. Penso di essere abbastanza sveglia.

- Buongiorno- mi augura Tyler, con una voce un po' acida, seduto dall' altra parte del fuoco. Sembra triste, il suo sguardo e' spento.

- E' sera- puntualizzo, anche se non c'entra nulla.

- E quindi?

- Quindi mi dovresti dire '' buonasera''.

Sbuffa e poi fa come dico io. Silenzio di tomba.- Credo che tu sia nervosa perche' hai fame- sblocca di nuovo il discorso Tyler- Io ho gia' mangiato, tu devi fare ancora cena.

Mi porge un pezzo di carne gia' cotto e lo mangio molto volentieri e velocemente. In effetti, avevo molta, ma molta fame.

Mi guardo intorno: sembra che ci siamo solo noi. Mi accorgo che l' altra alleata manca. Chiedo al ragazzo del due:- Dov'e' Guinnes?

- Beh...- comincia con un' aria funebre. Non capisco perche', ma, in ogni modo, viene interrotto dall' inno di Panem. Il resoconto dei morti.

Il primo e' il ragazzo dello 0, proprio quello morto nell' incubo. Sara' un caso.

Il secondo e' Cert. Un altro brivido mi passa per la schiena Sara' deceduto in qualche altra circostanza, penso, rassicurandomi. Speriamo sia cosi', meglio per me.

No. Non ci posso credere. Il terzo tributo morto e' lei.

Guinnes.

Riguardo di nuovo, forse per l'ultima volta, i suoi grossi occhiali neri come i suoi lunghi capelli, lo sguardo storto che guarda male e la sua faccia tosta, un po' tutto reso azzurrastro dalla regia. Il suo volto. Scoppio a piangere, poi si conclude tutto.

Non puo' essere. Lei, cosi' tosta da dire quel che pensa davanti a tutta la nazione senza farsi un po' troppi problemi, senza nessuna paura, non puo' essere finita qui. E' nata vincitrice. Con quel fegato era ovvio.

Invece no, non le lasciano pace. Evidentemente l'avrebbero voluta anche rovinare, perche' non fa il gioco di Capitol City come me, per esempio. Ora e' morta, portata via da un orribile hovercraft, e il suo corpo sara' usato per chissa' cosa.

Mi sento come un fiume: butto giu' tantissima acqua dai miei occhi. Sto piangendo, e a volte urlo anche il suo nome. Ed io non ho potuto fare niente, proprio niente. Io la pensavo anche una menefreghista, invece e' morta cercando di salvarci dai favoriti, facendone una strage.

Noto solo adesso che Tyler e' seduto accanto a me ed io ho appoggiato il capo su di lui, mentre mi accarezza i capelli.

- Scusa- dico singhiozzando, e tolgo la testa. E' una situazione piuttosto imbarazzante.

Mi rimetto a sedere, poi lui comincia a parlare:- E' successo tutto cosi' in fretta. Appena sono riuscito ad uccidere l' altro tributo, lui ha lanciato l'ascia. Io ho urlato a Guinnes di stare attenta, ma le erano caduti gli occhiali e... non ha visto nulla. E' caduta a terra, abbattuta dall' arma e anche dal colpo di testa che ha battuto.

Sta singhiozzando. E' normale, sente anche che e' colpa sua, secondo me. Il senso di colpa ce l'ho anch'io, sono scappata troppo velocemente. Ho pensato a me e non agli altri due, perche', sono sicura, anche il mio alleato deve aver rischiato la morte. Mentre io correvo via per salvarmi...

Salgo su un albero per andare a dormire. Questo consiglio era suo, dopo aver guardato gli Hunger Games di mia madre. Lei si' che era un passo avanti a tutti.

Prima di addormentarmi guardo le stelle, magari riesco a calmarmi un po'. In cielo ce n'e' una che brilla un po' di piu', anche se sembra stare lontana dalle altre.

Ciao, ragazza del 13.


Mi sveglio e guardo tutto.- Buongiorno ragazzi- auguro ai miei alleati. Poi mi accorgo che c'e' solo Tyler. Giusto, Guinnes e'... morta. Ricaccio indietro le lacrime, non c'e' motivo di piangere quando sento il suo nome. Bisogna solo mantenere la promessa: non dobbiamo solo vincere questi Hunger Games, ma finirli. In un modo o l'altro forse ce la faremo... in fondo sono una Mellark e una Everdeen.

Guardo in aria e scorgo, fra i riflessi del sole, un piccolo paracadute argentato. Un altro dono! Speriamo che sia qualcosa di veramente utile.

Appena cade lo afferro velocemente e lo apro. La prima cosa che trovo e' un biglietto del mio mentore:'' Per smaltire un po' la rabbia avrei voluto mandarti della grappa o del liquore, ma sei troppo piccola, e questo basta.- Haymitch''.

Cos'e'? Trovo una bottiglia con dentro una sostanza marrone liquida. Non ha l' aspetto molto invitante. Si chiama '' Coca- Cola'', forse un' altra diavoleria di Capitol City. No, strano, c'e' scritto che viene dal Phox, quella che fino a qualche anno fa era l' Australia. C'e' scritto anche, fortunatamente, che non e' alcolica.

Raggiungo il mio alleato a terra, poi lui mi chiede cosa mi hanno mandato.

- Coca-Cola- rispondo.- Una bibita del Phox non alcolica che Haymitch dice serve per '' smaltire la rabbia''. Ne prendero' un po' dopo colazione.

Mangiate quattro o cinque bacche, bevo un po' di quella cosa strana: accidenti, ma e' buonissima! Mi fa sentire forte e credo che ucciderei tutti i tributi non amici nell' arena, con questa. Ho l'energia di un ibrido.

Tyler guarda con invidia. Gli porgo la bottiglia e puntualizzo, un po' avara:- Un sorso.

Lui sembra spruzzare in aria appena l' assaggia. Anche se fa un rutto. Che schifo, penso. Ma almeno oggi possiamo andare a dare calci nel sedere a qualche tributo.

Nascondo bene la bottiglia, poi sento dei rumori provenire da dietro gli alberi: uno scricchiolio di foglie, come se stesse passandoci sopra qualcuno. Mi metto in guardia, come il mio alleato. Ci avviciniamo molto, ma molto piano, con molta, ma molta cautela. Poi, da dietro le foglie, con una mia freccia puntata alla gola, arriva Mienarv.

- Ehila', ragazzi!- esclama allegro. Come fa ad esserlo?

- Mi dispiace molto per aver perso la ragazza del 13. Come si chiamava? Ginnes? Gennis? Guess?- Poi domanda. Questo punto non lo doveva toccare.

Gli do un pugno forte da fargli uscire un po' di sangue dalla bocca e gli rispondo aggressivamente:- Si chiamava Guinnes, cretino! E se sei qui per prenderla in giro, hai trovato la tua morte!

Poveretto, forse non dovevo farlo. Ora e' spaventatissimo. Tyler mi prende per un braccio e mi fa rilassare. Comincio a piangere, di nuovo. Niente da fare, neanche la bevanda miracolosa della phox serve a nulla. Mi dispiace troppo.

- No- ricomincia lui, come un piccolo topolino indifeso- volevo proporvi un' alleanza.

Fa la faccia a cucciolo. Non sopporto quando e' cosi', perche'e' talmente... cuccioloso che ogni cosa che vuole la ottiene! Anche un bombardamento su Panem!
Prendo il mio alleato in privato e gli chiedo cosa si fa. Lui risponde che e' nostro amico e gli dispiacerebbe tantissimo vederlo morto. Ha ragione, dobbiamo accettarlo. Potra' essere debole, ma puo' darsi che ha moltissimi punti forti.

- Sei dei nostri- gli comunico con un finto sorriso.

Lui salta intorno a noi felice.

Signori e signore, il nuovo alleato di Tyler Hawthorne e Primrose Mellark, Mienarv Stincling, distretto 7.

Spazio autrice: Salve! Mi scuso per il ritardo e ringrazio i '' seguitori'' e i '' preferenti'', ma mi piacerebbe se ogni tanto lasciaste una recensione, positiva, neutra o critica!
Grazie!

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Capitolo 14
*** L'arena nell' arena ***


Questa giornata e' stata fin troppo tranquilla, se non si conta la nuova alleanza e il dono di Haymitch. Abbiamo cacciato un altro po', perche' le provviste stavano per finire ( Mienarv mangia molto, accidenti!), ma non e' morto nessuno. Peccato.

Siamo rimasti in cinque dallo 0, la bambina dell'1, Tyler, Mienarv, la ragazza dell'8 e io. 10 tributi. Questo vuol dire che ne sono morti quattordici e ne devono morire almeno altri sei. Speriamo di non essere fra quelli.

Beh, se ancora Guinnes fosse qui avremmo la nostra alleanza completa. Ma invece e' morta, quando il suo posto poteva essere il mio. E mi sento in colpa.

Vado a dormire, questa giornata mi ha fatto passare un po' la tristezza. Ma la nostalgia aumenta, ed e' una di quelle nostalgie che non potrai mai colmare, perche' se si era trasferita dall' altra parte del mondo potevamo restare in contatto. Ma e' morta. Non ci posso ancora credere.

Non dormo per un po', poi continuano i miei strani sogni. Questa volta alla TV c'e' la scena della nostra nuova alleanza, e i miei genitori sembrano felici. Ma cosa vogliono dire questi sogni cosi' realistici?

La mattina, quando mi alzo, sono un po' stanca. Maledetta insonnia. Scendo, per sciacquarmi la faccia al fiume, ma sbatto contro qualcosa.

Caesar Flickerman.

Cosa ci fa lui qui? Sembra anche rivolgersi a me. Cerco di toccarlo, ma poi mi accorgo che e' un ologramma. Dentro a una cabina.

- Salve, tributo,- dice, con un sorriso a centocinquantamila denti,- sono felice di annunciarti che questa cabina ti portera' nella nuova arena.

Come? Una nuova arena? Com'e' possibile? Non ci sono mai state arene nelle arene, come ci faranno ad essere adesso?

Sono stupita, e non ascolto nemmeno cosa dice. Mi sento stordita. Poi sento che qualcuno mi chiama dall' alto.- Prim!

- Tyler!- guardo su e noto che lui sta scendendo.

- Di chi era questa voce?

- Caesar Flickerman.

Prima mi guarda come se fossi matta, poi nota un altro tubo. E ci si avvicina.

- Salve, tributo,- ricomincia l' ologramma,- sono felice di annunciarti che questa cabina ti portera' nella nuova arena.

Poverino, il ragazzo del 2 sembra paralizzato.- E' un ologramma!- gli suggerisco, mentre cerca di capire.

- Quindi... questa era un' arena provvisoria?- E' la voce di Mienarv che spunta dall' albero.

- Si', a quanto pare.- rispondo.

Tre tubi. Uno per ogni tributo. Mi appoggio al terzo, e il filmato comincia di nuovo.

- Oh, basta!- esclama Tyler. Gli do pienamente ragione.

- Beh, propongo di fare colazione e di andare nella nuova arena.- dice il ragazzo del 7. Bene, mangiamo.

A fine colazione ci dividiamo l' attrezzatura e ci infiliamo nei tubi.

Le cabine scendono. Non vedo piu' le facce degli altri due. E se fosse una trappola per ucciderci? Spero di no!

Il tubo si sposta in avanti, fino a trovare un altro buco. Ci si infila e ci resta.

Guardo i piedi, ma non mi si vedono piu'.

Mi stanno scomponendo.

Ho paura. Inizio a battere le mani sulla cabina e gridare '' Aiuto'', ma in poco tempo mi trovo di nuovo intera, da qualche altra parte.

L' arena nell' arena.

Non si puo' ancora uscire. Tutto e' coperto da un lungo conto alla rovescia, che si distribuisce nel vetro. Dove sono? I miei alleati sono qua vicino?

Prendo la roba in spalla. Mi preparo, mentre il conto alla rovescia e' al quaranta.

Sto vivendo di nuovo questa brutta situazione d'ansia, come la prima volta. Anche questo sara' un bagno di sangue?

Neanche me ne accorgo, ma manca pochissimo all' inizio della seconda parte di questi Hunger Games, nella nuova arena. Mancano dieci secondi.

Nove. Otto. Sette. Sei. Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno.

Ecco di nuovo il suono assordante. Comincio a correre, esco fuori.

E mi ritrovo in mezzo al nulla.

Non c'e' una Cornucopia, ma solo una strada sterrata che e' messa proprio male.

Mi guardo intorno: in fondo alla strada c'e' un telone nero e dietro ancora una rete, che cela un bosco. Forse non e' una nuova arena, ma sono solo uscita dal recinto della '' vecchia''.

Mi volto: ci sono tantissime casine di legno, piccole e che cadono a pezzi. Ma di Tyler e Mienarv non c'e' traccia.

Entro dentro a una di quelle abitazioni: non li trovo.

Mi prende un attacco d'ansia. Che succede? Dove mi hanno mandato? Siamo tutti qua o in posti diversi?

Decido di avviarmi verso il bosco. Anche se sulla recinzione c'e' scritto che e' elettrificata, si scavalca benissimo lo stesso.

Cammino poco, poi mi fermo sotto un albero. Poso lo zaino, non e' cosi' leggero.

Una foglia cade sulla mia spalla. Caso o Capitol City? In ogni modo la osservo. Ha una strana forma a... zig zag. Come quella che mi ha regalato mio fratello, quello spilorcio!
Mio fratello. Mi fa ripensare alla mia famiglia. Mio padre, mia madre. Mi mancano tantissimo, non sono mia stata separata da loro quanto adesso.

Piango. Ora, penso che avrei dovuto trattenere le lacrime, alla capitale non piacciono i piagnoni. Spero che non mi stiano mandando in onda in questo momento.

La cosa strana pero' e' che queste foglie si trovano solo nel mio distretto. Non so come sono riusciti a piantarle anche qui.

Decido di andare a visitare questo strano luogo, quindi rientro. Voglio guardare cosa c'e' dentro il telone.

Niente. Solo tanti, tantissimi aggeggi, sverniciati e mezzi rotti, su dei banchi. Pero' su uno di questi c'e' un oggetto che luccica: cos'e'?

Rimango pietrificata.

Li', c'e' la mia spilla.

Tocco la parte in cui l'avevo nascosta. Sento che lei c'e', pero'. Infatti, quell' altra e' solo un ologramma che mi confonde le idee, e in questo momento sparisce nell' aria.

Basta. Qui ho gia' visto abbastanza. Andiamo in esplorazione di altri luoghi.

Cammino a testa bassa, e penso dove possa essere finita. Non trovo nessuna ipotesi, neanche delle piu' stupide.

Poi, finalmente, alzo la testa. E rimango di nuovo stupita, perche' mi trovo davanti al villaggio dei vincitori. Dove c'e' anche la mia casa.

Qualcosa mi spinge ad entrare subito. Forse perche' credo che riabbraccero' la mia famiglia, ma io ne dubito.

E' tutto buio. La porta si richiude da sola, prima che io possa uscire. Ho paura.

Escono delle immagini.

Mia madre da giovane, con nonna e un' altra piccola ragazza, che entrano con degli scatoloni in questa casa.

Dei pacificatori che parlano sempre con mamma.

Mamma triste e decrepita, con una flebo attaccata al braccio. Questa mi fa venire paura.

Mamma e papa' che parlano insieme.

I miei genitori con una bambina piccola in braccio.

Eccoli con un altro bambino. Ora, quella piccola che gli stava in braccio e' cresciuta. E sono io.

C'e' anche il giorno in cui si e' scoperto che gli Hunger Games erano validi anche per gli altri distretti. Mi scende una lacrima silenziosa da un occhio.

Tutto si spenge. E' di nuovo buio.

- Cosa succede?- domando, gridando.

- Mia cara Primrose, questa e' un po' in breve la storia di questa casa. Alcune cose le sai, altre no. E te le raccontero' io.- risponde una voce grave, roca, che non ho mai sentito e mi fa paura.

Cosa sta succedendo?

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Capitolo 15
*** Le Belve ***


Com'e' possibile? Anche se e' buio, qui non vedo nessuno. Quindi chiedo:- Dove sei?

- Io sono dovunque e da nessuna parte. Sono solo una voce.

- La voce di chi?

- Dei segreti.

A che gioco stiamo giocando? Non esiste nessuna '' voce dei segreti'', di questo ne sono sicura. E' solo un cretino, per dire.

- Tolgo il disturbo, qui sembra di essere in un manicomio.- dico, mentre mi avvio alla porta. Mentre la apro, sento un urlo agghiacciante:- Tu non vai da nessuna parte!- e, con mia enorme paura, la porta mi si richiude in faccia. Per poco non ci rimettevo il naso.

- Mettiti comoda- m'invita quello che parla, facendo venire avanti una poltrona. L' unica cosa illuminata in questa stanza.

Mi siedo. Sono molto confusa, magari questa azione mi aiutera' a ristabilire un po' l'ordine.

- Allora,- comincia la voce,- tu sei Primrose Mellark, vero?

- Si'... sono io.- rispondo sottovoce.

- Hai il nome di tua zia, giusto?

- Si'... non l'ho mai conosciuta.- Fa male sentire parlare di lei, che e' morta troppo giovane.

Lui sa tutto. Infatti non mi chiede cosa le e' successo, se e' deceduta, scappata o trasferita. Mi domanda solo il come lei non c'e' piu', anche se so che non c'e' bisogno di spiegarglielo. Per questo sulle prime sto in silenzio. Ma poi capisco che non conviene, perche' potrebbe gridare di nuovo:- I miei genitori mi hanno detto che e' morta in un incidente ferroviario, subito dopo la ribellione.

- Sbagliato! E' scomparsa durante la rivolta. Era a Capitol City, faceva il medico insieme a tua nonna. Ma un bombardamento ha ucciso lei e tanti. E tua madre non ha potuto fare nulla...- subito fa una risata sadica e cattiva. Quanto vorrei tirargli una freccia, anche se non so dove sia.

- E tu che ne sai?- urlo, arrabbiata. Voglio credere che non e' vero, pero' potrebbe starci.

- Piu' di te, carina. La tua famiglia ti ha sempre nascosto troppo. Infatti, ti sei mai chiesta perche' tua madre, quando passava in una via, teneva la testa bassa e camminava veloce? Li' era morta tua zia. Non ha senso, secondo te?

Ce ne ha. Ce ne ha, e fin troppo. Non volevano che io sapessi la verita', perche' poteva fare male. Ma per me hanno fatto peggio; odio quando le cose mi vengono nascoste.

- Ci sei rimasta male, eh?- domanda ridendo quella voce maledetta.- Allora Quanto piangerai se ti dico che una volta tuo padre ha strozzato tua madre?
Silenzio totale. Su questa
non ci credo, non e' possibile. Loro si amano. Un' altra risata malefica.

- Uhm... e allora se ti dico che per le lamentele della tua cara mammina e' morta una povera vecchietta del distretto 4?- Queste informazioni non mi piacciono e non sono possibili. Ma non riesco a fare niente che stringere i miei pugni fino ad avere le nocche gialle e ricacciare le lacrime, che s'infiammano nella mia gola e si trasformano, piano piano, in rabbia. E ora c'e' anche quella incredibile voglia di uccidere il maledetto che sta parlando. Mi alzo, e mie metto a dare pugni all' aria. Sto diventando pazza.

- Patetico!- E' la risposta.- E ci sono altre cose che non sai.

Subito tantissime voci si ammucchiano. Dicono cose brutte, ma resto sincronizzata solo su una. Non ce la faccio piu', mi stanno torturando. Velocemente corro verso l' uscita.

Sono riuscita ad andare fuori. Vorrei sdraiarmi a terra e piangere, sfogarmi per tutto quello che e' successo, ma apparirei una debole, ed e' proprio quello che non voglio. Per questo corro via, mentre qualche lacrima silenziosa mi esce dagli occhi.

Penso anche all' unica ripetuta frase che ho sentito nella casa degli orrori:

Questi Hunger Games sono stati truccati.

Questi Hunger Games sono stati truccati. E ora che faccio? Panem non e' stupida, quel pezzo non l'avra' mandato in onda. E non lo posso dire, mi manderebbero ad uccidere o mi darebbero per pazza. Nessuno mi crederebbe.

Quindi devo torturarmi senza dire nulla.

A un punto vedo qualcosa, anzi, qualcuno. Mi nascondo in mezzo a dei cespugli, vicino alla rete.

Sono piu' persone, e sono troppo vecchie per essere tributi. Hanno dei folti capelli neri e sono veramente molto sporchi, come i miseri panni che indossano: una canottiera e un paio di pantaloni rattoppati ( se va bene), con un elmetto giallo con la vernice mezza andata via sulla testa.

Vado in fondo alla strada, dove c'e' una grande piazza. Con un palco e un mega schermo. E nel mega schermo... io, che guardo stupita.

Che sta succedendo? Dove sono i miei alleati e tutti gli altri? E, soprattutto, dove sono io?

Giro un po' con lo sguardo, fino a capitare per terra.

Ed ecco un grande numero scritto in nero: ''12''.

Cosa vuole dire?

Penso, poi forse trovo una spiegazione. Le foglie come quella che Finnick mi ha dato... la mia casa...

Questa e' una rappresentazione del distretto 12.

No, e' impossibile. Dove sono finiti i grattacieli, la scuola, i negozi, la strada?

Arriva altra gente, come quella di prima, davanti a me. So che non dovrei fare, ma gli vado incontro, chiedendo dove e quando sono.

- Mi scusi!- urlo, correndogli dietro.

Subito quelli si girano, e noto subito la loro faccia rabbiosa, con gli occhi gialli, che mi fa venire un sobbalzo al cuore. Si comportano come cani, e lentamente i capelli diventa pelo che ricopre tutto il corpo: l' elmetto vola, i vestiti si strappano, loro si mettono a quattro zampe.

Ibridi.

Nei miei incubi piu' paurosi, loro ci sono. E li avevo sentiti nominare solo in storie, con orribili descrizioni. Ora sono davanti a me, e sono certa che mi sbraneranno. Quindi devo iniziare a correre.

Forse riesco a seminarli. Di tanto in tanto mi giro, per vedere dove sono. Mi stanno raggiungendo.

Penso che non sono tanto intelligenti, quindi giro per la piazza. Ho capito tutto: Panem mi vuole uccidere perche' potrei rovinare il loro show, svelando la verita'. Se urlerei che non lo faro' mai, stimolero' la curiosita' di tutti. Neanche quello; sono destinata a morire.

Mi ritrovo una belva davanti. E mi assalta, con tutto il suo puzzo. O e' il mio? Comunque la sua faccia si avvicina la mia, e io distolgo lo sguardo per non guardagli nei loro occhi gialli.

Non so se e' piu' terribile quello o i segreti. La seconda pero' e' una bestia che ti uccide internamente.

- Ah!- Urlo. L' ibrido aveva messo una zampa su uno dei miei polsi, e l'ha affondata.

Non vedo quasi piu' nulla. Sento un latrato della belva, ma come se fosse lontanissimo.

Chiudo gli occhi, non so per che cosa fare. Per dormire, svenire... o addirittura forse morire.

Spazio autrice: La storia potrebbe essere finita qui, ma non lo e'. Quindi tenetela nelle seguite o nelle preferite! O potete toglierla, se non vi piace piu'. E, in questo caso, sarei grata se mi lasciaste una bella recensione sul perche'! Grazie in anticipo!


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Capitolo 16
*** Panem ***


Apro piano gli occhi, la luce del sole li inonda. Cosa e' successo? Dove sono? Sono ancora viva?

Comincio a vederci un po' meglio. Mi trovo nel bosco, sdraiata sulle foglie secche cadute. Quanto tempo e' passato dall' attacco degli ibridi? Comunque, penso di non essere morta.

Vedo che si sta avvicinando con qualcosa in mano una figura maschile, che non riesco a distinguere bene.- Tyler?- chiedo, sperando che sia il mio alleato.

- No- risponde una voce che ho sentito pochissime volte- non so dove sia il tuo alleato.

Ora e' qui, accanto a me. Riesco a vedere i suoi capelli biondi, molto distanti da terra. Poi si china verso di me e si presenta:- Lecer Kyrn, distretto 0.

- Primrose Mellark, distretto 12.- Gli stringo la mano, anche se sono spaventata. E' dei favoriti o no? Mi vuole salvare od uccidere?

- So esattamente chi sei- risponde lui- te la cavi benissimo con l' arco. Anche se ti eri messa in una cattiva situazione con gli ibridi.

- Dove siamo?- domando, ignorando tutto quello che e' stato detto.

- Nel bosco vicino al distretto 12.

- Come fai a sapere che questo e' il distretto 12?

- Io lo chiamo cosi', o almeno e' la parte che lo rappresenta, in questa arena. Tu sei stata materializzata qui perche' ci vivi. Io, invece, all' inizio ero a Capitol City. All' inizio pensavo che fosse la Cornucopia, anche se non c'erano oggetti- ridacchia, mi sembra un poco intelligente per farlo, siamo nell' arena!,- perche' c'erano due grandi C. Poi ho notato lo 0. Ho camminato verso Ovest e ho trovato in una zona un grande 1, in quella accanto un grande 2... e quel pezzetto in cui ero arrivato sembrava piccolissimo!

Che discorso lungo! Ma ancora non mi convince.- Allora perche' il distretto e' ridotto in quel modo?- domando scettica.

- Nel passato era cosi'. Esattamente uguale.

Intelligente, il ragazzo. Anche se non capisco una cosa:- Come mai mi hai salvato e non mi hai lasciato morire?

Mi guarda con lo sguardo tu- non- capisci- nulla.- E' ovvio! Dovevo trovarmi un' alleanza, e, se io ti salvavo, credo che mi avresti dato il benvenuto.

Cosa fare? Non posso chiedere nemmeno agli altri, perche' sono veramente lontani. Mi e' venuta un' idea:- Se mi aiuti a trovare quegli altri sarai nostro alleato. Altrimenti, se scappi adesso, ti giuro che ti ficco una freccia in testa.- Credo che scegliera' la prima opzione. Non mi sento molto sicura a stare da sola. Forse non dovrei esserlo neanche a stare con lui, ma se non mi uccide adesso quando ne avra' l' occasione? E poi in fondo sa che sono piu' forte di lui.

- Accetto la tua proposta! Ora pero' dobbiamo andare nel distretto 13.- Aspetta, cosa c'entra il distretto 13 adesso? Forse ho un' ipotesi. Un' ipotesi che mi fa scendere qualche lacrima.

- Perche' stai piangendo?- chiede lui, preoccupato.

- Deficiente! Lo guardi mai il cielo la sera?- inizio a mettermi a lacrimare un po' piu' fortemente.

- Allora vuol dire che...- Sta arrivando alla verita'.

- Si'. Guinnes e' morta.- Odio quelle tre parole, ma mi sento obbligata a dirle.

Stiamo in silenzio. Questa conversazione e' stata un po' imbarazzante, l'ha riconosciuto.

- La nostra prima tappa e' recuperare il nostro alleato del distretto 7.- Rompo il ghiaccio.

- Non sapevo che vi foste alleato con lui!

- Infatti l' abbiamo fatto qui nell' arena.- Gli faccio un sorriso timido. Magari le parole che abbiamo detto prima saranno dimenticate presto.

Tira fuori un grosso foglio, un po' piegato. Lo mette sulle gambe.- Questa- annuncia- e' una cartina di Panem.

Mi sembra un po' spoglia, senza molte cose scritte. Ma basta per capire che converrebbe andare nel distretto 2, come prima cosa.

A un punto mi viene da chiedergli:- Come hai fatto a procurartela?

- Me l'hanno mandata i miei sponsor per la mia intelligenza, che mi ha fatto capire dove siamo.- risponde orgoglioso- Guarda,- poi mi dice, indicandomi delle righe dietro,- ci sono anche i confini delle regioni della vecchia Panem!

Il ragazzo e' informato. Io non so nemmeno come si chiamava prima, il mio stato. Curiosa, glielo domando.

- L' America!- replica, con un tono un po' buffo, insomma... patriotico.

In ogni modo, ci mettiamo in marcia per raggiungere Tyler e sperare di trovarlo nel distretto 2. Il tempo scorre tranquillo, ogni tanto mi viene un po' di fame e Lecer mi offre delle sue provviste ( le nostre ce le ha Mienarv...), anche se c'e' il problema della sete. E, quando e' estrema, quello dello 0 da' un' occhiata alla mappa e mi consiglia di andare sulle coste del distretto 10, molto poco lontane. Infatti quest' arena non rappresenta le cose come stanno davvero, ma e' piu' piccola. Per fortuna.

Quando arriviamo poso subito lo zaino e le armi. Bevo, mi bagno la faccia e riempo la borraccia circa un milione di volte, perche' quest' acqua e' cosi' invitante, anche se un po' salata, che mi viene da inghiottirla subito. E gia' che ci sono mi riposo, mi sento un po' stanca, lo zaino pesa molto poco.

Ma, quando tutto sembra andare per il meglio, sento un fruscio fra gli alberi.

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Capitolo 17
*** Sogni di guerra ***


Mi viene subito paura. Sarà un avversario? Sei possibilità su otto mi dicono di sì.

Però esistono le altre due chance che siano i miei alleati.

Con un veloce cenno della mano, indico a Lecer di andare dietro a dei cespugli. Lo seguo... ma ormai la persona mi ha già visto. Anzi, mi hanno già visto. Sono in due.

Il sole è dietro di loro, non riesco a vederli. Ma quando mi corrono incontro, riesco a distinguerli meglio.

E tiro un sospiro di sollievo, vedendo che sono i miei amici.

- Prim!- gridano e mi abbracciano.- Sei ancora viva!

Tyler mi prende la mano e guarda il mio polso, chiedendomi:- Cosa ti è successo qui?

Me ne ero totalmente dimenticata, visto che non mi faceva più male.- Una ferita provocata dagli ibridi.- Alla parola “ ibridi” il ragazzo del 2 mi guarda come se gli avessi detto che tra poco mi suiciderò.

- Calmati!- lo rassicuro.

- Hai rischiato di morire?- chiede, ansioso.

- Ho paura che dicendotelo ti farà male, ma... sì. Ho rischiato.

La sua faccia diventa completamente pallida.- Ma come hai fatto a salvarti?- chiede Mienarv curioso.

- È stata fortunata. C' ero io.- La voce del ragazzo dello 0 spunta dai cespugli, timida, insieme a tutto il suo corpo.

- Ragazzi, lui è Lecer. Mi ha salvato la vita uccidendo l' ibrido che mi stava per ammazzare.- Lo presento, con un tono che non riesco a capire perché è triste.

- Prim, puoi venire un attimo?- Tyler mi porta da parte. Forse ora ho capito il perché della mia voce non felice.

- Perché l' hai portato fino a qui?- mi urla in faccia, ma sempre facendo attenzione che gli altri non lo sentano.

- Tyler, sono una ragazza e perdipiù degli ultimi distretti. Lui è più forte di me ed è anche dello 0. Non c'eri né te né Mienarv a proteggermi; dovevo rischiare la vita venendo a cercarti da sola?

Ho ragione. Ne sono convinta. Lui però non sembra.

- E poi- continuo- mi ha fatto capire il senso di questa arena.

Un po' di luce si accende nei suoi occhi neri.- Allora dimmi qual'è!- esclama speranzoso.

- Panem. Sono stata materializzata in una rappresentazione del distretto 12, tu del distretto 2 e Mienarv del distretto 7. E non siamo arrivati a fondo nel nostro ragionamento. Ma lui sì. E ha una cartina.

Restiamo un po' lì in silenzio, poi ritorniamo al punto in cui abbiamo lasciato gli altri due.- Va bene, 0, sei nostro alleato,- ghigna Tyler a denti stretti,- ma se provi a torcere un capello a uno di noi ti giuro che ti spacco la testa.- Impugna saldamente la spada. Vedo il terrore dipinto nella faccia di Lecer.

Guardo male il ragazzo del due scuotendo leggermente la testa. Non c'è nessun motivo di così tanta preoccupazione.

La sera passa in totale silenzio. Si caccia un po', e durante la cena nessuno parla. Che stupidaggine.

- Insomma!- urlo ad un punto alzandomi in piedi.- Siamo nell' arena o all' asilo? Uno mangia come un maiale anche se c'è il rischio di essere ammazzati,- indico Mienarv,- un altro è troppo occupato a fare il duro e tenere all' erta il nuovo arrivato,- guardo male Tyler, che sbuffa come un bambino rimproverato,- e un altro ha troppa paura per aprire bocca.- Si capisce che è Lecer, non faccio accenni con le mani o con lo sguardo.- E io devo stare qui a sopportarvi! Che alleanza è se non c'è pace? Non voglio nemmeno lasciare nessuno. Voi due- punto le dita contro il ragazzo del 7 e quello del 2- siete fortunati perché vi voglio bene e tu- mi chino verso quello dello 0- mi hai salvato la vita, quindi sono in debito con te. Ma badate che potrei anche uccidervi ed entrare nei favoriti, tanto un posto c'è ancora. E fra gli altri che non sono loro probabilmente sarei la più forte.

OK, questo provocherà solo silenzio. Però come quello dei rimproverati, non per cose stupide e infantili.

Arriva la notte. Questa volta siamo in quattro, quindi si può stare qua benissimo e fare i turni di guardia. È molto più comodo dormire per terra che su un albero! E poi questi sono troppo alti.

In questa notte non mi fanno fare niente, per non peggiorare il mio nervosismo. Anche se loro non sono l' unica causa: ci sono anche quei maledettissimi segreti e il fatto che questi Hunger Games sono truccati. Ma in che modo truccati? Quasi sicuramente a nostri danni.

Arrivano i sogni realistici: ma questa volta sono meno uguali. Si svolgono anche nel palazzo dove c'è la regia di questi show. E la prima figura che vedo è io che lotto con gli ibridi, mentre Mark guarda preoccupato. Giusto, lui lavora lì. E chiede di fare una pausa, per andare in bagno. Il permesso gli viene accordato, ma lui non si dirige verso il WC.

Va in ascensore, e preme il bottone per l' ottavo piano. Che vuol fare?

L' ottavo piano... ci sono i mentori del distretto 4 e 5. Tutti e due i tributi sono morti, ma lì c'è anche Annie.

- Mamma!- urla entrando nella stanza. Lei guarda preoccupata il televisore, mentre sto lottando con gli ibridi. Prima che lei lo possa salutare, lui comincia:- Non c'è tempo. La mietitura di questi Hunger Games è stata truccata, l'ho sentito da alcuni miei colleghi di sfuggita. Dobbiamo salvare i ragazzi, loro non dovevano essere lì. Avverti i loro genitori e anche qualcuno che conosci che faceva parte della rivolta. Forse sto dicendo troppo, ma voglio liberare i miei amici.

Decisamente non è la persona a cui bisogna dire queste cose. Insomma, Annie per me è... piuttosto instabile. Debole.

Mark dice che deve andare, quindi esce dalla stanza. Il mentore del 4 giace lì, immobile. Poi sembra che si svegli, e si alza.

Si dirige verso l'ascensore, non riesce a stare ferma. Vedo che ha voglia di gridare, ma non può. La sentirebbero. E la sua voglia si trasforma in silenziose lacrime.

Porta il dito sul tasto dell' ultimo piano. In un baleno, è già lì. Si avvia verso lo stabilimento del distretto 12, e poi chiama Haymitch, dicendo che devono parlare.

A quel punto una voce mi sveglia:- Prim! Forza! Dobbiamo scappare!
È Lecer. E verso di noi, stanno correndo i favoriti. Sono lontani, ma ci metteranno poco a raggiungerci.

Lascio tutto lì, poi impugno il mio arco con la faretra. Comincio ad andare, ma sono sicura che loro ci prenderanno. Non siamo molto forti.

Sono l'ultima della mia alleanza. Ogni tanto mi giro, vedendo dove sono i nostri avversari.

Cerco di pensare che ce la posso fare. Pensiero che mi svanisce totalmente quando vedo che è arrivato il punto di combattere.

Gli altri tributi distano pochissimo.

- Oh, guarda con chi si è aggiunto a questo marciume di alleanza- cominciano non curanti i quattro, ridendo a crepapelle,- lo sfavorito del distretto 0!-. Mi sembrano solo stupidi, visto che abbatto la più piccolina con una freccia.

Cade a terra. Colpo di cannone.

È la terza persona che uccido.

Gli sguardi assassini dei favoriti penetrano nei miei occhi. Sono glaciali e pieni di vendetta. Ho paura. E a questo, si aggiunge anche il senso di colpa di aver ucciso qualcuno che mi fa sentire male. Ho il cuore a pezzi.

Si dirigono tutti su di me. La cosa strana è che non riescono ad uccidermi in uno.

Per tutta risposta, decido di iniziare a correre, di nuovo. Svoltando a destra.

Mi nascondo in un angolino. I passi che potrei fare per la corsa vengono coperti dai loro.

Ora siamo soli.

Ritorno dai miei alleati e mi metto a sedere. Pericolo scampato. Tyler si china su di me e mi chiede se va tutto bene, rispondo di sì. Sono solo un po' stanca.

- Prim! Alle tue spalle!- grida Mienarv.

Un favorito brandisce una spada e sta correndo verso di me. Cerco le mie armi, non le trovo.

Mi ricordo che le ho lasciate nel cespuglio.

In questo caso la stupida sono io. E riconosco che sono spacciata.

Una freccia colpisce il mio avversario.- Sei stata tu?- chiede Tyler. Scuoto la testa, poi vedo qualcosa in alto.

Un hovercraft, vecchio modello. Sarà almeno di una trentina di anni fa.

E sulla porta, mia madre.

Spazio autrice: scusate il ritardissimo! Sono stata sempre occupata, giuro! Almeno spero che il capitolo vi piaccia! Per fortuna sono riuscita anche a mettere gli accenti!

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Capitolo 18
*** L'inizio di una nuova rivolta ***


Come? Questa dev' essere di sicuro un' allucinazione di Capitol City. Ne devo essere sicura. Una trappola per farmi ammazzare, perché loro sanno che io so. Ma c'è sempre una voglia irresistibile di andare da lei: qualcosa mi dice che è quella vera.

- Ragazzi!- grida, anche se da qui si sente poco.- Venite! Vi portiamo via!
Non ci posso credere. Sembra che il sogno che ho fatto stanotte si stia avverando. Mi sto per sentire male.

- Tyler! Mienarv! Lecer!- li chiamo e inizio a correre. Sono sicura che mi seguiranno.

Arrivo in un posto più protetto, dove non ci sono i favoriti. Mi volto e vedo che gli altri stanno arrivando. Una scala arancione, di gomma, viene calata dall' hovercraft: mi aggrappo e inizio a salire.

È stata molto lunga e faticosa. Quando arrivo, mi appoggio al muro, quasi totalmente sdraiata, ansante. Per ora non voglio sapere nulla, mi riposo punto e basta.

Sento che il portellone si chiude. Tyler e Mienarv sono davanti a me, ma... l' altro alleato manca.

- Dov'è Lecer?- chiedo.

- È rimasto lì sotto- risponde fredda mia madre, ma anche a lei si vede la preoccupazione sul volto.

- Perché avete chiuso il portello?- urlo, scatenata. Non è giusto che non ci sia.

- Prim, non c'è tempo. Dobbiamo andare.- ribatte, un po' più aggressiva.

- Ma mi ha salvato la vita! Non possiamo lasciarlo lì!

- Prim, dobbiamo andare!

Loro devono andare. Io non ho fretta. Non voglio che resti nell' arena, senza di lui probabilmente sarei già morta.

E se lo teniamo lì, morirà lui. Ma forse non fisicamente, solo di mente. E gliene metteranno un' altra.

Apro la porta e tiro la scala giù. Siamo già partiti, ma sono ancora in tempo.

- Aggrappati!- ordino a Lecer, mentre sta giù, guardando fisso come uno stupido.

- Non ci arrivo!- urla. Forse perché tengo un pezzo di corda, quindi la lascio.

- Ora?- No, ancora cerca di andare a cercare la corda con le mani. C'è solo un modo.

Inizio a scendere. Magari il mio peso allungherà un po' la corda verso il basso.

Il mio alleato sta iniziando a salire. Bene, ce l'ho fatta! Una in meno.

Quando arriva da me abbiamo già incominciato a muoverci verso Sud. Ma siamo salvi.

- Grazie- mi sussurra. Senza guardare, continua a salire. Ma non afferra i gradini.

- Lecer!- urlo, mentre cado verso il basso. Cerco di scendere velocemente per recuperarlo, ma si muove troppo in fretta.

Per la seconda volta, c'è solo un modo.

Sono più giù dal punto in cui lui ha iniziato la sua caduta. Lascio, lo raggiungerò sicuramente. E quando lo incrocerò, lo prenderò per mano e mi aggrapperò. Non è difficile.

Afferro il suo braccio. Con la mano cerco di afferrare un posto, ma faccio sempre cilecca.

Ho paura. Sarà questa la fine per me? Morire, quando dovevo essere salvata? Per essere troppo testarda?

La caduta si ferma. Lecer, prendendo uno scalino, mi ha salvata. Di nuovo. Mamma mia, ho troppi debiti con lui!
- Afferra qualcosa, non riuscirò a reggerti per molto!- esclama.

- Lo farei volentieri, ma la scala è finita!- Ecco dov'è il problema. Ora come faccio?

Lui tenta di salire più in alto, ma... lascia la mia mano, credo per sbaglio. Perché poi urla il mio nome. Ora è finita.

Faccio un bel respiro. Sono pronta a morire. Infondo, dovevo riconoscere che non avevo molte speranze di uscire viva da questa arena, anche se qualcuno mi aveva salvato.

Splash. È questo il rumore che sento. Sono caduta in acqua, ora devo tornare su. Ma il mare è troppo profondo.

Nuoto più veloce che posso verso su, fortuna che lo so fare. Ma ancora non ci sono.

Sento qualcosa sprofondare. Sono io? No, per fortuna è la scala. La scala? Come ha fatto ad arrivare qui?

Non c'è tempo di farsi troppe domande, tra poco finisce l' aria. Comincio a salire.

Quando sono finalmente fuori con la testa, prendo un bel respiro. Per un pelo, sono salva.

- Tutto bene?- urla Tyler da lassù.

- Certo!

L' hovercraft sembra essersi abbassato molto. Mi sento tutta bagnata, e le mie mani sono un po' scivolose, ma ce la faccio a salire.

- Prim!- urla mia madre, felice, e mi abbraccia. Non fa caso al fatto che lei è tutta asciutta ed io... il contrario.

- Cercherò di non fare più cavolate del genere.- rispondo, pentita. Chissà lo spavento che le ho fatto prendere.

Guardo Lecer, che mi ringrazia, sempre sussurrando, per non rovinare il momento.- Di nulla-, gli rispondo con il suo tono.

- Ma come mai ci hai liberato?- chiedo curiosa, alla fine dell' abbraccio.

- Per l'inizio di una nuova rivolta.

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Capitolo 19
*** Tanti auguri Prim ***


Sto seduta qui, in un buco che io per un po' dovrò chiamare “ camera”. Ci dormirò insieme alla mia famiglia. Il lato positivo è che è tutta qui, se contiamo solo quella “ principale” ( madre, padre, fratelli...).

Direi che sono un po' arrabbiata con loro, per avermi nascosto tantissime cose. Ma sono felice di rivederli. Insomma, un monte di emozioni contrarie che neanche io riesco a capire perché ce l'ho.

Dopo essermi asciugata sono andata a fare un giro nell' hovercraft, per capire chi c'era, chi non c'era, chi verrà, chi conosco e chi no: ho visto che da Capitol City sono scappati Haymitch, Annie e il mentore di Tyler, Enobaria. Strano che è qui, perché non l'ho mai conosciuta.

Poi, dai distretti ci sono Gale e sua moglie dal distretto 2, Johanna e il suo fidanzato dal distretto 7, la mia famiglia ovviamente dal 12 e un paio di tecnici, per aiutarci a mandare i nostri messaggi di guerra in TV: uno è abbastanza vecchio, avrà un centinaio di anni, e si chiama Beetee e il nipote di una sua amica, Wiress, che dal tono di cui ne parla sembra essere morta, Goog, un ragazzo con un aspetto totalmente da nerd. Ma non è questo l' importante, è quello che ci dia una mano.

Ora sto ferma qui, non so neanche perché. E non ho la più pallida idea di dove stiamo andando, di cosa farò dopo. E se è una trappola di Capitol City.

- Prim, puoi venire qui?- dice, mia madre, affacciandosi alla camera.

Senza rispondere nulla, mi alzo e mi dirigo verso la porta. Non vedo nulla, ma sento delle voci, che cantano:- Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Prim, tanti auguri a te.

Mi volto e vedo tutti quelli che sono nell' hovercraft riuniti intorno ad un piccolo tavolo, su cui c'è una grossa torta, arancione con sfumature gialle, con due grosse candeline accese che raffigurano due numeri: un 1 ed un 4. Mi avvicino e leggo cosa c'è scritto sopra di rosso: “ Buon compleanno Prim”.

Soffio, spengo il fuoco.

Che dolci.

Se ne sono ricordati, anche io me ne ero dimenticata.

Oggi è il mio compleanno.

Abbraccio e ringrazio tutti, anche quelli che ho appena conosciuto. Non ci posso credere! Sono riuscita ad arrivare ai miei 14 anni viva! Alla faccia degli Hunger Games!

Quando arriva il turno di mia madre, lei mi sussurra:- Buon 14° compleanno, Prim.- Ma inizia a piangere.- Scusa- lascia il mio abbraccio e corre in camera.

- Io credo di sapere perché ha fatto così- arriva la voce di mio padre, alle mie spalle.

- Anche io.- replico, un po' triste.

Forse perché è la frase che non è riuscita mai a dire a sua sorella.

Che peccato.

- Un pezzo di torta a tutti!- urla Alicia. Poi, da dietro il tavolo, serve tutta la gente. Poveretta, anche quando scappa dal suo distretto deve fare la cameriera!

- Il primo alla festeggiata!- dice, porgendomi una fetta messa su un piatto. La ringrazio, e vado in camera a mangiare la torta. Non m' importa niente di quel che succede fuori, voglio solo consolare mia madre.

- Stanno dando la torta- le annuncio, sulla porta.

- Lo so.- risponde lei- Era un piccolo sfogo, niente di che. Ora vado.

Si alza, asciugandosi le lacrime. E mi lascia lì, sola.

Finiti i festeggiamenti, torno a sedere in camera. Ho notato solo adesso una piccola finestra, e cerco di guardare il paesaggio. Sembra molto bello, ma è quasi impossibile vederlo.

- Prim.- mi chiama mio padre. Mi volto e trovo lui con mamma. E un pacchetto in mano.

- Questo è per te- mi dicono, porgendolo. Ha una carta da regalo dorata, e un fiocco rosso. Strappo tutto questo velocemente.

È un libro. Peccato, a me non piace molto leggere. Ma lo accetterò lo stesso: dopotutto, il vero regalo è stato di essere sfuggita agli Hunger Games e di aver festeggiato lo stesso il compleanno. Beh, lo avrei potuto fare in condizioni più decenti, se non fossi stata scelta.

- Grazie.- pronuncio, con un sorriso. Forse non è un libro noioso, può essere qualcosa di significativo.

Mi lasciano sola, dopo aver detto “ Prego”. Inizio a sfogliare.

Non ci sono parole. Ovvero, ce ne sono, ma sono didascalie. Per di più sono immagini.

Disegni. Ma molti belli, fatti bene. Uno fra quelli che mi ha colpito di più è di un uomo, con i capelli neri quasi totalmente rasati, di carnagione scura, alle prese con un vestito bianco e lungo. Sotto, in bella calligrafia, c'è scritto “ Cinna”. Come lo stilista di mia madre. Perché è qui?

Un altro è la figura di tre persone. La prima è un uomo, biondo, muscoloso, con un tridente in mano, la seconda una donna bionda, piuttosto dolce, con un bambino in mano. La terza persona. Sembrerebbe quasi una famiglia. “ Finnick, Annie e il loro figlio”. Finnick? Dev'essere un altro Finnick, non mio fratello.

Poi quello che adoro. Una bambina, con i capelli raccolti in una treccia, biondi, che sta accarezzando una capra.

Lei è mia zia, Primrose. Ne sono sicura, lo dice anche la didascalia. A meno che non sia una capra.

Adoro questo libro, ritiro tutte le mie considerazioni passate. Chiedo a voce alta, senza nemmeno accorgermene:- Che cos'è questo?

- Un pezzo di verità.

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Capitolo 20
*** Nelle zone selvagge ***


Il ronzio dell' hovercraft che durante questo viaggio ha sempre invaso le mie orecchie, si ferma.

Questo può significare due cose: o il motore si è rotto o siamo arrivati. Spero vivamente nella seconda.

Qui si soffoca, e c'è buio, perché stiamo dormendo. Almeno, credo che gli altri lo stanno facendo, ma io no, mi rigiro nelle coperte, cercando delle domande a cui rispondere: ma non le trovo, oppure non riesco a dare una risposta. Tutto è troppo complicato, per me.

Mi alzo, voglio andare a vedere. Ho ancora indosso la tuta degli Hunger Games, chissà da quanti giorni. Wow, ho addirittura perso il conto.

Con dei passi leggeri, per non svegliare gli altri, esco dalla stanza. Poche piccole luci sono accese, ma mi arrangerò usando il tatto.

Sì, lo sento, siamo fermi. Non ci muoviamo più, non c'è nemmeno la vibrazione di quando siamo fermi. Continuo a camminare, toccando i muri.

- Chi sei?- sento gridare alle mie spalle con voce potente. Mi viene un sobbalzo al cuore, mi giro per vedere chi è stato.

E vedo Haymitch con una faccia impassibile.

Appena mi vede sbuffa e dice:- Dovresti stare a dormire.- Ehi, non si usa più il caro vecchio “ ciao”?
- Siamo arrivati?- dico, di tutta risposta.

- Sei perspicace, principessa. Ritorna a letto, su.- Sta per andarsene, ma lo blocco con un “ Aspetta!”.

- Che cosa c'è adesso?- domanda annoiato.

- Dove siamo?

- Nelle zone selvagge.

Nelle zone selvagge. Giusto, non c'è posto per nascondersi, ma le zone selvagge sono il luogo più pericoloso di questa terra! Ma per fortuna sono fuori da Panem. Prim,sei sopravvissuta agli Hunger Games, penso per tranquillizzarmi, sei scampata più volte alla morte, hai resistito al dolore di un polpaccio con un buco e di un polso con ferite degli ibridi. E anche alla morte di un' amica. E qui non c'è da avere così tanta paura, non ci sono insidie di Capitol City e, soprattutto, c'è la tua famiglia a proteggerti. Stai calma.

Giusto. Devo stare calma.

Un grido mi riporta alla realtà:- Ragazzi! Prendete tutto e scendete dall' hovercraft, devo nasconderlo! Siamo arrivati!

La porta si apre e la scala viene calata. Wow, siamo ancora in mezzo all' aria. E devo scendere quella maledettissima scala, dannazione. Ma credo che sarà l' ultimo dei miei problemi.

Prima però torno in camera e prendo il libro. Lo adoro, ufficialmente. Anche se non riesco molto a capirne il senso, non che ci deve essere in tutte le cose.

Il pavimento ( si fa per dire) roccioso è sotto i miei piedi. Ora che si fa? Non vedo tende né altre cose in cui possiamo dormire, devono aver costruito una base sotterranea a tempo di record.

Cammino in cerca della botola che ci condurrà al rifugio segreto. Ma ad un punto sbatto la testa contro qualcosa, qualcosa di molto soffice. Ma non c'è niente. Riprovo a camminare, ma affondo il mio capo lì e basta. Cosa vuol dire?

Diventa tutto bianco, così, all' improvviso. Ma non è un bianco che brilla, anzi. È piuttosto spento, come questa notte senza stelle. Cosa faranno i distretti in questo momento? Ci sarà una parte che vuole la rivolta e che combatterà insieme a noi?

- Prim!- mi chiama una voce.- Dobbiamo entrare, su!

Mi volto e vedo Annie, un po' pallida in viso. Che strano, non ho visto suo figlio. Dove si sarà cacciato Mark? Farà la spia a Capitol City?

Ma dove dobbiamo entrare? Oh. Questo contro cui ho sbattuto è un tendone, che probabilmente sarà il nostro quartier generale per la rivolta. Molto attrezzati, complimenti.

Delle luci sono aggrappate al soffitto, in un modo in cui spero che non cadano. Qualche sacco a pelo è sistemato per terra, e Beetee sta sistemando qualcosa su un tavolo. Sembrano apparecchi altamente elettronici.

Con questi pensieri, io m' addormento.

 

- Prim? Dobbiamo fare colazione. Alzati.

Uff, ma che ore sono? Non c'è nessun orologio qui, ma a capire dalle occhiaie di mio padre direi piuttosto presto.

Mi dirigo verso una piccola tenda che chiamiamo “ cucina” per mettere qualcosa sotto i denti. La torta di ieri è finita, quindi ci dobbiamo accontentare di una mela. Meno male, non ne potevo più di mangiare bacche.

Auguro “ buon giorno” a tutte le persone che incrocio, senza fare caso a chi sia. Ma penso che neanche mi sentano, le mie parole sono appena un bisbiglio.

- Prim! Tyler! Mienarv! Lecer! Potete venire da noi un attimo?- urla Goog, irrompendo nella tenda.

Un po' a fatica, mi alzo e mi dirigo verso il tendone principale. Cosa c'è adesso?

- Allora, ragazzi,- spiega il nerd del distretto 3 con la sua vocina acuta,- Beetee ha detto che prima dobbiamo scatenare la voglia dei distretti ( 0 compreso) di ribellione e di finire gli Hunger Games. Come possiamo fare?

- E perché lo chiedi a noi?- domanda Tyler, con sbadiglio finale.

- Ovviamente abbiamo una risposta. Volevamo solo farvi formulare delle ipotesi.

- Possiamo comprare la loro voglia dicendo che li facciamo dormire tanto, se è per questo.- ribatte stancoil figlio di Johanna. Ottima idea.

- No, Mienarv. Così non va bene. Abbiamo pensato a uno spot con voi ragazzi protagonisti! Lo manderemo in onda sulla TV di ogni cittadino, durante le interviste che faranno ai ragazzi che erano rimasti nell' arena.- risponde Beetee. Come fa a essere così arzillo?

- Scusa, ma pensi che Capitol City ce lo farà fare?- chiedo, poi inizio a imitare un' ideale dialogo fra noi e quelli della regia:- “ Salve, possiamo mandare un video sulla ribellione per distruggere voi e gli Hunger Games mentre intervistate quelli rimasti nell' arena?” “ Sì, certo, tanto facciamo fare sempre tutto a tutti! Quanto è vero che su 24 tributi agli Hunger Games ne sopravvivono 26!”.

Ho ragione, punto e basta.

- Entreremo nella loro rete e ce lo manderemo illegalmente. Ma si farà lo stesso.- replica Goog con tono deciso.

OK, si va in scena.

Spazio autrice: I know, it's horrible. Ma questo è solo un' anteprima al prossimo capitolo che sarà fantastico decente, almeno credo!

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Capitolo 21
*** Verso la rivolta ***


Afferro una bottiglia d'acqua e ne mando giù un sorso. Mi sento la gola secca, ma non almeno non ho il problema di bere. Poi la passo agli altri, seduti in cerchio per terra dentro la tenda della cucina.

Girare questo spot è stato abbastanza divertente, a dire la verità. Solo che abbiamo parlato abbastanza, perché a volte c'incartavamo con le parole e creavamo una confusione tremenda. E, naturalmente, bisognava rigirare tutto.

Attualmente il piccolo video è in fase di montaggio. Goog se ne sta occupando, proprio qui, davanti a noi, con la massima concentrazione. Come farà con solo un portatile? Credo in qualche modo sicuramente.

Siamo in silenzio, forse perché non sappiamo che dire. Io, Mienarv, Tyler e Lecer. I grandi occupano il tendone bianco, è per questo che ci troviamo qui. Ci hanno cacciato via, come si fa con le bestie... ma spero che ci diranno cosa hanno detto in questa riunione di massima importanza.

Qualcuno disturba la nostra quiete irrompendo nella cucina.- Mark!- urlo, correndogli incontro.

- Ciao, Prim.- risponde abbracciandomi.

- Dove eri finito?- domanda Mienarv, avvicinandosi.

- Ero a Capitol a sentire un po' la situazione. Vi giuro, è tutto in delirio. Penso che, anche se un hovercraft è arrivato nella città per prendermi, nessuno l'ha notato, dalla confusione.

- E gli altri degli Hunger Games?- chiede un po' preoccupato Lecer. Tyler mi manda uno sguardo del tipo “ perché- gli- deve- interessare?- Forse- è- con- i- favoriti”. Oh, cavolo, possibile che non ti fidi mai di nessuno!
- Gli adulti sono nel tendone- dice il figlio di Gale a denti stretti- perché non vai da loro?

- Oh, sì, certo. Ero passato a salutarvi. E allora... ciao.

- Ciao- salutiamo tutti in coro, mentre Mark fa dietrofront. Uff, per fortuna è salvo!
- Fatto!- urla Goog spaccandoci i timpani. Ci accerchiamo intorno a lui, penso che abbia finito lo spot. Ha aperto un riproduttore di filmati, e qualche immagine inizia a venire. Una persona, davanti a uno sfondo di una foresta. Ma se la parete era verde! Com'è possibile?

- Ventiquattro ragazzi vengono mandati in un' arena a combattere. Almeno venti sono destinati a morire.- Inizio io, ma sempre nel video. Ho ancora la divisa dei giochi, i capelli spettinati, la ferita sul polso. Ma la spilla di mia madre sopra al giacca.

- Penso che tutti sappiate come funzionano gli Hunger Games. E dovete sapere che sono ingiusti, lo pensano in molti.- continua Tyler.

- E allora perché restare lì a guardare la morte dei propri figli, fratelli, cugini, amici? Solo perché è una tradizione?- il tono di Mienarv è così drammatico che mi stupisce.

- Se avevate paura, ora è il momento di smetterla.- povero Lecer! La sua parte è cortissima.

- Perché tra poco verrà la rivolta.- Questo pezzo è stato detto da tutti, una o due parole per uno.

- Pensa!- esclamiamo, uno per uno.- Unisciti alla ribellione!
Sullo sfondo nero sparisce tutto, appaiono delle scritte bianche: “ No agli Hunger Games. Sì alla rivolta.”
Accipicchia, non per essere modesti, ma è fantastico! E Goog sa montare proprio bene, gli facciamo tutti i complimenti. - Quando lo manderemo in onda?- domando curiosa.

- La prima volta sarà proprio adesso!- esclama l' amico di Beetee, e clicca qualcosa. Appare una nuova finestra, con delle interviste con delle persone che riconosco: favoriti. E, alla loro destra, Caesar Flickerman.

La scena s'interrompe, appare il nostro video.

Magnifico, perfetto, fantastico, siamo in onda, scateniamo questa guerra.

 

- Prim...- Mi chiama mio fratello, svegliandomi. Sono passati due giorni dalla prima volta che lo spot è stato mandato in onda.

- Ehi, ricciolino!- lo saluto. In questi giorni non ho avuto molto il tempo di parlarci, ma mi è mancato lo stesso.

- Ti vuole parlare Goog.

Sbuffo.- Nemmeno il tempo di fare colazione?

- No, Prim, siamo in guerra. Non è importante.- sbuca la voce di mio padre.

Sì, scusa, ha ragione.

Goog è seduto vicino a Lecer, Mienarv e Tyler, che mi salutano appena mi vedono. Poi comincia a parlare:- Lo spot è stato mandato circa 100 volte, siamo pronti per andare in guerra.

- Quindi?- chiedo, un po' scocciata per questa chiamata senza senso.

- Salutate i vostri genitori.

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Capitolo 22
*** La nuova guerra ***


“ Salutate i vostri genitori.” Quella frase mi ha lasciato, a dir poco, sbalordita. Ma in senso negativo. Quando l'ho sentita mi è passato subito un brivido nella schiena, ma uno di quelli che fanno male da morire.

Ora sono qui, sguardo di pietra, a fissare il nulla.

- Prim?

Sento che mi accascerò a terra per il dolore. I miei genitori hanno combattuto un' altra rivolta, sofferto abbastanza. Ora, quasi trent' anni dopo, vanno a combattere. E se questa volta non ce la fanno e non riuscirò a vederli? O peggio... se muoio io?

- Prim?

Non vedo più nulla, ma delle lacrime mi stanno bagnando le guance.

- Prim! Svegliati Prim!

Le montagne rocciose sono sotto le mie spalle, lo sento. Un gelido colpo di qualcosa cade sulla mia faccia e mi risveglia.

Mi sento bagnata, ho le mani per terra. E i miei amici mi stanno intorno, Tyler davanti a tutti. Appena mi vede viva mi abbraccia forte.- Sono contenta che tu stia bene, adesso.

Giusto. Sto bene, o almeno credo.

 

L' hovercraft è fuori, sta portando questa gente verso una nuova guerra.

Io, fra le prime, salgo su.

- Prim!- qualcuno urla alle mie spalle.

Mi volto e vedo mia madre; scendo dalla scaletta.

- Prim, tu non devi venire. Queste sono cose da adulti, resta al quartier generale.

Come? Ma cosa sta dicendo? Qui so che nessuno ci raggiungerà, perché i Capitolini hanno paura di questo luogo, però non la posso lasciare sola.

- Mamma, io vengo con te.

- No, Prim, probabilmente non ce la faresti. Resta qui, starai con tuo fratello, con i tuoi amici. E anche con Haymitch.

No, no, no, io non voglio! E io non lo farò.

Senza dire nulla, corro indietro. Irrompo nel tendone, dove tutti quelli che mamma ha detto stavano lì sono seduti, con lo sguardo basso.

- Che state facendo qui? I rammolliti? Partiamo lo stesso.

A quelle parole tutti mi guardano con uno sguardo interrogativo.

- Subito subito?- domanda Mienarv.

- No, quando loro sono partiti! Lo facciamo di nascosto.

- Ma dobbiamo avere un contatto da qui, principessa!- esclama Haymitch.

- Oh, ma dai! Se ci sono da fare comunicazioni, ci portiamo dietro una radiolina o non so che! Insomma! Mentre i nostri genitori vanno a combattere, noi dobbiamo aspettare che loro ritornino. Ma non è detto che lo facciano!
OK, non è il giusto incoraggiamento. Ma dobbiamo partire lo stesso.

 

Il grosso hovercraft è già su, sta volando. E sopra ci sono dei nostri amici o, peggio, parenti.

Aspettiamo che sia piuttosto lontano, tanto da non vedere chi li segue. Tanto da aspettare che loro siano un puntino lontano.

Appena spariscono, ci affrettiamo ad andare alle navicelle di sicurezza, quelle per scappare da eventuali attacchi. Bisognerà stringersi per starci dentro, ma è necessario.

Haymitch pigia un pulsante su una specie di telecomando, così da rendere invisibili i tendoni.

Poi saliamo. Una navicella ha i comandi, che valgono per tutte le altre. Naturalmente, la affidiamo a Goog.

Decolliamo, siamo pronti per una nuova avventura.

 

Spazio autrice: scusate se il capitolo è corto, sono decisamente a corto di idee :(

Ma il prossimo sarà meglio, scriverò della guerra ( zan zan zan...)

Alla prossima!

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Capitolo 23
*** In mezzo alla guerra ***


- Il piano è questo. Parcheggiamo le navicelle all' accampamento dei ribelli... Dove hai detto che era, Haymitch?

- Nel paese più a Sud del distretto 0.- risponde, con il suo alito che sa di... sì, questo è whisky.

- Nel paese più a Sud del distretto 0. Prendiamo un po' di armi, poi chi non ha paura e vuole combattere combatta, e chi si caga sotto resti all' accampamento.- Che raffinatezza, Prim.- Se sei del primo gruppo, corri fino a Capitol City. La ribellione è lì. So che non è tanto vicina, ma ricorda che è il piano. Infine datti da fare per vincere questa guerra! Concludo la spiegazione in tono solenne.

Poso la radiolina con cui mi ero collegata con le altre navicelle, dopo aver chiesto se tutti avevano sentito. L' OK arriva da tutte le parti. Bene.

A un punto smettiamo di stare in aria e atterriamo. Quando esco, faccio un respiro profondo. Lì dentro a stare in due quando c'era posto per uno si soffocava, soprattutto se eri con un ubriacone il cui alito puzza di alcol. Perché mi hanno mandato con lui?

C'è solo una tenda che, si vede, è stata montata molto velocemente. Perché la guerra è al centro del distretto, non lì.

Irrompiamo velocemente, catturando l' attenzione di Beetee, unico in quel luogo. Prima che possa chiedere qualcosa, domando:- Dove sono le armi?

Con un dito raggrinzito, indica un baule chiuso con un lucchetto.

- La chiave?- interrogo il vecchio, impaziente.

Me la porge, con una cautela estrema.

Con tantissima fretta, la metto nella serratura del lucchetto e la giro. L' oggetto che teneva serrata la cassa casca sulla mia scarpa, ma non faccio neanche caso al poco dolore che mi provoca.

Afferro un mucchio di armi e le metto sul pavimento, dicendo agli altri di servirsi.

Poi prendo un arco con un faretra, insieme a un paio di coltelli, in caso di un combattimento corpo a corpo.

Mi chiedo dove sono state prese tutte quelle armi. Ma non c'è tempo per le domande, dobbiamo andare.

Goog, Finnick e Haymitch restano alla tenda. Neanche il tempo di salutarli, che inizio a correre in direzione della capitale.

Fuori vedo Annie. Le do un' occhiata, e lei a sua volta mi guarda, con uno sguardo stupito, chiedendo:- Ma che...

- Annie,- la interrompo,- non è giusto che io resti lì. Vado a combattere. Dopotutto sono già sfuggita alla morte varie volte, ce la farò ancora.

- Prim, ti prego! Questa volta è diverso, non rischiare!
- Non c'è tempo per le prediche.

Distolgo lo sguardo e inizio a correre. Credo che lei stia piangendo, ma qualche lacrima scappa anche a me.

Dopo una mezz' ora di corsa arrivo. Le gambe mi cedono, ho corso troppo veloce, e ora mi vorrei sedere. Ma non c'è tempo, sono venuta per la guerra e ne sarò parte.

Vado nella folla. La confusione padroneggia, vedo qualcuno dei miei amici, ma loro non mi notano.

Altre persone arrivano, dai palazzi o dalle strade, dagli altri distretti o dai paesi qui intorno.

E ora cosa faccio? Sono venuta, ma non ho capito perché. Per uccidere gente senza sapere se sono amici o nemici? Oppure per dare un sostegno, anche se non so quale? Ho visto gli altri che partivano, e il mio istinto è stato quello di fare anche la mia parte, anche se non so in che consiste. Forse devo salvare chi combatte, o altre persone che m'ispirano fiducia.

Inizio a correre. Le urla invadono le mie orecchie, e il sangue sporca i miei stivali. Nessuno mi attacca, forse perché pensano che sono troppo piccola e innocua.

I pacificatori attaccano tutti che non siano loro amici, feriscono, fanno prigionieri. Se non urli “ Evviva gli Hunger Games!” per te ci sarà una tortura. Mi danno ribrezzo, non li sopporto più. Quando ne vedo uno, il mio istinto è quello di prendere un coltello e infilarglielo nella schiena, salvando delle vite ai ribelli.

A un punto qualcuno corre verso di me. Riesco a malapena a distinguere il suo viso, ma poi capisco chi è.

Lecer.

Cosa sta facendo? Deve dirmi qualcosa di brutte notizie? Il cuore comincia a battermi sempre più forte, mentre si avvicina.

Quando arriva, mi sferra un colpo con la sua ascia. Mi chino e non mi fa male, ma questo gesto mi lascia molto confusa.

- Lecer, cosa stai facendo?

Per tutta risposta, con la bava alla bocca, cerca di uccidermi di nuovo.

- Lecer, fermati! Io sono tua amica!

Sembra non sentire le mie parole, mi vuole uccidere. Indietreggio con paura fino a quando cade all' indietro, senza capire perché.

Mi chino su di lui, voglio capire il suo cambiamento.

Con fatica, inizia a parlare.

- La capitale ha truccato questi Hunger Games per lo spettacolo. Ma in fondo avevano paura di reazioni da parte dei distretti, quindi hanno messo una spia, che si facesse amica con loro.- No, non sei tu. Io mi fido di te. È quello che si legge sulla mia faccia, tanto che risponde:- Sì, sono io. Scusami, ma la mia famiglia è in crisi e aveva bisogno di soldi. Mi hanno venduto, senza sapere se mi andava bene o no. Mi hanno mandato nell' arena.

Si ferma, prende un bel respiro. Poi continua:- Ti ho salvato la vita proprio per questo fine, altrimenti ti avrei lasciato morire. Ti avrei ucciso comunque in un' eventuale rivolta, o durante il tour della vittoria, per creare un po' di scandalo. La capitale l' avrebbe voluto.

Fa un piccola risata malefica:- E ora quello che muore invece sono io. Per colpa della mia stupidaggine. Prim, fai una cosa: rendi tutto meno difficile. Unisci i distretti, in memoria di me.

Chiude piano gli occhi, fa un ultimo respiro. È morto, lo sento. Non mi dovrebbe dispiacere perché ha tentato di farmi fuori, ma due lacrime mi escono lo stesso.

Alzo piano lo sguardo. Davanti a me, immobile, con la spada nella mano, c'è Tyler, anche lui con uno sguardo ansante. I nostri occhi si incrociano, sussurro un grazie. Anche lui mi risponde.

Mi alzo e corro via, dimenticando quel che è successo. Sento delle gride, che non promettono niente di buono:- Prim! Prim!

Mi volto e vedo Mark, appiccicato al muro. Mi guarda, con uno sguardo di aiuto, poi mette lo sguardo su un' imponente figura. Non sembrerebbe un pacificatore, ma corro incontro lo stesso. Vuole ammazzare il mio amico, non lo deve fare.

Troppo tardi. La spada s'infiltra nella sua pancia, da cui esce del sangue. Scivola fino a sedersi a terra, e il suo assassino si volta.

I vestiti sono tenuti male, ma eleganti, come il suo viso. I capelli sono tenuti bene, metà rossi e metà arancioni. I suoi occhi verde scuro mi fissano, in uno sguardo assassino. Con mio stupore, noto che è femmina.

È Cades.

- Oh, guarda chi c'è, la ragazza di scintille,- dice, con una voce spregevole,- sì, se hai quel nome è merito mio. Io l'ho creata,- si avvicina pericolosamente, brandendo la spada,- e io la finirò.- conclude, portando la spada alla gola. Cerco invano di liberarmi.

Ricomincia a parlare, cerco di arrivare a prendere un coltello.

- Sì, io voglio gli Hunger Games. E per questo ho ucciso il tuo amichetto, ha già creato abbastanza danni. E ora farò in modo che neanche tu lo faccia.

- Stronza!- urlo. In pochi istanti, afferro il coltello, lo porto alla sua gola e la taglio. In due secondi è distesa a terra.

Metto una freccia nell' arco e poi la lancio. Finisce nel suo petto.

E anche la mia stilista è morta.

Sento un piccolo gemito alle mie spalle. È Mark! Ancora vive? Forse lo posso guarire!

- Mark! Ti porto da qualche parte in cui possono far passare la tua ferita, non ti preoccupare, va tutto bene!
- No, Prim, non va tutto bene.- Indica la sua ferita.- È grave?

- Non ti preoccupare.

- Dimmelo.

La guardo un attimo, con le lacrime agli occhi. Poi, dolorosamente, annuisco.

- Come pensavo- dice, rassegnato.

- Scusa- rispondo, con un singhiozzo.

- Prima o poi sarebbe successo. Ti voglio bene lo stesso, Prim.

- Anch'io.- Non penso che abbia sentito questa frase, perché ha già chiuso gli occhi.

Non posso fare altro che piangere. Perché non sono arrivata in tempo? Perché l'ho lasciato morire?

Le grida aumentano. Non capisco perché; mi alzo in piedi.

Non vedo sempre nulla. C'è un ticchettio, piuttosto lontano...

Qualcosa finisce nel mio braccio, poi nella mia spalla.

Mi accascio a terra, non riesco a stare in piedi.

E solo ora realizzo che era una mitragliatrice, e quelle erano pallottole.

Spazio autrice: lascio la suspance (o come si scrive)! Mi piace troppo...

Mi scuso con Ndra per aver fatto morire Mark, mi dispiace anche a me :(

Alla prossima!

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Capitolo 24
*** Il coma ***


Apro debolmente gli occhi. Dove sono? Cosa è successo?

Ora ricordo. La guerra, c'è stata una sparatoria.

E io sono stata colpita. Sono morta? Sono viva?

Da sdraiata mi metto a sedere ed osservo. La stanza in cui mi trovo è grigia, spoglia, con solo un letto dove sono seduta adesso. È una prigione di Capitol City? Spero di no, non posso essere così sfortunata.

A un punto la porta dall' altra parte della stanza si apre, facendo entrare tantissima luce bianca. Non riesco a distinguere chi ha spalancato l'uscio, ma mi devo parare gli occhi per non rischiare di essere accecata.

- Chi è?- urlo, sperando di capire qualcosa in questo rompicapo.

- Sono io- risponde qualcuno. Ma io chi? Metto giù la mano per vedere chi è entrato.

È una giovane donna, con dei lunghi capelli biondi. Mi sembra di averla già vista, ma non so dove.

- Annie!- grido, riconoscendola.- Sembri ringiovanita di trent'anni! Ma cosa ti è successo?

- Prim, nell'aldilà si può scegliere che età avere. Anche io ci sono rimasta di stucco, quando l'ho scoperto.

Aldilà? Non è chiaro. Ma se sono nell'aldilà... Vuol dire che sono morta.

Delle lacrime scorrono sul mio viso. Perché sono stata così stupida? Potevo risparmiarmi, vivere ancora per tantissimo tempo, ma no! Sono morta perché sono troppo testarda. Me lo merito.

- Che hai?- domanda Annie, mettendosi seduta vicino a me.

Fra i singhiozzi riesco a dire solo qualcosa di incomprensibile, ma credo che capisca che io sono deceduta.

- Prim, tu non sei morta. Sei qui di passaggio; sei in coma.

In coma? Come in coma? Cosa vuol dire? Evidentemente la sparatoria mi deve avermi fatto cadere in un sonno profondo, che per fortuna non è la morte.

Forse un giorno mi risveglierò... spero che sia vicino.

- Aspetta!- urlo.- Tu cosa ci fai qui?- mi rivolgo alla mia amica.

- Prim, ho avuto un infarto. Non ce l'ho fatta.

Il mio pianto ricomincia. Perché? Ed è solo colpa mia, ne sono sicura. Potevo salvare suo figlio, ma non sono arrivata in tempo. Adesso sono tutti e due qui.

- Non piangere, a me va benissimo così. Ci sono tutte le persone che mi vogliono bene. Sta calma. Infondo, non era per me un grandissimo problema morire. Se ero viva, lo facevo solo per Mark.- mi consola lei.

Voleva morire? Ci rimango secca. Ho capito che la sua vita è stata difficile, ma questo mi sembra un po' troppo.

Qualcun' altro entra nella stanza. Annie gli corre intorno, abbracciandolo. Riesco a distinguerlo, ed è... l'uomo nel libro del mio compleanno! Sì, esattamente, lo riconosco! Anche lui è morto, quindi! E tanto tempo fa, perché non l'avevo mai visto...

- Prim,- dice Annie, presentandomelo.- lui è Finnick Odair. Finnick, lei è Primrose Mellark. La figlia di Katniss.

- Piacere, Primrose!- mi saluta lui, stringendomi la mano con forza.- È un piacere conoscerti! Porti il nome di tua zia, vero?

- Sì,- rispondo calma,- sì, esattamente.

- Non la conoscevo fino in fondo, lei. Ma credo di averla rivista, a giro per qua. Non sapevo che fosse morta... ma mi ha raccontato la sua storia.

- Io vado da Mark- lo interrompe Annie, uscendo dalla stanza.

Ci guardiamo per un po'. A un punto gli chiedo:- Perché hai il nome di mio fratello?

- Ho il nome di tuo fratello? Credo che invece lui ha il nome mio. Infatti, se ci pensi, io sono vissuto prima di lui. Giusto?

Ha esattamente ragione. Così riformulo la domanda, ma in modo diverso:- Perché mio fratello ha il tuo nome?

- Conoscevo i tuoi genitori. Insieme a loro sono stato nei settantacinquesimi Hunger Games, come alleato. In seguito, mi sono rifugiato insieme a Katniss ed altri nel distretto 13. Facevo parte della loro squadra, ma... un ibrido mi ha staccato la testa. E tutto è finito lì.

Qualche lacrima gli scappa dagli occhi.- Non solo,- poi continua,- mia moglie (che avevo appena sposato) era incinta. L'ho saputo solo qualche momento fa...

Cavolo. Ho un'intuizione, che dico ad alta voce:- Annie era tua moglie! E Mark tuo figlio!
- Esattamente- risponde lui, annuendo.

Aspetta. Lui può sapere alcune cose che ho sentito nella stanza dei segreti dell'arena... sono curiosa.

- È vero che mio padre ha tentato di uccidere mia madre?

Prende un bel respiro e risponde:- Sì, lo è. Capitol City lo aveva fatto prigioniero durante la “ cattura” di Katniss dall'arena durante i loro secondi Hunger Games e gli ha fatto un lavaggio del cervello per fargli credere che Katniss lo volesse uccidere. Così, quando è stato rapito e portato nel distretto 13, appena tua madre è andata a fargli visita, lui l'ha strozzata.

Rimango senza fiato per il suo racconto. Come si può essere così cattivi da modificare i pensieri di una persona? Dimentico che Capitol City può, può tutto.

- Ed è vero che una povera anziana è morta per le lamentele di mia madre?- continuo.

- Mags era vecchia. Si era offerta volontaria per ritornare a fare gli Hunger Games, ha saputo che dovevamo mantenere Katniss in vita. Ci siamo alleati con i due del 12, ma un punto un muro di fuoco era dietro di noi. Mags non poteva camminare, Peeta neanche, e dovevamo portarli in braccio... e Katniss non ce la faceva più. Lei ha acconsentito a morire per noi... e l'ha fatto. Tua madre non si deve sentire in colpa.- conclude con una lacrima.

Parliamo per tantissimo tempo, lui sa rispondere alle mie domande. E saziare la mia curiosità.

Anch'io però ricambio, raccontando la storia di questi ultimi decenni. Compresa la mia e quella della mia famiglia.

Quando non sappiamo più che dire, lui mi saluta e se ne va via. Non lo vedrò per parecchio tempo, credo. E spero.

E sono di nuova sola, c'è un bruttissimo silenzio. La porta è chiusa, tutto è buio. Ma sento delle voci provenire da fuori:- E che minchia, porca puttana, apriti!
Riconosco subito chi è, con le lacrime agli occhi. Corro e vado a spalancare la porta.- Guinnes!- urlo abbracciandola.

- Esattamente io, Prim. Ho saputo che eri qui, come mai?

Gli racconto velocemente di tutto quello che è successo dopo la sua morte, compresa la mia pazzia per non riconoscere che non c'era più. E lei sembra dispiaciuta.

- Scusa,- alla fine dico,- se sono scappata.

- No, Prim, scusa me, ho provocato io la mia morte, volendo salvare il ragazzo del 4... sapevo che tenevi alla sua mentore. E non ci sono riuscita. Scusa me.

Si blocca, poi inizia a parlare di nuovo:- C'è qualcuno che vorrebbe conoscerti.

Una ragazza con una lunga treccia bionda sta avanzando verso di noi. Quando si ferma, Guinnes la presenta:- Prim, lei è Primrose Everdeen. Tua zia.

- Ciao- mi saluta timidamente, con un piccolo sorriso.

Ora che ci penso è uguale al ritratto che c'era sul libro. Perché non ci ho pensato? Forse ero troppo sconvolta per aver visto Guinnes.

- Sono felice di conoscerti- rispondo, cercando di nascondere la mia emozione. Ma non ce la faccio.

Ad un tratto inizio a non vedere più niente. Diventa sfocato, e cerco di comunicare alle ragazze il mio problema.

- Ti stai risvegliando dal coma!- sento appena la voce della mia amica. Poi quella di mia zia:- Saluta Katniss da parte mia!
Peccato. Avrei voluto parlarci di più. Ma meglio di morire, è.

 

Apro debolmente gli occhi. Era un sogno o era tutto vero?

Mi alzo e guardo. Delle persone ferite sono qui, e alcune mi fanno senso. Ma tutte mi provocano pena.

Vedo mia madre accanto a me. L'abbraccio, felice di non essermi separata.

- Va tutto bene?- domanda quando ci siamo salutate.

- Sì.- rispondo, con un sorriso. E aggiungo:- Tua sorella mi saluta.

Spazio autrice: Scusate il ritardo! Ho cercato di scrivere il prima possibile, ma devo fare il primo capitolo di una FF anche per una mia amica... :)

Comunque dal 2/09 al 09/09 non potrò aggiornare, vado in vacanza c:

Non so se vi mancherà la mia storia, ma spero di sì :))

Ciao!

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Capitolo 25
*** Il piano per la vittoria ***


- Ah!- mi lascio sfuggire come urlo dal dolore.

Mi rigiro fra le dita con un sorrisetto compiaciuto (che non so da dove mi sia spuntato), misto a una smorfia di sofferenza quella pallottola piena del mio sangue, che prima era incastrata nella mia spalla facendomi stare molto, troppo male.

Sento il buco che ha lasciato. Pazienza, prima o poi si rimarginerà. Meglio dimenticare tutto quel che è successo.

Sento il sangue andare uscire e bagnare la mia tuta. La stessa degli Hunger Games. Da quanti giorni ce l'ho addosso? Sembrano veramente secoli.

Cerco di tirarmi su per guardare la situazione. Il capannone è pieno di malati, con poche ferite o con alcune cose gravissime, sul punto di morire.

Mi esce una lacrima. Perché Capitol City è stata così crudele?

In realtà la colpa è nostra, essendo più deboli abbiamo provato quell'insulso sentimento di nome compassione. Cosa che a loro manca, come il cuore.

E gli abbiamo permesso di dominarci.

Mi sento responsabile. Capitol City ha voluto lo show con me. Nell'arena ci sono stata io. Io ero una delle persone da tirare fuori dagli Hunger Games. Io ho promosso questa guerra. E capisco di odiarmi.

Sono disperata, sento che sto diventando pazza. Il cuore mi si sta squarciando in mille pezzi, la mente lo sta già facendo.- È colpa mia!-urlo, senza nemmeno accorgermene.

Gli sguardi di questa sala sono tutti rivolti a me; mi sento osservata. Dopotutto è il più piccolo dei miei problemi. Di cui il primo è come fare a mettere fine a questa rivolta.

Cerco di alzarmi in piedi, appoggiandomi sui bracci doloranti. Trattengo le altre lacrime che vorrebbero uscire, ed elimino quelle altre.

Devo essere forte. Sono forte.

Il silenzio dietro a me è totale. Prima la sala era investita dalle grida di dolore e da chiacchiericci estremi, ma ho messo fine anche a quelli.

Forse sanno che sto diventando matta, matta da legare. E che forse quella è l'ultima volta che mi vedranno.

Afferro le mie armi, che trovo all'ingresso. Anche se non so se mi serviranno.

- Prim, cosa stai facendo?- chiede preoccupato qualcuno dietro. Una voce familiare, ma fra i miei pensieri che si accumulano non le do ascolto.

- Prim!- ripete, questa volta trattenendomi per un braccio.

Mi volto, e vedo il viso di Tyler.

- Prim, devi proprio spiegarmi che sta succedendo. Hai delle ferite, non ti puoi alzare. Devi riposare.

- Ho un piano- sussurro, senza fare attenzione a quello che dice.

- Sei pazza.

- Ci sono arrivata prima di te.

Concludo questa conversazione ed esco dal campo. In queste stradine secondarie ci sarà al massimo qualche stupido che passa gli ultimi attimi della sua vita a bere, sapendo che non potrà tornare a casa senza che la sua testa sia mozzata. Il buio della notte, poi, le rende terrorizzanti.

Percorro queste vie facendo finta di non avere paura, mentre il cuore batte a mille e i buchi nel mio corpo continuano a sanguinare.

Ce la posso fare.

Sono arrivata al mio obbiettivo.

Il governo di Panem.

Sto lontana, per terrore di potermi confondere con la folla che protesta davanti al palazzo, fermata dai Pacificatori. Con botte o con spari, diffondendo ferite e morte.

Altre lacrime corrono agli occhi per scendere. No, mi ripeto che sono forte, e piangere è per deboli che non hanno una soluzione.

Ebbene, io ce l'ho.

Aggiro il palazzo e mi trovo sul retro. I cancelli sono distrutti, per questo i Pacificatori sono più dell'ingresso normale. Non è un problema.

Entro, senza farmi notare, confondendomi con la notte, nascondendomi dietro ad una pianta; incocco una freccia e la scaglio contro il pacificatore a lato.

Non riesco a vedere se è morto, perché cambio la mia posizione. Vedo dei Pacificatori guardare un po' dappertutto: devono aver capito da dove è stata lanciata la freccia.

Ma, nel loro cercare, trovano solo il sapore della mia voglia di fine rivolta.

Che esce dalla faretra, naturalmente.

In questo modo (spostandomi mentre quelle zucche vuote mi cercano) riesco ad ucciderli tutti.

Guardo il loro corpo inerte steso a terra.

Chissà se avevano mogli, figli, fratelli, genitori che li aspettavano a casa. E che non li vedranno tornare.

Beh, non è il momento della compassione. Devo mettere fine a tutto questo.

Ho poco tempo, presto si accorgeranno di quel che è successo. Mi avvicino all'edificio, e nel taschino cerco i fiammiferi. Ma non li trovo.

- Cercavi questi?- chiede qualcuno dietro di me. Il cuore mi va in gola, avendo paura che sia un Pacificatore.

Mi giro (con enorme coraggio) ma per fortuna vedo Tyler.

- Parla piano!- bisbiglio, nascondendogli quanto sono contenta di vederlo. E tutte le domande che mi sto facendo, come “ Come fa ad avere i fiammiferi?”, “ Come ha intuito che sono miei?”, ma, soprattutto, “ Come fa a sapere dove sono?”.

Troppi come. Ma non c'è tempo.

- Sei pronto a fare un po' di scintille?- gli chiedo, inconsapevole del mio sorrisetto malvagio sul mio viso.

- Sono nato pronto.- risponde lui, imitando la mia espressione.

Con i fiammiferi appicchiamo alcuni piccoli fuochi al palazzo, che piano piano si uniscono, diventando qualcosa di gigante. Sudiamo per il caldo, ma soprattutto per il terrore che ci possano scoprire.

- Scappiamo!- urlo, quando la nostra opera è compiuta.

Lui mi prende per mano, ed iniziamo a correre.

Ci fermiamo solo quando siamo abbastanza lontani.

Ci voltiamo, e vediamo la luce del fuoco nel palazzo che distrugge la bandiera di Panem.

Il sole sorge, ed io lo guardo vittoriosa.

- Abbiamo vinto- sussurro, piena di emozione.

Spazio autrice: Innanzitutto: scusate scusate scusate! Sono tornata il 9, avrei potuto aggiornare il 10, ma dovevo mettermi in pari con le fan fiction non lette... poi è iniziata anche la scuola! E, come se non bastasse, ogni volta che mi mettevo all'opera di questo capitolo venivo interrotta! Quindi ancora scusate scusate scusate!
Spero che almeno siate soddisfatte di questa misera pagina e tre quarti, che però è il penultimo capitolo di questa mia prima fan fiction! Poi... ci sarà solo l'epilogo! Questo è il capitolo più importante!

A presto!

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Capitolo 26
*** Scintille ***


- Non so se ce la faccio.- Ripetere quella frase, detta il giorno prima della Mietitura, sembra strano. Molto è cambiato in me da quel momento.... lo riconosco. Prima ero fragile. Ora sono forte.

- Prim, tu sei la ragazza più in gamba che conosca in tutto il mondo. Sei riuscita a sopravvivere a degli Hunger Games, a una rivolta. E sei riuscita a mettere fine alla guerra anche se eri finita.- dice Tyler per tranquillizzarmi.

Gli sussurro un grazie.

Un tecnico della trasmissione che sarà mandata in onda in tutti i megaschermi dei distretti, in tutte le televisioni e in tutti i canali, urla:- Un minuto e si va in scena!
Andiamo sotto la botola che si condurrà sul palco. E comincia il conto alla rovescia.

È molto diverso da quello degli Hunger Games. Sono preoccupata, ma sto bene. Non ho paura di morire. Mi sento libera.

- Tre, due, uno... in onda!
Salgo sull'impalcatura di legno in cui un tempo salivano tutti i poveri tributi che sarebbero dovuti andare a morire, ma questa volta lo faccio per una cosa diversa.

Speranza.

L'enorme folla intorno a me ci accoglie con un grandissimo applauso. Riesco a vedere in prima fila la mia famiglia, con mia madre che mi fa un occhiolino.

Con la sua benedizione, sento il mio coraggio.

L'enorme bandiera di Panem è sopra il muro. Di una stoffa perfetta, precisa, liscia, senza imperfezioni.

Ancora per poco.

Accendo un fiammifero, che fa qualche scintilla.

Scintille. Come quelle piccole cose che hanno provocato la rivolta, trasformandola in fuoco.

Anche la mia rabbia, prima degli Hunger Games, era solo scintille. Ed io la credevo enorme. Ma ora la mia ira è fuoco.

Fuoco per le troppe morti che potevano essere risparmiate, dalla ribellione dei distretti prima degli Hunger Games, durante i giochi, nella prima rivolta e nella seconda.

Fuoco soprattutto per Finnick. Per mia zia. Per Guinnes. Per Mark e per Annie.

Fuoco per la cattiveria di Panem, per cui gli Hunger Games non erano più tanto gravi. Solo una tradizione che uccideva undici ragazzi dallo 0 e un ragazzo dagli altri distretti, niente di che.

Però quei ragazzi avevano una famiglia che sperava di riaverli a casa. E non li ha visti più.

Quanto mi fanno schifo. Ma l'importante è che ho vinto.

Quelle scintille dal fiammifero ora sono un piccolo fuocherello.

E il piccolo fuocherello diventerà grosso, bruciando la bandiera di Panem.

Le fiamme partono dai bordi, facendo fuori quel bianco superfluo.

La luce e il caldo sono straordinari. Ma non servono a mandare via il sorriso sulla mia faccia.

Ora quel maledetto uccello diventerà solo cenere. Ma non sarà una fenice. Resterà così, per sempre.

Il carbone cade per terra, e io lo guardo compiaciuta, pensando che è tutto finito.

Faccio un Ok con il pollice a Mienarv, che dall'alto lascia quel rotolo di stoffa che sarà la nuova bandiera.

Le tre dita, che rappresentano il simbolo di fortuna degli ultimi distretti, sotto alla spilla della Ghiandaia Imitatrice.

La stessa che mi regge i veli rossi del mio vestito.

Ora so cosa sono stata onorata di portare addosso. Grazie a Finnick, ma grazie anche agli altri che si sono degnati di dire la verità.

Il pubblico applaude e fischia, entusiasta. Anche io faccio parte di loro; è un' emozione indescrivibile. Come se... qualcosa rinascesse per la seconda volta.

Come il nostro ex-stato giusto.

- È il nostro momento.- mi comunica con il labiale Tyler.

Gli sorrido, e sento andare il mio cuore a mille.

Sto per inaugurare la nuova, fantastica, Panem.

- Benvenuti negli United Districts of Mockingjay!- urlo, pensando a Lecer, che prima della sua morte mi aveva raccontato di Panem prima che si chiamava “ USA”: United States of America. Devo ammettere che un po' ci siamo ispirati. Comunque mi piace questo nuovo... i distretti uniti della ghiandaia imitatrice.

- E possa la fortuna essere sempre a vostro favore.- replica Tyler.

Giusto, giustissimo.

E lo sarà.

 

Spazio autrice: clap clap clap clap clap! Applausi per il finale di questa storia!
Sono decisamente emozionata... la mia prima fan fiction è già finita! So che è durata 26 capitoli, ma non so accorciare... i capitoli più di tre pagine non li voglio fare! E poi adoro la suspance...

Per errori o cose del genere, non esitate a segnalarmeli in un attimo in una recensione! Non costa nulla!
Poi, una domanda sincera: vi è piaciuta?

Spero proprio di sì...

So che non mi piace quando ci sono i ringraziamenti negli spazi autori, ma siccome è l'ultimo capitolo (sigh!) sono doverosi!

Ringrazio le fantastiche Sissi_Potter, Ndra e alla mia sorellina Katniss99 ( che anche mentre io, un po' per dispetto le facevo le recensioni neutre o critiche continuava a lodare la mia storia!).

Ma anche tutti quelli che non hanno recensito ma hanno messo le storie fra le preferite o fra le seguite :)

E anche a quelli che hanno lasciato anche una mini recensioni per segnalare le mie stupidaggini (sono terribile, davvero!).

In breve, grazie!

Con affetto,

Katniss Bolide Granger

 

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